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P R O F E S S I O N E
B A N C A R I O
PB
SOMMARIO
n. 1
gennaio2004
DIRETTORE RESPONSABILE
Bianca Desideri
COMITATO DI DIREZIONE
Salvatore Adinolfi
Mariangela Comotti
Roberto Ferrari
Giuseppe Frignati
Maria Francesca Furfaro
Michele Inturri
Aleardo Pelacchi
E NON SCARICABARILI
EDITORIALE
Assunzioni di responsabilità
e non scaricabarili
di Maria Francesca Furfaro
Il declino
3
di Zeno
4
Riflessioni in viaggio... Il giorno dopo.
È arrivata la Parmalat
7
HANNO COLLABORATO
A QUESTO NUMERO
Salvatore Adinolfi
Bianca Desideri
Ferri
Fulvio Furlan
Donella Gambassi
Fabrizio Gosti
Orsola Grimaldi
Francesco Marescalco
Valeria Salvatore
di Vitolucio Nerini
La Falcri in Europa con i lavoratori
di Manlio Lo Presti
Rapporto ABI 2003
di Fulvio Furlan
8
10
UNION NETWORK INTERNATIONAL
Questo periodico è associato alla
Unione Stampa Periodica Italiana
Autorizzazione del Tribunale di Roma
n. 17196 del 30-3-1978
Redazione: Roma, Viale Liegi, 48/b
Tel. 06.8416336-334-328-276
Fax 06.8416343
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Progetto grafico e copertina:
Carlo Grechi
Impaginazione e stampa:
Edizioni Grafiche Manfredi snc
Via G. Mazzoni, 39/a 00166 - Roma
Tel. 06.6243159 - Fax 06.6140499
Finito di stampare nel febbraio 2004
Per le fotografie di cui nonostante le ricerche non sia
La responsabilità patrimoniale
del debitore
di Francesco Marescalco
La nostra globalizzazione:
il World Social Forum 2004
13
14
di Joseph Fremder
PREVIDENZA & ASSISTENZA
Congedo per motivi familiari
a cura di Fabrizio Gosti
16
PILLOLE PB
16
LO SPAZIO DI FERRI
17
Un tipo metodico
stato possibile rintracciare gli aventi diritto la FALCRI si dichiara disponibile ad adempiere ai propri
doveri. Gli articoli firmati impegnano solo gli autori e ne rappresentano il pensiero personale. Tutti i
diritti sono riservati. I testi non possono essere riprodotti senza autorizzazione.
Editoriale ASSUNZIONI DI RESPONSABILITÀ
LEGGI E LAVORO
Mobbing
di Roberto Ferrari
FRANCOBOLLI CHE PASSIONE!
di Salvatore Adinolfi
18
19
Le gravi vicende del caso Parmalat, precedute dai casi Cirio e Argentina,
stanno provocando pesanti contraccolpi sul sistema politico, istituzionale e finanziario ma incidono, soprattutto, sull'intera società civile.
Preoccupante è il fatto che alla generale sensazione di sconcerto che si
è prodotta non si reagisca con volontà collaborativa e convincenti strategie di risoluzione da parte di tutti i soggetti comunque coinvolti.
Prioritaria dovrebbe apparire la volontà di provare a scongiurare per il
futuro la possibilità di realizzare frodi di questa portata, ma soprattutto
a superare il clima di sfiducia che molti oggi sentono nei confronti delle istituzioni politiche, dei vari organismi di controllo e del sistema creditizio in generale.
Francesca Furfaro
Assistere ai quotidiani "scaricabarili" tra le massime autorità politiche ed
istituzionali, tra banche e industrie, alla ricerca di reciproche responsabilità per nulla si concilia con l'esigenza di rigore e di serio confronto in cui tutti i soggetti coinvolti collaborino al miglioramento delle attuali regole e meccanismi di controllo. L'economia di
mercato molto si fonda "sull'attesa che dai diversi interessi in gioco scaturiscano buone dosi di disciplina e di regolamentazione spontanea o negoziata" si legge in un recente articolo di stampa.
In virtù di questa logica non vanno alimentati il disorientamento, la sfiducia o le accuse generalizzate, né proposte o risposte parziali, univoche e poco efficaci rispetto ad una realtà complessa, tra l'altro fortemente condizionata dal contesto internazionale.
Certamente vanno individuate responsabilità, carenze, omissioni ed eventuali connivenze ma non
con la logica del capro espiatorio, soprattutto quando le responsabilità sembrerebbero distribuirsi in maniera diffusa sui vari sistemi che non hanno funzionato.
L'ipotesi di affidare troppe funzioni ad un unico super Organismo, che tra l'altro non avrebbe referenti internazionali dello stesso tipo, comporta non solo il rischio di risposte sbrigative ed univoche, ma anche di rendere più difficile la garanzia di autonomia ed obiettività dello stesso.
Le misure da proporre dovrebbero concentrarsi sull'intero meccanismo di verifica e di controllo
collegandolo pure ad un sistema di sanzioni pesanti ed inequivocabili.
In questa delicata ma necessaria fase di riflessione su regole più rispondenti ad un mercato stravolto dai rischi e dalle opportunità della globalizzazione, le banche non possono chiamarsi fuori
soprattutto in merito alle modalità di concessione del credito che oscillano tra una eccessiva disponibilità per qualcuno ed un'esasperata rigidità per altri. Oggi le banche devono prendere atto
che l'apertura ai mercati mondiali ed i meccanismi di ricapitalizzazione delle grandi imprese quotate in borsa, necessitano di verifiche più scrupolose, mentre merita, anche se sempre cauta e
ponderata, una maggiore apertura all'esigenza di credito della piccola e media imprenditoria sana, sempre più strategica nel tessuto economico e sociale del nostro Paese, criteri di Basilea permettendo.
Nondimeno va posta una nuova e più specifica attenzione e tutela al risparmio del piccolo investitore con la giusta e corretta informazione in un contesto meno spinto sulla vendita dei prodotti finanziari. Gravissimo e inaccettabile sarebbe poi provare a scaricare sul singolo lavoratore bancario quelle responsabilità da cui oggi rifuggono tutti i soggetti deputati al controllo ai quali spettano invece l'onere di valutazione di rischio e di affidabilità di prodotti finanziari, nonché le corrette verifiche e controlli che oggi giustamente tutti reclamiamo.
Il lavoratore bancario, allo stesso modo dei clienti e dei risparmiatori, si sente più vulnerabile in
una situazione di scarsa chiarezza e di fuga dalle responsabilità.
Il sindacato si sta quindi muovendo nella logica di creare nuove e più specifiche tutele in un contesto assai più precario e complesso anche in coerenza con la proposta di rinnovo contrattuale
appena presentata orientata in molte sue parti ai principi di una banca socialmente responsabile.
Principi ai quali sempre più spesso fanno riferimento le aziende, che ci auguriamo non solo per
una questione di immagine bensì per la reale volontà di incorporare nelle proprie strategie e modalità di gestione requisiti di responsabilità etica e sociale che troppo stridono con il comportamento di un management che prova a scaricare sui dipendenti le proprie ed altrui inefficienze.
PROFESSIONE BANCARIO
3
Zeno
IL DECLINO
Il contesto
Molti ricordano che qualche anno fa quasi
tutti gli istituti specializzati in previsioni
macroeconomiche pronosticavano il subentro dell'Europa agli Stati Uniti nel ruolo di
locomotiva dell'economia mondiale. In
realtà, solo oggi, dopo i primi segni di ripresa di vigore da parte dell'economia
USA, la vecchia Europa sembra in grado di
uscire dalla stagnazione. Dopo l'episodio
recessivo del 2001, gli Stati Uniti hanno, infatti, conosciuto una discreta espansione
nel 2002 (2,4% la crescita del prodotto interno lordo) a fronte di uno sviluppo ancora modesto nell'area dell'euro (+ 0,8%). I
dati del 2003 dovrebbero registrare una
crescita più soddisfacente (anche se certamente non impetuosa) dell'Europa, trainata
dalla conferma dell'andamento degli Stati
Uniti (si prescinde in questa sede dal valutare gli ingredienti e la stabilità della crescita USA).
L'attuale maggioranza di Governo aveva
promesso all'Italia, in campagna elettorale,
un desiderabile mix di calo della pressione
fiscale e avvio di opere pubbliche, con aumento dell'occupazione e miglioramento
del benessere per tutti. Senza entrare in
polemiche innaturali per un sindacato autonomo come il nostro e senza tacere degli
shock esterni come l'indimenticabile terribile 11 settembre (elementi che, per la verità,
incidono anche sulle altre economie), è difficile trovare oggi osservatori od operatori
ottimisti: bassi tassi di crescita del PIL
(+0,4% nel 2002, il risultato peggiore dopo
la recessione del 1993) e dell'occupazione,
debito pubblico e inflazione in crescita (nel
2002, secondo i dati Istat, l'indice armonizzato dei prezzi al consumo registra un'inflazione superiore di tre decimi di punto rispetto alla media Uem), misure una tantum
per scongiurare l'aumento delle tasse, indici di fiducia al tappeto.
La piccola e media impresa, protagonista
del miracolo italiano degli ultimi decenni, è
in affanno nel fronteggiare da un lato un
delicato ricambio generazionale e dall'altro
4
PROFESSIONE BANCARIO
l'aggressiva concorrenza dei Paesi emergenti, spesso basata sul brutale sfruttamento della manodopera a basso costo.
Il ceto medio
C'è un declino che più di altri desta la
preoccupazione dei lavoratori bancari e deve
accenderne la volontà di reagire: quello del
ceto medio.
Gli stipendi hanno camminato come tartarughe, mentre affitti e prezzi delle case hanno
corso da lepri e, in generale, l'inflazione ha
eroso enormemente il potere d'acquisto delle retribuzioni. Non ci sono più i Bot di una
volta ad integrare i redditi e, spesso, la gestione del risparmio ha bruciato ricchezza invece di aumentarla. Gli alti costi di asili nido
e materne, la scarsità di offerta di servizi alle
famiglie, le difficoltà di affermazione concreta del lavoro part time hanno colpito le coppie in cui si è (o si era) in due a lavorare.
L'evoluzione demografica della società italiana non ha paragoni nell'intero Pianeta: un
tasso di natalità tra i più bassi, il numero dei
morti da anni superiore a quello dei nati,
l'indice di vecchiaia più alto del mondo (secondo il Rapporto annuale Istat del 2002, ci
sono in Italia 133 persone di 65 anni e più
per ogni 100 persone sotto i 15 anni: rispetto a trent'anni fa gli ultrasessantacinquenni
sono aumentati dall'11,33% al 18,5%).
Si addensano nubi sulla sostenibilità nel tempo degli equilibri sociali e generazionali. Le
riforme previdenziali susseguitesi negli ultimi
anni hanno caricato una bomba ad orologeria, pronta a scoppiare quando i pensionati
di domani dovranno fare i conti con tagli di
reddito in termini reali nell'ordine del 5060% rispetto all'ultima retribuzione. Frattanto
i giovani faticano ad attivare percorsi di previdenza complementare: secondo il Rapporto
Censis 2003, oltre il 71% dei lavoratori atipici, con età fino a 29 anni, "non fa nulla per
garantirsi una serena vecchiaia, o perché
non dispone del tempo e dei soldi necessari
o perché ha deciso di rinviare qualsiasi scelta in attesa di saperne di più", mentre oltre il
50% degli intervistati esprime un giudizio ne-
gativo sul versamento dei contributi alla gestione separata dell'Inps.
Fra la letteratura, prevalentemente sociologica, che sta fiorendo per fotografare e capire
tutti questi fenomeni, cercando un comune
denominatore, spicca uno dei rari casi di giornalismo d'inchiesta degli ultimi tempi: ospitata
dal Corriere della Sera, che vi ha dedicato anche una sezione del proprio sito internet, si è
dipanata, attraverso una pluralità di voci, la
storia appassionante di un'Italia che fatichiamo ancora a riconoscere e decifrare.
E tra le difficoltà di circoscrivere l'oggetto dell'indagine, posto che una categoria troppo
ampia e inclusiva è poco utile per l'analisi sociologica, è emersa la cesura dolorosa tra le
generazioni, tra il prima della flessibilità e il
dopo, il prima delle riforme pensionistiche e
il dopo, tra il cinquantenne titolare di un contratto a tempo indeterminato, protetto da un
sindacato e coperto dal punto di vista previdenziale e il trentenne, magari super specializzato, costretto a navigare a vista nel mare
del lavoro atipico e dei nuovi mercati, nell'impossibilità concreta di inquadrare i propri
diritti e definire la propria appartenenza.
Anche nel lavoro bancario si avverte questo
stacco lacerante tra chi è stato assunto o ha
fatto carriera "prima" e chi è arrivato "dopo":
prima e dopo, per esempio, la riforma della
previdenza complementare del 1993, il CCNL
del 1999, le continue ristrutturazioni societarie e organizzative delle Banche.
Il ceto medio ha scoperto una vulnerabilità
prima sconosciuta: una separazione o una
malattia è in grado di spingere rapidamente
sotto la soglia della povertà. Disagio abitativo e impossibilità di risparmiare rivelano
una perdita progressiva di status e una diffusione dell'incertezza che alimenta l'ansia.
L'insicurezza è resa più frustrante dal carattere spesso iniquo dei mutamenti. Aumentano
le disuguaglianze ma anche le ingiustizie.
L'affermazione del libero mercato e della
piena concorrenza vale per molti, ma non
per tutti. Intere categorie sono sfuggite alla
mannaia liberista. Qualcuno si è arricchito
ancora di più, al riparo dalle leggi del mercato o per la disinvoltura con cui ha sfruttato
qualche bolla speculativa. Le professioni,
protette da albi e ordini, sono "libere" solo
di nome. Tra i nuovi ricchi emergono e, in
qualche caso, aspirano al salotto buono della finanza imprenditori che hanno saputo cavalcare la lunga onda degli aumenti dei
prezzi del mercato immobiliare.
Inquietano le analogie con altri Paesi.
Qualcuno ha indicato l'esempio
dell'Argentina che, prima della povertà di
massa, aveva adottato diligentemente tutte le
ricette liberiste indicate dal Fondo monetario
internazionale. Altri hanno ricordato la scom6
PROFESSIONE BANCARIO
parsa della classe media nella società statunitense, lucidamente diagnosticata da osservatori, come Paul Krugman, non appiattiti sull'ortodossia del "pensiero unico".
La reazione
A questa malattia diffusa, che si manifesta in
molte forme, sarebbe però sbagliato rispondere con terapie omologanti.
Il Presidente Ciampi ha recentemente sottolineato i mille segni di vitalità incontrati durante i suoi viaggi attraverso la Penisola e ha
manifestato il proprio dissenso nei confronti
di quella che ha definito "la retorica del declino".
Anche questa modesta riflessione nasce dalla
voglia di non cedere al piacere dell'esercizio
retorico sull'irreversibilità del declino, ma di
cercare le parole e le forme per un recupero
di vitalità nell'ambiente specifico dei lettori
di questa rivista.
L'idea di fondo è l'incapacità dell'individuo
ad invertire la rotta con le sole proprie forze:
il modello anglosassone in cui ognuno pedala da solo, sempre al massimo, in competizione perenne con tutti gli altri, non solo è
discutibile di per sé, ma certamente mal si
attaglia al DNA del nostro Paese.
Le strutture economiche e sociali più vivaci,
in Italia, sono state e sono quelle delle
Regioni con una maggiore tradizione civica,
quelle dei distretti industriali, quelle dell'equilibrio tra competizione e cooperazione,
quelle delle comunità aggregate attorno alla
sezione del Partito o all'oratorio.
L'Italia è il Paese delle culture locali e dei
"corpi intermedi": dalla famiglia alla
Parrocchia, dai Partiti ai Sindacati, dalle mille
diverse associazioni di volontari ai circoli ricreativi e alle bocciofile.
Questa è la vitalità del nostro Paese e, soprattutto, di una sua vasta area, che studiosi
come Fuà o Bagnasco hanno definito NEC
(Nord Est Centro) o "Terza Italia", un pezzo
d'Italia (con propaggini anche in certe zone
del Sud e del Nord Ovest) che ha tenuto a
galla l'economia nazionale nonostante le ricorrenti crisi della grande industria. Chissà
quante altre Fiat, Cirio o Parmalat ci vorranno perché questo sia riconosciuto.
Nel mondo delle Banche, ai paradigmi del
successo individuale - da misurare solo
quantitativamente, in un'ottica aziendalista
della vita che ha fatto del mercato l'unico
giudice - si sono sommati da tempo quelli
delle economie di scala e di scopo, sbandierate in qualsiasi occasione per giustificare
l'eliminazione, di nome o di fatto, delle
Banche locali.
La legittima preoccupazione di difendere la
prevalente "italianità" delle Banche ha portato Autorità di Vigilanza e società di consu-
lenza a vagheggiare uno sbocco della razionalizzazione del sistema in pochissimi big
player capaci di competere a livello europeo.
Con buona pace delle moltissime esperienze
di successo di banche piccole e medie con
forti radici locali, colonne portanti di distretti
industriali fiorenti e ancora capaci di sostenerne le esigenze finanziarie, acquisendo sul
mercato, a condizioni spesso migliori di
quanto si possa ottenere attraverso l'appartenenza ad un grande Gruppo, i prodotti che
non si reputi possibile o conveniente "fabbricare" da soli.
La loro cancellazione sta impoverendo i territori, non solo per la scomparsa di occasioni di lavoro per i residenti e per il conseguente inaridirsi del contesto professionale e
culturale, ma anche per la parallela difficoltà
incontrata dalle piccole e medie imprese
nell'accesso al credito, attraverso le procedure burocratiche e i rating spersonalizzati delle grandi organizzazioni.
Conclusioni
Per chi vive di lavoro dipendente rifiutare la
logica della sola competizione individuale
vuol dire soprattutto iscriversi ad un sindacato, dopo averlo scelto bene, e partecipare
attivamente alla sua vita.
La FALCRI, come attesta un recente intervento del segretario nazionale Roberto Ferrari
su questa rivista, ha ben compreso l'importanza di difendere quel rapporto tra Banca e
territorio che tante volte ha consentito
all'Italia "calabrone d'Europa", sempre in
procinto di sfracellarsi secondo le "sacre"
leggi dell'ortodossia economica, di riprendere il volo all'ultimo momento, con inattesa e
abile cabrata.
Con questo retroterra storico e culturale, il
nostro sindacato si propone anche ai giovani, con la testarda volontà di ricucire lo
strappo tra insider e outsider, per cercare insieme le vie e le forme di un nuovo armonico patto tra le generazioni. ■
Dirigente
Sindacale Falcri
Banca Popolare di Bari
Avevamo
cominciato
a distribuire
il CD rom
Falcri sulla
responsabilità
sociale
dell'impresa ed
il mio articolo
era ancora
fresco di
stampa quando
è esploso il
caso Parmalat
Vitolucio Nerini
RIFLESSIONI IN VIAGGIO...
IL GIORNO DOPO.
È ARRIVATA LA PARMALAT
C
he tempismo, ho pensato. La cosa
era grave; ancora una volta era tradita la fiducia degli investitori.
Forse qualcuno avrà ricordato - in
questo frangente - il famoso adagio che recita "non c'è due senza tre" che assumeva un
tragico significato alla luce dei tre default
abbattutisi in rapida successione sui risparmiatori (bond Argentina, Cirio e Parmalat).
Ancora una volta gli istituti di credito sono
finiti sul banco degli imputati poichè considerati i principali artefici dei collocamenti di
titoli che rappresentavano l'immaginifica
fantasia di avventurosi imprenditori.
In realtà Parmalat, operando spregiudicatamente, è riuscita a conquistare la fiducia di
numerosi operatori finanziari stranieri guadagnando così un immeritato credito sui mercati internazionali. Le banche italiane, in
questo contesto, hanno solo una parte di responsabilità.
Nella diatriba scatenatasi su giornali e televisioni si è anche accennato alla normativa
italiana, invero assai generosa con i truffatori, ed ai controlli non eseguiti (dalle tante
istituzioni operanti sui mercati finanziari)
con quell'attenzione che andrebbe tributata
ai sudati risparmi degli investitori.
Certo in Italia manca una legge draconiana
come quella approvata nel 2002 dal governo
statunitense sulla scia dello scandalo ENRON
e che assicura agli autori di "buchi" nei bilanci societari alcuni lustri di carcere.
E' quasi assente anche una stampa indipendente che informi con correttezza sui fatti
economico-finanziari. Troppo spesso i giornali accettano "veline" su questa o quella
"scalata" o sulle fusioni che porteranno immancabilmente crescita e profitto. Non è un
caso che coloro che operano nel settore finanziario e consigliano prudenza ai risparmiatori vengano sistematicamente snobbati.
Le loro parole tornano di attualità solo dopo
un nuovo caso Parmalat.
Anche i controlli sono stati certamente carenti, ma fino a che punto è oggi possibile
verificare realmente la contabilità di una società che opera a livello internazionale ed
PROFESSIONE BANCARIO
7
utilizza i "paradisi fiscali" per una parte
consistente delle sue attività?
Cercare il capro espiatorio è uno sport
che nel nostro Paese ormai si esercita non
solo dopo le sconfitte della nazionale di
calcio.
Il vero problema è un altro.
Mai come oggi si avverte nella società
l'assenza di un'etica degli affari.
Un capitalismo che da selvaggio è diventato spesso piratesco ha eletto feticcio il
profitto in quanto tale.
Il mercato è diventato la vera religione
dell'umanità e lo spirito del nostro tempo
è la ricerca del guadagno facile; conseguentemente la supremazia dei valori economico-finanziari su quelli politico-sociali
è assoluta.
Questa è l'epoca dei prodotti e dei profitti,
non delle idee e dei principi.
Pochi hanno tenuto a mente l'art. 41 della
nostra Costituzione che recita: "L'iniziativa
economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in
modo da recare danno alla sicurezza, alla
libertà, alla dignità umana".
Quale utilità sociale hanno aziende che
falsificano i bilanci, rovinano i risparmiatori, inquinano l'ambiente, collezionano infortuni e morti sul lavoro, licenziano lavoratori per "risanare i bilanci"?
E' una domanda che giriamo volentieri
agli illustri rappresentanti dell'establishment industriale e finanziario, pronti a gridare allo scandalo davanti allo sciopero
degli autoferrotramvieri (rei di protestare
contro stipendi ed aumenti da fame) e liberi - sempre - di inseguire con ogni mezzo quel profitto che è divenuto ormai il
nuovo graal della nostra era ed in nome
del quale si compiono quotidianamente
tante nefandezze.
Amiamo pensare ci sia ancora un argine,
per quanto fragile, contro questa deriva, il
Sindacato.
Un sindacato che non si limiti a compilare
i modelli 730 o le richieste di pensionamento, ma che operi sui luoghi di lavoro
per ascoltare e capire i problemi.
Ci siamo cullati a lungo nella speranza di
poter rappresentare la società nella sua interezza e ci siamo ritrovati a risolvere più
che altro questioni burocratico-fiscali od a
certificare crisi aziendali che vedevano migliaia di persone in carne ed ossa private
dell'occupazione e quindi della loro dignità di esseri umani in nome delle "necessarie ristrutturazioni".
Dobbiamo tornare ad essere sindacato dei
lavoratori, prima di diventare una specie
in via di estinzione cui approntare idonei
rifugi protetti. ■
8
Dipartimento
Internazionale
Falcri
UNION NETWORK INTERNATIONAL
Nell’ambito
delle attività
promosse
dall’U.N.I.,
la Falcri ha
partecipato
a Bruxelles,
presso il
Parlamento
Europeo, ad un
importante
incontro con la
Commissione
Europea
PROFESSIONE BANCARIO
Manlio Lo Presti
LA FALCRI IN EUROPA
CON I LAVORATORI
L’
iniziativa s'inquadra in un ambito
più complessivo dove U.N.I. cerca
di armonizzare sforzi e progetti
dei vari sindacati europei e internazionali all'interno di un percorso di tutele
e di risposte complessive alle pressioni di
un'economia globale che spesso dimentica le
necessità e la dignità dei lavoratori.
L'incontro di Bruxelles ha focalizzato l'attenzione dei sindacati bancari dei vari Paesi europei sul tema del "dialogo sociale e delle
relazioni industriali" e sulla Responsabilità
Sociale delle Imprese.
Gli argomenti che costituiranno il terreno di
lavoro per il 2004, individuati dopo un lungo e complesso tavolo di confronto con i
rappresentanti delle Aziende e sotto l'attenta
supervisione dei commissari europei, sono
in sintesi:
•
•
•
•
•
•
stress sul lavoro
outsourcing
formazione permanente
differente approccio sul dialogo sociale
reclutamento degli addetti bancari
prospezione demografica della popolazione bancaria in Europa
• allargamento del numero dei partecipanti ad UNI (10 Paesi).
Cinque gli appuntamenti fondamentali per il
2004:
•
•
•
•
•
22 marzo - gruppi di lavoro
11 maggio - gruppi di lavoro
23 giugno - riunione plenaria
7 ottobre - riunione plenaria
1 dicembre - gruppi di lavoro.
Le materie sono numerose e ricche di interesse, ma la loro evoluzione è legata alla determinazione di un preciso mandato a trattare che i rappresentanti, rispettivamente datoriali e sindacali, dovranno possedere.
L'ampiezza di un mandato a decidere è essenziale per trasformare in atti concreti i tavoli di confronto futuri e fruttuosi gli sforzi
ed i risultati sin ad oggi ottenuti.
L'importanza di tale aspetto coinvolge ampiamente il dialogo sociale che le aziende
vorrebbero limitare con il riferimento al dato
puntuale dei lavoratori ad oggi.
I Sindacati, attraverso l'U.N.I., intendono, invece, proiettare l'articolazione delle tematiche del lavoro e delle tutele estese anche ai
lavoratori futuri.
Sarà necessario percorrere una linea d'azione coerente con i principi dello sviluppo occupazionale e della creazione di un'architettura normativa comunitaria a presidio dei diritti contrattuali e di legge.
Il rispetto di quella linea operativa consentirà all'U.N.I. di porsi con fiducia nei confronti delle imprese laddove sia concreta la
disponibilità di queste ultime a costruire le
fondamenta di un più efficace metodo di
relazioni sindacali e dunque di dialogo sociale. ■
Al via FOR.TE
Sono partiti i lavori del Comitato di Settore di FOR.TE., Fondo per
la Formazione continua dei dipendenti delle imprese dei comparti
Commercio - Turismo - Servizi, Credito - Finanziario, Assicurativo
e della Logistica - Spedizioni - Trasporto, nato da un'iniziativa bilaterale fra Parti Datoriali e Sindacali.
Il Fondo intende promuovere lo sviluppo della formazione professionale continua del dipendente, in un'ottica di competitività delle
imprese e di garanzia di occupabilità dei Lavoratori, finanziando
piani formativi concordati fra le Parti.
Il Comitato di Settore ha composizione paritetica tra membri di parte sindacale e membri di parte datoriale.
La parte sindacale è composta di Franca Della Casa della
FISAC/CGIL, Giampiero Mariani della FIBA/CISL, Marco
Gaudiomonti della UILCA ed Aleardo Pelacchi della nostra
Federazione.
PROFESSIONE BANCARIO
9
Dirigente
Sindacale Falcri
Banca Intesa
L'ABI presenterà
una sua
piattaforma
per il rinnovo
del Contratto
Nazionale
come risposta
a quella
stilata dalle
Organizzazioni
Sindacali
ed intende
concentrarla
sulla richiesta
di ulteriori tagli
al costo
del lavoro,
dopo quelli
concordati con
le parti sociali
nel documento
omologo
sottoscritto
l'11 luglio '99
Fulvio Furlan
RAPPORTO ABI 2003
E’
questo quanto si è evinto dall'intervento con cui il Presidente
dell'ABI Maurizio Sella ha presentato lo scorso dicembre il
Rapporto ABI sul mercato del lavoro nell'industria finanziaria per il 2003.
Illustrando grafici e tabelle, Sella ha evidenziato che in Italia il costo medio annuo per
dipendente è di 60 mila euro rispetto a una
media europea di 52 e di 65 contro 60 nelle
settore delle banche "regional", che più caratterizza il sistema creditizio italiano. "Un risultato - ha aggiunto il presidente
dell'Associazione Bancaria Italiana - migliore
rispetto a quattro anni orsono, grazie agli interventi operati con lo scorso contratto, ma
non ancora sufficiente, poiché nel frattempo
gli altri paesi europei hanno continuato a
migliorare i propri indici a ritmi decisamente
maggiori di quelli del nostro paese". Nel '99,
per istituire il fondo esuberi, non furono stabiliti aumenti salariali per il successivo biennio e si intervenne attenuando gli effetti degli scatti di anzianità e degli automatismi di
carriera, questi ultimi divenuti solo economici. Oggi, l'intenzione di ABI è quella di
orientare la costruzione del prossimo contratto nazionale sugli stessi principi.
Se le dichiarazioni di Sella non lasciano presagire scenari positivi per i bancari rispetto
alla futura trattativa sul rinnovo contrattuale,
che si può quindi già da oggi immaginare
combattuta e lunga, non hanno certo generato ottimismo gli interventi successivi.
Primo fra tutti quello di Luigi Prosperetti,
Professore Ordinario di Economia Industriale
presso l'Università degli Studi di Milano
Bicocca, il quale ha illustrato il risultato ottenuto da uno studio in merito alle risorse
umane eseguito tramite una serie di interviste a istituti di credito che operano a livello
europeo.
"Come avvenuto in Gran Bretagna sei o sette
anni fa - ha detto Prosperetti - esiste in
Europa, e in particolare in Germania, Olanda
e Spagna, un fortissimo processo di razionalizzazione, con un taglio radicale dei costi
operativi, che non si sta però verificando in
10
PROFESSIONE BANCARIO
Italia. Tra il 2000 e il 2004 la riduzione di tali
costi è stata del 25 per cento in Germania e
del 22 in Spagna, mentre in Italia si è assestata solo al 2 per cento".
Un processo realizzato con una drastica diminuzione degli sportelli (la Deutsch Bank è
passata da 1500 a 700 in tre anni), che ha
causato una riduzione dei volumi, ma soprattutto un largo ricorso alla banca a distanza, smentendo, ha spiegato il professore, chi
presagiva un futuro nero per questo tipo di
attività. Il taglio dei costi ha però principalmente colpito i lavoratori e i livelli occupazionali a seguito anche di varie fusioni e ristrutturazioni. Settore significativamente coinvolto (circa il 30-40 per cento) è stato proprio quello delle Risorse Umane, dove più
forte è stata l'incidenza della tecnologia con
lo sviluppo delle intranet aziendali.
Non meno incisivo è stato il responsabile
dell'area sindacale e del lavoro, nonché
Direttore Centrale in ABI, Giancarlo
Durante, soprattutto in riferimento alla prossima trattativa per il rinnovo del contratto,
durante la quale, in materia di costi, le parti
dovranno a suo parere approfondire anche
vari aspetti relativi alla flessibilità. "Se le
nuove norme in materia - ha sottolineato
Durante - sono da considerarsi positivamente, bisogna però chiedersi se il quadro regolamentare attuale è adeguato al loro inserimento e se il sistema si muove in sintonia
con le modifiche previste".
Un tema molto caro alle aziende, quello della flessibilità, sia rispetto alla retribuzione,
che ai contratti e agli orari di lavoro, a cui
aveva fatto riferimento anche il professore
Prosperetti elogiando l'accordo raggiunto in
Germania nel 2002 con cui è stata inserita la
possibilità di salari variabili fino al 4 per
cento, con un impegno ad alzarlo all'8, "in
un sistema dove in precedenza non era possibile, per i lavoratori a tempo indeterminato, alcuna forma, né personale, né collettiva,
di bonus", e descrivendo il caso di una banca telefonica inglese aperta 24 ore su 24, sette giorni su sette festività comprese.
"Simpatico" ha definito in particolare il piano degli orari di lavoro di quella azienda,
dove esistono fino a cento pacchetti e ognuno dei 3 mila dipendenti sceglie quello che
preferisce, anche perché la retribuzione è la
stessa sia per i turni diurni che per quelli
notturni. Semplici anche gli inquadramenti.
Solo sette livelli, con ognuno tre gradi di
esperienza e un relativo salario base, a cui,
naturalmente, vengono aggiunti benefit, anche in questo caso decisi a discrezione dei
lavoratori, come soldi, ferie, asilo nido, cassa
medica, vino, birra …
Certo un tipo d'azienda particolare, non
esportabile su ampia scala, ha precisato il
professore, però un modello da cui si può
ricavare "qualche idea interessante".
Soprattutto per le aziende, ci verrebbe da
aggiungere, se il Presidente della Banca
Popolare di Milano Roberto Mazzotta non
avesse aperto uno spiraglio a favore dei lavoratori quando ha affermato: "sapere che in
Italia i bancari guadagnano più che all'estero
non mi dispiace. Il desiderio di ogni imprenditore dovrebbe essere quello di avere collaboratori soddisfatti. Il problema è quindi
quello di cambiare il sistema in modo da
poter continuare a garantire queste condizio-
ni". "Il nostro settore - ha proseguito
Mazzotta - è sempre stato giustamente protetto, ma oggi, soprattutto una volta persa
l'autonomia monetaria, continuare a farlo sarebbe sbagliato. Bisogna pertanto tutti convincerci che è necessario introdurre elementi
di discontinuità rispetto al passato. Le trasformazioni avvenute non hanno prodotto
tale risultato perché la protezione del sistema ha continuato a funzionare e non sarebbe una soluzione creare una discontinuità
che proletarizzi i bancari".
Per il cronista c'è solo il tempo di pensare
che un ragionamento del genere sarebbe
una possibile base di partenza per approfondire il problema, che subito ogni illusione viene cancellata dall'idea del presidente
del Credito Valtellinese Giovanni De Censi
di mettere in discussione, non solo il costo
del lavoro, ma tutta l'area contrattuale del
credito.
"La preoccupazione non deve essere lo stipendio - ha detto - ma l'occupazione e bisogna sostenere quella non bancaria, trasferendo l'attività del credito su altre reti. In Italia
ci sono 20 mila comuni dove il mercato è in
mano solo alle Poste perché una dipendenza
di banca avrebbe costi del personale troppo
alti per poter essere coperti dai ricavi che
12
PROFESSIONE BANCARIO
consente una piccola piazza". Quindi la soluzione proposta da De Censi è quella di
maggiore flessibilità anche nell'area contrattuale e "di usare le risorse oggi destinate al
fondo esuberi non per ridurre il personale,
ma per creare sportelli bancari con obiettivi
stabiliti da chiudersi qualora non li ottenessero". In tal caso, ma questo lo diciamo noi,
il personale che perderebbe il posto di lavoro rimarrebbe naturalmente senza le garanzie fissate con l'istituzione del fondo esuberi.
Con queste premesse, il clima che aleggia
sulla prossima trattativa di rinnovo contrattuale si fa sempre più fosco.
Il dado è tratto, disse qualcuno. Ora c'è da
giocare.
Il commento
Ci risiamo. I banchieri battono di nuovo cassa e chiedono soldi e sacrifici ai lavoratori.
La presentazione del Rapporto annuale
dell'ABI sul mercato del lavoro nell'industria
finanziaria è divenuto l'occasione, per il presidente Sella e gli altri relatori, per lanciare i
primi messaggi in vista della prossima apertura delle trattative per il rinnovo del contratto nazionale.
E tutti i segnali convergono su un unico
punto: i bancari italiani costano troppo rispetto a quelli europei e non consentono alle aziende di credito del Belpaese di essere
competitive a livello internazionale.
Esattamente ciò che sostenevano in occasione della trattativa relativa lo scorso contratto,
sottoscritto l'11 luglio '99. A quel tempo il sistema del credito attraversava un periodo di
profondo rinnovamento, caratterizzato da
trasformazioni, fusioni e processi riorganizzativi, che lasciavano presagire per gli anni
successivi momenti difficili se non vere e
proprie crisi.
Le Organizzazioni Sindacali, coscienti della
situazione, responsabilmente accettarono di
rinunciare ad un biennio di crescita economica per garantire un importante ammortizzatore sociale a favore di lavoratori che sarebbero stati posti in esubero con l'istituzione del Fondo di Solidarietà del Credito. Uno
strumento risultato fondamentale per consentire alle banche di attraversare senza gravi danni gli ultimi anni e del quale, in talune
occasioni, alcune aziende hanno tentato un
utilizzo improprio.
Oggi, di fronte ad una piattaforma di rinnovo contrattuale delle Organizzazioni
Sindacali orientata a rivendicare la piena applicazione di molti istituti normativi inseriti
nel precedente contratto a tutela dei lavoratori e ignorati dalle banche e, soprattutto, a
chiedere il riconoscimento dei sacrifici e dell'impegno profuso dai lavoratori in questi
anni, l'ABI si presenta con l'ennesima richie-
sta di tagli al costo del lavoro che imputa la
mancanza di competitività solo sul personale
senza considerare gli interessi degli azionisti
e i faraonici, e molto spesso illogici, compensi destinati ai manager.
Una pretesa, ancora una volta, assolutamente priva di qualsiasi funzionalità rispetto a
programmi di reale e strutturale rilancio delle aziende e a logiche di incremento dei ricavi, che, perlomeno, potrebbero legittimarla
e costituire una base di dialogo,
Se la mancanza di progettualità poteva fino
ad oggi essere giustificata con l'eccezionalità
del momento e l'inedita velocità con cui scenari consolidati si stavano trasformando, oggi, alla luce anche delle ultime vicende legate ai casi Parmalat e Cirio, tale assenza rischia di essere ricondotta a motivazioni più
sinistre, delle quali l'incompetenza risulta la
più auspicabile.
Anche in tale caso, però, è inammissibile
che manager incapaci di guidare le aziende
con ottiche imprenditoriali di crescita e sviluppo, forse perché troppo distratti a curare
ragnatele di rapporti interpersonali e con il
mondo politico, industriale e finanziario
sempre più intricate, quando non incestuose, poi cerchino di scaricare sui lavoratori il
peso di errori gestionali e i costi di una crisi
di fiducia nel sistema bancario, in alcun modo, sia ben chiaro, a loro attribuibile. ■
Avvocato Civilista
Esperto in Diritto
dei Consumi
La costituzione
di fondo
patrimoniale:
uno dei modi
per vanificarla
Francesco Marescalco
LA RESPONSABILITÀ
PATRIMONIALE DEL DEBITORE
E’
frequente nella pratica degli affari
quotidiani la tendenza di taluni
"debitori furbi" (o presunti tali) di
porre in essere degli atti volti a diminuire la c.d. "garanzia patrimoniale generica", spogliandosi di tutti i beni (ed in particolare degli immobili) di cui dispone. Ciò al solo
fine di recare pregiudizio alle regioni creditorie. Questo atteggiamento diviene ancor più
frequente quando tali ragioni sono vantate dalle banche.
Fra le diverse tecniche adoperate vi è quella
della costituzione del fondo patrimoniale. E'
opportuno esaminare in breve alcuni profili
correlati: 1) nozione di fondo patrimoniale; 2)
motivo per cui tale strumento può virtualmente
diminuire (o addirittura eliminare) la garanzia
patrimoniale generica; 3) rimedi che il creditore può adottare per vanificare l'efficacia di atti
fraudolenti.
La nozione di fondo patrimoniale
L'art. 167 c.c. stabilisce che ciascuno o ambedue i coniugi, per atto pubblico, (o un terzo
anche per testamento: ma questo profilo non
interessa ai fini della vicenda di cui si discorre)
possono costituire un fondo patrimoniale, destinando determinati beni, immobili, mobili
iscritti in pubblici registri o titoli di credito, a
far fronte ai bisogni della famiglia. L'atto di costituzione di fondo patrimoniale è considerato
dalla giurisprudenza di legittimità e di merito
un atto di disposizione a titolo gratuito (fra le
tante: Cassazione 2 agosto 2002, n. 11537;
Cass. 17 giugno 1999, n. 6017; per quanto riguarda la giurisprudenza di merito: Tribunale
di Napoli, 10 luglio 2002; Corte di Appello di
Perugia 4 marzo 2000; Tribunale Taranto 22
marzo 1999).
Il motivo per cui tale strumento può
virtualmente diminuire o eliminare
la garanzia patrimoniale generica
L'art. 170 c.c. stabilisce che l'esecuzione sui beni del fondo e sui frutti di essi non può aver
luogo per debiti che il creditore conosceva essere stati contratti per scopi estranei ai bisogni
della famiglia. In mancanza di tale presupposto
PROFESSIONE BANCARIO
13
quindi, il creditore è sostanzialmente disarmato:
nonostante la consistenza patrimoniale del fondo, il creditore giammai potrà aggredire i beni
che lo costituiscono, attesa la valenza preponderante che il legislatore ha attribuito ai bisogni
della famiglia. Talvolta accade che di fronte ad
esposizioni debitorie di notevole entità, anche
a distanza di molti anni da quando è stato contratto matrimonio, ciascuno o ambedue i coniugi costituiscono un fondo patrimoniale di guisa
tale da recare grave pregiudizio alle ragioni
creditorie. L'effetto che ne deriva è la paralisi
per il creditore, che non può più compiere alcuna azione esecutiva sui menzionati beni.
Dirigente Sindacale
Falcri BNL
I rimedi che il creditore può adottare per
vanificare l'efficacia di tali atti fraudolenti
L'art. 2740 c.c. stabilisce che il creditore risponde dell'adempimento delle obbligazioni con
tutti i suoi beni, presenti e futuri. Pertanto, la
garanzia del creditore, salva l'ipotesi che sussistano cause legittime di prelazione (privilegi,
pegni o ipoteche) è costituita dai beni di cui il
debitore ha la disponibilità (presenti e futuri). Il
codice civile, per rendere effettiva questa garanzia prevede taluni rimedi, la cui funzione è
quella di conservare la consistenza patrimoniale del debitore. Questi sono: a) l'azione surrogatoria (art. 2900 c.c.); b) l'azione revocatoria
(art. 2901 c.c.); c) il sequestro conservativo (art.
2905 c.c.). Nel caso specifico, il rimedio che a
noi interessa è quello sub b). Con esso, il creditore, anche se il credito è sottoposto a condizione o a termine, può domandare che siano
dichiarati inefficaci nei suoi confronti, gli atti
di disposizione del patrimonio con i quali il
debitore rechi pregiudizio alle sue ragioni. Ai
fini della esperibilità del detto rimedio in relazione all'atto di costituzione di fondo patrimoniale (che è atto a titolo gratuito) è necessario
che il debitore abbia conoscenza del pregiudizio che l'atto arrecava alle ragioni del creditore.
Nel caso in cui invece, l'atto di costituzione sia
stato posto in essere prima del sorgere del credito, è necessario altresì provare che questo
fosse dolosamente preordinato, al fine di pregiudicarne il soddisfacimento. L'accertamento
relativo alla sussistenza dei summenzionati requisiti (che possono essere provati anche mediante presunzioni) è ovviamente rimesso al
prudente apprezzamento del giudice di merito.Espedienti come questi, talvolta consigliati
da professionisti (o sedicenti tali) sono nocivi
per tutti: per le banche che creano ovviamente
difficoltà per concedere un credito; per il mercato che trova nel credito il suo principale elemento di propulsione; per i produttori ed i
consumatori che improntano la loro attività al
pregiudizio piuttosto che alla fiducia; ma, soprattutto, per chi se ne avvale, il quale perde
non solo il proprio patrimonio, ma soprattutto
la sua dignità e credibilità imprenditoriale. ■
14
PROFESSIONE BANCARIO
Joseph Fremder
LA NOSTRA GLOBALIZZAZIONE:
IL WORLD SOCIAL FORUM 2004
"stiamo vivendo nell'era della finanza globalizzata dove i capitali sono buttati in movimenti
predatori sui mercati azionari, pura speculazione in cui i soldi passano e vanno senza costruire nessuno sviluppo."
Stiglitz ha sottolineato che: "le politiche economiche non possono essere delegate a tecnocrati delle istituzioni finanziare internazionali ma dovrebbero essere al centro del dibattito democratico in ogni singolo paese. Il FMI
ha fatto pressione sui Paesi del sud perché
aprissero i mercati e riformassero i sistemi di
sicurezza sociale, finendo per erodere quel
pistole contro i lavoratori.
Per capire quanto lo sfruttamento sia uguale
in ogni parte del mondo è sufficiente ascoltare
quanto dice l'economista filippino Antonio
Tujan, della Fondazione Ibon (un centro di ricerca sociale): "dalle mie parti la flessibilità significa che le aziende assumono e licenziano
dopo meno di sei mesi, cioè prima che l'assunzione diventi a tempo indeterminato ed il
lavoratore maturi il diritto ad iscriversi al sindacato".
Molti gli interventi: dal brasiliano Chico
Whitaker, all'ex Presidente algerino Ben Bella,
poco di tutele che avevano milioni di lavoratori cosa che non sarebbe avvenuta se avessero offerto accesso ai mercati per creare occupazione."
Il Forum non è fatto solo di dibattiti e convegni ma anche di tante iniziative ai bordi delle
strade, come quella di alcuni cittadini che
hanno venduto un calendario dove è documentato uno dei tanti mestieri "riservati" ai più
disperati, quello di pulire le latrine.
E' partita anche la campagna di boicottaggio
dei supermarchi USA, visionabile sul sito internet www.boycottbush.org.
I sindacati sono stati ben visibili e presenti per
denunciare l'attacco a tutto campo contro i diritti dei lavoratori, il salario, l'occupazione e
l'organizzzione del lavoro.
Il viale del Centro Esposizioni è stato il luogo privilegiato dagli attivisti giapponesi del
sindacato dei ferrovieri per denunciare "la
vita sotto le multinazionali" oltre ad un gruppo di sindacalisti sudcoreani che ha esposto
fotografie rappresentanti alcuni picchetti
operai fronteggiare agenti della sicurezza
della fabbrica che non esitano a puntare le
al palestinese Mustafa Barghouti, all'insostituibile ed onnipresente allevatore e contadino
francese José Bové, al leader del movimento
indiano contro le grandi dighe, Medha Patkar,
a Fausto Bertinotti, , al leader dei contadini
"cocaleros" il boliviano Evo Morales, Aruna
Roy, attivista di spicco del Mkss uno dei più
importanti movimenti indiani contro la corruzione e per il diritto alla trasparenza ed all'informazione.
Il WSF (il documento finale è disponibile sul
sito www.carta.org), ma, soprattutto, la voglia
e la volontà di riunirsi per migliaia di associazioni, partiti, sindacati e gente comune appartenente a quella che viene definita "la società
civile" superando distanze ed enormi costi
economici, rappresenta l'inequivocabile e più
importante segnale possibile che il mondo
non si rassegna alla volontà espressa da una
minoranza, anche se potente.
Il problema "adagiato" sul piatto chiede a
gran voce il diritto ad un lavoro dignitoso, il
rispetto dei diritti di tutti ed in primo luogo
dei bambini e dei più deboli, una vita dignitosa. ■
L
a globalizzazione dall'alto, quella per
intenderci che cura gli interessi dei
Grandi Capitali, quella che infine riduce in povertà in maniera crescente
sempre più larghe percentuali di uomini donne e bambini, deve fare i conti con la globalizzazione dal basso, quella che lotta per una
più equa redistribuzione del reddito, quella
che rifiuta con forza il tentativo di privatizzare
l'acqua, quella che vede protagonista la società civile con i propri valori fondamentali, pace, diritti, dignità e libertà.
Ha preso vita in India, a Mumbai (Bombay),
dal 16 al 21 gennaio il quarto Social Forum
Mondiale (WSF) costituito, ma sarebbe meglio
dire costruito, da associazioni, sindacati e partiti di tutto il mondo che hanno discusso e
prodotto ricette per "un altro mondo possibile".
La "kermesse" si è snodata intorno a 8
Conferenze organizzate dal Comitato
Organizzatore Indiano, 4 Conferenze autogestite, 17 Dibattiti autogestiti ed oltre 1000
Seminari e Workshop.
Il fittissimo programma ha visto la partecipazione di personaggi del livello del recente
Premio Nobel per la pace, l'iraniana Shirin
Ebadi, che ha aperto il Social Forum con un
intervento sulle condizioni di vita in India sottolineando la necessità di: "… conoscere meglio la situazione delle donne in India, questa
povertà assoluta per me è scioccante, persone
che non hanno nulla, alloggiate in baracche
che sembrano caverne a pochi metri da palazzi e case opulente. Una tale differenza tra le
classi è molto difficile da accettare. La povertà
assoluta è una violazione dei diritti umani".
Altro interessante confronto su "globalizzazione economica e sicurezza sociale" si è tenuto
tra l'illustre economista indiano di scuola marxista, Prabat Patnaik, e Joseph Stiglitz, premio
Nobel per l'economia ed economista della
Banca Mondiale da cui uscì sbattendo la porta
nel 2000.
Patnaik ha impressionato per la lucidità e la
fermezza con cui ha esposto la sua analisi sull'attuale "difficoltà" che incontra l'economia
mondiale ricordando tra le tante cose che:
PROFESSIONE BANCARIO
15
a cura di Fabrizio Gosti
Congedo per
motivi familiari
Professione Bancario (n.d.r.)
negli scorsi numeri si è occupato delle disposizioni che il
nostro legislatore ha dedicato ai congedi parentali e alle varie ipotesi di astensione
dal lavoro per assistere le
persone disabili.
E' il caso, ora, di analizzare
quanto è stato invece fatto
per cercare di conciliare l'attività lavorativa con particolari esigenze familiari del lavoratore e della lavoratrice.
A tale proposito, l'art. 4 della legge 8 marzo 2000, n.
53, ha previsto congedi per
eventi e cause particolari,
dando applicazione ad una
Direttiva comunitaria volta a
consentire al lavoratore ed
alla lavoratrice la possibilità
di assentarsi dal lavoro al
verificarsi di emergenze familiari in cui è richiesta la
sua presenza.
Successivamente in adempimento di quanto previsto
dall'art. 4, comma 4 della
legge in esame è stato emanato il decreto interministeriale n. 278/2000 che ha
fornito delle precisazioni ed
integrazioni in materia.
Cosa prevede il combinato
disposto dell'art.4, legge
n. 53/00 e del decreto
n. 278/00?
Art. 4, comma 1 - Permessi
per decesso o grave infermità.
16
È riconosciuto il diritto ad un
permesso retribuito di 3
giorni lavorativi l'anno in
caso di decesso o di documentata grave infermità del
coniuge (anche se legalmente separato) o di un parente
entro il secondo grado (anche non convivente) o di un
convivente.
Il permesso deve essere utilizzato entro sette giorni dal
decesso, dall'accertamento
dell'insorgenza della grave
infermità o dalla necessità di
provvedere a conseguenti
specifici interventi terapeutici.
Nei casi di documentata
grave infermità è prevista, in
alternativa ai 3 giorni di
permesso, la possibilità di
concordare con il datore di
lavoro diverse modalità di
espletamento dell'attività lavorativa.
I permessi sono cumulabili
con quelli previsti per l'assistenza delle persone disabili
dall'art. 33 della legge 5
febbraio 1992, n. 104.
Il lavoratore deve comunicare previamente al datore di
lavoro l'evento che da titolo
al permesso ed i giorni in cui
sarà utilizzato.
In caso di decesso di un familiare è necessario fornire
la relativa documentazione
mentre nei casi di infermità
deve essere presentata, entro 5 giorni dalla ripresa
dell'attività lavorativa, idonea documentazione medica.
Art. 4, comma 2 - Permesso
per gravi motivi familiari.
Il comma in esame prevede
la possibilità di richiedere un
periodo di congedo, continuativo o frazionato, per
gravi motivi familiari della
durata massima di 2 anni.
A tal fine si fa riferimento alla situazione personale del
lavoratore o della lavoratrice e dei seguenti soggetti:
• portatori di handicap pa-
PROFESSIONE BANCARIO
renti o affini entro il terzo
grado (anche se non conviventi);
• coniuge, figli legittimi, legittimati, naturali o adottivi, genitori, adottanti, genero e nuora, suocero e
suocera, fratelli e sorelle
(anche se non conviventi);
• convivente.
Il decreto interministeriale
definisce le ipotesi in cui ricorrano i gravi motivi familiari richiesti dall'articolo in
esame tra i quali le necessità
familiari derivanti dal decesso di uno dei soggetti sopra
menzionati, le situazioni che
comportino un impegno
particolare del dipendente o
dei familiari nella cura o nell'assistenza degli stessi soggetti, le situazioni di grave
disagio personale, ad esclusione della malattia, del dipendente e le situazioni derivanti da particolari patologie riferite ai soggetti in esame ad esclusione del richiedente.
Il datore di lavoro può negare il congedo, motivando la
decisione, in quanto non
sembra configurabile in
questo caso l'esistenza di un
diritto del lavoratore.
È prevista la conservazione
del posto senza il diritto alla
retribuzione ed è fatto divieto di svolgere altra attività
lavorativa.Il congedo non è
computato nell'anzianità di
servizio né ai fini previdenziali ma il lavoratore/lavoratrice può procedere al riscatto o al versamento volontario dei contributi.
Eventuali quesiti
possono essere inviati
per e-mail:
assistenzaprevidenza
@falcri.it
Lo Spazio
di Ferri
Pillole
Gennaio
Febbraio
2 - Firenze
Sciopero dei dipendenti della Cr Firenze per
la ristrutturazione della rete di vendita e i
mancati inquadramenti
13 - Roma
Presso la Federazione riunione del
Comitato Direttivo Nazionale
14 - Roma
Presso la Federazione riunione unitaria delle Segreterie Nazionali
19 - Roma
Intersindacale Gruppo BPL
20 - Roma
Riunione Comitato di Settore FOR.TE
20 - Roma
Trattativa Gruppo BPL
20 - Roma
Presso Fiba/Cisl riunione unitaria
Coordinamenti Gruppo Unicredito
21 - Roma
Riunione Comitato Amministratore Fondo
Esuberi
22 - Padova
Intersindacale Gruppo Cardine
22 - Napoli
Trattativa Azienda Gest Line
22 - Roma
Presso Uilca riunione gruppo di lavoro
Legge Biagi
22 - Roma
Presso Fondazioni Italia riunione gruppo di
lavoro Falcri sulla CSR
22 - Roma
Presso MPS Convegno Adiconsum sulla CSR
23 - Padova
Segue intersindacale Gruppo Cardine
23 - Milano
Trattativa Gruppo Banca Intesa
28 - Roma
Presso Fiba/Cisl riunione unitaria delle
Segreterie Nazionali per valutare la situazione del settore dopo i casi Cirio e
Parmalat
28 - Lodi
Trattativa Gruppo BPL
28 - Roma
Trattativa Gruppo Capitalia
5 - Roma
Palazzo Altieri Conferenza Internazionale
sulla Corporate Governance, Social
Responsability and Sustanable Investment.
Partecipano, fra gli altri, W.Veltroni
(Sindaco di Roma), Mario Monti
(Commissario Europeo), Rainer Masera
(San Paolo), M. Tronchetti Provera
(Telecom), M. Sella (Abi).
5 - Roma
Trattativa Azienda Gest Line
6 - Siena
Riunione Comitato Interaziendale Falcri
Gruppo MPS
9 - Roma
Presso Fiba/Cisl riunione unitaria delle
Segreterie Nazionali
10 - Roma
Presso Abi incontro sulle Libertà Sindacali
11/12 - Milano
Gruppo SanPaoloImi trattativa fusione per
incorporazione San Paolo Cardine
11 - Roma
Approfondimento della Segreteria
Nazionale sul Gruppo Unicredito
12 - Roma
Presso la Federazione incontro della
Segreteria Nazionale con il Comitato
Interaziendale del Gruppo Unicredito
27 - Roma
Convegno di approfondimento sulla
Piattaforma di rinnovo del CCNL
UN TIPO
METODICO
Sono un tipo metodico e
seppure non condivida
l'eccessiva pressione che i
miei superiori esercitano su
di noi impiegati, soprattutto
per i toni ricattatori, devo
riconoscere che mi piace ricevere precise disposizioni
di servizio. So quello che
devo fare, lo faccio e me ne
vado a casa.
Qualcuno dice che i carichi
di lavoro che ci impongono
non sono sostenibili, che
dobbiamo solo vendere e
vendere senza sapere cosa
né perché, che il lavoro
straordinario è diventato
una prassi quotidiana, che
non esistono più mansioni,
ruoli, professionalità.
E' vero, ma io sono un metodico.
Vediamo il mio ordine di
servizio odierno:
• Contatti telefonici
AZIENDA
Ditta …… e figlio Idraulica
Ditta Vo…
……… Lorenzo
…….. Antonello
……… Salvatore
……… Roberto
……… Alfonso
……… Luigi
……….Abbigliamento
……….Spa
Gonzi ……..
• Consultazione elenco telefonico Comune di
Viadimare Equense Lettere A/M: chiamare
tutti indistintamente per
vendergli Home Banking
e Carta Sinistra (tasso
22%). Chi non ha il conto, apritelo telefonicamente.
• Budget giornaliero prodotti
20 bancomat
20 carte ordinarie
15 Carta Sinistra (addebiti
mensili - tasso 22%)
30 Home Banking
35 Futuro Sereno
300.000 euro di bond
Sultano
500.000 euro di obbligazioni Conserva Conserva
Spa
50 libretti al portatore da
chiudere (eccetto la vedova
Del
Tanzi
Lastricati
Azzurra)
50 conti correnti Spese
Mai!
200.000 euro di azioni
Equenselat (in cambio dei
bond senegalesi, se lo richiedono)
Ho messo in borsa il tabulato dei clienti e domattina
prendo servizio presso la
Finanzil Spa.
Mi danno 75.000 euro fissi per tre anni più il 15% sul
vecchio portafoglio e il
25% sul nuovo, macchina
aziendale, telefonino, computer portatile, ufficio privato, polizza sanitaria.
Nessun orario di lavoro,
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mio titolare mentre si perfora il timpano con il tagliacarte e cerca disperatamente di aprire con il telefonino la mia lettera di dimissioni.
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DURATA
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1 min
4 min
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5 min
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OGGETTO
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Leggi e
Lavoro
secuzione ed emarginazione, che possono provocare
nel destinatario disturbi di
vario tipo o patologie psicotiche. Auspichiamo che tale
intervento costituisca, invece
che un elemento frenante,
una accelerazione per il nostro Parlamento. Vediamo
alcuni passaggi della sentenza, soprattutto per quanto afferma e definisce in materia di Mobbing.
di Roberto Ferrari
Mobbing
Un normativa che intervenga
sul problema "Mobbing" è
auspicata da molto tempo. Il
fenomeno è stato sicuramente molto approfondito sia da
un punto di vista sociologico,
medico e giuridico e numerosi sono gli interventi autorevoli in materia. Nonostante
tutto questo, però, il fenomeno si sta estendendo trasversalmente in tutto il mondo del
lavoro, i casi umani che si
presentano sono sempre più
complessi e drammatici, e le
vittime non trovano nella legislazione dello Stato una tutela certa a cui riferirsi. Una
certa attesa si era creata per
l'intervento in materia da
parte della Regione Lazio
che si era concretizzato con
una
legge
specifica.
Recentemente la Corte
Costituzionale è intervenuta
su tale legge dichiarandone
l'illegittimità costituzionale
nell'ambito dei limiti alla potestà
legislativa
delle
Regioni.
La
Corte
Costituzionale, infatti, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della L.r. Lazio 11 luglio 2002, n. 16, recante disposizioni per prevenire e
contrastare il fenomeno del
mobbing nei luoghi di lavoro, affermando che tali disposizioni rientrano nell'ordinamento civile ed è competenza esclusiva dello Stato
legiferare in materia. La
Corte ha rilevato che con il
termine mobbing si definisce
una serie di atti o comportamenti vessatori, protratti nel
tempo, posti in essere nei
confronti di un lavoratore da
parte dei componenti del
gruppo di lavoro in cui è inserito o dal suo capo, caratterizzati da un intento di per18
Corte Costituzionale
Sentenza 19/12/2003
n. 359
...
1. Con ricorso notificato il
27 settembre 2002 e depositato il 7 ottobre 2002, il
Presidente del Consiglio dei
ministri ha sollevato questione di legittimità costituzionale della legge della Regione
Lazio 11 luglio 2002, n. 16,
intitolata "Disposizioni per
prevenire e contrastare il
mobbing nei luoghi di lavoro" (giusta delibera del
Consiglio dei ministri del 20
settembre 2002, depositata
in atti).
...
Inoltre il ricorrente, richiamando alcune iniziative
parlamentari, afferma che lo
Stato intende produrre ulteriori principi fondamentali,
con specifico riguardo al cosiddetto mobbing, nelle materie "tutela della salute" e
"tutela e sicurezza del lavoro", attribuite dall'art. 117,
terzo
comma,
della
Costituzione alla competenza legislativa concorrente di
Stato e Regioni e considerate dall'art. 2 citato. Peraltro
né il formale riconoscimento
da parte della Regione che
la definizione del mobbing
(ai fini civilistici e in genere
ordinamentali) e l'indicazione dei principi in tema di tutela della salute e del lavoro
spettano allo Stato, né la definizione come "provvisoria"
della legge (contenuta nell'art. 1, comma 1) varrebbero ad escludere l'invasività e
l'illegittimità costituzionale
della legge stessa. Ciò in
quanto, allorché il legislatore statale sia intento ad elaborare principi fondamentali, e perciò non li abbia ancora indicati neppure implicitamente, i legislatori regio-
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nali non possono ravvisare
"spazi vuoti" nei quali considerarsi totalmente liberi di
legiferare. D'altra parte, il limite dei principi fondamentali neppure verrebbe meno
per il solo fatto che di tali
principi non si abbia ancora
né una solenne esplicita
enunciazione, né una sicura
desumibilità dalla legislazione statale in vigore.
...
Considerato in diritto
1. Il Presidente del Consiglio
dei ministri impugna la legge della Regione Lazio 11
luglio 2002, n.16 (Disposizioni per prevenire e contrastare il fenomeno del mobbing nei luoghi di lavoro),
perché avrebbe leso la competenza legislativa esclusiva
dello Stato in materia di ordinamento civile nonché di
ordinamento e organizzazione amministrativa dello
Stato e degli enti pubblici
nazionali in contrasto con
l'art. 117, secondo comma,
lettere l) e g), della
Costituzione.
...
4.1. Si può ora procedere
all'esame nel merito della
questione.
E' noto che la sociologia ha
mutuato il termine mobbing
da una branca dell'etologia
per designare un complesso
fenomeno consistente in una
serie di atti o comportamenti vessatori, protratti nel tempo, posti in essere nei confronti di un lavoratore da
parte dei componenti del
gruppo di lavoro in cui è inserito o dal suo capo, caratterizzati da un intento di
persecuzione ed emarginazione finalizzato all'obiettivo primario di escludere la
vittima dal gruppo. Ciò implica l'esistenza di uno o più
soggetti attivi cui i suindicati
comportamenti siano ascrivibili e di un soggetto passivo che di tali comportamenti sia destinatario e vittima.
Per quanto concerne i soggetti attivi vengono in evidenza le condotte - commissive o, in ipotesi, omissive che possono estrinsecarsi sia
in atti giuridici veri e propri
sia in semplici comportamenti materiali aventi in
ogni caso, gli uni e gli altri,
la duplice peculiarità di po-
ter essere, se esaminati singolarmente, anche leciti, legittimi o irrilevanti dal punto
di vista giuridico, e tuttavia
di acquisire comunque rilievo quali elementi della complessiva condotta caratterizzata nel suo insieme dall'effetto e talvolta, secondo alcuni, dallo scopo di persecuzione e di emarginazione.
Per quanto riguarda il soggetto passivo si pongono
principalmente problemi di
individuazione e valutazione delle conseguenze dei
comportamenti medesimi.
Tali conseguenze, secondo
le attuali acquisizioni, possono essere di ordine diverso. Infatti, la serie di condotte in cui dal lato attivo si
concretizza il mobbing può
determinare: l'insorgenza
nel destinatario di disturbi di
vario tipo e, a volte, di patologie psicotiche, complessivamente indicati come sindrome da stress postraumatico; il compimento, da parte del soggetto passivo medesimo o nei suoi confronti,
di atti che portano alla cessazione del rapporto di lavoro (rispettivamente: dimissioni o licenziamento), anche indipendentemente dall'esistenza dei disturbi di tipo psicologico o medico di
cui si è detto sopra; l'adozione, da parte della vittima,
di altre condotte giuridicamente rilevanti, ed eventualmente illecite, come reazione alla persecuzione ed
emarginazione.
4.2. Da quanto detto emerge che la normativa in materia di mobbing può avere
un triplice oggetto, in quanto può riguardare la prevenzione e repressione dei
comportamenti dei soggetti
attivi del fenomeno, le misure di sostegno psicologico e,
se del caso, l'individuazione
delle procedure per accedere alle terapie di tipo medico di cui la vittima può avere bisogno ed il regime degli
atti o comportamenti posti in
essere da quest'ultima come
reazione a quanto patito.
5.1. Pur nell'attuale assenza
nel nostro ordinamento giuridico di una disciplina a livello di normazione primaria avente ad oggetto specifico il mobbing, i giudici so-
no stati chiamati più volte a
pronunciarsi in controversie
in cui tale fenomeno entrava
a volte come fonte della pretesa al risarcimento del danno biologico - per patologie, soprattutto psichiche,
che si affermavano causate
da comportamenti vessatori
e persecutori subiti nell'ambiente di lavoro da parte del
datore di lavoro o di uno o
più colleghi - a volte come
elemento di valutazione di
atti risolutivi del rapporto di
lavoro, la cui qualificazione
si faceva dipendere dall'accertamento di determinate
condotte integranti il fenomeno in questione.
La giurisprudenza ha, prevalentemente, ricondotto le
concrete fattispecie di mobbing nella previsione dell'articolo 2087 cod. civ.
che, sotto la rubrica "tutela
delle condizioni di lavoro",
contiene il precetto secondo
cui "l'imprenditore è tenuto
ad adottare nell'esercizio
dell'impresa le misure ... necessarie a tutelare l'integrità
fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro", e
che è stato inteso come fonte di responsabilità anche
contrattuale del datore di lavoro.
5.2. Le considerazioni svolte
permettono di affermare, riguardo ai parametri costituzionali evocati, che la disciplina del mobbing, valutata
nella sua complessità e sotto
il profilo della regolazione
degli effetti sul rapporto di
lavoro, rientra nell'ordinamento civile [art. 117, secondo comma, lettera l),
della Costituzione] e, comunque, non può non mirare a salvaguardare sul luogo di lavoro la dignità ed i
diritti fondamentali del lavoratore (artt. 2 e 3, primo
comma, della Costituzione).
Per quanto concerne l'incidenza che gli atti vessatori
possono avere sulla salute
fisica (malattie psicosomatiche) e psichica del lavoratore (disturbi dell'umore, patologie gravi), la disciplina
che tali conseguenze considera rientra nella tutela e sicurezza del lavoro nonché
nella tutela della salute, cui
la prima si ricollega, quale
che sia l'ampiezza che le si
debba attribuire (art. 117,
terzo
comma,
della
Costituzione).
Di ciò si ha conferma negli
atti interni e comunitari che
finora si sono occupati del
fenomeno, pur in assenza,
come si è detto, di una specifica disciplina a livello di
normazione di rango primario.
In particolare, per quel che
riguarda gli atti interni statali, l'inserimento del mobbing
nelle suddette materie trova
conferma sia nel punto 4.9
del d.P.R. 22 maggio 2003,
con il quale è stato approvato il Piano sanitario nazionale 2003-2005, sia nel
punto BS11 della delibera,
sempre del 22 maggio
2003, contenente l'Accordo
tra il Ministro della salute, le
Regioni e le Province autonome sul "bando di ricerca
finalizzata per l'anno 2003
per i progetti ex art. 12-bis
del d.lgs. 30 dicembre
1992, n. 502".
Quanto, poi, agli atti comunitari è opportuno osservare
che la risoluzione del
Parlamento europeo n. AS0283/2001 del 21 settembre 2001, avente ad oggetto "Mobbing sul posto di lavoro", al punto 13 esorta la
Commissione ad "esaminare la possibilità di chiarificare o estendere il campo di
applicazione della direttiva
quadro per la salute e la sicurezza sul lavoro oppure
di elaborare una nuova direttiva quadro, come strumento giuridico per combattere il fenomeno delle molestie...".
di Salvatore Adinolfi
Abbiamo fino ad ora parlato di francobolli
e, prima di riprendere l'argomento, vorrei
trattare degli strumenti che oggi si utilizzano per controllarli.
Non tutti sanno ad esempio che i francobolli nel passato, oggi rarissimamente, anche
se uguali nella vignetta e nel valore facciale, spesso differivano tra di loro per dentellatura e per filigrana. Tutto ciò era dovuto
alla stamperia che alle volte usava una perforazione con un passo diverso dagli standard, per cui gli spazi interdentali erano
più larghi o più stretti, magari la differenza poteva nascere in una seconda tiratura
di francobolli.
Questa situazione ha creato anche squilibri
nelle tirature, pertanto, in molte occasioni
si è avuto un quantitativo enorme per una
dentellatura ed una piccola quantità per
un'altra, determinando poi una differenza
di valore spesso consistente.
Per fare un esempio, il valore di 1,25 del
Giubileo del Re del 1925 dentellato 13 fi
senza traccia di linguella vale oggi all'incirca 10 euro lo stesso tipo con dentellatura
11, vale all'incirca 275 euro. Esattamente
contrario è l'1,25 del 7° Centenario di San
Francesco.
Com'è evidente la sproporzione è enorme e
così anche per la filigrana, possiamo trovare esemplari con la filigrana, senza filigrana, rovesciata, filigrana coricata, filigrana
lettere.
Ancora oggi per misurare gli spazi si usa
nella maggior parte dei casi uno strumento
manuale, che altro non è che un righello
che porta disegnata una scala fatta da tante lineette o da tanti pallini, facendo scorrere il francobollo su questo righello si potrà osservare che ad un certo punto tutti i
pallini entrano perfettamente negli interspazi dentati, a questo punto abbiamo
identificato l'esatta dentellatura del francobollo.
Questa operazione va fatta per tutti i lati
del francobollo perché anche le dentellature spesso sono miste, per cui è possibile
avere su di un lato magari dentellatura 14
e su di un altro 11.
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Anche queste differenze sono considerate
varietà e soggette anche a grosse differenze di valutazione.
Per quanto invece riguarda la filigrana
spesso ad occhio nudo non è semplice da
vedere. Per questa operazione è sempre
stata utilizzata la benzina rettificata, quella depurata da ogni e qualsiasi impurità.
Il sistema consiste nel lasciar cadere una
goccia di benzina sul retro del francobollo
dalla parte della gomma per intenderci ed
appoggiarlo su di una superficie di marmo,
di vetro abbastanza scuro si vedrà comparire, se c'è, la filigrana.
Questa operazione la si può fare tranquillamente anche sui francobolli nuovi, una volta evaporata la benzina non lascerà né
tracce né aloni.
Tutte queste operazioni più o meno artigianali oggi sono state superate anche da strumenti elettronici, vedi l'odontometro, che
una volta inserito il francobollo quasi immediatamente rileva la dentellatura, con
questo sistema è possibile verificare in poco tempo anche centinaia di francobolli.
Per quanto poi riguarda la filigrana esiste
un'altra macchina che è il filigranoscopio,
che attraverso un ingrandimento ed una
forte luce sottostante fa intravedere il tipo
di filigrana.
Scrivete a
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per segnalarci siti web,
monete, francobolli, oggetti
da collezione, libri rari
o esauriti, volumi in libreria,
riviste da inserire
nella nostra rubrica.
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Gennaio/Febbraio 2004 - Formazione