Novembre 2011 - Numero 3
N
Sommario
“Epiphany”, teorizzava così Joyce la caoi de la “La Zanzara”, in questo numero, abbiapacità umana di sviluppare riflessioni esistenmo deciso di dedicare particolare attenzione al
ziali da un oggetto apparentemente inerme.
5 novembre, data conosciuta a Londra e nell’intero
Prende vita nella coscienza umana un flusRegno Unito come “Guy Fawkes’ Day”.
so di idee continuo che si lega come scatole cineIl nome deriva da
si. E’ questo il compito, al tramonto di un’ estaGuy Fawkes che,
te d’ottobre, che vuole adempiere la Zanzara.
insieme a Robert
I grandi avvenimenti del mondo squarciano l’opiCatesby,
Thonione pubblica, si addentrano nel quotidiano, ed è
mas Percy, John
proprio li che siamo andati a indagare. Lì dove passa
Wright e Thomas
spesso lo sguardo della società, ma l’indifferenza riWintour, ha preso
esce ad andare oltre, a regnare sovrana, senza renparte al complotderci consapevole di quante informazioni provento del 1605, noto
gano da piccole cose, da semplici gesti e movimenti.
come la “CongiuEppure facciamo tutti parte della stessa “Sostanza”.
ra delle Polveri”.
È l’inizio di un nuovo anno, per noi, non poteva manL’obiettivo? Quelcare la presentazione dei nuovi rappresentanti, ai
lo di uccidere il
quali facciamo i più sentiti auguri. Dalla congiura delre Giacomo I e i
le polveri abbiamo modellato un modulo tematico
membri dell’ariche esplode nella libertà del pensiero umano, sfocianstocrazia, riuniti
do nella musica... È l’inizio di un nuovo anno, e non
nella Camera dei Lord per lo State Opening, facendo
abbiam bisogno di mere parole... Quindi, che i vostri
esplodere il Parlamento con 2500 kg di polvere per
spiriti, romanticamente, si innalzino lì, dove i pensieri
un totale di 36 barili sistemati in una cantina sottosono puri e incontaminati, e che l’epiphany vi possa far
stante la costruzione.
prendere coscienza dell’essenziale invisibile agli occhi.
L’attentato fallì, ma l’esplosione avrebbe potuto distruggere molti edifici del complesso di Westminster,
Lorenzo Serafinelli
tra cui anche l’Abbazia, e infrangere le finestre dei
palazzi nel raggio di un miglio.
Nella notte del 4 novembre, Guy Fawkes, colui che avrebbe dovuto essere l’esecutore materiale dell’attentato,
fu scoperto, arrestato, interrogato e torturato per 4 giorni per poi essere condannato a morte insieme ad altre
persone implicate.
Angelica Cottarelli
pag. 2-5 > 5 Novembre
pag. 13 > Che tu sia per me il coltello
pag. 6 > Turista per caso!
pag. 14 > Quarto d’ora di Warhol
pag. 7 > G.B. Grassi: Istruzioni per l’uso
pag. 15 > Votazioni col botto
pag. 8-9 > Gheddafi
pag. 16 > Giustizia per Meredith
pag. 10 > The Good Die Young
pag. 17 > Black Bloc
pag. 11 > Latina C1
pag. 18 > Cornetto e Cappuccino GialloLatino
pag. 19 > Serate, Eventi
pag. 12 > La mela che ha cambiato il mondo
1
“Vi Veri Vniversum Vivus Vici”
(cit. Christopher Marlowe)
Che i vostri sogni volino verso volte celesti vicine a vie universali di vittorie inviolabili...
Vorrei che violenti non fossero i vostri valori, e che di valore verso il vigore del vinto e del vincitore
possa vertere la vostra verità.
E che la vendetta sia la via vicina alla quanto mai più viva rivoluzione dell'universo, e che la vessazione mai, sia da vinti e vincitori vi possa sminuire a viscidi virulenti. Che con la forza della verità, da vivi,
conquistiate l'universo.
Dal verbo del vinto mai vittoria né sconfitta, dal verbo del vincitore mai sconfitta nè vittoria.
E che la voce dei vermi sia devirilizzata da vigili e virtuosi.
Lorenzo Serafinelli
V per Vendetta
La
libertà non è un ballo
in maschera!
“Remember, remember, the 5th of November” è questo il monito di apertura di “V for Vendetta” un film di
James McTeigue, ispirato all’omonima graphic novel di Alan Moore e David Lloyd.
La storia è ambientata in una Gran Bretagna futuristica e distopica, governata da un regime repressivo guidato da Adam Sutler. Ad esso vi si opppone un misterioso individuo, con il volto sempre coperto da una maschera,
bianca, con i baffetti, sorridente ed ironica. Un anarchico radicale,
desideroso di riportare libertà e giustizia in un paese in cui vigono
ormai autoritarismo e intolleranza verso chiunque non aderisca
al sistema, a quel sistema che ricorda molto il Grande Fratello
orwelliano e il “Mondo nuovo” di Huxley. La maschera serve ad
indicare un retroscena storico, quello di Guy Fawkes, nemico del
governo tirannico del re Giacomo I, che il 5 novembre 1605 venne
arrestato in un tunnel sotto il parlamento intenzionato a far saltare in aria l’istituzione e condannato a morte. Ci hanno sempre
insegnato a ricordare le idee e non l’uomo, perchè l’uomo può fallire. L’uomo può essere catturato, può essere ucciso e dimenticato,
mentre un ideale permane e resiste allo scorrere inesorabile del
tempo. Un’idea può cambiare il mondo. “Permetta che mi presenti, sono un uomo di gusto e di sostanza” è questo il biglietto da
visita di V che sulle note dell’Ouverture 1812 di Ciaikowskij, nella
Londra totalitaria del 2020, insieme a impressionanti spettacoli
pirotecnici rende l’atto terroristico liberatorio e quasi ideologico.
Nemmeno l’amore di una donna, Evey, riuscirà ad arrestare la
sua insaziabile sete di vendetta. “Libertà! Sempre!”, libertà è una
parola difficile, è ingabbiata dall’angoscia, la libertà è uno spazio
infinito senza confini che va conquistato, mentre V è un ideale a
prova di proiettili, resiste agli abusi, alle classificazioni e supera le
paure. V come vendetta, ma anche come verità: il protagonista
durante il corso di un anno riuscirà a trasformare le bugie in veridicità, gli atti terroristici in giustizia, da un
iniziale tepore gli spettatori si avvicineranno gradualmente ad un risveglio rivelatorio tra rose carnose e leggendari coltelli.
Eleonora Moliterno
II
Il nostro scopo è PENSARE
La libertà di pensiero è un diritto sancito da un governo democratico che rende possibile il pluralismo delle opinioni riguardo la politica, la religione, la scienza e la cultura. Basta leggere un qualsiasi libro di storia per rendersi conto che il
potere gestisce e regola il pensiero e la parola del cittadino attraverso maniere più o meno forti. La libertà di pensiero
è stato argomento di dibattito per molti filosofi, gli stessi Sofisti nell’antichità speravano di fondare una società basata
su un libero pluralismo di opinioni, successivamente, nel Medioevo, la Scolastica non negò la libertà di pensiero, pur
dandone un’interpretazione riduttiva, vincolando gli ambiti all’interno della dogmatica di fede. Con la Controriforma il pensiero diventa una questione politica fondamentale, le cui figure indiscusse della libertà di pensiero furono
indubbiamente Galileo Galilei
e Giordano Bruno. Si narra che
Galileo Galilei un giorno alzò gli
occhi al cielo e disse: “Non c’è
nulla di vero nella Genesi!” Bel
coraggio, ma quanto gli costò
quest’affermazione? Il processo stabilì il carcere a vita. Se la
cavò con il trasferimento a Siena e in seguitò ebbe sede ad
Arcetri, trascorrendo i suoi anni
in “carcere/esilio” fino alla morte. A Giordano Bruno, invece,
non andò così bene: per aver
ribadito davanti all’Inquisizione
i suoi fondamenti, quali l’infinità dell’universo, la molteplicità
dei mondi, la non generazione
delle sostanze e il moto della
terra, venne torturato per circa quattro anni ed infine fu
arso vivo. Il primo filosofo a teorizzare la libertà di pensiero
come diritto inviolabile fu John
Locke, al quale fecero seguito tutti gli illuministi del Settecento, in particolare Spinoza e Voltaire: il primo nel Trattato teologico-politico dimostra che il libero pensiero e la libertà di espressione non interferiscono con la pace sociale e la buona politica ma anzi le fondano; il secondo invece, spirito insofferente ad ogni repressione, lavorò per ottenere la libertà politica e civile, concentrandosi molto sulla lotta all’intolleranza.
Questi sono esempi di filosofi, ma soprattutto di persone, che hanno combattuto, lottato, sono stati torturati e uccisi
per affermare il loro ideale. In ogni epoca migliaia di menti vengono violentate e impostate secondo canoni ben
definiti: i governi temono un popolo pensante e lo limitano attraverso dittature e censura. Una frase celebre del film
da cui traiamo il tema afferma:
Il popolo non dovrebbe temere il
proprio governo, sono i governi che
dovrebbero temere il
popolo!
Con questo concludo, sperando che quel poco che vi ho trasmesso vi faccia PENSARE!
Giorgia Gallo
III
Animal Farm
Giù le mani da Wikipedia!
Controvoglia frugo nello scaffale. “La fattoria degli animali” di George Orwell è un piccolo libretto, e ben si mimetizza tra tomi più voluminosi. Eccolo là, spiegazzato
e macchiato di muffa. Con uno sforzo di volontà ripulisco la copertina incrostata e mi
immergo nella lettura. La giornata
è stata pesante e la prospettiva di
concluderla con una spruzzatina di
ottimismo orwelliano minaccia seriamente di togliermi tutte le forze
residue. Mi faccio forza. “Zanzara”
lo faccio per te!
Parola dopo parola prende corpo
una fiaba, popolata da cavallucci,
candide pecorelle, maiali e uomini
rapaci e ignoranti. La sua morale,
condivisibile o meno, è agghiacciante: avidità ed egoismo
trionfano su ogni ideale. La lettura in chiave allegorica
della rivoluzione d’ottobre, traviata dal crudele dittatore georgiano Josif Stalin è evidente ed aspra. Gli animali
della fattoria padronale, vessati da un fattore ubriacone
e inetto, insorgono in nome di fraternità e uguaglianza.
La nobiltà delle loro idee non basta a renderli liberi. Cacciato l’uomo, il sadico e spietato Napoleon, avido maiale
che si è imposto alla guida della vittoriosa rivoluzione,
instaura una feroce dittatura.
Servendosi di una muta di cani come polizia politica, e
manipolando sapientemente le informazioni, arriva ad
esercitare un controllo totale sulle altre bestie più semplici. La colpa degli insuccessi del suo regime di terrore
viene sistematicamente attribuita ai “nemici della rivoluzione” in una sorta di grottesco scaricabarile, e i successi
gonfiati all’inverosimile. Napoleon giunge a farsi considerare un infallibile dio in terra. Storco il naso. Cosa impedisce alle nostre tormentate istituzioni
di degenerare in quelle dell’apocalittica
“Fattoria degli animali”? Solamente democrazia e libertà di stampa! Quel tizio
che straparla dal televisore in salotto non
sembra averlo ben chiaro. Nel finale si
rompe l’incanto. Hanno forse gli animali
sfruttati iniziato a pensare con la propria
testa? Hanno forse finalmente compreso che qualcosa non va? “Le creature di
fuori guardavano dal maiale all’uomo,
dall’uomo al maiale e ancora dal maiale
all’uomo, ma già era loro impossibile distinguere fra i due.”
È tardi, l’orologio batte l’una di notte. Il
libro polveroso mi scivola di mano mentre lentamente chiudo gli occhi. È un attimo. Mi sveglio di soprassalto saltando
dalla sedia, con la spiacevole sensazione
di aver visto due occhietti porcini baluginare nell’ombra.
Avrete sentito sicuramente parlare della chiusura,
almeno temporanea, di Wikipedia. La monumentale enciclopedia on-line aveva iniziato questo sciopero contro il nuovo ddl, il cosiddetto ‘ammazza blog’.
Questo decreto legge va ad intaccare tutti quegli organi di informazione libera che sul web, a partire dai
blog fino ad arrivare a giornali o organi d’informazione. Di conseguenza i blogger o giornalisti si troveranno costretti a correggere eventuali informazioni o
notizie entro 48 ore, qualora queste dovessero ledere
la dignità di un personaggio pubblico o quella dei
lettori. Pena della non modifica una multa che parte da 12.500 euro. Nella seconda parte del decreto
legge, invece, viene trattato il tema delle intercettazioni, che tanto interessa il mondo della politica,
enunciando che non potranno essere pubblicate
prima che l’avvocato difensore non separa le intercettazioni riguardanti il caso da quelle non rilevanti.
Il ministro della gioventù, Giorgia Meloni, annuncia
che questo decreto ‘ammazza blog’ è ingiusto e danneggia la libera informazione. Anche la relatrice del
ddl sulle intercettazioni, Giulia Bongiorno, ha rassegnato le dimissioni in quanto, secondo lei, questa
norma fa slittare, di molto, il tempo delle pubblicazioni precludendo la possibilità di dare la notizia. In
tutto questo vi è una nota positiva, anche se solo in
parte: la legge ‘ammazza blog’ è stata modificata e
verrà applicata, con annessa sanzione, solo ai giornali online. State tranquilli miei cari wikipediani, per
adesso, la nostra malconcia “scialuppa del sapere” è
salva, sebbene tiri ancora aria di tempesta.
Carlo Panetti
IV
Lorenzo Tedeschi
“Tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali
degli altri” - Frase celebre tratto dal libro di Orwell.
Johann Sebastian Bach
“Cosa dovrei dire riguardo il lavoro di una vita di Bach? Ascoltalo, suonalo, amalo, adoralo e stai zitto!”.
Così Albert Einstein definì Johann Sebastian Bach, musicista nato nel 1685 che con le sue melodie e il suo stile musicale
è riuscito a impressionare i posteri. Grande rappresentante della “musica barocca”, cercava di stupire e divertire il
proprio pubblico con repentini cambi di tempo e con dimostrazioni delle proprie doti tecniche musicali anche improvvisate. Questo eccelso compositore prese spunto anche da alcuni contemporanei tedeschi, come Pachelbel, e
da opere di fama internazionale. Riuscì ad estrapolare e creare uno stile nuovo che contenesse quelle che erano le
caratteristiche della musica del proprio tempo. Nonostante il suo enorme talento, Bach non riuscì immediatamente
a ottenere la fama poichè la complessità strutturale, le difficoltà tecniche e l’esclusione per scelta propria del genere
melodrammatico dalle proprie opere lo rese solamente un compositore che girò il proprio paese. Il cognome stesso
“Bach“ divenne un aggettivo che significava “musicista ambulante”. Alla fine della propria carriera, perse completamente la vista: cercò di riottenerla anche se invano. La sera del 18 luglio 1750 alcuni legamenti recisi male dai medici si
staccarono definitivamente ridonando la vista al compositore per alcuni minuti; purtroppo però il 28 luglio Bach morì
a causa di un ictus. Fu solamente nel 1829, quando Felix Mendelsshon, direttore d’orchestra tedesco, eseguì la “Passione secondo Matteo” di Bach, che furono riscoperte le enormi qualità di quest’ultimo. Bach non fu solo un uomo, fu
un compositore di fama eccelsa, il quale non solo istituì un nuovo modo di concepire la musica ma fu un caposaldo e
un punto di riferimento ed ispirazione per musicisti del calibro di Beethoven, Mozart e Chopin.
Valerio Brienza
Il sollievo più “banale”
La vita è stressante, opprimente, faticosa ai limiti della sopportazione. Tutti sono ormai diventati macchine,
programmate per eseguire ordini da chi detiene il potere di comandarle. Gli adulti e i ragazzi sono macchine,
perfino i bambini sono stati “meccanizzati” per obbedire
alla figura della madre o della maestra. Quale modo di
evadere è dunque il più efficace e il più comune? In quale caso un individuo può sentirsi libero senza che gli venga imposta qualche regola che blocchi come una rete la
sua creatività, il suo pensiero, il suo ideale di libertà? La
risposta è la musica, probabilmente una delle più banali
che si possano dare. Ma la parola “banale ” non equivale
forse alla semplicità nella maniera più assoluta? La musica è semplicità, l’unica cosa che davvero manca nelle
giornate intense che viviamo. La musica si crea, si ascolta, si segue, dalla musica si dipende. Recenti studi hanno
accertato l’ipotesi che da diversi anni vagava nell’aria
che vedeva l’ascolto di questa come una vera e propria
droga che crea dipendenza e migliora perfino i risultati
sportivi, come nella corsa. E poi, d’altro canto, non ci sono
effetti collaterali!
Valeria Martella
“Vi Veri Vniversum
Vivus Vici”
(cit. Christopher Marlowe)
“Voilà! Alla vista un umile veterano del vaudeville, chiamato a fare le veci sia della vittima che del
violento dalle vicissitudini del fato. Questo viso non
è vacuo vessillo di vanità ma semplice vestigio della
vox-populi, ora vuota ora vana. Tuttavia questa
visita alla vessazione passata acquista vigore ed è
votata alla vittoria sui vampiri virulenti che aprono
al vizio, garanti della violazione vessatrice e vorace
della volontà!
L’unico verdetto è vendicarsi, vendetta! E diventa
un voto non mai vano poiché il suo valore e la sua
veridicità vendicheranno un giorno coloro che sono
vigili e virtuosi.
In verità questa vicissuas-verbale vira verso il
verboso, quindi permettimi di aggiungere che è un
grande onore per me conoscerti e che
puoi chiamarmi V!”
V per Vendetta
V
Turista per caso
Nei corridoi del G.B. Grassi il 13 ottobre c’era un ragazzo in più:
Takuma Ihone, un ventiduenne di Osaka, Giappone.
Realizziamo: qui ci vuole un articolo!
Veniamo informate però che Takuma rimarrà a scuola solo per
un giorno, il 14 pomeriggio partirà per la Thailandia: diventa una
corsa contro il tempo. Così, in mezzo al corridoio, scopriamo che è
all’ultimo anno di psicologia, ma si è preso un anno sabbatico per
visitare il mondo. Alla domanda “Why?” risponde con un semplice “I
just wanna know..”. Il fortunato japanese ha già visitato Stati Uniti
(quest’estate a San Francisco ha conosciuto Alessandro Vanorio, 5E,
che lo ha ospitato nella sua breve permanenza a Latina) Germania, Svizzera, Spagna, Francia, Canada,
Olanda, fino ad arrivare a Roma pochi giorni fa. E ha in programma, oltre alla Thailandia, altre quattro
tappe in giro per il mondo.
Ci racconta di un Giappone in crisi dopo il terremoto di Fukushima, del
governo che cerca inutilmente di tranquillizzare i
cittadini sul nucleare, del
turismo in calo, delle difficoltà a trovare lavoro
perchè le aziende cercano
stranieri, ma i giapponesi,
introversi di natura, non
sono disposti a cercare lavoro in altri paesi.
Parla della scuola, molto
più rigida: uniformi e divieto assoluto di fumare
in cortile. E’ rimasto particolarmente colpito dal
Alessandro Vanorio e Takuma Ihone
nostro metodo d’insegnamento dell’inglese: studiando solo sui libri senza esercitarsi nella conversazione, i giapponesi non riescono ad averne
completa padronanza, cosa che rende molto difficile la comunicazione all’estero. Nonostante tutti i problemi dello stato, Takuma è attaccato alla patria e vuole cercare lavoro li; forse, se l’impresa risulta impossibile, tra una decina d’anni tenterà la fortuna all’estero.
Gli abbiamo chiesto quale paese tra quelli visitati gli fosse piaciuto di più, e la sua risposta è stata “the
south Europe”: Spagna, Italia! Di noi gli piace l’essere espansivi, il gesticolare quando parliamo (!). Ci sfata
un mito: i giapponesi non sono così educati come si dice, “It depends..” davanti a persone più anziane, o al
proprio capo, è d’obbligo fare l’Ogiji, l’inchino, ma i giovani sono esattamente come noi: Takuma è un
dj e suona progressive house.
Che dire di questo ragazzo che, animato dalla più profonda (e al giorno d’oggi, sempre più rara) voglia di
vedere con i propri occhi e conoscere di persona realtà lontane migliaia di chilometri dalla propria, è partito
da solo all’avventura? Possiamo solo augurargli buona fortuna.
Valeria Fanti
Giorgia Gallo
PS. E’ d’obbligo fare un ringraziamento a Gabriele Coli e ad Alessandro Vanorio per il prezioso ruolo di
VI
Liceo scientifico G. B. Grassi:
ISTRUZIONI PER L’USO
Q
uanti si sono trovati spaesati il primo giorno di scuola superiore e quanti si sono posti il problema
di trovare un rimedio? Inutile negarlo, più o meno tutti il primo anno ce la siamo fatta “un po’
sotto”; entrambe pensavamo che non saremmo potute sopravvivere, e che non saremmo neanche
arrivate al quel fantomatico 21 Dicembre 2012 solo per
vedere cosa sarebbe potuto accadere, che era finito il
periodo del “tempo delle mele” e che “i migliori anni
della nostra vita”, di certo non sarebbero stati quelli.
Ci siamo immaginate quelle aule come antri tetri dove la socializzazione e i colori non esistevano. Ecco le nostre esperienze in vostro aiuto.
Miriam:
personalmente
la
mia
esperienza è stata un po’ particolare, per motivi familiari mi sono dovuta trasferire e frequentare il secondo anno qui a Latina, ma cambiare scuola
sicuramente ha i suoi pro e i contro. Un’altra città con mentalità e modo di pensare diverso, e
devo ammettere che è stata dura: cambiare scuola, stringere nuove amicizie, superare, delle volte, i pregiudizi dei professori.. che non ti conoscono e “non mettono voti alti alle prime interrogazioni”!
Marzia: la mia esperienza è stata diversa da quella di Miriam, ma, comunque difficile per via del mio
carattere; mostro agli altri, specialmente agli estranei, una maschera di solarità ed apertura, quando in realtà sono la persona più timida di questo mondo. La mia paura è sempre stata quella di non essere accettata e fraintesa dalle persone, quindi l’approccio con la scuola superiore all’inizio mi ha spaventata. Avevo
paura di rimanere sola, di non trovarmi bene con i professori e di chiudermi ancora di più in me stessa.
Per evitare che sia cosi difficile anche per voi, ecco che, in vostro soccorso, perviene un miracoloso testo regolativo tra le vostre mani. Il passaggio dalle scuole medie alle scuole superiori è una delle tappe fondamentali
nella vita di una persona, le paure aumentano, lo studio si moltiplica e l’ansia cresce. L’approccio con un
liceo scientifico in particolare di certo non è facile: i problemi matematici risultano sempre insolvibili, la fisica
incomprensibile, la chimica per niente semplice. Forse non è proprio quello che vi aspettavate; è normale
avere paura, ed il primo consiglio è di non arrendersi agli ostacoli. Il modo migliore per andare avanti è costruire un rapporto di amicizia con i compagni, coloro che ti saranno accanto nei momenti di tensione, durante un compito o un’interrogazione e che, al di fuori della scuola, saranno disponibili e che non ti lasceranno.
Dalla nostra esperienza possiamo dedurre che: sicuramente sarà dura affrontare questo liceo, nessuno vi
dirà che sarà una passeggiata, ma arrivati al primo anno di scuola superiore bisogna iniziare ad avere
un‘apertura mentale tale da riuscire ad affrontare tutti i problemi scolastici con più maturità. Ed ecco che
le porte della scuola vi si apriranno: quel problema di matematica non era poi così difficile come sembrava,
la chimica applicata aiuta a capire la teoria e per la fisica … su quella, anche noi ci stiamo lavorando ancora. Per esperienze personali, solcando la soglia della scuola sconosciuta il nostro primo giorno, tutte le visioni
apocalittiche sono state abolite: le aule luminose di una luce naturale, i professori disponibili e i compagni
simpatici. Non è poi cosi male, dopotutto! Quindi non scoraggiatevi, non deve far paura tutto ciò, perché è
solo questione di abitudine. Insomma rimboccatevi le maniche che vi aspetta un anno tutto SCIENTIFICO!
Buona fortuna a tutti!
Miriam Campolo
Marzia Castrichini
VII
Caduta di un Dittatore
Abbiamo assistito in questi giorni all’epilogo della dittatura in Libia di Gheddafi. Per fare un po’ di storia, ricordiamo
che la presa di Sirte da parte del Consiglio Transitorio Nazionale e la morte del dittatore libico Muammar Gheddafi,
mettono definitivamente fine a una storia lunga 42 anni.
Il primo settembre del 1969 un gruppo di militari libici, guidati dall’ufficiale Muammar Gheddafi, depose con un colpo
di Stato re Idris. Muammar Gheddafi allora aveva 27 anni. Il nuovo regime, guidato da un “Consiglio del comando rivoluzionario”, presieduto dallo stesso Gheddafi, abolì la monarchia e proclamò la repubblica sotto il motto di “libertà,
socialismo e unità”. Grazie anche alle ingenti entrate frutto delle esportazioni del petrolio, il nuovo governo migliorò
le infrastrutture del paese e diede il via a una serie di riforme per migliorare l’istruzione e la sanità rendendole accessibili a tutte le fasce della popolazione. Il regime adottò l’Islam come religione di stato, abolì le istituzioni parlamentari,
confermò il divieto di formare dei partiti politici e censurò la stampa. L’obiettivo di Gheddafi era realizzare uno stato
che fosse contemporaneamente islamico e socialista.
Negli anni Ottanta i rapporti tra la Libia e gli Stati Uniti cominciarono a deteriorarsi a causa dell’accusa da parte
dell’intelligence statunitense al Colonnello libico di aver organizzato degli attentati in Sicilia, Scozia e Francia, ma
egli si dichiarò sempre innocente. Il 15 aprile 1986, Gheddafi fu attaccato militarmente per volere del presidente statunitense Ronald Reagan: il massiccio bombardamento ferì mortalmente la figlia adottiva. Nel dicembre del 1988 ci
fu l’attentato di Lockerbie in Scozia, uno degli ultimi attacchi terroristici più disastrosi. L’ONU attribuì alla Libia la
responsabilità di questo attentato aereo e chiese al governo di Tripoli l’arresto di due suoi cittadini accusati di esservi
direttamente coinvolti. Al netto e insindacabile rifiuto di Gheddafi, le Nazioni Unite approvarono la Risoluzione 748,
che sanciva un pesante embargo delle importazioni di petrolio libico. Ma verso la fine degli anni novanta il rais cercò
di allontanarsi dalla figura di oppositore del sistema occidentale. Tripoli consegnò i sospettati di Lockerbie. L’allora
presidente statunitense George W. Bush decise di togliere la Libia dalla lista degli Stati Canaglia portando al ristabilimento di pieni rapporti diplomatici tra Libia e Stati Uniti.
Le proteste dei ribelli iniziarono nel febbraio scorso e la repressione da parte del regime fu da subito crudele e irremovibile. Gli scontri sono durati fino a pochi giorni fa con la presa di Sirte da parte del Cosiglio di Transizione. Il 20
ottobre del 2011 segna la fine dell’opprimente regime di Muammar Ghedddafi.
«Haram alekum», “state peccando” Gheddafi la ripete due volte. «Cosa ne sai tu del peccato?», è la risposta. E lui:
«Cosa ne sapete voi della differenza tra bene e male?». Una parola araba lo interrompe, «Zamel!», “stronzo”. E
poi «cane sporco, devi morire come un cane!» chi sta inveendo contro lo sfacciato Raiss si chiama Ahmed Shabani il
18enne che avrebbe finito Gheddafi con un colpo alla testa, dopo il ferimento alle gambe. Per lui potrebbe esserci il
premio dei 20 milioni di dollari di taglia messi sulla testa dell’ ex dittatore.
Nella città “liberata” la popolazione, quasi tutti uomini armati, festeggia la vittoria sulle forze fedeli al Colonnello,
sparando in aria, bruciando e calpestando i vessilli dell’ex regime.
Una storia già vista, violenza a reprimere altra violenza, sangue di presunti colpevoli a lavare quello di presunti innocenti. Una storia legata alle guerre, alle lotte di religione che nascondono interessi economici e di primato, regole
scritte dai nostri avi e che non dovrebbero più appartenere ad un mondo moderno, che parla di tolleranza, integrazione, solidarietà, sostegno ai paesi poveri. Una visione che non appartiene ancora alla nostra realtà e che alcuni di
noi faticano ad accettare.
La libertà può avere un costo? Può scontrarsi con il diritto alla vita? E i veri martiri chi sono? Quello che arriva dai
media è sempre la verità o dovremmo comunque mettere in discussione il presunto diritto dei paesi occidentali ad
entrare nel merito di altre realtà e culture definite arretrate? Le risposte ce le darà il futuro, in questo presente non
possiamo che condannare la violenza, da qualsiasi parte essa arrivi!
Aurora Ulgiati
VIII
...Ruit Hora, Gheddafi
Tic tac tic tac.
Con espressione ottusa fisso il pesante libro di fisica spalancato sul tavolo.
Tic tac tic tac.
Il suo penetrante odore d’ inchiostro mi nausea e mi impedisce di concentrarmi. Non demordo. Tra inenarrabili sofferenze mi sforzo di mettere a fuoco le assurde richieste del problema.
Tic toc tic toc.
L’orologio a muro dello studio continua a battere giulivamente i secondi.
Lo squadro con odio.
Meow! Entrato di soppiatto dalla finestra, il corpulento gattone dei vicini stiracchiandosi tra le mie gambe, mi guarda
con i suoi acquosi occhioni verdi implorando coccole.
Lo ignoro, ho ben altro da fare!
Sornione, mi fa le fusa e mi salta in grembo, piantandomi gli artigli nella carne.
Mi viene voglia di sperimentare il moto parabolico dei proiettili fiondandolo fuori dalla porta. Il buon senso ha la
meglio. Afferro il perfido micio per la collottola e scendo a precipizio le scale.
Mi si gela il sangue.
L’insanguinato faccione di Muammar Gheddafi, il grottesco dittatore libico, buca lo schermo del televisore. Degli uomini esultano fieri e percuotono con violenza il suo cadavere. L’algida voce dello speaker del telegiornale
enumera con sadica dovizia di particolari i dettagli della sua morte. Dalla sua fuga senza speranza in un angusto
rifugio sotterraneo dove si è accasciato ferito alle gambe, alle sue lacrimose suppliche per avere salva la vita, alla
raffica degli impietosi ribelli che gli ha ricacciato le parole in gola.
È morto come un topo in gabbia. Rabbrividisco. Quante migliaia di persone sono morte a causa sua in 42 anni di
regime dispotico e repressivo? A quanti uomini ha fatto fare la sua fine? Con raccapriccio scruto le sue orbite sbarrate
che il servizio continua a rimandare ossessivamente in onda.
Eppure era un uomo.
Lo meritava? Mi rifiuto di rispondere. Sicuramente meritava un processo. L’Occidente assetato di petrolio sorride. È
riuscito a togliersi una spina nel fianco e a strappare vantaggiose concessioni al popolo libico insorto con l’acqua alla
gola.
Desolato mi lascio cadere sul divano del salotto. Il furbo gatto temendo di essere messo alla porta torna a strofinarmi il muso sulla mano. Assorto lo accarezzo. Riuscirà la Libia a inerpicarsi lungo la scoscesa montagna della
libertà? La sua rivolta è stata vana? Mi torna alla mente lo spietato orologio dello studio.
Solo il tempo lo mostrerà. E il tempo della speranza e del duro lavoro di ricostruzione per la Nuova Libia inizia
adesso.
Carlo Panetti
IX
Tragedia in Malaysia:
“The Good Die Young”
Malaysia, 23 Ottobre 2011. Marco Simoncelli, un pilota di moto GP di soli 24 anni, è stato vittima di un terribile incidente che gli è costato la vita. La dinamica, dopo un
attento studio dei replay, risulta chiara: Sic, dopo essere
scivolato in curva, è riuscito a non perdere il controllo
della moto, facendo si che la ruota posteriore riprendesse aderenza sull’asfalto e conseguentemente gli facesse
compiere un’innaturale e improvvisa virata al centro
della pista. Il risultato è che il pilota è stato travolto dai
due colleghi Edwards e Rossi (suo grande amico). Destino? Chi lo sa. Già nei primi istanti dopo l’accaduto, i due
piloti che si sono trovati coinvolti nell’incidente, “grazie”
alla loro esperienza, hanno avuto il peggiore presentimento vedendo il loro collega sdraiato per terra, senza
più il casco in testa, privo di sensi. Pensare che prima
della gara SuperSic aveva esternato sul suo sito web
il desiderio di arrivare primo. Verrà sempre ricordato
come un ragazzo solare, pieno di vita, che con quel suo
accento romagnolo non poteva non strappare un sorriso, e per sfortuna e/o audacia ci ha lasciati mentre stava facendo quello che più amava: cavalcare una moto. Tutti
si sono lasciati prendere dall’emozione nel vedere il suo corpo inerte a centro pista. Subito è stato soccorso, portato
via, e da quel momento ci sono stati 50 minuti di pura agonia. Ansia, lacrime, pensieri e tristezza trasparivano dallo
sguardo di tutti nei box, non solo negli occhi dei compagni di team. Lui era uno dei più piccoli, ma con grande talento, e nella grande famiglia dei piloti era visto un po’ come il fratello minore, quello che poi avrebbe superato tutti.
Si può morire in tanti modi, si può scegliere di farlo e si può aspettare che succeda: è la vita e va bene così, tu lo hai
fatto rincorrendo un sogno.
Ora non ci resta che sperare che davvero tu sia andato in un posto migliore, dove potrai domare la tua moto senza
alcun limite.
Addio SuperSic.
Andrea Benetello
Marco
Simoncelli
1987 ~ 2011
X
Latina C 1
Cari ragazzi! La rubrica sportiva si presenta con una bella sorpresa:
da quest’anno è stata potenziata la redazione sportiva e potrete
seguire anche il Latina calcio recentemente promosso nella serie
C1.
Cominciamo a parlarvi del match atteso da sette lunghi anni da
tutta la provincia andato in scena il 23 ottobre: Frosinone-Latina.
Un’attesa che però non ha pienamente appagato le aspettative
dei tifosi latinensi che purtroppo non hanno potuto vedere la loro
squadra dal vivo: a causa delle forti tensioni tra i due schieramenti
di Ultras, la F.I.G.C. ha interdetto l’entrata nello stadio ai nostri.
Nonostante questo il Latina ci ha reso orgogliosi strappando un pareggio alla seconda in classifica.
Classifica di cui, a malincuore, occupiamo il terzultimo posto. Ma siamo
solo alla settima giornata di campionato, la stagione è ancora lunga, non perdiamoci d’animo!
LA CLASSIFICA ALLA MANO :
PTI
PG
V
N
P
GF
GS
1. Pergocrema
2. Frosinone
3. Virtus Lanciano
18
17
16
9
9
9
6
5
5
0
2
1
3
2
3
10
14
11
8
10
10
16. Latina Calcio
17. Bassano
18. Feralpisalo’
6
6
5
9
9
9
1
1
1
3
3
2
5
5
6
6
4
2
12
10
8
Cambiando discorso, vi informiamo che purtroppo quest’anno i tanto attesi tornei sportivi della scuola, che hanno
sempre ottenuto largo consenso tra gli alunni, verranno leggermente posticipati a causa della mancanza di fondi.
Nonostante questa difficoltà, siamo pronti a partecipare con la solita grinta…
SPORT STIAMO ARRIVANDO!!!
Andrea Cosmi
XI
LA MELA CHE HA CAMBIATO IL MONDO
“Apple ha perso un uomo visionario e creativo e il mondo ha perso una persona straordinaria. Chi di noi ha avuto
la fortuna di conoscere Steve e lavorare con lui ha perso un amico, una guida, una fonte d’ispirazione. Steve lascia
un’azienda che solo lui avrebbe potuto costruire e il suo spirito resterà per sempre lo spirito di Apple.” Così lo ricordano i suoi fedeli lavoratori.
Il grande e amatissimo Steve Jobs si è spento all’età di soli 56 anni dopo ben sette anni di lotta contro un cancro al
pancreas. La Apple viveva in lui. Era un uomo che vedeva oltre, immaginando la tecnologia futura e riproducendola
in teoria e realizzazione, prima di chiunque altro. L’unico uomo al mondo che nel giro di trentaquattro anni è riuscito
a creare più di ottanta prodotti innovativi che sono entrati nel nostro quotidiano.
Non è stato facile, non credete: la sua vita lo ha visto arrivare dalle stelle a eclissarsi del tutto, per poi rinascere come
l’araba fenice.
Nel lontano 1972, un giovane studente di nome Steve Jobs lavorava
alla Hewlett Packard assieme a Steve Wozniak, un brillante ingegnere che amava progettare dispositivi elettronici.
Steve potè frequentare il college solo per un semestre a causa degli scarsi fondi economici da parte dei genitori adottivi, decise così
di fare apprendistato in varie aziende di elettronica e frequentare
alcuni corsi universitari che lo affascinavano. Nell’autunno del ‘74
Wozniak venne persuaso da Steve Jobs a creare un personal computer che verrà poi ultimato due anni dopo nel famosissimo garage di
Crist Drive a Los Altos (California). Poichè nessuna grande azienda
di PC, come la HP, volle comprare i loro prototipi, stipularono un
patto con un negozio locale che avrebbe acquistato 50 unità delle
loro creazioni; furono così costretti a vendere alcuni dei loro oggetti
più cari per sostenere la spesa.
I loro sacrifici vennero presto ben ricompensati, dalla crescita inaspettata di acquirenti, e da ripetute offerte da parte dei più potenti
uomini d’affari che volevano finanziare il loro business.
Nacque così la Apple, l’azienda che rivoluzionò completamente il
modo di lavorare nelle società e, successivamente, la vita di tutti i
giorni di tutti noi.
Basta pensare che le migliaie di pratiche cartacee che ogni giorno
dovevano essere completate da un povero impiegato entravano in
una semplice scatola multimediale; questo comportò un notevole incremento della forza lavoro di ogni azienda
dell’epoca che acquistò i prodotti dell’Apple. Dopo anni di ricerca e continua innovazione l’azienda introdusse parecchie funzionalità creative nei suoi prodotti che la resero la più innovativa sul mercato fino ad oggi. L’azienda
raggiunse il culmine con il rientro, nel ‘97, di “Papà Steve”, che studiò varie soluzioni che avrebbero poi, in pochi anni,
triplicato il valore delle azioni in borsa.
I computer divennero sempre più innovativi ed esteticamente perfetti, con linee pure affiancate a materiali di alta
qualità che rendevano il mac affascinante; non c’è quindi da stupirsi se molti collezionisti considerano tali creazioni
opere d’arte. Tutto ciò è stato possibile grazie ad un giovane che, unendo le proprie passioni come parti di un puzzle
ha volto il suo sguardo verso il futuro senza temerlo. Jobs è stato un genio che ha operato una rivoluzione tecnologica con il suo motto “Stay Hungry, Stay Foolish”, infatti solo chi dispone di grande coraggio può raggiungere vette
inaspettate.
Steve ha sempre dato il massimo credendo in quella piccola grandissima mela morsicata e rimarrà dentro la mente
ed i cuori di tutti noi per sempre. Se si pensa alla Apple, si pensava a Steve Jobs.
Già a poche ore dalla conferma ufficiale
della scomparsa dell’ex-CEO Apple, in
Internet giravano immagini in suo onore.
Ne è un esempio l’immagine a sinistra.
XII
Gianluca Ronci
Chiara Loi
CHE TU SIA PER ME
IL COLTELLO
Come vorrei pensare a noi come a due persone che si sono fatte un iniezione di verità per dirla, finalmente, la verità.
Sarei felice di poter dire a me stesso: “Con lei ho stillato verità”. Si, è questo quello che voglio. Voglio che tu sia per me
il coltello, ed io lo sarò per te, prometto.
Yair si innamora di Myriam semplicemente vedendola, ed irrompe nella sua vita proponendole un rapporto puramente epistolare, un amore non carnale, alimentato solo dalle parole e dalla veridicità di esse.
Inizia una fervida corrispondenza; ispirandosi ad una frase di
Kafka, “Amore è il fatto che tu sei per me il coltello con cui frugo dentro me stesso” Grossman descrive l’amore come coltello
doloroso che si rigira dentro le ferite che Myriam e Yair hanno
celato a tutti. Nessuna vergogna, nessuna remora a descriversi
veramente per quello che sono: lui, padre trentenne che fugge
da realtà e responsabilità attraverso la corrispondenza con Myriam, lei, madre di un bambino difficile con una scandalosa storia
alle spalle.
Un amore lento, denso, ma allo stesso tempo immediato, folgorante, libero. Un romanzo che ci vuole far riscoprire l’importanza
delle parole, la potenza racchiusa in esse. Possono due anime
unirsi solo con carta e penna? Possono due estranei diventare
l’uno il luz dell’altro?
Yair sceglie di interrompere la corrispondenza in un momento preciso, il giorno della prima pioggia autunnale. Ed è proprio
sotto la pioggia, che lava via ogni apparenza, che Myriam e Yair
si incontreranno, e dovranno fare i conti con le proprie realtà, i
propri corpi, dopo tutte le parole.
Il luz è, per gli ebrei, un osso indistruttibile dal quale l’uomo verrà ricreato
al momento della resurrezione. Immaginate di trascendere il significato
del termine: se il luz non fosse un semplice osso ma il frammento più profondo della nostra anima, l’ultimo centimetro, l’ultima
cosa che rimarrà di noi e dalla quale rinasceremo.. Qual’è il nostro luz? E se si trovasse in un’altra persona, come Myriam per Yair?
“Amore è il fatto che tu sei
per me il coltello con cui
frugo dentro me stesso”
Franz Kafka
A cura di
Valeria Fanti
XIII
Le elezioni sono ormai terminate, ma noi de “La Zanzara” siamo curiosi di conoscere come si sono svolti i retroscena. Abbiamo quindi deciso di intervistare colui che ha svolto un ruolo fondamentale nella determinazione dei nostri nuovi Rappresentanti D’Istituto, Simone Francescato, il rappresentante degli alunni nella
Commissione Elettorale.
Nome: Simone
Cognome: Francescato
Classe: V C
Anni: 18
Da quanto tempo fai parte della commissione elettorale e
perché hai deciso di farne parte? È dal terzo che ne faccio parte, ma solo da un anno sono
rappresentante in commissione. Sono stato scelto per caso: un’alunna
era assente e il professor Milani ha chiesto a me di farlo... da lì poi sono
rimasto.
Quali sono i compiti che ti spettano? Più che altro mi occupo dei timbri da apporre sui protocolli e di scrivere verbali, oltre a contare i voti dopo le elezioni e cercare di gestire i
vari lavori da svolgere!
Come sono state organizzate le elezioni di quest’anno? Simone Francescato,
Warholised da Francesco Casillo
Quest’anno sono diverse dal solito, avverranno in due giorni separati e,
per quanto riguarda le elezioni dei rappresentanti di istituto, non ci sarà
un’assemblea ma saremo noi a passare per le classi e raccogliere i voti.
E come mai? L’anno scorso alcune schede sono state manomesse, scarabocchiate e strappate.
E cosa ci dici della collaborazione con la parte docente della commissione?
La parte docente è composta dal professor Pompeo e dalla professoressa Di Lorenzo; a loro spetta la parte direzionale in quanto gestiscono i compiti che il resto della commissione deve svolgere. Ma a parte questo, ci aiutano
anche con gli altri professori che sono perennemente arrabbiati con noi perché siamo sempre fuori dalla classe!
Quali dovrebbero essere i principi che “ispirano” chi decide di proporsi e candidarsi a rappresentante d’istituto? Beh.. Prima di tutto dovrebbe essere una persona seria e precisa, veramente interessato ad essere eletto e a rappresentare un istituto importante come il nostro; poi.. essere pronto ad affrontare tutti i problemi che ci sono da
risolvere dato che spesso si sono presentate persone che non erano pronte “psicologicamente” ad affrontare tutto.
Non deve essere un passatempo ma una cosa seria. Già a primo impatto si nota la differenza tra le liste serie, che
vengono presentata in un determinato modo, e quelle che non lo sono.
Hai mai pensato di metter su una lista tutta tua?
No, sinceramente so come funziona ma preferisco gestire il tutto da dietro le quinte... mi sento molto più a mio
agio!
Giulia Corvaglia & Imma Borriello
XIV
Ebbene, eccoci qui, pronti ad affrontare un nuovo anno scolastico. Per quanto concerne tutto ciò che riprende inizio,
anche nel nostro liceo scientifico le varie
attività si apprestano alla riapertura. Ormai, dalle classi prime alle classi quinte,
tutti dobbiamo essere consapevoli del
fatto che, come si confà ad una scuola
secondaria di secondo grado, sovvengono numerose e diverse responsabilità. In questo articolo vogliamo affrontarne
una importante, le elezioni degli studenti in qualità di rappresentanti di istituto e di consulta.
I punti fondamentali per le liste candidate per la consulta sono stati la collaborazione attiva con le associazioni e
mettere a disposizione degli studenti soldi attraverso borse di studio e bandi. Per quanto riguarda invece le liste candidate alla rappresentanza di istituto, si sono esortati tutti gli studenti alla partecipazione attiva alla vita scolastica
attraverso l’istituzione del comitato studentesco e alle manifestazioni, in particolare la lista n°4 “Nati soli e soli andremo” che dichiarano di essere disposti ad ascoltare ogni singolo studente. Altro punto fondamentale è stato ottimizzare l’uso dell’ambiente scolastico con l’istallazione di una rete wi-fi, l’istituzione di giornate coogestite, riparazione di
termosifoni e tende ed infine tornei sportivi e feste di fine anno. In seguito alle votazioni, tutti ora, dai primi ai quinti,
sappiamo chi sono i nostri rappresentanti di istituto: Lorenzo Bocci e Mauro Corselli, uscenti dalla lista “Our school,
our rules” e Daniele Iannarelli e Giammarco Grande della lista “Io non me ne frego”, mentre i nostri rappresentanti
di consulta sono Lorenzo Tedeschi e Gianluca Ciminiello.
Noi, “vox populi”, abbiamo votato questi ragazzi dal momento in cui li abbiamo ritenuti idonei agli incarichi predisposti. Certo, c’è anche da dire che la presentazione delle famigerate liste è stata molto vivace e proficua, soprattutto
il dibattito. Ciò deriva dal fatto che abbiamo potuto constatare le personalità dei vari candidati: pacati, aggressivi,
impulsivi e chi più ne ha più ne metta. Sarà perché amano litigare? Oppure perché volevano dimostrare a tutti
noi quanto fossero spropositati? Quindi vi pongo una domanda ancor più diretta: secondo voi che cosa fanno per
ogni studente le persone suddette? Sono dei buoni a nulla o fieri simboli dell’immagine della nostra scuola? Nessuna
di queste due opzioni è valida. Difatti, tali concezioni trovano origine da una definizione alquanto distorta che la
maggior parte di noi ha dei rappresentanti. Essi sono realmente coloro che all’interno dell’istituzione scolastica ci proteggeranno, ci aiuteranno e ci daranno consigli prestando il massimo delle forze. Pertanto per quel che mi riguarda
rivolgo un sincero grazie ai candidati, compresi coloro che non sono stati eletti, poiché in tutti loro ho constatato il
desiderio di cambiare il nostro liceo, ovviamente in positivo. Credo che ciò lo abbiate potuto notare anche voi lettori
attraverso l’esposizione dei vari punti. Inoltre, il nostro auspicio è che i nuovi rappresentanti riescano a svolgere un
buon lavoro, quindi facciamo loro i nostri più sentiti e calorosi auguri.
Votazioni
col botto!
Giovanni Vitiello
Immagine scattata da Valeria Fanti - dibattito durante una
delle tre assemblee d’istituto per la presentazione alla candidatura di Rappresentanti d’Istituto.
XV
GIUSTIZIA PER MEREDIth
...O ALMENO SI SPERA
S
i è concluso lo scorso 3 ottobre a Milano, con l’assoluzione dei due imputati, quello che può essere definito “il
più discusso caso italiano”, il processo per l’omicidio di Meredith Kercher. La giovane studentessa inglese, all’epoca ventiduenne, fu assassinata con diverse coltellate alla gola durante la notte tra l’1 e il 2 novembre 2007; il
corpo, coperto da un piumone, fu rinvenuto il giorno seguente, nella camera da letto della sua abitazione di Perugia, dove conviveva con altre studentesse.
Amanda Knox e Raffaele Sollecito, amici della vittima, in seguito al ritrovamento dell’arma del delitto (un coltello
da cucina trovato a casa di Sollecito), furono accusati dell’omicidio e condannati rispettivamente a 26 e 25 anni di
reclusione. Amanda Knox, durante un interrogatorio, indicò Patrick Lumumba come artefice del delitto, ma l’uomo
fu rilasciato, perché al momento del delitto, fu visto all’interno del suo locale; questa falsa testimonianza costò ad
Amanda una condanna di 3 anni per calunnia, successivamente, in un’ulteriore dichiarazione, la Knox coinvolse
Rudy Guedè, il quale fu processato e dichiarato colpevole. L’uomo riuscì però, tramite patteggiamenti, ad ottenere
una pena ridotta, venendo condannato a 16 anni in via definitiva.
A distanza di quattro anni dall’inizio del processo, Amanda e Raffaele sono stati dichiarati innocenti, in quanto gli
esami effettuati sulla scena del crimine non sono risultati attendibili per la Corte; ma l’accusa, ritenendo ingiusta la
sentenza, ha deciso di fare ricorso in Cassazione. Anche la famiglia Kercher esprime i suoi dubbi riguardo la sentenza
di terzo grado, ma ciò nonostante, afferma di aver ancora fiducia nella giustizia italiana e spera in una risposta
dalla Cassazione. Il giorno della sentenza i maggiori enti d’informazione erano in attesa di lanciare la notizia da
lungo attesa. Quando fu diffusa la sentenza l’opinione pubblica si divise, da una parte gli inglesi, che accusano la
giustizia italiana, dall’altra gli americani che la ringraziano per aver liberato la loro compatriota Amanda Knox.
Molti ipotizzano, che dietro la scarcerazione dell’americana, ci sia proprio il governo statunitense, che sceso ad accordi con quello italiano, avrebbe fatto in modo che Amanda venisse assolta, evitando la nascita di tensioni tra i due
paesi, entrambi al centro di una crisi; certo si tratta di un’ipotesi, poiché la verità non ci è data sapere.
Il caso è ormai chiuso, il colpevole è stato condannato, ma Meredith avrà avuto giustizia?
“Ai posteri l’ardua sentenza”.
Sara Fiorentini
Da sinistra:
Meredith Kercher,
Patrick Lumumba,
Raffaele Sollecito,
Amanda Knox.
XVI
_Saturday October 15 2011 _Black Bloc
Questa data sarebbe dovuta diventare il simbolo di qualcosa di grandioso: una manifestazione mondiale! In parte
è stato così, infatti in molte città europee, tra cui Berlino e Londra, migliaia di persone hanno manifestato pacificamente, raccogliendo consensi di fronte ai simboli del capitalismo come la Banca centrale europea a Francoforte. Ci
sono state inoltre proteste a New York e in molte altre città degli Stati Uniti e del Canada. Nonostante la differenza
di lingua, di cultura e di dimensioni, le proteste erano unite dal senso di frustrazione per il crescente divario tra ricchi
e poveri A Roma però gli Indignati, manifestanti pacifici, che avevano promosso il corteo e che erano partiti con le
migliori intenzioni, con cori e bandiere colorate, sono stati sconfitti da 500 giovani, i black bloc, incappucciati e armati di bastoni, mazze, bombe carta e fumogeni che si sono infiltrati facendo degenerare la giornata di mobilitazione.
I violenti scontri in piazza San Giovanni, luogo storico delle manifestazioni sindacali e democratiche, e in altre aree
della Capitale lungo il percorso del corteo sono culminate con una serie di incidenti: bandiere bruciate, auto e cassonetti dati alle fiamme, vetrine sfondate e disordini vari. Il bilancio finale del pomeriggio è spaventoso,sono stati
circa cento i feriti (fra cui una trentina appartenenti alle forze dell’ordine), di cui tre in gravi condizioni e ricoverati in
codice rosso: un manifestante di Sinistra e Libertà che ha perso due dita per l’esplosione di un petardo; un poliziotto
colpito al torace e una terza persona che ha riportato molteplici traumi. Le conseguenze degli scontri inoltre non
si sono ripercosse solo sui giovani black bloc, ma sull’intera popolazione; il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha
emanato un’ordinanza che vieta cortei nel centro storico, per un mese. Non è giusto che i cittadini romani paghino
per le colpe di altri e che debbano vedere revocato loro
il diritto di manifestare. Purtroppo però bisogna constatare che questa manifestazione verrà ricordata unicamente per gli scontri tra polizia e manifestanti e non
per l’incredibile partecipazione: circa duecentomila
persone hanno sfilato pacificamente. Tutto questo ci
obbliga a fare delle considerazioni: quanto è grande
la rabbia che porta in piazza una generazione senza
futuro e senza possibilità di crescita? Il paradosso è
che lo dice anche il presidente della Banca d’Italia e
futuro presidente della Bce Mario Draghi: «Se siamo arrabbiati noi per la crisi, figuriamoci loro che
sono giovani, che hanno 20 o 30 anni, e sono senza
prospettiva.» Oggi, come mai prima, la popolazione
deve manifestare e dimostrare la sua indignazione
verso la politica, l’economia e la rete globale di affari e affaristi che sta distruggendo il futuro di noi
tutti, vecchi e giovani, occupati e disoccupati. Tutti
hanno il diritto di manifestare pacificamente e bisogna dimostrare alla classe politica e al mondo
intero che i black bloc non sono manifestanti, bensì dei criminali.
Aurora Cifra
XVII
CORNETTO E
CAPPUCCINO
“Un cornetto e
un cappuccino, per
favore!”.
E’ la
solita
richie
sta
mattutina
formulata da milioni di italiani. Ma dove è nata la “ricetta” di questa diffusissima colazione? Vienna, i turchi e
un frate cappuccino sono gli insoliti ingredienti che hanno dato vita alla più amata colazione all’italiana: quella
del cornetto e cappuccino. Il croissant è una brioche a
forma di cornetto fatta di morbida sfoglia croccante, farcita di marmellata, crema o quant’altro la fantasia (oggi
galoppante) dei panettieri-pasticcieri suggerisca. “Croissant” è una parola francese che vuol dire “crescente”. Il
riferimento non è alla pasta lievitata, ma ad un pericolo
evitato. Per molti secoli l’impero turco ha allungato le
sue otto mani sui paesi dell’Europa. Le scorribande sulle
coste italiane erano all’ordine del giorno, e soprattutto
della notte; attraverso i Balcani i turchi si spinsero anche
verso nord e a questo punto che la loro storia si incrocia
con quella del croissant. Legati dalla storia, caffè e cornetto continuano a procedere insieme, specie nelle ore
del mattino, e a coabitare negli stessi luoghi: i bar e le
caffetterie delle nostre città.
Quando tutto è iniziato si trovavano invece su due fronti
contrapposti: il caffè stava con gli assalitori (i turchi), il
cornetto con gli assediati (gli austriaci). Costretti a darsi precipitosamente alla fuga i Turchi lasciarono nei loro
accampamenti alcuni sacchi di caffè crudo, cioè non tostato. Venne così fondata la prima “Kaffeehaus”, in cui
un giorno si recò il frate cappuccino Marco d’Aviano e
sorseggiò il suo primo caffè. Trovandolo troppo amaro,
propose di aggiungervi del latte. E dal momento che la
bevanda assunse il colore del suo saio, venne chiamata
“Kapuziner”: ecco spiegata anche l’origine del cappuccino. Il croissant non era invece turco, ma sarebbe nato
grazie ai Turchi e ai loro tentativi di penetrare nella città attraverso gallerie scavate nottetempo, metro dopo
metro. A sventare l’attacco proveniente dal sottosuolo
erano stati, all’inizio dell’assedio, i fornai viennesi, che
lavorando di notte, come tutti i panettieri del mondo,
avevano sentito dei rumori sospetti, e avevano dato l’allarme. Per ringraziare queste novelle oche del Campidoglio, Re Giovanni di Polonia, dopo aver costretto i nemici
alla fuga, chiese ai fornai di creare un dolce che rimanesse a futura memoria della vittoria cristiana.
Fu così che un panettiere viennese di nome Vendler creò
una brioche a cui diede la forma di una mezzaluna:
XVIII
quella mezzaluna presente sui vessilli dei turchi. Ironicamente, mangiando il cornetto si dava l’idea di “mangiarsi” i nemici. Essendo troppo buono per rimanere a Vienna, la fama del cornetto si diffuse poi in tutta Europa,
diventando la colazione tradizionale italiana.
Letizia Berna
Nicoletta Predescu
Casillo
e
Bonacci
protagonisti al
Giallolatino
L’alunno del “G.B. Grassi” Francesco Casillo, per la fotografia, ed il professor Enzo Bonacci, per la poesia, protagonisti
alla manifestazione artistica “Giallolatino 2011”.
Come recitano le pergamene che tengono fieramente
in mano, Casillo e Bonacci hanno saputo “lasciare la loro
traccia” nella quinta edizione della manifestazione artistica Giallolatino ideata dal Direttore della rivista Ego,
Gianluca Campagna.
Tra i fotografi selezionati dalla giuria del Premio “Visioni in Giallo” v’è l’alunno del 4°C Francesco Casillo la cui
opera Silenzio Incondizionato, presentata su tre slot, è
stata inserita nella mostra che la sera della premiazione
è stata proiettata contemporaneamente sia all’interno
che all’esterno della Torre Comunale, ben visibile da
Piazza del Popolo.
La selezione del giovanissimo Casillo appare particolarmente meritoria se si pensa all’enorme numero di partecipanti al concorso fotografico che è andato ben oltre
i confini pontini, come confermato dalla presenza di
vari big dell’arte italiana quali testimonial dell’evento.
Invece tra i poeti selezionati dalla giuria del Premio di
Poesia “Nero&Giallolatino” v’è il prof. Enzo Bonacci i
cui componimenti Amianto, Post Factum e Fuga Dai
Piombi compariranno nella raccolta “Les Fleurs du
Noir” (Ego Edizioni) presentata sempre durante la serata della premiazione, sabato 1 ottobre 2011, nella Sala
Conferenze della Torre Comunale di Latina.
La Redazione
Serate..Eventi...
Sabato 29 Ottobre 2011
“Giornata Astronomica”
Liceo Scientifico Statale “G.B. Grassi”
Via Sant’Agostino 8 – 04100 LATINA
0773/603155 fax 0773/603351 http://liceograssilatina.org
Il 5 settembre 1977 da Cape Canaveral in Florida
la sonda spaziale Voyager 1 fu lanciata nello spazio
allo scopo di esplorare i pianeti nostri vicini e, come
sta accadendo proprio in questi giorni, di spingersi
oltre i confini del Sistema Solare. Ancora operativa, dopo ben 34 anni di attività, Voyager 1 ha
completato la sua missione principale regalandoci
immagini meravigliose di Giove e Saturno, nonché
la prima “cartolina” del Sistema Solare visto da
fuori, ed è il primo manufatto umano che sta per
avventurarsi nello spazio profondo. Lanciato verso l’ignoto alla velocità di 46mila chilometri l’ora,
questo prezioso collettore d’informazioni ospita al
proprio interno una sorta di biglietto da visita per
eventuali forme di vita aliene che dovessero intercettarlo: un disco, placcato in oro, contenente una
raccolta di suoni della Terra. Per festeggiare i trentaquattro anni del Voyager 1, la sonda che nell’immaginario collettivo è divenuta l’emblema stesso
della capacità dell’uomo di spingersi oltre i confini
naturali, al Liceo “G.B. Grassi” in Via S. Agostino 8
il prof. Enzo Bonacci ha organizzato una giornata
astronomica senza precedenti a Latina per sabato
29 ottobre 2011.
“Sky’s The Limit”
Liceo Scientifico Statale “G.B. Grassi” Latina
incontri di condivisione e confronto
15 dicembre 2011 ore 17,00 caffè Ipazia
Pacem in Terris
Un ex alunno del Gb Grassi che lavora come scienziato per il Pentagono.
Non è un film di fantascienza, è realtà! Il 21 ottol’enciclica oltre il tempo della paura
bre in aula magna, Ennio Taincontro con
sciotti, classe ‘77
ed ex alunno del
Pasquale Giustiniani
prof.
Carroccia,
Ordinario di Filosofia teoretica e di Filosofia della
ha tenuto una
religione
conferenza sul suo
lavoro nel campo
Saluto del Dirigente scolastico Gaspare Cecconi
della ricerca bioIntroduzione Donato Maraffino
medica: professore
di nanomedicina
È previsto l’intervento del Vescovo Mons. Giuseppe Petrocchi
del Methodist Hospital Research Institute, situato
DIOCESI DI LATINA-TERRACINA-SEZZE-PRIVERNO
nel complesso ospedaliero di Huston, Texas, una
“città medica” che comprende 60 istituti di ricerca,
120.000 lavoratori all’interno (pari alla popolazione di Latina), 6 milioni di pazienti e un miliardo di dollari spesi in
ricerca l’anno. Qui lui e la sua multietnica equipe (formata prevalentemente da italiani) stanno sviluppando nuove
tecnologie per la diagnosi precoce di tumore basate su poche gocce di sangue, e strumenti per il rilascio controllato
di farmaci antitumorali all’interno del corpo, sulla base degli studi dell’amico e collega Mauro Ferrari, padre della
nanomedicina, specializzato nella ricerca per la cura del cancro (causa della morte della moglie). Ma non basta. Tasciotti collabora anche con il Pentagono, dirigendo un gruppo di 60 scienziati per consulenze (e ricerche top secret!),
e con la NASA. Non male per un trentenne che ha iniziato in questa scuola come noi, che amarezza però pensare
che un altro giovane cervello è fuggito da quest’Italia che non ci valorizza…
Valeria Fanti
XIX
A 17 anni mi capitò di leggere una frase che
diceva più o meno: “Se vivrete ogni giorno come se
fosse l’ultimo , un giorno sicuramente avrete avuto
ragione”. Questa frase mi colpì e da allora [...] ogni
mattina mi sono guardato allo specchio e mi sono
chiesto: “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita,
vorrei fare quello che mi accingo a fare?”. E quando
la risposta è stata “no” per troppi giorni di seguito, ho
sempre capito che dovevo cambiare qualcosa.
Ricordare che presto morirò è stato lo strumento che
più di ogni altro mi ha aiutato a fare le scelte importanti nella vita. Perché quasi tutto - le aspettative,
l’orgoglio, la paura di fallire - scompare rispetto alla
morte lasciando solo ciò che veramente conta. Ricordare che moriremo è il modo migliore che conosco per
evitare la trappola di pensare che abbiamo qualcosa
da perdere.
Siete già nudi.
Non c’è ragione di non seguire il proprio cuore.
Steve J bs
1955 ~ 2011
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Steve Jobs at Stanford University
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XX
Dovere
Dov’eri
Le scritte, spesso sgrammaticate, che compaiono
sui muri sono, a volte, causa di riflessioni.
Un tifoso molto gasato rivolgeva al altro tifoso di altra squadra questa domanda “ ieri d’overi ?”.
Interessanti le conseguenze che da tale domanda,
molto eccentrica nella forma, si possono dedurre.
La più superficiale è che l’ assenza non determina di
per sé un senso di colpevolezza. Presente o assente, chi fa parte di un club sportivo, sente il peso della
sconfitta o la gioia del successo. La più profonda
invece mette in moto la responsabilità di chi fa parte
della comunità civile e ne svolge una funzione. La
scuola è un luogo di formazione sociale in cui tre
soggetti istituzionali svolgono la loro funzione: docenti, famiglie e studenti. Con un vincolo fortissimo
rappresentato dalla parola “formazione” che esige
impegno. Ho trovato una spiegazione accattivante
del termine impegno. Il termine traduce in una sola
parola tutte le complesse procedure del “darsi in pegno”. Ognuno, presente o assente, è garanzia dell’
altro e ne condivide successi e insuccessi, con piena responsabilità personale. Non domanderà mai
all’ altro “dov’ eri?” perché l’altro è il suo “dovere”. E
allora se la funzione non è una finzione, il benessere
al quale tutti aspiriamo lo possiamo conseguire non
domandandoci “perché non funziona?” ma “ perché
non mi impegno a farla funzionare?”. E si può cominciare con piccoli gesti, senza farsi notare però,
come raccogliere un pezzo di carta. Proprio un bel
dovere.
Gaspare Cecconi
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