Un percorso mistagogico
RADUNO
LITURGICO
LITURGIA
DELLA
PAROLA
OMELIA
PREGHIERA
DEI FEDELI
«Nel giorno che chiamano “[giorno] del
Sole”, da parte di tutti quelli che abitano
sia nelle città sia nelle campagne si fa
un raduno in uno stesso luogo, e si
leggono le memorie degli Apostoli
oppure gli scritti dei Profeti, finché il
tempo lo consente. Poi, una volta che il
Lettore ha terminato, Colui che
presiede con un discorso ammonisce
ed esorta all’imitazione di queste belle
cose. Poi ci alziamo tutti insieme ed
eleviamo suppliche.
OFFERTORIO
PREGHIERA
EUCARISTICA
COMUNIONE
Allora, non appena abbiamo terminato la
supplica, come già dicemmo, si porta del
pane e del vino e dell’acqua, e Colui che
presiede innalza in pari tempo suppliche e
azioni di grazie quanta è la sua forza, e il
popolo approva per acclamazione dicendo
l’Amen! Quindi gli elementi sui quali sono
state rese grazie vengono distribuiti e sono
ricevuti da ognuno; e per mezzo dei diaconi
ne viene mandata parte anche a coloro che
non sono stati presenti.
IMPEGNO
ETICO E
CONGEDO
Coloro poi che sono nell’abbondanza, e
vogliono [dare], dànno a discrezione quello
che ognuno vuole, e quanto è raccolto viene
depositato presso colui che presiede; ed egli
stesso presta soccorso agli orfani e alle
vedove, e a coloro che sono trascurati per
malattia o per altra causa, e a quelli che sono in
carcere, e a coloro che soggiornano come
stranieri: in poche parole, [egli] si fa
provveditore per tutti quelli che sono nella
necessità».
Giustino, Prima Apologia 67,3-6
8. La Messa è costituita da due parti, la
«liturgia della Parola» e la «liturgia
Eucaristica»; esse son così strettamente
congiunte tra di loro da formare un unico atto
di culto16. Nella Messa, infatti, viene imbandita
tanto la mensa della Parola di Dio quanto la
mensa del Corpo di Cristo, e i fedeli ne
ricevono istruzione e ristoro17. Ci sono inoltre
alcuni riti che iniziano e altri che concludono la
celebrazione.
Riti di Introduzione
Liturgia della Parola
Liturgia Eucaristica
Riti di conclusione
Praenotanda del Rito della Messa
A) RITI DI INTRODUZIONE
24. Le parti che precedono la liturgia della
Parola, cioè l'introito, il saluto, l'atto
penitenziale, il Kyrie eleison, il Gloria e
l'orazione (o colletta), hanno un carattere di
inizio, di introduzione e di preparazione.
Scopo di questi riti è che i fedeli, riuniti
insieme, formino una comunità, e si
dispongano ad ascoltare con fede la parola di
Dio e a celebrare degnamente l'Eucaristia.
L'introito
25. Quando il popolo è riunito, mentre il
sacerdote fa il suo ingresso con i ministri, si
inizia il canto d'ingresso. La funzione propria
di questo canto è quella di dare inizio alla
celebrazione, favorire l'unione dei fedeli riuniti,
introdurre il loro spirito nel mistero del tempo
liturgico o della festività, e accompagnare la
processione del sacerdote e dei ministri.
Saluto all'altare e al popolo radunato
27. Giunti in presbiterio, il sacerdote e i
ministri salutano l'altare. In segno di
venerazione, il sacerdote e il diacono lo
baciano e il sacerdote lo può incensare
secondo l'opportunità.
28. Terminato il canto d'ingresso, il sacerdote
e tutta l'assemblea si segnano col segno di
croce. Poi il sacerdote con il saluto annunzia
alla comunità riunita la presenza del Signore.
«Il vescovo non incomincia a dire nulla al
popolo, se prima non ha salutato il popolo nel
nome di Dio»
(OTTATO DI MILEVI vescovo, 4º sec.)
«Ordiniamo che al saluto del sacerdote si dia
la conveniente risposta; e che non siano
solamente i chierici e le donne consacrate a Dio a
rispondere al sacerdote, ma tutto il popolo deve
rispondere devotamente con voce unanime»
(UN CONCILIO del 6º sec.)
«Occorre quindi accogliere il saluto del celebrante
con grande desiderio. Non si può respingere questo
annuncio di pace. È per te che siede il presbitero; è
per te che sta là il maestro, con fatica e travaglio.
Quale scusa potrai dunque avere, se non hai neppure il
coraggio di ascoltarlo mentre saluta? Perciò nessuno sia
trascurato,
nessuno
sia-con-la-testa-nelle-nuvole
mentre entrano i sacerdoti e maestri. Non piccola infatti è
la pena che attende quelli che si comportano in questo
modo! Preferirei essere disprezzato mille volte entrando
in una delle vostre case, piuttosto che non essere
ascoltato mentre do il saluto di pace»
(GIOVANNI CRISOSTOMO vescovo, † 407)
Atto penitenziale e Kyrie
29. Salutato il popolo, il sacerdote, o un altro
ministro che ne sia capace, può fare una
brevissima introduzione alla Messa del giorno.
Quindi il sacerdote invita all'atto penitenziale,
che viene compiuto da tutta la comunità
mediante la confessione generale, e si
conclude con l'assoluzione del sacerdote.
30. Dopo l'atto penitenziale ha inizio il Kyrie
eleison, a meno che non sia già stato detto
durante l'atto penitenziale.
Gloria in excelsis
31. Il Gloria è un inno antichissimo e
venerabile con il quale la Chiesa, radunata
nello Spirito Santo, glorifica e supplica Dio
Padre e l'Agnello. Viene cantato da tutta
l'assemblea, o dal popolo alternativamente
con la schola oppure dalla schola. Se non lo si
canta, viene recitato da tutti, insieme o
alternativamente.
Orazione conclusiva (o colletta)
32. Quindi il sacerdote dice l'orazione,
chiamata comunemente «colletta». Per mezzo
di essa viene espresso il carattere della
celebrazione e con le parole del sacerdote si
rivolge la preghiera a Dio Padre, per mezzo di
Cristo, nello Spirito Santo. Il popolo, unendosi
alla preghiera ed esprimendo il suo assenso,
fa sua l'orazione con l'acclamazione Amen.
Praenotanda del Rito della Messa
B) LITURGIA DELLA PAROLA
33. Le letture scelte dalla sacra Scrittura con
i canti che le accompagnano, costituiscono la
parte principale della liturgia della Parola;
l'omelia, la professione di fede e la preghiera
universale o preghiera dei fedeli sviluppano e
concludono tale parte. Infatti nelle letture, che
vengono poi spiegate nella omelia, Dio parla
al suo popolo31, gli manifesta il mistero della
redenzione e della salvezza e offre un
nutrimento spirituale;
B) LITURGIA DELLA PAROLA
Cristo stesso è presente per mezzo della sua
parola, tra i fedeli32. Il popolo fa propria questa
parola divina con i canti e vi aderisce con la
professione di fede; così nutrito, prega
nell'orazione universale per le necessità di
tutta la Chiesa e per la salvezza del mondo
intero.
 Come giunse il settimo mese e i figli d’Israele [erano]
nelle loro città, allora si radunò tutto il popolo come
un sol uomo sulla piazza che [è] in faccia alla Porta
delle Acque; e dissero a Esdra, lo scriba, di portare lo
scritto della Legge di Mosè, che il Signore aveva
comandato a Israele. Allora portò Esdra, il sacerdote,
la Legge in faccia alla Chiesa, [composta a partire]
dall’uomo fino alla donna e a ogni capace-diintendere [in rapporto] all’ascolto, nel primo
giorno del settimo mese. E proclamò in esso in faccia
alla piazza, che [è] in faccia alla Porta delle Acque, [a
partire] dalla luce fino al mezzo del giorno, in
presenza degli uomini e delle donne e dei capacidi-intendere; e gli orecchi di tutto il popolo [erano]
allo scritto della Legge.
 E stava Esdra, lo scriba, sopra un pulpito di legno, che
avevano fatto per la Parola; e stavano al suo fianco:
Mattitia e Sema e Anaia e Uria e Chelkia e Maaseia, alla sua
destra; e alla sua sinistra: Pedaia e Misael e Malchia e
Casum e Casbaddàna, Zaccaria, Mesullàm. E aprì Esdra lo
scritto agli occhi di tutto il popolo, poiché era al di sopra
di tutto il popolo; e come lo ebbe aperto, tutto il popolo
stette [in piedi]. E benedisse Esdra il Signore, Dio grande,
e tutto il popolo rispose «Amen, Amen!», levando le mani;
e si inchinarono e si prostrarono al Signore, il viso contro
terra. E Giosuè e Bani e Serebia, Iamin, Akkub, Sabbetài,
Odia, Maaseia, Kelita, Azaria, Iozabàd, Canàn, Pelaia, [che
erano] leviti, facevano-intendere al popolo la Legge; e il
popolo [stava] al suo posto. E si proclamò nello scritto
della Legge di Dio ciò che era diviso in sezioni; e si diede
l’interpretazione e intesero la proclamazione.
 Ne 7,72b - 8,8
E venne a Nazarà, dove era stato allevato, ed entrò,
com’era suo solito nel giorno di sabato, nella sinagoga, e
si alzò per leggere. E fu dato a lui il volume del profeta
Isaia, e dopo aver srotolato il volume, trovò il luogo ove
era scritto: «Lo Spirito del Signore [è] su di me, perché mi
ha-fatto-cristo per evangelizzare i poveri; mi ha mandato
per annunciare ai prigionieri la libertà e ai ciechi il ritorno
alla vista, per rimandare gli oppressi in libertà, per
annunciare l’anno di benevolenza del Signore». E avendo
arrotolato il volume [e] avendolo dato all’inserviente, si
sedette; e gli occhi di tutti nella sinagoga erano
fortemente-tesi a lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi
è-giunta-a-pienezza questa Scrittura nei vostri
orecchi!». E tutti testimoniavano per lui e si
meravigliavano per le parole di grazia che uscivano dalla
sua bocca, e dicevano: «Non è forse Bar-Yosèf costui?».
(Luca 4,16-22)
Dio Padre = bocca che parla
per mezzo del Lettore
Dio Padre = orecchi
che ascoltano
1 Lett.
Salmo
Preghiera
2 Lett.
dei
Vangelo
Fedeli
Omelia
Noi = orecchi
che ascoltano
Credo
Noi = bocca
che parla e supplica
Il 1° pilastro portante della celebrazione
della Parola di Dio sono le LETTURE, ossia
la proclamazione della Parola di Dio. I suoi
segni visibili sono il libro, l’ambone e il lettore.
Il LIBRO rende possibile la trasmissione a noi
di una Parola che la fede delle generazioni ha
“scritta”. È importante che il libro su cui si
legge la Parola di Dio si presenti in maniera
degna.
L’importanza della Parola di Dio esige che vi
sia nella chiesa un luogo adatto, dal quale
essa venga annunciata e verso il quale
spontaneamente converga l’attenzione dei
fedeli. Conviene che tale luogo sia un
AMBONE fisso, e non un semplice leggio
mobile.
Il LETTORE è chiamato a proclamare
cultualmente la Parola di Dio. Egli infatti
presta la propria bocca a Dio, mettendolo in
condizione di parlare “attualmente” al suo
popolo. Non appena il lettore apre bocca, in
quel preciso istante la Parola esce dalla bocca
di Dio, e giunge agli orecchi e al cuore del
popolo radunato.
Perché possa svolgere nel modo più adatto e
conveniente la sua funzione, il lettore si sforzi
ogni giorno di acquistare un profondo e vivo
senso della Sacra Scrittura, che dovrà
meditare assiduamente. È necessario che i
lettori siano veramente idonei e seriamente
preparati.
Preparati
spiritualmente
e
tecnicamente. Più letture, più lettori. Lettori
adulti. Possibilmente “istituiti” dal vescovo
attraverso il conferimento del ministero del
lettorato.
Niente quindi lettori “in erba”, ancora
incapaci di portare il peso della Parola di
Dio. Niente foglietti, giacché questi
distolgono l’attenzione dal Lettore, verso
il quale invece dovranno convergere in
quel momento i nostri occhi e i nostri
orecchi.
Il 2° pilastro portante è la PREGHIERA DEI
FEDELI. A Dio che ha parlato attraverso il
ministero del lettore, l’assemblea risponde
levandosi in piedi e supplicando. Si tratta di
una preghiera antichissima, che è stata
ripristinata dalla riforma liturgica. Essa è stata
paragonata a una perla preziosa che era
andata smarrita, e che ora abbiamo ritrovato.
Praenotanda del Rito della Messa
C) LITURGIA EUCARISTICA
48. Nell'ultima Cena Cristo istituì il sacrificio
e convito pasquale per mezzo del quale è
reso di continuo presente nella Chiesa il
sacrificio della Croce, allorché il sacerdote che
rappresenta Cristo Signore, compie ciò che il
Signore stesso fece e affidò ai discepoli
perché lo facessero in memoria di lui40.
C) LITURGIA EUCARISTICA
Perciò la Chiesa ha disposto tutta la
celebrazione della liturgia eucaristica in vari
momenti, che corrispondono a queste parole e
gesti di Cristo. Infatti:
1. Nella preparazione dei doni, vengono
portati all'altare pane e vino con acqua, cioè
gli stessi elementi che Cristo prese tra le sue
mani.
C) LITURGIA EUCARISTICA
2. Nella Preghiera eucaristica si rendono
grazie a Dio per tutta l'opera della salvezza, e
le offerte diventano il Corpo e il Sangue di
Cristo.
3. Mediante la frazione di un unico pane si
manifesta l'unità dei fedeli, e per mezzo della
comunione i fedeli si cibano del Corpo e del
Sangue del Signore, allo stesso modo con il
quale gli Apostoli li hanno ricevuti dalle mani di
Cristo stesso.
Dio Padre = orecchi
che ascoltano
Preghiera
Eux
Dio Padre = mani che danno
a noi il Pane dal cielo
Corpo e
Sangue
di Cristo
o Canone
o Anafora
Comunione
Offertorio
Noi = bocca che parla per
mezzo del presbitero
Noi = bocca che riceve il
Corpo di Cristo
La preghiera Eucaristica, nella forma in cui è
giunta a noi, affonda le radici nella preghiera
veterotestamentaria detta tôdâ, strutturata in
forma bipartita:
 sezione anamnetico-celebrativa, nella quale si
racconta, usando il tempo indicativo, la storia del
passato della relazione con Dio, storia di fedeltà
sua e infedeltà nostra, di grazia e di peccato;
 sezione epicletica, nella quale, alla luce
dell’amore di Dio precedentemente espresso
(premesse logiche e teologiche), si chiede a Dio
di intervenire ancora una volta in soccorso dei
suoi figli.


In tempi successivi questa preghiera a
dinamica semplice, viene arricchita da
un ulteriore, importante, elemento. Per
fondare in maniera più stringente la
richiesta fatta a Dio, si inserisce,
all’interno della preghiera (come un
innesto da cui la diciamo dinamica
embolistica), una citazione alla lettera di
un oracolo o di una parola con la quale Dio
ha già annunziato e promesso quello che si
chiede.
«Dopo il saluto che conoscete, cioè Dominus
vobiscum!, avete udito Sursum cor! Tutta la
vita dei veri cristiani [è tenere] Sursum cor:
non dei cristiani solo di nome, ma dei cristiani
di fatto e in verità, tutta la vita [è avere]
sursum cor. Che cosa è il sursum cor? È la
speranza in Dio, non in te; tu infatti sei in
basso (deorsum), Dio è in alto (sursum). Se
tu metti in te la speranza, il cuore è verso il
basso (deorsum), non è verso l’alto
(sursum).
Perciò, quando avete udito dal sacerdote
Sursum cor!, voi rispondete Habemus ad
Dominum. Procurate di rispondere una cosa
vera, poiché rispondete in rapporto alle azioni
di Dio. Sia così come voi dite. Non accada che
la lingua risuoni, e la coscienza dica il
contrario. E poiché il fatto stesso di avere il
cuore in alto (sursum), è Dio che ve lo
concede, e non le vostre forze, quando avete
detto di avere il vostro cuore lassù verso il
Signore (sursum cor ad Dominum),
per questo il sacerdote riprende [il discorso] e
dice: Domino Deo nostro gratias agamus!
Perché l’invito a rendere grazie (unde gratias
agamus)? Perché abbiamo il cuore verso
l’alto (sursum cor), e se Egli non lo avesse
elevato, noi giaceremmo [ancora] in terra»
(AGOSTINO vescovo, † 430).
 Caro Dio noi ti lodiamo e ti rendiamo
grazie perché non ci hai mai fatto
mancare il tuo amore e la tua presenza
….. Tu hai creato tutte le cose ….. Non
hai punito l’uomo peccatore ….. Hai
continuato ad amarci ….. Ci hai redenti
….. Perché tu sei Santo …..
 Ora
ti preghiamo, in virtù della
promessa che Gesù fece nell’Ultima
Cena, manda il tuo Spirito su NOI e su
QUESTI DONI perché QUESTI DONI
diventino CORPO e SANGUE di
CRISTO e ricevendoli NOI diventiamo
UN SOLO CORPO.
 «I nostri Maestri insegnarono: “Non si risponde
né un Amen furtivo, né un Amen strappato, né
un Amen orfano [= pronunziato in maniera
ineccepibile, ma distrattamente], né si rigetta la
benedizione dalla propria bocca”. Ben-Azzày
disse: “Chiunque risponde un Amen orfano [=
distratto], che i suoi figli siano orfani! [un Amen]
furtivo, che siano furtivi i suoi giorni! [un Amen]
strappato, che siano strappati i suoi giorni! Ma
chiunque prolunga l’Amen, siano prolungati
a lui i suoi giorni e i suoi anni!”»
 (TALMUD DI BABILONIA, Trattato delle Benedizioni)
 «A
questo [voi] dite Amen!. Dire Amen! è
sottoscrivere (Amen dicere, subscribere est). Amen!
significa in latino Verum! [È vero!]»
 (AGOSTINO vescovo, † 430 )
 «Dov’è mai che con tanto desiderio e tanta assiduità si
corre alle chiese e ai sepolcri dei martiri [così come a
Roma]? Dov’è mai che l’Amen rimbomba simile a un
tuono dal cielo, e si scuotono i vani templi degli idoli
[così come a Roma]? Non che i Romani abbiano un’altra
fede, se non questa, [quella cioè] che hanno tutte le
Chiese di Cristo; ma ciò si deve al fatto che in essi la
devozione è maggiore, e [maggiore è] la semplicità per
credere»
 (GEROLAMO presbitero, † 419)
Praenotanda del Rito della Messa
D) RITI DI CONCLUSIONE
57. I riti di conclusione comprendono:
a) Il saluto e la benedizione del sacerdote, che
in alcuni giorni e in certe circostanze si può
arricchire e sviluppare con Iterazione sul
popolo» o con un'altra formula più solenne.
b) Il congedo propriamente detto, con il quale
si scioglie l'assemblea, perché ognuno ritorni
alle sue occupazioni lodando e benedicendo il
Signore.
Praenotanda del Rito della Messa
IMPORTANZA E DIGNITÀ DELL’EUX
1. La celebrazione della Messa, in quanto
azione di Cristo e del popolo di Dio
gerarchicamente ordinato, costituisce il centro
di tutta la vita cristiana per la Chiesa
universale, per quella locale, e per i singoli
fedeli1. Nella Messa infatti si ha il culmine sia
dell'azione con cui Dio santifica il mondo in
Cristo, sia del culto che gli uomini rendono al
Padre, adorandolo per mezzo di Cristo Figlio
di Dio2.

Al tempo di Mosè, in un contesto
negativo (una terra straniera ed un tempo di
schiavitù, con la prospettiva di una
discendenza interrotta [il Faraone ordina di
uccidere i maschi]), Dio interviene e salva,
mettendo di nuovo in cammino il popolo
verso la terra promessa e verso un tempo di
pienezza, fecondità, prosperità (Alleanza nel
deserto).
SEGNO PROFETICO
ULTIMA CENA IN EGITTO
EVENTO FONDATORE
PASSAGGIO DEL MARE
RITO
CELEBRAZIONE DELLA
PASQUA EBRAICA
SEGNO PROFETICO
ULTIMA CENA IN EGITTO
futuro immediato
EVENTO FONDATORE
PASSAGGIO DEL MARE
prefigurazione unica
futuro lontano
prefigurazione liturgica
RITO
CELEBRAZIONE DELLA
PASQUA EBRAICA
 L’Eucarestia è il vertice della Storia
della
Salvezza;
mediante
la
celebrazione Eucaristica, riprendendo i
segni dati da Cristo una sola volta nel
Cenacolo, noi veniamo ripresentati
sacramentalmente alla salvezza che ci
viene dal Cristo Morto e Risorto.
SEGNO PROFETICO
ULTIMA CENA
NEL CENACOLO
EVENTO FONDATORE
CALVARIO & TOMBA
DEL RISORTO
RITO
CELEBRAZIONE DELL’EUCARISTIA
SEGNO PROFETICO
ULTIMA CENA NEL CENACOLO
futuro immediato
prefigurazione unica
futuro lontano
prefigurazione liturgica
EVENTO FONDATORE
CALVARIO & TOMBA DEL
RISORTO
RITO
CELEBRAZIONE
DELL’EUCARISTIA
 Questa salvezza è perdono dei nostri
peccati e ricostituzione dell’Alleanza
con Dio; ricevendo il Corpo ed il
Sangue diventiamo un solo Corpo e
rinforziamo l’unità familiare (piccola
Chiesa), ecclesiale, sociale.
 Dall’Eucarestia scaturisce l’impegno
etico quotidiano ad “amarsi come
fratelli”.
 Kristiànina alahàdy,
ka mangàlatra akòho
alatsinàiny!
 Procuriamo di non essere, come
dice il proverbio malgascio,
 “Cristiani di domenica,
che rubano la gallina il lunedì!”

 (Le denunce di Is 1,10-17; Am 5,21-25; 8,4-7; Mi
6,6-8; Mt 12,1-14 ecc. rilette attraverso un
proverbio malgascio)
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Il Sacramento dell_Eucarestia