Si ringrazia la ditta Studio100 per aver contribuito alla realizzazione di questo giornale
Sommario
Novembre-Dicembre 2009
04Editoriale
Taranto, Biancaneve e
la mela avvelenata
di Paola D’Andria
Cultura sanitaria
17 La scuola medica nella
Taranto Magno-greca
di Luca Adamo
Ambiente
06 La rabbia e la denuncia
degli operai
20 AIL: un pezzo
di storia tarantina
di Marcello De Stefano
09 Ambiente e salute:
le richieste dei cittadini
10 Tarantini fate onore
alla vostra città
di Marta Lucia Sabato
12Inquinamento
ambientale e
allergie a Taranto
Rubriche
21Cinema:
Il dramma di Taranto
sul grande schermo
22Teatro:
Le novità della
stagione teatrale
10
Editore
AIL (Associazione italiana
contro le leucemie, i linfomi e il
mieloma) sezione di Taranto
via De Cesare, 3 - 74100 Taranto
Tel. 099.4533289 - Fax 099.4528821
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web: www.ail.taranto.it
Direttore editoriale
Paola D’Andria
Direttore responsabile
Marcello De Stefano
Distribuzione
Margherita Bellocchio
17
Si ringraziano INOLTRE
per aver contribuito alla realizzazione
e alla diffusione di questo numero
Provincia di Taranto
Registrazione Tribunale
di Taranto n. 16/2006
Segreteria
Fabiola Polito
di Luciano Carneo
16 Il 40° dell’AIL
al Quirinale
Periodico bimestrale
di informazione socio-sanitaria e
di approfondimento scientifico
email: [email protected]
web: www.ail.taranto.it/obiettivosalute
Redazione
Corrado D’Andria
Luciano Carneo
Luca Adamo
Marta Lucia Sabato
di Corrado D’Andria
Attualità
14 Il rischio amianto
a Taranto:
questioni aperte
Obiettivo Salute
Collaboratori - Volontari AIL
TARANTO - Loredana Maggi;
Mimma Salentino; Anna Caricasulo; Emanuela Puccia; Angela
Cervellera.
STATTE - Tina Bianco e Cataldo Lippo
GROTTAGLIE - Patrizia Casarotti
CASTELLANETA - Tommaso Fumarulo
SAN MARZANO – Paola Zaccaria
MANDURIA – Ennio Spina
Segreteria amministrativa:
Fabiola Polito
Sito internet:
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Assessorato alle Politiche Sociali
Grafica e impaginazione
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Obiettivo Salute 3
Editoriale
T
Taranto, Biancaneve
e la mela avvelenata
Sulla strada che costeggia il Mar Piccolo è bella Taranto che si staglia
lontano. È tutto di una bellezza struggente se riesco ad escludere
dalla vista e dal pensiero le grandi fabbriche che incombono
sulla città. “Sai? - dico al mio compagno di viaggio – Taranto
è come la mela di Biancaneve: bella ma avvelenata”.
Torno da un meeting sulla diossina tenutosi in
una bella location sul Mar Piccolo: hanno parlato tanti “soloni” delle istituzioni, della finanza,
della comunicazione, sono stati sciorinati tanti
dati sull’incidenza di malattia e morte sul nostro
territorio, tanti ma non sufficienti, secondo loro,
per dare una paternità ai nostri “avvelenatori”, agli
“avvelenatori” del nostro mare, della nostra terra e
del nostro cielo; è stato riservato - e mi fa sorridere
la convinzione dei soloni di mostrare così di essere
aperti al confronto e al dialogo - un piccolo spazio
anche al rappresentante del movimento di cittadini
“
Per tanti, troppi anni noi,
come Biancaneve, ci siamo nutriti
dell’ingannevole mela.
Ma l’incantesimo è finito!
Abbiamo capito che è un maleficio!
Non ci ha svegliato, purtroppo,
il principe azzurro.
Ci hanno svegliato le terribili
malattie, la morte, il lavoro
malsano e spesso precario…
4 Obiettivo Salute
contro l’inquinamento ‘Altamarea’, in ultimo, a
ridosso del pranzo, senza possibilità di contraddittorio.
Vado via con la solita sensazione di rabbia, con
la solita voglia di urlare ai soloni che i bambini, i
giovani che si ammalano e che curiamo nel nostro
reparto di ematologia sono tanti, troppi, con la
sensazione terribile che questi meeting vengano
organizzati perché l’Altamarea dell’indignazione,
famiglia di Taranto e della sua Provincia piange
del senso civico, della presa di coscienza, della rivendicazione ad un lavoro e ad una vita sani, possa un morto di cancro. Non sarà certa la paternità di
queste malattie, ma la madre (matrice) è certa: è
essere arginata.
Vado via con l’orgoglio di non essere un solone, la grande industria. Il mare è azzurro ma nasconde
di essere una persona libera, col suo carico di dolo- veleni; l’erba è verde ma le pecore che l’hanno brucata sono state tutte uccise, in una tragica mattanza,
re, ma libera e perbene.
Vado via; e sulla strada del ritorno che costeggia perché avvelenate; il lavoro nell’azienda è pericoloso, non porta agiatezza, ma malattia.
il Mar Piccolo vedo un airone cinerino che si alza
Anche il maleficio è finito!
sul mare e lo attraversa. E’ bello il mare; è bella TaE se la morte e la malattia e il lavoro malsano
ranto che si staglia lontano. E’ tutto di una bellezza
sono serviti a rompere il maleficio, noi dobbiamo
struggente se riesco ad escludere dalla vista e dal
sublimare questo carico di dolore e trasformarlo
pensiero le grandi fabbriche che incombono sulla
in forza, la forza del nostro mare quando si gonfia,
città.
si arrabbia, si infrange, travolge, fa paura: questa
“Sai? - dico al mio compagno di viaggio – Taranto è come la mela di Biancaneve,
bella, ma avvelenata”.
Questo dobbiamo testimoniare il 28 novemE mi piace indugiare su questa
bre, in tanti, in tantissimi: dobbiamo testimetafora…
“
moniare la nostra onestà, la nostra vicinanza
a chi soffre per la malattia, per la morte, per
la mancanza di lavoro, dobbiamo travolgere come un’altamarea chi vuole continuare a
mantenere questa città nella miseria culturale
e asservita al profitto e al vantaggio di pochi.
Anche noi abbiamo cattivi re del
profitto e del denaro che si trasformano in vecchi saggi per offrirci
“la mela avvelenata”, per ridurci a
un silenzio, che è come la morte,
che non metta in discussione la loro
egemonia e il loro dire: i dati definiti
non allarmanti, il lavoro, il mare che comunque è
ancora azzurro, l’erba che comunque rimane verde,
il benessere …
E per tanti, troppi anni noi, come Biancaneve, ci
siamo nutriti dell’ingannevole mela.
Ma l’incantesimo è finito! Abbiamo capito che è
un maleficio!
Non ci ha svegliato, purtroppo, il principe
azzurro. Ci hanno svegliato le terribili malattie,
la morte, il lavoro malsano e spesso precario, lo
scoprire che “benessere” ha un solo significato:
stare bene in salute per poter godere del lavoro e
dei frutti del lavoro e che, quindi, non ne abbiamo
mai goduto.
E l’Altamarea dell’indignazione, della consapevolezza si alza, diventa prorompente. I dati non saranno significativi per i soloni, ma per noi sì: ogni
è Altamarea. È la nostra indignazione, il nostro
dolore, la nostra rabbia, ma anche la nostra forza di
società civile, l’amore per i nostri figli, per i nostri
lavoratori delle fabbriche, per Taranto.
La nostra società non ha bisogno di maestri, di
cattivi maestri. Noi abbiamo bisogno di testimoni,
di persone che testimonino l’onestà, il rispetto per
gli altri, la coerenza, l’amore.
Questo dobbiamo testimoniare il 28 novembre,
in tanti, in tantissimi: dobbiamo testimoniare la
nostra onestà, la nostra vicinanza a chi soffre per la
malattia, per la morte, per la mancanza di lavoro,
dobbiamo travolgere come un’altamarea chi vuole
continuare a mantenere questa città nella miseria
culturale e asservita al profitto e al vantaggio di
pochi.
Paola D’Andria
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La voce del
‘Comitato di lotta’
dell’Ilva che
partecipa alla
manifestazione del
28 novembre
reclamando
“la salvaguardia
del posto di lavoro,
la salvaguardia
ambientale e
la salvaguardia
della salute
dei lavoratori”.
di Marcello De Stefano
C
Ci saranno anche loro, gli operai
dell’Ilva, alla manifestazione provinciale del 28 novembre promossa da
Alta Marea. Ci saranno anche se con
scarsa fiducia verso quanti a parole dicono di condividere lo stesso impegno
e la stessa battaglia, mentre coi fatti
dimostrano il contrario: “Sono persone
che fanno vedere che ci tengono alla
salvaguardia della salute dei lavoratori
e nello stesso tempo sono proprietari
di ditte che lavorano con l’Ilva. Fino a
quando non scardiniamo questo sistema
noi possiamo fare tutte le manifestazioni che vogliamo ma non cambierà mai
niente”.
Non esitano a mettere il dito nella
piaga Massimo Battista e Francesco Brigati, esponenti del ‘Comitato di lotta’
sorto spontaneamente all’interno dello
stabilimento siderurgico lo scorso dicembre 2008 “subito dopo il periodo
di crisi vissuto all’interno dell’Ilva con
2.028 cassintegrati. “Il Comitato – spiegano - è nato spontaneamente perché
noi lavoratori, che abbiamo dato molto
all’Ilva che ha registrato fatturati con
utili stratosferici, non meritavamo di
essere messi in cassa integrazione al
primo periodo di crisi”.
Il 28 novembre ci sarete anche voi
alla manifestazione ambientalista di
Taranto. Con quali obiettivi?
Ci siamo anche noi, che ci siamo
attivati per coinvolgere i lavoratori che
quest’anno vorremmo presenti e attivi.
Ci siamo con le nostre rivendicazioni
che non sono sempre identiche a quelle di altre associazioni. C’è chi invoca
la chiusura dell’Ilva. Noi siamo per la
salvaguardia del posto di lavoro, la salvaguardia ambientale e la salvaguardia
della salute dei lavoratori.
Un po’ come vincere al Super-Enalotto… Che speranze avete di riuscire
in questa lotta?
Parliamoci chiaro: noi lavoriamo in
una fabbrica estesa tre volte la città di
Taranto: un colosso con 13mila dipendenti oltre i 4mila dell’indotto. Ma il
problema vero è un altro: se al confronto già difficilissimo con questo colosso
aggiungi che anche in casa tua qualcosa
non funziona…
Proseguiamo la pubblicazione degli interventi sulla questione ambientale dando spazio, questa volta, alla voce dei lavoratori.
Abbiamo preferito riportare integralmente l’intervista, conservando sia
la spontaneità delle risposte che i loro contenuti perché esprimono
sentimenti diffusi nell’àmbito delle famiglie dei lavoratori e perché ci
auguriamo che, sui temi toccati, si possa aprire tra le parti in causa un
confronto autentico, pacato, scevro di animosità e soprattutto costruttivo per la città e per tutte le sue componenti.
6 Obiettivo Salute
A cosa ti riferisci, Massimo?
Mi diceva mio nonno che i politici di
Taranto si sono sempre accontentati di
una piccola pasta e lenticchie: il favore
della piccola assunzione, e così via. Ora
che lavoro in Ilva da oltre 10 anni non
posso che dargli ragione. E’ inutile che
ci prendiamo in giro. Quando nel 2005
l’Ilva trasferiva l’intera area a caldo da
Genova a Taranto, la città dov’era? I politici dove erano?
Gli impianti dell’area a caldo non
possono essere in nessun modo compatibili con l’ambiente. Possiamo fare tutte le manifestazioni che vogliamo, ma
se non si interviene su quegli impianti non abbiamo fatto niente. Il fatto è
che ci sono troppi interessi in gioco. Ci
sono uomini politici, e anche esponenti
sindacali, che lavorano con le loro ditte
all’interno dell’Ilva. E allora, di che cosa
stiamo parlando?
Se fosse così sarebbe grave. Ma ne
sei proprio convinto?
Purtroppo penso proprio di sì. Tutta
Taranto sa che l’Ilva finanzia la campagna elettorale di tutti i partiti. E allora,
ripeto: di cosa stiamo parlando?
La vostra è una denuncia forte.
Cosa ti spinge, Massimo, ad esporti in
prima persona?
Penso soprattutto ai miei figli. Non
voglio che in un prossimo futuro si ritrovino a lavorare anche loro nell’Ilva nelle
mie stesse condizioni. Vorrei che ci fosse un’alternativa. Io non sono un politico ma un semplice dipendente Ilva. Lo
faccio esclusivamente, ripeto, perché
spero che i miei 3 figli possano crescere
in un prossimo futuro in una città sana
e pulita. Non ho alcun interesse personale. Certe volte i colleghi mi dicono:
chi te la fa fare? La conseguenza infatti
è che sono un operaio altamente indesiderato all’interno della fabbrica. Ma io
ho perso mio padre nel ’78. Aveva 35
anni. Non l’ho praticamente conosciuto. E l’ho perso per la malattia contratta
in fabbrica. Con tutte le denunce che
ho fatto all’interno della fabbrica, con
tutte le mie lotte sono diventato un
operaio altamente scomodo pagando
questo mio comportamento con l’emarginazione. Io ho fatto diverse cause
contro l’azienda. Non personali, ma per
i lavoratori. Sono sempre stato al fianco
dei lavoratori che avevano bisogno di
giustizia. Ora invece da circa 2 anni non
si fa più una denuncia all’interno dello
stabilimento, non c’è più nessuno che
abbia il coraggio… Non che io avessi
coraggio: semplicemente amo le cose
giuste. Se c’era qualcosa da salvaguardare, come la salute dei lavoratori, ero
sempre lì in prima linea, a salvaguardare innanzi tutto il lavoratore e poi il
profitto che l’Ilva continua a fare tutti
i giorni grazie proprio a noi lavoratori.
Ma nessuno parla dell’altissimo rischio
di malattia dei lavoratori dell’industria.
Oltre alle denunce - che comunque
vanno sempre comprovate per evitare
l’errore di ‘sparare nel mucchio’ – interessano ancor più le proposte. Quali
le vostre proposte?
La nostra richiesta è che tutti i lavoratori vengano controllati con visite
specialistiche e curati in centri pubblici al di fuori dello stabilimento. Basta
pensare che ancora non abbiamo un registro di tutti i lavoratori che cominciano a sentire i primi sintomi di malattie
serie all’interno della fabbrica. Mentre
invece ci sono tantissimi ragazzi che
stanno in cura, che stanno facendo la
Obiettivo Salute 7
L’adesione
del Circolo
operaio jonico
Il Circolo Operaio Jonico, dopo
un’attenta analisi e una partecipata
discussione, ha deciso all’unanimità
di aderire ufficialmente alla Manifestazione indetta da Altamarea del 28
novembre 2009.
Riteniamo che sia indispensabile il
coinvolgimento dei lavoratori e delle
sue rappresentanze, perché è proprio
partendo dalle condizioni reali di
chi opera in contesti ad alto rischio
ambientale, di salute e di sicurezza,
che si può intraprendere la giusta
strada affinché si trovino le soluzioni adeguate per garantire insieme i
lavoratori e i cittadini.
Per troppo tempo abbiamo assistito
ad un progressivo allontanamento,
fin quasi ad una cesura, tra i problemi dei lavoratori che operano nelle
grandi industrie e il tessuto cittadino e provinciale. Il nostro impegno
come Circolo Operaio è quello di
spingere affinché si riannodi l’impegno comune tra chi vive quotidianamente le mille problematiche di ogni
tipo sul proprio posto di lavoro e chi
rappresenta il tessuto associativo
della società civile.
Il controllo in continuo degli inquinanti e le modifiche strutturali degli
impianti vanno nella giusta direzione
di un nuovo modello industriale in
cui i lavoratori e i cittadini siano
informati e salvaguardati nel loro
elementare diritto alla salute.
Circolo Operaio
Jonico “Antonio Casarano”
Via F.lli Mellone 37, 74100 Taranto
chemio per tumore alla prostata, ai polmoni… Ma di questo nessuno ne parla.
Si fanno visite superficiali, di routine.
Sono esami insufficienti a verificare il
rischio reale per la salute del lavoratore.
E finché non si fanno dei controlli seri,
24 ore su 24, non potrà cambiare mai
niente. E’ lo stesso problema della diossina. Finché non c’è un controllo in continuo non si risolverà mai il problema.
Come avvengono invece i controlli?
8 Obiettivo Salute
Quando l’Arpa, o la Asl, devono effettuare controlli, hanno bisogno del
permesso per entrare in fabbrica. E così,
per l’occasione, vengono messe tutte le
carte in regola. Ogni volta che vengono
in fabbrica i controllori trovano il piatto
bello e pronto. Ma non esiste presidio
permanente, di 24 ore, che permetta di verificare la situazione reale. Né
vengono fatti controlli a sorpresa. Se i
controlli vengono fatti in questo modo,
dove stiamo andando? Che stiamo facendo? Continuiamo solo a prendere in
giro questa città. Se non capiamo che
il controllo deve essere fatto 24 ore su
24 noi stiamo continuando a prendere
in giro tutti: i lavoratori e la città. Il
controllo deve essere fatto in continuo.
La legge regionale sulla diossina
è comunque un importante punto di
forza per raggiungere questo risultato. O sbaglio?
Certamente la legge regionale del dicembre 2008 ha una grande importanza.
Eppure nella legge non si parla dei lavoratori che operano nella fabbrica. Sarebbe
stato importante fare un riferimento alla
tutela della salute dei lavoratori. Le vittime del lavoro non sono soltanto quelle che muoiono per incidente all’interno
della fabbrica ma anche per malattia.
Cosa che comunque il sindacato
denuncia da anni…
Anche il sindacato, bisogna dirlo, è
fatto di uomini. Tutti gli uomini possono sbagliare. Anche il sindacato ha fatto
e fa i suoi errori. Ma quando si persevera, allora non ci sono più scuse.
Credo di capire che, se avete dato
vita a un Comitato spontaneo, non vi
siete sentiti tutelati a sufficienza dal
sindacato.
Il Comitato è nato fuori dai sindacati
ed è nato per la rabbia e la volontà di far
valere le nostre posizioni. Abbiamo fatto assemblee e iniziative varie. Abbiamo
aperto una piccola vertenza, nel nostro
piccolo, anche nei confronti dei sindacati, dapprima restìi e poi sollecitati dalla
spinta dei lavoratori. Il Comitato è nato
anche per il silenzio dei sindacati. Basta
un esempio: tempo fa, a seguito della
morte di un lavoratore caduto da 17 metri d’altezza, come immediata reazione
fu indetto uno sciopero. Ebbene: chi ha
scioperato si è trovato in busta paga, oltre alla detrazione per il giorno di sciopero, anche una penale di 150 euro per
non aver dato all’azienda il preavviso di
24 ore. Praticamente dovremmo sapere
in anticipo quando un lavoratore muore per potere informare la fabbrica che
dopo-domani faremo lo sciopero. Questo
è l’atteggiamento con cui l’Ilva si pone
nei confronti dei lavoratori. E, ciò che
è peggio, il sindacato non ha fatto una
piega. Il messaggio da parte dell’industria è chiaro: è una minaccia a non
scioperare perché in queste condizioni,
con salari già molto bassi, il lavoratore
ci pensa due o tre volte prima di scioperare perché per una giornata di sciopero
si rischia anche di perdere il premio di
produttività che viene calcolato sulla
produzione dei 3 mesi precedenti. Quindi chi ti scende in piazza con questo timore e con salari bassissimi? Ma ciò che
è più grave è che i sindacati non si sono
mossi. Questo è il punto.
Perché questo atteggiamento da
parte dei sindacati?
Hanno anche loro interessi forti.
L’anomalia è che da circa 10 anni c’è il
predominio di un sindacato che esiste
solamente in quella fabbrica. Si capisce
allora dove sta il gioco: l’Ilva preferisce tenersi questo sindacato che non
incide, non fa niente. Se esponenti del
sindacato hanno anche loro all’interno
della fabbrica una ditta, di cosa stiamo
parlando? Continuiamo solo a prenderci in giro. Questo è il problema. Vedo
invece in giro certe facce di bronzo…
Ma io non voglio essere preso in giro da
nessuno, non voglio essere pilotato da
nessuno perché quando torno a casa dal
lavoro voglio essere in grado di guardare i miei figli negli occhi. E non dimentichiamo che a Taranto ci sono tantissimi bambini che nascono con problemi
dovuti a quello stabilimento. Ci sono
tantissimi bambini con problemi ai reni,
alla vescica. Il mio primo figlio è nato
con la dilatazione del rene sinistro. Ha
avuto un intervento all’uretere all’età di
un anno. Quando l’ho portato a Parma
per l’intervento era l’unico bambino in
mezzo a persone anziane… Mi piangeva
il cuore… Ripeto: se vogliamo tutelare
il futuro dei nostri figli non possiamo
assistere passivamente a questa situazione. n
AMBIENTE
E
SALUTE:
le richieste dei cittadini
In sedici punti le richieste di Alta Marea per abbattere le emissioni inquinanti
nella zona industriale di Taranto e promuovere uno sviluppo sostenibile
• Abrogazione delle recenti norme
antidemocratiche che centralizzano nelle mani dei ministeri le scelte in campo
energetico ed ambientale escludendo
cittadini ed enti locali.
• Immediato adeguamento alla normativa europea dei limiti previsti per
la diossina dal Testo Unico Ambientale
poiché attualmente insostenibili per la
salute umana e per l’ambiente.
• Prescrizioni le più restrittive
(AIA) a tutela della salute di cittadini
e lavoratori, dell’ambiente, dei luoghi
di lavoro e della salvaguardia dell’occupazione; in particolare:
- limiti alle emissioni secondo gli
standard europei
- adeguamento degli impianti alle
migliori tecnologie in assoluto
- copertura dei parchi minerali di
ILVA e CEMENTIR
- monitoraggio e campionamento in
continuo di tutti i punti di emissione
(camini, scarichi a mare, etc)
- no all’utilizzo del pet coke (ILVA,
CEMENTIR)
- rispetto delle pratiche operative
dei cicli produttivi.
• Piena applicazione della legge
regionale “antidiossina” con:
- rispetto dei tempi previsti per la
riduzione delle emissioni di diossina
- il campionamento in continuo e
monitoraggio periodico delle emissioni.
• No al raddoppio della raffineria
ed all’aumento di potenza della nuova
centrale ENI che comporterebbero
altro effetto serra ed inquinamento sul
territorio.
• No a sondaggi e perforazioni petrolifere nel Golfo di Taranto in quanto
danneggerebbero la pesca, il turismo
balneare ed inquinerebbero il mare.
• Garantire la sicurezza e le
condizioni di lavoro nelle industrie
per migliorare l’ambiente e la salute
di lavoratori e cittadini. Adozione di
efficaci sistemi di gestione della sicurezza e della prevenzione con adeguata
valutazione dei rischi, eliminazione
o drastica riduzione delle lavorazioni
nocive ed usuranti anche con modifica
dell’organizzazione del lavoro, puntuali
interventi di manutenzione, sorveglianza sanitaria dei lavoratori lungo tutto
il corso della loro vita in strutture
pubbliche e con relativa anagrafe individuale, controlli rigorosi dei luoghi di
lavoro da parte degli enti preposti.
• Opposizione a qualsiasi forma di
smaltimento che comporti grave danno
al territorio ed alla salute dei cittadini,
ivi comprese discariche ed inceneritori
di qualsiasi tipo. Sì ad una gestione
dei rifiuti basata su recupero, riutilizzo
e raccolta differenziata porta a porta
Istituzione dell’osservatorio provinciale
dei rifiuti. Appoggio ai comitati antidiscarica.
• Bonifica del territorio e dell’area
industriale di Taranto ed immediato
sblocco dei fondi F.A.S. destinati allo
scopo.
• Risarcimento per le attività
economiche che hanno subìto danni
economici a causa dell’inquinamento. Redazione di mappe di rischio ed
indagini epidemiologiche per individuare le responsabilità civili e penali
collegate.
compatibili con la tutela del mare e
del patrimonio naturale e paesaggistico delle coste e dell’entroterra della
provincia jonica.
• Salvaguardia del parco delle
gravine; tutela del patrimonio ambientale e storico delle aree protette della
provincia e del Mar Piccolo.
• NO al nucleare. Sì a politiche
energetiche basate su risparmio e
sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili. Redazione del piano energetico
comunale e di lotta all’effetto serra.
• Creazione di un polo scientifico–
tecnologico d’eccellenza che promuova
ricerche e applicazioni nei settori della
protezione ambientale, delle nuove
tecnologie per abbattere l’inquinamento dei grandi impianti industriali
e delle bonifiche. Investimenti per
la ricerca (università, CNR ) e per la
sanità pubblica (potenziamento del
polo oncologico e del registro tumori,
screening di residenti nei quartieri a
rischio, medicina del lavoro).
• Inasprimento delle sanzioni in
materia ambientale e di sicurezza sul
lavoro
• Applicazione sul territorio della
legge sui rischi di incidente rilevanti
(legge “Seveso”) con informazione,
coinvolgimento della popolazione,
divulgazione del piano di emergenza
esterno ed adempimenti in materia
urbanistica.
• Pianificazione strategica
per uno sviluppo eco-sostenibile
del territorio ed alternativo alla
grande industria investendo su
portualità mercantile e civile;
retroportualità; opere di riassetto
ambientale ed idrogeologico; attività agricole, ittiche e turistiche
Obiettivo Salute 9
Tarantini
fate onore alla vostra città
“Dobbiamo assolutamente deciderci a conservare l’ambiente,
a garantire la salute per noi e per i nostri figli...”.
Il messaggio di Renzo Arbore in occasione della manifestazione cittadina del 28 novembre per la difesa del diritto alla salute e la soluzione
del grave problema ambientale.
di Marta Lucia Sabato
U
Una tranquilla sera di ottobre dalla
sede dell’Ail, dove mi trovavo, ho sentito della musica provenire della villa
Peripato. Man mano che mi avvicinavo, mi è parso di riconoscere la voce
inconfondibile di Renzo Arbore.
Incuriosita, mi sono affacciata
al teatro all’interno alla villa, anche
perché, tra le iniziative della serata,
non mi era sembrato di leggere il suo
nome. E quindi ancora di più mi è venuta la curiosità di capire cosa stesse
succedendo.
Dal vialetto laterale ho intravisto
la figura dell’artista che con la sua
band si esercitava sul palco provando
alcune canzoni jazz. Ho chiesto informazioni e mi è stato riferito che la serata concludeva il convegno nazionale
sulla Talessemia svoltosi nella nostra
città su iniziativa dell’Associazione
Bambino Talassemico di Taranto.
Si è accesa una lampadina. E mi
sono detta: nulla succede per caso.
Non è stato facile superare lo
sbarramento che – come è normale –
circondava l’artista. Ma alla fine sono
riuscita a raggiungere Renzo Arbore al
termine delle prove. E lui, con grande
gentilezza e cortesia, si è dichiarato
“a completa disposizione” per concedermi l’intervista che gli ho richiesto.
La tua presenza a Taranto non è
nuova. Possiamo dire che sei di casa
nella nostra città… Come nasce la
tua partecipazione questa sera a
margine del convegno sulla Talassemia?
Ho accettato volentieri la richiesta
di essere qui stasera perchè spesso
noi diamo il nostro contributo alle
10 Obiettivo Salute
organizzazioni impegnate in azioni
di solidarietà. Se non lo facciamo
noi musicisti, non vedo chi lo deve
fare. Personalmente poi sono testimonial della Lega del Filo d’Oro, per
il sostegno ai bambini sordo-ciechi…
Insomma, cerco di darmi da fare, considerando oltretutto le mie origini in
quanto figlio di un medico…
Tu invece hai preso un’altra
strada…
Certamente. Ma siccome papà era
chirurgo e medico dentista, mi sento
spontaneamente collegato al mondo
della medicina e della salute. Sono
tematiche importanti.
Qui a Taranto, come saprai, il
tema della salute è legato al problema ambientale. Dal tuo punto di
vista, come vedi questo problema,
che poi è un tassello di un problema
mondiale?
Conosco bene il problema di
Taranto, che è purtroppo comune a
quello di altre città del mondo, che
io ho anche avuto modo di visitare.
Io penso che sia arrivato finalmente
il momento di capire che il pianeta, e
tutte le città del pianeta, come Taranto, non sono nostre. Sono dei nostri
figli e dei nostri nipoti. Noi dobbiamo
conservare e preservare queste nostre
città bellissime, che sono poi tra le
città più belle del mondo: da Taranto a
Vasto a L’Aquila, solo per fare qualche
nome…
Anche quelle delle nostre zone che
non sono state scoperte del turismo, sono già più belle di altre città
straniere di altri Paesi che non hanno
tutte queste vestigia e questi beni
culturali così importanti. Quindi noi
dobbiamo assolutamente deciderci a
conservare l’ambiente, a garantire la
salute per noi e per i nostri figli. Qui
in Puglia, inoltre, abbiamo il grimaldello per conquistare i turisti. Ci sono
tante qualità, dall’arte alla gastronomia, alle bellezze naturali. Certo c’è
anche qualcosa un po’ negativa. Però
noi ci riscattiamo con la nostra operosità, la nostra generosità, la nostra
bellezza.
Bisogna dire che qualche cosa si
sta muovendo. C’è una sensibilità nel
campo ambientale che vent’anni fa
non c’era…
La musica può essere un veicolo per accelerare questo processo,
così come lo è spesso per la pace,
la solidarietà, specie negli ultimi
decenni?
Io penso proprio di sì. Di solito noi
della musica siamo stati sempre i più
sensibili, fra gli artisti, ai temi della
solidarietà umana. Più degli attori, ad
esempio. Anche sul tema del razzismo,
che è un altro problema che affligge
il nostro Paese, penso che il Salento e
la Puglia possono fare molto e hanno
molto da insegnare.
Noi musicisti, in particolare, non
badiamo al colore della pelle o ad
altre distinzioni, perché da noi vale
il più bravo: quello che sa cantare
meglio, quello che sa suonare meglio,
quello che ha più ritmo… Questi valori bisognerebbe scoprirli o riscoprirli.
Ci vorrebbe una nuova morale, perché
nel nostro Paese c’è molto disordine, dovuto a una confusione anche
televisiva, povera di contenuti e ricca
di molte frivolezze: si va dietro ai
numeri, agli ascolti, a tutto ciò che
vende…
Il prossimo 28 novembre i
tarantini torneranno in piazza per
reclamare il loro diritto alla salute.
Quale messaggio ti senti di dare per
questa circostanza?
Il messaggio è quello di muoversi
tutti insieme, di fare onore a questa
città. E, se mi permettete, siccome io
vado in giro per il mondo cantando
canzoni napoletane, voglio dedicare
quella manifestazione a un tarantino
illustre ma dimenticato, Mario Costa, che ha scritto tutte le più belle
canzoni napoletane in senso assoluto, cominciando da ‘Era de maggio’ a
‘Palomma ‘e notte’.
Conosci anche la sua ‘tarantì
tarantella’?
E come no! Era un grandissimo
compositore, musicista, che hanno
scambiato per napoletano. Non è
così. Quando noi pugliesi ci mettiamo
abbiamo la melodia e l’armonia nel
nostro sangue. n
“
Io penso che sia arrivato finalmente il
momento di capire che il pianeta,
e tutte le città del pianeta, come Taranto,
non sono nostre. Sono dei nostri figli
e dei nostri nipoti. Noi dobbiamo
conservare e preservare queste nostre
città bellissime, che sono poi tra le città
più belle del mondo.
Obiettivo Salute 11
Inquinamento ambientale
e allergie a Taranto
Il tema, di grande importanza per la salute dei cittadini di Taranto, è
stato affrontato in occasione dei festeggiamenti per i SS. Medici.
di Corrado D’Andria
C
Come tradizione degli ultimi anni,
lo scorso 27 settembre presso l’Auditorium parrocchiale della chiesa dei SS
Cosma e Damiano in Taranto in occasione dei festeggiamenti per i Santi Medici
è stata organizzata una conferenza a
contenuto sanitario, aperta al pubblico.
Quest’anno il tema scelto nonchè titolo
dell’incontro è stato “Inquinamento ambientale e allergie a Taranto”.
La correlazione tra caratteristiche
dell’ambiente di vita ed insorgenze di
malattie umane è oggetto di numerosi studi e sperimentazioni in numerosi
campi specialistici, ma lo è in modo
particolare in quello immuno-allergologico. Una frase comparsa in un articolo sulla famosa rivista Lancet chiarisce
in modo esemplare il senso di questo
accostamento: “Lo sviluppo di allergie
è determinato da un’interazione geniambiente”.
Questo stabilisce come, a differenza di molte altre malattie a componente genetica, molto può essere fatto
(nel bene e nel male…) intervenendo
sull’ambiente in cui il soggetto “predisposto geneticamente” vive, per poter
modificare le sue prospettive di salute.
In definitiva ciò che un soggetto
sarà come malato allergico (detto “fenotipo”) deriva da una sorta di risultato dell’addizione tra la sua componente
ereditaria genetica (detto “genotipo”)
e l’ambiente in cui si sviluppa e vive
(inquinanti ambientali, allergeni , infezioni).
La cosiddetta “marcia allergica” infatti costituisce un ideale percorso del
paziente che, allorché predisposto geneticamente, sotto l’influsso dei vari allergeni (sono la parte allergizzante delle
sostanze a cui si diventa allergici) e l’influsso dei fattori ambientali e microbici,
può intraprendere il cammino verso la
produzione degli anticorpi anomali IgE
che causeranno le reazioni allergiche, i
sintomi della malattia e (perdurando nel
12 Obiettivo Salute
tempo) la sua cronicizzazione .
La prevenzione possibile
Non è possibile ipotizzare un intervento di prevenzione della malattia
agendo sui geni, poiché almeno 30 diversi di essi sono stati dimostrati essere parte in causa e non è immaginabile
una loro possibile correzione. Pertanto,
l’unica prevenzione possibile è quella
sui fattori scatenanti ambientali.
Sono riconosciuti dei fattori favorenti l’insorgenza di allergia di tipo
“prenatale” (dieta materna povera di
antiossidanti come la vit.E e il fumo di
sigaretta) ed altri di tipo
“neonatale” (esposizione allergenica elevata
ad acari-pollini-animali;
fumo passivo; inquinanti
indoor ed outdoor; dieta
scarsa di antiossidanti).
L’ordine di nascita, le
infezioni e l’uso precoce
di antibiotici, le vaccinazioni sono altri fattori
“ambientali” importanti.
Infatti si è osservato che i
bimbi di famiglie numerose, precocemente esposti
ad infezioni, soprattutto
quando non si ecceda in
antibiotici e vaccinazioni,
dimostrano una più naturale maturazione del sistema immunitario che meno li espone alla genesi di
allergie (cosiddetta teoria “igienica”).
Infatti, bimbi che nascono e crescono in
ambienti di campagna, soprattutto se
in presenza di animali, sembrano essere
più protetti dall’insorgenza di allergie.
Perciò il fattore dello “stile di vita” può
assumere un rilievo determinante .
Lo stile di vita
È dimostrato che lo stile di vita
“occidentale”, con case ermeticamente
chiuse, poco ventilate e condizionate,
la prevalenza delle industrie e del traffico autoveicolare, un’eccessiva medicalizzazione, contribuiscono ad un incremento della frequenza di allergie. Nel
mondo “occidentalizzato” è chiaramente in corso una vera e propria epidemia
di allergie, in crescita tuttora in tutti i
continenti .
Un esperimento naturale si è osservato recentemente in Germania con la
riunificazione delle sue due parti. Infatti, sino al crollo del muro di Berlino
nella Germania dell’Ovest, più ricca ed
evoluta, prevalevano le allergie rispetto
alla più povera Germania dell’Est. At-
tualmente con l’omogeinizzazione dello
stile di vita sul modello occidentale, si
è osservato un perfetto livellamento dei
valori.
Gli inquinanti ambientali
Allorchè si parla di inquinanti ambientali si deve distinguere tra “indoor”
(ambienti confinati come uffici, case,
palazzi, mezzi di trasporto e luoghi pubblici) ed “outdoor” (ambienti aperti).
Nelle tabelle 1 e 2 si possono leggere
i principali inquinanti di queste due categorie.
Il bersaglio principale è naturalmente rappresentato dalle vie aeree, tanto
nella parte superiore (naso), quanto inferiore (bronchi e polmoni) in funzione
della grandezza delle particelle inquinanti, con il risultato di un’infiammazione.
Le condizioni climatiche contribuiscono molto nel potenziare o ridurre
l’impatto dannoso degli inquinanti. Infatti in condizioni “favorevoli” il sole
può favorire la produzione di ozono (O3)
ed ossido nitrico (NO), mentre le piogge possono causare formazione di acidi
che raggiungono il suolo e le persone.
Il particolato atmosferico è un ulteriore
importante fattore capace di contribuire
all’infiammazione delle vie aeree e alla
comparsa delle allergie.
Un altro esperimento naturale è
stato condotto in Giappone. Si è paragonato la frequenza di allergia al cedro
in abitanti di 3 diverse zone della città
(foresta di cedri, viali alberati a cedro e
molto trafficati, viali alberati a cedro e
poco trafficati). Si è osservato che nelle
foreste le allergie erano meno frequenti rispetto alla zone dei viali alberati e
poco trafficati, raggiungendo il massimo negli abitanti di viali alberati e molto trafficati.
L’inquinamento ambientale crea una
sorta di “superpolline”, più irritante e
più allergizzante.
La predisposizione allergica (detta
“atopia”), lo stile di vita e l’ambiente
“
La predisposizione allergica, lo stile di vita e l’ambiente
costituiscono il triangolo che racchiude il fenomeno delle
allergie e ne spiega l’attuale epidemia. Potremo contribuire personalmente nel modificarne l’andamento agendo più
consapevolmente tanto col nostro stile di vita (fumo,
alimentazione e uso di farmaci e vaccini) quando
impegnandoci per ottenere il severo controllo di uno
sviluppo sostenibile delle attività produttive e industriali
costituiscono il triangolo che racchiude
il fenomeno delle allergie e ne spiega
l’attuale epidemia.
Potremo contribuire personalmente
nel modificarne l’andamento agendo più
consapevolmente tanto col nostro stile
di vita (fumo, alimentazione e uso di
farmaci e vaccini) quando impegnandoci per ottenere il severo controllo di
uno sviluppo sostenibile delle attività
produttive e industriali, perché si assista ad una ricaduta ambientale meno
traumatica di quella attualmente documentata. n
Obiettivo Salute 13
Il rischio amianto
a taranto:
questioni aperte
Nel periodo 1980-2005 si sono registrati in Puglia
299 casi di tumori alla pleura, il cancro con certezza causato dall’amianto, dei quali 120 riguardano Taranto. Le proposte per salvaguardare la
salute dei cittadini della nostra provincia e colmare un vuoto legislativo.
Si è svolta a Torino dal 6 all’8
novembre la 2° Conferenza nazionale sull’amianto che quest’anno
ha affrontato il tema ‘Amianto e
giustizia’.
La Conferenza, cui ha partecipato la sezione tarantina di ‘Contramianto’, ha goduto del patrocinio,
fra gli altri, della Regione Puglia
e della Provincia di Taranto. Un
segnale che può fare sperare in
una positiva ricaduta sul nostro
territorio per eliminare dal nostro
ambiente questo grave pericolo per
la nostra salute
di Luciano Carneo*
L
La situazione dell’intera area jonica e dei livelli di sostanze inquinanti
e cancerogene dell’area industriale dovrebbe portare a valutare con attenzione le esposizioni all’amianto - ancora significativamente presente nella città di
Taranto e provincia - che costituiscono
una fonte di ulteriore accrescimento del
rischio per la salute.
“Amianto”: quindi non solo emergenza nelle aree di lavoro ma emergenza
anche in ambito abitativo e territoriale.
L’uso fatto di questa sostanza cancerogena in edilizia è stato massiccio
e il suo smaltimento in discariche non
autorizzate rischia di innescare un pericoloso processo di inquinamento ambientale, oltre a rappresentare un reale
rischio per la salute della popolazione.
Il censimento dall’alto fatto negli
scorsi anni ha evidenziato che in Puglia
vi sono vere estensioni di tetti in eternit. Ne sono state censite oltre 5000
con estensioni superiori a 200 metri
quadrati. Quantitativi enormi di cemento-amianto che andrebbe bonificato e
non, come accade spesso, abbandonandolo indiscriminatamente in campagna.
Edifici pubblici e privati, aree industriali, capannoni, discariche, sono solo
alcuni degli esempi in cui è concreto il
rischio di esposizione alle fibre di asbesto.
Il rischio tumori
Abbandonare coperture in cementoamianto, caldaie coibentate, o qualsiasi
altro manufatto contenente amianto oltre a costituire un atto giuridicamente
14 Obiettivo Salute
perseguibile è motivo di dispersione
nell’ambiente circostante di fibre cancerogene, fibre che qualora vengano
inalate possono scatenare in qualsiasi
momento forme tumorali.
La neoplasia può svilupparsi anche oltre cinquanta anni dalla prima
inalazione. E non essendo la neoplasia
direttamente correlata alla quantità di
polvere di amianto respirata, sono sufficienti poche fibre per innescare l’evento
dannoso, come richiamato dalla stessa
Organizzazione Mondiale della Sanità
che ha indicato nel valore superiore ad
una fibra di amianto per litro di aria
il livello di attenzione oltre il quale è
possibile per la popolazione esposta
contrarre malattie tumorali asbestocorrelate.
Le probabilità di contrarre la malattia si accrescono con il numero di inalazioni poiché le fibre inalate permangono
nell’organismo e si sommano. Ma ne è
sufficiente una per causare l’insorgenza
tumorale.
La popolazione deve essere informata sui rischi derivanti dalla esposizione a questo pericoloso cancerogeno.
Di amianto si muore. Saperlo potrebbe
aiutare a limitare le esposizioni ed abbassare quel trend di crescita delle neoplasie amianto-correlate previste per i
prossimi 25 anni.
I dati in Puglia e a Taranto
Il Registro Mesotelioma della Puglia
ha accertato nel periodo 1980-2005 ben
299 casi di tumori alla pleura, il cancro di certezza causato dall’amianto. Di
questi 120 riguardano Taranto.
Nel solo periodo 1993-1995 lo stesso registro ha indicato 9 casi di esposizione di tipo ambientale e di questi 2 a
Taranto e 7 a Bari.
Queste esposizioni evidenziano non
solo una forte presenza di amianto a Taranto in ambito lavorativo ma ulteriori
fonti di contaminazione ambientale a
cui la popolazione può ancora essere
esposta e pongono all’ordine del giorno i problemi della bonifica delle aree e
dell’indennizzo dei casi dovuti all’esposizione.
Lo sportello amianto
Nel 2002 l’associazione CONTRAMIANTO ha raccolto circa 10mila firme per la proposta di legge regionale
‘Amianto’ su ‘prevenzione e sorveglianza
sanitaria a cittadini e lavoratori esposti ed ex esposti’ (proposta purtroppo
ancora inattuata), nonché il progetto
pilota in ambito comunale per il monitoraggio ed il censimento dei capannoni, coperture in eternit, macchinari,
edifici pubblici e privati anche attraverso l’apertura dello “Sportello amianto”
allo scopo di fornire corrette indicazioni
ai cittadini sui comportamenti da adottare in presenza di manufatti in amianto
(coperture, cisterne, fumaioli, ecc.).
Questi rappresentano gli impegni
che Contramianto (“associazione esposti amianto e altri rischi onlus”) sta
perseguendo con grandi sforzi ma anche
nel convincimento che sia necessario e
prioritario un corretto e capillare piano
d’informazione all’intera cittadinanza
sui temi legati all’amianto sia di ordine
sanitario, sia di ordine tecnico/normativo.
Un programma cittadino
La normativa attualmente in vigore
(ovvero la legge 257/92 che reca “Norme relative alla cessazione dell’impiego
dell’amianto”), pur vietando l’estrazione, la commercializzazione e la produzione di amianto ha il grosso limite
di non imporre le bonifiche e vietarne
l’uso rimettendo, implicitamente, la
decisione e la valutazione dello stato
di conservazione del manufatto (se sia
compatto o deteriorato) e quindi la rimozione, al cittadino o all’imprenditore.
Riteniamo che tale lacuna debba essere
Per informazioni:
Associazione Contramianto
e altri rischi,
via Nitti 2°, 74100 Taranto
[email protected]
www.contramianto.beepworld.it
colmata attraverso un provvedimento
normativo.
Riteniamo fondamentale attivare in
ambito cittadino un programma che ragguagli sui pericoli derivanti dall’amianto; sulle precauzioni da adottare prima
di rimuovere questa sostanza cancerogena; sulle procedure amministrative,
dalla segnalazione allo smaltimento; sui
costi nonché sulle azioni al fine di individuare i soggetti abilitati ad attuare le
attività di bonifica amianto.
A tale riguardo sarebbe auspicabile
favorire, mediante un protocollo con
ditte specializzate, l’uniformità dei
costi per quei cittadini che volontariamente segnalino la presenza di amianto
e avviino le procedure di bonifica e successivo smaltimento. Costi che almeno
in parte potrebbero essere sostenuti da
Comune, Provincia e Regione.
Dare sostegno e sensibilizzare la
popolazione certamente potrebbe aiutare a realizzare una reale difesa dell’ambiente e costituire un punto di partenza
per la tutela della salute che tutti ci
auguriamo possa concretamente realizzarsi nei fatti e non solo nelle parole.
*presidente ‘Contramianto e altri
rischi onlus’, sede di Taranto
Nelle foto,
amianto trovato all’interno
di una abitazione di Taranto.
Obiettivo Salute 15
Il 40° dell’Ail
al Quirinale
Una delegazione tarantina ha partecipato a Roma all’inaugurazione
del Centro di ricerca GIMEMA (Gruppo Italiano Malattie EMatologiche
dell’Adulto) seguito dall’incontro col Presidente della Repubblica.
In occasione del 40° anniversario
di fondazione dell’AIL nazionale, una
delegazione della sezione tarantina ha
partecipato lo scorso 6 ottobre alla cerimonia svoltasi a Roma nei Giardini del
Quirinale.
Nel corso della cerimonia, al saluto
del presidente nazionale dell’associazione prof. Franco Mandelli sono seguite
le testimonianze di pazienti assistiti
dall’Ail nel loro percorso di malattia e
di cura.
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano ha rivolto parole di
apprezzamento e di incoraggiamento
ai 500 rappresentanti giunti da tutta
l’Italia sottolineando i meriti dell’associazione peraltro già insignita della
‘Medaglia d’oro al merito della Salute
pubblica’ conferita dal Presidente Carlo
Azelio Ciampi nel 2004.
Si è poi intrattenuto con molti dei
partecipanti alla cerimonia.
Il giorno precedente l’incontro col
Presidente della Repubblica, i partecipanti alla cerimonia hanno partecipato all’inaugurazione dell’importante e
innovativo Centro di ricerca GIMEMA
(Gruppo Italiano Malattie EMatologiche dell’Adulto) realizzato a Roma con
il contributo di tutte le sezioni Ail
d’Italia. Un Centro all’avanguardia che,
utilizzando le competenze e le energie
dei medici ematologi italiani, si pone
l’obiettivo di raggiungere nuovi risultati
nella cura delle malattie ematologiche
fino a pochi decenni fa considerate inguaribili.
Alla cerimonia inaugurale ha preso
parte, in rappresentanza delle istituzioni, il sottosegretario alla Presidenza del
Consiglio on. Gianni Letta.
16 Obiettivo Salute
A lato: Quirinale, 6 ottobre.
Il Presidente della repubblica
Giorgio Napoletano con il
presidente nazionale
dell’AIL Franco Mandelli
In basso: Roma, 5 ottobre.
La presidente della sezione AIL di
Taranto Paola D’Andria (terza da
destra) coi presidenti delle altre
sezioni regionali in visita al Centro
di ricerca GIMEMA
Ippocrate nel visitare un bambino
in un dipinto di Robert Tohm
La scuola medica nella
taranto magno-greca
Nel IV secolo a. C. fiorì a Taranto
una scuola medica che vide in
Icco uno dei suoi più importanti
esponenti ed è ricordato dalle
fonti come il “medico dello sport”
più importante dell’antichità.
di Luca Adamo
A
nche se la genesi del pensiero medico-scientifico si fa risalire convenzionalmente alla nascita delle prime
grandi scuole mediche costituitesi
naturalmente nelle dinamiche poleis della Magna Grecia (la Scuola di
Crotone, la Scuola di Sicilia e forse la
meno conosciuta, ma importantissima
Scuola di Taranto), è nella Grecia continentale che la figura
del medico si emancipa e distingue nettamente da quella
del sacerdote.
La medicina fra mito e magia
Se il “pensiero medico” già con la civiltà minoica raggiunge un altissimo grado di sviluppo dogmatico e sociale a Cnosso ad esempio “l’Arte medica” era esercitata da esperti remunerati e riconosciuti all’interno dell’organizzazione
sociale - si tratta ancora di pratiche strettamente legate
Obiettivo Salute 17
Nella Taranto magno-greca si era sviluppata
una sorta di “medicina intermedia”, corretta
formula di compromesso tra quella sacra
esercitata e diffusa all’interno dei santuari
e quella più squisitamente laica di scuola
Ippocratica. Tale formula di compromesso
si caratterizzava da una profonda dose di
pitagorismo tanto da divenire una “medicina filosofica” che conservava una profonda
identità religiosa o comunque etica
alla figura delle divinità e caratterizzate
da una forte dose mistica e magica di
base.
Apollo è considerato il fondatore dell’Arte Medica, Pallade Athena la
somma legislatrice sanitaria, Chitone,
il fondatore ed il sommo maestro della
medicina. Lo stesso Iapige, mitico medico di Enea, diviene detentore di tali
saperi in quanto oggetto dell’amore dello stesso Apollo.
In Tessaglia sarà Ascepio a raccogliere il testimone di queste culture
compiendo, così come diverse fonti letterarie ricordano, miracolose guarigioni
durante il sonno, momento nel quale lo
stesso raggiunge il più intimo contatto
con la divinità o con il serpente.
Strettamente legati a queste figure ed al loro mitico ricordo, in Grecia
sorgono Santuari e templi dedicatori.
Il culto ad Ascepio, ad esempio, diviene così tanto forte e diffuso da essere
esportato nella stessa Atene e poi, latinizzato, nell’Urbe.
Filiazione diretta di questo pensiero
porta, soprattutto nel VI - V sec. a. C.,
alla nascita di una medicina, convenzionalmente definita laica, che si basava
su metodi pratici. È questa l’epoca del
fiorire delle grandi scuole mediche.
importante della Magna Grecia si era
sviluppata, infatti, una sorta di “medicina intermedia”, corretta formula di
compromesso tra quella sacra esercitata e diffusa all’interno dei santuari e
quella più squisitamente laica di scuola
Ippocratica.
Risulta però fondamentale, a questo punto, chiarire che in culture come
quella Greca quando si utilizzano terminologie come “laico” esse vanno rilette
nell’accezione più ampia dei termini in
quanto anche la filosofia, così come il
primordiale progresso scientifico, attinge a piene mani nella mitologia e
spesso in concezioni magiche talmente
tanto radicate da essere parti integranti
della società e del pensiero del tempo.
Tale formula di compromesso si caratterizzava, però, da una profonda dose
di pitagorismo tanto da divenire più che
una medicina scientifica in senso stretto una medicina filosofica che conservava, come già ribadito, una profonda
identità religiosa o comunque etica.
Sarà comunque dalla concezione
biologica dei pitagorici ed alla dottrina dell’armonia che deriverà l’opera di
grandi medici: Empedocle di Agrigento, Alcmeone di Crotone, Filolao, Icco,
Apollodoro per Taranto.
Le grandi scuole mediche
Se per le scuole di Crotone ed Agrigento ad esempio è facile individuare
elementi che le accomunano, quantomeno dal punto di vista dogmatico, il
caso di Taranto, ingiustamente trascurato di solito dagli storici della medicina,
si presenta come un unicum degno di
singolari considerazioni. In quella che
è forse tra le Poleis la più grande ed
La scuola ippocratica
Il maggiore degli esponenti della medicina greca è senza dubbio Ippocrate. Il suo pensiero si basava sul
principio dei quattro elementi ognuno
dei quali detentore di una qualità. Dalla combinazione di essi si creavano gli
umori dalla cui perfetta armonia scaturiva la salute dell’individuo. È quindi
di derivazione ippocratica la medicina
18 Obiettivo Salute
Asclepio, dio greco della medicina,
chiamato poi Esculapio dai Romani.
umorale che vede nella natura la guaritrice per eccellenza di ogni male.
La medicina di scuola ippocratica segna la nascita della clinica intesa come
studio dei segni e dei sintomi osservabili sul paziente. Sono stati rintracciati
ben 406 aforismi che racchiudono tutte
le osservazioni e le esperienze mediche
del maestro. In tali aforismi si insegnava a formulare attente diagnosi partendo dalla sola osservazione dello stato
del paziente.
Ippocrate utilizza quindi la filosofia
ed il ragionamento subordinandoli però
all’osservazione del malato per determinare l’indirizzo clinico della terapia.
Per la prima volta si cerca quindi, di
preservare le energie dell’individuo oggetto dell’analisi medica per ricercare le
cause della malattia senza tralasciare la
finalità e cioè la guarigione del malato. Alla luce di quanto sinteticamente
detto l’esperienza medica di Ippocrate
risulta essere la più complessa perché
è al contempo scienza, arte, esperienza
e ragionamento e non appare, almeno
da quanto ci è dato di sapere, assolutamente forviata da credenze magiche,
sacre o dalla superstizione.
La medicina nei ginnasi
In Grecia, così come nelle colonie, la
medicina veniva praticata nei ginnasi,
nelle palestre, negli jatreia. Il ginnasio
era il luogo nel quale i giovani venivano formati culturalmente e fisicamente,
mentre era nelle palestre che venivano
allenati gli atleti veri e propri che si sarebbero poi dedicati alle attività ginniche agonistiche.
Il personale che lavorava in queste
strutture aveva conoscenze mediche
relativamente approfondite in grado di
curare le lesioni che certamente gli atleti ed i giovani si procuravano durante
gli esercizi ginnici.
I medici veri e propri, invece, utilizzavano per lo svolgimento della
Il tarantino Icco è ricordato dalle fonti
come il “medico dello sport” più importante
dell’antichità. Fu lui a teorizzare l’astinenza
sessuale durante gli allenamenti e le competizioni ginniche e ad elaborare regimi dietetici per gli atleti che potessero favorire la
migliore resa durante le competizioni
loro professione i cosiddetti jatreia e
venivano chiamati all’interno dei ginnasi e delle palestre solo per i casi
più gravi.
Icco di Taranto,
medico sportivo
Fortemente legata a questa “temperie culturale” nel IV secolo a. C. fiorì a
Taranto una scuola medica che vide in
Icco uno dei suoi più importanti esponenti. Icco fu, non a caso, pitagorico,
ginnasiarca ed olimpionico, ed è ricordato dalle fonti come il “medico dello
sport” più importante dell’antichità. Fu
lui, ad esempio a teorizzare l’astinen-
za sessuale durante gli allenamenti e le
competizioni ginniche e ad elaborare
regimi dietetici per gli atleti che potessero favorire la migliore resa durante le
competizioni.
Il quadro fin qui esposto, anche se
in modo certamente sintetico, esprime
una complessità di fondo non certo trascurabile, che non consente di delineare
scenari omogenei. Lo studio del fenomeno della nascita ed evoluzione del
pensiero medico in Grecia ed in Magna
Grecia, infatti, impone considerazioni
singolari che possano mettere in luce le
evidenti differenze tra Polis e Polis, e
spesso tra medico e medico. n
Affresco raffigurante Ippocrate e Galieno mentre conversano - Anagni, Cripta del Duomo, XIII sec. d. C.
Obiettivo Salute 19
Cinema
Ail: un pezzo di
storia tarantina
Un libretto dedicato “a tutte le migliaia di persone che, condividendo il progetto di solidarietà
dell’Ail, hanno permesso di realizzare a Taranto e
provincia quanto descritto in queste pagine”.
In occasione del 40° dell’Ail nazionale e del 15° anniversario di nascita
della sezione tarantina, è stato pubblicato il libretto ‘Ail: un pezzo di storia tarantina’ che illustra il contributo
offerto dalla associazione alla sanità
jonica.
L’agile volumetto, ricco di illustrazioni, ripercorre le diverse tappe di
una associazione la cui forza è data
dall’impegno dei volontari e la cui solidità è rappresentata dalla sofferenza
di chi, colpito in prima persona dalla
dolorosa esperienza di una malattia
ematologia, ha offerto ed offre quotidianamente solidarietà a quanti si trovano ad affrontare lo stesso percorso
di vita.
È noto l’impegno offerto ai pazienti
con il servizio di cure domiciliari svolto sulla base di una convenzione con
l’Asl di Taranto, come anche l’ospitalità gratuita offerta a Casa Ail a pazienti
e familiari provenienti da altre città e
regioni, e la costante collaborazione
con il reparto di Ematologia diretto
all’ospedale Moscati dal dr. Patrizio
Mazza, vice-presidente della sezione
tarantina dell’Ail.
Alcune testimonianze arricchiscono il testo che illustra anche i diversi
settori di impegno sviluppati dall’Ail
in questi ultimi anni, sia in ambito
culturale, con una significativa produzione editoriale, sia nel denunciare i danni causati alla salute a causa
dell’inquinamento industriale.
Con l’auspicio espresso che in un
prossimo futuro le malattie ematologiche risultino finalmente curabili al
punto da non esserci più bisogno di
una associazione come l’Ail. Un traguardo possibile che non potrà comunque far venir meno il continuo bisogno di solidarietà iscritto nell’animo
umano, parametro fondamentale per
valutare il livello di una civiltà.
La pubblicazione vuole essere il
doveroso e sentito ringraziamento verso “tutte le migliaia di persone che,
condividendo il progetto di solidarietà
dell’Ail, hanno permesso di realizzare a
Taranto e provincia quanto descritto in
queste pagine”.
Si ringrazia la Casa di Cura “Villa Verde” per aver contribuito alla realizzazione di questo giornale
20 Obiettivo Salute
Cinema
Il dramma di Taranto
sul grande schermo
Nel film ‘Mar Piccolo’, sullo sfondo della storia di una famiglia del quartiere Paolo VI,
l’amara denuncia sulla situazione occupazionale, ambientale e sanitaria di Taranto.
di Marcello De Stefano
C
i sono film – e sono tanti – la
cui storia potrebbe essere
ambientata in qualunque città,
senza che la vicenda raccontata
ne risenta granchè. Non è così
per ‘Mar Piccolo’, il film che ha
spopolato dal 6 novembre nelle
sale tarantine e che sta riscuotendo grande successo in tutta
l’Italia. Il film poteva essere girato
solo sulle rive del nostro mare
perché Taranto è la vera protagonista della storia.
‘Mar Piccolo’ racconta la storia
di Tiziano, un giovane abitante
del quartiere Paolo VI che frequentemente marina la scuola per
guadagnarsi in maniera illecita
quello che serve alla sua famiglia,
messa sul lastrico da un padre
incapace e fannullone.
Taranto, nel primo snodarsi
della storia, sembra fare semplicemente da sfondo, con le immagini della zona industriale vista dal
Mar Piccolo. Ma al termine del
film si ha invece la netta sensazione che è la vicenda di Tiziano e
della sua famiglia a fare da sfondo
alla vera protagonista della storia,
ovvero la drammatica situazione
della Città dei due mari. Lo confermano il titolo del film ma anche
l’occhio della cinepresa che porta
dallo sfondo al primissimo piano le
immagini dell’Ilva che diffonde sulla
città i suoi fumi inquinanti.
Il confronto fra la madre di
Tiziano e il Questore è emblema del
più vasto e difficile confronto fra i
tarantini e le istituzioni sulla questione ambientale e sanitaria. Quando
viene decisa l’istallazione di una
antenna, fonte di malattie tumorali, accanto alla scuola elementari,
a nulla valgono le proteste delle
madri-coraggio. “Lei manderebbe
suo figlio in questa scuola?” grida
al Questore la madre di Tiziano.
Al silenzio delle istituzioni, che
proseguono nella realizzazione
del progetto, le madri-coraggio
rispondono smontando di notte quello che viene costruito di
giorno.
Una capacità di iniziativa e
di protagonismo da parte delle donne che manca invece ai
protagonisti maschili della storia,
impegnati a farsi guerra fra di
loro. A scuoterli sarà il direttore del carcere, che dopo averli
invitati a combattersi, li sprona a
un sussulto di orgoglio. Li chiama
imbecilli e incapaci, perché mentre perdono il loro tempo a farsi la
guerra non si avvedono che nella
loro città, che conta “un decimo
dell’inquinamento di tutta l’Europa”, c’è “un malato di tumore
in ogni famiglia dei Tamburi…”.
Paradigma di una città disunita e
incapace di reagire.
Anzi, di una città soggiogata.
“Non c’è persona più fedele di chi
ha debiti”, dirà il boss del quartiere (leggi: ricatto occupazionale).
Con l’amara conclusione della
decisione finale di Tiziano che,
con la sua ragazza, prende la via
di Bologna, perché esiste una sola
alternativa: integrarsi in un sistema
perverso, dove non si vedono vie
d’uscita per la popolazione, oppure
andar via.
Davvero deve essere questo il
destino dei nostri giovani? n
Obiettivo Salute 21
Teatro
Le novità della stagione teatrale
Prende il via al teatro Orfeo martedì
1° dicembre (ore 21) e mercoledì 2 (ore
17,30) la stagione teatrale promossa
dall’assessorato alla Cultura del Comune
di Taranto in collaborazione col Teatro
Pubblico Pugliese.
A inaugurarla è la nota commedia di
Eduardo De Filippo ‘Uomo e galantuomo’
messa in scena da Armando Pugliese e
rappresentata da Francesco Paolantoni
nella parte che fu del grande Eduardo.
‘Uomo e galantuomo’ è la prima di 8
rappresentazioni che andranno in scena
(ecco la prima novità) in parte al teatro
Orfeo, come da consuetudine, e in parte
al nuovo teatro Tatà, fortemente voluto
dall’amministrazione comunale e inaugurato lo scorso 14 novembre al quartiere
Tamburi. Una scelta fortemente simbolica,
per avvicinare il teatro ad una zona che
finora che era sprovvista, e per avvicinare
ancor più i giovani, ai quali il Tatà è particolarmente rivolto.
E ai giovani studenti è rivolta anche
quest’anno una particolare attenzione
con gli incontri previsti fra le scolaresche
e gli artisti a palazzo Galeota la mattina
successiva alla prima serata, secondo una
formula collaudata e di particolare valenza
educativa.
Il teatro infatti, come ha tenuto a
sottolineare l’assessore alla cultura Angela
Mignogna, si differenzia da altre forme
artistiche che sfruttano il video (la televisione) o lo schermo (il cinema) e dunque
la realtà virtuale. Il teatro invece pone in
diretto contatto il pubblico e gli attori che
confermano questa pecularietà sottolineando come ogni serata è per loro diversa
dall’altra essendo diverso il pubblico.
L’assessore Mignogna ha anche
spiegato come, grazie alla collaborazione
con il Teatro Pubblico Pugliese, sia stato
possibile anche quest’anno programmare
la stagione teatrale nonostante il dissesto
delle casse comunali.
Altra novità di quest’anno è la possibilità di acquistare singoli biglietti on-line
tramite il sito www.teatropubblicopugliese.it, mentre gli abbonamenti si possono
sottoscrivere al nuovo sportello di Informazione Turistica al piano terra di Palazzo
Galeota (tel.099.4581721).
A questo riguardo è possibile sottoscrivere un unico abbonamento per l’intera
stagione ovvero abbonamenti distinti per
le 5 serate all’Orfeo o le 3 al teatro Tatà
(tel.099.4725780 – 4707948).
Dopo la serata inaugurale dell’1 e 2
dicembre, seguiranno all’Orfeo: ‘Molière:
La scuola delle mogli’ il 13 e 14 gennaio;
‘Molto rumore per nulla’ di Shakespeare
(11 e 12 febbraio); ‘Dona Flor e i suoi due
mariti’ (17 e 18 marzo) e ‘Letto a due
piazze’ (13 e 14 aprile).
Il Tatà invece ospita la celebre opera
di Pirandello ‘Uno, nessuno e centomila’
(19 e 20 febbraio) seguita il 20 e 21 marzo da ‘La sirena’ ispirata a un racconto di
Giuseppe Tomasi di Lampedusa e messa
in scena da Luca Zingaretti, volto noto del
pubblico televisivo nelle vesti del Commissario Montalbano.
Un altro attore conosciuto al pubblico
televisivo, Claudio Santamaria, sarà il protagonista de ‘La notte prima della foresta’
(6 e 7 aprile). Avremo modo di riparlarne
e approfondire.
Per ulteriori informazioni: Assessorato
comunale alla Cultura (tel. 099.4581732)
M.S.
Sede direzionale e stabilimento di Produzione: Via S. Giovanni - Zona Industriale 74027 S. Giogio Jonico (Ta)
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Si ringrazia la ditta “Tombolini” per aver contribuito alla realizzazione di questo giornale
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Paola D`Andria - AIL sezione di Taranto