Giornale di informazione e di cultura musicale a cura della Scuola di Musica Giuseppe Bonamici
Via Matteucci, 20 - Pisa
-
Telefono e Fax: 050.540450
Lettera aperta
a tutti i Cittadini della città di Pisa e alle
Istituzioni che li rappresentano. Ai quotidiani e
alle riviste specializzate. Ai colleghi
insegnanti e musicisti.
Pisa, maggio 2004.
La Scuola di Musica Bonamici, nata 25 anni fa per
volere di alcuni musicisti legati a Giuseppe
Bonamici, è una delle poche Scuole italiane
intitolate a un musicista contemporaneo;
l'unica intitolata a un musicista pisano; la
maggiore della provincia; una delle più
interessanti realtà didattiche musicali toscane.
A onta delle dimensioni, dei numeri, dei
risultati, delle produzioni, tra cui partecipazioni
a Festival Internazionali, del ruolo che potrebbe
assumere nell'ambito della nuova riforma dei
cicli e dei conservatori, di un giornale musicale
conosciuto e apprezzato, del contributo che dà
alla crescita artistica e morale della città, vive in
una situazione economica incredibile anche
considerando le grandi difficoltà scontate per
chiunque faccia musica in Italia. 397 allievi, 44
corsi, 30 insegnanti, 2 collaboratori, 3 volontari
tra cui i Dirigenti, 38 serate per i saggi (care
istituzioni, mille volte invitate e mai venute,
perché non fate un salto a dare un'occhiata?
non costa nulla), 70 allievi in lista d'attesa,
persino insegnanti disabili con allievi potenziali
che non possono far lezione (con buona pace
dell'occupazione e delle politiche sociali) perché
da anni ci viene negato un finanziamento per
l'abbattimento delle barriere architettoniche;
9.000 € (sic) di finanziamento fra Provincia e
Comune (e quello del Comune quest'anno
neppure è arrivato), affitto da pagare al comune
stesso, che azzera i finanziamenti.
Gli insegnanti, tra cui noti concertisti e
compositori, collaboratori di musicisti di fama
mondiale di ogni stile musicale, compresi in 2
nomination al Grammy Award, prendono di 8,5
Euro a lezione per 8 mesi l'anno; niente ferie,
niente malattia, niente paga per 4 mesi l'anno,
niente indennità disoccupazione. Nessuna
sicurezza di avere il rinnovo dell'incarico. Da 25
anni. Oltre il terzo mondo, in una delle regioni più
ricche della 7a potenza mondiale. Non cerchiamo
colpevoli.
Chiediamo però dichiarazioni sincere e
impegni politici. La quota che viene pagata dagli
allievi deve bastare per ogni spesa. Dagli
'stipendi' (virgolette d'obbligo) ai danni dei ladri (6
incursioni da ottobre a oggi), dalla manutenzione
degli strumenti a luce, acqua, telefono, affitto.
La città deve decidersi: se la Scuola Bonamici
non viene ritenuta un bene comune,
chiudiamola e apriamoci un bel fast food;
forse alle istituzioni renderebbe di più e Pisa
avrebbe finalmente un altro bel luogo colorato
dove si mangia. D'altra parte lo spreco di energie
da parte di chi lavora ora nella scuola in queste
condizioni è enorme. Quanto possiamo ancora
andare avanti?
Se invece la Scuola viene ritenuta importante,
occorre attivarsi seriamente per ottenere
finanziamenti per raggiungere la decenza e
fare altre cose, più semplici e assolutamente
urgenti, che almeno ci diano la sensazione di non
essere presi in giro.
continua a pag 7
-
[email protected]
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Novecentomusica
Marco Lenzi tra suoni e colori
Per la prima volta Nm parlerà di un compositore
della nuova generazione. Dopo Chailly, Petrassi,
Berio, Frazzi e Messiaën, ci occuperemo di
musica non ancora immortalata in enciclopedie o
trattati. Marco Lenzi è una delle figure più
interessanti attualmente. Livornese di nascita, egli
incarna appieno il musicista moderno: diplomato
in chitarra con F. Cucchi; compositore,
musicologo, direttore artistico, insegnante. Tra le
sue attività, studi teologici e filosofici (laurea in
Filosofia con A. Gargani, Uni.Pisa), studi sui
rapporti tra musica e pittura “Vie dell'astrattismo.
Alcune osservazioni su Feldman, Clementi e la
pittura” trad. tedesca di H. Münz e un
accostamento al cinema, con musiche
d'accompagnamento. Lo abbiamo intervistato per
conoscerne meglio personalità ed esperienze
musicali.
Marco, quali esperienze sono state
fondamentali per il tuo approccio alla
composizione?
Credo che chiunque di noi, a meno che non sia un
talento innato e io non penso certo di esserlo
debba prima o poi nella vita, come si suol dire,
fare di necessità virtù. Fondamentale in questo
senso fu per me la visione del film “Il tempo delle
mele” quello con Sophie Marceau, te lo ricordi?
oggi oggetto di culto per gli amanti del trash.
All'epoca avevo quindici anni e fu quel film a farmi
capire definitivamente che non ero fatto per
competere con i miei coetanei nel look, nel ballo o
con i motori, ma che dovevo cercare qualcos'altro
per esprimermi. Quel qualcos'altro per me fu l'arte.
Non sono infatti arrivato alla composizione da
Luglio/Agosto 2004
studi regolari, ma attraverso varie esperienze
artistiche. Alla fine degli anni Ottanta, quando
iniziai a comporre i primi pezzi, scrivevo poesie e
dipingevo, inoltre suonavo la chitarra classica
nella Guitar Symphonietta di Firenze e quella
elettrica in vari gruppi rock. Ero anche molto
interessato alla filosofia, che studiavo
all'Università di Pisa, e frequentavo un ambiente
artistico promiscuo e variegato, estremamente
stimolante… Quindi, come vedi, non è stato tanto
lo studio approfondito di qualche manuale di
teoria o delle opere di un particolare autore a
spingermi verso la composizione, quanto piuttosto
un insieme di esperienze, umane ancor prima che
artistiche, che mi hanno formato e dalle quali ho
tratto e continuo a trarre ispirazione. Comunque,
certo, non posso negare l'importanza che hanno
avuto alcuni compositori che ho conosciuto
personalmente; a tal riguardo, la frequentazione
assidua del pianista e compositore livornese
Alessandro Amoretti è stata determinante.
continua a pagina 4
In questo numero
! Il convegno di Livorno
pag.2
! La presa della Bastiglia
pag.3
! Bonamici: concerti finali
pag.3
! Castagneto Carducci: ecco il teatro
pag.4
! Intermittenti in pericolo
pag.4
Aci, Galatea e Polifemo, un esperimento di filologia
(continua dal n.10)
Scenografia
Alla staticità che la forma di aria
ch iu sa e r ec ita ti vo ch e s i
succedono porta inevitabilmente
co n sé , co me su cc ed ev a
all'epoca, è stato contrapposto
l'utilizzo di parti di scene mobili,
come i quattro carri e il fondale
mobile di nubi che con i loro
spostamenti, entrate e uscite,
for nis con o le nec ess ari e
variazioni sceniche; altri effetti,
co me il pi cc ol o s to rm o d i
uc ce ll in i a tt ir at i d al ca nt o
lan gui do del past ore llo e i
mantelli in co ntinuo legger o
movimento. Inoltre le parziali
mutazioni sceniche, affidate
soprattutto alle onde di seta e
alla configurazione delle scene
di fondo (composte dal fondale
mobile di nubi che si apre su una
grottesca e, dietro questa, un
fondale a marina, fisso), sono
state realizzate sempre a vista
(secondo la prassi dell'epoca)
senza interruzione n el flusso
dell' azion e sceni ca come in
quello musicale, per assicurare
maggior coesione all'opera e
maggior effetto visivo alle
m ut az io ni . D at at a 1 70 8, fu
ANNO 1 - Numero 11
www.scuolabonamicipisa.it
certamente rappresentata a
Napoli con scene e decori di
gusto italiano, come riportano le
cronache. Un gusto che peraltro
l'Italia ha esportato all'epoca in
tutta l'Europa, dalla Russia fino
alla Spagna, non solo nelle
sc en e te at ra li ma an ch e
nell'architettura; la famiglia
Bibiena n e r appresenta
l'esempio più illustre. Per
l'ambientazione, una marina con
scogli e vegetazione, dirupi e
creature marine, la scenografa
Simona Laureti ed io ci siamo
riferiti ad un¹iconografia ben
precisa, la raccolta di stampe da
disegni del Bonavera e del
Mauro per l'allestimento
dell'opera 'Il favore degli dei'
andata in scena nel 1690 in
occasio ne dei festegg iamenti
per gli sponsal i di Odoardo
Farnese e di Dorotea Sofia di
Neuburg.
Fil olo gia n ell a tip olo gia d ei
materiali, innanzitutto; tele per
scenografia (allora di lino, oggi di
cotone; inevitabile concessione
ad un cambio d'uso tra fibre
tessili avvenuto agli inizi
dell'800), terre macinate
impastate con colla e acqua
come colori; legno. Ecco allora
in un sistema di quinte, fondale e
celetti in tela dipinta a vividi
colori, rinforzate secondo l'uso
da cantinelle di legno, muoversi
in scena quattro carri su binari;
uno scoglio, tra onde di seta tese
da quinta a quinta e lievemente
increspate da un ritmico
movimento impartito
manualmente fuori scena dai
macchinisti, il gran pesce di
Nereo, recante sul proprio dorso
Galatea, con la coda attorcigliata
fuori dal pelo delle onde per tre
metri e mezzo in altezza, una
montagna alta cinque metri, che
entra silenziosamente in scena
mossa a mano, incombente sui
due innamorati come Polifemo,
che su di essa li spia, e infine il
carro marino di Oceano (padre di
Galatea), che nel finale riporta a
Galatea il suo Aci tramutato in
fiume. E ancora effetti teatrali nel
segno del meraviglioso e
dell'artificioso, tanto cari alla
sensibilità barocca, come il
primo ingresso di Polifemo: un
fondale di nubi si apre
improvvisamente a scoprire una
grottesca che è poi l'antro di
Polifemo;
continua a pag 5
2
NUMERO 11
ARTICOLI
Il convegno di Livorno: prospettive? Poche e ben confuse
In un momento di preoccupazione e caos intorno
alla riforma dei conservatori che deve 'portarci in
Europa', casca a fagiolo il convegno realizzato
da Ist. Mascagni, Rotary Club 'Mascagni' e Ass.
Amici del Mascagni al Teatro delle Commedie a
Livorno il 24 maggio.
Molti gli intervenuti: G.Bruno Civello, MIUR;
C.F ron ter a, Pre s. Pro vin cia di Liv orn o;
D.Matteoni, Pres. Assemblea Consortile Ist.
Mascagni; C.Roncaglia, V.Pres. Provincia di
Livorno; G.Danesin, Pres. Cons. di Amm. Ist.
Mascagni; A.Mannucci, Preside I.S.I.S. Livorno;
R.Parrucci, flautista, insegnante Scuola Media
Bor si, Liv orn o; G.Bri zzi , Pre s. COP EM,
Coordinam. Educaz. Mus.le; A.M.Freschi,
esperta in Didattica, Cons. Perugia; M°
A.Specchi, Dir. Ist. Mascagni; F.Giomi, centro
Tempo Reale, Firenze (fondato da Berio), Cons.
di Par ma; F.Suv ini , Pre s. Ass . Ita lia na
Professionisti Musicoterapia; S.Fantini,
Respons. Attività produttive Scuola di Mus. di
Fiesole; M° F.Papi, Dir. Cons. Boccherini di
Lucca; M.Bertini, Ass. Commercio, Turismo e
Spettacolo Com. Livorno, Amm. Unico Fondaz.
Goldoni; A.Paloscia, Dir. Art. CEL; E.Sciarra, Dir.
Gen. Maggio Fiorentino Formazione; M.Ricci,
Dir. Art. Teatro del Porto, Livorno; C.Rossetti,
musi cist a jazz , Lab. Mus. le A.Ba cche lli,
Rosignano; A.Pellegrini, musicista jazz, Scuola
Bonamici, Pisa. 'Nuovi percorsi formativi e nuove
professionalità in campo musicale: strategie in
ambi to terr itor iale '. Sta camb iand o tutt o,
velocemente, in modo confuso; che dobbiamo
fare, noi delle scuole e delle scuole di base? Le
istituzioni che risposte danno alle nostre
aspettative?
Il Pres. Frontera inaugura la mattinata con la
notizia che la Provincia destinerà avanzi di
bilancio per 250.000E. al Mascagni per varie
attrezzature. Come ogni esponente politico
intervenuto, appena finito il proprio intervento
altri 'impegni urgenti' lo taglieranno fuori da ogni
possibile dibattito; per Stefano Agostini,
coordinatore del convegno, e il Pres. Danesin, se
non arriveranno i 300 mila E. del 2003 e quelli del
2004 il Mascagni non avrà i soldi per gli stipendi:
'a ottobre dovremo chiudere i battenti': ottimo
'nuovo percorso formativo'. E gli insegnanti
hanno i contratti scaduti da 2 anni: come può
questo non minare l'attuazione della riforma e i
suoi risultati? Non giunge risposta. Dopo il
mattino radioso è subito sera.
Danesin sottolinea l'importanza del ruolo della
cultura e dell'arte per il rilancio del paese, vero
carattere identitario dell'Italia d'ogni tempo. Su
questo deve basarsi ogni azione politica cioè
tesa al bene comune, locale e nazionale. La
cultura, prima risorsa: una grande visione,
comune a molti, inascoltata. Ha sottolineato
l'assurdità della pretesa del governo di nominare
dall'alto le cariche dirigenziali dei conservatori ed
espresso preoccupazione relativamente alla
scomparsa della cultura musicale diffusa che
contrasta con la pretesa di 'innalzare il livello dei
conservatori': 'impossibile alzare la piramide
senza allargarne la base'.
La Preside Mannucci e la Prof.ssa Lucilla Serchi
illustrano il lavoro svolto dal Liceo livornese a
indirizzo musicale: allievi del Mascagni (8, ora
20) lo frequentano con profitto realizzando
progetti teatrali e musicali multidisciplinari come
'O coronata di viole, divina Saffo' nel centenario
della nascita di L. Dalla Piccola e altri lavori in
collaborazione con altri paesi europei su temi
cari ai giovani quali l'amore, da Shakespeare al
Coltrane di 'A Love Supreme', sfruttando la
possibilità di ampliare del 15% l'offerta formativa
'senza oneri a carico dello stato': magie, come
sempre. La Preside mette a fuoco poi il ruolo
della cultura nell'educazione: 'fornire ai ragazzi
gli strumenti per comprendere e interpretare
l'ambiente che li circonda'.
Excursus storico di Gabriella Brizzi che riepiloga
le leggi in materia di istruzione musicale dagli
anni '60 ev idenziand o la confus ione,
l'arretratezza delle impostazioni filosofiche, la
cronica povertà di mezzi, e il divario fra le
aspet tative di edu cazio ne mus icale della
popolazione, l'importanza sempre crescente
attribuita alla musica da ogni corrente
educativa e la quasi inesistente offerta
musicale in Italia. Momento surreale, la
proposta di legge del 1-4-2004 n. 4872 tra cui
'Istituire un conservatorio in ogni città che abbia
dato i natali a famosi musicisti': alcun interesse
per le reali attuali e reali esigenze economiche,
strutturali, formative delle scuole di musica,
magari nell'ottica dei buoni propositi della riforma
(qualcuno ce n'è), e ci si fa beffa di tutto facendo
int ers eca re p rop ost e di leg ge d ive rse !
G.B.Civello esprime il parere del Ministero sulle
preoccupazioni, sentite in tutta Italia dai docenti:
'insensate'. Non indica soluzioni alle angosce di
qu el li ch e re st an o 'p oc hi in se gn an ti ':
'informazioni confuse' (appunto),
'pr eoc cup azi oni esa ger ate e inf ond ate '.
Aspettavamo la parola 'comunisti' , non è
arrivata. Ammesse mancanza di chiarezza, di
uniformità progettuale che sarà però 'punto di
forza' che conferirà ai conservatori 'forti identità':
alcuni avranno l'identità di essere ricchi, altri
poveri, a seconda di sponsor e viottoli privati
presso le istituzioni, casuali o meno; alcuni
lavoreranno su certi programmi, altri su altri;
alcuni avranno certi corsi, avranno rapporti con
scuole di base, forse; altri no: bellezza delle
diversità.
Un chiarimento è arrivato. Alla domanda: come è
possibile attivare corsi di laurea di 2° livello
senza soldi? La risposta, chiara: licenziate
personale di segreteria 'in sovrannumero' (?);
appaltate pulizie e servizi: ecco i soldi per i corsi
di perfezionamento. Gran cosa l'autonomia. C'è,
anzi, una precisa richiesta del ministero:
'superare le polemiche, e crederci'. Per fortuna
sono risparmiati altri 2 verbi tradizionali. E' stato
poi ammesso lo stato di totale confusione nei
criteri di entrata: come può uno studente di un
ipotetico liceo musicale raggiungere in 5 anni il
l'8vo anno di pianoforte necessario, più o meno,
La prima edizione del “Meeting del Jazz in
Italia”, fra i più estesi convegni sul jazz italiano
mai organizzati, avverrà a Terni dal 25 al 27
giug no 2004 nel parc o citt adin o de “la
Passeggiata”, dove sarà allestita una vera e
propria cittadella del jazz. “Il Meeting nasce dalla
neces sità di reali zzare un appun tamen to
annuale sul jazz in Italia, occasione di confronto
tra operatori del settore e di riflessione attorno
all'attività produttiva, concertistica ed
organizzativa”. Saranno
ospitate etichette
discografiche, associazioni
musicali e culturali, scuole di
musica, agenzie di
c o m u n i c a z i o n e ,
management & booking. Nell'arco dei 3 giorni,
sa ra nn o or ga ni zz at i co nc er ti , di ba tt it i,
conferenze ed esposizioni in concomitanza con
“Terni in Jazz Fest”.
Il “Meeting del jazz in Italia” -Comune di Terni,
Provincia di Terni, Camera di Commercio di Terni,
Regione dell'Umbria e Comunità Europea- è
organizzato in collaborazione con la rivista
“Jazzit”, la “Guida al Jazz in Italia”, l'Associazione
“Per Terni Città Universitaria” e “Terni in Jazz
per accedere al 1mo livello? E se il liceo di cui
sopra non c'è? Nessuna risposta.
Il M° Specchi ha evidenziato l'esigenza di
mantenere il livello artistico dei musicisti che
escono dai conservatori, messo in pericolo da
alcuni aspetti della riforma: meno soldi, meno
strutture, parcellizzazione della
programmazione e della distribuzione sul
territorio, precarietà.
Il sottoscritto ha relazionato sulla storia e sull'
incredibile situazione della Bonamici a livello
finanziario e strutturale in contraddizione con i
risultati conseguiti; è poi intervenuto sulla
situazione commerciale: 'L'industria musicale in
crisi? Non è esatto: è in crisi il mercato della
musica d'arte, perché la gente la conosce
sempre meno. E' in crisi l'industria del disco, ma i
cachet dei musicisti 'commerciali' sono ancora
incredibili perché hanno altre risorse; lo star
system è al massimo vigore con i suoi paradossi
che i giovani non percepiscono perché
incommensurabili (guadagni di rockstar pari al
prodotto interno lordo di stati del Nord Africa); li
subiscono perché non conoscono e non
riconoscono la musica, anche a Livorno e Pisa.
Non è in crisi la musica mondiale, è in crisi la
musica d'arte mondiale'.
Angosciante relazione di Riccardo Parrucci, noto
flautista. 'Il monte ore della Scuola Media va da
30 a 27 ore, scompaiono le sperimentazioni
musicali, scompare educazione tecnica, tutto è
lasciato ora alla scelta dei genitori. Lavorare al
mattino con i ragazzi con la musica dava loro la
sensazione di fare qualcosa di importante
perché inserito nelle ore curricolari; al
pomeriggio non sarà la stessa cosa'. Come fa
notare A.M. Freschi, la concomitanza fra
riforma Moratti e riforma dei Conservatori
può essere fatale. A.Paloscia illustra l'attività del
CEL. 'CittàLirica (2° polo lirico della Toscana,
dice l'Ass. Bertini) lavora da 6 a 8 mesi l'anno':
leggo dal contratto di un professore: dal 28.6.03
al 19.2.04 (6 mesi, e 6 mesi a casa): 44 gg. recite,
71 prove, 10 ferie, 39 gg di sospensione non
pagati: 125 gg distribuiti in 6 mesi. Paga media
lorda giornaliera 39E. Chi studia anni e anni e
suona professionalmente ha oggi, qui, questa
'nuova professionalità': 39E lordi 1 giorno su 3 e
qualche indennità aggiuntiva.
E' chiaro: l'assenza della cultura musicale
diffusa costituisce un gravissimo ostacolo
alla possibilità di sviluppare l'industria
musicale italiana, ormai al lumicino in ogni
settore.
Dati SIAE 2002: nel 2001 la spesa degli italiani
per la lirica è stata 81,4 milioni di E.: 1,4E. a testa;
per Classica e Jazz (voci riunite), tremate:
ogni italiano ha speso in 1 anno 0,56 Euro.
La spesa degli italiani per lo spettacolo è,
nell'ordine; 1, ballo (604 milioni di E.); 2, cinema
(590); 3, prosa (175); 4, mus. leggera e arte varia
(104); 5, piano bar (124); 6 lirica (86); 7, classica
e jazz (37); 8, marionette e saggi scolastici (4,6),
allo sfascio. Per i concerti classici ogni italiano ha
speso in un anno 500 lire. Ci siamo? Ma il Livorno
è in A (serve uno stadio nuovo. Miliardi).
[email protected]
Fest”.
I concerti: Archie Shepp, Egberto Gismonti Solo,
Maria Joao Mario Laginha Duo, Karl Berger
Quartet, Louis Sclavis Quartet, Marco Tamburini,
Orchestra Jazz di Terni e molti altri.
Workshop: Fotografia Musicale Diretto da Didier
Ferry (Meph isto) , Coord inato da Lucia no
Rossetti; Giornalismo Musicale, Coordinato da
Vincen zo Martor ella; sulla Meccan ica del
Sassofono Diretto da Marco Collazioni.
Clinics Musicale Diretto da Karl Berger,
coord inato da Marco Colla zioni e Bruno
Erminero.
continua a pag. 4
ARTICOLI
La presa della Bastiglia
Bonamici: XXV volte concerti di fine anno
Ore e ore di treno; un caldo infernale, l'estate più rovente
degli ultimi decenni. Parigi appena sveglia: Sylvain,
camicione arancione e sigaro di mattinata, passo da
batterista (tutti uguali, in tutto il mondo) mi porta a far
colazione in una Montmatre irreale (tipica macchina da
jazzista: vetri elettrici bloccati, chiusi). Poi, vicino all'Opera
Bastille, mi infila in un mini-minilocale da jazzista colto di
sorpresa dal mio arrivo mattiniero. Poi il putiferio.
Urla, clacson impazziti, slogan, traffico bloccato, tamburi,
tanti tamburi. Ho pensato: è la guerra. Mai in Italia si è vista
roba simile. Non era la guerra, non erano i metalmeccanici:
erano gli artisti.
Gli intermittenti. Quelli che lavorano alcuni mesi l'anno e
hanno indennità con cui vivono decentemente negli altri
mesi. Mi precipito in strada, in 27 secondi sono all'Opera
bloccata dallo sciopero degli Intermittents come un sacco di
altri teatri e festival francesi, fra i più noti del mondo:
Avignone. E Parigi, Aix. Così si fa!
Altro che discussioni infinite, e abbassare la testa un'altra
volta! Questi hanno bloccato la Francia! Violoncellisti
sedicenni, musicisti jazz, professori eleganti, mimi, attori,
danzatori, giornalisti musicali: davvero arrabbiati. Puoi
giurarci, qualcuno li ascolterà: forse non otterranno tutto; ma
otterranno qualcosa.
Il sole picchia. Ombrelli. Un gruppo jazz sulle scale
dell'Opera; una sassofonista suona il bebop; e soprattutto
una cosa: le differenze e l'unità. Non c'era categoria di artisti
che non fosse lì. Uno sciopero di artisti. Non sto sognando e
Sylvain è eccitatissimo, raccoglie pettegolezzi, informazioni,
distribusce adesivi, volantini e giornali. Puoi immaginare: un
batterista di jazz, parigino doc, che sciopera!
Quando capiremo che oggi gli interessi di chi canta
Baglioni sotto la doccia sono ormai gli stessi delle prime
parti della Scala? Quando capiremo che con la totale
ignoranza musicale che attende il paese tutti hanno da
perderci, nessuno da guadagnarci?
Due mesi dopo, nella bottega del Liutaio Patrick Seaux, a
Padova (un altro amico francese: tengono molto alla propria
professione; un gran senso della propria dignità di artisti e
artigiani: l'opposto di noi). Leggo sulla rivista Strad: Vincent
Catulescu, violoncellista, portavoce degli Intermittents: “non
possono farci questo…Sarebbe la differenza tra il
mangiare e il non mangiare”. Così commentava i tagli
minacciati dal governo. Sì, hai letto bene: rileggi: “Sarebbe
la differenza tra il mangiare e il non mangiare”. Noi siamo
digiuni da anni.
Cosa aspettiamo? Roma è vicina. Urge una mobilitazione
nazionale per la musica. Tutta.
(Ricordo Sylvain, la sua camicia arancione; sghignazzava e
ridacchiando mordeva ferocemente una baguette di un
metro. Sudatissima)
Andrea Pellegrini Constantini
www.andreapellegrini.it
L'Orchestra Atipica di Andrea Pellegrini
Il Gruppone di nuovo al lavoro
Dopo un periodo di meritato riposo
seguito all'attività dello scorso anno
che l'ha vista tra l'altro incidere il
secondo cd 'Interferenze' e
inaugurare il 7° Festival
Internazionale Instabile 2003
suonando a fianco di Instant
Composers Pool, Copenaghen Art
Orchestra e Italian Instabile
Orchestra, l' Atypical Jazz
Orchestra di Andrea Pellegrini
'Gruppone' ('Group-One') riprende il
volo. In cantiere il terzo cd, con Pino
Minafra, con musica nuova di
Andrea Pellegrini, Stefano
Franceschini, Giacomo Innocenti.
La formazione: Pino Minafra,
tromba, flicorno; Lucia Neri,
NUMERO 11
Una bellissima festa. Prima
di ogni altra cosa, i saggi
della Bonamici sono stati
una bellissima festa, lunga
un mese, che è iniziata il 26
Maggio e terminata il 28
Giugno, ed è passata sopra
a San Ranieri come un fuoco
d'artificio.
Moltissimi sono stati gli appuntamenti (28,
tra pomeridiani e serali), centinaia i
musicisti coinvolti, maestri e allievi che
hanno suonato emozionati fianco a fianco.
Possiamo dire che è andata bene, e
potremmo aggiungere orgogliosi come
sempre, ma quest'anno è stato un po'
meglio che come sempre, anzi quest'ann o
è stato davvero speciale. Cade infatti nel
2004 il XXV anniversario dalla fondazione
della scuola, nata nel 1979 come timida
appendice della sezione pisana della
Gioventù Musicale d'Italia e cresciuta a
dismisura fino ai quasi quattrocento allievi
di oggi. Ma ancora, da quest'anno la scuola
ha finalmente una sua Sala Concerti con 60
posti a sedere: i musicisti si sono esibiti
dall'alto di un palco, e dal buio della sala,
alla fine, hanno raccolto gli applausi del
pubblico.
C'è stata musica per tutti i palati, coronata
dal recital del duo Mazziotta-Bacci che ha
offerto, il 12 Giugno, un concerto gratuito
con musiche originali composte da Carlo
Deri.
Hanno partecipato le classi dei Dipartimenti
di Musica Medievale, Antica, Classica,
Jazz ed Etnica; si sono esibiti singoli
esecutori e classi di musica d'insieme,
spesso accorpati per serate tematiche. Per
esempio, ricche sono state la sezione
dedicata dai gruppi di Musica Antica di
Insieme alle sonate del barocco europeo,
diretti da Ottaviano Tenerani e Martino
Noferi, e la sezione di Musica d'Insieme
Jazz coordinata da Andrea Pellegrini, i cui
gruppi hanno reso omaggio a Davis,
Mingus, Ellington, Jarrett e persino Satie,
ed eseguito molti brani composti dagli
allievi stessi tra cui Claudio Fissi (corso di
perfezionamento), Giacomo Innocenti e
Matteo Rainieri.
Ma ricordiamo tutti i maestri e direttori: per
ottavino, flauto; Elisa Azzarà,
fl au to ; Ma rc o Ba rt al in i,
tromba, flicorno; Alessio
Bianchi, tromba, flicorno,
bombardino; Luigi Pieri, clarinetto,
clarinetto basso; Giacomo
Innocenti, clarinetto, cl. basso, sax
soprano, tenore; Piero Bronzi, sax
soprano, alto, baritono, flauto;
Stefano Franceschini, sax soprano
e tenore; Riccardo Filippi, sax alto;
Jo hn ny Gr ie co , sa x te no re ,
didjeridoo; Giuseppe Maraziti, sax
tenore; Davide Dente, pianoforte;
Mirco Capec chi, contr abbas so;
Marco Mariotti, basso el.; Daniele
Paoletti e Riccardo Jenna, batteria
e altre diavolerie.
Le recensioni e i commenti
all'attività dell'orchestra:
Disordini al Confine - NJI Nuovo
Jazz Italiano 2002 - Materiali
Sonori www.matson.com
“…polifonie vocianti e contrappunti
graffianti cancellano ogni traccia di
prevedibilità…” [Musica Jazz]
“From the confines of disorder
comes captivating music” [Jerry
D'Souza, www.allaboutjazz.com]
“Questa orchestra è sorprendente”
le classi di Pianoforte: David Bacci, Paolo
De Felice, Carlo Deri, Chiara Mariani e
Ottaviano Tenerani; Clavicembalo:
Ottaviano Tenerani; Organo: Simona
Casarosa; Flauto Dolce e Oboe Barocco:
Martino Noferi; Flauto Traverso: Lucia Neri;
Violino: Luisa Di Menna, Gian Pietro
Melucci; Violoncello: Roberta Monaco;
Chitarra Classica: Andrea Barsali, Stefano
Quaglieri, Canto Lirico e Arte Scenica: Niki
Mazziotta; Musica da Camera: Ottaviano
Tenerani; Musica Antica di Insieme: Martino
Noferi, Ottaviano Tenerani; il nuovo Coro del
Dipartimento di Musica Antica: Chiara
Mariani, Musica d'Insieme per Archi: Gian
Pietro Melucci; Tromba e Trombone (classici
e jazz) ed Ensemble di Ottoni, Manolo Nardi;
Musica Etnica e String Jazz: Pino
Marco glies e; Piano forte Jazz: Andre a
Pellegrini; Saxofono Jazz: Dimitri Espinoza;
Clari netto e Saxo fono J azz: Ste fano
Franceschini; Contrabbasso Jazz: Nino
Pellegrini; Batteria: Luca Brunelli Felicetti;
Batteria Jazz: Filippo Todaro; Percussioni:
Massi mo Paole tti; Tecnica del Canto
Mod ern o: Ila ria Bel luc ci, Ann ama ria
Guard ucci, Giova nna Ianno tti; Music a
d'Insieme Jazz: Andrea Pellegrini; Musica
d'Insieme Blues: Dimitri Espinoza; Musica
d'Insieme Dixieland: Stefano Franceschini;
Laboratorio d'Insieme: Antonello Falorni;
Prop edeu tica Musi cale : Mari ca Testi,
Roberta Monaco.
E dopo tutti questi nomi, con la gola un po'
secca, veniamo alle battute finali. Allora,
grazie. Agli allievi per il loro entusiasmo, a
tutti gli insegnanti che li hanno portati per
mano, a l pubbl ico che è venut o ad
applaudire e a tutti coloro che, lavorando
ne ll 'o mb ra , ha nn o re so p os si bi le i l
funzionamento dell'intero marchingegno,
cioè un altro anno di scuola e questi bei
concerti a conclusione. Il bilancio e non
quello di cassa è di nuovo positivo. Anzi e
per contro, parlando di cose concrete, qui
manca sempre qualche pezzo, per esempio
le tende alle finestre della Sala Concerti. Ma
è così che, alla fine di tutto, quando gli
irriducibili spengono le luci per andare a
cas a, a q uell e fin estr e sen za te nde
appaiono le stelle.
Silvia Faggian
[Radio Sydney, Australia]
“Complimenti; roba molto energica,
scr itta mol to b ene ” [Franco
D'Andrea]
“…pieno di energia. Mi piace l'idea
del collettivo musicale, i riferimenti a
Mingus e alla musica più libera di
quella che oggi dilaga” [Mario Raja]
Interferenze - NJI Nuovo Jazz
I t a l i a n o
2 0 0 3
www.ravingrecords.com
“La musica di Andrea Pellegrini
estesa al Gruppone risuona come
un'amplificazione dei suoi intenti,
tanto personali quanto condivisi...
Mi siedo e a momenti canto. Mi
sento a casa”
[P. Barbetti, Radio TV Svizzera
Italiana, Lugano]
“The out come, on ce again , is
enticing.” [www.allaboutjazz.com]
“Come Mingus, l'ispirazione ti viene
da qualsiasi luogo…
aut ent ica men te jaz z, cal do e
potente, con lo swing in cattedra.”
[Radio Sydney]
“un lavor o interes sante e be n
strutturato, dove non mancano felici
sortite solistiche” [Jazzit]
“... Già documentato dal brillante Cd
di esordio, il lavoro di Pellegrini
attinge a varie fonti con efficace
senso della sintesi.” [Enzo Boddi,
www.allaboutjazz.com]
“The land of the Italian Instabile
Orchestra is home to a range of
music that is irreverent, joyous, free,
folky and several other posits that
reward careful listening. Andrea
Pellegrini fits right in”
[www.allaboutjazz.com]
“...una visione compositiva in bilico
tra supe rstr ato afro amer ican o,
sub str ato mel odi co ita lia no e
patrimonio europeo: una sintesi
ispirata tra spunti popolari, l'eredità
del 900 e la tradizione orchestrale
jazzistica...” [Musica Jazz]
Chi volesse prenotare il terzo cd o
acquistare i cd precedenti può farlo
contattando Johnny Grieco - Ph:
+39 348 6001519, 050 810563;
Fax: 0584 388959; e-mail:
[email protected] .
Continuum
3
4
ARTICOLI E INTERVISTE
NUMERO 11
Castagneto Carducci: ecco il Teatro
Un nuovo teatro si aggiungerà presto alla lista
dei luoghi di cultura della nostra regione: a
breve, infatti, avverrà l'inaugurazione del Teatro
Roma di Castagneto Carducci. La consegna del
teatro alla cittadinanza sarebbe dovuta avvenire
il 25 aprile, ma, a causa delle elezioni
amministrative, ne è stata posticipata l'apertura
a giugno.
Il Teatro vanta una lunga, gloriosa storia, dal
lontano 1864, quando venne ufficialmente
inaugurato con la denominazione ufficiale di
'Teatro di Castagneto'. Venne poi rilevato alla
fine del secolo da Antonio Balli che ne fu a lungo
promotore tanto da meritarsi di veder intitolare il
teatro a suo nome. Balli fu un sincero e
appassionato cultore dell'opera scenica in tutte
le sue manifestazioni tanto da voler garantire
una continua offerta di spettacoli, a volte anche
con compag nie raffazz onate, al pubbli co
entusiasta e numeroso. Il Teatro garantiva (e
garantisce) circa 300 posti tra platea, 13 palchi e
loggione e, grazie alla passione dei cittadini, era
spesso colmo di spettatori. Molti si adoperarono,
nel corso del tempo, affinché fosse sempre un
luogo vitale e ricco di scambi culturali. I
cas tag net ani ric ord ano anc ora il mit ico
Tavernello, barbiere del luogo che s'ingegnava
anche di stampare volantini e manifesti per gli
spettacoli in cartellone e non solo: spesso
prestava la sua opera come attore di buon livello
nelle varie compagnie che calcavano le scene di
quella ridente cittadina. Esisteva naturalmente
anche una filod rammatica del l uogo che
pre sen tav a ope re scr itt e per occ asi oni
particolari della città in cui il canovaccio iniziale
poteva però essere via via trasformato e
stravolto, per così dire, dagli errori di trascrizione
e di pronuncia dei suggeritori, tanto da creare,
Novecentomusica
Marco Lenzi tra suoni e colori
Segue dalla prima pagina
alla fine delle rappresentazioni, un'opera nuova
rispetto a quella originaria. Una maniera
comunque originale e creativa per interpretare
l'opera scenica, che peraltro sarebbe stata
grandemente apprezzata dai fautori del teatro
moderno (sic!).
Nel corso del tempo il teatro si è visto assegnare
vari nomi: da 'Balli' a 'Sociale' fino a giungere, nel
periodo fascista, a 'Teatro del Littorio'. Dal
dopoguerra in poi il Teatro ha assunto l'attuale
denominazione, derivata dal nome
dell'omonima via sulla quale si affaccia. Oggi,
risorto a nuova vita, continuerà sicuramente a
intrec ciarsi con la v ita dei c astagne tani.
Aspettiamo, dunque, impazienti, di poterci
accomodare in platea per gustare la nuova
stagione del ritrovato Teatro Roma.
Francesca Spizzirri
Marco Lenzi (Livorno 1967). Diploma di chitarra con il massimo dei voti
al “Mascagni” con F. Cucchi. Laurea in Filosofia conA. Gargani. Corsi di
Comp. Con A. Clementi e Ferienkurse di Darmstadt. Autore di scritti
In quale misura hanno inciso sulla tua attività professionale i corsi di
composizione con Aldo Clementi per il G.A.M.O. e i Ferienkurse di
Darmstadt, tempio della musica contemporanea?
La figura e l'opera di Aldo Clementi hanno esercitato su di me una profonda
influenza. I corsi che egli tenne a Firenze nel '90 e '91 mi svelarono un
mondo nuovo, un approccio del tutto inedito al fenomeno compositivo e
all'arte in genere. Clementi mi fece capire che l'opera, se può, parla “nei
suoi stessi termini” senza bisogno che il compositore si affanni per farle
dire ciò che essa in fondo non può dire. Mi colpì molto questa sua umiltà,
questo suo limitarsi a stabilire dei “codici” come lui chiama i mezzi
compositivi che permettessero alla musica di parlare… Lungi dall'essere
un atto d'impotenza, tale rinuncia a un dominio forte sul materiale apre una
nuova dimensione dell'ascolto e schiude nuovi orizzonti alla ricezione
dell'opera musicale. In ciò risiede, a mio avviso, il fascino unico della sua
musica, una musica severa che sembra provenire da un altro mondo,
caratteristica, quest'ultima, che è peraltro condivisa dalla musica di altri
miei idoli come M. Feldman, C. Wolff, G. Ustvolskaja…
L'esperienza di Darmstadt invece, devo ammettere, è stata un po'
deludente. Vi ero andato per confrontarmi con gli altri, per vedere che cosa
facessero i compositori della mia età. Ebbene, vi trovai quattrocento
compositori provenienti da quaranta paesi diversi che rincorrevano su e
giù per i corridoi della Georg Büchner Schule altrettanti interpreti affinché
eseguissero qualche loro pezzo in uno dei tanti concerti organizzati in
contemporanea dalle nove di mattina all'una di notte per venti giorni…
Insomma, una vera e propria babele. Fatto curioso, alla fine i concerti e i
seminari che ho frequentato risultarono piuttosto omogenei: andavo a un
concerto di nuova musica giapponese, poi magari ad uno di nuova musica
austriaca o portoghese e vi trovavo le stesse musiche, tutte più o meno
improntate a un vago internazionalismo, oscillante tra il post-post-seriale, il
neo-neo-romantico, il post-complesso o quello che più ti piace… Insomma,
dopo cinque giorni mi ero già annoiato. Di ben altra natura furono invece i
contatti personali che stabilii; vi conobbi ed ebbi proficui colloqui con Wolff,
Pestalozza, Münz, Vaglini, i palermitani Damiani e Crescimanno e molti
altri con i quali ho mantenuto stretti rapporti fino ad oggi. Non ebbi alcuna
esecuzione ma fui invitato da G. Borio a tenere un seminario su Clementi.
Suonando o semplicemente ascoltando alcuni tuoi lavori si ha la
percezione di entrare in un mondo senza tempo, dove ogni evento
musicale vive di per sé (mi riferisco a Piano piece for Adi Newton del
1992, Besso del 1992/93, Non pervenuto del 2000). Come sei riuscito a
conciliare la tua indole musicale con il cinema? Hai scritto musiche
d'accompagnamento per alcuni capolavori cinematografici…
continua da pag. 2
Meeting del Jazz in Italia
Inoltre la mostra fotografica Il
Corpo del Jazz, percorso di
immagini, installazione fotografica
all 'An fit eat ro Fau sto , pro get to
originale dell'Associazione
Culturale Charlie per il
Terniinjaz zfest# 4 in produz ione
dopo il successo della mostra
“Scatti Jazz: la Tradizione del
Nu ov o” . E ' u n' in sta ll az io ne
rea liz zata in e scl usi va p er i l
Ternii njaz zfes t#4 dal foto graf o
Didier Ferry dell'agenzia Mephisto,
fr a i mi gl io ri pr of es si on is ti
specializzati in fotografia di
spettacolo e soprattutto di musica
jazz.
Tra i dibattiti il tema principale:
“Sulla Necessità di una
federazione italiana di jazz”.
Partecipanti: Luciano Vanni, Rivista
JAZZIT, Terni; Maurizio Franco,
Ass. Musica Oggi, Milano; Stefano
Mastruzzi, Scuola di Musica Saint
Louis Music Center, Roma; Paul
Gompes/Ernst B as Dutch Jazz
Connection, Ambasciata del Regno
dei Paesi Bassi, Amsterdam (NL);
Franco Caroni, Siena Jazz; Renato
Lombardo, Brass Group di Catania
Manage ment; R occo Pa triarc a,
sulla musica per importanti riviste e case editrici (Il Grande Vetro,
LIM…). Svolge attività di musicologo, compositore e didatta. A Livorno
ha diretto Musicaobliqua per la diffusione della musica contemporanea.
Quel carattere di atemporalità, di staticità assoluta, proprio dei pezzi da te
citati e comune a diversi altri, non esaurisce l'intera mia produzione. Mi è
sempre piaciuto, fin dall'inizio, fare cose diverse, non costringermi nell'hortus
conclusus della “coerenza” e del “rigore” ma rimanere aperto all'imprevisto. In
questo senso credo si possano individuare almeno tre tendenze nella mia
opera: una di estrema rigidità formale ed espressiva, un'altra più lirica e
flessibile, una terza improntata a una certa poetica dell'assurdo. L'esperienza
di scrittura per il cinema muto appartiene se vuoi a una quarta categoria,
quella dell'improvvisazione, un aspetto del comporre che tengo in alta
considerazione.
In questi ultimi anni ti stai dedicando allo studio dei rapporti tra musica
e pittura. Quali elementi consideri maggiormente responsabili delle
“affinità elettive” tra le due espressioni artistiche?
Mi ha sempre affascinato cercare, sulla traccia dei suggerimenti di
Baudelaire, le corrispondenze tra le arti, e in questo senso le affinità elettive
tra musica e pittura sono evidentissime: un compositore può imparare molto
dal modo in cui un pittore tratta il colore, la disposizione delle forme, il grado di
visibilità del quadro, anzi credo che il porsi delle domande che di solito non si
pongono in un determinato ambito disciplinare possa contribuire a liberarlo
da molta retorica e a rinnovarne le tecniche, gli stili, i linguaggi. L'esempio
della musica di Clementi e di Feldman entrambi compositori profondamente
influenzati dalla pittura è, in questo senso, tra i più fulgidi.
La tua attività di musicologo è iniziata proprio con lo studio esegetico
della musica di Feldman. Che cosa ti ha lasciato questa lunga ricerca
dal punto di vista artistico?
Insieme a Clementi, Feldman ha costituito per lunghi anni il mio principale
punto di riferimento artistico. Oltre alla sua musica, che trovo bellissima, le
sue riflessioni sui rapporti tra musica e pittura e in particolare sull'idea di
abstract experience di una “esperienza dell'astratto” cioè intesa come
esperienza dell'intraducibilità della dimensione trascendentale e metaforica
delle opere d'arte mi hanno spinto verso territori vergini di ricerca, territori che
considero tuttora fecondi di imprevedibili sviluppi.
Paolo De Felice
Techni Press & Audio Review,
Roma; Biagio Pagano, Via Veneto
Jazz, Roma; Gigi Esposito, Onyx
Jazz Club/G ezziam oci, Matera ;
Roberto casotti ECM/Ducale,
Milano; Paolo Damiani, Festival
Roccella Jonica Rumori
Mediterranei; Claudio Donà, Ass.
Culturale Caligola, Mestre (VE);
Patrizio Romano EMI / Blue Note,
M i l a n o ; An d r e a P e l l e g r i n i ,
musicista, Dir. Orchestra Atipica
Ja zz “G ro up -O ne ”, Gi or na le
Musicale Continuum, Dipt.to di Jazz
Scuola di Musica Bonamici, Pisa;
Stefano Giulian o, Musicat eneo,
Orchestra Jazz dell'Università di
Salerno; Jennifer Bettanini, La
Fam igl ia Man age men t, Rom a;
Achille Silipo, Splasc(h) Records,
Arcisate (VA); Gabriella Piccolo,
Pa do va Su on a i l J az z Associazione Miles, Padova; Fabio
Mariani Università della Musica,
Roma; Pino Saulo, Radio Rai 3.
Or ga ni zz az io ne As so ci az io ne
Culturale Charlie & Terni in Jazz Tel /F ax :0 74 4/ 80 12 52 - C el l:
333/4589645- e-mail:
[email protected]. Continuum
pu bb li ch er à i n s et te mb re un
resoconto del convegno.
Continuum
ARTICOLI E RECENSIONI
Aci, Galatea e Polifemo, un esperimento di
filologia
Segue dalla prima pagina
l'ingresso di uno stormo di uccellini richiamati dal
canto di Aci, che uno stuolo di mimi, nascosti dalle
onde di seta, fa svolazzare intorno al cantante, o
ancora il crollo repentino, nel finale, dell'antro di
Polifemo, seguito dal ritorno delle onde e
dall'ingresso del carro marino e del pesce di
Nereo che riportano in scena Aci e Galatea per il
terzetto finale. Inoltre tutti i movimenti scenici,
affidati principalmente alle varie situazioni create
dai carri, dalle onde (colle loro entrate e uscite in
opposizione a quelle di Polifemo) e del fondale
mobile di nubi, sono a vista, realizzati da uno
stuolo di macchinisti fuoriscena e di mimi in
scena, fedeli alla pratica teatrale barocca, che nel
cambio a vista metteva alla prova il proprio
virtuosismo tecnico. Anche per le luci è stato
necessario un attento studio che tenesse conto
dei mezzi illuminotecnici dell'epoca; essi si
basavano soprattutto su lumi a olio o candele, con
toni dunque gialli e ambrati, e non erano possibili
né effetti di grande o rapida variazione né
massimi di intensità troppo elevata; si trattava
tuttavia di una luce molto morbida, senza
sciabolatore, uniforme, quasi pittorica, per così
dire. Oggi le norme di sicurezza rendono
inattuabile un'illuminazione con fiamme vive e i
toni si sono dovuti ricostruire con filtri e gelatine
applicati sull'usuale illuminazione a lampade
elettriche. Inoltre, al posto di rapidi effetti di
variazione si è preferita l'uniformità e i semplici
effetti di crescendo e diminuendo, privilegiando
sempre una resa pittorica dalla coloristica
morbida e pastosa.
I Costumi
In anni di studio personale ho maturato una
appassionata e approfondita conoscenza di
Storia del costume e taglio antico, in particolare in
riferimento ai sec. XVII e XVIII, conoscenza
messa al servizio dell'insegnamento e più spesso
della realizzazione di abiti antichi. Per questo
Recensione
Pisa, Livorno; musica varia di qualità
Ancora grande musica al Goldoni:
il 30 aprile un'ORT precisa e
sonora con Heinrich Schiff direttore e solista nel Concerto
per v.cello in Re di Haydn, vero e
proprio standard per i
violoncellisti, e direttore nella
Kammersymphonie di F. Schreker
e nella Prima di Beethoven. Un
Haydn suonato con piglio ritmico,
agilità e ironia nelle cadenze, con
tanto di citazioni del Figaro di
Rossini! Nella bellissima
Kammersymphonie (1917),
echeggiante sonorità
p o s t r o m a n t i c h e e
impressionistiche trasfigurate,
forse si poteva curare meglio il
carattere quasi solistico e
concertante degli strumenti,
coinvolti individualmente e a
piccole sezioni al di là dello
sfruttamento tradizionale delle
masse e dei timbri. Il giorno dopo,
in una Festa dei Lavoratori
surreale, fra gare di vela,
esposizioni di auto di lusso e ospiti
d'alto rango, e il 15 maggio al
Teatro dei Concordi di Campiglia il
gruppo “Acquaforte” del
chitarrista livornese Marco Del
Giudice ha presentato al Porto
Mediceo il cd “Da Un Posto
Lontano”: belle canzoni d'autore
alla maniera di Conte, de Andrè, i
genovesi, armonicamente
lavoro però la Storia della moda in sé non basta;
bisogna conoscere la storia del costume teatrale.
Il baro cco, lung i da qual sias i inte nto di
ricostruzione storica fedele, re-interpreta l'abito
antico, mitologico, mescolando ad elementi
dell'antichità classica altri improntati al gusto
coevo, enfatizza le forme e le carica di un
significato allegorico che vuole sottolineare
esteriormente e immediatamente il ruolo, lo
sta tu s e le ca ra tt er is ti ch e i nt er io ri de l
personaggio. E' stato necessario consultare assai
più iconografia; essendo insufficienti quella
riferita agli allestimenti teatrali dell'epoca (in cui il
costume è spesso un solo dettaglio accessorio, è
la scenografia ad essere in primo piano, e i
costumi, spesso appena abbozzati, sono un solo
dettaglio di complemento; è uno scenografo a
disegnarle) sono state integrate con le più rare
raccolte coeve di stampe riproducenti costumi
teatrali e maschere, raccolte più che altro francesi
(in particolare i lavori di Jean Berain per le feste di
Versailles e di Meudon alla fine del XVII secolo), e
con fonti scritte, come soprattutto la 'Iconologia' di
Cesare Ripa, un testo conosciutissimo all'epoca,
un riferimento costante per scenografi, architetti,
pittori e decoratori, e essenziale per ricostruire
quei significati allegorici tipici del barocco
attraverso l'utilizzo degli opportuni elementi visivi
nella decorazione e nelle fogge degli abiti. Allora,
ad esempio, sull'abito di Polifemo squame a
significare natura animalesca, rozza e irruenta,
occhi a significare la gelosia sempre in moto,
sempre vigile, e spine per le fitte dolorose che
essa provoca a se stessa; conchiglie e coralli per
Galatea, a sottolineare la sua origine marina (è
figlia di Oceano), e così via. Per quanto riguarda
la parte tecnico-realizzativa, gli abiti (sarebbe
meglio dire, per il tipo di confezione, ricami e
rifiniture più da abito che da costume teatrale)
sono stati realizzati su tagli dell'epoca in ermesini
di seta, tele di lino, pietre in cristallo svarovski,
bisa ntin i (le pail lett es del XVII I seco lo),
passamanerie, ricami, completati da accessori
quali scarpe (fatte realizzare appositamente su
complesse e moderne, in
odore di jazz e bossanova;
testi sinceri, storie
pers onal i e evoc azio ni
varie, provocazioni intelligenti e
sentite, attualità cruda, denunce.
Al Verdi, nella bella serie dei
Concer ti della Normal e, il 3
maggio il Kronos Quartet ha
tenuto un concerto poliedrico,
come sempre pluri-epocale e
multietnico; in alcune parti, stili già
sentiti, piuttosto innocui ma ben
eseguiti; discutibili altre, con basi
preregistrate di tabla e altri
str ume nti (se non pos son o
perm ette rsi ques ti grup pi di
invitare altri musicisti, quando una
ba se p re re gi st ra ta n on è
giusti ficata da motiva zioni di
ordine sonoro o timbrico, chi può
permetterselo?) ma veramente
ec ci ta nt e n el Qu ar te tt o d i
Schnittke suonato senza
interruzioni e nel Triple Quartet di
Steve Reich, minimale e vivo,
ciclico, poliritmico, magico, oltre
che nel bellissimo Children's Hour
of Dream di Mingus riletto da Sy
Johnson. Tre bis esilaranti con
evo caz ion i di Jim i Hen dri x;
amp lif ica zio ne mol to cur ata ;
effettistica coraggiosa e di qualità,
ben usa ta, luc i fo rse poc o
approfondite nel design, troppo
spesso all'unisono con la musica,
a volte curiose e stimolanti;
esecutori impeccabili,
intonazione, insieme, grande
NUMERO 11
disegni dell'epoca), acconciature (realizzate con
piume di struzzo e piumacchi vegetali a fiamma,
tinte in varie sfumature a mano con appositi
colori) e mantelli (in leggerissima seta tempesta,
anche questa tinta appositamente a mano) tutti
accuratamente rifiniti.
Conclusione
Come riportare in scena un'opera antica è
anzitutto una questione di sensibilità soggettiva,
ap pr oc ci o p er so na le , s ce lt a d i p un ti
d'osservazione individuali. In questo senso, come
è vero per ogni opera teatrale, non c'è mai una
soluzione giusta o migliore. Molto dipende dalle
suggestioni o bellezza che si riescono a svelare
sulla scena. Il vantaggio tuttavia che mi sembra di
ravvisare nel metodo di lavoro qui illustrato è di
tenere in considerazione alcuni fattori molto
importanti, come l'epoca e il clima culturale in cui
l'opera nasce, sono necessariamente presenti
nel lav oro tan to del lib ret tis ta che del
compositore; la filologia consente di lavorare
nella stessa loro direzione, di enfatizzare e
completare il loro lavoro sulla scena, vivificare
molti dettagli che semplicemente letti o ascoltati
apparirebbero molto lontani dal nostro modo di
pensare, ma che interpretati filologicamente
trovano il loro senso e la loro collocazione, proprio
come per la musica. E non è archeologia, voler
'ricostruire' ad ogni costo, perché allora come ora
ciò che rende bello il teatro è la vitalità, il teatro è
fatto di uomini. Ma credo che proprio in questo
l'applicazione di un metodo filologico apra molte
possibilità; rivitalizzare un libretto, non solo
sottolineando le cose che sono vicine alla nostra
sensibilità moderna ma anche recuperando
quelle tipiche della cultura che le ha prodotte, che
danno la cifra dello stile, che si integrano con la
parte musicale per fornire un tutto organico che
parla sì di noi, ma attraverso altre epoche, questo
credo sia il bello del gioco dello spettatore, la
possibilità di punti d'osservazione inusuale.
Perché è lui che decreta successo e fallimento.
abilità, concentrazione,
conoscenze di tecniche esecutive
a tutto tondo, performance da
grandi artisti. Ancora al Goldoni, il
9 maggio una fresca Orchestra
dell'Ist. Mascagni, tra qualche
gaffe degli stage manager, sedie e
leggii birichini, ha suonato musica
del '900 (Rota, Milhaud), barocca
e classica (bello il IV
Brandeburghese, con Stefano
Agostini, Mauro Rossi e
Ann ama ria For nas ier sol ist i
impeccabili; la Musica Funebre
Massonica di Mozart un po'
opaca) con l'orchestra disposta
prima alla viennese (1mi violini,
celli, viole, 2ndi vl e bassi), poi più
classicamente: (1mi, 2ndi, vle,
celli e bassi); la direzione di
Daniele Giorgi ha evidenziato un
ot ti mo la vo ro di pr ov a e
orchestrazione. Fra i musicisti,
docenti, professionisti affermati e
in erba, allievi esperti e meno, figli
d'arte (Laura Falanga, Chandra
Ughi, Alice Clara…) e veri e propri
talenti: Giacomo Riggi, fra tutti. Un
be ll o sp ir it o co mp at ta la
formazione, tra trapasso nozioni,
condivisione, collaborazione. Un
piccolo appunto alla logistica del
Teatro: dai palchi si sentono
spesso le voci del personale
(concerto ORT), e (incredibile) la
vocina registrata che annuncia
l'arrivo e la partenza
dell'ascensore (concerto Orch.
Mas cag ni) ! Ma il G old oni ,
Alessio Rosati - fine.
ripetiamo, è bellissimo, ora che
c'è. E' bello, la sera, prendere la
bici e andare in centro, a Teatro.
Continuum!
Altri Ensembl e del Mascagn i
ha nn o su on at o, ne ll a Sa la
Cons ilia re dell a Prov inci a a
Livorno il 14 maggio in occasione
del la c onf ere nza “Mu sic a e
Ambiente”, oltre a una rilettura
de ll e S ta gi on i V iv al di an e,
'Paesaggio Cubano con Pioggia'
e 'Paesaggio Cubano con Rumba'
di Leo Brower e 'Quattro Stagioni'
di P iaz zol la ( ela b. N ucc io
D'Angelo), prelibata suite in ritmi
di tango e habanera, diretta con
grande precisione, piglio ritmico e
un gesto essenziale da Sara
Silingardi. La suite è ricca dei
consueti elementi stilistici del
grand e musi cista : puls azion e
danzante, spazi melodici sognanti
e viscerali, grande cura delle parti
in te rn e, co no sc en za de gl i
strumenti, sorprese. La seconda
part e del conc erto ha vist o
protagonista il soprano Valentina
Valente che, con il pianista Erik
Battaglia, ha eseguito
“Mädchenblumen” op.22 e i 7
“Sieben Frühe Lieder” di A. Berg.
Continuum
5
6
NUMERO 11
ARTICOLI
Dalla nostra corrispondente da Parigi, Liliale Comensoli, oboista e commentatrice
Intermittents en peril: quelle place pour la culture
Deux mois après le raz de marée des élections
régionales qui a basculé la totalité des conseils
régionaux (sauf un) à gauche, et à la veille de l'été des
festivals, il paraît opportun de remettre le dossier
brûlant des intermittents à l'ordre du jour. A titre
limina ire rappel ons que les festiv als frança is
co ns ti tu en t un at ou t ex ce pt io nn el po ur le
développement culturel et touristique, et la mise en
valeur du patrimoine de notre pays. Ils ont valu à la
France sa réputation de « terre de festivals » et
représentent 44 millions d'euros de recettes propres
printemps 2003.
Institué en 1969, au lendemain des
grèves de 1968 afin d'aider la création artistique, le
régime des intermittents indemnise les professionnels
dont l'activité s'exerce de manière discontinue et avec
des employeurs multiples. L'artiste doit justifier de 507
heures par an, pour bénéficier de l'allocation sur
l'année suivante (contre 606 heures pour les autres
salariés). Basé sur le principe de la solidarité
interprofessionnelle, ce système garantit la richesse
et la pluralité de l'activité culturelle dans notre pays en
Intermittenti in pericolo: quale posto per la cultura?
Due mesi dopo il maremoto delle elezioni regionali che ha capovolto la totalità dei consigli regionali
(eccetto uno) a sinistra e alla vigilia dell'estate dei festival, pare opportuno rimettere all'ordine del giorno la
pratica scottante degli intermittenti. A titolo preliminare ricordiamo che i festival francesi costituiscono un
vantaggio eccezionale per lo sviluppo culturale e turistico, e per la valorizzazione del patrimonio del nostro
paese. Hanno valso alla Francia sua reputazione di “terra dei festival”, e rappresentano 44 milioni di euro
d'incasso proprio, impiegando 19.941 artisti tra i quali 2/3 francesi. Secondo il tipo di manifestazione, si stima
che il numero di festival oscilla tra 600 e 2000 al anno, tra i quali metà sono festival musicali. Un gran parte
dell'attività artistica (teatro, danza, musica...), è effettuata dagli intermittenti, e si trova in pericolo dalla
riforma dello statuto iniziata di primavera 2003.
Istituito in 1969, all'indomani dei scioperi di 1968 per aiutare la creazione artistica, il regime degli intermittenti
indennizza i professionisti la cui attività s'esercita in un modo discontinuo e con datori di lavoro molteplici.
L'artsita deve dare prova di 507 ore al anno, per beneficiare dell'indennità nel anno seguente (606 ore per gli
altri salariati). Fondato sul principio della solidarietà interprofessionale, questo sistema garantisce la ricchezza
e la pluralità dell'attività culturale del nostro paese, permettando a migliaia di persone di vivere della loro
arte. Purtroppo il regime di sussidio di disoccupazione degli intermittenti ha visto crescere il deficit fino a 830
milioni di euro in 2002 (217 nel 1991), cioè 1/3 del deficit globale dell'Unedic, organo d'indennizzo. Il numero
degli assegnatari è raddoppiato in 10 anni e in 2002 le uscite ammontavano a 952 milioni di euro per entrate
di 124 milioni di euro. Dopo molti anni di battaglia contro il MEDEF (equivalente della vostra Cofindustria) che
voleva semplicemente sopprimere il sistema, un protocollo d'accordo è stato firmato il 26 giugno 2003 tra il
padronato e tre sindicati minoritarii (la CGT, il sindicato maggioritario ne aveva rifiutato le termini).
Questa riforma, la cui lettura è molta complessa, prevede che gli artisti dovranno, per pretendere a un
indennizzo per 8 mesi (al posto di 12), dare prova di 507 ore di lavoro nei 10,5 mesi precedenti (10 per i
tecnici). I congedi per malattia o maternità non saranno più presi in conto nel calcolo delle ore. Lontano di
portare il rimedio al deficit, esclude dal sistema d'indennizzo decine di migliaie d'assegnatari (circa 1/3)
senza rimediare alle imperfezioni e abusi che ne minano il funzionamento. Effettivamente grandi società
audiovisive publiche e private, società di produzione e istituzioni pubbliche (Opera di Parigi, realtà locali),
approfittano della deviazione del sistema, segnatamente impiegando intermittenti in un modo
permanente, per schivare le costrizione dei contrati di durata determinata. Il regime dell'intermittenza
s'applica a 600 professioni differenti. Oltre gli artisti riguarda i tecnici, ma anche segretarie, vigili e autisti. In
presenza di un deficit del genere una ridifinizione del campo d'applicazione dell'intermittenza apparisce
inevitabile.
Per altro il nuovo sistema contiuna di benificiare a coloro che guadagnano il massimo e a coloro la cui
attività quasi regolare si avvicina alla permanenza. In nessun modo la riforma tratta quest'effetti perversi del
regime, e in mancanza di renderlo più equo, si contenta di astrarne circa 1500 artisti al mese.
L'estate scorso i festival i più prestigiosi (Avignon, Aix-en-Provence, la Rochelle...) sono stati annullati in segno di
protesta. Da allora, niente evoluzioni. Cosa avverrà quest'estate? Sarà servito un voto di contestazione
seguito da un rimaneggiamento ministeriale, e lo spettro dell'estate scorsa perché il governo rivolga un gesto
e qualche parola agli attori culturali: il nuovo ministro della cultura ha bandito la creazione di un fondo
specifico di 20 milioni di euro per indennizzare gli intermittenti esclusi dalla nuova convenzione.
Aldilà della ridefinizione della statuto, s'impone il problema del ruolo dello Stato nel finanziamento del'azione
culturale: le carenze in questo campo incitano le società a ricorrere alle derive precitate. Perché il regime
dell'intermittenza è diventato una sovvenzione travestita della creazione? E giusto che il sistema riposi
unicamente sui salariati del privato?
Questo fondo specifico sarà apena una goccia d'acqua nel oceano inaridito da un disimpegno che
sorpassa tutti i divari politici. Di fronte alla preminenza di certi eventi mediatici di grande pubblico, è
imperioso salvare questa specificità francese ch'è l'intermittenza perché si possa preservare la diversità e la
richezza della creazione artistica.
Liliane Comensoli
dégagées, en employant 19 941 artistes dont deux
tiers sont français. Selon le type de manifestation, on
estime que le nombre de festivals varie de 600 à 2000
par an, dont la moitié sont des festivals musicaux. Une
grande part de l'activité artistique (théâtre, danse,
musique…) est assurée par les intermittents, et se voit
menacée par la réforme du statut engagée au
permettant à des milliers de personnes de vivre de
leur art. Malheureusement le régime d'assurance
chômage des intermittents a vu croître son déficit
jusqu'à 830 millions d'euros en 2002 (contre 217 en
1991), soit un tiers du déficit global de l'Unedic,
l'organe d'indemnisation. Le nombre d'allocataires a
doublé en 10 ans, et en 2002 les dépenses s'élevaient
à 952 millions d'euros pour des recettes de
124 millions d'euros. Après plusieurs années
de bataille contre le MEDEF (mouvement
des entreprises de France) qui voulait tout
simplement supprimer le système, un
protocole de réforme a été signé le 26 juin
2003, entre le patronat et trois syndicats
minoritaires, (la CGT le syndicat majoritaire
en ayant refusé les termes), et agrée le 6
août.
Cette réforme dont la lecture est très
complexe prévoit que les artistes devront,
pour prétendre à une indemnisation pendant
8 mois, justifier de 507 heures de travail dans
les 10,5 mois précédents (10 pour les
techniciens). Les congés maladie et de
maternité ne sont plus pris en compte dans le
calcul des heures de travail. Loin d'apporter
le remède au déficit, elle exclut du système
d'indemnisation des dizaines de milliers
d'allocataires (environ un tiers), sans pallier
les imperfections et abus qui en plombent le
fonctionnement. En effet trop de grandes
sociétés audiovisuelles publiques et privées,
des sociétés de productions et des
institutions publiques (opéra de Paris,
collectivités locales), profitent du dévoiement
du système, notamment en employant des
intermittents de manière permanente, afin
d'éviter la contrainte des contrats à durée
déterminée. Le régime de l'intermittence
s'applique à 600 professions différentes.
Outre des artistes sont concernés également
des techniciens, mais aussi des secrétaires,
des vigiles, et des chauffeurs. En présence
d'un tel déficit une redéfinition du champ
d'application de l'intermittence apparaît alors
comme incontournable.
Par ailleurs le nouveau système continuera
de bénéficier à ceux qui gagnent le maximum
et à ceux dont l'activité quasi régulière se
rapproche de la permanence. En aucun cas
la réforme ne traite ces effets pervers du
régime, et à défaut de le rendre équitable elle
se contente d'en abstraire environ 1500
artistes par mois.
L'été dernier, les festivals les plus prestigieux
(Avignon, Aix-en-Provence, la Rochelle), ont
été annulés en signe de protestation. La
situation n'a guerre évolué depuis.
Qu'adviendra-t-il cette année ? Il aura fallu un
vote de contestation suivi d'un remaniement
ministériel, et le spectre de l'été dernier pour
que le gouvernement adresse un geste et
quelques paroles à l'encontre des acteurs
culturels : le nouveau ministre de la culture
vient d'annoncer la création d'un fonds
spécifique de 20 millions d'euro pour
indemniser les intermittents exclus par la
nouvelle convention.
Bien au-delà de la redéfinition du statut,
s'impose la question du rôle de l'Etat dans le
financement de l'action culturelle : les
carences dans ce domaine n'incitent-elles
pas les sociétés à recourir aux dérives
précitées ? Pourquoi le régime de
l'intermittence est-il devenu une subvention
déguisée de la création ? N'est-il pas injuste
que ce système repose uniquement sur les
salariés du privé ?
Ce fonds spécifique ne sera qu'une goutte
d'eau dans l'océan tari par un
désengagement culturel qui dépasse tous
les clivages politiques. Face à la
prééminence de certains évènements
médiatiques grand public il est impérieux de
sauver cette spécificité française qu'est
l'intermittence pour que nous ayons une
chance de préserver la diversité et la
richesse de la création artistique.
© Liliane Comensoli
[email protected]
ARTICOLI E RECENSIONI
Rino Adamo, vl Loïc Dequit, p Mauro Gargano, cb Fabio Accardi, dr
www.splaschrecords.com (cdh 2505.2)
acquistabile su www.jazzos.com
Disegni di Pascale Goupy Bellac
Parigi, Bopcitystudio, e Siena, Audiobytesstudio, 2003
Brani, tutti di Rino Adamo:
1 Prologo; 2 Lillo e La Mosca; 3
Canone Imperfetto; 4 Ottobre; 5
Benko Opening; 6 Un Tono Sopra;
7 Le Cognac Du Dimanche; 8
Anima tripla; 9 Lillo e La Mosca
(Epilogo).
Un bel lavoro basato fortemente
su ll 'i mp ro vv is az io ne e s u u n
app roc cio l ibe ro ed eur ope o,
complesso dal punto di vista delle
trovate compositive, ispirato e
fresco : “L'ide a fondam entale é
sviluppata su un tema di 8 battute,
s viluppato in 7 differenti
modi/variazioni sia da un punto di
vista strettamente attinente al tema,
quindi variazione della
metrica/andamento ritmico, sia sugli
sviluppi armonici di alcune parti
(Canone imperfetto, Ottobre, Un
Tono Sopra), sia come “libera
interpretazione” utilizzando
frammenti e progressioni per
imitazione (Anima Tripla). In
forma di suite, infatti il prologo e
l'epilogo sono basati su un
pedale di re semidiminuito con
basso di mi, rispettivamente uno
su un diminuendo e l'altro su un
crescendo. La forma speculare
nella quale il lavoro é racchiuso
ha una sua ragion d' essere in
quanto il tema fondamentale,
l'idea base (le 8 battute) utilizza
soprattutto strutture palindrome.
Tema il cui ritmo “mi é venuto in
Lettera aperta
m e n t e ”
analizzando il
r i t m o
frenetico
d e l l e
mascelle del
mio cane Lillo
intento ad
inseguire ed
acc hia ppa re
u
n
a
fa st id io sa
mosca che si aggirava in casa”.
In Prologo, al pedale evocativo e
f a ta l e , s o v r a p p o s t o a u n
intervento del violino freely, segue
il tema dopo una cesura, disteso,
suddiviso in frammenti intersecati
da interventi di basso e batteria
che a tratti ricordano Peter Erskine
e Gary Peacock di 'Guamba'. Lillo
E La Mosca è danzante, il basso
altalena fra il do e il mi grave, e il
quadro ritmico e armonico è già
chiaro, eppure abbastanza vago
da suggerire un sacco di idee
improvvisative. Il trucco per una
buona composizione nel jazz è
spesso stabilire delle forme
abbastanza rigide da dare
sicurezza e confini al contributo
del solista, ma abbastanza vaghe
da poter essere interpretate a
piacere, a volte radicalmente.
Così gli standards, così brani di
Numero di Iscritti per Anno Scolastico
Vorremmo risposte, chiare e immediate:
- come è possibile che un gruppo di ragazzi che
suona oltre ogni limite di volume e di decenza sia
stato mandato a schiamazzare proprio sopra la
nostra scuola, creando danni al proprio udito,
rendendo il nostro lavoro impossibile? In quale
altra parte del mondo oltre che a Pisa accadono
cose simili? Abbiamo insonorizzato un'aula con
enormi fatiche: non ci possiamo neanche parlare
quando al piano di sopra 'suonano'. Perché a noi
è stata mandata la Polizia e è stata fatta una
denuncia (!) alle ore 21,00, durante le lezioni e
questi giovanotti a cui qualcuno ha concesso
stanze a titolo gratuito possono invece
suonare fino alle 2 di notte massacrando se
stessi, noi che lavoriamo e i nostri allievi, oltre
che tutto il vicinato? Il quale poi denuncia noi
perché nessun altro è rintracciabile
ufficialmente?
- Perché nell'immobile dei Frati Bigi l'unica
associazione che paga l'affitto è la nostra,
invece di ricevere finanziamenti come è
dovuto a una così grande e importante realtà
culturale e artistica?
- come è possibile che non si sia trovata in 25
anni, in una città con decine di migliaia di studenti,
una sede degna per la nostra scuola? I
Cittadini sanno che in molte altre località toscana
ci sono piccole scuole di musica che ricevono
centinaia di migliaia di €, sede, supporto
amministrativo, logistico? Rosignano, Cecina,
Capannori, Montopoli in val d'Arno, Lucca, Prato
meritano più di Pisa? Evidentemente per chi
decide delle sorti di Pisa sì, e forse è vero.
- come è possibile che si debba aspettare anni
per ottenere il cambio di una lampadina, un
chiarimento burocratico, una risposta?
- come è possibile che in 25 anni non si sia trovata
una forma decente per una gestione in qualche
modo pubblica e professionale, seria, di una
realtà che nel frattempo cresceva così tanto in
qualità e in quantità e che ha sempre tenuto al
corrente tutti - istituzioni e cittadini di questa
crescita? (Un giornale, un sito, 400 allievi e 40
serate di musica all'anno possono passare
inosservati? Per 25 anni?).
- perché questa città, il cui colore politico si dice
numero iscritti
continua dalla prima pagina
anno scolastico
sia quello della
socialità, della
giustizia, del rispetto per il lavoro, non investe
seriamente nella cultura musicale? Non è
forse il primo e il più credibile patrimonio della
storia del popolo italiano e toscano in
particolare? Cosa vendiamo ai turisti? Un
pallone?
- quanto dobbiamo aspettare per ricevere un
aiuto determinante che dia ai cittadini e agli
ospiti di Pisa la sensazione di trovarsi in una città
moderna e in linea con le tendenze culturali e
sociali più evolute, agli insegnanti il segnale che
si rispetta il loro lavoro e lo si riconosce, agli allievi
il segnale che il loro impegno è davvero
importante per loro e per tutti, ai genitori il segnale
che qualcuno li supporta davvero nella fatica di
continuare a credere nella cultura e nella musica,
ai giovani e a tutti il segnale che indichi che sì, è
meglio suonare Bach o Ellington che spaccare
vetrine? Ci vengano date risposte chiare.
Abbiamo un giornale per pubblicarle.
Tra le 600 adesioni pervenute, quasi tutti i Docenti
e allievi Scuola Bonamici e Ottaviano Tenerani,
Direttore e docente Scuola Bonamici; docenti Ist.
Mus.le P.Mascagni Istituzione d'Alta Cultura,
Livorno; Franco D'Andrea, Tino Tracanna,
Stefano Bollani, Marty D.Werner; 30 Professori
d'Orchestra, CittàLirica Orchestra; docenti della
Scuola di Musica della Soc. Filarmonica Pisana;
ex allievi, pensionati, professionisti, docenti
universitari; allievi, docenti e funzionari della
Scuola Normale Superiore, insegnanti della
scuola pubblica, persone da Madrid, Egitto, Usa,
Olanda, Inghilterra, Francia. Alcuni messaggi:
“Questo paese cerchiamo di farlo andare avanti e
non indietro. Sono con voi”; “ho un figlio e mi
piacerebbe che andasse a lezione di musica
diversissima estrazione
come questi, non tonali,
non modali, “non” un
sacco di cose, e molto
musicali. In Ottobre il
basso svolge un bel solo
partendo da incipit
ricorrenti la-mi sviluppati
liberamente in varie
suggestioni, a cui segue
il solo del violino in ¾ e
del piano: un bel
controllo, un approccio con una
grande attenzione al timbro. In
Benko Opening l'unisono violinopianoforte (esistono violinisti ben
intonati anche nel jazz
'd'avanguardia', e lasciano l'Italia:
qu an d' è ch e co mi nc ia mo a
chiederci qualcosa?) precede un
delirio violinistico e un bel solo del
basso con l'arco - anche a 2 con il
violino, a tratti (avrei amato un'
approfondimento di quest'idea!),
prudente ma caldo e evocativo. Le
Cognac Du Dimanche ha spunti
swinganti. Un gran bel pianista, e
un viol inis ta che amer emmo
incontr are per v edere se …
parafrasando A. de Sai ntExup éry: chis sà se Lill o ha
mangiato la mosca?
APC
piuttosto che in qualche sala giochi!"; “…la
ciliegina sulla torta rappresentata dal patrocinio
comunale ad imperdibili appuntamenti culturali
quali le sfilate di miss Pisa"; “La Scuola
Bonamici è un bene comune”; “Com'è che
CittàLirica spende 30 mila Euro in pochi giorni per
le audizioni? Perché Bocelli prende 200 mila Euro
per un concerto e nello stesso concerto i
professori d'orchestra prendono 40 Euro lordi?”;
“Un' autorevole rivista scientifica inglese
pubblicò un articolo secondo il quale il diploma di
pianoforte equivale, in termini di impegno
psicofisico, a 2 lauree in giurisprudenza e una in
ingegneria. 2 ore di concerto equivalgono, in
termini di metabolismo, a 8 ore in una catena di
montaggio”; “Colgo l'occasione per denunciare la
medesima situazione di indifferenza nei
confronti della Scuola di Musica presso la
Filarmonica Pisana”; “solidarietà per la gloriosa
Bonamici, unico esempio di diffusione di
cultura musicale moderna nei dintorni di
Livorno e Pisa”; “Ho trovato maggiore
attenzione alla cultura nel deserto del Cairo”;
“gli enti Locali si sentano responsabili del
futuro di una realtà già consolidata”; “E'
veramente incredibile, a volte basta fare 10 km
per ritrovarsi un altro mondo”.
La raccolta delle adesioni continua: fax: 050
540450; email: [email protected];
personalmente o per posta ordinaria: Scuola
Bonamici, Via Matteucci 20, 56100 Pisa. Italia.
“…E' come
bruciare libri in piazza.
Solidarietà alla Bonamici”.
Continuum
Numero delle serate di Saggi per Anno Scolastico
numero serate
Recensione
Rino Adamo Fiii Quartet “Variazioni su un tema”
7
NUMERO 11
anno scolastico
8
NUMERO 11
APPUNTAMENTI
Cartellone
„
12 Giugno 2004
David Bacci (piano) e Niki Mazziotta (voce), musiche di C. Deri
Scuola Bonamici, Pisa, 050 540450
„
16 e 18 Luglio 2004 -Festival Opera Barga, Teatro dei
Differenti - Barga (Lu) ore 21,00
replica: 29 e 30 Ottobre 2004 Siena, Teatro dei Rozzi ore 21,00
Alessandro Scarlatti: La Caduta de' Decemviri, Dramma per
musica in tre atti (1697)
Nuovo allestimento e prima rappresentazione in tempi moderni
Regia, scene e costumi: Alessio Rosati
Orchestra Barocca Il Rossignolo
su strumenti originali, Direttore: Ottaviano Tenerani
„
Giovedì 22 Luglio 2004 ore 21.00
Concerto per pianoforte e orchestra KV.467 in Do maggiore di
W.A. Mozart
Orchestra sinfonica della Catalogna
Pianoforte: David Bacci
Direttore: Sergio Alafont - San Galgano (Siena), info 050
540450
„
Mercoledì 28 Luglio 2004
David Bacci, pianoforte, musiche di Beethoven, Liszt, Chopin
Forte dei Marmi (Lucca), info 050 540450
„
15-20 Settembre
Vittorio Silvestri - Andrea Pellegrini - Michel Altier - Eric Bretheau
quartet, tour in Francia (Vaison La Romaine, St.Siffret, Uzes,
Nimes, Gruissan).
„
Il Jazz nelle Terre di Mezzo:
Concerti nei Piccoli Comuni della Provincia di Pisa
(Provincia di Pisa Comuni di Riparbella, Lajatico, Lorenzana, Crespina,
Scuola di Musica Bonamici, Dip.to di Jazz, Pisa Teatro Verdi,
Pisa,GoJazzing 2004)
email [email protected] , tel 338 63 46 037
30 Luglio Riparbella Gabrio Baldacci Trio “Formica” (Gabrio Baldacci,
gtr; Giacomo Riggi, vib; Daniele Paoletti, dr)
11 Agosto Lajatico, Parco Della Chiesa, V. Roma Tino Tracanna “Tre”
15 Agosto Lorenzana, Piazza Tripoli Michela Lombardi Quintet “Small
Day Tomorrow” (Michela Lombardi, v; Piero Frassi, p, kb; Luca
Giovacchini, gtr; Nino Pellegrini, cb; Riccardo Jenna, dr)
21 Agosto Cenaia (fraz. di Crespina), Piazza Don Minzoni Dinamitri
Jazz Folklore (Dimitri G. Espinoza, sax; Mirco Mariottini, cl; Emanuele
Parrini, vl; Pewee Durante, kb; Andrea Melani, dr)
„
Carta Bianca a Andrea Pellegrini
(Provincia di Pisa Comuni di Santa Luce, Guardistallo, Montecatini Val Di
Cecina, Scuola di Musica Bonamici, Dip.to di Jazz, Pisa,Teatro Verdi,
Pisa,GoJazzing 2004)
email [email protected] , tel 338 63 46 037,
www.andreapellegrini.it
6 Luglio, Santa Luce,
esterno Chiesa di S. Lucia:
Paul
McCandless,Andrea Pellegrini Ainulindale Duo
17 Luglio, Guardistallo, Piazza del Plebiscito: Stefano Franceschini
Andrea Pellegrini New Quartet
10 Agosto, Montecatini Val di Cecina, Piazza Garibaldi: Andrea Pellegrini
- Tino Tracanna Quartetto Toscano, Progetto Macchiaioli
„
VIII Festival Instabile 2004
(Ministero dei Beni e Attività Culturali, Dipartimento per lo Spettacolo
Provincia di Pisa Teatro Verdi, Pisa Associazione Italian Instabile
Orchestra GoJazzin' 2004)
8 Dicembre, Cineclub Arsenale, Pisa, Progetto Beuys con Umberto
Petrin
9 Dicembre, Cantiere S. Bernardo, Pisa, Progetto Boccioni con
Giancarlo Schiaffini e Silvia Schiavoni
10 Dicembre, Teatro Lux, Pisa, Holystone Quartet di Daniele
Cavallanti
11 Dicembre, Teatro Verdi, Pisa, Mimmo Rotella, Tiziana Ghiglioni +
Quartetto Zeno De Rossi
12 Dicembre, Teatro Verdi, Pisa, Mosaic Orchestra di Giovanni Maier
+ Anthony Coleman solo
13 Dicembre, Pontasserchio, Teatro Rossini, Lezione Concerto con
Giovanni Maier Quintetto e Francesco Martinelli (narratore)
„
Volterra Jazz Festival
(Provincia di Pisa,Comune di Volterra,Associazione Volterra
Jazz,Consorzio Turistico di Volterra,Teatro Verdi, Pisa,GoJazzin' 2004)
Volterra, Piazza dei Priori, ingresso 12 Euro
tel 050 40963, e-mail: [email protected]
1 Agosto, Stefano Bollani Piano Solo
6 Agosto, Pietro Condorelli "Quasimodo" Quintetto
8 Agosto, Luigi Tessarollo,Rachele Could
10 Agosto, Mauro Negri Jazz Quartet
12 Agosto, Banzigu Big Band + Charlie Mariano, Special Guest
GoJazzin' 2004 Pisa casa del jazz
Anche quest'anno, fra luglio e dicembre, in tutta la provincia di Pisa sarà
realizzato l'ormai noto festival jazz Gojazzin' (direttore artistico
Francesco Martinelli), che riunisce concerti di grande spessore
finanziate in parte dalla Provincia, in parte dai Comuni, in parte dal
Ministero, fortemente incentrati sul Jazz italiano. Ecco il programma
(tutti i concerti iniziano alle 21 30 e sono a ingresso libero eccetto quelli
del Festival Volterra Jazz, ingresso 12 Euro):
„
„
Festival del Lungomonte
(Provincia di Pisa Comune di Cascina Comune di San Giuliano
Terme Comune di Vicopisano Teatro Verdi, Pisa GoJazzin' 2004)
email [email protected] , tel 338 63 46 037
7 Luglio Cascina, Paul McCandless
Andrea Pellegrini
Ainulindale Duo
15 Luglio San Giuliano Terme, Piazza Italia: Andrea Tofanelli
Quartet
22 Luglio San Giuliano Terme, Piazza Italia: Les Italiens
4 Agosto Vicopisano, Torre del Soccorso, V.le Brunelleschi:
Vittorio Silvestri Quartet
VI Festival Jazz di Montescudaio “Il Nuovo jazz Italiano” NJI
(Provincia di Pisa Comune di Montescudaio, Ass.ne Spazio
Minerva, Montescudaio Teatro Verdi, Pisa GoJazzin' 2004)
email [email protected], www.spaziominervarte.it, tel.
0586.650271
Montescudaio (Pisa) (superstrada Livorno Grosseto, uscita
Cecina Nord, poi prendere per Volterra) Piazza del Municipio
5 Agosto Vittorio Silvestri Quartet “Sinestesia”
6 Agosto P. Bronzi S. Ordini Metafonie Duo
8 Agosto E. Rodriguez, S. Zanchini, R. Bartoli “Terre di Mezzo”
Trio
12 Agosto
Tino Tracanna “Tre” (T. Tracanna, sax; Tito
Mangialajo, cb; Cristian Calcagnile, dr)
13 Agosto Quartetto Piero Bronzi (sax), Stefano Franceschini
(sax), Alessandro Riccucci (sax), Daniele Nannini (basso el.)
Continuum - Anno 1, n° 6 (n° progressivo 11)
Direttore responsabile: Francesco Ermini Polacci
Direttore di redazione: Ottaviano Tenerani
Redattori: Monica Cicu, Paolo De Felice, Davide Dente, Silvia
Faggian, Gianna Nuzzo, Andrea Pellegrini Constantini, Elena
Talotta
Editore: Ottaviano Tenerani
Hanno collaborato a questo numero: Liliane Comensoli, Paolo De
Felice, Silvia Faggian, Alessio Rosati, Francesca Spizzirri.
Sede: Via Matteucci, 20 - Pisa - Tel e Fax 050.540450
Sito internet: www.scuolabonamicipisa.it
e-mail: [email protected]
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Registrazione Tribunale di Pisa n° 17/2002 del 28/10/2002
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Continuum n° 11