della diocesi di como 47 contiene inserto Periodico Settimanale | Poste Italiane S.P.A. | Sped. In Abbonamento Postale | D.L. 353/2003 (Conv. In L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, Comma 1, Dcb Como Anno XXXVI - 15 dicembre 2012 - € 1,20 Attualità 3 Mondo 9 Como 19 Sondrio Diocesi: due anni di missione in Perù Un nuovo inizio per la Sierra Leone A Como stranieri a quota 47mila Il percorso dello Statuto per la Valtellina N I I N el novembre 2010 don Umberto e don Savio partivano per Carabayllo. ntervista a monsignor Gianfranco Biguzzi, vescovo emerito di Makeni. l rapporto CaritasMigrantes fotografa la situazione del territorio lariano. 32 on si tratta di una proposta solo intellettuale ma l’inizio di un lungo percorso. Editoriale Sì, è peccato mortale di don Angelo Riva A Mandello mi invitano a parlare del “testamento biologico”, o, come si dice meglio, delle DAT (“dichiarazioni anticipate di trattamento”). Cose un po’ difficili. E anche un po’ roventi, soprattutto su questo ramo del lago, che ha vissuto sulla pelle la vicenda lacerante di Eluana Englaro. Cerco di svolgere bene il mio compitino, sforzandomi di dirottare il discorso dalle faccende più complicate – di ordine medico (quando una cura è sproporzionata, cioè disumana?) o giuridico (quale legge fare?) – a quelle che ci toccano più da vicino: cosa vuol dire vivere e morire? curare e farsi curare? rimanere umani sul crinale dell’esistenza, anche nell’era della medicina tecnologica? essere liberi, ma anche veri? Arriva il momento delle domande dal pubblico. Con mia sorpresa, quasi tutti gli interventi sottolineano che sono stato fin troppo “laico”. “Reverendo – parafraso – ci saremmo aspettati che lei ci parlasse un po’ più di Dio, unico Signore della vita, della sua Legge, e di un mondo che, senza di Lui, va a catafascio”. Provocazione sensata. Da una parte mi sento di condividerla: sempre più, infatti, ci accorgiamo che molte scelte della morale cattolica, oggigiorno, difficilmente potranno essere praticate, e ancor prima capite, se non nella luce della fede, e nell’alveo di una tradizione cristiana vissuta e condivisa. E poi sfonda una porta aperta, l’osservazione degli amici mandellaschi. “Desiderate qualcosa di più cristiano?”, incalzo compiaciuto. “Ma per me è un invito a nozze!”. Detto fatto: “La vita è dono di Dio, l’uomo non ne è il padrone. Dio dice ‘non ucciderai’, per cui smettere di nutrire e idratare una malata disabile è peccato mortale, e si può andare all’inferno. E se vi sembrasse troppo duro, ricordiamoci della porta stretta del Vangelo, e del regno di Dio che è per i forti…Va meglio, detto così?”. Che bello, ogni tanto, poter sciupare la gelatina del “politicamente corretto”, e lasciar cantare le prospettive della fede senza-see-senza-ma! Tuttavia non rinnego affatto la scelta di aver affrontato un tema delicato, com’è quello del fine-vita, sforzandomi di mantenere un profilo il più possibile “laico”. Un profilo, cioè, che certo nasce dalla fede, ma poi si sforza di esprimersi con ragioni umane, argomenti ragionevoli, spendibili sulla “piazza” della comunicazione pubblica (il famoso “cortile dei Gentili”). Lascio ai lettori stabilire cosa oggi sia più necessario: se ripartire, anche nelle questioni etiche, dalla verticalità della fede, oppure se impegnarsi, con argomenti ragionevoli, nel dialogo con chi non crede (o crede diversamente). Ovvio che servono entrambe le cose – come già esortava Pietro: “Adorate Cristo nei vostri cuori e siate pronti a rendere ragione della vostra speranza” (1 Pt 3,15) –, ma lasciatemi spendere una parola a favore della seconda. Anche perché urge sfatare l’immagine di un credo cattolico sinonimo di irrazionalità e bigotteria. Nel film La bella addormentata di Marco Bellocchio – tanto per restare in tema – il ritratto che si dà del mondo cattolico è a dir poco desolante: un manipolo di invasati, sanfedisti e bacchettoni, capaci solo di slogan dogmatici, rosari urlati e bolsa tifoseria da stadio. Mica ci lasceremo appiccicare addosso questa ridicola caricatura della fides quaerens intellectum? Italia, dove vai? Le dimissioni del governo tecnico di Mario Monti porteranno, a giorni, all’apertura ufficiale della crisi e, in febbraio, alle elezioni. Con tutto quello che consegue in termini di incognite sul voto e di fibrillazioni da parte dei mercati finanziari. L’Imu, intanto, arriva ad alleggerire le tasche degli italiani... Eppure, in tutto questo, siamo chiamati al dovere della speranza. Infanzia Prevenire il rischio obesità nei bambini 6 Chiesa 14 Iniziative di formazione e confronto in programma Como 25 I quarant’anni del consultorio “La Famiglia” Livigno 36 Novità importanti per la “Casa della sanità” Inizia la Novena di Natale Idee e opinioni 2 Sabato, 15 dicembre 2012 I l suo nome è Rewalk. Si tratta di un apparecchio tecnologicamente avanzatissimo che serve a riposizionare nuovamente in stazione eretta e a far deambulare i paraplegici, cioè coloro che non hanno più l’uso delle gambe per una lesione completa del midollo spinale. Per vederne l’utilizzo si è scomodato persino il ministro della Salute Renato Balduzzi, che il 13 novembre scorso era presso il Centro di Riabilitazione di “Villa Beretta” a Costamasnaga (Lc). Si tratta di un esoscheletro, cioè di una struttura rigida esterna al corpo, movimentata da un computer, azionato dal malato, che porta ampie batterie sulle spalle, oltre a stampelle e comandi. Non è proprio una cosina semplice, ma ha permesso a Manuela, una ragazza poco più che ventenne di tornare a camminare e vedere il mondo dall’alto dopo quattro anni passati in carrozzina in seguito ad un trauma alla colonna vertebrale. La notizia ha ✎ L’opinione | di Mario Guidotti Mai dire miracolo (nella Sanità...) avuto ampio spazio sui media e come tutte le buone novelle in Sanità ha generato anche tante illusioni, seguite prontamente da disillusioni e tante delusioni. Pochi malati per esempio possono usare il Rewalk, bisogna saper maneggiare il computer di bordo contemporaneamente alle stampelle. Servono poi mesi di addestramento con i fisioterapisti e i bioingegneri. Però è la frontiera. È la punta dell’iceberg. Far conoscere queste tecnologie serve anche ad esplorare i nostri limiti, misurarli, assumerli come parte di noi, ma con dei rischi. Il fenomeno è ben noto. Appena è possibile noi medici ci presentiamo ai mezzi di comunicazione per far conoscere i nostri successi, le nostre scoperte, le nostre soddisfazioni. Ahimè i media dedicano anche tanto spazio alla cosiddetta malasanità, e allora quando qualcosa va bene siamo ancora più motivati nel farla conoscere. Con dei rischi. Primo tra tutti di pavoneggiarci (siamo bravissimi, siamo persone umane). Poi ci sono i pericoli di trasmettere correttamente una comunicazione che è difficile, tecnica, non sempre comprensibile. Recentemente vari luminari spesso in tv e sui giornali le hanno sparate grosse. “Il cancro è ormai debellato”. Immaginatevi nei panni di chi gli viene comunicato il contrario riguardo al proprio. Ma come è possibile? Pensa. Se il tal professorone ha detto che si guarisce. Perché io non devo avere il diritto naturale al lieto fine? Oppure, un altro Solone recentemente ha scritto che siamo pronti a vivere fino a 120 anni. Pochi giorni dopo, alla morte di un 92enne per ictus, mi è stato chiesto dai parenti “Come mai è morto? Che cosa è successo?” Ma come che cosa è successo? Ci siamo dimenticati che a un certo punto si muore? Non vi è certezza nella vita tranne una: prima o poi si muore! Vedete quindi come spesso la comunicazione medica generi false illusioni, e distorca messaggi importanti, ma difficili da trasmettere. Suggerisco ai direttori degli ospedali di scrivere davanti agli ingressi “ricòrdati che devi morire”. Certo, è una provocazione, ma non dobbiamo dimenticare, per colpa di medici cattivi comunicatori, la nostra natura umana. Se poi qualcuno spera nel miracolo è legittimo e bello. Il buon Dio ha i suoi disegni e chiunque può pregare per diventare espressione della Sua onnipotenza. Ma è vietato parlare di miracoli della Medicina. Anche se mi piace pensare che il vero miracolo non è il paralitico che cammina o il cieco che vede, ma per esempio una persona che nasce dall’amore di due esseri umani , o il fiore che sboccia ogni primavera. Tutte cose che la Scienza non potrà mai dare, nonostante gli sciagurati tentativi dell’uomo di manomettere la Natura. COLPO D’OCCHIO | di Piero Isola Parole tradite: e così la realtà viene nascosta I è interessante n virtù, anzi in forza osservare e di una legge si può riflettere su come cambiare anche la nei vocabolari si realtà. Esplicativo in proposito l’esempio trovino definizioni dell’ora legale. Nella e significati lontani realtà è mezzogiorno, dal sentire comune per la legge sono le tredici. Vai a discutere! La legge è legge. Ugualmente, per assurdo, in forza di una legge si potrebbe far prendere lucciole per lanterne, o se preferite, fischi per fiaschi. Lo Stato emana una legge in forza della quale da domani si deve chiamare “mela” anche una particolare varietà di… patata. Vai a discutere! Vai a spiegare che una patata non può essere assimilata alle mele e che il nome “mela” sta a designare un frutto e, dunque, non può indicare quello che nella realtà è un tubero. La legge è legge. Va rispettata. D’accordo. Sia consentito, però, criticarla e contestarla, anche aspramente, nei limiti della legalità, quando la legge viene a sovvertire l’ordine naturale delle cose e il significato delle parole, creando in quest’ultimo caso una vera e propria confusione delle lingue. Come altrimenti potrebbe definirsi una “mela” che mela non è, o - per passare ad altro - un “matrimonio” che matrimonio non è? In alcuni Paesi è già in vigore o è in via di approvazione la legge in forza della quale è considerato “matrimonio”, e dunque se ne dà via libera alla celebrazione, l’unione di due persone dello stesso sesso. Nulla da discutere su altri aspetti (e ce ne sarebbero!) che qui non è il caso di prendere in esame, sia lecito almeno chiosare sull’aspetto linguistico, che invece qui interessa. Finora in tutte le lingue del mondo il matrimonio era ◆ Stella polare considerato “faccenda” (ci si passi il termine riduttivo) esclusiva tra uomo e donna, tra marito e moglie. Poteva cambiare il numero dei soggetti coinvolti (in Paesi dove è ammessa la poligamia) ma il sesso restava, obbligatoriamente, maschile e femminile, insomma sempre uomini e donne, mariti e mogli erano in campo a giocare, insieme, la partita. Adesso i vocabolari, che della lingua sono i notai, dovranno prendere atto del nuovo corso e registrare quella che dal punto di vista semantico è un’incongruenza linguistica. Zingarelli, tra i più attenti all’aggiornamento delle definizioni, ancora registra matrimonio solo alla vecchia maniera, tanto per intenderci, ma prima o poi dovrà adeguarsi e così gli altri vocabolari. Treccani, per parte sua, registra due neologismi inventati da chi, in un sussulto di buon senso, proprio non se la sentiva di definire “matrimonio” una unione che matrimonio non è: quasi-matrimonio e simil-matrimonio. Del resto non è l’unica incongruenza linguistica che i vocabolari, in questa epoca ridondante di nuovi corsi, in certo qual modo “devono” avallare. Si veda il caso della pillola Ru486 definita dai vocabolari “farmaco per interrompere la gravidanza”. Basterebbe leggere quanto gli stessi vocabolari dicono alle voci “farmaco” e “gravidanza” (che ovviamente non è classificata come malattia) per rendersi conto dell’incongruenza di una simile definizione. Ma tant’è. Se lo Stato, per dire una sua legge o un suo qualsiasi organismo (qui l’Agenzia italiana del farmaco), definisce “farmaco” ciò che farmaco non è, ai vocabolari non resta che adattarsi. In questo quadro di confusione delle lingue fa sorridere la dichiarazione del primo ministro britannico David Cameron il quale, dicendosi favorevole anche alla celebrazione del rito omosessuale in chiesa, ha dichiarato testualmente: “Sono un grande sostenitore dell’istituzione del matrimonio e non voglio che le persone gay ne siano escluse”. Alla faccia del grande sostenitore! Se tutti i sostenitori di un’istituzione per sostenerla incominciano con il sovvertire il significato della parola che quell’istituzione identifica stiamo freschi! Addio alle istituzioni. Altro che sostenitori, si dovrebbe chiamarli scardinatori! di don Angelo Riva «Canarino bianco» ruggisce su Twitter P oroso del divino. Così è l’umano tutto, all’indomani dell’incarnazione del Verbo. Da quando Dio ha piantato la sua tenda nella nostra fragile umanità, costei ha cessato di essere l’Incompiuta fra il cielo e la terra, sempre in procinto di precipitare nell’immondizia del sub-umano. L’argilla creata di Adamo – proprio come il grembo della Vergine – è, da allora, gravida del Figlio. L’umano, che già ne recava l’impronta, si è fatto poroso del divino. L’umano è diventato “cristo-foro”, portatore del Cristo. Di tanto sarà carico quel “buon Natale” che cinguetteremo a raffica nei giorni a venire: ne saremo consapevoli? o diverrà stanca e frusta litanìa, simile al disco rotto di un vecchio grammofono? Di sicuro consapevole ne è il Papa, che, pochi giorni fa, ha varato il battesimo della Chiesa cattolica sul più popolare e trafficato dei social network: Twitter. Cos’è Twitter? Un immenso discorso-fiume, argomento Il Tutto, a cui ognuno può partecipare, digitando un messaggio di massimo 140 caratteri, breve appunto come un cinguettìo (“twitter”). Dunque da oggi c’è un Canarino Bianco che cinguetta sulla rete. Non tutti, nel popolo digitale, l’hanno presa bene: basta vedere la valanga di insulti e sberleffi che hanno subito tempestato il sito vaticano. è la democrazia digitale, prendere o lasciare: tutti possono dire tutto di tutti. Ma il Papa ci ha visto dentro un’occasione per la nuova evangelizzazione. Se tutto l’umano è poroso di Cristo, mica faranno eccezione i social network? E poi Canarino Bianco certo non si lascia intimorire dai cinguettii irriverenti. Perché il suo pigolo ha dentro il ruggito del Leone (di Giuda). Giusto, sbagliato, questo sbarco della Chiesa sul pianeta Twitter? Auctores disputant. Da una parte abbiamo i tecno-scettici che, non senza buone ragioni, mettono in guardia dai rischi dei social network. Per esempio quello di favorire un tipo di comunicazione quantitativamente immenso, ma qualitativamente povero e frammentato. Schiacci un tasto e, all’istante, ti salta fuori, su qualsiasi argomento, una valanga di informazioni: ma poi le sai interpretare? Il giovanottone, interrogato, squaderna sull’unghia i dati di intere biblioteche digitali: ma – ahimè – fa una fatica ladra a metterli in ordine, a gerarchizzarli, a sintetizzarli. I suoi neuroni non sono più abituati a farlo. è vero: Internet sta cambiando la geografia del cervello umano, la configurazione delle nostre sinapsi cerebrali. Una volta aprivi il libro, ne palpavi la cellulosa, ne sentivi il profumo, leggevi e sottolineavi, sottolineavi e ripetevi a voce alta, e la tua materia grigia si imprimeva di quelle informazioni. Oggi, questo modulo di apprendimento, che ha svezzato geni in tutti i campi dello scibile, rischia di diventare un pallido ricordo. Il cinguettìo sbanca il discorso. Il sistema binario manda in pensione la logica aristotelica. Rottamata la memoria umana: basta un supporto digitale. Sul versante opposto i tecno-entusiasti. Per loro è solo oro quel che luccica. E i pericoli della realtà virtuale esistono solo nella cattiva coscienza di chi ancora immagina il virtuale come il luogo della falsità, dell’inganno, delle identità travestite, delle relazioni evanescenti. No. Solo uno sclerotico pregiudizio potrebbe accusare il virtuale di essere l’ombra ingannevole del reale. Per i tecno-entusiasti reale e virtuale non sono in conflitto: il digitale è l’uno e l’altro, insieme e alleati. Pur con qualche cautela, io sto più con questi. Credo anche il Papa. Attualità Sabato, 15 dicembre 2012 3 Da due anni la diocesi missionaria in Perù Il 15 novembre del 2010 don Umberto Gosparini e don Savio Castelli partivano per aprire la missione diocesana di Carabayllo. Ecco come vanno le cose 24 mesi dopo S ono passati due anni dalla partenza di don Umberto Gosparini e don Savio Castelli per la diocesi di Carabayllo in Perù. Era il novembre 2010 quando, ricevuto il mandato dal vescovo Diego Coletti, volavano dall’altra parte dell’oceano per dare vita alla nuova missione diocesana che va ad affiancarsi a quella presente nella diocesi di MaruaMokolo in Camerun. “La missione non è fatta di strutture, ma di relazioni, noi andiamo per stare tra le gente, per questo la nuova missione nascerà nel momento stesso in cui metteremo piede a Carabayllo”, ci avevano raccontato pochi giorni prima della partenza. A due anni di distanza proviamo a fare il punto con don Savio e don Umberto sulla strada percorsa, aspettando la partenza, nei prossimi mesi, di don Roberto Seregni, don Ivan Mazoni, Laura Castagnaro e Lorenza Rossi. SITUAZIONE SOCIALE I nostri missionari fidei donum vivono nella parrocchia di San Pedro de Carabayllo dove si trova la chiesa più antica di tutta la diocesi, edificata nel 1570. Una zona alla periferia di Lima in costante crescita, soprattutto negli ultimi anni, con il progressivo arrivo di nuovi abitanti provenienti dalla regione andina: un flusso favorito dal basso costo degli affitti e dalla relativa vicinanza alla città. “Il nostro – raccontano – è un centro antico circondato però da parecchie nuove urbanizzazioni per la classe media e mediobassa e dagli asentamientos dei più poveri. È difficile quantificare la popolazione della parrocchia. Pensiamo che in un anno sia aumentata per lo meno di sette mila abitanti”. Una realtà sociale non facile dove i nostri missionari sono tra i primi arrivati: mancano i servizi, soprattutto nelle zone di nuova La missione di Carabayllo alla periferia nord di Lima è una realtà in costante cambiamento, cresciuta di 7 mila abitanti negli ultimi dodici mesi. Qui i nostri fidei donum e i fedeli lavorano per creare una comunità di famiglie. Nel 2013 il passaggio di testimone con i nuovi missionari che riceveranno il mandato il prossimo 6 dicembre di Michele Luppi urbanizzazione, e le persone faticano ad ottenere un pezzo di terra dove costruire una casa dignitosa. “I problemi più gravi – spiegano – sono legati alla situazione di tante famiglie segnate da maschilismo, alcolismo, violenza familiare e disintegrazione. Il ritmo di vita della gente è faticoso, a causa degli spostamenti per lavoro o per studio, come in tutte le periferie. Il Perù è un paese che sta conoscendo una rapida crescita economica, ma non c’è una ricaduta in termini di benessere per le classi disagiate. Il processo di inclusione sociale è molto lento, rispetto soprattutto alla velocità di crescita degli insediamenti”. ATTIVITÀ PASTORALE È questo il contesto in cui si sta cercando di dare forma alla nuova parrocchia. Per dare un punto di riferimento anche fisico alla popolazione, accanto alla chiesa di San Pedro, è stata costruita la casa parrocchiale, in cui i nostri missionari risiedono, e un centro con aule per il catechismo e la formazione. “Data la vastità– spiegano don Umberto e don Savio – la parrocchia è stata suddivisa in dieci zone di circa mille/ millecinquecento famiglie mentre altre due zone sono in formazione. Ogni zona è poi suddivisa al suo interno in settori che raggruppano dalle cento alle trecento famiglie”. Ed è a questi vari livelli che si porta avanti l’annuncio e la pratica del tema pastorale diocesano che, negli ultimi anni, si è concentrato sulla Parola di Dio. Il tema scelto dalla diocesi di Carabayllo per il 2013 si intitola: “Lima nord con la Parola di Dio vivi la tua fede con gioia”. “L’obiettivo – continuano i missionari – è favorire la nascita di piccole comunità in ogni settore, per formare una parrocchia che sia Comunità di comunità”. Tra le esperienze più significative di questi due anni i missionari ricordano la catechesi familiare in preparazione alla prima comunione per i bambini dai 7 ai 12 anni e la catechesi in preparazione alla cresima per ragazzi dai 14 ai 18 anni. “Pensiamo che il lavoro ecclesiale contribuisca a integrare i nuovi abitanti, provenienti dall’interno del Perù e dalle altre zone di Lima”, affermano come in questa linea si devono collocare i piccoli progetti di promozione umana che sono stati avviati. Il più importante è sicuramente l’organizzazione, ancora in corso, della Caritas vicariale, in collaborazione con altre parrocchie. Un’iniziativa appoggiata dalla Caritas di Como, che punta a concentrarsi in particolare in due campi: la creazione di un servizio giuridico zonale e la cura della pastorale della salute attraverso piccoli centri sanitari. LA GENTE Don Umberto e don Savio tengono a sottolineare come la cosa più bella sia il rapporto con la gente. “Ci sono persone disponibili - concludono - che animano le zone e i settori, già operanti. Sono coordinate dal Consiglio parrocchiale di azione pastorale, una delle realtà più belle e significative della parrocchia perché, al di là dei progetti e delle cose che si fanno, l’importante resta vivere e camminare con la gente”. Quello che, a partire dal prossimo anno, proveranno a fare anche don Ivan, don Roberto, Laura e Lorenza, pronti a ricevere questo prezioso testimone dalle mani di don Umberto e don Savio; perché la missione è appena cominciata. Testimonianze. Il racconto di Riccarda, catechista di Solzago in visita alla missione Tra la gente di San Pedro de Carabayllo L a missione di Carabayllo ha avuto la possibilità di ospitare due laici in visita questo ottobre. Abbiamo chiesto a una dei due visitatori, Riccarda Bulgheroni, catechista di Solzago, di raccontarci le sue impressioni sull’esperienza. La catechista ci assicura che i nostri missionari sono molto amati dalla popolazione, che ha ormai cominciato a guardare loro come punto di riferimento e il numero di quanti si recano alla missione per domandare aiuto in bisogni concreti e nell’imposizione dei sacramenti è in costante aumento. Sempre più coppie che vivono insieme da parecchio tempo richiedono il matrimonio, e questo agli occhi della nostra visitatrice costituisce una delle conferme del consolidarsi della missione. Le varie comunità peruviane si autogestiscono per la maggioranza delle attività, rivolgendosi ai missionari solo in caso di bisogno: “l’iniziativa parte sempre da una richiesta reale della popolazione, nulla è imposto”. Per quanto riguarda il piano pastorale vi è un avanzamento “passo dopo passo”. Nonostante l’obbiettivo sia difficile in una realtà di bisogni materiali, la cosa sta cominciando a prendere piede per “contagio” da una comunità all’altra. Altre iniziative hanno avuto buona riuscita, come quella del microcredito fornito alla comunità di Chavin principalmente per la riparazione dei tetti: piccole somme di denaro che vengono restituite mensilmente e continuamente reinvestite. Riccarda sottolinea come le comunità peruviane siano molto indipendenti: nella gestione del microcredito per esempio, o nella conduzione della vita religiosa: non essendo abituati ad avere un gran numero di sacerdoti a disposizione, si organizzano per catechesi familiari o per la celebrazione della parola la domenica (iniziative che testimoniano un fervore nella fede da fare invidia a noi europei). La catechista racconta con meraviglia della grande accoglienza riservatale dai peruviani: “gente riservata, ma cordiale” li definisce; sen- za farsi troppe domande su chi fosse, veniva accolta con semplicità perfino nelle case, salutata da tutti i presenti con gioia e serenità da chi sa godere del poco che ha. Riccarda ha rivelato una certa difficoltà nel calarsi nella cultura peruviana e non limitarsi a guardare le cose con gli “occhi da europea”; in questo senso dice: “Se dovessi tornare, come mi piacerebbe, riterrei fondamentale apprendere un po’ della lingua”. I giorni in missione portarono alla riscoperta del valore di gesti e abitudini che noi diamo per scontati, e che in certi luoghi invece vengono ancora vissuti quali grazie. È stato un viaggio di scoperta della missione difficile da descrivere; “bisogna andare!” conclude la mia interlocutrice. Alla domanda di sintetizzare l’esperienza in due parole, Riccarda semplicemente risponde “non avessi avuto famiglia, non sarei tornata a casa”. CLARA ALFIERI 4 Sabato, 15 dicembre 2012 Italia Il 17 dicembre la temuta scadenza. Una tassazione sulla quale occorre vigilare. S i avvicina rapido il 17 dicembre, ultimo giorno per poter versare il saldo IMU senza incappare in sanzioni. Pagare le tasse in Italia non è solo un onere o un dovere sancito dall’articolo 53 della Costituzione, si tratta in molti casi di una inutile complicazione. Ma qual è il pensiero della Chiesa intorno alle tematiche tributarie? È credibile l’accusa di complicità o indifferenza di fronte all’evasione e alla frode fiscale? Domande retoriche, basti citare il celebre passo evangelico del “date a Cesare quel che è di Cesare” per sgombrare ogni equivoco. Ma la Chiesa è maestra e ci insegna che la riflessione porta ad una libera adesione alla Verità, non la mera obbedienza pedissequa: siamo liberi perché il nostro personale e ragionevole ossequio alla Verità di Cristo ci permette di esserlo. La Chiesa ci invita pertanto a riflettere le parole del Vangelo sulla scia dei primi testimoni, alla luce della Tradizione e con l’aiuto fondamentale della Patristica e del Magistero. Ecco allora Paolo, nella sua Lettera ai Romani: “Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi il tributo, il tributo; a chi le tasse le tasse; a chi il timore il timore; a chi il rispetto il rispetto” (Rom 13,5-7). Siamo nel 150 d.C. quando Giustino martire, scrivendo all’Imperatore, rivendicava per i cristiani l’onestà: “Noi cerchiamo di pagare per primi i tributi e le imposte come siamo istruiti da Gesù” (Apologia I,17). Credo che, a questo punto, non ci siano dubbi sull’illiceità del non pagare le tasse. Ma stiamo parlando di illiceità e, in termini positivi, per usare un altro termine molto più utilizzato nel dibattito politico, di legalità. Proviamo ad andare oltre, alla fonte della legalità, al concetto di giustizia e di equità. Ed è qui che scopriamo le cose più interessanti (e urticanti anche per il discorso IMU): è la Rerum Novarum scritta da Leone XIII a complicare la faccenda: “la privata proprietà non deve essere oppressa da imposte eccessive”. È giusta un’imposta patrimoniale? Se lo è, quando è anche equa? In questo caso siamo nel 1981, erano tempi di povertà contadina e si avvertiva esoso l’intervento dello Stato che si rivaleva soprattutto dei redditi. Il dato certo è che l’IMU la pagherà chiunque, persona fisica o giuridica, risulta essere proprietario di un bene immobile. Come la vecchia ICI, ma anche oltre perché l’IMU grava ugualmente sui fondi agricoli. Già a partire da questi dati, sembra che la situazione attuale dell’imposta provochi rilevanti iniquità. Se per calcolare l’IMU, infatti, si partisse dal valore di mercato dell’immobile e non dalla rendita catastale, si potrebbe rendere la tassa più equa e garantire coerenza con la reale situazione dei contribuenti. Equità appunto, concetto strettamente legato al concetto di giustizia come poco si scriveva. I concetti di equità orizzontale e verticale sono due criteri chiave della costruzione dei sistemi fiscali. Il prelievo sul patrimonio immobiliare, così come previsto dall’IMU, sembra contraddirli entrambi. L’equità orizzontale è un principio fiscale in base al quale contribuenti con la stessa capacità contributiva, rappresentata nel caso specifico dal valore di mercato dell’immobile di proprietà, devono essere assoggettati alla stessa aliquota media. Nel caso IMU, come sottolineano gli economisti de Lavoce.info, la capacità contributiva “è rappresentata dal valore dell’immobile ma la rendita catastale non vi corrisponde e in più la distanza fra i due valori cambia a seconda delle tipologie di immobili e dei territori creando una sperequazione”. Il principio dell’equità verticale vuole invece che a maggiore possibilità corrisponda maggiore imposta. E invece l’attuale dinamica delle rendite catastali è tale che quando cresce il valore di mercato degli immobili aumenti anche la distanza con il valore catastale: in pratica, con l’aumentare del valore del bene tassato, il contribuente paga una tassa più bassa (perché calcolata sul valore catastale, che resta invece basso). Risultato: l’IMU diventa “di fatto un prelievo regressivo”. Tocca a noi vigliare sul legislatore tributario perché attui miglioramenti a riguardo, al più presto. STEFANO NOVATI Riflessioni sull’Imu... sul possesso della terra. “L’imposta non può mai diventare, per opera dei poteri pubblici, un comodo metodo per colmare i deficit provocati da un’amministrazione imprevidente”, Pio XII, nell’allocuzione al Congresso dell’Associazione fiscale internazionale sulla natura e i limiti delle tasse (2 ottobre 1956), tocca un altro tasto dolente: un “comodo metodo” quello dell’aumento dell’imposizione per correggere e risanare la finanza pubblica. Vengono i brividi se rileggiamo attentamente queste righe e ascoltiamo quanto ha da dire la Banca Mondiale riguardo al peso complessivo delle imposte e dei contributi sul lavoro nel nostro paese: 68,6% (fonte: Paying Taxes 2011, studio realizzato dalla Banca Mondiale e dalla PriceWaterhouse Cooper), siamo al 170° posto su 183 paesi considerati. Una incidenza a dir poco drammatica. Una pura follia. Cui prodest? A chi giova questo elevato tasso impositivo se è da decenni che sentiamo parlare di debito pubblico e da pochi mesi di pareggio di bilancio in Costituzione? Attenzione però, di fronte a questi dati e a questi fatti, si incappa nella solita scappatoia semplicistica: “ma allora evadere è lecito”, dimenticandosi quelle due righe fondamentali che la Gaudium et Spes ci ha lasciato da meditare quotidianamente, pensate e scritte – così mi pare, ma è una mia esagerazione – conoscendo profondamente l’animo italico: “Non pochi non si vergognano di evadere, con vari sotterfugi e frodi, alle giuste imposte o agli altri obblighi sociali. Sacro sia per tutti porre tra i doveri principali dell’uomo moderno, e osservare, gli obblighi sociali” (GS 30). Di fronte a questa situazione difficile pertanto è richiesto a ogni cittadino, e a maggior ragione a un cattolico, un supplemento di onestà nel perseguire una via trasparente e limpida di fronte allo Stato. Dall’altra parte però è ugualmente richiesto, con urgenza e a ciascuno di noi, il bisogno di formarsi e di studiare nuove soluzioni per fronteggiare le reali criticità impositive e del bilancio italiano, alzando la voce – utilizzando gli strumenti che la nostra Costituzione ci mette a disposizione, quali ad esempio il voto (art. 48) o l’impegno attivo nei partiti (art. 49) – con i nostri governanti. Ma torniamo al punto da cui siamo partiti concentrandoci sul caso IMU. L’imposta si calcola a partire dalla rivalutazione della rendita catastale dell’abitazione sommata a quella di eventuali pertinenze. La rendita, da non confondere con il valore catastale, può essere ricavata dall’atto di compravendita o dalla dichiarazione ...e a proposito di casa. Una panoramica sulla situazione italiana e quella europea. U na classica distinzione in economia e nel diritto relativamente alla natura dei beni è basata sulla parola fungibilità. Si dice che un bene è fungibile quando può essere sostituito con altri dello stesso genere per adempiere le obbligazioni che lo riguardano: il bene classico per eccellenza è il denaro. Sono compresi anche tutti i titoli (di stato, obbligazionari, azionari) che hanno un mercato dove si forma in ogni istante un prezzo e qualsiasi risparmiatore può comprare il bene in ogni momento con trasparenza e rapidità. Il contrario del bene fungibile è quello infungibile che non può essere sostituto con un altro bene della stessa specie: l’esempio più importante sono le abitazioni. Due abitazioni a parità di caratteristiche sono sempre l’una diversa dall’altra perché non possono stare nello stesso posto. Nei beni infungibili in ogni trattativa per l’acquisto dei beni prevale la componente soggettiva. In questa parte finale dell’anno in Italia si sta vivendo un cambiamento nelle abitudini dei risparmiatori: i beni fungibili quali azioni, titoli di stato e obbligazioni aumentano di valore, nello stesso tempo i beni infungibili, come l’abitazione, scendono di valore. Il bene rifugio per eccellenza l’abitazione sembra essere diventato, in Italia, una palla al piede del possessore che non riesce e non sa come liberarsene. E in Europa che avviene? Dal 2010 la Banca Centrale Europea compila, con cadenza trimestrale, un indicatore dei Bene rifugio o palla al piede? prezzi (nominali) degli immobili residenziali nell’area dell’euro. Nei primi sei mesi del 2012 i prezzi degli immobili sono scesi in media dell’1,2% in termini nominali, se a questa cifra aggiungiamo il valore medio dell’inflazione dell’area pari al 2,5%. Di seguito in ordine di percentuale si indicano i cali dei seguenti paesi: Irlanda (-16,3%), Spagna (-13,5%), Grecia (-9,7%), Slovenia (-6,4%), Cipro (-5,4%), Paesi bassi (-4,4%), Slovacchia (-2,3%). Esistono poi dei paesi dove i prezzi salgono some l’Estonia (+10,2%), il Belgio (+3,2%), la Germania (+3%). Di seguito si indicano le determinanti che influenzano i prezzi delle abitazioni. 1) La demografia e la composizione per fasce d’età della popolazione. In questo momento la popolazione in Europa aumenta grazie all’immigrazione che però ha redditi inferiori alla media e necessità di minori metri quadri pro-capite per persona rispetto agli europei. 2) Il livello di retribuzione e della crescita economica, più crescono le retribuzioni e più è facile l’acquisto della casa. In Germania l’aumento delle retribuzioni reali facilita l’acquisto, mentre in Italia la diminuzione dei salari reali allontana l’acquisto. 3) Il livello dei tassi di interesse reale sui mutui, più è basso il costo del denaro considerando anche l’inflazione, più è facile indebitarsi per acquistare casa. A ciò si aggiungono i criteri per la concessione dei mutui da parte degli intermediari finanziari che in tempi di crisi tendono ad essere ristretti. 4) La differenza di rendimento tra gli affitti e gli interessi ottenuti dai principali investimenti alternativi come titoli di stato e azioni. Oggi in Italia, a parità di capitale investito, il rendimento dei titoli di stato è maggiore di quanto si riesce ad ottenere con gli affitti. In Germania avviene il contrario: è conveniente per i risparmiatori investire in immobili piuttosto che in titoli di stato che non rendono niente. 5) Il livello di tassazione delle diverse attività. L’inasprimento fiscale degli ultimi anni in Italia ha comportato un capovolgimento delle aspettative degli investitori nei confronti delle abitazioni. Prima gli immobili fornivano un reddito supplementare ai loro proprietari; oggi complice una diminuzione degli affitti e un aumento della morosità, i proprietari sono costretti a reperire ulteriori risorse finanziarie per mantenere gli immobili senza la prospettiva di recuperare tali fondi con un aumento di valore degli immobili stessi nel corso degli anni 6) I costi di produzione per le nuove costruzioni e di gestione delle vecchie. Siamo in presenza di alti costi di costruzione per il nuovo e di alti costi di gestione e manutenzione per il “vecchio”. Nei prossimi anni le ditte per vendere case si dovranno impegnare in innovazioni di prodotto (materiali più efficienti e con bassi costi), di processo (diminuzione di ore lavorate nella costruzione delle case con nuove tecnologie o diversa organizzazione produttiva), e di gestione (si pensi ai rendimenti degli impianti di riscaldamento, elettrici, acqua e fognature). Sulla gestione è molto importante il beneficio fiscale sulle ristrutturazioni che sta permettendo alle imprese di lavorare e ai proprietari di investire per abbassare i costi di gestione degli immobili. L’innovazione, ovvero mutare un sistema introducendo qualcosa di nuovo, continua ad essere la parola indispensabile per uscire dal periodo di crisi. Un qualcosa di nuovo che a volte può derivare anche dalle tradizioni dei nostri padri. SERGIO PIERANTONI Italia Sabato, 15 dicembre 2012 L’Italia dopo le dimissioni di Monti Crisi di governo: salvare l’essenziale “E ra una decisione, forse, inevitabile”, conviene anche il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, in un’ampia intervista al “Corriere della Sera” del 10 dicembre, a proposito delle annunciate e irrevocabili dimissioni del presidente del Consiglio, a legge di stabilità acquisita. Quel che s’ha da fare si faccia subito: questo vecchio adagio, al di là ovviamente dei toni, già da campagna elettorale, è in sostanza condiviso da tutti gli attori di questa strana campagna elettorale invernale, avviata per sant’Ambrogio. Da Berlusconi (classe 1936), che ha ripreso in mano quel che resta della sua antica coalizione, a Bersani (classe 1951), fresco di consacrazione alle primarie, a Grillo (classe 1948), che ha tutto l’interesse a capitalizzare in fretta la protesta, prima che si guardi con attenzione il soggetto, fino alla galassia centrista, che così è spinta all’aggregazione e alla decisione, allo stesso presidente del Consiglio, che è proiettato “en réserve de la République”, lasciandosi le mani libere per ogni decisone futura, già nel brevissimo termine. “Sarebbe un errore in futuro non avvalersi di chi ha contribuito in modo rigoroso e competente alla credibilità del nostro Paese in ambito europeo e internazionale evitando di scivolare in situazioni irreparabili”, osserva ancora il presidente della Cei. Del resto, con saggia preveggenza, il presidente della Repubblica aveva declinato l’invito alla prima della Scala, ben calcolando la data della quasi inevitabile perturbazione politica, originata dalle decisioni di ■ Lombardia In “movimento” per ricostruire dopo la crisi... M ondo cattolico e fondazioni laiche insieme perché la Lombardia “torni a essere produttrice di nuova ricchezza che deriva dal buon lavoro, dall’innovazione, dall’intelligenza, dalla creatività e dal pensiero”. È l’obiettivo che si propone il gruppo di lavoro “Lombardia in movimento” che raggruppa una storica istituzione della cultura cattolica milanese come la Fondazione Ambrosianeum (fondata nel capoluogo nel 1948 da Enrico Falk e Giuseppe Lazzati con la benedizione del cardinale Schuster), la Fondazione Cariplo, il Circolo De Amicis (espressione della tradizione socialista), la Fuci milanese (Federazione degli universitari cattolici), l’associazionismo territoriale con il Coordinamento dei Comitati milanesi e quattro fondazioni laiche espressione di altrettanti territori lombardi (la Fondazione Micheletti di Brescia, la Fondazione Zaninoni di Bergamo, la Fondazione Romagnosi di Pavia e la Fondazione Bombardieri di Sondrio). Primo passo sarà la pubblicazione del manifesto “Lombardia in movimento”, dopo la riflessione condotta con quattro incontri pubblici, in programma fino al 26 gennaio a Milano presso lo “Spazio Falck” di via delle Ore. Per “fornire un contributo alla riflessione di tutti coloro davvero interessati a dare risposte costruttive a temi cruciali non solo per la Lombardia” e perché “la politica torni a porre le sue basi nella cultura e nelle idee e non solo nella gestione del potere”. “Il progetto - spiega il presidente dell’Ambrosianeum Marco Garzonio - è nato come un’esigenza durante i mesi degli scandali che hanno coinvolto importanti esponenti politici di maggioranza e opposizione. Abbiamo deciso di andare avanti, ben lungi dal voler prendere una posizione a favore di qualche candidato, ma per elaborare idee. Questo significa tornare alle radici della grande tradizione lombarda di gestione della cosa pubblica. La crisi politica che investe la Lombardia, ma anche tutto il Paese, ha risvegliato le coscienze, ha stimolato un’istanza etica e un clima di sana autocritica, che spinge le persone a voler partecipare e a essere soggetti attivi del cambiamento”. Info su: www.ambrosianeum.org. Berlusconi. Saranno, con tutta probabilità, quelle in calendario in piena Quaresima, le ultime elezioni della cosiddetta seconda Repubblica. Il big bang verso un “bipolarismo virtuoso”, che si sarebbe potuto profilare nell’autunno 2011, non si è realizzato. Ci vorrà, con tutta probabilità, un nuovo passaggio, la crisi dei soggetti dovrà andare ancora avanti e fino in fondo. Nello specifico, gli interrogativi sull’offerta elettorale, in particolare a proposito della delicata questione del Senato, e a proposito del rapporto tra centro e centro-sinistra, dovrebbero chiarirsi in tempi relativamente brevi. Dal punto di vista sistemico, comunque sia, in questo periodo elettorale, che culminerà con le presidenziali, campeggiano due impegni. Occorrerà innanzitutto salvaguardare l’essenziale, cioè quanto di buono è stato fatto dal governo e quanto ragionevolmente si può fare per dare delle prospettive, dal punto di vista, tante volte evocato, dell’equità e dello sviluppo. E poi assicurare la tenuta dei conti e degli assetti e tenere forte e saldo il tessuto sociale e i valori e i principi di riferimento, come sottolinea il presidente della Cei. Come già aveva fatto aprendo il Forum del progetto culturale il cardinale colloca opportunamente la vicenda italiana nel quadro europeo, sottolineando il rinnovato e fecondo interesse dei cattolici per l’impegno politico, ormai alla prova dei fatti. Il Censis, nel Rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese, ha coniato una nuova parola, a proposito del tono generale dell’Italia: restanza. Probabilmente non avrà successo. Ma indica lo sforzo anche lessicale per dare un nome a una situazione inedita, in cui le tante energie del Paese si sentono sole, ma non mollano, anzi, accettano la sfida, restano sul campo, non indulgono all’autocommiserazione e al pessimismo. Ma hanno bisogno d’interlocutori. La casa brucia, irresponsabile chi pensa a sé, osserva il card. Bagnasco. Può essere la base da cui partire per la campagna elettorale e guardare al prossimo futuro con serenità. Quella fiducia che gli italiani reclamano e che non si dà con promesse o proteste, con clamore o rancore, ma con tanto, tanto lavoro. FRANCESCO BONINI I risultati di due dossier mettono in evidenza il dramma umano, sociale e personale che si sta creando Azzardo: quanto ci costi L’ Italia è il primo Paese in Europa, e il terzo nel mondo dopo Stati Uniti e Giappone, più afflitto dal gioco d’azzardo. Ed è il primo mercato nel mondo del “Gratta e vinci”. Un record poco lusinghiero, con un fatturato che si aggira intorno agli 80 miliardi di euro nel 2011, destinato ad aumentare nel 2012 (tra gli 88 e i 94 miliardi di euro). Un Paese dove si spendono dai 1.703 ai 1.890 euro pro capite l’anno, con 500800.000 giocatori patologici e 2 milioni di persone a rischio. Un costo per la società che va dai 5,5 ai i 6,6 miliardi di euro l’anno, anziché un guadagno per lo Stato, come si pensa. Se il giro di affari cresce con un aumento di fatturato del 400%, diminuiscono invece le entrate dell’erario, ferme all’8,4% del fatturato. Al contrario, sono le mafie a guadagnarci, con 15 miliardi di euro di fatturato stimato del gioco illegale nel 2012 e 49 clan malavitosi (Casalesi, Bidognetti, De Stefano, Santapaola, Condello, Lo Piccolo, Schiavone) coinvolti. È quanto emerge dai dossier della campagna Mettiamoci in gioco (promossa da associazioni come Acli, Adusbef, Anci, Arci, Auser, Cnca, Fondazione Pime, Gruppo Abele, ecc.) e Azzardopoli 2.0 di Libera. Nel 2011 il mercato mondiale del gioco d’azzardo ha raccolto 417 miliardi di euro, di cui il 29% in Europa. “L’Italia - dice Matteo Iori, del Coordinamento nazionale gruppi per giocatori d’azzardo (Conagga) - con 18,4 miliardi di euro, rappresenta oltre il 15% del mercato europeo del gioco e oltre il 4,4% del mercato mondiale”. Pur rappresentando solo l’1% della popolazione mondiale, ha il 23% del mercato mondiale del gioco on line. “La collettività deve sostenere grossi costi sociali - afferma don Armando Zappolini di Mettiamoci in gioco - a causa di problemi di dipendenza, difficoltà economiche personali e familiari, ricorso all’usura e infiltrazioni criminali”. “Per ogni euro guadagnato legalmente tramite il gioco d’azzardo - precisa Daniele Poto, di Libera almeno 7/8 euro sono guadagnati dalla criminalità organizzata”. Il settore dei giochi in Italia mobilita il 4% del Pil nazionale con cifre record, impegnando circa 120 mila addetti e muovendo gli affari di 5.000 aziende grandi e piccole, 13 concessionarie di giochi, più l’occulta criminalità organizzata. Il territorio è disseminato di circa 400 mila slot machine a fronte di una media europea di 21 mila ogni Paese. La somma maggiore viene giocata nelle slot machine e nelle videolottery (55,6% del fatturato), seguono i giochi on line (16,3%), poi i “Gratta e vinci” (11,4%), il lotto (7,2%), le scommesse sportive (4,2%), il superenalotto (2,2%), infine il bingo e le scommesse ippiche. La campagna si rivolge prima di tutto alle istituzioni e ai partiti affinché intervengano in modo molto più incisivo in materia di gioco d’azzardo, ponendo al primo posto la tutela della salute del cittadino. “Le istituzioni devono essere coinvolte maggiormente - esorta Gabriella Stramaccioni, di Libera perché le mafie e l’usura intorno al gioco d’azzardo sono una vera emergenza. Siamo sconcertati da quanto poco siamo riusciti a incidere finora in termini legislativi ed educativi. Per fortuna tanti sindaci e gestori di bar si sono messi in gioco: non accettano le macchinette e rifiutano di essere complici”. Stramaccioni ha ricordato l’enormità dei tassi usurai di chi s’indebita al gioco, “senza accorgersi di essere finiti nel giro dei grandi clan mafiosi: si va dal 240% in Puglia e Calabria fino al 400% a Firenze al 500% a Milano”. Anche i Comuni italiani, aggiunge Ilaria Busetti, dell’Anci (Associazione nazionale Comuni italiani), “si sono resi conto dei danni e del costo sociale del gioco d’azzardo. Il ruolo dei Comuni dev’essere quello della prevenzione, anche sanzionando i locali”. La campagna chiede che il tema sia messo al più presto in agenda, fin dall’inizio della prossima legislatura. Invita poi il mondo dell’università e della ricerca a “realizzare indagini più estese e accurate”. Tutto ciò sarà possibile con un forte coinvolgimento dell’opinione pubblica, che non ha ancora chiare le implicazioni e i rischi della diffusione del gioco d’azzardo. 5 6 Sabato, 15 dicembre 2012 Infanzia Un impegno contro l’obesità dei più piccoli Un fumetto distribuito a tutti i pediatri italiani vuole essere di aiuto per combattere stili alimentari che possono compromettere la salute P arlare a piccoli e grandi del problema obesità in modo semplice e immediato per prevenirlo e combatterne le conseguenze, spesso gravi, che ne derivano. Questo l’obiettivo del progetto “Torna in campo, Ric!”, un fumetto realizzato dall’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, con il sostegno dell’Istituto Scotti-Bassani per la ricerca e l’informazione scientifica e nutrizionale. Il fumetto racconta la storia di Riccardino, un bambino che, in seguito ad abitudini alimentari scorrette e uno stile di vita sedentario, diventa obeso e sviluppa una steatosi epatica e le complicanze a essa collegate. Riccardino diviene quindi bambino simbolo di chi riesce a sconfiggere l’obesità grazie all’attività fisica, alla sana alimentazione e a tanto impegno. A Valerio Nobili, responsabile della U.O.S. Malattie epatometaboliche dell’Ospedale Bambino Gesù, che ha curato il progetto, abbiamo posto alcune domande. L’obesità, oltre che un problema di salute, è anche una questione culturale? «L’obesità è sicuramente un problema culturale. Noi viviamo in una civiltà “obesogena”. La società in cui i nostri bambini vivono non ha spazi o li ha limitati, non ha tempo, con i genitori, impegnati nel lavoro, che dedicano ai figli intorno ai 15 minuti al giorno, è il retaggio di credenze popolari. Purtroppo, c’è ancora l’idea che il bambino grasso è bello, mentre deve passare l’idea che il bambino magro è sano». Quanto pesa la pubblicità nel consumo di merendine e altri alimenti poco salutari? «La pubblicità ha un’influenza drammatica. Il bambino è il primo target dell’industria alimentare. Ma non c’è solo la pubblicità. Il cartone animato più visto degli ultimi anni è quello della Walt Disney intitolato “Up”. Il protagonista è un bambino scout obeso. Lo hanno rappresentato perché ha più “appeal” rispetto agli altri. Il bambino ciccione è sempre stato identificato con il piccolo dolce, buono, affettuoso. Tutto ciò risponde oggi anche a una logica di mercato». Sono sempre più diffusi stili di vita sbagliati: quanto incide sull’obesità la cattiva abitudine di stare ore davanti alla tv, al pc e ai videogiochi? «Rispetto ai bambini della mia generazione, negli anni Sessanta, quelli di oggi sono molto più intelligenti, grazie alle afferenze computeristiche che arrivano loro quotidianamente. Questi stimoli giungono loro, però, in una posizione seduta, ad esempio attraverso il telecomando o la playstation. Questo tipo di attività ha un consumo calorico, escluso quello del cervello, vicino allo zero. Perciò, l’obesità è un problema culturale, perché i bambini sono il risultato dell’attuale società». Manca la percezione dell’obesità come malattia? «Il dramma è che qui non si riesce a concepire l’obesità come una malattia. Al contrario, se ne sono accorti gli americani. La first lady, Michelle Obama, è la donna americana più impegnata a combattere l’obesità infantile. Infatti, con gli attuali tassi di obesità, la riforma “Obamacare”, cioè la riforma sanitaria voluta dal presidente americano, non potrà reggere. L’obesità, infatti, porta diabete, ipertensione arteriosa, malattie cardiovascolari, fegato grasso. Un bambino obeso nell’80% dei casi diventa un adulto obeso e questo comporta degli altissimi costi sociali». Fino a che punto? «I costi sono facilmente quantificabili. Parliamo di miliardi di dollari. L’Italia ha valutato in 300 milioni di euro il costo del diabete nell’anno 2011. Questi diabeti derivano dall’obesità. È un’emergenza in un momento in cui si stanno razionalizzando le risorse con la spending review. L’unica arma contro l’obesità è la prevenzione nei ragazzi, per evitare di curare gli adulti di domani. Si dice che l’Italia è uno dei paesi a più alta longevità: è vero, ma è una longevità dipendente dai farmaci, che costano moltissimo». Come nasce l’idea del fumetto? «L’idea mi è venuta constatando che se da un lato abbiamo fatto grandissimi passi avanti per quanto riguarda la ricerca correlata ai problemi dell’obesità, dall’altro la malattia continua a crescere. Dobbiamo adesso essere bravi a comunicare alla società il problema, in particolare alle famiglie e ai pediatri. Il fumetto dà dei messaggi semplici e chiari su come un bambino magro può diventare obeso per alcuni errori e sul fatto che la terapia deve coinvolgere tutta la famiglia, con un cambiamento delle abitudini alimentari e di vita. Purtroppo, la percentuale di guarigione dei bambini obesi è solo del 15% perché cambiare una cultura è una vera impresa. Ma il messaggio del fumetto è duplice: il primo di allerta alla popolazione su questa problematica, il secondo è di ottimismo perché il problema è reversibile. È questo il messaggio che vogliamo dare alle famiglie, ma soprattutto alle istituzioni perché l’attuale sistema non è sostenibile». Che tipo di diffusione avrà “Torna in campo, Ric”? «Il fumetto sarà distribuito a tutti i pediatri italiani. Faremo anche una diffusione nelle scuole del Lazio e in un campione di popolazione che abbiamo stimato di 300mila famiglie. Adesso abbiamo richieste anche dalle scuole della Valle d’Aosta e dai Cantoni svizzeri, quindi distribuiremo il fumetto alle scuole che ce lo chiederanno». GIGLIOLA ALFARO Disabili e scuola: rischio discriminazione P otenziamento della cultura dell’inclusione scolastica, valorizzazione della funzione del docente per il sostegno, interventi personalizzati per alunni con bisogni educativi speciali. Sono alcuni dei punti contenuti nella direttiva presentata in questi giorni dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (Miur) che definisce, dopo trentacinque anni dalla legge che diede avvio al processo d’integrazione nelle classi comuni, un’unica strategia di inclusione condivisa tra scuola, territorio e famiglie. Per riflettere sulle linee guida tracciate dal Miur e fare il punto della situazione abbiamo intervistato Salvatore Nocera, vicepresidente nazionale della Fish (Federazione italiana superamento handicap) e già presidente del Movimento apostolico ciechi, esperto di politiche di integrazione scolastica. Quali sono gli elementi più importanti della nuova direttiva? «L’intesa con il Ministero della salute è certamente importante, come lo è la scelta di valutare gli alunni sulla base degli Icf (classificazione del funzionamento, della disabilità e della salute promossa dall’Oms, ndr). In relazione a questo grande lavoro, tuttavia, abbiamo delle perplessità. Le Asl, infatti, sostengono di non avere personale sufficiente per far fronte ad un impegno simile: la diagnosi in base all’Icf è decisamente più lunga rispetto a quella strettamente sanitaria. Ho timore che, malgrado l’intesa, i criteri dell’Icf saranno difficilmente attuati. Altro grave aspetto, poi, è che in alcune regioni, come ad esempio la Lombardia, solo la prima visita di incontro è a spese dell’Asl mentre le successive sono a carico degli utenti. È un fatto molto grave perché genera discriminazione ai danni delle persone con disabilità: gli altri studenti, infatti, non hanno bisogno di questa macchinosa e costosa documentazione». Il Ministero ha fatto passi avanti sui Disturbi specifici di apprendimento (Dsa)… «Il lavoro sui Dsa è davvero positivo. D’altra parte, come risvolto contrario, si deve ancora una volta rilevare l’aumento considerevole del lavoro per le Asl. Fino ad ora, infatti, questi disturbi non andavano certificati. Dal momento che sembra siano circa 350.000 gli studenti affetti da Dsa, il lavoro a carico delle Asl sarà certamente oneroso. Sarebbe necessario che i due Ministeri, d’intesa con la Conferenza Stato regioni, intervengano. Certamente le parole del presidente Monti riguardo al Sistema sanitario nazionale (Ssn), che potrebbe non essere garantito se non si individuano nuove modalità di finanziamento, gettano inquietudine per tutte le persone con disabilità che hanno bisogno del Ssn oltre che per la propria salute anche per delle prestazioni di carattere socio-assistenziale o sanitario». In un recente rapporto, Cittadinanzattiva ha rilevato una situazione deficitaria della scuola italiana: scalini all’ingresso, ascensori assenti o non funzionanti, barriere architettoniche, assenza di bagni accessibili… «È una fotografia veritiera dello stato dei fatti. In molte scuole, almeno per l’accesso, sono state trovate soluzioni con scivoli mobili o entrate secondarie. Il problema, però, resta per la mobilità all’interno dei locali. Gli studenti con disabilità motoria sono circa il 20% sul totale di quelli con disabilità. Non c’è dubbio che si tratta di un problema grave. Il ministero si era impegnato a predisporre un piano di eliminazione delle barriere architettoniche ma ora non ci sono più i fondi. Non si può negare che il Miur stia facendo sforzi incredibili per garantire la qualità dell’integrazione. Ma i risultati non sono all’altezza». In Italia sono 215.590 gli alunni con disabilità. L’attuale sistema di insegnanti di sostegno è sufficiente per fare fronte alle diverse necessità? «La media è di un insegnante di sostegno ogni due alunni, che sarebbe accettabile se non fosse per la distribuzione non omogenea sul territorio. È molto più alta al Sud, dove si raggiunge la media di un insegnante ogni alunno e mezzo, e bassa al Nord, con un’insegnante ogni due alunni e mezzo, nonostante il numero di certificazioni sia in proporzione superiore che nel Meridione. Quando il rapporto è rispettato, la didattica funziona bene». Cosa fanno le famiglie nel caso di inosservanza delle norme? «Laddove un genitore non si sente soddisfatto, ricorre al Tar. Ci sono due impedimenti principali per la qualità dell’integrazione: il primo è costituito dalle classi sovraffollate, nonostante il Miur abbia emanato una norma che stabilisce il numero massimo di 20 alunni; il secondo è dato da quegli insegnanti curriculari che dovrebbe occuparsi dell’integrazione scolastica con l’aiuto dell’insegnante di sostegno e che, invece, si disinteressano dello studente con disabilità demandando interamente il compito all’insegnante di sostegno. I genitori, quindi, sono costretti a fare causa. Stiamo arrivando all’assurdo che ormai le ore di sostegno non le assegna più l’Ufficio scolastico ma il Tribunale. Quello che abbiamo chiesto come Fish è un rispetto della normativa sul numero massimo di alunni per classe e l’istituzione di corsi di formazione obbligatoria, sia iniziale che in servizio, per i docenti curriculari». RICCARDO BENOTTI Economia Sabato, 15 dicembre 2012 L’Italia secondo il 46° Rapporto Censis L’ Italia alla prova della sopravvivenza. Si chiude un anno in cui è stato centrale il problema della sopravvivenza, che non ha risparmiato nessun soggetto della società, individuale o collettivo, economico o istituzionale, con “fenomeni enormi” in gioco, come la speculazione internazionale, la crisi dell’euro, l’impotenza dell’apparato europeo, la modifica degli assetti geopolitici internazionali, “eventi estremi”, come la dinamica dello spread e il pericolo di default, e la “crisi delle sedi della sovranità”, esautorate dal “potere” dei mercati. È il quadro offerto dal 46° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese. L’istituto di ricerca offre il quadro di una società dove il ceto medio è in difficoltà, ma si cerca di guardare oltre, con speranza Economia e non solo. Un autunno fosco e freddo... Il nostro Paese e le sue scelte U n fosco e freddo autunno chiude il corrente anno. Non mi riferisco ai fenomeni meteorologici, ma alla situazione politica ed economica. Nei primi 11 mesi 2012, le richieste di cassa integrazione, hanno superato il miliardo, registrando così un aumento dell’11,8%, rispetto al pari periodo dell’anno scorso. Le domande di disoccupazione, nel mese di ottobre, stando ai dati diffusi dall’Inps, hanno registrato un aumento del 47,68%, mentre le domande di mobilità sono state 17.074 con un aumento del 67%, sul mese precedente. I dati che ho richiamato dicono della recessione in Italia, della sua ampiezza e gravità, nonché delle difficoltà, in cui versa il mercato del lavoro. Il Pil (Prodotto interno lordo), secondo l’Istat, presenta nel corrente anno, una flessione del 2,3%. Detta caduta dovrebbe continuare, “con intensità sempre più contenute, fino al secondo trimestre 2013”. I consumi sono in un calo del 3,2%, detto fenomeno si protrarrà nel 2013 (-0,7%), “a causa delle persistenti difficoltà presenti sul mercato del lavoro e della debolezza dei redditi nominali”. Infine il calo degli investimenti fissi: acquisto di macchinari, attrezzature, fabbricati. Non dimentichiamo che è la quantità degli investimenti, a determinare l’accumulo di capitali produttivi e a determinare le linee di ampliamento della capacità produttiva delle singole aziende e dell’intero sistema produttivo. Per onestà i dati Istat e Inps non mi convincono. A mio giudizio, gli inoccupati sono un numero maggiore, il calo del Pil è più rilevante, la povertà ha dimensioni più vaste, la cassa integrazione non invertirà la tendenza, le aziende continueranno a licenziare e delocare. A questo punto mi pare doveroso dire che, la recessione in atto e l’incapacità di superarla, non sono da imputare, in toto, al governo del prof. Monti, in quanto tutti i governi che si sono susseguiti dal ’65 ad oggi hanno governato senza prevedere, ovvero con occhio miope, limitandosi a dare risposta, solo ai problemi immediati, ignorando quelli di lungo periodo. Lo sviluppo industriale è rimasto incompatibile, l’uso delle materie prime incontrollato, l’imprevidenza ha permesso di ignorare il dovere di dar vita, ad un ordine costituzionale, dentro il quale far operare l’economia di mercato. Caro lettore, viviamo un autunno tragico, che ha cancellato un’esperienza di guida dell’Italia che, pur essendo stata deludente e inconcludente, ha saputo ridare al Paese credibilità. In modo approssimativo e un po’ rozzo, si può dire che l’ha salvato dal default in salsa greca, senza però aver avuto la capacità di battere l’eccesso di debito pubblico e di evasione fiscale. A febbraio saremo chiamati al voto, ma qualunque sia il risultato delle urne, il governo che ne uscirà, non sarà in grado di dar vita ad una miracolosa, accelerazione della crescita economica. La classe imprenditoriale, a sua volta, non uscirà dal letargo, quindi non si impegnerà con entusiasmo e attenzione al bene comune, a realizzare forme di economia sociale competitiva di mercato. In parole semplici: per grettezza, carenze culturali, egoismo, avidità di guadagni cospicui e immediati, non farà nuovi investimenti, non darà vita a nuove attività. Non saranno tuttavia solo peccati di omissione, dettati da egoismo e grettezza, a frenare la classe imprenditoriale. Mi spiego: lo scorso anno, le imprese italiane, hanno scoperto di pagare l’energia elettrica il 31,7% in più rispetto alla media Ue, divario che nel corrente anno salirà al 36,4%, gli scioperi sono a raffica di mitraglia, il costo del lavoro non ha eguale in Europa, la burocrazia è soffocante, Giorgio Squinzi, Presidente Confindustria ha sostenuto: è urgente abbassare la pressione fiscale, perché le imprese “stanno soffrendo forse anche morendo di fisco”. Se è vero che comprendo le ragioni degli imprenditori, ancor di più comprendo la richiesta di disoccupati, precari e giovani, di avere un lavoro retribuito secondo giustizia e in grado di garantire, nel futuro, la corresponsione di una pensione di vecchiaia dignitosa. A questo punto dico che non comprendo la tirchieria imprenditoriale e la scarsa attenzione sindacale, al tema salario. Il mercato interno gira se vi è consumo, ossia se tutte le classi sociali hanno la possibilità di consumare. La vecchia formuletta insegna che senza domanda, non v’è produzione, senza la quale non si crea ricchezza e occupazione. Uso la parola ricchezza non nel senso di tornaconto, profitto e vantaggio personale, ma in senso sociale, ovvero per assicurare un moderno welfare ai cittadini, stipendi dignitosi ai lavoratori, adeguati guadagni agli imprenditori e buoni rendimenti agli investitori. A proposito degli aumenti salariali ritengo dover fare alcune considerazioni. La prima mi porta a precisare che detti miglioramenti non possono, in questo momento, gravare sui costi di produzione, ossia sul prezzo di vendita dei manufatti, perché li porterebbe a non essere competitivi sui mercati. La seconda mi porta a individuare una via alternativa, che per sua natura non è per nulla popolare, quale potrebbe essere l’aumento di quattro ore lavorative settimanali (da lunedì a giovedì), la riduzione dei giorni di ferie (4 settimane comprendenti le festività soppresse), la riduzione dei permessi retribuiti e sindacali, la tregua sul fronte degli scioperi, il tutto per 12 mesi, scaduti i quali si torna alla situazione precedente e alle verifiche del caso. Le organizzazioni sindacali, soprattutto Cgil e Fiom, a causa di carenze culturali e miti ideologici rimarranno ingessate su obiettivi, rivendicazioni e metodi di lotta, inadeguati alla tutela dei lavoratori, dentro e fuori l’ambiente di lavoro. Termino l’articolo con i versi di una poesia di Eugenij Evtusenko: “ Esigo dal dottore,/ dallo scaricatore…/che tutto sia fatto a puntino…/Dagli edifici/sino alle calosce,/ non deve esserci niente di mediocre” e io aggiungo: “esigo che siano pagate le tasse, che i bilanci siano veritieri, che la legalità sia rispettata e che chi infrange la legge paghi duramente”. Se i miei sono sogni spero non muoiano all’alba. GIANNI MUNARINI Sono emerse tre grandi spinte di sopravvivenza. La prima è stata il fare perno sulla “restanza” del passato, per riprendere e valorizzare ciò che resta di funzionante del nostro tradizionale modello di sviluppo. La seconda spinta è stata la crescente valorizzazione della differenza e la voglia di personalizzazione. La terza è data dai processi di riposizionamento: esempi ne sono il riorientamento dei giovani verso percorsi di formazione tecnicoprofessionale dalle prospettive di inserimento lavorativo più certe, l’espansione della distribuzione organizzata e delle attività di commercio via web, l’aumento delle quote di mercato dell’Italia nelle aree emergenti del mondo grazie a specializzazioni produttive diverse dal tradizionale made in Italy. In questi mesi, però, abbiamo anche cercato, più o meno consapevolmente, di “essere altrimenti”. 2,5 milioni di famiglie hanno venduto oro e oggetti preziosi negli ultimi due anni, 300.000 mobili e opere d’arte, l’85% ha eliminato sprechi ed eccessi nei consumi, il 73% va a caccia di offerte e alimenti poco costosi. Non ultima, la messa in circuito del patrimonio immobiliare posseduto, affittando alloggi non utilizzati o trasformando il proprio in un piccolo bed&breakfast. E sono 2,7 milioni gli italiani che coltivano ortaggi e verdura da consumare ogni giorno, 11 milioni si preparano regolarmente cibi in casa. Il 62,8% degli italiani ha ridotto gli spostamenti per risparmiare sulla benzina, nel periodo gennaiosettembre 2012 il mercato dell’auto registra il 25% di immatricolazioni in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, e c’è un boom delle biciclette. In generale, le funzioni del consumo si stanno modificando anche grazie alla diffusione delle nuove tecnologie. Il 15% degli italiani è iscritto a gruppi di acquisto online che offrono beni e servizi a basso costo. La casa-patrimonio resta assolutamente maggioritaria nelle scelte degli italiani, ma le necessità contingenti stanno rivalutando l’affitto. Nel 2011 la quota di famiglie in locazione ha raggiunto il 21% e nelle aree metropolitane la percentuale sfiora il 30%. A fine anno le transazioni immobiliari si attesteranno sulle 485.000 unità. Nel periodo 2008-2011 il numero di mutui per l’acquisto di abitazioni è diminuito di oltre il 20% rispetto al quadriennio 2004-2007. Nel primo semestre del 2012 la domanda di mutui ha fatto registrare un’ulteriore contrazione del 44% rispetto allo stesso periodo del 2011. L’anno scorso le famiglie che sono riuscite a realizzare l’acquisto sono state il 65,2%, ma quest’anno scenderanno al 53,5%. Nell’era biomediatica la miniaturizzazione dei dispositivi hardware e la proliferazione delle connessioni mobili ampliano le funzioni, potenziano le facoltà, facilitano l’espressione e le relazioni delle persone. L’utenza del web in Italia è aumentata di 9 punti nell’ultimo anno: quasi la metà della popolazione utilizza almeno un social network. E il web permea ormai ogni aspetto della nostra vita quotidiana. 7 8 Europa Sabato, 15 dicembre 2012 Calo demografico e ruolo dell’Europa nel mondo solo unita conta EUROSTAT ■ Povertà Oltre 119 milioni di europei a rischio La crescita demografica cinese rallenta, l’India continua a crescere e nel 2060 sarà la nazione più popolosa del pianeta mentre l’Europa sarà sempre più piccola L a popolazione dell’Unione europea (500 milioni di abitanti) rappresenta attualmente il 7% di quella mondiale (6,9 miliardi). Ma, secondo le previsioni demografiche, nel 2060 essa scenderà al 5%. È uno dei dati contenuti nella pubblicazione “The Eu in the world 2013”, diffusa dalla Commissione Ue a Bruxelles. La pubblicazione mette soprattutto a confronto i dati fra i continenti, concentrandosi poi su statistiche relative ai Paesi del G20, ossia le maggiori venti economie del pianeta. Fra 50 anni la nazione più popolosa del pianeta non sarà più la Cina che scenderà dagli attuali un miliardo e 340 milioni di abitanti a un miliardo e 210 milioni, bensì l’India che arriverà a un miliardo e 720 milioni. Il tasso di natalità dell’Ue è oggi di 1,6 nascite per donna in età fertile (al di sotto del tasso naturale di rinnovo, che è di 2,1); la media mondiale è 2,5, ma raggiunge 3,0 in Arabia Saudita, 2,7 in India, 2,6 in Sudafrica. La Cina si ferma a 1,6. Prima che sia tardi. È alla luce di questi dati che acquistano ancora maggior forza le parole del politologo e gesuita francese, padre Henri Madelin che invita l’Europa a “parlare con una voce sola” pur riconoscendo come non sia certo che i popoli che costituiscono l’ossatura dell’Ue nutrano grandi ambizioni al suo riguardo. Forse, spiega, “sotto la spinta della necessità, della difesa dei livelli di vita e della crescente pressione dei nuovi giganti economici e politici che appaiono all’orizzonte”, l’Europa potrà conoscere un “sussulto salutare”, ma è auspicabile che tale risveglio “non sia troppo tardivo se gli europei non vogliono ritrovarsi un domani in un angolo morto della storia”. “Per valutare l’odierno ruolo dell’Europa nel mondo – avverte il gesuita - dobbiamo anzitutto considerare l’originalità del modello di costruzione europea. Una forma politica senza precedenti perché non è una semplice federazione di Statinazione”. Inoltre “la filosofia del progetto europeo è storicamente segnata dal rifiuto della potenza che ha condotto alle catastrofi del 1945”. Secondo Jean Monnet, rammenta Madelin, “occorre cercare la fusione degli interessi europei”, non solo il loro “equilibrio”. Per un’azione più efficace. Secondo il politologo gesuita, “una delle promettenti innovazioni del Trattato di Lisbona è l’aver costruito un quadro giuridico di grande ampiezza” che “consente di rendere l’azione esterna dell’Europa più coerente e se possibile in futuro più efficace”. L’Ue è oggi l’erogatrice della metà degli aiuti allo sviluppo al mondo, ma non sempre - anche a causa delle divisioni interne - riesce ad agire S i è corso il rischio, alla cerimonia di consegna del Nobel per la pace, che la giornata si trasformasse in una scontata rievocazione del processo di integrazione, con la prevalenza della nostalgia rispetto a una sana riflessione sulle ardue sfide attuali e sul futuro dell’Ue. Ma, a ben guardare, una parallela e onesta rilettura del passato e del presente hanno offerto alcune chiavi di lettura per interpretare questa difficile fase di transizione. Quando il presidente del comitato che assegna il riconoscimento, Thornbjorn Jagland, nel suo discorso ufficiale si è soffermato sulla fondamentale rilevanza della pacificazione franco-tedesca del secondo dopoguerra, vera pietra miliare della costruzione europea, la cancelliera Angela Merkel e il presidente François Hollande si sono alzati in piedi, stringendosi le mani e sollevandole al cielo in un gesto semplice, per quanto plateale, di amicizia. C’è da immaginare che più di un pensiero sia corso alla vera o presunta diarchia Berlino- “ Il tasso di natalità nell’Ue è oggi di 1,6 nascite per donna (al di sotto del tasso naturale di rinnovo), la media mondiale è 2,5, ma raggiunge il 3,0 in Arabia Saudita, il 2,7 in India e il 2,6 in Sudafrica IL GESUITA FRANCESE HENRI MADELIN con efficacia alla gestione delle crisi internazionali. Con riferimento al Seae (Servizio europeo per l’azione esterna) e all’Alto rappresentante Ue Catherine Ashton, padre Madelin non ne nasconde le difficoltà di decollo ed auspica che si sviluppi “poco a poco un servizio d’eccellenza in grado di armonizzare le posizioni degli Stati membri”. La mancanza di un popolo europeo. L’Europa, sottolinea, si sta insomma costruendo “in assenza di un popolo europeo”, mentre “per le più importanti esigenze di sicurezza” i suoi cittadini “hanno la tendenza a volgersi verso Washington piuttosto che verso Bruxelles”, e si rivelano inoltre accesi sostenitori di istituzioni internazionali quali Nato e Ocse. Un atteggiamento che, secondo padre Madelin, potrebbe “ritardare la costruzione di quell’Europa politica” che costituirebbe “il migliore antidoto” alle loro paure. “Il rifiuto della guerra come mezzo di soluzione dei conflitti deve restare una scelta consolidata nel tempo - ribadisce il politologo - e non deve trasformarsi in debolezza di consenso di fronte a situazioni che l’Europa non sarebbe in grado di affrontare”. Una voce sola. Nel riconoscere che nelle opinioni pubbliche dei suoi Paesi membri esiste un desiderio d’Europa, padre Madelin afferma che esso “deve condurre alla realizzazione di dispositivi che consentano all’Europa di parlare il più possibile con una sola voce sui grandi dossier che toccano il futuro pacifico del pianeta e il suo ruolo nel mondo. Unita e determinata, essa conterà e i recalcitranti saranno obbligati ad ammettere che bisogna fare i conti con lei. Divisa ed esitante, essa non potrà, sui temi sensibili, che fare la politica dello struzzo”. Ed è proprio ciò che, conclude padre Madelin, l’Europa sta facendo “sui temi più scottanti come Israele e Palestina, con il rischio di perdere il proprio onore e di raffreddare la speranza che molti Paesi del mondo ricchi o poveri - hanno riposto in essa”. ✎ commento | N el 2011, oltre 119 milioni di persone, pari al 24,2% della popolazione, erano minacciate dalla povertà o dall’esclusione sociale nell’Ue27”. La percentuale era del 23,4% l’anno precedente e del 23,5% nel 2008 : il che significa che la crisi economica prosegue a far pesare i suoi effetti sul piano sociale. Eurostat specifica che si tratta di persone o famiglie con reddito insufficiente, sottoposte a privazioni materiali oppure senza lavoro o con condizione professionale insufficiente sul piano reddituale. Lo scorso anno “le maggiori proporzioni di persone minacciate da povertà sono state registrate in Bulgaria (49% della popolazione), Romania e Lettonia (40%), Lituania (33%), Grecia e Ungheria (31%)”. Le percentuali minori, sempre secondo l’Istituto di statistica comunitario, si verificano invece nella Repubblica ceca (15%), nei Paesi Bassi e Svezia (16%), Lussemburgo e Austria (17%). Nei Paesi più grandi le percentuali sono: Germania (20), Francia (19), Regno Unito (23), Italia (24, dato 2010), Polonia (27). In Croazia, Stato che entrerà a far parte dell’Ue a metà del prossimo anno, il dato è al 33%. La Commissione europea all’interno della strategia “Europa 2020” si è impegnata a ridurre il numero di persone a rischio di povertà o di esclusione sociale di almeno 20 milioni entro il 2020. La competenza in tale ambito è degli Stati, ma l’Unione può svolgere un ruolo di coordinamento, di ricerca, di incontro fra buone prassi, e sovvenzionare progetti sul territorio. di Gianni Borsa La consegna del Nobel all’Ue: “Non un premio al passato, ma al nostro domani” Parigi che reggerebbe le sorti europee fin dai tempi di AdenauerSchuman. Del resto è innegabile che i primi passi della comunità siano stati concepiti proprio con l’intento di ricostruire la fiducia reciproca, e poi una intesa duratura, tra le due sponde del Reno. Dunque il Nobel della pace si spiega nella misura in cui il processo politico che ha portato all’Ue con il Trattato di Maastricht e ora con quello di Lisbona era stato concepito e perseguito con determinazione per superare le rivalità tra Francia e Germania mediante la costruzione di interessi comuni e di una solidarietà concreta. Non a caso questi sono i concetti cardine della Dichiarazione Schuman del 9 maggio 1950, momento fondativo dell’Unione. Il testo è – riletto ai nostri giorni – di una capacità prospettica fuori dal comune: “La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi proporzionali ai pericoli che la minacciano”. E più avanti: “L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto. L’unione delle nazioni esige l’eliminazione del contrasto secolare tra la Francia e la Germania”. L’Europa parte da qui e va riconosciuto che, nel bene e nel male, sono state spesso Germania e Francia il “motore” dell’Unione. Ma il Nobel “non è un premio al passato, riguarda piuttosto il nostro domani”, hanno affermato i leader politici nazionali, i responsabili delle istituzioni di Bruxelles e Strasburgo, i commentatori, le anime della società civile – fra cui la Chiesa cattolica - che non cedono ai richiami populisti e nazionalisti alimentati dalla crisi economica. Infatti i discorsi ascoltati hanno saputo andare oltre la commemorazione. Sono risuonate parole-chiave di un’Europa che accetta i moderni “campi di battaglia” globali (economia, demografia, migrazioni, ambiente, energia, internet, multicultura…): con un vocabolario che comprende termini quali diritti, sviluppo, libertà, democrazia, fiducia, giustizia, euro, solidarietà, competitività, dialogo, apertura al resto del mondo. Senza trascurare la parola “compromesso” – inteso in senso nobile -, ovvero accordo al più alto livello possibile per procedere a una sintesi ambiziosa tra interessi nazionali e comunitari. Sintesi che qualcuno non rinuncia a chiamare “bene comune europeo”. L’incontro virtuoso tra la storia e l’oggi dell’Ue si rispecchia nei nomi declamati nell’elegante auditorium della capitale norvegese – da Erodoto a Monnet, da Willy Brandt a Wojtyla – non meno che nei giovani volti dei quattro studenti che facevano parte della delegazione ufficiale dell’Unione. L’Europa ha più di una ruga, sente il peso di questa complessa stagione, ma, ugualmente, guarda avanti. Di Europa c’è bisogno: è una “comunità di valori” e allo stesso tempo uno strumento per produrre quei risultati e benefici che i suoi 500 milioni di cittadini più o meno consapevolmente si attendono. Mondo Ambiente ■ Verso il Kyoto2 Nuovi protagonisti in Medio Oriente Un accordo al ribasso dal meeting di Doha Turchia e Qatar, la strana coppia G li scontri in Egitto, la guerra in Siria, la questione palestinese e la crescente tensione tra Israele e Iran. A quasi due anni dall’inizio della Primavera Araba il Medio Oriente continua ad essere sferzato dal vento dell’instabilità e della violenze. Un panorama in cui si muovono, più o meno sottotraccia, due nuovi attori sempre più protagonisti: Turchia e Qatar. “Oltre all’Egitto da sempre punto di riferimento per il mondo arabo, che però sta attraversando una crisi profonda – spiega l’ambasciatore Giuseppe Panocchia in un’intervista a Radio Vaticana – questi due Paesi si stanno ritagliando un proprio spazio, dimostrandosi molto più attivi di quanto non lo siano i Paesi occidentali. Gli Stati Uniti sembrano, infatti, più interessati a quanto avviene nel Pacifico e alla crescente competizione con la Cina, rispetto al Mediterraneo mentre l’Europa, come ha dimostrato il recente voto alle Nazioni Unite sulla Palestina, è troppo frammentata per poter incidere. Questo anche a causa della tendenza F Dietro all’instabilità della regione l’emergere di nuovi attori che lottano per veder crescere la propria influenza europea a guardare al Medio Oriente con i propri parametri”. Secondo l’ambasciatore, la Turchia (Paese non arabo), dopo la chiusura delle porte dell’Unione Europea, sta cercando nuovi spazi in Medio Oriente potendo contare sul suo potere militare e sulla penetrazione commerciale. Non è un caso che la Turchia sia stata protagonista in tutte le recenti crisi, dalla situazione siriana (i ribelli hanno in Turchia le loro basi) a Gaza. “Una Turchia – continua Panocchia – in cui, rispetto ai tempi di Kemal Ataturk si stanno accentuando le posizioni islamiche. Dall’altra parte abbiamo il Qatar che, forte dei proventi derivati dal petrolio, sta investendo non solo Sabato, 15 dicembre 2012 nelle imprese europee e nelle squadre di calcio, ma anche nel finanziamento di una serie di movimenti attivi in tutto il Medio Oriente. Gruppi che spesso si rifanno ad una visione radicale dell’Islam”. L’ambasciatore torna anche sul Nobel per la pace concesso all’Unione Europea e sul ruolo di Bruxelles nello scacchiere mediorientale. “Quella dell’Unione Europa – conclude – è una bellissima facciata che deve però ancora trovare il suo peso nel mondo. Oggi ho l’impressione che dell’Europa il mondo non senta più tutto questo bisogno e questo a causa dell’incapacità europea di saper contare”. M.L. orse per non dover ammettere una debacle totale sul clima, i quasi 200 delegati al summit di Doha, fuori tempo massimo, hanno trovato domenica 9 dicembre un mini accordo al ribasso, che di fatto non è altro che un’estensione del protocollo di Kyoto, senza il rinnovo degli impegni economici assunti. I Paesi presenti al summit mondiale contro i cambiamenti climatici, fa sapere anche il Wwf, hanno fallito nell’intento di prendere misure serie per limitare i danni collegati al surriscaldamento globale. Con questo mini accordo, giunto dopo lo scadere della dead line fissata a venerdì sera, i delegati estendono il Protocollo di Kyoto fino al 2020 evitando di impiegare ulteriori risorse per finanziare i Paesi in via di sviluppo e i Paesi emergenti, che dovranno ridurre le loro emissioni di gas serra. In particolare Cina e Usa si sono rimpallati la questione su chi debba impegnarsi per primo, rifiutando di fare il primo passo. Nulla cambia, dunque, e ognuno prende altro tempo aspettando tempi migliori. Peccato, hanno fatto sapere gli ambientalisti, che il clima non attende e che le devastazioni ambientali e climatiche non aspetteranno i tempi lunghi degli Stati per scatenarsi sulle zone meno fortunate del pianeta. SIERRA LEONE. Nostra intervista a mons. Gianfranco Biguzzi, vescovo emerito di Makeni è soddisfatto mons. nazionale e internazionale. Gianfranco Biguzzi, Oggi l’impegno è soprattutto vescovo emerito di nel campo della formazione, Makeni, per la buona basti pensare che il 40% riuscita del voto dello scorso delle scuole è legato alle 17 novembre in Sierra Leone. diocesi o a istituti religiosi. “I trecento osservatori A Makeni abbiamo avviato internazionali presenti per anche la prima università monitorare il voto non hanno privata del Paese dove si ravvisato particolari irregolarità”, svolgono anche corsi di buon racconta il religioso saveriano governo. Vi partecipano non che ha trascorso gli ultimi mesi solo cristiani ma anche capi nella casa di Tavernerio per un tradizionali e funzionari di periodo di riposo e riflessione. tutte le confessioni”. Mons. Biguzzi ha lasciato Guardando alla realtà l’Africa dopo aver guidato, del Paese gli indicatori per 25 anni, una diocesi che macroeconomici indicano copre quasi interamente la dei miglioramenti… parte nord del Paese. Un lungo “La Sierra Leone è un ministero segnato dalla guerra cantiere aperto: sono state civile che ha devastato il paese costruite strade e scuole, dal 1991 al 2002 quando il estesa la rete elettrica. Certo presidente Kabbah dichiarò resta la corruzione così come ufficialmente conclusa la altri problemi sociali a partire guerra. Un conflitto, costato la dalla disoccupazione. Negli vita a circa 50 mila persone e ultimi anni sono cresciuti che ha visto l’arruolamento di gli investimenti di imprese migliaia di bambini soldato. Il non solo dei Paesi europei presidente Ernest Bai Koroma e degli Usa, ma di Cina, si è riconfermato con il 58.7 India, Sudafrica e Paesi del per cento dei voti, davanti Questo è un aspetto A dieci anni dalla fine della guerra il voto del novembre scorso segna un punto Golfo. allo sfidante Julius Maada Bio positivo, ma bisogna evitare (37,4 per cento). A premiare il d’ombra. A Makeni di svolta nella storia del Paese, dove oltre alle luci rimangono però alcune ombre leadzone presidente rieletto - secondo esempio è stato avviato alcuni osservatori - sono stati i un grande progetto per la progressi fatti nel campo delle produzione dell’etanolo, infrastrutture e della crescita economica sia stata questa la causa scatenante: negli loro il necessario per avviare un’attività. ma questo ha tolto terra ai contadini e non (più 6% del Pil nel 2011). anni ottanta la Sierra Leone era un Paese Si è poi cercato di favorire il rientro dei produce benefici per le comunità. crollato a causa della corruzione e del bambini soldato nelle famiglie. Poi vi è La Sierra Leone è lontana dalla Nigeria e Eccellenza, dieci anni fa avrebbe mai malaffare. Ricordo che allora nelle città stato il lavoro della Commissione “verità e dal Mali, Paesi che stanno sperimentando immaginato che si sarebbe potuti arrivare non si trovava la benzina, i dipendenti riconciliazione” che ha girato l’intero Paese. il rischio dell’integralismo islamico. ad una situazione come questa? statali non ricevevano salario, l’esercito era Qui i carnefici – che hanno potuto contare Come si vive questa nuove realtà? “La speranza c’era perché sapevamo che le allo sbando. In quella situazione bastò la su una legge di amnistia (non applicata ai “Devo dire che siamo lontani ma non così cause del conflitto non erano né di carattere comparsa di alcuni personaggi con un po’ capi) - potevano chiedere perdono per i tanto perché in Sierra Leone c’è una grande religioso, né etnico bensì sociali”. di carisma per destabilizzare il Paese”. crimini commessi, spesso anche attraverso presenza di cittadini nigeriani. Le relazioni Quella in Sierra Leone è da molti Qual è stata la sfida più grande nel riti di purificazione tradizionali. tra musulmani (il 60% della popolazione) e conosciuta come la guerra dei diamanti. cammino di pace? Qual è stato il ruolo della Chiesa? cristiani restano buone, ma ho notato negli Sono stati realmente i diamanti la causa “Al momento della firma degli accordi non “Pur essendo i cristiani una realtà ultimi anni un accentuazione della religione del conflitto? erano solo le istituzioni e le infrastrutture minoritaria (il 20% della popolazione di come elemento identitario. Questo è dovuto “I diamanti hanno avuto certamente un a dover essere ricostruite, ma le comunità. cui solo il 5% sono cattolici) la Chiesa in parte alla presenza di musulmani inviati ruolo nell’alimentare il conflitto, infatti, la Prima di tutto si è cercato di disarmare ha giocato e continua a giocare un ruolo dal Pakistan e dai Paesi del Golfo che prima cosa che hanno fatto i ribelli è stata i combattenti e favorire il ritorno nei importante soprattutto in campo sociale. hanno una visione più rigida dell’Islam. prendere il controllo delle aree diamantifere villaggi: sono stati creati grandi centri Durante la guerra ho fatto parte del Spero che questo non sfoci un giorno nel grazie alla collaborazione degli stati vicini dove potevano frequentare dei corsi di Consiglio interreligioso che ha svolto fondamentalismo”. e delle reti internazionali. Ma non credo formazione al termine dei quali veniva dato un’intensa attività negoziale a livello MICHELE LUPPI Un nuovo inizio 9 Cultura 10 Sabato, 15 dicembre 2012 ● L’intervento del cardinale Angelo Scola per Sant’Ambrogio. ● Nel suo discorso il metropolita di Milano ha affrontato molti temi ● Siamo di fronte a una grande sfida per tutte le civiltà e culture Libertà religiosa: una cartina di tornasole L a libertà religiosa è “la più sensibile cartina di tornasole del grado di civiltà delle nostre civiltà plurali”. Ne è convinto il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, che la scorsa settimana nel discorso pronunciato in occasione della festa di sant’Ambrogio, ha ricordato che “la libertà religiosa appare oggi come l’indice di una sfida molto più vasta: quella dell’elaborazione e della pratica, a livello locale e universale, di nuove basi antropologiche, sociali e cosmologiche della convivenza propria delle società civili in questo terzo millennio”. In un contesto di “meticciato di civiltà e di culture”, il “cattolicesimo popolare ambrosiano” è “capace di risorse innovative per il vivere sociale, inimmaginabili nelle previsioni di qualche decennio fa”. Di qui l’attualità dell’Editto di Milano - tema del discorso del card. Scola - che a 1700 anni di distanza ha ancora un “significato epocale”, perché ha introdotto per la prima volta nella storia le due dimensioni che oggi chiamiamo “libertà religiosa” e “laicità dello Stato” e che costituiscono “due aspetti decisivi per la buona organizzazione della società politica”. Altro caposaldo per la libertà religiosa, la dichiarazione conciliare “Dignitatis humanae”, che “ha trasferito il tema della libertà religiosa dalla nozione di verità a quella dei diritti della persona umana”. Il vero scontro nelle società occidentali contemporanee non coinvolge le fedi differenti; c’è il rischio del troppo secolarismo avallato dallo Stato “Fino a qualche decennio fa - la constatazione dell’arcivescovo - si faceva riferimento sostanziale ed esplicito a strutture antropologiche generalmente riconosciute, almeno in senso lato, come dimensioni costitutive dell’esperienza I nodi da sciogliere Tra il 2000 e il 2007, ha esordito il card. Scola, “sono stati ben 123 i Paesi in cui si è verificata una qualche forma di persecuzione religiosa, e purtroppo il numero è in continuo aumento”. Tra i “nodi da sciogliere” in materia di libertà religiosa, oltre a quelli “classici” che derivano dalla “corretta interpretazione e necessaria assunzione” della “Dignitatis Humanae”, il primo - per l’arcivescovo di Milano riguarda “il nesso tra libertà religiosa e pace sociale”: “Più lo Stato impone dei vincoli, più aumentano i contrasti a base religiosa”, perché “imporre o proibire per legge pratiche religiose, nell’ovvia improbabilità di modificare pure le corrispondenti credenze personali, non fa che accrescere quei risentimenti e frustrazioni che si manifestano poi, sulla scena pubblica, come conflitti”. Il secondo problema, più complesso, “riguarda la connessione tra libertà religiosa e orientamento dello Stato e, a diversi livelli, di tutte le istituzioni statuali, nei confronti delle comunità religiose presenti nella società civile”. religiosa: la nascita, il matrimonio, la generazione, l’educazione, la morte”. Oggi, invece, si è affermato il modello francese di laicité, che “è parso ai più una risposta adeguata a garantire una piena libertà religiosa, specie per i gruppi minoritari”. Alla base di tale modello, c’è “l’idea dell’in-differenza, definita come ‘neutralità’, delle istituzioni statuali rispetto al fenomeno religioso e per questo si presenta a prima vista come idoneo a costruire un ambito favorevole alla libertà religiosa di tutti”. Una concezione, questa, “ormai assai diffusa nella cultura giuridica e politica europea, in cui però, le categorie di libertà religiosa e della cosiddetta ‘neutralità’ dello Stato sono andate la storia: La mia ‘ndrangheta Canale e Zuccalà Storia e cronaca della ‘ndrangheta a Reggio Calabria e nella Locride, attraverso il racconto personale di Rosy Canale. Nata a Reggio, imprenditrice, vittima della mafia calabrese e viva per miracolo, si ritrova a San Luca, il paesino dell’Aspromonte ombelico della ‘ndrangheta, ad avviare un’attività di volontariato con le donne. Qui il suo racconto si intreccia con quello delle donne del posto, madri delle vittime di Duisburg, sorelle di altre vittime e carnefici di una faida senza fine. Emanuela Zuccalà, 39 anni, è giornalista di Io Donna, dove si occupa di inchieste sociali e reportage internazionali. Paoline, pp. 432, 19.90 euro. MONS. DIEGO COLETTI VESCOVO DI COMO PRESENTA L’infanzia di Gesù IL NUOVO LIBRO DI BENEDETTO XVI sempre più sovrapponendosi, finendo così per confondersi”. Nei fatti, dunque, la laicité alla francese “ha finito per diventare un modello maldisposto verso il fenomeno religioso”. Presunta neutralità “Oggi - ha ammonito il card. Scola - nelle società civili occidentali, soprattutto europee, le divisioni più profonde sono quelle tra cultura secolarista e fenomeno religioso, e non - come spesso invece erroneamente si pensa - tra credenti di diverse fedi”. Misconoscendo questo dato, “la giusta e necessaria aconfessionalità dello Stato ha finito per dissimulare, sotto l’idea di ‘neutralità’, il sostegno dello Stato ad una visione del mondo che poggia sull’idea secolare e senza Dio”. “Ma questa è una tra le varie visioni culturali che abitano la società plurale”, ha affermato il cardinale, secondo il quale in questo modo lo Stato cosiddetto neutrale, “lungi dall’essere tale fa propria una specifica cultura, quella secolarista, che attraverso la legislazione diviene cultura dominante e finisce per esercitare un potere negativo nei confronti delle altre identità, soprattutto quelle religiose, presenti nelle società civili tendendo a emarginarle, se non espellendole dall’ambito pubblico”. In altre parole, “sotto una parvenza di neutralità e oggettività delle leggi, si cela e si diffonde - almeno nei fatti - una cultura fortemente connotata da una visione secolarizzata dell’uomo e del mondo, priva di apertura al trascendente. In una società plurale essa è in se stessa legittima ma solo come una tra le altre. Se però lo Stato la fa propria finisce inevitabilmente per limitare la libertà religiosa”. Aprire spazi di confronto e di dialogo onesto Come ovviare a questo “grave stato di cose”? “Ripensando il tema della aconfessionalità dello Stato nel quadro di un rinnovato pensiero della libertà religiosa”, la risposta del card. Scola, secondo il quale “è necessario uno Stato che, senza far propria una specifica visione, non interpreti la sua aconfessionalità come ‘distacco’, come una impossibile neutralizzazione delle mondovisioni che si esprimono nella società civile, ma che apra spazi in cui ciascun soggetto personale e sociale possa portare il proprio contributo all’edificazione del bene comune”. Domenica 23 dicembre 2012 ore 14.30 Piazza Duomo – Como ■ Guanella «Pane e Paradiso»: un nuovo audiolibro Martedì 18 dicembre, alle ore 11.30, verrà presentato presso la sala Marconi di Radio Vaticana, l’audiolibro “Pane e Paradiso” (San Paolo Editore), frutto della collaborazione tra Caritas Italiana, Fondazione Migrantes, Centro Europeo Risorse Umane di Firenze e Centro Studi Guanelliani di Roma. Si tratta della nona uscita della collana PhonoStorie, dedicata ad alcuni noti personaggi del XX secolo, tra cui Chiara Lubich, Alcide De Gasperi, Madre Teresa, Primo Mazzolari, Rosario Livatino, Luigi Di Liegro, Zeffirino Jiménez, Tonino Bello e ora, appunto, il “nostro” nuovo Santo, don Luigi Guanella. “Pane e paradiso” raccoglie appunto gli scritti e gli aneddoti più belli di don Guanella, espressione di una vita spesa nella totale fiducia nella Provvidenza, riversata poi a piene mani verso le persone più povere e bisognose. Il prodotto editoriale, disponibile presso le migliori librerie, è composto da un volumetto cartonato che fa anche da custodia del CD-ROM, e contiene una prefazione, i testi e una breve biografia del Santo. La prefazione è stata affidata a Davide Rondoni, scrittore e poeta e al ministro della Salute Renato Balduzzi; le letture sono a cura di Paolo Bonacelli, grande interprete di teatro, coadiuvato da Fabrizio Bucci, Barbara Lo Gaglio e Anita Kravos. Una lettura è anche stata fatta da Damiano Tommasi, ex centrocampista della Roma e della Nazionale, attualmente presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, di cui è noto l’impegno nel campo della solidarietà. Le musiche originali che accompagnano le letture sono del maestro Mite Balduzzi. All’incontro di presentazione, moderato dal vicedirettore del Tg1-Rai Susanna Petruni, interverranno il ministro della Salute Renato Balduzzi, il presidente di Caritas Italiana, mons. Giuseppe Merisi, il direttore di Caritas Italiana mons. Francesco Soddu, Mite Balduzzi e Roberto Tietto del Centro Europeo Risorse Umane. don bello, maestro di non violenza Sergio Paronetto Il volume presenta una riflessione realista e creativa sulla pace da costruire con mezzi di pace, con spirito critico e appassionato, affrontando i conflitti con animo costruttivo. La scelta nonviolenta di don Tonino, di cui si ricordano i 20 anni dalla morte, è presentata spesso con le sue parole- immagini, perché possiamo penetrarvi come in un grembo generatore. La pace è un’arte che si impara formandosi alla nonviolenza, costruendo la convivialità delle differenze, coltivando il sogno più profondo e realista dell’umanità. Cuore del suo pensiero attivo: nonviolenza e processo di pace. Paoline, pp. 320, 20.00 euro. In dialogo e oggi r e d e r ri - c Sabato, 15 dicembre 2012 11 Spalancare porte e finestre Nuovi scenari che interpellano L’ ascolto di quelli che si trovano perplessi di fronte ad un’adesione, ad una proposta religiosa specifica, seppure con tanti distinguo, l’attenzione rivolta a quanti, per motivazioni diverse, si sono allontanati da una pratica religiosa; la disponibilità ad accogliere le domande di chi vuole ricomprendere gli elementi essenziali del cristianesimo; la domanda di quanti –e sono tanti!- vogliono apprendere in prima persona gli elementi minimi per leggere personalmente il Vangelo e non dover sempre dipendere dai commenti di altri; l’ansia e l’inquietudine di coloro che spesso ricevono risposte a domande che non hanno posto e che, per questo, si trovano con altri e più profondi interrogativi: tutte persone e concreti contesti a cui ci si dovrebbe rivolgere con una attenzione particolare e privilegiata. In realtà spesso, troppo spesso, si preferisce coltivare il proprio orticello lamentandosi, poi, che non si è ascoltati! O che si è in pochi! T erminato l’incontro, mi si avvicina una persona che –a prima vista- mi sembra di riconoscere. Un attimo di incertezza, poi l’intrecciarsi dei ricordi. Era venuto all’incontro perché catturato dal tema: “Se e come credere oggi”. E’ stata una serata interessante, mi dice, le provocazioni lanciate sono state tante. Soprattutto hanno avuto il merito di non chiudere il discorso, ma di aprirlo. Vedi, continua, non è facile oggi trovare luoghi, persone, occasioni in cui sia possibile un reale dialogo. Per persone come me che si trovano in una posizione di profonda incertezza, di inquietudine, di voglia e di timore di credere, c’è bisogno di una proposta che parta dalla nostra specifica situazione. Se mi guardo attorno, invece, trovo tante proposte rivolte a persone tutto deve essere chiaro, che le domande siano ritenute sempre fuori posto. Avrò seguito, nei diversi anni, un centinaio di incontri: da temi biblici a problematiche teologiche, da argomento di attualità ecclesiale a incontri con esperti. Lo schema era sempre lo stesso: un esperto che viene, una bella lezione, qualche scambio di opinioni e poi tutti a casa. che credono, a persone che vogliono approfondire la loro fede. Ma per chi vuole ri-cominciare, per quanti hanno vissuto momenti di profonda crisi? Per chi non sa dove andare? Mi è capitato di vivere anche alcune situazioni paradossali. Quando ancora partecipavo attivamente alle iniziative della parrocchia, constatavo tutta una serie di iniziative. Mi sono detto: chissà quanta gente viene coinvolta! Ho voluto fare un’esperienza, così per verificare una mia sensazione. Ho seguito diverse iniziative e toccato con mano una strana situazione: ovunque andassi, trovavo sempre più o meno le stesse persone! E notavo una certa insistenza, da parte di alcuni, nel rimproverare chi non c’era. Mi chiedevo: ma come fa ad aggregarsi qualcuno che voglia davvero rimettere seriamente in discussione la propria situazione? Come si può essere protagonisti in contesti dove tutto è stabilito in partenza? Dove le domande vengono sempre archiviate o, quando esse sono radicali, si invoca puntualmente la fede: o credi e non credi. Le esclamazioni non bastano! Quante volte mi sono sentito dire: “Ci vuole fede!” o “Solo con la fede puoi rispondere a queste domande!”. Dunque le domande rimandano alla fede e la fede, se ben comprendevo, era la risposta alle mie domande. Ma a me interessava capire come e in che senso la fede rispondeva ai miei interrogativi. Sembrava quasi che fosse proibito argomentare su temi del credere cristiano. Sai –mi dice un po’ arrabbiato- mi sembra che nel “vostro mondo” diate tutto per scontato, che Di tutto e di più! Incontro dopo incontro, mi venivano proposte tanti contenuti. Troppi. Senza il tempo di riprenderli. Avevo la sensazione che al centro non ci fossero i credenti “normali” o quanti cercano la via del credere, ma come un’agenda stabilita da altri. Quest’anno dobbiamo fare questo e quest’altro; dobbiamo esser in sintonia con questa realtà o con quell’altra. Occorreva essere un po’ stoici per seguire il tutto. Mi sono sempre chiesto –e mi chiedo- perché sia così difficile fare la cosa che mi sembra più urgente: mettersi attorno ad un tavolo e cominciare a leggere il Vangelo. Conosco gente che ha letto diversi libri ma che, per propria ammissione, non ha mai letto il Nuovo Testamento. Anche tu questa sera –mi dice guardandomi seriamente e provocatoriamente- hai affermato che occorre ritornare al Vangelo. Mi permetto di correggerti: non si tratta di ritornare al Vangelo, ma di cominciare finalmente a leggerlo! E riscoprire la freschezza e la novità del Gesù di Nazaret. Ma come facciamo da soli? Un abbraccio pone termine, per motivi di tempo, al nostro dialogo. pagina a cura di Arcangelo Bagni Ascoltare per parlare Il coraggio di abbandonare le facili scontate risposte L e domande, gli interrogativi e le provocazioni del mio interlocutore erano davvero tanti. Alla fine, però, potevano essere ricondotte a due profonde esigenze: l’esigenza di una certa condivisione nell’affrontare le domande e gli interrogativi, e la necessità più che urgente di cominciare finalmente a leggere il Vangelo. Due attese spesso deluse. Una esistenza condivisa Se provassimo a leggere il Vangelo con un minimo di attenzione e metodo, ci accorgeremmo che Gesù, un Dio fatto uomo, non è soltanto l’esempio di un Dio che si china verso di noi, che garantisce la nostra dignità e difende i nostri diritti. E’ un Dio che ha assunto un volto d’uomo, che ha preso il posto del più piccolo fra gli uomini: non ha soltanto annunziato la lieta notizia ai poveri, ma si è fatto uno di loro, ha condiviso la loro sorte. E’ possibile, seguendo la vita di Gesù, cogliere alcune dimensioni che caratterizzano anche la ricerca religiosa dell’uomo di oggi e la sua voglia di ascoltare o ri-ascoltare una Parola antica alla luce delle nuove situazioni in cui egli si trova. Gesù è nato da una donna, come nascono tutti gli uomini. Ha vissuto seguendo le tappe della crescita umana, all’interno della sua famiglia, del suo contesto religioso. Giorno dopo giorno ha compreso la fatica di vivere e la speranza in essa racchiusa. La sua esistenza si è aperta progressivamente alla volontà del Padre: una volontà da comprendere e da vivere. Non ha camminato «a fianco degli uomini», ma «dentro la vita degli uomini». La sua divinità non si è manifestata a noi nonostante la sua umanità, ma attraverso questa sua umanità. Un’esistenza aperta e da comprendere: dai primi passi compiuti nella Galilea fino alla croce. Un’esistenza segnata da conflitti, rifiuti e incomprensioni; ma pervasa anche da momenti di gioia e di convivialità. Ha vissuto fino in fondo il «paradosso» della vita: accoglienza e rifiuto. Ma ha saputo pure restare fedele a se stesso e alla propria missione. Una sorprendente libertà Gesù è uomo libero: fin dall’inizio del suo ministero la folla, provocata dalle sue parole e dai suoi gesti, si domanda: che significa tutto questo? La risposta è che Gesù insegna con autorità e che la sua proposta è nuova. E proprio perché autorevole e nuova la sua proposta è anche libera. Gesù è libero di fronte alle formazioni politiche: ad esse contesterà la logica su cui si reggono perché alla supremazia devono subentrare la libertà e l’amore. Costringe così i suoi interlocutori ad andare oltre ogni casistica, per condurli al centro vero dei problemi, convinto com’è che c’è sempre qualcosa che rinnova i problemi dalle fondamenta. La sua libertà lo spinge ad analisi più profonde e radicali: è in gioco una logica diversa di valutare la vita umana, le sue tensioni, i suoi enigmi. Gesù è uomo religioso: egli parla di Dio e soltanto di Dio. A partire dalla sua comunione con il Padre, Gesù coglie i criteri della propria azione e della propria valutazione. Il vangelo dice che Gesù andava con gli oppressi, i peccatori, gli emarginati... Perché? Ma perché così è fatto Dio! Dio è un Padre che ama ogni uomo. Partendo da questa profonda convinzione Gesù afferma che ogni emarginazione è un peccato religioso, smentisce, cioè, il volto del DioPadre. Gesù è radicalmente un uomo per gli altri: tutta la sua esistenza è dono agli altri e per gli altri nella certezza che la vita la si possiede solo donandola e la si sciupa solo conservandola per se stessi. Messia e Figlio di Dio: appunto per questo solidale con gli uomini. Nella passione noi ritroviamo la pienezza di questa logica: la passione rivela i tratti più profondi di Gesù, quei tratti che si sono manifestati in tutta la sua vita, ma che qui si fanno ancora più chiari: l’innocenza, la sua incondizionata obbedienza al Padre, la sua bontà, la sua solidarietà con i peccatori, l’abbandono senza riserve all’amore... La passione è la dimostrazione che Gesù percorse la via dell’amore fino in fondo, accettandone completamente la debolezza, abbandonandovisi interamente. La Passione è dunque la conclusione interiore della vita di Gesù, il suo compimento, la manifestazione di quella logica profonda che l’ha mossa fin dall’inizio. E il Padre confermerà -nella risurrezionela validità dell’esistenza del Cristo. Ci si dovrebbe chiedere –alla luce di queste sintetiche riflessioni- come mai sia così difficile oggi parlare e proporre il Dio di Gesù con una profonda libertà, accogliendo e condividendo innanzitutto gli interrogativi, le domande profonde che abitano tanti uomini e donne che camminano con noi ogni giorno. Gesù è vero Dio perché vero uomo, ed è vero uomo perché vero Dio: non è un gioco di parole, ma la logica profonda della incarnazione. Allora, come si può proporre il Dio di Gesù con linguaggi che sembrano appagare solo chi li usa. Gesù si è inserito nella cultura del suo tempo e in essa ha avanzato la sua proposta. Talmente comprensibile che ha creato accoglienza e rifiuto. Oggi, sembra, che le parole cristiane suscitino spesso solo indifferenza. Ciò è dovuto solo ad una indisponibilità ad accogliere il Vangelo, oppure il Vangelo che viene proposto usa parole del Vangelo, ma non è “lieta notizia”? Si può arrivare al paradosso di parlare del Vangelo e di dire altro dal Vangelo. E se la gente va altrove, non ci si deve meravigliare, ma piuttosto interrogare seriamente. Chiesa Locale I cappellani accanto a chi soffre 12 Sabato, 15 dicembre 2012 Agenda del Vescovo N 15-16 dicembre Visita pastorale alle comunità di Carate Urio, Laglio e Brienno. 17 dicembre A Como, in Vescovado, al mattino udienze e colloqui personali; alle ore 15.00, Santa Messa con gli ospiti della Ca’ d’Industria; alle ore 17.00, Novena di Natale in Duomo; alle ore 21.00, incontro con i volontari della Caritas presso l’Opera don Guanella. 18 dicembre A Como, in Vescovado, al mattino udienze e colloqui personali; alle ore 18.00, auguri natalizi con il Prefetto; alle ore 19.30, Santa Messa e cena presso la Casa Ozanam. 19 dicembre A Como, alle ore 9.00, presso il Teatro Sociale, incontro con le scuole della città; alle ore 16.00, Santa Messa presso l’Hospice San Martino; alle ore 20.45, Santa Messa con la comunità e il personale del Seminario. 20 dicembre A Como, in Vescovado,alle ore 11.00, scambio di auguri con il personale della Curia e degli Uffici di Pastorale; nel pomeriggio, udienze e colloqui personali; alle ore 20.00, presso la chiesa di Sant’Eusebio, Santa Messa con l’Ucid. 21 dicembre A Como, alle ore 16.30, Santa Messa presso l’Ospedale Valduce. 22 dicembre A Como, in Vescovado, al mattino udienze e colloqui personali; nel pomeriggio visita pastorale a Laglio. 23 dicembre A Como, in piazza del Duomo, alle ore 14.30, presentazione del libro di papa Benedetto XVI sull’infanzia di Gesù; a seguire: presepe vivente. 24 dicembre A Como, alle ore 10.00, presso il carcere del Bassone, Santa Messa con i detenuti e il personale della struttura penitenziaria; alle ore 24.00, Messa nella Notte Santa. M La Novena con il Vescovo Diego onsignor Diego Coletti presiederà la preghiera della Novena lunedì 17 dicembre alle ore 17.00 in Duomo, a Como. Sono invitati bambini, ragazzi, catechisti educatori, famiglie. Saranno benedette le statuine di Gesù Bambino che saranno collocate nei presepi. I sacerdoti sono pregati di portare veste e cotta o camice. Troveranno la stola viola in Duomo. el “cenacolo Marchesini” di Morbegno, giovedì 29 novembre sono stati accolti dal parroco don Andrea Salandi, i Cappellani degli Ospedali della nostra diocesi, convocati da don Lorenzo Butti, responsabile del “servizio alla pastorale della salute”. «L’incontro – ha detto don Lorenzo – fa parte di un progetto formativo iniziato l’anno scorso che ha lo scopo di nutrire e sostenere la preparazione e la qualificazione di ogni cappellano nel suo servizio pastorale ai malati, ai loro parenti e agli operatori sanitari». Il relatore è stato padre Fausto Negrini, cappellano camilliano al Sant’Anna di Como-San Fermo. «Nella pastorale della salute – ha introdotto – stanno avvenendo (in modi e ritmi diversi a seconda dei luoghi) alcuni passaggi che meritano attenzione: da una pastorale della malattia (della sofferenza ad essa collegata) e della sua cura a una pastorale attenta alla prevenzione e promozione della salute in tutte la sue dimensioni; da una pastorale sacramentale a una pastorale fatta di parola, di dialogo, di umanizzazione e di attenzione ai problemi etici sempre più rilevanti in questo ambito; da una pastorale interessata solo al malato ad una pastorale attenta anche a coloro (familiari ed operatori sanitari) che lo assistono e lo curano; da una pastorale limitata alle strutture in cui viene attuata la cura ad una pastorale attenta agli ambienti di vita (i mondi vitali) delle persone, che coinvolge l’intera comunità cristiana attraverso un impegno culturale, sociale e politico che sappia coniugare compassione e giustizia; da una pastorale del singolo cappellano ad una pastorale coordinata e armonizzata dalla cappellania come presenza significativa dell’intera comunità credente». La sua relazione si è poi sviluppata su tre qualifiche della pastorale sanitaria; come pastorale dell’accompagnamento, della relazione, della comunione-collaborazioneumanizzazione. Ha presentato la figura del cappellano come colui che cammina “accanto”, come l’uomo della relazione, come l’uomo della comunione, della collaborazione e dell’umanizzazione. La “relazione pastorale d’aiuto” (RPA) o counseling pastorale è stato l’argomento centrale della riflessione, e definita come “un ministero della comunità credente che si attua attraverso un tipo particolare di relazione, tra un operatore pastorale competente e una persona in cerca di aiuto, con lo scopo di favorire in quest’ultima, insieme al superamento delle proprie difficoltà, una crescita a livello personale, interpersonale e spirituale”. Nell’esposizione finale della pastorale sanitaria come valorizzazione dei carismi e corresponsabilità di tutti nell’agire pastorale, il relatore camilliano è arrivato, in modo graduale, a presentare le due iniziative significative dei nostri tempi: la costituzione del Consiglio pastorale ospedaliero e della Cappellania ospedaliera; che sono “segni/ sacramenti di comunione” prima di essere strumenti operativi in se stessi. In conclusione, padre Fausto, riconoscendo una certa attuale marginalità dell’Assistente religioso nei luoghi di cura, ne ha indicato il superamento: nella formazione del Cappellano (che non deve accentrare in se tutte le attività e tutte le competenze), nella valorizzazione delle ministerialità laicali e nella volontà di lavorare assieme in progetti pastorali organici. Gli interventi, anche appassionati, non sono mancati! Oltre alle varie sottolineature del tema esposto, oltre al riconoscimento dei limiti esistenti, sono state avanzate interessanti proposte che serviranno a padre Negrini per il prosieguo di un cammino formativo. In chiusura don Lorenzo Butti, ha fatto appello ai presenti di raggiungere, sul territorio, coloro che a vario titolo (Preti, Religiosi, Suore, Laici) lavorano nelle strutture socio-sanitarie (Cliniche, Case di Riposo, Case alloggio e strutture specifiche), con il primo obiettivo di una conoscenza reciproca e in vista poi di una “comunione” nell’agire pastorale diocesano. padre CARLO ◆ Diaconi permanenti Una scelta di testimonianza C on la cerimonia del giorno dell’Immacolata in Cattedrale, presieduta dal Vescovo Diego Coletti alla presenza di tanti fedeli e sacerdoti, si è svolta l’ordinazione dei tre nuovi diaconi Alberto Conti, Salvatore La Sala e Bruno Pravato, con i quali sale a tredici il numero dei diaconi diocesani, dal 1997 a oggi. Nella lunga e commossa omelia su cui si è imperniata la cerimonia, mons. Coletti ha avuto parole di ringraziamento, oltre che di auspicio per una feconda attività pastorale, per i tre neodiaconi, sottolineando “l’importanza di una scelta così meditata e nello stesso tempo spontanea, al servizio di una comunità in cammino tra le fatiche del quotidiano e le gioie di una vita illuminata dalla luce del Cristo. Portando nella concreta realtà della Chiesa un bagaglio di esperienze anche professionali, ol- tre che umane, maturato in lunghi anni di lavoro e di intensa partecipazione alle vicende della città e in particolare dei suoi esponenti più sofferenti, i nostri nuovi diaconi avranno modo di proseguire un percorso di solidarietà già da tempo avviato, ma alla luce di quel Vangelo che è garanzia di arricchimento e di crescita interiore in primo luogo per loro stessi, prima ancora che per gli altri”. Il tema della crescita spirituale personale si è infatti ripresentato anche nelle dichiarazioni rilasciate da Alberto, Bruno e Salvatore nel corso del piccolo “festeggiamento” che ha fatto seguito alla cerimonia dell’ordinazione, svoltosi nei locali del Centro Pastorale Cardinal Ferrari. Da questa decisione tutti e tre si attendono molto in termini di ampliamento dei propri orizzonti, e non certo per modo di dire. L’altro elemento che hanno in comune, e che puntualmente è affiorato dalle rispettive affermazioni, è che sono state le mogli gli autentici supporti anche motivazionali della scelta compiuta, e che senza la loro collaborazione sarebbe stato tutto molto più difficile. Si dice spesso che dietro ogni grande uomo c’è sempre una gran donna, e non è facile stabilire quanto ci sia di vero in questo assioma. Ma Gabriella, Stefania e Immacolata ne sono una dimostrazione concreta. (S.C.) ■ Il Vangelo della domenica: 16 dicembre - III domenica di Avvento (Anno C) «Che cosa dobbiamo fare?» (Lc 3, 10-18) Prima Lettura: Sof 3, 14 - 17 Seconda Lettura: Fil 4, 4 - 7 RALLEGRARSI Anche noi come gli interlocutori di Giovanni il Battezzatore, ci domandiamo: “Che cosa dobbiamo fare per accogliere Gesù nella nostra vita?”. La prima risposta ci viene dalle letture di questa domenica “Gaudete”: “Grida di gioia”; “Esulta e acclama”; “Canta ed esulta”; “Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti”; “Giovanni evangelizzava (annunciava una lieta notizia)”. La Parola di Dio ci dice qual è il fondamento della nostra gioia: “Re d’Israele è il Signore in mezzo a te”; “Il Signore è vicino”. Dobbiamo rallegrarci perché Colui che attendiamo è già in mezzo a noi. Di più: dobbiamo rallegrarci perché Dio gioisce con noi: “Il Signore tuo Dio gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia”. Che bello! Dio non ci vuole melanconici, immusoniti, arrabbiati: Lui per primo è gioia pura. Nonostante la crisi di Governo? Sì, nonostante quella! Capiscono bene questo invito i bimbi quando nella Novena di Natale che oggi inizia cantano a squarciagola: “Il Signore è vicino, rallegratevi in lui, alleluia”. IMPEGNARSI La seconda risposta ci viene dal Vangelo ed è un invito all’impegno concreto, per non far diventare l’attesa di Gesù un sentimento vago e intimistico: “Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha”(pensiamo ai nostri armadi colmi di indumenti!); “Chi ha da mangiare, faccia altrettanto” (banco alimentare, raccolte viveri, non sprecare il cibo ecc). Fin qui gli impegni per la gente, cioè la quasi totalità di noi. Giovanni ha impegni anche per gli esattori delle tasse: “Non esigete di più di quanto vi è stato fissato”. Applicando il Vangelo ai nostri giorni: i cittadini tutti paghino le tasse ma lo Stato sia giusto e non tratti i contribuenti come sudditi bensì come cittadini. Anche i soldati vogliono sapere cosa fare e Giovanni li invita a non esse- re violenti e ad accontentarsi delle paghe. L’applicazione la lascio agli interessati! CON FIDUCIA Nei primi giorni dell’anno che sta per venire, mia zia, sorella della mamma, compirà cento anni. Ancora in discrete condizioni di salute e con buona memoria, ha saputo superare le difficoltà della vita per la sua fede intelligente e profonda. A volte mi confida: “In fatto di religione ho dovuto arrivare alla mia età per capire certe cose!”. L’ultima volta che sono andata a trovarla mi ha salutato ricordandomi un vecchio proverbio: “Dio a ciascuno manda il freddo secondo i panni che ha”. Un atto di fiducia nella Provvidenza che si serve anche di noi, per cui: “Chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha e chi ha da mangiare faccia altrettanto”. Il proverbio della zia sarà ancora più vero e la gioia nostra e di Dio ancora più grande! don ALFONSO ROSSI Nicolò Rusca Sabato, 15 dicembre 2012 13 Nicolò Rusca e il suo tempo/8. Il quadro dell’azione pastorale di Rusca si completa e si rafforza nella collaborazione con gli altri preti e nel coltivare nuove vocazioni Non da solo P er quanto giovane e ben preparato, neppure Rusca poteva pensare di rimettere in sesto, da solo, una situazione talmente difficile come quella che aveva trovato giungendo al centro della Valtellina. Ecco, dunque, un suo primo atteggiamento di saggezza umana e di senso ecclesiale: mettersi a fianco di chi è già sul posto, e lavorare insieme. Amicizia e istituzione Il suo stesso ruolo di “arci-prete”, d’altra parte, gli suggeriva la strada: avrebbe dovuto mettersi “a capo” di altri preti. Compito che Rusca interpretò in senso genuinamente evangelico, ponendosi a servizio dell’unità fra quei preti, molti dei quali un po’ malandati o dispersi su per la valle di Malenco. Ed era, di nuovo, il recente concilio che trovava in lui fedele attuazione, nella regolare ripresa, ad esempio, delle “congregazioni mensili” (o incontri tra il clero), durante i quali ci si poteva conoscere, confrontare, formare, unire le forze. Ma non erano soltanto i diversi curati a venire al centro della pieve; era anche il pievano, ovvero arciprete, ad andare presso le singole comunità, soprattutto in alcuni momenti difficili, ad esempio per aiutarle a trovarsi un prete che fosse almeno sufficientemente adeguato al suo compito. La lontananza della sede vescovile, infatti, e la notevole difficoltà di comunicazioni assegnavano di fatto e di diritto una grande responsabilità all’arciprete locale. E forse era meglio così, perché – normalmente – il pievano conosceva i preti del territorio e sapeva valorizzarne le capacità o contenerne gli eccessi. Quantomeno, un pievano come Rusca: basterà dire che fu lui a suggerire un Tuana e un Cilichini, pastori di notevole spessore culturale e spirituale, per le rispettive cure di Chiesa e di Torre, in Valmalenco. Erano entrambi suoi amici, come tutto un gruppo di altri preti che a lui facevano riferimento: avevano in comune quella rinnovata dedizione alla cura d’anime, radicata su una robusta formazione personale, che costituiva il nuovo stile del prete tridentino. Simone Cabasso a Tirano, Giovanni Antonio Casolari a Bormio, Giovanni Pietro Stoppani a Mazzo o, in bassa valle, Giovanni Maria Paravicini ad Ardenno, e altri ancora. Se si pensa all’azione positiva che tutti questi, contemporaneamente, esercitavano sul clero dei rispettivi territori, si intravede il formarsi di una rete di “risanamento” della situazione ecclesiale non calata dall’alto, ma pazientemente intessuta dal basso. Un’amicizia costruttiva, dunque, e non esclusiva: vissuta nell’esercizio del proprio compito istituzionale, come lo stesso Rusca ben dimostra, mantenendo rapporti quotidiani e buona armonia fra tutti i preti, quali che fossero, che si trovavano ad essere «habitanti in Sondrio»: «Vivono sotto gli occhi miei e meco conversano ogni giorno […] Come fratelli senza lite, controversia e dissensione, tutti quieti et in pace». Un’amicizia attenta anche a qualche situazione difficile, come quella di un prete che fu visto aggirarsi «ramingo e come mendico», forse fuggendo da qualche oscuro trascorso: anche di lui, Rusca seppe prendersi cura. Presente e futuro Pur pienamente impegnato nell’oggi, da vero pastore, Rusca guardava avanti. Che cosa sarebbe stato, domani, di quelle comunità cristiane così in affanno? C’era motivo perfino di temere «ch’in breve tempo mancherà la religione catolica». Il rischio sarebbe forse stato inevitabile, «se non si provede diligentemente che sieno formati alunni idonei per detto carico, onde dipende la salute di tutte quelle anime». Era quanto scriveva, non Rusca da solo, ma insieme ad alcuni dei preti valtellinesi formati, come lui, agli ideali e agli impegni indicati dal recente concilio. Preoccupazione accompagnata, naturalmente, da azioni concrete. Ecco dunque crescere attorno all’arciprete di Sondrio, nella sua stessa casa, un bel gruppo di giovani aspiranti al ministero. E il bello è che la medesima fioritura di vocazioni avveniva, contemporaneamente, anche in casa degli amici Cilichini e Tuana… Insomma: «il clero s’è moltiplicato sotto quest’agricoltore», come ricordava commosso uno di quei giovani, divenuto successore di Rusca. Certo ne aveva avuto il tempo, l’arciprete: circa trent’anni, a seminare e a coltivare nello stesso campo, vasto e difficile. Costanza nel quotidiano, collaborazione, lungimiranza… Doti pastorali eminenti. In Rusca, e non solo. Per quei tempi, e non solo. SAVERIO XERES www.centrorusca.it. Un prezioso archivio di documenti, fonti, informazioni, testi. U omo di elevata cultura fu senza dubbio Nicolò Rusca. Alla salda preparazione teologica, conseguita presso il Collegio Elvetico di Milano e l’Università di Pavia, si unì il costante studio durante tutto il ministero sacerdotale: «Nel tempo che le avanzava dalle funtioni parochiali e dalla vita attiva – ricorda il successore Giovanni Antonio Paravicini – per lo più si vedea donato alla contemplativa, astratto nelle specolationi, immerso nei libri». E a proposito di libri, la comunità di Sondrio dichiarò che «per utile et beneficio» di essa l’arciprete spendeva parte del denaro delle sue entrate per «mantener una libraria di più delle sue forze». La voce «libri per le continue prediche, dispute, decisioni de casi etc.» rientrava, infatti, nell’elenco delle spese ordinarie del Rusca. Anzi, in occasione della visita pastorale del 1614, costituiva il debito maggiore, da saldare a librai milanesi e comaschi. Dopo la cattura nel 1618, i beni del Rusca furono posti sotto sequestro e i volumi della biblioteca andarono dispersi. Uno di essi, sopravvissuto a tale dispersione, è conservato presso il Centro studi che porta il nome proprio dell’arciprete di Sondrio, centro studi che, ormai da diversi mesi, è impegnato nella preparazione dell’imminente beatificazione con diverse iniziative, in particolare da qualche giorno è on line il nuovo sito (www.centrorusca.it), realizzato grazie al contributo del Gruppo bancario Credito Valtellinese. Il sito, rinnovato anche nella grafica, risponde, innanzitutto, all’esigenza di permettere un continuo e veloce aggiornamento dei contenuti di tutte le pagine web, di implementare le tre preziose banche dati (catalogo dei libri e dei periodici, schede sacerdoti sec XX, schede battesimi città murata), nonché anche al catalogo curato dall’Ufficio inventariazione dei beni ecclesiastici, che lavora alacremente ormai da diversi anni. Quali i vantaggi? In primo luogo, i nuovi database, oltre che separatamente, potranno essere consultati anche dal portale “BeWeb” (www.chiesacattolica.it/ beweb), il primo portale trasversale dei beni culturali ecclesiastici, che permette di conoscere e di leggere il patrimonio di ciascuna diocesi sotto molteplici punti di vista, pastorali, catechetici, liturgici, iconografici (la pagina dedicata alla diocesi di Como è consultabile al link www.chiesacattolica. it/beweb/UI/page. jsp?action=diocesi&dioc=403). Un secondo vantaggio, fondamentale in termini di economia di tempo e di costi, è il continuo aggiornamento dei database, in parallelo con la pubblicazione on line, che potrà essere affidato agli stessi operatori che lavorano presso la diocesi. Anche l’aggiornamento dei software di lavoro – un problema non da poco, se si pensa che il costante progresso tecnologico di questi strumenti li rendi “vecchi” nel giro di pochi anni – sarà a carico dell’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici, che garantirà dispositivi adeguati agli standard internazionali. Il nuovo sito è on line di segnalare eventi culturali e progetti di riordino e di catalogazione giunti a conclusione. In secondo luogo – è questo il motivo portante che ha richiesto un rinnovo del sito –, era ormai tempo di rendere fruibili i nuovi database della biblioteca e dell’archivio, creati con gli strumenti messi a disposizione dalla Conferenza episcopale italiana (CEI), in accordo con il Ministero per i beni culturali. Nella sezione “Biblioteca” del sito, ad esempio, è già possibile consultare il catalogo collettivo delle biblioteche ecclesiastiche (PBE), in cui confluirà, nei prossimi anni, dopo una attenta revisione, tutto il catalogo informatizzato Il Centro studi “Nicolò Rusca” – Archivio storico della della biblioteca diocesi di Como, Biblioteca del seminario vescovile di del seminario Como, Ufficio inventariazione beni ecclesiastici – è aperto e dell’archivio al pubblico da martedì a venerdì, ore 9.00-17.30 (orario diocesano (circa continuato). Si trova in via Baserga 81 (presso il Seminario 50.000 records). vescovile). In futuro ci si Telefono e fax 031-506130 – www.centrorusca.it collegherà, nella pagina apposita, Vita diocesana 14 Sabato, 15 dicembre 2012 che traccino la strada per i prossimi anni. Il Convegno di settembre sarà il culmine di un lavoro che si svilupperà nei prossimi mesi in diversi momenti. Gli Uffici di pastorale stanno dedicando una parte significativa del loro lavoro ad impostare questo “percorso sinodale”. Il primo momento è il censimento delle comunità pastorali della Diocesi, che si concluderà entro il 31 dicembre. Grazie alla collaborazione dei Vicari Foranei, punti di riferimento sul territorio, saranno raccolti o aggiornati alcuni primi dati delle comunità: Denominazione, Elenco delle parrocchie incluse, Data di nascita della comunità pastorale, Tipologia (in riferimento alle tre identificate nel Piano pastorale), Presbiteri che hanno ne accompagnato l’iter di formazione e Presbiteri che ad oggi vi risiedono e se ne prendono cura. Questo permetterà, a gennaio 2013, di avviare un secondo momento: ad ogni comunità pastorale sarà chiesto di condividere la propria esperienza con la modalità della narrazione. Non una semplice raccolta di dati, né solo la fotografia della situazione attuale, ma il racconto di una storia, o meglio di come le storie di parrocchie diverse hanno cominciato ad intrecciarsi in una storia condivisa. Solo il racconto può restituire il vissuto delle persone, può indicare nomi, frasi, gesti che sono stati capaci di segnare un cambiamento. Solo il racconto può far capire quello che da una foto non si vede: se dentro una scelta c’è un inizio promettente o un tentativo che si sta esaurendo; se c’è più entusiasmo o sofferenza; se c’è una richiesta di aiuto da ascoltare. Solo il racconto può consegnare anche i dubbi, può tenere insieme convinzioni diverse perché di ciascuna sa cogliere il valore da non perdere. È una modalità impegnativa, non solo per chi dovrà scrivere questa narrazione, ma anche per chi, nel terzo momento di questo percorso, dovrà analizzare scritti prevedibilmente molto diversi per trarne aspetti qualificanti, nodi problematici e proposte che diventino materiale per i lavori del Convegno. Ma sarà una fatica bella, perché permetterà di andare al cuore delle cose. Quando si parla di modalità organizzative e di strutture pastorali quello che è in gioco è la vita delle persone e il modo in cui possiamo insieme annunciare, celebrare e testimoniare la vita buona del Vangelo. ANTONELLO SIRACUSA comunità pastorali Il 21 settembre 2013 si celebrerà un convegno su queste realtà cruciali per la nostra diocesi. I passi di un percorso sinodale. T ra i primi frutti del Piano pastorale 2013, Il Maestro è qui e spezza il pane per noi, c’è una rinnovata attenzione al tema delle comunità pastorali: il Vescovo Diego ne approfondisce il significato e il valore nel capitolo conclusivo, dove spiega come l’Eucaristia sia la sorgente di una vita di comunione ecclesiale che deve prendere corpo in diverse forme di azione e organizzazione pastorale. La riflessione del Vescovo si conclude con l’annuncio del Convegno delle comunità pastorali per il 21 settembre 2013. Su questo tema il Vescovo stesso ci presenta un tratto di storia della nostra Diocesi, interessante anche come modello per capire come “funziona” lo sviluppo della pastorale pure in altri ambiti. Il punto di partenza è il momento in cui si coglie un bisogno che emerge, che la realtà ci mette di fronte; si cerca di spingere lo sguardo un po’ più in là, verso il futuro, per immaginare le conseguenze a lungo termine; e si ipotizzano delle soluzioni, degli orientamenti su cui lavorare, sperando di non arrivare troppo in ritardo. In questo caso risaliamo agli anni Settanta, con i primi accorpamenti di piccole comunità affidate ad un solo parroco, e poi al 1998, al termine della Visita pastorale di Mons. Alessandro Maggiolini: i problemi emergenti erano il numero decrescente dei preti ma anche la realtà di alcune parrocchie così piccole da essere in difficoltà nel mettere in atto gli aspetti essenziali della vita di una comunità cristiana; il Vescovo Alessandro Maggiolini indicava già allora la direzione di una progressiva integrazione tra parrocchie. La fase attuale, in corso ormai da un decennio, riguarda le collaborazioni progettate anche tra comunità più grandi. Si tratta di camminare su strade nuove, che devono tener conto della varietà di contesti che caratterizza il nostro territorio diocesano; non ci sono soluzioni preconfezionate buone per tutti, ma cammini seri di comunità generose, che crescono individuando nel tempo gli aspetti più promettenti e quelli che a poco a poco occorre correggere. Fatica e speranza si intrecciano per mettere in atto nuove forme di vita ecclesiale: hanno il volto di preti, laici, consacrati che con coraggio e disponibilità al servizio sono diventati “pionieri” su questa strada. Oggi sul territorio riconosciamo di fatto tre tipologie di comunità pastorali, che il Vescovo così descrive: «La prima coincide con l’affidamento a un solo parroco di più Parrocchie chiamate a coordinarsi nelle attività e negli orari; questa prima forma unisce anche comunità geograficamente lontane, soprattutto nelle valli laterali del Lago e della Valtellina. Una seconda forma è data da una Parrocchia grande che estende alcuni servizi alle più piccole intorno, in particolare per celebrazioni e itinerari di catechesi, soprattutto per bambini e ragazzi. La terza forma prevede l’interazione di più Parrocchie con la presenza anche di vari sacerdoti, di cui uno è nominato parroco coordinatore». Intanto gli anni trascorsi hanno visto gettare nel terreno della Chiesa nuovi semi, che hanno aperto un nuovo orizzonte per il cammino intrapreso: il rinnovamento ecclesiale nella direzione dell’evangelizzazione e della corresponsabilità tra le vocazioni ha permesso di cogliere la scelta delle comunità pastorali non solamente come risposta a un’emergenza, ma come opportunità di far crescere un modo nuovo di essere Chiesa. Le comunità pastorali, allora, hanno potuto assumere il senso di laboratori di comunione, di nuove forme di collaborazione dei laici, di una presenza “al plurale” dei preti nella comunità, di ministerialità diffusa, di rapporto flessibile con il territorio. Una comunione vera, intesa non come livellamento e uniformità, ma come integrazione e condivisione tra Parrocchie che mantengono la loro identità e originalità. Sono germogli di futuro preziosi per tutta la Chiesa. Per questo ora il Vescovo ha avviato un tempo di verifica e di discernimento, per mettere a disposizione di tutti la ricchezza di queste esperienze e identificare attraverso la riflessione e il dialogo alcune scelte stabili e condivise Corso residenziale. Progetto “Educazione sessuale 0-25”. ✎ Voci e impressioni A Bormio il primo laboratorio E I l progetto di Educazione sessuale 0-25, pubblicato e distribuito nel libretto che il Vescovo ha consegnato alla Diocesi nella data del 1 novembre 2012, ha mosso i suoi primi passi il primo week-end di dicembre: nel Vicariato di Bormio (a San Nicolò Valfurva presso Ain Karim) si è svolto infatti il primo Corso residenziale. Si tratta di una delle iniziative formative previste dal Progetto: 12 ore di lezioni e laboratori distribuiti su due giorni (dalle 15.00 del sabato alle 17.00 della domenica) per supportare gli adulti che sono già figure di riferimento per i ragazzi – genitori, educatori, insegnanti – affinchè siano in grado di accompagnarli anche nel cammino di maturazione nella dimensione sessuale. La richiesta di operatori per fare educazione alla sessualità in Alta Valtellina era giunta durante l’estate, e si è concretizzata nella proposta di una “duegiorni 0-25”: l’Equipe, che si sta strutturando in questi mesi, ha messo in campo 7 operatori, tutti formati nell’ambito dei Corsi di Teoria e Metodologia dell’Educazione Sessuale tenuti dal professor Fabio Veglia, e abilitati a “formare formatori”. Al corso hanno partecipato 43 persone, di cui una metà circa gruppi parrocchiali provenienti da Livigno, Bormio e Valli, l’altra metà insegnanti ed educatori. Particolarmente nutrito il numero di Livigno, dove si sta attuando un progetto articolato i cui attori sono la parrocchia, la scuola e il centro di aggregazione giovanile con il coinvolgimento di genitori, catechisti, insegnanti ed educatori. “Non c’è vita senza amore. Non c’è amore senza educazione. Non c’è amore senza sessualità e senza corpo: l’anima non potrebbe cantare senza la voce, e lo spirito non potrebbe incontrare un altro spirito senza gli occhi, le orecchie, il tatto, l’olfatto e il gusto, senza la dimensione di un luogo e di un tempo”. A partire da questa premessa, il Corso si è dato degli obiettivi: uno educativo, cioè prendersi cura dell’identità di bambini e ragazzi e accompagnarli nella ricerca del senso della sessualità umana; un obiettivo progettuale, in altre parole imparare a collaborare in un lavoro coordinato e in un atteggiamento di dialogo con tutti; infine, ma non ultimo, evangelizzare, perché è Cristo che rivela l’uomo all’uomo, e aprire alla dimensione vocazionale. Fondamentali anche le regole: la sensibilità reciproca, la tutela dell’altro, la disponibilità a mettersi in gioco nella logica non tanto di “ricevere una ricetta” da eseguire, quanto piuttosto di “imparare un’arte” da condividere. Il sabato è stato dedicato alla visione positiva ed alle dimensioni della sessualità umana, e ci si è soffermati sulle caratteristiche di una educazione sessuale autentica, cioè non demandata a specialisti, ma assunta responsabilmente da adulti significativi e nell’ambito di relazioni umane profonde con i ragazzi. La domenica il Corso si è concentrato sul metodo narrativo, sui suoi punti di forza e sulle possibili critiche; si è parlato poi di fisiologia e psicofisiologia sessuale usando le parole di casa, nell’ottica di riappropriarsi - proprio attraverso la scelta del linguaggio - di un vissuto che si può condividere con serenità perché appartiene a ciascuno. Nel pomeriggio sono stati affrontati alcuni aspetti morali, perché è importantissimo imparare ad accompagnare i ragazzi nella crescita morale, condividendone dubbi e domande, alla ricerca di strade per vivere una sessualità positiva, sintonizzata sul Vangelo come buona notizia di una vita felice. Infine alcune dritte per costruire un percorso di educazione sessuale. Si sono alternate lezioni frontali a lavori di gruppo, in cui si è colto un clima di condivisione e di approfondimento. L’esperienza della “duegiorni 0-25” è stata positiva sia per i partecipanti che per l’equipe. Nota dolente il fattore tempo: troppo poco per tutti. Condivisa anche la consapevolezza di aver parlato bene di sessualità: che di questi tempi è proprio una bella notizia. ELENA CLERICI cco alcune opinioni sull’esperienza formativa tratte dalle schede di “customer satisfaction” dei partecipanti alla “duegiorni 0-25”. Promosse la qualità educativa delle due giornate e la rilevanza degli argomenti. è mancato soprattutto il tempo: per scaricare le emozioni; per diluire i contenuti; per rielaborare; per approfondire; per il confronto, la condivisione e i lavori di gruppo. Simpatica e significativa una risposta alla domanda “cosa ti è mancato”: mio marito! Per condividere l’esperienza! Si coglie forte poi il bisogno di indicazioni concrete per attuare il Progetto, di simulazioni di possibili interventi educativi con gli adolescenti, di interazione, di essere messi alla prova nel costruire narrazioni da sperimentare. La sorpresa maggiore? Il parlare serenamente di tutto da parte di tutti; il linguaggio semplice ed efficace nell’affrontare l’argomento-tabù sesso; la chiarezza; la pacatezza e l’equilibrio con cui si sono affrontati argomenti di grande complessità; lo sforzo della Chiesa di fare dei passi di avvicinamento al mondo degli adolescenti. Un desiderio appagato: fare sintesi sul punto centrale, cioè su come il Vangelo e Gesù illuminano la meraviglia della sessualità; la conoscenza; emozionarmi; ragionare di sessualità fra persone con ruoli diversi. Quale è il giudizio dell’Equipe 0-25? “Dobbiamo riconsiderare il fattore tempo, che è stato anche per noi motivo di ansia. Avevamo già previsto di tenere i contatti con i partecipanti al Corso, e di seguirli poi nella realizzazione del Progetto; ma stiamo anche ipotizzando di incontrarli di nuovo, con modalità che metteremo a punto nelle prossime settimane, valutando la loro disponibilità e le nostre risorse anche umane”. Quanto alla richiesta di poter spendere la “duegiorni 0-25” in progetti concreti, “abbiamo spesso ricordato ai partecipanti che “stare interi” dentro l’esperienza formativa, cioè farsi coinvolgere personalmente e profondamente sia dal punto di vista emotivo che cognitivo, è la priorità assoluta. Il progettare viene dopo e di conseguenza”. E.C. Vocazioni NI O M I T S TE Sabato, 15 dicembre 2012 15 Alla scoperta della comunità socio sanitaria di Rodero La casa dove si accoglie ogni vita, come un dono S Come vivete la vostra vocazione? “La gestione complessiva è certamente faticosa, perché sono prese in carico le fatiche dei bambini, dei genitori e degli operatori, però si sta cercando un percorso perché questo diventi una risorsa e un modo possibile di vivere. Di una cosa sono sicuro però, alla lunga, per quello che viviamo tutti i giorni, ci sembra che grazie a questa esperienza le persone cambiano nel profondo. Di certo si rivedono le priorità di ciascuno di noi. Spesso viviamo una vita superficiale, con pretese e richieste legate ai beni materiali, che alla luce dell’esperienza di Casa di Gabri assumono degli omunità socio sanitaria, gestita dalla Cooperativa Sociale aspetti molto Agorà97. La casa è nata nel 2009, in memoria di un secondari. Grazie bambino, Gabriele, che era stato ospitato su disposizione alle relazioni con i del Tribunale alla Casa di Luca (una delle sei comunità bimbi e con i genitori gestite dalla cooperativa). Nonostante la grave patologia si riconoscono i del bambino, la Casa di Luca lo aveva accolto, assicurandogli valori veri per cui un’assistenza infermieristica specializzata. Alla sua morte vale la pena vivere la cooperativa si interroga sulla necessita di creare una e la vita viene struttura atta ad accogliere bambini con serie patologie. vista sotto un’altra Nasce quindi la Casa di Gabri, in memoria di questo bambino. prospettiva. ergio Besseghini, responsabile della Casa di Gabri, ci apre le porte della comunità con molta disponibilità, per raccontarci della missione intrapresa in questa innovativa struttura. Che servizi offre la Casa di Gabri? “Casa di Gabri è una struttura socio sanitaria, riconosciuta dalla Regione. È una comunità particolare perché è l’unica presente in Lombardia che si occupa di accogliere bambini (dagli 0 ai 3 anni) affetti da gravi patologie cerebrali e conseguenti plurimenomazioni. Il loro percorso in comunità non è sempre lineare, essi vengono inseriti su richiesta dei Servizi Sociali, contattati da ospedali o da Tribunali. Oltre al servizio di accoglienza la comunità propone il Servizio di sollievo per le famiglie di bambini gravemente disabili. La prognosi di questi bambini è sempre molto incerta, per questo la Casa di Gabri offre un’assistenza specialistica ventiquattro ore su ventiquattro. La comunità, oltre al personale socio sanitario e ad un gruppo di infermieri professionali, ha a disposizione l’aiuto di una piscologa, di un consulente medico ed uno rianimatore, e di un servizio di assistenza spirituale fornito da don Angelo Epistolio, presidente della cooperativa Agorà97. Dal 2009 la comunità ha accolto 14 bambini, con diverse patologie. Attualmente sono inseriti in comunità tre bambini, ma prossimamente dovrebbe aggiungersene un’altra, proveniente da Napoli. Si può dire che la Casa di Gabri accoglie la vita così come viene donata? “Certamente sì. In alcuni casi la vita donata è particolarmente difficile da accogliere, poiché è segnata da una sofferenza umanamente incomprensibile. A volte è proprio difficile da sopportare per i familiari l’idea di una vita così giovane già segnata. Spesso questi genitori sono profondamente provati dall’esperienza della sofferenza e vivono dei veri e propri drammi personali. La Casa di Gabri dunque accoglie non solo i loro figli, ma tutta la famiglia, offrendo quello che noi chiamiamo “domicilio sanitarizzato” per i loro figli, e tenendo sempre aperte le porte ai familiari”. La vostra dunque è una vera e propria vocazione dedita all’accoglienza... trovare un’identità a questa comunità, ad oggi infatti non esistono esperienze simili a quelle della Casa di Gabri e quindi è difficile trattare anche con gli enti preposti, come l’ASL e la Regione, per trovare una strada anche formale, che possa garantire un’identità dal punto di vista legislativo”. “Casa di Gabri” C Via Teodolinda Buzzi 21, 22070 Rodero (CO) www.agora97.it “La nostra vocazione è semplice: aprirsi all’infanzia in generale, ma soprattutto a quella malata. Vogliamo che il concetto di vita venga sostenuto laddove questa esperienza risulti faticosa. Spesso i genitori che chiedono aiuto non trovano risposte adeguate nelle istituzioni. Certo è faticoso Quali sono dunque le vostre speranze e i vostri obiettivi? “Vogliamo creare un’esperienza che possa continuare nel tempo e permettere ad altri bambini ed ai loro genitori di trovare in questa realtà un punto di riferimento”. Marta Selicorni e Ivan Sorrentino VERSO IL NATALE. Nel mondo biblico il nome non è semplicemente un modo per chiamare una persona Si chiamerà Emmanuele Dio-con-noi... N Seguici on-line Continuate a seguirci anche on line: sul sito www.cdvcomo.it e sulla nostra pagina Facebook “centro diocesano vocazioni Como”. el mondo biblico il nome non è semplicemente un modo per chiamare o identificare una persona, al nome – nelle Scritture – viene data una grande importanza in quanto considerato strettamente connesso con l’identità di chi lo porta. La figlia del faraone chiama Mosè il bambino che galleggia nella cesta dicendo: «Io l’ho tratto dalle acque» (Es 2,10) ed il figlio di Abramo porta il nome di Isacco per via del riso di sua madre di fronte alla promessa incedibile di Dio (Gen 17,17; 18,12) e Giacobbe, il soppiantatore, riceve il suo nome dal fatto che uscì dal grembo di sua madre tenendo suo fratello per il calcagno (Gen 25,26) segno che gli avrebbe sottratto la primogenitura (Gen 25,32). A lui il nome sarà cambiato in Israele, a compimento della medesima promessa (Gen 35,10-11) fatta ad Abramo, nome affidato da Dio ad Abram perché sarebbe diventato «padre di una moltitudine di nazioni» (Gen 17,5). Nella Scrittura il nome indica identità e missione ricevuta, un progetto di Dio da compiere e lo stesso Bambino – che stiamo attendendo – riceverà il suo nome per via dell’angelo apparso in sogno a suo padre Giuseppe che, consolato riguardo alla gravidanza della promessa sposa, accoglie l’indicazione: «Lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,21). Lo sappiamo bene (1Ts 1,4), Dio nel Battesimo ha scelto anche noi (Col 3,12) ci ha chiamati per nome (Is 45,4) e la nostra vocazione fondamentale «consiste nel conseguire la piena comunione con Lui […] a realizzare progressivamente, in Cristo, un rapporto di intima unione e di amore filiale con il nostro Creatore (Giovanni Paolo II, Messaggio per la XXVII Giornata Mondiale delle Vocazioni, 1989). Nel Battesimo il cristiano riceve una vocazione, un nome che contiene in germe la propria identità di nuova creatura (2Cor 5,17; Gal 6,15) e la propria missione, la chiamata, il suo realizzarsi nel concreto della vita. «Le vocazioni di speciale consacrazione – continua Giovanni Paolo II – che sono una esplicitazione della vocazione battesimale, non possono maturare se non all’interno di un cammino spirituale deciso e vigoroso: infatti, esse si alimentano, crescono e si irrobustiscono mediante la seria e costante cura della vita divina ricevuta nel battesimo e, usufruendo di tutti quei mezzi che favoriscono il pieno sviluppo della vita interiore, conducono a scelte di vita completamente dedite alla gloria di Dio e al servizio dei fratelli». L’incontro con il Signore che viene, la contemplazione di quel bambino deposto nella mangiatoia, che porta nel suo nome la missione di salvezza, apra le orecchie del tuo cuore perché la sua Parola possa farsi carne anche nella tua vita, e portarla a compimento. Un caro augurio! Buon Natale! don MICHELE GIANOLA Visita pastorale 16 Sabato, 15 dicembre 2012 L’unica cosa che conta La Comunità Dedicata alla Beata Vergine del Bisbino Comunità Lnelapastorale, nata 2009, fa parte La visita alla comunità pastorale alle porte di Como P erché il Vescovo sente la necessità di incontrare i suoi fedeli, che cosa lo spinge a questa fatica, certamente anche fisica? Ce lo ha detto con paterna certezza mons. Diego Coletti nella visita pastorale alla comunità Beata vergine del Bisbino. La passione per nostro Signore Gesù Cristo, la gioia di poterlo incontrare nella sua Parola e la certezza della Sua presenza reale nell’Eucarestia. Questo ha ribadito con ferma certezza il nostro Vescovo ad ogni incontro nelle varie realtà che formano la Comunità e con tutti i fedeli dai più piccoli ai più grandi. Quello che ci tiene insieme - ci ha detto- non è uno sforzo morale, non è un impegno che stringe dentro delle mura che se apparentemente sembrano dare sicurezza, in realtà ci chiudono in un nostro pensiero. Dobbiamo avere il pensiero di Cristo e questo significa adeguare il cuore e la mente così che tutto diventi inno di gioia, alleluia, anche la fatica di cambiamenti che vengono chiesti e che scardinano le nostre abitudini. Non un prete per parrocchia, ma sacerdoti che vivendo tra di loro una forte comunione in Gesù lo sappiano portare a tutti quelli che desiderano rivivere tra di loro la stessa comunione, la stessa fraternità. È questo ciò che in questo momento ci chiede il nostro Vescovo uno sguardo più vero e più reale sulla nostra Chiesa che non è un’entità astratta, ma la vita di ciascuno giocata in questo incontro con Gesù che fa superare tutte le abitudini, tutte le difficoltà e che ci fa amare la storia dei nostri paesi e delle nostre comunità, perché se messe in comune diventano l’incarnarsi della Verità “da questo riconosceranno che siete miei discepoli, se vi amerete come io vi ho amato”. Questo è il lascito più vero a tutti noi, la capacità di guardarsi come fratelli perché fortemente radicati in Gesù vivo e vero in mezzo a noi. Magda del vicariato di Cernobbio e comprende le parrocchia di Maslianico, Piazza S. Stefano, Rovenna, Stimianico con Casnedo e Cernobbio. I sacerdoti impegnati nelle parrocchie sono don Bruno Biotto, don Antonio Fossati, don Andrea Della Monica, don Simone Tiraboschi e don Marco Cairoli. L’incontro con i giovani “Non accontentatevi, puntate ad alti ideali” “ S ono molto contento di Un incontro faccia a faccia essere qui! Sono qui con una sessantina di per imparare”. Così il nostro vescovo Diego ha giovani dei Comuni di inaugurato la serata “Happy hour” di domenica 2 dicembre, insieme a noi Maslianico e Cernobbio giovani della comunità pastorale della Beata Vergine del Bisbino. Quella sua a cuore”. Se ciò voglia di imparare ha rivelato da subito lo spirito allegro e riguarda noi stessi, se il criterio che guida le nostre scelte frizzante di chi desidera scoprire l’altro, conoscerlo e allo è il profitto, allora siamo perduti. Ciò vale anche per il stesso tempo svegliarlo da quel torpore che lo assopisce tema della sessualità, a cui il Vescovo ha risposto alzandosi e lo rende “tiepido cioè né caldo né freddo”. Insomma, il in piedi, tirando su le maniche e dicendo: “Voi potreste nostro Special Guest ci ha voluti protagonisti, quasi fossimo dire, ma Lei cosa ne sa?”. Cercare di evitare il moralismo noi gli invitati speciali da accogliere calorosamente. E repressivo o la banalizzazione, ha detto, scoprire il dono via alla serata, guidata da una serie di domande a cui il l’uno per l’altra, saper esprimere la felicità, l’affettività, Vescovo ha saputo rispondere prontamente. Certo, come essere capaci o disposti a morire per l’altro. “Amatevi gli anche lui ha detto, sono domande impegnative, che uni gli altri come io ho amato voi”, ripete citando il Vangelo. richiedono tempo; da qui la proposta di rifletterci in un Drin drin, cambio di domanda! Si passa al delicato tema secondo momento, di non lasciar perdere e di continuare della politica. Il Vescovo ci fa subito notare come sia ad interrogarci. importante che sentiamo il problema del disorientamento, Ecco che per la serata ci aiuta il nostro campanello, che poiché l’errore più grande è il disinteresse. “Siamo un a ogni “tot” di minuti suona per stoppare il Vescovo, che popolo che si imbeve di notizie, che assomiglia sempre altrimenti sarebbe troppo prolisso…. più ad un computer, che non riesce più a fare un Si è parlato di molti temi: il senso della vita, la difficoltà ragionamento creativo”. Non si pensa più, non si riflette nel saper scegliere, in cui monsignor Coletti ha saputo più. I cristiani invece, devono fare lo sforzo di ragionare, spronarci, chiedendoci se dentro di noi c’è qualcosa che ci avere motivazioni, convinzioni, creatività, per metterle a appassiona anche un po’ “fuori serie”. disposizione degli altri. “Abbiamo bisogno di uomini e donne che possano dire: Poi si passa all’argomento Dio, Chiesa, Religione, si parla Io non so se ce la farò, ma so cosa desidero e cosa mi sta della distanza che parecchi nostri coetanei percepiscono. La religione e la Chiesa non sono un pericolo, non sono semplici istituzioni o norme da seguire. Gesù Cristo ha voluto affidarsi alla Chiesa per creare un incontro vitale e convertire tutti i cuori. La confessione, i social network (tanto utili quanto pericolosi per noi e per le nuove generazioni), l’amicizia, sono altre tematiche che hanno acceso la curiosità del Vescovo che davvero ha dimostrato di possedere molta saggezza, di essere istruito e colto e di sapersi porre al nostro livello mettendoci a nostro agio. Tra un campanello e l’altro, abbiamo scoperto il suo piatto preferito (trippa e pollo in gelatina, così se uno volesse invitarlo a casa sua, sa cosa preparare!); il suo sport preferito, la squadra di calcio per cui tifa... Potremmo scrivere ancora molto di questa serata, che si è conclusa in allegria e preghiera; ognuno di noi potrebbe esprimere in modo diverso ciò che ha provato e ciò che si porta a casa. Questo è l’augurio a tutti i giovani del nostro caro Vescovo Diego: “Non accontentatevi, mirate in alto, coltivate ideali, appassionatevi” e, ancora, “io scommetto sulla vostra vita futura!”. Silvia FOTOGALLERY. Le celebrazioni del Vescovo nelle cinque parrocchie della comunità L a visita pastorale alle parrocchie della Comunità pastorale della Beata Vergine del Bisbino è iniziata venerdì 30 novembre con la visita agli ammalati e, nel pomeriggio, l’incontro con gli amministratori pubblici del vicariato di Cernobbio e l’incontro con la comunità apostolica. Nei giorni seguenti il Vescovo ha incontrato le singole comunità parrocchiali: Maslianico e Cernobbio (domenica 2 dicembre), Piazza S. Stefano e Rovenna (sabato 8 dicembre) e Stimianico con Casendo (giovedì 6 dicembre). Come già avvenuto anche negli altri vicariati e parrocchie il Vescovo ha incontrato anche i ragazzi e i giovani, le famiglie, i catechisti. L’ultimo appuntamento, martedì 11 dicembre, è stato l’incontro con gli educatori. FOTO VASCONI Nelle immagini (da destra) la s. messa nella chiesa del ss. redentore con la comunità di cernobbio e nella chiesa di s. teresa a maslianico Visita pastorale Sabato, 15 dicembre 2012 17 FAMIGLIE. L’incontro sabato 8 dicembre nella chiesa di S. Teresa a Maslianico. S abato 8 dicembre, nella chiesa di S. Teresa a Maslianico, l’incontro con il Vescovo ha avuto inizio con un’accoglienza davvero speciale e credo che pochi di noi si aspettassero una risposta cosi allargata da parte delle giovani famiglie: una sessantina di bambini, ognuno con un lumino acceso, aspettavano emozionati l’arrivo del Vescovo. Al suo ingresso in chiesa tutti insieme lo hanno salutato con un vivace “ciao, vescovo Diego” e traspariva il calore di un gesto semplice ma significativo e carico dell’entusiasmo tipico dei bambini. La prima parte della serata ha visto mons. Coletti impegnato nel rispondere alle curiose domande dei piccoli: quando ha pensato di fare il prete? Come è diventato vescovo? Cosa fa tutto il giorno? Il Vescovo ha risposto divertito ed era così bello ammirare lo sguardo attento dei bambini e la gioia con cui attendevano le sue risposte. Dopo lo spazio dedicato ai bambini è stata la volta degli adulti; alcuni rappresentanti delle varie realtà collegate alla famiglia e impegnate in attività della pastorale familiare nella Comunità pastorale hanno rivolto una domanda, un interrogativo oppure evidenziato una situazione per la quale ci sembrava importante e interessante cogliere il suo pensiero, il suo suggerimento, perché come comunità possiamo continuare il nostro cammino, cercando di concretizzare il messaggio che anche attraverso il piano pastorale è giunto alle nostre comunità. Per il gruppo 0-6 anni, a sette anni dal suo avvio, è stata fatta una riflessione sul percorso che ad oggi coinvolge circa venticinque famiglie. Abbiamo chiesto qualche indicazione sullo stile di vita che dovremmo avere per essere davvero delle piccole Chiese domestiche all’interno della comunità, evidenziando Venerdì 30 novembre l’incontro nella sala consigliare del Comune di Cernobbio G Una comunità di famiglie le difficoltà connesse alla conciliazione tra lavoro e famiglia. Il messaggio del Vescovo è stato diretto e schietto: è necessario dare importanza soprattutto alla comunicazione all’interno della coppia, che sia vera e costruttiva e non un mero passaggio di informazioni organizzative. Un altro elemento fondamentale è l’unità, non solo della coppia, ma delle coppie. Il vivere l’unità con altre famiglie dà l’opportunità di conoscersi, confrontarsi, crescere insieme e aumenta la capacità di affrontare le difficoltà. All’incontro sono state invitate anche tutte le coppie di fidanzati che iniziano il percorso in preparazione al matrimonio Sacramento, una delle coppie ha chiesto qualche consiglio su come vivere al meglio questa esperienza e la risposta ha ben connotato il senso del cammino che stanno per intraprendere: una riscoperta della propria fede fatta all’interno di una comunità (non quindi in modo individualistico) e scandita da un calendario liturgico ricco di momenti, in cui sperimentare e vivere la propria appartenenza alla comunità stessa. La domanda successiva nasce dall’esperienza di una delle coppie guida del percorso fidanzati, Elena ed Ezio, che hanno sottolineato come la loro esperienza con le coppie sia prima di tutto un’occasione di crescita per loro stessi, per la loro coppia. Il Vescovo ha evidenziato come molte difficoltà nelle relazioni siano legate ad una visione poco cristiana dell’amore: si vive un’esperienza vera di amore quando si entra nella prospettiva del perdere, del lasciare da parte se stessi per il bene dell’altro. L’amore diviene allora incondizionato, come quello che più facilmente sperimentiamo con i figli. Giuliano e Claudia, impegnati nella catechesi prebattesimale, incontrano tante coppie proprio nelle loro case e hanno chiesto un’indicazione rispetto alla presenza dei bambini in Chiesa: meglio un bambino che disturba a Messa o un bambino che non disturba perché non c’è? La risposta è stata diversa da quello che ci aspettavamo: mons. Coletti ha puntato ancora sull’educazione, i bambini vanno accompagnati dai genitori nella scoperta della fede e nel vivere le celebrazioni liturgiche. Una coppia di sposi che aderiscono ai gruppi familiari ha espresso come sia importante “pregare” il matrimonio Sacramento, per arrivare ad amare il coniuge come Cristo ama la Chiesa e far così coincidere Parola e prassi. Il Vescovo ha invitato tutti alla preghiera in famiglia e in particolar modo alla partecipazione all’Eucarestia di Gesù, che è fonte dell’Amore e davvero può rivitalizzare la vita matrimoniale. Infine una coppia di genitori ha espresso un pensiero sulla difficoltà di vivere e trasmettere valori veri ai propri figli, in un mondo sempre più caratterizzato da superficialità e consumismo. Come far capire che i “no” detti sono un aiuto a farli crescere con principi e valori che Gesù ci ha insegnato? Il Vescovo ha concluso l’incontro chiedendoci di essere custodi della libertà dei nostri piccoli, perché anche loro acquisiscano la capacità di dirsi dei “no”. Capacità che si acquisisce solo attraverso l’allenamento e che davvero ci rende liberi. Un grazie di cuore a mons. Coletti e ai nostri sacerdoti che lo hanno accompagnato in questa impegnativa visita pastorale. Serena Il Vescovo agli amministratori: “Siate al servizio dei cittadini” rande rilievo ha avuto nella zona l’incontro di venerdì pomeriggio 30 novembre scorso presso la sala consiliare del Comune di Cernobbio. Il nostro Vescovo Diego Coletti , nella sua visita pastorale alle parrocchie della Comunità Beata Vergine del Bisbino e a quelle del Vicariato che va da Maslianico a Brienno, ha voluto come suo secondo momento della visita l’incontro con le Amministrazioni comunali per avere un quadro delle problematiche maggiormente avvertite dagli amministratori locali sui territori di competenza anche in conseguenza della grave crisi economica che attanaglia il nostro paese e che incide fortemente sulla vita di tante famiglie. L’incontro è stato aperto dal Sindaco Simona Saladini che ha rivolto al Vescovo espressioni di vivo apprezzamento e di ringraziamento per avere voluto anteporre ai numerosi impegni della visita pastorale l’incontro con gli amministratori pubblici locali. Dal canto suo il Vescovo si è detto contento di trovarsi tra tanti amministratori comunali che sono maggiormente a contatto con i cittadini e li ha spronati a un maggiore impegno con spirito di servizio, senza scoramenti di sorta, ma guardando avanti con determinazione cercando di facilitare e agevolare dove è possibile la vita dei cittadini in un momento così particolare per il paese. “Ricordiamoci - ha detto il Vescovo che si ha più gioia nel dare che nel ricevere”. Sono seguiti una serie di interventi che hanno toccato vari argomenti come quelli economici, gli anziani soli, l’esigenza di stare vicini alle famiglie sempre più in difficoltà. Altri hanno posto l’accento su iniziative positive avviate sui propri territori al fine di avvicinare e coinvolgere soprattutto i giovani - un po’ smarriti - in un’azione di volontariato o in altre iniziative e all’esigenza di una maggiore apertura degli oratori anche come momento di conoscenza, di amicizia e di vita comunitaria. A chiusura, il Vescovo ha ringraziato tutti per il piacevole incontro ricco di interessanti spunti per una seria riflessione e ha invitato sindaci, assessori e consiglieri a non demordere e a guardare avanti con fiduciosa speranza. Domenico Cernobbio, Maslianico, Piazza S. Stefano, Rovenna e Stimianico con Casnedo Il Vescovo Diego Coletti celebra la S. Messa con la comunità di Rovenna (a sinistra) e a Piazza S. Stefano (al centro). Nella foto il saluto di don Bruno Biotto. A destra l’incontro con la comunità di stimianico con casnedo (fotoservizio francesca butti) Cronaca dossier Il report statistico di Caritas e Fondazione Migrantes fotografa la situazione anche nella nostra provincia. Prevale il Marocco A Como stranieri a quota 47 mila U na nuova fotografia, dettagliata, dedicata alla popolazione straniera residente nel nostro Paese. È la realtà del Dossier Statistico Immigrazione realizzato da Caritas e Migrantes, giunto alla sua 22° edizione. “Non solo numeri”, questo lo slogan che accompagna l’edizione 2012 del Rapporto, a significare la centralità degli immigrati in quanto persone, come ricordato da papa Benedetto XVI in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato del 15 gennaio scorso. Il rilievo statistico ci aiuta, comunque, ad inquadrare il fenomeno migratorio nella sua globalità. A fine 2011 il numero complessivo degli immigrati regolari, inclusi i comunitari, non ancora iscritti in anagrafe, aveva di poco superato i 5 milioni. Dando uno sguardo alla nostra regione risulta che, a quella data, gli immigrati regolari in Lombardia erano 1 milione 178 mila, pari al 23,5% del totale nazionale. Le comunità più rappresentative, con percentuali dal 4 al 13%, sono, nell’ordine, Marocco, Albania, Egitto, Cina, India, Filippine, Ucraina, Perù, Ecuador e Pakistan. Riguardo alla ripartizione territoriale la provincia di Milano è quella dove si registra il numero maggiore di soggiornanti regolari (43,3% del totale regionale), dopo di lei risultano Brescia (16,7%), Bergamo (11,7%), Varese (6,3%) e Mantova (5,1%), mentre a Como la presenza è attestata al 4% (pari a circa 47 mila unità). Fanalino di Coda è Sondrio, con lo 0,8%. Il 25% dei soggiornanti stranieri in Lombardia è minorenne, mentre le donne sono il 48,3% del totale. All’Africa va il primato di provenienza. A fine 2011 i marocchini sono i primi per numero, come collettività estera, in 5 province su 11 (Bergamo, Brescia, Como, Lecco e Sondrio). Gli stranieri soggiornanti si suddividono in quanti hanno un titolo di soggiorno di durata illimitata (permesso CE per soggiornanti di lungo periodo – ex carta di soggiorno – o permesso per familiari di un cittadino UE residente in Italia) pari al 55,1% del totale, e quanti hanno un permesso di soggiorno di durata limitata, cioè variabile a seconda del motivo (familiare, per lavoro, per studio, etc.). Rispetto al lavoro risulta, a livello nazionale, una “maggiore tenuta delle performance lavorative dei cittadini comunitari ed extracomunitari rispetto alla componente italiana. Negli ultimi tre anni, in termini assoluti la quota di occupati UE ed extra UE è cresciuta considerevolmente”. Fenomeno confermato in Lombardia, dove i dati Inail registrano 691.722 lavoratori nati all’estero occupati nel corso del 2011 e un contenimento del loro saldo occupazionale negativo (la differenza tra persone assunte e quanti hanno subito licenziamenti, dimissioni o mancato rinnovo del contratto), pari a – 3596 unità. un’ulteriore conferma della tenuta dell’occupazione dei nati all’estero rispetto agli italiani si osserva nel fatto che l’incidenzxa degli occupati immigrati Sabato, 15 dicembre 2012 19 sul totale e continuata ad aumentare, seppur di poco, passando dal 16,1% del 2010 al 16,3% del 2011. Il settore principale d’impiego è il terziario (60,5%), seguito da industria (34,1%) e pesca e agricoltura (3%). Gli immigrati sono impiegati soprattutto nel settore dei servizi in sei contesti lombardi su undici (Como, Lodi, Milano, Pavia, Sondrio e Varese). In riferimento all’imprenditoria immigrata risulta che dal 2005 al 2011 il numero di imprenditori con cittadinanza straniera sia più che raddoppiato in Italia, passando dai 116.694 del 2005 a 249.461 del 2011. In Lombardia si contano 56.308 imprenditori stranieri, pari al 22,6% del totale nazionale. Le aziende straniere in regione hanno in prevalenza un titolare romeno (7854), cinese (7607), egiziano (7520), marocchino (6803) e albanese (5315). La provincia di Como conta soprattutto su imprenditori tunisini. In Lombardia, su una popolazione straniera che, come detto, supera il milione più della metà risulta coniugata. Gli uomini, più delle donne, preferiscono compagne della stessa nazionalità, mentre le donne si uniscono con maggior frequenza (in un caso su cinque) a partner di nazionalità differente. In particolare sono 51 mila le donne straniere che hanno un partner italiano. Un accenno, per chiudere, al livello di integrazione delle famiglie di migranti. Sul fronte della socialità la maggior parte degli stranieri presenti sui nostri territori predilige frequentare parenti e amici stranieri, più di un terzo, però, frequenta soprattutto ambienti misti, formati da italiani e stranieri. Gli uomini risultano fare più riferimento delle donne alle reti etniche. Europei e orientali risultano, tendenzialmente, più orientati verso circuiti amicali che comprendono anche italiani, mentre asiatici e nordafricani sono più inseriti in reti etniche. In caso di famiglie con figli un ultimo dettaglio appare interessante da registrare: il 39% dei figli (45% se nati in Italia) frequenta luoghi religiosi, con molta probabilità oratori cattolici, anche se ciò risulta in rapporto molto labile con la confessione religiosa di appartenenza. Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile Guanella: ritorna il “Punto Famiglia” R itorna anche quest’anno “Punto Famiglia”, il momento di incontro e formazione per le famiglie proposto dal Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile (CGPG) di Como. Da alcuni anni gli organizzatori hanno voluto estendere le proposte formative guanelliane tradizionalmente rivolte ai ragazzi, anche ai loro genitori, invitando le mamme e i papà ad unirsi al cammino di fede e di amicizia dei figli. Nei tempi “forti” dell’anno sono proposte alcune giornate di ritiro per tutta la famiglia: genitori e figli (bambini, ragazzi, adolescenti) che sulla traccia di un unico tema ma con proposte differenziate, si relazioneranno in un clima di fraternità. Sono previsti momenti di riflessione e lavoro a gruppi, momenti di gioco e la celebrazione eucaristica a chiusura della giornata. Un’occasione importante per chi vuole conoscere da vicino il carisma guanelliano, in cui collocare la propria crescita personale e comunitaria. Ci illustra don Roberto Rossi, direttore del CGPG: «Il percorso del “Punto Famiglia” di questo “anno della Fede” propone come slogan “Dio è (in)credibile!”. Intendiamo dire due cose: da un lato che Dio è sempre uno che ci sorprende, che ci lascia a bocca aperta per cui diciamo che è bello, grande, incredibile! Questo non significa però – ed ecco il secondo aspetto – che allora Egli sia non-credibile, ma anzi diciamo che a Lui possiamo dare fiducia, possiamo credergli. In questo cammino siamo sostenuti e incoraggiati dai testimoni della fede, da persone che prima di noi hanno creduto e mostrato che è possibile credere ed è bello. Tra questi sicuramente c’è san Luigi Guanella! Nell’itinerario di Punto Famiglia vedremo da vicino non solo come lui ha creduto, ma anche chi gli ha permesso di credere, insieme a chi ha creduto. Pensiamo alle tante persone da lui incontrate e accolte, ai ragazzi, agli anziani, ai “buoni figli”. In tutti loro e grazie a loro, egli ha sperimentato come Dio è un Padre incredibile e di cui fidarsi». Il primo appuntamento di Punto Famiglia è per domenica 16 dicembre a Como, presso la Casa di Gino di Lora. L’itinerario si concluderà con il pellegrinaggio a Gallivaggio il 26 maggio del prossimo anno. L’invito è rivolto a gruppi parrocchiali e singole famiglie. Per informazioni e prenotazioni ci si può rivolgere alla segreteria del Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile, via L. Guanella,13 Como; tel. 031.296783; e-mail: [email protected]. (s.fa.) Appuntamenti del “Punto Famiglia” 16 dicembre 2012 24 febbraio 2013 28 aprile 2013 26 maggio 2013 (al santuario di Gallivaggio) 20 Sabato, 15 dicembre 2012 Pubblicità ABBONATI Un’offerta da non perdere! Ritaglia il coupon sottostante e spediscilo all’indirizzo indicato o portalo direttamente in segreteria. Potrai beneficiare di un ottimo sconto! Ai parroci: aiutateci a raggiungere un obiettivo! Una rivendita con almeno 5 copie in tutte le parrocchie LE OFFERTE 2013 ABBONAMENTI NUOVI 40 EURO invece di 50 NUOVO + RINNOVO 80 EURO al posto di 90 SETTIMANALE ON-LINE 35 EURO RINNOVO Abbonamento Italia 50 euro Abbonamento estero 50 euro + spese di spedizione Per info - 031263533 dal lunedì al giovedì 8.30- 18.30, venerdì 8.30 - 17.00 Promozione per i nuovi abbonati! Compilando il seguente volantino avrai diritto ad un abbonamento scontato, a 40 euro, per il 2013. Consegna il seguente coupon al tuo parroco, presso la segreteria del Settimanale o invialo a: “Settimanale della diocesi di Como”, viale C. Battisti 8, 22100, Como. COGNOME_________________________ NOME _____________________________ VIA________________CITTà__________ PARROCCHIA________________________ Pubblicità o m o C a i h c l a Gli OdescInnocenzo XI e Sabato, 15 dicembre 2012 21 La presentazione del volume, promosso dalla Diocesi di Como nell’ambito delle celebrazioni per l’Anno Innocenziano (2011-2012), avverrà mercoledì 19 dicembre 2012 alle ore 21.00 presso la Biblioteca Comunale di Como. Committenti artisti cantieri Saluto con grande riconoscenza questo prezioso volume che viene a siglare le celebrazioni dell’anno innocenziano, da noi voluto per dare giusto risalto, religioso storico e culturale, nel quarto centenario della sua nascita, alla figura dell’unico Papa comasco nella bimillenaria storia della Chiesa. Grazie alla competenza e alla meticolosa applicazione di un valente pool di ricercatori, questa pubblicazione, di pregiato valore scientifico, indaga la produzione artistica promossa dagli Odescalchi nella città e nel territorio di Como proprio a partire dagli anni di Innocenzo XI, senza dimenticarsi di colmare diverse lacune storiografiche e interpretative attorno alla sua complessa figura. È dunque un avanzamento degli studi importante, fresco e coraggioso, dopo le ricerche storiche di mons. Pietro Gini negli anni vicini alla beatificazione (1956) e al terzo centenario di elezione (1976) di papa Odescalchi, e le pubblicazioni realizzate nel 1989 per i trecento anni dalla sua morte. Il mio ringraziamento va pertanto a tutti coloro che hanno reso possibile, con acribia e dedizione, la realizzazione di questa significativa opera documentaria. Un grazieparticolare, inoltre, intendo rivolgere alla Fondazione Credito Valtellinese che, con slancio di genuino mecenatismo, si è distinta per l’azione di sostegno alla pubblicazione dell’opera. + Diego Coletti vescovo di Como Alla serata interverranno Stefano Della Torre (Politecnico di Milano) e Alessandro Morandotti (Università degli studi di Torino) Contributi Saverio Xeres Benedetto Odescalchi (1611-1689) nella Chiesa del suo tempo Paolo Vanoli Gli Odescalchi a Como: committenze, artisti e collezionismo tra Sei e Settecento Eugenia Bianchi Antonio Maria Erba committente degli Odescalchi a Como e il suo rapporto privilegiato con Andrea Pozzo Marina Dell’Omo Benedetto e Giulio Maria Odescalchi comaschi a Novara Andrea Bonavita, Marco Leoni Ricerche intorno alle architetture Odescalchi Como, Palazzo Odescalchi Ramo papale Como, Palazzo Odescalchi Ramo di Fino Como, Palazzo Odescalchi Ramo di Cassano Como, Palazzo Odescalchi Ramo di Carnasino Como, Palazzo Odescalchi Ramo di Alzate Como, Palazzo Erba Como, Chiesa di S. Benedetto Como, Altare della Beata Vergine in Duomo Como, chiesa di S. Giovanni Pedemonte, Cappella Odescalchi Ramo papale Como, chiesa di S. Giovanni Pedemonte, Cappella Odescalchi Ramo di Fino Como, Lazzago, oratorio di S. Grato Como, Villa Olmo Ramo di Fino Como, Villa del Grumello Ramo papale Como, Castel Carnasino Ramo di Carnasino Moltrasio, Villa Odescalchi Ramo di Fino e ramo papale Parè, Villa Odescalchi ramo papale Albese con Cassano, Villa Odescalchi Ramo di Cassano Alzate Brianza, Villa Odescalchi Ramo di Alzate Fino Mornasco, Villa Odescalchi Ramo di Fino (schede a cura di Andrea Bonavita, Fabio Bustaffa, Marco Leoni) Andrea Straffi Il “gran salone innocenziano” del Palazzo vescovile a Como e il nuovo allestimento Fabio Bustaffa Apparato genealogico dei vari rami della famiglia Odescalchi Francesco Bustaffa Comaschi a Roma in età innocenziana Como Cronaca 22 Sabato, 15 dicembre 2012 Notizie flash ■ Villa Olmo ❚❚ Accordo Metalmeccanici: il contratto nazionale P er la seconda volta il contratto nazionale dei metalmeccanici è stato firmato prima della scadenza, questa volta addirittura l’ipotesi di contratto 2012 – 2015 è stato siglato un mese prima della scadenza e senza un’ora di sciopero. Alberto Zappa, segretario della FIM CISL di Como, si è mostrato soddisfatto per l’ipotesi di contratto nazionale sottoscritto, oltre che dalla FIM CISL, anche dalla UILM UIL e le aziende metalmeccaniche della Confindustria. Purtroppo anche questa volta la FIOM CGIL non ha aderito alla firma, non avendo condiviso i contenuti del contratto stesso. Il periodo di crisi che sta attraversando il setto- re non ha impedito di introdurre nel contratto significativi miglioramenti, sia dal punto di vista economico che organizzativo. L’aumento medio della retribuzione è di 130 Euro al 1 gennaio 2015; un incremento retributivo è stato definito anche per i turni notturni Interessante è anche l’accordo raggiunto per integrare il fondo sanitario integrativo METASALUTE a carico per 2/3 dell’azienda e 1/3 dei lavoratori. Sempre nel campo della salute è aumentata la tutela delle malattie in quanto sono aumentati i periodi pagati al 100%, e quelli che oggi Tessere il futuro. Tutela dei minori oggi erano pagati al 50% in futuro saranno retribuiti all’80%. Per quanto riguarda il mercato del lavoro il periodo di apprendistato è stato ridotto a 36 mesi e a 30 per diplomati e laureati. E’ stato inoltre incrementato il numero dei part time, in modo particolare per i lavoratori e lavoratrici che hanno figli con età inferiore a 13 anni o portatori di handicap. Il contratto dopo l’11 dicembre sarà sottoposto all’assemblea nazionale dei delegati e a quelle aziendali per la definitiva approvazione. Giuseppe Corti “Tessere per il futuro. Tutela dei minori oggi, crescita della società domani, un diverso impegno a favore dei minori in un’ottica di lavoro condiviso”. Questo il titolo del convegno che avrà luogo a Villa Olmo il prossimo 31 gennaio, dalle 9.30 alle 16, promosso dal Coordinamento comasco delle realtà di accoglienza per minori, in collaborazione con Cnca. Interverranno Gustavo Pietropoli Charret, Franco Santamaria, Liviana Marelli, Susanna Galli, Maria Cristina Canziani, Marco Castelli, Simona Milani, Livia Turco. Informazioni e segreteria del coordinamento: tel. 347.5263644 mail: [email protected] La posizione di Giuseppe Landi sul contratto nazionale: «Salvaguardare i posti di lavoro» Sanità privata, le ragioni della Cisl S anità privata: la Cisl motiva e sostiene l’intesa sul contratto nazionale sottoscritta il 5 dicembre scorso da Cisl-Fp, insieme alla Uil-Fpl, riguardante i lavoratori delle residenze socio-assistenziali (Rsa) e delle strutture riabilitative che fanno riferimento alla sanità privata Aris (Associazione religiosa istituti sociosanitari). «La grave crisi che il settore privato sta vivendo - ci spiega Giuseppe Landi, responsabile Sanità privata per la Cisl Fp di Como – ha prodotto significativi cambiamenti, tramutatisi, in alcuni casi, nella stooscrizione di contratti diversi dall’attuale Aris, che si applica agli istituti religiosi. Il tavolo di confronto si è aperto dopo la scelta di Aiop (Associazione italiana ospedalità privata) di sottoscrivere un’intesa al ribasso con organizzazioni sindacali di comodo. Il tavolo è stato condiviso dalla Cgil fin quasi alla fine. Il punto cardine che ha portato alla divisione sulla firma dell’accordo ha riguardato il passaggio a 38 ore settimanali, rispetto alle precedenti 36, a parità di stipendio. Di fronte al diniego dei lavoratori, consultati dal sindacato, la Cgil ha deciso così di chiamarsi fuori». Perché Cisl e Uil hanno deciso di arrivare alla firma? «Nella fase in cui ci troviamo ci sembrava e ci sembra fondamentale salvaguardare i posti di lavoro e la tenuta delle strutture esistenti. Sottrarci all’intesa avrebbe significato lasciare alto il rischio che venissero stipulati contratti di comodo, al ribasso, con sindacati privi di rappresentatività all’interno del mondo della sanità privata, com’è avvenuto con Aiop, contribuendo così nel mettere ancora più in crisi il settore. Contro il comportamento di Aiop abbiamo in atto una vertenza a livello nazionale, mentre con Aris il cammino ha portato all’accordo raggiunto, accordo di cui a trarre i maggiori benefici saranno i nuovi assunti. Certo rispetto alle precedenti 36 ore lavorative potrebbe apparire un passo indietro ma, lo ripeto, la nostra priorità era tutelare posti e luoghi di lavoro. Non trascuriamo, inoltre, che il protocollo sottoscritto demanda alla contrattazione decentrata, a livello regionale, la possibilità di introdurvi alcune modifiche. Non è detto dunque, che in alcune realtà non venga mantenuto il modello delle 36 ore». (m.ga.) Dopo l’accordo di Cisl e Uil Sanità privata: la Cgil non ci sta A llineandosi su una posizione L’organizzazione sindacale unità sindacali con le controparti di politica sindacale già sul tema della sanità privata, che a contesta l’intesa raggiunta giudizio della Cgil costituisce una emersa su scala nazionale, anche la Cigl di Como si dissocia, palese violazione della “democrazia nello scorso ottobre da al momento per quanto concerne nei luoghi di lavoro” e un’indebita parte delle altre due il settore della sanità privata, dalla aggiunta alla “giungla esistente” di organizzazioni sindacali linea attualmente seguita dalla Cisl e nuove forme contrattuali al ribasso. dalla Uil tendente alla salvaguardia di Per le segretarie Cgil alla funzione rapporti “di buon vicinato” con le maestranze, rompendo pubblica di Como Fiorella Merlini e Luigina Ciccotti, un’unità sindacale che viene spesso invocata dagli infatti, l’accordo non risulta dettato da alcuna motivazione stessi lavoratori come extrema ratio per far fronte alla particolare, ma “si abbraccia – afferma Merlini - a una crisi, e rischiando di chiudersi in un isolamento non serie di altre tematiche che colpiscono la sanità privata e privo di incognite, soprattutto in una fase così delicata di cui abbiamo la controprova, proprio in questi giorni, e complessa come quella messa in moto dalla spirale con le lavoratrici del S. Raffaele salite sul tetto in difesa recessiva dell’economia. Agli occhi dei responsabili del posto di lavoro. Con il Protocollo siglato il 15 ottobre lariani della Cgil, tuttavia, questa presa di posizione dalle rappresentanze sindacali di Cisl e Uil, sono in appare come l’unico baluardo opponibile al crescente discussione le posizioni lavorative degli addetti di istituti appiattimento del peso politico e della forza contrattuale come il Valduce, la Nostra Famiglia di Bosisio Parini, il del movimento dei lavoratori, con particolare riferimento Fatebenefratelli di Solbiate e il S. Benedetto Menni di a un sistema, quello sanitario, che proprio di recente è Albese con Cassano, all’insegna del “lavorate di più e stato chiamato sul banco degli imputati dal Presidente guadagnate di meno”. Tutto questo mentre il contratto del Consiglio Monti, nulla di buono lasciando presagire nazionale della categoria è scaduto nel 2007, quando della per quelli che saranno i futuri sviluppi di un welfare che crisi non c’era traccia, per non essere mai più rinnovato: la somiglia ogni giorno di più al modello americano, con manovra in atto da parte di ARIS (Associazione Religiosa tutte le problematiche connesse. Da qui la decisione Istituti Sociosanitari) e AIOP (Associazione Italiana di allestire, nella giornata del 13 dicembre, un presidio Ospedalità Privata) è dunque evidente, e consiste nel di volantinaggio antistante l’ospedale Valduce per risparmiare sui salari dei lavoratori e delle lavoratrici informare la cittadinanza a proposito dei lavori in corso per assecondare la logica del profitto, senza badare e protestare contro l’accordo sottoscritto dalle altre due all’impatto sociale determinato dal rischio della perdita di migliaia di posti di lavoro”. Foschi scenari affiorano anche dalle parole di Luigina Ciccotti, per la quale “l’invecchiamento della popolazione comporta l’incremento dei carichi di lavoro per le strutture sanitarie, e non sarà certo con il blocco del turn over fatto dal Valduce che potrà migliorare la qualità dei servizi. Se a ciò si aggiunge che il privato non reinveste nella sanità privata gli utili ricavati dal pubblico, a cui partecipa quasi sempre in posizione dominante, si avrà un quadro ancora più chiaro della realtà, perché tutte le volte che viene a cadere il ritorno per la collettività si annunciano dolori ancora più intensi per tutto il corpo sociale”. Il presidio del 13 dicembre ha rappresentato solo l’antefatto comasco della manifestazione nazionale prevista a Roma per il prossimo gennaio, anche se al momento la data non è stata ancora fissata. In quella sede la Cgil chiederà al governo il rinnovo dei contratti della sanità privata a tutela della salute dei cittadini, nonché lo sfoltimento, se non l’abolizione totale, della “giungla” microcontrattuale attualmente in vigore. “Riduzione dei posti letto, compressione dei costi attraverso l’evaporazione dei salari e blocco delle assunzioni non possono essere la ricetta per far ripartire il sistema sanitario, e in tal caso tra pubblico e privato non c’è differenza”, spiegano le due sindacaliste. “Ma se si continuerà a firmare accordi al ribasso, come stanno facendo da tempo Cisl e Uil, sarà sempre più oneroso difendere i diritti dei lavoratori, perché il contratto non è una merce e la vita delle persone non può essere svenduta sottocosto, come se l’unica regola da applicare fosse quella del massimo profitto a qualunque costo, anche quando si tratta di salvaguardare un bene primario e inalienabile come la salute”. SALVATORE COUCHOUD Como Cronaca Sabato, 15 dicembre 2012 23 Piano di governo del territorio, la corsa di Palazzo Cernezzi Pgt: tra scadenze e incertezza normativa M artedì scorso la giunta di Palazzo Cernezzi ha approvato il documento relativo alla proposta di adozione del Piano di Governo del Territorio con la firma di tutti gli atti da parte del dirigente dell’area Governo del Territorio, l’architetto Giuseppe Cosenza. I contenuti del documento restano invariati e giovedì la proposta di delibera è tornata in commissione Urbanistica e in serata in consiglio comunale. Sul Pgt incombe la spada di Damocle regionale chiamata a dare il via libera alla modifica dei termini di approvazione dello strumento urbanistico, attualmente fissati, ai sensi dell’articoli 25 della Legge regionale 12, al 31 dicembre 2012. La proposta di modifica, che sarà discussa in consiglio regionale la prossima settimana, prevede di far slittare questo termine C Il telethon torna in piazza ome ogni anno dicembre rappresenta la vetrina della maratona scientifica di Telethon. Eventi a sostegno della ricerca sono previsti su tutto il territorio nazionale con lo scopo di raccogliere fondi per combattere le malattie genetiche. Anche Como dà il suo contributo: nelle scorse settimane Maslianico ha aperto la carrellata delle iniziative con una commedia messa in scena a Moltrasio e i prossimi 15 e 16 dicembre i volontari dell’Unione al 31 luglio 2013 per tutti quei comuni che alla data del 31 dicembre 2012 abbiano già adottato il Pgt. Al 21 novembre scorso i Comuni lombardi che avevano avviato la procedura, ma non avevano ancora portato lo strumento urbanistico in Consiglio erano stati 408 su 1500. “Questa proroga - spiega Spallino – risulta necessaria e fondamentale perché assicurerebbe un periodo di moratoria durante il quale lo strumento urbanistico vigente (il Piano Regolatore Generale) continuerebbe ad avere vigore. In caso contrario l’alternativa non è nemmeno immaginabile e avrebbe esiti preoccupanti, con la perdita di efficacia degli strumenti urbanistici non in regola con le scadenze. Ecco che cosa accadrebbe in questo caso: a seconda delle possibili interpretazioni della norma, in un caso il italiana lotta alla distrofia muscolare (Uildm) saranno presenti negli stand allestiti presso le principali piazze della provincia, nei supermercati e centri commerciali, a disposizione per sensibilizzare e informare coloro che intendono contribuire alla ricerca scientifica. Lo slogan di quest’anno, “Io esisto”, sottolinea il diritto all’esistenza nel suo senso più ampio per tutti colori che, affetti da malattie genetiche, lottano ogni rischio si concretizzerebbe nella libertà di edificare ovunque, pur in termini ridotti, con grave disagio per le aree a maggior tutela del nostro territorio; una seconda possibile interpretazione della normativa vorrebbe che dal 1° gennaio 2013 il Comune non possa più rilasciare alcun titolo edilizio. In pratica il blocco totale di tutte le attività, niente oneri al Comune e un danno per l’economia locale di dimensioni incalcolabili (4 milioni e 200 mila euro incassati da Palazzo Cernezzi per questa voce nel 2001, 3 milioni e 500 mila nel 2012, ndr). La decisione su quale delle due possibili interpretazioni potrà prevalere spetterà ai Tar, in caso di ricorso dei privati nei confronti delle amministrazioni. Da parte nostra faremo di tutto per arrivare al 31 dicembre 2012 con l’adozione del Pgt”. giorno per il valore più importante: la vita! Lo slogan è sostenuto dalla splendida frase di Mark Twain presente su tutti i gadget solidali “Il miglior modo per essere felici è rendere felice qualcun altro” Un invito a vivere le prossime festività con spirito nuovo: contribuendo alla ricerca scientifica si aumenteranno le possibilità di trovare una cura per le tante malattie genetiche, accendendo una nuova speranza in coloro che ne sono affetti. La Uildm Sezione di Como è presente a: Como in piazza Duomo, piazza Boldoni, Ospedale Valduce; Maslianico, Canzo, San Fedele Intelvi (presso la piscina); presso i Centri Commerciali Bennet di Erba, Montano Lucino, Tavernola, Cantù, Anzano del Parco e Cassina Rizzardi; Chicco Village di Grandate, Ipercoop di Mirabello Cantù, Coop di Lainate, EFFE3 di Erba e Canzo, Despar di Albavilla, Consorzio Agrario di Albese, Eurospin di Castelmarte. 24 Sabato, 15 dicembre 2012 Como Cronaca Settima annualità. Il 14 dicembre a Villa Olmo con “Como e i suoi gemelli” S aluta il 7° anno di vita anni della scuola primaria con un appuntamento incomincia a maturare la speciale, in programma percezione dell’altro come il 14 dicembre a Villa un nemico. Il fatto che il Olmo a Como, il progetto progetto Gemini agisca Gemini, il percorso di proprio là dove gli studi educazione alla pace e alla dimostrano la necessità solidarietà internazionale di dare ai bambini un promosso dal Comune di messaggio diverso ne Como, in collaborazione esprime l’enorme valore. con il Centro Servizi Ben venga, poi, se si potrà per il Volontariato, il ampliare questo percorso Coordinamento Comasco anche alle materne». per la Pace, l’Aspem, l’Ufficio «Abbiamo sempre creduto Scolastico Provinciale e altre nell’impostazione di realtà del territorio. Gemini – le parole di Il progetto è rivolto alle classi Laura Pellegatta, in 4a e 5a delle scuole primarie, rappresentanza di Aspem e alle secondarie di primo e del Coordinamento grado. Circa 4500 sono stati Comasco per la Pace – gli studenti coinvolti in questi e per questo abbiamo anni in laboratori, incontri e sempre cercato di esserne percorsi di approfondimento. parte attiva. È un progetto Per l’anno scolastico 2012che ogni anno si rinnova, 2013 hanno aderito al progetto costruito con gli insegnanti. 28 classi della scuola primaria La positiva esperienza e 45 della secondaria di primo vissuta con i piccoli della grado. La giornata del 14 materna in occasione della dicembre, intitolata “Como e “Settimana dell’Infanzia” i suoi gemelli” sarà dedicata ci fa sperare possa presto ai rapporti di gemellaggio essere anche quello che Como ha in essere un positivo ambito di Continua il percorso di educazione alla pace ed alla solidarietà con le città di Tokamachi, intervento». Fulda, Nablus e Netanya. «La collaborazione con la internazionale promosso da Comune di Como, Csv e altre realtà Un’occasione per rafforzare, scuola ha rappresentato un una volta di più il valore di passaggio fondamentale in una cultura intrisa di pace. L’iniziativa è 9-12/14 -17 “Il Congresso dei una preziosa opportunità di educazione questi anni – ha confermato la dott.ssa rivolta agli alunni coinvolti nel progetto ragazzi”, laboratorio per le classi delle alla pace ed alla solidarietà offerta alle Veronica Vittani, responsabile del settore Gemini e alle loro famiglie, ma non solo. scuole secondarie di primo grado che nuove generazioni. Come assessorato Relazioni internazionali del Comune I partecipanti avranno la possibilità partecipano al progetto Gemini. Quattro alle Politiche educative crediamo molto di Como – e continua ad esserlo, grazie di avvicinarsi, attraverso attività spazi: teatro, musica, video e scenografia in questo cammino per accompagnare i alla proficua e preziosa collaborazione dinamiche e coinvolgenti, alle tematiche per conoscere il mondo di Como con il più giovani in un percorso che li aiuti a con il corpo insegnante». «Finalità del gemellaggio, come strumento di Teatro Gruppo Popolare e i Sulutumana; percepire i valori del rispetto dell’altro, di questo progetto – spiega Fiorenzo conoscenza reciproca fra i popoli, 20.30 “Il mondo salvato dai ragazzi”, della diversità. In questo percorso un Gagliardi, presidente dell’Associazione coesione sociale e crescita. spettacolo teatrale-musicale messo in ruolo da protagonista spetta alla scuola Volontariato comasco-Centro servizi Il programma di “Como e i suoi gemelli” scena dal Congresso dei ragazzi con il che, insieme alle istituzioni e alle per il volontariato – è promuovere prevede: 9.30-11.30 “Quattro storie, Teatro Gruppo Popolare e i Sulutumana. famiglie, è chiamata a promuovere una la cittadinanza attiva che pone il quattro gemelli”, laboratorio per le classi 4 La partecipazione alla giornata è cultura dell’accettazione, dell’accoglienza cittadino come soggetto attivo nella vita e 5 delle scuole primarie che partecipano gratuita ma con iscrizione obbligatoria e della convivenza e a divenire un quotidiana della democrazia», una sfida al progetto Gemini. Viaggio fra le quattro telefonando ai numeri 031-252057 / 2352. laboratorio operativo in cui si impari ad ambiziosa che parte proprio dalle giovani città gemelle attraverso la lettura animata «Il progetto Gemini - spiega il vicesindaco elaborare costruttivamente le differenze. generazioni, futura classe dirigente del di fiabe con l’Associazione Fata Morgana; di Como Silvia Magni - rappresenta La letteratura ci dice che già negli ultimi nostro paese. (m.ga.) Progetto Gemini: e 7 ❚❚ 10 anni di Stringhe colorate L’ associazione “Stringhe colorate” festeggia i dieci anni di vita con un appuntamento speciale: l’“Invasione dei nasi rossi” sabato 15 dicembre presso l’ospedale S. Anna, un momento di incontro con i clown sociali dell’associazione. «Compiamo ben 10 ANNI, un compleanno importante tra Stringhe Colorate e il S. Anna e per migliaia di bambini e genitori che siamo riusciti a far sorridere - scherza Alberto Terzi, presidente dell’associazione – e in vista della fine del mondo quest’anno diffonderemo il virus speciale che permetterà di sopravvivere.» Ma a chi lo riserverete questo virus? «Solo a due categorie che corrispondono anche a due reparti: i bambini e i cosiddetti “matti”, cioè le uniche persone continua il sociologo - più sane in questo tipo di società che corre corre, ma non si sa verso dove». Tutto pronto, quindi, al S. Anna per l’invasione dei nasi rossi nel pomeriggio del 15 dicembre nei reparti di Pediatria e di Psichiatria. Per l’’occasione il poeta comasco Mauro Fogliaresi ha composto un breve racconto di augurio che, con un’illustrazione di Anita Pernacchia, verrà distribuito alle persone presenti. Dongo Concerto di Natale U n prezioso momento musicale è ciò che propone la “International Piano Academy – Lake Como” in occasione delle festività natalizie. L’Academy, che da nove anni ha sede presso il Palazzo del Vescovo di Dongo, è considerata una tra le più prestigiose scuole di alta formazione musicale del panorama internazionale e vanta un corpo docenti di grande importanza: da Fou Ts’ong a Dimitri Bashkirov. Ogni anno la scuola offre l’opportunità ad una ristretta rosa di giovani pianisti di talento, provenienti da tutto il mondo, di frequentare gratuitamente uno o due anni di corsi per poter approfondire lo studio del pianoforte con l’aiuto di concertisti di fama internazionale. Sabato 15 dicembre alle ore 21, presso la Sala Schnabel del Palazzo del Vescovo di Dongo, sarà possibile ascoltare un concerto alquanto insolito: sul palco si esibiranno cinque selezionatissimi allievi della prestigiosa scuola presieduta da Martha Argerich. I giovani artisti propongono un concerto alla scoperta di un repertorio pianistico raffinato e di immediata fruizione spaziante dal tardo Settecento al Novecento e comprendente celebri brani, tra cui la Sonata n°7 in si bemolle maggiore Op.87 ( una delle tre Sonate da Guerra, detta Stalingrado) del compositore russo Sergej Prokofev, la Fantasia in Do maggiore Wanderer D760 Op.15 di Franz Schubert e una Sonata in sol maggiore per violino e pianoforte di Ludwig van Beethoven. Nell’accogliente sala da concerto si esibiranno i pluripremiati Emil Gryesten Yensen (Danimarca), il francese Ingmar Lazar, Alessandro Taverna (Italia), Marcos Madrigal (Cuba) e, in formazione di duo, Alessandro Deljavan – pianoforte con Daniela Cammarano - violino. L’ingresso è libero e seguirà un rinfresco aperto a tutti. Elena Oreggioni Notizie flash ■ Como Concerto al Don Guanella per il Cav Il Centro di Aiuto alla Vita di Como presenta, venerdì 14 dicembre presso l’opera Don Guanella di via Tommaso Grossi, a Como, alle ore 21, un concerto di beficienza del gruppo vocale “Contrattempo”. Il ricavato andrà a favore della attività svolte dal Cav. ■ Como “Ascolto” e la solitudine del profeta L’associazione “Ascolto” gruppo di cultura propone, lunedì 17 dicembre, nell’ambito del corso biblico 20122013 dedicato al profeta Geremia, un incontro con mons. Bruno Maggioni sul tema: “La solitudine del profeta”. Ogni lezione è tenuta, come sempre, nella sala Auditorium del Collegio Gallio (ingresso da via Barelli). L’appuntamento successivo sarà lunedì 21 gennaio, sempre con mons. Maggioni, sul tema: “La concezione del peccato: il cuore ostinato. I falsi pastori”. Como Solidarietà Quarant’anni con “La Famiglia centro di studi e di cultura della famiglia. Cuore del servizio erano il Consulente Familiare (figura ancora nuova a quei tempi in Italia ma già largamente diffusa in altri paesi d’Europa, in particolare Inghilterra e Francia) e l’équipe multidisciplinare, composta dai diversi professionisti chiamati a lavorare su un piano coordinato di reciproca integrazione per il bene globale delle persone. Da allora molti passi avanti sono stati fatti: il più impegnativo, per i cambiamenti innescati e per le importanti aperture al futuro che ne sono conseguite, è stata sicuramente la scelta, fatta nel 2002, dell’accreditamento. Oggi siamo un Consultorio Privato Accreditato dalla Regione Lombardia e, In un contesto in cui spesso la famiglia è disorientata, la persona smarrita, i giovani hanno bisogno di riferimenti certi, un folto gruppo di Operatori continua tuttora, con passione e professionalità, a mettersi al servizio dell’altro operando in un contesto di accoglienza profondamente autentica e di gratuità seguendo la traccia dei suoi fondatori. Per questi Operatori festeggiare il compleanno del Consultorio significa ribadire un impegno convinto e un profondo senso di appartenenza ma anche la promessa di continuare con tenacia e passione a farlo vivere. Giorgio Quadri, presidente Domenica 16 dicembre presso il Teatro Lucernetta il compleanno del consultorio D omenica 16 dicembre presso il Teatro La Lucernetta di Piazza Medaglie d’Oro il consultorio “La Famiglia” festeggerà, con i fondatori, gli operatori, i sostenitori e le autorità, i suoi 40 anni di attività al servizio della città e del territorio. Il consultorio “La Famiglia” O.N.L.U.S. ha iniziato la sua attività a Como nel 1972, per iniziativa di un gruppo di professionisti (ginecologi, medici, legali, psichiatri, magistrati) e di un sacerdote, Don Virgilio Bianchi. Don Virgilio fu la mente, l’anima e il cuore del Consultorio, appassionato cultore della famiglia e dell’amore umano; Sabato, 15 dicembre 2012 25 insieme al Dottor Luciano Terruzzi medico e sessuologo e all’infermiera Rosabianca fece del Consultorio, oltre che un servizio attivo di sostegno alla persona e alla coppia, un Alzheimer. Correva l’anno 1977 I 35 anni del “Centro Donatori del Tempo” I Donatori del Tempo, realtà impegnata sul fronte della malattia dell’Alzheimer, celebrano presso la Biblioteca Comunale di Como, 35 anni di attività sul territorio, sabato 15 dicembre alle ore 16. Contestualmente verrà presentato il nuovo libro di Luciana Quaia “Intime erranze. Il familiare curante, l’Alzheimer, la resilienza autobiografica, edizione Nodo Libri. Per l’occasione interverranno: l’avv. Giovanni Raité , presidente del C.D.T., che racconterà la storia di questi sette lustri: “CDT: 1977 – 2012”; la dott.ssa Luciana Quaia, psicologa, che presenterà il suo libro “Intime erranze”, facendo risuonare le voci di chi sta accanto al malato; seguiranno le testimonianze di alcuni familiari e la proiezione di audiovisivi sulle attività del C.D.T.- G.r.a.al. (Gruppo reciproco aiuto Alzheimer) e l’intervento di una assistenza a tempo pieno, 24 ore su 24. Il Centro Donatori del Tempo con di Bambina Monti , Coop.Sociale il G.R.A.AL.: Progetto Sociale, su “Una esperienza • favorisce gli incontri fra i familiari per che continua”. Ricordiamo che Il “Centro un prezioso scambio di esperienze e di Donatori del Tempo” nasce a Como nel aiuto; 1977, con lo scopo di contribuire, con le • fornisce importanti informazioni forze volontarie, a risolvere i problemi derivanti dall’handicap (handicap inteso sulla malattia tramite una vasta documentazione; come “difficoltà”, fragilità, bisogno di • informa sui “Diritti” e sulle modalità particolari attenzioni.) Dopo quindici per ottenerne il riconoscimento; anni di attività sul territorio, nel 1992 il C.D.T. “incontra” il problema”Alzheimer” • organizza incontri di sostegno con figure professionali esperte nel settore; e costituisce a Como il G.R.A.AL. • interviene nei momenti di emergenza “Gruppo di Reciproco Aiuto per la per suggerire ai familiari possibili malattia di Alzheimer”, per coordinare soluzioni; e sostenere i familiari che tendono ad • organizza momenti di socializzazione isolarsi nella propria emarginazione, e di stimolazione per i malati di rischiando di essere travolti dallo stress La ricorrenza sarà celebrata sabato 15 dicembre. La presentazione dell’ultimo libro di Luciana Quaia “Intime erranze” Alzheimer; • è presente con “punti d’incontro” per i familiari, presso le U.V.A. - Unità Valutative Alzheimer - degli Ospedali di Como Sant’Anna e Valduce • fornisce un servizio telefonico di consulenza psicologica ai familiari (il “Filo diretto”) ❚❚ Associazione italiana sclerosi multipla Due appuntamenti per l’Aism F ine settimana ricco di iniziative a favore dell’Aism di Como. Si incomincerà sabato 15 dicembre, alle ore 21, presso il Santuario di San Fermo della Battaglia con il Coro di Voci Bianche del Teatro Sociale di Como - accompagnato all’armonium da Paolo De Stefano, con la partecipazione straordinaria del soprano Mariagrazia Mercaldo e sotto la direzione di Lidia Bestarrechea – che si esibirà nel Concerto di Natale. Il ricavato della manifestazione andrà a sostenere il Centro dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla in via Paoli a Como, che offre alle persone con sclerosi multipla del territorio, in un’unica sede, tutta la gamma di interventi che la patologia stessa richiede e diventa un luogo di aggregazione in cui rafforzare le autonomie ed instaurare nuove relazioni sociali. Domenica 16 dicembre alle ore 16.30 presso il Teatro Sociale di Como la Compagnia Teatrale “La Goccia” di Novara metterà in scena Great Musicals, il meglio dei musical. Dopo il grande successo ottenuto in tutto il nord Italia con il loro spettacolo cantato e suonato interamente dal vivo, la compagnia teatrale “La Goccia” torna da Novara nella splendida cornice del Teatro Sociale di Como, e lo fa sostenendo una delle associazioni più attive del territorio, l’Aism. L’incasso della serata andrà infatti a finanziare il mantenimento di una borsa di studio per la ricerca sulle cellule staminali nella sclerosi multipla. borsa di studio intitolata alla benemerita Bruna Ferrario. È in questo modo, infatti, che la Classe del ‘48, aderente all’Associazione “La Stecca” di Como e organizzatrice della serata insieme alla sezione comasca dell’AISM, vuole ricordare, con un gesto di grande sensibilità e solidarietà, un’amica prematuramente scomparsa che sempre si è adoperata per aiutare chi era più in difficoltà. I biglietti potranno essere acquistati in prevendita con un’offerta minima di venti euro per la platea e i palchi e di dodici euro per le gallerie presso: • Aism Como, Via Paoli 26, Tel 031/523358 mail [email protected]; • Biglietteria del Teatro Sociale, Via Bellini, Tel 031/270170; • Carrozzeria Bianchi, via Zezio 40, Como, tel. 031.305656 Si ricorda che l’Aism è il punto di riferimento per oltre 58 mila persone con sclerosi multipla e per i loro familiari. Attiva con oltre 10 mila volontari in tutta Italia è impegnata a diffondere una corretta informazione sulla malattia, sensibilizzare l’opinione pubblica, promuovere ed erogare servizi socio sanitari adeguati, promuovere iniziative di raccolta fondi per sostenere la ricerca scientifica. • promuove campagne di informazione e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica (tra cui annualmente la “Giornata Mondiale Alzheimer” a Como) • sollecita gli Enti Pubblici a ricercare ed a concretizzare interventi prioritari in favore di questi cittadini più deboli e dei loro familiari. Notizie flash ■ 15 dicembre Parkinson: incontro soci AIP al Cardinal Ferrari Sabato 15 dicembre, alle ore 15 presso il Centro Cardinal Ferrari di Como, via C. Battisti 8, avrà luogo il tradizionale incontro natalizio dei soci della AIP - Associazione Italiana Parkinsoniani - Sezione di Como. Sarà l’occasione per illustrare l’attività svolta nel corso dell’anno e per avere informazioni sulle attività future. E’ prevista anche l’esibizione del coro Parkinson con canti della tradizione natalizia e altri, sotto la guida della musicoterapeuta; seguirà una animazione con la cantante Cecilia. Sono invitati anche i non soci che avranno così l’opportunità di conoscere più nei particolari le attività che l’Associazione di Como svolge: ginnastica, arteterapia, logoterapia, musicoterapia e psicologia. Al termine una bicchierata con il panettone. Per altre informazioni: tel 031241917 oppure 031- 521204. Como Cronaca 26 Sabato, 15 dicembre 2012 Mostra. Sarà visitabile fino al 6 gennaio, tutti i giorni foto william N on molto tempo fa, all’arte per il valore della quando il Natale era raffigurazione, così come ancora fortemente a metà tra il sacro e il percepito come prodotto artigianale si solennità religiosa e solo di colloca il presepe in pane riflesso come ponte vacanziero “Betlemme” che abbiamo dedicato ai consumi, il ottenuto in prestito ancora presepe ne era certamente dal Duomo, in quanto il simbolo più riconoscibile il significato di Beth – e accreditato, svettando lehem è appunto quello diverse spanne al di sopra di “casa del pane”. Anche di altri segni distintivi che, quest’anno ci aspettiamo come l’albero, il panettone lo stesso successo e la e il cenone della vigilia, stessa partecipazione che concorrevano ad accendere la mostra del presepe ha nelle menti di adulti e bambini suscitato nelle passate la singolare magia della “più edizioni, quando abbiamo bella festa dell’anno”. Il fatto registrato punte anche che l’equazione tra presepe superiori alle ventimila e Natale si sia sempre più presenze, perché è dissociata nel tempo, al questo il segno tangibile punto che oggi sono ben dell’efficacia del lavoro poche le famiglie disposte a svolto dalla nostra proseguire nelle loro case il associazione nel campo rito codificato da Francesco della promozione delle d’Assisi nella notte del Natale attività culturali, artistiche, 1223, quando l’occupazione sportive e ricreative sul della Terra Santa da parte territorio”. Associazione islamica consigliava ai che, non sarà superfluo cristiani d’Occidente di rammentarlo, opera da L’esposizione, promossa per l’ottavo anno consecutivo dagli “Amici costruirsi un domestico “fai da undici anni in questo te” piuttosto che avventurarsi di Como” è anche l’occasione per riaprire al pubblico la splendida chiesa settore strategico della in un pellegrinaggio saturo diffusione culturale tra di incognite, è esattamente Lario e dintorni, e annovera la spia di un impoverimento propria”, spiega la collaboratrice degli raffinatamente “alternative” come il al suo attivo, come del del senso della tradizione contro cui, “Amici di Como” Nadia Baba. “L’ampiezza presepe in cioccolato della pasticceria resto il Consorzio Como Turistica che per fortuna, anche a Como c’è qualcuno del campionario offerto alla visione è Luisita, quello in gesso di Virginio convoglia gli aiuti di ben centodieci che si mobilita ed è pronto a lottare. appunto utile a mostrare il presepe in Tagliabue e, per gli amanti della neve, il aziende impegnate sul versante della Per l’ottavo anno consecutivo gli “Amici tutte le sue manifestazioni, dalle più “Presepe in Trentino” di Elio Cimerio. tutela delle tradizioni, una serie di di Como” sponsorizzano infatti la semplici eseguite in tronchi e ceppi alle Ce n’è insomma per tutti i gusti e tutte attività qualificate tra le quali la Città mostra presepiale esposta nella chiesa più complesse e sofisticate, come per le misure, oltre che per tutte le differenti dei Balocchi è indubbiamente uno degli di S. Giacomo, aperta al pubblico fino esempio i diorami, realizzati applicando forme di sensibilità estetica. Per eventi più rappresentativi e attesi, ma al 6 gennaio (e visitabile tutti i giorni una tecnica particolare fondata sull’uso Elisabetta Comerio, altra rappresentante non il solo. dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18), che della prospettiva”. Tra le opere più belle degli “Amici di Como”, “la mostra è anche SALVATORE COUCHOUD raduna una trentina di opere artistiche e visibili nella mostra, spiccano quelle di un’occasione per riaprire al pubblico la artigianali di vari autori comaschi e non, Aurelio Radice e Fernando Colombo, chiesa di S. Giacomo e consentire a tutti tra i quali sono gli “Amici del presepe” di quest’ultimo autore del bellissimo di ammirare uno spazio sacro tra i più Novedrate a recitare la parte del leone. diorama “Natività in borgo” che fa antichi e prestigiosi della città. Non a caso “L’obiettivo che ci siamo posti è quello da pendant alla “Vigilia di Natale” di abbiamo in esposizione anche la statua di suscitare tra i visitatori il piacere del Pierluigi Bombelli e allo stupendo del Gesù Bambino in trono ricevuta in presepe, stimolando in loro la curiosità “Ricerca dell’alloggio” di Stefano prestito dalla Cattedrale, che richiama e la volontà di realizzarne uno a casa Traversa, ma non mancano composizioni il presepe per il soggetto e si aggancia Presepi in S. Giacomo Parrocchia Sant’Antonio di Padova – Via Kolbe 3 Como più di 100 presepi realizzati dai bambini di catechismo Como Cronaca Olgiate Comasco, dal 25 dicembre Sabato, 15 dicembre 2012 27 V������� �� aREaEaIa �� a�� a������ Il presepe di San Gerardo A Sorgerà accanto alla chiesa. ccanto alla chiesa di San Gerardo (a Olgiate Comasco) Elemento caratteristico anche quest’anno sarà di quest’anno le vetrate possibile scoprire il fascino della artistiche. L’inaugurazione nuova realizzazione del presepe. Il Presepio è in funzione dalle 8 alle 22.30, tutti i giorni, A spiegarci le caratteristiche della la notte della vigilia. Il rappresentazione sono i suoi stessi dal 25 dicembre al 31 gennaio, ricavato delle offerte andrà promotori e realizzatori, membri aaaaa accanto allaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa dell’ormai fantomatico “Gruppo a padre Firmino Bernasconi Presepio”. “Elemento caratteristico e aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa di novità saranno le vetrate artistiche, che costituiscono luminosi. Poi, se il collegamento ideale tra la rappresentazione della credete, potete Nascita di Gesù, collocata in una stalla, e i pastori, primi fare un’offerta: ad essere chiamati dagli Angeli ad accogliere la Buona come al solito quanto raccolto verrà interamente dal vicario don Antonio Arrighi negli anni ‘60. Nelle Novella: “Oggi è nato per noi il Salvatore!” Effetti di destinato a padre Firmino Bernasconi, un missionario varie realizzazioni, oltre ai vari presepi tradizionali suono, di proiezioni, di movimento ne completeranno comboniano olgiatese che opera in Congo, per le sue ne sono stati costruiti in vetro, in cera, in origami, la visione”. Il presepe sarà inaugurato la notte di attività di sostegno alle famiglie dei carcerati. Per la con statuine di stoffa o con foglie del granoturco; con Natale, dopo la S. Messa di mezzanotte animata dalle gran parte sono persone innocenti ingiustamente varie ambientazioni, dalla classica Palestina, alla corte voci e dagli strumenti del Coro di San Gerardo; poi imprigionate alle quali è negato oltre al cibo quotidiano lombarda piuttosto che un villaggio di montagna. sarà in funzione tutti i giorni, dalle 8 alle 22.30, dal 25 anche qualsiasi assistenza legale. Padre Firmino è Non sono mancate anche scelte a tema, quando una dicembre al 31 gennaio. La rappresentazione affaccerà l’unico che ha la possibilità di aiutare questi fratelli, particolare ricorrenza lo permetteva: la morte di Madre direttamente sulla piazzetta accanto alla chiesa e sarà sia per l’assistenza materiale che spirituale. Per non Teresa, la Giornata mondiale della gioventù a Colonia, facilmente fruibile da chi transita lì accanto. “Perciò – togliere nulla alle offerte, lo spirito del presepe è l’800° anniversario del pellegrinaggio degli olgiatesi spiegano i promotori - se passate da Olgiate Comasco, l’autofinanziamento e la valorizzazione dell’attività a San Gerardo (il santo a cui è dedicata la chiesa), o il non perdete occasione di raggiungere la chiesa di San manuale di preparazione, anche con la collaborazione ricordo del primo presepio di san Francesco… Gerardo, affacciarvi alla finestra del presepe e pigiare gratuita di alcuni artigiani locali”. Il Gruppo Presepio Il presepe di San Gerardo è presente anche su Facebook il pulsante per avviare il ciclo di ‘son et lumière’; una in 35 anni ha visto avvicendarsi svariate persone e le sue foto sono pubblicate su Flickr visita serale permetterà di apprezzare meglio gli effetti che hanno voluto proseguire la tradizione iniziata (http://www.flickr.com/photos/presepiosangerardo/). Oggi è nato per noi il Salvatore Nuova tappa della mostra fotografica. Dal 9 dicembre al 13 gennaio presso il santuario di San Giuseppe Sulle tracce di padre Ambrosoli N uova tappa per la mostra fotografica “Da Como a Kalongo: sulle orme di padre Giuseppe Ambrosoli” realizzata dalla Fondazione Dr. Ambrosoli Memorial Hospital. Allestita per la prima volta nel Palazzo del Broletto di Como lo scorso marzo, la mostra si sposta nella parrocchia di Uggiate Trevano e Ronago, paese natale di padre Giuseppe Ambrosoli a conclusione dell’anno in cui ricorre il venticinquesimo anniversario della morte di padre Giuseppe (Lira, Uganda 27 marzo 1987). Dopo essere stata ospitata presso i missionari comboniani di Milano in occasione del mese missionario, grazie al supporto dei volontari e del gruppo missionario locale, dal 9 dicembre al 13 gennaio, l’esposizione fotografica si è trasferita presso il santuario San Giuseppe, via per Somazzo 27, Uggiate Trevano (orari di visita dal lunedì al venerdì dalle 14 alle 17 e il sabato e la domenica dalle 14 alle 18)con l’obiettivo di far conoscere alla terra d’origine di padre Giuseppe, la straordinaria testimonianza di vita e l’opera di questo medico e missionario comboniano, di cui è in corso la causa di beatificazione, divulgandone l’eredità e il carisma che ha lasciato a tutti noi. Padre Giuseppe ha operato in Uganda dal 1957 al 1987. Il “Medico della Carità”, soprannome con il quale era conosciuto, viene ricordato oggi quale figura di spicco per le alte qualità spirituali e morali unite ad uno spiccato spirito imprenditoriale, che lo legano a doppio filo alla tradizione e alla sua terra comasca. La mostra racconta con immagini di ieri e di oggi la storia dell’ospedale di Kalongo, il “Memorial Hospital” e della scuola di ostetricia “St. Mary Midwifery School”, entrambi fondati da padre Ambrosoli; i progetti intrapresi grazie alle persone che nel tempo hanno lavorato a favore dell’Ospedale e collaborato a questa “Impresa sociale e solidale” dall’Italia e dal mondo. La mostra è suddivisa in 5 aree tematiche precedute da pannelli descrittivi e pannelli di foto e testimonianze secondo le seguenti aree tematiche di riferimento: - Padre Giuseppe Ambrosoli - L’ospedale e la scuola di ostetricia ieri - L’ospedale e la scuola di ostetricia oggi - Il nord-Uganda e il contesto storico-sociale - Volontari e sostenitori Durante la mostra sarà in vendita un catalogo fotografico ricco di immagini di ieri e di oggi che ripercorrono il percorso di vita di padre Giuseppe e della sua opera”. Il ricavato della vendita verrà destinato al sostegno dell’ospedale di Kalongo. Visite guidate il mattino e su prenotazione. Per informazioni casa parrocchiale 031948721, [email protected] Lago di Piano Solzago Como Composizioni natalizie il 15 dicembre Trucchi e tecniche delle riprese astronomiche Oratorio di S. Giuseppe. In cammino verso il Natale L a Riserva Naturale Regionale Lago di Piano, con la Comunità Montana Valli del Lario e del Ceresio, propone per sabato 15 dicembre, dalle ore 15.00 alle ore 17.00, un laboratorio dal titolo “Composizioni per Natale”, per la realizzazione di corone o centrotavola a partire da materiali naturali. Il laboratorio è rivolto a grandi e bambini (aiutati da un adulto) e si terrà presso la Casa della Riserva, in via Statale 117, Frazione Piano Porlezza a Carlazzo. Il costo per partecipante è di 8 euro. Si potranno portare da casa pigne, bacche, ghiande, nastri, candele, forbici… Per informazioni e prenotazioni (obbligatorie): Riserva Naturale Regionale Lago di Piano, tel. e fax: 0344.74961; e-mail: riservalagopiano@ cmalpilepontine.it; sito internet: www. riservalagodipiano.it. V enerdì 14 dicembre, alle ore 21, presso il Centro Civico “Borella” di Solzago, il Gruppo Astrofili Lariani propone un incontro, a cura dei consiglieri Michele Saviani e Marco Gorza, in cui saranno svelati trucchi e tecniche di ripresa e di elaborazione delle immagini astronomiche, con una carrellata di frame raccolti durante l’anno 2012. L’ingresso è libero. Per informazioni, la sede del Gruppo Astrofili Lariani (aperta ogni venerdì dalle ore 21.00 alle ore 23.00) si trova in via Liberazione 5 a Solzago di Tavernerio, presso il Centro Civico “Angelo Borella”; tel. 328.0976491 (dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 21.00); e-mail: info@ astrofililariani. org; sito web: www. astrofililariani. org. L di san Giuseppe, a Como, ’oratorio in via Valleggio, propone una se- rie di iniziative in questo mese di dicembre: - sabato 15 dicembre: grande tombolata per bambini e famiglie dalle ore 15. Ricchi premi e divertimento assicurato per tutti! - sabato 22 dicembre dalle ore 16 il coretto “jeans” e gli “Amici di san Francesco” organizzano gli “Auguri cantati per le strade”, “Andremo in giro per le strade della parrocchia – spiegano i promotori - cantando gli auguri per il natale. Un modo semplice e gioioso per condividere la gioia del natale. Chiunque voglia unirsi a noi è benvenuto!” 3) la S. Messa delle ore 10 di Natale sarà caratterizzata dal grande presepe vivente composto da più di 50 bambini che rappresenteranno i vari personaggi del presepe. Tutti i bambini che vogliono partecipare potranno unirsi nella preparazione della rappresentazione che si svolge negli orari di catechismo. 28 Sabato, 15 dicembre 2012 Como Cronaca Medici con l’Africa. La testimonianza del dr. Italo Nessi, da poco rientrato dall’Africa per verificare la prosecuzione del progetto: “Prima le mamme poi i bambini” Uganda chiama, Como risponde Da sinistra: dr. Peter Lochoro, coordinatore “Medici con l’Africa CUAMM”; dr. Busato; mons. Lino Sancto Wanok, vescovo di Nebbi; dr.ssa Sonia Busato; mr. Simon Wikole, direttore ospedale di Angal; dr. Italo Nessi In Uganda prosegue il progetto di Medici con l’Africa “Prima le mamme poi i bambini” che coinvolge quattro ospedali rurali. Il dr. Italo Nessi, presidente dell’Associazione Medici con l’Africa Como Onlus, è rientrato il 14 novembre dal suo ultimo viaggio in Uganda. Ecco la sua testimonianza. E d eccoci di nuovo (il dott. Bruno Venturini mi ha accompagnato anche in questo viaggio) in questa stupenda terra africana. Gli obiettivi di questo nuovo breve viaggio all’ospedale di Angal sono due: completare e approvare col Consiglio di Amministrazione dell’ospedale il nuovo piano strategico quinquennale e valutare l’andamento del progetto materno infantile che coinvolge i quattro ospedali di Aber, Angal, Nyapea, Naggalama che stiamo sostenendo da tempo. L’aereo della Turkish Airlines atterra in anticipo di 15’ all’aeroporto di Entebbe, dopo aver fatto scalo a Kigali, capitale del Rwanda. Sono le 4 del mattino. Ad attenderci all’aeroporto c’è il sig. Opio, autista dell’ospedale di Angal, col quale partiamo direttamente per il West Nile, la regione ugandese a ovest del Nilo. Ci attende un viaggio di 380 km., per fortuna ora su strada asfaltata, pur a tratti corrosa e con buche. Usciti dall’aeroporto il nostro autista, che ormai conosciamo bene, ci comunica una triste notizia: è venuto lui a prenderci perché il sig. Sam, autista di taxi di Kampala, è deceduto una settimana fa a causa di una presunta meningite. Ci assale un misto di tristezza e rabbia. Sam era una persona pacata, cordiale, gran lavoratore, profondo conoscitore di Kampala e del suo lavoro, che ha speso la propria vita per garantire una sopravvivenza decente alla sua famiglia (10 figli). Lo conoscevamo da anni. L’ufficio di “Medici con l’Africa” si affidava a lui quando gli altri autisti erano impegnati altrove. La maggior parte dei volontari italiani si rivolgevano a lui per la tratta Entebbe-Kampala (40 Km) e per gli spostamenti in capitale. In Italia avrebbe avuto un diverso destino. Lo avremmo ricoverato in un reparto di malattie infettive ed eventualmente in Terapia Intensiva, ma difficilmente sarebbe morto. Qui è tutto diverso e noi, appena rimesso piede in Uganda, già piangiamo una cara persona. Angal, un ospedale sostenuto dall’associazione “Amici di Angal” e Medici con l’Africa. Durante il viaggio, arrivati ormai in prossimità della regione del West Nile, mentre attraversiamo parte del magnifico parco delle Murchinson Falls, Opio ci racconta che due notti prima un autobus si è scontrato contro un elefante. Il mezzo si è ribaltato tre volte provocando la morte di 30 persone. L’autista viaggiava alla velocità di 120 Km orari e l’elefante improvvisamente era sbucato dalla boscaglia. Non c’è illuminazione stradale per i 380 Km della strada che porta da Angal a Kampala. L’autobus è il mezzo più economico per viaggiare, non ci sono alternative. Qui l’ automobile è un bene raro. Anche l’elefante è morto e gli abitanti dei villaggi vicini, dopo aver tristemente provveduto ai feriti (trasportati all’ospedale di Angal, a 60 Km di distanza) e ai morti, hanno fatto a pezzi l’elefante utilizzando la sua carne per i pasti del giorno successivo. Qui la carne la si mangia raramente ed un evento del genere, pur nella sua tragedia, va sfruttato. Siamo in Uganda da sole 9 ore e già, per l’ennesima volta, con questi tristi e semplici racconti di Opio, ci si è aperto il divario tra il nostro mondo e il loro. Subito ci balzano alla mente le solite pesanti domande: ma non siamo tutti esseri umani? Non dovremmo avere le stesse possibilità? Come facciamo a tollerare che nostri fratelli ugandesi vivano in condizioni tanto precarie? Finalmente arriviamo ad Angal, siamo in viaggio da 30 ore. Grande accoglienza: salutiamo il personale in ospedale e i padri comboniani della vicina missione. Dal mattino seguente ci mettiamo al lavoro con gli amministrativi, i medici, le ostetriche e le infermiere per rivedere il piano strategico e per preparare la presentazione per il Consiglio di Amministrazione. È l’ultimo passo dopo mesi di lavoro. Tre giorni dopo il piano strategico viene ufficialmente approvato dal Consiglio di Amministrazione, presieduto dal Vescovo della diocesi di Nebbi. Verifichiamo anche che il progetto materno infantile prosegue senza soste. Sono molte le mamme che trovano ad Angal le necessarie attenzioni pre e post parto. E alle quali soprattutto viene garantita la possibilità di un parto in ambiente sicuro ed il taglio cesareo in caso di complicazioni. Anche il sistema di ambulanza notturna funziona. Le ostetriche dei dispensari periferici telefonano col cellulare alla collega di turno in ospedale, che a sua volta manda l’autista a prendere la donna in difficoltà. Contemporaneamente si attiva il personale reperibile e si allestisce la sala operatoria per il taglio cesareo. L’ambulanza a volte viaggia anche per 120 Km nell’oscurità della savana. Alcune considerazioni di carattere generale e tecnico aiutano a comprendere meglio la situazione. Angal è un ospedale rurale di 260 letti teorici. In alcuni periodi dell’anno vi si trovano però ricoverati anche 300 bambini. L’epidemia di colera degli ultimi mesi ha visto ricoverati, solo per quella patologia, 330 pazienti. Offre un servizio anche a molte persone che vengono dalla vicina (6 km) Repubblica Democratica del Congo. Purtroppo la parte est di questo immenso Stato è ancora una volta in balia di bande di ribelli e di coloro che sfruttano gli abbondanti giacimenti minerari. Pochi sono i servizi garantiti alla popolazione. Ad Angal in un anno partoriscono 2500 donne, vengono ricoverate circa 18000 persone, si compiono 1700 interventi chirurgici e si fanno 38000 visite ambulatoriali. In aggiunta vaccinazioni, attività di educazione sanitaria, clinica AIDS, supervisione dei dispensari periferici. Il budget ospedaliero annuale è di 600.000 euro, dei quali la metà garantiti dall’ associazione “Amici di Angal” in collaborazione con “Medici con l’Africa”. Senza questi soldi l’ospedale avrebbe già chiuso anni fa. Invece continua la sua opera dal lontano 1960, quando il primo medico di “Medici con l’Africa”, il dr. Giannino Busato, partì per l’Uganda. Questo medico, classe 1934, lo abbiamo ritrovato ad Angal durante la nostra breve permanenza. Stava tenendo (lo fa ormai da qualche anno) un corso di anestesia rivolto a medici e a infermieri di tre ospedali. Ci ha raccontato, unitamente alla moglie Sonia, anch’essa medico, i suoi primi anni ad Angal: i viaggi in aereo turboelica o in nave, passando per il canale di Suez e arrivando a Mombasa. Da lì in treno via Nairobi per Kampala… a quei tempi le donne erano ancora vestite con erba e foglie… loro due erano gli unici medici nel raggio di centinaia di Km… le suore ed i padri comboniani… lo sviluppo dell’ospedale… Sei anni vissuti intensamente Un ospedale rurale in cui, in alcuni periodi dell’anno, sono ricoverati fino a 300 bambini. per poi approdare, per altri tre anni, all’ospedale di Lacor, a Gulu, guidato dai coniugi Lucille e Piero Corti… poi padre Ambrosoli all’ospedale di Kalongo… La nascita delle loro tre figlie… il ritorno in Italia per garantir loro un’istruzione. Persone che hanno segnato la storia della sanità ugandese. Saremmo rimasti ad ascoltarli per giorni. Alla domanda: “Ma perché siete tornati in Uganda dopo tanti anni?” la loro semplice risposta è stata: “Non ci siamo mai staccati dall’Africa, che ci ha dato molto di più di quello che noi abbiamo dato a lei e ai suoi abitanti. Ci ha cambiati e maturati dentro. Non abbiamo mai perso i suoi insegnamenti e l’abbiamo sempre considerata casa anche nostra”. Como Cronaca Sabato, 15 dicembre 2012 29 L’abbraccio. La comunità pastorale ha accolto festante, sabato e domenica scorsi, l’ingresso di don Corradini, che guiderà le parrocchie di Gaggino e Camnago. Il saluto e il ringraziamento dei fedeli al servizio reso da don Illia Faloppio saluta don Giovanni Dalla comunità di Faloppio riceviamo e, volentieri, pubblichiamo. C on queste poche righe desideriamo semplicemente testimoniare le esperienze vissute dalla nostra comunità pastorale nel cammino percorso insieme al nostro parroco don Giovanni Illia, a cui va tutto il nostro riconoscimento e ringraziamento, in questi due anni e mezzo della sua guida ed esprimere la nostra gioia nell’accoglienza del nuovo parroco don Giovanni Corradini. Non vogliamo cancellare le cose costruttive e positive fatte nei vari ambiti della vita pastorale della nostra foto Raffaella Roffino comunità con lo spirito di guardare avanti partendo proprio da quanto di bello e buono abbiamo fatto insieme nel desiderio vero, e pieno di speranza, di crescere e maturare nella fede in Gesù Cristo, che è ciò che facili e difficili che attenderanno da sempre ispira le azioni e genera la nostra comunità. Una comunità l’identità stessa di ogni comunità riunita semplice di gente semplice in cui la nel Suo nome. La “costruzione” della Grazia del Signore ha fatto maturare e nuova Comunità pastorale, riunita fa ancora maturare vocazioni di servizio per camminare insieme, è stata fin da totale alla Sua Chiesa. subito l’impegno più importante da Nel saluto di accoglienza abbiamo affrontare, pur con le inevitabili fatiche, voluto condividere con il nuovo parroco incomprensioni e sacrifici che ogni le nostre fatiche e i nostri desideri, molto cammino di “conversione” porta con diversi da quelli del passato, perché ci sé. Molti sono stati gli sforzi orientati a impegnano più “dentro” che “fuori” per questa “costruzione nuova”, attraverso diventare “pietre vive” di quell’ “edificio momenti di formazione, di catechesi spirituale”, che è ogni comunità cristiana. e di vita pastorale per far crescere in Fatiche e sacrifici che non ci richiedono ciascuno di noi la consapevolezza solo di “fare” qualcosa di nuovo, ma di della importanza di una ministerialità “essere” corresponsabili della vita delle autentica nella Chiesa, che è veramente nostre comunità attraverso un servizio tale solo quando si mette al servizio libero, generoso e autentico. del Vangelo per “trasmettere, anzitutto, Abbiamo voluto esprimere così al quello che anche noi abbiamo ricevuto” nostro nuovo Parroco, la nostra piena (cfr. 1Cor 5,3). e sincera volontà a ricominciare una E’ con questo spirito e con la gioia nuova esperienza con rinnovato nel cuore, che abbiamo accolto nella impegno per fare vera unità in una nostra Comunità, nel giorno della comunità concreta, unità in Cristo e festa dell’Immacolata, il nuovo pastore unità con il suo pastore, segno tangibile don Giovanni Corradini, inviatoci dal della Sua presenza in mezzo a noi e al vescovo Diego e dallo Spirito Santo per quale dovremo guardare sempre con esserci sempre accanto nei momenti la semplicità dei santi per il bene di Cristo e della Chiesa. Perché, come ci ha ricordato il nostro Vescovo in una Sua lettera pastorale, “la Chiesa evangelizza per quello che è prima che per quello che fa”. Gli abbiamo chiesto di accompagnarci sempre lungo questo cammino comune con grande pazienza e mitezza, come un padre con i suoi figli, di sostenere le nostre debolezze, di perdonare le nostre contraddizioni, di amarci come Cristo ha fatto e fa ogni giorno con ciascuno di noi. Come in questi giorni riuniti nella Novena dell’Immacolata per preparare il suo arrivo, gli abbiamo promesso la nostra preghiera comunitaria e personale, semplice ma incessante e la nostra sincera e trasparente vicinanza e un dialogo franco, ma sempre rispettoso, così da condividere qualsiasi difficoltà o problema e trovare sempre insieme il modo migliore per coniugare verità e carità. Lo abbiamo ringraziato per essere venuto tra noi per “servire come Gesù” la nostra comunità affinché sia capace di accogliere, curare, coltivare e proteggere i frutti dello Spirito, che saranno sempre abbondanti solo se sapremo ragionare secondo il Vangelo, secondo la Chiesa, perché è lì che ci giochiamo la nostra fede e la nostra credibilità di cristiani. Lo abbiamo affidato a Maria, Madre Immacolata, Madre che crede e vive la sua fede totale nel Signore, come anche tutta la nostra Comunità pastorale, affinché possa sempre guidare i nostri pensieri e le nostre azioni verso l’unico vero centro, Gesù Cristo, Lui che solo è capace di fare nuove tutte le cose e veramente piene le nostre vite. Abbiamo fatto festa con lui insieme a Maria e una folta rappresentanza delle comunità in cui ha servito lungo i suoi quasi vent’anni di sacerdozio, in modo particolare quella di Cugliate Fabiasco. “Pietre vive” che ci hanno voluto trasmettere tutto l’affetto e la riconoscenza per quanto fatto da don Giovanni con il suo grande cuore e totale disponibilità ad essere, come sottolineato più volte proprio da lui in questi primi giorni con noi, “porta aperta” per accogliere chiunque bussa alla nostra vita come ci ha insegnato il Signore. La Comunità apostolica di Faloppio. ■ Fraciscio il 19 dicembre 1842 170 anni fa nasceva San Luigi Guanella Le ore 15 nel Mondo guanelliano G iovedì 19 dicembre la famiglia Guanelliana ricorda il 170° anniversario della nascita di San Luigi Guanella. Egli era infatti nato a Fraciscio di Campodolcino, il 19 dicembre 1842, da Lorenzo e Maria Bianchi. L’invito è a ritrovarsi tutti uniti spiritualmente nella tradizionale “Concelebrazione eucaristica intercontinentale”, celebrata alle ore 15 italiane nel Santuario del Sacro Cuore di Como e contemporaneamente in tutte le case dell’Opera Guanelliana sparse nel mondo, a ricordo della nascita del Fondatore. Ore 8.00 U.S.A., Messico, Guatemala Ore 9.00 Colombia Ore 11.00 Argentina, Cile, Paraguay Ore 12.00 Brasile Ore 14.00 Ghana Ore 15.00 Italia, Nigeria, Congo, Polonia, Svizzera, Spagna Ore 16.00 Romania, Nazareth Ore 19.30 India Ore 22.00 Filippine Como Provincia 30 Sabato, 15 dicembre 2012 Il Parco della Brughiera verso il riconoscimento regionale? Un progetto di cui si parla ormai da dodici anni e che riguarda nove comuni briantei comaschi e altre realtà della provincia di Monza e Brianza U n grande spazio verde riconosciuto da Regione Lombardia. È un progetto di cui si parla ormai da dodici anni e che riguarda attualmente ben 9 comuni briantei comaschi oltre ad altre realtà appartenenti alla provincia di Monza e Brianza. Stiamo parlando del “Parco della Brughiera”, istituito nel 1984 dai Comuni di Cabiate, Lentate sul Seveso, Mariano Comense e Meda per salvaguardare e gestire i valori ambientali ancora presenti in un’area, quella settentrionale della Brianza, ormai satura dal punto di vista ambientale e paesaggistico. Da una superficie iniziale di 750 ettari, il parco è progressivamente stato ampliato, andando ad interessare Carimate, Cermenate, Novedrate, Figino Serenza, Carugo e Brenna. L’area tutelata è quindi oggi pari a 2.700 ettari. Una delle prime aree ancora coperte quasi esclusivamente da boschi e prati che si incontrano allontanandosi da Milano verso nord. Un polmone stretto fra aree intensamente urbanizzate. Un ecosistema che rappresenta l’estremo rifugio per specie animali e vegetali legate all’ambiente fortestale, in aree risparmiate dalla fortissima espansione urbanistica degli ultimi decenni e che finalmente potrebbe diventare, a tutti gli effetti, un parco regionale. Un primo incontro per concretizzare un’idea di cui si parla dal 2000 si è già svolto lo scorso 26 novembre a Cantù e proprio il centro della Brianza comasca, tra l’altro ora vero e proprio cuore del progetto, ha ospitato un interessante convegno dedicato al futuro di questa realtà e dei parchi in generale dal titolo “Aree protette, un’opportunità per il territorio” che ha visto l’intervento anche dell’attuale assessore regionale al Verde e Parchi, Leonardo Salvemini, insieme ad esperti e docenti. «Il parco è fondamentale nel nostro contesto – ha affermato Brienno Cronaca di una frana: 7 luglio 2011 P oco più di un anno fa la natura si accaniva su un piccolo lembo di terra adagiato lungo la sponda orientale del nostro lago: Brienno viveva uno dei giorni più drammatici della sua storia. Oggi quelle terribili ore sono diventate un libro fotografico attraverso le immagini di Andrea Butti, testimone oculare di un disastro naturale che solo per pura fortuna non ha lasciato lutti nel suo incedere. “Cronaca di una frana - Brienno 7 luglio 2011”: questo il titolo del volume che Carlo Pozzoni Fotoeditore ha pubblicato in questi giorni. Un percorso fotografico dentro la calamità che racconta le ansie di quei giorni. Nato nel 1984 da una superficie iniziale di 750 ettari, il parco è progressivamente stato ampliato ad altri territori. L’area sottoposta a tutela è oggi pari a circa 2700 ettari quasi completamente costituite da boschi e prati. Un ecosistema rifugio di specie animali e vegetali di grande interesse di Luigi Clerici l’assessore Salvemini – perché tutela il territorio e la sua sostenibilità. Purtroppo noi arriviamo da due decenni in cui la tutela delle aree verdi ha avuto forti contrasti con le politiche di urbanizzazione: due tematiche che invece dovrebbero essere integrate e procedere di pari passo. Il parco, come nel caso della Brughiera briantea, deve essere occasione per valorizzare complessivamente il nostro territorio». Anima della serata il consigliere regionale comasco Luca Gaffuri che ha presentato le ultime iniziative legislative adottate dal Consiglio Regionale in materia: «Lo scorso 28 luglio il Consiglio ha votato la legge sulla governance dei parchi lombardi che ha riguardato per lo più gli aspetti relativi alla loro gestione. In aula il Consiglio successivo alle elezioni dovrà occuparsi invece di un progetto di legge che riguarda la valorizzazione del territorio dei parchi regionali, anche sotto un profilo turistico; di estendere le superfici sottoposte a tutela e di rendere maggiormente protagoniste le comunità locali inserite nei territori dei parchi. Questo perché i parchi valorizzano la biodiversità che va scomparendo, permettono di avviare le cosiddette politiche rispettose dell’ambiente ora definite di “green economy” e rivitalizzano tutto il sistema». L’attenzione, su questo punto, va direttamente a quell’attività agricola che, per alcuni aspetti di cui recentemente abbiamo parlato, è al Como Enerxenia: gas e energia elettrica, alcune novità in arrivo dal 2013 E nerxenia, la società di vendita del gruppo ACSM-AGAM ha realizzato un progetto specifico di illuminazione in occasione delle feste natalizie dedicato ad un luogo simbolico e di grande suggestione della città di Como: piazza S. Fedele, supportando lo sforzo dell’Amministrazione comunale e dei commercianti nell’allestimento delle luminarie, in un momento non facile per la crisi economica. La capogruppo ha invece dato un contributo per la pianificazione cittadina generale. L’iniziativa – fanno sapere da via Stazzi - prelude a una novità. Dal primo gennaio 2013, infatti, Enerxenia proporrà ai comaschi un pacchetto completo che abbina la fornitura del gas a quella dell’energia elettrica. Una formula particolarmente conveniente, studiata da un’azienda che ha come punti di forza il radicamento al territorio e la trasparenza del rapporto con i propri clienti. centro di un confronto anche aspro nei toni tra la Giunta regionale e alcune associazioni (per lo meno le più rappresentative) degli agricoltori. In ogni caso va ricordato che ben il 25% del territorio lombardo è ora tutelato da Parchi. La nostra è la Regione che prevede maggiore tutela in tutta Italia. E le politiche future non devono comportare ulteriore distruzione di suolo. In particolare, su questo punto, si è dibattuto sull’impatto che attualmente stanno avendo in alcune aree della provincia i cantieri dell’autostrada Pedemontana mentre vengono guardate con timore le planimetrie relative alla fantomatica autostrada Varese-ComoLecco o alle ultime proposte sui tracciati del secondo lotto della tangenziale di Como (due opere per le quali, è bene ribadirlo, attualmente non esistono disponibilità economiche per la loro realizzazione) in quanto andrebbero ad interessare parte del territorio del Parco della Brughiera insieme ad aree poste più a nord che confinerebbero con questo nuovo grande polmone verde della nostra provincia. Valli Varesine Di seguito riportiamo le riflessioni di don Silvio durante l’omelia. Il pastore e il gregge nel sì a Dio. La messa è sempre festa, ma oggi per tanti motivi: festa con Gesù guardando Maria; io chiedo la docilità di Maria per noi. Facciamo risuonare la Parola del Vangelo: avvenga per me secondo la tua parola. C’è di incoraggiamento la Parola dell’angelo: “Non temere Maria”, la storia personale (ma è di ognuno di voi) è in quella di Dio, la storia della (ora posso dirlo) nostra parrocchia è inserita nella Storia della Salvezza; ha come meta la santità, come strumento la carità, come motore la preghiera! Caravate da il benvenuto a don Silvio Bellinello S in coloro che si fidano dell’opera di Dio e lo seguono. Le vicende d’emigrazione dai nostri paesi negli ultimi due secoli hanno fatto sì che questo giorno segnasse il rientro a casa, la ricomposizione con le famiglie, degli uomini emigranti nelle altre nazioni europee in cerca del sostegno economico che il nostro territorio non garantiva. Purtroppo oggi nuovamente si ripropone uno scenario d’impoverimento, anche se in diverse proporzioni e conseguenze in quanto la nostra comunità, a causa della chiusura repentina di importanti attività industriali, sta subendo gli effetti nefasti della crisi economica e sociale. In questo periodo di preparazione all’ingresso di don Silvio sono perciò riemersi spontaneamente nella comunità apostolica i seguenti interrogativi: “Qual è il volto della Chiesa nel tessuto economico-sociale di Caravate? ”, “Quale comunità desideriamo costruire?”. Il popolo di Dio che vive a Caravate è formato da persone che hanno maturato approcci alla vita differenti. In alcuni è povero il senso di appartenenza; infatti sono presenti modi di pensare tipici dell’individualismo, della chiusura all’estraneo. In una parte della popolazione l’esperienza cristiana non è vissuta, non incide sulla vita. Vi sono L’11 gennaio scade il termine per registrare asili e nidi E altresì parecchie persone e famiglie che si sforzano di vivere con forza e coerenza l’esperienza cristiana: sono il frutto di un lungo lavoro svolto negli ultimi decenni attraverso la catechesi giovanile prima e familiare poi, in cui si è cercato di passare dalla religione alla Fede. Consapevoli della centralità della Parola e dell’Eucaristia, ci siamo sforzati di farci interrogare dal Vangelo con il quale abbiamo ricercato un confronto costante e quotidiano. È quindi una comunità che in questi anni non è rimasta immutata, ha progredito nel desiderio di aprire i propri orizzonti e di sviluppare l’esperienza cristiana come un tutt’uno con la vita. Il Concilio Vaticano II ci dice: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti quelli che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo”. Sappiamo bene che per don Silvio Caravate è una responsabilità completamente nuova, ma riteniamo che per la nostra parrocchia sia un’ottima opportunità perché vi leggiamo l’idea di un progetto organico, di lungo respiro e di rinnovamento. Siamo certi che in tutto il suo impegno, missionario e profetico, avrà la vicinanza, la collaborazione, la comprensione e l’affetto di tutti. LA COMUNITà PARROCCHIALE ntro il prossimo 11 gennaio 2013 sarà possibile presentare all’ ufficio Istituzione Servizi alla Persona della Comunità Montana Valli del Verbano la domanda di accreditamento delle unità d’offerta sociale per la prima infanzia presenti ed attive nella zona ricadente nell’ambito territoriale di Cittiglio. L’I.S.Pe. Valli del Verbano (P.zza Marconi 1 - 21030 Cuveglio), agendo per conto dei Comuni dell’ Area Distrettuale di Laveno Mombello, ha Passionisti di Caravate La presentazione della rivista “Terra e gente” Due appuntamenti in vista del Natale...e la Tenda Giovani ome consueto nel periodo che precede il Natale viene presentata al pubblico la rivista della comunità Montana Valli del Verbano “Terra e Gente” – Quest’anno l’appuntamento è fissato per venerdì 14 dicembre alle ore 21.00 a Cassano Valcuvia, in via Provinciale 1140, presso la sede della Comunità Montana, con relatore il prefetto di Varese Giorgio Zanzi. Si celebrerà quest’anno il 20° anniversario della rivista che ospiterà al suo interno gli atti della giornata di studi svoltasi lo scorso sabato 17 novembre per ricordare - a dieci anni dalla scomparsa - Giancarlo Peregalli, che fu tra i fondatori e grande sostenitore e divulgatore della rivista dedicata alla storia del territorio della Comunità Montana. La fisarmonica di Davide Vendramin accompagnerà la serata con l’Inverno di Antonio Vivaldi e alcuni brani composti da Astor Piazzolla. (a.c.) P L’atteggiamento del Pastore. Vengo a voi con un grande desiderio di ascolto, entro quasi in punta di piedi nella storia di questa parrocchia, con il desiderio di accostare le vostre famiglie e insieme portarle a Gesù. Volto misericordioso del Padre! Invoco la benedizione del Signore sul vostro cammino umano e di fede perché impariamo ad essere strumento di Dio gli uni per gli altri. L’atteggiamento del gregge. Chiedo a voi la verità delle relazioni, la voglia di conoscere questo nuovo parroco; chiedo un confronto reale sulle situazioni che coinvolgono la vita parrocchiale perché insieme possiamo superare le difficoltà e gioire del cammino fatto insieme. L’aiuto necessario. La festa di oggi ci indica come fare tutto questo. Questo programma di vita ce lo mostra Maria. Dobbiamo chiedere aiuto a Gesù; questo tempo di Avvento che celebriamo ci porta a capire che il nostro Dio è l’Emmanuele, il Dio con noi! L’opera di Dio ci ha portato qui oggi per iniziare questo cammino insieme. Chiediamo di essere sempre più innamorati della Parola e dell’Eucarestia perché il Signore possa condurci nelle fatiche e nelle gioie della nostra vita. Anche a noi, come a Maria, spetta cantare il Magnificat della nostra storia. predisposto un bando ed il relativo regolamento per procedere alla selezione degli interessati, in conformità a quanto definito nell’accordo di programma per l’attuazione del Piano di Zona, sottoscritto dai Comuni aderenti. L’accreditamento è il processo attraverso il quale si procede ad una ulteriore qualificazione dell’unità d’offerta sociale già oggi in esercizio sul territorio d’interesse. Per unità d’offerta sociale, nell’ambito dei bisogni della prima Valli del Verbano C 31 ✎ L’omelia NUOVO PARROCO Nella solennità dell’Immacolata, molto sentita dalla comunità, l’accoglienza del nuovo parroco in arrivo da Olgiate Comasco abato 8 dicembre 2012, festa dell’Immacolata, che tradizionalmente e da lungo tempo è considerata la festa patronale, la comunità parrocchiale di Caravate ha dato il benvenuto al nuovo parroco, don Silvio Bellinello. Un benvenuto di cuore, sincero, semplice. Il Signore, proprio nella festività dell’Immacolata, tramite il nostro Vescovo ci fa il grande dono di inviare, dopo un lungo periodo di precarietà, un sacerdote carico di vitalità e di entusiasmo, con una ricca e importante esperienza, essenziale per attualizzare un piano pastorale che ha necessità di essere rianimato. Insieme dovremo fare un cammino di conoscenza, di fraternità, di ascolto e di condivisione. “Siamo qui – ha detto don Silvio - a far festa a Gesù attraverso Maria che oggi veneriamo come Immacolata Concezione. La Parola di Dio di oggi illumina la nostra storia e questo importante momento che stiamo vivendo come comunità parrocchiale. Maria Immacolata ci mostra cosa accade Sabato, 15 dicembre 2012 resso la Comunità Passionista di Caravate, in vista del Natale, venerdì 14 e 21 dicembre si terranno due momenti di Lectio divina con la Comunità. Le serate inizieranno alle 20.30. Sabato 15 novembre, alle ore 17.00, presso il convento dei Padri Passionisti di Caravate secondo appuntamento con la DueGiorni Ado-Gio 2012-2013. Le DueGiorni organizzate dai Padri Passionisti sono week-end spirituali per adolescenti e giovani, vissuti in un clima di preghiera e di amicizia che vengono riproposti con cadenza mensile sino a concludersi con la 19° Tenda Giovani che si svolgerà sempre presso il convento di S. Maria del Sasso di Caravate dal 14 al 16 giugno 2013. Ogni incontro ha inizio alle ore 17.00 del sabato e si concluderà la domenica alle ore 16.0. Alla DueGiorni si affianca anche un cammino specifico per giovani famiglie, guidato da padre Antonio Brambilla che si svolgerà domenica 16/12, dalle ore 9.00 alle ore 16.00. Per saperne di più Tel.: 0332/601405 o consultare il sito: www.passionisticaravate. it oppure contattare padre Gianluca (passiogaro@ yahoo.it) o Padre Antonio ([email protected]). A.C. infanzia, la Regione Lombardia ha individuato i seguenti soggetti: Asilo Nido; Micronido; Nido famiglia; Centro prima infanzia. Le unità d’offerta sociale per la prima infanzia che a fine della procedura avranno espletato le necessarie procedure di accreditamento, saranno iscritte nell’apposito albo degli accreditamenti (registro), istituito con atto dell’Ufficio di Piano dell’Ambito Territoriale di Cittiglio A.C. Vocazioni Appuntamento a Cavona S abato 15 dicembre, terzo appuntamento col pellegrinaggio vocazionale di zona. Ritrovo al mattino, alle ore 7.00, presso la cappelletta di S. Teresa per la recita del S. Rosario. Alle 7.30 Messa in S. Casa a Cavona Sondrio Cronaca 32 Sabato, 15 dicembre 2012 Notizie in breve ■ Sondrio ● Convegno e tavola rotonda con Alberto Quadrio Curzio ● Lo Statuto Comunitario non è rimasto solo una solenne dichiarazione ● Da proposta intellettuale diventa un progetto di lungo cammino Per Natale raccolta di alimenti per i detenuti Anche quest’anno l’associazione di volontariato Quarto di Luna in collaborazione con la Bottega Della Solidarietà di Sondrio propone ai cittadini l’acquisto di caffè, pasta, biscotti e caramelle da donare ai detenuti della Casa Circondariale di Sondrio in occasione delle feste di Natale. Per contribuire è possibile recarsi al punto vendita di via Piazzi a Sondrio e chiedere alle volontarie di aderire alla raccolta. Entro il 17 di dicembre i prodotti raccolti verranno portati dai volontari in carcere e donati ai detenuti nell’incontro del 18 dicembre. ■ Sondrio In biblioteca incontro con un maestro di strada L’Associazione Amici della Biblioteca di Sondrio, per rispondere alle crescenti difficoltà degli adulti, genitori, insegnanti e operatori nel costruire una soddisfacente relazione educativa con i bambini e i ragazzi di oggi, promuove nei giorni 13 e 14 dicembre alcuni incontri su scuola e educazione con Cesare Moreno, presidente dell’associazione “Maestri di strada”, impegnato in progetti e iniziative di ricerca didattica e pedagogica con il Comune e le scuole di Napoli, sostenuti dal Ministero dell’Istruzione. In collaborazione con gli Istituti scolastici di Sondrio si svolgeranno incontri/ laboratorio con insegnanti e studenti all’interno delle scuole, mentre giovedì 13 dicembre alle ore 18, presso la sala Vitali del Credito Valtellinese, a Sondrio, Cesare Moreno terrà un incontro pubblico sul tema “Lavoro educativo in situazioni complesse”, nel quale saranno affrontati i nodi della crescita delle nuove generazioni e gli interrogativi sul senso e la complessità dell’educare oggi. ■ Sondrio Presentazione del libro su Ludovica Buzzetti L’Associazione Lariana Sostegno Oncologico - ALSO di Gravedona organizza la presentazione del libro “Il Paradiso non può attendere”, edito da Elledici Torino - 2012. L’incontro si svolgerà venerdì 14 dicembre, alle ore 20.30, presso la Sala Besta della Banca Popolare di Sondrio. Il libro, curato da Sonia Barini, presenta la storia della giovane oncologa valchiavennasca Ludovica Buzzetti che non si lasciò piegare dal male incurabile che la colpì. Vinta dalla malattia, non fu sconfitta dal dubbio e dalla paura. Scomparsa lo scorso mese di febbraio, Ludovica ha lasciato in quanti l’hanno conosciuta il segno profondo di una fede incrollabile e serena. I proventi del libro, venduto a 10 euro, saranno interamente devoluti all’Associazione Lariana Sostegno Oncologico, di cui Ludovica Buzzetti è stata anche fondatrice. ■ Ponte Domenica 23 va in scena “Sto... nati per vincere” Il Cinema Vittoria di Ponte in Valtellina organizza per domenica 23 dicembre “Sto... nati per vincere”, concorso canoro per bambini e ragazzi di elementari e medie. La gara comincerà alle 14.30: una giuria premierà i cantanti migliori. Per partecipare è necessario iscriversi entro domenica 16 presso il Cinema. Il percorso tracciato dallo Statuto per la Valtellina L o Statuto Comunitario per la Valtellina, elaborato alcuni anni fa da Alberto Quadrio Curzio (nella foto), non è rimasto solo una solenne dichiarazione di principi, ma sta già avendo applicazioni concrete e sta dando importanti frutti. L’ultimo in ordine di tempo è il progetto denominato Alps Benchmarking, insieme per crescere, promosso dalla Camera di Commercio di Sondrio in collaborazione con la Società Economica Valtellinese. I risultati sono stati così sorprendenti, come ha dichiarato il Presidente della Camera stessa, Emanuele Bertolini, che si è ritenuto doveroso comunicarli in un convegno, che si è tenuto venerdì 7 dicembre, con la partecipazione di numerose personalità del mondo economico, politico e sociale. In che cosa consiste il progetto? La Camera di Commercio di Sondrio ha individuato anzitutto alcuni territori che presentano particolari affinità con il nostro, per la conformazione montuosa e per le caratteristiche economiche, come la Valle D’Aosta, il territorio Verbano – Ossola, le province di Belluno, Trento, Bolzano e Cuneo. Ad essi la Camera di Commercio ha fatto una proposta di collaborazione, che consiste nel mettere in contatto i rispettivi Centri Studi, per effettuare un confronto sulle caratteristiche, sui problemi e sui punti di forza di ciascuno. La cosa più straordinaria è che tutti (anche i territori ben più rilevanti del nostro) hanno accettato immediatamente di collaborare. Ora i Presidenti delle rispettive Camere di Commercio tengono incontri regolari, ai quali partecipano sempre tutti, per discutere i problemi e per individuare di volta in volta i temi più rilevanti da analizzare. Intanto i Centri Studi hanno effettuato approfondite analisi e confronti, che sono confluiti nel primo rapporto Alps Benchmarking, illustrato da Maria Chiara Cattaneo e da Alessandro Vitali. È impossibile in questa sede riportare, anche in sintesi, la grande quantità di dati emersi dallo studio. Chi fosse interessato li può trovare in maniera completa nel sito www.statvalt.eu. Nel confronto tra i vari territori (per offrire solo alcuni esempi), Sondrio si è distinta per la presenza di cooperative ed è risultata al primo posto per la sicurezza. Viceversa la nostra provincia si trova in coda per la disoccupazione, per la rete stradale e ferroviaria, per le strutture culturali, per la tutela ambientale, mentre per questi temi sono al primo posto rispettivamente Bolzano, Aosta, Trento e Belluno. Dall’analisi sono emersi naturalmente i punti di forza e le aree di miglioramento di ciascuno, oltre a tutta quella serie di iniziative che hanno successo in una provincia e che possono quindi essere imitate dalle altre. L’attenzione si è fermata in particolare su tre temi: l’internazionalizzazione (cioè tutte le forme che possono favorire gli scambi economici con l’estero), il settore lattiero caseario e la valorizzazione dei boschi per la produzione di energia. Come si vede, uno scambio così intenso tra aree omogenee costituisce un’effettiva politica per la montagna, che non si limita alle dichiarazioni di principio, ma che si traduce in un effettivo miglioramento per tutti. L’intervento più rilevante (e più atteso) al convegno è stato senza dubbio quello di Alberto Quadrio Curzio, che da vari anni, ormai, svolge il ruolo di grande ispiratore di proposte economiche e sociali e di linee di sviluppo per il nostro territorio. «Lo Statuto per la Valtellina – ha dichiarato l’illustre docente – da proposta intellettuale com’era all’inizio sta diventando un progetto di lungo cammino, che sta dando esiti al di là di ogni aspettativa. Lo sviluppo post bellico della Valtellina è stato soprattutto quantitativo. Da qui in avanti deve cambiare profilo e deve diventare essenzialmente qualitativo. Ciò richiederà molta determinazione, impegno e collaborazione da parte di tutti». Tra le proposte operative, il professore suggerisce l’intensificazione dei rapporti istituzionali con la Lombardia, dalla quale la Valtellina deve ottenere una delega per i rapporti con tutte le altre province dell’arco alpino e con la vicina Svizzera, cogliendo soprattutto l’occasione della manifestazione Expo 2015. Da sottolineare, infine, la calda esortazione rivolta ai nostri amministratori a non esasperare i contrasti politici, ma a collaborare, avendo come obiettivo il bene della comunità. CIRILLO RUFFONI Un tavolo di confronto tra diverse personalità N ella tavola rotonda che si è svolta a conclusione del convegno tenuto presso la Camera di Commercio di Sondrio e che è stata coordinata da Alberto Quadrio Curzio, alcune personalità di diversa provenienza hanno potuto effettuare un interessante e diretto scambio di esperienze. Il Podestà di Poschiavo Alessandro Della Vedova ha sottolineato che la manifestazione Expo 2015 rappresenta una grande opportunità per la sua valle, che ha già stipulato un accordo di collaborazione con la Valtellina. Egli ha quindi illustrato il sistema di formazione professionale, che comprende contemporaneamente studio ed esperienze lavorative. Il Presidente della Provincia, Massimo Sertori, si è naturalmente soffermato sulla lunga battaglia che ha portato alla conservazione della nostra Provincia. «È stato un momento di grande impegno – ha affermato – che ha visto unite tutte le forze e che deve quindi continuare anche per altre battaglie, come quella per l’utilizzo dell’acqua». Sulle norme che modificano le amministrazioni provinciali, Sertori ha ribadito la sua convinzione che il Presidente debba essere eletto dai cittadini, altrimenti «finisce per essere messo in mano ai partiti». La presenza di obiettivi comuni, come ha affermato il Presidente della Camera di Commercio Bertolini, ha fatto sì che un progetto formulato dalla piccola realtà valtellinese fosse accettato e fatto proprio dalle altre province. Per lo sviluppo del territorio è però necessario, per noi, superare i localismi, che costituiscono un vero ostacolo ai progetti. Al Presidente della Camera di Commercio di Bolzano, Luciano Partacini, è stato chiesto invece di indicare i punti di forza della sua provincia. Egli ha ricordato anzitutto il forte senso di identità, la stabilità politica e il dialogo costante, i quali, uniti all’autonomia amministrativa, hanno permesso la formulazione di progetti a lungo termine. Tra le buone pratiche, imitate da Austria e Germania, vi è senza dubbio l’istruzione professionale, dalla quale escono i maestri artigiani, che godono di un buon prestigio sociale. Questa rivalutazione del lavoro manuale ha offerto molte possibilità di lavoro ai giovani, per cui Bolzano, oggi, ha un indice di disoccupazione giovanile molto basso. Nell’ultimo degli interventi, il Presidente della Società Economica Valtellinese, Benedetto Abbiati, ha ricordato che uno degli scopi dello Statuto Comunitario è quello di riconoscere, rafforzare, ma anche dichiarare con forza la nostra identità. Egli ha quindi ribadito un concetto fondamentale già sottolineato dal professor Quadrio Curzio: oggi l’economia della Valtellina deve puntare soprattutto sulla qualità in tutti i settori, dal turismo, ai prodotti dell’agricoltura e dell’allevamento. C. R. Valchiavenna Sabato, 15 dicembre 2012 33 Un anno ricco di attività culturali P resenti circa 45 iscritti, tra cui una bella rappresentanza della Bregaglia svizzera, si è tenuta venerdì, 30 novembre 2012, presso la Sala conferenze della Scuola Primaria di Prosto, l’Assemblea ordinaria della Associazione italo svizzera per gli scavi di Piuro. Dopo il saluto del sindaco di Piuro, Paolo Lisignoli, il presidente Gianni Lisignoli, ha svolto una dettagliata relazione sulle attività svolte dall’Associazione nel corso dell’anno 2012. Tra le molteplici iniziative condotte in porto dal vulcanico presidente e dal suo staff di volontari vale la pena di segnalare: l’apertura, grazie ai volontari, del Museo degli scavi a Sant’Abbondio, con circa cinquecento visitatori, e la stampa del bollettino “Plurium” curato da Marino Balatti; la diffusione integrale da parte della radio nazionale tedesca dell’opera lirica «Die Glocken von Plurs» presentata al Belfort di Piuro nel 2010; la consegna di una serie di laveggi in pietra ollare all’Istituto alberghiero di Chiavenna; la riproposizione a giugno del teatro “Luganegaria” al polifunzionale di Promontogno; in collaborazione con “Piurocultura”, il concerto di pianoforte con Michele Montemurro al Campanile di Sant’Abbondio; il grande successo della “Dieci giorni” di settembre sul terreno impegnativo della “Disputa teologica di Piuro” culminato con la rappresentazione teatrale dei Guitti di Bergamo che ha rivisitato il tema del non facile rapporto fra cattolici e protestanti; la trasferta in Polonia società operaia di chiavenna V sulle tracce delle opere dell’architetto piurasco Antonio Pelacini; l’incontro dell’associazione con la presidente del Cantone dei Grigioni, Barbara Janom Steiner, in occasione della sua recente visita a Castasegna. A seguito della relazione del presidente, la restauratrice Maria Chiara Fois e l’organista Omar Iacomella hanno rispettivamente intrattenuto i presenti sulle caratteristiche architettoniche della Basilica mariana di Lezajsk a 250 km da Cracovia, progettata dal piurasco Pelacini, e su uno straordinario organo presente all’interno dello stesso. Dopo l’approvazione all’unanimità del Conto consuntivo 2012 il Presidente Lisignoli ha fatto cenno alle attività in cantiere per il 2013, confermando tutte le principali iniziative. In particolare, per quanto riguarda la “Dieci giorni”, che si incentrerà sul tema delle “Strie”, ha annunciato che tutte le iniziative si concluderanno per il 4 settembre, ricorrenza della frana di Piuro, per non interferire con il programma della Sagra dei Crotti di Chiavenna. La serata si è conclusa con la presentazione del volume, fresco di stampa, “Le campane di Piuro” tradotto dal tedesco dal consigliere dell’associazione, Gian Primo Falappi. Il romanzo «Die Glocken von Plurs» esce nel 1887 e l’autore è Ernst Pasqué (Köln 1821 - Ansbach 1892), ex cantante baritono, diventato in seguito scrittore di saggi e romanzi di successo. Il Romanzo ha poi ispirato nel 1908 il compositore tedesco Ernst Heinrich Seyffardt (Krefeld 1859 enerdì 30 novembre si sono concluse le celebrazioni per il 150° della Società Operaia di Chiavenna, un sodalizio benemerito a difesa dei lavoratori di tutti i settori quando le tutele di solidarietà non erano garantite. Sorta nel 1862, all’indomani dell’unità d’Italia, la Società operaia ha proseguito nel tempo e in varie forme l’azione di sostegno e tutela dei lavoratori ma, secondo il primitivo statuto, ha sempre curato anche l’aspetto della istruzione e della cultura. Nel tempo si sono succeduti tanti - Garmisch-Partenkirchen 1942), per la composizione dell’ opera lirica «Die Glocken von Plurs», con libretto d’opera a cura di Maidy Koch, una delle voci più rappresentative della poesia lirica femminile nella Germania a cavallo del XIX e XX secolo. L’Opera è stata presentata a Piuro nel 2010 nell’ambito della manifestazione culturale della “Dieci giorni”. Il romanzo, che racconta di una tenera storia d’amore sullo sfondo della tragedia di Piuro, è, a detta dello stesso Falappi, un inno alla Bregaglia, valle che Pasqué di certo visitò sul finire del 1800. Il volume è in vendita nelle librerie al prezzo di 15 euro. presidenti e tantissime persone che hanno offerto impegno gratuito e solidaristico. Il presidente Massimo Timini ha rievocato il percorso della Società soffermandosi particolarmente sugli ultimi cinquant’anni di vita. L’evento si è svolto nella sala-teatro che la Società Operaia ha inaugurato nel 2009 ed è oggi utilizzatissima per numerose manifestazioni. Uno dei presidenti degli ultimi anni, Italo Giudici, ha presentato e commentato una proiezione che ha rievocato volti e persone che sono state particolarmente significative per la vita della associazione. I soci e il pubblico presente si sono poi spostati all’esterno per lo scoprimento della lapide del 150° di vita della Società Operaia. È seguita un’apprezzatissima cena presso l’Istituto alberghiero vicino. Giovedì 13 dicembre, nei pomeriggi di Scuola Aperta Valchiavenna, l’archivista Giordano Sterlocchi rievoca la storia dell’associazione scorrendo documenti del suo archivio, recentemente riordinato e sistemato come fonte di studio della storia sociale di Chiavenna. Lettera. Aggiornamenti dal missionario comboniano chiavennasco padre Eugenio Caligari. Il Natale in Sudan Quelli appena trascorsi sono stati mesi difficili, segnati dalle discordie fra i due “Sudan” e l’impatto della crisi economica che si sta facendo sentire anche a quelle latitudini... C ome è tradizione, il missionario comboniano padre Eugenio Caligari, originario di Chiavenna, ha scritto una lettera per raccontare il suo lavoro in Sudan. «Anche quest’anno è ormai arrivato alla fine con le festività Natalizie ormai alle porte. È la consueta occasione di scrivervi per aggiornarvi del mio lavoro missionario e per inviarvi i miei più fervidi Auguri di Buon Natale e Capodanno. Quest’anno è stato particolarmente duro per tutta la popolazione, l’impatto della divisione e delle discordie tra i due Sudan si è fatto sentire pesantemente. La sospensione della produzione di petrolio da parte del Sud e la chiusura delle frontiere da parte del Nord con la sospensione dell’abbondante commercio hanno procurato una crisi senza precedenti alle economie di entrambi. Per il Sud è significato “ fame” e per il nord meno guadagni e crisi. Le zone di frontiera hanno visto l’escalation di vari conflitti armati. All’interno dello stesso territorio del Nord nelle zone del Darfur, dei Monti Nuba e del Nilo Blu sono tuttora in atto vere e proprie guerre civili con conseguenze drammatiche per la popolazione difficilmente descrivibili senza suscitare orrore. Per di più la crisi mondiale fa sentire i suoi effetti anche qui: i prezzi anche delle cose base sono triplicati. Specialmente per i più poveri la situazione è disastrosa. È continuato l’esodo dei sudisti per andare nel loro nuovo paese, anche se frenato da burocrazia e dalla chiusura dei confini e soprattutto dalla completa mancanza di soldi per il trasporto. Migliaia vivono ancora da quasi un anno in campi sfollati ai margini del deserto in attesa che qualcuno li aiuti a partire. Nello stesso tempo aumentano le popolazioni Nuba che si rifugiano qui a Khartoum scappando dalla guerra. La maggioranza non sono cattolici, ma i loro bambini sono accolti nelle nostre scuolette senza nessuna discriminazione e quando si può aiutare non guardo a chi appartengono. Così per esempio a Izba, quartiere di Khartoum dove lavoro io, sono cresciuti enormemente. Adesso sono circa 25.000 gli abitanti di questo rione di emarginati, di cui 20.000 Nuba: non ci sono servizi per cui le condizioni igieniche sono disperate. Abbiamo circa un migliaio di cattolici, gli altri sono pagani, musulmani e protestanti di varie denominazioni. Qui manca tutto, ci sono una infinità di problemi, ma c’è anche gioia e voglia di vivere e di progredire. La scuola funziona bene e il numero degli alunni cresce. Ci sono due posti di pronto soccorso governativi. In questi giorni passati parlando con la gente mi dicevano che non vanno volentieri là perche si esce morti. E molti sono ritornati alla medicina tradizionale meno costosa, ma per la maggioranza dei casi, meno efficace. Vi immagino tutti intenti alla preparazione del Natale. Qui non ci sono luci o altri segni delle prossime festività e non sarà celebrato come giorno di vacanza dalla stragrande maggioranza della popolazione: il paese è più del 95% musulmano. Noi missionari abbiamo cominciato a fare il programma per la preparazione della Liturgia e di qualche piccola festicciola. Per i piccoli e per le famiglie. Come sapete, durante tutto l’anno scorso e quest’anno ci avevano portato via quasi tutto il terreno che avevamo per la scuola serale, raduni, posto di ritrovo e svago per i bambini e i ragazzi/e del rione. e anche per la nostra chiesa. In questi ultimi sei mesi ci siamo impegnati ad andare una infinità di volte negli uffici governativi per farci ridare indietro il nostro terreno. Pazienza immensa e spese non irrilevanti. Abbiamo trovato anche della brava gente musulmana che ha capito e ci ha aiutato e adesso sembra che siamo a buon punto, purchè tutto vada liscio... Anche quest’anno non potremo celebrare il Natale nella chiesa perchè non c’è spazio, ma lo faremo nel cortile della nuova scuola anche se è un pò più distante. È bello vedere come le feste liturgiche sono vissute con una gioia e un entusiasmo che in Italia non possiamo immaginare. Tutti sfoggiano (o almeno tentano) vestiti sgargianti che non si sa da dove vengano, visto le povere baracche dove vivono, e la situazione familiare che hanno e le difficoltà di ogni giorno di far quadrare i conti per sbarcare il lunario. E la gioia della celebrazione è condivisa da tutti: protestanti e anche dai vicini di casa musulmani. I poveri sanno gioire con poco e sanno condividere. Questa gioia io auguro a voi come dono dal Signore Gesù per Natale. Vi ringrazio dell’ amicizia e dell’aiuto costante per la mia missione. Ricambio ricordandovi tutti nelle mie preghiere e nella Santa Messa: è il Signore che deve ricompensarvi! Anche voi pregate per me, perchè sia un segno del suo amore per questi fratelli più bisognosi». Sondrio Cronaca 34 Sabato, 15 dicembre 2012 Sondrio «Il Papa scrive con grande passione, con grande partecipazione del cuore. È come un innamorato che parla della persona più importante della sua vita». Il Vescovo ha presentato l’ultimo libro del Papa «S apete che il Papa ha scritto anche questo libro con la matita, su fogli di carta? Ed io me lo immagino nel suo studio mentre scrive e si rilassa. Dico questo perché quando gli feci la mia visita ad limina, dopo aver parlato della Diocesi di Como, gli chiesi dei suoi libri e lui potendo finalmente parlare di Gesù si rilassò. Finalmente si trovava nel suo “ambiente giusto”». Con queste parole il vescovo monsignor Diego Coletti ha introdotto la sua conferenza per presentare l’ultimo libro del Papa, L’infanzia di Gesù, con il quale Benedetto XVI ha concluso la sua opera complessiva di quasi mille pagine in tre volumi su Gesù di Nazareth. Organizzato da Fulvio De Marcellis della Libreria San Paolo, l’incontro si è svolto lo scorso venerdì 7 dicembre presso il cinema Excelsior di Sondrio. «Il Papa scrive con grande passione, con grande partecipazione del cuore. è come un innamorato che parla della persona più importante della sua vita. Come i due precedenti, anche questo libro non è un’esegesi raffinatissima dei testi del Nuovo Testamento, ma è il frutto di un legame profondo, il risultato di una comprensione dei Vangeli che passa attraverso lo sguardo di una persona profondamente innamorata», ha proseguito il vescovo. «Se l’esegesi storico-critica è Notizie in breve Bando di 120 mila euro per famiglie in difficoltà Ancora pochi giorni – fino al 19 dicembre – per partecipare al Bando speciale di Fondazione Pro Valtellina Onlus e Fondazione AG & B Tirelli a sostegno di nuclei familiari o singoli individui che vivano un momento di difficoltà economica o psicologica. 120 mila euro interamente rivolti alle difficoltà che il periodo storico attuale e la congiuntura economica sfavorevole stanno facendo emergere con grande violenza. Il Bando,disponibile sul sito www.provaltellina.org darà sostegno a progetti di educazione, istruzione e inserimento lavorativo per i figli di famiglie in difficoltà economica (dai doposcuola, all’orientamento professionale, dalle borse di studio all’acquisto di libri e strumenti informatici). Saranno privilegiate inoltre le iniziative di sostegno alle mense popolari, banchi alimentari, centri di ascolto e i progetti di sollievo grazie a gruppi di auto aiuto, di counselling e di promozione di reti familiari. Una sensibilità particolare andrà alle persone che necessitano di assitenza domiciliare, di mobilità e cure particolarmente onerose. Le domande saranno esaminate da un’apposita Commissione. La valutazione conclusiva sarà effettuata sulla base di alcuni criteri precisi e predefiniti quali l’urgenza dell’intervento, la sostenibilità economica del progetto, la solidità del piano finanziario, la mobilitazione di volontari. necessaria per lo studio della sacra Scrittura, per arrivare a una vera comprensione di ciò che l’autore dei Vangeli vuole dirci, deve essere messo in atto un ascolto diverso; la lettura asettica dello studioso deve lasciare il passo alla lettura di una persona innamorata». Ma perché il Papa ha scritto il libro sull’infanzia di Gesù come terzo volume, dopo il primo che va dal battesimo alla trasfigurazione e il secondo, dall’ingresso a Gerusalemme alla risurrezione? Questa successione non è casuale, ha spiegato Coletti, perché ripropone la vicenda stessa dei discepoli che hanno conosciuto Gesù e che, dunque, solo dopo la sua morte e resurrezione hanno cominciato a interrogarsi su di lui e hanno sentito il bisogno di ricostruire tutta la sua storia. I Vangeli del’infanzia, dunque, non sono «fiabe per commuovere», ma «una risposta solenne a questa domanda». Anche la genealogia con cui ha inizio il Vangelo di Matteo non è casuale, ha detto ancora il vescovo raccontando quanto scritto dal Papa. Quello che potrebbe sembrare un «attacco micidiale, un documento d’archivio», ha detto con simpatica ironia, contiene «un profondo significato teologico e, cioè, che c’è un ordine nella venuta di Cristo» e che, come scrive il Papa, la storia di Gesù è la storia della salvezza che inizia con l’alleanza tra Dio e Abramo. A sua volta, la genealogia di Luca, che risale fino ad Adamo, porta un messaggio teologico: «Gesù è l’uomo nuovo, parte nuova della stirpe umana che risale fino ad Adamo, ed è venuto per tutti i popoli, non solo per il popolo d’Israele». Nel libro, ha ricordato ancora il Vescovo, il Papa affronta anche la questione se la stella sia realmente esistita. L’ipotesi scientifica ripresa da Benedetto XVI è quella di uno scienziato che ha evidenziato come tra l’anno 7 e 6 avanti Cristo, data verosimile della nascita di Gesù (c’è stato, infatti, un errore nel calcolo nell’inizio dell’era cristiana) ci fu una congiunzione straordinaria di Giove, Saturno e Marte che certo costituirono un segno luminosissimo nel cielo. Dal pubblico è stato fatto notare che anche nei Vangeli dell’infanzia ci sono delle discrepanze, dei dati discordanti che vengono usati dai detrattori per affermare che i Vangeli non sono storicamente affidabili. Tra questi particolari, per esempio, c’è il fatto che Luca racconta che la nascita di Gesù avvenne in una stalla e che il bambino fu deposto in una mangiatoia, mentre nel Vangelo di Matteo è scritto che Gesù nacque in casa. «Gesù non è un’oggettività storica ricostruita nei minimi particolari», ha commentato il Vescovo e «i discepoli erano innanzitutto uomini desiderosi di testimoniare la Parola che avevano ascoltato». Dunque, è più comprensibile che non siano stati degli storici rigorosi nel ricostruire i dettagli della sua vicenda umana. MILLY GUALTERONI ■ Quadrio Curzio ha incontrato le sezioni Lions della Provincia L’Europa e l’Italia per le nuove generazioni «E siste ancora l’Europa o abbiamo abbandonato i grandi ideali? Nella società c’è un diffuso scetticismo e si scorgono qua e là riflussi di tipo nazionalistico, ma io rimango un grande europeista, perché l’Europa ha contribuito molto alla pace e all’economia ed ha una grande importanza nella nuova prospettiva geopolitica». È stato come sempre molto chiaro e franco Alberto Quadrio Curzio, nella conferenza che ha tenuto venerdì 7 dicembre alle sezioni Lions della provincia di Sondrio, riunite per la consueta festa degli auguri, con la partecipazione del Governatore Distrettuale Norberto Gualteroni. Il professore ha quindi ricordato che l’Europa è stata costruita molto sul piano economico, ma poco su quello sociale: manca l’identificazione in ideali comuni. Già sotto la presidenza di Romano Prodi era stata creata una commissione per individuare i valori spirituali e culturali comuni al nostro continente. Dopo vari incontri, ai quali avevano partecipato personalità di diversa provenienza politica e religiosa, tutti si erano trovati d’accordo nell’identificare tre punti qualificanti, tre grandi eredità della civiltà europea: la cultura e il diritto romani, l’illuminismo e la tradizione cristiana. Quando poi si era cercato di elaborare una costituzione europea, il testo prodotto era risultato troppo complesso, di difficile comprensione per gran parte dell’opinione pubblica e quindi era stato bocciato da alcuni Stati, come la Francia. Quale assetto istituzionale dare all’Europa? Su questo punto Quadrio Curzio ha una visione particolare. Ritiene infatti che l’Unione Europea non potrà mai essere una confederazione di Stati, come spesso si auspica, ma che è una nuova forma di democrazia, una forma composita, nella quale trovano espressione sia la volontà dei popoli (nel Parlamento e nella Commissione Europea), sia la volontà degli Stati, con il Consiglio d’Europa. Oggi, ha affermato il relatore, prevale di gran lunga la volontà degli Stati, come appare soprattutto da due elementi: l’unanimità delle decisioni (con tempi lunghi ed enormi difficoltà) e la rotazione della presidenza, che oggi è detenuta da Cipro. Ma che autorevolezza può avere uno Stato piccolissimo e per di più alle prese con una grave crisi economica? L’Europa, quindi, presenta questa sfasatura: rimane la più grande potenza economica del mondo (di questo ci dimentichiamo spesso), ma ha ancora un assetto istituzionale dimensionato alla piccola Europa delle origini. Il professore ha poi avanzato altre due critiche all’istituzione europea: aver puntato molto sulla liberalizzazione del mercato, la quale, da sola, non risolve tutti i problemi e non aver affrontato la crisi economica con uno strumento forte, già suggerito dall’Italia, come l’emissione degli Eurobond, cioè i titoli garantiti dall’Europa stessa. E per quanto riguarda la situazione italiana? Anche su questo tema il giudizio del professore è stato molto chiaro, con tratti di originalità. «Il governo Monti ha fatto quello che era necessario, perché non aveva alternative. Gli Italiani sono stati consapevoli dei problemi e si sono comportati in modo splendido, con responsabilità, evitando disordini. Sono veramente ammirato nei loro confronti». Il nostro Paese deve però affrontare problemi gravissimi, come quello della disoccupazione giovanile. I dati sono allarmanti. Presso i giovani, in Italia, il livello di disoccupazione supera il 35%. Vanno aggiunti poi i cosiddetti scoraggiati, cioè coloro che non studiano, non lavorano e neppure cercano un lavoro. «Se non interveniamo subito, rischiamo di perdere un’intera generazione». Quali le cause? Secondo il professore molte sono da attribuire al nostro sistema scolastico. L’Italia ha curato poco gli scambi culturali. «A differenza di altri Stati, come l’Inghilterra, non ha alcuna capacità di attrazione per gli studenti stranieri. Ciò rappresenta un handicap tremendo, perché significa mancanza di conoscenza e di dialogo». Risulta fondamentale, inoltre, la formazione professionale. Proprio gli Stati nei quali essa è meglio curata, infatti, i giovani trovano maggiori opportunità di lavoro. CIRILLO RUFFONI Sondrio Cronaca Sondrio approva il bilancio 2013 Morbegno Una serata sulla prevenzione dei tumori I l 13 dicembre 2012, con inizio alle 20.30, il Dipartimento interaziendale provinciale oncologico (Dipo) invita la popolazione della provincia di Sondrio a Morbegno, presso l’Aula Magna dell’istituto comprensivo di Viale Ambrosetti, per l’annuale conferenza divulgativa, come indicato dal decreto regionale di istituzione del Dipartimento. Il tema scelto per la conferenza 2012 è “La prevenzione dei tumori maligni e la diagnosi precoce”. Ne parleranno alcuni esperti della sanità provinciale, che da anni si occupano in modo specifico del problema, con l’intento di stimolare attenzioni ad un corretto stile di vita e ad una buona educazione alla salute. Durante la serata sarà inoltre illustrato quanto ottenuto in termini di vantaggio clinico dagli screening effettuati sulla popolazione della provincia di Sondrio per il tumore della mammella e del colon. L’accesso alla conferenza è gratuito per tutti e libero fino ad esaurimento posti. I Un successo i pomeriggi in biblioteca due pomeriggi di apertura straordinaria dell’1 e 2 dicembre scorsi hanno confermato la Biblioteca civica di Sondrio quale luogo centrale della vita cittadina. Centinaia di persone, tra bambini, giovani e adulti hanno partecipato, curiosato, gioito di momenti di incontro e di festa attestando nel concreto come la biblioteca sia, in concreto, luogo di socialità e di crescita culturale. Questi due giorni non possono non richiamare la festa di compleanno «A nche quest’anno, come previsto dalla legge, andiamo ad approvare il bilancio di previsione 2013 prima della fine dell’anno. La Giunta infatti l’ha approvato il 30 novembre, lunedì 10 dicembre è andato in commissione, mentre il venerdì 21 sarà portato in consiglio comunale». Sono queste le parole dell’assessore del Comune di Sondrio, con delega alla Programmazione economica e finanziaria, Gianpiero Busi nell’annunciare quella che lui stesso ha definito: «Un’importante puntualità che permetterà agli uffici di svolgere le loro attività rispetto a quanto previsto dal bilancio». «Il bilancio, nonostante gli ulteriori tagli previsti, prevede il mantenimento di tutti i servizi erogati dal Comune – ha aggiunto l’assessore Busi – con qualche elemento da segnalare». Tra questi si prevede che l’adeguamento delle tariffe sull’inflazione, applicato fino ad ora al 75%, sarà del 50%, mentre non verrà applicato per alcuni servizi, quali l’utilizzo degli impianti della biblioteca dello scorso 2 luglio, con altrettante centinaia di persone, in questo 2012 che vede la Rajna compiere 150 di vita e di presenza cittadina e provinciale. Occasioni come questa appena conclusa sono possibili grazie alla dedizione di tanti soggetti che hanno saputo intuire le potenzialità della Biblioteca, hanno collaborato, incoraggiato e condiviso il progetto di rinnovamento del servizio e degli spazi. A costoro la biblioteca vuole dedicare un ringraziamento Il Bim premia i talenti sportivi della Provincia Borse di studio anche per due studenti universitari valtellinesi per i loro dottorati di ricerca. N Sabato, 15 dicembre 2012 35 el settembre scorso il Consorzio Bim ha lanciato quattro concorsi per i giovani, dai ragazzi delle scuole dell’obbligo agli sportivi fino agli studenti universitari, mettendo a disposizione oltre 30 mila euro: un investimento per sostenere la crescita, l’impegno e l’istruzione di chi rappresenta il futuro di Valtellina e Valchiavenna. L’iniziativa ha una duplice valenza: da un lato fornisce un riconoscimento, dall’altro intende dare un pubblico riscontro alla serietà e all’impegno, oltre che al talento. I primi due, Lo sport per crescere e quello riservato agli studenti universitari, sono scaduti il 15 novembre scorso. Le premiazioni si sono svolte nel pomeriggio dello scorso giovedì 6 dicembre, nella Sale delle Acque, presso la sede del Bim a Sondrio, alla presenza della presidente Carla Cioccarelli, dei componenti del Comitato Esecutivo e del presidente del Coni provinciale Ettore Castoldi. Confermate le aliquote Imu: 4 per mille per la prima casa, 7,6 per le aree fabbricabili e 9,8 per le altre categorie: «Per tutti i cittadini che hanno trasferito la loro residenza nelle di cuore. In primo luogo alle aziende: Edil.Bi., che ha offerto un maestoso albero di Natale, regali per tutti i bambini e un sontuoso rinfresco per più di cento persone; Unieuro per la presenza “tecnologicamente competente” in biblioteca, un vero servizio culturale, e per il premio offerto alla vincitrice di “Skizza in biblioteca”; al Consorzio Sol.Co. Sondrio, partner prezioso del concorso ed insostituibile interlocutore per il mondo giovanile, all’Associazione I ragazzi premiati con un assegno del valore di 1000 euro ciascuno per l’impegno nello sport e per i risultati ottenuti sono dieci: hanno tra gli 11 e i 18 anni, provengono da diverse zone della provincia di Sondrio, e praticano svariate discipline (ginnastica ritmica, karate, canoa, sci di fondo, tennis, short track, trial e ciclismo). Fra di loro vi sono giovani speranze e atleti che hanno già ottenuto risultati significativi in ambito nazionale e internazionale: tutti sono accomunati dalla grande passione per lo sport che spesso regala soddisfazioni ma che richiede un impegno costante. A loro, e idealmente a un movimento sportivo che vanta migliaia di praticanti in provincia di Sondrio, il Consorzio Bim ha dedicato un bando di concorso, giunto quest’anno alla seconda edizione, che non a caso si intitola Lo sport per crescere, per sottolineare l’importanza di una sana pratica sportiva, in qualsiasi disciplina e indipendentemente dai risultati conseguiti, per i ragazzi di Valtellina e Valchiavenna. Un’operazione, molti risvolti case di riposo proponiamo l’agevolazione della prima casa: continueranno quindi a pagare il 4 per mille e non il 9,8. Abbiamo inoltre introdotto una riduzione del costo per le Onlus che pagheranno, invece che 9,8, l’8,8 per mille» ha concluso. Culturale Futura e ai ragazzi della Scuola Media Ligari di Sondrio per i momenti musicali, alla Bottega della solidarietà di Sondrio per il lavoro delle volontarie. E, non certo ultimi, un particolare grazie va rivolto alle volontarie e ai volontari della Rajna, senza i quali progetti di animazione come “La biblioteca che non ti aspetti” non sarebbero nemmeno pensabili. Un grazie infine a tutti i cittadini che credono nella biblioteca come piazza qualificata del sapere. L’aiuto diretto è per coloro i quali hanno intensificato il loro impegno ottenendo importanti risultati, ma il sostegno del Bim si allarga a tutto il movimento. Per quanto riguarda il bando per l’assegnazione di borse di studio ai giovani universitari per dottorati di ricerca scientifica sull’acqua o sull’energia elettrica in un ambito di innovazione ambientale, del valore di 2000 euro ciascuna, la commissione esaminatrice ha valutato positivamente le domande pervenute da Ugo Ghisla e da Michele Negri. Ghisla, già assegnatario della medesima borsa di studio lo scorso anno, è stato premiato per il suo dottorato di ricerca in ingegneria elettrica presso la University of South Carolina “Studio di un circuito di protezione intelligente per sistemi di distribuzione dell’energia elettrica in corrente continua”; Negri per il dottorato di ingegneria aerospaziale “Caratterizzazione di spray di fluidi newtoniani e non newtoniani: studio sulla formazione di gocce e fibre”. Morbegno Impegno contro gli stupefacenti U na maxi operazione contro frode fiscale (legata soprattutto all’evasione dell’Iva), contrabbando, usura, esercizio abusivo di attività finanziaria, riciclaggio e spaccio di sostanze stupefacenti. Un’organizzazione con base in Valtellina e ramificazioni in Italia, Ungheria, Romania, Austria, Slovenia, Croazia e Albania. Sono state individuate fatture false per 28 milioni di euro, proventi illeciti per quasi 8 milioni di euro, e somme di denaro riciclato per oltre 15 milioni di euro. Sono solo con un centinaio colalcuni dei numeri di “Iron-Efesto”, at- pite da denunce o provvedimentività investigativa che ha visto la colla- ti giudiziari. Uno dei canali di riborazione di Polizia di Stato e Guardia ciclaggio prevedeva l’acquisto di di Finanza con il coordinamento della patrimoni immobiliari all’estero Procura di Sondrio. Al vertice dell’or- (un centinaio quelli confiscati, ganizzazione vi era un pregiudicato fra ville, appartamenti, terreni cinquantenne di Traona, con interessi e anche un albergo/ristorante), in bassa Valtellina nel settore del ferro. in molti casi messi poi a dispoNel tempo ha poi sviluppato più atti- sizione anche di esponenti delvità fraudolente sotto l’aspetto fiscale. la ‘ndrangheta. L’attività investiSette, in totale, gli arresti, due gli ordi- gativa che ha portato ai risultati ni restrittivi da portare a termine e cir- di “Iron-Efesto” iniziò nel 2009, ca 160 persone coinvolte a vario titolo, a partire dalle periodiche inda- sportivi e le fasce di costo dell’asilo nido. gini antidroga della polizia sondriese. Arresti e perquisizioni, oltre che la provincia di Sondrio, hanno coinvolto anche quelle di Milano, Bergamo, Como, Udine, Torino e Ferrara, con l’impegno di più di 150 uomini di Polizia e Fiamme Gialle. L’evasione fiscale – hanno ricordato i responsabili sondriesi della maxi operazione - attuata su larga scala consente di avere fondi occulti da utilizzare per reati gravissimi. I dati più recenti sul consumo di droghe in Lombardia dicono che un quindicenne su quattro ha già consumato cannabis. Un dato allarmante, per le famiglie e la società in generale. Nei giorni scorsi alcune mamme di Morbegno hanno lanciato l’allarme per l’inquietante presenza di attività di spaccio persino alla stazione ferroviaria. «È un fenomeno ormai dilagante - interviene il responsabile del dipartimento dipendenze dell’Asl di Sondrio, Massimo Tarantola - la droga è dappertutto e negli ultimi anni si è notevolmente abbassata l’età del primo contatto con le sostanze psicoattive, che qualcuno comincia a provare già a 13 anni». Dallo scorso mese di settembre, in provincia di Sondrio, è partita una capillare attività di lotta all’abuso di sostanze stupefacenti. «Il primo passo riguarda l’aspetto della prossimità – prosegue Tarantola – per fornire ai giovani informazioni e occasioni di ascolto. Ci sono diversi operatori nei luoghi del divertimento. In questi tre mesi sono già 500 i ragazzi avvicinati. La seconda azione coinvolge l’ambiente scolastico e prevede il rafforzamento dell’autoregolamentazione e interventi mirati per i casi più critici». La proposta ha raccolto l’interesse di una decina di istituti superiori di Sondrio, Chiavenna e Morbegno. Sempre da settembre è operativo a Morbegno, presso la comunità “Il Gabbiano”, un centro diurno sperimentale che accoglie adolescenti con problematiche di abuso di alcool e droghe e che attualmente ospita 5 ragazzi.. 36 Sabato, 15 dicembre 2012 Sondrio Cronaca Aprica. Le figure dei Magi hanno segnato il ritiro d’Avvento di sabato e domenica scorsi. Vicariati di Tirano e Grosio: giovani in ritiro «V enimus adorare eum» (Siamo venuti per adorarlo - Mt 2, 2) è la frase con cui i Magi giunsero ad adorare Gesù. Erano muniti di fede, doni e rapidi mezzi di trasporto. «Venimus adorare eum» è la frase che ha segnato il ritiro d’avvento dei giovani dei Vicariati di Tirano e di Grosio, l’8 e il 9 dicembre. Il loro equipaggio era un po’ differente rispetto ai personaggi del Vangelo: zaini, sacchi a pelo, giacconi pesanti, berrette, guanti, stivali. E ancora il Vangelo, una matita e delle righe di un quaderno da riempire con i propri pensieri. Questo era il materiale scelto dai sessanta adolescenti per affrontare le due giornate di preparazione al Natale. Il consueto ritrovo quest’anno ha fatto tappa tra la neve di Aprica. Qui i ragazzi si sono radunati a mezzogiorno del sabato, dopo aver partecipato alla santa Messa, ognuno nella propria comunità parrocchiale. Nella quiete del passo montano hanno assaporato ed interrogato il Vangelo per farsi, poi, leggere dalla Parola. Hanno ritrovato nei pastori, nei Magi, nei sacerdoti e in Erode degli specchi di loro stessi. Vi hanno trovato riflesse la pigrizia, la paura, la falsità della loro fede, a volte superficiale e sterile. Vi hanno intravisto la loro relazione con Dio fatta non solo di ombre, ma anche di luce: la dinamicità, l’affidamento totale, la curiosità, la ricerca, la critica, l’apertura al nuovo che spicca nei pastori e nei sapienti pagani dall’Oriente. Sono partiti dalla Parola per leggerla e, innanzitutto, farsi leggere da lei. Hanno affrontato gli evangelisti Luca (2, 8-18) e Matteo (2, 1-12) in modo diverso tra biennio e triennio, secondo gli stili che meglio si adattano alle loro esigenze. Così i ragazzi di prima e seconda superiore si sono immersi nel Vangelo a partire da un’esperienza pratico-ludica, che li ha posti di fronte al loro essere giovani aposto- li. Mentre i ragazzi del triennio hanno affrontato i brani del Vangelo di riferimento attraverso la Lectio Divina, tenuta da don Mariano Margnelli, Vicario di Grosio, e da don Francesco Vanotti, Vicario di Tirano. Entrambi i gruppi si sono poi tuffati nelle letture della domenica per preparare un testo introduttivo alla prima e alla seconda lettura. Emblema dell’incontro è stato l’inno della Giornata Mondiale della Gioventù del 2005, a Colonia. è stato il primo ritiro organizzato dalla Commissione Giovanile Intervicariale dopo l’arrivo di don Francesco nel gruppo. La scelta di Aprica come luogo di incontro è stata fatta con il desiderio di facilitare la partecipazione dei giovani di questa comunità, che per difficoltà logistiche e organizzative raramente riescono a vivere le esperienze proposte per i due Vicari. LUCIA SCALCO A Livigno lo scorso 4 dicembre Novità per la casa della sanità A Lo scorso martedì 4 lcuni riconoscimenti che premiano il gradimento dicembre sono state turistico del Piccolo Tibet presentate tre nuove sono anche figli della ambulanze e il nuovo capacità avuta nel tempo (e da più amministrazioni) di realizzare una reparto di radiologia. rete di servizi sempre più rispondente A benedire le novità il alle esigenze. Dei residenti in primo luogo, ma anche e soprattutto dei parroco, mons. Longhini. tanti ospiti che, in particolare nella stagione invernale, anche sulla bontà e rapidità dei cittadino, attraverso da un lato il potenziamento della servizi sanitari fa affidamento. E proprio all’inizio presenza del pronto intervento e dall’altro facendo in della nuova stagione turistica Livigno e l’Azienda modo che non debba percorrere lunghe distanze per Ospedaliera Valtellina e Valchiavenna hanno presentato una radiografia». ufficialmente il nuovo reparto di radiologia e le tre Si tratta di un altro passo sul cammino intrapreso diversi nuove ambulanze che entrano in servizio proprio in lustri addietro quando il Comune di Livigno volle la questi giorni. Lo scorso martedì 4 dicembre, presenti Casa della Sanità. Una struttura che nel tempo è stata i vertici dell’Aovv e dell’amministrazione comunale, i adeguata, attrezzata e potenziata. Come nel caso della volontari del 118 e gli operatori della Casa della Sanità, nuova radiologia che – ha osservato il direttore generale autolettighe e attrezzature radiologiche sono state Aovv, Luigi Gianola – «rappresenta la soluzione più benedette da monsignor Giuseppe Longhini, parroco avanzata, moderna e sicura che potessimo pensare per di Livigno, e ufficialmente presentate ai media. Livigno. Qui verranno fatte le radiografie e verranno «Queste due nuove dotazioni per la casa della sanità di subito inviate a Sondalo per l’esame e la stesura del Livigno – ha spiegato Paolo Della Torre, responsabile referto. Un servizio importante che possiamo realizzare del dipartimento urgenza ed emergenza dell’Aovv – solo grazie alla collaborazione con l’ente locale». E rappresentano il successo della collaborazione tra l’ente locale, per bocca del vicesindaco Narciso Zini, ha Azienda e comune di Livigno; la sanità moderna espresso il suo ringraziamento all’Azienda Ospedaliera: ha bisogno di strutture e servizi che vadano verso il «Abbiamo trovato nel dottor Gianola, prima all’Asl e poi all’Aovv, un interlocutore attento alle nostre necessità. Questi nuovi servizi rappresentano il frutto di una positiva collaborazione». Per i nuovi servizi e le nuove dotazioni presentati questa mattina alla casa della sanità di Livigno sono stati investiti oltre 400 mila euro; ciascuna ambulanza costa circa 120 mila euro, 35 mila sono stati necessari per le attrezzature della nuova radiologia e circa 20 mila euro l’intervento del comune per consolidare la struttura su cui poggia l’impianto radiologico. Ma l’impegno – evidenziato sia dagli amministratori locali che dai vertici dell’Azienda – non riguarda solo le attrezzature. «Siamo attenti – ha voluto ribadire il direttore dell’Aovv Luigi Gianola – anche alla gestione ed ai costi derivanti. Non vogliamo far mancare servizi e presenze, soprattutto alla vigilia di una stagione turistica». ARMANDO TRABUCCHI www.altarezianews.it Livigno. Il corto ha preso parte al settimo Festival del cinema nuovo di Gorgonzola Centro Diurno Disabili: gli ospiti diventano attori I ragazzi del Centro Diurno Disabili di Livigno sono stati i protagonisti di un cortometraggio che ha preso parte al settimo Festival del cinema nuovo di Gorgonzola. L’opera, dal titolo L’è miga nasciù un marcin, ma l’è nasciù un sciotin (Non è nato un bambino ma è nato un vitellino), è stata presentata nel Piccolo Tibet lunedì sera, 10 dicembre, alle 21.00 presso il Cinelux. La durata della pellicola è di 10 minuti circa. Tutto nasce da un’idea del regista Gimmi Cantoni, operatore presso il Centro Diurno e dall’aiuto regista Fabia Antonioli, che hanno voluto valorizzare i ragazzi in un’attività nuova e che ha permesso loro di esprimersi davanti alle telecamere. Il risultato è sicuramente di buon livello e divertente. Realizzata anche una versione in livignasco. «Sicuramente una grossa soddisfazione per noi – ha precisato Cantoni – che siamo riusciti a dar vita ad un progetto molto ambizioso e di non semplice realizzazione. Il film è ambientato in alcune baite livignasche e gli attori indossano i costumi tipici. Ognuno ha il suo ruolo. Il sacerdote, con tanto di paramenti, la suora, il chierichetto, la levatrice, i pastori, la maestra. Oltre alla parte creativa dunque, si è reso necessario un notevole sforzo di coordinamento. Gli attori hanno avuto modo di divertirsi e si sono impegnati moltissimo. Si sono sentiti responsabilizzati mettendo in campo tutto il loro entusiasmo in un’esperienza totalmente nuova». Il tutto è stato reso possibile dalle famiglie che hanno fornito i costumi. Necessaria una settimana di lavoro intenso ed altrettanto di post produzione, realizzata degli operatori di Tele Monteneve, autori del montaggio. Gli attori coinvolti sono stati 14: Bruna Giacomelli, Chiara Bormolini, Daniele Rodigari, Danila Cusini, Dario Galli, Flavia Rodigari, Franco Cusini, Franz Confortola, Lucia Galli, Monica Cusini, Nella Confortola, Nicoletta Cusini e Valeria Cusini. Dieci gli educatori impegnati: Carla Martinelli, Orazio Galli, Mara Picen, Francesca Patelli, Claudia Secchi, Lucia Silvestri, Fabia Antonioli, Milena Magatelli, Gimmi Cantoni, Rita Meraldi. PIETRO ILLARIETTI Spettacoli ✎ il telecomando | Scelti per voi La più bella del mondo R oberto Benigni torna in televisione, lunedì 17 dicembre, con una serata dedicata alla Costituzione italiana. «È un libro straordinario», ha detto Benigni presentando la serata. «Finora mi sono occupato di Dante: qui siamo nel cielo degli uomini, a uno dei punti più alti raggiunti dagli uomini. In questo momento in cui ci stiamo perdendo, ci stiamo sperdendo davvero, bisogna andare a chiedere a chi ci ha indicato la strada da che parte andare. Gli autori della Costituzione ci hanno illuminato la strada della felicità con regole semplici semplici, i dodici principi fondamentali» che «tanti Stati hanno copiato». La Costituzione è un’opera che «è ancora viva, come la cupola del Brunelleschi», ha detto ancora Benigni, sottolineando che si tratta di «una delle Costituzioni più belle del mondo». Lunedì 17 dicembre, ore 21.10, Rai 1 Domenica 16. FdS. C5 8.50. Rapporto Caritas sulle povertà. Concerto di Natale, Rai1, 12.20. Musiche di Verdi dirette da R. Muti. Devi crescere Timmy Turner, Rai gulp, 19.30. Film per ragazzi. Report, Rai3, 21.30. Eni Gestione Scaroni. L’isola, Rai1. 21.30. Fiction 5° p. Downton abbey, R4, 21.30. Fiction 3° p. Prima pagina, Iris, 21.05. Brillante commedia di B. Wilder sul giornalismo con J. Lemmon. Imperium: San Pietro, Rai premium 21.15. Miniserie completa con O. Sharif. Lunedì 17. Wallander falsa pista, Rai movie, 19.40. Poliziesco inglese con K Branagh. Tutti i giorni alla stessa ora. La più bella del mondo, Rai1. 21.10. Spettacolo di Benigni sulla costituzione. Replica domani su Rai5, 20.45. Miracolo nella 34° strada, C5, 21.10. Film natalizio per famiglie. V per vendetta, It1, 21.10 Film originale di fantapolitica per adulti. The war5: La speranza, Sabato, 15 dicembre 2012 37 di Tiziano Raffaini un mondo senza guerre, Rai storia 21.00. Doc. Martedì 18. Emma, Rai movie, 17.40. Da un romanzo di J. Austen con G. Paltrow. Don Matteo 8, Rai1, 21.10. Fiction. Lo spettacolo della natura, R4, 21.10 doc. La voce dell’amore, Iris, 21.05. Ottimo film con M. Streep e R. Zellwegger sul difficile rapporto madre figlia. Mercoledì 19. I giovani tra fede e nichilismo, Rai storia 21.10. Inchiesta. Il libro della giungla, Rai1, 21.10. Cartone Disney. Vi presento Joe Black, R4, 21.10. Interessante film con B. Pitt nei panni della morte. Fred Claus, un fratello sotto l’albero, It1. 21.10. Film natalizio. Atlantide, La7, 21.10. Si confuta la profezia Maya. Il mistero della sindone, La7, 23.20. Doc. Giovedì 20. La grande storia: Gesù di Nazaret, Rai3, 21.05. Un’indagine storica su Yehoshua ben Yosef chiamato Gesù. Da non perdere. Il buio oltre la siepe, Rai movie 21.15. Film stupendo, ha 50 anni e non li dimostra, tematiche sempre attuali. Concilio Vaticano II, Tv2000, 21.20. Approfondimento. Laura Pausini, inedito world tour, C5, 21.10. Concerto. Barry Lyndon, Iris, 21.05. Uno dei capolavori di Kubrick, fotografia eccezionale. Venerdì 21. Speciale Superquark, Rai1, 21.10. Mayerling la tragedia degli Asburgo. Viaggio al centro della terra, Rai2, 21.05. Remake coinvolgente con B. Fraser. L’arte di arrangiarsi, Rai5, 21.15. Albania, reportage. Julia e Julia, Cielo, 21.15. Film con M. Streep Sabato 22. Sulla via di Damasco, Rai2, 10.15. Rubrica religiosa. Omaggio a Mia Martini, Rai1, 21.10 Musicale. Pearl Harbor, Rai3, 20.30. Filmone di guerra con B. Affleck. Il bambino col pigiama a righe, C5, 21.10. Struggente film sugli orrori del nazismo. Bambino Gesù, Tv2000, 21.20 fiction 1° puntata. CINEMA. Nella sale “Una famiglia perfetta” di Paolo Genovese Un Natale senza il solito cinepanettone A rriva il Natale e anche il cinema si adegua, offrendoci tante commedie per poter passare le feste con divertimento e insieme alle proprie famiglie. Finalmente senza i troppo spesso volgari cinepanettoni. Per riscoprire così il valore degli affetti e del nucleo familiare, che si fa più pressante durante le vacanze. In una villa di campagna nei pressi di Todi, un cinquantenne misterioso, ricco e solo, decide di affittare una compagnia di attori per far interpretare loro la famiglia che non ha mai avuto in occasione delle feste natalizie. Leone, il singolare padrone di casa, adesso ha una moglie, un fratello, una cognata, tre figli e una mamma, ma la finzione e la realtà si mescoleranno fino al sopraggiungere di un personaggio imprevisto dal copione che cambierà per sempre la sua vita. “Una famiglia perfetta”, il nuovo film di Paolo Genovese, inizia con una situazione che sembra un idillio natalizio ma presto viene ribal- tato dall’entrata in scena di un Sergio Castellitto che alla presunta rilassatezza del quadro aggiunge una nota tesa, quasi tagliente: il suo primo scontro con la scalcinata compagnia ansiosa di riuscire a rispettare le linee guida della farsa è sulle caratteristiche fisiche del piccolo Daniele, troppo grasso per interpretare suo figlio, in un godibile aggiornamento di una ferocia da troppo assente nella commedia italiana contemporanea. Scorbutico e dispotico, quasi fosse un aggiornamento dello “Scrooge” dickensiano, Leone vede scorrere davanti ai suoi occhi il Natale (e la vita) che avrebbe potuto avere nel passato e che, trattandosi di una commedia per famiglie, riuscirà ad avere nel suo immediato futuro. Innegabilmente al di sopra del livello medio dei nostrani titoli natalizi, la pellicola risente forse di qualche lungaggine e finisce, nella coda, con l’indulgere a quel buonismo tenuto alla larga all’avvio. Alla base della sceneggiatura c’è lo spagnolo “Familia” (1996) di Fernando León de Aranoa, inedito in Italia, e il film, uscito a pochi giorni di distanza da “Il peggior Natale della mia vita”, regia di Alessandro Genovesi, inizia così la grande battaglia fra commedie che vedrà l’arrivo di ben sei pellicole italiane. Il film di Genovese non è propriamente un film comico come quello di Genovesi, incentrato su più situazioni grossolane e dalla risata semplice, e rispetto ai suoi due “Immaturi”, indirizzati ai trenta-quarantenni, Genovese cerca qui di costruire qualcosa di più complesso e profondo, affidando ai suoi attori delle ombre di ambiguità e sofferenza. Più articolato e più drammatico de “Il peggior Natale della mia vita”, toccherà un pubblico forse meno giovane ma sicuramente più attento. Facendo riflettere sulla solitudine di tante persone nella contemporaneità, specchio della desocializzazzione dei nostri tempi postmoderni, e della necessità di legami familiari e affettivi come base per ogni vita felice e appagata. PAOLA DALLA TORRE Lettere e Rubriche 38 Sabato, 15 dicembre 2012 ❚❚ Il cammino per l’apertura di possibili spiragli di dialogo La Madonna e la religione musulmana V ogliamo portare alla nostra riflessione un argomento che ci tocca ormai molto da vicino e cioè la “religione musulmana” ed in modo particolare la figura della Madonna in questi fratelli. La religione musulmana il più delle volte è conosciuta più per le intemperanze di alcuni suoi capi che per il significato ed i valori che contiene. Ma cos’è veramente l’Islam? Su quali fondamenti poggia? Quali valori propone? Quali sono le principali differenze che lo caratterizzano? Chi è per loro la Madonna? La vita del credente sulla terra è scandita da una serie di obblighi che il Corano e la tradizione hanno fissato una volta per sempre. Cinque obblighi rituali principali sono ben definiti dalla legge religiosa: la professione di fede – la preghiera – il digiuno – l’elemosina – il pellegrinaggio. La Moschea è il luogo dove la comunità musulmana si raduna per la preghiera. Ha una origine antichissima e la prima è stata fondata da Maometto a Medina. La parola “corano” significa recitazione ed è il libro che raccoglie i detti di Maometto e le rivelazioni che egli ha ricevuto da Allah. L’Islam è una religione tutta imperniata su una solenne professione di fede che dice: “Dio è Unico e Maometto è il suo profeta”. Il musulmano è soprattutto un orante e la preghiera viene ripetuta cinque volte durante la giornata tra l’aurora e il tramonto. “Non c’è Dio se non Allah”…I musulmani hanno sempre avuto una particolare venerazione per la Madonna. Il Corano presenta Maria come la madre di Gesù, il più grande profeta esistito dopo Maometto. Di lei si dice che fu consacrata a Dio fin dalla sua nascita e che il Signore “l’accettò con gradimento e la fece germogliare come un germoglio buono”. Uno scritto contenuto in una delle raccolte più venerabili scrive che mai su di lei satana ebbe alcun potere: “Nessun discendente di Adamo nasce senza essere toccato da satana; al momento della sua nascita il primo vagito che fa intendere è un vagito sotto il tocco di satana. Solo Maria e Gesù fanno eccezione a questa regola”. Maria e Gesù sono presentati come creature di una purezza eccezionale: “Gli angeli dissero – scrive ancora il Corano - : Oh Maria! Dio ti ha scelta e purificata. Ti ha eletta fra tutte le donne dell’universo”. Gli angeli dissero: “Oh Maria! Dio ti annunzia il suo Verbo, il cui nome è Messia, Gesù, figlio di Maria, onorato in questo mondo e nel futuro, uno degli spiriti della sua faccia”. Alle difficoltà opposte da Maria all’annunzio, gli angeli rispondono: “Dio crea ciò che vuole. Quando ha deciso una cosa, dice: Sia! E questo esiste”. Ma chi sarà mai questo figlio che le viene promesso? Allora l’angelo disse: “Così parla il tuo Signore: io farò del tuo figlio un segno per l’umanità. E’ un affare deciso”. Il Corano presenta infine Maria come esempio di tutti i credenti: “ Dio pose ad esempio di quelli che credono…Maria , che conservò la sua verginità nella quale soffiamo il nostro Spirito, lei che dichiarò vere le parole e le scritture del suo Signore e che fu tra le donne piena di devozione”. Il Corano quindi conclude: “Sua Madre (di Gesù) era una santa”. Non esageriamo se ci permettiamo di dire che in tante circostanze abbiamo l’impressione che la devozione alla Madonna è più radicata nei musulmani che nei cristiani. Il vero musulmano NON bestemmia mai il nome della Madonna e solo per questo atto non è forse migliore del cristiano? I cristiani hanno il valore del Rosario, delle giaculatorie, delle litanie, della preghiera quotidiana alla Madonna? Nel nostro contatto umano con i sofferenti abbiamo avuto la gioia di incontrare in ospedale un “fratello” musulmano. Ogni giorno nella sua preghiera ad Allah si rivolge anche alla Madonna “prima protagonista” della salvezza dell’umanità del nostro tempo con le sue apparizioni, i suoi messaggi e che si verificano non solo presso i credenti, ma in luoghi dove la fede è ostacolata dalle forze del male. Questo ci ha detto! Per noi è stata una scoperta imprevista e di fronte a tali fatti siamo certi che “il suo cuore immacolato trionferà”. Fermiamoci qui anche se constatiamo che in seno all’Islam si è sviluppato in questi ultimi tempi il fenomeno dell’integrismo e fondamentalismo. La sua visone del mondo è semplicemente catastrofica. Sostiene che bisogna ritornate alla purezza ed integrità delle legge islamica, incominciando da zero, come ha fatto Maometto. In questo giudizio sommario e globale viene scagliato l’anatema non soltanto contro il mondo occidentale, ma anche contro gli stessi paesi musulmani. Eppure una volta, oltre otto secoli fa, un “mendicante” aveva detto al grande Sultano che non voleva convertirsi alla religione di Cristo che gli sarebbe stato vicino al momento della morte. Come san Francesco, il nostro esempio e la nostra preghiera siano la chiave di ”apertura” a quel dialogo tanto atteso e che si faccia: “un solo ovile e un solo pastore: la Chiesa universale!” GIANNI MORALLI ❚❚ Lettere al direttore Un ricordo di don Mario Lenzi G entile mons.Riva, un grazie di cuore per le lettere scelte a ringraziare don Lenzi, il “mio” don Lenzi verso cui ho un debito che non si spegnerà mai. Ho sempre avuto la fortuna (o la grazia) di avere nella mia formazione, a fianco, Preti Preti, proprio così don Folci li additava come modelli ai seminaristi.Vorrei per tutti noi parrocchiani di don Mario, a beneficio di figli e nipoti, la sua attitudine eccezionale all’educazione: “Se Gesù predilige i piccoli è dai piccoli che bisogna cominciare”, con piccole cose, gesti, parole chiare che sono da “passare” subito. Non si porta un bimbo piccolo a strillare, a disturbare…si porta quando potrete parlargli, nella casa di Gesù a vedere e conoscere un altro Bimbo piccolo che lì presentato da S. Antonio sorride… Bastò una visita alla mia prima classe per sentirci in sintonia educativa. Aveva uno sguardo che parlava. Era il 2 ottobre e avevo esposto sulla lavagna la riproduzione di un Angelo Custode della Val Gardena. Volle spiegazioni e poi disse: “Questo è tempismo” Aveva capito al volo e aveva questa sua capacità di cogliere al volo negli occhi dell’altro il dolore, la gioia, la fatica. Sapeva quanto era faticosa la vita della donna, che oltre alla famiglia, si spende nel lavoro. Capiva la fatica di crescere di quei ragazzi che avevano “genitori assenti” perché erano gli anni di quel boom economico e tutti erano tesi a migliorare materialmente. Ha capito che la scuola doveva essere aiutata nell’educazione anche da forze esterne, unita a tutte le associazioni AC, UCIM, AIM. Collaborò e chiese aiuto a tutti a formare, guidare, controllare. Serietà, rigore, coerenza: questa la sintesi di un maestro di psicopedagogia? No, di più, di un maestro di vita che convinceva con l’esempio. Lo sarà per sempre per chi lo ha amato e spero, per tutti noi. Grazie, una maestra. ADALGISA CANTARELLI “A quanti l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12) E cco la grande novità annunciata e donata da Gesù all’umanità: la figliolanza di Dio, diventare figli di Dio per grazia. Ma come e a chi viene donata questa grazia? “A quanti lo accolsero” e a quanti lo accoglieranno nel corso dei secoli. Occorre accoglierlo nella fede e nell’amore, credendo in Gesù come nostro Salvatore. Ma cerchiamo di capire più in profondità cosa significhi essere figli di Dio. Basta guardare a Gesù, il Figlio di Dio, e al suo rapporto con il Padre: Gesù pregava il Padre suo come nel “Padre nostro”. Per lui il Padre era “Abbà”, cioè il babbo, il papà, cui egli si rivolgeva con accenti di infinita confidenza e di sterminato amore. Ma, giacchè era venuto in terra per noi, non gli è bastato essere lui in ✎ parola di vita | Chiara Lubich Dicembre 2012: di A quanti l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio questa condizione privilegiata. Morendo per noi, redimendoci, ci ha fatti figli di Dio, sorelle e fratelli suoi, e ha dato anche a noi, tramite lo Spirito Santo, la possibilità di essere introdotti nel seno della Trinità. Cosicché anche a noi è stata resa possibile questa sua divina invocazione: “Abbà, Padre!”: “Papà, babbo mio”, nostro, con tutto ciò che essa comporta: certezza della sua protezione, sicurezza, abbandono al suo amore, consolazioni divine, forza, ardore; ardore che nasce in cuore a chi è certo di essere amato. “A quanti l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12) Ciò che ci fa uno con Cristo e con lui figli nel Figlio è il battesimo e la vita di grazia che ci viene da esso. In questo passo del Vangelo c’è, inoltre, una parola che svela pure il dinamismo profondo di questa “ figliolanza” da realizzare giorno dopo giorno. Occorre, infatti, “diventare figli di Dio”. Si diventa, si cresce come figli di Dio, con la nostra corrispondenza al suo dono, vivendo la sua volontà che è tutta concentrata nel comandamento dell’amore: amore verso Dio e amore verso i prossimi. Accogliere Gesù significa, infatti, riconoscerlo in tutti i nostri prossimi. E anch’essi potranno avere la possibilità di riconoscere Gesù e credere in lui se nel nostro amore per loro scorgeranno un tratto, una scintilla dell’amor sconfinato del Padre. “A quanti l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12) In questo mese, in cui ricordiamo specialmente la nascita di Gesù su questa terra, cerchiamo di accoglierci reciprocamente, vedendo e servendo Cristo stesso gli uni negli altri. E allora una reciprocità di amore, di conoscenza di vita come quella che lega il Figlio al Padre nello Spirito, si instaurerà anche fra noi e il Padre, e sentiremo affiorare sempre di nuovo sulle nostre labbra l’invocazione di Gesù: “Abbà, Padre”. Lettere e Rubriche Sabato, 15 dicembre 2012 39 ❚❚ Lettere al direttore [email protected] Prevenire l’aids in terra di missione G C entile don Riva, forse si ricorderà di me e delle nostre belle discussioni a margine del corso da lei tenuto presso la facoltà teologica di Lugano. Avendola già sentita, non mi ha sorpreso il contenuto del suo articolo sul problema della prevenzione dell’AIDS sul numero 46 del vostro Settimanale. Le mie perplessità però sono quelle di sempre, che già altre volte le ho espresso. Perché demonizzare la campagna di diffusione dei profilattici, che mi sembra molto efficace? Per esempio qui in Svizzera la campagna “Stop-SIDA” sta ottenendo buoni risultati. Perché la Chiesa, anziché occuparsi di problemi più grossi della società, perde così tanto tempo su queste quisquiglie? Capisco (e condivido anche) il discorso generale della Chiesa sulla sessualità, ma poi ci rendiamo conto della “bomba” epidemiologica che c’è ad esempio in Africa? Conosco diversi missionari che, chiamati ad operare in situazioni estreme, non si fanno certo problema a distribuire casse di preservativi: sbagliano? Cordialmente Gino Valera (Lugano CH) arissimo Gino, in alcuni Paesi dell’Africa, dove l’epidemia dell’AIDS conosce picchi spaventosi, i governi hanno promosso, in collaborazione con la Chiesa cattolica e ottenendo ottimi risultati, campagne di prevenzione siglate ABC: acronimo di astinenza pre-coniugale (“Abstinence”) + fedeltà coniugale (“Belong”) + uso del profilattico nelle situazioni a rischio (“Condom”). Da noi qui in Europa, invece, si fa propaganda solo alla “C”, e ci si dimentica di proporre, educando, la “A” e la “B”, ossia i comportamenti virtuosi e responsabili. Questa posizione, a mio modesto avviso, contiene un errore antropologico (una visione avvilente della sessualità umana), un errore educativo (virtù e responsabilità sembrano ridursi solo all’uso del preservativo, e non anche a evitare comportamenti rischiosi) e un errore strategico (se non diminuisce la promiscuità sessuale, c’è da attendersi un incremento del contagio). Per cui, se questa fosse la proposta di un politico, di un preside scolastico o di un medico, io dico no: troppo miope, serve altro. Se poi quel politico, o quel preside, o quel medico, dovessero fregiarsi del titolo di “cattolico” – magari “adulto”; magari evocando un misterioso “spirito del Concilio Vaticano II” –, mi piacerebbe sapere da quale aquila di pensiero abbiano appreso tali idee…Poi ci sono i missionari. Condivido che un conto è filosofeggiare di prevenzione seduti su una poltrona, e altra cosa è essere lì, in trincea, con i bambini che ti muoiono fra le mani. L’ideale sarebbe che la Chiesa potesse occuparsi solo della “A” e della “B”, lasciando la “C” allo Stato, ma capisco bene che, non raramente, un missionario in prima linea funge anche da “ufficiale sanitario”, al quale lo Stato consegna i pacchi di preservativi. E’ giusto che li distribuisca, sia pure dopo aver predicato astinenza e fedeltà? Al riguardo la vecchia, cara morale avrebbe molte cose da dire, in tema di male minore, obiezione di coscienza e cooperazione materiale. In ogni caso, però, non farei diventare norma generale di comportamento una situazione di rovente emergenza (vecchio giochetto, caro ai radicali). Mi creda, Gino, non sono quisquiglie, ma la realtà (tutta) presa sul serio. ❚❚ Lettere al direttore La Chiesa e i peccati del mondo E C gregio Direttore. Leggendo i giornali di sabato, festività nazionale dell’Immacolata Concezione di Maria, in particolare leggendo la cronaca nera ed anche la cronaca politica, ho ripensato a quanto la Chiesa continui a ripetere che i peccati ci sono e che sono il segno del male nel mondo. Però non vi è stato nemmeno un invito pubblico, non religioso, a pregare con questa intenzione: “difendici da tutti i mali” (una volta, ad ogni Messa, all’Arcangelo Michele si diceva “defende nos in praelio”). Eppure, sabato in Italia era una festività religiosa. Religiosa, sì!, ma anche nazionale! Che ne dice Lei? Se proponessimo di invocare – ricordando, però, io per primo, il Vangelo Giovanni 7, 8 e Luca 6, 41-42 –, anche se con un giorno di ritardo, la Immacolata “concepita senza peccato” di proteggere l’Italia da tanti peccati, anche in vista delle prossime elezioni! Cordialmente. Giulio Veronesi arissimo Giulio, quando ho ricevuto la Sua lettera avevo già scritto l’Editoriale di questo numero del Settimanale. Volentieri La rimando lì, ove si accenna al fatto che il gergo del “peccato” giustamente non deve sparire dalla predicazione ecclesiale, per quanto il tempo presente ci esorti a un esercizio di laicità negli argomenti che siamo chiamati a portare. La sua obiezione è però ancor più radicale: che ne è di una Nazione italiana che azzera e silenzia i riferimenti “un po’ troppo religiosi”? non è che siamo troppo malati di “politicamente corretto”? Un po’ mi viene di darle ragione. Per quanto dobbiamo anche stare attenti a non entrare troppo a gamba tesa sulle caviglie dello Stato laico. Un punto di equilibrio? Per esempio il discorso limpido alla città del card. Scola la vigilia di S. Ambrogio. Per quanto il solito sprovveduto titolista del Corriere sia riuscito a escogitare, nell’occhiello in prima pagina, un mirabile “Scola dice no alla laicità dello Stato”, lì troviamo una lezione sapiente, profonda e genuinamente laica sul celebre “libera Chiesa e libero Stato”. ❚❚ L’informatore giuridico / 137 a cura di VITTORIO RUSCONI Ecco le novità sulla dichiarazione IMU I l 30.10.2012 è stato approvato il modello di dichiarazione IMU, unitamente alle istruzioni, dichiarazione che per l’anno 2012 dovrà essere presentata entro la data del 4.2.2013, avendo l’art. 9, comma 3, del D.L. 10.10.2012, n. 174 (che dovrà essere convertito in Legge entro il 9.12.2012) prorogato il precedente termine di presentazione del 30.11.2012. Per le dichiarazioni successive (dichiarazione a regime) la normativa ha stabilito che la dichiarazione dovrà essere presentata entro il termine di 90 giorni dalla data in cui ha avuto inizio il possesso dell’immobile o si sono verificate le variazioni rilevanti ai fini della determinazione dell’imposta. Le istruzioni per la dichiarazione IMU ha introdotto anche delle novità rispetto a quanto previsto precedentemente. La dichiarazione IMU non dovrà essere presentata: a) dai proprietari dell’abitazione principale; b) da coloro che non hanno modificato la propria situazione immobiliare; c) da chi ha modificato le mappe catastali, in quanto au- Editrice de Il Settimanale della Diocesi Soc. Coop. a r.l. 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Missaglia (Lc) Registrazione Tribunale di Como numero 24/76 del 23.12.1976 Pubblicità: tomaticamente dall’Agenzia del Territorio risulta una nuova rendita; d) da chi gode delle detrazioni per i figli a carico, in quanto le informazioni sono estratte dall’anagrafe La dichiarazione IMU dovrà essere invece presentata: a) da chi ha cambiato la propria situazione immobiliare (ha comprato, ha venduto, ha ereditato nel 2012; ha cambiato residenza), nel caso in cui l’atto notarile non sia transitato attraverso il MUI (modello unico informatico); b) da chi beneficia di riduzioni di imposta (es. immobili degli enti non commerciali): c) nel caso in cui due coniugi risiedano in distinte abitazioni: la dichiarazione serve a chiarire quale delle due gode delle riduzioni prima casa ed eventuali figli a carico; d) dai proprietari degli immobili locati, in quanto alcuni comuni differenziano le aliquote a seconda di abitazioni sfitte o affittate; e) da chi ha acquistato un’area edificabile f ) per gli immobili posseduti dai soggetti IRES (que- Direttore responsabile: Alberto Campoleoni Direttore editoriale: mons. Angelo Riva La Provincia Essepiemme Pubblicità Via Pasquale Paoli, 21 - 22100 Como Telefono 031-58.22.11 Fax 031-52.64.50 Tariffe: euro 31 a modulo commerciale Prezzo abbonamenti 2012: Annuale euro 50 Europeo ed extraeuropeo euro 50 più spese postali La testata Il settimanale della diocesi di Como fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250. Questo giornale è associato alla FISC (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) e all’USPI sta è l’ipotesi che riguarda tutti i soggetti diversi dalle persone fisiche, compresi gli enti ecclesiastici e tutti gli altri enti non profit). g) dai proprietari di case inagibili. In riferimento agli immobili oggetto di contratti di locazione si precisa che la dichiarazione dovrà essere presentata soltanto nel caso in cui il Comune abbia deliberato la riduzione dell’aliquota di base (0,76%). Nel caso in cui il Comune abbia deliberato un’aliquota ridotta la dichiarazione peraltro non deve essere presentata per tutti i contratti di locazione o di affitto che siano stati registrati dall’1.7.2010 (data in cui è divenuta obbligatoria la comunicazione all’Agenzia delle Entrate dei relativi dati catastali, all’atto della registrazione). Pertanto l’obbligo alla presentazione della dichiarazione IMU riguarda esclusivamente gli immobili locati o affittati i cui contratti siano stati registrati anteriormente alla data dell’1.7.2010, a meno che i relativi dati catastali non siano stati comunicati con il modello CDC al momento della cessione, della risoluzione o della proroga del contratto. (Unione Stampa Periodica Italiana) Informativa per gli abbonati: La società Editrice de Il Settimanale della Diocesi di Como, titolare del trattamento, tratta i dati, liberamente conferiti per ricevere il ns. periodico in abbonamento, in ottemperanza al D.Lgs. 196/2003. 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