ONDA D’URTO
Periodico degli studenti del Liceo ‘Porporato’ di Pinerolo - Anno XIII, n.3, febbraio 2011
www.liceoporporato.it/studenti/onda/onda_d'urto.htm
ins. resp. antonio denanni/joram gabbio
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Indice:
Rapporto genitori-figli
I vostri figli...
Adottiamo un monumento pag. 2 Le politiche giovanili
Jacqueline Saburido
pag. 3 Identità di genere
Ai miei tempi…?
pag. 4 Sogno di un principe
pag.5
pag.6
pag. 7
pag.7
pag. 8
L’occupazione del 1821 pag. 9
La mafia è...
pag.10
Amnesty Porporato
pag.11
Artisti e campioni
pag.12
Ex 7 in condotta
pag. 13
Detti e massime
Splash
Enigma
Porporato music
Photoforum
pag. 13
pag.14
pag. 15
pag.15
pag. 16
In Nuova Zelanda
Cècile
Billy Elliot
Pinerolo Indialogo
Mangiare/non mangiare
pag.17
pag.18
pag.19
pag.20
pag.21
Rapporto tra generazioni
In questo numero del giornalino abbiamo deciso di confrontarci con un tema impegnativo, quello del rapporto tra generazioni: giovani, adulti, anziani, bambini, uomini, donne… Del protagonismo e degli spazi vitali che vi sono per ognuna di queste generazioni. Del passaggio di
conoscenze
e quindi del patrimonio di sapere e di cultura, per non parlare dello stato
del
mondo, che le generazioni adulte lasciano alle giovani generazioni.
Questo tema ci è venuto quasi spontaneo dopo il mese di contestazione giovanile e di occupazione della scuola in dicembre, dove le generazioni giovani hanno contestato le decisioni sulla scuola delle generazioni adulte.
Passaggio di testimone tra generazioni significa soprattutto
passaggio di sapere, di valori e di esperienza… e il luogo dove
questo avviene, oltre che la famiglia, è la scuola. E così torniamo a noi, al nostro vivere al Porporato, alle materie da
studiare, alla riforma Gelmini (o Tremonti), alla contestazione giovanile. Al futuro che ci dicono che non c’è...
Naturalmente nel giornale ci sono anche le solite rubriche
più leggere come 7 in condotta, ipse dixit, ecc. che hanno la
funzione di farci fare due risate e di rendere piacevole la vita.
La Redazione
P.S. Siamo strafavorevoli all’iniziativa “Adottiamo un monumento.
Anzi, sosteniamola!!!!
Adottiamo un monumento
Perché dal dolore non nasca altro dolore, è questo lo slogan
dell’associazione “Ali d’argento”, fondata, in memoria di tutte
le persone che hanno perso la vita in incidenti stradali, a Pinerolo nel marzo 2009, da un gruppo di genitori che in questi
incidenti hanno perso i loro figli.
Questi genitori hanno deciso di far erigere un monumento in
memoria di questi figli e lo hanno commissionato all’artista
pinerolese Ciro Cirri, che ha già presentato la miniatura.
E’ possibile vedere il progetto della scultura all’interno del
sito web dell’associazione, www.alidargento.org.
Il nostro Liceo (l’iniziativa è della 4C linguistico e dei rappresentanti d’istituto) vuole organizzare una raccolta fondi per
sostenere la costruzione del monumento.
Che ne direste di partecipare anche voi?
Si pensa di raccogliere 1 euro a testa per contribuire alla costruzione dell’opera. E così farla anche un po’ nostra in ricordo
di amici o conoscenti che un po’ noi tutti abbiamo perso. Con
l’iniziativa, magari potremmo fermarci a pensare che c’è qualcosa di più importante di un pacchetto di sigarette o di una ricarica per il cellulare e che il ricordo delle vittime della strada può
contribuire a diminuire questi incidenti.
La scultura dovrebbe essere posta nei giardini della stazione
(anche se ancora non è stato deciso in modo ufficiale).
Perché questi incidenti possano diminuire, un piccolo gesto per un futuro più sicuro!!
Martina Rostagno, 4°B GINN
2
Jacqueline Saburido
La storia di una ragazza di 19 anni che ci ha commosso
Jacqueline Saburido (Caracas, 20 dicembre 1978) è una attivista venezuelana, nota per essere sopravvissuta a un
gravissimo incidente d'auto verificatosi nel settembre 1999. La macchina sulla quale viaggiava è stata infatti
investita da un ubriaco, che ha ucciso le due amiche di Jacqueline e sfigurato lei a causa delle fiamme provocate
dall'incidente stesso. Da quel momento si è battuta per sensibilizzare i giovani a non consumare bevande
alcoliche prima di mettersi alla guida. Ha così permesso, tra l'altro, ai vari media di mostrare le drammatiche
fotografie scattate nel periodo successivo l'incidente in cui è stata coinvolta. (Cfr, video su youtube)
Biografia
Nata in Venezuela, si trasferì ad Austin in Texas per
studio. Durante la sua permanenza ad Austin studiava in
Università, praticava nuoto, andava a corsi di flamenco e
si definiva una Chica de Universidad (ragazza universitaria).
Una sera del 1999, all'età di 20 anni, di ritorno da una
festa di compleanno con degli amici, la macchina con la
quale stava rincasando fu investita da un conducente
ubriaco. L'impatto causò la morte di due passeggeri
dell'auto; l'incendio scaturito dall'impatto ha investito
Jacqueline per 45 secondi, che sono bastati a sfigurarle il
volto e a renderla invalida.
Ha infatti subito ustioni di terzo grado sul 60% del
corpo (faccia, spalle, braccia...). Oggigiorno è calva, ha
perso i lineamenti del viso, le dita delle mani le sono state
amputate e la colonna vertebrale fatica a sostenerla.
Aiutata dai genitori, ha fondato un'associazione che si
batte per sensibilizzare i giovani a non bere alcolici, e soprattutto a non guidare in stato di ebbrezza.
Reginald Stephey, il ragazzo che l'ha investita, è stato
multato con 20.000 dollari e sette anni di carcere.
Trapianto del viso
L'operazione, eseguita per la prima volta il 27 novembre
2005 sulla paziente francese Isabelle Dinoire (in
precedenza sono stati realizzati ufficialmente solo autotrapianti), per la mancanza di casistica rappresenta una
frontiera inesplorata della medicina.
In base alle conoscenze mediche attuali, sono possibili e
previste conseguenze sulla qualità della vita dei soggetti
trapiantati, tra cui la necessità di assumere farmaci per
tutta la vita e il rischio di rigetto dei nuovi tessuti[4]. Il
risultato estetico del trapianto richiede lungo tempo per
consolidarsi e, sempre per la mancanza di casistica, non ha
un esito definitivo prevedibile. Questo impatto si somma
al trauma psicologico, spesso estremo, già vissuto dal paziente.
Pertanto i pazienti presi in considerazione per interventi
di trapianto del viso, tra cui la Saburido, sono estremamente selezionati a livello mondiale.
http://it.wikipedia.org/wiki/Jacqueline_Saburido
A VOLTE GIOCHIAMO CON IL FUOCO
Ripubblichiamo questa mail già pubblicata anni fa e che circola su internet
Riproporla può aiutare i neopatentati a riflettere
Mamma, sono uscita con amici. Sono andata ad una festa e mi
sono ricordata quello che mi avevi detto: di non bere alcolici.
Mi hai chiesto di non bere visto che dovevo guidare, cosi ho bevuto una Sprite.
Mi son sentita orgogliosa di me stessa, anche per aver ascoltato il
modo in cui, dolcemente, mi hai suggerito di non bere se dovevo
guidare, al contrario di quello che mi dicono alcuni amici.
Ho fatto una scelta sana ed il tuo consiglio è stato giusto. Quando
la festa e finita, la gente ha iniziato a guidare senza essere in
condizioni di farlo.
Io ho preso la mia macchina con la certezza che ero sobria.
Non potevo immaginare, mamma, ciò che mi aspettava... Qualcosa di inaspettato!
Ora sono qui sdraiata sull’asfalto e sento un poliziotto che dice:
“Il ragazzo che ha provocato l’incidente era ubriaco”.
Mamma, la sua voce sembra così lontana... Il mio sangue è sparso dappertutto e sto cercando, con tutte le mie forze, di non piangere. Posso sentire i medici che dicono: “Questa ragazza non ce
la farà”. Sono certa che il ragazzo alla guida dell’altra macchina
non se lo immaginava neanche, mentre andava a tutta velocità.
Alla fine lui ha deciso di bere ed io adesso devo morire...
Perchè le persone fanno tutto questo, mamma? Sapendo che distruggeranno delle vite? Il dolore è come se mi pugnalasse con
un centinaio di coltelli contemporaneamente. Dì a mia sorella di
non spaventarsi, mamma, di a pa- Soldi x il Bangladesh
pà di essere forte.
Quest’anno abbiamo versaQualcuno doveva dire a quel rato sul c/c della Rishilpi per
gazzo che non si deve bere e guii bambini poveri del sud
dare... Forse, se i suoi glielo avesdel Bangladesh € 3.955
sero detto, io adesso sarei viva...
La mia respirazione si fa sempre
Anche questo è il Porporato!!!
più debole e incomincio ad avere
veramente paura...
Questi sono i miei ultimi momenti,e mi sento così disperata...
Mi piacerebbe poterti abbracciare mamma, mentre sono sdraiata,
qui, morente.
Mi piacerebbe dirti che ti voglio bene per questo... Ti voglio bene
e.... addio.
Queste parole sono state scritte da un giornalista che era presente
all’incidente. La ragazza, mentre moriva, sussurrava queste parole ed il giornalista scriveva... scioccato.
Questo giornalista ha iniziato una campagna contro la guida in
stato di ebbrezza.
Se questo messaggio è arrivato fino a te e lo cancelli... potresti
perdere l'opportunità, anche se non bevi, di far capire a molte
persone che la tua stessa vita è in pericolo.
Questo piccolo gesto può fare la differenza. Mandalo a tutti quelli che conosci
Adottiamo il monumento alle vittime della strada!
Contribuiamo con 1€ a testa - c/o 4CL
3
Ai miei tempi…?
Chi di noi non ha mai sentito la frase “ai miei tempi…?” Questa espressione è molto usata soprattutto dai nostri nonni, ogni volta che vogliono esordire con qualche racconto della loro giovinezza. Al
giorno d'oggi c'è chi dice che i rapporti tra le generazioni sono sempre più in crisi. Per capire se questa affermazione sia vera o no, bisogna analizzare bene le quattro generazioni che sono presenti nelle
nostre società:
1. gli anziani, i quali sono ancora legati per alcuni aspetti a princìpi ed a stili di vita che appartengono
ad un'altra realtà e che sembrerebbero
comunque inattuabili nella
società moderna;
2. gli adulti, i quali hanno assistito ai
vari cambiamenti che la nostra
società ha subito nell'arco di
venti-trent'anni;
3. i giovani, che sono già nati in una
società rivolta allo sviluppo tecnologico (fortemente opposta alla realtà della
prima generazione citata);
4. i bambini, i quali si ritrovano a vivere in una
società moderna, dinamica e fortemente basata sulla tecnologia, che non può essere
neanche confrontata con le altre tre generazioni.
Proprio queste diversità contrastanti fanno
pensare ad una rottura quasi inevitabile tra le diverse generazioni. Se si
accetta l'idea dello scontro inevitabile, si deve individuare il colpevole e
anche “la vittima”. Anche su questo
fronte le opinioni sono divergenti. C'è
chi pensa che la colpa sia dei giovani,
spesso considerati troppo irrispettosi nei
confronti delle persone con qualche anno in più di loro e chi, invece, si schiera
contro gli anziani, ritenuti troppo
chiusi e attaccati alle tradizioni.
Nonostante ciò, non si può comunque negare che almeno tra due di questi livelli generazionali esista ancora una forte complicità: è
innegabile il rapporto speciale che si instaura tra i bambini ed i rispettivi nonni, un rapporto dove
sembra annullarsi la differenza d'età e dal quale entrambe le parti traggono il meglio. È spesso evidente che la generazione che sembra scontrarsi maggiormente con quelle che l'hanno preceduta è
quella dei giovani, soprattutto nel periodo adolescenziale. Va però considerato che non tutti gli adolescenti vivono il rapporto con genitori e nonni in maniera così conflittuale come spesso appare da
pellicole cinematografiche e programmi televisivi. È normale comunque che esista un sano conflitto
generazionale tenendo anche conto che, per quanto sia minima la differenza d'età tra un genitore e un
figlio, in una società moderna come la nostra dove tutto cambia velocemente, è facile che tra i due esistano differenze che possono essere alla base di eventuali dissapori. Se lo scontro generazionale non
arriva ad un punto di rottura tra le parti, potrebbe anche diventare il primo passo per chiarire le diverse posizioni e raggiungere magari una miglior convivenza dalla quale ognuno può trarre un insegnamento grazie alle esperienze altrui.
Francy 4°A/L
4
Il rapporto genitori-figli secondo lo psicologo
Dialogo con il dott. Andrea Fiorenza, autore del bestseller “Quando l’amore non basta” Rizzoli
La relazione che osservo nei genitori-figli è una relazione tra
virgolette malata proprio sull’aspetto della conquista emozionale,
la conquista emotiva. Da una parte ci sono i genitori che danno
amore a profusione facendo in modo che passi il messaggio del
“ti voglio bene incondizionatamente, puoi farmi di tutto, io
continuerò ad amarti!” e quindi sono io che mi devo meritare te!”
- Si sono invertiti completamente i ruoli ?
“Sì, e quindi ecco lo spadroneggiamento dei figli. I figli sanno
che qualunque cosa facciano o non facciano i genitori comunque
continueranno ad elargire… “
- però… questo non fa felici i figli…
“assolutamente no”
- perché abbiamo bisogno di sentire il piacere della conquista
… della responsabilizzazione, è una soddisfazione, non è soltanto un peso la responsabilità… perché senza responsabilità
difficilmente si arriverà a percepirsi liberi, o no ?
“Sì, per l’appunto! sono ragazzi … io parlo per quelli che mi arrivano all’osservazione, ovviamente, sono ragazzi ai quali tutto è
stato dato tutto in modo gratuito e non controllato”
- che cos’è il controllo in ambito famigliare ? È qualcosa di
rigido ? Come puoi definire il controllo ?
“Il controllo io lo definisco su una base molto ridotta di richieste
genitoriali”
- che incanalano in qualche maniera
“esattamente! Il genitore dovrebbe chiedere non più di 2 o 3 cose: il rispetto verso l’adulto, che si traduce in “l’adulto non viene
picchiato, non viene insultato”; l’impegno del ragazzo e non necessariamente nello studio … questo significa che il messaggio
che deve passare non è: “tu mi fai felice attraverso i risultati che
raggiungi” perché solitamente il genitore tende in questo senso
“se tu raggiungi un certo risultato … ecco che io ti premio”, in
questo modo torniamo al discorso che abbiamo affrontato prima:
lo studio viene alienato. In questo caso la persona non studia perché vuole studiare, vuole raggiungere un proprio risultato nel futuro, ma perché vuole raggiungere il risultato nel presente, cioè il
motorino, piuttosto che …”
- anche per i genitori diventa un’arma a doppio taglio …
“sì, perché poi i genitori entrano nella trappola che essi stessi costruiscono. Nel momento in cui io mi impegno come genitore per
fare in modo che tu possa raggiungere i risultati scolastici, perché
questo mi farebbe felice, nel momento in cui tu non li ottieni, io
mi impegnerò affinché tu li possa ottenere e quindi … mi prendo
il part time, faccio i compiti al posto tuo e via dicendo…”
- e parte l’invischiamento, e si crea un figlio ideale, quindi …
le aspettative, poi inevitabilmente … i pregiudizi … in quanto
nel momento in cui si crea una persona ideale è chiaro che
partono tutta una serie di condizionamenti, di situazioni
mentali che comunque non sono pulite
“a quel punto il genitore mette in gioco
la posta di se stesso”
- e il figlio ?
“Il ragionamento è: <<se mio figlio
raggiunge questi risultati io posso
ritenermi soddisfatto>>
- e il figlio non si sentirà con un cappio
al collo ?
“Bé, certo, il figlio si sente estraniato da
un qualcosa che dovrebbe essere suo e
allora lì ci vuole il controllo lucido del
genitore. Quindi … quell’attenzione che
mi permette di stabilire quali sono i miei
compiti e quali sono i suoi compiti. Il
mio compito come genitore (io sono un
genitore, oltre che essere un terapeuta) non
è quello di fare in modo che mio figlio sia
felice, sicuramente è quello di essere felice
per ogni cosa che può essere motivo di
felicità per lui; il secondo compito è cercare di comprendere che l’impegno, la responsabilità non può passare da me, cioè il
fatto che mio figlio sia responsabile e si
impegni per un qualcosa non può essere qualcosa che viene inindotto dall’esterno, in altro modo si creerebbe un paradosso.
L’impegno e la responsabilizzazione per essere tali devono nascere nella persona e affinché questo possa avvenire, io, genitore,
devo essere in grado di un passo indietro.
[…]
Il rapporto con la scuola ? Cosa ci puoi dire in riferimento ?
“In riferimento alla scuola ciò che io noto ultimamente è che, a
differenza di un tempo dove il problema scuola era un problema
localizzato allo studente, quindi che gravitava intorno allo studente, adesso invece è un problema dei genitori.”
- Dei genitori ? In che senso ?
“Nel senso che i genitori invadono il campo dei figli perché vogliono una serie di risultati che dal loro punto di vista potrebbero
non essere raggiunti senza il loro intervento. Quindi … intervengono affinché i figli studino”
- … c’è una sorta di invischiamento ?
“Sì, in quanto si è come consolidata una sorta di corsa competitiva sociale tesa a proclamare il proprio figlio “bravo”, un figlio
che riesca a raggiungere sempre e comunque risultati
eccellenti…”
- ma scusa, questo non deresponsabilizza i ragazzi ?
“Assolutamente sì! Aliena loro il rapporto con lo studio perché
gli obiettivi non sono più rappresentati da un qualcosa che loro
possono raggiungere da soli, e quindi gratificarsi dei risultati positivi eventualmente ottenuti, ma ci sono i genitori di mezzo che
il più delle volte non si fermano al rapporto figlio-studio, ma intervengono nelle relazioni, nell’ambito dei rapporti che il figlio
ha all’interno del gruppo-classe. Sono genitori molto presenti!”
- con una forte partecipazione emotiva
“che non sempre aiuta, anzi il più delle volte danneggia”
- quando vi è troppa partecipazione emotiva cosa succede nel
ragazzo ?
“Succede che il rapporto che ha con lo studio viene alienato; non
è più una sua conquista, ma è qualcosa che gli viene imposto da
fuori. Ho lavorato su molti casi di genitori che avevano scelto un
part time al lavoro per potere seguire i figli nello studio, finendo
col farlo diventare un qualcosa di “altro” per il ragazzo che ad un
certo punto sentiva di non possederlo più, deresponsabilizzandosi
completamente.”
- e il rapporto tra i genitori e gli
insegnanti ? Anche questo è
inquinato ?
“Anche questo, sì! La partecipazione
è qualcosa di positivo, la partecipazione ci vuole”
- però modulata …
“esattamente, una partecipazione che
deve essere rispettosa anche dei ruoli
e del contesto”
Intervista completa su Mediconadir n.17,
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sett.-dicembre2010
I vostri figli non sono i vostri figli...
Da sempre il rapporto tra adulti e giovani ha affascinato milioni di generazioni.
Infatti basta pensare all’alone di mistero dei racconti dei nostri nonni; storie più simili ad antiche leggende che ad esperienze reali, così da intrigare da sempre generazioni di nipoti.
Questo tema è molto presente in una società come la nostra, sempre più soggetta
alle nuove tecnologie ed alle innovazioni, che spesso creano un divario tra la vita
reale e quella virtuale.
I tempi cambiano, così che oggi le richieste fatte dai bambini agli adulti sono incrementate dal punto di vista monetario; in questo modo la bambola di pezza dei nostri
avi è divenuto l’ultimo I-Phone.
I nonni e gli adulti, in generale, hanno dovuto adattarsi ai cambiamenti, per assecondare i desideri dei ragazzi attraverso l’acquisto di oggetti non così essenziali alla
loro felicità.
Un tempo bastava poco a rendere gioioso un bambino, oggi non più, visto che stiamo diventando schiavi delle tecnologie e dei messaggi subliminali che le pubblicità
ci inviano.
Così facendo, il rapporto intergenerazionale diventa
“Madre e figlio” di Picasso
spesso fonte di divario tra due mondi differenti. Quanti nonni non riescono o non
desiderano mettersi al passo con i tempi, perché non si ritrovano in un’epoca in
continuo sviluppo!
Anche la comunicazione tra giovani ed adulti è un divario. Infatti, secondo Enzo Minissi, il giovane all’inizio si
rapporta con l’adulto secondo i canoni scolastici di lezione-interrogazione- premio o punizione. Così non avendo
nulla da “guadagnare” in una conversazione, poiché non vi è una valutazione, il giovane evita spesso di esporsi,
per non fare “brutta figura”, piuttosto che creare un dibattito, cosa che lo destabilizza dal suo punto di vista, non
sempre così fermo e posato.
Il rapporto padre e figli era inteso nell’antica Roma come un possesso di quest’ultimo da parte del genitore. Terenzio si schiererà contro questa ideologia e negli “Adelphoe” ci farà notare che
“Il compito del padre è abituare il figlio a comportarsi secondo la sua volontà e
non per timore degli altri, questa è la differenza tra un padre e un padrone”.
Kafka, invece, ci farà constatare il grande divario tra la sua persona e quella del
padre, molto autoritario e severo, fino a raffigurarsi in Gregor Samsa, nelle
“Metamorfosi”, un impiegato che una mattina si trova trasformato in blatta.
Possiamo dunque notare la versatilità di questo tema che fu ripreso ed elaborato
continuamente, sempre però in una nuova versione, di cui la più moderna è quella
di Kahlil Gibran, che afferma nel “Profeta”:
“I vostri figli non sono i vostri figli (…) voi siete gli archi da cui i figli, le vostre
frecce vive, sono scoccati lontano.”
Francesca Serravalle 5B Linguistico
Rapporto tra generazioni
Secondo l’Istat i cosiddetti “bamboccioni” sono 5,5 milioni
A proposito di rapporto tra generazioni. Stando ai dati diffusi dall'Istat, i "bamboccioni", per definirli alla maniera adottata dal
ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa, in Italia sono circa 5,5 milioni. ll riferimento è ai giovani di età compresa tra
i 20 e i 30 anni che vivono ancora in casa con i genitori. Essi rappresenterebbero il 69,7% del totale dei giovani della fascia di età
presa come riferimento, mentre la quota di quanti riescono ad uscire di casa per crearsi una vita più o meno indipendente ammonterebbero al 30,3%, rappresentando così 2 milioni e 432 mila giovani. Questi dati, comunicati dal presidente dell'Istat Luigi Biggeri, nel corso di un'audizione sulla Finanziaria in Senato, si riferiscono al 2005. Il rapporto presentato dall'istituto di statistica
non ha mancato di porre l'accento sulle oggettive difficoltà che impediscono ai giovani di affrancarsi dall'aiuto di mamma e papà,
difficoltà tra le quali, neanche a dirlo, svetta la mancanza di lavoro, anche se il dato più interessante è che sono in 2 milioni e 900
mila quelli che, pur avendo un impiego, continuano a vivere con i genitori perché non riuscirebbero, dovendo magari pagare un
affitto, arrivare all'ultima settimana del mese.Di questi poco meno di 3 milioni di cittadini, circa 2 milioni percepiscono stipendi
che non arrivano a 1000 euro, mentre il restante milione deve accontentarsi di cifre nell'ordine dei 500 euro mensili.Il problema
degli affitti, in realtà, è di più ampio respiro, riguardando il 32,4% delle famiglie con un figlio sotto i 30 anni a carico, contro un
valore medio nazionale del 18,4%. In ogni caso l'incidenza media del costo dell'abitazione incide sul nucleo famigliare per un
terzo della spesa mensile, dato particolarmente gravoso nelle aree metropolitane.
6
“I giovani sono il futuro!” si dice...
Ma le politiche giovanili non si vedono
“I giovani sono il futuro”, quante volte abbiamo sentito dire questa frase, ma in realtà il governo cosa fa per
aiutarci a costruire il nostro futuro e per migliorare la
nostra esistenza? Cosa sono le politiche giovanili di cui
sentiamo tanto parlare? Cerchiamo di dare una definizione di “politiche giovanili”: esse sono l’insieme di
regole/provvedimenti legislativi, dettate da precise
scelte politiche, che uno stato pone in essere per
“aiutare” i giovani a vivere la propria esistenza
quotidiana e ad inserirsi nel mondo del lavoro,
insomma a crescere come uomini e come
cittadini. Per cominciare, il governo
italiano, solamente nel 2006 ha definito un quadro di politiche giovanile a
livello centrale, prevedendo cioè
che si occupasse di problemi
giovanili un ministro a tempo
pieno; prima infatti la mancanza di un
quadro legislativo di riferimento
ha fatto sì che i pochi interventi
avvenissero frazionati e poco raccordati
tra
loro. Ma nel 2006 è stato costituito il ministero alla
gioventù, che è, cito, incaricato “ad esercitare le funzioni e i compiti, ivi compresi quelli di indirizzo e coordinamento, di tutte le iniziative, anche normative,
nelle materie concernenti le politiche giovanili”. Dunque si occupa di tutto ciò che riguarda la situazione
giovanile, come evidenziare i disagi, coordinare le azioni da mettere in atto per aiutare i giovani, etc. A tale
riguardo bisogna ricordare che prima di costruire grandi progetti in questo settore, bisogna investire su due
importanti realtà: la famiglia che è il primo luogo in
cui i giovani si rispecchiano e che condizionerà il loro
comportamento futuro; la scuola perché è dove i giovani si formano sia culturalmente sia come cittadini e
persone. Il disinteressamento e il disinvestimento verso
questi due ambiti hanno amplificato alcune problematic h e
che si sono abbattute principalmente sui
giovani. Questi ultimi essendo in una
fase dell’esistenza in divenire, rappresentano una grande potenzialità, ma
contengono anche un forte rischio se non
sostenuti in modo adeguato. Anche quando si
raggiungono dei risultati importanti il pericolo di disperdere delle risorse è in agguato,
basti pensare alla fin troppo conosciuta
“fuga di cervelli”: un esodo continuo di
giovani dotati che, non venendo incentivati o non trovando lavoro, si trasferiscono in
altri paesi come l’Inghilterra, gli Stati Uniti e, ultimamente, la Cina. Inoltre, la disoccupazione
giovanile, ora al 28,9%, rappresenta una piaga
gravissima, possibile origine di criminalità, insoddisfazione e reazioni violente. Anche il crescente disinteresse dei giovani verso tutto ciò che li circonda può mettere in discussione la capacità critica e di autodeterminazione di un popolo. In conclusione in questo periodo le
politiche giovanili devono essere ancor più considerate
per la costruzione di una società, anche se in rapido
cambiamento e sempre più competitiva, basata su saldi
valori democratici condivisi.
Matteo Villosio, 4C Ginn
Identità di genere
Nel pensare agli articoli sulle generazioni ci siamo imbattuti anche sull’”identità di genere”, termine
che è stato introdotto negli ultimi decenni per descrivere l’identità della persona umana. È un
argomento sul quale ci sarebbe molto da dire a da riflettere e che ci ripromettiamo di riprendere in uno
dei prossimi numeri di “Onda d’urto”. Per ora vi lasciamo la definizione che ne dà Wikipedia.
“Il concetto di identità di genere, in alcune correnti della sociologia sviluppatesi negli Stati Uniti d'America a partire dagli anni 70 del Novecento, viene utilizzato per descrivere il genere in cui una persona si identifica (cioè, se si
percepisce uomo, donna, o in qualcosa di diverso da queste due polarità). L'identità di genere non deriva necessariamente dalla biologia, e non riguarda l'orientamento sessuale. Attualmente non si è giunti ad una piena comprensione
dello sviluppo dell'identità di genere, sono stati suggeriti molti fattori che potrebbero avere un ruolo nella sua
formazione. I fattori biologici che possono influenzare l'identità di genere includono i livelli ormonali sia in fase
prenatale che successivamente, e la loro regolazione da un punto di vista genetico. Mentre i fattori sociali che possono influenzare l'identità di genere includono le informazioni relative al genere portate da famiglia, mass media, e le
altre istituzioni. Non si è definita con precisione l'età entro la quale l'identità di genere si sia definitivamente formata
e risulta molto variabile anche l'età in cui potrebbero sorgere eventuali problemi legati all'identità di genere
Nella maggioranza della popolazione, l'identità, il ruolo di genere e il sesso biologico corrispondono (persone
"cisgender"). Ad esempio, una donna cisgender:
* ho gli attributi femminili (sesso)
* mi sento donna (identità)
* gli altri mi percepiscono donna (ruolo)
Idem nel caso di un uomo cisgender, dove però ovviamente sesso, identità e ruolo di genere saranno al maschile.
L'identità di genere è il modo in cui un individuo percepisce il proprio genere: questa consapevolezza interiore porta
a dire "io sono uomo" o "io sono donna".
7
to
t
o
ici Sogno
d
i
di un principe bambino/1
a
pr Inizia una piccola storiella a puntate, nella speranza di inaugurare una nuova
o
S tradizione, ispiratami da tre persone speciali: Eleonora, Federica e Lucrezia.
Grazie della fiducia. Giulia Centrone.
Che tu lo voglia o no, corpo e anima vivono insieme e non si è solo l’uno o l’altro: alla fine si scontrano. La
bellezza esteriore farà i conti con l’interiorità. Tanto da spingere una ricca signora, scelta come moglie di un
altolocato uomo d’affari per la sua bellezza, a raccontare i segreti di un viaggio in Grecia e in fondo all’anima.
D’altronde, non ho di meglio da fare in questo posto. Diciotto mesi fa non avrei nemmeno saputo che esistono
sentimenti capaci di spingerti a inforcare la penna. Diciotto mesi fa ero Lady Osgood. Oggi sono Case Parker.
Per lui ero Kassandra. Ero una persona cattiva al tempo in cui conobbi Lord Robert Osgood: un uomo sulla
cinquantina, stempiato, con un accenno di pancia che sbucava sgradevolmente dallo spazio dei bottoni di una
camicia ocra troppo stretta. Il mio primo pensiero riguardò quella camicia: siccome sapevo di chi si trattava,
mi sembrò assurdo che un uomo tanto ricco non si fosse fatto fare una camicia su misura. Poi notai la cravatta:
non l’aveva chi si occupasse del suo guardaroba? Lo etichettai, come facevo con tutti: sciatto. Ma uno sciatto
da leccare. Sì, perché certe persone, nonostante tutto, sono da leccare per ciò che ti possono offrire se lo fai. E
Lord Osgood aveva una sola cosa da offrirmi: soldi. E quindi tutto. Lo credevo, almeno. Portarlo verso di me,
giocare con lui, farmi desiderare e infine quasi costringerlo a mettermi l’anello al dito divenne il mio lavoro. E
mi ci dedicavo con tutta me stessa, perché ero consapevole di quanto la mia bellezza fosse peritura. Avevo già
trent’anni e le chiamate del mio manager si erano affievolite: una modella vecchia deve avere qualcos’altro da
offrire. Sfruttai così quelli che consideravo gli ultimi sprazzi del mio dono: sposai Lord Osgood ed ebbi un
nome da esibire. Vissi con lui per cinque anni; al secondo anno di matrimonio si ammalò e lo ricoverarono.
Tornò a casa forse tre, quattro volte negli anni successivi e io non andai mai a trovarlo.
Gli ospedali puzzavano di morte. Il
puzzo mi contagiava, mi storpiava. Ero una
persona cattiva. Nel frattempo mi divertii con i suoi soldi, organizzando feste e
viaggi. Lo tradii davvero con troppi uomini, ma nessuno di essi valeva la pena di lasciare il palazzo di giada in cui vivevo.
Quando Robert morì credo di aver annuito.
Me lo disse il suo notaio, con aria
grave. Lui era: viscido. Voleva solo i suoi
sporchi soldi. Fu ciò che mi chiese
subito dopo avermi detto di mio marito.
Firmai un assegno. Annuii ancora.
“Ai funerali, una volta riunita la famiglia di Lord Osgood, vi leggerò il
suo testamento”. Annuii. Mi chiesi solo, andando a dormire, se qualcosa sarebbe cambiato. Ho una definizione per me: illusa puttana. Cambiò,
eccome. “A mia moglie voglio dire solo
alcune parole. Ti ho lasciato
giocare con me per noia. E’ un brutto
male, il tedio. Avevo bisogno di
qualcosa che riempisse i miei giorni e
ammetto che la tua bellezza era
tanto fiammeggiante da spingermi a
ricercare ciò in te. Forse credi che
avrai ciò per cui mi hai cercato; mi dispiace deluderti. Sappi solo che non si
tratta di una questione personale: avevo deciso,
ancor prima di conoscerti, che avrei trovato
una bella compagnia per questi anni. La malattia
ha stravolto i miei piani. Ti lascio con l’augurio di un futuro migliore. Vali più di quel che pensi”. Annuii. Era
finita. Mi alzai. Uscii. Non tornai. C’era un solo posto dove io potessi andare. Giunsi al parco a piedi e mi
avvicinai ad una cabina telefonica. “Va’ da tuo padre”, fu la fredda risposta. “Padre?”, chiesi, stordita. “Alan
Parker”. La linea cadde. Subito ho notato la differenza tra le loro mani. Mio padre -per quanto mi risultasse
difficile credere che fosse lì davanti a me dopo tutti gli anni in cui avevo creduto alla sua morte- aveva le mani
eccessivamente grandi, le dita gonfie e ruvide, il palmo pieno di calli; la sua compagna - una donnetta bassa
con gli occhi da rana - aveva piccole mani tozze; la sua era l’unica il cui contatto fu piacevole. Non lo scorgevo appieno nella penombra del portico; per un po’ fu solo una mano, una mano calda, liscia, con la linea delle
vene in rilievo sul dorso. “Alec”, disse. Era una mano e un nome. Dopo seppi che si chiamava Alexandros.
Mi raccontarono una vecchia storia su un giovane convocato da tre dee per decidere della loro bellezza. Sorrisi. La mano mi lasciò e un’altra, più pesante, mi spinse verso la porta. Alec non ci seguì in casa: ci augurò la
buona notte e sparì nel buio. Al mattino mano e nome divennero bocca e occhi. Mi sorrise, vedendomi scendere in cucina. La Rana disse qualcosa mentre mescolava dei cereali in una tazza di yogurt. Giunse anche mio
padre. Ripeté quello che aveva detto la sua compagna; poi si rivolse a me e in inglese mi diede il buongiorno.
Annuii e mi sedetti di fronte ad Alec: smeraldi catturarono la luce mentre denti di perla si mostravano tra le
labbra. Fu occhi: occhi del colore dei prati confusi tra i campi di grano. Era primavera su quel volto. (continua.1)
Giulia Centrone, 3BCL
8
150 anni dall’unità d’Italia
Sop
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Già allora gli studenti occupavano...
Siamo nel 1821, anno di fermenti e di moti rivoluzionari per avere in
Italia una costituzione e un regime più liberale. A queste spinte di cambiamento contribuirono anche le agitazioni studentesche di Torino e il
rigore veramente feroce di come furono represse.
“La sera dell'11 gennaio del 1821 quattro studenti universitari si presentarono al
teatro d'Augermes con berretti rossi adorni di un fiocchetto nero, secondo l'uso di
parecchie università italiane. La polizia, sospettando chi sa che cosa, alla fine dello
spettacolo arrestò uno degli studenti, dopo una colluttazione con altri universitari;
gli altri tre riuscirono a fuggire approfittando del parapiglia, ma durante la notte furono tratti pure loro in arresto.
Il giorno dopo, il 12 gennaio, il Ministro di polizia, violando la legislazione
scolastica, la quale prescriveva che, salvo casi gravissimi, gli studenti dovevano essere sottoposti al giudizio del magistrato degli studi, mandò invece gli arrestati nella
fortezza per sottoporli al Magistrato ordinario. Questo fatto riempì di sdegno gli studenti, i quali, riunitisi in
parecchie centinaia nel palazzo dell'Università, si diedero a tumultuare protestando contro la violazione degli
antichi privilegi.
Dai comizianti fu proposto di mandare una commissione al governo per chiedere la liberazione dei compagni,
ma proprio allora giunse il conte PROSPERO BALBO, ministro dell'interno ma anche rettore dell'Università,
che intimò agli studenti di sgombrare il palazzo. Gli studenti si rifiutarono e il disordine aumentò; un
drappello di carabinieri a cavallo, che si trovava a passare molto vicino, fu fatto segno a grida e a sassi. Allora
le autorità ricorsero alla forza e, verso il tramonto, sopraggiunse sul posto il governatore di Torino, conte
THAON DI REVEL, alla testa di quattro compagnie di granatieri con i fucili e le baionette innestate.
Accadde quello che si poteva e si doveva evitare:
essendosi gli studenti
rifiutati di sciogliersi, il
portone fu forzato, i
granatieri e la polizia
irruppero dentro l'Università con le armi in pugno e
caricarono i tumultuanti,
che si difesero a sassate,
quindi si diedero a fuggire
per le aule incalzati dalla
truppa e sciabolati da alcuni ufficiali.
Il bilancio di quella repressione fu doloroso: non vi
furono per fortuna morti,
come poi si disse per
accrescere la pubblica indignazione aggiungendo
che i corpi degli uccisi
erano stati trafugati; ma i
feriti più o meno gravi non
furono pochi: cinque o
sei soldati e più di una
trentina di studenti.
L'impulsività e l'eccesso
con cui le autorità avevaUniversità di Torino - Palazzo Nuovo
no agito non sembrò alla
pubblica opinione, né
giusto né opportuno e con
ragione fu commentato
malignamente l'elogio mandato dal re ai soldati. Viceversa i reazionari si lamentarono che si era lasciato per
alcune ore sul portone dell'Università un cartello con la scritta "Macello Reale", e che non erano stati arrestati
coloro che, dopo i fatti, sparsero per le vie foglietti con i nomi di quelli che più degli altri si erano distinti nella
feroce repressione.
Apprezzato invece fu il contegno del principe Carlo Alberto, il quale sospese un ufficiale perché senza permesso si era unito ai granatieri e fornì inoltre prova della sua simpatia verso gli studenti andando a visitare i
feriti.
La repressione dei tumulti studenteschi fu naturalmente sfruttata dai liberali piemontesi, che intensificarono la
campagna costituzionale. Furono diffusi clandestinamente manifesti stampati in Francia e in Svizzera; in questi si rendevano note le mire austriache; le pretese trame della austriaca regina; si mostravano i danni della cattiva amministrazione finanziaria; circolarono altri manifestini indirizzati al re in cui si chiedeva la costituzione
spagnola; si sparsero proclami con i quali s'incitavano i Piemontesi a prender le armi promettendo loro l'aiuto
della popolazione di Lombardia.
da http://cronologia.leonardo.it/storia/a1821b.htm
9
La mafia è cosa nostra
Intervento del giornalista A.Badolati e del
sostituto procuratore di Pinerolo C.Santoriello
Iniziativa di pregio quella che il 5
febbraio scorso ha interessato il nostro liceo: apprezziamo questo modo
di fare scuola a cui ci hanno e ci siamo abituati. La
conferenza tenutasi presso l’auditorium Baralis le
ultime tre ore della mattinata ha offerto la testimonianza di due uomini scesi in campo contro la criminalità organizzata, armati di penna e codice penale.
Arcangelo Badolati, caposervizio del quotidiano
“Gazzetta del Sud” e autore di varie pubblicazioni
sul fenomeno mafioso, ha illustrato lo scenario
storico dell’organizzazione nel suo Meridione
natio: l’origine delle mafie nostrane
dall’associazione per delinquere di epoca
medievale presente in Spagna col nome di
“garduña”, le ramificazioni di ‘ndrangheta, cosa
nostra, camorra e sacra corona unita, i dettami familiaristici che vincolano le unioni tra clan, la responsabilità della Chiesa, la stagione terroristica
degli anni ’90. Ma attenzione, ammonisce Badolati,
a relegare il discorso mafioso tra le insolute problematiche che il Mezzogiorno si trascina dietro a partire dalla “questione meridionale” postunitaria. La
mafia ha perso le sembianze de “Il padrino”. I boss
oggi parlano tre lingue, volano da un meeting
all’altro intorno al mondo in giacca e cravatta.
L’anticultura mafiosa ha esportato nel mondo
l’assioma della violenza, fisica e intellettuale: non è
un problema del Sud, è un’emergenza di tutti. Se il
Palazzo di Giustizia di Torino è intitolato a Bruno
Caccia, è perché nel 1983 un magistrato che portava quel nome fu assassinato su mandato dei Belfiore, la cosca ‘ndranghetista di punta impiantata qui,
in Piemonte.
La metamorfosi delle forme cui la criminalità organizzata si adegua per conservare le proprie
tradizioni ha intaccato dal di dentro le stesse istitu-
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zioni, fa eco il sostituto procuratore del tribunale di
Pinerolo, Ciro Santoriello. Per sconfiggere il sistema mafioso, è la tesi sostenuta, occorre innanzitutto
sconfiggere un modello culturale, il quale si annida
nelle pieghe e negli accomodamenti della società
civile. E’ il prototipo del “grande fratello”: vendere
la propria coscienza critica pur di affermarsi, quale
che sia l’ambito. Infine, come non toccare il proble-
ma, ancora tutto da risolvere, della collusione tra
mafia e Stato. Al giorno d’oggi l’infiltrazione
criminale negli organismi di rappresentanza della
collettività non si regge più sul binomio Statoantistato, ma è dentro lo Stato che tale marcescenza
va sanata.
Certo, battere le mani a tante belle parole può metmettere la coscienza a posto, o suscitare un problematico senso di mediocrità. Tuttavia, nella lotta
quotidiana e silenziosa contro l’illegalità, alcune
persone sono state colpite, sono morte. “Beato quel
popolo che non ha bisogno di eroi” soleva dire Bertolt Brecht. Al di là delle categorie della narrazione
epica, quella che si avverte nella coscienza di oggi
è una necessità estrema di modelli di responsabilità
collettiva, in grado di superare il particolarismo
degli interessi. Questo, in nome di un’idea
condivisa di società senza alcun colore.
Nadia Fenoglio 3B Cl
SUPPLEMENTO D’ANIMA
Il gruppo di Amnesty International del Porporato
Dalla Tunisia all'Egitto, non si ferma la richiesta di libertà
Da Tunisi al Cairo, da Sana'a a Khartoum, centinaia di migliaia di persone
hanno riempito le piazze e le strade, e continuano a farlo, sfidando il coprifuoco
e la violenza delle forze di sicurezza per chiedere riforme politiche, sociali ed
economiche, per vedersi finalmente riconosciuti quei diritti umani troppo spesso
negati e calpestati.
Le manifestazioni di massa scoppiate in diversi paesi del Medio Oriente e del
Nord Africa stanno facendo pressione su governi repressivi affinché adottino
riforme politiche, economiche e sociali. Molti manifestanti sono stati uccisi, altri picchiati e arrestati dalle forze di sicurezza nel tentativo di reprimere le proteste. Anche gli attivisti per i diritti umani sono stati colpiti dalla repressione
delle autorità.
La libertà di espressione viene limitata attraverso la sospensione di molti
servizi Internet ma anche l'arresto di giornalisti locali e stranieri per impedire il
libero flusso di informazioni sulle violazioni dei diritti umani commesse dalle forze di sicurezza
nel tentativo di reprimere le proteste Amnesty International chiede ai governi di quest'ampia regione di rispettare i diritti umani di chi sta manifestando, di indagare sulle violazioni dei diritti umani
commesse nel tentativo di reprimere le violenze e di riconoscere e rispettare le libertà fondamentali troppo a lungo negate.
Amnesty International sta riscontrando che in paesi non direttamente colpiti dalla manifestazioni , come la Libia, gli Emirati Arabi Uniti e l'Azerbaigian, le forze di sicurezza stanno
procedendo ad arrestare persone che esprimono solidarietà con le proteste in corso.
Diritti Umani (a non essere molestati) anche per i primini
SAN VALENTINO – CACCIA AL PRIMINO
Il 14 febbraio è, notoriamente, la festa degli innamorati. Celebrata in gran parte del mondo (Europa, Americhe
ed Estremo Oriente), è una ricorrenza interessante dal punto di vista commerciale. I media ci massacrano con
suggerimenti per non sfigurare con il nostro amato/a nel giorno dedicato all’amore. Mete per viaggi romantici,
leccornie per addolcire anche i più ritrosi, cene a lume di candela per due, soggiorni in spazi da sogno e gioielli,
perché un diamante è …per sempre.
Per non parlare delle vetrine, di rosso vestite (si sa, il rosso è il colore della passione), che ci fanno l’occhiolino
con cuscini, borse, orologi e cioccolatini a forma di cuore, catenine “matrimoniali” con ciondoli sdoppiabili, rose rosse pronte all’uso ed improbabili peluches che, se solleticati, sussurrano: “I love you!”. Insomma, il festival
della “chicceria”! Inoltre, si calcola che il 14 febbraio vengano spedite circa un miliardo di “valentine”, bigliettini spesso sagomati nella forma di cuori stilizzati, colombe o cupidi.
Fa sorridere vedere ragazzi che si aggirano tra il disperato e l’impacciato alla ricerca del gadget perfetto per la
ragazza. E fa tenerezza scorgere mamme, mandate in trasferta dai figli, acquistare pensieri per le fidanzate dei
pargoli. Perché, ammettiamolo, siamo noi ragazze ad investire di più in questa festa. E, ciò che è peggio, è che
quasi sempre, nonostante l’impegno profuso, rimaniamo deluse. Non ci rimane che avere aspettative più basse e
mai dimenticare che…ciò che conta è il pensiero.
Da qualche anno, purtroppo per noi di prima, San Valentino è diventato anche la giornata della caccia al primino. Perché? Non ho trovato notizie sull’origine di quest’infausta usanza. Bullismo addomesticato o più semplicemente nomi in rima? Tutto sommato, è andata meglio di quanto temessi. Volti siglati PR, occhi circondati da
finti occhiali, barbe posticce su visi femminili. Il tutto ovviamente eseguito con pennarelli indelebili. Quest’anno
è passato ed il prossimo toccherà a noi dare il benvenuto ai nuovi primini…
Beatrice Roux 4CG
P.S. Il colmo però si è verificato con l’arrivo in classe dei primini, ai quali un insegnante particolarmente zelante, ma extraterrestre, ha messo la nota per i visi imbrattati (ndr).
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Artisti e campioni tra noi
Veronica Zappone, 2A Cl, campionessa europea di curling
Per la sezione dei nostri campioni questo
mese abbiamo scelto Veronica Zappone, 2A
Cl, che con la sua squadra di curling è arrivata terza agli Europei di Praga, allenata
dallo stesso coach che ha portato la Cina
alle Olimpiadi di Vancouver!
Come ti sei avvicinata al curling?
Ho iniziato grazie al gruppo sportivo promosso dal liceo.
Anche se all’inizio lo facevo solo per avere qualche punto in
più sulla media di educazione fisica, mi sono subito appassionata a questa disciplina, ho iniziato a frequentare anche
gli allenamenti serali e sono entrata nell’ambiente.
Il curling è di solito visto come uno sport noioso: cosa
rispondi?
Chi lo vede così dovrebbe provare a praticarlo, perché effettivamente se non lo si conosce dall’esterno può apparire
monotono, ma chi lo pratica si rende conto che sono presenti
una forte pressione e tensione psicologica, che lo rendono
divertente.
Quanto ti impegna questo sport?
Mi occupa sei ore alla settimana, ma grazie all’abitudine
ormai riesco a conciliare bene lo sport con la scuola e a studiare in qualsiasi occasione. Anche se le partite in posti
lontani mi fanno perdere in assenze. Comunque se si vuole
rendere a scuola si impara anche a studiare in aereo mentre
si torna da Cortina per la verifica del giorno dopo.
Un pregio e un difetto del curling?
Il pregio è di sicuro che stimola la concentrazione e aiuta a
mantenerla a lungo, mentre il difetto è forse che bisogna
avere un’attenzione altissima anche nei confronti dei particolari più piccoli.
E’ uno sport difficile dal punto di vista tecnico?
Una partita di curling non è per niente facile, anche solo
l’equilibrio è molto difficile da mantenere, poi lanciare una
stone di marmo pesante venti chili in un preciso punto del
campo può creare molte difficoltà: ogni piccolo movimento
può influenzare la traiettoria.
Parlaci dell’esperienza a Praga: com’è l’ambiente degli
Europei? C’è tanta competizione?
Sì, la competizione è molta. L’ottenere dei buoni risultati
nelle prime partite ci ha dato una grande carica per
continuare, tanto che poi siamo arrivate terze. Però è uno
sport molto corretto e abbiamo anche legato con le altre
squadre.
Parlaci dell’allenatore: si nota la differenza lavorando
con professionisti a questo livello?
La differenza si nota, soprattutto nelle prospettive:
l’allenamento mirato a conseguire risultati importanti a livello mondiale dà grandi stimoli. Inoltre, proprio perché la prospettiva è così ambiziosa l’allenatore ti aiuta a portare la tecnica a livelli altissimi.
Stefano e Lorenzo, I A Cl
Tommaso Camarotto, 5A Ginn, pianista jazz
Come artista abbiamo invece Tommaso
Camarotto, grande pianista jazz della 5 A Ginn…
Molto simpatico, ma non chiamatelo Allevi!
Come hai iniziato a suonare?
E’ una passione che mi è stata trasmessa da mia
madre: pur non suonando, è sempre stata molto
interessata alla musica e dunque all’età di cinque
anni mi ha proposto di iscrivermi ad un corso polistrumentale
Cosa ti ha spinto a scegliere proprio il pianoforte?
E’ stata una scelta dettata dall’istinto: è lo strumento più
complesso melodicamente e armonicamente parlando, ma è
anche quello a mio avviso più completo.
Come/dove studi?
Prima studiavo da un insegnante privato, il professor
Demichelis e da quando lui ha aperto la scuola
“Avanguardia Musicale” a Rivoli ho continuato a studiare
lì.
Ti impegna molto studiare pianoforte?
Diciamo che essendo un’attività piacevole non parlerei di
impegno vero e proprio, certo il pianoforte mi richiede
molto tempo tutti i giorni, ma per me si tratta più che altro di
un divertimento.
Che cos’è la musica per te?
E’ un modo di comunicare, un’espressione comunque
universale che può essere capita da tutti gli uomini, indipendentemente dalla cultura o dalla lingua parlata.
Riesci a conciliare bene scuola e pianoforte?
Direi di sì, soprattutto per il fatto che studio decisamente
più il piano che le materie scolastiche…
Pensi che la musica sia importante per la crescita
dell’individuo?
A parer mio la musica è indispensabile per la crescita come persona. Una cosa che ad esempio si nota nelle società
antiche più progredite è che erano anche le più sviluppate
dal punto di vista musicale: ad esempio la società greca che
noi studiamo ha creato il sistema musicale che è alla base di
quello odierno, ed è studiata oggi anche da quel punto di
vista. (A questo punto è presente una digressione su discutibili pratiche greche che è meglio non trascrivere, per i
“classicisti” basti dire che ci siamo soffermati sul verbo
“rafanidòo”… ).
Nella quotidianità in cosa ti aiuta il saper suonare?
Diciamo che aiuta molto a saper comunicare con le persone… e anche a provarci con le ragazze, ma non in questo
momento perché ho una fidanzata fissa a cui non mancherei
mai di rispetto… Sentito Irene??
Dicci qual è il più grande difetto del piano.
Il difetto a parer mio non è tanto nel piano, quanto nei luoghi in cui si studia: essendo infatti già il piano molto
complesso, è difficile che sia incoraggiato anche lo studio di
altri strumenti, che invece potrebbero aiutare l’individuo a
crescere.
Stefano e Lorenzo, I A Cl
12
Ex 7 in condotta
La parte più divertente della scuola!
Ecco l’ultima lista di note e giustificazioni dell’anno!
BL
am, 5
Ne leggerete delle belle!
Mirj
D. dice di andare in bagno: va a fumare e torna con
cappucino e brioches a fare colazione in classe!
Oggi in classe è presente solo un banco. Gli alunni, invece,
ci sono tutti.
L’alunna E. dopo aver dato fuoco al quaderno degli appunti di biologia con un accendino e aver provocato paura per
la nuova di fumo formatasi, viene mandata in presidenza
Francesco D. C. si tira gli schiaffi
Gli alunni B., G. e S. con a capofila F. fanno il trenino nel
tentativo di travolgermi.
L’alunno P. ha strappato il compito in classe davanti alla
sottoscritta definendolo “troppo difficile
Durante l’odierna ora di supplenza, gli alunni D. e V. si
concedono il lusso di sfidarsi ad una gara di rutti; tutto
questo mentre B., l’organazzatore, riprendeva con il
cellulere. Chiedo severi provvedimenti
A. G.si diverte provocando odori nauseabondi dando fuoco
ai propri capelli durante l’ora di chimica
L’alunno G.A. lancia pezzi di frutta sui capelli della sottoscritta
L’alunna F.C. è salita sul banco e ha ballato la macarena
R.L. giustifica l’assenza per: Intrappolamento all’interno
dell’uovo di Pasqua confezionato per la nonna
L’alunno C.G. mi fa i complimenti per la mia bella dentiera
A.T. si diverte facendo svolazzare per l’aula quello che
sembra un’elicottero telecomandato. Trovo il fatto riprovevole e ne riferirò in consiglio di classe
L’alunno M.A. giustifica l’assenza. Motivo : Scontro con
Rambo
“L’alunno M.M., dopo aver preso visione del compito in
classe accusa la professoressa di discriminare fra raccomandati e non, sperando che in futuro ques’ultima si ritrovi sotto i ferri di questi incompetenti.”
“L’alunno D.A. mi porge dei soldi durante il compito in
classe,tentando di corrompermi. Inoltre si permette di
chiedermi se volessi entare nella loro banda con il grado di
Novellina! Chiedo la convocazione dei genitori”
“L’alunno F.R. si nasconde nell’armadietto di classe facendo spaventare la sottoscritta e poi sostenendo che si era
nascosto lì perchè un serial killer gli dava la caccia. Chiedo
seri provvedimenti.”
“Gli alunni S.A. e P.R. tolgono dal muro il planisfero politico e lo sostituiscono con il vessillo dell’Atalanta rifiutandosi di rimuoverlo.”
“Gli alunni G.S. e R.D. goicano alle ombre cinesi con la
tenda. Sgridati dalla sotto scritta imprecano e mi ordinano
di tacere.
13
”“Durante la lezione di
matematica la classe inscena
il
mio funerale, chiedendomi le misure per la bara”
“L’alunno V si rifiuta di uscire interrogato nell’ora di francese sostenendo che lui il francesce non lo studierà mai
perchè “gli fanno schifo Zidane e tutti francesi” e tanto
anche se si prende una nota suo padre approva questa sua
scelta”
“B.L. colpisce la professoressa in fronte con una
cerbottana!”
“L’alunno E.P. prende a sediate l’alunno M.G. facendolo
piangere.”
“Ore 13.30: la situazione sta degenerando, C.V. e M.F.
spruzzano deodorante per tutta l’aula, si soffoca!”
“L’alunno R.N. lancia la scolorina in faccia ad un compagno colpendolo simultaneamente con un pugno”
“L’alunno R.N. lancia la scolorina in faccia ad un compagno colpendolo simultaneamente con un pugno”
Detti & Massime
A volte basta un attimo per scordare una vita ma a volte
non basta una vita per scordare un attimo. (Jim Morrison)
A volte e' meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio! (Oscar Wilde)
Fino a quando il colore della pelle non sarà considerato
come il colore degli occhi noi continueremo a lottare.
(Ernesto Che Guevara)
Nessuno muore oggi per una terribile verità: ci sono troppi antidoti ad essa. (Friedrich Nietzsche)
Mai pensare che la guerra, anche se giustificata, non sia
un crimine. (Ernest Hemingway)
Non si potrebbe così bene intendere una cosa e renderla
propria quando la si impara da un altro, come quando la
si scopre da sé. (René Descartes)
La morte si sconta vivendo. (Giuseppe Ungaretti)
Se la musica è il nutrimento dell'amore, continuate a suonare. (William Shakespear)
Il cammino si fa da soli: in due è una scampagnata.
(Fabio Volo)
Nelle fiabe non si insegna ai bambini che esistono i draghi, quello lo sanno già... Si insegna ai bambini che i draghi si possono sconfiggere. Ed è quello che fanno
scrittori come Saviano. Non dicono che la mafia c'è, ma
dicono che la mafia può essere sconfitta. (Roberto Benigni)
Chi più si ama meno può amare. (Giacomo Leopardi)
Ipse Dixit
- I proff. che ci piacciono… Durante la verifica di
tedesco l’allieva in difficoltà chiede aiuto
all’insegnante. Questi per evitare di suggerire in modo
troppo plateale, scrive l’aiutino sul banco.
- Alunna, un’esercizio sulle parole composte, tutta seria: “Prof… quindi, cacciatori… è una parola composta formata da caccia + tori?”
Prof. “Non fare la sciocchina…”
- Durante l’interrogazione di geografia. “In Italia la
popolazione non aumenta, perché c’è la fuga di cervelli…”
Prof, alla consegna delle verifiche andate male: “Ti sei
fatta di coca quel giorno?”
Cardonatti durante l’interrogazione: “Puoi parlare
mentre scrivo, eh! Sono una donna, riesco a fare due
cose contemporaneamente!”
Prof: “Io faccio il mercatino delle pulci sotto casa
mia… perché c’è il mio cane che va lì!”
Prof: “Napoleone ha preso Bonaparte delle nostre
opere d’arte”
Caredio: “Posto che qualcuno abbia fatto qualcosa,
perché la maggior parte di voi passerebbe il suo
tempo a parlare del sesso degli angeli”
Prof, dovendosi interrompere durante la spiegazione: “
è come se tu interrompessi Dio al secondo giorno,
mentre crea gli animali e gli chiedessi un procione!
Sto finendo di spiegare!”
Nuovo Dizionario
“Humour Art”
Inglese-piemontese
COUNT-TOUCH!: esclamazione di meraviglia
GROUP: nodo
HE CORN: le corna
JEW-AN-HOT: giovanotto
LEAN-OUT: eccone lì un altro
LOVE-TREES: lavatrice
LOVER: labbra
POOH-LAST: pollo
POOH’S-THIN: postino
SCOOP-US: schiaffo
US-US-IN: assassino
VAN-COOL-POST: va’ a quel paese
WHO-SPEED-ALL: ospedale
14
Enigma
Quiz e test di cultura divertenti
c) Poseidone
Come si chiama il sistema antibloccaggio di frenata?
3.
Come si traduce in latino la parola "uccello" ?
a) Uccellus
b) Volatilis
c) Avium
4.
In quale racconto mitologico viene narrato
l'episodio del cavallo di Troia?
a) Iliade
b) Odissea
c) Eneide
Cos’è lo “gnu”?
a) Un gatto
b) Un insetto
c) Un animale
6.
Come si chiamava il dio romano del mare?
a) Nettuno
b) Tritone
9.
In quale anno, secondo la leggenda,
avvenne la fondazione di Roma?
a) 753 a.C.
b) 735 a.C.
c) 745 a.C.
10. Cosa significa in latino
l’espressione “habere dilectus”?
a) Impegnarsi
b) Divertirsi
c) Reclutare soldati
1b
-2a
-3b
5.
8.
Come si chiamavano i vasi nei quali gli Etruschi conservavano le ceneri dei
defunti?
a) Anfore
b) Canopi
c) Kouroi
b-1
0c
.
Qual è il nome della cantante/presentatrice Lear?
a) Amanda
b) Susanna
c) Agata
a-9
2.
7.
Come vengono chiamate le
cellule che
unendosi formano l’embrione?
a) Gameti
b) Zigoti
c) Oveti
-4c
-5c
-6b
-7c
-8
a) EBS
b) ABS
c) SRS
Ri
sp
os
te:
1.
PORPORATO MUSIC
Rubrica musicale By Aaron
Special Guest: Stefano Francia 3A/SPP
Salve ragazzi!
Eccoci di nuovo con la playlist del giornalino, ma questa volta è particolare: si tratta di una playlist riguardante l’occupazione(ovvero brani ascoltati durante
l’occupazione e non), realizzata
grazie alla collaborazione di un
mio amico, Stefano Francia di
3°/SPP.
I brani sono i seguenti:
System Of A Down – Chop
Suey!
System Of A Down – B.Y.O.B.
Articolo 31 – Domani Smetto
Articolo 31 – Noi, Gente Che
Spera
Articolo 31 – Noi No
J-ax – Immorale
Modena City Ramblers – 40 anni
Modena City Ramblers – Contessa
Luca Carboni – Alzando Gli Occhi Al Cielo (per Rocco xD)
Alborosie – Kingston Town
Spero vi piacciano i brani, e con ciò
vi saluto.
E ricordate: PRESI BENE? NO,
BENISSIMO!
Aaron Matarazzo 2C/Ling
Stefano Francia 3°/SPP
15
PhotoForum
by Irene Lo Bianco
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Adesso vi racconto...
I miei tre mesi in Nuova Zelanda
Quanti di voi sanno esattamente dove si trova la Nuova Zelanda sulla cartina? Non lo sapevo nemmeno io con
precisione, prima ancora di pensare a un viaggio, il viaggio che mi ha cambiata, che mi ha fatta crescere e che
mi ha regalato tante emozioni, parole e sguardi, diversi da quelli che incontriamo nella vita, che potremmo
definire “di tutti i giorni”, proprio perchè ricchi di curiosità e soprattutto di novità. Quest'estate ho trascorso tre
mesi in un'isola che pochi conoscono davvero, l'isola che i Maori chiamano Aotearoa, famosa per i kiwi, il
rugby e i paesaggi mozzafiato. Ma c'è molto di più, ancora di più se ti trovi ad essere uno studente
internazionale che vive in una famiglia locale, che frequenta una scuola enorme e colorata di verde, piena di
gonnelline scozzesi, pantaloncini grigi, sandali e scarpette rigorosamente uguali, che trascorre le sue giornate in
mezzo a ragazzi,giunti da ogni parte del mondo, con il tuo stesso obiettivo.
All'inizio la timidezza gioca la sua parte e si hanno molte aspettative, paura di non saper gestire la nuova vita,
anche se ci si rende poi conto che ogni singolo momento è stato speciale, anche quelli di difficoltà, perchè
rendono più forti, soprattutto se bisogna contare solo su se stessi per superarli.
La ricchezza immensa che mi ha dato questa esperienza non è tanto la conoscenza dell'inglese, che è
sicuramente migliorato, ma la consapevolezza del mondo in cui vivo attraverso la conoscenza di ragazzi e
ragazze, nella mia stessa condizione, che sono riusciti a lasciare un segno nella mia vita.
Il rapporto di amicizia che si è creato fra noi è unico, difficile da spiegare, perché laggiù, non conoscendo la
nostra storia, i nostri parenti, amici e culture, ci siamo accettati per ciò che siamo e anche se so che non rivedrò
mai più tante persone, con le quali ho condiviso intere giornate, saranno per sempre amici veri, quelli di cui non
ci si dimentica.
Da loro e dalla famiglia che mi ha ospitata ho imparato tanto, ad apprezzare i piccoli gesti, ad essere
consapevole dei miei limiti e a guardare il mondo con occhi totalmente diversi: Pinerolo era così piccola quando
sono tornata!
Soltanto quando si torna a casa ci si rende davvero conto di che cosa si è vissuto, di essere davvero andati e
tornati dall'altra parte del Globo e di avercela fatta. Ed è proprio in quel momento che si apprezzano tutti i
momenti di quanto vissuto, che si piange e che si inizia a pensare di tornare, ma quando si riabbracciano le
persone care, che aspettano con ansia all'aereoporto, gli amici e i compagni di scuola, si ha davvero voglia di
ricominciare la vita di tutti i giorni, perchè in fin dei conti, è mancata.
Sono sicura che prima o poi tornerò in quell'isoletta felice, dove sono stata così bene, e anche se ogni tanto
vorrei scappare laggiù, sono contenta di essere tornata, perché come dice la mia mamma ospitante “It's not over,
but everything starts again”.
Alessia Moroni, 2A CL
Le lingue più parlate
Cinese mandarino 1 miliardo
Inglese
512 milioni
Hindi
501 milioni
Spagnolo 399 milioni
Russo
285
Arabo
265
Bengali
245
Portoghese 196
Malaisiano-Indonesiano 140
Giapponese
125
Tedesco
100
Coreano
78
Francese 77
Cinese Wu 77
Giavanese 75
Cinese Yue 71
17
Libri
CÈCILE. Il futuro è per tutti
Cecile è una giovane timorosa, quasi insignificante,
ma ha sempre desiderato diventare una maestra, e suo
padre le aveva promesso che lo sarebbe stata, da grande, se fosse stata un’alunna “seria ed applicata”.
Ora suo padre non c’è più, Cecile è diventata davvero
maestra e si trova ad affrontare la prima prova della
sua vita: la scuola elementare Louis- Gailloux, scuola
del centro città (con temutissimi genitori del centro
città!) che ha sfiorato la chiusura solo l’anno prima,
salvata fortunatamente dall’iscrizione di dodici fratelli
africani, i Baoulè.
A Cecile viene assegnata una classe prima, tra la
diffidenza dei colleghi e la preoccupazione del
direttore, che si chiede se una ragazza tanto fragile e
piccola sarà in grado di resistere per un anno intero.
Ma se Cecile è terribilmente spaventata dal complicato
mondo degli adulti, invece comprende a meraviglia
quello dei bambini: a scuola si trasforma in una fata,
grazie alla sua delicatezza e alla sua capacità di
inventare storie in cui gli alunni si rispecchiano. Si
interessa totalmente dei suoi piccoli allievi e grazie alla sua sensibilità è la prima ad occuparsi dei problemi
economici e burocratici della famiglia Baoulè: la famiglia richiede asilo politico in Francia, perché perseguitata in Costa d’Avorio. Però, dodici bambini, tre adulti
e una neonata sono costretti a vivere in una stazione
abbandonata, lontanissima dalla scuola, senza alcuna
risorsa.
Nonostante il sostegno di Cecile, qualcuno cercherà di
espellere dal paese i rifugiati politici. Non sarebbe –
non è - legale, ma ignoti hanno fatto sparire tutta la documentazione che testimonia la loro necessità di essere
accettati. Ci sono secondi fini dietro a questa
operazione? Assolutamente sì. Fini puramente
economici.
Ci sono persone che la pensano come Labril: “E noi la
tolleriamo? Gente che aiuta i clandestini? E’ pazzesco,
quella gente ha tutti i diritti del mondo…! Noi ci
sbattiamo, ci sforziamo per loro. Sono tutti profittatori…
schiavisti! In fin dei conti è così, siamo noi gli schiavi di quella gente!”.
Per contro, comunque, ci sono
anche persone come Eloi e Nathalie. Eloi ha rotto tutti i legami con la sua famiglia, fin troppo ricca, e ha scelto di essere
povero. Per questo però non
Marie Aude Murail,
può definirsi un vero povero,
Cecile, il futuro è per
perché ha scelto: è solamente
precario, come un uccello su un tutti, Giunti Editore
ramo, quando il ramo si spezzerà, sarà pronto a volare per trovarne un altro. Vive
forse di ideali, è un rivoluzionario, un esibizionista,
lascia la sua vita al caso, fa più che mai cose assurde,
ma è affascinante. Peccato che in realtà non sia davvero cambiato e non abbia ancora realmente deciso cosa
fare della propria vita oltre ad aver fondato il GAP
(Gang Anti-Pubblicità o Gruppo Assolutamente Polivalente, a seconda delle occasioni) e a collaborare con
un’associazione che aiuta gli stranieri, assieme Nathalie, ragazza con la quale egli vive per convenienza, generosa, combattente, scorbutica e impossibile da
amare.
Vale la pena battersi per i diritti di tutti coloro che
sembrano non averne.
Qualche volta, una piccola vittoria si ottiene, come
quella dei Baoulè. Piccola, in un mondo dove sono ancora troppe le persone che la notte non hanno un tetto,
di giorno né cibo né istruzione: non hanno futuro.
Questo libro ce lo fa capire, con i toni delicati e freschi
di Cecile, con quelli battaglieri e decisi di Nathalie,
con quelli rivoluzionari e casuali di Eloi, e con quelli
di Gil, fratello di Cecile, ancora troppo piccolo per
pensar seriamente al futuro.
Elisa Garis, 1A CL
Nonnismo al Porporato?
Al Porporato, come in tutti i licei, esistono ragazzi di poca differenza d’età. Sì, sono
cinque anni, sembrano pochi, ma in realtà sono tantissimi.
Detto proprio da me, che sono una primina, sembra un po’ buffo, ma pensate ai primini
che sghignazzano nei banchi ad ogni battutina e ai più grandi che si domandano perché
debbono fare più ore di coloro che sono appena entrati. Ed ancora, i primini che sono ancora disorientati in questa scuola, mentre i ragazzi di quinta si stanno già preparando alla
maturità (in bocca al lupo!).
Non siamo al nonnismo, ma si sente forte il modo diverso di pensare e di agire a secondo dell’età. I più “vecchi”, se così possiamo definirli, sono più maturi e son maturati proprio qui, al Porporato,
invece i più giovani stanno iniziando questo percorso, sperando di crescere nel miglior modo.
Quindi, di un rapporto tra generazioni malato tra primini e quasi maturandi, appunto di nonnismo vero e proprio, qui al Porporato non si avverte, a parte... la “caccia al primino” del giorno di San Valentino. Ma è solo una
volta in tutto l’arco di studi e poi… non è così terribile.
Michela Petrazzuolo, 1C L
18
Billy Elliot
Il 2000 vede arrivare nei cinema di tutto il mondo
quello che viene definito uno tra i migliori film inglesi
di tutti i tempi: Billy Elliot.
Protagonista della pellicola è il dodicenne Billy, interpretato da Jamie Bell (che molti ricorderanno come
protagonista del video Wake me up when september
ends dei Green Day), che, malgrado la umile
condizione sociale in cui si trova la sua famiglia e i
pregiudizi dei suoi compaesani, dopo aver scoperto il
suo amore per la danza decide di inseguirlo con tutto se
stesso.
Il suo amore per l’arte di Tersicore verrà ostacolato
dal padre, dalla povertà, accentuata dallo sciopero dei
minatori che coinvolge anche il padre e il fratello
Tony, ma soprattutto dalla mentalità retrograda che vede nella danza una pratica per ragazze e omosessuali.
Gli unici dalla sua parte paiono essere Mrs.
Wilkinson, la frustrata insegnante di ballo (interpretata
da una realistica Julie Walters), e il migliore amico Michael, segretamente gay.
Ma l’amore per il ballo, per quella scossa elettrica che
gli percorre le vene quando danza, la leggerezza che
solo il tiptap gli riesce a dare, spronano Billy a mentire
al padre, a ingannarlo, e alla fine a stupirlo, al punto
ch’egli sarà disposto a impegnare i gioielli della moglie
morta anni prima per
permettere al ragazzino
di raggiungere Londra
per un’audizione.
Il film si conclude
mostrando un padre decisamente invecchiato e
spaesato, un fratello già
uomo che insieme si recano all'esibizione di
Billy. Nella sala concerti si ritrovano seduti accanto a Michael, che è lì
assieme al suo fidanzato per vedere Billy impegnato
come primo ballerino del Lago dei cigni. Il film termina con l'entrata sul palco di Billy, interpretato per
pochi secondi dal ballerino Adam Cooper.
La trama così brevemente riportata non riesce nemmeno utopisticamente a riportare l’aria che si respira
guardando questo film, guardando la lotta di un
ragazzino in cerca della sua strada, che si interseca con
la lotta dei minatori per i loro diritti, con la muffa del
vecchio che impedisce alla novità di brillare, con il
freddo e la miseria, una lotta che si genera e si placa in
una giravolta.
Lara 2b cl
Il lago dei cigni
Per una volta
vorrei parlare di
musica classica,
anche se non lo farò in maniera tecnica e forbita, anche
per il semplice motivo che non ne sono molto in grado e
rischierei quindi di
scrivere delle stupidaggini abissali,
ma mi accontenterò di elogiare uno
dei balletti più famosi della storia, giusto per essere innovativa!
La musica porta la firma di Pyotr Ilyich Tchaikovsky (è possibile che lo troviate scritto in modo
diverso perché la traslitterazione dal cirillico non è
sicuramente univoca), e le prime coreografie furono
di Julius Wenzel Reisinger.
Il libretto di Vladimir Petrovic Begicev, direttore
dei teatri imperiali di Mosca insieme al ballerino
Vasil Fedorovic, è basato su un'antica fiaba tedesca,
Der geraubte Schleier (Il velo rubato), seguendo il
racconto di Jophann Karl August Musäus. Probabil19
mente questi nomi non vi diranno nulla, ma non mi
sento in dovere di condannarvi!
La storia è familiare soprattutto alle ragazze grazie
al cartone animato L’incantesimo del lago, anche se
la storia è stata molto romanzata in classico stile Disney e le musiche sostituite da canzoncine per bambambini (di cui comunque una fu nominata ai Golden Globe); per i maschietti che non hanno mai visto
la videocassetta, centrale è la storia d’amore tra
Siegfried e Odette lui valoroso principe, lei principessa costretta da un incantesimo a vivere come
cigno di giorno e come donna di notte, amore
distrutto dall’inganno del mago Rothbart (che fece a
Odette l’incantesimo) e della figlia Odile (il cigno
nero). I finali possibili sono due: il più frequente
contempla una celeste ascesa dei due innamorati, il
secondo invece un lieto fine.
L’ultima cosa che vorrei fare, oltre all’intimarvi di
guardare questo fantastico balletto, è citare la versione di Matthew Bourne, che sostituì le ballerine cigno
con ballerini cigno, come ad inneggiare
l’omosessualità maschile.
Altra ultima cosa che vorrei fare è ricordare ai miei
affezionati lettori la prossima uscita de Il cigno nero
con Natalie Portman, che pare essere un film amazing.
Pinerolo Indialogo
, gli articoli di Febbraio
Giornale di cultura locale per il dialogo tra generazioni
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Eventi
Pinerolo e i 150 anni dell'unità d'Italia
Sono stati ricostruiti gli eventi pinerolesi più importanti dell’epoca del Risorgimento riprendendo le fonti storiche, iconografiche e monumentali. Queste evidenziano come Pinerolo abbia avuto un ruolo di primo piano negli avvenimenti scatenanti i moti unitari. di Francesca Noardo
Primo Piano
Educatori per professione e per passione
Il mestiere dell’educatore passa dal lavoro in asilo, al lavoro con minori in forti difficoltà familiari e sociali; dalla comunità
di recupero per tossicodipendenti; alle strutture manicomiali; dalla disabilità alla senilità. È un lavoro che ha a che fare sia
con l’agio che con il disagio di Valentina Voglino
Politica in città - Elezioni 2011
Pinerolo come la vorrei - opinione 3
Per il futuro del pinerolese serve che i nostri giovani vivano e sperimentino il mondo, stabiliscano legami più lunghi in
Europa ed oltre, esplorino possibilità inedite. di Bruno Manghi
Politica in città
Il terremoto elettorale/1: la sinistra
Elezioni in vista anche per Pinerolo, quella piccola ma imponente roccaforte, assediata negli ultimi mesi da continue scosse di
terremoto, incendiata da focosi piromani, avvelenata da una politicante mela bella lucida e succosa… di Emanuele Sacchetto
Buone News
Il 2011 Anno internazionale delle foreste
L’obiettivo dell’ONU, appoggiato fortemente anche dal governo italiano, è quello di valorizzare le risorse boschive fondamentali per l’equilibrio ambientale
di Gabriella Bruzzone
Lettere al giornale
Celebrare i 150 anni riscoprendo il patriottismo costituzionale
Se questo 2011 può ricostruire un embrione di unità, deve essere quella di un patriottismo costituzionale. Riscoprire il senso della solidarietà, e saper accettare qualche sacrificio per essa. Riportare al centro la tutela della persona
di Elvio Fassone
Tendenze
L'ombra degli e-book
lntorno all'e-book il dibattito è all’ordine del giorno e sul tema ormai si confrontano non solo gli appassionati di nuove
tecnologie, ma anche intellettuali e scrittori di Massimiliano Malvicini
Giovani@Scuola
Orientamento alle superiori
Febbraio, mese di preiscrizioni e di orientamento. Insegnanti e studenti di terza media al confronto per presentare le nuove
superiori
di Nadia Fenoglio
Appunti di viaggio
La fortezza di Luxor
Splendente di luce e di storia, Luxor, era "la fortezza" per i primi invasori arabi, Tebe per gli storici greci, Waset per gli egiziani; noi
l’abbiamo percorsa tutta e con ogni mezzo, persino su un carretto di legname.
di Angelica Pons
Sociale & Volontariato
Amnesty International
L’associazione agisce per "prevenire e porre fine a gravi abusi dei diritti all’integrità fisica e mentale, alla libertà di coscienza e di espressione
e alla libertà dalla discriminazione, nell’ambito della propria opera di promozione di tutti i diritti umani". di Valentina Voglino
Visibili & Invisibili
Diritti Umani e una tonnellata di lingotti d'oro
Clamore ha creato la notizia della partenza precipitosa di Ben Alì e della moglie per l'esilio. L'ex premier dame della Tunisia, prima di partire
per Gedda è passata in banca... per ritirare una tonnellata e mezza di lingotti d'oro... (valore 45 milioni di euro)
di Massimiliano Granero
Arte & Architettura
L'archivio storico di Pinerolo
L’archivio raccoglie una gran quantità di documenti, di notevole importanza, risalenti fino al XIV secolo, frutto dell’aggregazione di
importanti archivi privati. In primis, risalente al 1868, vi è la donazione di Alliaudi, composta da circa 4000 libri. di Francesca Noardo
Arte & Spettacolo
"La signorina Julie" e "Un finale per Sam"
Il 2011 del Teatro Sociale è iniziato con l’anteprima nazionale de "La signorina Julie" di August Strindberg,. Al Mulino di Piossasco,
invece, "Un finale per Sam", un aggiornamento postumo e futuro del "Finale di partita" di Beckett di Maurizio Allasia
Personaggi
Una giovane pinerolese alla Scala - Chiara Percivati
Per entrare in un’orchestra, certo, ciò che conta è sì disporre di un diploma (il voto è tutt’altro che fondamentale), ma soprattutto suonare bene al momento dell’audizione. di Michele Barbero
Gruppi emergenti
Gli Infranti Muri
Gli Infranti Muri nascono nell’agosto del 2009 e sono formati da Claudio Luisi (voce e chitarra), Francesco Damonte (batteria), Giacomo Langella (chitarra) e Lee Boyes (Basso). Iniziano a comporre brani di stampo post-grunge. Molto presto, pero’, danno una svolta
alla propria musica fondendo rock con innesti elettronici trance e techno.
di Mario Rivoiro
Sport - Rugby
Il downhill Giampiero Gioia
Il downhill è uno sport che si pratica nei boschi, dove bisogna completare un particolare percorso di circa 3-4 chilometri in bicletta,
attraversando una moltitudine di ostacoli, sia naturali, ad esempio rocce, radici; che artificiali creati appositamente di Andrea Obiso
20
Lettere alla redazione
Mangiare o non mangiare… Questo è il problema!
In classe c'è stato richiesto di sviluppare il tema relativo al rapporto agli adolescenti con il cibo. Ho scelto
di scrivere un articolo su questo tema, perché credo sia
un argomento che riguarda e interessa molti adolescenti.
Sono svariati motivi che inducono i giovani a sentirsi
a disagio davanti al cibo o davanti a delle situazioni,
talvolta il disagio diventa malattia, anoressia o bulimia
Ad esempio ho potuto notare che molte ragazze si
fanno influenzare dalla televisione e sopratutto dalla
moda, sul modo di essere e di apparire.
Mi sono informata sull' argomento leggendo il libro:
“Wintergirls”di Laurie Halse Anderson e cercando su
internet.
Mentre giravo sul web, sono rimasta colpita dall' aiuto
che chiedono queste ragazze anoressiche, per scappare
dal quel tunnel, scrivendo e condividendo le loro
sensazioni e la loro vita da anoressiche.
Vi faccio il riassunto di un diario trovato in rete.
Una ragazza di 17 anni pesava 60kg ed era invidiosa
del bel corpo dell' amica della sua amica. Quest' ultima un giorno decise di iniziare a vomitare per
diventare magra.
La ragazza, terminate le vacanze natalizie, inizia casualmente a perdere peso. Inizialmente è piacevole ma
poi si rende conto che dimagrire è una pazzia, e allora
smette.
Una sera uscendo con il suo ragazzo, scatta in lei la
scintilla per il digiuno; perché aveva visto la pizza
mangiata andare sui fianchi, così che inizia a prendersela a morte con se stessa.
Da qui inizia la discesa: passa da 60 kg a 56kg,
arrivando sino ai 48 kg; la dieta consisteva nell' ingerire tantissima acqua, thé verde e limonata e non cibi
solidi. Escogita il modo per non mangiare durante le
vacanze estive, per non farsi vedere dai propri genitori, ma il padre intuisce il problema della figlia. Ad oggi lei mangia solo frutta e verdura e pesa 48 kg. Oggi
lei è fiera di essere anoressica, perché ha solo uno
scopo, raggiungere i 45 kg e poi i 35 kg come quelli di
un'altra ragazza ricoverata in ospedale.
La protagonista del libro che ho letto ha una storia simile a questa. Anch'essa si sente sola e si allea con un'
amica che condivide il suo stesso disagio. Insieme cercano di risolvere i problemi eliminando il cibo, ma solo la perdita della sua migliore amica le farà capire che
l'anoressia è un gioco pericoloso e può portare alla
morte.
Riportare la testimonianza di una ragazza simile a noi
credo sia la strada migliore per non cadere nel vicolo
cieco di questa orrenda malattia mentale che può essere prevenuta attraverso da una giusta informazione e
con l' aiuto di amici che sanno ascoltare.
Grazie e alla prossima.
Neri Maria Giorgia 1°C S.U. e.s
Eventi
Se non ora quando? Adesso!
Domenica, ore 11: i binari della stazione di Pinerolo sono eccezionalmente affollati da uomini e soprattutto donne di diverse età e convinzione politica. Ci siamo anche noi, studentesse del Porporato, per gridare la tutta la nostra indignazione nei confronti dell’immagine della donna-oggetto umiliata da una società sempre più maschilista.
Dopo un viaggio trascorso in piedi (i vagoni erano banane), arrivati a Torino ci siamo diretti verso piazza San
Carlo, luogo designato per la partenza del corteo. Alle ore 15, in 100000, armate di ombrelli (per ripararci dal
“fango” gettato dai media) e gomitoli, abbiamo intrecciato una rete di fili colorati per unirci contro un’unica causa
e all’unisono abbiamo gridato lo slogan: “Se non ora quando? Adesso!”.
Lasciata la piazza, abbiamo sfilato per le vie del centro fino a raggiungere piazza Vittorio Veneto.
Attraverso una manifestazione del tutto pacifica, non abbiamo solo manifestato il nostro dissenso, ma abbiamo
potuto confrontarci con nonne e mamme che non smettono di sognare, esattamente come noi giovani, un futuro
migliore. Donne che non si piegano, convinte che solo unendosi si raggiunga il cambiamento di cui ha bisogno
questo paese.
La sera siamo tornate a casa con una certezza in più: non siamo sole e insieme possiamo fare la differenza.
Anna e Elena, IV C/L
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3-febbraio-2011 - Liceo Porporato