d’Italia
“GOLPE” DEL 2011: CʼÈ ANCHE LʼAMMISSIONE DI UN COMMISSARIO
DI BRUXELLES. BRUNETTA INVIA UN DOSSIER AL COLLE
ANNO LXII N.138
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Redazione
Se non è una chiara ammissione di “golpe” poco ci manca.
Sono sconcertanti le dichiarazioni del commissario Ue al
Lavoro e affari sociali Laszlo
Andor a proposito dei fatti dellʼautunno 2011: «I governi di
Grecia e Italia sono stati sostituiti con amministrazioni di tecnocrati, dato che quelli eletti
erano incapaci o non volevano
mettere in atto lʼanticipazione
del consolidamento del bilancio». Ammissione inquietante.
Ed altrettanto inquietante è il
candore con cui viene
espressa: come se fosse normale «sostituire» due governi
poco allineati con le politiche
del “direttorio” Ue. A raffreddare la polemica provvedono
fonti Ue, che invitano a leggere
le dichiarazioni di Andor come
un «inquadramento storico di
cosa è avvenuto», ribadendo il
concetto che i governi Berlusconi e Papandreu «volevano
cambiare le regole».
WWW.SECOLODITALIA.IT
Ma quello che è detto è detto. E
non ci sono interpretazione di comodo che tengano. La gravità
delle dichiarazioni del membro
della Commissione di Bruxelles è
sottolineata da Deborah Bergamini, responsabile comunicazione
di Forza Italia: «Dal commissario
Ue Laszlo Andor viene ancora
una nuova spiegazione delle ragioni che, nel 2011, hanno portato
alla fine del governo Berlusconi.
In questo caso, si parla in modo
inquietante di “sostituzione” di
due esecutivi, quello italiano e
quello greco, con governi tecnici.
Come se si trattasse di un grande
gioco di società, in cui qualcuno
decide le mosse senza alcuna
cura per la sovranità nazionale e
la volontà popolare». «Questa ennesima versione della storia –
conclude la esponente di FI –rafforza ulteriormente la nostra richiesta di chiarimenti. La
commissione dʼinchiesta diventa
sabato 14/6/2014
sempre più urgente».
Sempre sul caso del “golpe” del
2011 cʼè in oltre da registrare una
nuova iniziativa di Forza Italia. Il
presidente dei deputati azzurri,
Renato Brunetta, ha inviato al
presidente della Repubblica e al
presidente del Consiglio un dossier con tutta la documentazione
esistente relativa alle vicende dellʼautunno di 3 anni fa . «Il 29 maggio 2014 – scrive Brunetta nella
lettera che accompagna il dossier
– la conferenza dei capigruppo di
Montecitorio ha accolto la richiesta, avanzata da Forza Italia, di
calendarizzare la discussione
della proposta di istituzione di una
Commissione di inchiesta parlamentare sul caso Geithner . Si
tratta di soddisfare unʼesigenza di
trasparenza e conoscenza su
questioni fondamentali per la vita
democratica rispetto alle quali
nessuno può essere tenuto allʼoscuro».
La nuova pretesa della sinistra: “Napolitano
dica che Berlusconi è indegno”
Francesco Signoretta
Non appena nominata ministro,
Federica Guidi fu messa sotto accusa per una cena ad Arcore. I
giornali di sinistra iniziarono la loro
campagna di veleno parlando di
una sua possibile candidatura alle
europee nelle liste di Forza Italia e
rimbalzò la notizia – mai confermata – di un Berlusconi trionfante
che avrebbe pronunciato la famosa frase: «Abbiamo un ministro
pur stando allʼopposizione».
Adesso la Guidi si trova a dover
gestire una situazione delicata. La
“grande informazione”, tutta rivolta
a inginocchiarsi ai piedi di Renzi e
a dare lʼidea che lʼItalia ha trovato
il nuovo “salvatore della patria”,
pone una questione “fondamentale” per il futuro del Paese: il titolo
di Cavaliere che non è stato ancora tolto a Berlusconi. Sì, proprio
così, chissenefrega se i dati sulla
disoccupazione hanno raggiunto livelli record, in fin dei conti non
fanno più notizia, la gente si è abituata al precipizio. E chissenefrega
se continuano ad abbassarsi le saracinesche delle aziende, anche
questi dati passano ormai inosservati. Meglio puntare a un altro
scandalo. Anzi, allo scandalo degli
scandali. E il nome prescelto è –
guarda caso – quello di Silvio Berlusconi. Non importa se lʼex premier stia vivendo una stagione
difficile, se le elezioni non gli siano
andate troppo bene, se abbia fatto
una campagna elettorale a metà
tra i limiti imposti dalle toghe e lʼobbligo dei servizi sociali nel centro
di cura diventato il più famoso
dʼItalia. Quando si parla di lui il
gossip si moltiplica, si fa audience
e in molti acquistano notorietà. Fi-
guriamoci poi se, sul banco degli
imputati, sale addirittura la “ministra” considerata berlusconiana
sulla base dello scandalismo dei
giornali di sinistra. Il fattaccio è
esploso sulla stampa e in tv, compreso il Corriere della Sera: allarme
rosso, Berlusconi è ancora Cavaliere del lavoro perché la revoca del
provvedimento può darla solo il Presidente della Repubblica che deve
dichiararlo indegno su proposta del
ministro dello Sviluppo economico.
Quindi, su proposta di Federica
Guidi. Ma questo iter non è mai partito, cʼè qualcuno che rema contro,
sarà la “ministra”? Altro scandalo. E
non ha alcuna importanza il fatto
che Berlusconi, nel frattempo, si sia
autosospeso dalla carica. A questo
punto i riflettori sono stati puntati
sulla Guidi. Che cosa fa? Resta
ferma o agisce? E lei ha risposto te-
stualmente: «Ho ben presente il dovere di provvedere per la definizione della revoca dellʼonorificenza
conferita a Berlusconi. Mi impegno
a essere parte attiva per definire la
procedura nei tempi tecnici necessari». Parole che hanno scatenato
la fantasia degli opinionisti: cʼè chi
le ha interpretate come una sorta di
“tradimento”, chi invece come il
colpo di reni di una ministra che doveva liberarsi della macchia della
cena di Arcore. Ridicolo, tutto ridicolo. Non si capisce che sono queste vicende a smantellare la
credibilità della politica. Non si capisce nemmeno che lʼossessione su
Berlusconi è la malattia di una sinistra incapace di andare oltre lo
show. Ma anche i migliori show finiscono per stancare, perché le repliche non possono essere infinite.
Scandalo Mose, dopo la raffica di richieste bipartisan
il sindaco di Venezia molla la poltrona e si dimette
2
Bianca Conte
Tornato in libertà giovedì mattina,
dopo una settimana ai domiciliari
per finanziamento illecito nellʼinchiesta sul Mose, il sindaco del
Pd che governa la Serenissima,
Giorgio Orsoni, ha tentato di fare
la voce grossa e di restare inchiodato sulla sua poltrona di
primo cittadino. Ma per pochi minuti: infatti si è dovuto dimettere
rimettendo il mandato. Lo scandalo Mose continua a deflagrare,
del resto, e di ora in ora lʼaria di
crisi che pervade il Comune di
Venezia si sta trasformando in
vento di bufera. Un vento alimentato – dopo le dimissioni di un assessore e di un delegato del
sindaco – e pur nella diversità
delle posizioni partitiche, da un
coro politico che ha intonato fino
a questo momento una sola richiesta: quella delle dimissioni
del sindaco dei Democratici.
Così giovedì i militanti di Fratelli
dʼItalia-Alleanza nazionale, guidati dai consiglieri comunali di
Venezia Raffaele Speranzon e
Sebastiano Costalonga, hanno
Mario Aldo Stilton
Quello del dottor Cantone sarà
sicuramente il nome più gettonato dei prossimi giorni. Forse
delle prossime settimane. Sarà
lui, che già raccoglie cinguettii e
follower a decine, lui, il magistrato integerrimo e perennemente ipone dotato, lui, per
lʼappunto molto charmant, con
quel sorriso per tutte le telecamere e quel sospiro per tutti i
microfoni, sarà proprio lui, dicevamo, a vegliare sulle nostre misere finanze. Le disastrate
finanze della Nazione. Quelle
azzannate dal sistema dei partiti, dai comitati di affari, dai
guardiani infedeli, dalla magistratura collusa, dalle cupole di
interessi o dai tanti furbetti dei
vari quartierini. Soldi tanti soldi,
sempre soldi, già sprecati e distratti e che da oggi avranno il
loro bravo, incorruttibile gendarme. Il tutore. Un super Eroe.
Secolo
d’Italia
SABATO 14 GIUGNO 2014
occupato lʼanticamera del sindaco
nella sede del Comune in segno
di protesta contro il patteggiamento di pena che aveva rimesso
sulla poltrona del primo cittadino
lʼesponente Democrat. «Ho chiesto al gruppo di Fratelli dʼItalia-Alleanza Nazionale di Venezia di
mobilitarsi con fermezza su uno
scandalo ora dopo ora diventa
sempre più grave per chiedere le
dimissioni del sindaco Giorgio Orsoni. FdI-An è da sempre una
forza garantista, ma al contempo
molto severa in tema di legalità»,
ha fatto sapere attraverso un comunicato la leader del partito
Giorgia Meloni. Poi, dopo la richiesta partita da un assessore e
due consiglieri, indirizzata a Orsoni, per «un ultimo gesto di responsabilità verso la città», è
stato il Pd stesso a rincarare la
dose: e attraverso un comunicato
congiunto Debora Serracchiani,
vicesegretario, e Roger De Menech, segretario regionale,
hanno sottolineato come, non essendoci più le condizioni perché
Orsoni proseguisse nel suo mandato, fosse necessario «riflettere
sullʼopportunità di offrire le dimissioni».
Un leitmotiv, peraltro, risuonato
anche nelle dichiarazioni rilasciate alla Stampa dal senatore
democratico Francesco Russo,
che sul quotidiano torinese è tornato a ribadire come il fatto «che
Orsoni abbia patteggiato una
pena a quattro mesi, ammettendo una responsabilità», lo rendesse «incompatibile con la
carica di sindaco». Unica voce
fuori dal coro dei dissensi, infine,
quella del deputato di Forza Italia
Saverio Romano che, scagliandosi contro la «cultura dello sbattere il mostro in prima pagina,
senza ascoltare le ragioni della difesa», ha invocato il rispetto «al
sacro principio del garantismo,
che non può essere usato per
convenienze politiche. La canea
mediatica degli ultimi giorni – ha
quindi concluso lʼesponente azzurro – e il populismo giustizialista
che la alimenta sono un indizio di
inciviltà giuridica e democratica».
Intanto, tra detrattori e sostenitori,
il sindaco dimissionario ha fatto
sapere che resterà ancora in carica per venti giorni, per il solo disbrigo delle questioni urgenti e
obbligatorie, comunicando contestualmente di aver deciso di togliere tutti gli incarichi alla Giunta
comunale, motivo per cui per cui
renderà conto direttamente al
Consiglio comunale, anchʼesso in
carica fino allo stesso termine.
Termine trascorso il quale subentrerà un commissario prefettizio.
Una sorta di Capitan Italia
senza macchia e senza paura.
Lui, appunto. Lui che vestirà i
panni dellʼintoccabile insieme
alla sua squadra. Con poteri assoluti. Certi. Appena sfornati dal
Consiglio dei ministri. Perchè
proprio il Supremo Matteo lʼha
voluto e cercato. E adesso gli ha
fornito strumenti e personale.
Con un unico imperativo. Categorico. Debellare la corruzione.
Raderla al suolo. Aggredire e
assicurare alla giustizia gruppi e
gruppuscoli di sanguisughe che
nutrono se stessi col prodotto
interno lordo della collettività.
Che prosperano alle spalle del
popolo anche in un periodo di
crisi. Progetto ambizioso assai.
Mutare lʼodierno inferno della
mazzetta nel futuro paradiso
della virtù e del dovere. Progetto
su cui ovviamente lo stil novo
fiorentino punta per qualificarsi.
Dopo la sbornia elettorale euro-
pea e nel bel mezzo dei trappoloni interni che i vari Mineo, Chiti
e compagnia bella stanno disseminando. Progetto che però,
tra un Expo e un Mose, rischia
di rivelarsi evanescente. Effimero.Chissà se il dottor Cantone, ha mai pensato al suo
cognome senza la enne. Chissà
se sʼè accorto di quanto suonerebbe evocativo. Il censore. Il
più noto. Quello della Cartago
delenda est. O, il pronipote, Catone anchʼesso, che preferì suicidarsi piuttosto che cadere
nelle mani di Cesare. Noi, tra il
serio e il faceto, ma con levità e
senza malanimo, gli auguriamo
di riuscire. Di essere sereno e
inflessibile. E anche dʼacciaio,
se serve. E magari di sbattere la
porta e andarsene via. Ma non
di farsi imbalsamare. Non di rinchiudersi. O, men che meno, lasciarsi invischiare nella panna
montata dei ricevimenti mondani o degli incontri pseudo culturali. Perchè se proprio non
potrà perderla, la enne, è bene
che nessuno pensi di poterla sostituire con la erre. E da Catone
diventare lʼennesimo scatolone.
Autorità anticorruzione, basterà
lʼarrivo di un Capitan Italia?
Il caso Mineo scuote il Pd. FI allʼattacco:
«Renzi non controlla più il suo partito»
SABATO 14 GIUGNO 2014
Redazione
Il Pd è in piena crisi di nervi
dopo l' “epurazione” del dissidente Corradino Mineo dalla
Commissione Affari Costituzionali del Senato e la conseguente “autospensione” per
protesta da parte di 13 senatori
dem. L'establishment del Pd
tenta di isolare i dissidenti con
durezza. «L'autosospensione è
un atto gravissimo», dice la vicepresidente del Senato, Valeria Fedeli, che aggiunte: «Ora
siano loro a trarne personalmente o collettivamente le conseguenze, mentre il Paese
chiede di andare avanti sulle riforme». Sullo stesso tono il
presidente del Gruppo al Senato, Luigi Zanda, che ricorda
a mo' di ammonimento una triste esperienza (per la sinistra)
degli anni passati: «Il governo
Prodi morì per mano di Mastella, ma la sua fine fu fortemente preparata dalla nostra
debolezza numerica (simile all'attuale) e dal dissenso pressoché quotidiano di un gruppo
di senatori dell'Ulivo». I dissidenti però non demordono. E
mettono sotto accusa la dirigenza del loro partito. Sono in
molti a esprimere indignazione, come Vannino Chiti:
«Sono in Parlamento grosso
modo da quando c'è Luigi
Secolo
d’Italia
Biocarburanti, raggiunto
lʼaccordo politico
tra i ministri Ue
Zanda: mai ho visto dimissionamenti autoritari dalle commissioni. Del resto non era
possibile: non ha precedenti
nella storia repubblicana».
«Mauro e Mineo - aggiunge
Chiti - sono stati dimissionati
dai rispettivi gruppi per dissenso possibile: io, senza essere avvertito, per misura
cautelativa preventiva. Mi
sento sinceramente amareggiato e offeso».
Le divisioni nel Pd suscitano
perplessità in Forza Italia. La
domanda sulla bocca di tutti è:
riuscirà Renzi a onorare il patto
sulle riforma siglato con Berlusconi? È Il Mattinale , la nota
politica redatta dallo staff del
gruppo FI della Camera, a met-
tere il dito nella piaga: «Renzi
non controlla il partito, non è in
grado di garantire alcun patto
poiché la sua maggioranza
parlamentare, oltre che illegittima, è stata eletta in un'altra
epoca storica, con altri programmi, al tempo del dinosauro Bersani». Di qui la
domanda: «Renzi è in grado di
dare garanzie su qualsivoglia
accordo si faccia con lui?».
Questo lo scenario previsto dal
Mattinale: Renzi rinvierà, sposterà, insabbierà, e intanto procederà nel «gestire il disastro».
A meno che si arrivi «a un patto
serio, dove con Forza Italia stabilisca i passi necessari per riforme che tocchino tutte le
emergenze del Paese».
poste odiose è stata stilata dalla
Doxa che nei giorni scorsi ha realizzato 1001 interviste telefoniche
su un campione nazionale rappresentativo della popolazione
italiana adulta (da 15 anni in su),
dotata di telefono fisso in casa.
Gli italiani non smentiscono il loro
“livore fiscale” ed indicano ai primi
tre posti: tasse sulla casa (56%),
tasse sulla benzina (36%) e quasi
pari merito il canone Rai (35%).
Con poco stacco seguono le
tasse sull'energia elettrica, gas,
telefonia, conti correnti bancari, (il
32% indica le utenze in generale),
i ticket sanitari (25%), il bollo auto
(21%). Il 16% invece odia le tasse
di successione. Anche se ormai
non ci sono più e si paga solo
l'imposta catastale e di registro.
Ma voci recenti parlano dell'intenzione del governo di rimettere
mano alla pratica successioni.
Non piace neanche l'imposta di
bollo (9%), la tassa su passaporti
e patenti (6%) che si contendono
il nono posto a pari merito con la
Tobin tax (la tassa sulle transazioni finanziarie).
Chiudono il quadro la tassa sulle
vincite di giochi e lotterie (5%) e
quella sui tabacchi (4%). Dividendo i risultati per sesso, età ed
istruzione sono le donne a risultare le più "avvelenate” per le
tasse sulla casa con un 62%. E di
solito Imu e Tasi si odiano di più
nel centro Italia (59%). La Doxa
scava ancora di più e chiede agli
italiani quale è il livello fiscale ritenuto adeguato rispetto ai servizi
ricevuti dallo Stato. Neanche a
dirlo 6 italiani su 10 dicono che
sarebbe adeguato un livello più
basso (inferiore al 30%) rispetto
al livello medio registrato (45%).
Sono le tasse sul “mattone”
le più odiate dagli italiani
Redazione
Gli incubi degli italiani si popolano
di nuovi mostri. O meglio, sempre
gli stessi mostri, ma ora con nomi
diversi. Così nel passaggio tra l'Ici
e la Tasi, passando per l'Imu, il
primato di «tassa più invisa ai cittadini» è saldamente detenuto
proprio dalle tasse sulla casa.
Complici forse anche le continue
rivoluzioni normative spesso di
difficile comprensione. Sul podio
dell'odio c'è dunque la vecchia
Imu (che regge ancora dalla seconda casa in su) e la nuova
Tasi (pochi giorni ancora alla scadenza per capire se l'acconto
sarà o meno un salasso come
molti temono e il governo smentisce). La nuova classifica delle im-
3
Redazione
E' stato raggiunto, dopo mesi e
mesi di discussioni, un accordo
politico sui biocarburanti tra i
ministri dell'energia dei 28.
Questo prevede un limite al 7%
del loro utilizzo per i trasporti
nel 2020. L'intesa è stata raggiunta al Consiglio Ue energia
sulla base di un testo di compromesso presentato dalla presidenza greca di turno dell'Ue.
Il Parlamento Ue ha però fissato il tetto di utilizzo dei biocarburanti
di
prima
generazione provenienti da colture alimentari al 6%, contro il
5% che aveva inizialmente proposto la Commissione Ue. Il
compromesso raggiunto dagli
stati membri, contro cui hanno
però votato Portogallo e Belgio,
prevede anche un incoraggiamento alla transizione verso i
biocarburanti di seconda e
terza generazione. L'obiettivo è
raggiungere il 10% di rinnovabili entro il 2020 per i trasporti.
«Con l'accordo politico raggiunto oggi dal Consiglio Energia sulla direttiva Iluc, l'Ue
lancia un segnale positivo per
la promozione dei biocarburanti
di seconda generazione» ha dichiarato il viceministro allo sviluppo economico Claudio De
Vincenti, ricordando che «l'Italia si è spesa fin dall'inizio del
negoziato per un testo maggiormente ambizioso sul piano
ambientale, ma ha sostenuto la
proposta greca perché comunque segna un deciso passo in
avanti per le politiche europee».
Hillary strizza lʼocchio ai latinos:
«Togliamo lʼembargo a Cuba»...
Secolo
4
d’Italia
Antonio Pannullo
L'embargo degli Stati Uniti verso Cuba dovrebbe
essere abolito. Parola di Hillary Clinton, probabile
candidata alla Casa Bianca nel 2016, che così
strizza l'occhio all'elettorato latinoamericano, il cui
appoggio è divenuto oramai indispensabile per
poter vincere le elezioni presidenziali. Ne sa qualcosa Barack Obama, che ha costruito il suo successo anche sulla conquista della Florida, uno
degli "swing state" più in bilico e terra di centinaia
di migliaia di esuli cubani. «L'embargo è stato ed è
il miglior amico dei Castro», ha detto l'ex segretario di Stato americano intervenendo a Washingon
al Council on Foreign Relations, in occasione della
presentazione del suo libro di memorie "Hard Choices". La seconda tappa di un tour (dopo New York)
che la porterà in giro per tutta l'America.«Il regime
dei Castro - ha spiegato Hillary - ha sempre utilizzato l'embargo come una scusa pronta per attribuire agli Stati Uniti la colpa di tutti i problemi di
Cuba, e per fomentare il sentimento anti-americano. Vorrei vedere se gli togliessimo questa
scusa...», ha aggiunto l'ex first lady, secondo cui
eliminare un embargo che oramai dura da mezzo
secolo «aiuterebbe le relazioni degli Stati Uniti con
gli altri Paesi latinoamericani». Ecco perché per la
Clinton bisogna lavorare per arrivare a una "normalizzazione" dei rapporti con L'Avana Ultimamente si è parlato molto di un possibile disgelo tra
Washington e L'Avana, soprattutto dopo la storica
stretta di mano in Sudafrica tra il presidente Usa,
Barack Obama, e quello cubano, Raul Castro, in
occasione della cerimonia funebre in onore di Nelson Mandela. Ma passi concreti finora non ne sono
stati fatti. E Obama ha sempre ribadito come,
senza un miglioramento della situazione sul fronte
dei diritti umani nell'isola caraibica, di togliere l'embargo non se ne parla. Senza considerare la vicenda di Alan Gross, il cittadino americano
condannato a L'Avana a 15 anni di carcere con
l'accusa di spionaggio e che la Casa Bianca vorrebbe immediatamente liberato. Hillary ha comunque ammesso come realisticamente l'eliminazione
dell'embargo a Cuba sarà molto difficile fino a che
al potere ci saranno i fratelli Fidel e Raul Castro.
Nel suo libro, però ricorda tutte le decisioni prese
con Obama per allentare la morsa delle sanzioni
sull'isola. Sotto la sua guida, infatti, il Dipartimento
di Stato ha reso più facile i viaggi a Cuba per motivi religiosi e di studio e ha aumentato il limite delle
rimesse che gli esuli cubani possono inviare alle
loro famiglie. «Alla fine del mio mandato - scrive
Clinton - ho raccomandato al presidente Obama di
rivedere il nostro embargo. Non stava raggiungendo i suoi obiettivi e sta avendo riperscussioni
sulla nostra agenda in America Latina».
La Russia vuole espellere dal Paese
tutte le prostitute straniere
Redazione
Tempi duri per le prostitute
straniere in Russia. Il deputato
di "Russia Giusta" Oleg Milov
ha presentato alla Duma una
modifica al Codice di procedura penale che prevede
l'espulsione dei cittadini stranieri per una grave violazione
amministrativa, tra cui - appunto - l'esercizio e lo sfruttamento del sesso a pagamento.
Stando ai dati pubblicati nel
2012 dal ministero dell'Interno
di Mosca, in Russia ci sono più
di un milione di prostitute, la
maggior parte delle quali straniere. Secondo Irina Maslova,
leader del sindacato delle
"operatrici del sesso", Rosa
d'argento, si tratta soprattutto
di donne ucraine e bielorusse,
ma anche di ragazze provenienti dall'Uzbekistan e dalla
Moldavia, mentre sono in aumento quelle di origine africana. L'iniziativa di Milov
comunque non riguarda solo la
prostituzione, ma anche altre
violazioni amministrative, e in
generale non piace alle associazioni per la difesa dei diritti
umani. Il capo del sindacato
dei lavoratori migranti, Renat
Kalimov, teme «soprusi da
parte dei tutori della legge visto
che gli stranieri sono già sorvegliati in modo particolare».
Ma anche il responsabile del
Consiglio per i diritti dell'uomo
presso la presidenza russa,
Ievgheni Bobrov, non è favorevole al nuovo progetto di legge,
anche perché secondo lui
l'espulsione sarebbe troppo
costosa per lo Stato: che dovrebbe sborsare circa 40.000
rubli (quasi 1.000 euro) per
ogni persona, senza contare le
spese legali e i costi del mantenimento degli immigrati nel
centro di accoglienza in attesa
del rimpatrio. «Non si può rimpatriare una persona per un'infrazione amministrativa - dice
Bobrov al quotidiano russo Izvestia -, è una violazione dell'atto di Helsinki del 1975.
Meglio - conclude - aumentare
l'ammontare delle multe».
SABATO 14 GIUGNO 2014
Kiev, il Paese si prepara
alla crisi energetica.
Gazprom: l'Ucraina
ha fatto fallire il negoziato
Redazione
I leader di Russia e Ucraina si parlano, eppure i problemi non vengono risolti. Il premier ucraino
Arseni Iatseniuk ha ordinato ai ministeri competenti, ai manager della
società energetica statale Naftogaz
e alle amministrazioni regionali di
prepararsi alla cessazione delle forniture di gas russo da lunedì proissimo e di redigere in quest'ottica un
piano di funzionamento del settore
energetico. Iatseniuk ha inoltre
chiesto al ministero della Giustizia
e a Naftogaz di prepararsi a difendere gli interessi del Paese all'arbitrato della Corte di Stoccolma e a
rivedere le tariffe per il transito del
gas russo sul territorio ucraino.
Tutto è nato perché giovedì scorso
si è saputo che la Gazprom non intende posticipare ulteriormente l'ultimatum a Kiev per pagare 1.951
milioni di dollari, parte dei 4,5 miliardi di dollari di debito per il metano che l'Ucraina ha con la Russia.
Lo ha detto l'ad del gigante russo
del gas, Alexiei Miller, precisando
che se Kiev non verserà la cifra
entro le 10 del 16 giugno, sarà introdotto un regime di pagamento
anticipato. «Se nulla sarà pagato ha poi aggiunto Miller - nulla sarà
fornito». A complicare la situazione
c'è il fatto che secondo Gazorom il
premier ucraino Iatseniuk è quello
che ha fatto fallire l'ultimo vertice
Russia-Ucraina-Ue sul gas a Bruxelles. Lo ha detto l'ad del gigante
russo del gas, Alexiei Miller, che ha
accusato Kiev di aver messo in
piedi quella che ha definito «un palese ricatto» sulla questione del
metano.
Papa Francesco: «Vorrei essere ricordato
come un bravo ragazzo che sʼè dato da fare»
SABATO 14 GIUGNO 2014
Redazione
Si sente soprattutto «un pastore»,
un prete che «spegne la luce»
uscendo dalla stanza, per risparmiare per il suo gregge. Ma sentirsi Papa lo «aiuta a fare le cose
sul serio», anche a rispettare il
protocollo quando riceve i capi di
Stato. Non ci ha mai pensato, ma
se gli chiedono come vorrebbe essere ricordato risponde: «Un
bravo ragazzo, ha fatto quello che
poteva, non era poi così male». È
un rivoluzionario? «Per me la vera
rivoluzione è andare alle radici».
Papa Bergoglio a 360 gradi nella
intervista al quotidiano catalano
“La Vanguardia”, in cui spazia tra
economia, vita personale, storia e
politica, intervenendo anche su
temi che ha già chiarito più volte,
in questi casi senza aggiungere
nessuna novità sostanziale. Tra
questi argomenti ci sono le dimissioni di Benedetto XVI e la figura
dei papi emeriti, la disoccupazione
e il sistema economico che idolatra il denaro, la chiesa povera e le
Secolo
persecuzioni dei cristiani. Realizzata all'indomani della preghiera
per il Medio Oriente tenutasi in Vaticano con Shimon Peres e Abu
Mazen, l'intervista prende le
mosse dalla violenza nel nome di
Dio, che per il Papa «è una contraddizione»: «Non corrisponde al
nostro tempo, conduce le religioni
a contraddizioni molto gravi, per
esempio il fondamentalismo. Le
tre religioni monoteiste - afferma
papa Francesco - temono i nostri
gruppi fondamentalisti, piccoli in
relazione a tutto il resto. Papa Bergoglio aggiunge di aver anticipato
il viaggio in Terrasanta, dopo l'invito del presidente israeliano
Peres: «Sapevo che il suo mandato si concludeva, sono stato costretto, in qualche modo, ad
andare prima». Poi il dialogo interreligioso: occorre «approfondire le
radici ebraiche del cristianesimo e
la fioritura cristiana dell'ebraismo.
Capisco che è una sfida, una patata bollente, ma si può fare come
fratelli. Ogni giorno prego con i
salmi di Davide, la mia preghiera
è da ebreo, poi c'è l'Eucaristia, che
è da cristiano». Il Papa lo dice a
proposito della tappa al Muro del
pianto vicino al rabbino Skorka, e
ricorda che in quella occasione
c'era anche «il mio buon amico
professor Abu Omar», islamico.
Quindi rimarca la importanza della
«identità»: non posso procedere
nella vita « se non so da dove
vengo, che cognome ho, che cognome culturale o religioso ho».
I pediatri lanciano lʼallarme: i femminicidi
creano una nuova “emergenza bambini”
Redazione
C'è una nuova categoria di bambini fortemente a rischio in Italia,
i cui numeri sono in crescita:
sono i 1.500 “figli dei femminicidi” ed i circa 16mila, secondo
dati ufficiali, bambini che vivono
in case famiglia, da soli o con un
genitore. Ad accendere i riflettori
su questi piccoli, di cui si parla
poco, è il pediatra Pietro Ferrara
dell'Università Cattolica di Roma
e Campus biomedico, anche
giudice onorario presso il Tribunale dei minori di Roma, durante
il 70/o Congresso italiano di pediatria. «Si tratta di nuove realtà
pediatriche con cui fare i conti,
poiché questi sono bambini che
avranno problemi di vario genere in un'alta percentuale di
casi: secondo un recente studio
che abbiamo pubblicato - spiega
Ferrara - oltre il 22% dei bambini
in case famiglie ha necessità
dell'intervento di un neuropsichiatra, contro il 9% della popolazione pediatrica generale».
Quanto ai “figli dei femminicidi”,
sono «bimbi segnati perché
spesso - avverte l'esperto -
5
d’Italia
hanno assistito all'omicidio della
madre; uno stress così forte da
determinare anche alterazioni fisiologiche e biochimiche nei piccoli». Sono queste, afferma
Ferrara, «nuove emergenze sociali da affrontare, poiché questi
bambini saranno gli adulti del
prossimo futuro, tanto più considerando che la dimensione di
tali fenomeni è sottostimata e sicuramente in crescita». Dall'esperto arriva inoltre una
proposta: «Sarebbe opportuno
creare anche in Italia centri di ri-
ferimento specifici, come accade negli Usa, con pediatri
specializzati cui medici di famiglia e pediatri di base possano
rivolgersi per chiedere consigli e
chiarimenti su come procedere
nel caso ad esempio di sospetti
abusi su minori o di bambini in
situazioni particolari. Spesso
oggi, infatti - conclude - il problema è che il pediatra 'si ferma'
dinanzi a casi incerti, anche per
timore di contenziosi legali».
Movida romana,
al via l'ordinanza
anti-alcol
Redazione
È entrata in vigore l'ordinanza
anti-alcol a Roma. Nella Capitale
stop a cocktail, vino e birra nelle
zone della movida. «Dalle ore 22
scatterà il divieto di vendita da
asporto - spiega l'assessore al
Commercio di Roma Capitale
Marta Leonori - sempre dalle 22
scatterà l'anti-vetro, dalle 24 divieto di consumo su area pubblica e dalle 2 di notte divieto di
somministrazione». Il provvedimento sarà in vigore fino al 31
ottobre. I limiti vengono imposti in
queste zone: Castro Pretorio,
Isola Tiberina, banchine del Tevere, Campo de' Fiori, piazza
Navona, Monti, Celio, Trastevere, Testaccio, Prati, San Lorenzo, Stazione Tiburtina, piazza
Bologna, Pigneto, Marranella,
Torpignattara, Ostiense, Ostia e
Ponte Milvio. L'ordinanza firmata
dal sindaco Ignazio Marino stabilisce il divieto, dalle ore 24 alle
ore 7, di consumare «bevande
alcoliche e superalcoliche nelle
strade pubbliche o aperte al transito pubblico. Dalle ore 22 alle
ore 7 è vietato il consumo di bevande alcoliche e superalcoliche
in contenitori in vetro nelle strade
pubbliche o aperte al transito
pubblico. Sempre dalle ore 22
alle ore 7 è fatto divieto anche di
vendere bevande alcoliche e superalcoliche per asporto, sia attraverso distributori automatici
che in tutte le attività di vendita di
alimenti e bevande.
La sanità nel Lazio: per Forza Italia si continua
a nascondere la polvere sotto il tappeto
6
Redazione
«Condivido pienamente la linea
espressa più volte dal presidente
del Consiglio Renzi e poi anche dal
presidente Zingaretti, cioè che è
sbagliato “gufare” solo per aumentare il consenso politico, a discapito
dei servizi che possono essere offerti ai cittadini. Allo stesso tempo,
però, non condivido la linea di chi
pensa di risolvere i problemi nascondendo la polvere sotto il tappeto». Lo dichiara il vicepresidente
della commissione Salute della Regione Lazio Antonello Aurigemma,
che osserva: «Perché ora, durante
la conferenza stampa sugli indici di
qualità delle prestazioni sanitarie,
abbiamo appreso anche con una
certa soddisfazione la notizia della
riduzione dei parti cesarei nel Lazio,
e che aumenta lʼindice di qualità di
alcune prestazioni, ma contestualmente non possiamo passare per
“gufacci” se evidenziamo alcune
criticità: lʼaumento dei tempi dʼattesa per alcune prestazioni specialistiche (basti pensare che in alcune
strutture si attende un anno per una
mammografia). Oppure, quando ricordiamo che ci sono alcuni sindaci
della Provincia, anche di centrosinistra, che protestano perché rischiano di vedersi privati di
importanti presidi ospedalieri, su
Secolo
d’Italia
Estate romana,
«niente finanziamenti
agli spazi occupati
illegalmente»
tutti i casi di Monterotondo, Subiaco
e Bracciano. O ancora: lʼaumento
dei ticket sanitari per alcune prestazioni specialistiche. Quindi, se da
un lato, con il nostro senso di responsabilità, rivolgiamo un plauso
per i pochi miglioramenti di cui si
hanno notizia, vorremmo altrettanto
senso di responsabilità da parte
dellʼamministrazione nel riconoscere le tante mancanze ed evidenti lacune della sanità laziale. Alle
quali si aggiunge anche lʼinefficienza della macchina amministrativa regionale, come nel caso Santa
Lucia: la fondazione, fiore allʼocchiello della riabilitazione a livello internazionale, non riesce dopo 4
mesi di richieste a ottenere un ap-
puntamento dai competenti uffici regionali. Chiediamo, quindi, al presidente Zingaretti di parlare non solo
dei piccoli miglioramenti, che vengono riconosciuti anche dallʼopposizione, ma di affrontare le
problematiche più spinose. Poiché
non vorremmo che dei semplici burocrati regionali impedissero la più
elementare norma della democrazia, che è quella del confronto, che
continua ad essere negato a importanti strutture della nostra sanità.
Per questo motivo ho inviato una
lettera a Zingaretti e alla competente struttura amministrativa, per
poter ovviare a questa mancanza il
prima possibile».
Milano, nellʼedificio pericolante gli ultras
di sinistra hanno aperto un pub abusivo
Redazione
«Dato lʼimmobilismo del Comune di Milano, ancora una
volta devo ricorrere a unʼinterrogazione per cercare di ripristinare la legalità in ripa di porta
Ticinese 83, dove si è installato
abusivamente il circolo anarchico “Ripa dei Malfattori"». Lo
dichiara Riccardo De Corato, vicepresidente del Consiglio comunale e capogruppo di Fratelli
dʼItalia–Alleanza Nazionale in
Regione Lombardia, spiegando
che «la struttura è stata dichiarata inagibile anni fa, oltretutto le
parti esterne del palazzo danno
su aree pubbliche, quindi il rischio di crollo riguarda sia i frequentatori del centro sociale che
i passanti (in quella zona cʼè
anche un parco giochi per bambini). Senza contare che il Co-
SABATO 14 GIUGNO 2014
mune nel mese di febbraio
aveva annunciato lʼintenzione di
realizzare proprio lì un ostello
per i giovani in vista di Expo. Invece gli anarchici si tengono ben
stretto il palazzo che dovrebbe
essere pubblico. Anzi, ne hanno
fatto un vero e proprio pub con
vendita di alcolici (chiaramente
senza scontrini) e musica ad alto
volume. Pisapia deve intervenire
subito! Eʼ sua la responsabilità:
il Tu del 4 febbraio 1915 n. 148
all'articolo 153 ha attribuito al
sindaco un generale potere
extra ordinem per tutti i casi di
urgenza e necessità in ambito
locale e il decreto legislativo del
18 agosto 2000 n.267 (Testo
Unico Enti Locali) dice che in
caso di emergenze sanitarie o di
igiene pubblica le ordinanze
contingibili e urgenti sono adottate dal sindaco. Nellʼinterrogazione che ho presentato a
Palazzo Marino – conclude De
Corato – chiedo allʼassessore al
Commercio Franco DʼAlfonso e
al sindaco Giuliano Pisapia
quale strada è stata intrapresa
per ottemperare alle leggi sopra
citate».
Redazione
«Condividiamo appieno la denuncia del consigliere Pd di
Roma Capitale Pierpaolo Pedetti e chiediamo lʼimmediata revoca dal bando dellʼEstate
romana dei finanziamenti destinati allʼAngelo Mai e al Teatro
Valle. Finanziare, da parte dellʼamministrazione capitolina,
spazi occupati abusivamente o
per i quali ci siano contenziosi
giudiziari è una esplicita condizione di esclusione, oltre che un
reato». Lo dichiara Federico
Mollicone, membro dellʼesecutivo nazionale di Fratelli dʼItaliaAlleanza Nazionale e già
presidente della commissione
Cultura di Roma Capitale. «Auspichiamo – aggiunge – che
questa graduatoria provvisoria
venga radicalmente modificata
in modo da riammettere tutte
quelle manifestazioni culturali
storiche che hanno fatto la storia dellʼEstate romana, come ad
esempio la Quercia del Tasso di
Sergio Ammirata, esclusa dal finanziamento e dal luogo per il
quale aveva già il permesso di
occupazione di suolo pubblico
dopo trenta anni. Salvare
lʼEstate romana è un dovere che
abbiamo nei confronti dei cittadini, dei turisti e nel rispetto della
memoria di Borgna e Nicolini».
Al Teatro dellʼOpera di Roma torna in scena
il fascino seduttivo della “Carmen” di Bizet
Secolo
SABATO 14 GIUGNO 2014
d’Italia
Priscilla Del Ninno
È un classico del repertorio
operistico. Uno dei titoli più
rappresentati e gettonati. La
sua protagonista uno dei personaggi teatrali più amati. Uno
dei pochi casi in cui la rivisitazione spettacolare supera l'archetipo letterario. Parliamo
della Carmen, l'opera in quattro atti firmata da Georges
Bizet, su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévi, tratta
dalla novella omonima di Prosper Mérimée. E allora, quelle
atmosfere di seduzione. Quell'ambientazione
andalusa.
Quei personaggi stregati dalla
passionalità della protagonista
in scena. In poche parole, tutti
gli elementi che dalla prima
rappresentazione ad oggi motivano successo e fascino
spettacolare dell'opera di Georges Bizet tornano in scena
da mercoledì 18 giugno a sabato 28 al Teatro dell'Opera di
Roma. Sul podio del palco capitolino il Maestro Emmanuel
Villaume, per la prima volta
alla direzione dell'Orchestra
del Costanzi, mentre la regia è
firmata dallo spagnolo Emilio
Sagi, le scene sono di Daniel
Bianco e i costumi di Renata
Schussheim. Carmen avrà il
volto e la voce di Clémente
Margaine, Nancy Fabiola Herrera e Giuseppina Piunti. Nei
panni di Don José, Dmytro
Popov e Andeka Gorrotxategui, in quelli del torero Escamillo si alterneranno invece
Kyle Ketelsen e Simón Orfila.
Micaëla sarà interpretata da
Eleonora Buratto (reduce del
grande successo a Tokyo che
l'ha vista protagonista del
Simon Boccanegra di Verdi), e
7
con lei si alternerà Erika Grimaldi (19, 21, 24, 26, 28). Il
Coro del Teatro dell'Opera è
diretto dal Maestro Roberto
Gabbiani. L'allestimento è realizzato in collaborazione con il
Teatro Municipal di Santiago
del Cile. Dopo la prima di mercoledì 18 giugno (alle ore 20),
Carmen verrà replicata giovedì
19 (ore 20), venerdì 20 (ore
20), sabato 21 (ore 18), domenica 22 (ore 16.30), martedì 24
(ore 20), mercoledì 25 (ore
20), giovedì 26 (ore 20), venerdì 27 (ore 20), sabato 28
(ore 18). Nel mese di giugno,
inoltre, sul palco delle Terme di
Caracalla, andrà in scena
anche un'altra Carmen, quella
proposta e rivisitata dalla multietnica Orchestra di Piazza
Vittorio, che martedì 24 inaugurerà in prima nazionale la
Stagione Estiva dell'Opera di
Roma a Caracalla.
Se il mito delle “Tre Grazie” diventa un racconto per immagini “multietnico”
Redazione
Quando il mito interseca il suo linguaggio arcaico con la grammatica della modernità estetica nasce un prodotto artistico innovativo al
limite dell'avanguardistico. E allora, Aglaia, lo
splendore. Eufrosine, la gioia. Talia, la prosperità: nessuno mai, né Botticelli, né Raffello, Canova, Thorvaldsen o Rubens, aveva mai osato
ritrarle così. Fortemente sensuali e insieme eteree, classiche ma contemporanee, colte nell'attimo prima di quando, forse, tutto accadrà.
Esattamente come è la cifra di Thomas Hodges,
star inglese della fotografia, anzi, come preferisce definirsi, «artista che lavora con la macchina fotografica», fondatore del movimento
dell'Imaginismo, londinese di nascita, francese
e malesiano di formazione, acclamato da Tokyo
a New York, che per la prima volta ha scelto
l'Italia per ambientare e lanciare un suo progetto, Le tre Grazie, appunto, dedicato al mito
classico delle figlie di Zeus. Prodotto da Giuseppe Lepore per Bielle Re e realizzato a gennaio nelle sale del cinquecentesco Palazzo
Ferrajoli a Roma, Le tre Grazie è un racconto
per immagini del mito classico affidato ai tratti
orientali, caucasici e afro-americani di tre modelle come Chu Chiao Wang, Kelly Palacios e
Rosa Valerio. Ne è nata una collezione di 32
opere d'arte fotografiche, dove Hodges ha impresso il suo concetto di bellezza, età, arte. Un
vero storyboard fatto di luce naturale e artificiale
(mai “da studio”), con la bellezza femminile svelata in tutta la sua sensualità e scatti unici che
sono a tutti gli effetti «creazioni al pari di un diQuotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
Editore
SECOLO DʼITALIA SRL
Fondatore
Franz Turchi
d’Italia
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Consiglio di Amministrazione
Tommaso Foti (Presidente)
Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato)
Alessio Butti
Antonio Giordano
Antonio Triolo
Ugo Lisi
pinto», in dimensioni spesso oltre il metro e
anche una stupefacente versione moderna di
affresco per soffitto. Le opere sono destinate a
fortunati collezionisti, ma prima faranno il giro
del mondo, in exhibition a novembre a Vienna,
poi a Milano o Roma e si parla anche della
Korea e New York. Dallo shooting de Le tre Grazie sono nate però anche due monografie in
edizione limitata, più un video backstage e un
video d'arte di 37 minuti, girato in presa diretta
dallo stesso artista, con le musiche di Nicky
Bendix e Dave Henessey (il produttore degli U2
e David Bowie). Sarà venduto in appena sei,
esclusivissime, copie con pendrive in oro. Prima
prenotazione, racconta il produttore, proprio da
un italiano di Brescia.
Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà
Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503
mail: [email protected]
Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171
mail: [email protected]
Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503
mail: [email protected]
La testata fruisce dei contributi
statali diretti di cui alla legge
7 agosto 1990 n. 250
Scarica

“golpe”del2011