Pietro Mascagni
Spartito della romanza
“ Voi lo sapete o mamma”
dalla Cavalleria Rusticana
Come col capo sotto l'ala bianca
dormon le palombelle innamorate,
così tu adagi la persona stanca
sotto le coltri molli e ricamate.
La testa bionda sul guancial riposa,
lieta de' sogni suoi color di rosa,
e tra le larve care al tuo sorriso,
una ne passa che ti sfiora il viso.
Passa e ti dice che bruciar le vene,
che sanguinare il cor per te mi sento,
passa e ti dice che ti voglio bene,
che sei la mia dolcezza e il mio tormento.
Bianca tra un nimbo di capelli biondi,
lieta sorridi ai sogni tuoi giocondi.
Ah, non destarti, o fior del Paradiso,
ch'io vengo in sogno per baciarti in viso!
terminò la sua carriera di direttore al Teatro Adriano di Roma. Già nel 1943, subito dopo il bombardamento di Roma, in una sua lettera ad Anna Lolli scrive‐
va: "Rendiamo grazie a Dio, il Fascismo è finito, torna su di noi il sole della liber‐
tà". Pietro Mascagni morì nel suo appartamento all'Hotel Plaza di Roma (sua resi‐
denza stabile dal 1927) il 2 agosto del 1945: il Presidente del Consiglio dell'epo‐
ca, Ferruccio Parri, gli negò i funerali di Stato[6]. Radio Mosca fece un minuto di silenzio e la folla si accalcò per omaggiare la salma. Ancora oggi si può visitare il suo sepolcro al Cimitero della Misericordia di Livorno, dove le sue spoglie furo‐
no trasferite nel 1951. Autografo
Pietro Mascagni
Pietro Mascagni nacque il 7 dicembre 1863, a Livorno, in piazza delle Erbe. Pro‐
veniva da una famiglia abbastanza rinomata nella città, ma di condizioni econo‐
miche non agiate, nonostante il padre fosse uno dei più facoltosi e conosciuti panettieri del centro di Livorno. Dopo aver ultimato gli studi ginnasiali, ai quali affiancò anche lo studio del pianoforte e dell'organo, dal 1876 si dedicò agli studi musicali – contro la volontà del padre – seguendo gli insegnamenti di Al‐
fredo Soffredini[2], fondatore dell'Istituto Musicale Livornese (in seguito rino‐
minato 'Luigi Cherubini'), dove studiò anche violino, contrabbasso e alcuni stru‐
menti a fiato; con Soffredini, in particolare, studiò armonia e contrappunto. La sua prima composizione musicale, la romanza Duolo eterno!, risale al 1878, seguita da altre come: Elegia per soprano, violino e pianoforte (1879), Ave Ma‐
ria per soprano e pianoforte (1880), Pater Noster per soprano e quintetto d'ar‐
chi (1880), Sinfonia in fa maggiore (1881)[3]. Nello stesso 1881, compose la cantata In filanda, a quattro voci soliste, e nel 1882 la cantata Alla gioia, su te‐
sto di Friedrich Schiller. Trasferitosi a Milano, per studiare al Conservatorio con Amilcare Ponchielli e Michele Saladino, Mascagni condivise una stanza in affitto con Giacomo Puccini, più anziano di lui di cinque anni, condividendone povertà e gioie. In Conservatorio, però, Mascagni si trovò presto in difficoltà: i metodi e i contenuti della disciplina musicale impartita dai docenti si scontravano col suo temperamento e con la sua musica più moderna, anche se aveva Amilcare Pon‐
chielli dalla sua parte. Nel 1885 Mascagni abbandonò il Conservatorio di Milano (e gli studi di musica), unendosi a compagnie d'operetta come direttore d'or‐
chestra. Nel dicembre 1886, in tournée con la compagnia di Diego Zucca, fece tappa a Cerignola (FG), dove il sindaco allora in carica (il Commendatore Canno‐
ne) invitò lui e la futura moglie, Argenide Marcellina Carbognani (Lina, che spo‐
serà nel febbraio 1888), a fermarsi, offrendogli di dirigere la neonata Filarmoni‐
ca locale. Nella cittadina dauna Mascagni resterà sino al 1892, componendo la sua prima opera e dando lezioni di musica e canto. La fama mondiale Dal 1899 al 1900 le sue tournée in qualità di direttore d'orchestra lo portarono a Pietroburgo, Vienna e negli Stati Uniti. Dopo il debutto poco lusinghiero de Le Maschere (1901), che avevano esordito in contemporanea in ben sei città diver‐
se (Roma, Milano, Venezia, Torino, Genova, Verona), il compositore livornese andò a Vienna su invito di Gustav Mahler, dove, al Teatro Imperiale, diresse il Requiem di Giuseppe Verdi, per ricordare la recente scomparsa del musicista emiliano. Seguirono altre tournée in Europa e negli Stati Uniti, fino a che, nel 1903, assunse la carica di direttore della Scuola Nazionale di Musica di Roma, alla quale affiancò, a partire dal 1909, anche la direzione artistica del Teatro Costanzi di Roma. Questo doppio incarico non impedì a Mascagni di continuare i suoi viaggi di lavoro pel mondo, comprese due tournée in Sud America, durate diversi mesi. Nel 1927 Mascagni ricevette la delega dal Governo in qualità di rappresentante dell'Italia, in occasione delle celebrazioni per il centenario della morte di Ludwig Van Beethoven, che ebbero luogo a Vienna. Due anni dopo, nel 1929, alla fondazione della Reale Accademia d'Ita‐
lia, Mascagni venne incluso tra gli Acca‐
demici, insieme, tra gli altri, a Luigi Piran‐
dello, Guglielmo Marconi, Gabriele d'An‐
nunzio ed Enrico Fermi; nel 1932 si iscris‐
se al Partito Nazionale Fascista[5]. Il 16 gennaio 1935 venne rappresentata alla Scala Nerone, l'ultima sua fatica, su libretto del sempre fedele Targioni‐
Pietro Mascagni nel 1937 Tozzetti. In occasione del cinquantenario di Cavalleria rusticana (1940) l'opera fu incisa su disco. L'anno successivo, 1941, diresse le celebrazioni per il cinquantenario dell'Amico Fritz, col tenore masca‐
gnano Ferruccio Tagliavini. Tra il 1943 e il 1944, ormai ottuagenario, Mascagni Nel luglio del 1888 s'iscrisse ad un concorso, indetto dalla casa editrice Sonzo‐
gno, per un'opera in un singolo atto. Mascagni chiese al suo amico Giovanni Targioni‐Tozzetti, poeta e professore di letteratura all'Accademia Navale di Li‐
vorno, di scrivere un libretto. Targioni‐Tozzetti scelse Cavalleria rusticana (un dramma scenico che Giovanni Verga aveva tratto dalla sua omonima novella), avvalendosi della collaborazione di Guido Menasci. L'opera, che fu completata l'ultimo giorno valido per l'iscrizione al concorso, venne proclamata vincitrice (su 73 partecipanti), e il 17 maggio 1890 debuttò al Teatro Costanzi di Roma, ottenendo un successo clamoroso di pubblico. Il successo, a quel punto, si ripe‐
té in ogni teatro nel quale venne da allora rappresentata. L'anno seguente, 1891, vide il debutto di un'altra opera (sempre al Costanzi di Roma), L'amico Fritz. Nel frattempo però, a turbare la gioia di Mascagni per i suoi primi succes‐
si, intervenne Giovanni Verga il quale, non soddisfatto dell'offerta di Sonzogno per i diritti di adattamento della sua novella, aprì una causa per plagio, soste‐
nendo, fra l'altro, di non avere mai concesso ufficialmente il permesso all'adat‐
tamento, ma solo un generico assenso ad un'informale richiesta del musicista. La causa fu vinta da Verga: lo scrittore siciliano ottenne un lauto risarcimento (il 25% degli utili derivanti dalla rappresentazione dell'opera), che gli garantì per un certo tempo una discreta tranquillità finanziaria[4]. Negli anni successivi, Mascagni iniziò a collaborare con Luigi Illica, già librettista di Catalani, Giordano e Puccini, per la stesura dell'Iris, commissionata dall'edito‐
re Ricordi. Contemporaneamente alla composizione di Iris, Illica e Mascagni lavorarono insieme ad un altro progetto, Le maschere, stavolta per Casa Sonzo‐
gno. Nel frattempo continuò col suo lavoro di direttore d'orchestra, dirigendo, tra l'altro, sei concerti alla Scala di Milano, tra cui la Patetica di Pëtr Il'ič Čajko‐
vskij, inedita in Italia, e una propria composizione per soprano e orchestra, il poema sinfonico A Giacomo Leopardi, scritto per il centenario della nascita del poeta. Nel novembre del 1898 fu di nuovo al Teatro Costanzi di Roma per diri‐
gere la prima d'Iris. 
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