Appunti delle lezioni del Corso Base
www.croceblu.org
[email protected]
[email protected]
Stampa NOVEMBRE 2005
AVPA Croce Blu Modena
Via Giardini 481 • 41100 Modena
Tel. 059 343156 • Fax 059 344088
La Croce Blu di Modena è una Pubblica Assistenza aderente all’ANPAS
Sommario
1. Comportamento Deontologico [durata 90 minuti]
4
2. Trasporto Emiplegici [durata 90 minuti]
26
3. Trasporto Emodializzati [durata 60 minuti]
33
4. Centro Diurno Anziani [durata 60 minuti]
39
5. Psicopatologia [durata 90 minuti]
45
6. Ambulanza e Presidi Sanitari [durata 90 minuti]
60
7. Ambulanza e Comunicazioni Radio [durata 150 minuti]
71
8. L’Anziano Demente e Confuso [durata 90 minuti]
81
9. Rianimazione Cardiopolmonare [durata 120 minuti]
85
10. Emorragie e Ustioni [durata 90 minuti]
90
11. Ortopedia [durata 60 minuti]
96
12. Avvelenamenti [durata 90 minuti]
101
13. Malattie Infettive e AIDS [durata 90 minuti]
107
14. Patologia Medica [durata 90 minuti]
114
15. Medicina Legale [durata 90 minuti]
123
1
Presentazione
Il Corso che state frequentando servirà ai volontari con qualifica di “Servizi Sociali” o di “Socio
Estate” per diventare “Terzi” partecipando alle lezioni a loro mancanti che fanno parte del primo
blocco: Comportamento Deontologico, Centro Diurno Anziani, Psicopatologia, Ambulanza teoria
e pratica, Trasporto Emiplegici, Trasporto Dializzati e la successiva lezione L’Anziano Demente e
Confuso; oppure per diventare “Secondi” se frequenteranno l’intero corso: oltre al primo blocco
quindi, anche: Rianimazione teoria e pratica, Avvelenamenti, Emorragie ed Ustioni, Malattie
Infettive, Ortopedia, Patologia Medica, Medicina Legale, e se successivamente supereranno il
Questionario finale.
Il Corso Base durerà circa 25 ore, comprese quelle dedicate alla compilazione del Questionario di
verifica finale.
Questo Manuale vuole essere un supporto didattico per i volontari che, dopo aver seguito le
lezioni, dovranno sostenere la prova finale. Non vuole essere strumento sostitutivo delle lezioni
stesse. La frequenza, infatti, è fondamentale e necessaria per una buona comprensione dei
contenuti. Se così non fosse non verrebbe chiesto ai volontari di seguire il Corso Base e tanto
meno la disponibilità dei docenti a presentare ed esporre gli argomenti corrispondenti alle loro
lezioni. Grazie al contributo offerto dai diversi docenti siamo riusciti a realizzare questo volume,
che contiene i capitoli relativi ad ogni tema trattato. Ognuno di essi offre una rassegna dei
principali contenuti espressi nelle varie lezioni del Corso e presenta quali sono gli obiettivi che
questi insegnamenti vogliono raggiungere nei confronti dei volontari. Scopo comune è,
comunque, quello di fornire loro le conoscenze adeguate e necessarie per poter svolgere con
efficacia ed efficienza i servizi pertinenti alla qualifica ottenuta.
La versione del Manuale non è mai definitiva, stiamo già rivedendo questa versione per proporne
una ancora più aggiornata. Sono ben accetti, i suggerimenti che i volontari vogliono dare sia sui
contenuti esplicitati nei vari capitoli, sia sugli argomenti trattati o non trattati affatto durante le
lezioni del Corso. Sono, inoltre, gradite proposte su nuovi argomenti inerenti ai servizi svolti in
Croce Blu, che interessano e soddisfano la curiosità dei volontari. Chi vuole collaborare per un
risultato efficace di questo strumento di supporto al Corso Base, dovrà inviare una e-mail a
[email protected] oppure scrivere le proprie osservazioni in via cartacea e
imbucarle nella cassettina della SEGRETERIA in sala soci specificando:
z
z
z
z
z
Nome e Cognome di chi scrive;
suggerimento e/o correzione di ciò che si vorrebbe cambiare;
data;
un recapito telefonico (cellulare o numero di rete fissa);
indirizzo e-mail.
Ricordiamo che sul sito www.croceblu.org si possono trovare maggiori informazioni sul Corso
Base e il calendario costantemente aggiornato, oltre al presente manuale in formato pdf.
Ringrazio Stefania Bisi e Giulia Galiotto per l’attento e paziente lavoro di recupero delle
informazioni per la prima stesura di questo manuale ed anche Enrico Meglioli e Silvia Pedroni
per la definizione finale che ha portato all’attuale versione che va in stampa. Un particolare
ringraziamento ai docenti che gratuitamente – alcuni da più di 15 anni – danno la loro disponibilità
per le lezioni del Corso Base e hanno collaborato per la realizzazione del presente strumento
didattico.
Dr. Maria Pia Bagnato - Responsabile della Formazione AVPA Croce Blu Modena
2
Capitolo
1
Comportamento Deontologico
a cura di Anna Bulgarelli e Fausto Casini
1
1
2
Già Presidente della Croce Blu dal 1990 al 2004 e socia fondatrice nel 1981
Presidente Nazionale ANPAS
3
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _
WWW.CROCEBLU.ORG
2
1. Comportamento Deontologico [durata 90 minuti]
OBIETTIVI:
• apprendimento della nascita e della storia della Croce Blu e dell’ANPAS;
• conoscenza degli Articoli presenti nello Statuto della Pubblica Assistenza di Modena e di
quelli contenuti nel regolamento dell’A.V.P.A. Croce Blu fondamentali per il corretto
comportamento del volontario all’interno dell’Associazione e nei confronti dell’utente;
• illustrazione delle diverse tipologie di servizi offerti dall’Associazione e delle entrate
economiche sulle quali può fare affidamento.
♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦
La storia della Croce Blu dal 1981 ad oggi:
L’Associazione Volontari Pubblica Assistenza - Croce Blu di Modena si
• Dicembre 1981
costituisce con atto notarile ed aderisce all’Associazione Nazionale delle
Pubbliche Assistenze A.N.P.AS.
Viene organizzato il Primo Corso di Formazione per 40 Volontari attivi e
• Gennaio 1982
nell’Aprile dello stesso anno inizia il servizio di trasporto malati con
un’ambulanza dono delle 3 Banche locali. Le finalità della neonata
Associazione sono l’Assistenza ed il Trasporto infermi, malati ed urgenze.
Il D.R. n°347 riconosce all’Associazione Personalità Giuridica e si firma la
• Aprile 1984
prima convenzione con l’U.S.L. per i trasferimenti e le urgenze
inaugurazione della ambulanza n. 4 prima ambulanza attrezzata per
• Settembre 1984
l’emergenza urgenza
costituzione della Consulta del Volontariato di cui l'Associazione fa parte fin
• 1984
dai primi momenti
Ampliamento della convenzione con l’U.S.L. per il trasporto dei disabili e
• 1985
dei dializzati
ristrutturazione dei locali dell’amministrazione comunale che diventeranno
• 1985
la nuova sede della Associazione in Via Giardini 481
iniziativa di promozione del volontariato modenese “Più ricchi dentro” in
• Novembre 1990
collaborazione con le Associazioni di Volontariato del Comune di Modena e
la Consulta del Volontariato
Sulla trasparenza degli atti amministrativi
• 1990 legge 241 e
Sull’ordinamento delle Autonomie Locali
142
Attivazione del servizio di Telesoccorso per anziani autosufficienti soli
• 1990
Inizio attività della Centrale Operativa Modena Soccorso, per la gestione
• 1990
unica delle chiamate d’emergenza sanitaria
Legge Quadro sul Volontariato e sulla Cooperazione Sociale
• 1991 LQ 266 e LQ
381
Firma di una nuova convenzione che regola non solo i rapporti economici
• 1992
ma anche la collaborazione in servizio; approvazione del nuovo Statuto in
linea con lo Statuto proposto dall’ANPAS. e con la Legge Quadro n.266/91
Decennale, festeggiamenti che coinvolgono la città
• 1992
Con il D.R. n°353 del 25.03 si ha l’iscrizione all’Albo Regionale del
• 1993
Volontariato previsto dalla Legge Quadro sul Volontariato
Seminario Nazionale "I nuovi soggetti della politica"
• gennaio 1993
Seminario Nazionale “La dittatura della Notizia: quale rapporto fra
• maggio 1995
informazione e società”
Avvio sperimentale dei Centri Estivi per gli anziani nell’ambito dell’attività di
• 1995
assistenza e impegno sociale in aree di marginalità
dicembre costituzione dell’Associazione servizi per il volontariato”, la Croce
• 1995
Blu è fra i soci fondatori
Legge Regionale per i Centri di Servizio dell’Emilia Romagna
• 1996 LR n. 37
4
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
• 1996
• 1996
• Luglio 1996
• 1996
• Ottobre 1996
• Gennaio 1997
• Luglio 1997
• 1997
• Agosto 1997
• Settembre 1997
• Novembre 1997
• Dicembre 1997
• 1997
• 1999
• 1999
• Dicembre 1999
• 2000
• 2000
• 2000
• Novembre 2000
• 2001
• 2002
Firma convenzione trasporto Dializzati con l’Amministrazione Comunale
partecipazione alla costituzione dell’Associazione di Associazioni per la
gestione del Centro di Servizi per il Volontariato della Provincia di Modena
Costituzione della Cooperativa Sociale Oltre il Blu
Convenzione provinciale per l’emergenza sanitaria sul territorio modenese
Inaugurazione degli uffici ricavati dalla ristrutturazione dei locali di fronte
alla sede
Anno 1 numero 1 del quadrimestrale “Energie Nuove” rivista di cultura e
volontariato curata dalla Redazione della Croce Blu di Modena
inaugurazione del Centro di Servizio per il volontariato della Provincia di
Modena presso la sala del Consiglio Comunale
costituzione del Forum del Terzo Settore della Provincia di Modena
Avvio del “Progetto dimissioni centralizzare dagli ospedali” in
collaborazione con le Pubbliche Assistenze della Provincia di Modena
Terremoto Marche e Umbria. Le PPAA della Provincia di Modena hanno
partecipato con la colonna provinciale della protezione civile fin dai primi
momenti per i soccorsi. Sono state impegnate più di 1.000 giornate di
volontariato di queste 340 giornate coperte interamente dalla Croce Blu di
Modena
Decreto legislativo sulla disciplina Tributaria degli enti non commerciali e
delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale (Onlus)
Avvio del Progetto Colibrì “Agenzia Unica per il Trasporto Disabili” in
collaborazione con le Associazioni del territorio che si occupano
dell’Handicap fisico e psichico (A.N.F.F.A.S., U.I.C., A.S.H.A.M., Ass.
PARAPLEGICI EMILIA ROMAGNA, U.I.L.D.M.) e l’Amministrazione
Comunale, con il Coordinamento della Cooperativa Sociale Oltre il Blu
Partecipazione alla costituzione dell’Università del Terzo Settore di Pisa
Firma delle Convenzioni tra PPAA della Provincia di Modena e Aziende
Sanitarie per le attività di emergenza urgenza e trasporto sanitario
Avvio della campagna per la raccolta fondi Progetto “Nonni al Centro” per la
costruzione del Centro Diurno “La Noce”
Giornata di Studio Internazionale “Il Turismo possibile, esperienze europee
a confronto” – Progetto Horizon 1471/E2/H/R Creazione di un Ostello
aperto
Avvio della costruzione del Centro Nonni “La Noce” con il contributo
fondamentale della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e attraverso
iniziative con Coop Estense nei supermercati e ipermercati modenesi; con il
Centro Commerciale Il Pianeta (“Vola la solidarietà e La Befana viene e…
aiuta i nonni”). Ed inoltre l’Asta della Solidarietà con gli esercenti del
mercato dell’antiquariato; il Banchetto Popolare della Settimana Estense; le
iniziative in centro storico, al mercato del lunedì e alla Fiera di S.
Geminiano.
Alla realizzazione del Centro hanno contribuito anche Istituti di Credito,
Aziende e Famiglie modenesi.
inizia l’attività della Segreteria provinciale per la Formazione, sostenuta
dalla Croce Blu di Modena, prevista nella Convenzione Provinciale firmata
dalle PPAA della provincia e le Aziende Sanitarie modenesi
Si conclude il progetto “Ostello aperto”, finanziato dal FSE, in
collaborazione con l’IPAB S. Filippo Neri, Comune e Provincia di Modena,
Coop Sociale “Oltre il Blu”, A.N.P.AS. e Università del Terzo Settore di Pisa
Legge quadro 328/2000 per la realizzazione del sistema integrato di
interventi e servizi sociali
Inaugurazione della sede di Madonnina della Croce Blu di Modena
Inaugurazione del Blu Net Garage presso la sede di Madonnina: spazio di
5
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
• Aprile 2002
• Ottobre 2002
• Novembre 2002
• Dicembre 2002
• 2003
• Aprile 2003
consultazione Internet e di accoglienza per i giovani dai 12 ai 18 anni
Meeting Nazionale ANPAS organizzato a Modena in occasione dei
festeggiamenti per il Ventennale dell’Associazione
Iniziati i lavori di ristrutturazione del 2° piano della sede e del sottotetto
Convegno “Nonni al Centro, il ruolo del volontariato nella rete dei servizi per
gli anziani”
Celebrazione dei 20 anni di attività con la premiazione dei volontari che
hanno svolto 20 – 15 – 10 – 5 anni di servizio, presso la Sala Consigliare
alla presenza del Sindaco e di Assessori, funzionari delle Aziende Sanitarie
modenesi. Santa Messa in Duomo.
Progetto di prevenzione per i Disturbi del Comportamento alimentare:
serate di informazione e sportello informativo presso l’ambulatorio del
Centro la Noce
Apertura del Centro La Noce. Centro diurno d’accoglienza per anziani
autosufficienti
Chi siamo?
Alcuni dati aggiornati a Novembre 2005
520
3.059
400
329
207
23
5
10
12
2.500
36
100.000
79.591
485
4.446
978
230
682.507
Volontari attivi che effettuano servizio sui mezzi e all’interno dell’Associazione
Servizi di emergenza-urgenza sul territorio modenese nel 2004
Ore di formazione all’anno su 4 diversi livelli di corsi (base e avanzato)
Volontari all’anno coinvolti in programmi di formazione nel 2004
Obiettori di coscienza che, dal 1985 al giugno 2005 (data in cui è terminata la leva
obbligatoria), hanno prestato servizio presso la Croce Blu di Modena
Ragazze che hanno preso parte dal dicembre 2002 fino ad oggi al progetto del Servizio
Civile Volontario
Ragazzi che hanno preso parte dal settembre 2005 fino ad oggi al progetto del Servizio
Civile Volontario
Ragazzi e ragazze che hanno iniziato a settembre 2005 il Servizio Civile Volontario
Anziani ospitati ogni giorno presso il Centro Diurno “La Noce”
Soci Contribuenti iscritti di cui 743 in regola con la quota del 2004
Veicoli per il servizio di cui 8 ambulanze, 19 pulmini e 9 autovetture
Ore di volontariato all’anno (2004)
Servizi all’anno totali (2004)
Servizi di assistenza a manifestazioni sportive (2004)
Servizi interospedalieri (2004)
Consegne pasti a domicilio ad anziani e persone in difficoltà (2004)
Consegne farmaci a domicilio (2004)
Km all’anno totali (2004)
Protezione Civile: Interventi per Alluvione di Sarno, Terremoto dell’Umbria e del
Molise, Campi Profughi in Albania, Progetto Chernobyl, Giubileo dei giovani e della
Protezione Civile, Progetti sanitari rivolti ai bambini della Ex Jugoslavia, Assistenza ai
pellegrini a Roma in occasione della morte di Giovanni Paolo II°.
6
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Le ‘ENTRATE’ dell'Associazione
¾
¾
¾
¾
da soci contribuenti tramite il versamento di una quota sociale annua;
da donazioni private;
da offerte (in genere cittadini-utenti che hanno ricevuto un servizio);
rimborso da convenzioni con l'Azienda U.S.L. o Policlinico e l'Amministrazione
Comunale.
Da qualche anno, pur continuando nella gestione del nostro impegno primario legato al trasporto
sanitario e alla mobilità delle persone disabili, abbiamo avviato una riflessione sul nostro ruolo e la
nostra presenza in città.
Le tesi che si confrontano sono essenzialmente due: la prima vuole il Volontariato, e quindi
l'Associazione, un soggetto fortemente impegnato nella difesa dei diritti dei più deboli e in grado di
esprimere contributi importanti mirati a costruire una società più giusta e solidale; la seconda vuole
un Volontariato che si occupi esclusivamente di organizzare ed erogare servizi, senza entrare nel
merito, ma semplicemente fornendo una risposta, a basso costo, alle richieste di servizi sul
territorio.
Noi riteniamo che il confronto e il dialogo su questo argomento siano estremamente utili ed
importanti e debbano continuare, pur ritenendo la prima tesi quella che meglio interpreta la volontà
delle Associazioni del Volontariato laico e cattolico, locale e nazionale, che da anni si esprimono in
questo senso sollecitando una maggiore partecipazione "politica" del Volontariato.
Pertanto l'obiettivo che ci siamo dati è diffondere la cultura della partecipazione e della soggettività
politica individuale dei Volontari e dell'Associazione. Parlare di politica non è costituire un partito
ma fare in modo che ognuno di noi assuma quella parte di impegno che gli spetta per far rispettare
i propri diritti e quelli delle persone più deboli, impegnandosi contemporaneamente affinché
Istituzioni, Organizzazioni, Imprese e Privati Cittadini facciano la loro parte senza furberie e
soprusi. In altre parole, l'impegno dell'Associazione è contribuire alla promozione e alla diffusione
della cultura di responsabilità di ogni individuo; questo anche attraverso piccoli gesti quotidiani, nel
rispetto della persona, che sono alla base dell'attività svolta dal Volontario nell'Associazione. Di
seguito sono stati inseriti lo Statuto e il Regolamento dell'Associazione e la Legge 266 del 1991
istitutiva del Volontariato.
ASSOCIAZIONE NAZIONALE PUBBLICHE ASSISTENZE (A.N.P.AS.)
Le Pubbliche Assistenze nascono a partire dal 1860 come laiche e
libere Associazioni di volontariato, sotto una grande molteplicità di
nomi: Croce Verde, Croce Bianca, Croce D'Oro, Società di
Salvamento, Fratellanza Militare, Fratellanza Popolare. Dalla Sicilia
al Piemonte, unanimi nel loro impegno, le Pubbliche Assistenze non
fanno distinzioni di servizio per nobili o poveri, servono chiunque
esprima un bisogno, non pongono condizioni all'aiuto prestato, e sono aperte a chiunque voglia
prendervi parte.
Sarà il fascismo a bloccare la crescita del movimento: il regime non poteva far continuare a vivere
una realtà che per sua stessa natura ne rappresentava l'antitesi, in quanto portatrice di valori quali
la solidarietà, la condivisione, il servizio disinteressato. Non è un caso infatti, se nel 1930, con il
Regio Decreto n.84 del 12 febbraio, Vittorio Emanuele III deciderà di trasferire alla Croce Rossa
Italiana tutte le competenze relative al soccorso e scioglierà tutte le associazioni prive di
riconoscimenti giuridici.
Lasciato alle spalle l'orrore bellico il movimento si ricompone spontaneamente e nel 1946 a Milano
si tiene il primo congresso nazionale del dopoguerra. I 20-25 anni che seguono sono caratterizzati
da una crescita complessivamente lenta, ma costante. Sarà negli anni '70 che, con l'avviarsi dei
grandi processi di riforma e con il dibattito ad essi legato, si apre il confronto tra posizioni molteplici
ed eterogenee all'interno del movimento.
Un processo di rinnovamento che ha il suo culmine con il congresso di Sarzana del 1978: ne esce
una Federazione Nazionale profondamente rinnovata sia nell' immagine che nelle proposte. Su
questa strada, le Pubbliche Assistenze, nel corso degli anni, si profilano sempre più come un
7
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
autorevole interlocutore nel mondo del volontariato moderno e dell'associazionismo, nei confronti
delle forze politiche e sociali. Contemporaneamente si moltiplicano e si intensificano le attività e le
iniziative dell'organizzazione, sia nel suo insieme che nel particolare delle singole associazioni.
Un'ulteriore e decisiva svolta è rappresentata nel 1987 dal congresso nazionale di Lerici: viene
elaborato un nuovo statuto nazionale che, innanzitutto modifica la denominazione stessa della
Federazione. Nasce così l' A.N.P.AS., Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze.
Il cambiamento, oltre che d'immagine, è l'espressione di un'evoluzione che mira al rafforzamento
di una concezione unitaria di un grande movimento di volontariato e di solidarietà, assai
diversificato storicamente, culturalmente e geograficamente, cui aderiscono oltre un milione di
persone. Tale rinnovamento è accompagnato da una straordinaria crescita e maturazione
associativa, che porta l'A.N.P.AS. alla sua attuale estensione con l'impegno anche in grandi
progetti di solidarietà internazionale, tra cui i progetti in Bielorussia (Hel for Chernobyl Children), in
ex-Jugoslavia, in Bulgaria e nel Saharawi; i grandi interventi di protezione civile.
1860: le prime associazioni di Pubblica Assistenza si costituiscono come laiche e libere
Associazioni di Volontariato. Finalità: Dare risposte ai bisogni della gente più povera e in difficoltà.
1904: Si costituisce la "Federazione Nazionale delle Pubbliche Assistenze".
1911: REGIO DECRETO n° 638: la Federazione Nazionale delle Pubbliche Assistenze viene
riconosciuta ENTE MORALE.
1930: un REGIO DECRETO scioglie le Pubbliche Assistenze trasferendo beni e competenze.
1946: I° Congresso Nazionale del dopoguerra.
1978: viene organizzato un importante Congresso in cui vengono discusse e ampliate le aree di
interesse e di intervento.
1987: si trasforma da Federazione in Associazione Nazionale Pubblica Assistenza; questo evento
conferisce maggiore dimensione ed unitarietà nazionale al movimento pur nella sua
diversificazione storica.
Attualmente le Pubbliche Assistenze che operano sul territorio nazionale sono 821, con 100.000
volontari, 3.200 obiettori di coscienza, 1.300 volontari in servizio civile e 700.000 soci aderenti.
Mettono a disposizione ogni giorno: 2.700 ambulanze, 200 auto-mediche e 500 mezzi di
protezione civile.
I settori di Attività dell'Anpas:
Le PP.AA. operano nelle seguenti regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia
Romagna, Friuli V.G.,Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna,
Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto.
¾
¾
¾
¾
¾
¾
¾
¾
¾
¾
¾
Impegno sociale ed assistenza in diverse aree della marginalità: portatori di
handicap, anziani, carcerati, tossicodipendenze, AIDS, immigrati ed
extracomunitari.
Attività internazionali: accoglienza, aiuti e assistenza socio-sanitaria (exJugoslavia, Chernobyl, Bulgaria, Saharawi).
Emergenza "118".
Pronto Soccorso: trasporto ammalati e feriti.
Guardia medica.
Servizi ambulatoriali.
Donazione del sangue.
Obiezione di coscienza: convenzione nazionale con l'Ufficio Nazionale per il
Servizio Civile per l'impiego di obiettori di coscienza nelle Pubbliche Assistenze.
Servizio Civile Nazionale: accreditata quale ente di servizio civile per l'impiego di
Volontari e Volontarie in Servizio Civile nelle Pubbliche Assistenze.
Protezione Civile, difesa ambientale ed antincendio.
Corsi di formazione per volontari e cittadini.
8
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Statuto della Pubblica Assistenza di Modena
COSTITUZIONE
Art. 1) - E' costituita con sede in Modena una Associazione di Pubblica Assistenza denominata
"Associazione Volontari Pubblica Assistenza - A.V.P.A.".
Art. 2) - La Pubblica Assistenza "Associazione Volontari Pubblica Assistenza - A.V.P.A." è un
momento di aggregazione dei cittadini che, attraverso la partecipazione diretta, intendono
contribuire alla vita e allo sviluppo della collettività.
Per questa ragione, i propri principi ispiratori sono quelli del movimento del volontariato
organizzato nella Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze alla quale aderisce, nonché quelli
previsti dalla legge dell'11.8.91 n.266.
Art. 3) - La Pubblica Assistenza "Associazione Volontari Pubblica Assistenza - A.V.P.A." è
aconfessionale e apartitica, fonda la propria struttura associativa sui principi della democrazia e
non persegue alcun fine di lucro.
Art. 4) - La Pubblica Assistenza "Associazione Volontari Pubblica Assistenza - A.V.P.A." informa il
proprio impegno a scopi ed obbiettivi di rinnovamento civile, sociale e culturale nel perseguimento
e nell'affermazione dei valori della solidarietà popolare.
Pertanto i suoi fini sono:
a- aggregare i cittadini sui problemi della vita civile, sociale e culturale;
b- ricercare il soddisfacimento dei bisogni collettivi ed individuali attraverso i valori della solidarietà;
c- contribuire all'affermazione dei principi della solidarietà popolare dei progetti di sviluppo civile e
sociale della collettività;
d- contribuire all'affermazione dei principi della mutualità;
e- favorire lo sviluppo della collettività attraverso la partecipazione attiva dei suoi soci;
f- collaborare, anche attraverso l'esperienza gestionale, alla crescita culturale dei singoli e della
collettività;
g- favorire e/o collaborare a forme partecipative di intervento socio sanitario, sull'ambiente,
sull'handicap e ad altre iniziative dirette comunque alla messa in atto di sperimentazioni innovatrici;
h- collaborare con enti pubblici e privati e con altre Associazioni di volontariato per il
perseguimento dei fini e degli obiettivi previsti dal presente Statuto nel rispetto delle reciproche
autonomie, esperienze e ruoli.
Art. 5) - L'Associazione si impegna, sulla base delle proprie disponibilità organizzative, a:
a- organizzare il soccorso e trasporto di ammalati e feriti mediante ambulanze ed altri mezzi idonei;
b- organizzare servizi di assistenza medica e ambulatoriale direttamente o in collaborazione con le
strutture pubbliche;
c- promuovere la raccolta del sangue e la donazione di organi;
d- promuovere iniziative di formazione e informazione sanitaria e di prevenzione della salute nei
suoi vari aspetti sanitari e sociali;
e- organizzare iniziative di protezione civile e di tutela dell'ambiente;
f- promuovere iniziative di carattere culturale, sportivo e ricreativo atte a favorire una migliore
qualità della vita;
g- organizzare la formazione del volontariato in collaborazione anche con i progetti dell'A.N.P.AS.;
h- promuovere ed organizzare incontri per favorire la partecipazione dei cittadini allo studio dei
bisogni emergenti e alla programmazione del loro soddisfacimento;
i- organizzare forme di intervento istitutivo di servizi conseguenti al precedente punto "a";
l- promuovere ed organizzare la solidarietà sui problemi della solitudine e del dolore, istituendo
anche specifici servizi;
m- organizzare servizi sociali e assistenziali, anche domiciliari, per il sostegno a cittadini anziani,
handicappati e, comunque, in condizioni anche temporanee di difficoltà;
n- organizzare momenti di studio ed iniziative di informazione in attuazione dei fini del presente
Statuto anche mediante pubblicazioni periodiche;
o- organizzare i servizi di mutualità.
Art. 6) - La Pubblica Assistenza"Associazione Volontari Pubblica Assistenza - A.V.P.A." fonda le
proprie attività sull'impegno volontario e gratuito dei propri aderenti. Può assumere personale
9
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
dipendente o avvalersi di lavoro autonomo, ai sensi e nei limiti fissati dalla Legge dell'11.8.91 n.
266, esclusivamente per il suo regolare funzionamento oppure per qualificare o specializzare le
attività da essa svolte.
SOCI
Art. 7) - Il numero dei Soci è illimitato.
Essi si suddividono in:
a- Soci attivi, qualora prestino l'opera personale in modo gratuito e continuativo;
b- Soci contribuenti ordinari e sostenitori, qualora versino una quota annuale;
c- Soci benemeriti, per particolari interventi o donazioni in favore dell'Associazione di Soci onorari
per meriti associativi.
Il regolamento al presente Statuto preciserà le norme e le modalità supplementari per la
definizione e l'ammissione dei Soci.
Art. 8) - Possono essere ammessi come Soci tutti coloro che abbiano compiuto il 18° anno di età
o, se minori, siano rappresentati a norma di legge.
Nella domanda di ammissione, controfirmata da un Socio, deve essere indicato a quale delle
categorie di soci si intende appartenere.
Ogni Socio può passare, in seguito a sua domanda, da una categoria all'altra. La delibera
definitiva spetta al Consiglio Direttivo su indicazione della Giunta Esecutiva la quale a sua volta
può proporre tali passaggi.
Art. 9) - I diritti dei soci sono:
a- partecipare alla vita associativa nei modi previsti dal presente Statuto e dai Regolamenti da
esso derivanti;
b- eleggere le cariche sociali ed esservi eletti, salvo i limiti dettati dal regolamento;
c- chiedere la convocazione dell'Assemblea nei termini previsti dal presente Statuto;
d- formulare proposte agli organi di dirigenti nell'ambito dei programmi dell'associazione e in
riferimento ai fini dei vari obiettivi previsti nel presente Statuto.
Art. 10) - I doveri dei soci sono:
a- rispettare le norme del presente Statuto ed i deliberati degli organi associativi;
b- non compiere atti che danneggino gli interessi e l'immagine dell'Associazione.
Art. 11) - Non possono essere soci coloro che svolgono in proprio le stesse attività svolte dalla
Pubblica Assistenza "Associazione Volontari Pubblica Assistenza - A.V.P.A.", coloro che
intrattengono con essa rapporti di lavoro sotto qualsiasi forma e che abbiano, con la stessa,
rapporti di contenuto patrimoniale.
Art. 12) - La qualità di socio si perde:
a- per morosità;
b- per decadenza;
c- per esclusione.
Perdono la qualità di socio contribuente, per morosità, coloro che, entro il termine fissato
dall'Assemblea non hanno rinnovato la sottoscrizione della quota associativa nei limiti deliberati
dall'Assemblea stessa.
Perdono la qualità di socio per decadenza coloro che vengono a trovarsi nelle condizioni di cui al
precedente Art.11 oppure i soci attivi che non svolgono i servizi secondo le norme del
Regolamento.
Perdono la qualità di socio per esclusione coloro che per gravi inadempienze nei confronti del
presente Statuto, rendono incompatibile il mantenimento del loro rapporto con l'Associazione.
Art. 13) - Il Socio sottoposto ai provvedimenti, deve essere preventivamente informato ed invitato
ad esporre le proprie ragioni difensive.
Contro i provvedimenti di cui al precedente comma, il Socio può ricorrere entro un mese dalla
notifica.
I provvedimenti di cui al precedente articolo 12, lettera b) e c), sono esecutivi dal momento della
notifica.
PATRIMONIO E FINANZE
10
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Art. 14) - L'esercizio finanziario della Pubblica Assistenza "Associazione Volontari Pubblica
Assistenza - A.V.P.A." comincia il primo di gennaio e termina il 31 dicembre di ogni anno.
Le entrate della Pubblica Assistenza "Associazione Volontari Pubblica Assistenza - A.V.P.A." sono
costituite:
a- dalle quote degli aderenti;
b- da contributi di privati;
c- da rimborsi derivanti da convenzioni;
d- da contributi di enti pubblici o privati;
e- da entrate che a qualsiasi titolo e secondo i limiti di cui all'Art. 5 della Legge 11.8.91 n. 266,
pervengano all'Associazione per essere impiegate nel perseguimento delle proprie finalità o
specificatamente destinate all'attuazione di progetti.
Art. 15) - Il patrimonio della Pubblica Assistenza "Associazione Volontari Pubblica Assistenza A.V.P.A." è costituito:
a- da beni mobili ed immobili;
b- da titoli pubblici e privati;
c- da lasciti, legati e donazioni purchè accettati dal Consiglio Direttivo.
GLI ORGANI ASSOCIATIVI
Art. 16) - Gli organi della Associazione sono:
a- l'Assemblea dei Soci;
b- il Consiglio Direttivo;
c- il Presidente;
d- la Giunta Esecutiva;
e- il Direttore Sanitario;
f- il Collegio dei sindaci Revisori;
g- il Collegio dei Probiviri.
L'ASSEMBLEA
Art. 17) - L'Assemblea dei Soci si riunisce di norma una volta all'anno entro il 31 marzo per
l'approvazione del bilancio e per gli altri adempimenti di propria competenza.
Si riunisce altresì ogniqualvolta il Consiglio Direttivo lo ritenga opportuno o ne sia fatta richiesta da
almeno un decimo dei soci regolarmente iscritti da non meno di 6 mesi.
Può essere comunque convocata, anche a scopo consultivo, per periodiche verifiche
sull'attuazione dei programmi ed in occasione di importanti iniziative che interessino lo sviluppo
associativo e del volontariato.
Delle riunioni dell'Assemblea deve essere redatto, a cura del Segretario e sotto la responsabilità
del Presidente della stessa, un verbale da trascrivere in apposito "libro verbali" dell'Assemblea.
Le riunioni dell'Assemblea sono valide in prima convocazione quando è presente la metà più uno
degli aventi diritto e in seconda convocazione qualunque sia il numero dei presenti. Fra la prima e
la seconda convocazione deve trascorrere un intervallo di almeno un'ora.
Art. 18) - L'Assemblea adotta le proprie deliberazioni con voto palese. Adotta il metodo del voto
segreto quando si tratti di elezione alle cariche sociali o quando la deliberazione riguarda le singole
persone.
Risultano approvate quelle deliberazioni che raccolgono la maggioranza relativa dei consensi.
Nel caso di modifiche allo Statuto sociale risultano approvate le proposte che abbiano ottenuto la
maggioranza dei consensi, purchè siano presenti alla riunione la metà più uno degli aventi diritto al
voto.
Qualora non sussistano le condizioni di cui al comma precedente, sono approvate quelle proposte
che ottengono il consenso di almeno i quattro quinti dei presenti, qualunque ne sia il numero.
Qualora nel voto a scrutinio segreto le proposte ottengano la parità dei consensi, queste si
intendono respinte.
Nelle elezioni delle cariche sociali qualora due o più candidati ottengano la parità dei consensi,
risultano eletti fino alla concorrenza dei posti disponibili, il più anziano di servizio per quanto
riguarda i soci attivi e per anzianità di iscrizione all'Associazione per quanto riguarda i Soci
11
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
contribuenti.
Art. 19) - L'Assemblea dei Soci è convocata dal Presidente dell'Associazione con avviso da
affiggere nella sede sociale e da divulgare con tutti i mezzi informativi di cui può disporre
l'Associazione.
L'avviso di convocazione, che deve contenere gli argomenti all'ordine del giorno, la data, il luogo e
l'ora della riunione stabiliti per la prima e seconda convocazione, è diffuso almeno dieci giorni
prima di quello fissato per la riunione.
Partecipano all'Assemblea i Soci che si possano ritenere tali in funzione del presente Statuto e dei
regolamenti.
Le riunioni dell'Assemblea dei Soci possono anche divenire pubbliche qualora all'ordine del giorno
siano previsti argomenti di carattere collettivo e di interesse generale.
E' tuttavia facoltà del Presidente dell'Assemblea consentire ai non Soci di prendere la parola.
Art. 20) - In apertura dei propri lavori, l'Assemblea elegge un Presidente e un Segretario.
Nomina quindi due scrutatori per le votazioni palesi e, ove occorra, almeno tre scrutatori per le
votazioni segrete.
Art. 21) - I compiti dell'Assemblea sono:
a- approvare il bilancio consuntivo chiuso al 31/12 dell'anno precedente e approvare il bilancio
preventivo;
b- approvare la relazione del Consiglio Direttivo;
c- approvare e modificare l'ammontare delle quote associative e determinare il termine ultimo per il
loro versamento;
d- approvare le linee programmatiche dell'Associazione;
e- approvare e modificare i regolamenti di funzionamento dei servizi dell'Associazione
uniformandoli alla natura partecipativa della stessa;
f- approvare e modificare il regolamento generale dell'Associazione uniformandolo alla natura
partecipativa della stessa;
g- eleggere il Consiglio Direttivo scegliendo i componenti fra gli aderenti all'Associazione;
h- eleggere il Collegio dei Sindaci Revisori;
i- eleggere il Collegio dei Probiviri;
l- approvare le modifiche dello Statuto;
m- deliberare su tutti gli argomenti sottoposti alla sua approvazione.
IL CONSIGLIO DIRETTIVO
Art. 22) - Il Consiglio Direttivo è formato da quindici componenti. Dura in carica tre anni ed i suoi
membri sono rieleggibili.
Il Consiglio Direttivo si riunisce quando il Presidente lo ritiene opportuno o ne sia fatta richiesta da
almeno un terzo dei suoi componenti. Le riunioni del Consiglio Direttivo sono convocate dal
Presidente.
Il Consiglio Direttivo delibera con votazione segreta quando ciò sia richiesto da almeno un terzo
dei consiglieri presenti. Tali votazioni sono controllate dal Presidente e da due scrutatori nominati
dal Consiglio stesso.
L'avviso di convocazione, che deve contenere gli argomenti all'ordine del giorno, l'ora, la data e il
luogo della riunione, deve essere esposto nei locali della sede sociale.
Delle riunioni del Consiglio Direttivo viene redatto un verbale a cura del Segretario e sotto la
responsabilità del Presidente, da trascrivere in apposito "libro verbali" del Consiglio Direttivo.
Art. 23) - I compiti del Consiglio Direttivo sono:
a- predisporre le proposte da presentare all'Assemblea per gli adempimenti di cui al precedente
articolo 21;
b- eseguire i deliberati dell'Assemblea;
c- adottare tutti i provvedimenti necessari alla gestione dell'Associazione;
d- stipulare contratti, convenzioni, accordi nel perseguimento degli obiettivi associativi;
e- aderire ad organizzazioni locali di volontariato in attuazione dei fini e degli obiettivi del presente
Statuto;
f- adottare i provvedimenti di cui al precedente articolo 12;
g- assumere, in caso di necessità, il personale dipendente o stabilire forme di rapporto di lavoro
12
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
autonomo nei limiti del presente statuto e della legge 11.8.91 n.266.;
h- assumersi tutti gli altri poteri amministrativi e direttivi dell'Associazione, salvo quelli attribuiti, dal
presente Statuto, all'Assemblea, alla Giunta Esecutiva e al Presidente.
Art. 24) - Le riunioni del Consiglio Direttivo sono valide quando ad esse partecipi la metà più uno
dei componenti.
Il Consiglio Direttivo approva le proprie deliberazioni con il metodo del voto palese, salvo quando si
tratti di votazioni riguardanti le singole persone o di elezioni alle cariche sociali. Per la validità delle
deliberazioni valgono le stesse norme stabilite per l'Assemblea dei Soci.
Art. 25) - Il Consiglio Direttivo nella sua prima riunione, dopo l'elezione da parte dell'Assemblea,
elegge, al proprio interno, il presidente, il Vicepresidente, che sostituisce il Presidente nelle sue
funzioni in caso di assenza o di impedimento, la Giunta Esecutiva e nomina il Direttore Sanitario.
Art. 26) - Qualora il Consiglio Direttivo per vacanza comunque determinata, debba procedere alla
sostituzione di uno o più dei propri componenti, seguirà l'ordine decrescente della graduatoria dei
non eletti.
Nel caso che non disponga di tale graduatoria o che questa sia esaurita, procederà alla
cooptazione salvo ratifica da parte dell'Assemblea alla sua prima riunione.
La vacanza comunque determinata dalla metà più uno dei componenti il Consiglio direttivo
comporta la decadenza del medesimo.
La decadenza del Consiglio comporta anche quella del Collegio dei Revisori e del Collegio dei
Probiviri. Nel caso di decadenza degli organi associativi, il Presidente dell'Associazione provvede
immediatamente alla convocazione dell'Assemblea per la rielezione degli organi medesimi.
IL PRESIDENTE
Art. 27) - Il Presidente ha la legale rappresentanza dell'Associazione, può stare in giudizio per la
tutela degli interessi morali e materiali dell'Associazione, può nominare avvocati e procuratori nelle
liti attive e passive.
Il Presidente sottoscrive tutti gli atti e contratti stipulati dall'Associazione e riscuote, nell'interesse
dell'ente, somme da terzi rilasciando liberatoria quietanza.
Il Presidente, se autorizzato, può delegare in parte o interamente i propri poteri al Vicepresidente o
ad un altro componenete del Consiglio stesso.
LA GIUNTA ESECUTIVA
Art. 28) - La Giunta Esecutiva disimpegna gli ordinari affari amministrativi, sorveglia l'andamento di
tutti i servizi sociali, esaminando le domande di ammissione e dimissione dei Soci, di ciò informa il
Consiglio Direttivo che delibera in merito.
In caso di urgenza può deliberare con i poteri del Consiglio Direttivo, salvo ratifica del Consiglio
stesso.
La Giunta Esecutiva è formata da sette componenti compreso il Presidente e il Vice Presidente.
Art. 29) - La Giunta Esecutiva può essere convocata dal Presidente anche con un solo giorno di
preavviso e la riunione è ritenuta valida quando intervengano almeno quattro dei suoi componenti.
La Giunta delibera a maggioranza semplice dei presenti mediante voto palese.
IL DIRETTORE SANITARIO
Art. 30) - Il Direttore Sanitario ha l'obbligo di sovrintendere alla formazione dei volontari ed al
disimpegno dei servizi di soccorso e d'urgenza e a tutto quanto concerne la gestione sanitaria
dell'Associazione.
IL COLLEGIO DEI SINDACI REVISORI DEI CONTI
Art. 31) - Il Collegio dei Sindaci Revisori dei Conti è composto da tre membri effettivi e da due
supplenti, dura in carica due anni e i suoi componenti, che possono essere scelti fra i non Soci,
sono rieleggibili.
Nella prima riunione dopo la nomina da parte dell'Assemblea, il Collegio dei Revisori dei Conti,
elegge al suo interno il Presidente.
13
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Art. 32) - Il Collegio dei Sindaci Revisori dei Conti, almeno trimestralmente, verifica la regolare
tenuta delle scritture contabili e lo stato di cassa dell'Associazione.
Verifica altresì il Bilancio Consuntivo, predisposto dal Consiglio Direttivo.
IL COLLEGIO DEI PROBIVIRI
Art. 33) - Il Collegio dei Probiviri è composto da tre membri effettivi e da due supplenti, dura in
carica due anni e i suoi componenti, che possono essere scelti fra i non soci, sono rieleggibili.
Nella prima riunione, dopo la nomina da parte dell'Assemblea, il Collegio dei Probiviri elegge al
suo interno il Presidente.
Art. 34) - Il Collegio dei Probiviri, con giudizio insindacabile, delibera sui ricorsi presentati dai Soci
contro i provvedimenti adottati dal Consiglio Direttivo ai sensi del precedente articolo 12.
Delibera altresì sulle controversie fra Soci e Consiglio Direttivo e tra singoli componenti del
Consiglio e il Consiglio stesso. Delle proprie riunioni il Collegio dei Probiviri redige un verbale da
annotare su apposito libro.
Le decisioni del Collegio dei Probiviri sono comunicate agli interessati a cura del Presidente
dell'Associazione.
REGOLAMENTI
Art. 35) - Qualora per decisione dell'Assemblea vengono istituite una o più Sezioni, le stesse
dovranno essere dotate di regolamenti organizzativi e di funzionamento che siano conformi ai
criteri partecipativi di questo Statuto.
Art. 36) - I regolamenti associativi determinano le forme di partecipazione consultive alle riunioni
del Consiglio Direttivo.
E' comunque incompatibile l'appartenenza al Consiglio Direttivo per quanti abbiano rapporti di
lavoro di qualsiasi natura con l'Associazione.
Le cariche sociali sono gratuite salvo il rimborso di spese effettivamente sostenute e documentate.
Art. 37) - I regolamenti da sottoporre all'Assemblea ordinaria detteranno norme specifiche per
l'attuazione del presente Statuto. Tali norme saranno vincolanti per tutta l'Associazione.
SCIOGLIMENTO
Art. 38) - In caso di scioglimento il patrimonio dell'Associazione sarà affidato ad un curatore,
individuato dal Consiglio Direttivo, che, in accordo con la Consulta Comunale del Volontariato, lo
destinerà ad iniziative analoghe e rispondenti alla legge 11.8.91 n.266 da organizzare sul territorio
in cui l'Associazione stessa era ubicata.
DISPOSIZIONI FINALI
Art. 39) - Per quanto non previsto dal presente Statuto valgono le norme dei regolamenti da esso
derivanti o quanto stabiliscono le leggi dello Stato in materia ed in particolare la Legge 11.8.91 n.
266.
REGOLAMENTO dell’A.V.P.A. CROCE BLU di Modena
ART. 1
CONOSCENZA DELLO STATUTO E DEL REGOLAMENTO
E’ preciso dovere d’ogni socio conoscere tutti gli articoli del presente REGOLAMENTO e gli articoli
dello STATUTO dell’Associazione.
14
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
La mancata conoscenza dello Statuto e del Regolamento non giustifica un’eventuale mancanza o
inadempienza.
ART. 2
SOCI (art. 5 statuto)
I Soci che intendono aderire alla Croce Blu di Modena a seconda del loro modo di partecipare,
saranno suddivisi nelle seguenti categorie:
* SOCI ATTIVI;
* SOCI ORDINARI;
* SOCI SOSTENITORI;
* SOCI BENEMERITI.
SOCI ATTIVI:
Sono coloro che, accettati a seguito di domanda scritta sull’apposito modulo, s’impegnano
volontariamente e spontaneamente, senza pretesa di compenso, per la prestazione della propria
opera per gli scopi dell’Associazione in conformità al presente Regolamento.
SOCI CONTRIBUENTI:
Sono coloro che, accettati a seguito di domanda scritta nell’apposito modulo, versano una quota
associativa deliberata dal Consiglio Direttivo:
GIOVANI ASSOCIATI......€. 10, 00 (0 - 16 anni);
ORDINARI..…...................€. 20,00 (da 16 anni in poi);
SOSTENITORI...................€. 30,00 (da 16 anni in poi);
BENEMERITI per donazioni una tantum di particolare importanza.
ART. 2 BIS GIOVANI IN SERVIZIO CIVILE PRESSO L’ASSOCIAZIONE
L’Associazione è Ente di servizio civile e pertanto riconosce nella presenza dei giovani che stanno
svolgendo il servizio civile alternativo a quello militare, ai giovani del Servizio Volontario Europeo o
altre forme di servizio civile legalmente riconosciute all’interno delle attività associative
un’opportunità di crescita e d’approfondimento dei valori espressi negli obiettivi statutari.
I giovani che prestano il loro servizio civile presso l’Associazione, pur non acquisendo la qualifica
di Socio di cui all’art. 2, possono presenziare come uditori a tutte le assemblee generali di cui
all’art. 17 dello statuto e alle sedute del consiglio direttivo di cui all’art. 22 dello statuto.
All’interno dell’orario di servizio dei suddetti giovani sono previsti momenti di riunione convocati dal
responsabile del servizio civile.
Il consiglio direttivo dovrà preventivamente consultare le riunioni dei giovani in servizio civile ogni
qualvolta si decida di mettere in discussione argomenti riguardanti la gestione del servizio civile
all’interno dell’Associazione e riguardanti le tematiche attinenti con il servizio stesso.
Il gruppo dei giovani in servizio civile ha la facoltà di eleggere un proprio rappresentante che
partecipi senza diritto di voto in orario di servizio alle riunioni del Consiglio Direttivo; detto
rappresentante rimarrà in carica 4 mesi.
Nel caso che un socio dell’Associazione sia assegnato in servizio civile presso la medesima egli
sarà sospeso temporaneamente fino alla fine del suo servizio dalla sua qualifica Associativa e
pertanto vedrà sospesa in quel periodo ogni possibilità di partecipazione, fatto salvo quanto
disposto dal presente articolo agli organi associativi di cui all’art. 16 dello statuto.
ART. 3
NORME D’IDONEITÀ’ E AMMISSIONE PER I SOCI ATTIVI
Per essere ammessi a far parte dell’Associazione come soci attivi, i richiedenti, oltre a quanto
disposto dallo Statuto, devono essere in possesso dei seguenti requisiti:
15
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
a) avere compiuto il sedicesimo anno d’età. Per i giovani dai sedici ai diciotto anni occorre
l’autorizzazione firmata dai genitori, o di chi ne esercita la patria potestà, in calce alla domanda.
b) possedere attitudini e requisiti morali nonché fisici per l’espletamento del servizio dichiarati sotto
la propria responsabilità e valutati dalla Giunta Esecutiva (art.32 dello Statuto).
I soci attivi si impegnano volontariamente e spontaneamente, senza pretesa di compenso alcuno,
all’osservanza di tutte le norme del presente regolamento ed a quelle emanate per il buon
andamento del servizio e per il decoro dell’Associazione.
Si impegnano altresì ad eseguire i servizi che sono loro richiesti, con disciplina e correttezza e, in
particolare, ad osservare il segreto su quanto e’ venuto loro a conoscenza nell’espletamento dei
servizi prestati od in conseguenza di questi.
ART. 4 NORME PER L’ABILITAZIONE DEL SOCIO ATTIVO E PERCORSO FORMATIVO
Si riconoscono Soci attivi tutti coloro che compilata la domanda d’iscrizione e svolto il
percorso formativo previsto per le mansioni che andranno a svolgere in Associazione
prestano la loro opera in modo continuo nei vari ambiti d’impegno dell’Associazione sia sui
mezzi sia nelle attività interne di gestione dell’Associazione.
Per il servizio sui mezzi è obbligatorio un percorso formativo così strutturato:
¾ SERVIZI SOCIALI (SS)
Incontro con il Presidente o suo delegato. Segue un incontro sulle modalità di trasporto.
Obiettivo dell’incontro: presentazione dell’Associazione, dell’organizzazione, delle varie tipologie di
servizi di trasporto, del percorso formativo, consegna del regolamento e dello statuto.
Dopo tre mesi di servizio il/la volontario/a può avere la divisa e il cartellino A.N.P.AS. dandone
comunicazione alla segreteria Soci. Da quel momento è rilevata la presenza ai fini del
riconoscimento dell’anzianità di servizio.
¾ TERZO E/O SOCIO ESTATE
E’ il Volontario che ha frequentato solo la prima parte del corso, come proposto dal Responsabile
della Formazione in accordo con il Direttore Sanitario. Può svolgere solo i servizi ordinari; può fare
parte dell’equipaggio che svolge i servizi ordinari in ambulanza.
Dopo tre mesi di servizio il/la volontario/a può avere la divisa e il cartellino A.N.P.AS. dandone
comunicazione alla segreteria Soci. Da quel momento è rilevata la presenza ai fini del
riconoscimento dell’anzianità di servizio.
¾ SECONDO COMPONENTE EQUIPAGGIO AMBULANZA
Dopo aver frequentato tutto il corso teorico, avere risposto al questionario con risultato sufficiente,
il/la Volontario/a, può uscire sulle ambulanze, su indicazione del Capoturno, come terzo
componente dell’equipaggio; dopo tre mesi e non meno di dieci turni assume la qualifica di
secondo.
A completamento del percorso formativo, sentito il parere della Giunta Esecutiva, la Direzione
Sanitaria consegnerà al neo Volontario l’attestato di partecipazione al corso.
E’ compito del Direttore Sanitario e del Responsabile della Formazione l’individuazione del livello
formativo dei volontari in relazione al risultato dei vari percorsi formativi.
E’ compito del Direttore Sanitario e del Responsabile della Formazione proporre al Consiglio
Direttivo variazioni sul percorso formativo dei Volontari e dei dirigenti dell’Associazione.
I volontari che desiderano prestare servizio sulle ambulanze convenzionate con il sistema 118,
dovranno frequentare un ulteriore corso di formazione di livello avanzato che organizza sul
territorio provinciale la Segreteria Provinciale per la formazione su indicazione delle Pubbliche
Assistenze. (spf croceblu.org)3
ART. 5
3
SERVIZI INTERNI
Il testo in corsivo non fa parte del Regolamento
16
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Si intendono soci attivi anche coloro che svolgono servizi interni in modo continuativo per
l’Associazione in relazione alle esigenze della stessa previa approvazione del Consiglio Direttivo.
ART. 6
PRESENZE DEI SOCI ATTIVI
Al momento dell’iscrizione i volontari si mettono a disposizione, in relazione al percorso formativo
che effettueranno, per tutte le attività che l’Associazione svolge siano esse di trasporto,
d’assistenza, di promozione o altre attività ispirate alle linee statutarie svolte anche in
collaborazione con altre Associazioni, Enti od Organizzazioni.
La Croce Blu di Modena chiede al socio attivo una disponibilità minima di ventiquattro turni annui
computati nell’anno solare (1 gennaio - 31 dicembre) sei di questi dovranno essere concordati con
il gruppo turni per essere svolti in giorni festivi e prefestivi. Per eventuali esigenze di servizio,
sempre nei giorni festivi e prefestivi, il gruppo turni si impegna a chiedere la presenza ai Volontari
con preavviso di almeno cinque giorni.
Il volontario comunica al gruppo turni la Sua disponibilità programmata (turno fisso) e quella
straordinaria con l’indicazione dei periodi di disponibilità per giorno e orario (comparati al turno di
quattro ore) sui quali l’Associazione si riserva di utilizzare la disponibilità stessa nel contesto delle
esigenze del servizio in accordo con il socio, nella normale rotazione per una corretta e snella
organizzazione dei servizi. Il volontario è ritenuto automaticamente in turno secondo la disponibilità
programmata.
Il computo dei servizi al 31 dicembre per i soci iscritti nel corso dell’anno sarà effettuato in
dodicesimi. Nel caso d’assenza dal servizio per un periodo superiore a quattro mesi la
riammissione al servizio attivo, sentito il parere del Responsabile della gestione dei turni, sarà
decretato dalla Giunta Esecutiva che potrà prevedere nuovi momenti di formazione per lo
svolgimento del servizio.
Eventuali casi in deroga a quanto precedentemente esposto, su segnalazione del Responsabile
della gestione dei turni, saranno valutati dalla Giunta Esecutiva.
Il socio attivo si impegna altresì a segnalare tempestivamente, o meglio con un congruo anticipo,
al Responsabile della gestione dei turni o ad un suo collaboratore gli eventuali periodi d’assenza o
indisponibilità, per malattia, infortunio o quei fatti e situazioni che possono far perdere in tutto o in
parte i requisiti d’idoneità dichiarati nella domanda d’ammissione.
TUTTI I VOLONTARI, PER NON CREARE DISSERVIZIO, SONO TENUTI AD ESSERE
ESTREMAMENTE PUNTUALI PER L’INIZIO DEL TURNO.
Coloro che disertano il turno concordato o disattendono in tutto o in parte il contenuto del presente
articolo, sono passibili di provvedimenti disciplinari.
ART. 7
DIRITTI DEI SOCI
1) I soci attivi possono usufruire gratuitamente di tutti i trasporti in ambulanza che si rendessero
necessari per loro e per i componenti del loro nucleo familiare. Il socio attivo gode di una
COPERTURA ASSICURATIVA che lo tutela nell’espletamento del servizio, in caso di ritiro della
patente di guida, infortunio e responsabilità civile. 2) I soci ordinari, sostenitori e benemeriti
possono usufruire per loro e per i componenti del loro nucleo familiare, di due trasporti in
ambulanza all’anno gratuiti all’interno, e di uno fuori dal territorio di competenza dell’U.S.L. ex n.16
(Modena, Bastiglia, Bomporto, Campogalliano, Castelfranco Emilia, Castelnuovo Rangone,
Nonantola, Ravarino, S. Cesario sul Panaro, Soliera) scontato del 50% purché in regola con il
pagamento della quota associativa da almeno sei mesi.
ART. 8
PARTE PRATICA DEL SERVIZIO
All’inizio del turno saranno eseguite con cura le seguenti disposizioni:
a) firmare il registro delle presenze in modo leggibile indicando il numero della tessera;
17
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
b) assicurarsi che sui mezzi sia disponibile tutto quanto necessita segnalando al capoturno le
eventuali carenze provvedendo, per quanto e’ possibile, a reintegrare personalmente il
materiale mancante;
c) controllare la pulizia e lo stato della biancheria nonché degli automezzi;
d) collaborare alla pulizia della sede;
e) accertarsi della disinfezione della cellula sanitaria.
E’ compito di tutti i soci attivi in servizio accertare ed eseguire quanto sopra indicato.
Gli incarichi assegnati ai soci attivi durante il turno sono i seguenti:
CAPOTURNO;
AIUTO CAPOTURNO;
COMPONENTI DELL’EQUIPAGGIO.
TUTTI GLI INCARICHI AFFIDATI SONO MODIFICABILI SOLAMENTE PER ESIGENZE DI
SERVIZIO.
¾ CAPOTURNO
Considerata l’importanza del ruolo del capoturno nello svolgimento dell’attività di trasporto
dell’Associazione, questo incarico è proposto dal Responsabile della gestione dei turni, e ratificato
dalla Giunta Esecutiva.
I requisiti per svolgere questa funzione sono:
• aver compiuto i 21 anni d’età;
• avere almeno 2 anni d’esperienza come socio attivo.
Per i Volontari che svolgono le funzioni di capoturno è previsto un periodo di formazione teorica
proposta dal Responsabile della formazione e un periodo di formazione pratica di almeno sei mesi
come aiuto capoturno. Inoltre dovrà partecipare ai periodici incontri informativi per i capoturno e
partecipare il più assiduamente possibile alle riunioni del Consiglio Direttivo in modo da essere
costantemente informato di tutte le decisioni deliberate.
Il Capoturno:
1) coordina e dispone l’ordine d’uscita dei mezzi e decide la composizione degli equipaggi;
2) risponde alla Giunta Esecutiva del comportamento dei singoli volontari in servizio e in sede e si
accerterà che sia provveduto a quanto disposto ai punti a) b) c) d) e);
3) ha la completa responsabilità del turno e non potrà farsi sostituire se non per validi motivi, tale
sostituzione dovrà essere effettuata avvalendosi di un socio attivo di fiducia fermo restando che la
responsabilità del turno rimane al capoturno incaricato;
4) oltre ad avere la responsabilità della centrale radio telefonica dovrà sorvegliare che tali
apparecchiature siano utilizzate esclusivamente per motivi di servizio;
5) deve riferire ai responsabili dei vari settori dell’Associazione le eventuali carenze rilevate ed ogni
altra osservazione utile al buon funzionamento nonché trasmettere ai diretti interessati i messaggi
a loro indirizzati verificando che questi siano leggibili, chiari, datati, firmati e scritti sugli appositi
moduli;
6) deve prendere visione del REGISTRO DELLE CONSEGNE, nel quale saranno inseriti i verbali
delle riunioni del Consiglio Direttivo ed eventuali comunicazioni riguardanti il servizio, dai
responsabili del settore;
7) farà le consegne al capoturno successivo aspettando il suo arrivo trasmettendogli le notizie
necessarie per la prosecuzione dei servizi;
18
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
8) nel caso di chiamate di primo soccorso (urgenza) dovrà contattare la Centrale Operativa di
Modena Soccorso e, in collaborazione con essa, concorderà le modalità d’intervento come
previsto dal protocollo d’intesa a tal scopo predisposto;
9) controlla le somme ricevute e le registrazioni effettuate;
10) gli e’ tassativamente vietato rilasciare informazioni telefoniche sia sui soci sia sui servizi.
Per richieste di servizi relativi al territorio extra comunale, e in caso di difficoltà, il capoturno dovrà
farsi carico di contattare le Associazioni di Pubblica Assistenza (Croci Blu, Croci Verdi ecc.) della
provincia fornendo loro i dati relativi al trasporto.
Per i Volontari che svolgono le funzioni di Capoturno è previsto un periodo di formazione teorica a
cura del Responsabile della formazione e un periodo di formazione pratica di almeno sei mesi
come Aiuto Capoturno.
¾ AIUTO CAPOTURNO
Collabora con il capoturno per la ricezione delle richieste d’intervento e, solo dopo essersi
consultato con il capoturno, completa scrupolosamente le schede di prenotazione con tutti i dati
indicati sul modulo.
Prende in consegna le somme in denaro e provvede alle registrazioni.
E’ tenuto a far si che tutte le entrate o le uscite in denaro siano documentate e registrate (foglio di
viaggio o ricevuta).
Controlla che i fogli di viaggio siano compilati in modo corretto e leggibile in tutte le parti.
Per i Volontari che svolgono funzioni d’Aiuto Capoturno è previsto un incontro con il Presidente o
suo delegato e il Responsabile del gruppo turni. Obiettivo dell’incontro è presentare le
caratteristiche e i compiti di questo incarico, segue un periodo d’affiancamento di almeno 2 mesi
oppure otto turni. Sia l’incarico di capoturno che d’Aiuto Capoturno devono essere ratificati dalla
Giunta Esecutiva.
¾ COMPONENTI DELL’EQUIPAGGIO
9 L’AUTISTA
Per la guida delle ambulanze e’ richiesto il possesso della patente di guida “B” da almeno un anno
e, comunque, resta valido quanto disposto dalla legislazione vigente in materia di circolazione
stradale.
Per l’abilitazione alla guida delle ambulanze i soci attivi, che prestano servizio attivo da almeno un
anno e abilitati come Terzi/Soci Estate da almeno tre mesi, dovranno sostenere delle prove
pratiche ( PERCORSO FORMATIVO) da effettuare con un Consigliere responsabile o un suo
collaboratore.
Il percorso formativo sarà predisposto dal responsabile del gruppo guide (nominato dal Consiglio
Direttivo) di concerto con il responsabile del gruppo formazione e approvato dal Consiglio Direttivo.
Il percorso formativo prevederà l’abilitazione progressiva alla
• GUIDA “C” (guida ambulanza a vuoto accompagnato da socio abilitato alla guida almeno “B”);
• GUIDA “B” (guida con paziente a bordo esclusi i trasporti d’emergenza, fatte salve valutazioni
contrarie dei soci abilitati accompagnatori);
• GUIDA “A” (guida in tutte le circostanze emergenza compresa).
Dal compimento del 65° anno d’età ed entro il compimento del 66°, il volontario che desidera mantenere
l’abilitazione alla guida “A” si dovrà sottoporre ad un colloquio con il direttore sanitario che ne accerterà
l’idoneità alla guida anche proponendo eventuali approfondimenti diagnostici.
Successivamente il volontario dovrà sottoporsi allo stesso colloquio con cadenza biennale.
Per la guida dei pulmini e degli altri mezzi speciali (ESCLUSE AUTOAMBULANZE E
AUTOVETTURE) in assenza delle abilitazioni A, B, o C è necessaria l’abilitazione “D” che
presuppone la patente di guida da almeno 6 mesi e l’aver partecipato al percorso formativo
19
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
predisposto dal responsabile del gruppo guide di concerto con il responsabile della formazione e
approvato dal Consiglio Direttivo.
Per l’utilizzo delle autovetture, in assenza delle abilitazioni A, B, C, o D, è necessaria l’abilitazione
“E” che presuppone la patente di guida da almeno 6 mesi e l’aver effettuato almeno tre turni con
un volontario accompagnatore. Detta abilitazione sarà inserita dal gruppo formazione nel registro
soci.
Il neo abilitato alla guida riceverà un estratto del presente regolamento che lo aggiornerà sulle
responsabilità e sui comportamenti da tenere nel condurre i mezzi di proprietà dell’Associazione.
L’abilitato alla guida d’autoambulanza azionerà il dispositivo acustico d’emergenza (sirena) e
quello visivo (lucciola) solo nei casi d’effettiva necessità, in particolare NON SI DEVE FARE USO
DEI LAMPEGGIATORI NEI TRASPORTI ORDINARI.
La guida delle ambulanze deve essere calma e sicura, specialmente nei trasporti d’emergenza,
tenendo conto dell’esigenza di stabilità del trasportato e attenendosi scrupolosamente per questo
alle istruzioni del “secondo” che stazionerà all’interno della cellula sanitaria.
I SEGNALI D’EMERGENZA (LUCCIOLA E SIRENA) CHIEDONO STRADA MA NON DANNO
NESSUN DIRITTO DI PRECEDENZA, DI CONSEGUENZA AI SEMAFORI ROSSI E AGLI STOP
STRADALI OCCORRE FERMARSI PER POI RIPARTIRE QUANDO S’E’ CERTI DI NON
CAUSARE INCIDENTI.
L’uso della sirena deve essere fatto in modo continuativo e non solo in prossimità degli incroci; è
comunque consigliabile NON USARE I SEGNALI ACUSTICI (SIRENA) IN PROSSIMITA’ DEI
LUOGHI DI CURA.
L’autista non si può esimere dalle operazioni di soccorso in aiuto al “secondo” con il quale
organizza le operazioni d’intervento.
E’ fatto di norma divieto all’autista di avere a bordo dell’ambulanza persone non facenti parte
dell’equipaggio in caso di servizi di primo soccorso (urgenza).
Tutti i soci in possesso di una qualsiasi abilitazione alla guida (A, B, C, D o E):
• hanno la responsabilità dei mezzi che conducono E DOVRANNO FARE RAPPORTO NEL
CASO D’INCIDENTI O PROBLEMI;
• sono tenuti a rispettare RIGOROSAMENTE le norme del Codice della strada.
La guida di tutti i mezzi deve essere calma e sicura e deve tenere conto delle esigenze e delle
condizioni del trasportato.
Eventuali danni riportati dai mezzi dell’Associazione, PER NEGLIGENZA GRAVE DELL’AUTISTA,
potranno essere a questo addebitate parzialmente o totalmente.
PER NEGLIGENZA GRAVE DELL’AUTISTA, tutte le contravvenzioni elevate saranno addebitate
all’autista stesso.
In caso d’incidenti di qualsiasi natura ed entità al mezzo, l’autista deve sempre raccogliere i dati
delle persone e dei mezzi coinvolti e riportarli correttamente, con la sintesi della dinamica del
sinistro, sul registro dei verbali dei sinistri controfirmando la dichiarazione; tale registro sarà
scrupolosamente conservato dal capoturno.
Si terrà memoria di tutti i sinistri e delle segnalazioni di comportamenti scorretti nella conduzione dei
mezzi.
Il responsabile delle guide proporrà, se necessario, colloqui con l’Ufficio di Presidenza al fine di
stabilire interventi sanzionatori o di sospensione.
In caso di necessità e fino alla ratifica della Giunta Esecutiva, l’Ufficio di Presidenza di concerto
con il responsabile delle guide, può sospendere immediatamente e in via cautelativa qualsiasi
abilitazione alla guida, dandone comunicazione al gruppo che si occupa dell’organizzazione dei
turni di servizio e al responsabile del gruppo formazione.
20
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Il responsabile delle guide, di concerto con la Giunta Esecutiva, sulla base delle statistiche annuali
dei sinistri e delle infrazioni al codice della strada proporrà automatismi sanzionatori e/o di
sospensione delle abilitazioni al fine di tutelare la sicurezza del servizio, i beni e l’immagine
dell’Associazione. Detti automatismi saranno comunicati, dalla data d’entrata in vigore, a tutti gli
abilitati.
GLI APPARATI RADIORICETRASMITTENTI DOVRANNO ESSERE USATI SOLO PER MOTIVI
INERENTI AL SERVIZIO.
9 IL SECONDO
E’ tenuto a compilare correttamente, ed in ogni sua parte, i moduli predisposti per rilevare i dati dei
servizi (foglio di viaggio e modulo di pronto soccorso) ed ha l’obbligo, durante il trasporto
dell’ammalato, D’ASSISTERLO NELLA CELLULA SANITARIA.
DEVE COLLABORARE CON L’AUTISTA DURANTE L’EFFETTUAZIONE DELLE MANOVRE
FORNENDOGLI, DA TERRA, TUTTE LE INDICAZIONI NECESSARIE PER LA BUONA RIUSCITA DI
QUESTE ULTIME.
9 IL TERZO
L’aspirante “Secondo” avente la qualifica di “TERZO” può effettuare, come secondo componente
dell’equipaggio, i seguenti trasporti:
- dialisi;
- fisioterapia;
- interospedalieri;
- dimissioni.
E’ compito dell’equipaggio, nello svolgimento del servizio, attenersi scrupolosamente alle
disposizioni ricevute dal personale sanitario e da quello preposto al coordinamento.
Al termine d’ogni servizio i volontari cureranno il riordino e la pulizia del mezzo utilizzato in modo
che sia pronto per un nuovo impiego.
Durante il servizio e’ vietata qualsiasi variazione di tragitto o d’intervento se non debitamente
autorizzato dal capoturno.
Per eventuali offerte ricevute durante il servizio E’ OBBLIGATORIO rilasciare regolare ricevuta
(copia bianca del foglio di viaggio).
Tali somme saranno consegnate al capoturno.
SI METTE A CONOSCENZA CHE IL SOCIO ATTIVO IN SERVIZIO E’ RESPONSABILE DEL
PAZIENTE PRELEVATO PRESSO UN ENTE OSPEDALIERO O ALTRO LUOGO, DAL
MOMENTO DEL PRELEVAMENTO AL MOMENTO IN CUI VIENE AFFIDATO AL PERSONALE
DELL’ENTE DI DESTINAZIONE O AI FAMILIARI.
Il socio attivo che rilevi lo stato di precarie condizioni economiche di un trasportato può, a suo
giudizio, rendere il trasporto gratuito (trasporti extra - comunali).
IN INTERVENTI DI PRIMO SOCCORSO (URGENZA) NON POTRANNO PARTECIPARE SOCI
ATTIVI CHE NON ABBIANO COMPIUTO IL DICIOTTESIMO ANNO D’ETA’.
Tutti i volontari in turno di servizio indosseranno la divisa stabilita nonché il cartellino di
riconoscimento. L’abbigliamento dovrà essere idoneo e consono al servizio, in particolare non si
dovranno indossare: sandali, ciabatte e scarpe con tacchi alti, capi d’abbigliamento che possano
impedire i movimenti necessari per il buon svolgimento del servizio.
E’ VIETATO:
a) iniziare o lasciarsi coinvolgere in qualsiasi discussione con gli altri utenti della strada;
b) fare o animare discussioni durante il servizio; qualora insorgessero divergenze o vi fossero
reclami e proteste, l’interessato, o gli interessati, dovranno inoltrare un rapporto con specificazione
dell’accaduto al capo turno o al responsabile di settore;
21
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
c) eseguire prestazioni mediche e/o paramediche (ad esempio terapie iniettorie intramuscolari,
misurazione della pressione od altro), l’esposizione di presunte diagnosi, suggerire l’uso di farmaci.
E’ d’obbligo l’assoluta discrezione sui servizi prestati;
d) ricevere compensi personali per trasporti effettuati.
ART. 9
NORME DI COMPORTAMENTO GENERALI
Tutti i volontari sono tenuti al rispetto dei locali della sede e delle attrezzature a disposizione sia sui
mezzi di servizio che presso i locali della sede. I volontari di turno non dovranno allontanarsi per
nessun motivo dalla sede, salvo autorizzazione del capo turno. Tutti i soci hanno diritto di fare
critiche ai provvedimenti degli organi direttivi in sede di Consiglio Direttivo e di proporre
suggerimenti utili al buon funzionamento dell’attività. Al socio in turno e’ richiesto durante
l’espletamento del servizio un comportamento corretto, lo stesso si richiede ai soci che sostano nei
locali della sede in attesa del servizio. Tutti i soci presenti in sede hanno l’obbligo morale di
partecipare a tutte le operazioni legate al mantenimento dell’igiene e del decoro dei locali e delle
pertinenze dell’Associazione, nonché a tutte le attività inerenti alla vita associativa. Tutti i soci attivi
presenti in sede, anche a titolo ricreativo, hanno l’obbligo morale, IN CASO DI NECESSITA’ di
eseguire tutti i servizi richiesti dal capo turno.
Al Capoturno, Autista e Secondo possono essere affiancati nuovi soci allo scopo di fare
esperienza e tirocinio.
ART. 10
NORME DISCIPLINARI ED ORGANI DISCIPLINARI
Coloro che con il loro comportamento creano danno e pregiudizio in qualsiasi modo e maniera alla
vita e al buon nome dell’Associazione, sono sottoposti al giudizio del Consiglio Direttivo. In caso di
inosservanza alle suddette norme e di quelle specificate agli articoli 6 (presenze dei soci attivi), 8
(pratica del servizio) e 9 (norme di comportamento generale), in relazione alla gravita’ delle stesse,
potranno essere applicati uno dei seguenti provvedimenti:
a) RICHIAMO VERBALE;
b) RICHIAMO SCRITTO;
c) SOSPENSIONE;
d) ESPULSIONE.
I provvedimenti di cui alle lettere c) e d) devono essere evidenziati sul registro dei soci e sulla
scheda personale.
In caso di dimissioni od allontanamento, l’ex socio e’ tenuto a restituire la tessera o quant’altro
abbia avuto in dotazione.
GLI ORGANI SOCIALI CON POTERI NORMATIVO E DISCIPLINARE SONO:
a) il CONSIGLIO DIRETTIVO (artt. 27 e 28 Statuto);
b) il COLLEGIO DEI PROBIVIRI con esperienze di riconosciuto prestigio, autonomia e
indipendenza. (art. 38 Statuto).
ART. 11
ORGANISMI DI GESTIONE
CONSIGLIO DIRETTIVO
E’ responsabile della piena osservanza dello Statuto e del presente Regolamento e vigila su tutto
l’andamento dell’Associazione. E’ eletto dall’Assemblea dei soci e rimane in carica 3 anni. Elegge
al suo interno il Presidente, il Vicepresidente, nomina i componenti della Giunta Esecutiva, il
Direttore Sanitario, il Vice Direttore Sanitario e i responsabili dei vari settori dell’Associazione.
CONSIGLIERI
I consiglieri in turno e/o presenti in sede devono tenere un comportamento di particolare serietà ed
efficienza tali da servire di riferimento ai soci. I Consiglieri che sono impossibilitati ad assolvere gli
incarichi per un periodo continuativo, hanno l’obbligo di delegare tale incarico ad un altro socio che
sarà proposto al Consiglio Direttivo, il quale, dopo aver preso atto della impossibilita’ momentanea
del Consigliere ed approvata la sostituzione, ne darà avviso ai soci.
22
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
I Consiglieri che disattendono agli incarichi volontariamente assunti, per un periodo superiore ad
un mese, senza avere delegato alcuno in sostituzione, saranno automaticamente richiamati dal
Consiglio Direttivo che valuterà le motivazioni e i danni causati, valutando la possibilità di
sostituzione del Consigliere non attento ai bisogni dell’Associazione.
I CONSIGLIERI SONO TENUTI A PARTECIPARE A TUTTE LE RIUNIONI DEL CONSIGLIO
DIRETTIVO e a momenti formativi (seminari e/o corsi di formazione) organizzati dall’Associazione
così come, su delega del Presidente, sono tenuti a rappresentare l’Associazione in occasione di
incontri istituzionali o interassociativi.
Dopo un’assenza di un terzo delle riunioni del Consiglio Direttivo, che saranno computate
trimestralmente, il Consiglio dovrà valutare l’eventuale decadenza del mandato del Consigliere.
GIUNTA ESECUTIVA (artt. 30 e 32 dello Statuto)
ART. 12
IL DIRETTORE SANITARIO (Art. 35 Statuto)
E’ nominato dal Consiglio Direttivo, rimane in carica 3 anni, ed è rieleggibile. Ha il compito di
sovrintendere alla formazione dei soci attivi, ha la possibilità di consultare il medico curante del
socio attivo, qualora siano da accertare le caratteristiche di idoneità del socio; tali informazioni
saranno solo a lui riservate; svolge funzioni ispettive sull’uso e la manutenzione del materiale
sanitario; fa riferimento al Consiglio Direttivo in caso di straordinaria manutenzione o acquisti di
materiale sanitario, ne riferirà in seguito la spesa. E’ responsabile degli acquisti di materiale
sanitario, della dotazione sui mezzi, ed esprime ogni qual volta occorre, il proprio parere per
argomenti inerenti la sua competenza, può dichiarare inidoneo un mezzo dell’Associazione per
mancanza dei requisiti sanitari. Per l’assolvimento del suo incarico sceglie dei collaboratori la cui
nomina è ratificata dal Consiglio Direttivo. Il Direttore Sanitario e’ invitato alle riunioni del Consiglio
Direttivo e della Giunta Esecutiva alla quale partecipa con voto consultivo.
Il Consiglio Direttivo potrà nominare un Vice Direttore sanitario nel casso in cui un Socio, in
possesso dei requisiti previsti, si renda disponibile a ricoprire tale incarico.
ART. 13
ORGANISMO DI CONTROLLO
COLLEGIO DEI SINDACI REVISORI (art. 36 Statuto)
ART. 14
ELEZIONI (artt. 21, 26, 27 Statuto)
Le elezioni delle cariche sociali previste dallo Statuto hanno luogo ogni 3 anni in occasione
dell’Assemblea Ordinaria convocata per l’approvazione del Bilancio Consuntivo. Il Consiglio
Direttivo provvede alla nomina del Comitato elettorale, il quale sarà formato da cinque soci attivi,
che eleggeranno al loro interno il Presidente del Comitato stesso. Le eventuali candidature per le
elezioni dovranno essere segnalate sul cartello appositamente esposto nei locali della sede
almeno 20 giorni prima del giorno delle elezioni, i Soci potranno inscriversi fino ai 10 giorni prima
della data delle elezioni stesse, fermo restando che sarà possibile candidarsi anche il giorno
stesso dell’Assemblea senza avere il proprio nome stampato nella scheda elettorale. Il Comitato
Elettorale provvederà alla predisposizione delle schede che riporteranno il nome dei candidati e
altri spazi per eventuali segnalazioni aggiuntive.
Ogni elettore potrà esprimere :
DIECI preferenze per il Consiglio Direttivo;
DUE per il collegio dei Probiviri;
DUE per il collegio dei Sindacati Revisori dei conti.
Tutte le elezioni avranno luogo a mezzo di voto segreto con schede autenticate dal timbro
dell’Associazione e dalla firma del Presidente del Comitato Elettorale. La convocazione ai soci per
23
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
partecipare alle elezioni deve essere notificata con almeno due settimane di anticipo rispetto alla
data prefissata.
Hanno diritto al voto:
I Soci Attivi con almeno sei mesi di servizio;
I Soci contribuenti in regola con il pagamento delle quote sociali, trascorsi sei mesi dalla data di
iscrizione, o in regola con il pagamento del rinnovo annuale (ha diritto al voto il Socio contribuente
che possiede la tessera dell’anno precedente alle elezioni e quella dell’anno in corso).
Possono essere eletti:
I Soci Attivi con due anni di servizio e che abbiano compiuto 21 anni di età.
Le elezioni si intendono fatte a maggioranza relativa dei voti, a parità di voti si intenderà eletto il più
anziano di iscrizione, e a parità di iscrizione il più anziano di età.
Le elezioni si intendono valide qualsiasi sia il numero dei Soci votanti in seconda convocazione
dell’Assemblea.
ART. 15
COMMISSIONE ELETTORALE
Ha il compito di verificare i requisiti dei canditati e il diritto al Voto dei Volontari.
Letto e approvato nell’Assemblea Ordinaria del 07 aprile 2003.
24
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Capitolo
2
Trasporto Emiplegici
a cura di Teresa Pellegrino
4
4
Fisioterapista – Ospedale Policnico Modena
25
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
2. Trasporto Emiplegici [durata 90 minuti]
OBIETTIVI:
• conoscenza del sistema nervoso e delle principali cause e dei possibili rischi che possono
verificarsi con lesioni cerebrali o alla colonna vertebrale;
• fornire informazioni utili per lo spostamento e il trasporto di un paziente emiplegico,
paraplegico o tetraplegico senza correre il rischio di compiere manovre errate che
potrebbero compromettere ulteriormente la salute del paziente, ma anche quella del
volontario.
♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦
CENNI ANATOMICI DEL SISTEMA NERVOSO
Il sistema nervoso è la parte più importante di tutto l’organismo. Esso dirige, coordina, regola ogni
funzione e atto della vita vegetativa e di relazione in una superiore visione d’insieme.
Il sistema nervoso è diviso in due parti:
1. il sistema nervoso centrale che comprende cervello e midollo spinale;
2. il sistema nervoso periferico, che è suddiviso in due parti: la parte somatica (neuroni
sensitivi delle radici dorsali e gangli annessi ai nervi cranici) fornisce al sistema nervoso
centrale informazioni sensitive sullo stato dei muscoli, sulla posizione degli arti e
sull’ambiente esterno; la parte autonoma (sezioni simpatica, parasimpatica ed enterica)
controlla e bilancia la risposta dell’organismo allo stress e controlla la muscolatura del tubo
digerente.
Il sistema nervoso centrale rappresenta la “mente direttiva”, il punto d’arrivo di ogni sensibilità, il
punto di partenza di ogni movimento, l’archivio di ogni memoria, l’elaboratore di ogni idea.
Il CERVELLO è costituito da miliardi di cellule nervose che sono riunite in “unità funzionali”. Ogni
gruppo di cellule nervose è collegato ad altrettante fibre che hanno la funzione di condurre gli
impulsi nervosi della periferia verso il cervello (stimoli sensitivi) e, viceversa, dal cervello agli
organi periferici (stimoli motori).
Il cervello è contenuto nella scatola cranica ed è avvolto dalle meningi. Ha la forma di un grosso
ovoide ed è diviso in due emisferi, destro e sinistro.
Attraverso una struttura chiamata corpo calloso che collega i due emisferi, gli impulsi che si
originano nell’emisfero sinistro raggiungono la metà destra del corpo, mentre gli impulsi che si
originano nell’emisfero destro raggiungono la metà sinistra del corpo.
Il cervello è strettamente connesso con il midollo spinale. Quest’ultimo si può considerare
come la continuazione del cervello.
Il MIDOLLO SPINALE è contenuto nel canale vertebrale midollare, ha origine a livello del forame
occipitale e termina a livello della prima vertebra lombare. Ha una lunghezza di circa 45 cm. Dal
midollo spinale parte l’insieme di nervi che costituisce il sistema nervoso periferico. Gli
impulsi motori e sensitivi utilizzano queste vie per arrivare al cervello.
Nella parte centrale del cervello, in prossimità del punto in cui il tessuto nervoso continua nel
midollo spinale, esistono dei gruppi importantissimi di cellule nervose, dalla cui attività dipendono
il buon funzionamento del cuore, l’attività respiratoria ed altre funzioni indispensabili per la
sopravvivenza (controllo della vita vegetativa).
Nella parte posteriore della scatola cranica, sotto la parte posteriore degli emisferi cerebrali, è
situato un piccolo organo rassomigliante nella forma al cervello, detto cervelletto.
Il CERVELLETTO, collegato da fasci di fibre nervose al cervello ed al midollo spinale, partecipa
alla regolazione dell’attività motoria volontaria.
26
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
LESIONI AL CERVELLO
Se il paziente ha subito una lesione alla parte destra del cervello avrà difficoltà motorie alla parte
sinistra e, viceversa, lesioni alla parte sinistra del cervello causeranno problemi motori alla parte
destra. Si parla in questi casi di:
- emiplegia quando si ha la paralisi completa e irreversibile di un emicorpo;
- emiparesi quando si ha un parziale recupero del movimento dopo il trauma.
Gli eventi traumatici a carico del nostro cervello che possono causare emiplegia sono: trombosi,
emorragia cerebrale, aneurisma, neoplasia e trauma cranico. Ipertensione e diabete possono
essere ulteriori fattori di rischio per traumi cranici.
Il paziente che subisce traumi di questo tipo avrà problemi di sensibilità, senso di posizione e la
mancanza di percezione di quale sia la parte colpita (eminattenzione).
TRASPORTO DI UN EMIPLEGICO CRONICO (colpito da tempo da paralisi)
Nello spostamento di un paziente è necessario prestare attenzione all’arto superiore della parte
emiplegica che, se manipolato in modo non adeguato, può lussarsi. Se non è possibile usufruire di
attrezzature adeguate si possono utilizzare mezzi di fortuna (un foulard o la cintura dei pantaloni)
per immobilizzare l’arto durante gli spostamenti. Chi assiste il paziente deve spiegare ogni
manovra che sta per eseguire e, quando possibile, chiedere la collaborazione del soggetto
soprattutto se questo ha già fatto un trattamento riabilitativo. È inoltre importante non perdere mai il
controllo del busto.
1. Trasferimento dal letto alla barella
Se il soggetto deve ancora incominciare il trattamento riabilitativo lo si sposta con l'aiuto della
traversa o di due operatori:
• posizione della barella: se è possibile parallela al letto;
• posizione del paziente: sdraiato. Con la mano sana egli si tiene stretto il gomito del braccio
malato, che è sulla pancia;
• posizione degli operatori:
a. il primo sta dietro al paziente, mette le braccia attorno al torace dello stesso, gli
prende gli avambracci incrociati, in modo da evitare di trazionare il paziente
sotto le ascelle;
b. il secondo è in posizione di passo di fronte al soggetto e gli prende le gambe. Ad
un segnale stabilito i due operatori alzano insieme il paziente. Evitare di
trazionare il braccio malato del soggetto e di lasciarlo cadere a penzoloni
durante il trasporto.
2. Passaggio da sdraiato a seduto sul letto
• Posizione del paziente: sdraiato. Gli si chiede di prendersi il braccio malato e di portarselo
sull'addome, ma se il soggetto non dovesse riuscirci, lo fa l'operatore;
• posizione dell'operatore: dal lato sano, in posizione di passo di fronte al soggetto. Piega le
gambe del soggetto, fissandogli la gamba malata. Chiede al paziente di prendere il bordo
del lettino con la mano sana in modo da mettersi sul fianco sano;
• l’operatore lo aiuta a rotolare, spingendo sulle ginocchia o dietro la spalla malata.
Lentamente porta le gambe del paziente fuori dal letto e gli dice di mettersi seduto facendo
perno prima sul gomito, poi su tutto il braccio sano;
• l’operatore, infine, aiuta il paziente guidando con una mano dietro alla nuca l'esecuzione
del movimento, in modo da evitare che egli ricada sdraiato.
3. Passaggio da seduto sul letto alla carrozzina5 o sedia con braccioli
5 La carozzina dovrebbe avere ruote piccole anteriori e grandi posteriori. Nei casi in cui il paziente soffre di artrite reumatoide, ha subito
amputazione degli arti inferiori oppure è di corporatura molto piccola, la carozzina può avere ruote grandi anteriori.
27
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Posizione della carrozzina: leggermente inclinata verso il letto, dalla parte sana del
soggetto. Deve essere SEMPRE frenata!!
posizione del paziente: seduto, con le gambe fuori dal letto;
posizione dell'operatore: di fronte al soggetto, spostato leggermente dalla parte malata;
l’operatore chiede al soggetto di puntare la mano sana sul materasso in modo da far
scivolare in avanti il sedere per poter appoggiare i piedi al terreno;
l'operatore aiuta a scendere il paziente prendendogli la cintura con la mano che è di fronte
alla parte malata;
l’operatore DEVE controllare che i piedi del paziente, una volta appoggiati a terra, siano un
po' distanziati; il piede e il ginocchio malati sono tenuti fermi dal piede e dal ginocchio
dell'operatore;
l’operatore dice al soggetto di spingersi con la mano sana sul letto, in modo da alzarsi;
l'operatore aiuta il paziente ad alzarsi prendendolo per la cintura o abbracciandolo dalla
parte malata;
l’operatore dice al paziente di raggiungere col braccio sano il bracciolo più lontano della
carrozzina;
l’operatore dice al soggetto di fare perno sulla gamba sana e di ruotare il corpo in modo da
portare il sedere sul sedile della carrozzina;
l'operatore segue col proprio corpo il movimento del soggetto; se questi non è in grado di
ruotare il sedere l'operatore lo aiuta prendendolo per la cintura;
l’operatore controlla che il paziente sia seduto comodamente e che il braccio paralizzato
non sia a penzoloni.
4. Passaggio dalla carrozzina alla seggetta
• Posizione della carrozzina: lievemente inclinata rispetto alla seggetta, che è a lato dalla
parte sana del soggetto ed è frenata;
• posizione del paziente: si chiede al soggetto di far scivolare bene in avanti il sedere; i suoi
piedi devono essere a terra, non sui pedalini della carrozzina;
• posizione dell'operatore: di fronte al paziente. Col proprio piede egli DEVE fissare il piede
non sano e col proprio ginocchio fissare il ginocchio malato;
• l’operatore chiede al paziente di piegare il busto in avanti e di spingere con la mano sana
sul bracciolo della carrozzina per alzarsi;
• l'operatore aiuta il soggetto abbracciandolo o prendendolo per la cintura;
• l’operatore dice al paziente di raggiungere con la mano sana il bracciolo più lontano della
seggetta; il paziente, a sua volta, fa perno sulla gamba sana e ruota in modo da portare il
sedere sul sedile della seggetta;
• l'operatore segue col proprio corpo il movimento del paziente;
• se il paziente non riesce a ruotare il sedere, è l'operatore che lo aiuta guidandolo dai
fianchi;
• l’operatore controlla che il soggetto abbia la schiena poggiata allo schienale della seggetta
e che il braccio malato non cada bruscamente.
5. Come aiutare il paziente che cammina col bastone
Se il paziente cammina col bastone l'operatore deve stargli vicino dal lato malato e affiancarlo
senza far nulla, pronto ad intervenire in caso di pericolo di caduta. Se cammina, di solito sa già
come salire e scendere le scale; ma l'operatore deve comunque informarsi sulla capacità del
soggetto di affrontare le scale.
• Salita delle scale
Il paziente sale le scale portando:
ƒ il bastone d’appoggio sul gradino da fare;
ƒ il piede sano sul gradino da raggiungere;
ƒ il piede malato vicino a quello sano, salendo così completamente il gradino.
L'operatore si trova dietro al soggetto e deve controllare che tutta la pianta del piede sia in
appoggio sul gradino.
28
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
•
Discesa dalle scale
Il paziente scende le scale portando:
ƒ il bastone d’appoggio sul gradino in basso;
ƒ la gamba malata va poggiata sul gradino in basso;
ƒ la gamba sana raggiunge quella malata.
L'operatore scende le scale per essere davanti e di fronte al paziente.
LESIONI DELLA COLONNA VERTEBRALE
La colonna vertebrale è composta da trentatre vertebre sovrapposte suddivisibili in sette vertebre
cervicali, dodici vertebre dorsali, cinque vertebre lombari e nove vertebre sacrali (cauda equina);
tra una vertebra e l’altra vi è un disco cartilagineo.
Ciascuna vertebra è composta da un corpo, formato da lamine che descrivono un anello ed
apofisi; in questo anello o “canale vertebrale” ha sede il midollo spinale.
E’ ovvio che il pericolo di lesioni delle vertebre è rappresentato non tanto dalle fratture in se stesse,
ma dai possibili danni al midollo spinale. Infatti, essendo il canale vertebrale molto stretto ed il
midollo spinale molto fragile (tessuto gelatinoso poco consistente), vi è il gravissimo pericolo di
lesione midollare provocata da un frammento osseo o dalla pressione della vertebra stessa sul
midollo. Poiché esso contiene fibre sensitive e motorie, sono ovvie le pesanti conseguenze che
derivano da lesioni: paralisi motorie e sensitive spesso definitive.
• Tetraplegia: paralisi di tutti e quattro gli arti.
• Paraplegia: paralisi degli arti inferiori.
SPOSTAMENTI DI UN PAZIENTE PARAPLEGICO
Prima di qualsiasi intervento l’operatore deve domandare al soggetto come è abituato a fare i
trasferimenti; inoltre occorre ricordare o domandare se deve indossare un corpetto o una valva
gessata prima di eseguire lo spostamento.
1. Passaggio dal letto alla carrozzina
Il trasferimento è possibile solo con l'aiuto di due persone se il soggetto non ha ancora cominciato
il trattamento riabilitativo e perciò non sa ancora come muoversi.
• Posizione della carrozzina: ad angolo di circa trenta gradi rispetto al letto, dalla parte
della testa del paziente. La carrozzina deve essere frenata e il bracciolo vicino al letto
spostato. Sulla ruota posteriore va messo un piccolo cuscino, per evitare che il soggetto
vi urti contro;
• posizione del paziente: seduto con le gambe allungate, la testa ed il busto piegati in
avanti e le braccia appoggiate sul piano del letto;
• posizione degli operatori:
a. il primo, in piedi dietro al paziente con la ruota posteriore della carrozzina tra le
gambe, mette le braccia intorno al torace del soggetto;
b. il secondo, in posizione di passo di fronte al letto, prende le gambe del soggetto
mettendo un braccio sotto le cosce e l'altro sotto le gambe. Più il paziente è
pesante, più in alto devono essere prese le gambe.
• i due operatori alzano insieme il paziente, che li aiuta spingendosi con le braccia;
• a questo punto gli operatori:
a. il primo fa un passo di lato;
b. il secondo fa un passo all'indietro.
Il paziente deve essere sollevato bene in alto, per non urtare contro la ruota posteriore.
Se il paziente ha già cominciato il trattamento riabilitativo probabilmente sa già fare i trasferimenti
in modo semi-autonomo, perciò potrebbe occorrere l'aiuto di un solo operatore.
• Posizione della carrozzina: come sopra;
• posizione del paziente: come sopra;
29
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
posizione dell'operatore: di passo di fronte al letto prende le gambe del paziente e lo aiuta
a spostarsi col sedere vicino al bordo del letto.
Il paziente sposta il suo braccio più vicino sul sedile della carrozzina. Mentre l'operatore gli
solleva le gambe il soggetto, spingendosi con le braccia, sposta il sedere sul sedile della
carrozzina.
•
2. Passaggio dalla carrozzina al letto
Se il paziente non è ancora autonomo nei trasferimenti occorrono necessariamente due operatori.
• Posizione della carrozzina: vedi sopra;
• posizione del paziente: seduto in carrozzina, fa perno con un braccio sul piano del letto e
con l'altro sul bracciolo della carrozzina;
• posizione degli operatori:
a. il primo, in piedi dietro al soggetto con la ruota posteriore vicina al letto tra le
gambe, mette le braccia attorno al torace del paziente;
b. il secondo, in posizione di passo di fronte alla carrozzina, prende le gambe del
soggetto.
Insieme i due operatori alzano il paziente, che li aiuta facendo perno con le braccia.
Se il paziente è semi-autonomo può essere assistito nei trasferimenti anche da un solo operatore.
• Posizione della carrozzina: vedi sopra;
• posizione del paziente: vedi sopra;
• posizione dell'operatore: di fronte al soggetto, gli prende le gambe.
Il paziente fa perno sulle braccia e sposta il sedere sul letto, mentre l'operatore lo aiuta
sollevandogli le gambe.
3. Passaggio dalla carrozzina alla seggetta
Le manovre e le prese da eseguire sono simili a quelle del passaggio dalla carrozzina al letto.
4. Trasferimenti esterni
Salire il marciapiede
• La carrozzina è di fronte al marciapiede se si è in due operatori;
• Uno dei due operatori è dietro alla carrozzina e l’altro è davanti;
• il paziente si tiene ben stretto ai braccioli;
• l'operatore che sta dietro inclina all'indietro la carrozzina sulle ruote posteriori, in modo
che quelle anteriori salgano sul marciapiede con l’aiuto del secondo operatore; poi,
spingendo in avanti la carrozzina, si fanno salire anche le ruote posteriori.
Scendere dal marciapiede
• la carrozzina è voltata in modo che le ruote posteriori siano sul bordo del marciapiede:
la discesa si effettua all'indietro;
• l'operatore è dietro alla carrozzina, in basso rispetto al marciapiede;
• il soggetto si regge bene ai braccioli;
• l'operatore inclina leggermente all'indietro la carrozzina e lentamente fa scivolare in
basso rispetto al marciapiede le ruote posteriori, poi lentamente seguono quelle
anteriori.
Strada in discesa
• La carrozzina affronta la discesa voltata all'indietro;
• l'operatore è dietro alla carrozzina e cammina all'indietro;
• il paziente deve essere pronto ad aiutare l'operatore in modo da frenare la discesa;
• l'operatore molto lentamente porta all'indietro la carrozzina richiamando l'attenzione del
paziente se la discesa è molto ripida e richiedendogli eventualmente di collaborare a
rallentare la discesa stessa.
30
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
TRASPORTO DI UN PAZIENTE TETRAPLEGICO
L’operatore deve in primo luogo domandare o ricordare al soggetto se, prima del trasferimento,
non occorra indossare un collare. Occorre fare molta attenzione, perché il soggetto a causa della
lesione subita può non percepire il dolore, il caldo, il freddo ecc. L’operatore deve inoltre indagare
se il soggetto ha già seguito un trattamento riabilitativo e come è abituato a muoversi. Bisogna fare
attenzione anche all’attività riflessa degli arti o al risveglio del tono muscolare.
1. Passaggio dal letto alla carrozzina
• Posizione della carrozzina: vedi sopra;
• posizione del paziente: sdraiato con le gambe allungate e le braccia conserte sul torace;
• posizione degli operatori:
a. il primo, dietro al paziente con la ruota posteriore tra le gambe, mette le proprie
braccia attorno al torace del paziente e gli prende gli avambracci incrociati;
b. il secondo, in posizione di passo di fronte al letto, prende le gambe;
Al segnale i due operatori alzano il paziente: il primo fa un passo di lato, mentre il secondo fa
un passo all'indietro.
2. Passaggio dal letto alla barella
• Posizione della barella: parallela al letto;
• posizione del paziente: vedi sopra;
• posizione degli operatori: ne occorrono tre:
a. il primo tiene il capo del paziente;
b. il secondo passa le braccia sotto il busto del paziente;
c. il terzo le passa sotto le cosce.
Al segnale stabilito i tre operatori si muovono assieme, sollevando il paziente.
3. Passaggio dalla carrozzina alla seggetta
• Posizione della carrozzina: vedi sopra;
• posizione del paziente: seduto;
• posizione degli operatori:
a. il primo, alla sinistra del soggetto, gli passa un braccio dietro la schiena e l'altro
sotto le cosce;
b. il secondo, alla destra del soggetto, gli passa un braccio dietro la schiena e si
allaccia alla mano del primo operatore, mentre l'altro braccio passa sotto la
coscia destra e si allaccia all’altra mano dell’operatore.
Al segnale i due operatori sollevano il paziente.
È’ molto difficile per questo tipo di paziente, una volta in seggetta, mantenere l'equilibrio anche da
seduto; perciò nei trasferimenti lo si deve assicurare allo schienale con le apposite cinghie.
31
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Capitolo
3
Trasporto Emodializzati
a cura di Emiliana Ferramosca
6
6
Medico Nefrologo – Ospedale Policlinico Modena
32
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
3. Trasporto Emodializzati [durata 60 minuti]
IL TRATTAMENTO SOSTITUTIVO DELLA INSUFFICIENZA RENALE
COMPLICANZE LEGATE ALLA DIALISI
ED IMPLICAZIONI PSICO-SOCIALI
OBIETTIVI:
1. Apprendere le nozioni di base sulle funzioni del rene e sul concetto di insufficienza renale
cronica;
2. Apprendere le nozioni di base relative al trattamento dialitico;
3. Apprendere le problematiche che si possono incontrare durante il trasporto dei pazientI
emodializzati ed il relativo trattamento.
♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦
Tra le moltissime funzioni che svolge il rene, la più importante è quella di mantenere costante il
volume totale e la composizione del liquido nel quale tutte le cellule del nostro organismo sono
immerse.
Questo finissimo lavoro di regolazione é reso possibile dal fatto che il rene è in grado di eliminare,
attraverso le urine, le sostanze tossiche che si accumulano nel sangue (creatinina, urea, acido
urico, ecc.) soprattutto nel processo di trasformazione degli alimenti; è anche in grado di regolare
in modo perfetto l'eliminazione dei liquidi secondo la quantità che viene introdotta.
Il rene è talmente essenziale all'organismo che se smette di funzionare del tutto, la morte
sopravviene entro 2 o 3 giorni; oltre all'acqua, infatti, l'aumento delle sostanze tossiche risulta
letale per organi fondamentali quali il cuore.
Il rene, ad ogni modo, possiede un'enorme capacità di adattamento e di resistenza di fronte alle
malattie più gravi che possono colpirlo: si può sopravvivere infatti anche con una funzione renale
ridotta al 5% del normale.
Tutti possono ammalarsi di insufficienza renale cronica, sia gli adulti che i bambini. Le malattie che
colpiscono i reni e possono provocare un'insufficienza renale sono molte e riconoscono cause
molteplici, alcune note, altre poco o per nulla conosciute. Le più frequenti sono le glomerulonefriti,
le infezioni renali, il diabete, l'ipertensione arteriosa, l'abuso di farmaci (ad es. antidolorifici e alcuni
antibiotici).
Il TRATTAMENTO SOSTITUTIVO
Con il termine terapia sostitutiva si intende una metodica in grado di sostituire in parte la funzione
renale; essa è rappresentata da:
•
EMODIALISI, in cui viene utilizzata una macchina (rene artificiale) per la depurazione del
sangue
•
DIALISI PERITONEALE, che utilizza la membrana peritoneale (membrana che ricopre
l'intestino) per la depurazione del sangue
•
TRAPIANTO RENALE, effettuato solo quando esistono le condizioni cliniche opportune. Il
trapianto renale, da cadavere o da vivente, rimane la forma più completa di terapia
sostitutiva dell'insufficienza renale cronica terminale
EMODIALISI
L' emodialisi è una tecnica che permette di rimuovere le sostanze tossiche che si accumulano
nell'organismo attraverso il "lavaggio" e "filtraggio" del sangue mediante l'utilizzo del rene
artificiale. Il rene artificiale è un'apparecchiatura che filtra e ripulisce il sangue attraverso uno
speciale filtro.
33
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Sono oltre 3 milioni i pazienti con insufficienza renale in tutto il mondo e oltre 600.000 in dialisi
mentre in Italia le persone sottoposte al trattamento dialitico sono oltre 40000 con un incremento
annuo di oltre 7000 persone (dati aggiornati alla fine del 2001) .
La popolazione dialitica a Modena e provincia ammonta a circa 600 dializzati.
Il costo di una singola seduta di emodialisi si aggira intorno ai 200-250 euro: per ottenere una
depurazione efficace si deve eseguire l'emodialisi solitamente tre volte la settimana, a giorni
alterni...Provate ad immaginare i costi !
Ogni seduta di dialisi dura circa 3-4 ore durante le quali il paziente rimane collegato al rene
artificiale.
L'emodialisi viene effettuata in "punti dialisi" attrezzati di un rene artificiale: in ospedale, dove sono
presenti medici e infermieri; nei centri di assistenza limitata dislocati in ambulatori sul territorio
(anche all'esterno di strutture ospedaliere) con la presenza di un infermiere; presso il proprio
domicilio. In quest'ultimo caso è necessaria l'assistenza di un familiare precedentemente
addestrato all'apprendimento della tecnica, che aiuti il paziente nella esecuzione della dialisi.
Gli elementi essenziali della dialisi sono:
•
l'accesso vascolare;
•
il rene artificiale;
•
un letto o poltrona-bilancia;
•
l'infermiere (un familiare se la dialisi è eseguita a domicilio).
L'accesso vascolare può essere di due tipi:
™ FISTOLA ARTERO-VENOSA: consiste nella creazione, mediante un piccolo intervento in
anestesia locale, di un collegamento permanente tra un'arteria e una vena del braccio,
In questo modo si ottiene un passaggio diretto di sangue dall'arteria alla vena così che,
quest'ultima, divenga sufficientemente grande e robusta per inserire facilmente i due aghi
che, durante la seduta dialitica, verranno collegati alle linee del rene artificiale.
Ad ogni trattamento dialitico, infatti, il paziente si stende sul letto o sulla poltrona, viene
collegato tramite i due "punti di contatto" della vena: quello inferiore serve per portare il
sangue, mediante una pompa, nel filtro del rene artificiale dove viene "depurato".
Contemporaneamente il sangue "pulito" che esce dal filtro viene reimmesso nella vena nel
punto di contatto superiore.
™ CATETERE VENOSO CENTRALE, utilizzato in genere nelle dialisi eseguite “in urgenza”
oppure destinato a quei pazienti in cui il patrimonio venoso superficiale del braccio è
scarso e non permette il confezionamento di una fistola artero-venosa. Si tratta di un
piccolo “tubo” sintetico posizionato permanentemente nella vena giugulare (a livello del
collo) oppure nella vena femorale (a livello dell’inguine) che consentono il collegamento del
paziente al rene artificiale.
PROBLEMI LEGATI AL TRATTAMENTO DIALITICO
Nonostante i notevoli progressi tecnologici che hanno migliorato la sicurezza del trattamento
emodialitico, l'intervento non è privo di rischio. Infatti, sia durante che dopo il trattamento, possono
verificarsi problemi la cui conoscenza permetterà a chi si trovi a fianco al paziente un corretto
intervento spesso senza dover far ricorso al medico.
In particolare, nell'immediato post-dialisi o durante il trasporto del paziente, potranno verificarsi:
•
emorragie;
34
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
•
ipotensione;
•
vomito;
•
crampi;
•
febbre;
•
brividi;
•
ipertensione.
Vediamo di analizzare brevemente alcuni di questi.
EMORRAGIE
La necessita' di somministrare eparina per evitare durante la dialisi la coagulazione del sangue
nelle linee della macchina da dialisi provoca la scoagulazione del paziente: ne deriva un
aumentato rischio emorragico durante il trattamento dialitico ed anche successivamente. Può
capitare infatti che all'improvviso il paziente abbia perdite di sangue anche notevoli dalla sede di
infissione degli aghi nel braccio: in questo caso l'intervento consiste (dopo aver indossato i guanti!)
nel comprimere con adeguato tampone di garze il punto di fuoriuscita ematica e,
contemporaneamente, sollevare il braccio in alto in modo da diminuire l'afflusso di sangue al punto
di perdita.
E' opportuno poter disporre di cotone emostatico da utilizzare assieme al tampone. Generalmente
pochi minuti sono sufficienti ad arrestare l'emorragia.
IPOTENSIONE
E' un'altra evenienza frequente. Il paziente si presenta spesso sudato, non risponde alle
sollecitazioni, perde "colore", ecc.: metterlo subito disteso a terra senza nulla al di sotto della testa,
sollevare le gambe a 45 gradi e tenerlo in questa posizione fino a quando non riprenda i sensi. In
genere bastano 10-15 secondi perché il paziente si riprenda : in caso contrario provvedere al
tempestivo trasporto in ospedale, somministrare ossigeno, e in mancanza del battito operare il
massaggio cardiaco.
VOMITO
Dopo la seduta dialitica può verificarsi la comparsa di vomito, le cui cause sono varie. In postdialisi potrebbe essere dovuto ad una ipotensione (causa frequente). In caso di paziente barellato,
aiutarlo a eliminare il materiale emesso, mettendolo in decubito laterale, per evitare che si verifichi
il suo passaggio del vomito nelle vie respiratorie. Nel caso in cui il vomito sia striato di sangue o sia
addirittura solo sangue, è necessario riportare il paziente al centro dialisi o al Pronto Soccorso più
vicino.
CRAMPI
In questo caso il paziente lamenta contratture molto dolorose più spesso localizzate agli arti
inferiori (piedi, polpacci). Tenere distesa completamente la gamba e flettere il dorso del piede
verso la gamba stessa oppure consigliare al paziente di premere, a gamba distesa, con il piede
verso una superficie qualsiasi (la mano dell'operatore ad es.). Utile applicare borsa di acqua calda
e/o massaggi.
FEBBRE E BRIVIDI
Quando non siano legati ad un fatto infettivo preesistente alla seduta dialitica (es. sindrome
influenzale) possono essere una reazione secondaria al contatto del sangue, nel corso della
seduta dialitica, con sostanze dette “pirogeni” che sono responsabili della comparsa di febbre. Nei
pazienti portatori di catetere venoso centrale, lo stesso catetere potrebbe essere la via di ingresso
di germi responsabili della comparsa della febbre. Brividi e febbre non costituiscono una vera e
propria “urgenza”. In questo caso si invita il paziente a misurare la temperatura una volta al
proprio domicilio, e di contattare il medico del loro centro Dialisi al persistere della sintomatologia.
35
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Tra le complicanze legate all’insufficienza renale che potreste incontrare durante il trasporto del
paziente dal proprio domicilio al centro Dialisi, quindi una evenienza PRE-DIALITICA, vi è l’edema
polmonare. Quando il rene perde la sua funzione i pazienti urinano poco o addirittura non urinano
più. Questo comporta che tutti i liquidi assunti dal paziente, più quelli prodotti dalle reazioni
cataboliche del nostro organismo, tendono ad accumularsi e ridistribuirsi nel corpo. L’evenienza
più drammatica si verifica quando l’eccesso di acqua finisce nei polmoni, provocando quindi
difficoltà respiratorie che possono essere anche fatali se non si prendono le giuste e tempestive
misure terapeutiche. Se il paziente fa fatica a respirare, bisogna invitarlo a stare in una posizione
seduta o semi-seduta, per favorire lo spostamento dell’acqua verso la base dei polmoni e facilitare
quindi la respirazione. In caso di edema polmonare bisogna portare il paziente immediatamente al
Centro Dialisi, dove, mediante il trattamento dialitico, viene rimossa l’acqua in eccesso.
MISURE GENERALI
In caso si rendesse necessaria la misurazione della pressione arteriosa questa dovrà essere presa
sul braccio opposto alla sede della fistola utilizzata per la dialisi. E' bene non sollevare mai il
paziente facendo leva sul braccio utile alla dialisi, meglio se preso a livello delle ascelle.
In ogni caso sarà opportuno procedere a qualsiasi manovra di trasporto sul paziente con molta
attenzione e delicatezza vista la facilità al verificarsi di fratture ossee soprattutto nei più anziani.
PROBLEMI PSICO-SOCIALI
Come la maggior parte dei pazienti con malattie croniche, anche l'emodializzato può soffrire di
manifestazioni psichiatriche che riflettono le difese attivate contro la minaccia di una seria malattia.
All'inizio della dialisi molti pazienti attraversano una fase di adattamento caratterizzata dal dolore
per la perdita irreversibile della salute, dalla paura della morte, dal senso di frustrazione per la
mancata autonomia e dal dispiacere di gravare sulla famiglia.
Il miglioramento delle condizioni soggettive dopo le prime dialisi è spesso associato ad un senso di
sollievo e di serenità.
Taluni pazienti diventano addirittura euforici nel constatare la semplicità dell'emodialisi rispetto alla
macchinosità e pericolosità che si erano immaginati.
Tuttavia, la persistente dipendenza dalla macchina, l'insorgenza di conflitti familiari o col personale
sanitario, la perdita della propria immagine a causa della malattia, la difficoltà a continuare l'attività
lavorativa possono produrre in alcuni pazienti uno stato di depressione psichica.
In altri pazienti è il concetto del trattamento continuo senza guarigione che induce uno stato di
depressione e di conflitto; specialmente questi pazienti puntano tutte le loro speranze su un
trapianto renale.
L'attesa spasmodica di questo evento da un lato ed il timore che l'eventuale trapianto possa fallire
dall'altro mantengono uno stato di tensione.
Inoltre il paziente non è libero di mangiare o bere ciò che vuole ed il rapporto sessuale può essere
impedito dalla perdita della libido e dal peggioramento delle capacità sessuali che possono
accompagnare l'insufficienza renale.
Ne può conseguire un ulteriore peggioramento della depressione che può condurre nei casi
estremi a tendenze suicide più o meno determinate.
Nell'ambito di questa complessa instabilità psichica, il paziente può manifestare un rifiuto o una
scarsa aderenza alla terapia farmacologica ed alle prescrizioni dietetiche, innescando così un
conflitto coi medici, gli infermieri, i familiari, ecc..
Se si guarda alla popolazione dialitica si vede che questa è per buona parte costituita da persone
di una certa età (i pazienti anziani sono in costante aumento) : ne deriva che il quadro sopra
descritto risulta amplificato dai normali problemi legati all'invecchiamento (ad es. malattie
cardiovascolari, sordità, cecità, artrosi invalidante, perdita della memoria, ecc.).
La sensibilità del personale medico e paramedico, dei volontari, la visita periodica di un assistente
sociale, l'organizzazione di servizi di trasporto gratuiti dal domicilio al centro dialisi possono
contribuire ad una migliore riabilitazione dell'anziano in emodialisi periodica.
36
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
RIASSUNTO
Qui di seguito riportiamo alcune delle complicanze che si potrebbero incontrare durante il trasporto degli
emodializzati con il relativo trattamento:
POST-DIALITICHE (durante il trasporto del paziente dal Centro Dialisi al proprio domicilio):
™ EMORRAGIA dalla fistola artero-venosa: indossare i guanti, tamponare la sede di
sanguinamento (in modo non troppo energico per evitare danneggiamento dell’accesso
vascolare) e posizionare il braccio in posizione di scarico. In caso di mancato arresto
dell’emorragia riportare il paziente al proprio centro dialisi.
™ IPOTENSIONE: metterlo subito disteso a terra senza nulla al di sotto della testa, sollevare
le gambe a 45 gradi e tenerlo in questa posizione fino a quando non riprenda i sensi. In
caso di mancata ripresa del paziente dopo alcuni secondi: provvedere al tempestivo
trasporto in ospedale, somministrare ossigeno, e in mancanza del battito operare il
massaggio cardiaco.
™ CRAMPI: Tenere distesa completamente la gamba e flettere il dorso del piede verso la
gamba stessa oppure consigliare al paziente di premere, a gamba distesa, con il piede
verso una superficie qualsiasi.
™ VOMITO: in caso di paziente barellato, aiutarlo a eliminare il materiale emesso, mettendolo
in decubito laterale, per evitare che si verifichi il suo passaggio del vomito nelle vie
respiratorie.
PRE-DIALITICHE (durante il trasporto del paziente dal proprio domicilio al Centro Dialisi):
™ DIFFICOLTA’ RESPIRATORIA (ed EDEMA POLMONARE): se il paziente fa fatica a
respirare, bisogna invitarlo a stare in una posizione seduta o semi-seduta. Contattare
immediatamente il Centro Dialisi e decidere se portare il paziente in Pronto Soccorso o
nuovamente in Dialisi.
37
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Capitolo
4
Centro Diurno Anziani
a cura di Maria Pia Bagnato
7
7
Psicologa e Psicoterapeuta – Responsabile della Formazione per la Croce Blu di Modena dal 1990
38
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
4. Centro Diurno Anziani [durata 60 minuti]
Nonni e volontari. Un progetto di integrazione fra socialità e utilità
OBIETTIVI:
Scopo di questo capitolo è quello di far riflettere sulla situazione di
disagio vissuta dagli anziani e sulle risorse disponibili che possono
essere utilizzate per alleviare la sensazione di malessere provata dai
nostri nonni.
Inoltre si vuole presentare la nostra proposta: il Centro Diurno "La
Noce", centro nato per dare una risposta ben precisa alle varie
richieste degli anziani.
♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦
La seguente presentazione è divisa in tre parti:
1) l’ipotesi;
2) l’analisi delle risorse: i volontari e l’esperienza dei Centri
Territoriali per la Terza Età;
3) la nostra proposta: il Centro la Noce.
1. L’ipotesi
Attraverso osservazioni cliniche effettuate sia all’interno dei centri territoriali per la
Terza Età, che all’esterno, osservando più semplicemente il quotidiano intorno a
noi e le altre esperienze sul territorio, ci sembra di poter affermare che le persone
che appartengono a quella fase della vita chiamata vecchiaia, sono spesso in
una situazione di attesa, quindi, secondo noi, in parte sono esclusi dal ciclo
produttivo ma in parte anche, riteniamo, auto-esclusi. Come se il loro destino, la
loro vita, non dipendessero anche da loro. Sembrerebbe quindi che gli altri
solamente possano modificare il loro stato, le loro emozioni, i loro mancati
progetti per il domani. Questa è la nostra ipotesi. Prendetela come tale, frutto di
un’osservazione che abbiamo fatto in questi cinque anni in cui abbiamo
collaborato alla organizzazione e coordinamento dei Centri Territoriali per la
Terza Età; peraltro ipotesi che raffigura quella parte di anziani che partecipano ai
Centri e di questi, stiamo scattando la fotografia della maggioranza, quindi anche
noi abbiamo riscontrato qualche eccezione all’interno del campione osservato.
Non è certamente una ipotesi innovativa, ma è anche sulla base di questa ipotesi
che ruota il nostro progetto: “La Noce”.
I motivi. I motivi sono sicuramente in parte dovuti alle difficoltà di salute, al deterioramento
cognitivo, alla diminuita autosufficienza e alle psicopatologie che sappiamo essere frequenti nella
Terza Età.
Crediamo però che vi siano anche delle “credenze” legate a queste situazioni, che peraltro, non
sempre sono così disastrose. Questi pensieri/credenze, sono in parte delle persone che vivono
quest’età, ma in parte crediamo siano anche dei messaggi dati dalla Società (che spesso
conferma l’attuale “melodia” culturale che possiamo riassumere nella equazione: vecchio=
malato/incapace/inaffidabile…), quindi il fatto di non farcela a volte non è vero, il fatto di essere
“over 65” coincide con l’essere così stanchi e impossibilitati ad essere persone attive. A questo
punto allora proponiamo una sfida:
- vivere rassegnati per l’impossibilità di essere protagonisti con quell’atteggiamento di
“attesa”;
39
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
oppure
- vivere ricercando questa nuova identità che si trasforma continuamente nel corso della
nostra vita, ricercando ogni giorno di essere protagonisti.
Stiamo parlando di una identità nuova che è in continua costruzione e modificazione; questa
continua trasformazione che caratterizza la nostra vita, non si ferma in un certo momento dell’età
adulta, ma va avanti anche dopo.
“Divenne capriolo, divenne pesce, divenne uomo e serpente,
nuvola e uccello. In ogni forma però era intero, era una
“coppia”, aveva in sé luna e sole, uomo e donna,
scorreva come fiume gemello per le terre,
stava come stella doppia in cielo.”
Herman Hesse – Favola d’amore. Le trasformazioni di Pictor
Queste credenze (beliefs) disfunzionali, concetto mutuato dalle teorie cognitive8, creano questa
situazione “patogena” più volte confermata per cui, “mi sento vecchio” è uguale a “non ce la posso
fare”, “ho bisogno degli altri”, “senza gli altri non sarò in grado di sopravvivere” perché “non posso”,
“non devo”, “mi affatico”, e quindi “ho bisogno degli altri perché sono vecchio”… Questo “circolo
vizioso” si auto-alimenta in questo modo e rinforza l’idea che la vecchiaia è un’età da sopravvivere
non da abitare.
Come già abbiamo anticipato prima, noi non siamo d’accordo. Preferiamo pensare, per esempio, al
ciclo di vita proposto da Erikson, per il quale gli stadi psicosociali si percorrono in una continua
evoluzione e quindi le persone hanno il diritto, e in parte anche il dovere, di ricostruirsi sempre una
nuova identità in modo attivo. Se è vero che siamo all’interno di questo ciclo di vita, e se è vero che
siamo noi che costruiamo questa possibilità, è opportuno interrompere quel circolo vizioso che abbiamo
visto prima.
Cosa può mettere a disposizione la Croce Blu?
2. Passiamo alla seconda parte della presentazione: le risorse.
Abbiamo detto che le risorse che la Croce Blu di Modena può mettere a disposizione sono: i volontari e
l’esperienza dei Centri Territoriali che abbiamo fatto con altri partners.
La prima risorsa: i volontari.
Prendiamo i dati dalla ricerca9 che abbiamo svolto all’interno della
nostra Pubblica Assistenza nel 1998, con un campione di 107
volontari. Dalla ricerca emerge che i volontari, analizzati attraverso
la somministrazione di un questionario, sono in maggioranza
maschi, studenti, con un’età compresa tra i diciannove e i
trent’anni, quindi un campione molto giovane, in maggioranza con
un titolo di studio di scuola media superiore; sono infine quasi
sempre alla prima esperienza di volontariato. Abbiamo analizzato
anche alcune altre variabili: la motivazione, la soddisfazione, la percezione della qualità del
servizio, cioè come i volontari si sentono all’interno dell’associazione per le attività che svolgono.
Sempre tramite il questionario, abbiamo poi chiesto ai volontari di segnare in una scala di
accordo/disaccordo da 1 a 5, quanto erano d’accordo con 48 items che consistevano in
8
9
Il mestiere di psicoterapeuta – Cesare De Silvestri, Astrolabio 1999
Volontariato verso il 2000, quale ruolo? Una ricerca sul territorio modenese. Maria Pia Bagnato 1998
40
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
affermazioni; sulle risposte di accordo/disaccordo ottenute abbiamo estrapolato 5 fattori attraverso
l’analisi fattoriale dalla quale abbiamo ottenuto 5 fattori; su questi 5 fattori abbiamo fatto alcune
ricerche che noi qui tralasciamo, in particolare il fattore che a noi interessa in specifico per questo
incontro è il “bisogno di relazione/soddisfazione personale”.
Perché ci interessa? Perché secondo noi, si vede chiaramente che all’interno della nostra
associazione c’è una buona soddisfazione, i volontari stanno bene assieme, e soprattutto questo
fattore “bisogno di relazione/soddisfazione personale” rileviamo che correla con la presenza di
amici che svolgono attività di volontariato. Più sale la risposta di “sì, ho amici che svolgono l’attività
di volontariato”, più la soddisfazione personale sale (cioè i punteggi positivi al fattore, aumentano).
Possiamo dire allora che sicuramente la ricerca conferma quello che evidentemente si può
riscontrare anche partecipando ad alcuni momenti sociali, notando allora dall’esterno che i
volontari stanno bene in Associazione e che di questo ne percepiscono la buona qualità.
Una nota solamente per ricordare che i volontari con punteggi più critici nei confronti dell’associazione e
della formazione al servizio, anche se sempre comunque più che soddisfatti, erano i volontari più
giovani. Come noto, la formazione è un percorso molto articolato e di faticosa percezione, per cui è
difficile comprendere la complessità di questa attività soprattutto nella nostra associazione, dove sono
previsti vari livelli di formazione con corrispondenti diversi percorsi formativi. Nella ricerca, i punteggi di
criticità nei confronti della formazione erano più alti nei soggetti con un’esperienza di volontariato più
bassa, quindi con una minore anzianità di servizio; quando l’anzianità di servizio sale, riscontriamo
giudizi più positivi. Il valore assoluto era in ogni caso un punteggio sempre di soddisfazione alta. Questi
dati sono confermati da un campione in esame ora: stiamo infatti svolgendo la stessa ricerca sia sulla
Pubblica Assistenza di Modena - per confrontare i dati dopo cinque anni - sia sulle Pubbliche Assistenze
della provincia per un confronto fra le associazioni del territorio provinciale per verificare eventuali
differenze significative Sono cinquemila i volontari della provincia di Modena , 31 le Pubbliche
Assistenze.
È stata presentata questa fotografia molto veloce, per dire che secondo noi il progetto la Noce può
essere preso in considerazione, le risorse ci sono, perché questa carica emotiva e questa
relazionalità che esiste all’interno della nostra associazione può essere un fattore interessante, e
come per altri progetti può essere il volano per sperimentare questa nuova opportunità.
L’altra risorsa è rappresentata dai Centri Territoriali.
Come è stato detto più volte, la loro origine viene dall’esperienza di Anna
Bulgarelli e Vittorio Saltini (allora Presidente di ARCI Modena), che
rientrati da un Congresso sul volontariato a Washington alcuni anni fa,
pensarono di sperimentare questa formula di diurno per anziani.
Nascono come proposta di attività ricreative e di animazione per anziani
che vivono prevalentemente soli e che necessitano di integrarsi nel
tessuto sociale di appartenenza. Anche questo nasce come progetto
sperimentale che vede la collaborazione di diversi attori sociali. La prima
esperienza risale al 1995. Erano un totale di 4 Centri Territoriali
corrispondenti alle 4 circoscrizioni di Modena.
All’inizio il progetto si realizzava solo d’estate e infatti era chiamato "Centri Estivi della Terza Età".
Adesso sono organizzati durante l’intero anno.
Gli enti promotori, in collaborazione per la realizzazione periodica dei Centri, sono: il Comune di
Modena, in particolare l’Assessorato alla Politiche Sociali, la Croce Blu di Modena e le altre
associazioni di volontariato ARCI, ASS.SO, AUSER, Caritas Diocesana, Comitato Anziani, UISP.
Dal 1997 il coordinamento dei Centri è stato affidato alla Cooperativa Sociale Oltre il Blu. Gli
obiettivi dei Centri Territoriali sono: stimolo alla socializzazione e allo scambio intergenerazionale, i
“nonni” infatti trascorrono la giornata con persone giovani con le quali possono condividere e
scambiare idee ed emozioni; creazione di relazioni amicali, prevenzione della solitudine e
dell’emarginazione sociale; utilizzo delle potenzialità residue; mantenimento dell’autonomia.
Sono rivolti alle persone che hanno compiuto 65 anni ed autosufficienti. Si rivolgono probabilmente
a quella fascia di persone che si pongono tra la difficoltà acuta e la fragilità.
Adesso si svolgono in periodi diversi come anticipavo prima: primaverile, estivo, autunnale,
invernale. L’anno scorso sono stati accolti ai Centri in ogni periodo una media di 115 anziani
41
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
distribuiti nelle quattro sedi, e dalla primavera 2000 all’estate 2002 abbiamo registrato più di
13.000 trasporti.
Queste sono le attività: Gioco delle carte, Lettura del giornale, Passeggiate, Attività graficopittoriche, Quiz e cruciverba, Ascolto musica, Attività motoria, Tombola. Ultimamente abbiamo
inserito una nuova attività: il ‘quiz musicale’, grazie alla collaborazione di Sara che, assieme agli
operatori del comune di Modena, ai volontari ed al coordinatore dei Centri,
ha messo in piedi questo progetto di “musicoterapia”. Gli obiettivi di questa
attività sono: stimolazione mnemonica, stimolazione alla socializzazione,
coinvolgimento semplice e diretto della musica, stimolo del tono dell’umore
grazie all’aspetto ludico e musicale dell’attività.
Gli orari dei centri sono scanditi dalle attività, gli utenti arrivano al mattino;
Ore 10,00 accoglienza, Ore 10,30 attività grafico pittoriche e lettura del
giornale, ore11,30 ginnastica, Ore 12,15 pranzo, Ore 13,30 attività varie:
musicoterapia o altro, Ore 14,30 Tombola, Ore 16,00 saluti e chiusura; i volontari e i mezzi della
Croce Blu riportano gli ospiti dei Centri alle loro case.
Il servizio è svolto dall’animatrice messa a disposizione dal Comune di Modena, dagli operatori di
base, dai volontari e dagli obiettori di coscienza o giovani in servizio civile.
3. Siamo all’ultima parte: la nostra proposta.
Dai Centri territoriali al Centro diurno La Noce, nonni e volontari verso un
progetto di integrazione. Perché? La nostra idea è quella di creare un centro
diurno con le stesse caratteristiche e le stesse attività dei Centri, vorremmo
però offrire la possibilità ai nonni di stare insieme ai più giovani ed anche di
poter fare qualcosa, e quindi dare loro di nuovo quella potenzialità in termini
di ciclo produttivo, di sentirsi vivi, di sentire di potere fare qualcosa, perché ne siamo convinti - qualcosa possono fare. In qualche modo la nostra
“distorsione”, frutto ormai di vent’anni di volontariato, per cui vediamo tutto
filtrato da questo mondo, ci porta a insistere affinché anche i nonni facciano i
volontari, ovviamente nelle dimensioni in cui ciò è possibile. La nostra Associazione non fa solo
servizio di emergenza-urgenza, per il quale la città in prevalenza ci conosce, ma svolge anche
altre attività sociali. Inoltre vi sono spesso tanti servizi e attività interne che servono all’attività di
trasporto malati, che potrebbero essere svolte dai nonni durante la giornata presso la Noce.
Crediamo che questa convivenza assieme possa essere una buona
opportunità. Questa è la nostra scommessa. Le attività ricreative, saranno
le stesse dei Centri Territoriali, in più sperimenteremo questa proposta di
“nonni volontari”. Non possiamo per diversi motivi lasciare spazio alla
persistenza di quello stereotipo di vecchiaia come “fine dei giochi” che a
volte incontriamo sia nei racconti di chi vive questa età, sia nella percezione
della società. Da una parte vi è il valore dell’identità di ogni individuo, che
vorremmo far emergere. Ma dall’altra, anche una constatazione di risorse
non infinite, sia economiche che umane. Perciò non può davvero esistere e
sopravvivere quel modo di pensare, quella credenza individuale e collettiva
descritta più sopra. Occorre lavorare in prevenzione e nel sociale affinché
ognuno di noi possa costruire una vita migliore in un mondo globalmente
migliore.
Riassunto:
Concludo dicendo che siamo partiti da questa provocazione che non appartiene a tutti, perché gli
anziani non sono tutti “in attesa” ovviamente… abbiamo fatto questa ipotesi un po’ faticosa.
Abbiamo detto: noi ci siamo, possiamo mettere a disposizione queste risorse: una risorsa sono i
volontari, l’altra è la nostra esperienza dei Centri Territoriali.
42
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Abbiamo infine fatto una proposta, che probabilmente non ha caratteristiche di eccezionalità o
unicità. Crediamo solamente che possa essere un altro progetto sul quale sperimentarci come
Pubblica Assistenza di Modena.
“Il bimbo ristette lo sguardo era triste e gli occhi guardavano cose mai viste e poi
disse al vecchio con voce sognante:
mi piaccion le fiabe, raccontane altre…”
Francesco Guccini, Il vecchio e il bambino
BIBLIOGRAFIA
Allario Mario, I nuovi anziani: interessi e aspettative. Franco Angeli, 2003
Paola Valeria Ceriani, Simona Donegani, Chiara Mazzetti, Claudia Osculati, Dare Vita agli anni.
Salute e benessere in Terza e Quarta età. Mc Graw Hill, 2003
Bizzini L., Cognitive Psichotherapy in the treatment of Personality Disorders in the Aged. In Perris
e McGorry 1998
De Beauvoir Simon, La Terza età. Einaudi, 2002
De Silvestri Cesare, I Fondamenti teorici e clinici della Terapia Razionale Emotiva. Astrolabio Casa
Editrice, 1981
De Silvestri Cesare, Il mestiere di psicoterapeuta. Astrolabio Casa Editrice, 1999
Robert O. Hansson, Ph.D., and Bruce N. Carpenter, Ph.D. Relationships in old age. Guilford
Publications, 1994
Cesa Bianchi Marcello, La psicologia dell’invecchiamento. Caratteristiche e problemi. Carocci,
2001.
Cesa Bianchi Marcello; Vecchi T., Elementi di psicogerontologia. Milano, Franco Angeli, 1998.
Chattat R., La valutazione in Psicologia Gerontologia. Pitagora Editrice Bologna, 2000.
Erikson, I cicli di vita. Armando Editore, 1999.
Hersen Van Hasselt, Trattamenti psicologici nell’anziano. Mc Graw libri Italia, 1998.
Maria Rosaria Liscio, Maria Caterina Cavallo, La malattia di Alzheimer - Dall’epistemologia alla
comunicazione non verbale. Mc Graw Hill, 2000
Moser Fabio, Pezzati Rita, Un’età da abitare. Identità e narrazione nell’anziano. Bollati Borighieri
Torino, 2002
Scocco Paolo, De Leo Diego, Pavan Luigi, Manuale di psicoterapia dell’anziano. Bollati Borighieri
Torino, 2001.
Terzo rapporto sugli anziani in Italia (2002-2003) Franco Angeli
43
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Capitolo
5
Psicopatologia
a cura di Maria Pia Bagnato
10
Jack Nicholson – dal film “Qualcosa è cambiato”
Oscar per il miglior attore protagonista nel 1998.
10
Psicologa Psicoterapeuta – Responsabile della Formazione per la Croce Blu di Modena dal 1990
44
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
5. Psicopatologia [durata 90 minuti]
OBIETTIVI:
• conoscenza di quale sia il miglior supporto psicologico del volontario nei confronti del
paziente durante il trasporto, per garantire la qualità del servizio;
• descrizione di alcune delle più comuni Psicopatologie (disturbi d’ansia, disturbi dell’umore).
♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦
“Mostrai il mio capolavoro alle persone grandi, domandando se il disegno li spaventava.
Ma mi risposero: “ Spaventare? Perché mai, uno dovrebbe essere spaventato da un cappello?”.
Il mio disegno non era il disegno di un cappello.
Era il disegno di un boa che digeriva un elefante.
Affinché vedessero chiaramente che cos’era, disegnai l’interno del boa.
Bisogna sempre spiegargliele le cose, ai grandi.
Il mio disegno numero due si presentava così:
"Ecco il mio segreto. E' molto semplice:
non si vede bene che col cuore.
L'essenziale è invisibile agli occhi."
Il piccolo principe
di ANTOINE DE SAINT-EXUPERY
Le persone trasportate in ambulanza soffrono per un dolore fisico evidente (malattia cronica o
acuta, politrauma, emorragia…) alla quale si affianca anche una sofferenza psichica che noi non
vediamo ma che sicuramente c'è.
Le malattie fisiche diventano disagio psicologico per la loro invasività in tutti i campi della vita e per
i deficit che causano nel paziente.
Il malato trasportato ha pertanto bisogno di essere assistito/supportato anche dal punto di vista
psicologico.
Sono ormai diversi anni che abbiamo inserito nei nostri Corsi Base e anche in quelli per
l’emergenza-urgenza VSA (Volontario Soccorritore ANPAS), moduli sulla psicopatologia, sul
supporto psicologico e sulla psicologia dell’emergenza. I volontari apprendono nozioni per
affrontare l’intervento di emergenza o, più semplicemente per un trasporto sanitario, imparando ad
utilizzare presidi e tecniche che consentono un trasporto adeguato, riteniamo però fondamentale
aggiungere nozioni anche per la parte di sofferenza psichica del trasportato. Questi sono gli
obiettivi del nostro incontro.
Secondo noi la competenza umana (non è necessario essere professionisti) e la
competenza tecnica sono i due elementi che possono garantire la qualità del servizio e il
benessere del paziente.
45
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
OBIETTIVI dei MODULI # 26 e 28
STANDARD FORMATIVI ANPAS©
1^ parte: Cosa s’intende per supporto psicologico al paziente? (modulo 26)
Attenuare sul piano “umano” / emozionale le difficoltà che vivono i pazienti durante il trasporto.
Competenza tecnica +
Competenza “umana” / emozionale =
QUALITA’ DEL SERVIZIO
Il dolore provato dal paziente è sia FISICO che
PSICHICO, al di là della patologia sofferta.
Che fare?
Solo una buona integrazione fra competenza a livello tecnico e livello psicologico
portano ad un intervento di buona qualità e di soddisfazione sia del volontario che
del paziente pur nella sofferenza.
Che ruolo ha il volontario?
Possiamo dire che è specialista nel secondo livello pur avendo –nel nostro territorio
modenese – anche un’ottima preparazione tecnica.
Svilupperemo questo pensiero utilizzando due macro argomenti:
- il lavoro di gruppo
- la comunicazione
2^ parte: Un breve excursus sulle Psicopatologie più comuni. (modulo 28)
46
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
I parte
Supporto Psicologico durante il trasporto
Il Lavoro di Gruppo
Quando usciamo in ambulanza per svolgere un servizio, con noi vengono altri soccorritori, con i
quali dovremo collaborare. Sicuramente se cercassimo di operare ognuno per conto proprio
finiremmo per intralciarci e creare confusione, se invece ci integriamo suddividendoci i compiti,
allora tutto risulterà più facile e ordinato. E' inutile recarsi in due alla radio ricetrasmittente per
comunicare con il 118, oppure salire in due sull'ambulanza per prendere la steccobenda… Il nostro
servizio deve essere rapido e funzionante, non devono esserci confusione e incomprensioni,
come, ad esempio, discussioni in presenza della persona soccorsa sull'utilizzo o meno del cotone
e della garza sterile.
Per raggiungere una buona armonia nel gruppo è quindi necessario che ogni singolo
soccorritore si impegni a tenere degli atteggiamenti professionali e collaborativi avendo
come obiettivo il benessere della persona trasportata.
Cerchiamo allora di illustrare qualche accorgimento utile per migliorare la collaborazione fra i
volontari.
Parole Chiave:
Interazione - termine usato in psicologia e sociologia: relazione fra due persone; interazione
sociale, in cui ciascun soggetto modifica i propri comportamenti in rapporto a quelli dell'altro,
anticipandoli o rispondendovi.
Integrazione – termine usato in fisiologia: coordinazione e confluenza di più funzioni elementari in
un'attività complessa11.
L'Atteggiamento Professionale
Quest'ambito comprende alcuni comportamenti e modi di presentarsi che trasmettono
immediatamente un senso di fiducia e sicurezza nelle competenze ed abilità tecniche del
volontario soccorritore. E' molto importante per una persona sofferente sentirsi aiutato da qualcuno
in grado di alleviare il suo dolore.
I punti fondamentali possono venire riassunti come segue:
•
•
•
•
11
indossare sempre la divisa pulita ed in ordine, esponendo bene in vista il tesserino della
propria associazione;
curare il proprio aspetto fisico: per fare solo un esempio possiamo immaginare la diffidenza
che provocherebbe nella persona soccorsa una volontaria che si presentasse con tacchi alti ed
un numero di anelli tale da impedirle di infilarsi velocemente i guanti sterili, oppure un ragazzo
con i pantaloni corti, la barba incolta; oppure vedere lo stesso gruppo di soccorritori con
diverse divise, più o meno in ordine…;
gestire e controllare in modo ottimale le proprie emozioni: il volontario può provare ansia
rispetto alle sue capacità di affrontare questa situazione, paura di un eventuale contagio o di
potersi comunque far del male, dolore per la situazione della persona soccorsa, o ancora
fastidio, insofferenza, noia, ecc… Qualsiasi tipo di emozione va comunque controllata e non
comunicata/trasferita alla persona soccorsa; è opportuno al rientro confrontarsi con gli altri
volontari, e quindi esternare le proprie difficoltà con loro o chiedere un appuntamento con la
Direzione Sanitaria dell’Associazione;
rapportarsi rispettosamente e gentilmente con la persona soccorsa ed i suoi eventuali
accompagnatori; non dobbiamo mai dimenticare che siamo lì per soccorrere una persona che
Dizionario De Mauro – Bruno Mondadori editori. 2000
47
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
•
•
•
è già in difficoltà, non possiamo quindi aumentare la sofferenza del trasportato con
comportamenti poco gentili o intolleranti;
svolgere con sicurezza le manovre di soccorso: incontrare un volontario che non dimostra
disinvoltura nell'alzare lo schienale della barella o che non sa immobilizzare una gamba,
genera sicuramente paura e ansia nella persona soccorsa oltre che confusione all'interno
dell’equipaggio; anche in questo caso se il volontario si trova in difficoltà può chiedere aiuto
agli altri e al rientro in sede, dovrà farsi spiegare da volontari più esperti quella manovra che
durante il servizio non ricordava;
esaudire con attenzione ed interesse le richieste comunicate dalla persona soccorsa, nei
limiti esplicitati nel protocollo di intervento e dal ruolo del Volontario Soccorritore: non rispettare
i protocolli creerebbe dei dissapori e dei motivi di conflitto nell’equipaggio e dimostrerebbe
inoltre l'incapacità di attenersi e di rispettare i compiti ed i doveri impliciti nel ruolo di volontario
soccorritore che si riveste nel momento dell'intervento;
non mettersi mai a discutere davanti alla persona soccorsa! Ogni discussione va
rimandata in un momento e in un luogo più opportuni per un appropriato chiarimento fra
l’equipaggio.
L'Atteggiamento Collaborativo
La collaborazione e la cooperazione sono i due aspetti principali che differenziano un
Gruppo da un ‘Gruppo di Lavoro’.
Con il termine "gruppo" si indica una "pluralità di soggetti in interazione impegnati a soddisfare i
propri bisogni individuali". Si intende cioè un insieme di persone che, pur trovandosi
contemporaneamente nello stesso luogo, sono impegnate ognuna ad occuparsi dei propri bisogni,
senza cercare di trovare uno scopo comune che possa racchiudere ed utilizzare tutte le risorse
presenti. Esemplificando possiamo vedere un gruppo in una squadra di soccorritori in cui ognuno
agisce compiendo le manovre in cui si sente più sicuro, senza preoccuparsi di cosa stiano facendo
i suoi compagni.
Il gruppo di lavoro è invece un "insieme di persone in integrazione, ossia impegnati ad
integrare i bisogni individuali per produrre un lavoro di gruppo" quindi un risultato
complesso che non è dato semplicemente dalla somma delle parti.
Rientra in questa definizione la problematica di come riuscire a sfruttare al meglio le risorse
presenti: se si dispone di un soccorritore alto e robusto e di una soccorritrice abituata a
comunicare con la gente, al primo verranno affidati tutti i compiti più pesanti mentre la seconda si
dedicherà maggiormente alla sfera relazionale.
Così facendo otterremo un lavoro di gruppo, ossia "un'azione complessa propria del gruppo di
lavoro, richiedente oltre alla pianificazione ed allo svolgimento del mandato organizzativo, anche la
gestione delle relazioni interpersonali all'interno del gruppo".
Ciò che si ottiene è qualcosa di più e di diverso da ciò che ogni singolo individuo potrebbe
produrre. Tramite lo scambio di informazioni e di conoscenze con i propri colleghi, si può
accrescere la propria competenza migliorando in tal modo la qualità del servizio offerto.
Affinché tutto ciò si realizzi è necessario che, oltre ad esserci stima e fiducia reciproca ed avere
sempre in mente il nostro ruolo di soccorritori che esula da qualsiasi altra motivazione che ci ha
portato ad avvicinarci al volontariato, emerga all'interno della squadra un leader che può variare a
seconda della situazione in cui ci si trova. Questa figura può essere definita come una persona che
"lavora con il gruppo e non per o sul gruppo: non si sostituisce ad esso ne' nelle decisioni ne' nel
superamento delle difficoltà". La sua funzione è di cercare di "ottimizzare le risorse disponibili
all'interno del gruppo sia in termini operativi che relazionali".
Il leader risulta quindi essere un soccorritore che durante un determinato servizio si impegna a
rendere più fluido il lavoro cercando di integrare nel miglior modo possibile le risorse presenti. Nel
caso in cui ad esempio, la squadra sia impegnata in un soccorso stradale ed uno dei soccorritori
abbia svolto di recente un servizio simile o gli sia capitato di trovarsi molto spesso in situazioni
analoghe, spetterà probabilmente a lui rivestire questo difficile compito di integrazione ed
48
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
armonizzazione del servizio. Un altro esempio potrebbe riguardare il caso in cui si crei una
squadra in cui un solo soccorritore ha già avuto modo di operare almeno una volta con tutti i suoi
compagni; risulterà naturale che sia lui a gestire le relazioni e la coordinazione all'interno del
gruppo.
Questi casi sottolineano ulteriormente il fatto che il leader non è detto che sia il
soccorritore più esperto, né che sia sempre lo stesso, indipendentemente dalle situazioni
affrontate. Per raggiungere dei buoni risultati di gruppo è indispensabile lavorare in modo
elastico e adattabile alle esigenze del momento, evitando di fossilizzarsi su idee
gerarchiche e inflessibili.
Gli atteggiamenti collaborativi che devono contraddistinguere il leader devono perciò ritrovarsi in
qualsiasi soccorritore di qualsiasi squadra.
Un buon grado di cooperazione ed unione può essere raggiunto attenendosi a poche ma
fondamentali azioni:
•
•
•
•
•
•
•
usare un linguaggio chiaro, comune e comprensibile da tutti i componenti del gruppo;
rispettare la diversità di opinioni;
assumere comportamenti gentili e disponibili alla cooperazione;
dimostrare sicurezza personale e spirito di intraprendenza;
dopo averle discusse assieme, adeguarsi alle decisioni prese dal gruppo;
rispettare la posizione di leader, mantenendosi in un atteggiamento di critica attenta e
costruttiva;
dopo aver terminato il servizio, discutere con il gruppo le proprie incertezze, dubbi e
preoccupazioni circa i servizi svolti.
Supporto Psicologico
Introduzione
Nelle azioni di soccorso che ogni volontario si trova quotidianamente a svolgere, tutto deve essere
eseguito nel rispetto di standard e criteri appositamente prefissati ed insegnati, senza lasciare
nulla all'intuito ed alle caratteristiche individuali di ogni soccorritore.
Durante gli incontri organizzati per questa formazione, impariamo come aprire e chiudere la
‘barella cucchiaio’ o come utilizzare la radio per le comunicazioni con la Centrale Operativa, come
immobilizzare un arto piuttosto che le manovre per il BLS (Basic Life Suport). A noi non resta che
ripetere meccanicamente le tecniche imparate. Non troveremo però nessuno che ci darà due o tre
frasi standard indispensabili per instaurare una relazione con la persona che stiamo soccorrendo o
per sapere come reagire e/o comunicare in situazioni difficili emotivamente.
Esistono –per esempio - molti modi per chiedere ad una persona come sta in quel momento:
"Come si sente?", "E' sicuro di stare così male?", "Ha proprio una brutta cera oggi. Lei deve stare
davvero molto male. Non è così?". Ognuna di queste espressioni provocherà nello stato d'animo
del nostro interlocutore, sentimenti diversi. Il processo relazionale dipende da molte variabili: le
parole usate, la situazione temporale e spaziale in cui ci si trova, il nostro stato d'animo, il
ns. abbigliamento, il suo abbigliamento, la ns. postura, il tono della voce ecc…
Vediamo assieme qualche suggerimento utile per poter affrontare consapevolmente la relazione
con la persona trasportata.
La comunicazione
È’ stato dimostrato che la relazione utilizza diversi ‘canali’. Il più immediato, ma anche meno
efficace, è il canale verbale, quello cioè della parola. Noi comunichiamo soprattutto con il tono
della voce e con la nostra postura, con una modalità quindi non verbale.
49
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
In particolare le ricerche hanno confermato che la comunicazione raggiunge il nostro interlocutore
nelle seguenti percentuali:
7% parole,
38% tono voce,
55% linguaggio corporeo.
E’ quindi evidente che quando comunichiamo dobbiamo prestare molta attenzione al tono della
voce e alla postura, non solo alle parole.
Non è possibile fornire delle ricette valide in tutte le occasioni. Cercheremo allora di dare alcuni
suggerimenti che possono aiutarci di volta in volta a "trattare con umanità" non il "paziente" o il
"soggetto", ma la "PERSONA" che abbiamo di fronte, alla quale stiamo offrendo –
volontariamente - il nostro aiuto e la nostra abilità tecnica. Quando siamo in emergenza sui mezzi
delle associazioni, non siamo lì per fare i ‘piccoli medici’ con i loro ‘piccoli pazienti’ malati ed
indifesi, né siamo lì per riaggiustare un "oggetto/soggetto" rotto e privo di autonomia.
Il nostro compito è interagire con una persona che in questo momento si trova in una situazione di
disagio, ma che comunque possiede una sua personalità ed emotività, come noi. In questa
situazione di emergenza spetta però a noi di assumere il compito di gestire positivamente la
situazione, cooperando con la persona soccorsa alla creazione di un clima accogliente e
confortevole per tutti. Lo scambio relazionale che si instaura tra noi e il nostro interlocutore è
influenzato da molti fattori riassumibili a partire dalle caratteristiche delle persone coinvolte, alla
situazione ambientale e temporale in cui ci troviamo.
Partendo dalla persona da soccorrere possiamo soffermare la nostra attenzione su alcuni punti
principali:
•
•
•
•
•
•
stato fisico: lo stato di salute della persona nel preciso momento in cui stiamo entrando in
contatto, tenendo anche conto di eventuali altri problemi di salute che si protraggono già da
tempo;
deficit sensoriali: la persona può avere delle carenze visive, uditive, verbali, tattili o olfattive
che possono influire molto sulla relazione, a volte rischiando di renderla quasi impossibile;
bisogni fisiologici: vanno dalla necessità di essere ossigenato al desiderio di bere o di
evacuare. E' molto importante riuscire a dare alla persona la sicurezza che rispettiamo i suoi
bisogni e che siamo lì proprio per fornirgli un aiuto a soddisfarli nel miglior modo possibile;
fattori emotivi: è importante osservare e ascoltare le emozioni che sta esprimendo la persona
soccorsa: paura, ansia, rabbia… su questo punto torneremo altre volte, data l'influenza che lo
stato d'animo esercita sul processo relazionale;
età: è molto diverso dover comunicare con un bambino di due anni o con un anziano, sia per
gli argomenti trattabili, sia per le caratteristiche fisiche-emotive che contraddistinguono le
diverse fasce d'età;
cultura e gruppo di appartenenza: questi due aspetti, comprendenti anche la sfera religiosa,
influenzano profondamente il livello ed i messaggi comunicativi; solo tenendo conto di
eventuali diversità culturali potremo sintonizzare la nostra comunicazione con quella della
persona soccorsa.
Con il termine "situazione contingente" vengono riassunte tutte le componenti ambientali e
temporali che rappresentano lo sfondo dell'incontro relazionale che sta avvenendo:
•
condizioni ambientali: il contesto è decisamente diverso a seconda che il soccorso stia
avvenendo in mezzo ad una strada o all'interno della stanza da letto della persona soccorsa,
che stia diluviando o che stia splendendo il sole. La modalità di intervento e la comunicazione
saranno quindi differenti, così come le preoccupazioni dei soccorritori;
50
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
•
•
•
•
•
•
illuminazione: sicuramente utile può essere rendere l'ambiente illuminato almeno abbastanza
da permetterci di vedere distintamente il viso del nostro interlocutore, a volte l’equipaggio si
lascia trasportare dagli eventi e dalla fretta senza soffermarsi sugli elementi più semplici e
facilmente risolvibili;
rumore: risulta certamente una variabile importante per creare un clima accogliente e
confortevole;
sicurezza del luogo: di fondamentale importanza sia per noi che per chiunque si stia
soccorrendo; è la prima cosa da valutare quando si arriva sul posto;
interruzioni: possono compromettere molto la relazione, soprattutto nei casi in cui la persona
sia già restia a comunicare con noi, sarà opportuno cercare, quanto possibile, di non essere
interrotti durante il soccorso: se la polizia municipale è sul luogo dell’incidente stradale, dovrà
esserci un soccorritore o due che interviene sulla persona e il terzo che parla con la polizia;
tempo a disposizione: sarà necessario valutare con attenzione anche questa variabile per
affrontare l’intervento, che sarà necessariamente diverso a seconda del tempo che occorre per
il trasporto e la tipologia dell’intervento di emergenza;
presenza di accompagnatori: spesso rappresentano il tramite attraverso cui avvicinarsi al
nostro interlocutore, soprattutto nei casi delle persone più difficili da raggiungere, come i
bambini e gli individui chiusi o spaventati.
Nel momento del soccorso siamo noi soccorritori a dover portare aiuti ed accoglienza a qualcun
altro, quindi spetta a noi anche il compito di riuscire a creare la migliore situazione emotiva e
relazionale che la persona è in grado di raggiungere in quel momento. Perciò risulterà di
fondamentale importanza il modo in cui ci presenteremo alla persona soccorsa nonché il rispetto e
l'interessamento che noi riusciremo a comunicarle. Il semplice rivolgere domande cortesi quali:
"Come si sente?", "Come è successo?", bastano a far sentire alla persona che c'è qualcuno
attento alla sua attuale situazione di difficoltà.
Da questo quadro iniziale risulta chiaro come l'approccio relazionale sia complesso e coinvolgente
per il soccorritore. A ben guardare però ci si accorge che in fondo, seguendo qualche
suggerimento generale e apprendendo qualche conoscenza in più sulla nostra comunicazione,
non sia poi così difficile "andare a trovare l'altro là dove emotivamente è". Occorre solo usare al
meglio le nostre capacità emotive e comunicative per potersi affiancare a chi sta soffrendo.
Inizialmente bisogna perciò possedere qualche conoscenza di base sulla propria ed altrui
comunicazione, per poi porre l'attenzione sulle capacità relazionali ed infine sul rispetto della
privacy altrui.
Parole Chiave:
•
•
•
•
DECODIFICARE: decifrare, trasformare in termini più chiari e comprensibili.
EMPATIA: riconoscere, entrare e provare i sentimenti di un'altra persona.
RAPPORTO SUPPORTIVO: relazione personale finalizzata a sostenere e ad aiutare.
VERBALIZZARE: comunicare a voce, esprimere a parole.
Ritornando quindi a quello che è il nostro principale strumento: la comunicazione, dobbiamo risottolineare quanto, anche quando ci sembra di non comunicare nulla, in realtà stiamo mandando
dei messaggi non verbali a chi ci sta di fronte. Anche mentre osserviamo od ascoltiamo, non
smettiamo mai di comunicare e di essere coinvolti nella relazione. L'importante non è allora
interrogarsi su come poter smettere di lanciare messaggi, ma bensì capire come ciò avvenga e
come funzioni questo scambio continuo di influenze reciproche.
La comunicazione è composta da vari elementi:
•
emittente: colui che invia il messaggio (anche se inconsapevolmente); è da lui che prende
avvio lo scambio comunicativo;
51
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
•
•
•
•
ricevente: colui che oltre a ricevere il messaggio lo decodifica ed eventualmente invia un
nuovo messaggio. E' da sottolineare come ognuno di noi si trovi quindi a poter ricoprire
contemporaneamente e/o alternativamente sia la posizione di ricevente che di emittente;
messaggio: tutto ciò che l'emittente comunica al ricevente. Il messaggio può anche essere
inconsapevole e non voluto, come succede - per esempio - alle persone timide che, pur non
desiderandolo, arrossiscono, comunicando agli altri il proprio imbarazzo;
canale: il mezzo attraverso il quale il messaggio viene inviato (ad es. la voce, la mimica
facciale, la posizione del corpo, ...);
contesto: l'ambiente fisico e la situazione socio-culturale in cui avviene il processo
comunicativo. Diverso è effettuare il soccorso di una maestra svenuta sotto gli occhi degli
alunni, dal soccorrere un automobilista uscito di strada.
Tutti questi elementi compongono sia la comunicazione verbale sia quella analogica (non verbale).
•
•
La comunicazione verbale: si realizza attraverso la parola parlata e quindi implica l'utilizzo del
canale vocale. L'utilità principale dell'uso delle parole è rassicurarci, permettendo di dare un
nome, un senso ed un significato a ciò che stiamo provando; in tal modo possiamo discutere
su ciò che sentiamo dentro di noi, prendendo così anche un po' le distanze dalle paure più
profonde. Il linguaggio diventa quindi un modo per instaurare un contatto con la persona a cui
stiamo parlando, con la quale possiamo condividere i nostri pensieri e sentimenti, lasciando
però aperto il rischio del fraintendimento e della creazione di un significato aggiunto da chi sta
decodificando il nostro messaggio.
La comunicazione non verbale: racchiude tutti i messaggi lanciati attraverso le variazioni di
utilizzo del canale vocale (intercalare, pause, intonazioni, volume della voce) e attraverso le
espressioni ed i gesti del viso e del corpo. Come riportato più sopra, apparentemente sembra
più difficile da decodificare, ma in realtà è molto più chiara ed utilizzata della comunicazione
verbale. Chiunque di noi sa capire che se qualcuno picchietta freneticamente le dita sul
tavolino è nervoso, ma molto più difficile è capire questo stesso stato d'animo da un semplice
dialogo verbale. La comunicazione analogica scorre, rispetto al terreno della comunicazione
verbale, come un fiume sotterraneo, proprio come le emozioni scorrono sotto i nostri pensieri.
Se ne deduce che i due tipi di comunicazione si occupano principalmente di due aree distinte: la
comunicazione verbale dell'aspetto contenutistico del messaggio, la comunicazione non verbale di
quello emotivo-relazionale.
La comunicazione nel rapporto supportivo deve raggiungere principalmente lo scopo di permettere
alla persona soccorsa di trovarsi nella condizione di maggior benessere possibile per lui in quel
momento. Questo può essere raggiunto attraverso tre momenti successivi:
•
•
•
favorire lo scambio di informazioni: più notizie sullo stato psichico e fisico si raccolgono più
diventa facile entrare in relazione; le domande non devono però essere troppo invadenti o
personali. Se la persona non vuole dirci nulla di lei, non per questo dobbiamo insistere e
forzarla. A noi compete invece il dovere di fornire con chiarezza e tranquillità tutte le
informazioni che possono servire alla persona soccorsa, per ridurre la sua ansia. Forse poi
vedendo la nostra disponibilità e interessamento, sarà la persona stessa a fornirci
spontaneamente notizie su di sé;
individuare lo stato emotivo: oltre a decifrare la comunicazione non verbale della persona
soccorsa è bene cercare di cogliere anche il nostro stato d'animo per poter arginare e tenere a
freno i nostri sentimenti e ansie più forti;
entrare in relazione empatica: con questa espressione ci si riferisce alla capacità di sentire
dentro di sé lo stato d'animo della persona soccorsa e di comunicarle che la si comprende.
Questo meccanismo deve portare all'individuazione delle scelte migliori per fornire l'aiuto ed il
servizio più adatto a migliorare lo stato emotivo attuale del nostro interlocutore.
52
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Alcuni suggerimenti.
Per raggiungere questi scopi ci si può avvalere di alcune efficaci tecniche di
comunicazione:
•
•
•
•
•
•
•
•
utilizzare il livello linguistico della persona da soccorrere: come possiamo comunicare e
aiutare qualcuno di cui non utilizziamo lo stesso linguaggio? Se abbiamo di fronte un bambino
di 5 anni che ci parla agitatamente, sarà utile usare una comunicazione semplice. Il nostro
linguaggio dovrà sempre essere il più possibile comprensibile e vicino a quello della persona
soccorsa. Siamo sempre noi a doverci adeguare alle esigenze altrui e non viceversa;
ascolto attivo: si intende una situazione in cui la persona soccorsa recepisce, attraverso la
nostra comunicazione e i nostri commenti di risposta, che siamo realmente interessati a ciò
che ci sta dicendo;
osservazione partecipata: tenere la mano della persona soccorsa palpando spesso il polso
radiale è un tipico gesto che comunica attenzione e partecipazione a ciò che sta accadendo; la
persona si sente sicuramente meno sola ed abbandonata alla sua sofferenza;
tollerare il silenzio: questa è forse una delle tecniche più difficili da applicare, perché la voglia
di fare e di agire fa sembrare tempo sprecato quello passato semplicemente stringendo la
mano di chi sta soffrendo. Noi possiamo provare una o due volte a rompere questo silenzio,
ma se i nostri messaggi non ottengono risposte, allora è nostro compito rispettare la scelta
altrui;
domande appropriate: "Posso metterle meglio il cuscino?", "Se ha caldo, posso aprire il
finestrino, che ne pensa?"; due esempi solo per chiarire che le domande devono essere chiare,
brevi e precise;
decifrare la comunicazione non verbale: soprattutto con le persone più silenziose questo è
l'unico mezzo con cui entrare in relazione. Una volta decifrati, questi messaggi devono servirci
per adeguare ulteriormente il nostro servizio alla situazione contingente;
dimostrare interesse per gli argomenti trattati: talvolta il mondo e gli interessi della persona
soccorsa sono molto diversi dai nostri, ma questo non deve renderci meno attenti a creare un
clima il più possibile confortevole e tranquillo;
rispondere correttamente e chiaramente alle domande poste dalla persona soccorsa e dai
suoi eventuali accompagnatori: questi ultimi sono la presenza più rassicurante per la persona
soccorsa ed è quindi necessario essere disponibili e chiari anche con loro.
Cosa NON fare.
Esistono però anche delle tecniche inefficaci di comunicazione delle quali sarebbe bene fare il
minor uso possibile:
•
•
•
•
•
parlare per parlare: spesso frutto della paura di non saper reggere un eventuale silenzio. Crea
solo confusione ed imbarazzo, non permettendo ai bisogni ed ai pensieri più profondi di essere
verbalizzati. Se è la persona soccorsa ad utilizzare questa tecnica, dovremo cercare di farla
sentire in un ambiente confortevole in cui possa lasciarsi andare e stare anche in silenzio, se è
questo ciò che desidera (non è in questo momento la nostra ansia il problema da affrontare);
formulare giudizi e fornire consigli non richiesti: per sentirsi tranquilli di certo non si ha
bisogno di qualcuno che ci predichi cosa è giusto e cosa è sbagliato, ma bensì di qualcuno che
ci accetti per come siamo, soprattutto in una situazione critica come un'urgenza sanitaria;
mostrare disinteresse e fastidio: la persona che soccorriamo non si è fatta male
appositamente per disturbarci, ma bensì si trova in una posizione molto più fastidiosa e "poco
interessante" di quella in cui ci troviamo noi;
banalizzare i sentimenti espressi: "Ma perché urla? E' matto?", "Questa sua angoscia è
proprio inutile", "Smetta di piangere, sembra una fontana rotta"; questi interventi non fanno che
acutizzare il disagio della persona soccorsa;
verbalizzare le proprie paure e timori: "Anch'io ho paura che la situazione peggiori", "Temo
di non sapere proprio cosa fare per aiutarla"; anche queste frasi provocano solo un maggior
malessere nella persona soccorsa ed anche in noi soccorritori;
53
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
•
•
•
mostrare atteggiamenti di chiusura: non guardare mai l'interlocutore negli occhi, stargli
lontano, rivolgere la parola solo ai colleghi, ecc...aumentano il senso di solitudine e la paura;
interrompere e cambiare argomento: evidenzia scarso rispetto ed interesse, provocando
disagio e ritrosia;
mandare messaggi incongruenti e confondere con ipotesi non verificate: dire ad una
mamma che il suo bambino è molto bello e poi non volerlo nemmeno toccare può generare
ostilità e soprattutto confusione; questo vale per qualsiasi persona con cui non ci si relazioni in
modo chiaro e coerente.
II parte
PSICOPATOLOGIA
In questa seconda parte affronteremo alcuni disturbi psichici, senza avere la presunzione di una
trattazione esaustiva ma solo per dare qualche informazione, qualche cenno, per conoscere
meglio quella sofferenza che spesso accompagna alcune delle persone che trasportiamo con i
nostri mezzi adibiti per l’appunto al trasporto sanitario.
Abbiamo scelto i disturbi più frequenti nella popolazione e di questi vedremo i sintomi, facendo
riferimento al DSM IV (Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi Mentali)12.
I DISTURBI D'ANSIA
Attacco di panico
I principali sintomi dell'attacco di panico sono:
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
palpitazioni, cardiopalmo o tachicardia;
sudorazione;
tremori fini o a grandi scosse;
dispnea o sensazione di soffocamento;
sensazione di asfissia;
dolore o fastidio al petto;
nausea o disturbi addominali;
sensazione di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento;
derealizzazione o depersonalizzazione;
paura di perdere il controllo o di impazzire;
paura di morire;
parestesie;
brividi o vampate di calore.
Alcune brevi informazioni: l’attacco di panico dura in media 10-12 minuti. Non può durare un’ora o
due! Piuttosto si verifica uno stato di malessere che può perdurare anche diverse ore, successivo
alla crisi. Si presenta all’improvviso, senza alcun particolare preavviso o stimolo scatenante.
Nonostante la paura di “svenire” che pervade chi vive l’esperienza di un attacco di panico, in realtà
è impossibile che quella persona possa svenire, questo è dovuto all'alta attivazione del nostro
sistema simpatico che mantiene l'organismo in uno stato di allerta molto elevato, quindi non è
possibile svenire...
Le persone che soffrono di attacco di panico tendono a mettere in atto l'evitamento: evitano di
frequentare il luogo (o i luoghi) in cui si è scatenato l'attacco di panico o in cui temono si possa
scatenare l'attacco di panico. L'evitamento peggiora la condizione del paziente in quanto a poco a
12
Masson editore 1996
54
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
poco l'unico luogo percepito come sicuro è la propria casa. L'ambiente esterno nella sua totalità
diventa pericoloso.
Osservando i sintomi si può notare come l'attacco di panico possa facilmente confondersi con
l’attacco cardiaco o il collasso. È pertanto probabile che il paziente, percependo questi sintomi,
abbia paura di avere un infarto, si agiti e dia il via ad un circolo vizioso che non gli permette di
calmarsi.
Ovviamente per quanto riguarda il nostro compito di volontari, non potendo formulare alcuna
diagnosi, In caso di incertezza su quello che si sta verificando è comunque necessario trasportare
il paziente al pronto soccorso e cercare di tranquillizzarlo durante il tragitto.
Agorafobia
È un disturbo che può essere associato all’attacco di panico ed è rappresentato da paure che
hanno principalmente oggetto i luoghi pubblici, soprattutto luoghi aperti e/o affollati dai quali
potrebbe essere difficoltoso allontanarsi o nei quali potrebbe non essere disponibile un aiuto nel
caso in cui la persona abbia un attacco di panico o una crisi d’ansia.
Anche in questo caso la tendenza è quella di evitare questi luoghi arrivando a limitare
notevolmente la propria autonomia. L’agorafobia porta gradualmente ad un isolamento sempre più
significativo che costringe spesso la persona o i famigliari a ricorrere allo specialista quando
purtroppo ormai il disturbo è invalidante e la qualità della vita è severamente compromessa.
Fobia specifica
Le fobie specifiche sono paure rivolte verso uno “stimolo fobico” specifico. Sono caratterizzate da
un'ansia clinicamente significativa provocata dall'esposizione a un oggetto o a una situazione
temuti, che spesso, come nell’attacco di panico, determina condotte di evitamento.
Nota Bene: la semplice paura non è una fobia. La paura diventa fobia, ovvero una
psicopatologia, quando ci impedisci di fare ciò che dobbiamo/vogliamo fare, quando
condiziona la nostra vita in modo invalidante.
Le tipologie più comuni di fobie specifiche sono:
•
•
•
•
tipo animali (per es., insetti, cani, etc…);
tipo ambiente naturale (per es., altezze, temporali, acqua);
tipo sangue – iniezioni - ferite;
tipo situazionale (per es., aeroplani, ascensori, luoghi chiusi, luoghi aperti:piazze).
Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC)
Caratteristiche essenziali del disturbo ossessivo- compulsivo sono pensieri, immagini o impulsi
ricorrenti che creano allarme o paura e che costringono la persona a mettere in atto
comportamenti ripetitivi o azioni mentali. Come il nome stesso lascia intendere, il DOC è quindi
caratterizzato da ossessioni e compulsioni. Almeno l'80% dei pazienti con DOC ha sia ossessioni
che compulsioni, meno del 20% ha solo ossessioni o solo compulsioni.
Le ossessioni sono pensieri, immagini o impulsi che si presentano più e più volte e sono al di
fuori del controllo di chi li sperimenta. Tali idee sono sentite come disturbanti e intrusive e, almeno
quando le persone non sono assalite dall'ansia, sono giudicate come infondate ed insensate.
Le compulsioni vengono anche definite rituali o cerimoniali e sono comportamenti ripetitivi (lavarsi
le mani, riordinare, controllare…) o azioni mentali (contare, pregare, ripetere formule
mentalmente…) messi in atto per ridurre il senso di disagio e l'ansia provocati dai pensieri e dagli
impulsi tipici delle ossessioni; costituiscono, cioè, un tentativo di elusione del disagio, un mezzo
per cercare di conseguire un controllo sulla propria ansia.
Ritroviamo varie tipologie di disturbo ossessivo-compulsivo:
•
•
contaminazione;
controllo;
55
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
•
•
•
•
•
ossessioni pure;
superstizione eccessiva;
ordine e simmetria;
accumulo/accaparramento;
compulsioni mentali.
Anche in questo caso, vale la pena sottolineare la differenza fra normalità e patologia. Non è
quindi malato chi è ragionevolmente preoccupato per una contaminazione… chi è particolarmente
ordinato o pulito o chi riflette molto. Chi soffre di questo disturbo ha severamente compromesso la
propria vita e quella dei propri famigliari e/o amici.
Disturbo Post Traumatico da Stress (PTSD)
È’ caratterizzato dal rivivere un evento estremamente traumatico accompagnato da sintomi di
aumento dell'ansia e da evitamento verso stimoli/situazioni associati perché simili al trauma subito.
Le persone che soffrono di questo disturbo rivivono frequentemente il trauma come se stesse
sempre succedendo; questo significa che insieme al ricordo ci sono anche l’ansia, la paura, il
terrore che si sono sperimentati la prima volta.
In particolare i modi in cui viene rivissuto il trauma possono essere:
1) ricordi spiacevoli ricorrenti e intrusivi dell'evento, che comprendono immagini, pensieri, o
percezioni. Nei bambini piccoli si possono manifestare giochi ripetitivi in cui vengono espressi
temi o aspetti riguardanti il trauma;
2) sogni spiacevoli ricorrenti dell'evento. Nei bambini possono essere presenti sogni spaventosi
senza un contenuto riconoscibile;
3) agire o sentire “come se” l'evento traumatico si stesse ripresentando (ciò include sensazioni di
rivivere l'esperienza, illusioni, allucinazioni, ed episodi dissociativi di flashback, compresi quelli
che si manifestano al risveglio o in stato di intossicazione). Nei bambini piccoli possono
manifestarsi rappresentazioni ripetitive specifiche del trauma;
4) disagio psicologico intenso all'esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzano
o assomigliano a qualche aspetto dell'evento traumatico;
5) reattività fisiologica o esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzano o
assomigliano a qualche aspetto dell'evento traumatico.
NOTA: Dopo aver subito un trauma è considerato normale il fatto che il soggetto possa avere
sintomi di paura o di disagio per circa un mese, quando i sintomi persistono oltre questo
periodo si può ipotizzare una diagnosi di disturbo post-traumatico da stress.
Disturbo d'Ansia Generalizzato
E' caratterizzato da almeno sei mesi di ansia e preoccupazione persistenti ed eccessive.
I sintomi principali sono:
•
•
•
•
•
•
costante inquietudine: i soggetti temono il peggio e non possono controllare il loro stato d'ansia
e di apprensione;
dolori muscolari ed aumento dello stato di vigilanza;
insonnia;
difficoltà di concentrazione;
sudorazione, tachicardia, vertigini, diarrea, ecc;
cefalea.
56
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
I DISTURBI DELL’UMORE
Disturbo Depressivo Maggiore
La depressione colpisce il 20% di donne ed il 16,7% di uomini; ciò significa che una donna su
quattro ed un uomo su nove soffre di depressione.
Per diagnosticare un episodio di Depressione Maggiore è necessaria la presenza di cinque o più
dei seguenti sintomi contemporaneamente presenti durante un periodo di due settimane che
rappresentino un cambiamento rispetto al precedente livello di funzionamento; almeno uno dei
sintomi è costituito da:
1) umore depresso per la maggior parte del giorno;
2) perdita di interesse o piacere per tutto, o quasi tutte, le attività per la maggior parte del giorno;
3) significativa perdita di peso senza essere a dieta o aumento di peso;
4) insonnia o ipersonnia;
5) agitazione o rallentamento psicomotorio;
6) faticabilità o mancanza di energia;
7) sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati;
8) ridotta capacità di pensare o concentrarsi;
9) pensieri ricorrenti di morte.
La difficoltà nell’avere a che fare con pazienti depressi è che è difficile trovare qualcosa che li
interessi dal momento che sono estremamente demotivati e non provano più interesse nemmeno
per le attività che prima della depressione svolgevano normalmente.
Spesso questo tipo di paziente non va neppure dal medico, tanto è convinto che non ci sia niente
da fare e che la sua situazione non sia risolvibile.
Paradossalmente bisogna poi prestare attenzione al momento in cui il paziente comincia a
migliorare poiché in questo momento aumenta il rischio di suicidio: l’individuo infatti non si sente
più totalmente incapace di cambiare la propria situazione e può vedere nel suicidio una possibile
soluzione al proprio problema.
Disturbo Distimico
La Distimia è un umore cronicamente depresso, presente per la maggior parte del giorno, quasi
ogni giorno per 2 anni. Gli individui col disturbo distimico si sentono tristi e "giù di corda". Essi
presentano ancora uno o più sintomi sotto riportati:
• scarso appetito o al contrario iperfagia (mangiano cioccolata, dolci, spuntini ecc.);
• insonnia o ipersonnia;
• scarsa energia o astenia;
• bassa autostima;
• difficoltà di concentrazione o nel prendere decisioni;
• sentimenti di disperazione.
Disturbo Bipolare
Chi soffre di Disturbo Bipolare fa esperienza di oscillazioni dell'umore molto intense che vanno da
uno stato depressivo ad una condizione di grande eccitamento.
Queste oscillazioni si manifestano in episodi ciclici di Depressione (episodio depressivo) o Mania
(episodio maniacale), che possono durare da alcune settimane ad alcuni mesi. Normalmente
l’umore del paziente viene stabilizzato con farmaci.
Nella fase depressiva ci si sente disperatamente infelici, senza energia ed incapaci di affrontare
persino le cose più elementari; nella fase maniacale ci si può sentire particolarmente bene, come
“al settimo cielo”, pieni di energia, in grado di fare qualsiasi cosa senza alcun problema e
incredibilmente pieni di idee eccitanti.
Il disturbo bipolare comporta:
• cambiamenti nelle sensazioni;
• cambiamenti nel comportamento;
• cambiamenti nel pensiero.
57
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Schizofrenia
I SINTOMI caratteristici della schizofrenia possono essere sia positivi che negativi. I sintomi positivi
indicano eccessi nel comportamento e comprendono quindi:
• eloquio disorganizzato;
• allucinazioni;
• deliri;
• comportamento bizzarro.
I SINTOMI negativi sono quelli che indicano la mancanza o la carenza di qualcosa e
comprendono:
• apatia (mancanza di energia e mancanza di interesse per quelle che sono le consuete attività
quotidiane);
• alogia (quantità di linguaggio prodotto fortemente ridotta);
• anedonia (mancanza di interesse per le attività ricreative, incapacità di sviluppare rapporti con
gli altri, mancanza di interesse per l’attività sessuale);
• appiattimento dell’affettività;
• asocialità.
ALCUNE INFORMAZIONI UTILI
•
Lo psicologo è laureato in Psicologia e abilitato all'esercizio della professione, quindi iscritto
all'Albo, dopo aver svolto un anno di tirocinio di circa 20 ore settimanali post laurea e superato
l'esame di stato.
•
Lo psichiatra è abilitato all'esercizio della professione se è laureato in medicina e
specializzato in psichiatria.
•
Lo psicoterapeuta è uno psicologo o un medico, specializzato in psicoterapia.
È opportuno non affidarsi a nessuno senza sapere quale tipo di specializzazione ha e se la
specializzazione che ha è adatta al nostro problema.
Sportello di Primo ascolto c/o il Centro la Noce.
Informazione e Consulenza sui
Disturbi del Comportamento Alimentare
(Anoressia–Bulimia-BED)
Tutti i Mercoledì
15:00-18:30
Per appuntamento: [email protected]
58
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Capitolo
6
Ambulanza e Presidi Sanitari
a cura di Valeriano Zini
13
13
Infermiere Professionale – Consigliere della Croce Blu di Modena, si occupa del materiale sanitario.
59
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
6. Ambulanza e Presidi Sanitari [durata 90 minuti]
OBIETTIVI:
Rendere in grado il volontario di riconoscere i presidi presenti sui mezzi dell’associazione e
conoscere il loro utilizzo, da integrare con l’esperienza che acquisirà in servizio e attraverso
l’insegnamento dei volontari più esperti.
♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦
AMBULANZE SERVIZI SOCIO-SANITARI
PRESIDI DI BASE
Barella autocaricante americana
Per quanto riguarda l’utilizzo della barella si faccia riferimento
alla lezione pratica di ambulanza. Ricordiamo solo che il
paziente deve sempre essere legato, sia durante il trasporto,
sia nel momento in cui viene caricato. Questo tipo di barella
non ha purtroppo posizioni intermedie. Lo schienale ha la
possibilità di essere alzato a novanta gradi e la parte dei piedi
può essere sollevata in modo da posizionare gli arti inferiori
del paziente in scarico. Attraverso una leva sotto la barella è
inoltre possibile bloccarla in posizione abbassata, in modo da
non fare scattare il carrello quando la barella viene alzata. Ricordate comunque che non è
consigliabile utilizzarla per trasportare il paziente in questo modo, poichè il peso per gli operatori
risulterebbe eccessivo; utilizzare piuttosto altri presidi come la barella a cucchiaio o quella italiana.
Fermo posteriore per il fissaggio della barella al piano di calpestio
Esistono diversi tipi di gancio per le barelle, di cui ne proponiamo un esempio a
fianco. Si consiglia vivamente di controllare e provare il gancio ogni qualvolta
l’operatore non lo conosca a fondo, in modo da acquisire sicurezza nelle
operazioni di fissaggio della barella. Ricordate che una barella non agganciata
correttamente può costituire un serio pericolo per il paziente.
Barella cucchiaio
Il modello presente nella maggioranza delle
ambulanze in uso presso l’associazione è costruito in
lega di alluminio. Ricordate però che se da una parte
tale materiale garantisce robustezza alla struttura,
dall’altra non può garantire l’isolamento termico del
paziente. Fate però attenzione nel caso che decidiate di posizionare un lenzuolo o un panno tra il
paziente e la barella a cucchiaio: tale manovra comporta il pericolo che il paziente possa scivolare
sul piano della barella. Ovviamente per ogni spostamento il paziente deve essere assicurato alla
struttura tramite le cinghie, che devono essere già presenti e agganciate alla barella stessa. Tale
presidio trova applicazione in tutti quei casi in cui il paziente abbia la necessità di essere trasportato
un piano rigido. Tutti i tipi di barella a cucchiaio possono essere ridotti di dimensioni allungando al
massimo la struttura e piegandola a metà. Anche in questo caso per l’utilizzo fare riferimento alla
lezione pratica di ambulanza.
60
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Barella di scorta italiana
Ne sono presenti diversi tipi e modelli, tutti accomunati dalla
caratteristica di poter essere ripiegate a metà. Ricordate che
tale presidio non garantisce un supporto alla colonna
vertebrale, per cui prima di trasportare un paziente è
necessario accertarsi che tale caratteristica non sia necessaria al trasportato.
Seggetta portaferiti
Adatta al trasporto dei pazienti che possono essere trasportati in questa
posizione. Ricordate sempre di allacciare la cintura appena il paziente si è
seduto.
Telo portaferiti
Utilizzato generalmente per il trasporto dei pazienti per le scale. Ha la
caratteristica di essere molto maneggevole e leggero, e di norma ben
tollerato dal paziente, ma non garantisce stabilità alla colonna vertebrale.
Per cui in alcuni casi può essere sconsigliabile. Accertarsi prima di
procedere con il trasporto delle condizioni del trasportato, magari
informandosi presso i parenti o il personale delle strutture.
Bombole ossigeno
Ne esistono di diverse dimensioni. In genere da 2 litri per quelle portatili e 7 litri per
quelle fisse. Secondo le ultime normative tutto il corpo della bombola deve essere
di colore bianco. Se la parte alta della bombola non è di tale colore significa il gas
contenuto all’interno non è ossigeno. Ricordate sempre che l’ossigeno è un
combustibile e un comburente, ossia, nel caso in cui venga miscelato con altre
sostanze (ad esempio alcuni tipi di grassi e oli) può dare luogo ad una reazione
chimica in cui può avvenire una combustione spontanea anche non in presenza di
fiamme o corpi incandescenti. Le bombole, una volta scariche (si considerano scariche le
bombole il cui manometro segna 20 bar) vanno riposte nell’apposita scaffalatura all’interno
del garage (appena entrati sulla destra, come segnalato dal cartello). Non si devono usare
pinze per agganciare le bombole al sistema di erogazione sulle ambulanze, ma piuttosto
accertarsi che il sistema non sia sotto pressione prima di procedere alla sostituzione, in
modo che il dado di fissaggio non sia eccessivamente saldo.
Regolatore di pressione
E’ composto da un manometro e da una ghiera di apertura del flusso (l’apertura
avviene in senso antiorario). Le bombole piene sono caricate a 200 bar (l’unità di
misura della pressione).
Umidificatore
Ha lo scopo di umidificare l’ossigeno che, uscendo dalla bombola, viene inalato dal
paziente attraverso la mascherina (o altro sistema di erogazione). L’ossigeno non
umidificato, specie se somministrato per lunghi periodi, tende a seccare le vie aeree
del paziente provocandone l’irritazione e una minore difesa contro le infezioni. E’ però
necessario ricordare che l’umidificatore deve essere mantenuto ben pulito e privo di
incrostazioni.
Aspiratore secreti fisso
Posto all’interno della cellula sanitaria dell’ambulanza, attraverso un pompa a vuoto o
un circuito con consumo di ossigeno (aspiratore di Venturi), è in grado di permettere
l’aspirazione attraverso il tubo collegato all’ugello creando il vuoto all’interno del
barattolo trasparente.
Tubo aspirazione
Viene collegato con una estremità all’ugello dell’aspiratore, e con l’altra al sondino
61
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
di aspirazione o alla cannula rigida di Yankauer (vedere più avanti).
Portaflebo
E’ il sistema di alloggiamento per le flebo in bottiglie di vetro. Deve essere posizionato
in alto rispetto al paziente. Ricordate che la velocità del flusso del liquido contenuto
nella flebo non deve mai essere gestito dal volontario, ma fare sempre riferimento alle
indicazioni del personale sanitario.
MEDICAZIONE
Rotoli di cerotto
Ne esistono di diversi materiali e dimensioni. Nelle nostre ambulanze sono in
seta da 2,5 cm.
Scatola di cerotti
Compresse di garza sterili
Sono utilizzate nel caso si debba medicare una ferita in
modo sterile. Per pulire la cute senza ferite non è necessaria la sterilità, bastano
le garze non sterili.
Pacco garze non sterili
Bende
Acqua ossigenata
Nel momento in cui si apre un disinfettante, è buona
norma segnare la data di apertura sulla confezione con un pennarello indelebile. Una
volta passati 15 giorni il disinfettante va buttato, poiché non è più garantita la sua
capacità antisettica. Purtroppo questa buona abitudine non è ancora diffusa in
associazione, ma si spera che presto tutti i volontari si abituino ad agire in questo modo.
EQUIPAGGIAMENTO SPECIFICO
Ghiaccio istantaneo
Quello in uso presso la nostra associazione è rivestito in TNT (tessuto
non tessuto) in modo da limitare il rischio di lesioni da freddo. E’
comunque sempre consigliabile interporre un tessuto o delle garze non
sterili tra il sacchetto e la cute del paziente. E’ costituito da una sostanza
liquida contenuta in una busta sigillata all’interno della confezione, la cui rottura
consente la miscelazione con il composto granulare che la circonda, dando così luogo
ad una reazione chimica per la quale il calore viene assorbito, abbassando la
temperatura della miscela così ottenuta.
Ghiaccio spray (nelle borse delle gare sportive)
Per erogare il contenuto tenere la bomboletta in posizione verticale avendo cura di
rimanere a circa 20 cm dalla cute.
Forbice taglia abiti
Viene utilizzata per tagliare gli abiti del paziente nel caso non sia possibile
sfilarli. Ovviamente, valutarne l’utilizzo per non creare danni inutili.
Laccio emostatico
62
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Viene utilizzato per consentire il reperimento di un accesso venoso da parte
di personale sanitario. Non è consigliabile l’utilizzo allo scopo di fermare
una emorragia se non come ultimo tentativo, una volta che tutti gli altri
accorgimenti risultino vani (sollevamento dell’arto, compressione diretta della ferita, compressione
della arteria a monte dell’emorragia su un piano osseo…). Molte volte, specie se utilizzato per
questo scopo da personale non esperto, si rischia di occludere i vasi venosi ma non quelli arteriosi,
aumentando così l’emorragia, o di provocare lesioni ai tessuti nella zona di applicazione. Per
l’emostasi (ossia il blocco dell’emorragia) sono in ogni caso indicati altri tipi di lacci emostatici,
comunque non in dotazione sulle nostre ambulanze.
Teli isotermici
Hanno la caratteristica di riflettere il calore a seconda della
faccia che viene posta a contatto con il paziente. Con la parte
argentata all’esterno, i raggi solari vengono riflessi, favorendo il
raffreddamento del soggetto, mentre con all’esterno la parte
dorata, il calore del corpo viene riflesso verso il paziente, e
quindi “imprigionato” all’interno, prevenendo l’ipotermia. Per
svolgere questa funzione, il telino deve essere posto a diretto
contatto con la cute, se invece viene posto sopra i vestiti il suo effetto viene meno. Il classico
utilizzo del telino riguarda la protezione termica del politraumatizzato, che, una volta terminata la
valutazione e la stabilizzazione, con il paziente scoperto, viene applicato direttamente alla cute per
prevenire l’ipotermia. Ricordate che se volete scaldare un paziente, risulta sicuramente più
economico e soprattutto più efficace utilizzare un panno!
Cinghie di sicurezza
Vengono utilizzate per assicurare il paziente alla barella.
Sono in genere composte da due pezzi con la chiusura in
plastica. Per fissarle alla barella occorre, una volta divisa in
due pezzi la cinghia, fare passare la parte del gancio attorno
ad un tubolare della barella e poi all’interno dell’asola finale,
verificandone la tenuta.
RIANIMAZIONE
BORSA DI RIANIMAZIONE
Pallone autoespandibile di Ambu
Viene utilizzato nella rianimazione cardiopolmonare. E’
composto da una corpo centrale autoespandibile e da due
valvole alle estremità che consentono l’ingresso dell’aria solo
dalla parte posteriore, e la sua fuoriuscita (attraverso la
compressione del corpo centrale) solamente dalla parte
anteriore a cui, tramite un raccordo universale, viene
agganciata la maschera. Nella parte posteriore del pallone è presente un ugello a cui può essere
raccordato il tubicino dell’ossigeno e il connettore per il reservoir (vedere più avanti). Per l’utilizzo
specifico dello strumento fare riferimento alle lezioni relative la rianimazione cardiopolmonare.
Reservoir e raccordi
Il tubicino in figura (lo stesso delle mascherine di ossigeno) serve per
collegare il pallone di ambu alla fonte di ossigeno, mentre il reservoir
(sacchetto plastico) viene agganciato sul retro del pallone per incamerare
parte dell’ossigeno portato attraverso il tubicino. Ricordate che la
percentuale di ossigeno erogata con il semplice pallone è del 21% circa,
mentre sale al 50-60% con fonte di ossigeno fino ad arrivare a valori
superiori al 90% nel caso sia presente anche il reservoir.
63
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Filtro antibatterico per ambu
Lo scopo di questo presidio è quello di evitare che il pallone utilizzato per la
rianimazione venga contaminato dal paziente. Ricordate che un pallone di
ambu è monouso, e il costo si aggira sui 30-40 euro. Se viene utilizzato il filtro,
una volta terminato l’intervento dovremo buttare solamente mascherina e filtro,
con un risparmio considerevole. Nel caso ce ne dimenticassimo, è dunque
necessario gettare sia ambu che maschera, per prevenire la trasmissione di
infezioni.
Maschere per ambu
Sono disponibili in vari modelli e misure. Quelle attualmente in dotazione sono
dotate di un cuscinetto ad aria per migliorare conformazione al viso del
paziente. Alcune di queste sono fornite di una valvola (all’estremità nasale) che
ne consente il controllo della pressione, con la possibilità di gonfiare o
sgonfiare la camera d’aria attraverso una siringa (senza ago!). La misura
adeguata al paziente è quella in cui la camera interna vada a sistemarsi dalla
radice del naso alla parte ossea del mento, senza lasciare fissurazioni.
Set di Cannule di Guedel (o di Mayo)
Sono cilindri ricurvi dotati di un canale interno, in materiale
plastico abbastanza rigido. Vengono utilizzate per garantire la
pervietà delle vie aeree, impedendo che la lingua possa cadere
all’indietro, e garaniscono il passaggio dell’aria tramite il canale
centrale.
Vite elicoidale apribocca
Sfruttando il sistema a vite del corpo centrale, viene utlizzata per
aprire in modo forzato la bocca del paziente. Il suo utilizzo è
abbastanza raro, ed in ogni caso bisogna vagliarne l’effettiva
necessità. Ricordate che non trova impego nella rianimazione
cardiopolmonare, poiché in tali casi, i muscoli del paziente sono
rilassati, e la semplice iperestensione del capo è sufficiente per
consentire l’apertura della bocca.
Sondini per aspirazione con finger-tip
Vengono collegati al tubo dell’aspiratore, e consentono una più
precisa gestione dell’aspirazione. Ricordate che i volontari, nel
caso debbano aspirare sostanze nella cavità orale del paziente,
non devono spingersi oltre la porzione visibile. Il sondino raccordato non aspira autonomamente,
ma è necessario occludere con un dito il foro posto all’inizio del sondino, nella parte di plastica
colorata (finger-tip)
Cannula di Yankauer
Si tratta di una cannula rigida di aspirazione, utilizzata nello stesso
modo dei sondini, ma con la proprietà di dirigere con sicurezza la
porzione aspirante terminale.
Maschere ossigeno adulti e pediatrica
Eroga ossigeno al paziente secondo il flusso impostato nell’erogatore.
Esistono modelli con reservoir integrato. Il tubo della mascherina di
ossigeno può essere usato per raccordare la bombola portatile al pallone di
ambu,
64
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
IGIENE E PREVENZIONE
Scatole di guanti
Sono presenti in tre misure (small, medium, large). Esistono in diversi materiali: lattice, vinile,
nitrile, poliuretano. Principalmente in associazione sono utilizzati quelli in lattice. Nel caso un
volontario risulti allergico a tale materiale, è importante che lo segnali al Gruppo Materiale Sanitario,
in modo da provvedere ad una fornitura di guanti alternativi.
Contenitore per rifiuti
Lenzuola
Traverse
Panni
Contenitore per rifiuti infetti
Non è presente di norma sulle ambulanze, escluse alcune eccezioni, ma si
trova nel deposito delle lenzuola. Al suo interno vanno buttati tutti i presidi
monouso utilizzati nello svolgimento del servizio che siano venuti a contatto
con i materiali biologici del paziente, e quindi potenzialmente infettivi.
Ricordate che tali contenitori devono essere smaltiti per incenerimento, con
una spesa di circa 30 euro l’uno. Per tale motivo al suo interno non vanno
gettati i rifiuti non infetti (guanti utilizzati ma puliti che non sono venuti a
contatto con il paziente, cartacce, lattine ecc.), che devono essere smaltiti
come i normali rifiuti urbani.
EMERGENZA
Barella
Oltre a tutte le caratteristiche descritte per le barelle dei servizi
socio-sanitari, questo modello ha la possibilità di poter essere
posizionata ad un’altezza intermedia.
Barella cucchiaio 65EXL
Il modo di utilizzare questo presidio è sovrapponibile
al modello descritto nelle pagine precedenti. Alcune
caratteristiche innovative sono date dal materiale
plastico che limita la dispersione del calore, il doppio
gancio di sicurezza visibile in figura e i fori a fondo
cieco nei tubolari di alluminio che assicurano una più
agevole pulizia. Anche questo modello può essere
ridotto in dimensioni allungando completamente la
barella e ripiegandola a metà.
Seggetta
E’ una seggetta di soccorso, nata per l’evacuazione rapida del paziente lungo le
scale. I due pattini inferiori consentono la discesa in sicurezza, frenando la sedia,
che deve essere spinta per procedere. Il carrello posteriore agevola l’utlizzo su
superfici piane. E’ inoltre presente in ambulanza un manubrio da porre nel
relativo incastro per consentire la salita delle scale.
65
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Sacca soluzione fisiologica
Vengono utilizzate per le infusioni endovenose dal personale sanitario, oppure
per la detersione di ferite sporche (ad esempio fango). Si raccomanda di
utilizzarla in modo adeguato, limitandone l’utilizzo alle effettive necessità.
Deflussori
Collegano i liquidi per infusione endovenosa all’ago posto sul paziente. Fermo
restando che il suo utilizzo è solo su indicazione di personale sanitario, è
bene che i volontari che effettuano servizio di emergenza-urgenza siano in
grado di montarlo alla sacca per infusione.
Forbici taglia abiti di Robin
Vengono utilizzate per tagliare gli abiti del paziente in caso di effettiva
necessità, come spiegato per il modello nelle pagine precedenti. Ricordate che
possono essere utilizzate anche per tagliare le cinture di sicurezza degli
autoveicoli e per rompere i vetri delle automobili come schematizzato in figura.
Ricordate che comunque tale manovra non è di nostra competenza - se non in
casi assolutamente eccezionali - ma dei vigili del fuoco.
Set ustioni
Il modello attualmente a disposizione sull’ambulanza
convenzionata è un nuovo antiustioni e antifuoco all’idrogel
vegetale, atto ad essere utilizzato su ustioni importanti con
presenza di derma leso. Sono studiati per ottenere un
raffreddamento rapido delle parti ustionate, riducendo in tal
modo la profondità e la vastità dell’ustione e alleviando
considerevolmente i conseguenti dolori. Il raffreddamento o
“cooling” è considerato la tecnica preminente per il trattamento
d’urgenza degli ustionati e consiste nell’irrorare con acqua la
zona dell’ustione. Per il trattamento dell’ustionato fare
comunque riferimento alla lezione del corso apposita.
Pulsossimetro
E’ un elettromedicale che consente di rilevare attraverso una sonda
applicata ad un dito (o al lobo dell’orecchio o al calcagno nel neonato) la
percentuale di saturazione di ossigeno del sangue periferico (SpO2%). E’
quindi un indice dello stato dello scambio di gas a livello polmonare. Il
secondo valore che si legge alla destra dello schermo è invece relativo
al numero di battiti cardiaci per minuto (bpm). Ricordate che i valori letti
sul display si riferiscono ad una misura effettuata su un distretto
corporeo periferico, e non sempre rispecchiano i valori reali. Ad esempio
nel caso di un trauma della strada che rimanga a terra per un tempo
sufficiente con una temperatura ambientale relativamente bassa,
possiamo avere difficoltà ad ottenere un valore, dato che il freddo tende
a limitare la circolazione degli strati superficiali del corpo e delle
estremità (vasocostrizione). In tal caso potrebbe non essere possibile
ottenere alcuna lettura, pur potendo essere normale la saturazione del soggetto. D’altra parte in
caso di bassa pressione arteriosa (ipotensione) o di alcune aritmie cardiache, non tutti battiti
66
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
cardiaci sono in grado di portare il sangue fino alle estremità, producendo quindi un valore anche
molto diverso da quello reale o nullo. In tal caso basta verificare la corrispondenza tra valore letto
sull’ossimetro e polso carotideo.
Il metodo di rilevazione dello strumento ha però dei limiti di affidabilità: non è assicurato il corretto
funzionamento in caso di luce solare diretta sul sensore durante la rilevazione (basta coprirlo),
oppure in caso di febbre del soggetto o in presenza di smalto blu. In tal caso è necessario
asportarlo con acetone o con le forbici (metodo raccomandato), o posizionare la molla del sensore
sulla punta del dito, ma in modo che vada ad appoggiarsi sulle superfici laterali e non su quelle
superiore e inferiore (dove è cioè presente lo smalto). Ricordate di non riporre lo strumento con il
sensore connesso, poiché in tal modo è facile che possa rompersi. Se è presente la prolunga
agganciata al sensore, questa non va tolta, poiché previene la rottura del connettore. Ricordate che
non è possibile riparare il sensore, e il costo per uno nuovo si aggira sui 250 euro!
Premendo il terzo bottone il display si illumina (utile in caso di scarsa visibilità) e premendo in
successione il primo e il terzo tasto viene tolto il sonoro.
Ricordate inoltre che gli ossimetri non sono in grado di mostrare la saturazione corretta nelle
intossicazioni da monossido di carbonio, nelle intossicazioni anche gravi il valore segnato dallo
strumento potrebbe anche essere normale.
Zaino sanitario
Aspiratore secreti portatile
Si tratta di un aspiratore che può essere trasportato al di fuori dell’ambulanza.
Il suo utilizzo è sovrapponibile a quello fisso. Ricordate che è necessario che
venga posto sotto carica per mantenere la batteria funzionale. Nel caso non
si ottenga alcuna aspirazione (i led verdi accesi che indicano il livello di
pressione negativa esercitata dallo strumento sulla sinistra non aumentano di
numero), verificare che i tubi siano ben fissati agli ugelli e che non presentino
strozzature, e che il coperchio del barattolo di raccolta sia avvitato a fondo.
Monitor defibrillatore manuale/semiautomatico LifePak 12
E’ un multiparametrico in grado di rilevare una traccia
elettrocardiografica a tre derivazioni, la saturazione di ossigeno, la
frequenza cardiaca, la frequenza respiratoria e la pressione arteriosa.
Ha la possibilita di stampare un tracciato elettrocardiografico. E’ inoltre
un defibrillatore manuale e semiautomatico. Per le istruzioni relative alle
sue funzioni più semplici fare riferimento al foglio presente in
ambulanza. Ovviamente questo tipo di elettromedicale può essere
utlizzato come defibrillatore solo da personale appositamente
addestrato e autorizzato.
Defibrillatore semiautomatico LifePak 500
Collari cervicali Nec-Loc
Sono il modello di collari cervicali sul mercato che attualmente
garantisce la migliore immobilizzazione del rachide cervicale. Sono
costituiti da due pezzi separati e sono disponibili in varie misure.
Per l’utilizzo fare riferimento alle lezioni relative.
67
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Collari cervicali a pezzo unico (modello stif-nec)
Sono presenti in alcuni casi sui nostri mezzi di soccorso a causa degli scambi nei
pronto-soccorsi. Se da una parte non garantiscono la stessa qualità di
immobilizzazione del modello precedente hanno il vantaggio di essere molto più
economici e adattabili a tutti i pazienti, dall’adulto al bambino, senza dover avere a
disposizione diverse misure.
Asse spinale
Costruito in legno o in ABS, viene utilizzato per il trattamento del
paziente traumatico garantendo un supporto rigido alla colonna
vertebrale
Fermacapo
Viene usato insieme all’asse spinale per garantire una migliore
immobilizzazione del rachide cervicale. Il cuscino sottostante viene
agganciato all’asse, mentre le incudini (i cuscinetti laterali) e le due
fasce vengono fissate una volta posto il paziente sull’asse.
Cinghie Ragno
Sono un nuovo sistema di cinture a velcro per assicurare il paziente
alla barella. Garantiscono una sicurezza e una stabilità notevolmente
maggiori rispetto alle cinghie tradizionali.
KED estrinsecatore
E’ uno strumento utilizzato per estrarre un paziente
traumatizzato da un veicolo (o situazione similare) nel caso di
possibile frattura della colonna vertebrale. E’ costituito da un
corpetto semirigido in grado di avvolgere il tronco dell’infortunato
e da stecche rigide interne che evitano movimenti di
flessione/estensione del busto. Viene fissato attraverso cinque
cinghie (tre toraco-addominali e due inguinali), i cui colori
possono variare a seconda dei modelli. Per estrarre il paziente imbragato dall’autoveicolo sono
presenti tre maniglie (due laterali e una posteriore). Ricordate che comunque è necessario
utilizzare asse spinale e collarino.
Set immobilizzatori a depressione (ferule)
Si tratta di buste plastiche al cui interno sono presenti dei piccoli
elementi di materiale sintetico che, attraverso l’aspirazione
dell’aria presente all’interno della ferula, si compattano
ottenendo un unico corpo rigido. Hanno il vantaggio di poter
essere conformati all’arto infortunato senza avere bisogno di
riallinearlo (come nel caso degli immobilizzatori rigidi descritti
prima) e di non provocare difficoltà alla circolazione (come negli immobilizzatori gonfiabili). Per
Estrarre l’aria si può utilizzare la pompetta in dotazione (vedi figura)
o l’aspiratore
Pompa per ferule
Viene collegata alle ferule per aspirarne l’aria contenuta attraverso il
movimento dello stantuffo.
Porta aghi
E’ un piccolo contenitore per aghi utilizzati esclusivamente da personale sanitario.
Per aprirlo fare riferimento alla figura stampata sulla confezione. Una volta pieno
68
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
deve essere chiuso in modo irreversibile e smaltito all’interno del contenitore per rifiuti infetti in
cartone (Jolly-pack).
NELLO ZAINO
Occhiali di protezione
Da utilizzarsi ogni qual volta ci sia il pericolo di contaminazione con
liquidi biologici per gli occhi del soccorritore.
Mascherine protezione viso
Viene utilizzata per la protezione da malattie trasmissibili (per
proteggere il soccorritore) o in caso di paziente immunodepresso (per
proteggere il paziente). Ricordate che non sono assolutamente
sufficienti in caso di tubercolosi infettiva aperta (TBC) o SARS
Mascherine SARS (FFP3)
Sono particolari mascherine in grado di filtrare l’aria inspirata dal
soccorritore. Le mascherine per SARS devono essere sigillate e
recare la scritta FFP3 sulla confezione. Per la TBC il modello deve
recare la scritta FFP2. In caso di necessità, se non sono possibili
soluzioni alternative, per la TBC si possono usare le mascherine da
SARS, ricordando però che hanno un costo molto maggiore.
Pallone di Ambu pediatrico
Rimane valido quanto detto per l’ambu adulto, ricordando però che
l’algoritmo della rianimazione nel bambino è diverso da quello dell’adulto.
Fare riferimento alla lezione specifica.
Fonendoscopio
Utilizzato per auscultare il torace del paziente da parte del personale sanitario o
per rilevare la pressione arteriosa con lo sfigmomanometro.
Sfigmomanometro
Utilizzato per la rilevazione della pressione arteriosa.
69
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Capitolo
7
Ambulanza e Comunicazioni Radio
a cura di Fausto Casini
14
14
Presidente Nazionale ANPAS
70
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
7. Ambulanza e Comunicazioni Radio [durata 150 minuti]
OBIETTIVI:
1. comportamento che il volontario deve tenere a bordo di un’ambulanza per garantire
maggiore sicurezza verso se stessi, il paziente, il resto dell’equipaggio ed il mezzo stesso;
2. conoscenza dell’apparecchiatura radio, di come si utilizza e dei suoi protocolli di
comunicazione.
♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦
IL MALATO E L'AMBULANZA
Il rapporto con il trasportato è estremamente importante. Ascoltare e cercare di mettere il più
possibile a suo agio l’utente è la parte più importante dell’intera attività di trasporto, adeguando il
più possibile i comportamenti del conducente del mezzo e degli altri componenti dell’equipaggio
alle necessità di efficienza ed efficacia del trasporto .
E’ molto frequente il caso in cui il trasportato abbia subito precedenti traumi e dobbiamo tener
conto che l’autoambulanza è un ambiente estraneo alle consuetudini di vita degli individui. Non
dobbiamo quindi aver paura a dire al trasportato cose che ci possono sembrare scontate. Prima di
partire e dopo che il nostro trasportato è stato caricato e si trova nella posizione che dovrà tenere
durante il viaggio è necessario chiedere se tutto va bene e invitarlo a ricercare la posizione di
massimo rilassamento sulla barella o sulla seggetta, raccomandandosi che per qualsiasi problema
deve comunicarcelo.
Durante tutte le fasi del trasporto è indispensabile garantire:
SICUREZZA FISICA
•
controllare che la sedia o la barella siano fermate bene;
•
evitare di caricare nella cellula sanitaria bagagli se non perfettamente assicurati;
•
quando il mezzo è in movimento deve essere garantita la stabilità di tutto ciò che
si trova nella cellula sanitaria.
SICUREZZA PSICOLOGICA
•
L'equipaggio deve lavorare in modo sincronizzato e armonioso, trasmettendo al
paziente serietà e serenità;
•
l’ammalato deve sentirsi il più possibile a suo agio in modo da non provare
soggezione se deve chiedere informazioni o se deve comunicare un disagio. A
tal fine è bene presentarsi subito al trasportato comunicandogli il proprio nome e
manifestando la propria disponibilità ad ascoltarlo;
•
L’equipaggio deve evitare di far trasparire conflitti all’interno del gruppo o verso
altri membri dell’Associazione. Le comunicazioni tra volontari devono essere
improntate al reciproco aiuto e finalizzate al mantenimento della fiducia del
trasportato;
•
Il paziente non deve MAI sentirsi abbandonato e non deve MAI essere lasciato
solo durante tutto il trasporto ed in particolar modo all’interno della cellula
sanitaria.
71
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
ALCUNI CONSIGLI UTILI
L’equipaggio è una squadra, quindi i componenti devono comunicare e collaborare tra loro e
soprattutto prestare attenzione e trasmettere tranquillità all’utente. Non è corretto nei momenti in
cui non si è coinvolti direttamente nel servizio disinteressarsi ad esso.
Se si ravvisa un comportamento scorretto da un altro componente l’equipaggio o dal personale di
altre strutture coinvolte, lo si deve segnalare tempestivamente all’autore di questo comportamento
evitando che il trasportato se ne accorga salvo il caso di immediato pericolo per la sua incolumità .
All’ammalato non interessa nulla dei nostri giudizi su altri componenti dell’equipaggio e
dell’Associazione, infatti il clima che deve respirare è un clima collaborativo e sereno.
IL VOLONTARIO E L'AMBULANZA
CONTROLLO DEL MATERIALE
L'equipaggio dell'automezzo è responsabile del materiale sanitario presente e pertanto, se al
momento del servizio (sia d’emergenza-urgenza sia di servizio ordinario), si scopre che
l'automezzo non è dotato di tutti quei presidi sanitari stabiliti dal regolamento interno
all'Associazione, la responsabilità civile e penale di questa inefficienza ricade sull'equipaggio
stesso.
Per questo motivo è indispensabile ricordare che :
PRIMA d’iniziare il turno è assolutamente necessario controllare il mezzo, visto che nessuno a
priori può garantirci il suo perfetto stato d’efficienza sia a livello di materiale sanitario (check-list)
sia a livello meccanico.
Su ogni ambulanza è presente una lista del materiale sanitario (check-list) alla quale fare
riferimento per il controllo dei presidi. L'importanza di questa manovra (preventiva) si traduce
nell'evitare una perdita di tempo al momento di partire per un servizio urgente.
Ricordare che il tempo d’inizio di un servizio d'emergenza inizia nel momento esatto in cui
l’equipaggio dell’ambulanza convenzionata comunica la partenza via radio alla Centrale Operativa
di Modena Soccorso.
Nelle ambulanze utilizzate per i servizi ordinari, quindi non preposti alle emergenze-urgenze, sono
presenti presidi sanitari diversi dal mezzo convenzionato elencati in una differente check-list.
SICUREZZA MECCANICA DEL MEZZO DI SOCCORSO
Ogni volontario deve segnalare (nell'apposita cassetta della "manutenzione automezzi", posta
nella stanzetta di fronte al centralino) qualsiasi anomalia dell'automezzo a livello meccanico. Per
quanto riguarda la parte sanitaria, invece, le anomalie vanno segnalate tramite messaggi da
mettere nella cassetta del “materiale sanitario”.
Qualora vengano rilevati durante l'utilizzo dei gravi difetti meccanici dell'automezzo o delle
mancanze di materiale sanitario (insostituibile al momento), è dovere di ogni volontario segnalare il
fatto al capoturno, il quale si impegnerà a non far utilizzare quello specifico automezzo fino a
quando non si sia provveduto alla sistemazione.
UTILIZZO DEI PRESIDI SANITARI
Il controllo del materiale sanitario prima di partire potrebbe essere una manovra superflua se tutti i
volontari si impegnassero a lasciare l'ambulanza (ogni volta che rientrano in sede) con la
dotazione completa del materiale.
Pertanto è un compito fondamentale dei volontari, al termine di ogni servizio, lasciare l'automezzo
in condizioni di completa efficienza e perfettamente in ordine in termini di dotazione del materiale
sanitario.
Se durante un servizio si utilizzano lenzuola o altro materiale sanitario sarà cura di ogni volontario
preoccuparsi di rifornire nuovamente l'automezzo del materiale utilizzato, in modo da lasciarlo
perfettamente in ordine ed “operativo”, pronto per poter immediatamente uscire per successivi
servizi.
72
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Il materiale sanitario può essere trovato negli appositi armadietti posti nel garage piccolo oppure,
nel caso mancasse, lasciare un messaggio per il “materiale sanitario” nell’apposita cassetta.
Una manovra importantissima è il controllo della pressione delle BOMBOLE D’OSSIGENO, nel
caso siano entrambe scariche è obbligatorio provvedere alla loro sostituzione immediata con
bombole piene che si trovano nel garage piccolo.
La manovra del controllo della pressione delle bombole implica l'apertura di tutte le valvole che
controllano il collegamento che va dalla bombola stessa all'apposita mascherina. Dopo aver
provato la loro pressione è necessario richiudere tutte le valvole e gli interruttori aperti, altrimenti le
inevitabili perdite presenti nel collegamento provocheranno una fuoriuscita dell'ossigeno che
lentamente scaricherà completamente le bombole.
PULIZIA
L'igiene della cellula sanitaria è una garanzia indispensabile sia per il trasportato sia per i membri
dell'equipaggio.
La pulizia dell'automezzo dovrebbe essere svolta dai volontari nei momenti di “sosta”, come ad
esempio quando si è in attesa di uscire per effettuare dei servizi. Questo capita più
frequentemente nei turni serali e del week-end, dove il numero dei volontari è spesso maggiore del
numero dei servizi da svolgere.
Nel caso in cui sia stata verificata la presenza di un qualsiasi liquido organico all’interno del mezzo,
è dovere primario di ogni volontario rientrare in sede per effettuare una pulizia accurata e
completa (con relativa disinfezione) di tutto l'automezzo.
Si consiglia di adottare questa procedura anche nel caso in cui vengano effettuati servizi non
urgenti (cioè ordinari).
Accanto a questi accorgimenti che riguardano la pulizia della cellula sanitaria, va sempre ricordata
l'importanza di adottare in ogni servizio TUTTE quelle precauzioni igieniche necessarie alla
salvaguardia della nostra e dell'altrui salute.
Si consiglia pertanto l'utilizzo, in ogni servizio, dei guanti monouso in lattice (ed è buona norma
tenerne sempre in tasca un paio di scorta).
L'utilizzo dei guanti diventa assolutamente obbligatorio nei servizi di Pronto Soccorso,
anche quando capitano interventi su pazienti che non presentano fuoriuscita di liquidi
organici.
Indossare SEMPRE i guanti negli interventi di PS!
NOTE PER IL SOCCORSO ED IL TRASPORTO IN AMBULANZA
Supporto psicologico e cura dell'utente.
• Giungere sul posto con la necessaria calma (che si dovrà trasmettere al paziente soccorso).
L'equipaggio dovrà muoversi con la piena consapevolezza dei compiti affidati a ciascuno dei
membri per svolgere un intervento coordinato e non caotico.
• Il volontario al quale è affidata la responsabilità del paziente dovrà chiedere la collaborazione
degli altri membri dell'equipaggio e, se cosciente, anche al paziente stesso. Inoltre dovrà essere
in grado di riconoscere particolari stati d'ansia dovuti all'incidente per il quale presta soccorso, e
dovrà essere in grado di valutare quei semplici interventi relazionali che possano ridurre tali stati
ansiosi.
• Nei primi istanti il volontario dovrà parlare al paziente facendosi riconoscere (identità e qualifica)
e, se il paziente mostra miglioramenti emozionali, riferirgli e descrivergli gli interventi che si
accinge a svolgere.
73
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
• Il volontario dovrà preoccuparsi di salvaguardare l'intimità fisica e la dignità del paziente, dovrà
quindi valutare con sensibilità interventi che possono toglierlo da situazioni di disagio. Ad
esempio dovrà essere attento a coprire nudità, dovrà evitare sguardi fissi verso il paziente o
addirittura verso le parti del corpo colpite/ferite, dovrà allontanare con discrezione e cura
eventuali sguardi indiscreti dei "curiosi" e dovrà raccogliere eventuali oggetti personali
mostrandoli al paziente per tranquillizzarlo.
• Nella competenza che gli è riconosciuta, il volontario descriverà al paziente quali sono le
manovre che si accinge a fare per tranquillizzarlo, mentre non descriverà quelle che potrebbero
destargli ulteriori stati d'ansia, quali evidenti sintomi di una situazione tragica (per esempio
sospetta lesione alla colonna vertebrale). Queste ultime, infatti, devono essere valutate e
successivamente comunicate dal personale medico competente.
• Il volontario dovrà tenere con discrezione i documenti sanitari del paziente.
• Il volontario dovrà ascoltare con attenzione e cura le richieste del paziente, se possibile,
esaudirle mostrando disponibilità. Dovrà inoltre fare domande al paziente per poter avere
informazioni sull'accaduto (a volte indispensabili all'arrivo in ospedale) e per mantenerlo
collaborante. Il volontario dovrà anche sapere quali domande fare e quali non fare per non
essere inopportuno e indiscreto.
• Il volontario dovrà tenere sotto controllo lo stato clinico del paziente senza mostrare eccessiva
preoccupazione, anche nelle situazioni critiche.
Nel caso di trasporti interospedalieri, le cartelle sanitarie non devono mai essere consegnate al
paziente. Giunti in reparto quest’ultimo e la sua cartella clinica, oltre a tutto ciò che ci è stato consegnato
al momento del trasferimento, dovrà essere consegnato al personale del reparto che firmerà la scheda
di affidamento (vedi figura 1).
Figura 1
74
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
TRASMISSIONI RADIO
CHE COS' E' UNA RADIO O RICETRASMETTITORE
La radio consiste in un sistema formato da un trasmettitore che permette di comunicare via etere
un'informazione e da un ricevitore per recepire le informazioni.
Le radio possono essere essenzialmente denominate "da stazione fissa", "da stazione mobile" (o
veicolari) e portatili. Le radio da stazione fissa, oltre ad essere ingombranti e di un certo peso,
necessitano di solito di una alimentazione a 220 Volt; quelle veicolari sono installate nei mezzi
mobili (es. ambulanze), sono di dimensioni e peso più contenute ed alimentate direttamente dalla
batteria del mezzo. Quelle portatili sono alimentate da batterie ricaricabili con l’apposito caricatore
posto nel centralino dell’associazione alimentato tramite corrente elettrica e la loro caratteristica
principale è quella di poterla tranquillamente alloggiare in cintura.
PULSANTI E PARTI FONDAMENTALI DELLE RADIO MONTATE SUI MEZZI
•
Manopola di ACCENSIONE, SPEGNIMENTO e controllo del VOLUME: spingendola si
accende la radio e ruotandola si può incrementare o diminuire il livello audio. Tornando a
spingere la manopola la radio si spegne.
•
FRECCIA VERSO L’ALTO E FRECCIA VERSO IL BASSO: utilizzate per cambiare canale.
•
ALTOPARLANTE: permette di ascoltare le informazioni ricevute dalla radio, solitamente nelle
nostre ambulanze è posto all'altezza del poggiatesta dell'autista o tra i due sedili anteriori.
•
ANTENNA: si trova sul tetto o a lato-cofano del veicolo ed è il mezzo attraverso il quale
vengono trasmesse e ricevute le informazioni.
•
MICROFONO: è un trasduttore che converte le onde sonore "prodotte dalla voce" in segnali
elettrici che verranno elaborati e poi trasmessi dalla radio.
•
PULSANTE PER PARLARE: posto a lato del microfono, serve per commutare la radio dalla
ricezione delle informazioni alla loro trasmissione.
•
DISPLAY: visualizza il canale sul quale la radio è sintonizzata;
•
TASTO P3: permette l’invio della selettiva alla Base;
•
TASTO P1: permette l’invio della selettiva alla centrale Operativa di Modena Soccorso con la
radio sintonizzata sul canale 4, quello riservato all’emergenza-urgenza.
75
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
CONTROLLI DA EFFETTUARE PRIMA DI UTILIZZARE LA RADIO
Al momento dell’accensione la radio si posiziona automaticamente sul canale n°1, sul quale si
effettuano tutte le comunicazioni tra l'associazione ed i suoi mezzi sul territorio.
La sigla radio della Pubblica Assistenza di Modena è "BLU BASE", mentre la sigla di ciascun
mezzo è formata dal suo numero preceduto da "BLU"(ad esempio Blu 3, Blu 9, Blu 20 etc.).
Una volta accesa la radio è opportuno controllare che sul suo display venga indicato il numero del
canale sul quale si è sintonizzati.
I CANALI DI COMUNICAZIONE
Il canale n°1 “gestisce” tutte le comunicazioni tra i mezzi dell’associazione sul territorio e la base.
Il canale n°4 viene utilizzato dai mezzi di tutte le Pubbliche Assistenze della Provincia di Modena
SOLO ED ESCLUSIVAMENTE per le comunicazioni dei mezzi prestanti servizi d’emergenzaurgenza, comunicando con la Centrale Operativa di Modena Soccorso ( identificata dalla sigla
“MODENA”). Tutti i mezzi dell’Associazione impiegati per i SERVIZI ORDINARI dovranno essere
sintonizzati con la radio sul canale n°1.
COMPORTAMENTO DURANTE L'USO DELLA RADIO
Sul canale n°1, ed in particolare sul canale n°4, si deve utilizzare la radio per comunicare solo ed
esclusivamente informazioni CHIARE e CONCISE per il corretto svolgimento del servizio che si sta
effettuando.
Questo deve avvenire perché, eventuali comunicazioni troppo prolisse, oltre ad essere segno di
poca “professionalità” rischierebbero di tenere impegnato il canale impedendo ad altri mezzi di
comunicare informazioni senz'altro più importanti.
Ricordiamo inoltre che altri Enti sono in ascolto su questi canali ed hanno quindi la possibilità di
sentire tutte le comunicazioni effettuate.
COME SI COMUNICA VIA RADIO
Al fine di una buona comprensibilità dell'informazione da trasmettere o da ricevere occorre
prestare molta attenzione alle seguenti modalità:
• prima di parlare sul canale, accertarsi che non ci sia qualcuno che lo stia già facendo;
• premere il pulsante del microfono e solo dopo un secondo iniziare a parlare, tenendolo a
lato della bocca ed allo stesso tempo il più vicino possibile alla bocca stessa ( MA non a
contatto) cercando di mantenere un'intensità di voce costante. In questo modo si evita che
il corrispondente riceva la prima parte del discorso già iniziata e tenendo il microfono a lato
della bocca si evita di ricevere, sotto forma di fruscio, l'aria che fuoriesce dalla cavità orale
di chi sta parlando. Il tempo indicato sopra è necessario, in quanto si ha un certo ritardo
nella commutazione da ricezione a trasmissione da parte della radio;
• durante la trasmissione, mantenere la medesima distanza tra la bocca ed il microfono in
modo tale che colui che riceve, non avverta oscillazioni nell'intensità della voce del
corrispondente. Inoltre bisogna ricordarsi di NON gridare, poiché si rende ancora più
incomprensibile quello che si sta dicendo;
• non effettuare comunicazioni lunghe ma essere concisi, precisi e chiari;
• smettere di tenere premuto il pulsante del microfono SOLO dopo aver finito di parlare in
modo da evitare di troncare le ultime parole;
• tra un "passaggio" e l'altro lasciare sempre almeno 1 secondo di spazio prima di
ritrasmettere in modo da dare la possibilità ad altri di intervenire in caso di necessità;
• i canali radio rappresentano un sistema di comunicazione NON sicuro, in quanto sono
facilmente intercettabili con opportuni ricevitori, quindi evitare di fornire via radio dati
anagrafici di persone in casi particolari (es. pazienti deceduti);
• per quanto riguarda la ricezione occorre accertarsi che il volume non sia al minimo
impedendo quindi l'ascolto di quello che si sta ricevendo.
76
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
CONSIDERAZIONI
Nelle normali trasmissioni via radio gli interlocutori possono o parlare o ricevere.
Per intenderci, non è come il telefono, di conseguenza quando si sta ricevendo non si può
trasmettere, in quanto l'altro non sentirebbe e si disturberebbe la ricezione ad eventuali terzi che
ascoltano, quindi bisogna parlare uno alla volta, rispettando l'ordine d'ingresso.
Nei collegamenti, ed in particolare durante un servizio d’emergenza-urgenza, si deve usare un
linguaggio chiaro e succinto. E' meglio utilizzare sigle e protocolli di trasmissione standardizzati in
modo tale da rendere più chiara possibile la comunicazione.
CHIAMARE UNA STAZIONE
Supponiamo che BLU 3 debba chiamare BLU BASE; si potranno usare principalmente 3 modi:
1. nominativo stazione da chiamare da stazione che chiama: BLU BASE BLU 3;
2. nominativo stazione da chiamare da nominativo stazione che chiama: BLU BASE DA
BLU3;
3. nominativo stazione che chiama per stazione da chiamare: BLU 3 PER BLU BASE.
Dei tre modi, il primo è preferibile, in quanto più corto e più immediato degli altri. Come detto in
precedenza, prima di fare la chiamata occorre accertarsi che nessuno stia parlando sul canale e
che non ci siano in atto comunicazioni di maggiore priorità, come ad esempio delle emergenze.
N.B. Se dopo aver chiamato una stazione questa non risponde bisogna aspettare qualche
secondo prima di richiamare, in quanto l'operatore potrebbe essere momentaneamente
impegnato. Se dopo qualche chiamata la stazione continua a non rispondere, desistere dal
richiamare per non disturbare il canale provando poi a ripetere la chiamata dopo alcuni minuti.
RISPOSTA AD UNA CHIAMATA
Quando una stazione viene chiamata (in questo caso BLU 3) questa può rispondere
principalmente in 5 modi:
1. VIENI PER BLU 3;
2. VIENI (STAZIONE CHE HA CHIAMATO);
3. IN ASCOLTO BLU 3;
4. BLU 3 IN ASCOLTO;
5. AVANTI PER BLU 3.
Dei cinque modi precedenti, il primo è preferibile.
N.B. E' buona abitudine confermare la ricezione di un messaggio al corrispondente.
TERMINOLOGIA
Nelle comunicazioni radio vengono usate abbreviazioni e termini in modo da rendere la
comunicazione il più breve e chiara possibile. Vediamo quelle principali, spiegandole:
• RICEVUTO, BENE, OK, K, POSITIVO: utilizzati per confermare di aver capito il messaggio;
•
VIA CAVO: il suo significato è quello di utilizzare il telefono per parlare con il
corrispondente. Usato nella frase : "Puoi raggiungermi via cavo?";
•
POSIZIONE: utilizzato per chiedere la posizione di un particolare mezzo; frasi tipiche: "Mi
puoi dare la tua posizione?", "Posizione BLU 3?";
•
STIMATO: utilizzato per chiedere una stima in minuti (partire, arrivare, essere operativi).
Usato nelle frase "Mi dai uno stimato ......?";
•
TORNA, RITORNA, RIPETI: significa che la stazione che ha appena trasmesso deve
ripetere il messaggio perché non è stato ricevuto;
•
NEGATIVO: è usato spesso prima di torna, ritorna, ripeti;
77
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
•
SUL POSTO: si usa per indicare l'arrivo nel luogo prefissato. Si usa in frasi del tipo "Blu 3
sul posto": questo messaggio viene dato quando si è in vista del “target”(luogo dell’evento);
•
PROVA RADIO: usato per chiedere rapporti di comprensibilità.
SELETTIVA
Se abbiamo una serie di radio che sono in ricezione sullo stesso canale, ciascuna di queste è in
grado di ricevere tutte le comunicazioni che avvengono sul medesimo. E’ possibile, tramite l'invio
di un numero (SELETTIVA), chiamare qualsiasi radio installata sui mezzi dell'Associazione e
memorizzare la chiamata.
La radio, ricevuto il proprio numero di selettiva, emetterà un segnale sonoro ("beep") intermittente
e sul display apparirà la sigla della stazione chiamante (ad esempio BLU BASE)қ. Per annullare la
selettiva premere il tasto posto sul microfono. Per l’invio della selettiva è sufficiente premere il
pulsante P3 o P1 in base a quale stazione vogliamo inviarla (BLU BASE o Centrale Operativa) ed
in base al canale sul quale è sintonizzata la radio.
CODICI D'INVIO
Sostanzialmente ci sono due tipologie di servizio svolte dall'associazione:
1. servizi ORDINARI (per esempio dialisi ed alcune fisioterapie), dimissioni, ecc.;
2. servizi d’EMERGENZA-URGENZA (codici colore).
Nel primo caso non c'è nessun codice d'invio, in quanto si tratta di un servizio programmato
dall’Associazione e viene assegnato dal capoturno.
Nel secondo caso invece, la richiesta viene effettuata dalla Centrale Operativa di Modena
Soccorso ed è rivolta al mezzo dell’Associazione convenzionato con il 118.
L'ambulanza CONVENZIONATA esce con un codice assegnato dall’operatore della Centrale. I
codici sono:
• VERDE: intervento poco critico e differibile nel tempo;
• GIALLO: intervento mediamente critico ed indifferibile nel tempo;
• ROSSO: intervento critico, indifferibile e d’emergenza.
SOLO in codice rosso si è autorizzati all'uso dei segnalatori luminosi (lampeggianti) e dei
segnalatori acustici (sirena) usando SEMPRE la massima attenzione alla circolazione stradale.
CODICI DI RIENTRO
Una volta che l'equipaggio dell'ambulanza ha caricato il paziente a bordo del mezzo e si dirige al
pronto soccorso, deve comunicare alla Centrale Operativa il codice di rientro:
• CODICE 1 (traumatico o internistico) : non critico, nessuna funzione vitale compromessa;
• CODICE 2 (traumatico o internistico) : critico, almeno una funzione vitale compromessa;
• CODICE 3 (traumatico o internistico) : emergenza, più di una funzione vitale compromessa;
• CODICE 4 (traumatico o internistico) : paziente deceduto.
Bisogna prestare molta attenzione nella valutazione del codice di rientro!
Terminato il servizio, si comunica alla Centrale Operativa il libero, dicendo per esempio:
"BLU 3 rientra in CODICE 5 (libera ed operativa)" oppure "BLU 3 libera (operativa) rientra".
ESEMPIO DI COMUNICAZIONE DURANTE UN SERVIZIO NON DI URGENZA
Questo tipo di servizio viene dato all'equipaggio dal capoturno; non c'è quindi bisogno di
comunicargli nessuna partenza. Una volta terminato il servizio si chiama la base:
"BLU BASE BLU 3", la quale risponderà: "Vieni BLU 3" oppure "Vieni per BLU BASE". A questo
punto la risposta del mezzo sarà: "BLU 3 operativa (oppure libera, in codice 5) al Policlinico "
e la base risponderà: "Bene BLU 3 rientra" oppure "Bene BLU 3 vai in Via ........".
78
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
ESEMPIO DI COMUNICAZIONE DURANTE UN SERVIZIO DI EMERGENZA-URGENZA
Il servizio viene passato dalla Centrale Operativa di Modena Soccorso al capoturno, che a sua
volta lo assegna all'equipaggio dell'ambulanza convenzionata. Le comunicazioni tra le due parti
(equipaggio BLU 3 e Modena Soccorso) sono le seguenti.
PARTENZA
•
BLU 3 : invio della selettiva premendo il tasto P1 ;
•
Centrale Operativa (C.O.): “AVANTI PER MODENA”;
•
BLU 3: “MODENA, LA BLU 3 PARTITA”;
•
C.O.: “BENE BLU 3, RICEVUTO”.
ARRIVO SUL POSTO
•
BLU 3: invio della selettiva (P1);
•
C.O.:”AVANTI..”;
•
BLU 3: “MODENA, LA BLU 3 SUL POSTO”;
•
C.O.: “BENE BLU 3, RICEVUTO”.
PARTENZA PER IL PRONTO SOCCORSO (P.S.)
•
BLU 3: invio della selettiva (P1);
•
C.O.: “AVANTI…”;
•
BLU 3: “MODENA, LA BLU 3 HA CARICATO UN CODICE 1 INTERNISTICO PER IL
POLICLINICO/BAGGIOVARA”;
•
C.O.: “BENE BLU 3, RICEVUTO”.
RIENTRO DAL PRONTO SOCCORSO VERSO LA SEDE
•
BLU 3: invio della selettiva (P1);
•
C.O.: “AVANTI…”;
•
BLU 3: “MODENA, LA BLU 3 IN CODICE 5 DAL PS DEL POLICLINICO/BAGGIOVARA”;
•
C.O.: “BENE BLU 3, RICEVUTO”.
79
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Capitolo
8
L’Anziano Demente e Confuso
a cura di Luc Peter De Vreese
15
Giambecchina - SCRITTURA DEL TEMPO – 197516
15
16
Medico Psicogeriatra. Nucleo Specialistico per le Demenze RSA IX Gennaio Comune di Modena
Qualcuno ha detto che le rughe sono i ricami del tempo; Gianbecchina concretizza il concetto e sostiene che i segni sul volto degli
uomini consentano di leggere le vicende di una vita, di interpretare il senso di un’esistenza. Il viso di un vecchio diventa lo specchio della
sua anima, le sue rughe non sono ricami, ma solchi profondi sui quali il sole e il vento di tante stagioni passate hanno impresso il loro
segno indelebile.
80
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
8. L’Anziano Demente e Confuso [durata 90 minuti]
OBIETTIVI:
Fornire le informazioni necessarie ad un soccorritore per poter aiutare in maniera efficace ed
efficiente una persona affetta da demenza. Il capitolo, infatti, indica brevemente il concetto di
demenza progressiva con i relativi stadi e quali sono i suoi sintomi principali (neurologici, cognitivi
e non cognitivi).
♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦
In Italia un numero molto elevato di persone risulta affetto da demenza, con tassi d’incidenza che
si aggirano attorno a 400.000 casi ogni anno, di cui più della metà risulta affetto da Demenza
Alzheimer.
La DEMENZA è una incompetenza cognitiva cronico-progressiva ad espressività ecologica,
consiste quindi in un decadimento cognitivo globale compromettendo l’efficienza nello svolgere
attività quotidiane prima usuali ai malati.
La demenza:
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
è una malattia della modernità;
è nemica di una società ipercognitiva;
provoca sentimenti di vergogna nei familiari;
innesca atteggiamenti di “negativismo” negli operatori delle demenze.
La PSICOLOGIA SOCIALE MALIGNA spiega:
z
z
z
solo la diagnosi sindromica di demenza, manca il più delle
volte una diagnosi tipologica, cioè non dice che tipo di
demenza è;
una diagnosi “detersivo”, i sintomi cognitivi e non cognitivi
riferiti tendono ad essere interpretati slegati dai problemi
somatici concomitanti
assenza di qualsiasi stadiazione, che corrisponde al non
sapere a che stadio della malattia si trovano i malati.
La PSICOLOGIA SOCIALE MALIGNA è fatta di:
z
z
z
svalutazione della persona;
disumanizzazione;
depersonalizzazione.
Per curare nel modo migliore possibile una persona affetta da demenza bisogna tenere conto di
alcuni fattori, come ad esempio la personalità pre-morbosa del paziente, la sua autobiografia, la
sua salute fisica, i sintomi neurologici, il contesto psicologico sociale; questo per garantire una
gestione che mira alla persona con demenza e non alla malattia dementigena (gestione centrata
sulla persona). Uno degli ostacoli maggiori per raggiungere questo obiettivo è la medicina della
fretta. Una corretta gestione richiede, invece, una medicina del tempo!
La demenza è una malattia lunga, che presenta una grossa variabilità individuale, anche se
possiamo dire che in media dura una decina di anni.
Nella demenza più passa il tempo più la persona perde la propria indipendenza.
81
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Gli stadi della Demenza
fondamentalmente 4:
Alzheimer,
forma di
malattia
prevalente
nell’anziano,
sono
1. Lieve: dura circa 3-4 anni e la persona durante questo stadio è ancora in grado di vivere
autonomamente. Alcuni dei sintomi che presenta sono i disturbi della memoria, della
personalità, dell’umore, dell’orientamento e del giudizio critico. Il soggetto appare
“normale” ad un occhio inesperto.
2. Moderato: dura circa 2 anni e tra i sintomi che presenta troviamo crescenti difficoltà a
svolgere attività quotidiane strumentali semplici e una compromissione delle funzioni
esecutive (programmare, prevedere, pianificare, completare attività finalistiche).
3. Grave: tra i sintomi troviamo le difficoltà motorie e di alimentarsi, in soggetti difficilmente
valutabili (anche per il dolore) per la perdita (quasi) totale delle competenze linguistiche
sia sul versante espressivo che ricettivo.
4. Terminale: i segni e i sintomi principali sono il mutismo, lo stato vegetativo, la disfagia,
le infezioni ricorrenti e la sindrome di allettamento.
Il decorso osservato nella Demenza Alzheimer ha portato alla teoria retrogenetica della malattia, in
cui si osserva una perdita delle capacità in ordine gerarchico ma inverso rispetto alle loro
acquisizioni in età evolutiva (le abilità acquisite per ultime come ad esempio le attività strumentali
vengono perse per prime, mentre quelle elementari come camminare, stare seduto ecc. se ne
vanno per ultime).
Per una corretta gestione della demenza devo tenere conto dei sintomi neurologici, cognitivi e non
cognitivi, oltre che delle malattie preesistenti nel paziente, come ad esempio il diabete o le malattie
vascolari.
Tutte le persone malate di demenza presentano, in modo più o meno grave, questi sintomi:
z
z
z
z
z
z
z
aprassia dello sguardo, cioè l’incapacità di eseguire movimenti oculari intenzionali;
atassia ottica, cioè la mancanza di coordinazione dei movimenti muscolari volontari
dell’occhio;
deficit di attenzione, in particolare l’eminattenzione, il restringimento focale
dell’attenzione e la simultaneo-agneosia;
deficit di stereopsia, cioè un disturbo nella valutazione delle distanze;
deficit del flusso ottico, cioè un disturbo del movimento visivo percepito come risultato
del proprio movimento nello spazio;
perdita della memoria;
l’apprendimento di nuove nozioni si azzera.
Il Delirio si verifica quando il malato dice cose non vere, ma è convinto di quanto dice.
Nella fase iniziale della demenza i deliri sono poco frequenti, ma mano a mano che la malattia
progredisce questi aumentano.
I sintomi non cognitivi sono fonte di stress anche fisico dei familiari e sono tra i più problematici e
costosi a livello di gestione, inoltre sono disturbi eterogenei che durano nel tempo. Tra questi
ritroviamo:
z
z
z
z
z
z
apatia (caratterizzata da ridotta iniziativa, ridotta emotività e scarsa cognitività
finalistica);
aggressività (fisica e/o verbale);
depressione talvolta accompagnata da ansia;
psicosi (caratterizzata da delirio, perdita di contatto con il mondo esterno,
allucinazioni);
comportamenti specifici (disturbi di condotta sociale e personale, attività motoria);
sintomi neurovegetativi (insonnia, turbe sessuali, iperoralità).
82
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Questi sintomi possono presentarsi simultaneamente anche nella stessa persona.
Le cause di insorgenza dei sintomi non cognitivi sono le più svariate.
Sarebbe meglio evitare di intervenire con farmaci su persone affette da disturbi di demenza,
nonostante sia lecito cercare di dare più sollievo possibile alla persona stessa.
In base alla stadiazione della demenza si interviene sul malato con diversi interventi psicosociali.
Nella fase lieve solitamente si procede con:
Nella fase moderata si procede con:
Nella fase grave si procede con:
•
•
•
•
la riabilitazione cognitiva;
la memoria procedurale;
la cura orientata alle emozioni;
la musicoterapia.
•
•
attività fisiche leggere (come ad esempio camminare);
la musicoterapica.
• attività di socializzazione e attività ricreative in gruppo;
• attività fisica attiva e passiva;
• la musicoterapica;
• adattamento ambientale allenante.
Infine nella fase terminale si procede con:
• un approccio individuale;
• attività fisica attiva e passiva;
• adattamento ambientale custodialistico;
• la stimolazione multisensoriale.
Tra le malattie che favoriscono la demenza senile ritroviamo:
z
z
z
z
la malnutrizione;
il diabete;
le malattie vascolari;
la ritenzione urinaria.
RICORDIAMOCI CHE:
… la gestione di una malattia come la demenza deve mirare al raggiungimento di una
funzionalità ottimale come essere sociale e nel rispetto della sua personalità fatta non solo
di memoria, ma anche di sentimenti, azioni, appartenenza, attaccamento alle persone e di
identità, e quindi “pace e benessere”.
83
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Capitolo
9
Rianimazione Cardiopolmonare
a cura di Angela Menegon
17
17
Dirigente Medico – Anestesista e Rianimatore, CO 118 Modena Soccorso.
84
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
9. Rianimazione Cardiopolmonare [durata 120 minuti]
OBIETTIVI:
Cenni di fisiologia cerebrale, respiratoria e cardiaca e descrizione dell’infarto cardiaco (causesegni-sintomi).
Valutazione dello stato di coscienza del paziente e successiva conoscenza delle manovre di
rianimazione cardio-polmonare (sequenza BLS).
♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦
La rianimazione cardio-polmonare (RCP) comprende una sequenza di manovre fondamentali che
deve essere PRONTAMENTE messa in atto in caso di arresto cardiocircolatorio, evento che se
non trattato porta alla morte della persona nella quale si verifica . L’arresto cardio-circolatorio è
quindi l’EMERGENZA ASSOLUTA.
Cenni di fisiologia
L'arresto cardiocircolatorio implica il coinvolgimento delle tre funzioni vitali di ogni individuo:
- funzione cerebrale;
- funzione respiratoria;
- funzione cardiaca.
Per quanto riguarda la funzione cerebrale, si può dire che il cervello è la sede di tutte le funzioni
superiori e metaboliche dell'uomo. È contenuto nella scatola cranica ed è avvolto da tre membrane
(le meningi) e da un liquido, il liquor; tutte queste strutture hanno il compito di proteggere il cervello
dagli insulti esterni.
Il nutrimento principale del cervello è l’ossigeno. In assenza di ossigeno il cervello riesce a
mantenere la sua attività per un massimo di 8-10minuti, dopodichè l’anossia cerebrale provoca
gravi danni neurologici permanenti (paralisi, coma persistente).
L'apparato respiratorio ha la funzione principale di ossigenare il sangue che irrora tutti gli organi
periferici.
POLMONI
Il sangue ricco di anidride carbonica (CO2) prodotta dagli organi viene convogliato al cuore dalle vene;
dal cuore viene inviato ai polmoni dove libera l’anidride carbonica, che viene eliminata all’esterno con
l’espirazione, e si carica di ossigeno che viene assunto dall’esterno con l’aria inspirata. Questo sangue
ossigenato ritorna al cuore attraverso le vene polmonari e dal cuore viene inviato in tutti gli organi
periferici attraverso le arterie.
Il cuore, che è costituito da un muscolo detto miocardio, svolge quindi la funzione di una POMPA che
permette la circolazione sanguigna.
CUORE
85
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
È chiaro come le funzioni vitali siano intimamente legate e come la compromissione di una di esse
possa provocare l’insufficienza dell’intero sistema.
Caratteristiche dell’infarto
Una delle cause più frequenti di arresto cardiocircolatorio è rappresentata dall’infarto cardiaco.
Si parla di infarto quando una delle arterie che portano sangue al muscolo cardiaco ( arterie
coronarie) si chiude, non permettendo più l’arrivo del sangue ad una zona del cuore: la parte del
muscolo interessata, rimanendo senza nutrimento, vale a dire senza ossigeno, va in necrosi e non
risulta più in grado di svolgere la funzione di “pompa”.
L’infarto cardiaco si manifesta con segni e sintomi caratteristici:
- dolore o senso di oppressione riferito in sede toracica retrosternale o allo stomaco, talvolta si
può irradiare alla spalla, al braccio e alla mandibola dal lato sinistro del corpo;
- nausea, sudorazione, affaticabilità e debolezza, fatica a respirare, sensazione di “venir meno”;
- non sempre il dolore è descritto come insopportabile, ma a volte può essere di entità modesta.
Può essere continuo o a crisi subentranti(angina).
Se l’infarto non viene riconosciuto e trattato in tempi brevi può evolvere in fibrillazione ventricolare dando
luogo alla cosiddetta “morte cardiaca improvvisa”.
Una piccola percentuale di casi di morte cardiaca improvvisa si può verificare anche per gravi e
improvvise alterazioni del ritmo cardiaco non dovute ad infarto.
L’incidenza della morte cardiaca improvvisa è di una persona ogni mille per anno, il che significa
che nella nostra provincia circa 650 persone ogni anno rischiano di essere colpite da morte
cardiaca improvvisa.
Alla luce di tutto quanto si è detto finora, risulta evidente che il TEMPO è il fattore fondamentale
della rianimazione cardiopolmonare.
La possibilità di evitare che si instaurino danni neurologici permanenti dipende dalla rapidità e dalla
efficacia delle procedure di soccorso, cioè dalla corretta applicazione della cosiddetta “Catena
della sopravvivenza”.
Essa consiste nella sequenza:
- accesso precoce al sistema di emergenza
- inizio precoce della rianimazione cardiopolmonare (RCP)
- defibrillazione precoce
- inizio precoce del trattamento avanzato.
Manovre di soccorso
Prima di incominciare qualsiasi manovra sul paziente bisogna accertarsi che l’ambiente sia “in
sicurezza”, ossia valutare che non vi siano pericoli sia per il soccorritore sia per il paziente.
Dopo questo controllo si passa alla valutazione dell’ABC:
A= airway: valutazione stato di coscienza , pervietà delle vie aeree
B= breathing: valutazione dell’attività respiratoria
C= circulation: valutazione dell’attività circolatoria
A. VALUTAZIONE STATO DI COSCIENZA E PERVIETA’ DELLE VIE AEREE
Chiamare ad alta voce il paziente scuotendolo delicatamente per le spalle.
Se non risponde bisogna immediatamente chiamare il 118.
86
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
PAZIENTE INCOSCIENTE : CHIAMARE IL 118
Porre quindi il paziente in posizione supina su un piano rigido o a terra allineando il capo e gli arti e
scoprendo il torace (se necessario tagliare gli indumenti).
Porre una mano sulla fronte del paziente e con l’altra aprire la bocca e controllare che non vi siano
ostruzioni alle vie aeree; se ci sono rimuoverle con un dito o con l’utilizzo dell’aspiratore secreti (ad
esempio in caso di vomito).
A questo punto porre due dita di una mano sotto il mento sollevandolo e spingere la testa
all’indietro con l’altra mano appoggiata sulla fronte: questa manovra di iperestensione del capo
permette di mantenere l’apertura delle vie aeree.
B. VALUTAZIONE DELL’ATTIVITÀ RESPIRATORIA
Innanzitutto avvicinare l’orecchio alla bocca del paziente con gli occhi rivolti verso il torace e
procedere successivamente alla valutazione nei tre momenti indicati con la sigla GAS:
- Guardare se vi sono movimenti del torace;
- Ascoltare se dal naso o dalla bocca provengono rumori respiratori (gorgoglii, sibili, ecc);
- Sentire se dal naso o dalla bocca esce aria;
il tutto contando lentamente fino a 10.
IL PAZIENTE NON RESPIRA
Se non respira si devono praticare due insufflazioni efficaci mediante l’utilizzo o della POCKETMASK (maschera dotata di una valvola espiratoria che impedisce il contatto fra il soccorritore ed il
paziente), oppure mediante una maschera collegata ad un pallone autoespandibile di Ambu (in
dotazione su ogni ambulanza).
Per praticare la ventilazione ci si posiziona dietro il capo del paziente e si appoggia la maschera
sul viso mantenendo l’aderenza della maschera con pollice ed indice posizionati a formare una
“C”; mentre, ponendo le altre tre dita sotto la mandibola, si mantiene l’iperestensione del capo.
Si fanno quindi le due ventilazioni controllando che il torace si espanda, se ciò non avviene
ripetere l’insuflazione.
Se in un soccorso al di fuori dell’ambulanza non siamo dotati di mezzi di ventilazione si può
procedere alla “respirazione bocca a bocca”, ossia si pone un fazzoletto tra la bocca del
soccorritore e della vittima e si insuffla aria nella bocca della vittima chiudendo il naso con pollice
ed indice della mano che era posizionata sulla fronte.
Se il paziente invece respira lo si pone in POSIZIONE LATERALE DI SICUREZZA.
87
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
C. VALUTAZIONE DELL’ATTIVITÀ CIRCOLATORIA
Dopo aver effettuato le due ventilazioni è necessario valutare la presenza dell’attività circolatoria
attraverso la ricerca di segni di circolo o del polso carotideo per 10 secondi.
Il polso carotideo si cerca con l’indice ed il medio di una mano posizionati sul pomo di Adamo, poi
si fanno scivolare lateralmente sino ad incontrare un incavo che è il punto in cui si rileva il polso.
Contemporaneamente si valuta se vi sono segni indiretti di circolo come ad esempio movimenti
degli arti, colpi di tosse, atti respiratori.
PAZIENTE IN ARRESTO CARDIACO
Se non si rileva alcun segno si passa al massaggio cardiaco.
Si cerca il punto di compressione (detto punto di repere) facendo scorrere il dito medio di una
mano lungo il margine costale inferiore fino al punto di unione delle coste allo sterno, quindi si
appoggia l’indice accanto al medio e il calcagno dell’altra mano sullo sterno. A questo punto si
sovrappone l’altra mano e si intrecciano le dita estendendole.
Si incominciano così le compressioni, circa 1 al secondo alternando 15 compressioni a 2
ventilazioni.
Dopo 1 minuto, che di solito corrisponde a 4 cicli di compressioni/ventilazioni, si valuta se ci sono il
polso carotideo o altri segni di circolo.
Se vi è attività circolatoria si passa alla valutazione del respiro (sequenza A-B-C al contrario),
altrimenti si continuano i cicli di compressioni e ventilazioni mantenendo il rapporto di 15:2 . Dopo
2 minuti circa (8 cicli) si procede al successivo controllo del polso.
Si continua a ripetere questa sequenza sino all’arrivo del mezzo di soccorso avanzato o sino a che
le forze dei soccorritori lo permettano.
Infatti è previsto che in caso d’esaurimento fisico dei soccorritori il BLS venga terminato.
88
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Capitolo
10
Emorragie e Ustioni
a cura di Giuseppe Longo
18
18
Medico oncoematologo Centro Oncologico Modenese del Policlinico di Modena
89
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
10. Emorragie e Ustioni [durata 90 minuti]
OBIETTIVI:
L’obbiettivo della lezione è quello di dare un’adeguata informazione su come soccorrere in maniera
efficace ed efficiente un paziente con emorragia e/o ustione in condizione di sicurezza per il
soccorritore.
♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦
Solitamente quando si parla di emorragie ed ustioni si parla di patologie che si possono presentare
anche associate, in quanto si ritrovano nel paziente cosiddetto politraumatizzato.
Il paziente si trova in una condizione di shock, ossia una condizione clinica in cui c’è sproporzione
tra la quantità di sangue del soggetto ed il suo normale circolo sistemico.
Sia le emorragie che le ustioni comportano, infatti, perdite di liquidi.
USTIONI
Un’ustione è una lesione della pelle causata da vari agenti fisici o chimici.
Fra le più importanti cause d’ustione ricordiamo: il calore, l’ elettricità, il congelamento, le radiazioni
(più raro), le sostanze acide e alcaline (forti).
Le ustioni vengono classificate secondo due parametri fondamentali: l’estensione ed il grado di
profondità che permettono di valutare il grado di gravità dell’ustione.
ESTENSIONE: si può dire che "più l'ustione è estesa sulla pelle e più è da considerarsi
grave" sino a mettere in repentaglio la vita del paziente. L'utilizzo della "regola del nove" ha dato
buoni risultati, anche se approssimativa. Con questa regola tutto il corpo viene diviso in diversi
territori e ad ognuno di questi viene attribuito un numero che corrisponde a nove o ad un suo
multiplo (9, 18 , 36). La somma che ne risulta si avvicina a 100 e rappresenta la totalità del corpo.
Si ricordi che la regola del nove risulta utile solo negli adulti.
PROFONDITA’ DELL’USTIONE
Si distinguono ustioni di tre gradi:
• Primo grado: lesione che coinvolge solo l'epidermide; appare con un semplice
arrossamento della pelle. Quindi c'è eritema, gonfiore e lieve dolore;
• Secondo grado: lesione che coinvolge anche il derma sottostante con segni infiammatori
più vivaci. Si caratterizza per presenza di vescicole o di bolle (definite flittene) e forte
dolore;
• Terzo grado: lesione che coinvolge anche gli strati più profondi fino ai muscoli e a volte
l'osso. La pelle spesso è carbonizzata con il dolore che può essere vivacissimo, oppure
può non esserci perché la carbonizzazione ha coinvolto anche le fibre nervose.
ALTRI PARAMETRI (SECONDARI) DI GRAVITA’
Sono importanti a parità di danno ai tessuti, specie per la prognosi:
• età del paziente;
• presenza di malattie importanti (metaboliche, cardiovascolari, degenerative, ecc.);
• complicazioni dell'ustione (infezioni, shock).
Le zone critiche sono il viso, le vie respiratorie e le articolazioni.
Si può parlare di ustione critica se essa è di: terzo grado con estensione maggiore del 10%,
secondo grado con estensione maggiore del 30%, primo grado con estensione maggiore del
75%.
90
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
REGOLA DEL NOVE
(SUPERFICIE USTIONATA)
Valutazione approssimativa
BAMBINO
ADULTO
TESTA
19%
9%
ARTO SUPERIORE
9%
9%
TRONCO SUPERFICIE ANTERIORE
18%
18%
TRONCO SUPERFICIE POSTERIORE
18%
18%
GENITALI
1%
1%
ARTO INFERIORE
13%
13%
COMPORTAMENTO
Quando si soccorre un paziente ustionato bisogna eseguire le seguenti manovre:
• allontanare il paziente dalla fonte ustionante, sempre che anche il soccorritore sia in condizioni
di sicurezza;
• non rimuovere mai i vestiti dell’ustionato durante lo spostamento;
• valutare i parametri vitali e, in particolare, la capacità respiratoria del paziente attraverso alcuni
parametri come il colorito del paziente e gli atti respiratori; se fatica a respirare somministrare
ossigeno terapia;
• bendare la parte ustionata con garze STERILI ed umide;
• avvolgere la zona con un lenzuolo pulito, anche se di grado superiore;
• non rompere mai le bolle e le vescicole;
• tentare sempre di ricostruire l’evento per capire se ci possono essere altri traumi non visibili;
• valutare la gravità dell’ustione;
• tranquillizzare sempre il paziente.
Particolare attenzione va posta ad una tipologia piuttosto grave di ustioni, ossia le ustioni
circonferenziate, ustioni di terzo grado che riguardano il torace e gli arti e che creano un
91
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
impedimento funzionale. Si può verificare, infatti, un danno ischemico a livello degli arti e un danno
a livello della capacità respiratoria che viene limitata dall’ustione al torace.
Il rischio maggiore per qualsiasi tipo di ustione è quello infettivo, perciò è fondamentale cercare di
proteggere e rendere il più sterile possibile l’ambiente vicino alla lesione.
USTIONI PARTICOLARI
USTIONE CHIMICA
È’ un tipo di ustione che si contrasta in base all’agente specifico che ha creato la lesione.
La prognosi dipende dal tipo e dalla concentrazione di sostanza chimica con cui il corpo è venuto a
contatto, dalla superficie interessata e dal tempo di durata del contatto.
In ogni caso è consigliabile lavare la zona ustionata con acqua a getto rapido, senza eccessiva
forza; pulire se necessario gli occhi tenendoli aperti; identificare il contenitore della sostanza
chimica causale; trasportarla al pronto soccorso con il paziente.
Se la sostanza chimica viene ingerita vi può essere rottura dell’esofago e conseguente shock
emorragico.
USTIONE ELETTRICA
È’ un tipo particolare di lesione che si accompagna spesso a complicanze generali legate
all'attraversamento del corpo da parte della corrente elettrica. Si intuisce perfettamente come
alcuni organi, ed in particolare il cuore, possono essere danneggiati da questo passaggio.
Si potrà avere: ustione nel punto d'ingresso della corrente, ustione nel tragitto della corrente,
ustione nel punto in cui esce, possibili aritmie o arresto cardiaco, arresto dell'attività respiratoria.
Ricordarsi che se si tocca il paziente, nel tentativo di sottrarlo, mentre è a contatto con la sorgente
di corrente (fili scoperti, presa elettrica, portalampada, etc.), il soccorritore-Volontario è a sua volta
passibile di folgorazione. Bisogna:
• isolare il paziente dalla fonte di corrente con materiale isolante (pezzo di legno etc.);
• valutare i parametri vitali;
• rianimazione Cardio-Polmonare, se necessario;
• valutare se sono presenti fratture.
USTIONI DA CALORE
Sono le più frequenti. Il soggetto viene a contatto con fiamme, vapori, liquidi bollenti, oggetti solidi
arroventati.
L’estensione e la profondità della lesione sono in funzione della quantità di calore ceduta dalla
fonte di calore.
Sono particolarmente gravi quando interessano le vie respiratorie.
E’ necessario bagnare, soffocare le fiamme, allontanare gli abiti bruciacchiati.
USTIONI DA CONGELAMENTO
L’ustione da congelamento crea una lesione simile all’ustione da calore ed è anch’essa valutata
tramite i parametri di grado di profondità ed estensione.
Il congelamento è pericoloso se è sistemico in quanto può arrivare all’assideramento provocando
un rallentamento delle funzioni biologiche, bradicardia e apatia delle funzioni neurologiche sino allo
shock ed al coma.
È necessario provvedere al riscaldamento del paziente in modo graduale, non bisogna frizionare la
cute né rompere eventuali vescicole o bolle.
EMORRAGIE
Sono da ritenersi, nella maggior parte dei casi, come delle situazioni di emergenza tali da
richiedere attenta vigilanza, celerità ed estrema accuratezza nelle manovre che, senza eccezione,
assistono il paziente nel tragitto che va dal luogo di chiamata al Pronto Soccorso.
Rappresenta emergenza primaria, perché in ogni emorragia importante può instaurarsi lo stato di
shock. In dettaglio, si ritiene che quando le perdite di sangue ammontano a circa 1 litro, il
paziente è in uno stato di shock (in atto o incipiente) e si trova in una delle condizioni mediche che
maggiormente espongono al rischio di morte (Shock Emorragico).
92
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
CLASSIFICAZIONE E DEFINIZIONE
Possiamo definire le emorragie in base a:
1) causa:
• traumatiche (dovute ad un evento traumatico)
• non traumatiche (es. emorragia gastro-intestinale, epistassi)
2) contenuto:
•
•
•
arteriosa: sangue di colore rosso vivo, che esce a getto
venosa: sangue di colore rosso scuro, che esce di continuo
capillare: sangue che esce a gocce, tipico di abrasioni
3) dove si riversa
• interna: il sangue si riversa in una cavità corporea (ad esempio torace o
addome) presente o neoformata dallo stesso (ematoma)
• esterna: il sangue esce da ferite più o meno ampie
• esteriorizzata: il sangue esce da orifizi naturali (bocca, ano, orecchio, ecc.)
CONSEGUENZE
La pressione all'interno del sistema dei vasi arteriosi e venosi dipende principalmente da 3 fattori,
che sono:
1. la capacità del cuore di svolgere appieno il suo ruolo di pompa
2. la quantità di sangue circolante
3. il diametro dei vasi
Quando, per diverse cause, uno di questi fattori viene interessato (il cuore è "insufficiente", si
perde del sangue oppure i vasi si dilatano molto) il risultato può essere un brusco calo della
pressione arteriosa (PA).
Il calo della pressione arteriosa provoca, sostanzialmente, un deficit di perfusione di tutti i tessuti
(effetti sistemici), che quindi si trovano in uno stato di "sofferenza".
SEGNI E SINTOMI
• pallore, cute fredda e umida;
•
polso frequente e piccolo;
•
respirazione superficiale;
•
vari livelli di alterazione della coscienza fino al coma.
Per valutare lo shock emorragico si valutano i seguenti parametri:
• polso;
• pressione arteriosa (sia sistolica che diastolica e differenziale);
• frequenza respiratoria;
• stato neurologico;
• valutazione della cute.
COMPORTAMENTO
Nelle emorragie esterne è necessario:
•
mettersi sempre i guanti;
•
valutare per prima cosa i parametri vitali;
•
cercare di trovare il punto di sanguinamento;
•
premere direttamente su questo, meglio usando una garza sterile;
•
non rimuovere in nessun caso possibili corpi estranei conficcati nella ferita;
•
tenere l'arto sollevato per emorragie distali (alla mano, al piede, ecc.);
93
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
•
se il sangue continua ad uscire, premere con forza sulla zona corrispondente al polso
periferico a monte della ferita in questione;
•
per emorragie più gravi, usare sempre il laccio emostatico in dotazione o in caso non ci sia,
un oggetto simile purché piatto e morbido, annotando sempre l'ora di applicazione;
•
fare sdraiare il paziente con le gambe sollevate;
•
considerare la possibilità di lesioni annesse (fratture, lussazioni, ecc.).
Riassunto.
Le ustioni possono essere classificate in base alla profondità (1°, 2° e 3° grado) ed alla estensione
(secondo la regola del 9, sono lesioni della cute raramente delle mucose causate da agenti fisici (calore,
congelamento, elettricità, ecc.) o da agenti chimici (acidi, alcali).
Manovre da mettere in atto al momento del primo soccorso: allontanare il paziente dalla sostanza
ustionante mettendo in atto tutte le procedure che possono causare danno al soccorritore (allontanare
cavi elettrici, evitare di inalare sostanze tossiche, ecc.), lasciare il paziente con i vestiti, coprirlo con un
telo isotermico, se necessario lavarlo con acqua per allontanare sostanze ustionanti ed eventualmente
procedere alla rianimazione cardiopolmonare. Tranquillizzare il paziente e procedere al suo trasporto
valutando che non vi siano traumi non apparenti.
Le emorragie sono tutte quelli condizioni in cui si ha una fuoriuscita di sangue dal letto vascolare e
possono essere classificate in traumatiche e non traumatiche, in arteriose, venose e capillari ed infine in
esterne, interne ed estoriorizzate. La gravità dell’emorragia dipende dalla quantità di sangue persa
nell’unità di tempo (lieve per perdite del 10-15% , moderata 15-30% e grave 30-50%),mentre la
sintomatologia va dalla sensazione di capogiro fino allo shock, nelle forme gravi.
Il soccorritore deve essere sempre munito di guanti, deve cercare di tamponare con garze sterili la sede
dell’emorragia e deve evitare di togliere eventuali oggetti che causano il trauma emorragico. Qualora
non si riuscisse a tamponare l’emorragia con il sollevamento dell’eventuale arto coinvolto, posizionare il
laccio emostatico sopra la sede del sanguinamento sdraiando il paziente con le gambe in alto.
Procedere ad un rapido trasporto in ospedale per permettere una rapida infusione di liquidi il prima
possibile, soprattutto in caso di ipotensione o shock.
94
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Capitolo
11
Ortopedia
a cura di Alessandro Vecchio
19
19
Dirigente medico specialista in ortopedia e traumatologia - Policlinico di Modena
95
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
11. Ortopedia [durata 60 minuti]
OBIETTIVI:
1. distinzione tra frattura, lussazione e distorsione con i relativi segni e sintomi;
2. conoscenza dei principali traumi vertebrali e cranici;
3. conoscenze delle manovre da effettuare da parte del soccorritore nei precedenti casi.
♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦
DEFINIZIONI
FRATTURA:
Interruzione completa o incompleta della continuità di un osso.
Vengono suddivise in:
• chiuse: fratture senza esposizione dei monconi ossei;
• ҏesposte: fratture con esposizione dei monconi ossei (forma più grave, per possibili
danni vascolari, nervosi, muscolari e per il rischio di infezioni).
Vi è anche una distinzione tra fratture:
• composte: nelle quali i frammenti rimangono nella loro posizione naturale;
• scomposte: l’arto assume un atteggiamento innaturale (c’è sempre il rischio di lesioni
alle strutture sottostanti).
Le fratture rappresentano SEMPRE un’urgenza.
LUSSAZIONE:
Allontanamento permanente dei due capi articolari che compongono anatomicamente
l'articolazione. La lussazione può essere complicata da lesioni nervose, vascolari o con frattura.
Rappresentano un'urgenza in particolare se complicata.
DISTORSIONE:
Allontanamento temporaneo (con ritorno alla posizione anatomica originaria) dei due capi
articolari. A volte può essere complicata con emartro (versamento di sangue nella cavità articolare)
o con frattura. E' quasi sempre una lesione benigna che non va considerata urgenza.
Individuazione del danno: SEGNI E SINTOMI
FRATTURA:
Il segno più evidente è la deformità anatomica.
I principali sintomi locali sono: il dolore, l’impotenza funzionale, il movimento dei capi ossei a livello
di frattura, tumefazione di entità variabile. A livello generale si può giungere allo shock, soprattutto
se vi sono anche altre lesioni.
LUSSAZIONE:
Impotenza funzionale.
Tra i sintomi: dolore locale, impotenza funzionale, assunzione di una posizione antalgica, deformità
articolare e possibile tumefazione.
DISTORSIONE:
Provoca dolore locale, impotenza funzionale e gonfiore della zona interessata.
96
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
MANOVRE DEL SOCCORITORE
Prima di ogni manovra è indispensabile valutare i parametri vitali del paziente e procedere alla
rianimazione quando è necessario. In qualsiasi lesione il soccorritore dovrebbe SEMPRE
immobilizzare il paziente nella posizione in cui si trova l'arto fratturato, SENZA cercare in nessun
modo e per nessun motivo di ridurre un'eventuale frattura scomposta. Esistono appositi corsi per
gestire un paziente traumatizzato dove vengono impartite le nozioni per eseguire le manovre più
corrette.
FRATTURA
Applicare gli appositi presidi di immobilizzazione come ferule metalliche, o appositi dispositivi che
creano il vuoto e stabilizzano la frattura (immobilizzatori a depressione).
Lavare con fisiologica e medicare la ferita (se la frattura è esposta) con acqua ossigenata; coprire
poi con garza sterile con leggerezza, senza "muovere" i capi ossei esposti. Se in caso di una
frattura esposta si rileva un'emorragia imponente, applicare un laccio emostatico a monte della
lesione e registrare l'ora di applicazione, comunicandola al presidio di soccorso sanitario a cui si
affida il paziente.
LUSSAZIONE
Fasciare delicatamente gli arti, bloccandoli nella posizione in cui si trovano. Non cercare di ridurre
la lussazione. Mettere del ghiaccio sull'articolazione interessata.
DISTORSIONE
Fasciare leggermente l'articolazione interessata e mettere del ghiaccio su di essa.
N.B.: in caso di amputazioni:
ƒ
mettere il pezzo amputato tra garze sterili in un sacchetto di plastica
possibilmente pulito;
ƒ
mettere questo sacchetto in un altro contenitore con ghiaccio;
ƒ
notare anche in questo caso l'orario;
ƒ
tamponare con garze sterili il moncone amputato.
TRAUMATOLOGIA VERTEBRALE
I TRAUMI DISTORSIVI
I traumi distorsivi sono situazioni tipiche e frequenti, caratterizzate da una momentanea perdita di
rapporti nella colonna vertebrale.
Sono rappresentati da:
•
Colpo di frusta
Avviene di solito durante un tamponamento in automobile, con interessamento del
tratto cervicale. In questo caso il paziente ha dolore in sede e senso di rigidità al
collo. Occorre sempre applicare il collare , che ha la funzione di mantenere il collo del
paziente dritto, con riduzione del dolore, per evitare che possibili fratture alle vertebre
cervicali (raro) possano scomporsi e determinare lesioni al midollo spinale.
•
Colpo della strega
97
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Avviene di solito nell'atto del sollevamento di un peso a gambe rigide. Interessa il tratto
lombosacrale. Si avverte un forte dolore in sede e compare rigidità della colonna che
può arrivare ad essere totale.
FRATTURE VERTEBRALI
La colonna vertebrale è formata da 33 vertebre che si estendono dal collo all’osso sacro.
All’interno della colonna si trova il midollo spinale che è fondamentale per garantire la motilità e la
posizione degli arti e del tronco di ogni individuo.
Le fratture vertebrali si dividono in forme mieliche (con lesione al midollo osseo) ed amieliche
(senza lesione al midollo osseo).
Fratture vertebrali mieliche:
A causa della lesione midollare il paziente può avvertire i seguenti sintomi: dolore nel punto
di lesione, incapacità di muovere uno o più arti (dipende dal punto lesionato), parestesia e
formicolio di uno o più arti, la sensibilità tattile può essere mantenuta, vi può essere
compromissione del respiro nelle lesioni del rachide cervicale alto.
Fratture vertebrali amieliche:
Il paziente avverte dolore locale nel punto di lesione.
Comportamento:
Sul piano del comportamento di primo soccorso, fa molta differenza sapere se siamo dinanzi ad
una frattura vertebrale mielica od amielica. Il comportamento d'emergenza corretto si compone di:
- valutazione dei parametri vitali;
- applicazione del collare (ogni ambulanza ne è dotata);
- caricamento del paziente sull’asse spinale senza movimenti bruschi.
Nel caso di frattura mielica sarà bene avvertire la centrale operativa del 118 di eventuale lesione
midollare per porre in atto un veloce piano di trattamento presso il centro di chirurgia spinale più
vicino (Bologna).
TRAUMATOLOGIA CRANICA
Esistono traumi cranici chiusi e aperti in base all'esistenza o meno di soluzione di continuità con
l'esterno.
TRAUMI CRANICI CHIUSI
Vengono definiti tali i traumi in cui il "colpo" ricevuto per caratteristiche, di forza e adeguatezza,
non è tale da produrre una soluzione di continuità della scatola cranica con esposizione all'esterno
del contenuto (meningi/cervello).
TRAUMI CRANICI APERTI
Vengono definiti tali i traumi in cui si produce una soluzione di continuità (frattura esposta delle
ossa craniche) della scatola cranica con esposizione all'esterno di sostanza cerebrale
(meningi/cervello). In genere la prognosi per questi infortunati è peggiore che nel caso precedente.
Oltre alla classificazione anatomo-patologica sin qui esposta (traumi aperti e chiusi) si può
didatticamente utilizzare una classificazione maggiormente clinica:
• non commotivi;
• commotivi;
• contusivi.
Per commozione cerebrale si intende la momentanea perdita di coscienza e di veglia di un
paziente a seguito di un trauma.
Nelle forme contusive il paziente ha subito un trauma cranico di lieve entità, tale da provocargli
solamente dolore nel punto di impatto e null'altro (bernoccolo).
98
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Nelle forme commotive il paziente presenta:
• stato di incoscienza momentaneo o duraturo;
• amnesia retrograda;
• cefalea diffusa.
Nei traumi commotivi del cranio la possibilità che possa esserci un danno cerebrale è molto alta
per cui bisogna fare molta attenzione. In queste situazioni il paziente è spesso in stato di coma più
o meno profondo con possibili segni spastici (polsi e avambracci flessi, gambe estese ed
extraruotate), con possibili eventi convulsivi. In questi casi è facile la presenza di ematomi
intracranici.
Dei traumi cranici non bisogna MAI fidarsi! Molti di questi appaiono all'istante non gravi (non
commotivi o commotivi lievi), ma nello spazio di poco tempo mostrano tutta la loro pericolosità,
perché "celano" danni cerebrali (tipo ematoma delle meningi post-traumatico).
Non bisogna mai dimenticare che, indipendentemente dalla valutazione di gravità che si fa al
momento del soccorso del traumatizzato, i traumi cranici sono sempre dei motivi di
ospedalizzazione urgente.
In caso d’incidente è opportuno sempre chiedere al paziente se ricorda tutto ciò che è accaduto
per capire se ha avuto anche una brevissima perdita di coscienza; dopo un po’ di tempo, infatti,
potrebbero apparire segni quali anisocoria (diametro delle pupille differente) e cefalea diffusa e
persistente che rappresentano segni di possibile danno cerebrale.
FRATTURE CRANICHE
Nelle fratture craniche possono essere presenti alcuni o tutti i segni precedentemente descritti con
l'aggiunta di:
• deformazione del cranio (frattura della scatola cranica);
• fuoriuscita di sangue dall'orecchio (frattura della base cranica) e/o dal naso;
• fuoriuscita di liquido trasparente da orecchio e/o dal naso;
• colore bluastro sotto l'orbita;
• pupille anisocoriche (cioè di diametro diverso).
Comportamento:
•
valutare i parametri vitali, con manovre rianimatorie se necessarie; arrestare eventuali
emorragie con garze sterili, senza comprimere; ossigenoterapia; attenzione al possibile
vomito imminente!!!
•
avviare il paziente in un centro traumatologico dotato di un reparto di neurochirurgia.
99
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Capitolo
12
Avvelenamenti
a cura di Maura Bucciarelli
20
20
Medico responsabile della gestione delle emergenze tossicologiche - Policlinico di Modena
100
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
12. Avvelenamenti [durata 90 minuti]
OBIETTIVI:
Fornire ai discenti strumenti utili per:
1. Riconoscere gli avvelenamenti;
2. Raccogliere sul luogo dell’intervento materiale e notizie preziosi per la diagnosi e per la
terapia degli intossicati;
3. Applicare le misure fondamentali per impedire il peggioramento dei pazienti e per il
sostegno delle funzioni vitali;
4. Evitare comportamenti pericolosi per il/i soccorritore/i e per il paziente.
♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦
Si parla di avvelenamento quando un soggetto viene a contatto con una specifica sostanza
chimica potenzialmente lesiva per via idonea a dare effetti dannosi in dose o concentrazione
tossica.
Questa definizione sottolinea come una sostanza possa diventare velenosa se è acquisita in
concentrazioni elevate o attraverso vie non idonee.
Nella realtà siamo circondati da sostanze potenzialmente velenose come farmaci, droghe d’abuso,
piante domestiche e selvatiche (inclusi i funghi), prodotti per uso domestico, solventi…
L’intossicazione può essere chiaramente riferita ed evidente, oppure ignorata perché taciuta
volutamente o sconosciuta anche alla vittima: in ogni caso bisogna prestare molta attenzione
perché le intossicazioni simulano spesso altre condizioni patologiche e poi bisogna essere veloci
perché le condizioni possono rapidamente peggiorare.
CLASSIFICAZIONI
Gli avvelenamenti possono essere accidentali (sovradosaggio involontario di farmaci, scambio di
recipienti, bambini…), oppure volontari (autolesione, uso voluttuario di sostanze, veneficio).
Si distinguono, poi, in base al meccanismo d’azione in:
• intossicazioni lesionali (locali): c’è danno dove vi è il contatto;
• intossicazioni funzionali (sistemici): il veleno crea danno cellulare dopo
l’assorbimento.
Le vie d’ingresso principali sono:
•
via orale, la più diffusa: compresse, cibi, detersivi, acidi, alcali;
•
via respiratoria: tutte le sostanze gassose o in stato di vapore o che emanano gas;
•
via cutanea: pomate, cerotti tipici come quelli ormonali per la menopausa;
•
via oculare: liquidi vari, vapori;
•
via inoculatoria: iniezioni intramuscolo o endovena o per morso di animale;
•
via rettale: supposte.
COMPORTAMENTO DEL SOCCORRITORE
ƒ Allontanare la sostanza tossica dall'organismo il più presto possibile, cercando di
individuare il tipo di tossico coinvolto (nome commerciale, molecola), oppure meglio portare
con sé la sostanza tossica con la propria confezione o involucro;
ƒ valutare i parametri vitali e praticare la rianimazione cardio-polmonare se necessaria;
101
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
sapere, se è possibile, il tipo di sostanza assorbita, la quantità e l’ora in cui è stata
assorbita;
ƒ ҏraccogliere il contenitore o la sostanza in questione.
Ricordare che le vittime di intossicazioni possono peggiorare rapidamente: l’intossicazione è infatti
per definizione un codice giallo fino a prova contraria.
ƒ
TIPI D’AVVELENAMENTI
Avvelenamenti da ingestione
Se l’assorbimento della sostanza tossica non è stato del tutto ultimato, si deve facilitare
l’evacuazione attraverso:
• vomito;
• gastrolisi (lavanda gastrica);
• lavaggio totale del tubo digerente.
Il vomito è indicato e va favorito se la sostanza tossica è stata ingerita a stomaco pieno dopo un
pasto di cibi solidi, quando è insolubile in acqua o quando non si può fare velocemente una
gastrolisi.
Il vomito può essere indotto farmacologicamente o con le classiche “dita in gola”, mentre per i
bambini si può utilizzare anche lo sciroppo di ipecacuana.
Il vomito, però, in alcune condizioni NON deve essere provocato:
•
•
•
ingestione di caustici e derivati del petrolio;
ingestione di sostanze schiumogene;
pazienti in coma o in convulsioni.
In molti casi di intossicazione è utile l’utilizzo di carbone vegetale attivato: è una polvere nera che
viene diluita in acqua ed è in grado di assorbire grandi quantità di sostanze tossiche. Viene
somministrato tramite sondino nasogastrico e i residui vengono eliminati con le feci che sono di
colore nero.
Utile è anche l’olio di vaselina che aiuta a far eliminare sostanze tossiche solubili nei grassi,
riducendone l’assorbimento.
La lavanda gastrica è utile entro 4 ore dall’assunzione della sostanza tossica ed è inutile nei casi
non gravi o quando lo stomaco è pieno di materiale solido.
INTOSSICAZIONI DA FARMACI
Si tratta di intossicazioni molto frequenti derivate sia da un dosaggio errato del farmaco sia da
assunzioni volontarie.
Solitamente sono farmaci presenti in molte case (digitale, lexotan, valium, ecc.).
I SINTOMI sono:
•
•
•
sonno che degenera in coma;
depressione;
alterazione della respirazione.
In questi casi bisogna chiamare i soccorsi e condurre l'infortunato in Ospedale. Nel frattempo, è
importante non farlo addormentare, nonostante la sonnolenza, stimolandolo costantemente con
domande e stimoli fisici (scossoni, piccoli schiaffi, pizzicotti...). Bisogna inoltre indurre il vomito.
E' molto importante far pervenire in Ospedale o al medico il tipo di farmaco ingerito e,
possibilmente, anche la quantità.
INTOSSICAZIONE DA CAUSTICI
Può avvenire per inalazione,contatto o ingestione di sostanze come benzina, candeggina e simili
che provocano lesioni, ulcere e perforazioni. I SINTOMI sono: dolori violenti alla bocca, all’esofago
e allo stomaco.
102
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
In questi casi è necessario chiamare immediatamente i soccorsi e cercare di diluire le sostanze
ingerite con latte (per sostanze come acido muriatico e solforico) e acqua e limone nel caso sia
stata ingerita dell’ammoniaca.
ATTENZIONE: prima di fare ingerire queste sostanze è bene consultare un medico, un errore
potrebbe danneggiare ulteriormente l'infortunato.
INTOSSICAZIONE DA FUNGHI
Le tossine presenti nei funghi possono agire sia rapidamente (dopo 1- 6 ore), sia lentamente (dopo
8-48 ore).
Nel primo caso i SINTOMI sono:
• nausea;
• vomito;
• diarrea;
• tremori muscolari;
• eccitazione psichica;
• tachicardia.
Con il vomito e la diarrea le tossine vengono eliminate. E' bene comunque ospedalizzare
d'urgenza il paziente, se possibile con i residui del cibo ingerito che saranno così analizzati.
Nel secondo caso le tossine portano a SINTOMI come:
•
•
•
•
vomito;
diarrea;
dolori addominali;
shock.
E' inutile provocare il vomito, perché dopo 8-48 ore le tossine sono state completamente assorbite.
Come nel precedente caso è necessario ospedalizzare d'urgenza il paziente.
Avvelenamenti per via respiratoria
È’ necessario aerare i locali ed evitare di accendere interruttori elettrici (ci può essere pericolo di
esplosione), inoltre è opportuno che il soccorritore iperventili qualche minuto prima di entrare in
una stanza con grandi quantità di gas. È’ fondamentale somministrare ossigeno al paziente!
Tra le intossicazioni da inalazione più diffuse vi è quella da monossido di carbonio:
normalmente l'Ossigeno (O2) nel sangue viene trasportato ai tessuti dall'emoglobina. L'Ossido di
Carbonio (CO) risulta essere molto più affine all'emoglobina dell'O2.
Si comprenderà come in presenza di quantità importanti di CO questo spiazzerà l'O2 dai siti di
legame con l'emoglobina. In definitiva, bisogna ricordare, che si produce una sorta di asfissia
chimica.
SEGNI E SINTOMI:
•
•
•
•
cefalea;
nausea;
stato di incoscienza;
coma fino alla morte.
COMPORTAMENTO:
• dare ossigeno ad altissimo flusso;
• ossigeno iperbarico (nei centri specializzati).
Avvelenamenti per via cutanea e/o oculare
Per quanto riguarda la cute è necessario spogliare e lavare la parte interessata con acqua corrente
per 10-15 minuti, in alcuni casi anche con sapone (se sono in gioco sostanze solubili nei grassi).
103
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Nel caso degli occhi è consigliabile una irrigazione delicata con abbondante soluzione fisiologica
sterile e poi con un anestetico locale.
Ricordare di proteggere se stessi dalla contaminazione indossando abbigliamento adeguato!
Avvelenamenti da inoculazione
Il pericolo generale dei morsi o punture degli animali è l’infezione. È’ importante identificare la fonte
per rintracciare eventuali antidoti o terapie specifiche.
Vi possono poi essere intossicazioni da farmaci o da sostanze stupefacenti.
OVERDOSE DA EROINA
Deprime sino a bloccare il centro del respiro nel cervello.
SEGNI E SINTOMI:
•
•
•
•
•
cianosi;
il paziente non respira o respira flebilmente;
polso presente ma debole;
paziente incosciente;
pupille a "punta di spillo".
COMPORTAMENTO:
• mantenere le vie aeree pervie;
• dare ossigeno;
• condurre celermente l'intossicato in Ospedale.
INTOSSICAZIONI DA COCAINA E ANFETAMINE
SEGNI E SINTOMI:
• paziente agitato;
• pupilla dilatata;
• gravi aritmie cardiache.
COMPORTAMENTO:
•
•
cercare di tranquillizzare il paziente;
somministrargli liquidi eventualmente anche per bocca.
INTOSSICAZIONE DA OPPIACEI
Il consumatore d’oppio prova sollievo dall’ansia, fiducia, si distacca da tutto ciò che lo circonda,
prova un calmo benessere senza attenuare le proprie percezioni.
L’effetto della sospensione o della riduzione molto drastica dell’assunzione di oppiacei esogeni
porta ad una sintomatologia molto vistosa.
La sindrome d’astinenza inizialmente si manifesta con :
• dilatazione delle pupille;
• tachicardia;
• pelle d’oca;
• tremori;
• sbadigli;
• ansia.
A seguito compaiono:
• segni e sintomi simil-influenzali;
• spasmi muscolari;
• crampi e dolori addominali;
• vomito;
• diarrea.
104
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Le strutture nervose vengono inibite dall’azione farmacologica degli oppiacei nel momento in cui il
paziente va in overdose.
SINTOMI:
• riduzione dello stato di coscienza;
• miosi;
• pelle fredda e sudata;
• diminuzione progressiva della funzione cardiaca e respiratoria.
Avvelenamenti per via rettale
Solitamente accade quando si somministrano supposte per adulti ai bambini e si cerca di
ottenerne l’evacuazione con supposte di glicerina. Non fare clisteri!
CENNI DI TERAPIA SPECIALISTICA
Cosa si cerca di fare al Pronto Soccorso quando ci si imbatte in un avvelenamento?
Si può utilizzare un antidoto (se esiste), che è una sostanza capace di neutralizzare l'effetto
nocivo di un elemento tossico. Risulta essere un mezzo terapeutico molto efficace, purtroppo però
solo per poche di queste sostanze ci sono i relativi antidoti.
Tra i più conosciuti:
• Ossigeno per l’intossicazione da monossido di carbonio;
• Naloxone per l’intossicazione da oppiacei;
• Flumazenil per l’intossicazione da benzodiazepine;
• Idrossicobalamina per l’intossicazione da cianuro.
Ci si avvale ampiamente della consulenza dei Centri Antiveleni fornendo all’operatore che risponde
al telefono tutte le informazioni importanti (età, sesso e peso dell’intossicato, tipo e quantità di
sostanza, via di ingresso, tempo trascorso dal contatto, condizioni cliniche e parametri del
paziente).
Alcuni Centri Antiveleni
Bologna
Catania
Firenze
Genova
CAV Milano
Napoli
CAV Pavia
Roma
Torino
Trieste
tel. 051/647811
tel. 095/7594032
tel. 055/4277819
tel. 010/5636661-414-245
tel. 02/ 66101029
tel. 081/7472870
tel. 0382.24444
tel. 06/3054343 o 06/490663
tel. 011/6637637
tel. 040/3785373
RIASSUNTO
• Mantenere un alto indice di sospetto nelle situazioni poco chiare. In altre parole, sforzarsi di
pensare alla possibilità di un’intossicazione.
• Ricordare sempre di prendere ogni misura efficace per non intossicarsi a propria volta.
• Ricordare che il BLS è sempre e comunque il fondamento della terapia d’emergenza,
anche in caso di intossicazione.
• Cercare di raccogliere sul luogo indizi utili all’identificazione del tossico.
• Allontanare per quanto possibile la sostanza tossica non ancora assorbita.
• NON nuocere: provocare vomito SOLO se si è certi che non vi siano controindicazioni.
105
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Capitolo
13
Malattie Infettive e AIDS
a cura di Francesco Pellegrino
21
21
Dirigente Medico di primo livello - Reparto Malattie infettive del Policlinico di Modena
106
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
13. Malattie Infettive e AIDS [durata 90 minuti]
OBIETTIVI:
L'obiettivo è quello di far conoscere le più comuni malattie infettive suddivise attraverso le vie
principali di trasmissione. Per ogni patologia vengono indicati la fonte del contagio, i sintomi, le
caratteristiche principali, gli eventuali vaccini e i mezzi di prevenzione.
In conclusione viene dato particolare rilievo all'AIDS, alle modalità di contagio, alle patologie
"opportunistiche", ai comportamenti preventivi e alla profilassi.
Obiettivo fondamentale è quello di conoscere le malattie per poter avere un comportamento di
cautela e prevenzione verso noi stessi o quando ci avviciniamo ad una persona con una di queste
patologie.
♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦
INTRODUZIONE
La possibilità di infettarsi e poi di ammalarsi (infezione e malattia non sono sinonimi) dipende
essenzialmente da 2 fattori:
1. carica microbica: intendiamo per tale la quantità e la qualità (virulenza) dei microrganismi
con cui veniamo in contatto;
2. difese immunitarie dell'organismo: il nostro organismo dispone di un sistema di difesa
identificabile negli anticorpi.
Quando la carica microbica è "grande" o le difese dell'organismo sono "depauperate",
temporaneamente o permanentemente, o quando ci sono entrambe le condizioni, si crea una
disponibilità all'infezione e dunque alla malattia che è l'espressione del danno provocato da
microrganismi (batteri, virus, funghi o miceti e parassiti).
La possibilità di sviluppo di una infezione dipende, quindi, da un equilibrio tra difese individuali e
condizioni microbiche esterne.
Le vie principali di trasmissione delle malattie infettive sono:
•
•
•
•
via aerea;
via oro-fecale;
via parenterale-sessuale;
via parenterale inapparente (trasmissione durante la gravidanza).
MALATTIE INFETTIVE A TRASMISSIONE AEREA
Le malattie infettive a trasmissione aerea dipendono da germi che penetrano nell’organismo
attraverso l’aria inspirata, dove si ritrovano i germi eliminati con la tosse o con il solo respiro dai
malati o dai portatori. Le vie aeree interessate sono le cavità nasali, la laringe, la trachea, i bronchi
e gli alveoli polmonari.
Queste malattie, anche se si trasmettono per via aerea, non per forza hanno una manifestazione
che interessa le vie aeree (es. malattie esentematiche come il morbillo, la varicella ecc.).
Tra le malattie più importanti ricordiamo: l’influenza, la tubercolosi, la meningite meningococcica.
TUBERCOLOSI
Di solito i germi trasmissibili per via aerea resistono poco nell'ambiente esterno, per cui è
necessario un contatto ravvicinato ad eccezione della tubercolosi. Questa è provocata dal
Mycobacterium tubercolosis.
Negli ultimi anni la malattia ha mostrato una certa ripresa e ciò è riconducibile a 2 fattori:
107
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
1. La comparsa dell'A.I.D.S. e di altre malattie o terapie che possono provocare
immunodepressione (chemioterapia di pazienti affetti da tumori e terapie cortisoniche
prolungate). L'immunodepressione provoca principalmente una riaccensione dell'attività del
micobatterio, infatti, il più delle volte il primo contatto con questo germe provoca soltanto
una risposta anticorpale (test della tubercolina o Mantoux positivo). Il germe, però, non
viene eliminato dagli anticorpi, ma rimane nell'organismo e quando, per qualsiasi motivo, si
ha caduta delle difese si "risveglia" dando malattia.
2. L’arrivo di extracomunitari che vivono in condizioni di malnutrizione e di sovraffollamento,
per cui se vi è un malato facilmente contagia gli altri.
Questa patologia colpisce in particolare i seguenti organi:
a.
b.
c.
d.
e.
polmone;
ossa (contagio molto raro);
rene (contagio molto raro);
meningi (contagio molto raro);
cuore.
Il batterio è molto resistente nell’ambiente esterno e si è creata anche una certa refrattarietà alla
terapia classica, in quanto la terapia antitubercolare ha una durata di circa 6 mesi. Si comprende
facilmente che nei paesi poveri non è possibile garantire i farmaci per tutto questo periodo e
dunque si è costretti a sospendere prima la terapia. Una terapia insufficiente può provocare delle
resistenze ai farmaci per cui si sono introdotti anche nella nostra realtà dei micobatteri non sempre
sensibili e ciò condiziona la scelta terapeutica e alle volte il successo.
Mantoux o "Prova della Tubercolina"
Ognuno di noi nella sua vita ha, per diversi motivi, (Libretto Sanitario, Lavoro, ecc.) effettuato una
Mantoux. Questa consiste nel verificare (leggendo sulla cute), come "reagisce" il nostro sistema
immunitario al contatto (dopo l'inoculazione sottocute) con una proteina (PPD) derivata e purificata
da micobatterio della tubercolosi.
Sommariamente il nostro sistema immunitario può comportarsi in 2 modi:
1. Non reagendo: sulla cute non si forma nulla. Ciò vuol dire o che abbiamo la malattia, in
quanto questa si verifica quando gli anticorpi sono scarsi e sappiamo che la reazione
cutanea deriva dalla reazione degli anticorpi con la proteina del micobatterio, o che non
c'è mai stato "l’incontro" con il micobatterio.
2. Reagendo: sulla cute si forma una piccola papula dura. Vuol dire che un po' di tempo
prima ci si è infettati con il micobatterio per il quale è rimasta "memoria immunologica" e
sulla cute si forma una grossa papula sino all'ulcerazione.
MORBILLO
E' una delle cosiddette malattie esantematiche dell'infanzia. Nei nostri paesi è in genere benigna,
ma nei paesi del 3° Mondo, a causa della denutrizione, provoca centinaia di migliaia di vittime ogni
anno. Il contagio avviene per via aerea. In genere il quadro, febbre e tipiche macchie rosse
(esantema rosso cupo maculopapuloso) sulla pelle di tutto il corpo (prima testa, poi tronco e poi
ancora gli arti) si risolve in pochi giorni (3-10). In rarissimi casi può dare delle crisi convulsive,
perché è una malattia infettiva che provoca temperature corporee molto elevate.
Da qualche anno c'è la vaccinazione, per cui questa patologia è destinata a scomparire negli anni.
ROSOLIA
E' un'infezione esantematica virale benigna e moderatamente contagiosa, caratterizzata da un
esantema maculopapuloso pallido, febbre e linfonodi ingrossati. Colpisce i bambini dai 5 ai 10
anni, si trasmette generalmente per via aerea e dura dai 2 ai 5 giorni. L'esantema ha lo stesso
andamento del morbillo (prima la testa, poi il tronco e gli arti).
Questa malattia preoccupa soltanto quando viene contratta in gravidanza, perché può determinare
la morte del feto o gravi malformazioni. Oggi nei paesi occidentali questo problema non sussiste
più, in quanto le bambine vengono vaccinate in età scolare.
108
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
VARICELLA (ZOSTER)
E' una malattia molto contagiosa che predilige i soggetti di età compresa tra i 5 e i 9 anni. Il
contagio è diretto (da uomo a uomo) attraverso le vie respiratorie. Il virus responsabile è detto
virus Varicella-Zoster perché quando lo si incontra la prima volta dà la Varicella, ma se non
dovesse essere eliminato dal nostro corpo potrebbe riattivarsi negli anni (in genere, in condizioni di
abbassamento delle difese immunitarie) dando l'Herpes Zoster o "Fuoco di S. Antonio".
La varicella decorre con:
•
•
febbre;
vescicole cutanee, dapprima ripiene di liquido chiaro e poi torbido.
Le vescicole compaiono prima al tronco, poi al volto e agli arti. Dura 7-14 giorni ed è molto grave
quando dà un quadro di polmonite interstiziale. Oggi esiste una terapia farmacologica con
l'ACICOLOVIR.
MENINGITE
Consideriamo brevemente la Meningite classica causata dal Meningococco. La via di trasmissione
è quella aerea ed è un’infezione delle meningi (membrane che ricoprono il sistema nervoso
centrale, cervello e midollo spinale) caratterizzata dai seguenti sintomi:
•
•
•
•
febbre elevata;
cefalea intensa;
rigidità nucale (la testa non flette sul tronco);
fotofobia (paura della luce).
E' una malattia che se non viene curata tramite antibiotici risulta mortale.
Esiste una profilassi che va raccomandata a coloro che nei 10 giorni precedenti l'inizio dei sintomi
abbiano avuto contatti prolungati e diretti con il paziente (es. in famiglia, a scuola, in comunità).
La profilassi deve essere iniziata immediatamente e il malato deve rimanere isolato per legge fino
a 48 ore dopo l'inizio di un trattamento antibiotico adeguato.
MALATTIE INFETTIVE A TRASMISSIONE ORO-FECALE
Il germe viene ingerito nell’organismo attraverso gli alimenti ed eliminato con le feci.
INTOSSICAZIONI ALIMENTARI
Ne esistono diverse ma noi esamineremo solo quella Stafilococcica (diarrea da gelato o pasta alla
crema): il contagio avviene nel momento in cui vengono ingeriti alimenti inquinati con il batterio
Stafilococcus Aureus.
Alcuni uomini sono portatori cronici di questo batterio (è presente sulla cute specialmente se vi
sono dei foruncoli nelle mani). Se queste persone sono dunque dei "manipolatori" di cibi (latte,
formaggi, creme, gelati, insaccati, scatolame, surgelati) il rischio che possa esserci
contaminazione è alto. Si ricordi che la contaminazione non ne altera le caratteristiche
organolettiche (aspetto, sapore, gusto). Dopo una incubazione di 2-6 ore compare:
•
•
•
•
•
nausea;
vomito;
dolori addominali (crampi);
diarrea (feci liquide, raramente con muco e sangue);
mal di testa (non sempre).
109
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
In genere non c'è comparsa di febbre e la situazione si risolve in pochi giorni. L'unica misura di
profilassi è la buona conservazione dei cibi e il controllo dei loro manipolatori; ecco perché questi
sono sottoposti a controlli (tampone faringeo e controllo delle mani dei gelatai, dei pasticcieri,
ecc.).
SALMONELLOSI
E’ una malattia che può colpire a qualsiasi età, ma diviene particolarmente temibile quando
colpisce lattanti e anziani.
Il principale serbatoio di infezione è rappresentato da:
• pollame;
• bovini;
• maiali;
• cani;
• gatti.
Questi animali presentano il microrganismo nel tubo digerente in assenza, il più delle volte, di
manifestazioni cliniche.
Il microrganismo giunge all'uomo attraverso i cibi contaminati quali carne, uova, latte o attraverso
l'acqua che può essere contaminata dai portatori sani umani.
SEGNI E SINTOMI
Dopo 8-24 ore dalla ingestione del materiale infetto, compare:
• diarrea (ricca di muco, a volte con lieve striatura di sangue);
• dolori addominali;
• febbre;
• vomito (non sempre).
•
La prevenzione si fa controllando cibi, mangimi e allevamenti.
TOXOPLASMOSI
Esistono 2 forme: una pericolosa che viene acquisita dal feto durante la gravidanza, l'altra meno
pericolosa che si acquisisce durante la vita per via orale.
E’ importante sapere che il feto infettato durante la gravidanza può ricevere danni irreversibili al
sistema nervoso centrale e agli occhi. Per tale motivo è essenziale che le donne abbiano già
contratto la malattia (con guarigione successiva), o che vengano tenute lontano da tutte le fonti di
possibile contagio, se in gravidanza.
Le fonti di contagio in genere sono i gatti domestici o le carni crude.
EPATITE A
Il virus dell'epatite A viene contratto tramite l'ingestione di cibi (molluschi) o acqua contaminati con
feci umane di soggetti che:
• si stanno per ammalare di epatite A (fase di incubazione);
• sono ammalati e non se ne accorgono (più del 90% dei malati si
ammala senza accorgersi di nulla);
• sono ammalati.
Si ricordi che non esistono i portatori cronici di questo virus perché nella quasi totalità dei casi ci si
ammala e poi, in un tempo variabile (1-2 mesi), si guarisce. Esiste in commercio un vaccino sicuro
ed efficace (2 dosi a distanza di 15 giorni) che viene consigliato a:
• chi si reca in paesi in cui l'epatite A è endemica;
• chi svolge lavori a rischio (operatori ecologici).
SEGNI E SINTOMI (sono presenti in meno del 10% di quelli che si ammalano):
• nausea;
• astenia (stanchezza);
• vomito;
110
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
•
•
•
ittero (colorazione gialla degli occhi e/o della pelle);
urine scure (color marsala);
feci chiare (cretacee).
TIFO
Provocato dalla Salmonella Typhi o salmonella maggiore che è in grado di colonizzare soltanto
l'uomo. Pertanto la sorgente d'infezione risulta unicamente un malato o un portatore asintomatico.
Questa salmonella resiste a lungo nell'ambiente (acqua, ghiaccio, alimenti in genere), per questo
si raccomanda sempre a chi si reca in zone dove il germe è frequente di non consumare mai
bevande con il ghiaccio e bere soltanto acqua in bottiglie con tappo a stella aperte dal
consumatore, o quantomeno che questo ne veda l'apertura.
Vettori di una certa importanza sono anche le mosche, che possono posarsi su materiali fecali
contaminati e successivamente sugli alimenti.
La sintomatologia è caratterizzata da febbre molto elevata e alla seconda settimana da profonde
alterazioni del sensorio.
MALATTIE INFETTIVE A TRASMISSIONE PARENTERALE-SESSUALE
Si tratta di tutte quelle malattie che si possono contrarre attraverso il contatto tra sangue di due
individui o attraverso liquidi biologici (sperma e secreti vaginali).
EPATITE B
E' un virus molto presente nel nostro paese. Si trasmette per via parenterale-sessuale e può
provocare malattia del fegato acuta che può cronicizzare. Esistono anche persone che
contraggono il virus e diventano "portatori cronici asintomatici" senza sviluppare malattia di fegato.
Il serbatoio di infezione è costituito, quindi, dagli uomini (malati o portatori) che attraverso il sangue
o la via sessuale infettano altri soggetti.
SEGNI E SINTOMI della epatite acuta da virus B
Dopo una incubazione variabile (4-6 mesi) compaiono:
• ittero (colorazione gialla degli occhi e/o della pelle);
• feci chiare (cretacee);
• urine scure (color marsala);
• astenia (stanchezza marcata).
PREVENZIONE:
• non scambiare materiali (siringhe, lame da barba, forbici, etc.);
• usare il profilattico (condom) nei rapporti a rischio. Vista la diffusione delle malattie virali e
della tossicodipendenza sono da considerarsi tali tutti i rapporti occasionali;
• vaccinazione. Esiste in commercio, gratuitamente, un vaccino sicuro ed efficace (ENGERIX
B o GenHevac B Pasteur);
• da anni in Italia, tutti i neonati sono sottoposti a vaccinazione obbligatoria e
precedentemente era iniziata la vaccinazione degli adolescenti.
EPATITE C
Non c'è molto da aggiungere rispetto all'epatite B , specie sul piano dei segni e sintomi, delle fonti
e delle vie di contagio, della malattia acuta e delle possibili complicazioni. Purtroppo al momento
non esiste la possibilità di vaccinarsi. A differenza dell’Epatite B, questa cronicizza più
frequentemente e dunque è la principale causa di cirrosi, per la quale esiste la possibilità di una
terapia.
111
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
AIDS
E' una malattia causata dal virus HIV (virus dell'immunodeficienza umana), che dopo l'infezione e
dopo un periodo di asintomaticità variabile (sieropositività) porta al completo depauperamento
delle difese immunitarie.
Non vi sono manifestazioni cliniche precise dell’avvenuta sieropositività dopo un periodo variabile,
ma se non si è iniziata la terapia antiretrovirale assistiamo alla comparsa delle infezioni
opportunistiche, dovute a germi che approfittano della caduta delle difese.
Esiste un parallelismo tra il valore degli anticorpi ed il tipo d'infezione.
Non esiste pericolo per l'immunocompetente di assistere un malato di AIDS, in quanto i germi che
gli danno gravi quadri clinici sono per lo più innocui, poichè già esistenti nell'organismo (come la
candida).
Tra le cosiddette infezioni “opportunistiche” che possono ricorrere più frequentemente in questi
pazienti, ricordiamo: la candidosi orale, la tubercolosi, l’herpes zoester (fuoco di S.Antonio), la
toxoplasmosi e la polmonite.
Il virus viene contratto per via parenterale-sessuale con persone infette (malate o sieropositive per
l’HIV), attraverso trasfusioni o emoderivati di sangue “non controllato” e nella gravidanza da madre
infetta a feto.
La PROFILASSI consiste nel non scambiare materiali (siringhe, lame da barba, forbici, etc.) e
usare il profilattico (condom) nei rapporti a rischio (vista la diffusione dell'AIDS sono da
considerarsi tali tutti i rapporti occasionali).
Per gli operatori sanitari, quindi anche per i volontari della Croce Blu, in caso di contatto con
sangue di pazienti affetti da HIV esiste una profilassi che va iniziata entro le 4 ore e che viene data
solo dal reparto di Malattie Infettive.
112
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Capitolo
14
Patologia Medica
a cura di Paolo Trande
22
22
Dirigente medico Unità operativa di medicina interna e gastroenterologia - Nuovo Ospedale Sant'Agostino Estense Baggiovara (MO)
113
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
14. Patologia Medica [durata 90 minuti]
OBIETTIVI:
• definire un urgenza medica;
• elencare i sintomi e i segni principali;
• ipotizzare un probabile problema cardiaco;
• ipotizzare un problema cerebrale;
• definire la dispnea e descriverne le caratteristiche;
• descrivere le caratteristiche di un dolore;
• conoscere le principali manovre da effettuare.
♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦
PREMESSA
Il volontario soccorritore, per limiti giuridici e di conoscenza, non può e non deve in nessun modo
definire diagnosi di certezza, stabilire atti terapeutici che non siano quelli dettati dalla necessità di
affrontare e superare situazioni di emergenza. Anche se eccessivamente semplicistico, può essere
adoperato, per orientare in termini di principio il volontario, il criterio del: "soccorrere il paziente
facendo attenzione a non accrescere i danni”.
Nei casi in cui si soccorre un paziente con una modalità di approccio diagnostico e terapeutico
definito come “urgenza medica”, è utile sapere che le possibili cause di malattia sono dovute a:
•
•
•
difetto della struttura e/o funzione di un organo o apparato (il difetto può essere congenito o
acquisito);
microorganismi esterni (infezioni);
sostanze dannose (veleni / farmaci).
Fattispecie PIU’ frequenti:
• urgenze cardiovascolari;
• urgenze respiratorie;
• urgenze cerebrali;
• dolore toracico;
• dolore Addominale;
• dolori extra-addominali;
• avvelenamenti o abusi di sostanze.
•
Il problema medico può essere cronico o acuto.
Nell’ approccio verso il paziente, il soccorritore deve sempre seguire alcune regole fondamentali:
•
•
•
•
mantenere la calma;
stabilire un rapporto con il paziente, i familiari ed eventuali testimoni (la fiducia va
guadagnata);
essere sempre critici e chiedersi il perché delle cose che si osservano o vengono riferite;
comunicare e rassicurare sempre il paziente e la famiglia.
La metodologia dell’approccio al paziente prevede la valutazione globale del paziente stesso che
si fonda sulla considerazione dei vari segni e sintomi (semeiologia).
SEGNI: stato di coscienza, frequenza del polso (radiale, carotideo o femorale) e della respirazione,
colore e temperatura (pelle, labbra, …), dimensioni delle pupille, paralisi o spasmi, odore dell’alito.
SINTOMI: dolore, nausea, vertigine, parestesie, astenia, peso toracico, etc.
114
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
DOLORE
Viene valutato in base ai seguenti parametri:
• sede;
• caratteristiche qualitative (dolore costrittivo? trafittivo? puntorio? peso? sordo?);
• caratteristiche quantitative (scala da 1 a 10? quando è iniziato? continuo? cosa faceva il
paziente quando è comparso?);
• evocazione del dolore durante l’esame obiettivo (per esempio in caso di dolore toracico
toccando la zona interessata il dolore aumenta?).
DOLORE TORACICO CARDIACO
Tra le evenienze più frequenti di richiesta di soccorso o di accesso in PS c’è il dolore toracico.
Per la vita del paziente e per poter stabilire in tempo utile una terapia efficace, è fondamentale
saper identificare o immaginare quando questo sintomo rappresenta un’Urgenza.
Tra le possibili cause del dolore toracico vi sono:
1) cause cardiache e vascolari: ischemia miocardica (angina ed infarto), pericardite,
dissezione dell’aorta, embolia polmonare;
2) cause gastrointestinali: dolore esofageo ed esofagiti, dolore da ulcera gastrica/duodenale;
3) cause ortopediche (ossa, articolazioni, muscoli): artriti, artrosi, spasmi dei muscoli
intercostali, dolori dei muscoli pettorali;
4) cause polmonari: pleurite, polmonite, pneumotorace;
5) altre cause: dolori mammari, Herpes zoster, fattori emotivi.
È’ necessario in questi casi fare un’anamnesi accurata chiedendo, se possibile, di eventuali
precedenti cardiaci, polmonari, reumatici e di malattie gastroenterologiche; valutare anche i fattori
di rischio quali obesità, diabete, ipertensione, fumo, familiarità per malattie cardiovascolari (in
particolare infarto del miocardio).
INFARTO ACUTO DEL MIOCARDIO (I.M.A.)
E' quella condizione patologica che comunemente viene definita: "infarto".
DEFINIZIONE
E' una condizione clinica in cui si verifica uno squilibrio acuto tra le richieste di sangue (soprattutto
ossigeno) del miocardio (muscolo cardiaco) e la capacità delle coronarie (vasi che conducono il
sangue per la nutrizione del cuore) di assicurare tale apporto. Questo squilibrio provoca la morte di
una zona più o meno estesa di tale muscolo (si dice che la zona è andata in "necrosi" e si forma
una cicatrice).
E' più frequente nelle persone di sesso maschile, anziane, obese, fumatrici e diabetiche.
SEGNI e SINTOMI
Dolore in corrispondenza dello sterno "zona toracica anteriore" (sintomo primario), spesso irradiato
al braccio e/o spalla sinistra, al collo e alla mandibola, e sensazione di peso allo stomaco. Spesso
è accompagnato dai cosiddetti sintomi secondari quali: sudorazione "fredda", vomito, pallore,
palpitazioni, difficoltà respiratorie. Non necessariamente l'infarto si presenta con tutti i segni e
sintomi sopra descritti, ma delle volte può manifestarsi con sintomi variamente combinati. Per
esempio può dare solo dolore alla zona toracica anteriore senza altri sintomi secondari.
Addirittura altre volte può manifestarsi in maniera "atipica" con dolore allo stomaco o con semplice
"difficoltà respiratoria".
COMPORTAMENTO:
•
•
porre il paziente in posizione supina, quasi seduto se respira male.
tranquillizzarlo il più possibile e accendere le sirene solo se si reputa il
paziente gravissimo.
• dare ossigeno.
ATTENZIONE: se manca la coscienza, manca la respirazione e manca il polso, eseguire la
RIANIMAZIONE CARDIO-POLMONARE (BLS) o la DEFIBRILLAZIOINE PRECOCE (BLSD).
115
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
ANGINA PECTORIS
Condizione simile alla precedente, ma più mite e con minori rischi di vita per il paziente.
DEFINIZIONE
Porzione di muscolo cardiaco in debito di ossigeno, senza che il debito sia tale da provocare la
necrosi del tessuto cardiaco. In queste situazioni l'afflusso di sangue è ridotto, ma le cellule
cardiache riescono lo stesso a superare "vive" il tempo in cui hanno subito un ridotto apporto di
ossigeno.
Avviene spesso o per uno sforzo fisico eccessivo o per uno vaso-spasmo (spontaneo) delle
coronarie (arterie del cuore), quando queste sono sede di malattia aterosclerotica (placca
aterosclerotica). In genere colpisce persone anziane che hanno già sofferto di questo disturbo e
che molte volte usano già, e conseguentemente dispongono, di compresse di nitroglicerina
sublinguale.
SEGNI e SINTOMI:
•
•
•
COMPORTAMENTO:
•
•
•
dolore acuto al petto, di tipo costrittivo e in zona sternale o retro-sternale;
a volte il dolore si irradia al braccio sinistro;
durata del dolore: circa 15-20 minuti.
dare ossigeno;
tranquillizzare il paziente;
non forzare la sua tendenza a rimanere immobile (se c'è).
PATOLOGIE NEUROLOGICHE
ICTUS CEREBRALE
DEFINIZIONE
Sindrome neurologica acuta dovuta alla “morte” di una porzione variabile del cervello. Questa
sindrome può instaurarsi per malattia ischemica (che riduce l'apporto di sangue) o malattia
emorragica (che infarcisce) di uno o più vasi deputati all'approvvigionamento (più frequentemente
arterie) od allo scarico (vene) di sangue.
Schematizzando ci sono due grandi cause dell’ICTUS che sono:
• infarto cerebrale;
• emorragia cerebrale.
I segni ed i sintomi dipendono dalla zona del cervello danneggiata e dall'estensione del danno
stesso.
SEGNI e SINTOMI:
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
perdita di coscienza, con possibile coma;
emiplegia o emiparesi (paralisi completa o incompleta dei muscoli di un
lato del corpo o di un arto);
emicrania;
polso e respirazione deboli;
spesso nausea e/o vomito;
confusione e vertigine;
deviazione della rima buccale e della lingua;
disartria (capacità di parlare “rallentata/impastata”);
anisocoria (dimensioni pupillari diverse);
diminuzione del visus (diminuzione della vista);
dispnea (russante, con apnee);
116
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
•
•
convulsioni;
perdita del controllo degli sfinteri.
COMPORTAMENTO
Purtroppo ci sono poche possibilità di intervento fuori dalla valutazione dei parametri vitali.
Se il paziente è cosciente:
• controllare la pervietà delle vie aeree;
• rassicurare il paziente e parlargli in modo lento e chiaro;
• somministrare ossigeno ad alta concentrazione;
• valutare i parametri vitali;
• trasportarlo in posizione semi-seduta;
• non somministrare liquidi o altre sostanze per via orale, per il pericolo di disfagia con
conseguente aspirazione nelle vie aeree.
Se il paziente non è cosciente:
• mantenere pervie le vie aeree;
• somministrare ossigeno ad alta concentrazione;
• valutare i parametri vitali;
• trasportare il paziente in posizione laterale di sicurezza;
• se necessario praticare la Rianimazione Cardio-Polmonare (RCP).
CRISI EPILETTICHE
DEFINIZIONE
Avvengono quando una zona del cervello, più o meno vasta, improvvisamente comincia a
funzionare in maniera incontrollata.
Questa sindrome può instaurarsi per molte cause, ma principalmente riconducibili a due:
a. forme primarie (causa non nota);
b. forme secondarie:
• tumori cerebrali;
• esiti di ictus cerebrali;
• ascessi e/o meningiti;
• malformazioni vascolari cerebrali;
• convulsioni febbrili;
• crisi di astinenza (alcool, sostanze stupefacenti).
SEGNI E SINTOMI
Si comprenderà, dalla definizione, quanto sia difficile e improponibile per questo corso, elencare
tutti i sintomi ed i segni possibili di una crisi epilettica. Questo perché, potendo colpire una o più
zone del nostro cervello i segni e i sintomi dipenderanno dalla funzione svolta dalla zona colpita.
Così, se l'attività elettrica caotica si instaura nella zona del cervello che controlla la parola, avremo
sintomi quali la difficoltà nel parlare. Se l'attività, invece, colpisce le zone motorie (che controllano
le braccia o le gambe), avremo il classico movimento convulsivo.
Meglio perciò descrivere le forme più tipiche e comuni, più che i sintomi in generale:
a. PICCOLO MALE (colpisce generalmente i bambini):
• sospensione della coscienza (lo sguardo è fisso e non c’è risposta nè allo
stimolo verbale nè a quello doloroso);
• non c’è caduta;
• inizia tra i 4-6 anni;
• prognosi generalmente favorevole (scomparsa nella pubertà).
b. GRANDE MALE:
Inizia con una caduta e con la perdita di coscienza. Si svolge in 3 fasi che durano da 5 a 10
minuti:
117
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
1. fase TONICA: contrazione di tutti i muscoli (apnea, cianosi, morsicatura della
lingua);
2. fase CLONICA: scosse muscolari brusche;
3. fase di RILASSAMENTO: indica la fine della crisi (emissione di urine, feci e
bava).
COMPORTAMENTO:
•
•
•
•
•
•
•
adagiare il paziente sul pavimento senza MAI legarlo od immobilizzarlo;
allontanare il paziente da oggetti a punta o contundenti;
allentare gli abiti stretti;
se necessario applicare tra i denti un oggetto morbido (attenzione alle
dita);
somministrare ossigeno visto lo stato d’ipossia in cui si trova il paziente;
valutare i parametri vitali;
proteggete il paziente dall’imbarazzo.
DOLORI ADDOMINALI
APPENDICITE ACUTA
E’ una tipica patologia chirurgica.
DEFINIZIONE
Infiammazione-infezione acuta dell’appendice (organo nell'intestino crasso). E' tipica dei bambini
ed è causata dalla proliferazione di batteri in questo sito, specie quando questa è occlusa da feci.
Se non curata, può complicarsi e mettere a repentaglio la vita del paziente.
SINTOMI E SEGNI:
•
•
•
•
•
COMPORTAMENTO:
•
•
dolore all'addome in basso a destra (quadrante inferiore di destra o fossa
iliaca destra);
il dolore aumenta alla pressione su questa zona;
nausea e vomito;
febbre, a volte anche alta;
addome rigido (segno di peritonite).
ghiaccio nel punto dove c'è dolore;
calmare il paziente.
EMORRAGIE INTESTINALI
DEFINIZIONE
Possono essere palesi od occulte.
Sono palesi quando si esteriorizzano attraverso i due orifizi naturali (bocca e ano), con modalità
che vengono dette:
• melena (materiale piceo che fuoriesce dall’ano, ovvero sangue “digerito”
dai succhi gastrici);
• rettorragia (sangue rosso vivo che fuoriesce dall’ano);
• ematemesi (sangue rosso vivo che fuoriesce dalla bocca);
• vomito "caffeano" (sangue “digerito” scuro che fuoriesce dalla bocca).
CAUSE tipiche sono:
• ulcera gastrica o duodenale;
• varici esofagee (tipiche nel paziente con "cirrosi epatica");
• tumori intestinali;
• emorroidi (molto frequenti, in genere non è un'emergenza).
118
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
COMPORTAMENTO:
•
•
far sdraiare il paziente;
in caso di shock è un'emergenza (vedi relativa lezione).
ANEURISMA AORTA ADDOMINALE (A.A.A.)
La formazione di un aneurisma si verifica quando la parete dell’arteria si indebolisce o viene
danneggiata. Nel tempo la pressione continua del sangue, che scorre all’interno del vaso
danneggiato, può determinare, in un segmento dello stesso, un progressivo cedimento della
parete, che si allarga dando origine alla formazione di una sacca: l’ANEURISMA..
L’aneurisma dell’aorta addominale (A.A.A.) è considerato una malattia di importante rilevanza
perché può rompersi e causare un’emorragia interna spesso mortale.
CAUSE
L’Aneurisma si forma per una malattia della parete dell’aorta, che ne risulta indebolita. Ciò che
favorisce l’indebolimento dell’arteria è l’arteriosclerosi, causata a sua volta da una serie di fattori,
tra cui: il fumo, l’elevato tasso di colesterolo e di trigliceridi, l’ipertensione, l’età, la familiarità e il
sesso maschile.
SEGNI E SINTOMI
Non si presenta nessun sintomo fino a quando non avviene la rottura dell’arteria.
L’abbondante emorragia interna che si verifica alla rottura determina la comparsa di un violento
dolore alla schiena in regione lombare e spesso anche un dolore anteriore all’addome.
Inoltre possono presentarsi pallore, sudorazione e alterazione dei parametri vitali.
COMPORTAMENTO:
•
•
•
•
•
allertare la Centrale Operativa e chiedere in appoggio un Mezzo di Soccorso Avanzato;
eseguire l’ABC e rilevare i parametri;
mettere il paziente in posizione semi-seduta con le gambe flesse;
proteggerlo dal freddo;
controllare i parametri e lo stato di coscienza del paziente fino all’arrivo in Pronto
Soccorso o del Mezzo di Soccorso avanzato.
DISTURBI RESPIRATORI
I polmoni svolgono la funzione di ossigenare il sangue e di eliminare l’anidride carbonica.
L’insufficienza respiratoria va intesa, appunto, come l’incapacità dell’apparato respiratorio di
assicurare pienamente queste funzioni.
DISPNEA
Le dispnea è la definizione generica attraverso la quale si identifica una situazione di difficoltà
respiratoria. Questa può essere dovuta solitamente a cause polmonari ed extra polmonari.
CAUSE polmonari:
• asma bronchiale;
• bronchite cronica;
• enfisema polmonare;
• edema polmonare acuto (EPA);
• presenza di corpi estranei;
• avvelenamento da monossido di carbonio.
CAUSE extra-polmonari:
• scompensi cardiaci acuti e cronici;
• malattie del sangue (come la anemia);
• embolie;
• malattie di altri organi od apparati.
119
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Se la definizione di dispnea è riferita alle caratteristiche qualitative e quantitative degli atti
respiratori distinguiamo:
1. Alterazioni quantitative del respiro:
• bradipnea: respiro lento, numero di atti respiratori diminuito (< di 10-12 al
minuto);
• tachipnea: respiro più frequente, numero di atti respiratori aumentato (> di 20 al
minuto).
2. Alcune alterazioni qualitative del respiro:
• apnea;
• respiro russante;
• respiro sibilante;
• respiro rantolante.
SEGNI:
SINTOMI:
•
•
•
•
•
•
•
cianosi labbra e estremità;
muscoli attivati;
torace rigido;
narici dilatate;
labbra increspate;
tosse;
rumori (sibili, ronchi, rantoli).
•
•
il paziente sente il bisogno di “dover” respirare;
alterazioni del comportamento del paziente (aggressività, litigiosità, confusione,
torpore etc.);
formicolio alle mani e ai piedi;
fitte ai muscoli intercostali.
•
•
COMPORTAMENTO:
•
•
•
•
•
•
•
•
assicurarsi che le vie aeree siano pervie;
monitorare i parametri vitali;
tranquillizzare il paziente e consentirgli di assumere la posizione per
lui più confortevole;
allentare gli indumenti stretti;
conservare il calore corporeo del paziente;
somministrare ossigeno al paziente;
trasportare con celerità il paziente in Pronto Soccorso;
tenersi pronti, in caso di shock, per la Rianimazione CardioPolmonare (RCP).
EDEMA POLMONARE ACUTO (EPA)
Si ha quando avviene una trasudazione di liquido nell’interstizio polmonare e negli alveoli con
grave insufficienza respiratoria. Colpisce pazienti soggetti a insufficienza cardiaca e SPESSO
insorge durante le ore notturne.
SEGNI E SINTOMI:
•
•
•
•
•
•
dispnea;
ortopnea;
rantoli;
ansia e agitazione;
cianosi;
espettorazione di schiuma.
120
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
COMPORTAMENTO:
•
•
•
•
•
richiedere l’appoggio del Mezzo di Soccorso Avanzato;
eseguire l’ABC e rilevare i parametri del paziente;
somministrare al paziente ossigeno ad alto flusso;
mettere il paziente in posizione seduta con gambe declivi;
tranquillizzare il paziente.
SINCOPE
Disturbo improvviso caratterizzato da debolezza muscolare generalizzata con perdita del tono
posturale, incapacità a mantenere la posizione eretta e perdita della coscienza con possibile
caduta a terra. Può durare da alcuni minuti a mezz’ora.
CAUSE CIRCOLATORIE:
• reazione vaso-vagale (emozioni, dolore, stress acuti);
• ipotensione ortostatica;
• emorragie;
• infarto del miocardio acuto.
ALTRE CAUSE:
• ipossia (alte quote);
• anemia;
• crisi emotive, isteriche o d’ansia.
SEGNI E SINTOMI PRESINCOPE:
SEGNI E SINTOMI SINCOPE:
COMPORTAMENTO:
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
malessere;
capogiro e vertigine;
debolezza;
confusione;
macchie scure davanti agli occhi;
ronzii alle orecchie.
•
•
•
•
•
•
•
•
caduta a terra;
pallore;
sudorazione fredda;
nausea e vomito;
muscoli rilassati con rari movimenti;
polso debole;
pressione bassa;
respiro quasi impercettibile.
mettere il paziente in posizione supina con le gambe alzate o se seduto
con la testa tra le ginocchia;
rimuovere o allentare gli indumenti stretti;
stimolare il paziente con spruzzi (lievi) di acqua fredda sul viso o
applicare una benda bagnata sulla fronte;
se la temperatura corporea è bassa ricoprire il corpo con una coperta;
valutare i parametri vitali e se necessario effettuare l’ABC;
mantenere l’osservazione del paziente.
121
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Capitolo
15
Medicina Legale
a cura di Alberto Martini e Marco Scolaro
23
23
Alberto Martini e Marco Scolaro sono entrambi Medici Chirurghi specialisti in Medicina Legale
122
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
15. Medicina Legale [durata 90 minuti]
OBIETTIVI:
L’obiettivo è quello di fornire al Volontario le conoscenze necessarie a permettergli di prestare la
propria opera di assistenza nel rispetto delle norme del diritto. A tale fine verranno presi in
considerazione gli aspetti relativi all’assistenza sanitaria, che possono avere anche risvolti giuridici.
Si cercherà inoltre di dare un inquadramento generale dei riflessi che il diritto inevitabilmente ha
sulle attività che più generalmente vengono svolte nel variegato esercizio del volontariato
fornendo, ove possibile, gli elementi di riferimento atti a rendere più qualificata ed efficace tale
preziosa opera di assistenza.
♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦
INTRODUZIONE
Per medicina legale si intende il diritto applicato alla medicina e, più in generale, all’attività medica
e a tutti gli ambiti attinenti l’assistenza sanitaria.
Non esiste una normativa specifica che qualifichi la posizione giuridica del Volontario, né tanto
meno un regolamento che ne preveda le mansioni. Il Volontario ha gli stessi diritti/doveri di un
normale cittadino, l’attività che presta tuttavia, per le caratteristiche che la connotano, lo espone
alla possibilità di ritrovarsi spesso coinvolto in attività di soccorso; per questo motivo è necessario
che egli conosca la legislazione in proposito.
REATI IN CUI PUO’ INCORRERE IL VOLONTARIO
ESERCIZIO ABUSIVO DELLA PROFESSIONE MEDICA
L’attività svolta nell’ambito del servizio, seppur di primaria importanza, dovrà strettamente attenersi
all’esecuzione di atti non medici per non incorrere nel reato di esercizio abusivo della
professione medica (art.348 c.p. “Chiunque abusivamente esercita una professione per la quale
è richiesta una speciale abilitazione dello Stato, è punito con la reclusione fino a 6 mesi e con una
multa”).
Non è consentito, quindi, lo svolgimento di alcuna attività medica (suturare le ferite, somministrare
farmaci, ridurre fratture e lussazioni, effettuare qualsiasi tipo di iniezione, ecc.) e l’operatività
espressa dal volontario dovrà necessariamente concretizzarsi nell’esecuzione di quelle manovre
che fanno parte del bagaglio culturale medio di ciascun cittadino (massaggio cardiaco esterno,
respirazione artificiale, somministrazione di O2, tamponamento di ferite o posizionamento di laccio
emostatico, immobilizzazione di segmenti scheletrici fratturati o sospetti tali, ecc.).
LESIONE PERSONALE
Si parla di lesione personale quando con la propria condotta si provoca un danno fisico e/o
mentale ad un individuo. Questo danno può avere connotazione volontaria oppure colposa, ossia
quando non risulti provocato con intenzione o volontà.
La lesione personale colposa si concretizza per un comportamento viziato da negligenza,
imperizia o imprudenza.
L’art. 590 c.p. riporta: “Chiunque cagiona ad altri, per colpa, una lesione è punito con la reclusione
fino a tre mesi o con multa”.
OMICIDIO
L’omicidio si realizza quando con la propria condotta viene provocata la morte di un individuo. Così
come per le lesioni personali anche per il reato di omicidio esiste una fattispecie volontaria ed una
colposa, potendosi peraltro identificare una terza categoria: l’omicidio preterintenzionale,
caratterizzato dal verificarsi della morte dell’individuo per una condotta che era sì volta al ledere,
ma non con l’intenzione di provocare il decesso.
L’omicidio può essere punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni (art. 539 c.p.).
OMISSIONE DI SOCCORSO
123
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Nel caso in cui non venga prestato soccorso ad una persona ferita o in pericolo o inanimata, e ciò
si potrebbe realizzare per paura di commettere qualche manovra sbagliata, sia il Volontario che il
normale cittadino incorre nel rischio di essere imputato del reato di omissione di soccorso (art.
593 c.p.).
Questo non implica, anche per il Volontario, di improvvisarsi medico o tentare manovre che non sa
eseguire, ma quanto meno lo obbliga ad allertare i soccorsi d’emergenza (118), a rimanere con la
persona in difficoltà e, se ne è a conoscenza, ad operare le manovre d’emergenza primarie.
LE REGOLE ALL’INTERNO DEI MEZZI DI SOCCORSO
L’autista del mezzo di soccorso è responsabile di tutto ciò che vi accade.
La condotta di guida dovrà sempre essere prudente e consona alle norme sancite dal Codice della
Strada. Nonostante la peculiarità del servizio, in caso di infrazione alle norme che disciplinano la
circolazione stradale non si potrà invocare alcuna esimente (per esempio lo stato di necessità), in
quanto essendo l’infrazione di tipo contravvenzionale “...ciascuno risponde della propria azione od
omissione cosciente o volontaria, sia essa dolosa o colposa” (art.42 c.p.).
Nell’ipotesi di un sinistro stradale addebitabile al conducente dell’autoambulanza la responsabilità
potrà estrinsecarsi tanto in campo penale che in ambito civile.
Per quanto attiene la responsabilità penale, il Volontario responsabile dell’incidente stradale
risponderà di lesioni personali colpose (art.590 c.p.) nel caso si sia provocato uno stato di malattia
nel soggetto trasportato, ovvero di omicidio colposo, o nel caso se ne provochi la morte (art.589
c.p.). In entrambi i casi è prevista una maggiorazione di pena quando il fatto è commesso con
violazione delle norme del Codice della Strada. A tal proposito si fa inoltre presente che, in caso di
decesso della persona trasportata, il fatto che la stessa fosse già in fin di vita nulla toglie sotto il
profilo penale in quanto “...accelerare il momento della morte di una persona destinata a
soccombere per grave malattia equivale a cagionarla, tanto se tale condotta sia dolosa, quanto se
sia colposa...” (Cass.Sez.IV, 26.04.1961).
ESEMPIO: un Volontario trasporta in ambulanza un paziente che ha ingerito una sostanza tossica.
Durante il tragitto verso l’ospedale il mezzo, a causa della eccessiva velocità, esce di strada ed il
paziente decede. In questo caso si configura il reato di “omicidio colposo” se si accerta che il
paziente trasportato è deceduto in conseguenza alle lesioni riportate nell'incidente stradale e non a
causa del veleno ingerito.
ATTENZIONE: occorre tenere presente che qualunque reato avvenuto con infrazione del Codice
Stradale è un’AGGRAVANTE per il codice penale. Ciò significa che le pene comminate sono
AUMENTATE.
Sul mezzo di soccorso dovrebbe essere trasportata soltanto la persona che necessita di
assistenza e di soccorso, infatti non dovrebbero salire familiari e/o parenti del paziente (in ogni
caso il volontario deve fare appello al buon senso). L’unica eccezione è costituita dai
rappresentanti dell’Autorità Giudiziaria quando essi siano coinvolti nell’ambito di alcune particolari
procedure come per esempio il T.S.O. (Trattamento Sanitario Obbligatorio).
Nel caso in cui altre persone, oltre al soggetto soccorso, vengano trasportate in ambulanza,
ancora una volta la responsabilità è attribuita all’autista del mezzo.
RICHIESTA DEL CONSENSO
Tutte le persone che ricevono prestazioni sanitarie dovrebbero essere informate precedentemente
a proposito della natura delle attività alle quali verranno sottoposte; sulla base delle informazioni
ricevute dovrebbe quindi fornire un CONSENSO o un DISSENSO all’attuazione delle prestazioni
stesse. Se il paziente è in condizioni di poterlo fare, il consenso o soprattutto il dissenso dovrebbe
essere prestato in maniera scritta; diversamente può essere fornito oralmente, ma in tale
evenienza è preferibile che ciò venga fatto alla presenza di testimoni (equipaggio dell’ambulanza)
o avvertendo la centrale via radio.
124
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Nel caso di minorenni la validità del consenso è demandata a chi esercita la patria potestà sul
soggetto.
Si parla di consenso presunto quando ci si trova ad agire su un soggetto non cosciente, che quindi
non è in grado di manifestare la propria volontà, ma che versi in condizioni di bisogno tali da fare
ritenere che lo stesso avrebbe acconsentito alla messa in atto di un’assistenza volta alla tutela
della propria salute.
CENNI DI TANATOLOGIA (Scienza che studia la morte)
Riconoscere l’avvenuta morte di un soggetto implica l’eseguire una vera e propria diagnosi
medica. Essendo la diagnosi un atto medico non spetta al Volontario tale compito, né tanto meno è
suo motivo di interesse uno studio analitico del cadavere per stabilire l’ora della morte o la causa
della stessa.
Tuttavia, egli deve poter riconoscere un soggetto palesemente deceduto poiché ciò modifica
significativamente il comportamento da tenere.
Nei confronti di un paziente bisognoso di soccorso il Volontario deve far sì che, nel minor tempo e
nelle migliori condizioni possibili, questo venga trasportato al più vicino ed idoneo Ospedale. Nei
casi di sicuro decesso del soggetto da soccorrere, il Volontario deve immediatamente avvisare la
Centrale Operativa, senza spostare il cadavere o modificare la situazione ambientale.
FENOMENI CADAVERICI
Sono legati all’arresto delle funzioni vitali e, come inizialmente premesso, essi devono essere
riconosciuti esclusivamente dal medico.
Quando sono presenti i seguenti segni si è sicuri della morte:
a. IPOSTASI: tipico colorito rosso-vinoso presente nelle regioni declivi del cadavere, dovuto
all’accumularsi del sangue fuoriuscito dai vasi che si deposita nei tessuti sui quali insiste la
gravità. Così, una salma in posizione supina presenterà, una volta trascorsi i tempi
necessari, le ipostasi (da non confondersi con lividi) al dorso, mentre il cadavere di un
impiccato avrà ipostasi dette “a guanto” o a “calza” in quanto posizionate alle mani ed alle
gambe;
b. RIGIDITA’ CADAVERICA: irrigidimento delle articolazioni che si attua in seguito alla stabile
contrazione dei muscoli dovuta all’arresto dei processi chimico-biologici che normalmente
avviene a livello delle fibre muscolari;
c. RAFFREDDAMENTO CORPOREO: progressivo decremento della temperatura del
cadavere legato all’arresto del metabolismo corporeo;
d. MACCHIA VERDE SUL BASSO ADDOME A DESTRA: primo segno dell’avvio dei processi
trasformativi di putrefazione.
COMPORTAMENTO
Per quanto riguarda il Volontario, occorre considerare due situazioni opposte:
a. MORTE CERTA: si tratta di quei casi in cui il decesso è da ritenersi sicuro, tale da poter
essere riconosciuto anche da chi non è un medico. Questa evenienza si realizza alla
presenza di un soggetto decapitato, carbonizzato o depezzato, o se sono presenti sul
cadavere avanzati fenomeni di putrefazione. In questi casi non bisogna MAI trasportare il
corpo in ambulanza o su qualsiasi altro mezzo utilizzato per il soccorso, ma bisogna invece
allertare l’Autorità Giudiziaria.
b. TUTTE LE ALTRE: in tutti i casi in cui la morte non è certa, vista l’impossibilità del
Volontario, per forza di legge e per conoscenze proprie, di diagnosticare un decesso,
occorre trasportare il paziente al più vicino Ospedale, praticando tutte le necessarie
manovre rianimatorie.
125
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
COSA FARE IN CASO DI INTERVENTO SU UN LUOGO DI DELITTO
Nel caso in cui il Volontario si trovi a prestare la propria opera in un luogo in cui vi siano elementi
tali da far ritenere che possa essere stato commesso un reato (per delitto si intende un reato
grave) la sua attività non cambia, nel senso che è sempre chiamato ad attuare le manovre di
soccorso e allo stesso tempo deve allertare l’Autorità Giudiziaria.
Qualora l’intervento venga prestato in un luogo dove è già presente l’Autorità Giudiziaria egli dovrà
semplicemente limitarsi ad operare con maggiore attenzione al fine di non alterare eventuali prove
ed elementi che potrebbero risultare importanti per le indagini.
Bisogna ricordare che sul luogo di un delitto le attività sono guidate dall’Autorità Giudiziaria che,
assumendosene ogni responsabilità, può eventualmente impedire al volontario di attuare alcune
manovre, ma non può in nessun caso ordinare allo stesso di eseguire alcuna attività che esuli dal
prestare soccorso.
RIASSUNTO
L’attività del Volontario non è regolata da una normativa specifica; egli possiede infatti gli stessi
diritti/doveri del normale cittadino. Tuttavia, per propria scelta, svolge compiti di assistenza che
diversamente non si troverebbe ad affrontare se non in rare occasioni; il suo comportamento deve
pertanto seguire alcune linee di riferimento tracciate al fine di rispettare le norme del diritto.
Al fine di non incorrere nel reato di esercizio abusivo della professione medica, nel prestare opera
di soccorso il Volontario dovrà limitarsi ad eseguire quelle manovre che fanno parte del bagaglio
culturale medio di ciascun cittadino, prestando attenzione a non sconfinare, con la propria
condotta, nell’attuazione di atti propriamente medici, che possono essere svolti esclusivamente da
persone in possesso di una laurea in Medicina e Chirurgia, quindi abilitati alla professione.
Il comportamento del Volontario dovrà poi essere improntato alla massima attenzione nello
svolgimento dei propri compiti per evitare il rischio di cagionare ad alcuno, seppur in maniera
involontaria, un ingiusto danno o nella peggiore delle ipotesi la morte, andando così incontro al
rischio di essere imputato dei reati di lesione personale colposa o di omicidio colposo.
Per quanto in suo potere, il Volontario si dovrà attivare nel prestare soccorso a chiunque si
dimostri in condizioni di bisogno, limitandosi ad eseguire le procedure note o a fornire quantomeno
la più elementare assistenza; qualsiasi mancanza in questo senso potrebbe prospettare per chi la
commette l’imputazione del reato di omissione di soccorso.
Una posizione peculiare è quella ricoperta dal conducente del mezzo di soccorso che, durante la
guida, sarà sempre tenuto al rispetto delle norme del Codice della Strada, alle quali dovrà
comunque attenersi anche nei casi di urgenza/emergenza, ricordando che qualunque reato
avvenuto con infrazione del Codice Stradale rappresenta un’aggravante per il codice penale. Per
quanto riguarda i mezzi di soccorso è sempre utile tenere a mente che il trasporto in ambulanza è
consentito solo e soltanto alla persona che necessita di assistenza, fatta eccezione per i
rappresentanti dell’Autorità Giudiziaria impegnati nell’ambito di alcune particolari procedure come
per esempio il T.S.O.
Come per ogni prestazione sanitaria, anche nell’ambito del servizio svolto dal Volontario è richiesta
la raccolta del consenso o eventualmente del dissenso, preferibilmente scritto, da parte della
persona alla quale viene fornita l’assistenza. Per soggetti minorenni il consenso dovrebbe essere
fornito da chi esercita la patria potestà, mentre per soggetti incoscienti il consenso può essere
presunto.
Astenendosi dall’eseguire diagnosi di morte, demandata esclusivamente al medico che è in grado
di identificare i segni di un reale decesso, il Volontario deve essere comunque in grado di
riconoscere la morte quand’essa viene definita certa, cioè nel caso in cui un corpo si presenti
decapitato, carbonizzato, depezzato o in presenza di avanzati fenomeni di putrefazione.
126
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Solo in questi casi dovrà procedere ad allertare le autorità competenti evitando di spostare il
cadavere; in ogni altra evenienza dovrà immediatamente provvedere al trasporto del paziente al
più vicino Ospedale, praticando tutte le necessarie manovre rianimatorie.
Qualora il Volontario si trovi ad operare su un luogo dove possa essere stato commesso un reato,
dovrà preoccuparsi di richiedere l’intervento dell’Autorità Giudiziaria prestando comunque la
normale assistenza, che dovrà essere tuttavia resa in maniera particolarmente attenta al fine di
non alterare eventuali prove ed elementi che potrebbero risultare importanti per le indagini.
In caso di intervento dell’Autorità Giudiziaria è quest’ultima che guida le attività sul luogo di un
delitto; essa non può comunque ordinare al Volontario di eseguire alcuna attività che esuli dal
prestare soccorso.
127
APPUNTI DELLE LEZIONI DEL CORSO BASE _ WWW.CROCEBLU.ORG
Scarica

Appunti delle lezioni del Corso Base