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FARO IV
“Supporto psicologico e psicosociale ai minori stranieri non accompagnati
e bambini con famiglie in arrivo a Lampedusa e Siracusa”
RAPPORTO FINALE DI ATTIVITA’ 2014
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E. 15 anni, Senegal
“I am too young to suffer like this.
I started too early to cry, to be afraid and to feel unprotected...”
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A.16 anni, Gambia
“They do to us whatever they like....they treat us like animals,
with no reason, just to play...”
“I would like that there are cameras, so that you
could see, because it's impossible to explain...”
O.17 anni, Gambia
“Quale è la differenza tra l’Italia e la Libia?
Te lo dico io, l’umanità.”
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SCHEDA RIASSUNTIVA
Il progetto Faro IV è stato implementato da marzo a dicembre 2014 nella provincia di Siracusa.
Faro IV prosegue l’esperienza di Terre des Hommes nel supporto ai minori migranti in arrivo in Italia soli
avviata nel 2011 a Lampedusa e successivamente sviluppata negli anni con obiettivi e attività modulati al
bisogno di volta in volta identificato: Faro I (Supporto giuridico, Lampedusa 2011); Faro II (Formazione
giuridica e sociale itinerante in 10 città italiane, rivolta ad operatori di comunità impegnanti nell’accoglienza
dei MSNA); Faro III (Supporto psicologico e psicosociale ai MSNA e bambini con famiglie, Lampedusa 2013);
Faro IV Supporto psicologico e psicosociale ai MSNA e bambini con famiglie, Siracusa 2014).
Nello specifico il progetto è stato attivato nella Provincia di Siracusa dopo la chiusura del CPSA di
Lampedusa, su suggerimento del Ministero dell’Interno che ha invitato Terre des Hommes ad estendere il
servizio, già offerto a Lampedusa, anche in altre zone del Paese esposte ai grandi arrivi di migranti. Nel corso
dell’anno si è attesa la riapertura dell’isola per estendere il progetto anche lì, ma non essendo avvenuto, di
fatto l’intervento si è focalizzato esclusivamente nell’area del siracusano.
Obiettivo: Fornire supporto psicologico e psicosociale ai minori stranieri non accompagnati e
alle famiglie con bambini in arrivo nel siracusano.
Ubicazione
Sicilia, Provincia di Siracusa, Centri di Primo Soccorso e Accoglienza di:
| Priolo Gargallo: Centro Papa Francesco
| Melilli: Le Zagare
| Portopalo di Capo Passero: La Forza nuova,
| Augusta: ex Scuole Verdi
Durata: 10 marzo 2014 – dicembre 2014
Beneficiari
| Minori stranieri non accompagnati e bambini con famiglie.
Nei fatti l’intervento si è focalizzato solo sui MSNA dal momento che i nuclei famigliari erano principalmente
provenienti dalla Siria con una permanenza troppo breve per giustificare una qualunque attività con i loro
bambini.
| Diretti: 207
| Indiretti: direttori dei centri, operatori sociali dei centri, operatori sanitari (ASP)
Staff
Sede centrale:
| N.1 COordinatore progetto
Field staff:
| N.1 Psicologa
| N.1 Sociologa
| N.1 Mediatore
| N.1 Consulente legale
Finanziatore: Federazione Internazionale Terre des Hommes e Ministero degli Affari Esteri del
Lussemburgo
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INTRODUZIONE
Faro è l’intervento attraverso cui Terre des Hommes ha offerto al minore migrante un supporto
psicologico e psicosociale volto ad arginare le pesanti ricadute che la prolungata accoglienza nei CPSA
provoca sul piano psicologico ed emotivo.
In abbinamento al servizio di salute mentale, il progetto ha offerto strumenti utili al minore per iniziare ad
investire nella costruzione del suo personale progetto di vita per il quale ha affrontato il pericoloso viaggio
che lo ha portato in Italia.
Faro è l’unico progetto di salute mentale rivolto specificatamente ai minori stranieri non accompagnati
offerto da una ONG operante nella prima accoglienza dei migranti.
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PROBLEMI LEGATI AL CONTESTO
Il principale problema rilevato nell’area di intervento è stato la dimensione dei flussi di arrivo, costante
durante tutto l’arco del progetto.
Faro si è posizionato, infatti, nell’area più calda della penisola dal punto di vista degli sbarchi che si sono
concentrati proprio nella Provincia di Siracusa.
Da Gennaio a fine Novembre 2014, sono arrivati in Italia 163.369 migranti, di cui 9.820 erano MSNA. L’83%
di questi (97.038 migranti) sono sbarcati in Sicilia.
La Sicilia è la regione che ospita il maggior numero di migranti con 14.908 persone che stanno nei Centri di
Prima Accoglienza (CPSA): ben 10.500 persone in più rispetto alla reale capacità di accoglienza della
regione.
L’operazione Mare Nostrum ha giocato un ruolo fondamentale con 439 operazioni di salvataggio e 156.362
persone soccorse.
Ciò si è tradotto in un costante sovraffollamento dei Centri che ha imposto alla Prefettura di Siracusa la
ricerca di nuove strutture, talvolta del tutto inadeguate per organizzare l’accoglienza dei minori migranti.
La presenza dei minori migranti in così grande numero ha portato al collasso non solo la capacità ricettiva
dell’area ma anche il tessuto dei servizi sociali in esso presenti.
Infatti, ai Servizi Sociali è per legge demandato l’obbligo di prendere in carico il minore solo sbarcato sul
territorio e quest’obbligo si è scontrato con le effettive risorse umane disponibili nella rete dei Servizi
Sociali locali.
Secondo la legge italiana, per ciascun minore il sistema prevede:
| Soccorso immediato
| Trasferimento in luogo protetto entro 48/72 h
| Nomina di un tutore
| Presa in carico da parte dei Servizi Sociali
Questi i provvedimenti che, almeno sulla carta, dovrebbero essere disposti, ma che, nei fatti, non hanno
trovato applicazione per le ragioni sopra esposte.
Nel corso del progetto strutture anche per nulla idonee all’accoglienza dei minori sono state utilizzate:
| Palabrucoli e Palajonio - Augusta
| Comunità per persone con problemi psichiatrici – Floridia
| CPSA Portopalo di Capopassero
| Ex scuole Verdi di Augusta
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Nel caso delle prime due strutture i minori dormivano su brandine occupando l’area gioco dei palazzetti
che veniva liberata durante il giorno per il normale utilizzo delle attività sportive dei bambini della città.
Entrambe le suddette strutture sono state chiuse dopo alcuni mesi, anche in risposta alle pressioni delle
ONG.
Lo stesso è stato per una comunità terapeutica per persone con problemi di salute mentale che per un
breve periodo ha accolto anche minori stranieri non accompagnati presso il comune di Floridia.
Terre des Hommes ha incontrato questi ragazzi nel corso di una visita di monitoraggio, dandone subito
pubblica notizia nel comunicato successivo alla missione. Anche in questo caso i minori sono poi stati
trasferiti dalla struttura.
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LA STORIA
Un uomo di circa trent’anni sopravvive a un naufragio insieme al
nipotino di nove.
Siriani originari di Hama,
sono gli unici due sopravvissuti di una famiglia
allargata di venti persone.
Quando Terre des Hommes li incontra al bambino non era ancora
stata comunicata la morte dei genitori.
Lo zio sembrava molto preoccupato circa la possibile reazione del
nipote, nonostante questi gli rivolgesse delle esplicite domande al
riguardo.
Terre des Hommes è intervenuta accompagnando lo zio nella
presa di coscienza del fatto che il bambino era pronto a ricevere
risposte chiare alle sue domande.
Lo zio è stato quindi supportato nella comunicazione al
nipote della verità.
PUNTI DI FORZA: LA FLESSIBILITA’ DI FARO
Come conferma l’esempio sopra riportato, il progetto è stato caratterizzato, sin da subito, da una grande
flessibilità e capacità di adattamento.
Avviato inizialmente nel solo Centro Papa Francesco a Priolo Gargallo il progetto, infatti, è stato poi esteso
ad altre tre strutture.
Nei primi quattro mesi (marzo – giugno) in cui è stato implementato nel solo Centro di Priolo il progetto
ha permesso di:
| conoscere il contesto
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| valutare il bisogno dei ragazzi, parzialmente diverso da quello a Lampedusa
| verificare la capacità di risposta dell’equipe alle domande di supporto dei ragazzi
In questa prima fase di lavoro in un solo unico Centro il progetto ha potuto ‘testare’ le attività, adattando
obiettivi e metodologia ai bisogni di un target di ragazzi che sostanzialmente era diverso da quello
incontrato l’anno precedente a Lampedusa, perché i ragazzi si trovavano accolti in una fase successiva e
diversa rispetto a quella del primissimo sbarco.
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Dopo tale periodo, sulla base delle informazioni raccolte e degli inviti della stessa Prefettura di Siracusa a
estendere il progetto ad altre strutture, anche alla luce del crescente numero di migranti e di domanda di
assistenza, Terre des Hommes ha deciso di modificare il proprio intervento.
E’ stata, quindi, svolta un’analisi interna di valutazione dei punti di forza e di debolezza del progetto e alla
luce delle esigenze del contesto si è deciso di ampliare il raggio di azione di Faro.
Per farlo si è stabilito di diluire la presenza dello staff al Centro di Priolo, prevedendo l’estensione delle
attività in altri tre Centri.
Le attività sono state calibrate in modo tale da riuscire ad offrire un servizio strutturato e rispondente ai
diversi bisogni dei ragazzi accolti nelle molte strutture.
Pertanto, dall’originario intervento sul solo Centro di Priolo, in cui veniva svolto tutto l’insieme delle
attività psicosociali e psicologiche previste da programma, nelle altre strutture si è scelto di intervenire
adattando alle specifiche esigenze e reali possibilità le azioni.
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DOVE OPERA FARO
Faro si inserisce in un ambito molto specifico dell’accoglienza dei migrante: la prima accoglienza. Si
tratta di una fase molto delicata che si interpone tra il primo soccorso e l’accoglienza di lungo periodo nelle
comunità protette per minori.
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IL NETWORK
Coordinamento di TDH con i Servizi Sociali del territorio, Prefettura di Siracusa e ONG.
Tutta l’azione di Terre des Hommes si è ispirata al principio del costante coordinamento con le risorse del
sistema pubblico di salute e welfare, da un lato, e allo scambio fluido delle informazioni con la Prefettura,
dall’altro.
Pertanto l’intervento ha previsto sempre il previo raccordo con i medici ASP presenti nei Centri che hanno
segnalato a Terre des Hommes i casi richiedenti supporto psicologico.
Nel caso di minori cui è stata diagnosticata una patologia psichiatrica Terre des Hommes ha segnalato il
caso al medico ASP, quindi ai Servizi Sociali del Comune di riferimento, alla Prefettura seguendo, infine, il
minore nelle fasi di eventuale TSO (trattamento sanitario obbligatorio).
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Da ultimo Terre des Hommes ha mantenuto il pieno e costante raccordo con tutte le equipe delle altre
ONG presenti nell’area e operative nei Centri in cui era attivo Faro.
Si è, quindi, avuto un coordinamento costante con: Emergency, Save the Children, Accoglirete, OIM,
UNHCR e Medici Senza Frontiere.
A garanzia di tale raccordo, è stata prodotta una FLOW CHART che descrive tutti i passaggi di
informazione tra Terre des Hommes e le altre ONG, nel rispetto del ruolo e della posizione di ciascuno.
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METODOLOGIA
L’approccio metodologico adottato da Faro risponde ai seguenti principi:
1. Esclusione di qualsiasi forzatura nella presentazione delle attività ai beneficiari
2. Ascolto del bisogno specifico dei ragazzi
3. Adattamento delle attività in corso d’opera – flessibilità costante
4. Coinvolgimento diretto dei ragazzi nella costruzione delle attività
5. Osservazione attenta delle dinamiche di gruppo per rendere le attività rispondenti al sentire degli
stessi e identificare i casi di soggetti vulnerabili
6. Coordinamento con staff di altre ONG ogni qualvolta sia necessario
Il progetto ha cioè sempre evitato di:
1. Standardizzare la propria presenza ed attività rendendo meccanico il lavoro proposto
2. Spersonalizzare la relazione con i ragazzi
3. Imporre attività senza che rispondano al volere dei ragazzi e ai loro bisogni
4. Infantilizzare i ragazzi, proponendo attività non rispondenti alla loro età
5. Stimolare in modo ingiustificato l’emotività dei ragazzi
Alla luce di questo deriva l’importanza del primo incontro con il minore, perché da questo dipende molto
del lavoro che seguirà.
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TERRE DES HOMMES’ HANDBOOK
ON PSYCHOSOCIAL INTERVENTION ADDRESSING CHILDREN
(published by TDH Lausanne)
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GUIDA PSICOSOCIALE DI TERRE DES HOMMES ITALIA
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Il progetto Faro, grazie all’insieme dei servizi che offre, tiene conto ed affronta tutti questi aspetti che
coesistono nel minore:
| Il viaggio come rito di passaggio dalla minore età all’età adulta
| La famiglia e il mandato migratorio e le sue conseguenze sul minore
| L’inversione generazionale: il minore diventa responsabile del benessere e futuro della famiglia
| La doppia assenza, ossia l’impossibilità per il ragazzo di raccontare la verità dei fatti e delle
violenze di cui è stato vittima nel corso del suo viaggio
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BENEFICIARI
La maggior parte dei minori stranieri non accompagnati cui si rivolge il progetto hanno compiuto viaggi di
mesi, alcuni di anni, attraverso il deserto e, tappa obbligatoria quasi per tutti, la Libia.
Qui hanno sperimentato la violenza, costante, diffusa, spesso sfociata in vera e propria tortura.
La maggior parte di loro proviene dalla regione del Sub Sahara (Gambia, Mali, Senegal, Nigeria, Costa
d’Avorio, Guinea Bissau, Guinea Conakry), dal Corno d’Africa (Eritrea and Somalia), dalla Siria, nonché
dall’Egitto e dal Bangladesh.
I minori, che vivono l’esperienza drammatica del viaggio, sono portatori di un mandato familiare molto forte
che crea in loro aspettative alte di riscatto nel nuovo Paese.
I ragazzi, infatti, sono emotivamente schiacciati dal senso di responsabilità, date dal dover ripagare il debito
contratto dai genitori per farli partire.
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E’ per questa ragione che appena arrivati in Italia l’unico e solo pensiero che ossessivamente accompagna i
ragazzi è il bisogno di avviare concretamente il proprio progetto di vita, di studio e/o lavoro per il quale
hanno abbandonato tutto.
Dai colloqui psicologici emergono aspetti delicatissimi e molto eloquenti rispetto a questo:
| ansia per non poter iniziare a studiare o lavorare
| senso di colpa
| senso di vergogna per aver subito violenze che i genitori mai avrebbero immaginato
| senso di impotenza per non poter condividere con la propria famiglia l’esperienza di accoglienza
che non risponde a quanto immaginato
| il disorientamento dovuto al fatto di essere un minore anagraficamente ma un adulto
psicologicamente
SERVIZI OFFERTI E BENEFICIARI IN CIFRE
n. 1887: contatti a persona attivati dal servizio psicosociale
n. 253: numeri di attività erogate dallo psicologo
TOT. 2.140
Più in dettaglio, rispetto a ciascun ambito di intervento, il progetto ha raggiunto i seguenti beneficiari:
In ambito psicosociale:
Numero attività implementate: 1.887
1. Attività psicosociali
| Numero incontri di gruppo: 50
| Numero di minori coinvolti: 500 (ogni gruppo ha una media di 10 partecipanti)
| Beneficiari diretti: 250
2. Accoglienza e Orientamento
| Numero incontri di gruppo: 48
| Beneficiari diretti: 407
3. Corsi di Italiano
| Numero di workshop: 98
| Numero di minori coinvolti: 980 (ogni gruppo ha una composizione di 10 partecipanti)
| Beneficiari diretti: 326 (in questo tipo di attività i ragazzi frequentano almeno tre incontri)
4. Valutazione delle competenze
| Schede Valutazione Competenze: 85
In ambito psicologico:
| N. contatti informali: 253
| N. persone seguite da psicologo e certificate: 65
| N. casi vulnerabili segnalati a ASP, ONG e Prefettura: 19
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ATTIVITA'
ATTIVITA' PSICOSOCIALE
ATTIVITA' PSICOLOGICA
12%
12
88%
BENEFICIARI ATTIVITA’ PSICOSOCIALE
Valutazione
competenze (85)
Insegnamento lingua
italiana (326)
Welcoming e orientamento (407)
Contatti persona /attività informale (1885)
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BENEFICIARI ATTIVITA’ PSICOLOGICA
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Certificazioni
psy
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Colloqui strutturati
65
Contatti informali (253)
Alcuni dei principali problemi riscontrati durante le sedute psicologiche:
| ansia
| senso di colpa per essere sopravvissuto al naufragio
| bisogno di confronto sull’esperienza del viaggio
| disorientamento
BENEFICIARI INDIRETTI
Beneficiari indiretti del progetto Faro sono:
| Management dei Centri e operatori che osservando la metodologia applicata da Terre des Hommes ne
ha in parte tratto buone prassi.
| ASP e Prefettura
| Garante Nazionale Infanzia e Adolescenza
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IL SISTEMA ITALIA E LE RICADUTE SUL BENESSERE DEI MINORI
Stando alla normativa Italiana un minore che arriva solo in Italia non può essere espulso e deve essere
soccorso immediatamente ed accolto in un luogo sicuro per poi essere trasferito in 48/72h in una comunità
per minore adatta alle sue esigenze, in cui poter avviare il suo percorso di inserimento sociale. Di fatto
questo non avviene.
Per via dell’assenza di un numero sufficiente di posti nelle comunità di accoglienza, i minori finiscono per
aspettare nei CPSA (Centri di Primo Soccorso e Accoglienza) che costituiscono il primo anello della catena
di strutture che accoglie i migranti, subito dopo l’arrivo in banchina, anche 8/9 mesi.
I CPSA non sono attrezzati a questo tipo di permanenza e non prevedono tutta una serie di servizi alla
persona che permettano un inserimento sociale.
L’incongruenza tra l’essere minore per la legge e quindi protetto e il vivere una condizione di accoglienza
forzata, senza assistenza appropriata, è qualcosa che mina profondamente la psiche del minore.
I problemi riscontrati rispetto al benessere dei minori possono quindi essere suddivisi in due macro aree:
| Giuridica
| Psicologica e Socio assistenziale
Problemi giuridici
| Mancanza di applicazione della legge
| Lunga permanenza (al di sopra degli 8/9 mesi)
| Mancanza di un tutore per i minori
| Nessun accesso ai servizi comunicativi per parlare con I propri familiari nel paese di origine
| Rischio di diventare adulto mentre si soggiorna nei centri
Problemi sociali
| Nessun servizio sociale o educativo erogato nei centri
| Promiscuità con gli adulti
| Mancanza di servizi psicologici
| Nessun servizio che aiuti i minori a pianificare la propria vita nel nuovo paese
| Frustrazione
| Nessun servizio sanitario
| Mancanza di un servizio di sanità mentale che identifichi e supporti I minori con problem
psichiatrici
PROBLEMI PSICOLOGICI
Dall’attività di supporto psicologico sono emersi tra i ragazzi in modo ricorrente i seguenti
problemi:
| Disorientamento
| Ansia
| Paura di fallire nel proprio progetto di vita
| Ricordi delle violenze e degli abusi subiti in Libia
| Perdità del senso della realtà
| Panico
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La permanenza prolungata nel Centro, la precarietà giuridica e la condivisione forzata di spazi ridotti con un
gran numero di persone in parte estranee, si aggiunge al carico di preoccupazioni e doveri che i ragazzi
portano con sé.
Il confronto telefonico con amici che sono già stati trasferiti in strutture definitive induce nei ragazzi
un’ansia talvolta difficilmente sostenibile.
La sospensione a cui i ragazzi sono esposti da tempo prolungato non consente loro di proiettarsi come
vorrebbero in una progettualità concreta.
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Ciò aumenta la frustrazione e il senso di impotenza in molti di loro, alle prese con una burocrazia difficile
da comprendere e che non immaginavano potesse essere così inefficiente in un paese europeo. La
situazione attuale va a incidere e a fragilizzare chi, già profondamente provato dall'esperienza libica, deve
fare i conti con memorie personali e preoccupazioni ad essa pregresse e riattivate dal vivere in condizioni in
cui è difficile prendersi cura di sé.
La permanenza prolungata nel centro e la sensazione che le tempistiche dei trasferimenti siano impossibili
da prevedere porta alcuni a immaginare di lasciare il centro prima di avere ricevuto un documento che
consenta loro di circolare senza correre rischi.
I ragazzi devono fare i conti con la confusione che deriva dal considerare la mancata applicazione di una
legge in un paese di diritto: non si spiegano perché una legge reciti qualcosa che di fatto non viene messo in
pratica. Ciò favorisce la fantasia di un ‘razzismo’, all’interno del Centro o da parte delle istituzioni, nei
confronti di persone di pelle scura e a favore di chi proviene dal Nord Africa (gli egiziani hanno avuto il
permesso di soggiorno per minore età), riaprendo ferite recenti e profonde.
Il bisogno di trovare una spiegazione valida della propria condizione li spinge verso questo tipo di
concettualizzazioni: il centro riattiva infatti la memoria dell’esperienze che hanno fatto in Libia, dove i loro
diritti erano quotidianamente calpestati.
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Accettare che un paese di diritto violi o svalorizzi il proprio progetto è insostenibile, visto il prezzo che
hanno pagato per arrivare in Europa, che resta ancora il sogno a cui si aggrappano e a cui non vogliono
rinunciare.
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La violenza sperimentata in Libia è attribuita a caratteristiche intrinseche della popolazione araba, ma la
violenza delle piccole cose, le privazioni quotidiane, che subiscono in molti centri, ancora non ha trovato, in
molti di loro, una spiegazione.
Si fa strada, poco a poco, il timore che questo paese non abbia un posto per loro, che sia anch’esso razzista.
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Moltissimi ragazzi presentano alterazioni del ciclo sonno veglia, una iperattivazione o al contrario una
spossatezza che li spinge a trascorrere nella loro stanza buona parte della giornata.
In sede di colloquio la rappresentazione del proprio disagio passa attraverso elementi culturali, così come la
modalità migliore per affrontarli richiede spesso l’attivazione di risorse simboliche profonde, efficaci ed
efficienti.
I ragazzi parlano di “perdita di forza”, “perdita di energia”, utilizzando un lessico comune nei contesti
dell’Africa Occidentale.
La convivenza con persone che non si conoscono innesca spesso meccanismi di paranoia, di insofferenza.
Sono tante le persone che fanno amari paragoni tra la propria condizione e quella di amici già ospitati in
comunità che, tra le altre cose, già riescono ad esprimersi in italiano.
In risposta a tutto questo malessere diffuso, Terre des Hommes ha offerto ai ragazzi la serie di servizi che
seguono.
ATTIVITA’
Il supporto psicosociale
Il contesto dei CPSA è molto complesso e mostra una serie di forti contraddizioni che vanno prese in
considerazione in quanto possono influenzare in maniera determinante la strutturazione della parte
psicosociale del progetto.
Obiettivi:
| Aiutare il minore a ubicarsi nel nuovo contesto
| Attivare la resilienza del minore e la sua capacità di interagire con gli altri
| Accompagnare il minore nel prepararsi alla costruzione del suo progetto di vita
Dettaglio attività:
 Welcoming e orientamento
 Gruppi di ascolto
 Lezioni di italiano
 Analisi e valutazione competenze
Il lavoro è stato condotto da una sociologa coadiuvata da un mediatore arabo parlante e si è ispirato sotto
il profilo metodologico al Manuale di Terre des Hommes per gli interventi psicosociali rivolti ai bambini.
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WELCOMING
Quest’attività è volta a orientare il minore appena arrivato nel Centro perché prenda confidenza con il
nuovo contesto.
Lo staff, dopo aver osservato attentamente i nuovi arrivati, li avvicina presentando Terre des Hommes e
consegnando un frasario e una cartina dell’Italia.
Sulla base di questi semplici strumenti si attiva uno scambio di informazioni basiche che verrà
successivamente ripreso in momenti di confronto più strutturati.
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ORIENTAMENTO
Segue al primo approccio la spiegazione di cosa sia il Centro e come si inserisce nel quadro del sistema di
accoglienza, quale sia la sua funzione.
In dettaglio, si risponde alle seguenti domande:
| Cos’è un CPSA?
| Cosa significa essere “minore” per la legge italiana?
| Quanto tempo è previsto che duri il soggiorno?
| Quando avviene il trasferimento in comunità?
| Cosa significa avere un Tutore?
| Perché qualcuno ce l’ha e altri no?
| Quando e come è possibile fare domanda di Asilo?
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Tutte queste informazioni vengono date via via in modo più strutturato, organizzando veri e propri
incontri di gruppo, solitamente suddivisi in base alla provenienza dei ragazzi.
A questo lavoro si aggiunge il così detto “lavoro ombra” più informale, di osservazione dei ragazzi
da parte degli operatori Terre des Hommes senza l’attivazione di alcuna attività specifica.
Questo lavoro è cruciale perché permette di:
| Identificare relazioni critiche tra gruppi
| Identificare casi vulnerabili
| Registrare comportamenti inusuali o a rischio
| Essere sempre informati di cambiamenti e nuove dinamiche tra gli ospiti
Sulla base di questo lavoro informale possono essere pianificate successivamente le attività
‘strutturate’ quali: incontri e giochi psicosociali, analisi competenze, lezioni di italiano, tenendo
conto delle dinamiche tra i ragazzi e delle loro eventuali affinità o problemi relazionali.
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INSEGNAMENTO DELLA LINGUA ITALIANA
L’insegnamento è strutturato sulla base di una metodologia che prevede 10 lezioni che forniscono un
quadro basico ma completo degli elementi strutturali grammaticali e logici della lingua italiana.
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Le 10 lezioni identificano il contenuto tecnico grammaticale che via via deve essere trattato negli incontri, a
seconda dei livelli dei ragazzi, ma l’oggetto tematico che viene trattato dalla lezione è scelto e condiviso con
i ragazzi, nel rispetto di un approccio ‘bottom up’.
Dopo un confronto aperto con i ragazzi, lo staff invita a scegliere l’argomento su cui preferiscono che la
lezione verta e questo innalza il loro grado di partecipazione, coinvolgimento ed attenzione.
La lezione segue quindi questa struttura:
1. Scelta della modulo di lezione di riferimento (1, 2, 3 etc)
2. Identificazione del tema/argomento da trattare sulla base di un previo accordo con i ragazzi
3. Presentazione della regola grammaticale/logica etc. attraverso la descrizione di situazioni di vita
quotidiana
4. Rappresentazione delle scene di vita oggetto di lezione attraverso la recitazione dei ragazzi
Questo processo stimola il coinvolgimento dei partecipanti ed aiuta a sedimentare meglio le regole
impartite con la lezione frontale prima e gli esercizi di prova dopo, perché il ragazzo è invitato a utilizzare
immediatamente in prima persona quanto appreso, in una conversazione con altri.
La nuova modalità di insegnamento è stata adottata a seguito dell’arrivo nello staff della sociologa che ha
permesso di rafforzare, migliorandole, alcune attività psicosociali.
Le lezioni sono impartite suddividendo i ragazzi in gruppi a seconda della provenienza e lingua parlata.
Ciascuna modulo delle 10 lezioni è stato proposto in tre lingue: Inglese, Francese e Arabo.
VALUTAZIONE DELLE COMPETENZE
Si tratta di una attività volta ad accompagnare il ragazzo in una valutazione attenta del proprio bagaglio
esperienziale con il fine di identificare le sue attitudini, competenze i suoi desideri per il futuro così da
poterlo meglio supportare nella scelta di un percorso di inserimento sociale, una volta trasferito nella
comunità definitiva.
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Il lavoro sulle competenze “skill analysis” si sviluppa anch’esso seguendo una metodologia Terre de
Hommes, strutturata in quattro fasi:
1. Colloquio di gruppo in cui viene presentato il fine dell’attività, la sua metodologia e date tutte le
informazioni necessarie ai ragazzi per prepararsi nel modo più adatto agli incontri successivi
2. Colloquio ad personam: il ragazzo viene ascoltato dalla sociologa e/o dal mediatore, che lo
accompagnano in un percorso di analisi del proprio passato e di tutte le esperienze che possono
risultare utili a inquadrare un bagaglio esperienziale personale.
3. Stesura di una scheda tecnica da parte di Terre des Hommes
4. Condivisione della scheda con il ragazzo e approvazione
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Nel corso del progetto sono state realizzate n. 38 schede di valutazione competenze (SVC).
Per la realizzazione delle suddette schede sono stati realizzati 114 contatti persona, perché per arrivare
all’elaborazione della scheda finale è stato proposto un percorso di tre incontri, come sopra descritto.
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Incontri e attività di gruppo psicosociali
Diversi e molteplici i giochi e le attività ludico didattiche che hanno accompagnato completandola l’offerta
di Terre des Hommes.
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Alcuni di questi sono stati finalizzati ad abbinare l’insegnamento della lingua alla costruzione di una relazione
più solida e di mutuo rispetto tra i ragazzi.
Esempio ne sono: “Scarabeo”, “Full Man”, “Mercato dei profumi”.
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SUPPORTO PSICOLOGICO
Obiettivo di questa attività è offrire al minore un ascolto dedicato, empatico, rispettoso per aiutarlo a
gestire emozioni, ansie e stress e individuare eventuali patologie che necessitino specifiche cure.
Attualmente Terre des Hommes è l’unica ONG che svolge attività di salute mentale specificatamente
diretta ai minori migranti e questo ruolo è stato ufficialmente riconosciuto dal servizio pubblico di salute
ASP.
L’attività di ascolto è organizzata sulla base di sedute ad personam, che sono organizzate in ciascun centro.
L’attività è stata condotta da una psicologa esperta in psicologia della migrazione.
In dettaglio l’attività psicologica permette di:
| Aiutare la persona a riconoscere il nuovo ambiente come sicuro e protetto
| Ascoltare, riconoscendola, la complessità delle ragioni che hanno spinto il migrante al viaggio, il
mandato che dietro di esso si cela, il contesto di provenienza
| Riconoscere i rischi del viaggio e valutarli insieme alla persona
| Aiutare la persona a riconoscere e gestire gli effetti che il trauma può provocare
| Aiutare la persona a recuperare una propria identità anche nel nuovo contesto, orientandosi
| Ricercare nella persona quelle leve che permettono di attivare la sua resilienza
Offrire un supporto psicologico mirato e professionale al minore migrante in una fase così delicata quale la
prima accoglienza è strategico ed opportuno perché è in questo frangente che sono particolarmente colpiti
da: ansia, depressione, panico, disorientamento, disturbi fisici correlati a problemi psicologici.
Infine, è proprio in questa fase che è urgente identificare eventuali patologie gravi che richiedono una cura
specifica per garantire una protezione appropriata sia al minore sia alla comunità.
L’attività psicologica si è tradotta in diverse sotto attività che possono essere così riassunte:
1. Ascolto non strutturato
2. Colloqui
3. Certificazioni tecnico – psicologiche (casi segnalati perché vulnerabili)
Lo psicologo identifica le vulnerabilità dei ragazzi con diverse modalità:
| Osservazione informale dei ragazzi e delle dinamiche di gruppo
| Richieste di ascolto/segnalazioni da parte di altre ONG e/o operatori medici di ASP presenti nei
centri
| Segnalazione da parte del team psicosociale di Terre des Hommes
| Richiesta di ascolto diretta da parte del ragazzo
L’accompagnamento del minore viene strutturato dal servizio psicologico di Terre des Hommes in base
all’esigenza del singolo e comunque sempre con l’obiettivo di “contenere” l’emozione e i sintomi di disagio
della persona, dal momento che non è pensabile un percorso di analisi più profondo, stante le condizioni di
breve permanenza nei centri.
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I casi vulnerabili e/o con particolari patologie psichiatriche, sono riferiti da Terre des Hommes ai Servizi
Sociali, alle ONG e alla Prefettura, con l’obiettivo di velocizzarne il trasferimento in una comunità idonea.
LA STORIA
Per maggiore chiarezza sul tipo di ascolto e certificazione psicologica che Terre des Hommes produce, si
veda l’esempio del minore M.D. – Gambia, 17 anni:
Il ragazzo è stato ospitato da “La forza della vita”, il centro a Portopalo di Capo Passero. La psicologa
è stata chiamata dal direttore del Centro per visitare il ragazzo che spesso puniva se stesso con delle
crisi, che dagli screening medici non erano riconducibili all’epilessia. La psicologa incontra il ragazzo
(che parla Mandinka) e grazie all’aiuto dei suoi amici riesce a ricostruire il suo passato e la causa del
suo malessere. Il ragazzo, infatti, era stato vittima di violenza in una Madrasse gestita da un
marabout. Inoltre, il ragazzo era vittima di un djiin che si manifestava con delle violente crisi.
Grazie alla sua esperienza la psicologa è riuscita a riconoscere il problema e i suoi effetti simbolici sul
ragazzo e sulla sua vita. Ha quindi condiviso le informazioni con l’ASP e con le ONG in modo da
programmare l’incontro con un Imam che potesse trattare M.D. dall’essere posseduto da un Djiin e
da trasferirlo in una comunità terapeutica a Gela.
Da maggio ad agosto Terre des Hommes e la sua psicologa hanno seguito il ragazzo con costanza e lo
hanno curato.
Impatto del progetto sui ragazzi
Sui ragazzi che hanno usufruito dei servizi proposti ci sono stati i seguenti cambiamenti:
| maggiore confidenza nelle proprie capacità e socializzazione
| crescita della propria stabilità emozionale
| crescita della partecipazione alle attività proposte
| crescita della fiducia dello staff di Terre des Hommes
In casi di particolare vulnerabilità del minore e di problem psichiatri, Terre des Hommes ha segnalato il
caso alla ASP e ha supportato il ragazzo durante tutte le fasi di ricovero in ospedale.
Impatto del progetto sull’ambiente esterno
Il progetto ha previsto la realizzazione di una giornata di formazione tecnica degli operatori presenti nei
centri di accoglienza del siracusano, organizzata in collaborazione con la ASP di Siracusa.
(in allegato programma formazione).
Il corso, della durata di 8 ore è stato orientato all’inquadramento legislativo, psicologico e medico del
migrante, con specifico riferimento agli MSNA.
Per Terre des Hommes sono intervenuti anche relatori esterni allo staff di terreno quali:
| Avv. Alessandra Ballerini
| Prof.ssa Vittoria Ardino, Presidente della Società Italiana Studio Stress Post Traumatico e ricercatrice
London School of Economics.
Il corso è stato organizzato sulla base
degli impegni stabiliti dal Protocollo di
Accordo sopra citato e ha previsto
l’assegnazione di Crediti Formativi per i
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medici e psicologi presenti.
La partecipazione della Prof.ssa Ardino è anch’essa stata possibile in base al Protocollo di Accordo
sottoscritto da Terre des Hommes con SISST.
La supervisione tecnico / psicologica allo staff
In linea con la prassi comunemente adottata per i progetti di natura psicologica e psicosociale, anche nel
caso di Faro è stata prevista una supervisione tecnica dello staff da parte di consulenti psicologici esperti.
Il Centro Franz Fanon è la struttura scelta da Terre des Hommes per operare questo tipo di supporto.
Purtroppo, per ragioni di risorse economiche, il supporto è stato attivato solo a partire dal mese di ottobre
e sono state previste due sessioni settimanali: una dedicata alla sola psicologa e una all’equipe al completo.
Ciascuna sessione è durata 2h.
Le evidenze che sono emerse dalla percorso di supporto sono state condivise da Terre des Hommes con i
consulenti in modo tale da poter meglio inquadrare le vulnerabilità dello staff rispetto al contesto operativo
ed al tipo di intervento che sono chiamati a svolgere.
Posizionamento Progetto FARO
Il progetto Faro IV ha ottenuto il pieno riconoscimento da parte delle istituzioni come confermato dal
Protocollo di Accordo sottoscritto nel mese di settembre da Terre des Hommes, Prefettura di Siracusa e
ASP.
Questo accordo ha avuto un’importanza strategica perché ha permesso a TDH di essere ufficialmente
riconosciuta come referente nel campo della salute mentale per i minori migranti.
Al servizio psicologico di TDH fanno oggi riferimento ufficiale, infatti, tutti gli operatori medici del sistema
pubblico (ASP) dislocati nei Centri di accoglienza, nonché le NGO presenti in essi e in banchina, che inviano
a TDH i casi vulnerabili mediante comunicazione.
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OSSERVAZIONI FINALI
Alla luce di quanto registrato in corso di progetto, queste le osservazioni e le evidenze che Terre des
Hommes ritiene necessario richiamare.
Sistema accoglienza e tessuto pubblico di servizi
 Assenza di numero sufficiente di posti dove accogliere i minori

Assenza di strutture adeguate all’accoglienza

Mancanza di requisiti standard per le strutture che di volta in volta vengono deputate all’accoglienza

Assenza nei Centri e nel tessuto pubblico di risorse umane sufficienti e tecnicamente preparate
sulla specifica figura del minore migrante in grado di accompagnarlo nella sua lunga permanenza

Assenza totale di uno psicologo ASP a copertura quantomeno parziale del bisogno

Mancanza di chiarezza sul ruolo delle ONG da parte delle amministrazioni comunali
Nei Centri
 Permanenza dei minori sino a 9 mesi in contesti strutturati per un’accoglienza di bassa soglia

Promiscuità adulti e minori

Sovraffollamento

Impossibilità di comunicare con l’esterno per via di mancanza della scheda telefonica

Abbandono dei minori in condizioni di estrema vulnerabilità e rischio in talune strutture

Assenza di un controllo idoneo fondato cioè dal costante dialogo, ascolto ed accompagnamento dei
ragazzi e condivisione dei loro bisogni

Standardizzazione meccanica dei servizi da parte dei Centri che privano il migrante del
riconoscimento della propria persona
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FARO IV - Terre des Hommes