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scienza
Domenica
24 Ottobre 2010
| Il vento | Le caratteristiche di una corrente d ‘aria che fa aumentare in poche ore la temperatura invernale e diminuire l’umidità
I segreti del “foehn”
Daniele Gandini
tecnico Arpa Piemonte
Dal punto di vista meteorologico il foehn (o favonio, nella traduzione italiana) è noto come
vento discendente dalla catena
montuosa alpina, caldo e secco; nei fondovalle può raggiungere la velocità di 100 km/h e
oltre determinando un brusco
calo dell’umidità relativa. Si
manifesta generalmente in inverno causando un repentino
aumento dei valori di temperatura nelle località interessate.
Tuttavia, come vedremo, può
verificarsi anche sui rilievi appenninici e nelle altre stagioni
dell’anno.
Tecnicamente il fenomeno del
foehn si verifica quando un
sistema frontale (fronte) associato a una «saccatura» (una
struttura depressionaria non
chiusa, ossia non completamente definita e compiuta) o
a una depressione interagisce
con una catena montuosa elevata e subisce una deformazione o rottura. In tale situazione
si generano forti differenze di
pressione (maggiori di 4 hPa)
e di temperatura (superiori a
5° C) in prossimità delle creste montuose che comportano condizioni meteorologiche
drasticamente diverse sui due
versanti interessati dal passaggio del fronte. Infatti sopravento spira il cosiddetto «stau», un
vento ascendente umido che
causa intensi annuvolamenti
e precipitazioni, mentre sottovento si innesca un flusso discendente secco (il foehn) che
determina una compressione
dei bassi strati atmosferici, causando un calo dell’umidità e
un rialzo della temperatura.
Quando si elabora una previsione su un futuro episodio di foehn, un aspetto fondamentale da
tenere
presente
per identificare le
zone che ne saranno interessate è la
disposizione orografica delle vallate; infatti affinché
le correnti d’aria
siano
efficacemente canalizzate
occorre che la direzione del
flusso principale coincida con
l’orientamento geografico delle valli. Diversamente l’attrito e
l’interazione delle masse d’aria
con i rilievi e con il terreno
non permetteranno l’innesco
del vento. Per intenderci, un
forte vento da ovest-nordovest
determina condizioni di foehn
sulle Alpi occidentali italiane
in quanto in tali settori le vallate sono orientate in prevalenza
da ovest- nordovest verso estsudest; invece sull’arco alpino
settentrionale italiano le vallate
sono disposte da nord a sud e
in tali zone si instaura il foehn
in presenza di un forte vento da
nord. Sulle Alpi orientali si manifesta anche la bora, un altro
vento di caduta e compressione adiabatica proveniente da
est-nordest, intenso soprattutto
nella zona di Trieste.
Dal punto di vista della situazione meteorologica a grande
scala, una configurazione tipica che determina il foehn sulle
Alpi italiane è rappresentata
da una depressione o saccatura originariamente presente
sulla Francia centrale e in rapido movimento verso il medio
Adriatico e la penisola balcanica; in tali condizioni il flusso in
quota risulta da nordovest prima e da nord poi e viene efficacemente canalizzato lungo le
vallate alpine nostrane.
Un’altra situazione ricorrente è caratterizzata dalla discesa
di un fronte freddo dall’Europa centrale verso la Svizzera e
l’Austria e, successivamente,
verso il bacino centrale del Mediterraneo; in questo caso, si
sviluppano forti
Una manica del vento
e la «la rosa dei venti»
correnti da nord in corrispondenza dell’interazione con la
catena alpina.
Il favonio con direzione prevalente da ovest è meno frequente e si instaura quando vi è una
forte differenza di pressione
tra Europa settentrionale e meridionale, con un’area depressionaria presente a nord delle
Alpi e un «promontorio anticiclonico» (un promontorio è
una struttura anticiclonica non
completamente chiusa e definita, in maniera analoga alla
saccatura per le basse pressioni) a sud della catena alpina. Il
fenomeno del foehn è diffuso
anche nelle nazioni alpine confinanti con la nostra Penisola,
soprattutto in Svizzera e Austria, quando il nord Italia è interessato da correnti umide da
sud-sudovest provenienti dal
Mediterraneo.
Fenomeni di favonio si riscon-
trano sulla catena appenninica, nelle località che si trovano
sottovento rispetto alla direzione del flusso principale; tuttavia la minore altezza ed estensione dei rilievi appenninici fa
sì che l’effetto sia più modesto
rispetto a quello che interessa
le località alpine.
Le configurazioni meteorologiche enunciate in precedenza
che causano il foehn si verificano più frequentemente in
inverno e determinano valori
molto alti di temperatura e tali
da rappresentare i massimi storici mensili o stagionali, come i
+27°C registrati a Torino il 19
gennaio 2007.
Tuttavia possono manifestarsi
anche in altre stagioni e talvolta l’effetto termico del foehn
può essere differente da quello
di un aumento delle temperature sulle località di pianura e
di fondovalle interessate. Infat-
ti, se per esempio sulla catena
alpina arriva una massa d’aria
avente un valore di temperatura di -5°C a 3.000 metri circa,
si può ipotizzare che al livello
del mare la compressione adiabatica (circa 10°C ogni 1.000
m) determini una temperatura
di 20-25°C. Pertanto d’estate è
possibile un calo delle temperature massime, soprattutto se
nei giorni precedenti sono stati registrati dei valori prossimi
o superiori a 30°C e quindi,
dopo il passaggio frontale con
venti da nord-nordovest, la situazione risulta caratterizzata
da maggior fresco e benessere
fisiologico, accentuati dal calo
dell’umidità relativa e delle
condizioni di afa.
Tuttavia sono situazioni più
rare perciò la maggior frequenza invernale del foehn fa sì che
sia universalmente noto come
“vento caldo”.
| sca ff ale |
Bimbi per mano
sulle vie stellari
Piero Bianucci
L
a vocazione scientifica è precoce. Einstein si appassionò alla fisica
a sei anni, quando il padre gli regalò una bussola. Faraday, nato in
una famiglia povera, da ragazzino lavorava come apprendista da
un rilegatore di libri: fu lì che, mentre maneggiava colla e tela, gli capitò
di leggere i primi testi di scienza, una casualità alla quale dobbiamo un
grande pioniere nello studio dell’elettricità.
Molti sono gli astronomi che fin da ragazzi sono stati affascinati dal cielo e
hanno incominciato a studiarlo con piccoli cannocchiali, spesso costruiti
con le proprie mani. Uno per tutti: il grande William Herschel.
In queste settimane si può visitare a Milano, presso la Biblioteca di Brera,
una mostra organizzata per i cento anni dalla morte di Giovanni Virgiono
Schiaparelli, l’astronomo che battezzò le formazioni geologiche di Marte.
Bene, Schiaparelli ebbe la prima lezione di astronomia dal padre quando
aveva quattro anni e stava tornando a casa in una notte gremita di stelle:
una meteora rigò il velluto del cielo e accese nel bambino la scintilla della
curiosità per i fenomeni celesti.
Forse non è un caso che l’astronomo nato a Savigliano abbia poi scoperto l’origine delle meteore nei detriti delle comete dispersi lungo la loro
orbita. È certo, in ogni caso, perché ce lo racconta lui stesso, che dopo lo
spettacolo di quella meteora il piccolo Schiaparelli andò alla ricerca di
qualche libro dove scovare le prime nozioni di astronomia, e che dovette
accontentarsi del «Libro di lettura» delle scuole elementari.
Anche oggi i bambini che desiderano leggere libri di astronomia adatti
a loro non hanno molte opportunità. Personalmente ricordo quando, all’età di 7-8 anni, vidi un libretto intitolato «Stelle» nella vetrina della Libreria Paravia in via Garibaldi a Torino, e mia zia
Celestina subito me lo regalò. Fu una rivelazione, e l’inizio
di una curiosità che dura anche adesso, sessant’anni dopo.
Certo, oggi le cose vanno meglio. Per esempio, libri di
astronomia elementare molto ben fatti si trovano nel
catalogo di Editoriale Scienza. Ma la scelta è ancora
limitata. Ha fatto bene, quindi, Gabriella Bernardi,
laureata in Fisica all’Università di Torino e con
lunga esperienza didattica acquisita in planetari, a pubblicare «Dov’è il cigno?», un libro di
36 pagine (Neos Edizioni, Rivoli, 10 euro) che
insegna ai suoi piccoli lettori come riconoscere
le costellazioni principali di ogni stagione e
getta le basi per la comprensione di fenomeni
come le eclissi di Sole e di Luna, il moto dei
pianeti, i diversi colori delle stelle, gli sciami
di meteore, la nube chiara della Via Lattea, le
galassie.
La storia è semplice. La piccola Gaia va in
vacanza dai nonni in campagna. Avrebbe preferito la montagna per sciare sull’ultima neve
caduta in primavera, ma il cielo buio della
campagna le farà scoprire qualcosa di ancora
più attraente, che in città, per colpa dell’inquinamento luminoso, non avrebbe mai potuto
vedere: una cometa. E poi, un po’ per volta, le
stelle e le costellazioni, cominciando dall’Orsa
Maggiore e dal Gran Carro.
Scoprirà persino «Gaia», navicella spaziale sua
omonima: un osservatorio spaziale che verrà lanciato
nei prossimi anni e stabilirà con estrema precisione la
posizione di più di un miliardo di stelle, l’uno per cento
di tutte quelle della nostra galassia. Non a caso la prefazione al volumetto è di Mario Lattanzi, astronomo dell’Osservatorio di Torino coinvolto in questa missione dell’Agenzia
spaziale europea.
Ultima annotazione: Gabriella Bernardi, oltre al testo, ha fatto anche le illustrazioni. Così fantasia e correttezza scientifica hanno trovato
un giusto punto di equilibrio.
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