di
Stefania Gabriele
matricola 3810130
Matematiche elementari da un punto di vista superiore1
Professore Giovanni Lariccia
Credo che il mio rapporto con la matematica sia iniziato
qui, quando mi divertivo a comporre numeri a casaccio
dal telefono della nonna.
Poi ho imparato a comporre il numero di telefono della zia
(33367). Così almeno parlavo con una persona che
conoscevo…
Alle scuole elementari la matematica mi piaceva tanto,
mi piacevano i giochi e, la matematica, per come la
vedevo io, era un bellissimo gioco di incastri, pazienza e
precisione, come il Lego e i puzzle.
Forse è stato tutto merito della mia maestra. Col suo modo
di fare mi ha insegnato che la matematica non è un
mondo di simboli e di idee, un insieme di numeri e figure
astratte. Mi ha presentato la matematica come qualcosa
che poteva aiutarmi a risolvere i piccoli problemi di tutti i
giorni, quindi la matematica era qualcosa che potevo
toccare, era concreta.
Alla fine della quinta elementare
per me la matematica
non era solo un insieme di
concetti da imparare,
ma un metodo di ragionamento,
un'abitudine ad analizzare le
situazioni,
anche se i numeri non
c'entravano per niente.
Con questo spirito critico e positivo mi appresto a varcare le
soglie della scuola media, ma faccio solo la conoscenza di
numeri, formule da ricordare a memoria, esercizi da
svolgere e soprattutto di una professoressa che alla lavagna
scrive “matematica”
mentre tutta la classe si annoia.
La prof. è una persona fredda, rigorosa, con scarsi rapporti
umani e interpersonali, esigente e poco propensa al
compromesso.
In una parola:
Questi furono gli anno scolastici
più brutti, rimanevo sempre in
dietro, non capivo come
andavano svolti gli esercizi,
serpeggiava in me la convinzione
che non avessi mai capito niente
della matematica, che quei
giochi così belli e divertenti della
scuola elementare fossero solo dei
giochi e basta.
Poi arrivarono le scuole superiori, un’altra età e un’altra
matematica.
La vita cominciò a sembrarmi opaca e piena di
contraddizioni, e l’ambiguità di quella “nuova” matematica,
tutta regole spesso incoerenti e immotivate, corroborò tale
impressione.
Ormai vivevo in uno stato di prostrazione, di insofferenza
perenne verso quella disciplina che mi faceva stare male…
volevo capirla, ma non capivo né lei né chi cercava di
insegnarmela.
In questo stato confusionale conosco un’altra prof. che
piano piano mi porta a comprendere come la nostra vita
quotidiana sia colma di ragionamenti matematici che
facciamo spesso in modo inconsapevole.
La matematica comincia ad essermi più simpatica,
trovo una certa soddisfazione quando riesco a risolvere un
problema, o un esercizio. Tutto questo prima era
impensabile.
Ora so che la paura è l’effetto e non la causa di esperienze
scolastiche deludenti durante le quali mi hanno presentato i
numeri con molta autorità e poca immaginazione.
Non bisogna avere paura di sbagliare, perché anche gli
errori sono interessanti e le vie alla soluzione molteplici.
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io e la matematica