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CARI MAESTRI, GRAZIE
PAOLO SOLIMAN
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N.B. – GRAN PARTE DEL MATERIALE PROVIENE DAL BEL
VOLUME “ … RICORDANDO PAOLO SOLIMAN” PUBBLICATO
DAL C.I.F. DI SANGUINETTO A CURA DELLA SUA PRESIDENTE
CLARA TEBON, CHE RINGRAZIO VIVAMENTE PER IL
PERMESSO ACCORDATOMI DI PUBBLICARLO NEL MIO SITO.
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LA VOCE DEI FAMILIARI
Caro Paolo
Il 6 luglio 2002 ci hai lasciati in modo
tragico ed inaspettato.
Non ti abbiamo ringraziato abbastanza, e
non ci stancheremo di farlo, per tutte le volte
che ci hai ascoltati, consigliati, sorretti; in una
parola, ci hai amati.
La tua disponibilità e la tua bontà ci hanno
insegnato, fra l'altro, la generosità,
l'equilibrio, il buon senso, già insiti nel tuo
carattere ma completati dalla profonda Fede
in Dio, ispiratore e guida della tua vita.
Il dire che ci manchi è poca cosa ed è
insufficiente ad esprimere i nostri sentimenti;
il legame che ci univa non è stato spezzato ma
migliorato; siamo certi che uno dei compiti,
che ti sono stati affidati dal Signore, è quello
di proteggere, dall'alto, le nostre e la tua
famiglia.
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MAESTRO
Per diciassette anni sono stato il Direttore Didattico di Paolo.
Perciò sento il bisogno di dire due parole sulla sua opera di
insegnante, di sindacalista, di Vicario, di amico.
Paolo era profondamente religioso, aveva una fede
solidissima che condivideva con i colleghi di S.Vito. Nel tempo
libero viaggiava molto, specie da pensionato, e visitava chiese,
monasteri, abbazie e spesso ne approfittava per seguire corsi di
teologia, di gregoriano, ecc...
Era felice ed orgoglioso che un suo allievo studiasse da prete:
una prova che la sua opera educativa (accanto a quelle della
famiglia e della Parrocchia) aveva dato frutti benedetti dall'alto.
Aveva un particolare attaccamento alla sua famiglia: alla
mamma, alla moglie, ai fratelli, ... ai parenti anziani bisognosi di
cure, ai quali assicurava con puntualità la sua presenza sollecita e
affettuosa.
Era un uomo di fede, come accennato, ma non era un
musone, era un tipo allegro. Come tutti gli alpini amava la buona
tavola, la compagnia, il vino: quando ne aveva bevuto un paio di
bicchieri, era particolarmente brillante e simpaticamente espansivo.
Amava il canto, la natura, la montagna...
Spesso dalle località che visitava , soprattutto di montagna
, in Italia e all'estero, mi mandava delle cartoline illustrate
accompagnate da frasi poetiche sgorgate, nel suo animo semplice,
dalle intense emozioni provate lassù sulle cime ... così vicine al
Cielo.
Per quasi tutto il tempo che sono stato Direttore, è stato il
mio Vicario. Lo è stato in modo esemplare, interpretando alla
perfezione la sua funzione di ponte tra i colleghi insegnanti e il
Direttore. Le sue doti più vistose sono state la discrezione (mai
l'ho sentito parlare in maniera men che rispettosa di un suo
collega) e la disponibilità. Amava la scuola, e in particolare quella
di S.Vito, come fosse casa sua. Al termine delle riunioni degli
insegnanti, non di rado, cioè tutte le volte che mancava il bidello,
provvedeva personalmente a chiudere le finestre di tutte le aule e a
spegnere le luci.
I colleghi, come pure il personale non docente, lo
apprezzavano per la sua modestia, per il suo spirito di
collaborazione e di vera amicizia. Quando un collega andava in
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pensione, io e lui insieme preparavamo una pergamena di saluto.
In tale circostanza dimostrava di conoscere e apprezzare le doti e i
meriti dei colleghi e si impegnava al massimo nella
realizzazione grafica di pergamene, fino a ricavarne dei piccoli
capolavori. Era un esperto calligrafo, un vero maestro della
calligrafia, un'arte purtroppo ormai quasi del tutto scomparsa.
Queste pergamene dopo la sua morte sono diventate una reliquia
preziosa oltre che un bellissimo ricordo di un caro amico. (A
proposito, non ha mai chiesto un soldo per la spesa non
indifferente che deve aver affrontato per l'acquisto dei colori. Io,
sbadatamente non ci ho mai pensato, e lui non ha mai sollevato il
problema).
Paolo era tra l'altro il sindacalista del Circolo: difendeva gli
interessi degli insegnanti e del personale amministrativo con
passione ma mai con asprezza, con astio. Agiva in perfetto spirito di
amicizia. Non l'ho mai percepito come un avversario, ma sempre come
un amico leale e sincero.
Ha insegnato a S.Vito per circa trent' anni. Da S.Vito non ha mai
voluto andarsene anche se si liberavano dei posti nel suo paese. Era
troppo attaccato ai colleghi, alla scuola, alla gente del quartiere.
Nell'insegnamento ha profuso doti di umanità e competenza didattica.
E' stato prima che insegnante, educatore, un vero educatore, attento
alla persona, alla sua crescita integrale, culturale e spirituale insieme.
Ha trasmesso conoscenze, ma prima ancora valori formativi
(religiosi, morali, civili, culturali).
Amava i suoi scolari, tutti, dai più ai meno dotati, ai quali ultimi dedicava il
meglio delle sue energie, come è giusto. E i suoi scolari ricambiavano e ricambiano
tuttora il suo affetto, la sua dedizione. Più di una volta per strada mi è capitato di
sentire qualche genitore dei suoi vecchi alunni con problemi di handicap rivolgersi a lui
con riconoscenza per quanto aveva fatto per il suo figlio!
Quanto alla sua competenza didattica, ricordo un episodio significativo.
All'esame di quinta casualmente un anno ho potuto assistere a un concerto di flauto
a due voci ... diretto da un suo scolaro.
Da vero educatore, sapeva dare fiducia e responsabilizzare i suoi scolari e
trasmettere competenze ad un livello superiore, come è quella di dirigere
un'orchestrina di compagni.
Non era un maestro arrugginito. Nonostante l'età non più giovane, aveva
l'entusiasmo della gioventù, la voglia di fare nuove esperienze, di affrontare problemi
nuovi, come era ad esempio quello di differenziare l'insegnamento in base alle capacità
degli alunni, adeguandolo alle esigenze dei più dotati come a quelle dei meno dotati.
Come ho già annotato, era modesto e umile. Quando si passò
dall'insegnante unico all' insegnamento per moduli, tre insegnanti per
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classe, fu felice di fare questa esperienza. Aveva un ottimo rapporto
con le colleghe più giovani e spesso mi diceva: "Quanto sono
brave, quanto si impegnano! Spesso diffidiamo dei giovani, invece
sono bravi, ci mettono lo stesso entusiasmo e impegno di quando
eravamo giovani noi. E poi sono molto competenti". Era ammirato e
viveva la difficile esperienza della condivisione educativa e
didattica nel modo più naturale e costruttivo. Loro tre andavano
perfettamente d'accordo, e gli alunni evidentemente apprezzavano
l'armonia che esisteva tra i loro tre insegnanti.
Tant'è vero che all'esame di quinta, girando tra i banchi, vidi che
una bambina aveva disegnato tre bellissimi fiori in un vaso, tre
tulipani dai colori leggermente diversificati. Alla mia domanda su
cosa significassero, lei mi rispose che erano i suoi tre insegnanti.
Tre fiori in un vaso: un risultato educativo davvero eccezionale, un
risultato che si ottiene solo col contributo di persone mature, generose,
mentalmente elastiche e animate da vera passione educativa.
La morte di Paolo è stata per tutti noi che gli siamo stati vicini e
abbiamo condiviso con lui tanti lieti momenti, una perdita grave e
irreparabile. Ma ci resta il ricordo della sua figura e della sua
opera esemplare. Una eredità preziosa per tutti, per i suoi alunni,
per i colleghi, per il personale non docente, per tutta la comunità
scolastica di Cerea.
Ciao Paolo e grazie!
IL DIRETTORE DIDATTICO
Benito Calonego
LA TESTIMONIANZA DEI SUOI ALUNNI
Ho continuato a mantenere i rapporti con il Maestro Paolo anche
dopo la fine della scuola elementare. Gli mandavo puntualmente gli
auguri di Natale e Pasqua che Lui prontamente ricambiava. Mi ha colpito
molto un biglietto che mi mandò per il Natale del 1999: riportava questa
poesia di Madre Teresa di Calcutta:
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La Bonta'
Non permettere mai
che qualcuno
venga a te
e vada via senza essere
migliore e più contento.
Sii l' espressione
della bontà di Dio.
Bontà sul tuo volto
e nei tuoi occhi,
bontà nel tuo sorriso
e nel tuo saluto.
Ai bambini, ai poveri
e a tutti coloro che soffrono
nella carne e nello spirito.,
offri sempre un sorriso gioioso.
Dài a loro
non solo le tue cure
ma anche il tuo cuore.
Niente, meglio di questa poesia, può descrivere il Maestro Paolo:
un uomo buono "oltre ogni misura", come non ne ho mai conosciuti. Era
sempre gentile, sorridente, disponibile, attento e premuroso con tutti sia
dentro che fuori dalla scuola; ma era soprattutto nel suo lavoro che
metteva tutta la passione per l'arte e la cultura: insegnare era per Lui
veramente una missione ed una gioia, impossibile da non notare. Ad
esempio, ricordo che quando tornavo dalle vacanze mi faceva mille
domande sui luoghi che avevo visitato e su quello che avevo visto, poi si
illuminava quando portavo i compiti corredati di foto o disegni e,
ancora, era molto felice che avessi intrapreso (come la definiva Lui) una
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"brillante carriera artistica" nel campo della musica, a cui aveva
contribuito con i Suoi insegnamenti e che ha seguito, incoraggiandomi,,
finché ha potuto.
La Sua improvvisa scomparsa mi ha rattristata molto e la Sua mancanza
si fa ancora sentire. Di Lui conservo tanti bei ricordi e sono sicura che
chiunque l'ha conosciuto non Lo potrà mai dimenticare.
LorenzaAlbarello
S. Vito di Cerea
Descrivere ai nostri bambini una mattina vissuta tra i banchi di
scuola vent'anni fa, desta in loro un grande stupore. Ha lo stesso sapore di
una visita ad una vecchia bottega artigiana nell' era dei centri commerciali .
Ciò che dava gusto e sapore alla nostra esperienza della scuola era il
rapporto con I' insegnante. Per noi non era un semplice dispensatore di
conoscenze ma un punto di riferimento di grande importanza, al pari
dei genitori e del sacerdote. Tornando a casa per il pranzo, ciò che il
maestro aveva detto era argomento di discussione anche per la famiglia:
era un attore di rilievo nel definire la scala di valori su cui avremmo
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costruito le nostre relazioni ed il nostro futuro.
Per me Paolo era questo: non un I insegnante, ma il mio maestro. Lo
è stato anche molti anni dopo, quando, lasciati ormai i banchi di scuola,
l'ho ritrovato da parrocchiano. catechista e organista a Sanguinetto.
La relazione personale che il maestro Paolo aveva sempre curato
negli anni con ciascuno dei suoi alunni e con le loro fa miglie
assomiglia ad una straordinaria ragnatela. Ricordo con affetto la sua
capacità di farsi vicino con discrezione ad ognuno, cercando di
valorizzarne al meglio le capacità e gli interessi, sopperendo, in alcuni casi,
anche a difficoltà familiari.
Sorriso e pacatezza erano il biglietto da visita con cui il maestro
accoglieva ciascuno di noi, trovando per tutti il tempo per una parola,
svelando così la sua autentica passione per l'insegnamento. Ricordo con
piacere anche lo sforzo notevole che intraprese per dare un volto umano
alle lezioni, dedicando ampio spazio alla lettura in classe di opere come
Cuore di De Amicis, introducendo l'uso degli audiovisivi e dei
documentari, mostrandoci la bellezza della natura con qualche piccolo
esperimento. Leggere negli occhi del maestro la curiosità gioiosa del
sapere caricava noi alunni della voglia di lasciarci stupire dagli eventi. Il
maestro Paolo ci ha insegnato anche questo: un buon insegnante è
innanzitutto un ottimo alunno. Spero che la sua presenza ed il suo
ricordo ravvivino ancora in noi la capacità di farci meravigliare per
apprezzare il presente e costruire un nuovo futuro.
Don Francesco Lonardi
S. Vito di Cerea
Paolo aveva un ottimo rapporto con i colleghi e con la Direzione
Didattica. Amava il cameratismo e la convivialità. Quando aveva bevuto un
bicchiere di vino era di un’allegria contagiosa.
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IMPEGNATO NEL SOCIALE
Paolo ha partecipato in diverse forme alla vita sociale e religiosa
della comunità di Sanguinetto, dove ha trascorso la sua vita esercitando la
professione di maestro. È stato consigliere comunale in una tornata
amministrativa, socio, seppur per un breve periodo, del neo costituito coro
El Castel e attivo membro del locale "Gruppo Alpini.
“Del suo impegno sociale era una manifestazione non secondaria
anche la difesa del patrimonio artistico locale e la promozione della
memoria storica del passato municipale attraverso la pubblicazione di
alcuni saggi. Entro questo ambito va collocato l'impegno ultimamente
profuso per favorire la costruzione di un Museo di storia e tradizioni locali.
A noi piace ricordare di Paolo la curiosità intellettuale che lo portava ad
essere presente a conferenze, convegni ed altre iniziative di carattere
culturale, specialmente se riguardanti la bassa pianura veronese. In
simili occasioni l' avevamo conosciuto tanti anni fa e da decenni durava l'
amicizia.”
Bruno Chiappa (Isola della Scala)
STUDIOSO
Ho conosciuto Paolo Soliman nel 1974, quando, dopo il matrimonio, mi
sono stabilita a Sanguinetto. Era mio dirimpettaio e per molto tempo i
rapporti tra noi sono stati solo formali. La nostra frequentazione
diventò assidua appena scoprii, attraverso le sue pubblicazioni, che era
un cultore della micro-storia locale.
Lo sgomento ed il dolore che ho provato alla notizia della sua
prematura scomparsa sono paragonabili a quelli che si sperimentano per
la perdita di un parente o di un amico intimo.
Nel 2000 e 2001 ho partecipato con il maestro (così l'ho sempre chiamato) a dei
corsi di diplomatica e storia organizzati da Pier Paolo Brugnoli. Lo ricordo
quando, all' inizio di ogni lezione, posava il registratore davanti al relatore per poter
memorizzare ogni parola che sarebbe stata pronunciata durante la serata. Il suo
entusiasmo al termine di ogni riunione era contagioso, quasi palpabile, ed il viaggio di
ritorno, se pur a tarda ora, avrei voluto si prolungasse ancora per non porre fine al
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suo fiume in piena fatto di ricordi su Sanguinetto e località limitrofe. che
arricchivano il mio — archivio della memoria" di nuove conoscenze. Dopo la
sua dipartita quante volte mi sono trovata a pensare: "potevo chiedergli
questo", "se fosse qui potrei raccontargli..." Ancor oggi mi viene quasi
naturale immaginare la sua reazione nel venire a conoscenza che
"rovistando" fra le carte d'archivio ho scovato notizie sul castello o sul
convento, su famiglie o località sanguinettane.
Alla fine del primo Corso, tenuto a Bovolone nel 2000, ho deciso di
tentare quella che amo chiamare la "mia avventura" presso l'Archivio di
Stato di Verona. Accolse la notizia con vero entusiasmo, e, me lo ripeteva
spesso, anche con un pò di invidia, dal momento che i suoi molteplici
impegni non gli permettevano di fare altrettanto. Qualche giorno dopo venne
a trovarmi e mi portò in regalo il Dizionario di abbreviature latine ed
italiane del Cappelli dicendo che mi sarebbe tornato molto utile nella lettura
di manoscritti antichi. Mi incitava ad andare avanti, a frequentare, a scrivere,
a pubblicare.
Era diventato per me un punto di riferimento importante e lo tenevo
sempre al corrente delle mie ricerche delle quali gli facevo un resoconto
settimanale. Nelle lunghissime telefonate affrontavamo svariati
argomenti: era la sua disponibilità a farne una persona speciale.
Con la scomparsa di Paolo Solirnan, studioso generoso, dai modi
signorili e pacati, la nostra comunità ha perso un uomo di vasta cultura. un
attento conservatore degli avvenimenti e, al contempo, un curioso
osservatore del proprio tempo che difficilmente potrà essere sostituito.
E andato via troppo presto; aveva ancora molto da dare e tanti
sogni nel cassetto da sviluppare e realizzare.
Si rammaricava, a volte, per la scarsa sensibilità di molti verso la
storia riguardante i piccoli centri rurali. Ed allora un auspicio: che
il suo insegnamento e la sua passione per lo studio del passato, per la musica,
e per le tante altre discipline, possano essere d'incitamento a molti per
proseguire sulla strada da lui tracciata e, soprattutto, per non dimenticare.
Gianna Ferrari De Salvo
Sanguinetto
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ALPINO – AMANTE DELLA MONTAGNA
Paolo amava la montagna per le bellezze naturali, a volte dure, a volte
fragili, per il carattere ed il tipo di vita dei suoi abitanti, per l'architettura delle
diverse costruzioni, la flora, la fauna, e quanto altro si può cogliere da
una attenta osservazione.
Gli è stata compagna da piccolo, in età in cui si andava in
colonia; da giovanotto con frequenti presenze alla mitica Casa Bianca di
Soraga di Fassa; nel periodo del servizio militare nel corpo degli Alpini in
Alto Adige; nel primo anno di insegnamento ad Azzarino di Velo
Veronese, e, nel corso degli anni, in tante altre occasioni di gite, soggiorni
ed escursioni, da solo, in compagnia, ed anche con il G.A.M. a cui era da
tempo associato.
Nell'agosto del 2002 correva il 60° anniversario della morte , in Russia, del
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Capitano degli Alpini Gino Biasi. Si era programmato di salire, per quel mese, fino
all'omonimo rifugio posto a quota 3195 metri, nelleAlpi Breonie.
Quindi nei periodi precedenti aveva intensificato l'attività escursionistica
per giungere all'appuntamento nelle migliori condizioni psico-fisiche. Ma a
questo appuntamento, purtroppo, non è potuto arrivare. Per lui era
programmato ben altro traguardo... quello delle vette eterne!
MAESTRO DEL CORO PARROCCHIALE
Ho conosciuto Paolo nelle riunioni scolastiche e sindacali durante
gli anni in cui era titolare a San Vito ed io a Casaleone.
Mi è rimasto subito impressa, di questo insegnante, l'espressione
così serena del suo volto, sempre velato di un tenue sorriso. Quando è
venuto a sapere che amavo tanto la musica e il canto corale, timidamente
ha cominciato a prendere confidenza con me.
E naturalmente, l'argomento delle conversazioni era la musica e il
canto. stato per me una grande e gradita sorpresa: anche Paolo amava
tanto la musica. Riservato com'era non faceva capire che conosceva la
musica anche sotto l'aspetto teorico.
Ma per lui la musica era intesa e vissuta come dolcezza
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dell'animo innamorato delle bellezze e delle armonie del creato. La
musica, espressione dei sentimenti più nobili del cuore in un abbraccio
d'amore universale. Così la sentiva Paolo. Amava tanto la musica sacra,
soprattutto le messe del Perosi.
Poi, il suo habitat musicale erano i canti popolari, delle
montagne e le suggestive "cante" degli alpini, dove manifestava
tutta la sua sensibilità, talvolta commovente.
Ricordo ancora che Paolo è stato uno dei promotori per la nascita del
coro “El Castel" di Sanguinetto.
Talvolta facevamo delle "analisi" di certi canti. Il primo che
abbiamo "analizzato" è stato: "Monte Canino", canto suggestivo fino
alla commozione. E poi. via via. tanti altri sempre con intensa
partecipazione.
Nel bellissimo canto: "Cuore alpino - risuona questa
espressione: "la montagna è un altare". Ebbene. la Provvidenza ha
voluto che su quell'altare fosse immolato anche Paolo che ora passeggia fra
le montagne del Paradiso.
FrancoCastellani (Bonavigo)
UOMO DI FEDE
… vorrei ricordare anche l'aspetto religioso della personalità di Paolo:
per quanto riguarda la sua religiosità e la sua fede profonda, sincera,
partecipata intensamente, non ho parole che la possano esprimere e
definire compiutamente: ci basta rileggere l'orazione funebre in memoria
della signorina Lisetta Meritani pronunciata da Paolo accanto alla bara
al cimitero, nel giorno della sepoltura, avvenuta il 29 novembre 1969 e
riportata integralmente nel fascicolo del CIF a lei dedicato. Senza
aggiungere alcuna parola, da quell' orazione traspare intensamente la
grande fede, la sensibilità, la ricchezza spirituale e la vissuta, profonda
religiosità di Paolo.
A proposito di religiosità, vorrei ricordare un avvenimento, anche se
intriso di grande tristezza, che mi ha molto emozionato e commosso: era
la mattina del 19 ottobre 2001 - Ospedale di Legnago - celle mortuarie.
Verso le ore 10.30 mi sono recato a Legnago per dare l'ultimo saluto alla
salma del caro amico e benemerito dottore Norberto Ferrarini. La
bara era aperta e ogni tanto arrivavano dottori, infermieri, personale
dell'ospedale, altre persone che non conoscevo e molti mie] compaesani:
fra questi erano lì già da diverso tempo alcuni miei amici ed anche Paolo
Soliman, che era legato al dott. Norberto da grande affetto. Dopo qualche
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tempo di silenziosa commozione, Paolo ha preso da una tasca un libretto,
manifestando l'intenzione di recitare insieme qualche preghiera in
suffragio dell'anima del caro amico defunto. Cominciò a parlare con
espressioni così toccanti che suscitò in noi tutti una grande commozione;
poi ci guidò nella recita di preghiere, quindi lesse brani del Vangelo, letture del
vecchio testamento, vari salmi, letture di santi ... con commenti così
chiari, semplici, appropriati alla triste circostanza che molte
persone, colpite anch' esse nel lutto e in visita al loro cari defunti, si
unirono a noi per ascoltarlo. Una signora, a me vicina, lo ascoltava con
molta attenzione e, ad un certo punto, mi disse: "Che bravo! E' un
sacerdote?". Io risposi: "No, signora, è un maestro!" Ed ella continuò ad
ascoltarlo visibilmente commossa, come noi, con gli occhi lucidi di pianto.
Giuseppe Marangoni (Sanguinetto)
***
In data 23 marzo 2002, tre mesi prima della morte, Paolo mi spedì questa
cartolina da Gragnano. Fu l’ultimo contatto tra di noi.
Quando qualche tempo dopo la ripresi in mano, provai un sottile
turbamento. Non aveva scritto “Ci vedremo presto?” oppure “Quando ci
vedremo?” e simili. Aveva scritto semplicemente “Ci vedremo?” e la domanda
così formulata mi suonò come un presentimento della morte.
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A cura di
Benito Calonego
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