SOMMARIO
Anno XV N° 11/12 (192-193) 31 dicembre 2013
1
ROMA
Riunito il tavolo istituzionale per la minoranza slovena
L’organismo è presieduto dal viceministro dell’Interno,
Filippo Bubbico
2
MILANO
Incontro tra i premier Letta e Bratuœek
Sono intervenuti al terzo forum bilaterale
sugli investimenti
4
REGIONE
Minoranza slovena fonte della specialità
Si è riunita la Commissione consultiva presieduta
dall’assessore regionale alla Cultura, Gianni Torrenti
6
REGIONE
Sloveno nelle insegne pubbliche e toponomastica
Il decreto della Regione dovrà essere attuato da Anas,
Autovie Venete, Saf, Trenitalia, Aeroporto Fvg, Poste
italiane, Rai ed altri
8
LA LETTERA
«Gorizia simbolo dell’impegno transfrontaliero»
Il presidente della Slovenia, Borut Pahor, alla seduta
solenne del Gect nel Trgovski dom:«Evento storico»
9
GORIZIA-GORICA
La scuola è il pilastro della comunità slovena
Il tema al centro del Consiglio regionale dello Sso
12
SOTTO LA LENTE
Con due lingue si ha una marcia in più
Nuove ricerche confermano che nelle persone bilingui
le demenze insorgono più tardi
14
SGONICO-ZGONIK
Collocato il cartello toponomastico autostradale
bilingue
A 27 anni e 3 giorni dalla prima richiesta
15
S. PIETRO AL NAT.- ŒPIETAR
Inaugurato il centro multimediale sloveno «Smo»
Sotto l’alto patrocinio dei presidenti della Repubblica
italiana, Giorgio Napolitano, e slovena, Borut Pahor
ROMA
L’organismo è presieduto dal viceministro dell’Interno Filippo Bubbico
Riunito il tavolo istituzionale
per la minoranza slovena
Sarà convocata una Conferenza servizi per l’istituto bilingue di S. Pietro. Novità per le valli del Torre
S
ui lavori del tavolo permanente per la minoranza slovena, riunitosi mercoledì 13 novembre al ministero
dell’Interno, sotto la presidenza del viceministro Filippo
Bubbico, il Viminale ha emesso un comunicato stampa che
riportiamo di seguito. «Il viceministro dell’Interno Filippo
Bubbico ha riunito il tavolo istituzionale permanente sulle
questioni attinenti la minoranza di lingua slovena in Italia.
Durante l’incontro, nel quale il viceministro ha ricordato l’importanza per il nostro Paese della presenza della comunità slovena come elemento di arricchimento e di dinamismo culturale, si è sottolineato la necessità di continuare
a salvaguardare e valorizzare il percorso di collaborazione e cooperazione che il Tavolo ha già proficuamente intrapreso. Tra i temi all’ordine del giorno: l’edilizia scolastica,
la riqualificazione di luoghi storici e il finanziamento della
legge di tutela della minoranza slovena, legge n. 38/2001.
Per quanto riguarda l’edilizia scolastica, in particolare, il problema che si è creato con lo sgombero dell’Istituto
Comprensivo Statale di San Pietro al Natisone, si è deciso di dare mandato al Commissario di governo di convocare una Conferenza servizi con gli enti locali interessati,
per decidere sull’utilizzo dei finanziamenti necessari per
risolvere il problema.
Altro tema all’ordine del giorno, il finanziamento della legge
di tutela della minoranza slovena, la n. 38 del 2001. In questo caso, si è deciso di adottare una raccomandazione per
rendere più brevi i tempi di erogazione dei fondi, valutando di anticipare il versamento di una parte dell’importo complessivo, in particolare, per l’editoria.
Per l’ex campo di internamento di Visco, vincolato quale
bene culturale, si dovrà procedere alla valorizzazione del
sito, sollevando il Comune dai relativi oneri, favorendo
anche la partecipazione slovena e approfondendo la valorizzazione compatibile, come proposto dal Comune.
L’ultimo punto in discussione al Tavolo era relativo alla
copertura finanziaria per un consulente pedagogico per le
scuole con lingua d’insegnamento slovena nel Friuli
Venezia Giulia. Il Tavolo ha segnalato al ministero
dell’Istruzione la necessità di farsi carico dell’onere per l’indennità del consulente». Intanto si registrano novità
anche in merito all’insegnamento bilingue nelle Valli del
Torre. In una riunione, tenutasi il 15 novembre a Cividale,
l’on. Tamara Bla¡ina, ha informato l’assessore di Taipana
Arturo Blasutto e il consigliere comunale di Lusevera Igor
Cerno, che le scuole dell’infanzia e primarie di Taipana e
Vedronza potranno essere trasformate in bilingui – cioè
staccate dall’istituto comprensivi di Tarcento e inserite in
quello bilingue di San Pietro al Natisone – se lo richiederanno tutti i genitori degli alunni iscritti. Questo è il senso
della risposta fornita dal ministero della Pubblica istruzione alla dirigente scolastica regionale, Daniela Beltrame, che
si era rivolta a Roma per dirimere la questione.
Come si ricorderà, le amministrazioni comunali di Lusevera
e Taipana, sentiti i genitori, un paio d’anni fa avevano chiesto la trasformazione delle loro scuole in bilingui. Il processo
è stato poi frenato dalla lettera inviata a Beltrame dai cinque consiglieri di opposizione di Taipana, contrari alla chiusura delle attuali scuole monolingua.
(Dom, 30. 11. 2013)
IL COMMENTO
Impegno ad assumere provvedimenti concreti
L’espressione «tavolo permanente» nel gergo della politica italiana ha spesso una connotazione negativa, dal
momento che spesso indica un organo in cui si parla tanto
e si decide poco o niente. Fortunatamente esistono anche
tavoli di lavoro improntati alla concretezza nell’affrontare
le questioni e prevedere possibili soluzioni. Il recente tavolo di lavoro governo-minoranza è stato molto concreto,
esente da inutili e penosi preamboli. Alla riunione, presieduta dal viceministro Filippo Bubbico, che da ex presidente
regionale conosce bene le leggi e i numeri, hanno partecipato persone molto ben informate sulle questioni all’ordine del giorno.
All’ordine del giorno in primo luogo il finanziamento pubblico della minoranza slovena e il grande ritardo nel conferire i finanziamenti statali (ridotti) al Primorski dnevnik
(quotidiano sloveno di Trieste, ndt.). Dal momento che il
tavolo permanente è costituito da alti funzionari dello Stato
ed esperti dei vari ministeri, l’attenzione è stata rivolta a
una serie di provvedimenti concreti che nel prossimo futuro dovrebbero infondere rassicurazioni sia per quanto
riguarda il Primorski dnevnik che per l’attuazione integrale della legge di tutela.
Valuteremo i provvedimenti quando diventeranno esecutivi, ma il recente tavolo di lavoro ci infonde un moderato
ottimismo, anche per ciò che riguarda il futuro della scuola bilingue di San Pietro al Natisone e per la sorte dell’ex
campo di concentramento fascista di Visco, in Friuli Venezia
Giulia, che oggi versa in uno stato di abbandono, ma che
potrebbe diventare monumento nazionale.
Sandor Tence
(Primorski dnevnik, 14. 11. 2013)
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SLOVIT N° 11-12 del 31/12/13 pag. 1
L’INTERVISTA
«Il governo Letta è aperto alla minoranza
slovena»
A colloquio con la parlamentare della comunità
slovena Tamara Bla¡ina
Il Senato ha recentemente approvato la legge di stabilità,
stilata dal governo Letta, che contempla anche i fondi per
la minoranza slovena. È stato approvato anche l’emendamento grazie al quale sono sensibilmente aumentati i
fondi disponibili per l’esercizio bilingue delle amministrazioni pubbliche nel territorio di tutela e anche i fondi destinati espressamente agli sloveni della provincia di Udine.
Di questo e di altri aspetti che riguardano la minoranza slovena in Italia abbiamo parlato con la parlamentare slovena Tamara Bla¡ina.
Nell’ambito della legge di stabilità è stato approvato anche
l’emendamento che lei ha redatto, e che nella commissione
Bilancio è stato illustrato dal senatore Francesco Russo.
Nonostante l’appoggio dato dalla Commissione, sono
subentrate poi complicazioni.
Come le avete risolte e quali sono i contenuti dell’emendamento?
«Com’è noto, l’emendamento contiene la rettifica che ho
stilato in accordo con il senatore Russo, sui fondi aggiuntivi per gli articoli della legge di tutela 8 (esercizio bilingue
delle amministrazioni pubbliche) e 21 (sviluppo socioeconomico degli sloveni della provincia di Udine). Da questo
emendamento, infatti, lo scorso anno il Governo ha attinto i fondi per aumentare i contributi relativi all’articolo 16,
destinati all’attività delle organizzazioni slovene. Per questo motivo era necessario garantire quanto contempla la
legge 38 e cioè 2,9 milioni di euro per l’articolo 8 e mezzo
milione di euro per l’articolo 21.
Nell’intero procedimento è stato fondamentale l’appoggio
dei due relatori, grazie al quale è stato incluso nel maxi
emendamento per il quale il Governo ha richiesto la fiducia. È stato decisivo anche il fatto che con il senatore Russo
siamo stati per tutto il tempo in contatto con il viceministro
Filippo Bubbico, con il sottosegretario Legnino e con il relatore Santini del Partito democratico. Ad ogni modo va sottolineato che finora il governo Letta ha dimostrato molta
disponibilità verso la minoranza slovena».
E per quanto riguarda gli altri fondi per la minoranza?
«Va detto che l’emendamento summenzionato è in vigore per il triennio 2014-2016. Per quanto riguarda, invece,
l’articolo 16 della legge di tutela 38 è previsto un ammontare di 5.571.000 euro e anche per gli anni 2015 e 2016 il
contributo supera i 5 milioni di euro. Se a questo aggiungiamo che tra poco potremo finalmente usufruire dei fondi
destinati all’attività dell’Ufficio scolastico regionale (art.13),
dal momento che a breve verrà integrato il nuovo organico di posti di lavoro, possiamo essere soddisfatti. Resta
aperta ancora la questione della scuola di musica, per la
quale non siamo riusciti a usufruire dei fondi previsti dall’articolo 15. Per quanto riguarda le opportune modifiche
si intravede la possibilità al ministero competente di trovare
una soluzione adeguata al problema e ci stiamo lavorando».
SLOVIT N° 11-12 del 31/12/13 pag. 2
Non sono chiare le prospettive che riguardano la stampa
della minoranza slovena e, in particolare, il Primorski dnevnik (quotidiano sloveno di Trieste, ndt.). Cosa ritiene sia
necessario fare per sbloccare la situazione e garantire al
Primorski dnevnik un futuro stabile e anche la possibilità
di un ulteriore sviluppo?
«In tutta questa vicenda il Primorski dnevnik rappresenta
un capitolo a sé, soprattutto a causa del diverso sistema
di finanziamento. Purtroppo lo scandalo sui fondi pubblici
per l’attività editoriale e i riflessi sull’opinione pubblica hanno
influito negativamente sul Primorski dnevnik. Le irregolarità di alcune testate hanno purtroppo messo in cattiva luce
tutto il settore. Per questo motivo negli ultimi anni i fondi
disponibili sono stati sensibilmente ridotti e solo in parte è
stata presa in considerazione la specificità dell’editoria delle
minoranze. A tale riguardo non ci sono segnali di miglioramento, dal momento che anche nella futura legge finanziaria la posta in bilancio è inferiore e in prospettiva i fondi
stanziati in base alla legge 278 dovrebbero essere soppressi. Per questo motivo è necessario analizzare a fondo
l’intera questione e cercare le soluzioni migliori che concorrano ad una maggiore stabilità e a prospettive di sviluppo. In merito ho delle proposte, come per esempio l’inclusione di questo capitolo nella legge di tutela, o di un
importo “blindato” nel testo di legge sull’editoria, attualmente
in fase di stesura. Ma credo che la questione vada affrontata all’interno della minoranza. Il Primorski dnevnik è, infatti, un fattore insostituibile per tutta la comunità slovena ed
è decisivo per la sua presenza e sviluppo sul territorio. Per
questo motivo è opportuno cercare insieme le soluzioni più
adeguate, per le quali è necessario chiedere il consenso
del Governo, della cui disponibilità verso la minoranza slovena dovremmo approfittare». (…)
R. G.
(Primorski dnevnik, 28. 11. 2013)
MILANO
Incontro tra i premier Letta e Bratuœek
Sono intervenuti al terzo forum bilaterale
sugli investimenti
Al terzo forum bilaterale sugli investimenti, che ha avuto
luogo lo scorso 9 dicembre a Milano e al quale hanno aderito 179 imprese italiane, sono intervenuti i premier italiano, Enrico Letta, e sloveno, Alenka Bratuœek. Questa ha
illustrato le opportunità di investimento in Slovenia, anche
in ambito turistico e dell’industria automobilistica, nonché
la politica di privatizzazione slovena.
L’Italia rappresenta per la Slovenia il secondo più grande
mercato di esportazione e, a sua volta, nel 2012 la Slovenia
è stata lo Stato che ha maggiormente importato dall’Italia.
Lo scorso anno lo scambio commerciale ha raggiunto i 6,4
miliardi di euro, mentre quello dei servizi è stato pari a 1,3
miliardi di euro. L’Italia è al terzo posto nel quadro degli
investimenti stranieri in Slovenia, dove attualmente questi
registrano una portata complessiva di 11,7 miliardi di euro,
mentre uno scarso sette per cento appartiene all’Italia.
Bratuœek ha detto, inoltre, che in Slovenia operano molte
grandi, ma anche medie e piccole imprese di proprietà italiana. Gli investitori italiani guardano alla Slovenia come una
destinazione interessante per l’ampliamento delle proprie
attività, in considerazione di una forza lavoro motivata, con
una buona competenza linguistica, di un adeguato sistema fiscale, della buona posizione geografica e di altri fattori, tra i quali la carica innovativa e la predisposizione all’esportazione.
Letta ha detto che l’Italia segue con attenzione lo sviluppo dei processi di privatizzazione in Slovenia ed ha sottolineato quanto sia importante che anche le imprese italiane sappiano cogliere le opportunità offerte.
Nel corso del forum è stato annunciato, inoltre, che il prossimo anno in Slovenia dovrebbe avere luogo l’incontro trilaterale tra i premier di Slovenia, Italia e Croazia sulla strategia di sviluppo dei porti nell’area adriatica. Bratuœek, insieme a Letta e al presidente della Commissione europea,
Manuel Barroso, ha partecipato a Milano anche alla conferenza indetta sul progetto “Nuova storia dell’Europa”, che
offre a intellettuali, scienziati e artisti l’opportunità di dibattere e di riflettere sul futuro dell’Europa.
Nel suo intervento Bratuœek ha detto che la gente si sente
sempre più lontana dall’Europa, dal momento che manca
un dibattito adeguato sulle questioni politiche. Da qui la
necessità di un impegno comune per aprire un capitolo
nuovo, che, però, i politici possono fare solo collaborando
con intellettuali e scienziati.
Bratuœek ha detto che la crisi finanziaria ha colpito duramente la Slovenia e che gli effetti sociali delle riforme strutturali nonché la stabilizzazione delle finanze pubbliche l’ha
messa in ginocchio. «I nostri cittadini chiedono che si mantenga il modello sociale europeo», ha detto, aggiungendo
che i politici e le istituzioni dovrebbero prendere in seria
considerazione la diffusa e manifesta mancanza di fiducia
che, sia nei singoli Stati come a livello europeo, i cittadini
nutrono verso i partiti politici e la rappresentanza democratica, mentre dovrebbero trovare con loro una sinergia.
Sta
(Primorski dnevnik, 10. 12. 2013)
IL COMMENTO
Continuiamo a percorrere questa strada
Se presenti un’offerta prima o poi crei le condizioni per la
richiesta. In tempi di crisi questo è ancora più importante
di quanto lo sia in condizioni normali. È una convinzione
che il governo sloveno ha fatto propria nella sua politica
di presentazione delle opportunità economiche agli investitori stranieri. Dopo Milano, ora è il turno di Mosca e poi
dell’Austria. La Slovenia si sta aprendo a nuovi mercati e
cerca contatti commerciali, forse anche nella consapevolezza di aver fatto poco finora in questo senso. Lo sta facendo anche con la vicina Italia, che è tra i suoi partner economici più importanti. A questo proposito sorprende il fatto
che in Slovenia sul totale degli investimenti stranieri l’Italia
conti uno scarso sette per cento. Per questo motivo è benvenuto l’incontro a Milano tra i premier italiano, Enrico Letta,
e sloveno, Alenka Bratuœek, ed è auspicabile che a questo ne seguano altri.
In pochi mesi i due premier si sono incontrati ben quattro
volte e, se a questo aggiungiamo i nuovi e rafforzati rapporti tra le Regione Fvg e Ljubljana, dobbiamo concludere che ci troviamo di fronte al trend positivo, che abbiamo
sempre desiderato. Simili rapporti improntati ad una progressiva concretezza, contribuiscono, infatti, a rafforzare
la fiducia reciproca e a risolvere problemi di qualsiasi natura. È necessario solo perseverare lungo questa strada, che
può portare vantaggi a entrambe le parti.
Duœan Udovi@
(Primorski dnevnik, 10. 12. 2013)
VATICANO
Papa Francesco e le minoranze linguistiche
Alla 47ª Giornata mondiale per la pace, l’1 gennaio 2014,
papa Francesco ha dato il tema «Fraternità, fondamento
e via per la pace». Secondo il pontefice, la fraternità è una
dote che ogni uomo e donna reca con sé in quanto essere umano, figlio di uno stesso Padre. Davanti ai drammi
che colpiscono la famiglia dei popoli – povertà, fame, sottosviluppo, conflitti, migrazioni, inquinamenti, disuguaglianza, ingiustizia, criminalità organizzata, fondamentalismi -, la fraternità è fondamento e via per la pace.
La fraternità, dono e impegno che viene da Dio Padre, sollecita all’impegno di essere solidali contro le diseguaglianze
e la povertà che indeboliscono il vivere sociale, a prendersi
cura di ogni persona, specie del più piccolo ed indifeso,
ad amarla come se stessi, con il cuore stesso di Gesù
Cristo. In un mondo che accresce la propria interdipendenza, non può mancare il bene della fraternità, che vince
il diffondersi di quella globalizzazione dell’indifferenza, alla
quale Papa Francesco ha più volte accennato. La globalizzazione dell’indifferenza deve lasciare posto ad una globalizzazione della fraternità. In questo tema entrano a pieno
titolo anche le minoranze linguistiche. Aureli Argemí i Roca,
fondatore e presidente emerito del Centro internazionale
Escarré per le minoranze etniche e le nazioni di Barcellona,
laureato magistrale in teologia a Roma e Parigi, recentemente a Udine ha fatto notare che il concetto di povertà,
spesso al centro degli interventi del papa, va inteso «non
soltanto in senso materiale, perché il fenomeno inizia dall’ignoranza. E il concetto si deve applicare ai popoli nativi».
«Soprattutto adesso, nella globalizzazione, c’è bisogno di
affermare la particolarità – ha evidenziato ai microfoni di
Radio Spazio –. La questione delle minoranze linguistiche
è stata posta da Giovanni Paolo II in parecchi documenti». E il Papa attuale? «Ancora non si è pronunciato in un
modo esplicito su questo tema – ha risposto Argemí –. Però,
quando è stato eletto, un suo collega vescovo in Argentina
ha detto che Bergoglio, da cardinale di Buenos Aires, si è
preoccupato dei diritti dei popoli nativi, benché in Argentina
non se ne parli, anche se il problema esiste». Ma il pensiero di Francesco si può cogliere dal documento dell’episcopato sudamericano, scritto nel 2007 nel centro spirituale
di Aparecida in Brasile e del quale Bergoglio è stato promotore. Contiene una riflessione molto approfondita sul
valore delle lingue e della diversità. «È un documento di
una cinquantina di pagine, che va letto per poter capire la
direzione che sta prendendo la Chiesa cattolica – ha affermato Argemí –. C’è un paragrafo che spiega la povertà nel
rapporto con i popoli nativi che sono perseguitati nella lingua, nella cultura e nel loro modo di vedere il mondo. Si
afferma una cosa importante: il Verbo, cioè Dio, si è incarnato nelle lingue e nelle culture. Il Papa è stato il principale redattore di questo documento».
Quanto a noi, il card. Franc Rodè ha rivelato che il nuovo
papa conosce molto bene il popolo sloveno. «È legato agli
sloveni più di ogni altro suo predecessore – ha affermato
–. Ci conosciamo da 30 anni. Negli anni Settanta è stato
SLOVIT N° 11-12 del 31/12/13 pag. 3
mio ospite in Slovenia, poi ci siamo incontrati più volte. Tra
i suoi più stretti collaboratori a Buenos Aires c’erano diversi sloveni. Uno dei vescovi ausiliari è mons. Vinko
Bokali@». In Argentina vive una nutrita e fiorente comunità
di emigranti sloveni, rifugiatisi in America Latina dopo la
seconda guerra mondiale per fuggire al regime di Tito. Al
card. Rodè Francesco ha rivelato che una sua nipote è sposata con uno sloveno e che quindi i suoi pronipoti parlano
lo sloveno.
E. G.
(Dom 15.12.2013)
REGIONE
Minoranza slovena fonte della specialità
Si è riunita la Commissione consultiva presieduta
dall’assessore regionale alla Cultura, Gianni Torrenti
«Migliorare i rapporti con la minoranza slovena e rendere
il suo ruolo più visibile nella società regionale attraverso
una coraggiosa modifica del tradizionale e rigido meccanismo di sostegno che dovrà perseguire l'aggregazione tra
le associazioni e lo sviluppo di progetti di qualità».
È quanto ha proposto l'assessore alla Cultura, Gianni
Torrenti, alla riunione della Commissione regionale consultiva per la minoranza linguistica slovena, che si è tenuta l’11 novembre a Trieste. La Comissione è composta da
dieci rappresentanti delle tre Province, nelle quali sono storicamente presenti gli sloveni.
«Il “nuovo corso”, che l'Amministrazione regionale – ha spiegato l'assessore Torrenti – intende sviluppare in stretta collaborazione con la comunità slovena, ha i seguenti obiettivi: investire meglio le risorse dello Stato (che la Regione
ripartisce alla minoranza in base alla legge 38/2001); dare
al Friuli Venezia Giulia anche un ruolo di programmazione dello sviluppo della minoranza stessa in prospettiva del
miglioramento dei rapporti internazionali».
All'incontro, contraddistinto dalla cordialità e reciproco scambio di idee, opinioni e valutazioni, l'assessore ha sottolineato
«il forte interesse» dell'Amministrazione regionale per la
minoranza slovena, «che rappresenta – ha ricordato – la
caratteristica principale della specialità della Regione».
I rappresentanti della comunità slovena hanno accolto in
modo costruttivo le proposte presentate dall'assessore,
esprimendo nel contempo alcune preoccupazioni e richiedendo una particolare attenzione, ad esempio, per la
Benecia, che è ritenuta «area fragile» del territorio sul quale
è insediata la minoranza.
In virtù della verifica e della riforma del sistema delle organizzazioni primarie per la minoranza, la Commissione ha
deciso di non accogliere la domanda per l'inserimento presentata da alcuni nuovi enti e organizzazioni.
ARC/MCH (www.fvg.it)
LE REAZIONI
Pavœi@ e Œtoka: nessuna nuova
organizzazione primaria
L’assessore regionale Gianni Torrenti con le sue proposte
SLOVIT N° 11-12 del 31/12/13 pag. 4
piuttosto radicali ha “allungato la palla” alla minoranza slovena. Alla recente riunione della Commissione consultiva
le posizioni di Torrenti sono state commentate dai presidenti della Confederazione delle organizzazioni sloveneSso, Drago Œtoka, e dell’Unione culturale economica slovena-Skgz, Rudi Pavœi@.
Œtoka concorda con la preoccupazione dell’assessore per
il futuro che, però, non deve esulare dalla situazione attuale e dalle sue ragioni storiche. Lo Sso appoggia le riforme
politiche proposte dall’assessore Torrenti, ma reputa che
esse debbano essere attuate in collaborazione con la minoranza e non in modo troppo affrettato. Sarà necessario evitare esclusioni o omissioni. È giusto finanziare i singoli progetti, ma senza penalizzare l’attività ordinaria delle istituzioni. Œtoka non è contrario alla fusione di alcune case editrici, ma ritiene sia necessario essere prudenti. Lo Sso
apprezza molto l’intenzione di Torrenti di presiedere personalmente la commissione consultiva, mentre invece il suo
predecessore De Anna delegava questo ruolo a funzionari.
L’intervento di Torrenti è stato apprezzato da Pavœi@, ma
mentre il primo propone un’equa distribuzione dei finanziamenti pubblici, Pavœi@ ritiene che il 75% di essi dovrebbe essere assegnato alle istituzioni e la restante parte ai
progetti. Pavœi@ inoltre afferma la necessità di ridurre radicalmente il numero delle cosiddette istituzioni primarie, che
in base al sistema vigente ricevono contributi da Roma, e
di portarle dalle 21 attuali a un massimo di 7.
Secondo Pavœi@ il sistema di finanziamento della minoranza
slovena, che egli considera sempre più simile alla fossilizzata struttura burocratica statale, ostacola lo sviluppo della
comunità slovena in Italia. Oltre a ciò, la nostra minoranza non è una comunità privilegiata, come sostengono alcuni, dal momento che negli ultimi anni il valore dei contributi è calato di circa il 30%. La Skgz comunque confida
nel dialogo con la Regione e all’interno della stessa minoranza.
La Commissione consultiva ha preso atto del fatto che i
servizi regionali competenti non si sono espressi sull’inserimento delle nuove organizzazioni nell’elenco delle istituzioni primarie della minoranza slovena. La Regione ha
respinto la richiesta del Fondo Mitja #uk, dell’Associazione
dei cori parrocchiali, del Consorzio sloveno informativoSlovik, dell’associazione sportiva Bor, del circolo Groupe
Space Globe Mitteleuropa e dell’associazione RaT Sloga
PromoSKulturE. La Regione reputa obbligatorio, ma non
vincolante, il parere della Commissione, la parola ultima
quindi alla Giunta regionale che per il prossimo anno è propensa a confermare l’attuale elenco delle 21 istituzioni primarie.
S. T.
(Primorski dnevnik, 12. 11. 2013)
IL COMMENTO
Sul nuovo sistema di finanziamento regionale
è necessario il dialogo
La struttura organizzativa della comunità nazionale slovena, presente in regione, è di fondamentale importanza per
la nostra esistenza e lo sviluppo futuro. Su questo non c’è
dubbio. Del resto se guardiamo alla storia, l’assetto organizzativo ci ha salvato dall’estinzione, se solo pensiamo
all’epoca fascista quando qualsiasi forma organizzativa della
comunità slovena era tassativamente bandita.
L’assetto organizzativo è, quindi, fondamentale, e dimostra
chiaramente una viva coscienza di appartenenza e la
volontà di conservazione, elementi essenziali per affermare
la nostra presenza. Dell’apparato organizzativo sono parte
integrante le scuole, i circoli culturali, ricreativi e sportivi,
le istituzioni scientifiche, le comunità parrocchiali, i teatri,
le imprese economiche, finanziarie, agricole, ecc. Uno degli
elementi fondamentali comuni di questa articolata struttura organizzativa è la cornice finanziaria. Avere tutto ciò a
disposizione ha un suo prezzo non trascurabile, che per
una comunità minoritaria è mediamente superiore, a causa
della sua esiguità numerica. Proprio per questo motivo le
minoranze nazionali e linguistiche necessitano di un sistema di finanziamento pubblico metodico, se vogliamo garantire le condizioni minime per un’attività serena e se c’è la
volontà politica di considerare la diversità una ricchezza,
sopraggiungono anche atti concreti.
Negli ultimi giorni il finanziamento della comunità nazionale
slovena in Friuli Venezia Giulia è stato al centro dell’attenzione mediatica soprattutto a causa della proposta
espressa nel corso dell’ultima seduta della Comissione consultiva dall’assessore regionale alla cultura, Gianni Torrenti.
In realtà più che di proposta si è trattato di un invito a riflettere sull’efficacia dell’attuale sistema di finanziamento della
minoranza e sulle possibili modifiche da apportare per una
più equa spartizione rispondente alle necessità e alle sfide
dei tempi attuali. In questo contesto Torrenti ha citato l’eventualità di devolvere parte dei fondi alla minoranza in base
ai progetti. Questo dovrebbe interessare quella parte dei
fondi destinati alle cosiddette organizzazioni minori, che rappresentano la difficoltà maggiore per gli uffici regionali a
causa dell’alto numero di richieste e di conseguenza dell’assegnazione di piccoli importi. La chiave che dovrebbe
aprire la porta al nuovo sistema di finanziamento dovrebbe essere un accordo all’interno della minoranza, con la
prima parola che spetta alle due organizzazioni slovene più
rappresentative, la Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso e l’Unione culturale economica slovena-Skgz.
La questione resterà al centro del dibattito anche nei prossimi mesi e non sarà semplice risolverla, dal momento che
vi si aggiunge l’ulteriore incognita dei finanziamenti provenienti dalla Slovenia, che saranno inferiori rispetto agli
anni scorsi. In questo contesto non aiuta la questione dello
Slomak (il coordinamento della minoranza slovena che riunisce rappresentanti di Italia, Austria, Croazia e Ungheria),
che alcuni suoi componenti vogliono riportare in auge senza
però tenere nella dovuta considerazione le posizioni di altri
che ne sono parte integrante. Quale sia il dialogo all’interno
della minoranza emergerà anche quando verranno eletti i
rappresentanti sloveni in due organi chiave: il Comitato paritetico, che opera sulla base della legge 38/2001, e la
Commissione regionale consultiva per gli sloveni, che è
stata istituita in base alla legge regionale 26/2007.
Bisognerà, inoltre, prestare particolare attenzione nell’evitare che la ricerca di un nuovo sistema di finanziamento
soccomba alle varie situazioni di crisi di una o dell’altra istituzione minoritaria.
Il dialogo è sinonimo di buon senso e, purtroppo, è sempre meno presente nei vari dibattiti politici. Voglio, però, credere che ce ne sia nella nostra realtà. Per questo motivo
reputo significative le parole dell’assessore regionale
Torrenti, quando ha detto che «non ci saranno esclusioni
e saranno rispettati tutti coloro che operano per lo sviluppo della comunità nazionale slovena, a partire da quanti
prestano opera di volontariato». Proprio così, dal momen-
to che il dialogo è il prodotto della sintesi di fattori diversi
e paritari.
Julijan #avdek
(Primorski dnevnik, 22. 11. 2013)
REGIONE
Assemblea degli eletti di lingua slovena
in Consiglio regionale
L'Aula del Consiglio regionale ha ospitato l'Assemblea degli
eletti di lingua slovena nei Consigli degli Enti locali delle
province di Trieste, Gorizia e Udine, chiamata a eleggere
i tre componenti effettivi, uno per provincia, (e i tre supplenti in caso di assenza o decadenza) che andranno a far
parte della Commissione regionale consultiva per la minoranza linguistica slovena, prevista dall'articolo 8 della legge
regionale 16 novembre 2007 numero 26.
A presiedere i lavori è stato il vicepresidente del Consiglio
regionale Igor Gabrovec, presente il consigliere regionale
Stefano Ukmar. Gabrovec, dopo aver portato il saluto del
presidente Franco Iacop, ha ricordato ai 57 presenti (sui
138 aventi diritto al voto) le norme che disciplinano la costituzione della Commissione. L'Assemblea, a scrutinio segreto, ha eletto membri effettivi (fra parentesi i membri supplenti) per la provincia di Trieste Iztok Furlani@, presidente del Consiglio comunale di Trieste (Monica Hrovatin); per
Gorizia Alenka Florenin, sindaco di Savogna d'Isonzo
(Marco Jarc); per Udine Michele Coren, vicesindaco di
Drenchia (StefanoPredan).
Nel corso dell'Assemblea, ha portato il saluto della Giunta
l'assessore Gianni Torrenti, competente per istruzione, cultura e solidarietà, alla cui direzione regionale fa riferimento la Commissione. Torrenti ha confermato la sensibilità con
la quale l'Amministrazio si relaziona ai temi più sentiti dalla
comunità slovena, e come sia orientata a mantenere e a
sviluppare ulteriormente i rapporti con la vicina Repubblica
di Slovenia. L'assessore ha affermato che la finanziaria che
sta per approdare in Aula riesce a garantire le attività principali della minoranza linguistica slovena, con una razionalizzazione degli interventi per far fronte al difficile momento di crisi e alla continua contrazione di risorse.
Acon
(www.regione.fvg.it)
REGIONE
Facilitare la rappresentanza della minoranza
nei consigli comunali
La proposta del vicepresidente del Consiglio regionale,
Igor Gabrovec
Perché non facilitare l’elezione degli sloveni anche nei
Consigli comunali? La proposta è stata fatta dal vicepresidente del Consiglio regionale, Igor Gabrovec (Slovenska
skupnost-Ssk) già nella fase iniziale della discussione della
riforma del sistema elettorale per le amministrazioni locali, affrontata dalla 5 commissione permanente del Consiglio
regionale. Gabrovec ha fondato la sua proposta sul sisteSLOVIT N° 11-12 del 31/12/13 pag. 5
ma che, già in vigore nella legge elettorale per l’elezione
del Consiglio regionale, potrebbe consentire alla rappresentanza slovena la partecipazione autonoma anche nelle
elezioni che interessano i Comuni, dove si registra uno scarso numero di sloveni. Gabrovec propone di dimezzare il
numero delle firme necessarie alla presentazione delle liste
slovene e che in una seconda fase si abbassi la soglia elettorale per il concorso alla suddivisione dei posti in
Consiglio comunale.
«L’emendamento è pensato soprattutto per le elezioni
amministrative a Trieste, Muggia e Gorizia, dove la partecipazione autonoma slovena è a rischio, dal momento che
il sistema elettorale penalizza i piccoli movimenti politici.
Alla minoranza nazionale deve essere però riconosciuto il
diritto fondamentale di avere una rappresentanza minima
autonoma in tutte le amministrazioni pubbliche presenti sul
territorio in cui vive. Dal momento che questo principio è
riconosciuto dalla legge elettorale regionale, non vedo per
quale motivo la stessa logica non possa valere anche per
le amministrazioni locali. Questo non danneggia in alcun
modo gli sloveni, impegnati nei partiti e liste elettorali italiani, ma vuole estendere lo stesso loro diritto anche a quanti decidono per una partecipazione politica autonoma nei
partiti e liste sloveni», ha detto Gabrovec e ha chiesto al
direttivo della Commissione regionale di invitare alle audizioni previste anche le due organizzazioni slovene più rappresentative, l’Unione culturale economica slovena-Skgz
e la Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso.
(www.slomedia.it)
REGIONE
Sloveno nelle insegne pubbliche
e nella toponomastica
Il decreto della Regione dovrà essere attuato da
ANAS, Autovie Venete, SAF, Trenitalia, Aeroporto
FVG, Poste italiane e RAI ed altri
La presidente della Regione Debora Serracchiani ha firmato
lo scorso 30 novembre il decreto che individua gli enti gestori e concessionari dei servizi pubblici che, in base all'articolo 10 della legge 38/2001 («Norme a tutela della minoranza linguistica slovena della regione Friuli Venezia
Giulia»), sono tenuti all'utilizzo dello sloveno nelle insegne
pubbliche e nella toponomastica nell'area confinaria del
Friuli Venezia Giulia, dove è storicamente presente questa comunità. Saranno così coinvolti nell'attuazione di tali
misure: ANAS, Autovie Venete, Autostrade per l'Italia e FVG
Strade; i gestori del TPL-Trasporto Pubblico Locale: Trieste
Trasporti, SAF-Autoservizi FVG di Udine ed APT di Gorizia;
RFI-Rete Ferroviaria Italiana, Trenitalia, Aeroporto FVG,
Poste Italiane e la Rai.
Per la complessità progettuale, realizzativa e l'impegno
finanziario richiesto per l'attuazione degli specifici interventi,
il decreto prevede l'introduzione graduale delle misure di
tutela, ma viene raccomandato fin da subito l'avvio degli
interventi che siano di più immediata concretizzazione. Gli
enti gestori dei servizi pubblici in questione sono stati proposti dal Comitato istituzionale paritetico per i problemi della
minoranza slovena. L'approvazione del decreto era stato
uno dei temi al centro dell'incontro di Capodistria della presidente Serracchiani con il ministro per gli sloveni d'oltreSLOVIT N° 11-12 del 31/12/13 pag. 6
confine e nel mondo, Tina Komel.
Arc/Mch
(www.regione.fvg.it)
LE REAZIONI
Il commento dei rappresentanti
della comunità slovena
Dopo anni di attesa le norme sul bilinguismo visibile
trovano piena applicazione
Il nuovo decreto sul bilinguismo visibile ha suscitato una
serie di reazioni positive da parte dei politici e dei rappresentanti delle due organizzazioni slovene più rappresentative, l’Unione culturale economica slovena-Skgz e la
Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso.
Il vicepresidente del Consiglio regionale, Igor Gabrovec
(Slovenska skupnost) in un comunicato stampa sottolinea
come «il fatto che la presidente della Regione, Debora
Serracchiani, abbia approvato questo decreto a più di dieci
anni dall’approvazione della legge nel parlamento italiano,
dimostra chiaramente quanto sia lento il sistema politicoburocratico in Italia». «La bozza del decreto – specifica
Gabrovec – giaceva già da tempo sulla scrivania dell’ex
presidente della Regione, Renzo Tondo. Per questo motivo subito dopo le ultime elezioni insieme al collega, consigliere regionale sloveno, Stefano Ukmar, abbiamo richiamato l’attenzione di Serracchiani sull’importanza del
decreto e sulla necessità che venga sottoscritto in tempi
brevi. Nei mesi scorsi abbiamo seguito direttamente la stesura del decreto e proposto alcune correzioni, che
Serracchiani ha tenuto in considerazione e che hanno di
fatto migliorato il contenuto dello stesso decreto».
Il decreto introduce il rispetto coerente del bilinguismo nei
32 comuni inseriti nel territorio di tutela. La maggior parte
delle norme contemplate è vincolante e ci sono anche alcune raccomandazioni ai gestori dei servizi pubblici (all’Anas,
alla Rai, alle Ferrovie dello Stato, alla Posta, ecc.), che sarà
necessario esaminare attentamente. In futuro queste raccomandazioni potranno diventare definitive e vincolanti.
Gabrovec ringrazia la presidente per la sensibilità e attenzione dimostrate, nonché per la volontà politica e il coraggio di richiamare ai loro doveri anche le imprese pubbliche e dei servizi.
Il consigliere regionale sloveno Stefano Ukmar (Partito
democratico) sottolinea come l’approvazione del decreto
sia il frutto di dell’impegno politico a più livelli e afferma che
il decreto rappresenta un passo importante verso la completa attuazione della legge di tutela e dimostra nel contempo la grande attenzione del centrosinistra verso la comunità slovena in Italia».
Il presidente della Skgz, Rudi Pavœi@, sottolinea quanto sia
importante che il decreto citi espressamente una serie di
istituzioni e concessionari. Pavœi@ ricorda che era stato il
Comitato paritetico a proporre il decreto all’amministrazione
regionale già al tempo della presidenza Tondo, che però
non lo aveva firmato. «D’ora in poi molti interlocutori saranno chiamati ad applicare il bilinguismo in numerosi comuni delle province di Trieste, Gorizia e Udine». Secondo la
Skgz «per effetto anche delle rassicurazioni finanziarie, contemplate dalla legge di stabilità, non subentreranno scuse
o rinvii nell’attuazione degli articoli della legge di tutela che
riguardano l’uso della lingua slovena nella sfera pubblica».
Soddisfazione per il decreto è stata espressa anche dal presidente dello Sso, Drago Œtoka, che ringrazia Serracchiani
per aver compiuto questo passo decisivo e quanti si sono
impegnati affinché la legge venisse rispettata e la questione
rimossa dal binario morto al quale era stata relegata. «Dopo
un lungo periodo in cui le norme di legge non venivano
rispettate, la stessa Anas ed altri le baipassavano, ora le
forze avverse sono state sconfitte», sottolinea Œtoka.
Il rappresentante del Partito comunista sloveno (Skp) e presidente del consiglio comunale di Trieste, Iztok Furlani@,
sottolinea quanto la firma del decreto sia «assolutamente
positiva perché dimostra il rispetto della legge». Per quanto riguarda la crisi economica generale Furlani@ auspica
che non subentrino difficoltà con l’attuazione del decreto.
«Vedremo come sarà, ma non c’è più spazio per le scuse.
Che intervengano per prime le imprese stradali e non, che
si sono ribellate al bilinguismo visibile».
(Primorski dnevnik, 1. 12. 2013)
REGIONE
Il Consiglio regionale ha risuscitato
le circoscrizioni di Gorizia
Il Consiglio regionale ha approvato recentemente la rettifica alla legge regionale 1/2011, presentata dal consigliere regionale della Slovenska skupnost-Ssk, Igor Gabrovec.
Come si legge nel suo comunicato stampa, l’emendamento
consentirà al Comune di Gorizia di istituire fino ad un massimo di sei consigli di circoscrizione o rionali, mentre attualmente il numero massimo è fissato a quattro.
La novità importante sta nel fatto che l’emendamento di
Gabrovec è stato approvato sulla base del principio che
riconosce a Gorizia il diritto ad un numero superiore di consigli rionali in virtù della presenza della comunità nazionale
slovena.
Nel corso di una affollata conferenza stampa, che ha avuto
luogo lo scorso 25 novembre negli spazi della galleria Ars
a Gorizia, i rappresentanti della Ssk hanno illustrato nel dettaglio l’intero iter che ha portato all’emendamento e alla sua
approvazione. In apertura il segretario provinciale della Ssk
per Gorizia, Julijan #avdek, ha espresso soddisfazione in
merito e il segretario regionale della Ssk, Damjan Terpin,
ha detto che con l’approvazione dell’emendamento si rimedia ad un torto iniziato con l’approvazione della legge 1/2011
e culminato nella soppressione ad opera del consiglio comunale di Gorizia, nel 2012, dei consigli circoscrizionali goriziani. A suo parere, è obbligo morale del Comune dare ai
paesi di Lucinico-Lo@nik, Piedimonte-Podgora, PiumaOslavia-S. Mauro/Pevma-Oslavje-Œtmaver e S. AndreaŒtandre¡ un consiglio rionale autonomo.
Il consigliere regionale della Ssk, Igor Gabrovec, si è soffermato sul suo tentativo di intercedere a favore delle circoscrizioni rionali già nel corso del procedimento di approvazione della legge 1/2011. Ma il suo emendamento era
stato puntualmente respinto dalla precedente amministrazione regionale, presieduta da Renzo Tondo. Grazie all’attenzione dimostrata dalla nuova maggioranza e dalla giunta Serracchiani è stato possibile ridimensionare i parametri di riferimento e consentire al Comune di Gorizia di istituire un consiglio rionale ogni 6000 abitanti.
(Novi glas, 28. 11. 2013)
GORIZIA-GORICA
Trgovski dom, accordo con la Biblioteca
slovena nazionale e degli studi
La Regione metterà a disposizione dell'Associazione per
la Biblioteca nazionale slovena e degli studi alcuni spazi
dell'immobile denominato Trgovski dom, sito in via Verdi
52 a Gorizia. Recentemente la Giunta regionale, su proposta dell'assessore alle Finanze e al Patrimonio Francesco
Peroni, ha infatti deliberato di sottoscrivere una specifica
convenzione con l'Associazione per la messa a disposizione
gratuita degli spazi recentemente ristrutturati al pianoterra del Trgovski dom, edificio progettato da Max Fabiani agli
inizi del '900 nel capoluogo isontino.
Proprietario dell'immobile è l'Agenzia del Demanio, filiale
del Friuli Venezia Giulia, ed al suo interno trovano sede
anche alcuni uffici della Pubblica Amministrazione: tra gli
altri, la Ragioneria provinciale dello Stato, la Commissione
tributaria provinciale, l'Agenzia delle Dogane e dei
Monopoli. Negli scorsi anni tra Regione ed Agenzia del
Demanio era stato siglato un cosiddetto "verbale di consegna" per il trasferimento all'Amministrazione del Friuli
Venezia Giulia di alcune parti dell'edificio.
Arc/Rm
(www.regione.fvg.it)
GORIZIA-GORICA
La visita del presidente sloveno Pahor
Al suo arrivo in piazza Vittoria a Gorizia, il presidente sloveno Borut Pahor è stato accolto da una nutrita delegazione di esponenti politici. Ad attenderlo, tra gli altri, c’erano i sindaci della città isontina, Ettore Romoli, di Nova
Gorica, Matej Ar@on, gli ambasciatori Iztok Miroœi@ e
Rossella Franchini Sherifis, l’ex sindaco e cofondatore del
Gruppo europeo di cooperazione territoriale-Gect, Mirko
Brulc, e il vicepresidente del Consiglio regionale Fvg, Igor
Gabrovec, che lo hanno accompagnato alla prefettura di
Gorizia, dove Pahor è stato accolto dalla presidente della
Regione, Debora Serracchiani, e dal prefetto, Maria
Augusta Marrosu.
A palazzo Torriani Pahor ha visitato la mostra sull’architetto e artista Paolo Cacci Dominioni, mentre in via Rastello
Pahor ha ricordato come questa fosse stata un tempo un
fiorente centro commerciale; Romoli ha fatto riferimento alle
difficoltà dei commercianti goriziani e ai tentativi di ravvivarne l’attività. Un obiettivo questo, come in risposta ha sottolineato Pahor, perseguito anche dal tentativo di accorpare la città isontina a Nova Gorica e Œempeter e aumentare di conseguenza il numero di possibili acquirenti. Nel
frattempo ai presenti si sono uniti la parlamentare Tamara
Bla¡ina, il sindaco di Œempeter, Milan Turk, e l’assessore
regionale Mariagrazia Santoro.
Pahor ha reso, quindi, omaggio al monumento eretto in
memoria di Primo¡ Trubar in piazza Cavour, dove il custode dei Musei provinciali a Gorizia, Saœa Quinzi, ha parlato, in sloveno e italiano della visita che il padre della lingua slovena fece alla città isontina nel 1563. Quinzi ha ricordato che il monumento è stato collocato su proposta della
SLOVIT N° 11-12 del 31/12/13 pag. 7
Consulta comunale slovena.
In via Diaz Pahor ha visitato la Scuola superiore delle arti
dell’Università di Nova Gorica ed è stato ricevuto dal decano e dalla direttrice programmatica della stessa, Boœtjan
Potokar e Rene Rusjan, nonché da Mara #ernic, vicepresidente della Provincia di Gorizia, che è proprietaria dello
stabile.
Il momento culminante della visita di Pahor è stata la seduta solenne del Gect al Trgovski dom, che come hanno sottolineato Livio Semoli@, coordinatore del Comitato che negli
ultimi due anni ha seguito le trattative di restituzione del
Trgovski dom alla comunità slovena, e il sindaco Romoli,
vuole essere punto di incontro e di promozione delle culture presenti in città.
Nella sala gremita al pian terreno di palazzo Fabiani, dove
tra le autorità erano presenti il consigliere alla presidenza
della Repubblica Slovena, Boœtjan ˘ekœ, l’assessore
regionale alla Sanità, Maria Sandra Telesca, il direttore dell’ospedale di Gorizia, Gianni Cortiula e di quello di
Œempeter, Darko ˘iberna, Semoli@ ha sottolineato il
nuovo ruolo del Trgovski dom, che in base all’articolo 19
della legge di tutela 38/2001 è destinato alle istituzioni culturali e scientifiche di lingua slovena e italiana, in primo
luogo alla Biblioteca nazionale e degli studi-Nœk insieme
a quella intitolata a Damir Feigel, mentre al piano superiore avrà la sua sede definitiva il Gect.
È, quindi, intervenuto il presidente del Gect, Robert Golob,
che ha sottolineato quanto siano le persone che ne fanno
parte a dargli importanza, perseguendo azioni positive e
utili per gli abitanti di entrambi i versanti del confine. Ha
concluso dicendo che ora contano sull’appoggio politico da
parte dei governi sloveno e italiano, chiamati a riconoscere quest’opportunità storica per lo sviluppo comune e integrale del territorio di confine.
La presidente della Regione Fvg, Serracchiani, ha sottolineato come la cooperazione tra Regione e Slovenia sia
una grande occasione grazie alla quale realizzare concretamente i propositi europei. Ha esortato, quindi, il Gect
a compiere un nuovo e più deciso passo in avanti e a razionalizzare gli obiettivi in vista della nuova fase di programmazione europea 2014-2020, in cui i fondi per la cooperazione saranno inferiori a quelli disponibili finora.
Nel suo intervento il presidente sloveno Borut Pahor ha sottolineato ulteriormente i contenuti della lettera che pubblichiamo di seguito.
Ale
(Primorski dnevnik, 7. 12. 2013)
LA LETTERA
«Gorizia simbolo dell’impegno
transfrontaliero»
Il Presidente della Slovenia, Borut Pahor, alla sedu ta solenne del Gect nel Trgovski dom: «Evento sto rico».
L’odierna seduta solenne del Gruppo europeo di cooperazione territoriale (Gect) nel restaurato Trgovski dom di
Gorizia rappresenta un evento storico per l’Italia e per la
Slovenia, in quanto riveste un’importante connotazione simbolica. Il Trgovski dom, simbolo della presenza slovena a
Gorizia, ha dato nuova vita alla cooperazione transfrontaSLOVIT N° 11-12 del 31/12/13 pag. 8
liera; proprio qui avrà sede in futuro il Gruppo europeo di
cooperazione territoriale.
L’idea che la minoranza slovena autoctona abbia un ruolo
centrale nei rapporti con tra Slovenia e Italia ha, quindi, ottenuto una chiara conferma.
Dopo quasi dieci anni di coabitazione all’interno dell’Unione
europea, l’idea di un’Europa unita ci appare oggi, qui a
Gorizia, nella sua accezione più pura: i programmi transfrontalieri, sostenuti con l’ausilio dei Fondi strutturali europei e dei Fondi di coesione, tessono, infatti, rapporti economici, culturali e sociali che superano gli attriti del passato e creano le basi per uno straordinario futuro comune.
Il territorio goriziano al di qua e al di là del confine condivide secoli di un passato già comune, che ha permesso di
allacciare importanti rapporti culturali, linguistici e sociali,
lasciandoci un patrimonio culturale senza eguali in Europa.
Mi impegnerò affinché tale straordinario patrimonio, unitamente alle bellezze naturali offerte dal paesaggio goriziano, siano interpretati come potenziale di sviluppo e diventino il generatore del progresso economico.
Desidero esprimere il mio più sentito sostegno alla creazione di un’offerta turistica comune di entrambe le Gorizie
al collegamento degli studi universitari e alla collaborazione
economica transfrontaliera. A tale proposito vedo nel Gect
un meccanismo per la realizzazione di questi potenziali,
anche per quanto riguarda la sinergia più che necessaria
per il collegamento dei sevizi sanitari di eccellenza.
La cooperazione transfrontaliera è di certo la forma di collaborazione più naturale tra le persone, rivestendo un’importanza fondamentale non solo per lo sviluppo del
Goriziano, bensì anche per quello della Slovenia.
Sono convinto che una cooperazione transfrontaliera coraggiosa e intraprendente con le regioni in Italia, Austria e
Germania rafforzerà la nostra presenza al centro dell’area
più collegata e sviluppata d’Europa, dove siamo di casa.
Una risposta alla questione sul futuro di quest’area si può,
infatti, trovare solo approfondendo il collegamento regionale nell’ambito del territorio dell’ex Comunità di lavoro Alpe
Adria. È per questo che attendo con grande soddisfazione l’odierna seduta solenne del Gect nel restaurato Trgovski
dom e l’incontro con la presidente del Friuli Venezia Giulia,
Debora Serracchiani. Le sono riconoscente per il suo impegno sincero per la collaborazione transfrontaliera e per
avere contribuito allo sviluppo dell’area di confine.
Infine, il mio ringraziamento va anche ai tre sindaci di confine, Matej Ar@on, Milan Turk ed Ettore Romoli, che attestano la sinergia totale del territorio goriziano comune.
Borut Pahor
Presidente della Repubblica slovena
(il Piccolo, 6. 12. 2013)
IL COMMENTO
Una sola Gorizia, non ci sono alternative
La visita a Gorizia del presidente della Slovenia, Borut
Pahor, è stata senza dubbio un evento molto importante,
dal momento che racchiude soprattutto un messaggio sul
futuro della città e del Goriziano in generale. In questo
senso, il Trgovski dom ancora prima dell’apertura è stato
oggetto dell’attenzione che merita, considerato il suo significato simbolico. L’edificio, che è sorto all’inizio del ventesimo secolo come segno della presenza degli sloveni a
Gorizia, sia d’ora in poi il luogo di promozione della convivenza tra tutte le culture presenti nel Goriziano. Questo
è anche il punto di partenza per conferire una sufficiente
consistenza numerica al Gruppo europeo di cooperazione territoriale-Gect, affinché si possa pensare al futuro e
realizzare il suo potenziale di sviluppo. Non ci sono alternative, soprattutto in tempi di crisi, che fanno registrare una
progressiva mancanza di fondi a disposizione.
Com’è stato sottolineato anche in occasione della visita di
Pahor, proprio il Gect può diventare un importante strumento di collegamento transfrontaliero. Tuttavia un simile
progetto necessita di un investimento finanziario e politico. Da qui la necessità di espanderlo e di non relegarlo in
un unico luogo. Il progetto, infatti, potrà avere successo solo
se gli Stati confinanti (da parte italiana anche l’amministrazione regionale Fvg) smetteranno di considerare periferia le aree di confine e se riusciranno a concretizzare
quanto finora non sono riusciti a realizzare in modo soddisfacente. La sola Gorizia non riuscirà, infatti, a portare
avanti un simile progetto strategico.
Duœan Udovi@
(Primorski dnevnik, 7. 12. 2013)
ROMA
Approvati tre emendamenti
sulla scuola slovena
Proposti dalla parlamentare slovena Tamara Bla¡ina
A fine ottobre la Camera dei deputati con la maggioranza
dei voti ha approvato il decreto governativo, che contempla provvedimenti necessari in ambito scolastico, universitario e per la ricerca. Si tratta di un provvedimento importante, soprattutto perché è espressione di un considerevole cambiamento nell’attuale politica scolastica. Negli ultimi anni abbiamo assistito solo a tagli ed a interventi che
hanno impoverito il sistema scolastico. Questa volta, invece, ci sono risorse finanziarie aggiuntive anche se insufficienti a coprire il fabbisogno. È necessario aggiungere che
il decreto non riguarda l’intero sistema scolastico italiano,
ma risolve alcuni aspetti critici e conferisce risposte a diverse questioni ingenti.
La deputata Bla¡ina prima in commissione e poi in aula ha
seguito attivamente il procedimento e in accordo con l’ufficio scolastico regionale sloveno ha presentato diversi
emendamenti da apportare al testo del decreto. Sono stati
approvati tre emendamenti, che riguardano la scuola slovena o bilingue, mentre in aula il Governo ha accolto il parere sullo stesso tema. Il parere obbliga il governo ad approvare norme specifiche per regolare il procedimento inerente
l’abilitazione e l’occupazione del personale docente delle
scuole slovene. Gli emendamenti approvati riguardano il
nuovo bando del concorso per dirigenti scolastici e la nomina di quelli temporanei. Il traguardo più importante è senz’altro l’articolo aggiuntivo, che vincola la commissione scolastica regionale slovena ad esprimere il suo parere su ogni
modifica della rete scolastica.
Bla¡ina è intervenuta anche nella discussione generale in
parlamento, nel corso della quale ha dedicato alla questione
ampio spazio al fine di informare i colleghi sulla situazione ella sistema scolastico sloveno. Alcuni altri emendamenti
proposti da Bla¡ina sono stati respinti perché richiedeva-
no una ulteriore copertura finanziaria, attualmente impossibile. Sia il ministro competente Carrozza che entrambi i
sottosegretari che hanno seguito attentamente i lavori in
Parlamento, hanno dimostrato disponibilità a risolvere anche
le altre questioni aperte esposte che riguardano la scuola
slovena.
Il decreto passerà ora al vaglio del Senato, nell’ambito del
quale non subentreranno ulteriori modifiche dal momento
che scade il 12 novembre e quindi non c’è tempo per la
seconda lettura. Ad ogni modo è stato raggiunto un risultato soddisfacente che conferisce alla Commissione scolastica slovena regionale un ruolo maggiore rispetto a quello avuto finora.
(Primorski dnevnik, 3. 11. 2013)
GORIZIA-GORICA
La scuola è il pilastro
della comunità nazionale slovena
Il tema al centro del Consiglio regionale dello Sso
Il recente consiglio regionale della Confederazione delle
organizzazioni slovene-Sso, che ha avuto luogo nel centro culturale Lojze Bratu¡, a Gorizia, è stato incentrato sulla
situazione attuale e sulle prospettive future della scuola slovena in Friuli Venezia Giulia. L’istruzione in lingua slovena, infatti, rappresenta un pilastro fondamentale della comunità nazionale slovena e proprio per questo è fondamentale l’impegno di tutti i fattori sociali che sono parte integrante della comunità slovena. Se da un lato è fondamentale che la scuola slovena si sviluppi in conformità con
le sfide e le esigenze della società attuale, dall’altro è importante che mantenga il suo ruolo fondamentale di consolidamento della lingua, della coscienza nazionale e dell’appartenenza alla comunità slovena nonché al territorio
in cui questa risiede.
Sono intervenuti il vicedirettore delle scuole superiori slovene di Gorizia, Peter #ernic, la professoressa Neva
Zaghet, Riccardo Ruttar, in rappresentanza della comunità
slovena della provincia di Udine, e l’operatrice culturale della
Valcanale, Anna Wedam.
#ernic ha sottolineato come l’istruzione sia stata nel corso
della storia uno strumento di affermazione per gli sloveni
e quanto la scuola slovena sia un soggetto riconosciuto,
che, sin dalla sua fondazione, gode di pari opportunità
rispetto a quella italiana. La presenza degli sloveni nella
Slavia friulana è stata ufficialmente riconosciuta proprio grazie alla scuola. E sono tante le norme di legge rimaste sulla
carta, come per esempio la questione dei dirigenti, dei
segretari, degli assegni per lo sloveno e il riconoscimento
del sindacato della scuola slovena. Un aspetto questo trascurato in ambito politico-amministrativo e privo di una chiara e unitaria presa di posizione. Per questo motivo anche
i dirigenti scolastici sono costretti ad assumere decisioni
da soli e costretti dalle circostanze. Sarebbe opportuno che
tutti i dirigenti si dedicassero a varie questioni educative e
amministrative.
Un argomento importante è costituito dal trasporto scolastico pubblico, senza il quale a diversi alunni e studenti
sarebbe preclusa la frequenza scolastica. Per gli alunni della
scuola bilingue di San Pietro al Natisone, invece, sarebbe
opportuno organizzare un servizio di trasporto che consenta
SLOVIT N° 11-12 del 31/12/13 pag. 9
loro di frequentare le scuole superiori slovene a Gorizia.
Attualmente la scuola slovena conta il maggior numero di
occupati all’interno della minoranza ed è forse l’unico soggetto a registrare un crescendo di iscritti. #ernic ha sottolineato, infine, quanto sia prioritario sviluppare una coscienza di appartenenza alla comunità e al territorio, un compito al quale concorrono, integrandosi a vicenda, la scuola, i circoli e le organizzazioni slovene.
Per l’insegnante Neva Zaghet è fondamentale che la scuola trasmetta in modo adeguato la conoscenza della lingua
slovena, che sta riscuotendo un crescente interesse da
parte delle famiglie italiane e straniere. Ha fatto notare come
le difficoltà riscontrate nelle scuole slovene e italiane siano
molto simili. Un aspetto che merita attenzione è l’uso della
lingua slovena nei rapporti reciproci e il calo nella lettura
della letteratura slovena, che dal punto di vista mediatico
è meno incisiva e immediata. Ad ogni modo anche le scuole italiane registrano un calo qualitativo della lingua. Oggi,
però, sono maggiori le opportunità di miglioramento e integrazione della conoscenza della lingua slovena, offerte dai
corsi annuali, dai laboratori estivi e da vari concorsi linguistici. Zaghet ha rilevato, infine, come a scuola si incontrino alunni molto diversi sul piano delle abilità linguistiche
e del rapporto con la lingua slovena. Un dato questo che
richiede molta attenzione da parte del corpo docente nel
trasmettere una buona base linguistica a tutti. Un impegno
in cui la scuola non dev’essere lasciata sola, dal momento che fa parte di un contesto più ampio, dal quale è condizionata.
Ruttar si è soffermato sull’istruzione bilingue nella Slavia
friulana. Da ex insegnante ha avuto modo di notare l’emarginazione e il disprezzo di cui erano vittima i bambini
sloveni. Da qui il suo impegno affinché anche la comunità
slovena di Udine potesse avere una sua scuola, oggi la
scuola bilingue di San Pietro al Natisone. Ruttar ha sottolineato, infine, come purtroppo nella Slavia friulana ogni questione relativa agli sloveni diventi oggetto di strumentalizzazione politica.
Anna Wedam si è dapprima soffermata sulla situazione in
Valcanale e Canal del Ferro nonché a Tarvisio, luoghi in
cui non ci sono scuole slovene, ma corsi di lingua slovena dalle scuole materne alle medie inferiori, ma non nelle
scuole superiori come accade per la comunità di lingua
tedesca. I corsi di lingua slovena sono organizzati dalla
Comunità montana e dai circoli sloveni Planika e Cernet.
È seguito il dibattito, nell’ambito del quale la maggior parte
degli intervenuti ha sottolineato l’importanza di una scuola di qualità, che deve formare alla vita e soprattutto al
mondo del lavoro e che deve assegnare priorità alla lingua slovena e ad una consapevole appartenenza nazionale. È stata inoltre sottolineata la necessità di valorizzare i contatti con strutture educative e formative presenti in
Slovenia nonché di rafforzare e rinnovare i fecondi contatti
tra scuola e organizzazioni slovene che operano sul territorio in cui risiede la minoranza.
È stata evidenziata poi la necessità di promuovere un nuovo
approccio pedagogico per aiutare gli alunni provenienti da
famiglie italiane e non slovene. Sulla cattiva qualità dello
sloveno è emerso l’invito ad una sana autocritica, dal
momento che questo fenomeno matura spesso all’interno
di famiglie slovene.
In chiusura il presidente dello Sso, Drago Œtoka, ha sottolineato l’impegno costante della confederazione nel seguire la questione scolastica, che rappresenta il fondamento
della comunità slovena. Ha ricordato, infine, con soddisfazione, come la scuola slovena sia stata una delle prinSLOVIT N° 11-12 del 31/12/13 pag. 10
cipali questioni affrontate dal recente Tavolo governo-minoranza, che, presieduto dal viceministro Filippo Bubbico, è
stato convocato a Roma e nel corso del quale è emersa
unanime la richiesta di mantenere in Friuli Venezia Giulia
l’Ufficio scolastico regionale in virtù della presenza sul territorio delle comunità nazionali e linguistiche.
(www.slomedia.it)
GORIZIA-GORICA
Puntare ad un accordo sui finanziamenti
alla minoranza
L’analisi del direttivo dello Sso sui temi più attuali
delle organizzazioni slovene
Nella riunione di mercoledì 20 novembre, il direttivo della
Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso, presieduto da Drago Œtoka, ha condotto un’analisi approfondita
su alcune scottanti questioni attuali che riguardano le organizzazioni slovene in Friuli Venezia Giulia tra le quali le difficoltà economiche di alcune istituzioni dello Sso e comuni anche all’altra organizzazione rappresentativa della
comunità slovena, l’Unione culturale economica slovenaSkgz. A questo proposito è stata sottolineata la necessità
di superare le difficoltà legate alla gestione finanziaria passata e di affrontare in futuro gli aspetti economici di importanza chiave per lo sviluppo della comunità slovena. Œtoka
si è soffermato sul futuro della Libreria triestina (Tr¡aœka
knjigana), la cui importanza è stata sottolineata all’unanimità dal direttivo.
Lo Sso si è espresso in termini positivi sull’avvio del procedimento per il rinnovo della Commissione regionale consultiva per la quale nominerà tre membri effettivi e tre supplenti. Ferve l’attesa anche per il rinnovo del Comitato paritetico, per il quale la legge non prevede una scadenza precisa del mandato. Per quanto riguarda la recente riunione
della Commissione regionale consultiva e in particolare sulla
proposta, espressa dall’assessore regionale alla Cultura,
Gianni Torrenti, di introdurre un nuovo e più efficace procedimento di finanziamento delle organizzazioni slovene,
è stata sottolineata la necessità di condurre un’analisi
approfondita sul territorio e di raggiungere un comune accordo con la Skgz.
Da ultimo, il direttivo si è soffermato sul Tavolo di lavoro
istituzionale governo-minoranza, che si è riunito lo scorso
13 novembre a Roma, e che ha accolto una serie di proposte positive, alle quali lo Sso auspica seguano in breve
atti concreti.
(Novi glas, 28. 11. 2013)
ROMA
Il presidente dello Sso, Drago Œtoka,
ricevuto dal cardinale sloveno Rode
Il cardinale sloveno Franc Rode ha recentemente ricevuto a Roma il presidente della Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso, Drago Œtoka. Nel corso dell’incontro
informale c’è stato uno scambio di opinioni sull’attuale situa-
zione della Chiesa in Slovenia e sul popolo sloveno in genere. In prima linea soprattutto la preoccupazione per lo sviluppo, anche in termini di fede, della comunità nazionale
slovena in Italia.
Œtoka ha informato il cardinale sui problemi che attualmente
interessano le foranie, nel cui territorio risiede la minoranza slovena; ha citato l’importanza dei documenti (di nascita, matrimonio e morte) e della loro conservazione negli
archivi parrocchiali. Ha menzionato anche l’impegno lodevole di alcune organizzazioni locali nel valorizzare la parrocchia di appartenenza, facendola oggetto di studio in progetti europei.
Il cardinale Rode ha assicurato a Œtoka il suo appoggio in
merito alle questioni affrontate, dal momento che ben conosce le difficoltà pastorali che interessano i fedeli nelle province di Trieste e di Gorizia nonché di Udine ed ha detto
che, nei limiti delle proprie competenze, farà il possibile per
favorire la tutela e la crescita della comunità slovena del
Friuli Venezia Giulia.
(Novi Glas, 21. 11. 2013)
GORIZIA-GORICA
Il Friuli Venezia Giulia
na un’intermediaria della cultura slovena anche al popolo
di maggioranza e le attribuisce un ruolo che richiede nuovi
approcci didattici e una revisione dell’intero sistema formativo regionale. L’intento è di fare nuovamente del Friuli
Venezia Giulia un “laboratorio”, che stimoli una collaborazione culturale dinamica e proficua nonché l’integrazione.
Federico Vicario, oltre ad aver espresso soddisfazione per
la collaborazione consolidata con lo Slori, ha detto che i
buoni progetti necessitano di fondi. A suo parere l’amministrazione regionale ne investe troppo pochi nella tutela
delle lingue e culture minoritarie e in primo luogo nel loro
insegnamento.
Il vicepresidente del Consiglio regionale, Igor Gabrovec,
ha auspicato che questi fondi vengano inclusi nel bilancio
preventivo e che sia maggiormente sostenuta la collaborazione tra le comunità minoritarie. Opinione condivisa dal
direttore del servizio regionale per le lingue minoritarie,
Lucio Pellegrini, che ha parlato a nome dell’assessore regionale alla Cultura, Gianni Torrenti.
A nome della provincia di Gorizia ha portato un saluto la
vicepresidente Mara #ernic, la quale ha detto che nelle
scuole in lingua italiana dovrebbero insegnare anche lo sloveno e il friulano.
P. D.
(Primorski dnevnik, 7. 12. 2013)
sia laboratorio di integrazione
Il convegno dello Slori sulle minoranze linguistiche storiche in Italia Le minoranze linguistiche storiche sono impegnate non solo a far sopravvivere la propria lingua e identità, ma anche a promuovere la diversità linguistica e culturale come valore fondante della cittadinanza e della solidarietà fra i popoli. Lo hanno sottolineato gli intervenuti al
convegno di studi dal titolo “Minoranze linguistiche storiche in Italia: buone pratiche a confronto nella promozione
linguistica e culturale”, che ha avuto luogo venerdì 6 dicembre nella sede della Cassa di risparmio, a Gorizia, ed è stato
organizzato dall’Istituto di ricerche sloveno-Slori e dalla
Società filologica friulana. I quattordici intervenuti si sono
soffermati su svariate attività: dal progetto Eduka, che tra
i giovani nel territorio di confine italo-sloveno ha diffuso i
valori di multiculturalità, al festival di Sardegna, al quale concorrono film girati in diverse lingue minoritarie, dalla promozione del ladino attraverso la musica pop alla tecnologia informatica nelle lingue meno diffuse. Il progetto pluriennale è stato illustrato da Norina Bogatec e Zaira Vidau,
le quali hanno detto che sono stati effettuati 110 lezioni informative per studenti italiani e sloveni nonché 17 laboratori
multiculturali. I giovani hanno avuto modo, così, di conoscere la minoranza italiana in Slovenia e quella slovena in
Italia, ascoltare i racconti degli emigranti e sperimentare,
in gruppi misti, la ricerca transfrontaliera.
Tra i progetti menzionati Jezik_Lingua, nell’ambito del quale
è stato creato a San Pietro al Natisone il centro multimediale sloveno Smo, e quello interscolastico della Valcanale,
in italiano, sloveno e tedesco, denominato “Tre lingue” che
coinvolge la regione, la Slovenia e l’Austria.
Il saluto introduttivo è stato portato dai presidenti dei due
enti organizzatori. Milan Bufon ha sottolineato con soddisfazione che in Friuli Venezia Giulia è sensibilmente diminuita la distanza tra maggioranza e minoranza e gli effetti sono visibili anche nelle scuole slovene, che registrano
un crescente numero di iscritti provenienti da famiglie miste
e non slovene. Un dato questo che fa della scuola slove-
NOVA GORICA
Il duale influisce sull’apprendimento
dei numeri
I bambini di lingua slovena e sudarabica imparano
prima il numero “uno” e “due” rispetto ai coetanei di
madrelingua inglese
I linguisti Fran Maruœi@ e Rok ˘aucer dell’Università di Nova
Gorica nella rinomata rivista scientifica «Proceedings of the
National Academy of Sciences» hanno pubblicato i risultati della ricerca in cui insieme ai colleghi dell’Università di
San Diego in California, dell’Istituto tecnologico del
Massachussets, del College universitario di Londra e
dell’Università del re Saud hanno evidenziato l’influenza
delle peculiarità grammaticali della lingua madre sull’apprendimento dei numeri da parte dei bambini. La ricerca
ha dimostrato che la presenza del duale nelle lingue slovena e nell’arabo saudita facilita l’apprendimento precoce
dei numeri.
I bambini di lingua slovena e sudarabica imparano prima
il numero “uno” e “due” rispetto ai coetanei di madrelingua
inglese. Le leggi fondamentali dell’apprendimento numerico sono infatti note già dagli anni Settanta del 20° secolo, quando i ricercatori notarono che la conta dei numeri
da parte dei bambini non è legata alla comprensione dei
singoli dati numerici. Questo significa che anche se il bambino sa mettere i numeri, dall’uno al dieci, nella giusta successione, non vuol dire che conosca necessariamente il
significato del singolo dato numerico. Questo i bambini lo
apprendono gradualmente a cominciare dal significato del
numero “uno”, che viene acquisito tra i 2 e i 3 anni di età.
Da qui nei mesi successivi acquisiscono il significato dei
numeri successivi finché intorno ai 5 anni apprendono la
numerazione come sistema.
La ricerca recentemente pubblicata dimostra che la preSLOVIT N° 11-12 del 31/12/13 pag. 11
senza del duale nella lingua slovena e sudarabica facilita
l’apprendimento precoce dei numeri, dal momento che i
bambini che parlano queste lingue imparano i numeri “uno”
e “due” più velocemente dei loro coetanei inglesi. Ma la presenza del duale non è l’unico fattore ad influire sull’apprendimento precoce della numerazione, precisano i
ricercatori. A differenza dei loro coetanei inglesi di San
Diego, i bambini di madrelingua slovena e sudarabica permangono per più tempo nelle condizione di bipolarismo,
del soggetto cioè che comprende i numeri uno e due, ma
non tre e successivi. La ricerca spiega questo “ritardo” evidenziando le conseguenze delle differenze culturali. I bambini di San Diego, per esempio, hanno dimostrato migliori abilità nella recita dei numeri, senza conoscere esattamente il loro significato. Un aspetto questo che secondo i
ricercatori garantisce loro un passaggio più veloce dal “bipo-
larismo” al “tripolarismo” e di seguito.
La ricerca è stata condotta nelle scuole materne di Lubiana,
San Diego e Riad, nei quali sono stati esaminati oltre 200
bambini dai 2 ai 5 anni di età. Il contributo sloveno della
ricerca è parte integrante del progetto «Il nesso reciproco
tra l’acquisizione del duale e dei numeri quale indicatore
del (non)legame tra lingua e pensiero», per il quale i linguisti dell’Università di Nova Gorica hanno ricevuto i fondi
emessi in base al bando dell’Agenzia pubblica per l’attività
di ricerca della Slovenia.
Nei prossimi due anni, nell’ambito del progetto, verranno
testati anche i bambini che provengono da aree in cui si
parla un dialetto che usa poco il duale rispetto a quanto
accade in Slovenia.
K. M.
(Primorski dnevnik, 7. 11. 2013)
I risultati delle indagini dell'Institute of Medical Sciences di Hyderabad
SOTTO LA LENTE
Con due lingue si ha una marcia in più
Nuove ricerche confermano che nelle persone bilingui le demenze insorgono più tardi
re anni fa aveva suscitato molto interesse la ricerca
di un gruppo di ricercatori canadesi, secondo i quali
le persone bilingui sono meno predisposte a contrarre
il morbo di Alzheimer o, quantomeno, lo contraggono più
tardi rispetto alle persone che conoscono e usano una lingua sola. Ora la tesi viene confermata e ampliata dall’altro capo del pianeta, precisamente dall’India. Infatti,
secondo l'Institute of Medical Sciences di Hyderabad, parlare due lingue, oltre l’Alzheimer, ritarda l’insorgere anche
di demenza frontotemporale e di demenza vascolare rispetto ai monolingui. Ma non c’è solo la questione della salute.
Uno studio di Ellen Bialystok (York University), Fergus Craik
I. Mm (Rotman Research Institute), David W. Green
(University College London), e Tamar H . Gollan (University
of California, San Diego), pubblicato dalla rivista
«Psychological science in the public interest», sostiene che
i bambini che apprendono due lingue dalla nascita raggiungono gli stessi traguardi di base – ad esempio, la loro
prima parola – dei bambini monolingui, ma possono utilizzare diverse strategie per l'acquisizione del linguaggio.
Perciò i bilingui tendono ad avere risultati migliori rispetto
ai monolingui su esercizi che richiedono un'alta concentrazione e la commutazione tra due o più compiti diversi.
Alla luce di queste ricerche è evidente quali gravi danni
hanno provocato coloro che (insegnanti in primis) per
decenni in tutta la Slavia, Resia e Valcanale hanno cercato di convincere i genitori a trasmettere ai propri figli, nati
in ambienti tradizionalmente bilingui, solo l’italiano, pena
futuri insuccessi scolastici. Ora la scienza certifica che
hanno prodotto un grave danno. E non solo culturale.
Lo spunto per nuovi dibattiti arriva anche da un articolo pubblicato su The Economist, che ripropone un'intuizione di
Benjamin Lee Whorf, un linguista statunitense morto nel
1941, sul rapporto fra idioma e visione del mondo. Numerosi
psicologi ed esperti hanno continuato nel tempo a seguire questa strada e sono convinti che il linguaggio possa
influenzare il pensiero. Tutti concordano sul fatto che padroneggiare una seconda lingua il più precocemente possi-
T
SLOVIT N° 11-12 del 31/12/13 pag. 12
bile permette di avere una marcia in più in diversi campi.
Magari in ritardo, anche in Italia se ne stanno rendendo
conto. L'Accademia della Crusca e le principali associazioni
di linguistica hanno presentato un documento a favore del
plurilinguismo alla presidenza del Consiglio, al presidente
della Repubblica e a diversi ministeri. Accedere a più lingue viene indicato come importante fattore di crescita intellettuale e sociale, pertanto chiedono che, partendo proprio
dalla scuola, si promuovano politiche adeguate e si faccia
formazione, senza affidarsi all'iniziativa dei singoli insegnanti. «Conoscere e usare più lingue, sottolineano gli
esperti, regala una marcia in più, arricchisce a livello personale, è un bene di valore inestimabile per la crescita della
persona e della società», evidenziano i promotori.
Senza dimenticare, tuttavia, l’importanza della lingua madre.
«Consolidare la lingua materna, qualunque essa sia, permette di costruire un ponte verso gli altri idiomi e ne favorisce l'apprendimento, certifica la scienza», ha affermato
Miriam Voghera, professoressa di linguistica generale alla
facoltà di Lingue all'università di Salerno, promotrice del
documento. Eppure c'è ancora chi continua ad essere convinto che sia meglio per i bambini tagliare i ponti con la lingua madre per concentrarsi, invece, su quella del Paese
in cui si vive. «Per non fare confusione, si sente spesso
dire. Ma è un errore», ha proseguito la docente. Lei aveva
in mente i bambini stranieri in Italia, ma è la stessa cosa
successa agli sloveni della provincia di Udine fin dal 1866.
«Abbiamo notato – ha detto Voghera – che è ancora opinione diffusa fra operatori culturali, pediatri e alcuni insegnanti, che usare la lingua nativa possa frenare l'apprendimento dell'italiano. Spesso succede in buona fede, anche
se ci sono tabù culturali: è un ragionamento che si fa più
spesso magari con lo swahili o l'arabo, molto meno se la
lingua madre è l'inglese o il francese. La scienza suggerisce che se si esclude la lingua madre, ai bambini mancano le fondamenta per apprendere altri idiomi.
Consolidandola, invece, si crea un trampolino verso le
nuove lingue».
La scienza ha ormai pochi dubbi sui vantaggi che cresce-
re padroneggiando più idiomi comporta, da un punto di vista
cognitivo, e su come apra la mente e abitui a valutare prospettive diverse, ad apprezzare le altre culture. Gli addetti ai lavori chiedono ora alla politica di tenere il passo, sottolineando come la questione formativa vada inserita in un
contento più ampio, come «elemento indispensabile per la
ripresa economico-produttiva del paese» e nello specifico
«la formazione plurilingue come condizione prima per l'esercizio dei diritti di cittadinanza, mezzo di coesione e crescita sociale». Finora l'unica risposta, positiva e di apprezzamento, è arrivata dal ministro Cécile Kyenge, che «ha
colto il senso dell'appello, rispondendo in maniera brillante e competente», ha spiegato Voghera, centrando il punto:
la tutela del diritti e la ricchezza che regala avere più lingue per descrivere un mondo.
«Ad ogni ambiente linguistico corrisponde un universo culturale, una sfera personale, un repertorio di chiavi di lettura per comunicare e rappresentare se stessi e gli altri»,
scrive nella sua risposta alle associazioni il ministro per
l'Integrazione, stigmatizzando il «bilinguismo sottrattivo»,
fenomeno per cui i figli disimparano la lingua dei genitori
«perché essa risulta socialmente screditata, percepita come
uno stigma da dover cancellare», scrive Kyenge, che ha
promesso un impegno diretto. Ancora un volta il discorso
è incentrato sull’immigrazione, eppure calza a pennello per
le minoranze linguistiche e le politiche di assimilazione da
esse subite da 150 anni a questa parte.
M. Z.
(Dom, 30. 11. 2013)
LJUBLJANA
Ricca esposizione editoriale da oltre confine
Le editrici slovene in Italia alla Fiera del libro
Domenica 24 novembre al Cankarjev dom a Ljubljana, si
è conclusa la 29a edizione della Fiera del libro sloveno, la
più grande manifestazione letteraria in Slovenia, che anche
quest’anno ha offerto ai visitatori una cinque giorni di dibattiti ed incontri con gli autori.
Nell’ambito della fiera, numerosi gli eventi destinati ai bambini e molte le case editrici slovene che hanno esposto la
loro ricca offerta editoriale, tra le quali dall’Italia la cooperativa Novi Matajur, l’editrice Mladika, la società editoriale
Goriœka Mohorjeva e l’Editoriale stampa triestina-Zalo¡niœtvo tr¡aœkega tiska. Alla kermesse, la cui prima edizione risale al 1972, hanno aderito 100 espositori con oltre 1.500
nuove pubblicazioni.
I visitatori sono stati informati anche sulle ultimissime pubblicazioni delle case editrici che operano nell’area d’oltre
confine e che, come da tradizione, mercoledì 20 novembre si sono presentate al pubblico. Per la cooperativa Novi
Matajur sono intervenuti Miha Obit e Alina Carli, per
l’Editoriale stampa triestina, Martina Kafol, Nadia Roncelli
per Mladika, Marko Tav@ar per Goriœka Mohorjeva. Gli intervenuti si sono soffermati, tra l’altro, sul progetto “Koderjana”,
nell’ambito del quale la cooperativa Novi Matajur in collaborazione con il circolo culturale Ivan Trinko e con l’associazione Postaja Topolove ha pubblicato il libro di Marko
Sosi@ dal titolo “Onkraj dreves”.
Molta attenzione è stata rivolta anche alle pubblicazioni per
l’infanzia, delle quali fa parte la rivista Galeb, che il prossimo anno compirà 60 anni. Da citare anche l’antologia poe-
tica di Alojz Gradnik pubblicata dalla Ztt e il libretto sull’amicizia tra i poeti friulano Luciano Morandini e sloveno Ciril
Zlobec.
Ha registrato un buon tasso di visitatori anche l’esposizione
libraria delle case editrici slovene in Italia e ha suscitato
notevole interesse l’incontro con lo scrittore sloveno di
Trieste, Boris Pahor. Gli organizzatori della Fiera del libro
sloveno hanno registrato un incremento di visitatori tra il 5
e il 10% rispetto allo scorso anno.
(Novi Matajur, 27. 11. 2013)
GORIZIA-GORICA
Festeggiati il 70° del Partizanski dnevnik
e i 30° del Kulturni dom
Sono stati festeggiati recentemente a Gorizia il 70° anniversario del Partizanski dnevnik (precursore dell’attuale quotidiano sloveno di Trieste “Primorski dnevnik”) e il 30° dalla
fondazione del Kulturni dom, nei cui spazi hanno avuto
luogo i festeggiamenti. Al saluto introduttivo degli ospiti, tra
i quali la presentatrice Mikol Krpan ha citato Boris Jesih
del ministero per gli sloveni d’oltre confine e nel mondo,
l’assessore provinciale di Gorizia, Vesna Tomœi@, i rappresentanti della Skgz e del Kulturni dom di Nova Gorica
e altri esponenti del mondo culturale e istituzionale, è intervenuto Duœan Udovi@, direttore responsabile del Primorski
dnevnik, sulla storia del Partizanski dnenik e sul legame
con il Primorski dnevnik.
Dopo aver illustrato brevemente la storia e l’importanza del
quotidiano partigiano Partizanski dnevnik che, fondato il 26
novembre del 1943 nel paese di Zakri¡, sopra Cerkno, in
Slovenia, è stato un forte catalizzatore per tutto il Litorale
e collegava buona parte degli intellettuali sloveni, Udovi@
si è soffermato sull’attuale condizione, tutt’altro che rosea,
del Primorski dnevnik. A questo proposito Udovi@ ha sottolineato la necessità di atti concreti per salvare questo “pilastro della comunità nazionale slovena”.
Sul 30° del Kulturni dom di Gorizia è intervenuto Andrea
Bellavite, che per due volte è stato candidato sindaco e ora
è anima del Foro culturale di Gorizia. Ha ricordato gli inizi
della costruzione del Kulturni dom che, all’epoca studente del vicino seminario, aveva seguito segretamente fino
all’apertura. Successivamente aveva seguito l’attività culturale del Kulturni dom, che ha dimostrato come, nei
momenti più difficili, la cultura sappia restituire al territorio
ciò di cui necessita e che cerca.
Con un ricco repertorio, corredato da canti partigiani, la
serata è stata arricchita dal coro partigiano di Trieste “Pinko
Toma¡i@”, diretto da Pia Cah.
A. R.
(Primorski dnevnik, 26. 11. 2013)
La Cooperativa Most pubblica anche il
quindicinale bilingue Dom.
Copie omaggio sono disponibili
allo 0432 701455
SLOVIT N° 11-12 del 31/12/13 pag. 13
SGONICO-ZGONIK
Collocato il cartello toponomastico
autostradale bilingue
A 27 anni e 3 giorni dalla prima richiesta
Finalmente! Evidente la soddisfazione del sindaco di
Sgonico, Mirko Sardo@, nel vedere finalmente collocata la
tabella stradale con la scritta bilingue Sgonico-Zgonik all’uscita austradale, all’altezza di Gabrovec.
«È stato fatto un passo in avanti verso l’affermazione dei
diritti della minoranza slovena in Italia, soprattutto per quanto riguarda il bilinguismo visibile», ha commentato il primo
cittadino di Sgonico. «L’installazione di questa tabella, che
per il nostro Comune è importante, dimostra che è possibile fare molto se l’obiettivo viene perseguito con tenacia.
Dimostra anche che più che le parole e le promesse sono
importanti i fatti». Sardo@ ha detto anche che l’installazione della tabella non è stata fatta a spese del Comune, dal
momento che l’amministrazione comunale di Sgonico si è
avvalsa dei fondi previsti dalla legge 482/99 per le minoranze storicamente riconosciute, che assegna determinati contributi per l’affermazione del bilinguismo visibile.
Sardo@ ha auspicato che anche altre amministrazioni pubbliche seguano il loro esempio.
La tabella bilingue di Sgonico è stata collocata dopo 27 anni
e 3 giorni di attesa. Era infatti il 19 novembre del 1986,
quando la locale amministrazione comunale inviava una
richiesta scritta ai dirigenti dell’Anas della provincia di
Trieste, nella quale chiedeva di collocare la tabella sul tratto autostradale che fa parte del comune di Sgonico. La
richiesta era stata sottoscritta dall’allora sindaco di
Sgonico, Miloœ Budin. I richiedenti confidavano in una pronta soluzione del problema, dal momento che già allora le
tabelle bilingui erano una realtà consolidata a Sgonico,
andava da sé che anche la scritta al bivio autostradale
dovesse esserlo. Ma quella prima richiesta era stata lasciata giacere nel cassetto (o nel cestino…) dell’Anas.
Seguirono una seconda ed una terza richiesta. Per giungere ad una nuova, inviata l’8 luglio 1994, alla quale fu risposto solo sei mesi più tardi, il 25 gennaio 1995. Una risposta positiva sulla carta, ma di fatto negativa, dal momento che di segnaletica bilingue non c’era l’ombra. Seguirono
nuove richieste che sortirono lo stesso identico effetto, il
nulla di fatto.
Nel novembre 2008 Sardo@ decise di intervenire in merito e, insieme ai sindaci di Monrupino-Repentabor, Aleksij
Kri¡man, e di San Dorligo della Valle-Dolina, Fulvia
Premolin, comunicò all’Anas e alla prefettura di Trieste che
avrebbe denunciato i dirigenti dell’ente perché colpevoli di
aver violato la legge di tutela e lo statuto comunale, che
prevede la toponomastica bilingue nel territorio».
Evidentemente la “minaccia” ha sortito gli effetti sperati.
La prefettura ha esortato l’Anas a rispettare la legge, ma
questi ha risposto dicendo che avrebbe sostituito le tabelle quando quelle vigenti sarebbero state fuori uso. Ciò significa che sarebbe stato necessario attendere ancora
decenni se non più.
Dopo aver atteso ancora un po’, Sardo@ ha fatto sapere
all’Anas che il comune avrebbe sostituito a sue spese la
toponomastica bilingue, se non l’avesse fatto l’Anas. E così,
messa davanti al “fatto compiuto”, per salvare il suo “onore”
SLOVIT N° 11-12 del 31/12/13 pag. 14
l’Anas ha posizionato la tabella che era stata acquistata
dal Comune di Sgonico.
Richieste di collocazione delle tabelle stradali bilingui sono
state inoltrate dalle autorità competenti anche in altre zone
inserite nel territorio di tutela, quali per esempio in provincia di Gorizia il comune di Savogna d’Isonzo-Sovodnje, le
circoscrizioni S. Andrea-Œtandre¡, Piuma-Pevma e
Piedimonte-Podgora, nonché per il nuovo tratto autostradale dell’A3 tra Villesse e Gorizia.
M. K.
(Primorski dnevnik, 23. 11. 2013)
S. PIETRO AL NAT.-ŒPIETAR
Serata sul 50° dello statuto regionale
Nell'ambito delle giornate culturali della Slavia friulana
La presenza delle minoranze slovena, friulana e tedesca
è stata quasi snobbata nel corso dei festeggiamenti ufficiali organizzati lo scorso gennaio dalla Regione per il 50°
del suo Statuto speciale, entrato in vigore il 31 gennaio del
1963. A causa di questa omissione sono stati posticipati
a fine anno i Beneœki kulturni dnevi (Giornate culturali della
Slavia friulana, ndt.) per offrire un'occasione di riflessione
sulla nascita della Regione e sull'importanza delle minoranze linguistiche che vi risiedono.
Lo ha sottolineato Giorgio Banchig, moderatore della serata, che ha avuto luogo mercoledì 4 dicembre nella sala consiliare di San Pietro al Natisone, dal titolo “Sloveni e friulani: fondamenti dello Statuto speciale del Friuli Venezia
Giulia e valutazione di 50 anni di autonomia” e che è stata
organizzata dall'Istituto per la cultura slovena.
Sono intervenuti, per la minoranza slovena, Ivo Jevnikar,
e Stojan Speti@, per la minoranza friulana Banchig ha letto
i passi più significativi dell’intervento scritto dall'autonomista friulano Adriano Ceschia, impossibilitato ad intervenire direttamente per questioni familiari. “Rispetto ai diritti delle
comunità minoritarie e ai nostri bisogni identitari questa
Regione come ha svolto il suo ruolo istituzionale?”, è la premessa dalla quale parte Ceschia, appartenente alla terza
generazione degli autonomisti friulani, votata alla lotta contro la supremazia “parassita” di Trieste sul Friuli e in difesa dei diritti della minoranza della Repubblica. Ceschia afferma di aver svolto la sua “azione politica in concomitanza
con la nascita nel 1966 e la durata del solo partito autonomista del Friuli che, in tutta la sua storia, abbia avuto
una consistenza politica, il Moviment Friûl”.
La prima generazione degli autonomisti friulani si espresse nel 1919, si identificò con il messaggio fascista e con
la nascita della Società filologica friulana, che fu seguace
del nazionalismo italiano soprattutto nei confronti della minoranza slovena della provincia di Udine e che fece “dei sacerdoti preziosi strumenti di propaganda statale”. Significativo
il congresso che nel 1972 Luigi Ciceri, vicepresidente della
Filologica (e fondatore del trimestrale “La Voce del Friuli
orientale”), celebrò a San Pietro al Natisone “per ribadire
le sue tesi paleoslavistiche e sciovinistiche”.
La seconda generazione, di Josef Marchet e Pier Paolo
Pasolini, nel secondo dopoguerra, voleva la Regione Friuli,
ma ottenne nel 1948 la Regione Friuli-Venezia Giulia.
Ceschia esprime un giudizio negativo su questi 50 anni della
Regione, non solo per la presenza di Trieste, considerata
dagli autonomisti friulani “simbolo del nazionalismo stori-
co revanscista sui confini orientali”, ma anche perché essa
attualmente “investe per la lingua del Friuli lo 0,02%!”. “Mi
sento di dover affermare – conclude Ceschia - che, dopo
l’emanazione della legge 482/99 è divenuta la Regione, non
lo Stato, la principale responsabile della vanificazione e della
omissione della tutela della minoranza linguistica friulana”.
Ivo Jevnikar ha fatto dapprima un confronto con le minoranze linguistiche autoctone in Trentino Alto Adige e in Val
d'Aosta, dove la tutela è parte integrante e ampiamente contemplata dallo statuto regionale, al contrario di quanto accade in Friuli Venezia Giulia, in quanto l'articolo 3 dello statuto tratta in modo molto generico e non vincola la Regione
a valorizzare la minoranza slovena, né tanto meno a garantirne i diritti e a fare da volano alla sua crescita economica.
Ha, quindi, sottolineato che, nonostante la presenza delle
minoranze linguistiche, in particolare di quella slovena, sia
stato un elemento fondante dell'autonomia regionale, essa
era definita nel testo dello statuto come “comunità portatrice di interessi particolari”. Solo nel 1970 fu accolta e dopo
varie insistenze approvata la proposta dell'allora consigliere
regionale della Slovenska skupnost, Drago Œtoka, che introduceva nel testo la dicitura corretta di “minoranza slovena”. La minoranza slovena dovette attendere il 2001 per
la propria tutela con la legge 38 che sarebbe stata promulgata prima, se Trieste e Gorizia non avessero atteso
che venisse riconosciuta la comunità slovena della provincia
di Udine. Ora, invece, la comunità slovena attende una completa attuazione degli articoli previsti dalla legge per uno
sviluppo unitario, che secondo Jevnikar è legato a tre fattori fondamentali: una ferma coscienza nazionale unita alla
perseveranza, il rapporto con le istituzioni e l'appoggio della
Slovenia.
Ha, infine, citato un'affermazione dell'intellettuale
Alessandro Pizzorusso, che la Corte costituzionale fece propria, la quale sottolinea come la tutela non sia una competenza che spetta ora all'uno ora all'altro organo istituzionale, ma un principio vincolante e comune per tutti.
Stojan Speti@, ex senatore ed ex membro della commissione Cassandro, ha evidenziato la dualità morale e politica dello Stato nel rapporto verso la minoranza slovena:
da un lato intento a dimostrare, soprattutto alle forze alleate, di aver debellato il demone fascista, dall'altro a opprimere, attraverso i suoi organismi legali e non, la comunità
slovena, soprattutto nella Slavia friulana, attraverso il terrore tricolorista, la Gladio, il cui obiettivo era di annientare, anche fisicamente, tutti gli attivisti comunisti e i sacerdoti sloveni. La Gladio, che solo nelle valli del Natisone contava 3700 seguaci, istituì servitù militari e portò l’economia
del territorio sotto i limiti della sopravvivenza, con conseguente emigrazione di massa, che causò un drastico calo
della popolazione dalle 35mila unità alle attuali 6 mila.
Ha ricordato come nel 1963, in fase di stesura dello statuto regionale, nonostante le insistenze dei partiti di sinistra, in prima fila del Pci, di dedicare un doveroso capitolo ai diritti delle minoranze, la Regione abbia imposto, senza
offrire alternativa, il 3° scarno articolo tuttora in vigore.
Ha aggiunto che un'importante pietra miliare nella storia
della politica regionale è stato il sisma del 1976, perché i
friulani e gli sloveni reagirono alla drammaticità della situazione sottolineando la propria specificità e il senso di appartenenza. Ha concluso come tutt'ora manchi una politica
regionale attiva volta alla promozione della convivenza tra
le comunità minoritarie che risiedono sul territorio.
Larissa Borghese
(Dom, 15. 12. 2013)
S. PIETRO AL NAT.- ŒPIETAR
Inaugurato il centro multimediale sloveno
È stato inaugurato sabato 14 dicembre in sala consiliare
a San Pietro al Natisone-Œpietar, sotto l’alto patrocinone
dei presidenti della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano,
e slovena, Borut Pahor, e alla presenza di numerosi esponenti del mondo politico e culturale, il centro multimediale
sloveno “Smo”. Alla presentazione ne hanno sottolineato
l’importanza gli intervenuti: il consigliere della presidenza
della Repubblica slovena, Boœtjan ˘ekœ, il segretario di Stato
per gli sloveni d’oltre confine e nel mondo, Boris Jesih, l’assessore regionale alla Cultura, Gianni Torrenti, il vicepresidente del Consiglio regionale, Igor Gabrovec, i presidenti
della Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso,
Drago Œtoka, e dell’Unione culturale economica slovena,
Rudi Pavœi@, la presidente dell’Istituto per la cultura slovena,
Bruna Dorbolò, e il sindaco di San Pietro al Natisone,
Tiziano Manzini. Il museo è stato realizzato all’interno del
progetto strategico JEZIK_LINGUA, finanziato nell’ambito
del Programma per la Cooperazione Transfrontaliera ItaliaSlovenia 2007-2013 dal Fondo europeo di sviluppo regionale e dai fondi nazionali. Le sue peculiarità sono state illustrate dall’architetto Donatelle Ruttar, che ne ha curato la
realizzazione.
Il centro, dedicato al paesaggio culturale che corre dalle
Alpi Giulie al mare, dal Mangart al golfo di Trieste, si colloca tra le nuove forme che vanno assumendo i musei tematici e territoriali: non più musei di collezione ma musei di
narrazione. È concepito come uno spazio attivo, dinamico, accogliente e stimolante, fondato sulla comunicazione,
dove si dispiega il racconto sui luoghi, attraverso la tematizzazione degli aspetti caratterizzanti la cultura del territorio. Una ricognizione narrativa di un paesaggio da ascoltare, che riconosce la lingua quale connettivo di una cultura ricca di varianti che costruiscono microcosmi traboccanti di storie. È uno dei pochi musei in Italia a essere ideato e progettato organicamente in forma interattiva e multimediale. Il progetto ha riunito altissime professionalità
accomunate da una condivisa sensibilità ed esperienza artistica, che insieme hanno portato alla realizzazione di uno
spazio unico che intreccia la dimensione del museo di territorio con esperienze d’arte di ricerca più evolute, che s’incontrano nelle mostre più importanti. Un team che ha saputo esprimere al più alto grado una visione estetica dei contenuti tematizzati.
VAL TORRE – TERSKA DOLINA
Amministratori della Val Torre e dell’Isonzo
a confronto
Su proposta del sindaco di Lusevera, Guido Marchiol, a fine
ottobre si è tenuto a Pradielis un incontro tra gli amministratori delle valli del Torre e dell’Isonzo. Il tema principale affrontato è stato il territorio, in merito al quale è emersa la necessità di promuovere la collaborazione e i progetti
transfrontalieri per uno sviluppo economico e sociale comuni. All’incontro sullo sviluppo comune delle valli del Torre
e dell’Isonzo hanno partecipato da parte italiana oltre a
SLOVIT N° 11-12 del 31/12/13 pag. 15
Marchiol, i sindaci di Taipana, Elio Berra, di Faedis, Claudio
Zani, di Attimis, Sandro Rocco, di Magnano in Riviera,
Mauro Steccati, di Nimis, Walter Tosolini, mentre dalla
Slovenia c’erano il sindaco di Bovec, Siniœa Grmovœek, e
il direttore dell’amministrazione comunale di Kobarid
Simon Œkvor. Com’era stato sottolineato all’incontro di fine
luglio a Lusevera dalla presidente della regione Fvg, Debora
Serracchiani, e dal ministro per gli sloveni d’oltre confine
e nel mondo, Tina Komel, per lo sviluppo di questo territorio è necessaria la collaborazione transfrontaliera. Da qui
la necessità di pensare a progetti comuni, attraverso i quali
chiedere anche i fondi necessari per rafforzare l’offerta turistica in loco, per migliorare i collegamenti e creare nuovi
posti di lavoro al fine di arginare il fenomeno dell’abbandono.
Tra le proposte emerse all’incontro tra gli amministratori ci
sono le piste ciclabili, le infrastrutture comuni, un migliore
sfruttamento delle risorse quali le aree boschive e le grotte. Per gli sviluppi futuri sarà necessario coinvolgere anche
la Regione Fvg. Per questo motivo si metteranno in contatto con il consigliere regionale Cristiano Shaurli, di Faedis,
e altri rappresentanti e funzionari, dal momento che senza
il loro aiuto i soli comuni della Val Torre non possono stilare i progetti opportuni. E sarebbe necessario anche rivolgersi a uffici direttamente competenti quali l’Euroservis.
A questo primo incontro, che è stato di natura consultiva,
ne seguiranno altri che verteranno su proposte concrete.
N. M.
(Primorski dnevnik, 31. 10. 2013)
CULTURA
Scoperto il secondo scritto di Trubar
sull’ordinamento della Chiesa protestante
In una piccola biblioteca a sud di Hannover è stato rinvenuto il secondo esemplare del trattato protestante sull’organizzazione della chiesa, scritto da Primo¡ Trubar (padre
della lingua slovena, ndt.). L’unico esemplare finora conosciuto è conservato dal Vaticano. Il libro è stato scoperto
per caso dal ricercatore dei documenti storico giuridici Ulrich
Dieter Oppitz. L’autenticità del testo è stata confermata in
conferenza stampa dal conoscitore delle opere di Trubar,
Kozman Aha@i@.
Si tratta del secondo esemplare di una delle più importanti
opere di Primo¡ Trubar, scritta nel 1546. L’autore vi ha scritto la sua visione dell’assetto giuridico, organizzativo e spirituale della Chiesa protestante in territorio sloveno. Il valore del reperto sta anche nella ricercatezza linguistica, dal
momento che è rivolto soprattutto all’elite intellettuale dell’epoca. Dopo varie traversie sono state pubblicate dalle
300 alle 400 copie del libro, una bassa tiratura per le opere
protestanti dell’epoca. Nell’opera, che ha scritto quando
aveva poco più di 50 anni, Trubar esprime anche l’idea di
introdurre l’istruzione elementare. Sin dall’inizio Trubar
aveva intenzione di pubblicare l’opera in Germania, dove,
però, era necessaria l’approvazione del Landerfürst, che
era cattolico. La pubblicazione del’opera, che era stata ultimata già nell’estate del 1563, è stata ulteriormente ritardata dal dibattito sull’interpretazione di Trubar della comunione. Il libro fu così pubblicato un anno più tardi con diverse lacune, tra l’altro anche senza titolo. Sotto il dominio di
Carlo II, l’opera fu proibita, diverse copie furono eliminate
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e lo stesso Trubar fu bandito.
Fino al 20° secolo sono stati conservate tre copie del libro.
Una era custodita dalla biblioteca di Dresden, ma è stata
distrutta durante la seconda guerra mondiale; la seconda
copia è stata scoperta nel 1971 nella biblioteca vaticana,
mentre la terza copia è stata rinvenuta recentemente in
Germania. Attraverso l’Istituto sloveno per la civilizzazione e la cultura, Oppitz è riuscito a mettersi in contatto con
il centro di ricerca scientifica dell’Accademia slovena delle
scienze e delle arti (Zrc Sazu). L’opera è stata molto bene
conservata, meglio della copia rinvenuta in Vaticano. Gli
appunti che riporta, dimostrano, invece, che nel 16° secolo aveva un suo proprietario ed era utilizzata.
Oppitz ha paventato l’eventualità che la copia di Dresden
non sia andata distrutta. Dai documenti, infatti, risulta
dispersa o incendiata. Dopo la guerra molto materiale
approdò in Russia e tra questo forse anche la copia dell’opera di Trubar.
STA
(Primorski dnevnik, 31. 10. 2013)
TRIESTE-TRST
Presentata l’antologia
«Alojz Gradnik, Eros -Thanatos»
È stata pubblicata recentemente dall’Editrice stampa triestina l'antologia dal titolo “Alojz Gradnik, Eros -Thanatos”,
con prefazione, scelta e traduzione a cura di Fedora Ferluga
Petronio, docente di Letterature slave meridionali
all'Università di Udine. L'antologia è il primo volume di poesie in traduzione italiana di più vasto respiro di Alojz Gradnik
(1882 -1967), un grande della letteratura slovena che alcuni storici della letteratura considerano secondo solo a
France Preœeren. Nativo del Collio Goriziano a Medana da
padre sloveno e madre friulana, Alojz Gradnik fu anche fertilissimo traduttore. Nell'antologia “Eros –Thanatos” il poeta
spazia dalle immagini paesaggistiche e dai più significativi eventi storici della sua terra ad una originalissima poesia erotico-amorosa, unica nel suo genere.
(www.uniud.it)
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