CENTRO SPORTIVO ITALIANO COMITATO DI GUBBIO
Anno III—Numero 15– Febbraio 2014
SOTTORETE
NEWS DEL COMITATO C.S.I. DI GUBBIO
70 ANNI: HA ANCORA SENSO IL CSI?
di Roberto Grandis
Settant’anni fa, 1944, nasceva il Centro Sportivo Italiano. La storia del Csi ha attraversato epoche molto diverse della realtà italiana, incrociando le problematiche del mondo sportivo, di quello giovanile e di quello
ecclesiale. Dopo settant’anni, però, una domanda si
pone: che senso ha, oggi, il Csi? Lo scenario è ampiamente mutato: nei primi tempi, fare sport era un lusso
di pochi, riservato a campioncini ben difesi e inibito
alla grande massa giovanile. Il Csi si batteva, all’epoca,
per lo sport servizio sociale: uno diritto per tutti e di
tutti. Ma oggi? Cerco di rispondere alla domanda in
quattro punti.
Il Csi ha ancora senso..….
…se è capace di essere in controtendenza in un
mondo nel quale sport è sempre più business,
ricerca ossessiva del risultato,
fiera
dell’”apparire”, emulazione dei modelli dominanti. Ha il Csi la capacità di contestare
(azione specifica dell’animazione culturale)
tutto ciò che non risponde a obiettivi educativi
e di crescita della persona? E’ capace di sfuggire al “canto delle sirene” cui spesso lo sport
dominante lo sottopone? E’ capace di tenere
viva quella visione cristiana dell’uomo e della
storia che lo caratterizza?
…se sarà in grado di portare avanti un modello
che parta dalla convinzione che “educare” è
parola assolutamente vuota se non vengono
specificati l’uomo e la società di riferimento. E’
problema antico ma sul quale ci si confronta
pochissimo, accontentandosi di slogan che
suggeriscono semplicisticamente
che “lo
sport educa” di per sé. Falso: lo sport può costituire un terribile veicolo di diseducazione e
di sottocultura, anche se griffato o, perché no?
marchiato Csi.
… se sarà capace di recuperare i valori comunitari,
partecipativi ed educativi di un modello di società sportiva che già faceva capolino nel passato statuto (speriamo che quello in cantiere
lo riprenda!). E’ lo sport “vissuto insieme” che
ha un valore dirompente; è una cultura associativa fatta di partecipazione e di democrazia
che costituisce il presupposto per la crescita
civile delle persone.
… se potrà contare, a tutti i livelli, su persone
effettivamente preparate sui diversi piani
dell’animazione culturale sportiva. La generosità pura e semplice del volontario lascia il
tempo che trova e non incide. Occorrono specialisti “esperti in umanità”. E’ forse il punto
più difficile, perché occorrerebbe non accontentarsi dei pur necessari aspetti di generosità,
di operatività e di puro coinvolgimento emotivo, per arrivare a operatori meno improvvisati
e più “professionali”. So bene che questo
aspetto può generare riluttanze e opposizioni,
ma il vero cambiamento passa di qua.
Molti anni fa, Stadium uscì con un articolo dell’allora
segretario nazionale, Lorenzo Borghi, dal titolo “Non ci
si sveglia una mattina dirigenti del Csi”. Quel titolo ha,
oggi, un’attualità sconcertante. O si danno risposte
serie a queste problematiche, o si rischia di continuare
il solito tran tran, incidendo sempre meno su un
mondo, quello sportivo e non solo, che, pur facendo
l’occhiolino al Csi, si allontanerà sempre di più dal progetto che vorremmo, invece, contribuire a realizzare.
Per le società sportive di tutta Italia l’appuntamento è fissato nel pomeriggio di sabato 7 giugno 2014 in piazza San Pietro per l’incontro con
Francesco. In occasione dei 70 anni dalla fondazione del Centro Sportivo Italiano sarà questa
l’occasione per fare festa colorando, con tute,
striscioni e vessilli la splendida piazza racchiusa
dal colonnato del Bernini.
Protagonisti saranno tutti
gli sportivi: gli atleti, gli
allenatori, gli animatori, gli
arbitri, i dirigenti e le famiglie per testimoniare, assieme al Santo Padre, la
bellezza e la ricchezza dei
valori dello sport.
Sono invitate a partecipare
TUTTE LE SOCIETA’ SPORTIVE italiane, di qualsiasi
sport, di qualsiasi età e affiliate a qualsiasi Ente o Federazione,
nonché tutte le istituzioni religiose, politiche, amministrative o le singole persone che credono nel valore educativo
e formativo della attività sportiva. E’
un evento PER TUTTI, perché crediamo
che lo sport veicoli messaggi educativi
universali, che vadano al di là delle etichette e delle bandiere.
CSI GUBBIO: TRA PASSATO E FUTURO
AL SERVIZIO DEI GIOVANI
Nell'ambito delle organizzazioni
collettive, il codice civile prevede diverse categorie. Per quanto riguarda le associazioni senza scopo di lucro viene detto
che
di
Enzo Panfili
Presidente
del
Comitato
CSI di
Gubbio
“quale elemento necessario per costituire un'associazione, è sufficiente
riunire in modo stabile un
gruppo di persone con
uno scopo di natura
ideale (e non economico) ben definito; questa
condizione già di per sé
costituisce un'associazione. Inoltre l'associazione, affinché possa
qualificarsi come organizzazione di volontariato e/o come organizzazione non lucrativa di utilità sociale, deve caratterizzare la propria azione
non per il vantaggio dei
propri soci, bensì per fini
di solidarietà sociale”.
Quest’anno si festeggiano i 70
anni di vita della nostra Associazione, il Centro Sportivo Italiano. Per festeggiare tale ricorrenza saranno organizzate diverse manifestazioni ed eventi,
sia a livello nazionale (la più
importante sarà l’incontro delle
società sportive con papa Francesco a Roma il 7 giugno) sia
a livello locale. In questa sede,
come presidente del Comitato
C.S.I di Gubbio, mi preme sottolineare un paio di aspetti che
mi sembrano importanti e che
tale anniversario ci permette di
ricordare. Il primo è il ringraziamento per coloro che ci hanno
preceduti, che hanno permesso
a questa Associazione di nascere, crescere e radicarsi nel
nostro territorio, facendone un
punto di riferimento per quelli
che guardano allo sport come
strumento educativo. In particolare vorrei ricordare la figura di
Araldo Vispi, storico personaggio e animatore del nostro comitato, che nei lontani 1951-52
fondò a Gubbio il primo comitato del C.S.I. intuendone l’utilità
sociale e la potenzialità pedagogica per la nostra comunità.
Come secondo aspetto, vorrei
invece rifarmi a quanto citato
sopra, ovvero allo scopo di
natura ideale che un’ associazione senza scopo di lucro deve avere per potersi definire
tale. In 70 anni di storia il nostro
modello non è mai cambiato,
anche se si sono modificati i
mezzi con il quale perseguirlo:
l’ideale per cui, tramite le sport,
si possano aiutare i giovani a
crescere in armonia con se
stessi e con il prossimo, sviluppando una piena consapevolezza sia del proprio io sia della
relazione tra l’io e gli altri. Questo principio è tuttora la pietra
angolare di tutte le nostre attività. Per il futuro ci impegniamo a
proporre in maniera sempre più
valida ed efficace la nostra
idea, sperando di essere all’altezza del nostro passato.
Enzo Panfili
1958: DANTE ALIMENTI
ADDETTO STAMPA CSI GUBBIO
Questo articolo del maggio 1958 è tratto dalla rivista
Stadium. E’ firmato da un giovane Dante Alimenti
che, all’epoca, era l’addetto stampa del Csi eugubino.
Alimenti nel 1964 diventerà redattore capo del TG1
e, in seguito, il primo giornalista vaticanista della Rai.
Seguì, in questa veste, Paolo VI, Giovanni Paolo I e,
per ben 18 anni, Giovanni Paolo II.
Alimenti morirà a Roma nel 1988
SE NON VINCI NON ESISTI
di Giulio Panfili
“Maurilio De Zolt è quello
straordinario sciatore che a Lillehammer si è preso il lusso di
vincere una medaglia d’oro a
44 anni. Ora però ha deciso:
smetterà di correre. La decisione è saggia. All’età sua è meglio prendere in considerazione
l’idea di portare a spasso i nipotini, di collezionare francobolli, di fare crociere. Ma la motivazione di Maurilio non mi
piace. Dice: ”Sarebbe brutto
non vincere più”. Questo non è
bello, Maurilio. Non solo perché le Olimpiadi
continuano a vendere malamente il concetto di “l’importante è partecipare”, ma perché
è triste vedere che anche lui si è iscritto al
partito del successo ad ogni costo. Dice l’articolo 1 del partito del successo: se non vinci non esisti, non vali, non hai diritto alla parola, non hai nulla da insegnare...Io mi sono
commosso ed esaltato quando ho visto gli
azzurri precedere di qualche centesimo di
secondo i norvegesi alle Olimpiadi. Ma mi
commuovo di più, generalmente, quando
vedo la gente perdere. I perdenti sono più
interessanti. Se continuano a stare in pista
è perché - loro - hanno un’anima. Sono più
sensibili, più dolci, più intelligenti. I vincenti
non hanno quasi mai nulla da insegnare. E
se per caso ce l’hanno, non lo fanno. Sono
gelosi, invidiosi, solitari, spesso cattivi, arro-
ganti, presuntuosi, antipatici. I vincenti arraffano. Solo dopo una serie ininterrotta di
sconfitte tornano qualche volta esseri umani. I perdenti sono degli ottimisti, dei sognatori, aiutano gli avversari, fantasticano sulle
prossime gare, analizzano senza fobie e
senza nevrosi le ragioni delle loro sconfitte.
I vincenti sono irraggiungibili, temono le
brutte figure, vivono nel terrore che il loro
corpo non risponda più ai loro comandi. Sono molto spesso dei malati nello spirito e
degli anormali nel fisico. Diceva Eddy Ottoz,
uno dei nostri campioni dell’atletica, intelligente oltre che bravo: ’Il campione? Mens
nevrotica in corpore patologico’”
Vista la concomitanza con i Giochi Olimpici Invernali ,
propongo questo articolo, scritto nel 1994 in occasione
dei XVII Giochi di Lillehammer, da Claudio Sabelli Fioretti
per Sette, e intitolato “Elogio dei perdenti”.
SCATTI...
Nel 1951/52 sorge a Gubbio il
Centro Sportivo Italiano, comitato zonale autonomo. Il
Csi era ormai radicato in tutta
Italia. Anima di questa nuova
associazione ‘ l’ins. Araldo
Vispi
A pochi mesi dalla fondazione, il
Csi di Gubbio annovera già otto
società sportive: Victoria, Fulgida, Audax, Olimpia, Intrepida,
Vigor, Fulgor
..& RICORDI
Il 31 marzo 1974, viene inaugurato il nuovo Stadio della Gioventù,
fortemente voluto da Araldo Vispi..
Viene dedicato al compianto vescovo Beniamini Ubaldi
Dal 16 al 20 giugno 1980 si
svolgono a Gubbio le finali nazionali di atletica leggera e
pallacanestro del CSI. Settecento gli atleti partecipanti.
Manifestazione mirabilmente
organizzata dal Comitato di
Gubbio
I MIEI 50 ANNI NEL CENTRO SPORTIVO ITALIANO
ovvero “Il parco delle rimembranze”
di mons. Vittorio Peri
Confesso di aver risposto più
volte “no” all’insistente richiesta dell’amico direttore di
questo giornale per scrivere
una cartella sui tanti decenni
(quasi cinque!) trascorsi a
servizio del Centro Sportivo
Italiano (“Ho mille cose da
sbrigare, e sono a corto di
tempo. Devi scusarmi…). Il
diniego era tutt’altro che infondato, ma nell’inconscio,
forse, agiva quello che il poeta Ungaretti
aveva scritto con folgorante schiettezza: “il
ricordare è di vecchiaia il segno”. E non aveva torto, se è vero che si è vecchi quando i
ricordi cancellano i progetti.
I primi passi
Avvennero, nel CSI, verso la metà
degli anni ’50 al Seminario regionale di Assisi ove, da vice rettore, mi capitava di accogliere i dirigenti nazionali CSI – chi non ricorda il buon Beppe Burdisso, divenuto poi prete umbro? - che venivano per parlare di questa associazione d’ispirazione cristiana e
proporre concrete esperienze sportive. Non
che prima d’allora non si facesse sport. Ma
le prime scoperte riguardanti la pastorale
“sportiva” – o, meglio, “attraverso lo sport”,
come compresi successivamente – risalgono
a quel periodo.
Venne poi, nell’agosto 1962, la decisiva partecipazione ad un campo scuola nazionale CSI in quel di Celana, nei pressi di
Bergamo, ove mi accadde di conseguire –
unico prete, in Italia, forse – la tessera di
“istruttore” di …rugby, rilasciata dall’omonima Federazione del CONI. E quello fu il primo di centinaia e centinaia di “corsi”, protrattisi fino al 2005 in ogni parte d’Italia, durante i quali migliaia giovani, sotto la guida di
esperti “istruttori” – e anche, in quelli nazionali, dell’onnipresente direttore comm. Dragotto (nomen, omen…) -, si preparavano ad
assumere ruoli di responsabilità (per lo più
allenatori e dirigenti) nelle loro società sportive.
La prima volta che fui inviato in Sicilia
al posto dell’allora notissimo consulente ecclesiastico nazionale d. Nicola Pavoni mi accadde di udire, al momento di salpare per
l’Isola di Salina, “Ma noi avevamo invitato il
consulente nazionale, non un sostituto…”.
Le parole dell’autorevolissimo mons. Giuseppe Carcione, consulente regionale siciliano, mi stimolarono a dare il massimo, e d.
Peppino divenne, grazie a Dio, un carissimo
amico.
Insieme alla Sicilia, percorsa per decenni in lungo e in largo – l’operatività di
molti comitati locali era vivacissima - , ricordo con particolare nostalgia i tantissimi corsi
e incontri formativi svolti un po’ dovunque in
Italia, prima come semplice aiutante e poi –
dal 1995 al 2005 - come consulente nazionale. Le regioni più visitate: la Puglia (specie
Molfetta), il Veneto (Rovigo, in particolare),
l’Emilia- Romagna (Reggio-Emilia, Ferrara),
Piemonte (Torino, in prima fila) oltre che, naturalmente, in Umbria ove agli inizi del 1963
divenni consulente regionale.
Il Comitato forse più attivo e organizzato, e sicuramente più di ogni altro frequentato, fu comunque quello di Torino, affidato
via via a responsabili di grande levatura organizzativa e morale. Come non ricordare
Pietro Basso-Petrino, Piercarlo Negri vulgo
dicto Ciarly, e il direttore di questo giornale
on line, Roberto Grandis, che ad un certo
punto non esitò a lasciare la professione per
la “missione” educativa nel CSI?
Continua pagina accanto
Segue dalla pagina precedente
Per l’uomo, per “tutto” l’uomo
Un primo frutto delle riflessioni che andavo
facendo fu il libretto Adolescenza e sport,
pubblicato dall’AVE nel 1969.
Con quest’ultimo libro cercai di sintetizzare quel po’ di cultura sportiva che avevo
assimilato con lo slogan “Uno sport per l’uomo, per ogni uomo, per tutto l’uomo”, il cui
terzo segmento – per tutto l’uomo- rimanda
a quella visione antropologica cristiana che
caratterizza il CSI, e che – non ho alcuna
remora a dirlo - lo rende differente da altre
pur valide associazioni sportive. Diversamente, non so come avrei potuto giustificare, a me stesso primariamente come presbitero, un così intenso e lungo servizio associativo.
Utopie associative
Si volava alto in quegli anni, e spesso
controvento, nelle riflessioni che si andavano facendo con alcuni altri responsabili associativi. Al fine di garantire a tutti il diritto di
praticare uno sport e abbattere gli steccati di
rigidi regolamenti che trasformavano il gioco
in fatica, si giunse ad ipotizzare tornei senza
discriminanti classifiche, squadre formate da
abili e…diversamente tali, arbitri educatori
prima
ancora
che professionisti del fischietto,
premi di partecipazione, al di là
dunque dei tradizionali criteri
tecnici.
“Se vuoi costruire una nave – scriveva l’autore del
Piccolo Principe,
Antoine De Saint
Exupéry – non
radunare uomini
per raccogliere il
legno, ma insegna la nostalgia
del mare infinito”.
Lo
sloEcco: l’ispirazione
gan di chiara
cristiana nella vita
ispirazione
sportiva
spinge
evangelica
tutti dirigenti,
Non l’uomo per
tecnici, allenatori,
lo sport, ma lo
giocatori ecc. -, a
sport per l’uomo Don Vittorio Peri (secondo da sx) in una pausa di un campo scuola guardarsi in modo
informava
integrale, formati
Csi. Il primo a sx è don Luigi Ciotti del gruppo Abele
conferenze
e
cioè di tre elearticoli di giornali, dando alla progettualità menti (corporeo, psichico e spirituale) e a
una dimensione originale, seppure venata tenere sempre presente la duplice dimensiodi utopia. Ma l’utopia, ripetevamo, più che un ne (temporale ed escatologica) dell’esisten“non luogo” o il nome attribuito all’irreale e za.
all’impossibile, è come un traguardo non anL’ispirazione cristiana fa comprendecora raggiunto perché si è camminato poco.
re, ad esempio, che la verità delle cose sta
Idee che trovarono eco nel volumetto Sport
sempre al di là di come appaiono, che i suce libertà: utopia, che pubblicai con la LDC
cessi dello sport non debbono crescere sulle
nel 1974, e in due altri successivi: Sport
rovine di chi lo pratica, che è necessario
poesia e preghiera (Velar, 1987) e Itinerari
passare da uno sport come “fatto impulsivo”
di educazione attraverso strade sportive
a uno sport “valore culturale e spirituale”,
(Edizioni CSI, 2004)
capace di rivelare l’uomo a se stesso, e magari di ri-crearlo.
E insegna anche a capire che noi siamo sempre più piccoli dei nostri progetti e
più grandi delle nostre sconfitte.
don Vittorio


Scacco matto ai genitori, o, meglio, goal
su rigore. A segnarlo sono un allenatore e
una squadra di bambini di dieci anni. Andrea Checcarelli, l’allenatore, e bimbi della scuola calcio di cui parliamo, nemmeno
si conoscono. Anzi, vivono a chilometri di
distanza: il primo è di Bettona, a qualche
chilometro da qui, gli altri di Varese. A legare le loro storie sono una lettera e un
cartello, entrambi spediti, o affissi, per
spiegare a mamme e papà che…il calcio
è un gioco. Niente di più lapalissiano, si
dirà. Eppure, a ben leggere tra le righe
dell’allenatore di un bimbo “scarso a pallone” e tra quelle dei ragazzini di Varese,
per tante, troppe mamme e troppi papà il
calcio dei figli è diventato altro: un’occasione di rivalsa, la ricerca del campione a
tutti i costi, una possibilità di sfogo, che
sia dagli spalti o sul campo. Che fine ha
fatto il divertimento? O, peggio ancora, la
finalità educativa dello sport? Ma se un
allenatore e una squadra di ragazzi di
dieci anni provano a discuterne con le
mamme e coi papà, ribaltando per una
volta il ruolo di educando ed educatore,
c’è ancora di che sperare. Leggere lettera
e cartello, uno più bello dell’altra, per credere.
PS: sia la lettera sia il cartello, affisso all’ingresso del campetto da allenamento della
scuola calcio Varese, stanno facendo il giro
del web. Segno che, a volere uno sport non a
misura di campione, ma di divertimento e gioco, siamo ancora in molti. Quello che state
per leggere è solo un piccolo estratto della
lettera: cercatela per intero sulla rete web, se
volete, ma questi spunti ci regalano già tanto.
Federica Grandis
Salve signora!
Sapere che vuol togliere suo figlio dalla scuola calcio è per me un piccolo-grande fallimento.
Un fallimento non solo come tecnico, ma come persona. Mi rammarico per non essere riuscito a coinvolgerlo, a integrarlo al meglio all'interno della squadra, a farlo migliorare quel tanto
che sarebbe bastato a farlo considerare "più bravo" da se stesso e da sua madre. Suo figlio non
sarà stato il migliore fisicamente, tecnicamente, tatticamente, ma eccelleva per la sua attenzione, per l'applicazione delle direttive, per il rispetto che ha sempre dimostrato nei miei confronti. Le qualità che ha suo figlio non sono assolutamente secondarie, anzi, sono molto importanti per la squadra: è un bambino che è contento di giocare anche solo 5 minuti. Si impegna, col sorriso.
E fa un po' da contraltare rispetto a chi, dotato tecnicamente, gode della fiducia del mister, a
volte non meritandosela. E gioca magari controvoglia. Non so se c'era quando fece gol: io mi
ricordo bene.È stato molto bello vederlo esultare. Una scena quasi da film... chi l'avrebbe
mai detto? Forse neanch'io... però il calcio è anche questo. Se ha avuto quella piccola gioia, se
l'è sudata tutta, suo figlio. Non lo privi di quei 5 minuti. Se crede che suo figlio sia “scarso”
diventa come quei genitori che credono di avere un figlio “forte” e sbraitano sugli spalti, peggio dei cani randagi, pretendendo spazio e importanza. Pensaci e pensateci, anzi: ripensateci!
(dalla pagina precedente)
IL CARTELLO
FESTA DELLA DONNA: AL VIA LA 17a EDIZIONE
DEL “CALCETTO IN ROSA”
Giungerà, quest’anno, alla 17° edizione. Il “Calcetto in rosa”, manifestazione
riservata alle ragazze calciatrici vedrà, anche quest’anno, la partecipazione di
16 squadre, provenienti da diverse parti d’Italia. Sarà intitolato, come ormai da
10 anni, a Tiziana Mosca, un’atleta del Csi morta in un drammatico incidente
d’auto. E, purtroppo, un ulteriore tragico evento automobilistico ha posto fine,
la scorsa estate, alla vita della giovane atleta Nadia Colangelo, portiere, nelle
scorse edizioni, della Vado Calcio, una società della provincia di Savona. A
suo ricordo verrà, da quest’anno istituito un premio al migliore portiere della
competizione. Il via alla manifestazione verrà dato nel pomeriggio di sabato 8
marzo, festa della donna, presso alcune palestre cittadine. La domenica, dopo
la Messa delle ore 8 presso la chiesetta della Misericordia, si giocheranno le
rimanenti gare e, al pomeriggio di tale giornata, avrà luogo la finalissima con
la premiazione al seguito.
Corrado Angeli
NON CAPISCO IL FUORIGIOCO
Rubrica a cura di Ilaria Corazzi
LA CARICA DEI NARCISI
La rivista inglese Psychology
Today ha recentemente pubblicato i risultati di una serie di studi
sistematici condotti negli ultimi
decenni dallo psicologo Peter
Gray, ricercatore del Boston College, su alcuni gruppi di studenti.
Durante la ricerca sono stati utilizzati due questionari: il Narcissistic Personality Inventory
(NPI) – per misurare il livello di
narcisismo – ed
l’ Interpersonal
Reactivity Index
- per stimare il
livello di empatia
di una persona. I
risultati sono piuttosto sconfortanti ed evidenziano che ben il
70% dei ragazzi ai quali sono
stati somministrati i questionari è
“malato” di narcisismo e mancanza di empatia. Si tratta – spiega
lo psicologo inglese – di una vera
e propria epidemia, i cui tratti essenziali sono legati ad una percezione distorta e “gonfiata” di se
stessi, un diffuso senso di superiorità, una crescente difficoltà a
mettersi nei panni degli altri e a
decentrarsi rispetto al proprio
punto di vista, una tendenza ad
utilizzare strumentalmente gli altri
per raggiungere i propri scopi,
con conseguente difficoltà nello
stringere relazioni significative e
profonde. È anche stato verificato uno stretto rapporto fra narcisismo e discontinuità dell’umore,
estremismo negli affetti, tendenza a prendersi il merito dei successi e a negare la propria responsabilità negli insuccessi.
L’emergenza, è, senza dubbio,
educativa. I
ragazzi crescono con
la sensazione di essere
“speciali” e
dotati di presunte qualità superiori
agli altri, fra
le lodi e l’iperprotezione di genitori sempre
più spaventati ed ansiosi, fra famiglie disgregate o invischianti. A
questo va senz’altro aggiunto un
innalzamento spaventoso del livello di agonismo che coinvolge
la nostra società, a cominciare
dai bambini dell’asilo e che si riscontra in tutti gli ambiti, compreso quello sportivo. I ragazzi sono
sempre meno abituati a vedere i
coetanei come potenziali amici o
compagni di gioco, con i quali
divertirsi rispettandosi reciprocamente, ma li percepiscono sempre più spesso come avversari.
Da battere, il prima possibile.
[email protected]
Quando non avete di meglio da fare, recatevi su
eBay e cliccate “reliquie”. Appariranno pagine e
pagine di questi cimeli, acquistabili ad un prezzo
che varia da pochi euro (0,99 per reliquia con
santino di papa Paolo XI (era Pio, ma, secondo
l’offerente, uno vale l’altro) fino a 1.200 euro per
un “Antico reliquiario con reliquie 13 santi + reliquia in legno della croce”: quest’ultima, a leggere il commento illustrativo, una vera occasione,
proprio un “prendi due paghi uno”. Un prezzo
davvero modico per un pezzo di paradiso. Si trova di tutto: pezzi di abiti, unghie, peli della barba,
cilici, ossa, finanche minuscoli pezzi di viscere.
Se c’è mercato, ovviamente, c’è chi compra. Lasciando da parte coloro che acquistano per rivendere, vi saranno pur persone che le conserveranno gelosamente tra le mura domestiche,
fieri dell’affare reso possibile dal commercio
elettronico. Pur nel rispetto delle sensibilità di
tutti, sarebbe importante reperire, su qualche sito, un Cristo in formato web che con un frustino
digitale, cacci questi e-mercanti che spacciano
illusioni a basso costo.

Sede: Via Baldassini 22
tel. 0759272484
Mail: [email protected]
Sito: www. csigubbio.com
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