Corso di Macroeconomia
Lezione 6 :
Il modello a prezzi vischiosi
Dott. Vito Amendolagine.
Corso Macroeconomia.
.
Brindisi, 2012-2013.
Prezzi vischiosi (1)
• Definiamo i prezzi vischiosi quando non variano
liberamente e istantaneamente in reazione a
variazioni della domanda e dell’offerta.
• Se i prezzi sono vischiosi si determina un cuneo tra il
PIL reale e il PIL potenziale (Y≠Y*), e tra l’offerta e la
domanda di lavoratori.
• Sono essenziali per spiegare i cicli economici, intesi
come fluttuazioni della produzione corrente intorno
alla produzione potenziale.
• Quando i prezzi sono vischiosi il meccanismo di
aggiustamento di mercato opera attraverso
variazioni delle quantità prodotte (scorte).
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Prezzi vischiosi (2)
• Perché i prezzi sono vischiosi ?
 Perché i manager e i lavoratori reputano costoso mutare
istantaneamente i prezzi e rinegoziare i salari e preferiscono
farlo a intervalli più lunghi (menu costs)
 Per la mancanza di perfetta informazione per cui i manager
(e i lavoratori) confondono variazioni della spesa a livello
aggregato con variazioni della domanda dei loro prodotti
specifici.
 Perché i sindacati si oppongono a riduzioni dei salari
considerandoli uno scarso apprezzamento del datore di
lavoro per i lavoratori dell’impresa.
 I manager e i lavoratori possono essere soggetti a illusione
monetaria non valutando adeguatamente l’impatto
dell’aumento dei prezzi sulle variabili reali (salari e fatturato).
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Prezzi vischiosi (3)
• Supponiamo una riduzione di C0.
• Cosa succede secondo il modello a prezzi flessibili?
 Aumenta il risparmio (la curva di risparmio nel mercato
del flusso dei fondi si sposta verso il basso).
 Il tasso di interesse reale diminuisce.
 Gli investimenti aumentano.
 Il tasso di cambio si deprezza e le NX aumentano
 Poiché Y=Y* la riduzione dei consumi è esattamente
compensata dall’aumento di I e di NX
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Prezzi vischiosi (4)
• Cosa accade se C0 diminuisce nel modello a prezzi vischiosi?
 La funzione del consumo si sposta vero il basso (diminuisce) e
così anche la domanda aggregata e il PIL.
 La riduzione del consumo non mette in moto alcun
meccanismo che possa far variare gli investimenti e le
esportazioni nette.
 Al contrario le imprese anziché aumentare gli investimenti
sperimentano un eccesso non desiderato di scorte e poiché i
prezzi sono vischiosi (e non possono ridurli) decidono di
ridurre la produzione e quindi l’occupazione.
 Il PIL si riduce e quindi anche il risparmio: non vi è alcuno
spostamento della curva di risparmio nel mercato dei fondi.
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Il moltiplicatore (1)
• Qualsiasi variazione in aumento o in diminuzione
della domanda aggregata provoca un aumento o
riduzione amplificata nel livello del PIL per effetto
del processo moltiplicatore.
• Il moltiplicatore è un coefficiente numerico
introdotto nella TG da Keynes.
• Attraverso il moltiplicatore, una variazione della
domanda autonoma (quella non dipendente dal
reddito) determina una variazione multipla nel
reddito di equilibrio.
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Il moltiplicatore (2)
• Deriviamo il valore del moltiplicatore in un’economia chiusa.
• In equilibrio, la spesa programmata (E) è uguale al PIL reale
(Y):
E=Y
(1)
• Ricordiamo che:
 La domanda aggregata è data dalla somma di tre componenti:
consumi, investimenti ed acquisti pubblici
E=C+I+G
(2)
I
consumi sono una funzione lineare del reddito
disponibile(Y-T)
C= c0+cy(Y-T)= c0+cy(1-t)Y
(3)
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Il moltiplicatore (3)
• Utilizzando la (2) e la (3), possiamo riscrivere la
condizione di equilibrio (1) come segue:
Y= c0+cy(1-t)Y+I+G
• Risolvendo per Y abbiamo:
Y- cy(1-t)Y= c0+I+G
Y=A/[1-cy (1-t)]
• Dove
 A= c0+I+G è la spesa autonoma;
 1/ [1-cy (1-t)] è il moltiplicatore della spesa.
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Il moltiplicatore (4)
• Conoscendo sia le variazioni nelle componenti
autonome della domanda
sia il valore del
moltiplicatore
si
ottiene
la
variazione
corrispondente nel livello di reddito.
• Nota che essendo cy < 1 il moltiplicatore sarà
maggiore dell’unità.
Y 
1
c0  I  G 
1  (1  t )cY
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Il moltiplicatore (5)
• Tra parentesi quadre è rappresentata la somma
delle variazioni delle componenti autonome della
domanda.
• Quanto amplificate saranno tali variazioni
dipende dal valore numerico del moltiplicatore,
che a sua volta dipende da cy (propensione
marginale al consumo).
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Il moltiplicatore (6)
• Un esempio
• Supponiamo che t=0 e G=0.
 Gli investimenti autonomi aumentano di 100 mila
euro :
I0=100000
 PMC= CY =0,8.
• Di quanto aumenterà la produzione?
• Applicando la formula:
Y= [1/(1-0,8)]* [100000]= 5x100000= 500000 euro
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Il moltiplicatore (7)
E
Y=E
E’
E
I0
Y
45°
0
Y
Y’
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Y
Il moltiplicatore (8)
• Un modo alternativo per ottenere la formula del
moltiplicatore è cogliere i passaggi che si verificano
in seguito a un aumento di una unità degli
investimenti (o di altre componenti autonome della
domanda)
I0=1
• La variazione di I0 aumenta il reddito (prodotto) di 1
unità.
Y=1
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Il moltiplicatore (9)
• I percettori di reddito (lavoratori-consumatori)
aumenteranno il consumo di un ammontare pari alla
loro PMC (supponiamo che sia 0,8).
• Per rispondere all’aumento del consumo (domanda)
le imprese aumentano la produzione di 0,8.
• Il reddito aumenterà di 0,8 e i consumatori
continueranno ad aumentare il loro consumo in
misura pari all’incremento di reddito per la PMC
ossia: 0,8* (Y=0,8) = 0,64
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Il moltiplicatore (10)
• Le imprese continueranno ad aumentare la
produzione di 0,64 per assecondare il nuovo
l’incremento indotto dei consumi etc…
• Il processo continuerà nel tempo fino a quando gli
effetti dell’incremento iniziale di I0 non si saranno
esauriti.
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Il moltiplicatore (11)
• Occorre sommare tutti gli incrementi del
prodotto e del reddito:
1+0,8+0,82+0,83+0,84+……
• Si tratta di infiniti termini di una serie
geometrica.
• La somma di tutti questi termini è il
moltiplicatore:
1/(1-0,8)=1/0,2=5,00
• Y=I0 x moltiplicatore = 1x5=5,00
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Il moltiplicatore (12)
• Ricordiamo che
•
•
•
•
(1-cy) = s= PMS
Risulta quindi che il denominatore del moltiplicatore
è pari alla PMS.
La formula del moltiplicatore quindi può essere
anche scritta:
Moltiplicatore = 1/s
Il moltiplicatore è il reciproco della PMS
quanto maggiore è la PMS tanto minore il valore del
moltiplicatore.
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Un semplice esercizio (1)
 Aumento risparmio autonomo (cambiamento in -c0 ).
 Uno spostamento nella funzione del consumo verso il basso
C
C
C’
c0
C0 ’
0
Yd
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Un semplice esercizio (2)
• Supponiamo di trovarci in un’economia chiusa
(NX)=0, dove gli acquisti pubblici sono nulli (G=0).
Y=C+I
• I consumi e gli investimenti sono dati
rispettivamente da:
 C= 10+0, 8Y;
 I=20.
• Il reddito reale sarà quindi uguale a
Y= 10+0, 8Y+20
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Un semplice esercizio (3)
• Raccogliendo Y, abbiamo
Y-0,8Y=30
(1-0,8)Y=30
• Il PIL reale sarà quindi dato da
Y= 1/0,2(30)=150
• Il consumo C sarà uguale a
C=10+0, 8*150=130
• Il risparmio sarà pari al reddito meno il consumo
S=Y-C=150-130=20
 S=I
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Un semplice esercizio (4)
• Assumete un aumento del risparmio autonomo:
s0=5.
• Il consumo autonomo si ridurrà di pari ammontare
c0=-5.
• Ricalcoliamo , Y, C, e S e controlliamo che S=I
• Y sarà uguale a
Y= 5 +0,8 Y +20
Y-0,8Y=25
Y= 1/0,2 (25)=125
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Un semplice esercizio (5)
• Quindi, il consumo risulterà
C= 5+0,8 (125)=105
• Infine, il risparmio sarà dato da
S=Y-C=125-105=20
• S=I =20 (come nell’esercizio precedente).
• In questo caso, una riduzione dei consumi non ha portato
ad un aumento dei risparmi, che rimangono immutati.
• Questo perché la variazione della domanda ha determinato
anche una variazione della produzione corrente dello
stesso segno.
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Il moltiplicatore in economia aperta (1)
• Consideriamo ora un’economia aperta.
E=C+I+G+NX
=[C0+cY(1-t)Y]+I+G+(GX-IMYY)
(1)
• Definiamo domanda autonoma
A=C0 +I+G+GX
• La Propensione Marginale alla Spesa, PME, è
uguale a
cY(1-t)- IMY
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Il moltiplicatore in economia aperta (2)
• Il valore del moltiplicatore si modifica:
1
1
Y 
A 
A
1  PME
1  [cY (1  t )  IMY ]
• Diventerà più grande o più piccolo ?
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L’equilibrio del modello (1)
Y=E
E
C0+I+G
Pendenza=PME
C0+I
C0
45°
Y
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L’equilibrio del modello (2)
• Come si realizza l’equilibrio E?
• Attraverso variazione delle scorte.
E=Y
E
E
S<0
S>0
E
S=0
Y
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Il moltiplicatore e le imposte (1)
• Si ricordi che assumiamo le imposte proporzionali al
reddito
T = t Y.
• Il reddito disponibile sarà:
YD = Y - t Y= Y(1-t)
• Le famiglie trattengono ora solo una frazione (1-t)
del reddito Y che percepiscono.
• Se t= 20% e il reddito è pari a 1000 Euro prima delle
imposte, il loro reddito disponibile è 800 Euro.
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Il moltiplicatore e le imposte (2)
• Con una imposta proporzionale al reddito, la frazione di
reddito spesa in consumi sarà:
Cy(1-t)
• Un aumento di t riduce l’inclinazione della funzione del
consumo pari a cy(1-t), nonché l’inclinazione della
funzione di domanda aggregata pari alla inclinazione
della funziona del consumo.
• Il valore di t condiziona con il valore del moltiplicatore.
• Quanto maggiore è l’aliquota t tanto minore sarà il
moltiplicatore.
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Il moltiplicatore e le imposte (3)
Se aumenta t, la E
diventa più piatta
e si riduceY
E
AD=cyY+A
AD’=c y(1-t)Y+A
45°
0
Y2
Y1
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Y
Politiche fiscali espansive (1)
• Il livello di equilibrio del reddito può essere
modificato attraverso manovre di politica
fiscale che possono consistere in
variazioni positive o negative degli acquisti
pubblici ( G);
variazioni positive o negative delle aliquote
fiscali ( t).
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Politiche fiscali espansive (2)
• La politica fiscale espansiva o restrittiva serve
quindi a modificare la domanda aggregata e
quindi il reddito di equilibrio.
• Ciò significa che può essere usata per ridurre
le fluttuazioni del reddito (politiche di
stabilizzazione o anticicliche o di controllo
della domanda aggregata).
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Politiche fiscali espansive (3)
Una politica fiscale espansiva
aumenta il reddito di equilibrio
E
E’
G
Y=E
Sposta la
E verso
l’alto
E
Y
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Y’
Politiche fiscali espansive (4)
• Perché lo Stato non attua una politica fiscale
espansiva per ridurre la disoccupazione?
• Esistenza di deficit troppo elevati che
indurrebbero ulteriori incrementi del debito
pubblico.
• l’aggravamento del deficit potrebbe avere
conseguenze su altre componenti della domanda
soprattutto sugli investimenti privati (effetti di
spiazzamento) che studieremo nel modello IS-LM.
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Stabilizzatori automatici (1)
• Definizione: sono dei meccanismi all’interno del
sistema
economico
che
attutiscono
automaticamente le fluttuazioni del livello del
reddito, in presenza di shock di qualsiasi natura,
senza interventi discrezionali delle autorità di politica
fiscale.
• Quali sono ?
 Imposta proporzionale sul reddito (t);
 Livello di apertura al commercio internazionale (IMy).
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Stabilizzatori automatici (2)
• Imposta proporzionale sul reddito (t)
Se il PIL è più basso:
il gettito fiscale (t*Y) è minore;
il reddito al netto delle imposte è più alto che nel
caso di imposte forfetarie;
questo reddito più alto conserva i consumi ad un
livello più alto;
la minore riduzione dei consumi riduce l’effetto
negativo sul reddito.
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Stabilizzatori automatici (3)
• Livello di apertura al commercio internazionale
(IMy).
 Più è alto IMy, maggiore è la propensione marginale
alla spesa in importazioni.
 Di conseguenza, minore sarà la propensione a
spendere in prodotti interni.
 Minore sarà quindi il moltiplicatore.
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CONCLUSIONI
• Il moltiplicatore è un valore numerico che ci permette di
calcolare come varia il reddito nazionale in seguito a
variazioni della domanda autonoma.
• A seconda del modello utilizzato e delle ipotesi che ad
esso sottostanno il valore del moltiplicatore si modifica.
• Si ricordi che in un’economia aperta il valore del
moltiplicatore è più basso di quello in economia chiusa
• Gli stabilizzatori automatici riducono le fluttuazioni della
spesa aggregata e del reddito
• Il governo può adottare una politica discrezionale attiva
per aumentare reddito e occupazione.
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