ECONOMIA E POLITICA DELLO
SVILUPPO (APPROFONDIMENTO):
MERCATO, CONCORRENZA E REGOLE
Augusto Ninni
Università di Parma
a.a. 2010-2011
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Ricerca e Sviluppo
Temi:
• I cambiamenti della struttura di mercato
dovuti all’introduzione di nuovi prodotti o di
nuovi processi
• Vero o falso ? In che casi ? Da cosa dipende ?
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• Le innovazioni a loro volta sono il risultato
degli investimenti in R&S delle imprese
• Vero o falso ? In che casi ? Da cosa dipende ?
• In particolare: quali strutture di mercato
facilitano il processo innovativo ?
• Lo Stato può facilitare il processo innovativo ?
• Ma ci può essere trade-off con altre politiche
pubbliche ? (ad es. politiche per la concorrenza)
3
•
•
•
•
Ma che cos’è il processo innovativo ?
E’ lineare ? (versione tradizionale)
Ricerca  Innovazione  Diffusione
E’ circolare (versione più moderna: importante
per le politiche tecnologiche)
• Ricerca  Innovazione  Diffusione
• Ricerca  Innovazione  Diffusione
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Incentivi a investire vs. capacità di
investire: il ruolo della struttura di mercato
• La concorrenza perfetta è la struttura di
mercato che garantisce il massimo di
efficienza allocativa (e anche efficienza
tecnica)
• E’ anche la struttura che garantisce i
maggiori incentivi all’innovazione ?
• Schumpeter vs Arrow
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Schumpeter:
innovazione è
• nuovo prodotto
• nuovo processo
• nuovo mercato
• nuova organizzazione del lavoro
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• Innovazione è l’unico fattore che consente
all’impresa concorrenziale di uscire
dall’equilibrio di lungo periodo (con
profitto=0) ottenendo posizioni temporanee di
monopolio
MC
AC
MC
AC’
P
P
P’

7
• Nella concorrenza perfetta (“La teoria dello sviluppo
capitalistico”) l’impresa concorrenziale introduce
l’innovazione grazie al credito
• Altre imprese imitano l’impresa innovatrice, per cui
una nuova tecnologia pian piano si diffonde
• Verso la fine del processo di diffusione la nuova
tecnologia ha sostituito la vecchia: distruzione
creatrice
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• Ma in “Capitalismo, Socialismo, Democrazia” (1947)
Schumpeter introduce il “capitalismo trustificato”
• La grande impresa ha molte maggiori possibilità di
introdurre le innovazioni (perché può autofinanziare
il processo)
• Ipotesi “schumpeteriana”: un certo grado di
monopolio (in quanto grande impresa) consente un
maggior sviluppo di innovazioni
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Concorrenza
Incentivo
Monopolio
+
-
Realizzabilità dell’innovazione
(per dimensioni
Impresa)
+
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• L’ipotesi schumpeteriana è quella
normalmente accolta: una struttura di mercato
più concentrata di quella della concorrenza
perfetta è preferibile (dà luogo a efficienza
dinamica)
• Nelle politiche antitrust occorre allora ammettere
accordi, fusioni e posizioni dominanti altrimenti
da non approvare, se sono considerati necessari
per dar luogo a prodotti nuovi o a processi nuovi
• (purchè non diano luogo a discriminazioni e i
consumatori possano averne beneficio)
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• Arrow
C
C’
Concorrenza
Monopolio
Quale delle due configurazioni di mercato è più
propensa all’innovazione (costi da C a C’) ?
12
• Arrow
Nell’impresa in concorrenza l’introduzione
dell’innovazione le consente di praticare un prezzo 
anche di pochissimo inferiore a quello di concorrenti, a
cui porta via l’intero mercato

C
C’
Concorrenza
Monopolio
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• Arrow
Profitto prima
dell’introduzione
dell’innovazione

C
C’
Concorrenza
Monopolio
14
• Arrow
Nuovo
livello di
prezzo

C
Introduzi
one
C’ dell’innov
azione
Nuovo profitto
Concorrenza
Monopolio
15
Quest’area è profitto
perso
• Arrow
Questa area non è
profitto aggiuntivo
(c’era già)
Nuovo
livello di
prezzo

C
C’
Concorrenza
Monopolio
Quale delle due configurazioni di mercato è più
propensa all’innovazione (costi da C a C’) ?
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• Arrow
Nuovo
livello di
prezzo

C
Introduzi
one
C’ dell’innov
azione
Concorrenza
Monopolio
Quale delle due configurazioni di mercato è più
propensa all’innovazione (costi da C a C’) ?
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Incentivo all’innovazione
• Arrow
Concorrenza: zwyq
Monopolio: CC’LF +(RBMF-PARP’)
A
P
R B
P’
w
C
z
M
F
L
D
>
y
q
Concorrenza
C’
O
Q Q’ Monopolio
La concorrenza è più propensa all’innovazione del monopolio, e
quanto maggiore è il tempo in cui l’impresa concorrenziale può godere di
una rendita temporanea, tanto maggiore è l’incentivo all’innovazione
(finchè le altre non la imitano…)
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Implicazioni del modello di Arrow:
• La concorrenza è più propensa all’innovazione
del monopolio: le politiche anti-trust sono
anche politiche per incentivare
l’innovazione
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• Quindi incentivo contro disponibilità
(interna) di risorse
• Ma la disponibilità (interna) è così
importante ? Non si può prendere a prestito
(venture capital) ?
• In realtà l’imprenditore-innovatore può
temere, una volta rivelata al finanziatore
l’idea innovatrice, che il finanziatore si
appropri dell’idea (piccola impresa)
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• In realtà spesso la ricerca è auto-finanziata
(anche perché la ricerca è soggetta ad
economie di scala e l’impresa operante in
più mercati può avvantaggiarsi delle
ricadute della innovazione principale su altri
comparti su cui opera: economie di varietà)
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monopolista (incumbent) o
potenziale entrante: chi introduce
l’innovazione ?
Tre personaggi:
• L’incumbent (monopolista di fatto ma non di
diritto)
• Il potenziale entrante
• Il laboratorio che inventa l’idea e la vende
a uno dei due
Chi la comprerà (chi ha cioè il maggior incentivo a
investire) ?
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Il monopolista:
• Ora guadagna  M
• Se acquista il brevetto, continua a
guadagnare  M (al lordo del pagamento del
laboratorio)
• Se l’acquista l’entrante, entra e divide i
profitti:  D
• Massima somma che il monopolista è
disposto a investire:  M -  D
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Il potenziale entrante:
• Ora guadagna  0
• Massima somma che il potenziale entrante è
disposto a investire :  D -  0 =  D
Quindi il monopolista investe di più del
potenziale entrante se
•  M -  D >  D , cioè  M > 2  D
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• Ora, dato che il doppio dei profitti del singolo
duopolista equivale ai profitti totali in duopolio …
• se i profitti totali sono maggiori in monopolio
che in duopolio (cosa sicura se i costi marginali
sono uguali, dato che il livello dei prezzi è
superiore in monopolio) l’incentivo per il
monopolista sarà maggiore dell’entrante;
• così facendo, la posizione di monopolio si
protrarrà nel tempo (effetto efficienza)
25
•
L’analisi precedente prevedeva però
informazione perfetta.
Questo non è necessariamente vero se valgono due
condizioni:
1. Il monopolista ha incertezza sulla disponibilità
dell’entrante a comprare il brevetto
2. L’innovazione è radicale, tale da consentire
all’entrante di ottenere nel caso profitti da
monopolio
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• Innovazione graduale vs innovazione radicale (o
drastica)
In caso di innovazione radicale:
il monopolista:
• Fa un’offerta, ottiene il brevetto, guadagna  M
(come prima)
• Non fa un’offerta, e il potenziale entrante:
con probabilità (1-) fa l’offerta, ottiene il
brevetto, diventa lui monopolista, e l’exmonopolista ottiene  0 ;
con probabilità  non fa l’offerta, e l’attuale
monopolista continua ad avere  M
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Incentivi in caso di introduzione di innovazione
radicale:
• per il monopolista,  M – ( (1- ) 0 +   M ) =
= (1- )  M;
• per il potenziale entrante, il massimo è  M:
quindi
• E’ più probabile che l’innovazione radicale sia
introdotta dal potenziale entrante che dall’incumbent
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(IL PREMIO E’ MAGGIORE)
Allo stesso risultato si arriva considerando il
fattore rischio:
• L’incumbent preferirà investire in
innovazioni graduali, meno rischiose
• Il potenziale entrante preferirà investire in
innovazioni radicali, più rischiose, pur di
poter subentrare come monopolista
all’incumbent
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• Il rafforzamento della posizione
dell’incumbent può avvenire inoltre grazie al
learning by doing (economie di
apprendimento) che lo avvantaggeranno
rispetto ai potenziali entranti perché è l’unico
a poterne godere: i suoi costi di produzione
tenderanno a scendere nel tempo
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Politiche tecnologiche
• Ricerca e innovazione caratterizzate da fallimenti
del mercato:
• Sono beni pubblici (poca escludibilità, ancor
meno rivalità nel consumo: l’appropriabilità è
difficile)
• Danno luogo ad esternalità positive (sul piano
territoriale economie di agglomerazione)
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Per cui, nello stimolo all’innovazione attraverso la
politica dei brevetti, lo Stato incontra un trade-off:
• Da un lato, il brevetto esiste per garantire una
posizione di monopolio temporaneo
all’innovatore, e ripararlo dall’imitazione
immediata: è l’incentivo all’innovatore;
• Dall’altro, allo Stato conviene restringere la
posizione del monopolista da brevetto: sia per
effetti di efficienza allocativa, sia per effetti di
diffusione dell’innovazione per altri concorrenti
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• Il problema riguarda la durata del brevetto
(né troppo breve, né troppo lunga: in media
7-8 anni)
• ma anche l’ampiezza della copertura del
brevetto
• ovvero la sola tecnologia in quanto tale
oppure comprendendo anche le sue ricadute
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Protezione dell’innovatore (tenuto conto
dell’obiettivo sociale)
• Protezione attraverso brevetti più ampi o
brevetti più lunghi ?
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A area persa
dal
monopolista
• Il detentore del brevetto proporrebbe il prezzo
pm (con un profitto pari a qM (pm-c) per tutta la
durata del brevetto;
• ma riducendo l’ampiezza del brevetto lo Stato
consentirebbe la presenza di concorrenti, per cui
il prezzo potrebbe scendere a pl.
pm
• Per farlo si può costringere l’innovatore a dare
l’uso dell’innovazione ad un prezzo pl
pl
•Allora per l’innovatore è quasi indifferente
produrre da monopolista o guadagnare il
compenso pagato dagli altri: in questo caso però
il surplus dei consumatori è nettamente maggiore
c
qM
qL
C area guadagnata
dal monopolista
B area
guadagnata dal
benessere dei
consumatori
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Accordi
• Nelle gare tecnologiche (ad es. per
brevettare per primo) chi vince prende tutto,
chi perde ha investito inutilmente
• Questo è il motivo principale per cui
possono stringersi accordi di R&S per
evitare lo spreco (in caso di sinergie):
eccesso sociale di investimenti in R&S
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• Se gli spillover sono elevati, gli accordi
possono servire ad aumentare la ricaduta
presso le imprese (sistema condiviso)
• Inoltre gli accordi riducono il problema del
free-rider
• E consentono di ridurre il rischio e i costi
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• L’altra faccia della medaglia è che la
razionalizzazione della ricerca tra poche
imprese partecipanti all’accordo, invece
delle molte se gli accordi non ci fossero,
può sottodimensionare l’entità della ricerca
come bene pubblico
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• Nella prassi vince il 1° approccio: Stati e
comunità di Stati tollerano (e spingono per)
gli accordi in tema di R&S
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