ESERCIZIO FISICO ED
IPERTENSIONE ARTERIOSA
Prof. Marcello Ferrari
Dott. Emanuele Brotto
Esercizio fisico come prevenzione
e trattamento dell’ipertensione
arteriosa
• Dal 1983 l’OMS raccomanda l’utilizzo di approcci non farmacologici
per il trattamento primario ed aggiuntivo dell’ipertensione.
• Uno tra i primi approcci ad essere valutato è stata l’attività fisica,
intesa come lo svolgimento di normali attività motorie quotidiane (es.
camminare, giardinaggio, pulizie domestiche…). Tale tipo di attività,
purchè svolta ad un intensità tale da richiedere un dispendio
energetico approssimativo > 150Kcal/die, svolge un efeetto
preventivo e terapeutico nei confronti della patologia ipertensiva.
• L’allenamento, ossia l’utilizzo di programmi strutturati di esercizio atti
ad incrementare il livello di fitness, è oggi unanimamente
considerato un efficace metodo di prevenzione e trattamento.
CLASSIFICAZIONE
DELL’ALLENAMENTO FISICO
• Allenamento fisico:
Cardiovascolare (nuoto, ciclismo, jogging)
CARICO DI VOLUME: INCREMENTO DELLA PRESSIONE SISTOLICA
Muscolare (sollevamento pesi,body building):
CARICO DI PRESSIONE: INCREMENTO DELLA PRESSIONE SISTOLICA E
DELLA DIASTOLICA
forza (basso numero di ripetizioni,
carico alto)
resistenza (alto numero di ripetizioni,
carico basso)
EFFETTI DELL’ESERCIZIO SULLA
PRESSIONE ARTERIOSA
• Dopo singola seduta di allenamento personalizzato (negli ipertesi):
press. sist. calo medio di 5-8 mmHg per 11-12 ore
press. diast. calo medio di 6-8 mmHg per 6-8 ore
• Dopo programma di allenamento calo permanente (negli ipertesi):
press. sist. calo medio di 5-25 mmHg, calo medio 11 mmHg
press. diast. calo medio di 3-25 mmHg, calo medio 8 mmHg
• In soggetti normotesi:
press. sist. calo medio di 3,2 mmHg
press. diast. calo medio di 3,1 mmHg
» Tali effetti sono evidenti anche in assenza di un calo ponderale.
» Nel caso di calo ponderale gli effetti non sono di sommazione.
» E’ da sottolineare che vi è una notevole variabilità individuale per quanto
concerne le variazioni pressorie nel corso e dopo esercizio
DIVERSITA’ NELLA RISPOSTA
• In letteratura è descritta eterogeneità nella
risposta pressoria all’esercizio fisico.
Approssimativamente il 75% dei sogeetti
risponde positivamente.
• Possono inoltre essere fatte le seguenti
considerazioni:
•
•
•
•
Le donne hanno riduzioni pressorie maggiori degli uomini.
Pazienti di età compresa tra 40-60 anni rispondono meglio.
Gli asiatici traggono maggior beneficio che i caucasici.
Esistono differenze genetiche individuali (gene più studiato ACE).
POSSIBILI MECCANISMI
Non esiste chiarezza sui possibili
meccanismi coinvolti nel calo pressorio:
• Aumento del letto capillare e venulare a livello
muscolare.
• Re-setting dei β-recettori.
• Rimodellamento muscolo cardiaco.
PRESCRIZIONE DELL’ESRCIZIO
FISICO
Dal 1986 viene raccomandate le seguenti
modalità di esercizio:
•
•
•
•
Tipo: cardiorespiratorio.
Frequenza: 3-5 sedute a settimana.
Durata: 20-60 min. a seduta.
Intensità: 40-70% del massimale.
TIPO DI ESERCIZIO
•
•
•
Inizialmente gli sforzi di tipo
muscolare venivano controindicati.
Attualmente le nuove linee guida
hanno rivalutato l’importanza di
tali metodiche. In effetti, sebbene
non di prima scelta, risultano
efficaci programmi per la
resistenza muscolare, in
particolare quando associati a
programmi cardiovascolari.
Qualora non siano attuabili
programmi cardiovascolari è
quindi auspicabile aumentare il
livello di fitness tramite esercizi
per la resistenza muscolare.
Viene abitualmente considerato di
prima scelta l’esercizio con
impegno cardiovascolare.
FREQUENZA DELLE SEDUTE
D’ALLENAMENTO
• Vengono considerarte
necessarie almeno 3 sedute
settimanali.
• Frequenze maggiori inducono
un calo maggiore, sebbene la
differenza non sia significativa.
• Se il target, oltre al calo
pressorio, è il calo ponderale
appare più efficace una
frequenza maggiore, fino a 5
sedute settimanali.
DURATA DELLE SEDUTE
INTENSITA’ DELL’ESERCIZIO
• In letteratura l’intensità
ottimale è riportata tra il
40-70% del VO2max.
• Le più recenti review
consigliano un’intensità <
70% VO2max. Intensità
maggiori non sembrano
più efficaci, anzi in alcuni
casi appaiono peggiorare
la patologia.
ALTRI EFFETTI POSITIVI
DELL’ESERCIZIO FISICO
• L’esercizio fisico appare ridurre la
pressione indipendentemente dal calo
ponderale che può causare.
• Esercizio fisico e calo ponderale non
hanno sulla pressione un effetto additivo.
• L’esercizio ha un effetto positivo sugli altri
fattori di rischio che spesso si associano
all’ipertensione: diabete, dislipidemie,
obesità.
CONTROINDICAZIONI
• L’esercizio fisico svolto secondo le modalità sopra-descritte non
appare essere formalmente controindicato in nessun soggetto.
• Precise regole stabiliscono quali soggetti con ipertensione arteriosa
possono svolgere attività fisica agonistica (COCIS 2003). Viceversa
in tutti i soggetti ipertesi è auspicabile l’esecuzione di un programma
di allenamento personalizzato.
• In realtà bisogna porre attenzione su alcuni aspetti potenzialmente
dannosi:
–
–
–
Possibile concomitanza di patologia cardiaca, in particolare cardiopatia ischemica, renale o
cerebro-vascolare. La presenza di una o più di esse potrebbe rendere dannoso o pericoloso
l’esercizio fisico. Importante la valutazione medica (in particolare ECG, eventualmente sotto
sforzo).
L’eccessivo aumento pressorio durante alcuni tipi di attività potrebbe aggravare il danno
d’organo. Importante la costruzione di un programma su misura con monitoraggio pressorio
durante ed al di fuori delle sedute.
Possibile interazioni con terapia farmacologica.
TERAPIA ANTI-IPERTENSIVA ED
ESERCIZIO FISICO
• Nessun farmaco attualmente utilizzato
controindica in senso assoluto l’esercizio (alcuni
sono considerati sostanze dopanti). Occorre
tuttavia tenerne presenti i possibili effetti
dannosi:
– Diuretici: ipopotassiemia, eccessiva disidratazione.
– Β-bloccanti: bradicardia con mancata tachicardizzazione
fisiologica durante lo sforzo.
– ACE-inibitori e Sartanici: sono attualmente di prima scelta. Di
seconda scelta i Ca-antagonisti.
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