La comunicazione della scienza Giancarlo Sturloni Master in Comunicazione della Scienza, SISSA, Trieste Università degli Studi di Trieste Premessa A cosa serve comunicare al pubblico? «I fisici delle particelle statunitensi sono rimasti delusi dalla fine del supercollisore: alcuni si sono dedicati alla sfida matematica, non meno affascinante, di creare derivati per Wall Street e prevederne il comportamento in un mercato complesso. Sappiamo tutti com’è andata a finire». (James Graff, The Week, Stati Uniti) Comunicare non è un optional, è una necessità Perché condividere le conoscenze è un valore della scienza. Per informare i colleghi superando le barriere disciplinari. Per ottenere e mantenere il consenso sociale (accountability). Per partecipare al dibattito pubblico tra scienza e società. Perché anche non comunicare è (il peggior modo di) comunicare. In caso di rischi per la salute, per salvare vite umane. Public Understanding of Science Il modello deficitario Il nostro messaggio più urgente è diretto agli scienziati: imparate a comunicare con il pubblico, siate disposti a farlo e considerate vostro dovere farlo. (Royal Society Report on the Public Understanding of Science, 1985) SCIENZA PUBBLICO DIVULGAZIONE La scienza è dispensatrice di conoscenze pure, certe, oggettive. All’origine delle controversie c’è l’ignoranza del pubblico. È la società a dover comprendere la scienza. Ignoranza Diffidenza Rifiuto Maggiore alfabetizzazione scientifica = maggiore consenso. È il Sole che gira intorno alla Terra, o è la Terra che gira intorno al Sole? È vero che i normali pomodori non contengono geni a differenza dei pomodori geneticamente modificati? I dati mostrano che il pubblico europeo non è per nulla tecnofobo e non esiste alcuna “deriva oscurantista o antiscientifica”: l’87% ritiene che scienza e tecnologia abbiano migliorato la qualità della vita; il 77% è sicuro che migliorerà anche quella delle generazioni future; gli italiani non si discostano dalla media europea. (“Social values, Science and Technology”, Special Eurobarometer 225, 63.1, Commissione Europea, Bruxelles 2005 ) maggiore informazione/alfabetizzazione ≠ maggiore consenso Il modello lineare Modello di trasmissione lineare delle informazioni MESSAGGIO EMITTENTE RICEVENTE SEGNALE/RUMORE Modello unidirezionale top-down. Non tiene conto del contesto in cui avviene la comunicazione. Prevede un ricevente omogeneo e passivo (teoria del proiettile magico). Ignora gli aspetti relazionali della comunicazione. In definitiva, funziona bene solo in ambito educativo. Il modello deficitario nel mondo reale ESPERTI MASS MEDIA PUBBLICO GOVERNO LOCALE GOVERNO NAZIONALE COMUNITA’ SCIENTIFICA MASS MEDIA UNIONE EUROPEA INDUSTRIA COMITATO DI CITTADINI ASSOCIAZIONI AMBIENALISTE L’ecosistema della comunicazione pubblica Aspetti relazionali Comunicazione = Messaggio + Relazione Le comunicazione non avviene in astratto bensì all’interno di una relazione fra chi parla e chi ascolta. La fiducia reciproca (e il rispetto dell’interlocutore) sono condizioni necessarie affinché la comunicazione possa avere successo. Una comunicazione dialogica e trasparente è il presupposto per costruire una relazione di fiducia. Dall’alfabetizzazione al dialogo Nelle moderne società democratiche, se la scienza ignora atteggiamenti e valori dei cittadini lo fa, come ogni altro attore sulla scena pubblica, a suo rischio e pericolo. (House of Lords Report on Science and Society, 2000) Il dialogo è un processo aperto di scambio e condivisione di conoscenze, idee, valori, atteggiamenti e credenze fra i diversi portatori di interesse o stakeholder che prendono parte al dibattito pubblico nelle società democratiche moderne. Il dialogo è uno strumento per favorire la governance e la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali. «Non si avvisano le rane quando si sta per drenare lo stagno». (Rémy Carle, direttore dell’ente elettrico Electricité de France, commentando l’imponente programma di costruzione di reattori nucleari portato a termine dal governo francese tra il 1965 e il 1985) dad (decido, annuncio, difendo) is dead ● possedere expertise ● godere di credibilità e fiducia ● attivare una comunicazione trasparente e dialogica ● promuovere scelte partecipate Progettare la comunicazione Occorre conoscere il pubblico cui la comunicazione è rivolta (anche con sofisticate indagini di mercato). Occorre definire gli obiettivi che si vogliono raggiungere. Occorre scegliere il messaggio più opportuno (e i mezzi più adatti per diffonderlo). I pubblici I pubblici si differenziano per sesso, età, livello socioeconomico, interessi, bisogni, valori, conoscenze pregresse, capacità cognitive. Per ogni segmento di pubblico occorre scegliere messaggi, mezzi di comunicazione e linguaggi ad hoc. Parlare a tutti è molto difficile, e non sempre necessario; occorre chiedersi: a chi ho più bisogno di rivolgermi? Obiettivi della comunicazione persuasione ≠ educazione ≠ informazione ≠ dialogo La scelta del messaggio Il messaggio è l’estrema sintesi di ciò che si vuole comunicare. Deve essere breve, chiaro e univoco, ma non generico. Deve tenere contro degli obiettivi della comunicazione e del profilo del pubblico a cui è rivolto. Comunicazione pubblica vs comunicazione specialistica Comunicare al pubblico non significa “tradurre” Linguaggio specialistico vs linguaggio comune. Stile neutro e impersonale vs stile narrativo. Dalle premesse ai risultati vs dai risultati al contesto Evitare le ambiguità vs offrire diversi punti di vista Rivolgersi ai pari (già interessati) vs competere per l’attenzione. Spiegare, argomentare, emozionare, convincere I fatti non parlano da soli: per essere convincenti occorre anzitutto saper spiegare, cioè contestualizzare i fatti, ancorandoli alle conoscenze pregresse del pubblico, e saper argomentare, cioè portare argomenti a sostegno delle proprie tesi. Argomentare significa anche accettare che, almeno in linea di principio, le ragioni degli altri siano fondate tanto quanto le nostre. La comunicazione fra esperti è considerata neutra, perché si basa su fatti e argomentazioni, mentre la comunicazione pubblica deve saper emozionare. Perché sia efficace, la comunicazione deve parlare alla testa (razionalità) e alla pancia (emotività) delle persone. I fatti non sono persuasivi di per sé: l’argomentazione deve fare leva su valori, interessi e motivazioni del pubblico a cui ci rivolgiamo. Ricordiamoci sempre che non stiamo solo comunicando qualcosa, bensì stiamo comunicando con qualcuno. Organizzare un testo Coerenza: pianificate il testo con una scaletta il più possibile dettagliata. Concisione: eliminate tutto ciò che non serve a veicolare il vostro messaggio. Chiarezza: tra due modi per dire la stessa cosa, scegliete quello più semplice. Efficacia: tenete sempre presente il pubblico a cui vi rivolgete. Organizzare il testo: una check list Usate frasi brevi (massimo 25 parole), con poche subordinate (mai due che nello stesso periodo). Evitate le forme passive e impersonali a favore della sequenza: soggetto + verbo + complemento oggetto. Strutturate il testo in paragrafi, titolandoli se necessario; ogni paragrafo deve aggiungere un nucleo di informazione, mentre la sequenza dei paragrafi deve seguire il filo del ragionamento. Evitate “d” eufoniche, frasi fatte (“come tutti sanno”), domande retoriche, ripetizioni del medesimo termine in frasi successive. Evitate formule, grafici, abbreviazioni e inutili tecnicismi, oppure offrite una breve spiegazione: anche termini tecnici elementari come “vaccinazione” sono conosciuti solo dal 25% della popolazione italiana. Spiegate tutto ciò che è necessario a far comprendere il messaggio ma resistete alla tentazione di voler spiegare tutto. Rivedete sempre il testo, meglio se a distanza di tempo, magari leggendolo ad alta voce. Il potere delle narrazioni Spiegare le idee attraverso i fatti, e i fatti attraverso le persone La mente umana sembra essere fatta per costruire storie, che sono il modo più comune per scambiare le informazioni. Le rappresentazioni cognitive veicolate dalle narrazioni organizzano le esperienze e consentono di dare un significato condiviso a idee e fatti. Storie, aneddoti e vicende personali sono utili strumenti per conquistare l’attenzione e chiarire il messaggio che vogliamo trasmettere. Dagli anni Novanta l’antica arte di raccontare storie è stata codificata e trasformata in un potente strumento di persuasione, chiamato storytelling, oggi ampiamente usato nel marketing, nel management e nella politica. Il fisico Steven Weinberg sostiene che i racconti convincenti permettono di orientare milioni di dollari verso la ricerca. Perché sia efficace, la storia deve essere coerente con il messaggio, il pubblico, l’obiettivo e la visione del mondo che si vuole condividere. Il potere delle immagini Le immagini hanno il potere di attirare l’attenzione, suscitare emozioni, semplificare la complessità, creare associazioni metaforiche, raccontare una storia: per questo si dice che una buona immagine vale più di mille parole. Le immagini possono essere ambigue, veicolando messaggi non codificati che si prestano a differenti interpretazioni a seconda del pubblico e del contesto in cui avviene la comunicazione. Il potere delle azioni L’abc di una comunicazione efficace La comunicazione non si improvvisa, si pianifica: occorre conoscere il proprio pubblico, avere un obiettivo chiaro, scegliere il messaggio giusto e i mezzi più adatti per diffonderlo. Se il pubblico non comprende il messaggio, la colpa è di chi lo ha formulato. Il contenuto informativo deve potersi ancorare alle conoscenze pregresse del pubblico e, al tempo stesso, svelare qualcosa di nuovo. Le informazioni destano più interesse se creano aspettative o se riguardano la vita quotidiana delle persone. Per farsi ascoltare è necessario saper ascoltare.