Nelle braccia della Madre
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in dai primi anni del Pontificato fino agli ultimi giorni della malattia e della morte, nella
vita e nel Magistero di Giovanni Paolo II si vedeva con chiarezza, accanto all’aspetto cristologico, una forte caratteristica mariana. Del resto così è stato sempre nella vita del Santo Padre,
fin dai primissimi anni.
Nacque ottantacinque anni fa, il 18 maggio 1920, nel mese mariano. Sin dall’infanzia volgeva
lo sguardo al volto della Madonna del Perpetuo Soccorso, venerata nella chiesa parrocchiale
di Wadowice. Davanti a quell'immagine pregava durante gli anni di scuola. Con i suoi genitori
si recava anche nel vicino Santuario mariano di Kalwaria Zebrzydowska. A nove anni, con il
padre, lì piangeva la morte della mamma Emilia, e quattro anni dopo la dipartita del suo fratello maggiore Edmund, medico, contagiato da uno dei suoi pazienti malato di scarlattina,
morto all’età di appena ventisei anni.
Le esperienze dell’infanzia trovarono espressione nei versi giovanili del Santo Padre: Sulla tua
tomba bianca e il Magnificat. Nella prima poesia, il poeta diciannovenne ricorda la madre
spentasi prematuramente: "amore mio spento". Sulla sua tomba "sbocciano i fiori bianchi
della vita", ed egli – il figlio – si china su di essa sussurrando una preghiera. La seconda poesia, ispirata dalle parole di Maria, loda il buon Dio per la bellezza del mondo che lo circonda,
per la giovinezza, per la gioia e per la sofferenza.
Le prime parole della poesia giovanile testimoniano come, dopo la perdita della madre naturale, il cuore del ragazzo di nove anni si strinse ancor più alla Madre di Dio, venerata nella chiesa parrocchiale di Wadowice, nel santuario di Kalwaria e a Jasna Góra a Czestochowa.
Nell’archivio del convento viene conservato il documento del pellegrinaggio degli universitari,
svoltosi il 23 maggio 1943. Gli studenti – leggiamo – giunsero segretamente ai piedi della
Regina della Polonia, “animati da una incrollabile fede nel trionfo della giustizia storica, pieni
di speranza nell’ormai prossimo termine delle sofferenze della nostra nazione”, andarono per
rinnovare il voto fatto dai giovani nello stesso luogo, nel 1936. Tra le firme visibili sull’elenco,
al decimo posto, si legge il nome: Karol Wojtyla - Cracovia. Studente di letteratura e di lingua
polacca nella Facoltà di Filosofia dell’Università Jagellonica, era stato a Czestochowa anche
nel maggio del 1942; lo ricorda infatti nel libro: Alzatevi, andiamo!
Una bella testimonianza della devozione mariana di Karol Wojtyla nei primi anni del sacerdozio è il poema La Madre. Nacque in occasione della proclamazione del dogma sull’Assunzione in Cielo della Vergine Santissima, nel 1950. In questa lunga poesia, Maria medita, ricorda, parla di suo Figlio, “Figlio mio difficile e grande”, che aveva trasformato tutta la
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sua vita ed ora, sulla soglia dell’eternità Lei, la Madre, Lo ritrova per sé e per tutta l’umanità.
In quest’opera è presente anche il “discepolo prediletto”. Le umili parole da lui rivolte a Maria
sono quasi il ritmo del cuore dell’autore del poema: “Sono Giovanni, il pescatore. Ben poco
v’è in me / che tu possa amare. / (...) Ma Lui ha voluto che ti chiamassi “Madre”. / E io prego
che così sia e la parola non perda valore per te”.
Nella vita del Santo Padre il libro più amato per la meditazione e per la preghiera fu, sin dai
tempi dell’università, il Trattato della vera devozione a Maria di San Luigi Grignion de
Montfort. Come vicario parrocchiale nella parrocchia di Niegowic leggeva e spiegava questo
libretto ai fedeli durante le funzioni del mese di maggio, e successivamente, come cappellano
universitario, faceva conoscere il suo contenuto agli studenti di Cracovia. Le due parole attinte
da questo libro: “Totus Tuus - io sono tutto tuo”, che esprimono la totale appartenenza a
Gesù per mezzo di Maria, quasi una sintesi della spiritualità di Karol Wojtyla, divennero il
motto del suo ministero episcopale. Le pose sul suo stemma pastorale, sul quale si trova anche
la lettera “M” (Maria) sormontata da una croce.
Nel ministero episcopale di Karol Wojtyla la caratteristica mariana era molto chiara, bella e
profonda, unita interamente con la sua spiritualità cristologica. L’8 marzo 1964, il giorno del
suo ingresso nella Cattedrale di Wawel, disse: “Voglio essere unito a Lui (a Cristo) nel sacerdozio e nella pastorale, per mezzo di sua Madre. Lei è molto nascosta in tutta l’opera della
redenzione, noi costantemente la scopriamo, in un certo senso la poniamo davanti, poiché Lei
è una particolare porta, un particolare ingresso nell’opera di Cristo. Voglio dunque entrare
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tramite Lei. È da tanto tempo che sono convinto che è molto difficile entrare in quest’opera
diversamente che tramite Lei. Voglio dunque entrare per mezzo Suo e per mezzo Suo voglio
introdurre anche voi nell’opera che dobbiamo creare tutti insieme e che deve formare noi
tutti”.
Rimase assolutamente fedele a questo programma. Lo confermò con maggiore fermezza l’8
maggio 1966, durante le celebrazioni del Millennio del Battesimo della Polonia, a Cracovia, a
Skalka, alla presenza del Primate, Card. Stefan Wyszynski, e dei Vescovi polacchi. Con la professione di fede in Gesù Cristo, l’Arcivescovo Karol Wojtyla esprimeva, insieme a una moltitudine di centomila fedeli, la venerazione e l’attaccamento alla Sua Madre: “Tu sei il Cristo, il
Figlio del Dio vivente, Tu sei il Cristo, il Figlio di Maria”.
Continuando il suo discorso il Metropolita disse: “Quanto sono Suo! Quanto Le appartengo!
Tutte le volte che penso alla Chiesa di Cracovia, alla sua grande attuale ricchezza, a tutte queste parrocchie, a tutti gli ordini religiosi, alle congregazioni religiose maschili e femminili, a
questi tre seminari maggiori diocesani, a questi dieci seminari maggiori religiosi, come Lei
deve essere la padrona mia e nostra, affinché tutto ciò sia nelle Sue mani e sotto il Suo cuore.
Eminenza, mi servirò di una sua espressione, affinché tutto sia al sicuro dall’esterno e dall’interno. Al sicuro – mi sia permessa l’espressione – per quanto riguarda il corpo e per quanto
riguarda lo spirito”.
Maria lo possedeva pienamente. Questo legame con Maria apparteneva alla sua natura ed era
molto intenso. Esternava i suoi sentimenti verso la Madonna sul pulpito parlando di Lei molte
volte, in occasione delle feste mariane, dell’incoronazione delle immagini, delle feste patronali
e dei pellegrinaggi. Era solito sottolineare che Maria, mostrando al mondo il Dio-Uomo,
aiuta ciascuno a convertirsi a Cristo. Questo è quasi un carisma di Maria.
Dopo l’elezione alla Sede Apostolica, il Card. Karol Wojtyla conservò il suo stemma episcopale con le parole: Totus Tuus. Nel primo messaggio, via radio e televisione, Urbi et Orbi,
tenuto il 17 ottobre 1978, nella Cappella Sistina, durante la chiusura del Conclave, confessò:
“In quest’ora, per Noi trepida e grave, non possiamo fare a meno di rivolgere con filiale
devozione la nostra mente alla Vergine Maria, la quale sempre vive ed opera come Madre
nel mistero di Cristo e della Chiesa, ripetendo le dolci parole “Totus Tuus” che vent’anni fa
iscrivemmo nel nostro cuore e nel nostro stemma, al momento della nostra Ordinazione episcopale”.
Le parole “Totus Tuus” il Santo Padre le pronunciò più volte. Dopo l’attentato alla sua vita nel
1981, le fece scrivere sul mosaico raffigurante la Madre della Chiesa, collocato sul Palazzo
Apostolico. Ultimamente le ripeté nel Policlinico Agostino Gemelli, il 24 febbraio di quest’anno. Dopo l’intervento di tracheotomia scrisse su un foglio di carta “Totus Tuus”, affidando
totalmente ancora una volta la sua vita alla Madre di Dio. La silenziosa catechesi ospedaliera
di Giovanni Paolo II ha commosso il mondo intero.
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Dal momento dell’elezione
alla Sede di Pietro, il Santo
Padre insegnava ad offrire
tutto a Maria: Totus Tuus.
Nella sua enciclica Redemptoris Mater il Papa
spiegava il significato dell’atto di affidamento, sviluppando la dottrina della
Chiesa sulla maternità di
Maria.
Richiamava alla memoria la
scena sul Calvario, quando
Cristo, prima di rendere lo
spirito, affida sua Madre a
Giovanni e allo stesso tempo
affida a Lei il discepolo.
“L’affidamento è la risposta
all’amore di una persona e,
in particolare, all’amore
della madre” (n. 45).
L’affidamento deve portare
all’approfondimento della
vita cristiana con Maria e
sul modello di Maria. In
considerazione del suo ruolo
nella storia del Salvatore, Lei
è stata elevata all’apice di perfezione nella gloria, ma è rimasta per sempre una di noi, nostra
Sorella. È dunque per tutti fonte di speranza che ciò che si è compiuto in Lei, può compiersi in
ogni uomo che crede, se questi lascerà alla Parola di Dio di pervadere e di trasformare la sua
vita a immagine di Gesù Cristo. Ciò si è compiuto pienamente nella vita di Giovanni Paolo II.
È passato da questa terra all’eternità in un giorno mariano, il primo sabato del mese. Vicino al
suo letto, nel raggio dei suoi occhi che si stavano spegnendo si trovava il quadro della
Madonna Nera e tra le preghiere recitate con Lui durante le ultime ore della sua vita terrestre
risuonavano anche le parole del Magnificat e della Salve Regina.
Czeslaw Drazek
(© L’Osservatore Romano - 5 aprile 2005)
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