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Corriere Fiorentino Domenica 22 Aprile 2012
FI
Culture
Prove aperte per il Rosenkavalier
Villa Cora in bottiglia. Con Divino Tuscany
Sarà un’anteprima da sentire, da guardare e da scoprire
in tutti i segreti del suo backstage quella di domani. Al
Maggio alla 17 l’appuntamento è con la prima prova
aperta di «Der Rosenkavalier» di Richard Strauss su
libretto di Hugo von Hofmannsthal, opera inaugurale del
festival di quest’anno. Il pubblico che interverrà potrà
accedere gratuitamente a una parte della prova
d’insieme e subito dopo interrogare i demiurghi di
questa nuova messa in scena dell’opera di Strauss: a
rispondere alle eventuali domande Zubin Mehta, il
regista Eike Gramss, e Hans Schavernoch che firma le
scene.
Una combinazione di grandi vini, alta cucina, arte, musica, bellezza,
charme: questi sono gli ingredienti principali della seconda edizione
di «Divino Tuscany», la performance più esclusiva dei grandi vini
toscani — che si svolgerà a Firenze dal 17 al 20 maggio — ideata e
organizzata da James Suckling, in collaborazione con IMG Artists.
Nel corso della kermesse avranno luogo seminari, degustazioni
guidate, «grand tasting», galà e cene che vedranno protagoniste le
bottiglie più prestigiose di oltre 50 aziende vitivinicole al top, quali
Barone Ricasoli, Marchesi Antinori, Marchesi di Frescobaldi, Principe
Corsini. Quartier generale della quattro giorni sarà la splendida
location del Grand Hotel Villa Cora sulle colline proprio sopra il
Giardino di Boboli che ospiterà anche il grande party inaugurale. A.O.
Tradizioni Un repertorio unico, in parte andato perso, che Daniele Bedarida da anni porta in giro per il mondo
Protagonisti
I canti fuori dal ghetto
è dell’800 e del ’900 — precisa — ma
abbiamo anche brani anteriori. Nonostante la vastità del repertorio, le tracce scritte in nostro possesso sono pochissime». Per conto della Comunità
ha già registrato sei cd, oggi in molti
archivi stranieri, che forniscono un
quadro ampio sul panorama melodico giudaico-livornese.
Ma come si spiega l’improvviso interesse degli americani per questa
musica? «Il successo del concerto dimostra il crescente interesse dell’ebraismo americano contemporaneo per le tradizioni musicali ebraiche del bacino mediterraneo», ribatte il fiorentino Alessandro Cassin, vice-direttore del Centro Primo Levi di
New York. «L’appuntamento newyorchese è servito per un confronto tra
due tradizioni vicine — incalza —
quella spagnola-portoghese del Tempio Shearith Israel, e quella livornese,
che tanto influenzò le comunità
ebraiche negli Stati Uniti». Basta pen-
Nella sinagoga di New York
le musiche degli ebrei livornesi
«Patrimonio da valorizzare»
di ALESSANDRA FARKAS
Corrispondente del Corriere della Sera
NEW YORK — Livorno per una notte regina a New York. La città che ha
dato i natali a personalità di prestigio
quali Amedeo Modigliani, Pietro Mascagni, Giovanni Fattori e Carlo Azeglio Ciampi è stata l’ospite d’onore al
concerto di musiche ebraiche livornesi che si è tenuto la settimana scorsa
alla Congregation Shearith Israel, la
più antica sinagoga degli Stati Uniti,
per decenni la casa spirituale degli
ebrei italiani esuli per le leggi razziali, molti dei quali di origine toscana e
L’interno della Sinagoga di New York
livornese. Ad animare il concerto,
From the Crossroads of the Mediterranean To the Crossroads of the Atlantic, un livornese doc: Daniele Bedarida, 63 anni cofondatore e voce solista del Coro Ernesto Ventura, intitolato alla memoria del Maestro Ventura, insegnante, direttore del Coro del
Tempio di Livorno e autore di numerose melodie entrate nella tradizione
ebraica locale e spesso esportate anche all’estero grazie al lavoro certosino di studiosi quali il torinese Francesco Spagnolo e l’israeliano Edwin Seroussi. Dal 1995 Bedarida — che oltre
ad essere il cantore ufficiale (hazan)
del Tempio Maggiore di Piazza Benamozegh, è anche un medico odontoiatra — viaggia tra Italia, Israele, Grecia e Stati Uniti per far conoscere l’immenso patrimonio musicale ebraico
livornese. A dargli una mano durante
l’appuntamento newyorchese è stato
il figlio Raffaele, 33 anni, storico dell’arte e lecturer al MoMa e al Guggenheim Museum che alla fine del
concerto ha tenuto un seminario sul
celebre quadro di Solomon Hart Simchat Torah in Livorno. Tramandati
oralmente di padre in figlio, i canti
degli ebrei livornesi
costituiscono una delle testimonianze più
vive della cultura
ebraica dell’unica città italiana a non aver
mai rinchiuso i suoi
ebrei in un ghetto.
Parte di quel ricco
patrimonio è andato
perduto, parte è stato
salvato grazie soprattutto a Daniele. Occuparsi di liturgia ebraica per lui è una passione di famiglia: suo
nonno era Alfredo Sabato Toaff, guida spirituale di Livorno nei suoi giorni più
oscuri, suo zio è Elio Toaff, rabbino
emerito di Roma e figura di spessore
internazionale dell’ebraismo italiano.
«Il coro ben simboleggia il legame
della città con gli ebrei — spiega Bedarida senior — ma anche il fatto
che, pur litigiosi, noi ebrei livornesi
sappiamo anche fare squadra. Una
ventina tra donne e uomini della Comunità si esibisce periodicamente
per presentare uno straordinario patrimonio di compositori ebrei livornesi». «La maggior parte delle opere
La voce Daniele Bedarida mentre esegue a New York i canti ebraici
livornesi, voce solista del Coro Ernesto Ventura
Insieme Danele Bedarida
con lo zio Elio Toaff, rabbino
emerito di Roma e figura
di spessore internazionale
dell’ebraismo italiano
Intrecci
«L’appuntamento è servito
per un confronto tra le culture
ispano-portoghese e toscana
che hanno influenzato
le comunità degli Stati Uniti»
Oltreoceano Il fiorentino
Alessandro Cassin,
vice direttore del Centro
Primo Levi di New York
con Doris Schechter
sare che fino al 1890, quando iniziarono a arrivare i rabbini askenaziti dall’Europa Centrale e Orientale, le due
sinagoghe che fornivano rabbini a
tutta l'America, erano Shearith Israel,
a New York, e Mikveh Israel, a Filadelfia. «Queste due sinagoghe, entrambe di rito spagnolo/portoghese avevano un filo diretto con Livorno», spiega Cassin.
Il legame forte e imprescindibile
tra Livorno e l’ebraismo Americano
ruota attorno alla figura del grande
rabbino livornese Sabato Morais che,
arrivato a Filadelfia nel 1851, si spostò a New York per fondare il Jewish
Theological Seminary, primo centro
di studi accademici e spirituali ebraici negli Stati Uniti.
Sul palco Il coro Ernesto
Ventura, in memoria del
Maestro del Coro del Tempio,
di cui Daniele Bedarida
è voce solista
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’intervista Il ricercatore Raffaele Bedarida
«Quelle parole d’amore, ispirate anche a Verdi»
Dal corrispondente
del Corriere della Sera
NEW YORK — «La serata è
stata un successo: abbiamo
già ricevuto numerosi inviti
da altre sedi newyorkesi e perfino da altre città americane».
Parla Raffaele Bedarida, trentatre anni, storico di origine livornese che insieme con il padre Daniele ha tenuto il concerto di musiche ebraiche livornesi From the Crossroads of the
Mediterranean To the Crossroads of the Atlantic nella
più antica sinagoga d'America.
«L’ebraismo italiano è demograficamente irrilevante
ma la sua importanza storico-culturale è enorme — incalza Bedarida — conoscere la ricchissima storia della comunità ebraica di Livorno, che fu al
centro di una rete culturale e
commerciale tra Londra, Amsterdam, il nord Africa e l’impero Ottomano, suscita un fascino evidente sugli americani, in prevalenza askenaziti».
Può l’America aiutare Livorno a recuperare questa
straordinaria eredità a rischio di estinzione?
«Quando Sabato Morais arrivò a Filadelfia nel 1851, portò
con sé il suo bagaglio cultura-
❜❜
La responsabilità
di mantenere viva
la memoria
di questo tesoro
spetta solo a noi
le di ebreo livornese. Sono tante le conseguenze del suo viaggio, a partire dalla fondazione
del Jewish Theological Seminary, oggi affiliato alla Columbia University. A distanza di
quasi due secoli, ogni settimana in migliaia di sinagoghe
americane si canta un Salmo
di Davide musicato a Livorno
dal compositore Michele Bolaffi. L’interesse qui è enorme,
ma la responsabilità di mantenere viva questa cultura è di
noi toscani e livornesi».
Questa tradizione può essere paragonata alla klezmer
music degli ebrei askenaziti
dell’Europa orientale?
«Come il klezmer, la nostra
tradizione musicale si è intrecciata nei secoli con tantissime
tradizioni musicali sia alte sia
popolari, dalle originarie Spagna e Portogallo all’Italia. Nei
canti liturgici di Livorno si trovano musiche d’amore della
Penisola Iberica medievale, così come arie ispirate a Verdi o
Mascagni».
L’ebraismo livornese è diverso rispetto a quello delle
altre città italiane?
«L’ebraismo italiano è antichissimo e molto variegato.
Gli ebrei sono in Italia almeno
dai tempi dei romani, quindi
non fanno parte delle due
❜❜
La conoscenza
genera interesse,
con possibili
benefici
per il turismo
grandi famiglie dell’ebraismo
europeo: i sefarditi, giunti dalla Spagna dopo la cacciata del
1492, o gli askenaziti dell’Europa del nord-est. Livorno è
un’eccezione perché è una comunità sefardita e più precisamente portoghese. Ma soprattutto gli ebrei di Livorno sono
diversi perché non sono mai
stati confinati in un ghetto ed
hanno goduto di libertà invidiate dal resto dell’ebraismo
Italiano e internazionale».
Il turismo livornese e toscano possono giovare da
questo tipo d’iniziativa?
«La conoscenza genera curiosità e interesse. In molti mi
hanno chiesto di Livorno e delle altre comunità ebraiche toscane, chissà che non ne nasca
davvero qualcosa».
A. F.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Al museo
«The Feast of the
Rejoucing of the Law at
the Synagogue of
Livorno». Solomon Hart,
1850. Su questo quadro
la lezione di Raffaele
Bedarida, qui accanto
col padre Daniele
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firenze - 21 - Congregation Shearith Israel