della diocesi di como
47
contiene inserto
Periodico Settimanale | Poste Italiane S.P.A. | Sped. In Abbonamento Postale |
D.L. 353/2003 (Conv. In L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, Comma 1, Dcb Como
Anno XXXVI - 15 dicembre 2012 - € 1,20
Attualità
3
Mondo
9
Como
19
Sondrio
Diocesi:
due anni di
missione in Perù
Un nuovo
inizio per la
Sierra Leone
A Como
stranieri a
quota 47mila
Il percorso dello
Statuto per la
Valtellina
N
I
I
N
el novembre 2010
don Umberto e
don Savio partivano
per Carabayllo.
ntervista a monsignor Gianfranco Biguzzi, vescovo emerito
di Makeni.
l rapporto CaritasMigrantes fotografa
la situazione del territorio lariano.
32
on si tratta di una
proposta solo intellettuale ma l’inizio di
un lungo percorso.
Editoriale
Sì, è peccato mortale
di don Angelo Riva
A
Mandello mi invitano a parlare del
“testamento biologico”, o, come si
dice meglio, delle DAT (“dichiarazioni
anticipate di trattamento”). Cose un po’
difficili. E anche un po’ roventi, soprattutto
su questo ramo del lago, che ha vissuto sulla
pelle la vicenda lacerante di Eluana Englaro.
Cerco di svolgere bene il mio compitino,
sforzandomi di dirottare il discorso dalle
faccende più complicate – di ordine medico
(quando una cura è sproporzionata, cioè
disumana?) o giuridico (quale legge fare?) – a
quelle che ci toccano più da vicino: cosa vuol
dire vivere e morire? curare e farsi curare?
rimanere umani sul crinale dell’esistenza,
anche nell’era della medicina tecnologica?
essere liberi, ma anche veri?
Arriva il momento delle domande dal
pubblico. Con mia sorpresa, quasi tutti gli
interventi sottolineano che sono stato fin
troppo “laico”. “Reverendo – parafraso – ci
saremmo aspettati che lei ci parlasse un po’
più di Dio, unico Signore della vita, della sua
Legge, e di un mondo che, senza di Lui, va a
catafascio”. Provocazione sensata. Da una
parte mi sento di condividerla: sempre più,
infatti, ci accorgiamo che molte scelte della
morale cattolica, oggigiorno, difficilmente
potranno essere praticate, e ancor prima
capite, se non nella luce della fede, e
nell’alveo di una tradizione cristiana vissuta
e condivisa. E poi sfonda una porta aperta,
l’osservazione degli amici mandellaschi.
“Desiderate qualcosa di più cristiano?”,
incalzo compiaciuto. “Ma per me è un invito
a nozze!”. Detto fatto: “La vita è dono di Dio,
l’uomo non ne è il padrone. Dio dice ‘non
ucciderai’, per cui smettere di nutrire e idratare
una malata disabile è peccato mortale, e si
può andare all’inferno. E se vi sembrasse
troppo duro, ricordiamoci della porta stretta
del Vangelo, e del regno di Dio che è per i
forti…Va meglio, detto così?”.
Che bello, ogni tanto, poter sciupare la
gelatina del “politicamente corretto”, e lasciar
cantare le prospettive della fede senza-see-senza-ma! Tuttavia non rinnego affatto la
scelta di aver affrontato un tema delicato,
com’è quello del fine-vita, sforzandomi di
mantenere un profilo il più possibile “laico”.
Un profilo, cioè, che certo nasce dalla fede,
ma poi si sforza di esprimersi con ragioni
umane, argomenti ragionevoli, spendibili
sulla “piazza” della comunicazione pubblica
(il famoso “cortile dei Gentili”). Lascio ai
lettori stabilire cosa oggi sia più necessario:
se ripartire, anche nelle questioni etiche,
dalla verticalità della fede, oppure se
impegnarsi, con argomenti ragionevoli,
nel dialogo con chi non crede (o crede
diversamente). Ovvio che servono entrambe
le cose – come già esortava Pietro: “Adorate
Cristo nei vostri cuori e siate pronti a rendere
ragione della vostra speranza” (1 Pt 3,15) –,
ma lasciatemi spendere una parola a favore
della seconda. Anche perché urge sfatare
l’immagine di un credo cattolico sinonimo
di irrazionalità e bigotteria. Nel film La bella
addormentata di Marco Bellocchio – tanto
per restare in tema – il ritratto che si dà del
mondo cattolico è a dir poco desolante:
un manipolo di invasati, sanfedisti e
bacchettoni, capaci solo di slogan dogmatici,
rosari urlati e bolsa tifoseria da stadio. Mica
ci lasceremo appiccicare addosso questa
ridicola caricatura della fides quaerens
intellectum?
Italia,
dove vai?
Le dimissioni del governo
tecnico di Mario Monti
porteranno, a giorni,
all’apertura ufficiale della crisi
e, in febbraio, alle elezioni.
Con tutto quello che consegue
in termini di incognite sul
voto e di fibrillazioni da parte
dei mercati finanziari. L’Imu,
intanto, arriva ad alleggerire le
tasche degli italiani... Eppure,
in tutto questo, siamo chiamati
al dovere della speranza.
Infanzia
Prevenire il rischio
obesità nei bambini
6
Chiesa
14
Iniziative di formazione
e confronto in programma
Como
25
I quarant’anni del
consultorio “La Famiglia”
Livigno
36
Novità importanti
per la “Casa della sanità”
Inizia
la Novena
di Natale
Idee e opinioni
2 Sabato, 15 dicembre 2012
I
l suo nome è Rewalk. Si
tratta di un apparecchio
tecnologicamente
avanzatissimo che serve a
riposizionare nuovamente in
stazione eretta e a far deambulare
i paraplegici, cioè coloro che
non hanno più l’uso delle gambe
per una lesione completa del
midollo spinale. Per vederne
l’utilizzo si è scomodato persino
il ministro della Salute Renato
Balduzzi, che il 13 novembre
scorso era presso il Centro di
Riabilitazione di “Villa Beretta”
a Costamasnaga (Lc). Si tratta
di un esoscheletro, cioè di una
struttura rigida esterna al corpo,
movimentata da un computer,
azionato dal malato, che porta
ampie batterie sulle spalle, oltre
a stampelle e comandi. Non è
proprio una cosina semplice,
ma ha permesso a Manuela, una
ragazza poco più che ventenne
di tornare a camminare e vedere
il mondo dall’alto dopo quattro
anni passati in carrozzina
in seguito ad un trauma alla
colonna vertebrale. La notizia ha
✎ L’opinione |
di Mario Guidotti
Mai dire miracolo
(nella Sanità...)
avuto ampio spazio sui media e
come tutte le buone novelle in
Sanità ha generato anche tante
illusioni, seguite prontamente
da disillusioni e tante delusioni.
Pochi malati per esempio
possono usare il Rewalk, bisogna
saper maneggiare il computer
di bordo contemporaneamente
alle stampelle. Servono poi
mesi di addestramento con i
fisioterapisti e i bioingegneri.
Però è la frontiera. È la punta
dell’iceberg. Far conoscere
queste tecnologie serve anche ad
esplorare i nostri limiti, misurarli,
assumerli come parte di noi,
ma con dei rischi. Il fenomeno
è ben noto. Appena è possibile
noi medici ci presentiamo ai
mezzi di comunicazione per
far conoscere i nostri successi,
le nostre scoperte, le nostre
soddisfazioni. Ahimè i media
dedicano anche tanto spazio
alla cosiddetta malasanità, e
allora quando qualcosa va bene
siamo ancora più motivati nel
farla conoscere. Con dei rischi.
Primo tra tutti di pavoneggiarci
(siamo bravissimi, siamo persone
umane). Poi ci sono i pericoli
di trasmettere correttamente
una comunicazione che è
difficile, tecnica, non sempre
comprensibile. Recentemente
vari luminari spesso in tv e sui
giornali le hanno sparate grosse.
“Il cancro è ormai debellato”.
Immaginatevi nei panni di
chi gli viene comunicato il
contrario riguardo al proprio.
Ma come è possibile? Pensa.
Se il tal professorone ha detto
che si guarisce. Perché io non
devo avere il diritto naturale
al lieto fine? Oppure, un altro
Solone recentemente ha scritto
che siamo pronti a vivere fino
a 120 anni. Pochi giorni dopo,
alla morte di un 92enne per
ictus, mi è stato chiesto dai
parenti “Come mai è morto?
Che cosa è successo?” Ma come
che cosa è successo? Ci siamo
dimenticati che a un certo punto
si muore? Non vi è certezza nella
vita tranne una: prima o poi
si muore! Vedete quindi come
spesso la comunicazione medica
generi false illusioni, e distorca
messaggi importanti, ma difficili
da trasmettere. Suggerisco ai
direttori degli ospedali di scrivere
davanti agli ingressi “ricòrdati
che devi morire”. Certo, è una
provocazione, ma non dobbiamo
dimenticare, per colpa di medici
cattivi comunicatori, la nostra
natura umana. Se poi qualcuno
spera nel miracolo è legittimo e
bello. Il buon Dio ha i suoi disegni
e chiunque può pregare per
diventare espressione della Sua
onnipotenza. Ma è vietato parlare
di miracoli della Medicina. Anche
se mi piace pensare che il vero
miracolo non è il paralitico che
cammina o il cieco che vede, ma
per esempio una persona che
nasce dall’amore di due esseri
umani , o il fiore che sboccia
ogni primavera. Tutte cose che
la Scienza non potrà mai dare,
nonostante gli sciagurati tentativi
dell’uomo di manomettere la
Natura.
COLPO D’OCCHIO | di Piero Isola
Parole tradite: e così la realtà viene nascosta
I
è interessante
n virtù, anzi in forza osservare e
di una legge si può
riflettere su come
cambiare anche la
nei vocabolari si
realtà. Esplicativo in
proposito l’esempio
trovino definizioni
dell’ora legale. Nella
e significati lontani
realtà è mezzogiorno,
dal sentire comune
per la legge sono le
tredici. Vai a discutere!
La legge è legge. Ugualmente, per assurdo, in forza di una
legge si potrebbe far prendere lucciole per lanterne, o
se preferite, fischi per fiaschi. Lo Stato emana una legge
in forza della quale da domani si deve chiamare “mela”
anche una particolare varietà di… patata. Vai a discutere!
Vai a spiegare che una patata non può essere assimilata
alle mele e che il nome “mela” sta a designare un frutto
e, dunque, non può indicare quello che nella realtà è un
tubero. La legge è legge. Va rispettata.
D’accordo. Sia consentito, però, criticarla e contestarla,
anche aspramente, nei limiti della legalità, quando la
legge viene a sovvertire l’ordine naturale delle cose e il
significato delle parole, creando in quest’ultimo caso una
vera e propria confusione delle lingue. Come altrimenti
potrebbe definirsi una “mela” che mela non è, o - per
passare ad altro - un “matrimonio” che matrimonio non
è? In alcuni Paesi è già in vigore o è in via di approvazione
la legge in forza della quale è considerato “matrimonio”,
e dunque se ne dà via libera alla celebrazione, l’unione
di due persone dello stesso sesso. Nulla da discutere su
altri aspetti (e ce ne sarebbero!) che qui non è il caso di
prendere in esame, sia lecito almeno chiosare sull’aspetto
linguistico, che invece qui interessa.
Finora in tutte le lingue del mondo il matrimonio era
◆ Stella polare
considerato “faccenda” (ci si passi il termine riduttivo)
esclusiva tra uomo e donna, tra marito e moglie. Poteva
cambiare il numero dei soggetti coinvolti (in Paesi
dove è ammessa la poligamia) ma il sesso restava,
obbligatoriamente, maschile e femminile, insomma
sempre uomini e donne, mariti e mogli erano in campo
a giocare, insieme, la partita. Adesso i vocabolari, che
della lingua sono i notai, dovranno prendere atto del
nuovo corso e registrare quella che dal punto di vista
semantico è un’incongruenza linguistica. Zingarelli, tra
i più attenti all’aggiornamento delle definizioni, ancora
registra matrimonio solo alla vecchia maniera, tanto
per intenderci, ma prima o poi dovrà adeguarsi e così
gli altri vocabolari. Treccani, per parte sua, registra due
neologismi inventati da chi, in un sussulto di buon senso,
proprio non se la sentiva di definire “matrimonio” una
unione che matrimonio non è: quasi-matrimonio e
simil-matrimonio.
Del resto non è l’unica incongruenza linguistica che i
vocabolari, in questa epoca ridondante di nuovi corsi,
in certo qual modo “devono” avallare. Si veda il caso
della pillola Ru486 definita dai vocabolari “farmaco
per interrompere la gravidanza”. Basterebbe leggere
quanto gli stessi vocabolari dicono alle voci “farmaco”
e “gravidanza” (che ovviamente non è classificata come
malattia) per rendersi conto dell’incongruenza di una
simile definizione. Ma tant’è. Se lo Stato, per dire una sua
legge o un suo qualsiasi organismo (qui l’Agenzia italiana
del farmaco), definisce “farmaco” ciò che farmaco non è,
ai vocabolari non resta che adattarsi.
In questo quadro di confusione delle lingue fa sorridere
la dichiarazione del primo ministro britannico David
Cameron il quale, dicendosi favorevole anche alla
celebrazione del rito omosessuale in chiesa, ha dichiarato
testualmente: “Sono un grande sostenitore dell’istituzione
del matrimonio e non voglio che le persone gay ne
siano escluse”. Alla faccia del grande sostenitore!
Se tutti i sostenitori di un’istituzione per sostenerla
incominciano con il sovvertire il significato della parola
che quell’istituzione identifica stiamo freschi! Addio alle
istituzioni. Altro che sostenitori, si dovrebbe chiamarli
scardinatori!
di don Angelo Riva
«Canarino bianco» ruggisce su Twitter
P
oroso del divino. Così è l’umano tutto, all’indomani dell’incarnazione del Verbo. Da quando Dio ha
piantato la sua tenda nella nostra fragile umanità,
costei ha cessato di essere l’Incompiuta fra il cielo e la
terra, sempre in procinto di precipitare nell’immondizia del sub-umano. L’argilla creata di Adamo – proprio
come il grembo della Vergine – è, da allora, gravida del
Figlio. L’umano, che già ne recava l’impronta, si è fatto
poroso del divino. L’umano è diventato “cristo-foro”,
portatore del Cristo. Di tanto sarà carico quel “buon
Natale” che cinguetteremo a raffica nei giorni a venire:
ne saremo consapevoli? o diverrà stanca e frusta litanìa,
simile al disco rotto di un vecchio grammofono?
Di sicuro consapevole ne è il Papa, che, pochi giorni
fa, ha varato il battesimo della Chiesa cattolica sul più
popolare e trafficato dei social network: Twitter. Cos’è
Twitter? Un immenso discorso-fiume, argomento Il
Tutto, a cui ognuno può partecipare, digitando un messaggio di massimo 140 caratteri, breve appunto come
un cinguettìo (“twitter”). Dunque da oggi c’è un Canarino Bianco che cinguetta sulla rete. Non tutti, nel popolo
digitale, l’hanno presa bene: basta vedere la valanga di
insulti e sberleffi che hanno subito tempestato il sito
vaticano. è la democrazia digitale, prendere o lasciare:
tutti possono dire tutto di tutti. Ma il Papa ci ha visto
dentro un’occasione per la nuova evangelizzazione.
Se tutto l’umano è poroso di Cristo, mica faranno eccezione i social network? E poi Canarino Bianco certo
non si lascia intimorire dai cinguettii irriverenti. Perché
il suo pigolo ha dentro il ruggito del Leone (di Giuda).
Giusto, sbagliato, questo sbarco della Chiesa sul pianeta Twitter? Auctores disputant. Da una parte abbiamo i
tecno-scettici che, non senza buone ragioni, mettono in
guardia dai rischi dei social network. Per esempio quello di favorire un tipo di comunicazione quantitativamente immenso, ma qualitativamente povero e frammentato. Schiacci un tasto e, all’istante, ti salta fuori,
su qualsiasi argomento, una valanga di informazioni:
ma poi le sai interpretare? Il giovanottone, interrogato,
squaderna sull’unghia i dati di intere biblioteche digitali: ma – ahimè – fa una fatica ladra a metterli in ordine,
a gerarchizzarli, a sintetizzarli. I suoi neuroni non sono
più abituati a farlo. è vero: Internet sta cambiando la
geografia del cervello umano, la configurazione delle
nostre sinapsi cerebrali. Una volta aprivi il libro, ne palpavi la cellulosa, ne sentivi il profumo, leggevi e sottolineavi, sottolineavi e ripetevi a voce alta, e la tua materia
grigia si imprimeva di quelle informazioni. Oggi, questo
modulo di apprendimento, che ha svezzato geni in tutti
i campi dello scibile, rischia di diventare un pallido ricordo. Il cinguettìo sbanca il discorso. Il sistema binario
manda in pensione la logica aristotelica. Rottamata la
memoria umana: basta un supporto digitale.
Sul versante opposto i tecno-entusiasti. Per loro è solo
oro quel che luccica. E i pericoli della realtà virtuale
esistono solo nella cattiva coscienza di chi ancora immagina il virtuale come il luogo della falsità, dell’inganno, delle identità travestite, delle relazioni evanescenti.
No. Solo uno sclerotico pregiudizio potrebbe accusare
il virtuale di essere l’ombra ingannevole del reale. Per i
tecno-entusiasti reale e virtuale non sono in conflitto: il
digitale è l’uno e l’altro, insieme e alleati. Pur con qualche cautela, io sto più con questi. Credo anche il Papa.
Attualità
Sabato, 15 dicembre 2012
3
Da due anni
la diocesi
missionaria
in Perù
Il 15 novembre del 2010 don Umberto
Gosparini e don Savio Castelli partivano per
aprire la missione diocesana di Carabayllo.
Ecco come vanno le cose 24 mesi dopo
S
ono passati due anni dalla partenza
di don Umberto Gosparini e don
Savio Castelli per la diocesi di
Carabayllo in Perù. Era il novembre
2010 quando, ricevuto il mandato dal
vescovo Diego Coletti, volavano dall’altra
parte dell’oceano per dare vita alla nuova
missione diocesana che va ad affiancarsi
a quella presente nella diocesi di MaruaMokolo in Camerun.
“La missione non è fatta di strutture, ma di
relazioni, noi andiamo per stare tra le gente,
per questo la nuova missione nascerà nel
momento stesso in cui metteremo piede
a Carabayllo”, ci avevano raccontato pochi
giorni prima della partenza. A due anni di
distanza proviamo a fare il punto con don
Savio e don Umberto sulla strada percorsa,
aspettando la partenza, nei prossimi mesi,
di don Roberto Seregni, don Ivan Mazoni,
Laura Castagnaro e Lorenza Rossi.
SITUAZIONE SOCIALE
I nostri missionari fidei donum vivono nella
parrocchia di San Pedro de Carabayllo
dove si trova la chiesa più antica di
tutta la diocesi, edificata nel 1570. Una
zona alla periferia di Lima in costante
crescita, soprattutto negli ultimi anni,
con il progressivo arrivo di nuovi abitanti
provenienti dalla regione andina: un flusso
favorito dal basso costo degli affitti e dalla
relativa vicinanza alla città.
“Il nostro – raccontano – è un centro
antico circondato però da parecchie
nuove urbanizzazioni per la classe media
e mediobassa e dagli asentamientos dei
più poveri. È difficile quantificare la
popolazione della parrocchia. Pensiamo
che in un anno sia aumentata per lo
meno di sette mila abitanti”. Una realtà
sociale non facile dove i nostri missionari
sono tra i primi arrivati: mancano i
servizi, soprattutto nelle zone di nuova
La missione di
Carabayllo alla
periferia nord di
Lima è una realtà in
costante cambiamento,
cresciuta di 7 mila
abitanti negli ultimi
dodici mesi. Qui i
nostri fidei donum e
i fedeli lavorano per
creare una comunità di
famiglie.
Nel 2013 il passaggio
di testimone con i
nuovi missionari che
riceveranno il mandato
il prossimo 6 dicembre
di Michele Luppi
urbanizzazione, e le
persone faticano ad
ottenere un pezzo di terra
dove costruire una casa
dignitosa. “I problemi più
gravi – spiegano – sono
legati alla situazione di
tante famiglie segnate da
maschilismo, alcolismo,
violenza familiare e
disintegrazione. Il ritmo
di vita della gente è
faticoso, a causa degli
spostamenti per lavoro o
per studio, come in tutte
le periferie.
Il Perù è un paese che sta conoscendo una
rapida crescita economica, ma non c’è una
ricaduta in termini di benessere per le classi
disagiate. Il processo di inclusione sociale è
molto lento, rispetto soprattutto alla velocità
di crescita degli insediamenti”.
ATTIVITÀ PASTORALE
È questo il contesto in cui si sta cercando
di dare forma alla nuova parrocchia. Per
dare un punto di riferimento anche fisico
alla popolazione, accanto alla chiesa di San
Pedro, è stata costruita la casa parrocchiale,
in cui i nostri missionari risiedono, e un
centro con aule per il catechismo e la
formazione. “Data la vastità– spiegano
don Umberto e don Savio – la parrocchia è
stata suddivisa in dieci zone di circa mille/
millecinquecento famiglie mentre altre
due zone sono in formazione. Ogni zona
è poi suddivisa al suo interno in settori
che raggruppano dalle cento alle trecento
famiglie”. Ed è a questi vari livelli che si
porta avanti l’annuncio e la pratica del
tema pastorale diocesano che, negli ultimi
anni, si è concentrato sulla Parola di Dio. Il
tema scelto dalla diocesi di Carabayllo per
il 2013 si intitola: “Lima nord con la Parola
di Dio vivi la tua fede con gioia”. “L’obiettivo
– continuano i missionari – è favorire
la nascita di piccole comunità in ogni
settore, per formare una parrocchia che sia
Comunità di comunità”.
Tra le esperienze più significative di
questi due anni i missionari ricordano la
catechesi familiare in preparazione alla
prima comunione per i bambini dai 7 ai
12 anni e la catechesi in preparazione
alla cresima per ragazzi dai 14 ai 18
anni. “Pensiamo che il lavoro ecclesiale
contribuisca a integrare i nuovi abitanti,
provenienti dall’interno del Perù e dalle
altre zone di Lima”, affermano come in
questa linea si devono collocare i piccoli
progetti di promozione umana che sono
stati avviati. Il più importante è sicuramente
l’organizzazione, ancora in corso, della
Caritas vicariale, in collaborazione con altre
parrocchie. Un’iniziativa appoggiata dalla
Caritas di Como, che punta a concentrarsi
in particolare in due campi: la creazione di
un servizio giuridico zonale e la cura della
pastorale della salute attraverso piccoli
centri sanitari.
LA GENTE
Don Umberto e don Savio tengono a
sottolineare come la cosa più bella sia il
rapporto con la gente. “Ci sono persone
disponibili - concludono - che animano
le zone e i settori, già operanti. Sono
coordinate dal Consiglio parrocchiale di
azione pastorale, una delle realtà più belle
e significative della parrocchia perché, al
di là dei progetti e delle cose che si fanno,
l’importante resta vivere e camminare con
la gente”. Quello che, a partire dal prossimo
anno, proveranno a fare anche don Ivan,
don Roberto, Laura e Lorenza, pronti a
ricevere questo prezioso testimone dalle
mani di don Umberto e don Savio; perché la
missione è appena cominciata.
Testimonianze. Il racconto di Riccarda, catechista di Solzago in visita alla missione
Tra la gente di San Pedro de Carabayllo
L
a missione di Carabayllo ha avuto la
possibilità di ospitare due laici in visita
questo ottobre. Abbiamo chiesto a una
dei due visitatori, Riccarda Bulgheroni,
catechista di Solzago, di raccontarci le sue impressioni sull’esperienza.
La catechista ci assicura che i nostri missionari sono molto amati dalla popolazione, che ha
ormai cominciato a guardare loro come punto
di riferimento e il numero di quanti si recano
alla missione per domandare aiuto in bisogni
concreti e nell’imposizione dei sacramenti è in
costante aumento. Sempre più coppie che vivono insieme da parecchio tempo richiedono
il matrimonio, e questo agli occhi della nostra
visitatrice costituisce una delle conferme del
consolidarsi della missione. Le varie comunità
peruviane si autogestiscono per la maggioranza delle attività, rivolgendosi ai missionari solo
in caso di bisogno: “l’iniziativa parte sempre
da una richiesta reale della popolazione, nulla è imposto”.
Per quanto riguarda il piano pastorale vi è un
avanzamento “passo dopo passo”. Nonostante
l’obbiettivo sia difficile in una realtà di bisogni
materiali, la cosa sta cominciando a prendere
piede per “contagio” da una comunità all’altra.
Altre iniziative hanno avuto buona riuscita, come quella del microcredito fornito alla comunità di Chavin principalmente per la riparazione dei tetti: piccole somme di denaro che vengono restituite mensilmente e continuamente
reinvestite. Riccarda sottolinea come le comunità peruviane siano molto indipendenti: nella
gestione del microcredito per esempio, o nella
conduzione della vita religiosa: non essendo
abituati ad avere un gran numero di sacerdoti
a disposizione, si organizzano per catechesi
familiari o per la celebrazione della parola la
domenica (iniziative che testimoniano un fervore nella fede da fare invidia a noi europei).
La catechista racconta con meraviglia della
grande accoglienza riservatale dai peruviani:
“gente riservata, ma cordiale” li definisce; sen-
za farsi troppe domande su chi fosse, veniva
accolta con semplicità perfino nelle case, salutata da tutti i presenti con gioia e serenità da
chi sa godere del poco che ha.
Riccarda ha rivelato una certa difficoltà nel calarsi nella cultura peruviana e non limitarsi a
guardare le cose con gli “occhi da europea”; in
questo senso dice: “Se dovessi tornare, come
mi piacerebbe, riterrei fondamentale apprendere un po’ della lingua”.
I giorni in missione portarono alla riscoperta
del valore di gesti e abitudini che noi diamo per
scontati, e che in certi luoghi invece vengono
ancora vissuti quali grazie.
È stato un viaggio di scoperta della missione
difficile da descrivere; “bisogna andare!” conclude la mia interlocutrice. Alla domanda di
sintetizzare l’esperienza in due parole, Riccarda semplicemente risponde “non avessi avuto
famiglia, non sarei tornata a casa”.
CLARA ALFIERI
4
Sabato, 15 dicembre 2012
Italia
Il 17 dicembre la temuta scadenza. Una tassazione sulla quale occorre vigilare.
S
i avvicina rapido il 17
dicembre, ultimo giorno
per poter versare il
saldo IMU senza incappare
in sanzioni. Pagare le tasse
in Italia non è solo un onere o
un dovere sancito dall’articolo
53 della Costituzione, si tratta
in molti casi di una inutile
complicazione. Ma qual è il
pensiero della Chiesa intorno
alle tematiche tributarie? È
credibile l’accusa di complicità
o indifferenza di fronte
all’evasione e alla frode fiscale?
Domande retoriche, basti citare
il celebre passo evangelico
del “date a Cesare quel che
è di Cesare” per sgombrare
ogni equivoco. Ma la Chiesa
è maestra e ci insegna che la
riflessione porta ad una libera
adesione alla Verità, non la
mera obbedienza pedissequa:
siamo liberi perché il nostro
personale e ragionevole
ossequio alla Verità di Cristo ci
permette di esserlo. La Chiesa
ci invita pertanto a riflettere
le parole del Vangelo sulla
scia dei primi testimoni, alla luce della
Tradizione e con l’aiuto fondamentale
della Patristica e del Magistero. Ecco
allora Paolo, nella sua Lettera ai Romani:
“Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a
chi il tributo, il tributo; a chi le tasse le tasse;
a chi il timore il timore; a chi il rispetto
il rispetto” (Rom 13,5-7). Siamo nel 150
d.C. quando Giustino martire, scrivendo
all’Imperatore, rivendicava per i cristiani
l’onestà: “Noi cerchiamo di pagare per
primi i tributi e le imposte come siamo
istruiti da Gesù” (Apologia I,17). Credo
che, a questo punto, non ci siano dubbi
sull’illiceità del non pagare le tasse. Ma
stiamo parlando di illiceità e, in termini
positivi, per usare un altro termine molto
più utilizzato nel dibattito politico, di
legalità. Proviamo ad andare oltre, alla
fonte della legalità, al concetto di giustizia
e di equità. Ed è qui che scopriamo le
cose più interessanti (e urticanti anche
per il discorso IMU): è la Rerum Novarum
scritta da Leone XIII a complicare la
faccenda: “la privata proprietà non deve
essere oppressa da imposte eccessive”. È
giusta un’imposta patrimoniale? Se lo
è, quando è anche equa? In questo caso
siamo nel 1981, erano tempi di povertà
contadina e si avvertiva esoso l’intervento
dello Stato che si rivaleva soprattutto
dei redditi. Il dato certo
è che l’IMU la pagherà
chiunque, persona fisica
o giuridica, risulta essere
proprietario di un bene
immobile. Come la vecchia
ICI, ma anche oltre perché
l’IMU grava ugualmente sui
fondi agricoli. Già a partire
da questi dati, sembra
che la situazione attuale
dell’imposta provochi
rilevanti iniquità. Se per
calcolare l’IMU, infatti,
si partisse dal valore di
mercato dell’immobile e
non dalla rendita catastale,
si potrebbe rendere la
tassa più equa e garantire
coerenza con la reale
situazione dei contribuenti.
Equità appunto, concetto
strettamente legato al
concetto di giustizia come
poco si scriveva. I concetti
di equità orizzontale e
verticale sono due criteri
chiave della costruzione
dei sistemi fiscali. Il
prelievo sul patrimonio
immobiliare, così come previsto dall’IMU,
sembra contraddirli entrambi. L’equità
orizzontale è un principio fiscale in
base al quale contribuenti con la stessa
capacità contributiva, rappresentata
nel caso specifico dal valore di mercato
dell’immobile di proprietà, devono essere
assoggettati alla stessa aliquota media.
Nel caso IMU, come sottolineano gli
economisti de Lavoce.info, la capacità
contributiva “è rappresentata dal valore
dell’immobile ma la rendita catastale non
vi corrisponde e in più la distanza fra i due
valori cambia a seconda delle tipologie
di immobili e dei territori creando una
sperequazione”. Il principio dell’equità
verticale vuole invece che a maggiore
possibilità corrisponda maggiore imposta.
E invece l’attuale dinamica delle rendite
catastali è tale che quando cresce il
valore di mercato degli immobili aumenti
anche la distanza con il valore catastale:
in pratica, con l’aumentare del valore
del bene tassato, il contribuente paga
una tassa più bassa (perché calcolata sul
valore catastale, che resta invece basso).
Risultato: l’IMU diventa “di fatto un
prelievo regressivo”. Tocca a noi vigliare
sul legislatore tributario perché attui
miglioramenti a riguardo, al più presto.
STEFANO NOVATI
Riflessioni sull’Imu...
sul possesso della terra. “L’imposta non
può mai diventare, per opera dei poteri
pubblici, un comodo metodo per colmare
i deficit provocati da un’amministrazione
imprevidente”, Pio XII, nell’allocuzione
al Congresso dell’Associazione fiscale
internazionale sulla natura e i limiti
delle tasse (2 ottobre 1956), tocca un
altro tasto dolente: un “comodo metodo”
quello dell’aumento dell’imposizione
per correggere e risanare la finanza
pubblica. Vengono i brividi se rileggiamo
attentamente queste righe e ascoltiamo
quanto ha da dire la Banca Mondiale
riguardo al peso complessivo delle imposte
e dei contributi sul lavoro nel nostro
paese: 68,6% (fonte: Paying Taxes 2011,
studio realizzato dalla Banca Mondiale e
dalla PriceWaterhouse Cooper), siamo al
170° posto su 183 paesi considerati. Una
incidenza a dir poco drammatica. Una
pura follia. Cui prodest? A chi giova questo
elevato tasso impositivo se è da decenni
che sentiamo parlare di debito pubblico
e da pochi mesi di pareggio di bilancio in
Costituzione? Attenzione però, di fronte
a questi dati e a questi fatti, si incappa
nella solita scappatoia semplicistica: “ma
allora evadere è lecito”, dimenticandosi
quelle due righe fondamentali che la
Gaudium et Spes ci ha lasciato da meditare
quotidianamente, pensate e scritte – così
mi pare, ma è una mia esagerazione –
conoscendo profondamente l’animo
italico: “Non pochi non si vergognano
di evadere, con vari sotterfugi e frodi,
alle giuste imposte o agli altri obblighi
sociali. Sacro sia per tutti porre tra i doveri
principali dell’uomo moderno, e osservare,
gli obblighi sociali” (GS 30). Di fronte
a questa situazione difficile pertanto è
richiesto a ogni cittadino, e a maggior
ragione a un cattolico, un supplemento di
onestà nel perseguire una via trasparente e
limpida di fronte allo Stato. Dall’altra parte
però è ugualmente richiesto, con urgenza e
a ciascuno di noi, il bisogno di formarsi e di
studiare nuove soluzioni per fronteggiare
le reali criticità impositive e del bilancio
italiano, alzando la voce – utilizzando gli
strumenti che la nostra Costituzione ci
mette a disposizione, quali ad esempio il
voto (art. 48) o l’impegno attivo nei partiti
(art. 49) – con i nostri governanti.
Ma torniamo al punto da cui siamo partiti
concentrandoci sul caso IMU. L’imposta
si calcola a partire dalla rivalutazione
della rendita catastale dell’abitazione
sommata a quella di eventuali pertinenze.
La rendita, da non confondere con il valore
catastale, può essere ricavata dall’atto
di compravendita o dalla dichiarazione
...e a proposito di casa. Una panoramica sulla situazione italiana e quella europea.
U
na classica distinzione in economia
e nel diritto relativamente alla
natura dei beni è basata sulla parola
fungibilità. Si dice che un bene è fungibile
quando può essere sostituito con altri
dello stesso genere per adempiere le
obbligazioni che lo riguardano: il bene
classico per eccellenza è il denaro. Sono
compresi anche tutti i titoli (di stato,
obbligazionari, azionari) che hanno un
mercato dove si forma in ogni istante
un prezzo e qualsiasi risparmiatore può
comprare il bene in ogni momento con
trasparenza e rapidità. Il contrario del
bene fungibile è quello infungibile che
non può essere sostituto con un altro
bene della stessa specie: l’esempio più
importante sono le abitazioni. Due
abitazioni a parità di caratteristiche sono
sempre l’una diversa dall’altra perché non
possono stare nello stesso posto. Nei beni
infungibili in ogni trattativa per l’acquisto
dei beni prevale la componente soggettiva.
In questa parte finale dell’anno in Italia
si sta vivendo un cambiamento nelle
abitudini dei risparmiatori: i beni fungibili
quali azioni, titoli di stato e obbligazioni
aumentano di valore, nello stesso tempo
i beni infungibili, come l’abitazione,
scendono di valore. Il bene rifugio per
eccellenza l’abitazione sembra essere
diventato, in Italia, una palla al piede del
possessore che non riesce e non sa come
liberarsene. E in Europa che avviene? Dal
2010 la Banca Centrale Europea compila,
con cadenza trimestrale, un indicatore dei
Bene rifugio
o palla al piede?
prezzi (nominali) degli immobili residenziali
nell’area dell’euro. Nei primi sei mesi del
2012 i prezzi degli immobili sono scesi in
media dell’1,2% in termini nominali, se a
questa cifra aggiungiamo il valore medio
dell’inflazione dell’area pari al 2,5%. Di
seguito in ordine di percentuale si indicano
i cali dei seguenti paesi: Irlanda (-16,3%),
Spagna (-13,5%), Grecia (-9,7%), Slovenia
(-6,4%), Cipro (-5,4%), Paesi bassi (-4,4%),
Slovacchia (-2,3%). Esistono poi dei paesi
dove i prezzi salgono some l’Estonia (+10,2%),
il Belgio (+3,2%), la Germania (+3%).
Di seguito si indicano le determinanti che
influenzano i prezzi delle abitazioni.
1) La demografia e la composizione per fasce
d’età della popolazione. In questo momento
la popolazione in Europa aumenta grazie
all’immigrazione che però ha redditi inferiori
alla media e necessità di minori metri quadri
pro-capite per persona rispetto agli europei.
2) Il livello di retribuzione e della crescita
economica, più crescono le retribuzioni e
più è facile l’acquisto della casa. In Germania
l’aumento delle retribuzioni reali facilita
l’acquisto, mentre in Italia la diminuzione dei
salari reali allontana l’acquisto.
3) Il livello dei tassi di interesse reale sui
mutui, più è basso il costo del denaro
considerando anche l’inflazione, più è facile
indebitarsi per acquistare casa. A ciò si
aggiungono i criteri per la concessione dei
mutui da parte degli intermediari finanziari
che in tempi di crisi tendono ad essere
ristretti.
4) La differenza di rendimento tra gli
affitti e gli interessi ottenuti dai principali
investimenti alternativi come titoli di stato
e azioni. Oggi in Italia, a parità di capitale
investito, il rendimento dei titoli di stato è
maggiore di quanto si riesce ad ottenere con
gli affitti. In Germania avviene il contrario: è
conveniente per i risparmiatori investire in
immobili piuttosto che in titoli di stato che
non rendono niente.
5) Il livello di tassazione delle diverse attività.
L’inasprimento fiscale degli ultimi anni in
Italia ha comportato un capovolgimento delle
aspettative degli investitori nei confronti delle
abitazioni. Prima gli immobili fornivano un
reddito supplementare ai loro proprietari;
oggi complice una diminuzione degli
affitti e un aumento della morosità,
i proprietari sono costretti a reperire
ulteriori risorse finanziarie per mantenere
gli immobili senza la prospettiva di
recuperare tali fondi con un aumento di
valore degli immobili stessi nel corso degli
anni
6) I costi di produzione per le nuove
costruzioni e di gestione delle vecchie.
Siamo in presenza di alti costi di
costruzione per il nuovo e di alti costi di
gestione e manutenzione per il “vecchio”.
Nei prossimi anni le ditte per vendere case
si dovranno impegnare in innovazioni di
prodotto (materiali più efficienti e con
bassi costi), di processo (diminuzione
di ore lavorate nella costruzione delle
case con nuove tecnologie o diversa
organizzazione produttiva), e di gestione
(si pensi ai rendimenti degli impianti
di riscaldamento, elettrici, acqua e
fognature). Sulla gestione è molto
importante il beneficio fiscale sulle
ristrutturazioni che sta permettendo alle
imprese di lavorare e ai proprietari di
investire per abbassare i costi di gestione
degli immobili.
L’innovazione, ovvero mutare un sistema
introducendo qualcosa di nuovo, continua
ad essere la parola indispensabile per
uscire dal periodo di crisi. Un qualcosa
di nuovo che a volte può derivare anche
dalle tradizioni dei nostri padri.
SERGIO PIERANTONI
Italia
Sabato, 15 dicembre 2012
L’Italia dopo le dimissioni di Monti
Crisi di governo:
salvare l’essenziale
“E
ra una decisione, forse, inevitabile”, conviene
anche il presidente della Cei, cardinale Angelo
Bagnasco, in un’ampia intervista al “Corriere
della Sera” del 10 dicembre, a proposito delle annunciate
e irrevocabili dimissioni del presidente del Consiglio, a
legge di stabilità acquisita. Quel che s’ha da fare si faccia
subito: questo vecchio adagio, al di là ovviamente dei
toni, già da campagna elettorale, è in sostanza condiviso
da tutti gli attori di questa strana campagna elettorale
invernale, avviata per sant’Ambrogio. Da Berlusconi
(classe 1936), che ha ripreso in mano quel che resta della
sua antica coalizione, a Bersani (classe 1951), fresco di
consacrazione alle primarie, a Grillo (classe 1948), che
ha tutto l’interesse a capitalizzare in fretta la protesta,
prima che si guardi con attenzione il soggetto, fino alla
galassia centrista, che così è spinta all’aggregazione e
alla decisione, allo stesso presidente del Consiglio, che
è proiettato “en réserve de la République”, lasciandosi le
mani libere per ogni decisone futura, già nel brevissimo
termine. “Sarebbe un errore in futuro non avvalersi
di chi ha contribuito in modo rigoroso e competente
alla credibilità del nostro Paese in ambito europeo
e internazionale evitando di scivolare in situazioni
irreparabili”, osserva ancora il presidente della Cei.
Del resto, con saggia preveggenza, il presidente della
Repubblica aveva declinato l’invito alla prima della
Scala, ben calcolando la data della quasi inevitabile
perturbazione politica, originata dalle decisioni di
■ Lombardia
In “movimento” per
ricostruire dopo la crisi...
M
ondo cattolico e fondazioni laiche
insieme perché la Lombardia “torni
a essere produttrice di nuova
ricchezza che deriva dal buon lavoro,
dall’innovazione, dall’intelligenza, dalla
creatività e dal pensiero”. È l’obiettivo che
si propone il gruppo di lavoro “Lombardia
in movimento” che raggruppa una storica
istituzione della cultura cattolica milanese
come la Fondazione Ambrosianeum
(fondata nel capoluogo nel 1948 da Enrico
Falk e Giuseppe Lazzati con la benedizione
del cardinale Schuster), la Fondazione
Cariplo, il Circolo De Amicis (espressione
della tradizione socialista), la Fuci
milanese (Federazione degli universitari
cattolici), l’associazionismo territoriale con
il Coordinamento dei Comitati milanesi e
quattro fondazioni laiche espressione di
altrettanti territori lombardi (la Fondazione
Micheletti di Brescia, la Fondazione
Zaninoni di Bergamo, la Fondazione
Romagnosi di Pavia e la Fondazione
Bombardieri di Sondrio). Primo passo sarà
la pubblicazione del manifesto “Lombardia
in movimento”, dopo la riflessione
condotta con quattro incontri pubblici, in
programma fino al 26 gennaio a Milano
presso lo “Spazio Falck” di via delle Ore.
Per “fornire un contributo alla riflessione
di tutti coloro davvero interessati a dare
risposte costruttive a temi cruciali non
solo per la Lombardia” e perché “la politica
torni a porre le sue basi nella cultura e
nelle idee e non solo nella gestione del
potere”. “Il progetto - spiega il presidente
dell’Ambrosianeum Marco Garzonio - è
nato come un’esigenza durante i mesi degli
scandali che hanno coinvolto importanti
esponenti politici di maggioranza e
opposizione. Abbiamo deciso di andare
avanti, ben lungi dal voler prendere una
posizione a favore di qualche candidato,
ma per elaborare idee. Questo significa
tornare alle radici della grande tradizione
lombarda di gestione della cosa pubblica.
La crisi politica che investe la Lombardia,
ma anche tutto il Paese, ha risvegliato le
coscienze, ha stimolato un’istanza etica e
un clima di sana autocritica, che spinge
le persone a voler partecipare e a essere
soggetti attivi del cambiamento”. Info su:
www.ambrosianeum.org.
Berlusconi.
Saranno, con tutta
probabilità, quelle
in calendario in
piena Quaresima,
le ultime elezioni
della cosiddetta
seconda Repubblica.
Il big bang verso un
“bipolarismo virtuoso”, che si sarebbe potuto profilare
nell’autunno 2011, non si è realizzato. Ci vorrà, con tutta
probabilità, un nuovo passaggio, la crisi dei soggetti dovrà
andare ancora avanti e fino in fondo. Nello specifico,
gli interrogativi sull’offerta elettorale, in particolare
a proposito della delicata questione del Senato, e a
proposito del rapporto tra centro e centro-sinistra,
dovrebbero chiarirsi in tempi relativamente brevi.
Dal punto di vista sistemico, comunque sia, in questo
periodo elettorale, che culminerà con le presidenziali,
campeggiano due impegni. Occorrerà innanzitutto
salvaguardare l’essenziale, cioè quanto di buono è
stato fatto dal governo e quanto ragionevolmente si
può fare per dare delle prospettive, dal punto di vista,
tante volte evocato, dell’equità e dello sviluppo. E poi
assicurare la tenuta dei conti e degli assetti e tenere
forte e saldo il tessuto sociale e i valori e i principi di
riferimento, come sottolinea il presidente della Cei.
Come già aveva fatto aprendo il Forum del progetto
culturale il cardinale colloca opportunamente la vicenda
italiana nel quadro europeo, sottolineando il rinnovato
e fecondo interesse dei cattolici per l’impegno politico,
ormai alla prova dei fatti. Il Censis, nel Rapporto annuale
sulla situazione sociale del Paese, ha coniato una nuova
parola, a proposito del tono generale dell’Italia: restanza.
Probabilmente non avrà successo. Ma indica lo sforzo
anche lessicale per dare un nome a una situazione
inedita, in cui le tante energie del Paese si sentono
sole, ma non mollano, anzi, accettano la sfida, restano
sul campo, non indulgono all’autocommiserazione e
al pessimismo. Ma hanno bisogno d’interlocutori. La
casa brucia, irresponsabile chi pensa a sé, osserva il
card. Bagnasco. Può essere la base da cui partire per
la campagna elettorale e guardare al prossimo futuro
con serenità. Quella fiducia che gli italiani reclamano e
che non si dà con promesse o proteste, con clamore o
rancore, ma con tanto, tanto lavoro.
FRANCESCO BONINI
I risultati di due dossier
mettono in evidenza
il dramma umano,
sociale e personale
che si sta creando
Azzardo:
quanto
ci costi
L’
Italia è il primo Paese in
Europa, e il terzo nel mondo
dopo Stati Uniti e Giappone,
più afflitto dal gioco d’azzardo. Ed
è il primo mercato nel mondo del
“Gratta e vinci”. Un record poco
lusinghiero, con un fatturato che si
aggira intorno agli 80 miliardi di euro
nel 2011, destinato ad aumentare nel
2012 (tra gli 88 e i 94 miliardi di euro).
Un Paese dove si spendono dai 1.703 ai
1.890 euro pro capite l’anno, con 500800.000 giocatori patologici e 2 milioni
di persone a rischio. Un costo per la
società che va dai 5,5 ai i 6,6 miliardi
di euro l’anno, anziché un guadagno
per lo Stato, come si pensa. Se il giro
di affari cresce con un aumento di
fatturato del 400%, diminuiscono invece
le entrate dell’erario, ferme all’8,4% del
fatturato. Al contrario, sono le mafie a
guadagnarci, con 15 miliardi di euro
di fatturato stimato del gioco illegale
nel 2012 e 49 clan malavitosi (Casalesi,
Bidognetti, De Stefano, Santapaola,
Condello, Lo Piccolo, Schiavone)
coinvolti. È quanto emerge dai dossier
della campagna Mettiamoci in gioco
(promossa da associazioni come Acli,
Adusbef, Anci, Arci, Auser, Cnca,
Fondazione Pime, Gruppo Abele, ecc.) e
Azzardopoli 2.0 di Libera.
Nel 2011 il mercato mondiale del gioco
d’azzardo ha raccolto 417 miliardi di
euro, di cui il 29% in Europa.
“L’Italia - dice Matteo Iori,
del Coordinamento nazionale
gruppi per giocatori d’azzardo (Conagga)
- con 18,4 miliardi di euro, rappresenta
oltre il 15% del mercato europeo
del gioco e oltre il 4,4% del mercato
mondiale”. Pur rappresentando solo l’1%
della popolazione mondiale, ha il 23%
del mercato mondiale del gioco on line.
“La collettività deve sostenere grossi
costi sociali - afferma don Armando
Zappolini di Mettiamoci in gioco - a
causa di problemi di dipendenza,
difficoltà economiche personali e
familiari, ricorso all’usura e infiltrazioni
criminali”. “Per ogni euro guadagnato
legalmente tramite il gioco d’azzardo
- precisa Daniele Poto, di Libera almeno 7/8 euro sono guadagnati dalla
criminalità organizzata”.
Il settore dei giochi in Italia mobilita
il 4% del Pil nazionale con cifre record,
impegnando circa 120 mila addetti e
muovendo gli affari di 5.000 aziende
grandi e piccole, 13 concessionarie
di giochi, più l’occulta criminalità
organizzata. Il territorio è disseminato
di circa 400 mila slot machine a fronte
di una media europea di 21 mila ogni
Paese. La somma maggiore viene giocata
nelle slot machine e nelle videolottery
(55,6% del fatturato), seguono i giochi
on line (16,3%), poi i “Gratta e vinci”
(11,4%), il lotto (7,2%), le scommesse
sportive (4,2%), il superenalotto (2,2%),
infine il bingo e le scommesse ippiche.
La campagna si rivolge prima di tutto
alle istituzioni e ai partiti affinché
intervengano in modo molto più incisivo
in materia di gioco d’azzardo, ponendo
al primo posto la tutela della salute
del cittadino. “Le istituzioni devono
essere coinvolte maggiormente - esorta
Gabriella Stramaccioni, di Libera perché le mafie e l’usura intorno al gioco
d’azzardo sono una vera emergenza.
Siamo sconcertati da quanto poco siamo
riusciti a incidere finora in termini
legislativi ed educativi. Per fortuna tanti
sindaci e gestori di bar si sono messi
in gioco: non accettano le macchinette
e rifiutano di essere complici”.
Stramaccioni ha ricordato l’enormità
dei tassi usurai di chi s’indebita al gioco,
“senza accorgersi di essere finiti nel giro
dei grandi clan mafiosi: si va dal 240% in
Puglia e Calabria fino al 400% a Firenze
al 500% a Milano”. Anche i Comuni
italiani, aggiunge Ilaria Busetti, dell’Anci
(Associazione nazionale Comuni
italiani), “si sono resi conto dei danni
e del costo sociale del gioco d’azzardo.
Il ruolo dei Comuni dev’essere quello
della prevenzione, anche sanzionando i
locali”. La campagna chiede che il tema
sia messo al più presto in agenda, fin
dall’inizio della prossima legislatura.
Invita poi il mondo dell’università e della
ricerca a “realizzare indagini più estese
e accurate”. Tutto ciò sarà possibile con
un forte coinvolgimento dell’opinione
pubblica, che non ha ancora chiare le
implicazioni e i rischi della diffusione
del gioco d’azzardo.
5
6
Sabato, 15 dicembre 2012
Infanzia
Un impegno
contro l’obesità
dei più piccoli
Un fumetto distribuito a tutti i pediatri italiani
vuole essere di aiuto per combattere stili
alimentari che possono compromettere la salute
P
arlare a piccoli e grandi del problema obesità in modo semplice e
immediato per prevenirlo e combatterne le conseguenze, spesso gravi,
che ne derivano. Questo l’obiettivo del progetto “Torna in campo,
Ric!”, un fumetto realizzato dall’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, con il
sostegno dell’Istituto Scotti-Bassani per la ricerca e l’informazione scientifica
e nutrizionale. Il fumetto racconta la storia di Riccardino, un bambino che, in
seguito ad abitudini alimentari scorrette e uno stile di vita sedentario, diventa
obeso e sviluppa una steatosi epatica e le complicanze a essa collegate. Riccardino
diviene quindi bambino simbolo di chi riesce a sconfiggere l’obesità grazie
all’attività fisica, alla sana alimentazione e a tanto impegno. A Valerio Nobili,
responsabile della U.O.S. Malattie epatometaboliche dell’Ospedale Bambino
Gesù, che ha curato il progetto, abbiamo posto alcune domande.
L’obesità, oltre che un problema di salute, è anche una questione culturale?
«L’obesità è sicuramente un problema culturale. Noi viviamo in una civiltà
“obesogena”. La società in cui i nostri bambini vivono non ha spazi o li ha limitati,
non ha tempo, con i genitori, impegnati nel lavoro, che dedicano ai figli intorno ai
15 minuti al giorno, è il retaggio di credenze popolari. Purtroppo, c’è ancora l’idea
che il bambino grasso è bello, mentre deve passare l’idea che il bambino magro è
sano».
Quanto pesa la pubblicità nel consumo di merendine e altri alimenti poco
salutari?
«La pubblicità ha un’influenza drammatica. Il bambino è il primo target
dell’industria alimentare. Ma non c’è solo la pubblicità. Il cartone animato più
visto degli ultimi anni è quello della Walt Disney intitolato “Up”. Il protagonista è
un bambino scout obeso. Lo hanno rappresentato perché ha più “appeal” rispetto
agli altri. Il bambino ciccione è sempre stato identificato con il piccolo dolce,
buono, affettuoso. Tutto ciò risponde oggi anche a una logica di mercato».
Sono sempre più diffusi stili di vita sbagliati: quanto incide sull’obesità la
cattiva abitudine di stare ore davanti alla tv, al pc e ai videogiochi?
«Rispetto ai bambini della mia generazione, negli anni Sessanta, quelli di oggi
sono molto più intelligenti, grazie alle afferenze computeristiche che arrivano loro
quotidianamente. Questi stimoli giungono loro, però, in una posizione seduta, ad
esempio attraverso il telecomando o la playstation. Questo tipo di attività ha un
consumo calorico, escluso quello del cervello, vicino allo zero. Perciò, l’obesità è
un problema culturale, perché i bambini sono il risultato dell’attuale società».
Manca la percezione dell’obesità come malattia?
«Il dramma è che qui non si riesce a concepire l’obesità come una malattia.
Al contrario, se ne sono accorti gli americani. La first lady, Michelle Obama,
è la donna americana più impegnata a combattere l’obesità infantile. Infatti,
con gli attuali tassi di obesità, la riforma
“Obamacare”, cioè la riforma sanitaria
voluta dal presidente americano, non
potrà reggere. L’obesità, infatti, porta
diabete, ipertensione arteriosa, malattie
cardiovascolari, fegato grasso. Un bambino
obeso nell’80% dei casi diventa un adulto
obeso e questo comporta degli altissimi
costi sociali».
Fino a che punto?
«I costi sono facilmente quantificabili.
Parliamo di miliardi di dollari. L’Italia ha
valutato in 300 milioni di euro il costo del
diabete nell’anno 2011. Questi diabeti
derivano dall’obesità. È un’emergenza in un
momento in cui si stanno razionalizzando
le risorse con la spending review. L’unica
arma contro l’obesità è la prevenzione
nei ragazzi, per evitare di curare gli adulti
di domani. Si dice che l’Italia è uno dei
paesi a più alta longevità: è vero, ma è una
longevità dipendente dai farmaci, che
costano moltissimo».
Come nasce l’idea del fumetto?
«L’idea mi è venuta constatando che se
da un lato abbiamo fatto grandissimi
passi avanti per quanto riguarda la ricerca
correlata ai problemi dell’obesità, dall’altro
la malattia continua a crescere. Dobbiamo
adesso essere bravi a comunicare alla
società il problema, in particolare alle
famiglie e ai pediatri. Il fumetto dà dei
messaggi semplici e chiari su come un
bambino magro può diventare obeso
per alcuni errori e sul fatto che la terapia
deve coinvolgere tutta la famiglia, con un
cambiamento delle abitudini alimentari e di
vita. Purtroppo, la percentuale di guarigione
dei bambini obesi è solo del 15% perché
cambiare una cultura è una vera impresa.
Ma il messaggio del fumetto è duplice: il
primo di allerta alla popolazione su questa
problematica, il secondo è di ottimismo
perché il problema è reversibile. È questo il
messaggio che vogliamo dare alle famiglie,
ma soprattutto alle istituzioni perché
l’attuale sistema non è sostenibile».
Che tipo di diffusione avrà “Torna in
campo, Ric”?
«Il fumetto sarà distribuito a tutti i pediatri
italiani. Faremo anche una diffusione
nelle scuole del Lazio e in un campione
di popolazione che abbiamo stimato di
300mila famiglie. Adesso abbiamo richieste
anche dalle scuole della Valle d’Aosta e dai
Cantoni svizzeri, quindi distribuiremo il
fumetto alle scuole che ce lo chiederanno».
GIGLIOLA ALFARO
Disabili e scuola: rischio discriminazione
P
otenziamento della cultura dell’inclusione scolastica,
valorizzazione della funzione del docente per
il sostegno, interventi personalizzati per alunni
con bisogni educativi speciali. Sono alcuni dei punti
contenuti nella direttiva presentata in questi giorni dal
Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca
(Miur) che definisce, dopo trentacinque anni dalla legge
che diede avvio al processo d’integrazione nelle classi
comuni, un’unica strategia di inclusione condivisa tra
scuola, territorio e famiglie. Per riflettere sulle linee guida
tracciate dal Miur e fare il punto della situazione abbiamo
intervistato Salvatore Nocera, vicepresidente nazionale
della Fish (Federazione italiana superamento handicap) e
già presidente del Movimento apostolico ciechi, esperto di
politiche di integrazione scolastica.
Quali sono gli elementi più importanti della nuova
direttiva?
«L’intesa con il Ministero della salute è certamente
importante, come lo è la scelta di valutare gli alunni
sulla base degli Icf (classificazione del funzionamento,
della disabilità e della salute promossa dall’Oms, ndr).
In relazione a questo grande lavoro, tuttavia, abbiamo
delle perplessità. Le Asl, infatti, sostengono di non avere
personale sufficiente per far fronte ad un impegno simile:
la diagnosi in base all’Icf è decisamente più lunga rispetto
a quella strettamente sanitaria. Ho timore che, malgrado
l’intesa, i criteri dell’Icf saranno difficilmente attuati. Altro
grave aspetto, poi, è che in alcune regioni, come ad esempio
la Lombardia, solo la prima visita di incontro è a spese
dell’Asl mentre le successive sono a carico degli utenti.
È un fatto molto grave perché genera discriminazione
ai danni delle persone con disabilità: gli altri studenti,
infatti, non hanno bisogno di questa macchinosa e costosa
documentazione».
Il Ministero ha fatto passi avanti sui Disturbi specifici di
apprendimento (Dsa)…
«Il lavoro sui Dsa è davvero positivo. D’altra parte, come
risvolto contrario, si deve ancora una volta rilevare
l’aumento considerevole del lavoro per le Asl. Fino ad
ora, infatti, questi disturbi non andavano certificati. Dal
momento che sembra siano circa 350.000 gli studenti
affetti da Dsa, il lavoro a carico delle Asl sarà certamente
oneroso. Sarebbe necessario che i due Ministeri, d’intesa
con la Conferenza Stato regioni, intervengano. Certamente
le parole del presidente Monti riguardo al Sistema sanitario
nazionale (Ssn), che potrebbe non essere garantito se non
si individuano nuove modalità di finanziamento, gettano
inquietudine per tutte le persone con disabilità che hanno
bisogno del Ssn oltre che per la propria salute anche
per delle prestazioni di carattere socio-assistenziale o
sanitario».
In un recente rapporto, Cittadinanzattiva ha rilevato
una situazione deficitaria della scuola italiana: scalini
all’ingresso, ascensori assenti o non funzionanti,
barriere architettoniche, assenza di bagni accessibili…
«È una fotografia veritiera dello stato dei fatti. In molte
scuole, almeno per l’accesso, sono state trovate soluzioni
con scivoli mobili o entrate secondarie. Il problema, però,
resta per la mobilità all’interno dei locali. Gli studenti con
disabilità motoria sono circa il 20% sul totale di quelli con
disabilità. Non c’è dubbio che si tratta di un problema grave.
Il ministero si era impegnato a predisporre un piano di
eliminazione delle barriere architettoniche ma ora non ci
sono più i fondi. Non si può negare che il Miur stia facendo
sforzi incredibili per garantire la qualità dell’integrazione.
Ma i risultati non sono all’altezza».
In Italia sono 215.590 gli alunni con disabilità. L’attuale
sistema di insegnanti di sostegno è sufficiente per fare
fronte alle diverse necessità?
«La media è di un insegnante di sostegno ogni due alunni,
che sarebbe accettabile se non fosse per la distribuzione
non omogenea sul territorio. È molto più alta al Sud, dove si
raggiunge la media di un insegnante ogni alunno e mezzo, e
bassa al Nord, con un’insegnante ogni due alunni e mezzo,
nonostante il numero di certificazioni sia in proporzione
superiore che nel Meridione. Quando il rapporto è
rispettato, la didattica funziona bene».
Cosa fanno le famiglie nel caso di inosservanza delle
norme?
«Laddove un genitore non si sente soddisfatto, ricorre
al Tar. Ci sono due impedimenti principali per la qualità
dell’integrazione: il primo è costituito dalle classi
sovraffollate, nonostante il Miur abbia emanato una
norma che stabilisce il numero massimo di 20 alunni;
il secondo è dato da quegli insegnanti curriculari che
dovrebbe occuparsi dell’integrazione scolastica con l’aiuto
dell’insegnante di sostegno e che, invece, si disinteressano
dello studente con disabilità demandando interamente
il compito all’insegnante di sostegno. I genitori, quindi,
sono costretti a fare causa. Stiamo arrivando all’assurdo
che ormai le ore di sostegno non le assegna più l’Ufficio
scolastico ma il Tribunale. Quello che abbiamo chiesto
come Fish è un rispetto della normativa sul numero
massimo di alunni per classe e l’istituzione di corsi di
formazione obbligatoria, sia iniziale che in servizio, per i
docenti curriculari».
RICCARDO BENOTTI
Economia
Sabato, 15 dicembre 2012
L’Italia secondo il 46° Rapporto Censis
L’
Italia alla prova della sopravvivenza. Si chiude un anno in cui
è stato centrale il problema della sopravvivenza, che non ha
risparmiato nessun soggetto della società, individuale o collettivo,
economico o istituzionale, con “fenomeni enormi” in gioco, come la
speculazione internazionale, la crisi dell’euro, l’impotenza dell’apparato
europeo, la modifica degli assetti geopolitici internazionali, “eventi estremi”,
come la dinamica dello spread e il pericolo di default, e la “crisi delle sedi
della sovranità”, esautorate dal “potere” dei mercati. È il quadro offerto dal
46° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese.
L’istituto di ricerca
offre il quadro di
una società dove
il ceto medio è in
difficoltà, ma si
cerca di guardare
oltre, con speranza
Economia e non solo. Un autunno fosco e freddo...
Il nostro Paese e le sue scelte
U
n fosco e freddo autunno chiude
il corrente anno. Non mi riferisco
ai fenomeni meteorologici, ma
alla situazione politica ed economica.
Nei primi 11 mesi 2012, le richieste di
cassa integrazione, hanno superato il
miliardo, registrando così un aumento
dell’11,8%, rispetto al pari periodo
dell’anno scorso. Le domande di
disoccupazione, nel mese di ottobre,
stando ai dati diffusi dall’Inps, hanno
registrato un aumento del 47,68%,
mentre le domande di mobilità sono
state 17.074 con un aumento del
67%, sul mese precedente. I dati che
ho richiamato dicono della
recessione in Italia, della sua
ampiezza e gravità, nonché
delle difficoltà, in cui versa il
mercato del lavoro.
Il Pil (Prodotto interno lordo),
secondo l’Istat, presenta nel
corrente anno, una flessione del
2,3%. Detta caduta dovrebbe
continuare, “con intensità
sempre più contenute, fino
al secondo trimestre 2013”.
I consumi sono in un calo
del 3,2%, detto fenomeno si
protrarrà nel 2013 (-0,7%), “a
causa delle persistenti difficoltà
presenti sul mercato del lavoro
e della debolezza dei redditi
nominali”. Infine il calo degli
investimenti fissi: acquisto
di macchinari, attrezzature,
fabbricati. Non dimentichiamo
che è la quantità degli investimenti,
a determinare l’accumulo di capitali
produttivi e a determinare le linee di
ampliamento della capacità produttiva
delle singole aziende e dell’intero
sistema produttivo. Per onestà i dati
Istat e Inps non mi convincono. A mio
giudizio, gli inoccupati sono un numero
maggiore, il calo del Pil è più rilevante,
la povertà ha dimensioni più vaste,
la cassa integrazione non invertirà la
tendenza, le aziende continueranno a
licenziare e delocare. A questo punto
mi pare doveroso dire che, la recessione
in atto e l’incapacità di superarla, non
sono da imputare, in toto, al governo del
prof. Monti, in quanto tutti i governi che
si sono susseguiti dal ’65 ad oggi hanno
governato senza prevedere, ovvero
con occhio miope, limitandosi a dare
risposta, solo ai problemi immediati,
ignorando quelli di lungo periodo.
Lo sviluppo industriale è rimasto
incompatibile, l’uso delle materie
prime incontrollato, l’imprevidenza
ha permesso di ignorare il dovere di
dar vita, ad un ordine costituzionale,
dentro il quale far operare l’economia
di mercato. Caro lettore, viviamo un
autunno tragico, che ha cancellato
un’esperienza di guida dell’Italia
che, pur essendo stata deludente e
inconcludente, ha saputo ridare al Paese
credibilità. In modo approssimativo
e un po’ rozzo, si può dire che l’ha
salvato dal default in salsa greca, senza
però aver avuto la capacità di battere
l’eccesso di debito pubblico e di evasione
fiscale. A febbraio saremo chiamati
al voto, ma qualunque sia il risultato
delle urne, il governo che ne uscirà,
non sarà in grado di dar vita ad una
miracolosa, accelerazione della crescita
economica. La classe imprenditoriale, a
sua volta, non uscirà dal letargo, quindi
non si impegnerà con entusiasmo e
attenzione al bene comune, a realizzare
forme di economia sociale competitiva
di mercato. In parole semplici: per
grettezza, carenze culturali, egoismo,
avidità di guadagni cospicui e immediati,
non farà nuovi investimenti, non darà
vita a nuove attività. Non saranno
tuttavia solo peccati di omissione,
dettati da egoismo e grettezza, a frenare
la classe imprenditoriale. Mi spiego: lo
scorso anno, le imprese italiane, hanno
scoperto di pagare l’energia elettrica
il 31,7% in più rispetto alla media Ue,
divario che nel corrente anno salirà
al 36,4%, gli scioperi sono a raffica
di mitraglia, il costo del lavoro non
ha eguale in Europa, la burocrazia è
soffocante, Giorgio Squinzi, Presidente
Confindustria ha sostenuto: è urgente
abbassare la pressione fiscale, perché
le imprese “stanno soffrendo forse
anche morendo di fisco”. Se è vero che
comprendo le ragioni degli imprenditori,
ancor di più comprendo la richiesta di
disoccupati, precari e giovani, di avere
un lavoro retribuito secondo giustizia
e in grado di garantire, nel futuro, la
corresponsione di una pensione di
vecchiaia dignitosa. A questo punto
dico che non comprendo la tirchieria
imprenditoriale e la scarsa attenzione
sindacale, al tema salario. Il mercato
interno gira se vi è consumo, ossia se
tutte le classi sociali hanno la possibilità
di consumare. La vecchia formuletta
insegna che senza domanda, non v’è
produzione, senza la quale non si crea
ricchezza e occupazione. Uso la parola
ricchezza non nel senso di tornaconto,
profitto e vantaggio personale, ma in
senso sociale, ovvero per
assicurare un moderno
welfare ai cittadini, stipendi
dignitosi ai lavoratori,
adeguati guadagni agli
imprenditori e buoni
rendimenti agli investitori.
A proposito degli aumenti
salariali ritengo dover fare
alcune considerazioni. La
prima mi porta a precisare
che detti miglioramenti
non possono, in questo
momento, gravare sui
costi di produzione, ossia
sul prezzo di vendita
dei manufatti, perché li
porterebbe a non essere
competitivi sui mercati.
La seconda mi porta
a individuare una via
alternativa, che per sua
natura non è per nulla popolare, quale
potrebbe essere l’aumento di quattro
ore lavorative settimanali (da lunedì a
giovedì), la riduzione dei giorni di ferie
(4 settimane comprendenti le festività
soppresse), la riduzione dei permessi
retribuiti e sindacali, la tregua sul fronte
degli scioperi, il tutto per 12 mesi,
scaduti i quali si torna alla situazione
precedente e alle verifiche del caso. Le
organizzazioni sindacali, soprattutto
Cgil e Fiom, a causa di carenze culturali
e miti ideologici rimarranno ingessate
su obiettivi, rivendicazioni e metodi di
lotta, inadeguati alla tutela dei lavoratori,
dentro e fuori l’ambiente di lavoro.
Termino l’articolo con i versi di una
poesia di Eugenij Evtusenko: “ Esigo dal
dottore,/ dallo scaricatore…/che tutto
sia fatto a puntino…/Dagli edifici/sino
alle calosce,/ non deve esserci niente
di mediocre” e io aggiungo: “esigo che
siano pagate le tasse, che i bilanci siano
veritieri, che la legalità sia rispettata
e che chi infrange la legge paghi
duramente”. Se i miei sono sogni spero
non muoiano all’alba.
GIANNI MUNARINI
Sono emerse tre grandi spinte di
sopravvivenza. La prima è stata il fare
perno sulla “restanza” del passato,
per riprendere e valorizzare ciò
che resta di funzionante del nostro
tradizionale modello di sviluppo. La
seconda spinta è stata la crescente
valorizzazione della differenza
e la voglia di personalizzazione.
La terza è data dai processi di
riposizionamento: esempi ne sono
il riorientamento dei giovani verso
percorsi di formazione tecnicoprofessionale dalle prospettive di
inserimento lavorativo più certe,
l’espansione della distribuzione
organizzata e delle attività di
commercio via web, l’aumento delle
quote di mercato dell’Italia nelle
aree emergenti del mondo grazie a
specializzazioni produttive diverse
dal tradizionale made in Italy.
In questi mesi, però, abbiamo
anche cercato, più o meno
consapevolmente, di “essere
altrimenti”. 2,5 milioni di famiglie
hanno venduto oro e oggetti preziosi
negli ultimi due anni, 300.000 mobili
e opere d’arte, l’85% ha eliminato
sprechi ed eccessi nei consumi, il
73% va a caccia di offerte e alimenti
poco costosi. Non ultima, la messa in
circuito del patrimonio immobiliare
posseduto, affittando alloggi non
utilizzati o trasformando il proprio
in un piccolo bed&breakfast. E
sono 2,7 milioni gli italiani che
coltivano ortaggi e verdura da
consumare ogni giorno, 11 milioni
si preparano regolarmente cibi in
casa. Il 62,8% degli italiani ha ridotto
gli spostamenti per risparmiare
sulla benzina, nel periodo gennaiosettembre 2012 il mercato dell’auto
registra il 25% di immatricolazioni
in meno rispetto allo stesso periodo
dell’anno precedente, e c’è un
boom delle biciclette. In generale,
le funzioni del consumo si stanno
modificando anche grazie alla
diffusione delle nuove tecnologie. Il
15% degli italiani è iscritto a gruppi
di acquisto online che offrono beni e
servizi a basso costo.
La casa-patrimonio resta
assolutamente maggioritaria nelle
scelte degli italiani, ma le necessità
contingenti stanno rivalutando
l’affitto. Nel 2011 la quota di
famiglie in locazione ha raggiunto
il 21% e nelle aree metropolitane
la percentuale sfiora il 30%. A fine
anno le transazioni immobiliari si
attesteranno sulle 485.000 unità.
Nel periodo 2008-2011 il numero di
mutui per l’acquisto di abitazioni è
diminuito di oltre il 20% rispetto al
quadriennio 2004-2007. Nel primo
semestre del 2012 la domanda di
mutui ha fatto registrare un’ulteriore
contrazione del 44% rispetto allo
stesso periodo del 2011. L’anno
scorso le famiglie che sono riuscite
a realizzare l’acquisto sono state il
65,2%, ma quest’anno scenderanno
al 53,5%.
Nell’era biomediatica la
miniaturizzazione dei dispositivi
hardware e la proliferazione delle
connessioni mobili ampliano le
funzioni, potenziano le facoltà,
facilitano l’espressione e le relazioni
delle persone. L’utenza del web
in Italia è aumentata di 9 punti
nell’ultimo anno: quasi la metà della
popolazione utilizza almeno un social
network. E il web permea ormai ogni
aspetto della nostra vita quotidiana.
7
8
Europa
Sabato, 15 dicembre 2012
Calo demografico e ruolo dell’Europa nel mondo
solo unita conta
EUROSTAT
■ Povertà
Oltre 119 milioni
di europei a rischio
La crescita demografica cinese rallenta, l’India continua a crescere e nel 2060
sarà la nazione più popolosa del pianeta mentre l’Europa sarà sempre più piccola
L
a popolazione dell’Unione europea (500 milioni di abitanti)
rappresenta attualmente il 7% di quella mondiale (6,9 miliardi).
Ma, secondo le previsioni demografiche, nel 2060 essa scenderà
al 5%. È uno dei dati contenuti nella pubblicazione “The Eu
in the world 2013”, diffusa dalla Commissione Ue a Bruxelles. La
pubblicazione mette soprattutto a confronto i dati fra i continenti,
concentrandosi poi su statistiche relative ai Paesi del G20, ossia le
maggiori venti economie del pianeta. Fra 50 anni la nazione più
popolosa del pianeta non sarà più la Cina che scenderà dagli attuali
un miliardo e 340 milioni di abitanti a un miliardo e 210 milioni, bensì
l’India che arriverà a un miliardo e 720 milioni. Il tasso di natalità
dell’Ue è oggi di 1,6 nascite per donna in età fertile (al di sotto del
tasso naturale di rinnovo, che è di 2,1); la media mondiale è 2,5, ma
raggiunge 3,0 in Arabia Saudita, 2,7 in India, 2,6 in Sudafrica. La Cina si
ferma a 1,6.
Prima che sia tardi. È alla luce di questi
dati che acquistano ancora maggior
forza le parole del politologo e gesuita
francese, padre Henri Madelin che
invita l’Europa a “parlare con una voce
sola” pur riconoscendo come non sia
certo che i popoli che costituiscono
l’ossatura dell’Ue nutrano grandi
ambizioni al suo riguardo. Forse, spiega,
“sotto la spinta della necessità, della
difesa dei livelli di vita e della crescente
pressione dei nuovi giganti economici
e politici che appaiono all’orizzonte”,
l’Europa potrà conoscere un “sussulto
salutare”, ma è auspicabile che tale
risveglio “non sia troppo tardivo se
gli europei non vogliono ritrovarsi un
domani in un angolo morto della storia”.
“Per valutare l’odierno ruolo dell’Europa
nel mondo – avverte il gesuita - dobbiamo
anzitutto considerare l’originalità del
modello di costruzione europea. Una
forma politica senza precedenti perché
non è una semplice federazione di Statinazione”. Inoltre “la filosofia del progetto
europeo è storicamente segnata dal
rifiuto della potenza che ha condotto
alle catastrofi del 1945”. Secondo Jean
Monnet, rammenta Madelin, “occorre
cercare la fusione degli interessi europei”,
non solo il loro “equilibrio”.
Per un’azione più efficace. Secondo il
politologo gesuita, “una delle promettenti
innovazioni del Trattato di Lisbona è
l’aver costruito un quadro giuridico
di grande ampiezza” che “consente di
rendere l’azione esterna dell’Europa
più coerente e se possibile in futuro
più efficace”. L’Ue è oggi l’erogatrice
della metà degli aiuti allo sviluppo al
mondo, ma non sempre - anche a causa
delle divisioni interne - riesce ad agire
S
i è corso il rischio, alla
cerimonia di consegna del
Nobel per la pace, che la
giornata si trasformasse in una
scontata rievocazione del processo
di integrazione, con la prevalenza
della nostalgia rispetto a una
sana riflessione sulle ardue sfide
attuali e sul futuro dell’Ue. Ma,
a ben guardare, una parallela e
onesta rilettura del passato e del
presente hanno offerto alcune
chiavi di lettura per interpretare
questa difficile fase di transizione.
Quando il presidente del comitato
che assegna il riconoscimento,
Thornbjorn Jagland, nel suo
discorso ufficiale si è soffermato
sulla fondamentale rilevanza della
pacificazione franco-tedesca del
secondo dopoguerra, vera pietra
miliare della costruzione europea,
la cancelliera Angela Merkel e il
presidente François Hollande si
sono alzati in piedi, stringendosi le
mani e sollevandole al cielo in un
gesto semplice, per quanto plateale,
di amicizia. C’è da immaginare che
più di un pensiero sia corso alla
vera o presunta diarchia Berlino-
“
Il tasso di natalità
nell’Ue è oggi di 1,6
nascite per donna
(al di sotto del
tasso naturale di
rinnovo), la media
mondiale è 2,5, ma
raggiunge il 3,0 in
Arabia Saudita,
il 2,7 in India e il
2,6 in Sudafrica
IL GESUITA FRANCESE HENRI MADELIN
con efficacia alla gestione delle crisi
internazionali. Con riferimento al
Seae (Servizio europeo per l’azione
esterna) e all’Alto rappresentante Ue
Catherine Ashton, padre Madelin non
ne nasconde le difficoltà di decollo ed
auspica che si sviluppi “poco a poco
un servizio d’eccellenza in grado di
armonizzare le posizioni degli Stati
membri”.
La mancanza di un popolo europeo.
L’Europa, sottolinea, si sta insomma
costruendo “in assenza di un popolo
europeo”, mentre “per le più importanti
esigenze di sicurezza” i suoi cittadini
“hanno la tendenza a volgersi verso
Washington piuttosto che verso
Bruxelles”, e si rivelano inoltre accesi
sostenitori di istituzioni internazionali
quali Nato e Ocse. Un atteggiamento
che, secondo padre Madelin, potrebbe
“ritardare la costruzione di quell’Europa
politica” che costituirebbe “il migliore
antidoto” alle loro paure. “Il rifiuto
della guerra come mezzo di soluzione
dei conflitti deve restare una scelta
consolidata nel tempo - ribadisce il
politologo - e non deve trasformarsi
in debolezza di consenso di fronte a
situazioni che l’Europa non sarebbe in
grado di affrontare”.
Una voce sola. Nel riconoscere che
nelle opinioni pubbliche dei suoi Paesi
membri esiste un desiderio d’Europa,
padre Madelin afferma che esso
“deve condurre alla realizzazione di
dispositivi che consentano all’Europa
di parlare il più possibile con una sola
voce sui grandi dossier che toccano
il futuro pacifico del pianeta e il suo
ruolo nel mondo. Unita e determinata,
essa conterà e i recalcitranti saranno
obbligati ad ammettere che bisogna fare
i conti con lei. Divisa ed esitante, essa
non potrà, sui temi sensibili, che fare la
politica dello struzzo”. Ed è proprio ciò
che, conclude padre Madelin, l’Europa
sta facendo “sui temi più scottanti come
Israele e Palestina, con il rischio di
perdere il proprio onore e di raffreddare
la speranza che molti Paesi del mondo ricchi o poveri - hanno riposto in essa”.
✎ commento |
N
el 2011, oltre 119 milioni di
persone, pari al 24,2% della
popolazione, erano minacciate dalla
povertà o dall’esclusione sociale
nell’Ue27”. La percentuale era del
23,4% l’anno precedente e del
23,5% nel 2008 : il che significa
che la crisi economica prosegue a
far pesare i suoi effetti sul piano
sociale. Eurostat specifica che si tratta
di persone o famiglie con reddito
insufficiente, sottoposte a privazioni
materiali oppure senza lavoro o con
condizione professionale insufficiente
sul piano reddituale. Lo scorso anno
“le maggiori proporzioni di persone
minacciate da povertà sono state
registrate in Bulgaria (49% della
popolazione), Romania e Lettonia
(40%), Lituania (33%), Grecia e
Ungheria (31%)”. Le percentuali
minori, sempre secondo l’Istituto di
statistica comunitario, si verificano
invece nella Repubblica ceca (15%),
nei Paesi Bassi e Svezia (16%),
Lussemburgo e Austria (17%).
Nei Paesi più grandi le percentuali
sono: Germania (20), Francia (19),
Regno Unito (23), Italia (24, dato
2010), Polonia (27). In Croazia, Stato
che entrerà a far parte dell’Ue a metà
del prossimo anno, il dato è al 33%.
La Commissione europea all’interno
della strategia “Europa 2020” si è
impegnata a ridurre il numero di
persone a rischio di povertà o di
esclusione sociale di almeno 20
milioni entro il 2020. La competenza
in tale ambito è degli Stati, ma
l’Unione può svolgere un ruolo di
coordinamento, di ricerca, di incontro
fra buone prassi, e sovvenzionare
progetti sul territorio.
di Gianni Borsa
La consegna del Nobel all’Ue:
“Non un premio al passato, ma al nostro domani”
Parigi che reggerebbe le sorti
europee fin dai tempi di AdenauerSchuman. Del resto è innegabile
che i primi passi della comunità
siano stati concepiti proprio con
l’intento di ricostruire la fiducia
reciproca, e poi una intesa duratura,
tra le due sponde del Reno. Dunque
il Nobel della pace si spiega nella
misura in cui il processo politico
che ha portato all’Ue con il Trattato
di Maastricht e ora con quello
di Lisbona era stato concepito e
perseguito con determinazione
per superare le rivalità tra Francia e
Germania mediante la costruzione
di interessi comuni e di una
solidarietà concreta. Non a caso
questi sono i concetti cardine
della Dichiarazione Schuman
del 9 maggio 1950, momento
fondativo dell’Unione. Il testo è
– riletto ai nostri giorni – di una
capacità prospettica fuori dal
comune: “La pace mondiale non
potrà essere salvaguardata se non
con sforzi creativi proporzionali
ai pericoli che la minacciano”. E
più avanti: “L’Europa non potrà
farsi in una sola volta, né sarà
costruita tutta insieme; essa sorgerà
da realizzazioni concrete che
creino anzitutto una solidarietà
di fatto. L’unione delle nazioni
esige l’eliminazione del contrasto
secolare tra la Francia e la
Germania”.
L’Europa parte da qui e va
riconosciuto che, nel bene e nel
male, sono state spesso Germania e
Francia il “motore” dell’Unione.
Ma il Nobel “non è un premio al
passato, riguarda piuttosto il nostro
domani”, hanno affermato i leader
politici nazionali, i responsabili
delle istituzioni di Bruxelles e
Strasburgo, i commentatori, le
anime della società civile – fra
cui la Chiesa cattolica - che non
cedono ai richiami populisti
e nazionalisti alimentati dalla
crisi economica. Infatti i discorsi
ascoltati hanno saputo andare
oltre la commemorazione.
Sono risuonate parole-chiave di
un’Europa che accetta i moderni
“campi di battaglia” globali
(economia, demografia, migrazioni,
ambiente, energia, internet,
multicultura…): con un vocabolario
che comprende termini quali diritti,
sviluppo, libertà, democrazia,
fiducia, giustizia, euro, solidarietà,
competitività, dialogo, apertura al
resto del mondo. Senza trascurare
la parola “compromesso” – inteso
in senso nobile -, ovvero accordo
al più alto livello possibile per
procedere a una sintesi ambiziosa
tra interessi nazionali e comunitari.
Sintesi che qualcuno non rinuncia a
chiamare “bene comune europeo”.
L’incontro virtuoso tra la storia
e l’oggi dell’Ue si rispecchia nei
nomi declamati nell’elegante
auditorium della capitale norvegese
– da Erodoto a Monnet, da Willy
Brandt a Wojtyla – non meno
che nei giovani volti dei quattro
studenti che facevano parte della
delegazione ufficiale dell’Unione.
L’Europa ha più di una ruga,
sente il peso di questa complessa
stagione, ma, ugualmente, guarda
avanti. Di Europa c’è bisogno: è una
“comunità di valori” e allo stesso
tempo uno strumento per produrre
quei risultati e benefici che i suoi
500 milioni di cittadini più o meno
consapevolmente si attendono.
Mondo
Ambiente
■ Verso il Kyoto2
Nuovi protagonisti in Medio Oriente
Un accordo al ribasso
dal meeting di Doha
Turchia e Qatar,
la strana coppia
G
li scontri in Egitto, la guerra in
Siria, la questione palestinese
e la crescente tensione tra
Israele e Iran. A quasi due
anni dall’inizio della Primavera Araba
il Medio Oriente continua ad essere
sferzato dal vento dell’instabilità e
della violenze. Un panorama in cui si
muovono, più o meno sottotraccia, due
nuovi attori sempre più protagonisti:
Turchia e Qatar.
“Oltre all’Egitto da sempre punto
di riferimento per il mondo arabo,
che però sta attraversando una crisi
profonda – spiega l’ambasciatore
Giuseppe Panocchia in un’intervista
a Radio Vaticana – questi due Paesi si
stanno ritagliando un proprio spazio,
dimostrandosi molto più attivi di
quanto non lo siano i Paesi occidentali.
Gli Stati Uniti sembrano, infatti, più
interessati a quanto avviene nel Pacifico
e alla crescente competizione con la
Cina, rispetto al Mediterraneo mentre
l’Europa, come ha dimostrato il recente
voto alle Nazioni Unite sulla Palestina, è
troppo frammentata per poter incidere.
Questo anche a causa della tendenza
F
Dietro all’instabilità
della regione
l’emergere di nuovi
attori che lottano
per veder crescere la
propria influenza
europea a guardare al Medio Oriente
con i propri parametri”.
Secondo l’ambasciatore, la Turchia
(Paese non arabo), dopo la chiusura
delle porte dell’Unione Europea, sta
cercando nuovi spazi in Medio Oriente
potendo contare sul suo potere militare
e sulla penetrazione commerciale.
Non è un caso che la Turchia sia stata
protagonista in tutte le recenti crisi,
dalla situazione siriana (i ribelli hanno
in Turchia le loro basi) a Gaza.
“Una Turchia – continua Panocchia – in
cui, rispetto ai tempi di Kemal Ataturk
si stanno accentuando le posizioni
islamiche. Dall’altra parte abbiamo il
Qatar che, forte dei proventi derivati
dal petrolio, sta investendo non solo
Sabato, 15 dicembre 2012
nelle imprese europee e nelle squadre
di calcio, ma anche nel finanziamento
di una serie di movimenti attivi in tutto
il Medio Oriente. Gruppi che spesso
si rifanno ad una visione radicale
dell’Islam”.
L’ambasciatore torna anche sul Nobel
per la pace concesso all’Unione
Europea e sul ruolo di Bruxelles nello
scacchiere mediorientale. “Quella
dell’Unione Europa – conclude – è
una bellissima facciata che deve però
ancora trovare il suo peso nel mondo.
Oggi ho l’impressione che dell’Europa
il mondo non senta più tutto questo
bisogno e questo a causa dell’incapacità
europea di saper contare”.
M.L.
orse per non dover ammettere
una debacle totale sul clima, i
quasi 200 delegati al summit di
Doha, fuori tempo massimo, hanno
trovato domenica 9 dicembre un mini
accordo al ribasso, che di fatto non è
altro che un’estensione del protocollo
di Kyoto, senza il rinnovo degli
impegni economici assunti. I Paesi
presenti al summit mondiale contro i
cambiamenti climatici, fa sapere anche
il Wwf, hanno fallito nell’intento di
prendere misure serie per limitare i
danni collegati al surriscaldamento
globale. Con questo mini accordo,
giunto dopo lo scadere della dead
line fissata a venerdì sera, i delegati
estendono il Protocollo di Kyoto fino
al 2020 evitando di impiegare ulteriori
risorse per finanziare i Paesi in via
di sviluppo e i Paesi emergenti, che
dovranno ridurre le loro emissioni di
gas serra. In particolare Cina e Usa
si sono rimpallati la questione su chi
debba impegnarsi per primo, rifiutando
di fare il primo passo. Nulla cambia,
dunque, e ognuno prende altro tempo
aspettando tempi migliori. Peccato,
hanno fatto sapere gli ambientalisti,
che il clima non attende e che le
devastazioni ambientali e climatiche
non aspetteranno i tempi lunghi degli
Stati per scatenarsi sulle zone meno
fortunate del pianeta.
SIERRA LEONE. Nostra intervista a mons. Gianfranco Biguzzi, vescovo emerito di Makeni
è
soddisfatto mons.
nazionale e internazionale.
Gianfranco Biguzzi,
Oggi l’impegno è soprattutto
vescovo emerito di
nel campo della formazione,
Makeni, per la buona
basti pensare che il 40%
riuscita del voto dello scorso
delle scuole è legato alle
17 novembre in Sierra Leone.
diocesi o a istituti religiosi.
“I trecento osservatori
A Makeni abbiamo avviato
internazionali presenti per
anche la prima università
monitorare il voto non hanno
privata del Paese dove si
ravvisato particolari irregolarità”,
svolgono anche corsi di buon
racconta il religioso saveriano
governo. Vi partecipano non
che ha trascorso gli ultimi mesi
solo cristiani ma anche capi
nella casa di Tavernerio per un
tradizionali e funzionari di
periodo di riposo e riflessione.
tutte le confessioni”.
Mons. Biguzzi ha lasciato
Guardando alla realtà
l’Africa dopo aver guidato,
del Paese gli indicatori
per 25 anni, una diocesi che
macroeconomici indicano
copre quasi interamente la
dei miglioramenti…
parte nord del Paese. Un lungo
“La Sierra Leone è un
ministero segnato dalla guerra
cantiere aperto: sono state
civile che ha devastato il paese
costruite strade e scuole,
dal 1991 al 2002 quando il
estesa la rete elettrica. Certo
presidente Kabbah dichiarò
resta la corruzione così come
ufficialmente conclusa la
altri problemi sociali a partire
guerra. Un conflitto, costato la
dalla disoccupazione. Negli
vita a circa 50 mila persone e
ultimi anni sono cresciuti
che ha visto l’arruolamento di
gli investimenti di imprese
migliaia di bambini soldato. Il
non solo dei Paesi europei
presidente Ernest Bai Koroma
e degli Usa, ma di Cina,
si è riconfermato con il 58.7
India, Sudafrica e Paesi del
per cento dei voti, davanti
Questo è un aspetto
A dieci anni dalla fine della guerra il voto del novembre scorso segna un punto Golfo.
allo sfidante Julius Maada Bio
positivo, ma bisogna evitare
(37,4 per cento). A premiare il
d’ombra. A Makeni
di svolta nella storia del Paese, dove oltre alle luci rimangono però alcune ombre leadzone
presidente rieletto - secondo
esempio è stato avviato
alcuni osservatori - sono stati i
un grande progetto per la
progressi fatti nel campo delle
produzione dell’etanolo,
infrastrutture e della crescita economica
sia stata questa la causa scatenante: negli
loro il necessario per avviare un’attività.
ma questo ha tolto terra ai contadini e non
(più 6% del Pil nel 2011).
anni ottanta la Sierra Leone era un Paese
Si è poi cercato di favorire il rientro dei
produce benefici per le comunità.
crollato a causa della corruzione e del
bambini soldato nelle famiglie. Poi vi è
La Sierra Leone è lontana dalla Nigeria e
Eccellenza, dieci anni fa avrebbe mai
malaffare. Ricordo che allora nelle città
stato il lavoro della Commissione “verità e
dal Mali, Paesi che stanno sperimentando
immaginato che si sarebbe potuti arrivare non si trovava la benzina, i dipendenti
riconciliazione” che ha girato l’intero Paese.
il rischio dell’integralismo islamico.
ad una situazione come questa?
statali non ricevevano salario, l’esercito era
Qui i carnefici – che hanno potuto contare
Come si vive questa nuove realtà?
“La speranza c’era perché sapevamo che le
allo sbando. In quella situazione bastò la
su una legge di amnistia (non applicata ai
“Devo dire che siamo lontani ma non così
cause del conflitto non erano né di carattere comparsa di alcuni personaggi con un po’
capi) - potevano chiedere perdono per i
tanto perché in Sierra Leone c’è una grande
religioso, né etnico bensì sociali”.
di carisma per destabilizzare il Paese”.
crimini commessi, spesso anche attraverso
presenza di cittadini nigeriani. Le relazioni
Quella in Sierra Leone è da molti
Qual è stata la sfida più grande nel
riti di purificazione tradizionali.
tra musulmani (il 60% della popolazione) e
conosciuta come la guerra dei diamanti.
cammino di pace?
Qual è stato il ruolo della Chiesa?
cristiani restano buone, ma ho notato negli
Sono stati realmente i diamanti la causa
“Al momento della firma degli accordi non
“Pur essendo i cristiani una realtà
ultimi anni un accentuazione della religione
del conflitto?
erano solo le istituzioni e le infrastrutture
minoritaria (il 20% della popolazione di
come elemento identitario. Questo è dovuto
“I diamanti hanno avuto certamente un
a dover essere ricostruite, ma le comunità.
cui solo il 5% sono cattolici) la Chiesa
in parte alla presenza di musulmani inviati
ruolo nell’alimentare il conflitto, infatti, la
Prima di tutto si è cercato di disarmare
ha giocato e continua a giocare un ruolo
dal Pakistan e dai Paesi del Golfo che
prima cosa che hanno fatto i ribelli è stata
i combattenti e favorire il ritorno nei
importante soprattutto in campo sociale.
hanno una visione più rigida dell’Islam.
prendere il controllo delle aree diamantifere villaggi: sono stati creati grandi centri
Durante la guerra ho fatto parte del
Spero che questo non sfoci un giorno nel
grazie alla collaborazione degli stati vicini
dove potevano frequentare dei corsi di
Consiglio interreligioso che ha svolto
fondamentalismo”.
e delle reti internazionali. Ma non credo
formazione al termine dei quali veniva dato
un’intensa attività negoziale a livello
MICHELE LUPPI
Un nuovo inizio
9
Cultura
10 Sabato, 15 dicembre 2012
● L’intervento del
cardinale Angelo Scola
per Sant’Ambrogio.
● Nel suo discorso
il metropolita di Milano
ha affrontato molti temi
● Siamo di fronte a una
grande sfida per tutte
le civiltà e culture
Libertà religiosa:
una cartina di tornasole
L
a libertà religiosa è “la più sensibile
cartina di tornasole del grado di
civiltà delle nostre civiltà plurali”.
Ne è convinto il cardinale Angelo Scola,
arcivescovo di Milano, che la scorsa
settimana nel discorso pronunciato in
occasione della festa di sant’Ambrogio,
ha ricordato che “la libertà religiosa
appare oggi come l’indice di una sfida
molto più vasta: quella dell’elaborazione
e della pratica, a livello locale e
universale, di nuove basi antropologiche,
sociali e cosmologiche della convivenza
propria delle società civili in questo terzo
millennio”. In un contesto di “meticciato
di civiltà e di culture”, il “cattolicesimo
popolare ambrosiano” è “capace di
risorse innovative per il vivere sociale,
inimmaginabili nelle previsioni di
qualche decennio fa”. Di qui l’attualità
dell’Editto di Milano - tema del discorso
del card. Scola - che a 1700
anni di distanza ha ancora
un “significato epocale”,
perché ha introdotto per
la prima volta nella storia
le due dimensioni che
oggi chiamiamo “libertà
religiosa” e “laicità dello
Stato” e che costituiscono
“due aspetti decisivi per
la buona organizzazione
della società politica”. Altro
caposaldo per la libertà
religiosa, la dichiarazione
conciliare “Dignitatis
humanae”, che “ha trasferito
il tema della libertà religiosa
dalla nozione di verità
a quella dei diritti della
persona umana”.
Il vero scontro nelle
società occidentali
contemporanee non
coinvolge le fedi
differenti; c’è il rischio
del troppo secolarismo
avallato dallo Stato
“Fino a qualche decennio fa - la
constatazione dell’arcivescovo - si faceva
riferimento sostanziale ed esplicito a
strutture antropologiche generalmente
riconosciute, almeno in senso lato, come
dimensioni costitutive dell’esperienza
I nodi da sciogliere
Tra il 2000 e il 2007, ha
esordito il card. Scola,
“sono stati ben 123 i
Paesi in cui si è verificata
una qualche forma di
persecuzione religiosa, e
purtroppo il numero è in
continuo aumento”. Tra
i “nodi da sciogliere” in
materia di libertà religiosa,
oltre a quelli “classici” che
derivano dalla “corretta
interpretazione e necessaria
assunzione” della “Dignitatis Humanae”,
il primo - per l’arcivescovo di Milano riguarda “il nesso tra libertà religiosa e
pace sociale”: “Più lo Stato impone dei
vincoli, più aumentano i contrasti a base
religiosa”, perché “imporre o proibire
per legge pratiche religiose, nell’ovvia
improbabilità di modificare pure le
corrispondenti credenze personali,
non fa che accrescere quei risentimenti
e frustrazioni che si manifestano poi,
sulla scena pubblica, come conflitti”.
Il secondo problema, più complesso,
“riguarda la connessione tra libertà
religiosa e orientamento dello Stato
e, a diversi livelli, di tutte le istituzioni
statuali, nei confronti delle comunità
religiose presenti nella società civile”.
religiosa: la nascita, il matrimonio, la
generazione, l’educazione, la morte”.
Oggi, invece, si è affermato il modello
francese di laicité, che “è parso ai più
una risposta adeguata a garantire una
piena libertà religiosa, specie per i
gruppi minoritari”. Alla base di tale
modello, c’è “l’idea dell’in-differenza,
definita come ‘neutralità’, delle istituzioni
statuali rispetto al fenomeno religioso
e per questo si presenta a prima vista
come idoneo a costruire un ambito
favorevole alla libertà religiosa di tutti”.
Una concezione, questa, “ormai assai
diffusa nella cultura giuridica e politica
europea, in cui però, le categorie di
libertà religiosa e della cosiddetta
‘neutralità’ dello Stato sono andate
la storia: La mia ‘ndrangheta
Canale e Zuccalà
Storia e cronaca della
‘ndrangheta a Reggio Calabria
e nella Locride, attraverso
il racconto personale di
Rosy Canale. Nata a Reggio,
imprenditrice, vittima della mafia
calabrese e viva per miracolo,
si ritrova a San Luca, il paesino
dell’Aspromonte ombelico
della ‘ndrangheta, ad avviare
un’attività di volontariato con
le donne. Qui il suo racconto si
intreccia con quello delle donne
del posto, madri delle vittime di
Duisburg, sorelle di altre vittime
e carnefici di una faida senza
fine. Emanuela Zuccalà, 39 anni,
è giornalista di Io Donna, dove
si occupa di inchieste sociali e
reportage internazionali.
Paoline, pp. 432, 19.90 euro.
MONS. DIEGO COLETTI
VESCOVO DI COMO
PRESENTA
L’infanzia di Gesù
IL NUOVO LIBRO DI BENEDETTO XVI
sempre più sovrapponendosi, finendo
così per confondersi”. Nei fatti, dunque,
la laicité alla francese “ha finito per
diventare un modello maldisposto verso
il fenomeno religioso”.
Presunta neutralità
“Oggi - ha ammonito il card. Scola - nelle
società civili occidentali, soprattutto
europee, le divisioni più profonde
sono quelle tra cultura secolarista e
fenomeno religioso, e non - come spesso
invece erroneamente si pensa - tra
credenti di diverse fedi”. Misconoscendo
questo dato, “la giusta e necessaria
aconfessionalità dello Stato ha finito per
dissimulare, sotto l’idea di ‘neutralità’, il
sostegno dello Stato ad una visione del
mondo che poggia sull’idea secolare
e senza Dio”. “Ma questa è una tra le
varie visioni culturali che
abitano la società plurale”,
ha affermato il cardinale,
secondo il quale in questo
modo lo Stato cosiddetto
neutrale, “lungi dall’essere
tale fa propria una
specifica cultura, quella
secolarista, che attraverso
la legislazione diviene
cultura dominante e finisce
per esercitare un potere
negativo nei confronti
delle altre identità,
soprattutto quelle religiose,
presenti nelle società civili
tendendo a emarginarle,
se non espellendole
dall’ambito pubblico”. In
altre parole, “sotto una
parvenza di neutralità e
oggettività delle leggi, si
cela e si diffonde - almeno
nei fatti - una cultura
fortemente connotata da
una visione secolarizzata
dell’uomo e del mondo,
priva di apertura al
trascendente. In una
società plurale essa è in se
stessa legittima ma solo
come una tra le altre. Se
però lo Stato la fa propria
finisce inevitabilmente per
limitare la libertà religiosa”.
Aprire spazi di confronto
e di dialogo onesto
Come ovviare a questo “grave stato
di cose”? “Ripensando il tema della
aconfessionalità dello Stato nel
quadro di un rinnovato pensiero della
libertà religiosa”, la risposta del card.
Scola, secondo il quale “è necessario
uno Stato che, senza far propria una
specifica visione, non interpreti la sua
aconfessionalità come ‘distacco’, come
una impossibile neutralizzazione delle
mondovisioni che si esprimono nella
società civile, ma che apra spazi in cui
ciascun soggetto personale e sociale
possa portare il proprio contributo
all’edificazione del bene comune”.
Domenica 23 dicembre 2012
ore 14.30
Piazza Duomo – Como
■ Guanella
«Pane e Paradiso»:
un nuovo audiolibro
Martedì 18
dicembre, alle
ore 11.30, verrà
presentato presso
la sala Marconi di
Radio Vaticana,
l’audiolibro “Pane
e Paradiso” (San
Paolo Editore),
frutto della
collaborazione tra
Caritas Italiana,
Fondazione Migrantes, Centro Europeo
Risorse Umane di Firenze e Centro Studi
Guanelliani di Roma. Si tratta della nona
uscita della collana PhonoStorie, dedicata
ad alcuni noti personaggi del XX secolo, tra
cui Chiara Lubich, Alcide De Gasperi, Madre
Teresa, Primo Mazzolari, Rosario Livatino,
Luigi Di Liegro, Zeffirino Jiménez, Tonino
Bello e ora, appunto, il “nostro” nuovo
Santo, don Luigi Guanella.
“Pane e paradiso” raccoglie appunto gli
scritti e gli aneddoti più belli di don
Guanella, espressione di una vita spesa
nella totale fiducia nella Provvidenza,
riversata poi a piene mani verso le persone
più povere e bisognose. Il prodotto
editoriale, disponibile presso le migliori
librerie, è composto da un volumetto
cartonato che fa anche da custodia del
CD-ROM, e contiene una prefazione, i
testi e una breve biografia del Santo.
La prefazione è stata affidata a Davide
Rondoni, scrittore e poeta e al ministro
della Salute Renato Balduzzi; le letture
sono a cura di Paolo Bonacelli, grande
interprete di teatro, coadiuvato da Fabrizio
Bucci, Barbara Lo Gaglio e Anita Kravos.
Una lettura è anche stata fatta da Damiano
Tommasi, ex centrocampista della Roma
e della Nazionale, attualmente presidente
dell’Associazione Italiana Calciatori, di cui è
noto l’impegno nel campo della solidarietà.
Le musiche originali che accompagnano le
letture sono del maestro Mite Balduzzi.
All’incontro di presentazione, moderato dal
vicedirettore del Tg1-Rai Susanna Petruni,
interverranno il ministro della Salute
Renato Balduzzi, il presidente di Caritas
Italiana, mons. Giuseppe Merisi, il direttore
di Caritas Italiana mons. Francesco Soddu,
Mite Balduzzi e Roberto Tietto del Centro
Europeo Risorse Umane.
don bello, maestro di non violenza
Sergio Paronetto
Il volume presenta una
riflessione realista e creativa
sulla pace da costruire con
mezzi di pace, con spirito critico
e appassionato, affrontando i
conflitti con animo costruttivo.
La scelta nonviolenta di don
Tonino, di cui si ricordano i 20
anni dalla morte, è presentata
spesso con le sue parole-
immagini, perché possiamo
penetrarvi come in un grembo
generatore. La pace è un’arte
che si impara formandosi alla
nonviolenza, costruendo la
convivialità delle differenze,
coltivando il sogno più
profondo e realista dell’umanità.
Cuore del suo pensiero attivo:
nonviolenza e processo di pace.
Paoline, pp. 320, 20.00 euro.
In dialogo
e oggi
r
e
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Sabato, 15 dicembre 2012 11
Spalancare porte e finestre
Nuovi scenari che interpellano
L’
ascolto di quelli che si trovano
perplessi di fronte ad un’adesione,
ad una proposta religiosa specifica,
seppure con tanti distinguo, l’attenzione
rivolta a quanti, per motivazioni
diverse, si sono allontanati da una
pratica religiosa; la disponibilità ad
accogliere le domande di chi vuole ricomprendere gli elementi essenziali del
cristianesimo; la domanda di quanti –e
sono tanti!- vogliono apprendere in prima
persona gli elementi minimi per leggere
personalmente il Vangelo e non dover
sempre dipendere dai commenti di altri;
l’ansia e l’inquietudine di coloro che spesso
ricevono risposte a domande che non
hanno posto e che, per questo, si trovano
con altri e più profondi interrogativi:
tutte persone e concreti contesti a cui ci
si dovrebbe rivolgere con una attenzione
particolare e privilegiata. In realtà spesso,
troppo spesso, si preferisce coltivare il
proprio orticello lamentandosi, poi, che
non si è ascoltati! O che si è in pochi!
T
erminato l’incontro, mi si
avvicina una persona che
–a prima vista- mi sembra
di riconoscere. Un attimo di
incertezza, poi l’intrecciarsi dei ricordi.
Era venuto all’incontro perché catturato
dal tema: “Se e come credere oggi”. E’
stata una serata interessante, mi dice, le
provocazioni lanciate sono state tante.
Soprattutto hanno avuto il merito di non
chiudere il discorso, ma di aprirlo. Vedi,
continua, non è facile oggi trovare luoghi,
persone, occasioni in cui sia possibile un
reale dialogo. Per persone come me che
si trovano in una posizione di profonda
incertezza, di inquietudine, di voglia e
di timore di credere, c’è bisogno di una
proposta che parta dalla nostra specifica
situazione. Se mi guardo attorno, invece,
trovo tante proposte rivolte a persone
tutto deve essere chiaro, che le
domande siano ritenute sempre
fuori posto. Avrò seguito, nei
diversi anni, un centinaio
di incontri: da temi biblici a
problematiche teologiche, da
argomento di attualità ecclesiale
a incontri con esperti. Lo
schema era sempre lo stesso:
un esperto che viene, una bella
lezione, qualche scambio di
opinioni e poi tutti a casa.
che credono, a persone che vogliono
approfondire la loro fede. Ma per chi
vuole ri-cominciare, per quanti hanno
vissuto momenti di profonda crisi? Per
chi non sa dove andare? Mi è capitato
di vivere anche alcune situazioni
paradossali. Quando ancora partecipavo
attivamente alle iniziative della
parrocchia, constatavo tutta una serie di
iniziative. Mi sono detto: chissà quanta
gente viene coinvolta! Ho voluto fare
un’esperienza, così per verificare una mia
sensazione. Ho seguito diverse iniziative e
toccato con mano una strana situazione:
ovunque andassi, trovavo sempre più
o meno le stesse persone! E notavo una
certa insistenza, da parte di alcuni, nel
rimproverare chi non c’era. Mi chiedevo:
ma come fa ad aggregarsi qualcuno che
voglia davvero rimettere seriamente in
discussione la propria situazione? Come
si può essere protagonisti in contesti
dove tutto è stabilito in partenza? Dove
le domande vengono sempre archiviate
o, quando esse sono radicali, si invoca
puntualmente la fede: o credi e non credi.
Le esclamazioni non bastano!
Quante volte mi sono sentito dire: “Ci
vuole fede!” o “Solo con la fede puoi
rispondere a queste domande!”. Dunque
le domande rimandano alla fede e la fede,
se ben comprendevo, era la risposta alle
mie domande. Ma a me interessava capire
come e in che senso la fede rispondeva
ai miei interrogativi. Sembrava quasi
che fosse proibito argomentare su temi
del credere cristiano. Sai –mi dice un po’
arrabbiato- mi sembra che nel “vostro
mondo” diate tutto per scontato, che
Di tutto e di più!
Incontro dopo incontro,
mi venivano proposte tanti
contenuti. Troppi. Senza il
tempo di riprenderli. Avevo la
sensazione che al centro non
ci fossero i credenti “normali”
o quanti cercano la via del
credere, ma come un’agenda
stabilita da altri. Quest’anno
dobbiamo fare questo e
quest’altro; dobbiamo esser
in sintonia con questa realtà o
con quell’altra. Occorreva essere un po’
stoici per seguire il tutto. Mi sono sempre
chiesto –e mi chiedo- perché sia così
difficile fare la cosa che mi sembra più
urgente: mettersi attorno ad un tavolo e
cominciare a leggere il Vangelo. Conosco
gente che ha letto diversi libri ma che,
per propria ammissione, non ha mai letto
il Nuovo Testamento. Anche tu questa
sera –mi dice guardandomi seriamente
e provocatoriamente- hai affermato che
occorre ritornare al Vangelo. Mi permetto
di correggerti: non si tratta di ritornare
al Vangelo, ma di cominciare finalmente
a leggerlo! E riscoprire la freschezza e
la novità del Gesù di Nazaret. Ma come
facciamo da soli? Un abbraccio pone
termine, per motivi di tempo, al nostro
dialogo.
pagina a cura di Arcangelo Bagni
Ascoltare per parlare
Il coraggio di abbandonare
le facili scontate risposte
L
e domande, gli interrogativi e le provocazioni
del mio interlocutore erano davvero tanti. Alla
fine, però, potevano essere ricondotte a due
profonde esigenze: l’esigenza di una certa condivisione
nell’affrontare le domande e gli interrogativi, e la
necessità più che urgente di cominciare finalmente a
leggere il Vangelo. Due attese spesso deluse.
Una esistenza condivisa
Se provassimo a leggere il Vangelo con un minimo di
attenzione e metodo, ci accorgeremmo che Gesù, un
Dio fatto uomo, non è soltanto l’esempio di un Dio che
si china verso di noi, che garantisce la nostra dignità
e difende i nostri diritti. E’ un Dio che ha assunto un
volto d’uomo, che ha preso il posto del più piccolo fra
gli uomini: non ha soltanto annunziato la lieta notizia
ai poveri, ma si è fatto uno di loro, ha condiviso la loro
sorte. E’ possibile, seguendo la vita di Gesù, cogliere
alcune dimensioni che caratterizzano anche la ricerca
religiosa dell’uomo di oggi e la sua voglia di ascoltare
o ri-ascoltare una Parola antica alla luce delle nuove
situazioni in cui egli si trova. Gesù è nato da una donna,
come nascono tutti gli uomini. Ha vissuto seguendo
le tappe della crescita umana, all’interno della sua
famiglia, del suo contesto religioso. Giorno dopo giorno
ha compreso la fatica di vivere e la speranza in essa
racchiusa. La sua esistenza si è aperta progressivamente
alla volontà del Padre: una volontà da comprendere e
da vivere. Non ha camminato «a fianco degli uomini»,
ma «dentro la vita degli uomini». La sua divinità non
si è manifestata a noi nonostante la sua umanità, ma
attraverso questa sua umanità. Un’esistenza aperta e
da comprendere: dai primi passi compiuti nella Galilea
fino alla croce. Un’esistenza segnata da conflitti, rifiuti e
incomprensioni; ma pervasa anche da momenti di gioia
e di convivialità. Ha vissuto fino in fondo il «paradosso»
della vita: accoglienza e rifiuto. Ma ha saputo pure
restare fedele a se stesso e alla propria missione.
Una sorprendente libertà
Gesù è uomo libero: fin dall’inizio del suo ministero
la folla, provocata dalle sue parole e dai suoi gesti, si
domanda: che significa tutto questo? La risposta è che
Gesù insegna con autorità e che la sua proposta è nuova.
E proprio perché autorevole e nuova la sua proposta
è anche libera. Gesù è libero di fronte alle formazioni
politiche: ad esse contesterà la logica su cui si reggono
perché alla supremazia devono subentrare la libertà e
l’amore. Costringe così i suoi interlocutori ad andare
oltre ogni casistica, per condurli al centro vero dei
problemi, convinto com’è che c’è sempre qualcosa che
rinnova i problemi dalle fondamenta. La sua libertà
lo spinge ad analisi più profonde e radicali: è in gioco
una logica diversa di valutare la vita umana, le sue
tensioni, i suoi enigmi. Gesù è uomo religioso: egli parla
di Dio e soltanto di Dio. A partire dalla sua comunione
con il Padre, Gesù coglie i criteri della propria azione
e della propria valutazione. Il vangelo dice che Gesù
andava con gli oppressi, i peccatori, gli emarginati...
Perché? Ma perché così è fatto Dio! Dio è un Padre
che ama ogni uomo. Partendo da questa profonda
convinzione Gesù afferma che ogni emarginazione è
un peccato religioso, smentisce, cioè, il volto del DioPadre. Gesù è radicalmente un uomo per gli altri: tutta
la sua esistenza è dono agli altri e per gli altri nella
certezza che la vita la si possiede solo donandola e la si
sciupa solo conservandola per se stessi. Messia e Figlio
di Dio: appunto per questo solidale con gli uomini.
Nella passione noi ritroviamo la pienezza di questa
logica: la passione rivela i tratti più profondi di Gesù,
quei tratti che si sono manifestati in tutta la sua vita, ma
che qui si fanno ancora più chiari: l’innocenza, la sua
incondizionata obbedienza al Padre, la sua bontà, la sua
solidarietà con i peccatori, l’abbandono senza riserve
all’amore... La passione è la dimostrazione che Gesù
percorse la via dell’amore fino in fondo, accettandone
completamente la debolezza, abbandonandovisi
interamente. La Passione è dunque la conclusione
interiore della vita di Gesù, il suo compimento, la
manifestazione di quella logica profonda che l’ha mossa
fin dall’inizio. E il Padre confermerà -nella risurrezionela validità dell’esistenza del Cristo. Ci si dovrebbe
chiedere –alla luce di queste sintetiche riflessioni- come
mai sia così difficile oggi parlare e proporre il Dio di Gesù
con una profonda libertà, accogliendo e condividendo
innanzitutto gli interrogativi, le domande profonde che
abitano tanti uomini e donne che camminano con noi
ogni giorno. Gesù è vero Dio perché vero uomo, ed è
vero uomo perché vero Dio: non è un gioco di parole,
ma la logica profonda della incarnazione. Allora, come si
può proporre il Dio di Gesù con linguaggi che sembrano
appagare solo chi li usa. Gesù si è inserito nella cultura
del suo tempo e in essa ha avanzato la sua proposta.
Talmente comprensibile che ha creato accoglienza e
rifiuto. Oggi, sembra, che le parole cristiane suscitino
spesso solo indifferenza. Ciò è dovuto solo ad una
indisponibilità ad accogliere il Vangelo, oppure il
Vangelo che viene proposto usa parole del Vangelo, ma
non è “lieta notizia”? Si può arrivare al paradosso di
parlare del Vangelo e di dire altro dal Vangelo. E se la
gente va altrove, non ci si deve meravigliare, ma piuttosto
interrogare seriamente.
Chiesa Locale
I cappellani accanto a chi soffre
12 Sabato, 15 dicembre 2012
Agenda
del Vescovo
N
15-16 dicembre
Visita pastorale alle comunità di Carate
Urio, Laglio e Brienno.
17 dicembre
A Como, in Vescovado, al mattino udienze
e colloqui personali; alle ore 15.00, Santa
Messa con gli ospiti della Ca’ d’Industria;
alle ore 17.00, Novena di Natale in Duomo;
alle ore 21.00, incontro con i volontari della
Caritas presso l’Opera don Guanella.
18 dicembre
A Como, in Vescovado, al mattino udienze
e colloqui personali; alle ore 18.00, auguri
natalizi con il Prefetto; alle ore 19.30, Santa
Messa e cena presso la Casa Ozanam.
19 dicembre
A Como, alle ore 9.00, presso il Teatro
Sociale, incontro con le scuole della città;
alle ore 16.00, Santa Messa presso l’Hospice
San Martino; alle ore 20.45, Santa Messa con
la comunità e il personale del Seminario.
20 dicembre
A Como, in Vescovado,alle ore 11.00,
scambio di auguri con il personale
della Curia e degli Uffici di Pastorale;
nel pomeriggio, udienze e colloqui
personali; alle ore 20.00, presso la chiesa di
Sant’Eusebio, Santa Messa con l’Ucid.
21 dicembre
A Como, alle ore 16.30, Santa Messa presso
l’Ospedale Valduce.
22 dicembre
A Como, in Vescovado, al mattino udienze
e colloqui personali; nel pomeriggio visita
pastorale a Laglio.
23 dicembre
A Como, in piazza del Duomo, alle ore 14.30,
presentazione del libro di papa Benedetto
XVI sull’infanzia di Gesù; a seguire: presepe
vivente.
24 dicembre
A Como, alle ore 10.00, presso il carcere
del Bassone, Santa Messa con i detenuti e il
personale della struttura penitenziaria; alle
ore 24.00, Messa nella Notte Santa.
M
La Novena
con il Vescovo Diego
onsignor Diego Coletti presiederà
la preghiera della Novena lunedì 17
dicembre alle ore 17.00 in Duomo,
a Como. Sono invitati bambini, ragazzi,
catechisti educatori, famiglie. Saranno
benedette le statuine di Gesù Bambino che
saranno collocate nei presepi. I sacerdoti
sono pregati di portare veste e cotta o
camice. Troveranno la stola viola in Duomo.
el “cenacolo
Marchesini” di
Morbegno, giovedì
29 novembre sono stati
accolti dal parroco
don Andrea Salandi, i
Cappellani degli Ospedali
della nostra diocesi,
convocati da don Lorenzo
Butti, responsabile del
“servizio alla pastorale
della salute”. «L’incontro
– ha detto don Lorenzo
– fa parte di un progetto
formativo iniziato l’anno scorso che ha lo
scopo di nutrire e sostenere la preparazione
e la qualificazione di ogni cappellano
nel suo servizio pastorale ai malati, ai
loro parenti e agli operatori sanitari». Il
relatore è stato padre Fausto Negrini,
cappellano camilliano al Sant’Anna di
Como-San Fermo. «Nella pastorale della
salute – ha introdotto – stanno avvenendo
(in modi e ritmi diversi a seconda dei
luoghi) alcuni passaggi che meritano
attenzione: da una pastorale della malattia
(della sofferenza ad essa collegata) e della
sua cura a una pastorale attenta alla
prevenzione e promozione della salute
in tutte la sue dimensioni; da una pastorale
sacramentale a una pastorale fatta di
parola, di dialogo, di umanizzazione e
di attenzione ai problemi etici sempre
più rilevanti in questo ambito; da una
pastorale interessata solo al malato ad una
pastorale attenta anche a coloro (familiari
ed operatori sanitari) che lo assistono e
lo curano; da una pastorale limitata alle
strutture in cui viene attuata la cura ad una
pastorale attenta agli ambienti di vita (i
mondi vitali) delle persone, che coinvolge
l’intera comunità cristiana attraverso un
impegno culturale, sociale e politico
che sappia coniugare compassione e
giustizia; da una pastorale del singolo
cappellano ad una pastorale coordinata
e armonizzata dalla cappellania come
presenza significativa dell’intera
comunità credente». La sua relazione
si è poi sviluppata su tre qualifiche della
pastorale sanitaria; come pastorale
dell’accompagnamento, della relazione,
della comunione-collaborazioneumanizzazione. Ha presentato la figura
del cappellano come colui che cammina
“accanto”, come l’uomo della relazione,
come l’uomo della comunione, della
collaborazione e dell’umanizzazione.
La “relazione pastorale d’aiuto” (RPA) o
counseling pastorale è stato l’argomento
centrale della riflessione, e definita come
“un ministero della comunità credente
che si attua attraverso un tipo particolare
di relazione, tra un operatore pastorale
competente e una persona in cerca di aiuto,
con lo scopo di favorire in quest’ultima,
insieme al superamento delle proprie
difficoltà, una crescita a livello personale,
interpersonale e spirituale”.
Nell’esposizione finale della
pastorale sanitaria come
valorizzazione dei carismi
e corresponsabilità di tutti
nell’agire pastorale, il relatore
camilliano è arrivato, in modo
graduale, a presentare le due
iniziative significative dei
nostri tempi: la costituzione
del Consiglio pastorale
ospedaliero e della Cappellania
ospedaliera; che sono “segni/
sacramenti di comunione”
prima di essere strumenti operativi in
se stessi. In conclusione, padre Fausto,
riconoscendo una certa attuale marginalità
dell’Assistente religioso nei luoghi di
cura, ne ha indicato il superamento: nella
formazione del Cappellano (che non deve
accentrare in se tutte le attività e tutte le
competenze), nella valorizzazione delle
ministerialità laicali e nella volontà di
lavorare assieme in progetti pastorali
organici. Gli interventi, anche appassionati,
non sono mancati! Oltre alle varie
sottolineature del tema esposto, oltre al
riconoscimento dei limiti esistenti, sono
state avanzate interessanti proposte che
serviranno a padre Negrini per il prosieguo
di un cammino formativo. In chiusura don
Lorenzo Butti, ha fatto appello ai presenti
di raggiungere, sul territorio, coloro che a
vario titolo (Preti, Religiosi, Suore, Laici)
lavorano nelle strutture socio-sanitarie
(Cliniche, Case di Riposo, Case alloggio e
strutture specifiche), con il primo obiettivo
di una conoscenza reciproca e in vista poi
di una “comunione” nell’agire pastorale
diocesano.
padre CARLO
◆ Diaconi permanenti
Una scelta di
testimonianza
C
on la cerimonia del giorno dell’Immacolata in Cattedrale, presieduta dal Vescovo
Diego Coletti alla presenza di tanti fedeli e sacerdoti, si è svolta l’ordinazione dei tre
nuovi diaconi Alberto Conti, Salvatore La Sala e Bruno Pravato, con i quali sale a tredici il
numero dei diaconi diocesani, dal 1997 a oggi.
Nella lunga e commossa omelia su cui si è imperniata la cerimonia, mons. Coletti ha avuto
parole di ringraziamento, oltre che di auspicio per una feconda attività pastorale, per i tre
neodiaconi, sottolineando “l’importanza di
una scelta così meditata e nello stesso tempo spontanea, al servizio di una comunità in
cammino tra le fatiche del quotidiano e le gioie di una vita illuminata dalla luce del Cristo.
Portando nella concreta realtà della Chiesa un
bagaglio di esperienze anche professionali, ol-
tre che umane, maturato
in lunghi anni di lavoro e
di intensa partecipazione alle vicende della
città e in particolare dei suoi esponenti più
sofferenti, i nostri nuovi diaconi avranno modo di proseguire un percorso di solidarietà già
da tempo avviato, ma alla luce di quel Vangelo
che è garanzia di arricchimento e di crescita
interiore in primo luogo per loro stessi, prima
ancora che per gli altri”. Il tema della crescita
spirituale personale si è infatti ripresentato
anche nelle dichiarazioni rilasciate da Alberto, Bruno e Salvatore nel corso del piccolo “festeggiamento” che ha fatto seguito alla cerimonia dell’ordinazione, svoltosi nei locali del
Centro Pastorale Cardinal Ferrari. Da questa
decisione tutti e tre si attendono molto in termini di ampliamento dei propri orizzonti, e
non certo per modo di dire. L’altro elemento che hanno in comune, e che puntualmente è affiorato dalle rispettive affermazioni, è
che sono state le mogli gli autentici supporti
anche motivazionali della scelta compiuta, e
che senza la loro collaborazione sarebbe stato tutto molto più difficile. Si dice spesso che
dietro ogni grande uomo c’è sempre una gran
donna, e non è facile stabilire quanto ci sia di
vero in questo assioma. Ma Gabriella, Stefania e Immacolata ne sono una dimostrazione
concreta. (S.C.)
■ Il Vangelo della domenica: 16 dicembre - III domenica di Avvento (Anno C)
«Che cosa dobbiamo fare?» (Lc 3, 10-18)
Prima Lettura:
Sof 3, 14 - 17
Seconda Lettura:
Fil 4, 4 - 7
RALLEGRARSI
Anche noi come gli interlocutori di Giovanni il Battezzatore, ci domandiamo: “Che cosa
dobbiamo fare per accogliere Gesù nella nostra
vita?”. La prima risposta ci viene dalle letture di
questa domenica “Gaudete”: “Grida di gioia”;
“Esulta e acclama”; “Canta ed esulta”; “Siate
sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti”; “Giovanni evangelizzava (annunciava una
lieta notizia)”. La Parola di Dio ci dice qual è il
fondamento della nostra gioia: “Re d’Israele è
il Signore in mezzo a te”; “Il Signore è vicino”.
Dobbiamo rallegrarci perché Colui che attendiamo è già in mezzo a noi. Di più: dobbiamo
rallegrarci perché Dio gioisce con noi: “Il Signore tuo Dio gioirà per te, ti rinnoverà con il suo
amore, esulterà per te con grida di gioia”. Che
bello! Dio non ci vuole melanconici, immusoniti, arrabbiati: Lui per primo è gioia pura.
Nonostante la crisi di Governo? Sì, nonostante
quella! Capiscono bene questo invito i bimbi
quando nella Novena di Natale che oggi inizia
cantano a squarciagola: “Il Signore è vicino, rallegratevi in lui, alleluia”.
IMPEGNARSI
La seconda risposta ci viene dal Vangelo ed
è un invito all’impegno concreto, per non far
diventare l’attesa di Gesù un sentimento vago
e intimistico: “Chi ha due tuniche, ne dia una a
chi non ne ha”(pensiamo ai nostri armadi colmi di indumenti!); “Chi ha da mangiare, faccia
altrettanto” (banco alimentare, raccolte viveri,
non sprecare il cibo ecc). Fin qui gli impegni
per la gente, cioè la quasi totalità di noi. Giovanni ha impegni anche per gli esattori delle
tasse: “Non esigete di più di quanto vi è stato
fissato”. Applicando il Vangelo ai nostri giorni:
i cittadini tutti paghino le tasse ma lo Stato sia
giusto e non tratti i contribuenti come sudditi
bensì come cittadini. Anche i soldati vogliono
sapere cosa fare e Giovanni li invita a non esse-
re violenti e ad accontentarsi delle paghe. L’applicazione la lascio agli interessati!
CON FIDUCIA
Nei primi giorni dell’anno che sta per venire,
mia zia, sorella della mamma, compirà cento
anni. Ancora in discrete condizioni di salute
e con buona memoria, ha saputo superare le
difficoltà della vita per la sua fede intelligente
e profonda. A volte mi confida: “In fatto di religione ho dovuto arrivare alla mia età per capire
certe cose!”. L’ultima volta che sono andata a
trovarla mi ha salutato ricordandomi un vecchio proverbio: “Dio a ciascuno manda il freddo secondo i panni che ha”. Un atto di fiducia
nella Provvidenza che si serve anche di noi, per
cui: “Chi ha due tuniche ne dia una a chi non
ne ha e chi ha da mangiare faccia altrettanto”. Il
proverbio della zia sarà ancora più vero e la gioia nostra e di Dio ancora più grande!
don ALFONSO ROSSI
Nicolò Rusca
Sabato, 15 dicembre 2012
13
Nicolò Rusca e il suo tempo/8. Il quadro dell’azione pastorale
di Rusca si completa e si rafforza nella collaborazione
con gli altri preti e nel coltivare nuove vocazioni
Non da solo
P
er quanto giovane e ben preparato, neppure Rusca
poteva pensare di rimettere in sesto, da solo, una
situazione talmente difficile come quella che
aveva trovato giungendo al centro della Valtellina. Ecco,
dunque, un suo primo atteggiamento di saggezza umana
e di senso ecclesiale: mettersi a fianco di chi è già sul
posto, e lavorare insieme.
Amicizia e istituzione
Il suo stesso ruolo di “arci-prete”, d’altra parte, gli
suggeriva la strada: avrebbe dovuto mettersi “a capo”
di altri preti. Compito che Rusca interpretò in senso
genuinamente evangelico, ponendosi a servizio
dell’unità fra quei preti, molti dei quali un po’ malandati
o dispersi su per la valle di Malenco. Ed era, di nuovo,
il recente concilio che trovava in lui fedele attuazione,
nella regolare ripresa, ad esempio, delle “congregazioni
mensili” (o incontri tra il clero), durante i quali ci si
poteva conoscere, confrontare, formare, unire le forze.
Ma non erano soltanto i diversi curati a venire al centro
della pieve; era anche il pievano, ovvero arciprete, ad
andare presso le singole comunità, soprattutto in alcuni
momenti difficili, ad esempio per aiutarle a trovarsi un
prete che fosse almeno sufficientemente adeguato al suo
compito. La lontananza della sede vescovile, infatti, e
la notevole difficoltà di comunicazioni assegnavano di
fatto e di diritto una grande responsabilità all’arciprete
locale. E forse era meglio così, perché – normalmente
– il pievano conosceva i preti del territorio e sapeva
valorizzarne le capacità o contenerne gli eccessi.
Quantomeno, un pievano come Rusca: basterà dire
che fu lui a suggerire un Tuana e un Cilichini, pastori di
notevole spessore culturale e spirituale, per le rispettive
cure di Chiesa e di Torre, in Valmalenco.
Erano entrambi suoi amici, come tutto un gruppo di altri
preti che a lui facevano riferimento: avevano in comune
quella rinnovata dedizione alla cura d’anime, radicata
su una robusta formazione personale, che costituiva
il nuovo stile del prete tridentino. Simone Cabasso a
Tirano, Giovanni Antonio Casolari a Bormio, Giovanni
Pietro Stoppani a Mazzo o, in bassa valle, Giovanni
Maria Paravicini ad Ardenno, e altri ancora. Se si pensa
all’azione positiva che tutti questi, contemporaneamente,
esercitavano sul clero dei rispettivi territori, si intravede
il formarsi di una rete di “risanamento” della situazione
ecclesiale non calata dall’alto, ma pazientemente
intessuta dal basso. Un’amicizia costruttiva, dunque, e
non esclusiva: vissuta nell’esercizio del proprio compito
istituzionale, come lo stesso Rusca ben dimostra,
mantenendo rapporti quotidiani e buona armonia fra
tutti i preti, quali che fossero, che si trovavano ad essere
«habitanti in Sondrio»: «Vivono sotto gli occhi miei e
meco conversano ogni giorno […] Come fratelli senza
lite, controversia e dissensione, tutti quieti et in pace».
Un’amicizia attenta anche a qualche situazione difficile,
come quella di un prete che fu visto aggirarsi «ramingo
e come mendico», forse fuggendo da qualche oscuro
trascorso: anche di lui, Rusca seppe prendersi cura.
Presente e futuro
Pur pienamente impegnato nell’oggi, da vero pastore,
Rusca guardava avanti. Che cosa sarebbe stato, domani,
di quelle comunità cristiane così in affanno? C’era
motivo perfino di temere «ch’in breve tempo mancherà
la religione catolica». Il rischio sarebbe forse stato
inevitabile, «se non si provede diligentemente che
sieno formati alunni idonei per detto carico, onde
dipende la salute di tutte quelle anime». Era quanto
scriveva, non Rusca da solo, ma insieme ad alcuni dei
preti valtellinesi formati, come lui, agli ideali e agli
impegni indicati dal recente concilio. Preoccupazione
accompagnata, naturalmente, da azioni concrete. Ecco
dunque crescere attorno all’arciprete di Sondrio, nella
sua stessa casa, un bel gruppo di giovani aspiranti
al ministero. E il bello è che la medesima fioritura di
vocazioni avveniva, contemporaneamente, anche in
casa degli amici Cilichini e Tuana… Insomma: «il clero
s’è moltiplicato sotto quest’agricoltore», come ricordava
commosso uno di quei giovani, divenuto successore di
Rusca. Certo ne aveva avuto il tempo, l’arciprete: circa
trent’anni, a seminare e a coltivare nello stesso campo,
vasto e difficile. Costanza nel quotidiano, collaborazione,
lungimiranza… Doti pastorali eminenti. In Rusca, e non
solo. Per quei tempi, e non solo.
SAVERIO XERES
www.centrorusca.it. Un prezioso archivio di documenti, fonti, informazioni, testi.
U
omo di elevata cultura fu
senza dubbio Nicolò Rusca.
Alla salda preparazione
teologica, conseguita presso
il Collegio Elvetico di Milano
e l’Università di Pavia, si unì il
costante studio durante tutto il
ministero sacerdotale: «Nel tempo
che le avanzava dalle funtioni
parochiali e dalla vita attiva –
ricorda il successore Giovanni
Antonio Paravicini – per lo più si
vedea donato alla contemplativa,
astratto nelle specolationi,
immerso nei libri».
E a proposito di libri, la comunità
di Sondrio dichiarò che «per utile
et beneficio» di essa l’arciprete
spendeva parte del denaro delle
sue entrate per «mantener una
libraria di più delle sue forze».
La voce «libri per le continue
prediche, dispute, decisioni
de casi etc.» rientrava, infatti,
nell’elenco delle spese ordinarie
del Rusca. Anzi, in occasione della
visita pastorale del 1614, costituiva
il debito maggiore, da saldare a
librai milanesi e comaschi.
Dopo la cattura nel 1618, i
beni del Rusca furono posti
sotto sequestro e i volumi della
biblioteca andarono dispersi.
Uno di essi, sopravvissuto a tale
dispersione, è conservato presso
il Centro studi che porta il
nome proprio dell’arciprete
di Sondrio, centro studi che,
ormai da diversi mesi, è
impegnato nella preparazione
dell’imminente beatificazione
con diverse iniziative, in particolare da
qualche giorno è on line il nuovo sito
(www.centrorusca.it), realizzato grazie al
contributo del Gruppo bancario Credito
Valtellinese.
Il sito, rinnovato anche nella grafica,
risponde, innanzitutto, all’esigenza
di permettere un continuo e veloce
aggiornamento dei contenuti di tutte
le pagine web, di implementare le tre
preziose banche dati (catalogo dei libri
e dei periodici, schede sacerdoti sec XX,
schede battesimi città murata), nonché
anche al catalogo curato
dall’Ufficio inventariazione
dei beni ecclesiastici, che
lavora alacremente ormai da
diversi anni.
Quali i vantaggi? In primo
luogo, i nuovi database,
oltre che separatamente,
potranno essere consultati
anche dal portale “BeWeb”
(www.chiesacattolica.it/
beweb), il primo portale
trasversale dei beni culturali
ecclesiastici, che permette
di conoscere e di leggere
il patrimonio di ciascuna
diocesi sotto molteplici punti
di vista, pastorali, catechetici,
liturgici, iconografici (la
pagina dedicata alla diocesi
di Como è consultabile al
link www.chiesacattolica.
it/beweb/UI/page.
jsp?action=diocesi&dioc=403).
Un secondo vantaggio,
fondamentale in termini di
economia di tempo e di costi,
è il continuo aggiornamento
dei database, in parallelo
con la pubblicazione on line,
che potrà essere affidato agli
stessi operatori che lavorano
presso la diocesi. Anche
l’aggiornamento dei software
di lavoro – un problema
non da poco, se si pensa
che il costante progresso
tecnologico di questi
strumenti li rendi “vecchi”
nel giro di pochi anni –
sarà a carico dell’Ufficio
nazionale per i beni culturali ecclesiastici,
che garantirà dispositivi adeguati agli
standard internazionali.
Il nuovo sito è on line
di segnalare eventi culturali e progetti
di riordino e di catalogazione giunti a
conclusione.
In secondo luogo – è questo il motivo
portante che ha richiesto un rinnovo
del sito –, era ormai tempo di rendere
fruibili i nuovi database della biblioteca
e dell’archivio, creati con gli strumenti
messi a disposizione dalla Conferenza
episcopale italiana (CEI), in accordo
con il Ministero per i beni culturali.
Nella sezione “Biblioteca” del sito, ad
esempio, è già possibile consultare il
catalogo collettivo delle biblioteche
ecclesiastiche (PBE), in cui confluirà, nei
prossimi anni, dopo una attenta revisione,
tutto il catalogo
informatizzato
Il Centro studi “Nicolò Rusca” – Archivio storico della
della biblioteca
diocesi di Como, Biblioteca del seminario vescovile di
del seminario
Como, Ufficio inventariazione beni ecclesiastici – è aperto
e dell’archivio
al pubblico da martedì a venerdì, ore 9.00-17.30 (orario
diocesano (circa
continuato). Si trova in via Baserga 81 (presso il Seminario
50.000 records).
vescovile).
In futuro ci si
Telefono e fax 031-506130 – www.centrorusca.it
collegherà, nella
pagina apposita,
Vita diocesana
14 Sabato, 15 dicembre 2012
che traccino la strada per i prossimi anni.
Il Convegno di settembre sarà il culmine
di un lavoro che si svilupperà nei
prossimi mesi in diversi momenti. Gli
Uffici di pastorale stanno dedicando
una parte significativa del loro lavoro ad
impostare questo “percorso sinodale”.
Il primo momento è il censimento
delle comunità pastorali della Diocesi,
che si concluderà entro il 31 dicembre.
Grazie alla collaborazione dei Vicari
Foranei, punti di riferimento sul
territorio, saranno raccolti o aggiornati
alcuni primi dati delle comunità:
Denominazione, Elenco delle parrocchie
incluse, Data di nascita della comunità
pastorale, Tipologia (in riferimento alle
tre identificate nel Piano pastorale),
Presbiteri che hanno ne accompagnato
l’iter di formazione e Presbiteri che ad
oggi vi risiedono e se ne prendono cura.
Questo permetterà, a gennaio 2013,
di avviare un secondo momento: ad
ogni comunità pastorale sarà chiesto
di condividere la propria esperienza
con la modalità della narrazione. Non
una semplice raccolta di dati, né solo
la fotografia della situazione attuale,
ma il racconto di una storia, o meglio
di come le storie di parrocchie diverse
hanno cominciato ad intrecciarsi in
una storia condivisa. Solo il racconto
può restituire il vissuto delle persone,
può indicare nomi, frasi, gesti che sono
stati capaci di segnare un cambiamento.
Solo il racconto può far capire quello
che da una foto non si vede: se dentro
una scelta c’è un inizio promettente o
un tentativo che si sta esaurendo; se
c’è più entusiasmo o sofferenza; se c’è
una richiesta di aiuto da ascoltare. Solo
il racconto può consegnare anche i
dubbi, può tenere insieme convinzioni
diverse perché di ciascuna sa cogliere il
valore da non perdere. È una modalità
impegnativa, non solo per chi dovrà
scrivere questa narrazione, ma anche
per chi, nel terzo momento di questo
percorso, dovrà analizzare scritti
prevedibilmente molto diversi per trarne
aspetti qualificanti, nodi problematici e
proposte che diventino materiale per i
lavori del Convegno. Ma sarà una fatica
bella, perché permetterà di andare al
cuore delle cose. Quando si parla di
modalità organizzative e di strutture
pastorali quello che è in gioco è la vita
delle persone e il modo in cui possiamo
insieme annunciare, celebrare e
testimoniare la vita buona del Vangelo.
ANTONELLO SIRACUSA
comunità pastorali
Il 21 settembre 2013
si celebrerà un convegno
su queste realtà cruciali
per la nostra diocesi.
I passi di
un percorso
sinodale.
T
ra i primi frutti del Piano
pastorale 2013, Il Maestro è qui
e spezza il pane per noi, c’è una
rinnovata attenzione al tema delle
comunità pastorali: il Vescovo Diego ne
approfondisce il significato e il valore nel
capitolo conclusivo, dove spiega come
l’Eucaristia sia la sorgente di una vita di
comunione ecclesiale che deve prendere
corpo in diverse forme di azione e
organizzazione pastorale. La riflessione
del Vescovo si conclude con l’annuncio
del Convegno delle comunità pastorali
per il 21 settembre 2013.
Su questo tema il Vescovo stesso ci
presenta un tratto di storia della nostra
Diocesi, interessante anche come
modello per capire come “funziona”
lo sviluppo della pastorale pure in
altri ambiti. Il punto di partenza è il
momento in cui si coglie un bisogno
che emerge, che la realtà ci mette di
fronte; si cerca di spingere lo sguardo
un po’ più in là, verso il futuro, per
immaginare le conseguenze a lungo
termine; e si ipotizzano delle soluzioni,
degli orientamenti su cui lavorare,
sperando di non arrivare troppo in
ritardo. In questo caso risaliamo agli
anni Settanta, con i primi accorpamenti
di piccole comunità affidate ad un solo
parroco, e poi al 1998, al termine della
Visita pastorale di Mons. Alessandro
Maggiolini: i problemi emergenti
erano il numero decrescente dei preti
ma anche la realtà di alcune
parrocchie così piccole da
essere in difficoltà nel mettere
in atto gli aspetti essenziali della vita
di una comunità cristiana; il Vescovo
Alessandro Maggiolini indicava già
allora la direzione di una progressiva
integrazione tra parrocchie.
La fase attuale, in corso ormai da un
decennio, riguarda le collaborazioni
progettate anche tra comunità più
grandi. Si tratta di camminare su strade
nuove, che devono tener conto della
varietà di contesti che caratterizza
il nostro territorio diocesano; non
ci sono soluzioni preconfezionate
buone per tutti, ma cammini seri di
comunità generose, che crescono
individuando nel tempo gli aspetti più
promettenti e quelli che a poco a poco
occorre correggere. Fatica e speranza si
intrecciano per mettere in atto nuove
forme di vita ecclesiale: hanno il volto di
preti, laici, consacrati che con coraggio
e disponibilità al servizio sono diventati
“pionieri” su questa strada. Oggi sul
territorio riconosciamo di fatto tre
tipologie di comunità pastorali, che
il Vescovo così descrive: «La prima
coincide con l’affidamento a un solo
parroco di più Parrocchie chiamate a
coordinarsi nelle attività e negli orari;
questa prima forma unisce anche
comunità geograficamente lontane,
soprattutto nelle valli laterali del Lago
e della Valtellina. Una seconda forma
è data da una Parrocchia grande che
estende alcuni servizi alle più piccole
intorno, in particolare per celebrazioni
e itinerari di catechesi, soprattutto
per bambini e ragazzi. La terza forma
prevede l’interazione di più Parrocchie
con la presenza anche di vari sacerdoti,
di cui uno è nominato parroco
coordinatore».
Intanto gli anni trascorsi hanno visto
gettare nel terreno della Chiesa nuovi
semi, che hanno aperto un nuovo
orizzonte per il cammino intrapreso:
il rinnovamento ecclesiale nella
direzione dell’evangelizzazione e della
corresponsabilità tra le vocazioni ha
permesso di cogliere la scelta delle
comunità pastorali non solamente
come risposta a un’emergenza, ma
come opportunità di far crescere
un modo nuovo di essere Chiesa.
Le comunità pastorali, allora, hanno
potuto assumere il senso di laboratori
di comunione, di nuove forme di
collaborazione dei laici, di una
presenza “al plurale” dei preti nella
comunità, di ministerialità diffusa,
di rapporto flessibile con il territorio.
Una comunione vera, intesa non
come livellamento e uniformità, ma
come integrazione e condivisione tra
Parrocchie che mantengono la loro
identità e originalità. Sono germogli di
futuro preziosi per tutta la Chiesa.
Per questo ora il Vescovo ha avviato un
tempo di verifica e di discernimento,
per mettere a disposizione di tutti
la ricchezza di queste esperienze e
identificare attraverso la riflessione e il
dialogo alcune scelte stabili e condivise
Corso residenziale. Progetto “Educazione sessuale 0-25”.
✎ Voci e impressioni
A Bormio il primo laboratorio E
I
l progetto di Educazione
sessuale 0-25, pubblicato
e distribuito nel libretto
che il Vescovo ha consegnato
alla Diocesi nella data del 1
novembre 2012, ha mosso
i suoi primi passi il primo
week-end di dicembre: nel
Vicariato di Bormio (a San
Nicolò Valfurva presso Ain
Karim) si è svolto infatti il
primo Corso residenziale. Si
tratta di una delle iniziative
formative previste dal
Progetto: 12 ore di lezioni e
laboratori distribuiti su due
giorni (dalle 15.00 del sabato
alle 17.00 della domenica)
per supportare gli adulti che
sono già figure di riferimento
per i ragazzi – genitori,
educatori, insegnanti –
affinchè siano in grado di
accompagnarli anche nel
cammino di maturazione
nella dimensione sessuale.
La richiesta di operatori
per fare educazione alla
sessualità in Alta Valtellina
era giunta durante l’estate,
e si è concretizzata nella
proposta di una “duegiorni
0-25”: l’Equipe, che si sta
strutturando in questi
mesi, ha messo in campo
7 operatori, tutti formati
nell’ambito dei Corsi di
Teoria e Metodologia
dell’Educazione Sessuale
tenuti dal professor Fabio
Veglia, e abilitati a “formare
formatori”. Al corso hanno
partecipato 43 persone, di
cui una metà circa gruppi
parrocchiali provenienti
da Livigno, Bormio e Valli,
l’altra metà insegnanti ed
educatori. Particolarmente
nutrito il numero di Livigno,
dove si sta attuando un
progetto articolato i cui
attori sono la parrocchia,
la scuola e il centro di
aggregazione giovanile con il
coinvolgimento di genitori,
catechisti, insegnanti ed
educatori.
“Non c’è vita senza amore.
Non c’è amore senza
educazione. Non c’è amore
senza sessualità e senza
corpo: l’anima non potrebbe
cantare senza la voce, e
lo spirito non potrebbe
incontrare un altro spirito
senza gli occhi, le orecchie, il
tatto, l’olfatto e il gusto, senza
la dimensione di un luogo
e di un tempo”. A partire da
questa premessa, il Corso
si è dato degli obiettivi: uno
educativo, cioè prendersi
cura dell’identità di bambini
e ragazzi e accompagnarli
nella ricerca del senso
della sessualità umana; un
obiettivo progettuale, in altre
parole imparare a collaborare
in un lavoro coordinato
e in un atteggiamento di
dialogo con tutti; infine, ma
non ultimo, evangelizzare,
perché è Cristo che rivela
l’uomo all’uomo, e aprire
alla dimensione vocazionale.
Fondamentali anche
le regole: la sensibilità
reciproca, la tutela dell’altro,
la disponibilità a mettersi in
gioco nella logica non tanto
di “ricevere una ricetta” da
eseguire, quanto piuttosto
di “imparare un’arte” da
condividere.
Il sabato è stato dedicato
alla visione positiva ed alle
dimensioni della sessualità
umana, e ci si è soffermati
sulle caratteristiche di
una educazione sessuale
autentica, cioè non
demandata a specialisti, ma
assunta responsabilmente
da adulti significativi e
nell’ambito di relazioni
umane profonde con i
ragazzi. La domenica il Corso
si è concentrato sul metodo
narrativo, sui suoi punti di
forza e sulle possibili critiche;
si è parlato poi di fisiologia
e psicofisiologia sessuale
usando le parole di casa,
nell’ottica di riappropriarsi
- proprio attraverso la scelta
del linguaggio - di un vissuto
che si può condividere con
serenità perché appartiene
a ciascuno. Nel pomeriggio
sono stati affrontati alcuni
aspetti morali, perché è
importantissimo imparare
ad accompagnare i ragazzi
nella crescita morale,
condividendone dubbi
e domande, alla ricerca
di strade per vivere
una sessualità positiva,
sintonizzata sul Vangelo
come buona notizia di una
vita felice. Infine alcune dritte
per costruire un percorso di
educazione sessuale. Si sono
alternate lezioni frontali a
lavori di gruppo, in cui si è
colto un clima di condivisione
e di approfondimento.
L’esperienza della “duegiorni
0-25” è stata positiva sia
per i partecipanti che per
l’equipe. Nota dolente il
fattore tempo: troppo poco
per tutti. Condivisa anche
la consapevolezza di aver
parlato bene di sessualità:
che di questi tempi è proprio
una bella notizia.
ELENA CLERICI
cco alcune opinioni sull’esperienza formativa
tratte dalle schede di “customer satisfaction” dei
partecipanti alla “duegiorni 0-25”.
Promosse la qualità educativa delle due giornate e
la rilevanza degli argomenti. è mancato soprattutto
il tempo: per scaricare le emozioni; per diluire i
contenuti; per rielaborare; per approfondire; per
il confronto, la condivisione e i lavori di gruppo.
Simpatica e significativa una risposta alla domanda
“cosa ti è mancato”: mio marito! Per condividere
l’esperienza! Si coglie forte poi il bisogno di indicazioni
concrete per attuare il Progetto, di simulazioni di
possibili interventi educativi con gli adolescenti, di
interazione, di essere messi alla prova nel costruire
narrazioni da sperimentare. La sorpresa maggiore?
Il parlare serenamente di tutto da parte di tutti;
il linguaggio semplice ed efficace nell’affrontare
l’argomento-tabù sesso; la chiarezza; la pacatezza
e l’equilibrio con cui si sono affrontati argomenti di
grande complessità; lo sforzo della Chiesa di fare dei
passi di avvicinamento al mondo degli adolescenti. Un
desiderio appagato: fare sintesi sul punto centrale, cioè
su come il Vangelo e Gesù illuminano la meraviglia
della sessualità; la conoscenza; emozionarmi;
ragionare di sessualità fra persone con ruoli diversi.
Quale è il giudizio dell’Equipe 0-25? “Dobbiamo
riconsiderare il fattore tempo, che è stato anche per
noi motivo di ansia. Avevamo già previsto di tenere
i contatti con i partecipanti al Corso, e di seguirli poi
nella realizzazione del Progetto; ma stiamo anche
ipotizzando di incontrarli di nuovo, con modalità
che metteremo a punto nelle prossime settimane,
valutando la loro disponibilità e le nostre risorse
anche umane”. Quanto alla richiesta di poter spendere
la “duegiorni 0-25” in progetti concreti, “abbiamo
spesso ricordato ai partecipanti che “stare interi”
dentro l’esperienza formativa, cioè farsi coinvolgere
personalmente e profondamente sia dal punto di
vista emotivo che cognitivo, è la priorità assoluta. Il
progettare viene dopo e di conseguenza”.
E.C.
Vocazioni
NI
O
M
I
T
S
TE
Sabato, 15 dicembre 2012
15
Alla scoperta della comunità socio sanitaria di Rodero
La casa dove si accoglie
ogni vita, come un dono
S
Come vivete la vostra vocazione?
“La gestione complessiva è certamente
faticosa, perché sono prese in carico
le fatiche dei bambini, dei genitori e
degli operatori, però si sta cercando
un percorso perché questo diventi
una risorsa e un modo possibile di
vivere. Di una cosa sono sicuro però,
alla lunga, per quello che viviamo
tutti i giorni, ci sembra che grazie a
questa esperienza le persone cambiano
nel profondo. Di certo si rivedono le
priorità di ciascuno di noi. Spesso
viviamo una vita superficiale, con
pretese e richieste
legate ai beni
materiali, che alla
luce dell’esperienza
di Casa di Gabri
assumono degli
omunità socio sanitaria, gestita dalla Cooperativa Sociale
aspetti molto
Agorà97. La casa è nata nel 2009, in memoria di un
secondari. Grazie
bambino, Gabriele, che era stato ospitato su disposizione
alle relazioni con i
del Tribunale alla Casa di Luca (una delle sei comunità
bimbi e con i genitori
gestite dalla cooperativa). Nonostante la grave patologia
si riconoscono i
del bambino, la Casa di Luca lo aveva accolto, assicurandogli
valori veri per cui
un’assistenza infermieristica specializzata. Alla sua morte
vale la pena vivere
la cooperativa si interroga sulla necessita di creare una
e la vita viene
struttura atta ad accogliere bambini con serie patologie.
vista sotto un’altra
Nasce quindi la Casa di Gabri, in memoria di questo bambino.
prospettiva.
ergio Besseghini, responsabile
della Casa di Gabri, ci apre le
porte della comunità con molta
disponibilità, per raccontarci
della missione intrapresa in questa
innovativa struttura.
Che servizi offre la Casa di Gabri?
“Casa di Gabri è una struttura socio
sanitaria, riconosciuta dalla Regione.
È una comunità particolare perché
è l’unica presente in Lombardia
che si occupa di accogliere bambini
(dagli 0 ai 3 anni) affetti da gravi
patologie cerebrali e conseguenti
plurimenomazioni. Il loro percorso
in comunità non è sempre lineare,
essi vengono inseriti su richiesta dei
Servizi Sociali, contattati da ospedali
o da Tribunali. Oltre al servizio di
accoglienza la comunità propone il
Servizio di sollievo per le famiglie di
bambini gravemente disabili.
La prognosi di questi bambini è sempre
molto incerta, per questo la Casa di
Gabri offre un’assistenza specialistica
ventiquattro ore su ventiquattro. La
comunità, oltre al personale socio
sanitario e ad un gruppo di infermieri
professionali, ha a disposizione l’aiuto
di una piscologa, di un consulente
medico ed uno rianimatore, e di un
servizio di assistenza spirituale fornito
da don Angelo Epistolio, presidente
della cooperativa Agorà97.
Dal 2009 la comunità ha accolto
14 bambini, con diverse patologie.
Attualmente sono inseriti in comunità
tre bambini, ma prossimamente
dovrebbe aggiungersene un’altra,
proveniente da Napoli.
Si può dire che la Casa di Gabri
accoglie la vita così come viene
donata?
“Certamente sì. In alcuni casi la vita
donata è particolarmente difficile
da accogliere, poiché è segnata
da una sofferenza umanamente
incomprensibile. A volte è proprio
difficile da sopportare per i familiari
l’idea di una vita così giovane già
segnata. Spesso questi genitori sono
profondamente provati dall’esperienza
della sofferenza e vivono dei veri e
propri drammi personali. La Casa di
Gabri dunque accoglie non solo i loro
figli, ma tutta la famiglia, offrendo
quello che noi chiamiamo “domicilio
sanitarizzato” per i loro figli, e tenendo
sempre aperte le porte ai familiari”.
La vostra dunque è una vera e propria
vocazione dedita all’accoglienza...
trovare un’identità a questa comunità,
ad oggi infatti non esistono esperienze
simili a quelle della Casa di Gabri e
quindi è difficile trattare anche con gli
enti preposti, come l’ASL e la Regione,
per trovare una strada anche formale,
che possa garantire un’identità dal
punto di vista legislativo”.
“Casa di Gabri”
C
Via Teodolinda Buzzi 21, 22070 Rodero (CO)
www.agora97.it
“La nostra vocazione è semplice:
aprirsi all’infanzia in generale, ma
soprattutto a quella malata. Vogliamo
che il concetto di vita venga sostenuto
laddove questa esperienza risulti
faticosa. Spesso i genitori che chiedono
aiuto non trovano risposte adeguate
nelle istituzioni. Certo è faticoso
Quali sono dunque
le vostre speranze e
i vostri obiettivi?
“Vogliamo creare
un’esperienza
che possa continuare nel tempo e
permettere ad altri bambini ed ai loro
genitori di trovare in questa realtà un
punto di riferimento”.
Marta Selicorni
e Ivan Sorrentino
VERSO IL NATALE. Nel mondo biblico il nome non è
semplicemente un modo per chiamare una persona
Si chiamerà Emmanuele
Dio-con-noi...
N
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sul sito www.cdvcomo.it e sulla nostra
pagina Facebook “centro diocesano
vocazioni Como”.
el mondo biblico il nome non
è semplicemente un modo
per chiamare o identificare
una persona, al nome – nelle
Scritture – viene data una grande
importanza in quanto considerato
strettamente connesso con l’identità
di chi lo porta. La figlia del faraone
chiama Mosè il bambino che galleggia
nella cesta dicendo: «Io l’ho tratto
dalle acque» (Es 2,10) ed il figlio di
Abramo porta il nome di Isacco per
via del riso di sua madre di fronte alla
promessa incedibile di Dio (Gen 17,17;
18,12) e Giacobbe, il soppiantatore,
riceve il suo nome dal fatto che uscì
dal grembo di sua madre tenendo
suo fratello per il calcagno (Gen
25,26) segno che gli avrebbe sottratto
la primogenitura (Gen 25,32). A lui
il nome sarà cambiato in Israele,
a compimento della medesima
promessa (Gen 35,10-11) fatta ad
Abramo, nome affidato da Dio ad
Abram perché sarebbe diventato
«padre di una moltitudine di nazioni»
(Gen 17,5). Nella Scrittura il nome
indica identità e missione ricevuta, un
progetto di Dio da compiere e lo stesso
Bambino – che stiamo attendendo –
riceverà il suo nome per via dell’angelo
apparso in sogno a suo padre
Giuseppe che, consolato riguardo
alla gravidanza della promessa sposa,
accoglie l’indicazione: «Lo chiamerai
Gesù: egli infatti salverà il suo popolo
dai suoi peccati» (Mt 1,21).
Lo sappiamo bene (1Ts 1,4), Dio nel
Battesimo ha scelto anche noi (Col
3,12) ci ha chiamati per nome (Is 45,4)
e la nostra vocazione fondamentale
«consiste nel conseguire la piena
comunione con Lui […] a realizzare
progressivamente, in Cristo, un
rapporto di intima unione e di amore
filiale con il nostro Creatore (Giovanni
Paolo II, Messaggio per la XXVII
Giornata Mondiale delle Vocazioni,
1989). Nel Battesimo il cristiano
riceve una vocazione, un nome che
contiene in germe la propria identità
di nuova creatura (2Cor 5,17; Gal 6,15)
e la propria missione, la chiamata,
il suo realizzarsi nel concreto della
vita. «Le vocazioni di speciale
consacrazione – continua Giovanni
Paolo II – che sono una esplicitazione
della vocazione battesimale, non
possono maturare se non all’interno
di un cammino spirituale deciso e
vigoroso: infatti, esse si alimentano,
crescono e si irrobustiscono mediante
la seria e costante cura della vita
divina ricevuta nel battesimo e,
usufruendo di tutti quei mezzi che
favoriscono il pieno sviluppo della vita
interiore, conducono a scelte di vita
completamente dedite alla gloria di
Dio e al servizio dei fratelli».
L’incontro con il Signore che
viene, la contemplazione di quel
bambino deposto nella mangiatoia,
che porta nel suo nome la missione
di salvezza, apra le orecchie del tuo
cuore perché la sua Parola possa farsi
carne anche nella tua vita, e portarla a
compimento. Un caro augurio! Buon
Natale!
don MICHELE GIANOLA
Visita pastorale
16 Sabato, 15 dicembre 2012
L’unica cosa
che conta
La Comunità
Dedicata alla
Beata Vergine
del Bisbino
Comunità
Lnelapastorale,
nata
2009, fa parte
La visita alla comunità pastorale
alle porte di Como
P
erché il
Vescovo
sente la
necessità di incontrare
i suoi fedeli, che
cosa lo spinge
a questa fatica,
certamente
anche fisica? Ce lo ha detto con
paterna certezza mons. Diego
Coletti nella visita pastorale alla
comunità Beata vergine del Bisbino.
La passione per nostro Signore Gesù
Cristo, la gioia di poterlo incontrare
nella sua Parola e la certezza della
Sua presenza reale nell’Eucarestia.
Questo ha ribadito con ferma
certezza il nostro Vescovo ad ogni
incontro nelle varie realtà che
formano la Comunità e con tutti i
fedeli dai più piccoli ai più grandi.
Quello che ci tiene insieme - ci ha
detto- non è uno sforzo morale, non
è un impegno che stringe dentro
delle mura che se apparentemente
sembrano dare sicurezza, in realtà
ci chiudono in un nostro pensiero.
Dobbiamo avere il pensiero di
Cristo e questo significa adeguare
il cuore e la mente così che tutto
diventi inno di gioia, alleluia,
anche la fatica di cambiamenti che
vengono chiesti e che scardinano
le nostre abitudini. Non un prete
per parrocchia, ma sacerdoti
che vivendo tra di loro una forte
comunione in Gesù lo sappiano
portare a tutti quelli che desiderano
rivivere tra di loro la stessa
comunione, la stessa fraternità. È
questo ciò che in questo momento
ci chiede il nostro Vescovo uno
sguardo più vero e più reale sulla
nostra Chiesa che non è un’entità
astratta, ma la vita di ciascuno
giocata in questo incontro con Gesù
che fa superare tutte le abitudini,
tutte le difficoltà e che ci fa amare la
storia dei nostri paesi e delle nostre
comunità, perché se messe in
comune diventano l’incarnarsi della
Verità “da questo riconosceranno
che siete miei discepoli, se vi
amerete come io vi ho amato”.
Questo è il lascito più vero a tutti
noi, la capacità di guardarsi come
fratelli perché fortemente radicati in
Gesù vivo e vero in mezzo a noi.
Magda
del vicariato di
Cernobbio e
comprende le
parrocchia di
Maslianico, Piazza
S. Stefano, Rovenna,
Stimianico con
Casnedo e Cernobbio.
I sacerdoti impegnati
nelle parrocchie sono
don Bruno Biotto,
don Antonio Fossati,
don Andrea Della
Monica, don Simone
Tiraboschi e don
Marco Cairoli.
L’incontro con i giovani
“Non accontentatevi,
puntate ad alti ideali”
“
S
ono molto contento di
Un incontro faccia a faccia
essere qui! Sono qui
con una sessantina di
per imparare”. Così il
nostro vescovo Diego ha
giovani dei Comuni di
inaugurato la serata “Happy hour” di
domenica 2 dicembre, insieme a noi
Maslianico e Cernobbio
giovani della comunità pastorale della
Beata Vergine del Bisbino. Quella sua
a cuore”. Se ciò
voglia di imparare ha rivelato da subito lo spirito allegro e
riguarda noi stessi, se il criterio che guida le nostre scelte
frizzante di chi desidera scoprire l’altro, conoscerlo e allo
è il profitto, allora siamo perduti. Ciò vale anche per il
stesso tempo svegliarlo da quel torpore che lo assopisce
tema della sessualità, a cui il Vescovo ha risposto alzandosi
e lo rende “tiepido cioè né caldo né freddo”. Insomma, il
in piedi, tirando su le maniche e dicendo: “Voi potreste
nostro Special Guest ci ha voluti protagonisti, quasi fossimo dire, ma Lei cosa ne sa?”. Cercare di evitare il moralismo
noi gli invitati speciali da accogliere calorosamente. E
repressivo o la banalizzazione, ha detto, scoprire il dono
via alla serata, guidata da una serie di domande a cui il
l’uno per l’altra, saper esprimere la felicità, l’affettività,
Vescovo ha saputo rispondere prontamente. Certo, come
essere capaci o disposti a morire per l’altro. “Amatevi gli
anche lui ha detto, sono domande impegnative, che
uni gli altri come io ho amato voi”, ripete citando il Vangelo.
richiedono tempo; da qui la proposta di rifletterci in un
Drin drin, cambio di domanda! Si passa al delicato tema
secondo momento, di non lasciar perdere e di continuare
della politica. Il Vescovo ci fa subito notare come sia
ad interrogarci.
importante che sentiamo il problema del disorientamento,
Ecco che per la serata ci aiuta il nostro campanello, che
poiché l’errore più grande è il disinteresse. “Siamo un
a ogni “tot” di minuti suona per stoppare il Vescovo, che
popolo che si imbeve di notizie, che assomiglia sempre
altrimenti sarebbe troppo prolisso….
più ad un computer, che non riesce più a fare un
Si è parlato di molti temi: il senso della vita, la difficoltà
ragionamento creativo”. Non si pensa più, non si riflette
nel saper scegliere, in cui monsignor Coletti ha saputo
più. I cristiani invece, devono fare lo sforzo di ragionare,
spronarci, chiedendoci se dentro di noi c’è qualcosa che ci
avere motivazioni, convinzioni, creatività, per metterle a
appassiona anche un po’ “fuori serie”.
disposizione degli altri.
“Abbiamo bisogno di uomini e donne che possano dire:
Poi si passa all’argomento Dio, Chiesa, Religione, si parla
Io non so se ce la farò, ma so cosa desidero e cosa mi sta
della distanza che parecchi nostri coetanei percepiscono.
La religione e la Chiesa non sono un pericolo, non sono
semplici istituzioni o norme da seguire. Gesù Cristo ha
voluto affidarsi alla Chiesa per creare un incontro vitale
e convertire tutti i cuori. La confessione, i social network
(tanto utili quanto pericolosi per noi e per le nuove
generazioni), l’amicizia, sono altre tematiche che hanno
acceso la curiosità del Vescovo che davvero ha dimostrato
di possedere molta saggezza, di essere istruito e colto e di
sapersi porre al nostro livello mettendoci a nostro agio.
Tra un campanello e l’altro, abbiamo scoperto il suo
piatto preferito (trippa e pollo in gelatina, così se uno
volesse invitarlo a casa sua, sa cosa preparare!); il suo sport
preferito, la squadra di calcio per cui tifa...
Potremmo scrivere ancora molto di questa serata, che si
è conclusa in allegria e preghiera; ognuno di noi potrebbe
esprimere in modo diverso ciò che ha provato e ciò che si
porta a casa. Questo è l’augurio a tutti i giovani del nostro
caro Vescovo Diego: “Non accontentatevi, mirate in alto,
coltivate ideali, appassionatevi” e, ancora, “io scommetto
sulla vostra vita futura!”.
Silvia
FOTOGALLERY. Le celebrazioni del Vescovo nelle cinque parrocchie della comunità
L
a visita pastorale alle
parrocchie della Comunità
pastorale della Beata Vergine
del Bisbino è iniziata venerdì
30 novembre con la visita agli
ammalati e, nel pomeriggio,
l’incontro con gli amministratori
pubblici del vicariato di Cernobbio
e l’incontro con la comunità
apostolica.
Nei giorni seguenti il Vescovo ha
incontrato le singole comunità
parrocchiali: Maslianico
e Cernobbio (domenica 2
dicembre), Piazza S. Stefano e
Rovenna (sabato 8 dicembre)
e Stimianico con Casendo
(giovedì 6 dicembre). Come
già avvenuto anche negli altri
vicariati e parrocchie il Vescovo
ha incontrato anche i ragazzi e i
giovani, le famiglie, i catechisti.
L’ultimo appuntamento, martedì
11 dicembre, è stato l’incontro con
gli educatori.
FOTO VASCONI
Nelle immagini (da destra) la s. messa nella chiesa del ss. redentore
con la comunità di cernobbio e nella chiesa di s. teresa a maslianico
Visita pastorale
Sabato, 15 dicembre 2012
17
FAMIGLIE. L’incontro sabato 8 dicembre nella chiesa di S. Teresa a Maslianico.
S
abato 8 dicembre, nella chiesa di
S. Teresa a Maslianico, l’incontro
con il Vescovo ha avuto inizio con
un’accoglienza davvero speciale
e credo che pochi di noi si aspettassero
una risposta cosi allargata da parte
delle giovani famiglie: una sessantina di
bambini, ognuno con un lumino acceso,
aspettavano emozionati l’arrivo del
Vescovo. Al suo ingresso in chiesa tutti
insieme lo hanno salutato con un vivace
“ciao, vescovo Diego” e traspariva il calore
di un gesto semplice ma significativo e
carico dell’entusiasmo tipico dei bambini.
La prima parte della serata ha visto mons.
Coletti impegnato nel rispondere alle
curiose domande dei piccoli: quando ha
pensato di fare il prete? Come è diventato
vescovo? Cosa fa tutto il giorno?
Il Vescovo ha risposto divertito ed era così
bello ammirare lo sguardo attento dei
bambini e la gioia con cui attendevano le
sue risposte. Dopo lo spazio dedicato ai
bambini è stata la volta degli adulti; alcuni
rappresentanti delle varie realtà collegate
alla famiglia e impegnate in attività
della pastorale familiare nella Comunità
pastorale hanno rivolto una domanda,
un interrogativo oppure evidenziato
una situazione per la quale ci sembrava
importante e interessante cogliere
il suo pensiero, il suo suggerimento,
perché come comunità possiamo
continuare il nostro cammino, cercando
di concretizzare il messaggio che anche
attraverso il piano pastorale è giunto alle
nostre comunità.
Per il gruppo 0-6 anni, a sette anni dal
suo avvio, è stata fatta una riflessione
sul percorso che ad oggi coinvolge
circa venticinque famiglie. Abbiamo
chiesto qualche indicazione sullo stile
di vita che dovremmo avere per essere
davvero delle piccole Chiese domestiche
all’interno della comunità, evidenziando
Venerdì 30 novembre
l’incontro nella
sala consigliare del
Comune di Cernobbio
G
Una comunità
di famiglie
le difficoltà connesse alla conciliazione tra
lavoro e famiglia. Il messaggio del Vescovo
è stato diretto e schietto: è necessario dare
importanza soprattutto alla comunicazione
all’interno della coppia, che sia vera e
costruttiva e non un mero passaggio di
informazioni organizzative. Un altro elemento
fondamentale è l’unità, non solo della coppia,
ma delle coppie. Il vivere l’unità con altre
famiglie dà l’opportunità di conoscersi,
confrontarsi, crescere insieme e aumenta la
capacità di affrontare le difficoltà.
All’incontro sono state invitate anche tutte le
coppie di fidanzati che iniziano il percorso
in preparazione al matrimonio Sacramento,
una delle coppie ha chiesto qualche consiglio
su come vivere al meglio questa esperienza
e la risposta ha ben connotato il senso del
cammino che stanno per intraprendere:
una riscoperta della propria fede fatta
all’interno di una comunità (non quindi
in modo individualistico) e scandita da un
calendario liturgico ricco di momenti, in cui
sperimentare e vivere la propria appartenenza
alla comunità stessa.
La domanda successiva nasce dall’esperienza
di una delle coppie guida del percorso
fidanzati, Elena ed Ezio, che hanno
sottolineato come la loro esperienza con le
coppie sia prima di tutto un’occasione di
crescita per loro stessi, per la loro coppia.
Il Vescovo ha evidenziato come molte
difficoltà nelle relazioni siano legate ad una
visione poco cristiana dell’amore: si vive
un’esperienza vera di amore quando si entra
nella prospettiva del perdere, del lasciare da
parte se stessi per il bene dell’altro. L’amore
diviene allora incondizionato, come quello
che più facilmente sperimentiamo con i
figli. Giuliano e Claudia, impegnati nella
catechesi prebattesimale, incontrano
tante coppie proprio nelle loro case e
hanno chiesto un’indicazione rispetto
alla presenza dei bambini in Chiesa:
meglio un bambino che disturba a Messa
o un bambino che non disturba perché
non c’è? La risposta è stata diversa da
quello che ci aspettavamo: mons. Coletti
ha puntato ancora sull’educazione, i
bambini vanno accompagnati dai genitori
nella scoperta della fede e nel vivere le
celebrazioni liturgiche. Una coppia di
sposi che aderiscono ai gruppi familiari ha
espresso come sia importante “pregare”
il matrimonio Sacramento, per arrivare
ad amare il coniuge come Cristo ama
la Chiesa e far così coincidere Parola e
prassi. Il Vescovo ha invitato tutti alla
preghiera in famiglia e in particolar modo
alla partecipazione all’Eucarestia di Gesù,
che è fonte dell’Amore e davvero può
rivitalizzare la vita matrimoniale.
Infine una coppia di genitori ha espresso
un pensiero sulla difficoltà di vivere e
trasmettere valori veri ai propri figli, in
un mondo sempre più caratterizzato da
superficialità e consumismo. Come far
capire che i “no” detti sono un aiuto a farli
crescere con principi e valori che Gesù
ci ha insegnato? Il Vescovo ha concluso
l’incontro chiedendoci di essere custodi
della libertà dei nostri piccoli, perché
anche loro acquisiscano la capacità di dirsi
dei “no”. Capacità che si acquisisce solo
attraverso l’allenamento e che davvero ci
rende liberi.
Un grazie di cuore a mons. Coletti
e ai nostri sacerdoti che lo hanno
accompagnato in questa impegnativa
visita pastorale.
Serena
Il Vescovo agli amministratori:
“Siate al servizio dei cittadini”
rande rilievo ha avuto nella zona l’incontro di
venerdì pomeriggio 30 novembre scorso presso la
sala consiliare del Comune di Cernobbio. Il nostro
Vescovo Diego Coletti , nella sua visita pastorale alle
parrocchie della Comunità Beata Vergine del Bisbino
e a quelle del Vicariato che va da Maslianico a Brienno,
ha voluto come suo secondo momento della visita
l’incontro con le Amministrazioni comunali per avere
un quadro delle problematiche maggiormente avvertite
dagli amministratori locali sui territori di competenza
anche in conseguenza della grave crisi economica che
attanaglia il nostro paese e che incide fortemente sulla
vita di tante famiglie. L’incontro è stato aperto dal Sindaco
Simona Saladini che ha rivolto al Vescovo espressioni di
vivo apprezzamento e di ringraziamento per avere voluto
anteporre ai numerosi impegni della visita pastorale
l’incontro con gli amministratori pubblici locali. Dal canto
suo il Vescovo si è detto contento di trovarsi tra tanti
amministratori comunali che sono maggiormente a contatto
con i cittadini e li ha spronati a un maggiore impegno con
spirito di servizio, senza scoramenti di sorta, ma guardando
avanti con determinazione cercando di facilitare e agevolare
dove è possibile la vita dei cittadini in un momento così
particolare per il paese. “Ricordiamoci - ha detto il Vescovo che si ha più gioia nel dare che nel ricevere”.
Sono seguiti una serie di interventi che hanno toccato vari
argomenti come quelli economici, gli anziani soli, l’esigenza
di stare vicini alle famiglie sempre più in difficoltà. Altri
hanno posto l’accento su iniziative positive avviate sui propri
territori al fine di avvicinare e coinvolgere soprattutto i
giovani - un po’ smarriti - in un’azione di volontariato o in
altre iniziative e all’esigenza di una maggiore apertura degli
oratori anche come momento di conoscenza, di amicizia
e di vita comunitaria. A chiusura, il Vescovo ha ringraziato
tutti per il piacevole incontro ricco di interessanti spunti
per una seria riflessione e ha invitato sindaci, assessori
e consiglieri a non demordere e a guardare avanti con
fiduciosa speranza.
Domenico
Cernobbio, Maslianico, Piazza S. Stefano, Rovenna e Stimianico con Casnedo
Il Vescovo Diego Coletti celebra la S. Messa con la comunità di Rovenna (a sinistra) e a Piazza S. Stefano (al centro).
Nella foto il saluto di don Bruno Biotto.
A destra l’incontro con la comunità di stimianico con casnedo (fotoservizio francesca butti)
Cronaca
dossier
Il report statistico
di Caritas e Fondazione
Migrantes fotografa
la situazione anche
nella nostra provincia.
Prevale il Marocco
A Como
stranieri
a quota
47 mila
U
na nuova fotografia, dettagliata,
dedicata alla popolazione
straniera residente nel nostro
Paese. È la realtà del Dossier
Statistico Immigrazione realizzato da
Caritas e Migrantes, giunto alla sua 22°
edizione. “Non solo numeri”, questo lo
slogan che accompagna l’edizione 2012
del Rapporto, a significare la centralità
degli immigrati in quanto persone, come
ricordato da papa Benedetto XVI in
occasione della Giornata Mondiale del
Migrante e del Rifugiato del 15 gennaio
scorso. Il rilievo statistico ci aiuta,
comunque, ad inquadrare il fenomeno
migratorio nella sua globalità. A fine 2011
il numero complessivo degli immigrati
regolari, inclusi i comunitari, non
ancora iscritti in anagrafe, aveva di poco
superato i 5 milioni. Dando uno sguardo
alla nostra regione risulta che, a quella
data, gli immigrati regolari in Lombardia
erano 1 milione 178 mila, pari al 23,5%
del totale nazionale. Le comunità più
rappresentative, con percentuali dal 4 al
13%, sono, nell’ordine, Marocco, Albania,
Egitto, Cina, India, Filippine, Ucraina,
Perù, Ecuador e Pakistan.
Riguardo alla ripartizione territoriale
la provincia di Milano è quella dove
si registra il numero maggiore di
soggiornanti regolari (43,3% del totale
regionale), dopo di lei risultano Brescia
(16,7%), Bergamo (11,7%), Varese (6,3%)
e Mantova (5,1%), mentre a Como la
presenza è attestata al 4% (pari a circa 47
mila unità). Fanalino di Coda è Sondrio,
con lo 0,8%. Il 25% dei soggiornanti
stranieri in Lombardia è minorenne,
mentre le donne sono il 48,3% del totale.
All’Africa va il primato di provenienza.
A fine 2011 i marocchini sono i primi
per numero, come collettività estera,
in 5 province su 11 (Bergamo, Brescia,
Como, Lecco e Sondrio). Gli stranieri
soggiornanti si suddividono in quanti
hanno un titolo di soggiorno di durata
illimitata (permesso CE per soggiornanti
di lungo periodo – ex carta di soggiorno –
o permesso per familiari di un cittadino
UE residente in Italia) pari al 55,1% del
totale, e quanti hanno un permesso
di soggiorno di durata limitata, cioè
variabile a seconda del motivo (familiare,
per lavoro, per studio, etc.).
Rispetto al lavoro risulta, a livello
nazionale, una “maggiore tenuta delle
performance lavorative dei cittadini
comunitari ed extracomunitari rispetto
alla componente italiana. Negli ultimi
tre anni, in termini assoluti la quota
di occupati UE ed extra UE è cresciuta
considerevolmente”. Fenomeno
confermato in Lombardia, dove i dati
Inail registrano 691.722 lavoratori
nati all’estero occupati nel corso del
2011 e un contenimento del loro saldo
occupazionale negativo (la differenza tra
persone assunte e quanti hanno subito
licenziamenti, dimissioni o mancato
rinnovo del contratto), pari a – 3596
unità. un’ulteriore conferma della tenuta
dell’occupazione dei nati all’estero
rispetto agli italiani si osserva nel fatto
che l’incidenzxa degli occupati immigrati
Sabato, 15 dicembre 2012 19
sul totale e continuata ad aumentare,
seppur di poco, passando dal 16,1%
del 2010 al 16,3% del 2011. Il settore
principale d’impiego è il terziario
(60,5%), seguito da industria (34,1%) e
pesca e agricoltura (3%). Gli immigrati
sono impiegati soprattutto nel settore
dei servizi in sei contesti lombardi su
undici (Como, Lodi, Milano, Pavia,
Sondrio e Varese).
In riferimento all’imprenditoria
immigrata risulta che dal 2005 al
2011 il numero di imprenditori con
cittadinanza straniera sia più che
raddoppiato in Italia, passando
dai 116.694 del 2005 a 249.461 del
2011. In Lombardia si contano
56.308 imprenditori stranieri, pari
al 22,6% del totale nazionale. Le
aziende straniere in regione hanno
in prevalenza un titolare romeno
(7854), cinese (7607), egiziano
(7520), marocchino (6803) e albanese
(5315). La provincia di Como conta
soprattutto su imprenditori tunisini.
In Lombardia, su una popolazione
straniera che, come detto, supera
il milione più della metà risulta
coniugata. Gli uomini, più delle
donne, preferiscono compagne della
stessa nazionalità, mentre le donne
si uniscono con maggior frequenza
(in un caso su cinque) a partner di
nazionalità differente. In particolare
sono 51 mila le donne straniere che
hanno un partner italiano.
Un accenno, per chiudere, al livello
di integrazione delle famiglie di
migranti. Sul fronte della socialità
la maggior parte degli stranieri
presenti sui nostri territori predilige
frequentare parenti e amici stranieri,
più di un terzo, però, frequenta
soprattutto ambienti misti, formati
da italiani e stranieri. Gli uomini
risultano fare più riferimento delle
donne alle reti etniche. Europei e
orientali risultano, tendenzialmente,
più orientati verso circuiti amicali
che comprendono anche italiani,
mentre asiatici e nordafricani sono
più inseriti in reti etniche. In caso di
famiglie con figli un ultimo dettaglio
appare interessante da registrare: il
39% dei figli (45% se nati in Italia)
frequenta luoghi religiosi, con molta
probabilità oratori cattolici, anche
se ciò risulta in rapporto molto
labile con la confessione religiosa di
appartenenza.
Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile
Guanella: ritorna
il “Punto Famiglia”
R
itorna anche quest’anno “Punto
Famiglia”, il momento di incontro
e formazione per le famiglie
proposto dal Centro Guanelliano di
Pastorale Giovanile (CGPG) di Como.
Da alcuni anni gli organizzatori hanno
voluto estendere le proposte formative
guanelliane tradizionalmente rivolte ai
ragazzi, anche ai loro genitori, invitando
le mamme e i papà ad unirsi al cammino
di fede e di amicizia dei figli.
Nei tempi “forti” dell’anno sono proposte
alcune giornate di ritiro per tutta la
famiglia: genitori e figli (bambini, ragazzi,
adolescenti) che sulla traccia di un unico
tema ma con proposte differenziate, si
relazioneranno in un clima di fraternità.
Sono previsti momenti di riflessione e
lavoro a gruppi, momenti di gioco e la
celebrazione eucaristica a chiusura della
giornata. Un’occasione importante per
chi vuole conoscere da vicino il carisma
guanelliano, in cui collocare la propria
crescita personale e comunitaria.
Ci illustra don Roberto Rossi, direttore del
CGPG: «Il percorso del “Punto Famiglia”
di questo “anno della Fede” propone
come slogan “Dio è (in)credibile!”.
Intendiamo dire due cose: da un lato che
Dio è sempre uno che ci sorprende, che
ci lascia a bocca aperta per cui diciamo
che è bello, grande, incredibile! Questo
non significa però – ed ecco il secondo
aspetto – che allora Egli sia non-credibile,
ma anzi diciamo che a Lui possiamo
dare fiducia, possiamo credergli. In
questo cammino siamo sostenuti e
incoraggiati dai testimoni della fede, da
persone che prima di noi hanno creduto
e mostrato che è possibile credere ed
è bello. Tra questi sicuramente c’è san
Luigi Guanella! Nell’itinerario di Punto
Famiglia vedremo da vicino non solo
come lui ha creduto, ma anche chi gli
ha permesso di credere, insieme a chi
ha creduto. Pensiamo alle tante persone
da lui incontrate e accolte, ai ragazzi,
agli anziani, ai “buoni figli”. In tutti loro
e grazie a loro, egli ha sperimentato
come Dio è un Padre incredibile e di
cui fidarsi». Il primo appuntamento
di Punto Famiglia è per domenica 16
dicembre a Como, presso la Casa di Gino
di Lora. L’itinerario si concluderà con il
pellegrinaggio a Gallivaggio il 26 maggio
del prossimo anno. L’invito è rivolto a
gruppi parrocchiali e singole famiglie.
Per informazioni e prenotazioni ci si
può rivolgere alla segreteria del Centro
Guanelliano di Pastorale Giovanile, via
L. Guanella,13 Como; tel. 031.296783;
e-mail: [email protected].
(s.fa.)
Appuntamenti
del “Punto
Famiglia”
16 dicembre 2012
24 febbraio 2013
28 aprile 2013
26 maggio 2013
(al santuario di Gallivaggio)
20 Sabato, 15 dicembre 2012
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“Settimanale della diocesi di Como”,
viale C. Battisti 8, 22100, Como.
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Gli OdescInnocenzo XI
e
Sabato, 15 dicembre 2012 21
La presentazione del volume,
promosso dalla Diocesi di Como
nell’ambito delle celebrazioni
per l’Anno Innocenziano
(2011-2012), avverrà
mercoledì 19 dicembre 2012
alle ore 21.00 presso
la Biblioteca Comunale
di Como.
Committenti
artisti
cantieri
Saluto con grande riconoscenza questo prezioso
volume che viene a siglare le celebrazioni
dell’anno innocenziano, da noi voluto
per dare giusto risalto, religioso storico e culturale,
nel quarto centenario della sua nascita,
alla figura dell’unico Papa comasco
nella bimillenaria storia della Chiesa.
Grazie alla competenza e alla meticolosa
applicazione di un valente pool di ricercatori,
questa pubblicazione, di pregiato valore scientifico,
indaga la produzione artistica promossa
dagli Odescalchi nella città e nel territorio di Como
proprio a partire dagli anni di Innocenzo XI,
senza dimenticarsi di colmare diverse lacune
storiografiche e interpretative
attorno alla sua complessa figura.
È dunque un avanzamento degli studi importante,
fresco e coraggioso, dopo le ricerche storiche
di mons. Pietro Gini negli anni vicini
alla beatificazione (1956) e al terzo centenario
di elezione (1976) di papa Odescalchi,
e le pubblicazioni realizzate nel 1989
per i trecento anni dalla sua morte.
Il mio ringraziamento va pertanto a tutti coloro
che hanno reso possibile, con acribia e dedizione,
la realizzazione di questa significativa opera
documentaria. Un grazieparticolare, inoltre,
intendo rivolgere alla Fondazione Credito
Valtellinese che, con slancio di genuino
mecenatismo, si è distinta per l’azione
di sostegno alla pubblicazione dell’opera.
+ Diego Coletti
vescovo di Como
Alla serata interverranno Stefano
Della Torre (Politecnico di Milano)
e Alessandro Morandotti
(Università degli studi di Torino)
Contributi
Saverio Xeres
Benedetto Odescalchi (1611-1689) nella Chiesa del suo tempo
Paolo Vanoli
Gli Odescalchi a Como: committenze, artisti e collezionismo tra Sei e Settecento
Eugenia Bianchi
Antonio Maria Erba committente degli Odescalchi a Como e il suo rapporto
privilegiato con Andrea Pozzo
Marina Dell’Omo
Benedetto e Giulio Maria Odescalchi comaschi a Novara
Andrea Bonavita, Marco Leoni
Ricerche intorno alle architetture Odescalchi
Como, Palazzo Odescalchi Ramo papale
Como, Palazzo Odescalchi Ramo di Fino
Como, Palazzo Odescalchi Ramo di Cassano
Como, Palazzo Odescalchi Ramo di Carnasino
Como, Palazzo Odescalchi Ramo di Alzate
Como, Palazzo Erba
Como, Chiesa di S. Benedetto
Como, Altare della Beata Vergine in Duomo
Como, chiesa di S. Giovanni Pedemonte, Cappella Odescalchi Ramo papale
Como, chiesa di S. Giovanni Pedemonte, Cappella Odescalchi Ramo di Fino
Como, Lazzago, oratorio di S. Grato
Como, Villa Olmo Ramo di Fino
Como, Villa del Grumello Ramo papale
Como, Castel Carnasino Ramo di Carnasino
Moltrasio, Villa Odescalchi Ramo di Fino e ramo papale
Parè, Villa Odescalchi ramo papale
Albese con Cassano, Villa Odescalchi Ramo di Cassano
Alzate Brianza, Villa Odescalchi Ramo di Alzate
Fino Mornasco, Villa Odescalchi Ramo di Fino
(schede a cura di Andrea Bonavita, Fabio Bustaffa, Marco Leoni)
Andrea Straffi
Il “gran salone innocenziano” del Palazzo vescovile a Como e il nuovo allestimento
Fabio Bustaffa
Apparato genealogico dei vari rami della famiglia Odescalchi
Francesco Bustaffa
Comaschi a Roma in età innocenziana
Como Cronaca
22 Sabato, 15 dicembre 2012
Notizie flash
■ Villa Olmo
❚❚ Accordo
Metalmeccanici:
il contratto
nazionale
P
er la seconda volta il contratto nazionale
dei metalmeccanici è stato firmato prima
della scadenza, questa volta addirittura
l’ipotesi di contratto 2012 – 2015 è stato siglato
un mese prima della scadenza e senza un’ora di sciopero. Alberto Zappa, segretario della
FIM CISL di Como, si è mostrato soddisfatto
per l’ipotesi di contratto nazionale sottoscritto,
oltre che dalla FIM CISL, anche dalla UILM UIL
e le aziende metalmeccaniche della Confindustria. Purtroppo anche questa volta la FIOM
CGIL non ha aderito alla firma, non avendo
condiviso i contenuti del contratto stesso. Il
periodo di crisi che sta attraversando il setto-
re non ha impedito di introdurre nel
contratto significativi miglioramenti, sia dal
punto di vista economico che organizzativo. L’aumento medio della retribuzione è di
130 Euro al 1 gennaio 2015; un incremento
retributivo è stato definito anche per i turni notturni Interessante è anche l’accordo
raggiunto per integrare il fondo sanitario
integrativo METASALUTE a carico per 2/3
dell’azienda e 1/3 dei lavoratori. Sempre nel
campo della salute è aumentata la tutela
delle malattie in quanto sono aumentati
i periodi pagati al 100%, e quelli che oggi
Tessere il futuro.
Tutela dei minori oggi
erano pagati al 50% in futuro saranno retribuiti all’80%. Per quanto riguarda il mercato del
lavoro il periodo di apprendistato è stato ridotto a 36 mesi e a 30 per diplomati e laureati. E’
stato inoltre incrementato il numero dei part
time, in modo particolare per i lavoratori e lavoratrici che hanno figli con età inferiore a 13
anni o portatori di handicap. Il contratto dopo
l’11 dicembre sarà sottoposto all’assemblea nazionale dei delegati e a quelle aziendali per la
definitiva approvazione.
Giuseppe Corti
“Tessere per il futuro. Tutela dei minori
oggi, crescita della società domani, un
diverso impegno a favore dei minori
in un’ottica di lavoro condiviso”.
Questo il titolo del convegno che
avrà luogo a Villa Olmo il prossimo 31
gennaio, dalle 9.30 alle 16, promosso
dal Coordinamento comasco delle
realtà di accoglienza per minori, in
collaborazione con Cnca.
Interverranno Gustavo Pietropoli
Charret, Franco Santamaria, Liviana
Marelli, Susanna Galli, Maria Cristina
Canziani, Marco Castelli, Simona Milani,
Livia Turco.
Informazioni e segreteria del
coordinamento: tel. 347.5263644
mail: [email protected]
La posizione di Giuseppe Landi sul contratto nazionale: «Salvaguardare i posti di lavoro»
Sanità privata, le ragioni della Cisl
S
anità privata: la Cisl motiva e
sostiene l’intesa sul contratto
nazionale sottoscritta il 5
dicembre scorso da Cisl-Fp, insieme
alla Uil-Fpl, riguardante i lavoratori
delle residenze socio-assistenziali
(Rsa) e delle strutture riabilitative
che fanno riferimento alla sanità
privata Aris (Associazione religiosa
istituti sociosanitari). «La grave crisi
che il settore privato sta vivendo - ci
spiega Giuseppe Landi, responsabile
Sanità privata per la Cisl Fp di
Como – ha prodotto significativi
cambiamenti, tramutatisi, in alcuni
casi, nella stooscrizione di contratti
diversi dall’attuale Aris, che si applica
agli istituti religiosi. Il tavolo di
confronto si è aperto dopo la scelta
di Aiop (Associazione italiana ospedalità
privata) di sottoscrivere un’intesa al ribasso
con organizzazioni sindacali di comodo. Il
tavolo è stato condiviso dalla Cgil fin quasi
alla fine. Il punto cardine che ha portato
alla divisione sulla firma dell’accordo ha
riguardato il passaggio a 38 ore settimanali,
rispetto alle precedenti 36, a parità di
stipendio. Di fronte al diniego dei lavoratori,
consultati dal sindacato, la Cgil ha deciso
così di chiamarsi fuori».
Perché Cisl e Uil hanno deciso di arrivare
alla firma? «Nella fase in cui ci troviamo
ci sembrava e ci sembra fondamentale
salvaguardare i posti di lavoro e la
tenuta delle strutture esistenti. Sottrarci
all’intesa avrebbe significato lasciare alto
il rischio che venissero stipulati contratti
di comodo, al ribasso, con sindacati privi
di rappresentatività all’interno del mondo
della sanità privata, com’è avvenuto con
Aiop, contribuendo così nel mettere
ancora più in crisi il settore. Contro il
comportamento di Aiop abbiamo in atto
una vertenza a livello nazionale, mentre
con Aris il cammino ha portato all’accordo
raggiunto, accordo di cui a trarre i maggiori
benefici saranno i nuovi assunti. Certo
rispetto alle precedenti 36 ore lavorative
potrebbe apparire un passo indietro ma, lo
ripeto, la nostra priorità era tutelare posti e
luoghi di lavoro. Non trascuriamo, inoltre,
che il protocollo sottoscritto demanda
alla contrattazione decentrata, a livello
regionale, la possibilità di introdurvi alcune
modifiche. Non è detto dunque, che in
alcune realtà non venga mantenuto il
modello delle 36 ore». (m.ga.)
Dopo l’accordo di Cisl e Uil
Sanità privata:
la Cgil non ci sta
A
llineandosi su una posizione
L’organizzazione sindacale unità sindacali con le controparti
di politica sindacale già
sul tema della sanità privata, che a
contesta l’intesa raggiunta giudizio della Cgil costituisce una
emersa su scala nazionale,
anche la Cigl di Como si dissocia,
palese violazione della “democrazia
nello scorso ottobre da
al momento per quanto concerne
nei luoghi di lavoro” e un’indebita
parte delle altre due
il settore della sanità privata, dalla
aggiunta alla “giungla esistente” di
organizzazioni sindacali
linea attualmente seguita dalla Cisl e
nuove forme contrattuali al ribasso.
dalla Uil tendente alla salvaguardia di
Per le segretarie Cgil alla funzione
rapporti “di buon vicinato” con le maestranze, rompendo
pubblica di Como Fiorella Merlini e Luigina Ciccotti,
un’unità sindacale che viene spesso invocata dagli
infatti, l’accordo non risulta dettato da alcuna motivazione
stessi lavoratori come extrema ratio per far fronte alla
particolare, ma “si abbraccia – afferma Merlini - a una
crisi, e rischiando di chiudersi in un isolamento non
serie di altre tematiche che colpiscono la sanità privata e
privo di incognite, soprattutto in una fase così delicata
di cui abbiamo la controprova, proprio in questi giorni,
e complessa come quella messa in moto dalla spirale
con le lavoratrici del S. Raffaele salite sul tetto in difesa
recessiva dell’economia. Agli occhi dei responsabili
del posto di lavoro. Con il Protocollo siglato il 15 ottobre
lariani della Cgil, tuttavia, questa presa di posizione
dalle rappresentanze sindacali di Cisl e Uil, sono in
appare come l’unico baluardo opponibile al crescente
discussione le posizioni lavorative degli addetti di istituti
appiattimento del peso politico e della forza contrattuale
come il Valduce, la Nostra Famiglia di Bosisio Parini, il
del movimento dei lavoratori, con particolare riferimento
Fatebenefratelli di Solbiate e il S. Benedetto Menni di
a un sistema, quello sanitario, che proprio di recente è
Albese con Cassano, all’insegna del “lavorate di più e
stato chiamato sul banco degli imputati dal Presidente
guadagnate di meno”. Tutto questo mentre il contratto
del Consiglio Monti, nulla di buono lasciando presagire
nazionale della categoria è scaduto nel 2007, quando della
per quelli che saranno i futuri sviluppi di un welfare che
crisi non c’era traccia, per non essere mai più rinnovato: la
somiglia ogni giorno di più al modello americano, con
manovra in atto da parte di ARIS (Associazione Religiosa
tutte le problematiche connesse. Da qui la decisione
Istituti Sociosanitari) e AIOP (Associazione Italiana
di allestire, nella giornata del 13 dicembre, un presidio
Ospedalità Privata) è dunque evidente, e consiste nel
di volantinaggio antistante l’ospedale Valduce per
risparmiare sui salari dei lavoratori e delle lavoratrici
informare la cittadinanza a proposito dei lavori in corso
per assecondare la logica del profitto, senza badare
e protestare contro l’accordo sottoscritto dalle altre due
all’impatto sociale determinato dal rischio della perdita
di migliaia di posti di lavoro”.
Foschi scenari affiorano anche
dalle parole di Luigina Ciccotti,
per la quale “l’invecchiamento
della popolazione comporta
l’incremento dei carichi di lavoro
per le strutture sanitarie, e non
sarà certo con il blocco del turn
over fatto dal Valduce che potrà migliorare la qualità dei
servizi. Se a ciò si aggiunge che il privato non reinveste
nella sanità privata gli utili ricavati dal pubblico, a cui
partecipa quasi sempre in posizione dominante, si avrà
un quadro ancora più chiaro della realtà, perché tutte
le volte che viene a cadere il ritorno per la collettività si
annunciano dolori ancora più intensi per tutto il corpo
sociale”. Il presidio del 13 dicembre ha rappresentato
solo l’antefatto comasco della manifestazione nazionale
prevista a Roma per il prossimo gennaio, anche se
al momento la data non è stata ancora fissata. In
quella sede la Cgil chiederà al governo il rinnovo dei
contratti della sanità privata a tutela della salute dei
cittadini, nonché lo sfoltimento, se non l’abolizione
totale, della “giungla” microcontrattuale attualmente
in vigore. “Riduzione dei posti letto, compressione dei
costi attraverso l’evaporazione dei salari e blocco delle
assunzioni non possono essere la ricetta per far ripartire
il sistema sanitario, e in tal caso tra pubblico e privato
non c’è differenza”, spiegano le due sindacaliste. “Ma se
si continuerà a firmare accordi al ribasso, come stanno
facendo da tempo Cisl e Uil, sarà sempre più oneroso
difendere i diritti dei lavoratori, perché il contratto non è
una merce e la vita delle persone non può essere svenduta
sottocosto, come se l’unica regola da applicare fosse
quella del massimo profitto a qualunque costo, anche
quando si tratta di salvaguardare un bene primario e
inalienabile come la salute”.
SALVATORE COUCHOUD
Como Cronaca
Sabato, 15 dicembre 2012 23
Piano di governo del territorio, la corsa di Palazzo Cernezzi
Pgt: tra scadenze e incertezza normativa
M
artedì scorso la
giunta di Palazzo
Cernezzi ha
approvato il documento
relativo alla proposta di
adozione del Piano di
Governo del Territorio con
la firma di tutti gli atti da
parte del dirigente dell’area
Governo del Territorio,
l’architetto Giuseppe
Cosenza. I contenuti
del documento restano
invariati e giovedì la proposta di delibera è tornata in commissione Urbanistica
e in serata in consiglio comunale. Sul Pgt incombe la spada di Damocle regionale
chiamata a dare il via libera alla modifica dei termini di approvazione dello
strumento urbanistico, attualmente fissati, ai sensi dell’articoli 25 della Legge
regionale 12, al 31 dicembre 2012. La proposta di modifica, che sarà discussa in
consiglio regionale la prossima settimana, prevede di far slittare questo termine
C
Il telethon
torna
in piazza
ome ogni anno dicembre
rappresenta la vetrina della
maratona scientifica di
Telethon. Eventi a sostegno della
ricerca sono previsti su tutto il
territorio nazionale con lo scopo
di raccogliere fondi per combattere
le malattie genetiche. Anche Como
dà il suo contributo: nelle scorse
settimane Maslianico ha aperto
la carrellata delle iniziative con
una commedia messa in scena
a Moltrasio e i prossimi 15 e 16
dicembre i volontari dell’Unione
al 31 luglio 2013 per tutti quei comuni che
alla data del 31 dicembre 2012 abbiano
già adottato il Pgt. Al 21 novembre scorso
i Comuni lombardi che avevano avviato la
procedura, ma non avevano ancora portato
lo strumento urbanistico in Consiglio
erano stati 408 su 1500. “Questa proroga
- spiega Spallino – risulta necessaria e
fondamentale perché assicurerebbe un
periodo di moratoria durante il quale lo
strumento urbanistico vigente (il Piano
Regolatore Generale) continuerebbe ad
avere vigore. In caso contrario l’alternativa
non è nemmeno immaginabile e avrebbe
esiti preoccupanti, con la perdita di efficacia
degli strumenti urbanistici non in regola
con le scadenze. Ecco che cosa accadrebbe
in questo caso: a seconda delle possibili
interpretazioni della norma, in un caso il
italiana lotta alla distrofia
muscolare (Uildm) saranno
presenti negli stand allestiti
presso le principali piazze della
provincia, nei supermercati e centri
commerciali, a disposizione per
sensibilizzare e informare coloro
che intendono contribuire alla
ricerca scientifica.
Lo slogan di quest’anno, “Io
esisto”, sottolinea il diritto
all’esistenza nel suo senso più
ampio per tutti colori che, affetti
da malattie genetiche, lottano ogni
rischio si concretizzerebbe nella libertà di
edificare ovunque, pur in termini ridotti,
con grave disagio per le aree a maggior
tutela del nostro territorio; una seconda
possibile interpretazione della normativa
vorrebbe che dal 1° gennaio 2013 il Comune
non possa più rilasciare alcun titolo
edilizio. In pratica il blocco totale di tutte
le attività, niente oneri al Comune e un
danno per l’economia locale di dimensioni
incalcolabili (4 milioni e 200 mila euro
incassati da Palazzo Cernezzi per questa
voce nel 2001, 3 milioni e 500 mila nel
2012, ndr). La decisione su quale delle due
possibili interpretazioni potrà prevalere
spetterà ai Tar, in caso di ricorso dei privati
nei confronti delle amministrazioni. Da
parte nostra faremo di tutto per arrivare al
31 dicembre 2012 con l’adozione del Pgt”.
giorno per il valore più importante:
la vita! Lo slogan è sostenuto
dalla splendida frase di Mark Twain
presente su tutti i gadget solidali
“Il miglior modo per essere felici
è rendere felice qualcun altro”
Un invito a vivere le prossime
festività con spirito nuovo:
contribuendo alla ricerca scientifica
si aumenteranno le possibilità
di trovare una cura per le tante
malattie genetiche, accendendo
una nuova speranza in coloro che
ne sono affetti.
La Uildm Sezione di Como è
presente a: Como in piazza Duomo,
piazza Boldoni, Ospedale Valduce;
Maslianico, Canzo, San Fedele
Intelvi (presso la piscina); presso
i Centri Commerciali Bennet di
Erba, Montano Lucino, Tavernola,
Cantù, Anzano del Parco e Cassina
Rizzardi; Chicco Village di Grandate,
Ipercoop di Mirabello Cantù, Coop
di Lainate, EFFE3 di Erba e Canzo,
Despar di Albavilla, Consorzio
Agrario di Albese, Eurospin di
Castelmarte.
24 Sabato, 15 dicembre 2012
Como Cronaca
Settima annualità. Il 14 dicembre a Villa Olmo con “Como e i suoi gemelli”
S
aluta il 7° anno di vita
anni della scuola primaria
con un appuntamento
incomincia a maturare la
speciale, in programma
percezione dell’altro come
il 14 dicembre a Villa
un nemico. Il fatto che il
Olmo a Como, il progetto
progetto Gemini agisca
Gemini, il percorso di
proprio là dove gli studi
educazione alla pace e alla
dimostrano la necessità
solidarietà internazionale
di dare ai bambini un
promosso dal Comune di
messaggio diverso ne
Como, in collaborazione
esprime l’enorme valore.
con il Centro Servizi
Ben venga, poi, se si potrà
per il Volontariato, il
ampliare questo percorso
Coordinamento Comasco
anche alle materne».
per la Pace, l’Aspem, l’Ufficio
«Abbiamo sempre creduto
Scolastico Provinciale e altre
nell’impostazione di
realtà del territorio.
Gemini – le parole di
Il progetto è rivolto alle classi
Laura Pellegatta, in
4a e 5a delle scuole primarie,
rappresentanza di Aspem
e alle secondarie di primo
e del Coordinamento
grado. Circa 4500 sono stati
Comasco per la Pace –
gli studenti coinvolti in questi
e per questo abbiamo
anni in laboratori, incontri e
sempre cercato di esserne
percorsi di approfondimento.
parte attiva. È un progetto
Per l’anno scolastico 2012che ogni anno si rinnova,
2013 hanno aderito al progetto
costruito con gli insegnanti.
28 classi della scuola primaria
La positiva esperienza
e 45 della secondaria di primo
vissuta con i piccoli della
grado. La giornata del 14
materna in occasione della
dicembre, intitolata “Como e
“Settimana dell’Infanzia”
i suoi gemelli” sarà dedicata
ci fa sperare possa presto
ai rapporti di gemellaggio
essere anche quello
che Como ha in essere
un positivo ambito di
Continua il percorso di educazione alla pace ed alla solidarietà
con le città di Tokamachi,
intervento».
Fulda, Nablus e Netanya.
«La collaborazione con la
internazionale promosso da Comune di Como, Csv e altre realtà
Un’occasione per rafforzare,
scuola ha rappresentato un
una volta di più il valore di
passaggio fondamentale in
una cultura intrisa di pace. L’iniziativa è
9-12/14 -17 “Il Congresso dei
una preziosa opportunità di educazione
questi anni – ha confermato la dott.ssa
rivolta agli alunni coinvolti nel progetto
ragazzi”, laboratorio per le classi delle
alla pace ed alla solidarietà offerta alle
Veronica Vittani, responsabile del settore
Gemini e alle loro famiglie, ma non solo.
scuole secondarie di primo grado che
nuove generazioni. Come assessorato
Relazioni internazionali del Comune
I partecipanti avranno la possibilità
partecipano al progetto Gemini. Quattro
alle Politiche educative crediamo molto
di Como – e continua ad esserlo, grazie
di avvicinarsi, attraverso attività
spazi: teatro, musica, video e scenografia
in questo cammino per accompagnare i
alla proficua e preziosa collaborazione
dinamiche e coinvolgenti, alle tematiche
per conoscere il mondo di Como con il
più giovani in un percorso che li aiuti a
con il corpo insegnante». «Finalità
del gemellaggio, come strumento di
Teatro Gruppo Popolare e i Sulutumana;
percepire i valori del rispetto dell’altro,
di questo progetto – spiega Fiorenzo
conoscenza reciproca fra i popoli,
20.30 “Il mondo salvato dai ragazzi”,
della diversità. In questo percorso un
Gagliardi, presidente dell’Associazione
coesione sociale e crescita.
spettacolo teatrale-musicale messo in
ruolo da protagonista spetta alla scuola
Volontariato comasco-Centro servizi
Il programma di “Como e i suoi gemelli”
scena dal Congresso dei ragazzi con il
che, insieme alle istituzioni e alle
per il volontariato – è promuovere
prevede: 9.30-11.30 “Quattro storie,
Teatro Gruppo Popolare e i Sulutumana.
famiglie, è chiamata a promuovere una
la cittadinanza attiva che pone il
quattro gemelli”, laboratorio per le classi 4 La partecipazione alla giornata è
cultura dell’accettazione, dell’accoglienza cittadino come soggetto attivo nella vita
e 5 delle scuole primarie che partecipano
gratuita ma con iscrizione obbligatoria
e della convivenza e a divenire un
quotidiana della democrazia», una sfida
al progetto Gemini. Viaggio fra le quattro
telefonando ai numeri 031-252057 / 2352. laboratorio operativo in cui si impari ad
ambiziosa che parte proprio dalle giovani
città gemelle attraverso la lettura animata
«Il progetto Gemini - spiega il vicesindaco elaborare costruttivamente le differenze.
generazioni, futura classe dirigente del
di fiabe con l’Associazione Fata Morgana;
di Como Silvia Magni - rappresenta
La letteratura ci dice che già negli ultimi
nostro paese. (m.ga.)
Progetto Gemini: e 7
❚❚ 10 anni di Stringhe colorate
L’
associazione “Stringhe colorate” festeggia i dieci anni di vita con un appuntamento speciale: l’“Invasione dei nasi rossi” sabato 15 dicembre presso
l’ospedale S. Anna, un momento di incontro con i clown sociali dell’associazione. «Compiamo ben 10 ANNI, un compleanno importante tra Stringhe
Colorate e il S. Anna e per migliaia di bambini e genitori che siamo riusciti a far
sorridere - scherza Alberto Terzi, presidente dell’associazione – e in vista della fine del mondo quest’anno diffonderemo il virus speciale che permetterà di
sopravvivere.» Ma a chi lo riserverete questo virus? «Solo a due categorie che
corrispondono anche a due reparti: i bambini e i cosiddetti “matti”, cioè le uniche persone continua il sociologo - più sane in questo tipo di società che corre
corre, ma non si sa verso dove». Tutto pronto, quindi, al S. Anna per l’invasione
dei nasi rossi nel pomeriggio del 15 dicembre nei reparti di Pediatria e di Psichiatria. Per l’’occasione il poeta comasco Mauro Fogliaresi ha composto un
breve racconto di augurio che, con un’illustrazione di Anita Pernacchia, verrà
distribuito alle persone presenti.
Dongo
Concerto di Natale
U
n prezioso momento musicale è ciò
che propone la “International Piano
Academy – Lake Como” in occasione
delle festività natalizie. L’Academy, che
da nove anni ha sede presso il Palazzo del
Vescovo di Dongo, è considerata una tra le più
prestigiose scuole di alta formazione musicale
del panorama internazionale e vanta un corpo
docenti di grande importanza: da Fou Ts’ong
a Dimitri Bashkirov. Ogni anno la scuola offre
l’opportunità ad una ristretta rosa di giovani
pianisti di talento, provenienti da tutto il
mondo, di frequentare gratuitamente uno o due
anni di corsi per poter approfondire lo studio
del pianoforte con l’aiuto di concertisti di fama
internazionale. Sabato 15 dicembre alle ore 21,
presso la Sala Schnabel del Palazzo del Vescovo
di Dongo, sarà possibile ascoltare un concerto
alquanto insolito: sul palco si esibiranno cinque
selezionatissimi allievi della prestigiosa scuola
presieduta da Martha Argerich. I giovani artisti
propongono un concerto alla scoperta di un
repertorio pianistico raffinato e di immediata
fruizione spaziante dal tardo Settecento al
Novecento e comprendente celebri brani,
tra cui la Sonata n°7 in si bemolle maggiore
Op.87 ( una delle tre Sonate da Guerra, detta
Stalingrado) del compositore russo Sergej
Prokofev, la Fantasia in Do maggiore Wanderer
D760 Op.15 di Franz Schubert e una Sonata
in sol maggiore per violino e pianoforte di
Ludwig van Beethoven. Nell’accogliente sala
da concerto si esibiranno i pluripremiati Emil
Gryesten Yensen (Danimarca), il francese
Ingmar Lazar, Alessandro Taverna (Italia),
Marcos Madrigal (Cuba) e, in formazione di
duo, Alessandro Deljavan – pianoforte con
Daniela Cammarano - violino. L’ingresso è
libero e seguirà un rinfresco aperto a tutti.
Elena Oreggioni
Notizie flash
■ Como
Concerto al Don
Guanella per il Cav
Il Centro di
Aiuto alla
Vita di Como
presenta,
venerdì 14
dicembre
presso l’opera
Don Guanella
di via Tommaso Grossi, a Como, alle
ore 21, un concerto di beficienza
del gruppo vocale “Contrattempo”. Il
ricavato andrà a favore della attività
svolte dal Cav.
■ Como
“Ascolto” e la solitudine
del profeta
L’associazione “Ascolto” gruppo di
cultura propone, lunedì 17 dicembre,
nell’ambito del corso biblico 20122013 dedicato al profeta Geremia, un
incontro con mons. Bruno Maggioni sul
tema: “La solitudine del profeta”. Ogni
lezione è tenuta, come sempre, nella
sala Auditorium del Collegio Gallio
(ingresso da via Barelli).
L’appuntamento successivo sarà
lunedì 21 gennaio, sempre con mons.
Maggioni, sul tema: “La concezione
del peccato: il cuore ostinato. I falsi
pastori”.
Como Solidarietà
Quarant’anni
con “La Famiglia
centro di studi e di cultura della famiglia.
Cuore del servizio erano il Consulente Familiare (figura
ancora nuova a quei tempi in Italia ma già largamente
diffusa in altri paesi d’Europa, in particolare Inghilterra
e Francia) e l’équipe multidisciplinare, composta dai
diversi professionisti chiamati a lavorare su un piano
coordinato di reciproca integrazione per il bene globale
delle persone.
Da allora molti passi avanti sono stati fatti: il più
impegnativo, per i cambiamenti innescati e per le
importanti aperture al futuro che ne sono conseguite,
è stata sicuramente la scelta, fatta nel 2002,
dell’accreditamento. Oggi siamo un Consultorio Privato
Accreditato dalla Regione Lombardia e, In un contesto
in cui spesso la famiglia è disorientata, la persona
smarrita, i giovani hanno bisogno di riferimenti certi, un
folto gruppo di Operatori continua tuttora, con passione
e professionalità, a mettersi al servizio dell’altro
operando in un contesto di accoglienza profondamente
autentica e di gratuità seguendo la traccia dei suoi
fondatori.
Per questi Operatori festeggiare il compleanno del
Consultorio significa ribadire un impegno convinto e un
profondo senso di appartenenza ma anche la promessa
di continuare con tenacia e passione a farlo vivere.
Giorgio Quadri, presidente
Domenica 16 dicembre presso il Teatro
Lucernetta il compleanno del consultorio
D
omenica 16 dicembre presso il Teatro La
Lucernetta di Piazza Medaglie d’Oro il
consultorio “La Famiglia” festeggerà, con
i fondatori, gli operatori, i sostenitori e le
autorità, i suoi 40 anni di attività al servizio della città e
del territorio.
Il consultorio “La Famiglia” O.N.L.U.S. ha iniziato la
sua attività a Como nel 1972, per iniziativa di un gruppo
di professionisti (ginecologi, medici, legali, psichiatri,
magistrati) e di un sacerdote, Don Virgilio Bianchi. Don
Virgilio fu la mente, l’anima e il cuore del Consultorio,
appassionato cultore della famiglia e dell’amore umano;
Sabato, 15 dicembre 2012 25
insieme al
Dottor Luciano
Terruzzi medico
e sessuologo e
all’infermiera
Rosabianca fece
del Consultorio,
oltre che un
servizio attivo
di sostegno
alla persona e
alla coppia, un
Alzheimer. Correva l’anno 1977
I 35 anni del “Centro
Donatori del Tempo”
I
Donatori del Tempo, realtà impegnata sul fronte della malattia dell’Alzheimer,
celebrano presso la Biblioteca Comunale di Como, 35 anni di attività sul territorio,
sabato 15 dicembre alle ore 16. Contestualmente verrà presentato il nuovo
libro di Luciana Quaia “Intime erranze. Il familiare curante, l’Alzheimer, la resilienza
autobiografica, edizione Nodo Libri. Per l’occasione interverranno:
l’avv. Giovanni Raité , presidente del C.D.T., che racconterà la storia di questi sette
lustri: “CDT: 1977 – 2012”; la dott.ssa Luciana Quaia, psicologa, che presenterà il
suo libro “Intime erranze”, facendo risuonare le voci di chi sta accanto al malato;
seguiranno le testimonianze di alcuni familiari e la proiezione di audiovisivi sulle
attività del C.D.T.- G.r.a.al. (Gruppo
reciproco aiuto Alzheimer) e l’intervento di una assistenza a tempo pieno, 24 ore
su 24. Il Centro Donatori del Tempo con
di Bambina Monti , Coop.Sociale
il G.R.A.AL.:
Progetto Sociale, su “Una esperienza
• favorisce gli incontri fra i familiari per
che continua”. Ricordiamo che Il “Centro
un prezioso scambio di esperienze e di
Donatori del Tempo” nasce a Como nel
aiuto;
1977, con lo scopo di contribuire, con le
• fornisce importanti informazioni
forze volontarie, a risolvere i problemi
derivanti dall’handicap (handicap inteso sulla malattia tramite una vasta
documentazione;
come “difficoltà”, fragilità, bisogno di
• informa sui “Diritti” e sulle modalità
particolari attenzioni.) Dopo quindici
per ottenerne il riconoscimento;
anni di attività sul territorio, nel 1992 il
C.D.T. “incontra” il problema”Alzheimer” • organizza incontri di sostegno con
figure professionali esperte nel settore;
e costituisce a Como il G.R.A.AL.
• interviene nei momenti di emergenza
“Gruppo di Reciproco Aiuto per la
per suggerire ai familiari possibili
malattia di Alzheimer”, per coordinare
soluzioni;
e sostenere i familiari che tendono ad
• organizza momenti di socializzazione
isolarsi nella propria emarginazione,
e di stimolazione per i malati di
rischiando di essere travolti dallo stress
La ricorrenza sarà
celebrata sabato
15 dicembre.
La presentazione
dell’ultimo libro
di Luciana Quaia
“Intime erranze”
Alzheimer;
• è presente con “punti d’incontro”
per i familiari, presso le U.V.A. - Unità
Valutative Alzheimer - degli Ospedali di
Como Sant’Anna e Valduce
• fornisce un servizio telefonico di
consulenza psicologica ai familiari (il
“Filo diretto”)
❚❚ Associazione italiana sclerosi multipla
Due appuntamenti per l’Aism
F
ine settimana ricco di iniziative a favore
dell’Aism di Como. Si incomincerà sabato 15 dicembre, alle ore 21, presso
il Santuario di San Fermo della Battaglia
con il Coro di Voci Bianche del Teatro Sociale di Como - accompagnato all’armonium
da Paolo De Stefano, con la partecipazione
straordinaria del soprano Mariagrazia Mercaldo e sotto la direzione di Lidia Bestarrechea – che si esibirà nel Concerto di Natale.
Il ricavato della manifestazione andrà a sostenere il Centro dell’Associazione Italiana
Sclerosi Multipla in via Paoli a Como, che
offre alle persone con sclerosi multipla del
territorio, in un’unica sede, tutta la gamma
di interventi che la patologia stessa richiede e diventa un luogo di aggregazione in cui
rafforzare le autonomie ed instaurare nuove
relazioni sociali.
Domenica 16 dicembre alle ore 16.30 presso il Teatro Sociale di Como la Compagnia
Teatrale “La Goccia” di Novara metterà in
scena Great Musicals, il meglio dei musical. Dopo il grande successo ottenuto in
tutto il nord Italia con il loro spettacolo
cantato e suonato interamente dal vivo,
la compagnia teatrale “La Goccia” torna
da Novara nella splendida cornice del Teatro Sociale di Como, e lo fa sostenendo
una delle associazioni più attive del territorio, l’Aism. L’incasso della serata andrà infatti a finanziare il mantenimento
di una borsa di studio per la ricerca sulle
cellule staminali nella sclerosi multipla.
borsa di studio intitolata alla benemerita
Bruna Ferrario. È in questo modo, infatti,
che la Classe del ‘48, aderente all’Associazione “La Stecca” di Como e organizzatrice della serata insieme alla sezione
comasca dell’AISM, vuole ricordare, con
un gesto di grande sensibilità e solidarietà, un’amica prematuramente scomparsa
che sempre si è adoperata per aiutare chi era
più in difficoltà. I biglietti potranno essere
acquistati in prevendita con un’offerta minima di venti euro per la platea e i palchi e
di dodici euro per le gallerie presso:
• Aism Como, Via Paoli 26, Tel 031/523358
mail [email protected];
• Biglietteria del Teatro Sociale, Via Bellini,
Tel 031/270170;
• Carrozzeria Bianchi, via Zezio 40, Como,
tel. 031.305656
Si ricorda che l’Aism è il punto di riferimento
per oltre 58 mila persone con sclerosi multipla e per i loro familiari. Attiva con oltre 10
mila volontari in tutta Italia è impegnata a
diffondere una corretta informazione sulla
malattia, sensibilizzare l’opinione pubblica,
promuovere ed erogare servizi socio sanitari
adeguati, promuovere iniziative di raccolta fondi per sostenere la ricerca scientifica.
• promuove campagne di informazione
e di sensibilizzazione dell’opinione
pubblica (tra cui annualmente la
“Giornata Mondiale Alzheimer” a Como)
• sollecita gli Enti Pubblici a ricercare ed
a concretizzare interventi prioritari in
favore di questi cittadini più deboli e dei
loro familiari.
Notizie flash
■ 15 dicembre
Parkinson: incontro soci
AIP al Cardinal Ferrari
Sabato 15 dicembre, alle ore 15 presso
il Centro Cardinal Ferrari di Como, via C.
Battisti 8, avrà luogo il tradizionale incontro
natalizio dei soci della AIP - Associazione
Italiana Parkinsoniani - Sezione di Como. Sarà
l’occasione per illustrare l’attività svolta nel
corso dell’anno e per avere informazioni sulle
attività future. E’ prevista anche l’esibizione
del coro Parkinson con canti della tradizione
natalizia e altri, sotto la guida della
musicoterapeuta; seguirà una animazione
con la cantante Cecilia. Sono invitati anche
i non soci che avranno così l’opportunità di
conoscere più nei particolari le attività che
l’Associazione di Como svolge: ginnastica,
arteterapia, logoterapia, musicoterapia e
psicologia. Al termine una bicchierata con il
panettone. Per altre informazioni: tel 031241917 oppure 031- 521204.
Como Cronaca
26 Sabato, 15 dicembre 2012
Mostra. Sarà visitabile fino al 6 gennaio, tutti i giorni
foto william
N
on molto tempo fa,
all’arte per il valore della
quando il Natale era
raffigurazione, così come
ancora fortemente
a metà tra il sacro e il
percepito come
prodotto artigianale si
solennità religiosa e solo di
colloca il presepe in pane
riflesso come ponte vacanziero
“Betlemme” che abbiamo
dedicato ai consumi, il
ottenuto in prestito ancora
presepe ne era certamente
dal Duomo, in quanto
il simbolo più riconoscibile
il significato di Beth –
e accreditato, svettando
lehem è appunto quello
diverse spanne al di sopra
di “casa del pane”. Anche
di altri segni distintivi che,
quest’anno ci aspettiamo
come l’albero, il panettone
lo stesso successo e la
e il cenone della vigilia,
stessa partecipazione che
concorrevano ad accendere
la mostra del presepe ha
nelle menti di adulti e bambini
suscitato nelle passate
la singolare magia della “più
edizioni, quando abbiamo
bella festa dell’anno”. Il fatto
registrato punte anche
che l’equazione tra presepe
superiori alle ventimila
e Natale si sia sempre più
presenze, perché è
dissociata nel tempo, al
questo il segno tangibile
punto che oggi sono ben
dell’efficacia del lavoro
poche le famiglie disposte a
svolto dalla nostra
proseguire nelle loro case il
associazione nel campo
rito codificato da Francesco
della promozione delle
d’Assisi nella notte del Natale
attività culturali, artistiche,
1223, quando l’occupazione
sportive e ricreative sul
della Terra Santa da parte
territorio”. Associazione
islamica consigliava ai
che, non sarà superfluo
cristiani d’Occidente di
rammentarlo, opera da
L’esposizione, promossa per l’ottavo anno consecutivo dagli “Amici
costruirsi un domestico “fai da
undici anni in questo
te” piuttosto che avventurarsi
di Como” è anche l’occasione per riaprire al pubblico la splendida chiesa settore strategico della
in un pellegrinaggio saturo
diffusione culturale tra
di incognite, è esattamente
Lario e dintorni, e annovera
la spia di un impoverimento
propria”, spiega la collaboratrice degli
raffinatamente “alternative” come il
al suo attivo, come del
del senso della tradizione contro cui,
“Amici di Como” Nadia Baba. “L’ampiezza presepe in cioccolato della pasticceria
resto il Consorzio Como Turistica che
per fortuna, anche a Como c’è qualcuno
del campionario offerto alla visione è
Luisita, quello in gesso di Virginio
convoglia gli aiuti di ben centodieci
che si mobilita ed è pronto a lottare.
appunto utile a mostrare il presepe in
Tagliabue e, per gli amanti della neve, il
aziende impegnate sul versante della
Per l’ottavo anno consecutivo gli “Amici
tutte le sue manifestazioni, dalle più
“Presepe in Trentino” di Elio Cimerio.
tutela delle tradizioni, una serie di
di Como” sponsorizzano infatti la
semplici eseguite in tronchi e ceppi alle
Ce n’è insomma per tutti i gusti e tutte
attività qualificate tra le quali la Città
mostra presepiale esposta nella chiesa
più complesse e sofisticate, come per
le misure, oltre che per tutte le differenti
dei Balocchi è indubbiamente uno degli
di S. Giacomo, aperta al pubblico fino
esempio i diorami, realizzati applicando
forme di sensibilità estetica. Per
eventi più rappresentativi e attesi, ma
al 6 gennaio (e visitabile tutti i giorni
una tecnica particolare fondata sull’uso
Elisabetta Comerio, altra rappresentante
non il solo.
dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18), che
della prospettiva”. Tra le opere più belle
degli “Amici di Como”, “la mostra è anche
SALVATORE COUCHOUD
raduna una trentina di opere artistiche e
visibili nella mostra, spiccano quelle di
un’occasione per riaprire al pubblico la
artigianali di vari autori comaschi e non,
Aurelio Radice e Fernando Colombo,
chiesa di S. Giacomo e consentire a tutti
tra i quali sono gli “Amici del presepe” di
quest’ultimo autore del bellissimo
di ammirare uno spazio sacro tra i più
Novedrate a recitare la parte del leone.
diorama “Natività in borgo” che fa
antichi e prestigiosi della città. Non a caso
“L’obiettivo che ci siamo posti è quello
da pendant alla “Vigilia di Natale” di
abbiamo in esposizione anche la statua
di suscitare tra i visitatori il piacere del
Pierluigi Bombelli e allo stupendo
del Gesù Bambino in trono ricevuta in
presepe, stimolando in loro la curiosità
“Ricerca dell’alloggio” di Stefano
prestito dalla Cattedrale, che richiama
e la volontà di realizzarne uno a casa
Traversa, ma non mancano composizioni il presepe per il soggetto e si aggancia
Presepi in S. Giacomo
Parrocchia Sant’Antonio di Padova – Via Kolbe 3 Como
più di 100
presepi
realizzati
dai bambini di catechismo
Como Cronaca
Olgiate Comasco, dal 25 dicembre
Sabato, 15 dicembre 2012 27
V������� �� aREaEaIa �� a�� a������
Il presepe
di San Gerardo
A
Sorgerà accanto alla chiesa.
ccanto alla chiesa di San
Gerardo (a Olgiate Comasco)
Elemento caratteristico
anche quest’anno sarà
di quest’anno le vetrate
possibile scoprire il fascino della
artistiche. L’inaugurazione
nuova realizzazione del presepe.
Il Presepio è in funzione dalle 8 alle 22.30, tutti i giorni,
A spiegarci le caratteristiche della
la
notte
della
vigilia.
Il
rappresentazione sono i suoi stessi
dal 25 dicembre al 31 gennaio,
ricavato delle offerte andrà
promotori e realizzatori, membri
aaaaa
accanto
allaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
dell’ormai fantomatico “Gruppo
a padre Firmino Bernasconi
Presepio”. “Elemento caratteristico e
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
di novità saranno le vetrate artistiche, che costituiscono luminosi. Poi, se
il collegamento ideale tra la rappresentazione della
credete, potete
Nascita di Gesù, collocata in una stalla, e i pastori, primi
fare un’offerta:
ad essere chiamati dagli Angeli ad accogliere la Buona
come al solito quanto raccolto verrà interamente
dal vicario don Antonio Arrighi negli anni ‘60. Nelle
Novella: “Oggi è nato per noi il Salvatore!” Effetti di
destinato a padre Firmino Bernasconi, un missionario
varie realizzazioni, oltre ai vari presepi tradizionali
suono, di proiezioni, di movimento ne completeranno
comboniano olgiatese che opera in Congo, per le sue
ne sono stati costruiti in vetro, in cera, in origami,
la visione”. Il presepe sarà inaugurato la notte di
attività di sostegno alle famiglie dei carcerati. Per la
con statuine di stoffa o con foglie del granoturco; con
Natale, dopo la S. Messa di mezzanotte animata dalle
gran parte sono persone innocenti ingiustamente
varie ambientazioni, dalla classica Palestina, alla corte
voci e dagli strumenti del Coro di San Gerardo; poi
imprigionate alle quali è negato oltre al cibo quotidiano
lombarda piuttosto che un villaggio di montagna.
sarà in funzione tutti i giorni, dalle 8 alle 22.30, dal 25
anche qualsiasi assistenza legale. Padre Firmino è
Non sono mancate anche scelte a tema, quando una
dicembre al 31 gennaio. La rappresentazione affaccerà
l’unico che ha la possibilità di aiutare questi fratelli,
particolare ricorrenza lo permetteva: la morte di Madre
direttamente sulla piazzetta accanto alla chiesa e sarà
sia per l’assistenza materiale che spirituale. Per non
Teresa, la Giornata mondiale della gioventù a Colonia,
facilmente fruibile da chi transita lì accanto. “Perciò –
togliere nulla alle offerte, lo spirito del presepe è
l’800° anniversario del pellegrinaggio degli olgiatesi
spiegano i promotori - se passate da Olgiate Comasco,
l’autofinanziamento e la valorizzazione dell’attività
a San Gerardo (il santo a cui è dedicata la chiesa), o il
non perdete occasione di raggiungere la chiesa di San
manuale di preparazione, anche con la collaborazione
ricordo del primo presepio di san Francesco…
Gerardo, affacciarvi alla finestra del presepe e pigiare
gratuita di alcuni artigiani locali”. Il Gruppo Presepio
Il presepe di San Gerardo è presente anche su Facebook
il pulsante per avviare il ciclo di ‘son et lumière’; una
in 35 anni ha visto avvicendarsi svariate persone
e le sue foto sono pubblicate su Flickr
visita serale permetterà di apprezzare meglio gli effetti
che hanno voluto proseguire la tradizione iniziata
(http://www.flickr.com/photos/presepiosangerardo/).
Oggi è nato per noi il Salvatore
Nuova tappa della mostra fotografica. Dal 9 dicembre al 13 gennaio presso il santuario di San Giuseppe
Sulle tracce di padre Ambrosoli
N
uova tappa per la mostra fotografica
“Da Como a Kalongo: sulle orme
di padre Giuseppe Ambrosoli”
realizzata dalla Fondazione Dr. Ambrosoli
Memorial Hospital. Allestita per la prima
volta nel Palazzo del Broletto di Como lo
scorso marzo, la mostra si sposta nella
parrocchia di Uggiate Trevano e Ronago,
paese natale di padre Giuseppe Ambrosoli
a conclusione dell’anno in cui ricorre il
venticinquesimo anniversario della morte
di padre Giuseppe (Lira, Uganda 27 marzo
1987). Dopo essere stata ospitata presso i missionari comboniani di Milano in
occasione del mese missionario, grazie al supporto dei volontari e del gruppo
missionario locale, dal 9 dicembre al 13 gennaio, l’esposizione fotografica si è
trasferita presso il santuario San Giuseppe, via per Somazzo 27, Uggiate Trevano
(orari di visita dal lunedì al venerdì dalle 14 alle 17 e il sabato e la domenica dalle
14 alle 18)con l’obiettivo di far conoscere alla terra d’origine di padre Giuseppe,
la straordinaria testimonianza di vita e l’opera di questo medico e missionario
comboniano, di cui è in corso la causa di
beatificazione, divulgandone l’eredità e il
carisma che ha lasciato a tutti noi. Padre
Giuseppe ha operato in Uganda dal 1957 al
1987. Il “Medico della Carità”, soprannome
con il quale era conosciuto, viene ricordato
oggi quale figura di spicco per le alte qualità
spirituali e morali unite ad uno spiccato
spirito imprenditoriale, che lo legano a
doppio filo alla tradizione e alla sua terra
comasca. La mostra racconta con immagini
di ieri e di oggi la storia dell’ospedale di
Kalongo, il “Memorial Hospital” e della
scuola di ostetricia “St. Mary Midwifery
School”, entrambi fondati da padre
Ambrosoli; i progetti intrapresi grazie alle
persone che nel tempo hanno lavorato a
favore dell’Ospedale e collaborato a questa
“Impresa sociale e solidale” dall’Italia e
dal mondo. La mostra è suddivisa in 5 aree
tematiche precedute da pannelli descrittivi
e pannelli di foto e testimonianze secondo le
seguenti aree tematiche di riferimento:
- Padre Giuseppe Ambrosoli
- L’ospedale e la scuola di ostetricia ieri
- L’ospedale e la scuola di ostetricia oggi
- Il nord-Uganda e il contesto storico-sociale
- Volontari e sostenitori
Durante la mostra sarà in vendita un
catalogo fotografico ricco di immagini di
ieri e di oggi che ripercorrono il percorso di
vita di padre Giuseppe e della sua opera”.
Il ricavato della vendita verrà destinato al
sostegno dell’ospedale di Kalongo.
Visite guidate il mattino e su prenotazione.
Per informazioni casa parrocchiale 031948721, [email protected]
Lago di Piano
Solzago
Como
Composizioni natalizie
il 15 dicembre
Trucchi e tecniche
delle riprese
astronomiche
Oratorio di S. Giuseppe.
In cammino verso il Natale
L
a Riserva Naturale Regionale Lago
di Piano, con la Comunità Montana
Valli del Lario e del
Ceresio,
propone per sabato 15 dicembre, dalle
ore 15.00 alle ore 17.00, un laboratorio
dal titolo “Composizioni per Natale”, per
la realizzazione di corone o centrotavola
a partire da materiali naturali.
Il laboratorio è rivolto a grandi e bambini
(aiutati da un adulto) e si terrà presso
la Casa della Riserva, in via Statale 117,
Frazione Piano Porlezza a Carlazzo. Il
costo per partecipante è di 8 euro. Si
potranno portare da casa pigne, bacche,
ghiande, nastri, candele, forbici…
Per informazioni e prenotazioni
(obbligatorie): Riserva Naturale
Regionale Lago
di Piano, tel. e fax:
0344.74961; e-mail: riservalagopiano@
cmalpilepontine.it; sito internet: www.
riservalagodipiano.it.
V
enerdì 14 dicembre, alle ore
21, presso il Centro Civico
“Borella” di Solzago, il
Gruppo Astrofili Lariani propone
un incontro, a cura
dei consiglieri
Michele Saviani e Marco Gorza, in
cui saranno svelati trucchi e tecniche
di ripresa e di elaborazione delle
immagini astronomiche, con una
carrellata di frame raccolti durante
l’anno 2012. L’ingresso è libero. Per
informazioni, la sede del Gruppo
Astrofili Lariani (aperta ogni venerdì
dalle ore 21.00 alle ore 23.00) si trova
in via Liberazione 5 a Solzago di
Tavernerio, presso il Centro Civico
“Angelo Borella”; tel. 328.0976491
(dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle
21.00); e-mail: info@ astrofililariani.
org; sito web: www. astrofililariani.
org.
L
di san Giuseppe, a Como,
’oratorio
in via Valleggio, propone una se-
rie di iniziative in questo mese di
dicembre:
- sabato 15 dicembre: grande tombolata per
bambini e famiglie dalle ore 15. Ricchi premi
e divertimento assicurato per tutti!
- sabato 22 dicembre dalle ore 16 il coretto
“jeans” e gli “Amici di san Francesco” organizzano gli “Auguri cantati per le strade”, “Andremo in giro per le strade della parrocchia
– spiegano i promotori - cantando gli auguri
per il natale. Un modo semplice e gioioso per
condividere la gioia del natale. Chiunque voglia unirsi a noi è benvenuto!”
3) la S. Messa delle ore 10 di Natale sarà caratterizzata dal grande presepe vivente composto da più di 50 bambini che rappresenteranno i vari personaggi del presepe. Tutti i
bambini che vogliono partecipare potranno
unirsi nella preparazione della rappresentazione che si svolge negli orari di catechismo.
28 Sabato, 15 dicembre 2012
Como Cronaca
Medici con l’Africa. La testimonianza del dr. Italo Nessi, da poco rientrato dall’Africa
per verificare la prosecuzione del progetto: “Prima le mamme poi i bambini”
Uganda chiama, Como risponde
Da sinistra: dr. Peter Lochoro,
coordinatore “Medici con
l’Africa CUAMM”; dr. Busato;
mons. Lino Sancto Wanok,
vescovo di Nebbi; dr.ssa Sonia
Busato; mr. Simon Wikole,
direttore ospedale di Angal;
dr. Italo Nessi
In Uganda prosegue il progetto
di Medici con l’Africa “Prima
le mamme poi i bambini” che
coinvolge quattro ospedali
rurali. Il dr. Italo Nessi,
presidente dell’Associazione
Medici con l’Africa Como Onlus,
è rientrato il 14 novembre dal
suo ultimo viaggio in Uganda.
Ecco la sua testimonianza.
E
d eccoci di nuovo (il
dott. Bruno Venturini
mi ha accompagnato
anche in questo
viaggio) in questa stupenda
terra africana. Gli obiettivi
di questo nuovo breve
viaggio all’ospedale di
Angal sono due: completare
e approvare col Consiglio di
Amministrazione dell’ospedale
il nuovo piano strategico
quinquennale e valutare
l’andamento del progetto
materno infantile che coinvolge
i quattro ospedali di Aber,
Angal, Nyapea, Naggalama che
stiamo sostenendo da tempo.
L’aereo della Turkish Airlines
atterra in anticipo di 15’
all’aeroporto di Entebbe,
dopo aver fatto scalo a Kigali,
capitale del Rwanda. Sono le
4 del mattino. Ad attenderci
all’aeroporto c’è il sig. Opio,
autista dell’ospedale di
Angal, col quale partiamo
direttamente per il West Nile,
la regione ugandese a ovest
del Nilo. Ci attende un viaggio
di 380 km., per fortuna ora su
strada asfaltata, pur a tratti
corrosa e con buche.
Usciti dall’aeroporto il nostro
autista, che ormai conosciamo
bene, ci comunica una triste
notizia: è venuto lui a prenderci
perché il sig. Sam, autista di
taxi di Kampala, è deceduto
una settimana fa a causa di una
presunta meningite. Ci assale
un misto di tristezza e rabbia.
Sam era una persona pacata,
cordiale, gran lavoratore,
profondo conoscitore di
Kampala e del suo lavoro, che
ha speso la propria vita per
garantire una sopravvivenza
decente alla sua famiglia (10
figli). Lo conoscevamo da anni.
L’ufficio di “Medici con l’Africa”
si affidava a lui quando gli altri
autisti erano impegnati altrove.
La maggior parte dei volontari
italiani si rivolgevano a lui per
la tratta Entebbe-Kampala
(40 Km) e per gli spostamenti
in capitale. In Italia avrebbe
avuto un diverso destino. Lo
avremmo ricoverato in un
reparto di malattie infettive
ed eventualmente in Terapia
Intensiva, ma difficilmente
sarebbe morto. Qui è tutto
diverso e noi, appena
rimesso piede in Uganda, già
piangiamo una cara persona.
Angal, un
ospedale sostenuto
dall’associazione
“Amici di Angal” e
Medici con l’Africa.
Durante il viaggio, arrivati
ormai in prossimità della
regione del West Nile,
mentre attraversiamo parte
del magnifico parco delle
Murchinson Falls, Opio ci
racconta che due notti prima
un autobus si è scontrato
contro un elefante. Il mezzo
si è ribaltato tre volte
provocando la morte di 30
persone. L’autista viaggiava
alla velocità di 120 Km orari e
l’elefante improvvisamente era
sbucato dalla boscaglia. Non
c’è illuminazione stradale per i
380 Km della strada che porta
da Angal a Kampala. L’autobus
è il mezzo più economico
per viaggiare, non ci sono
alternative. Qui l’ automobile è
un bene raro. Anche l’elefante è
morto e gli abitanti dei villaggi
vicini, dopo aver tristemente
provveduto ai feriti (trasportati
all’ospedale di Angal, a 60
Km di distanza) e ai morti,
hanno fatto a pezzi l’elefante
utilizzando la sua carne per i
pasti del giorno successivo. Qui
la carne la si mangia raramente
ed un evento del genere, pur
nella sua tragedia, va sfruttato.
Siamo in Uganda da sole 9 ore
e già, per l’ennesima volta,
con questi tristi e semplici
racconti di Opio, ci si è aperto
il divario tra il nostro mondo
e il loro. Subito ci balzano
alla mente le solite pesanti
domande: ma non siamo tutti
esseri umani? Non dovremmo
avere le stesse possibilità?
Come facciamo a tollerare che
nostri fratelli ugandesi vivano
in condizioni tanto precarie?
Finalmente arriviamo ad
Angal, siamo in viaggio da
30 ore. Grande accoglienza:
salutiamo il personale in
ospedale e i padri comboniani
della vicina missione. Dal
mattino seguente ci mettiamo
al lavoro con gli amministrativi,
i medici, le ostetriche e le
infermiere per rivedere il piano
strategico e per preparare la
presentazione per il Consiglio
di Amministrazione. È l’ultimo
passo dopo mesi di lavoro.
Tre giorni dopo il piano
strategico viene ufficialmente
approvato dal Consiglio di
Amministrazione, presieduto
dal Vescovo della diocesi di
Nebbi. Verifichiamo anche che
il progetto materno infantile
prosegue senza soste. Sono
molte le mamme che trovano
ad Angal le necessarie
attenzioni pre e post parto.
E alle quali soprattutto viene
garantita la possibilità di
un parto in ambiente sicuro
ed il taglio cesareo in caso
di complicazioni. Anche il
sistema di ambulanza notturna
funziona. Le ostetriche dei
dispensari periferici telefonano
col cellulare alla collega di
turno in ospedale, che a
sua volta manda l’autista a
prendere la donna in difficoltà.
Contemporaneamente si attiva
il personale reperibile e si
allestisce la sala operatoria per
il taglio cesareo. L’ambulanza a
volte viaggia anche per 120 Km
nell’oscurità della savana.
Alcune considerazioni di
carattere generale e tecnico
aiutano a comprendere
meglio la situazione. Angal
è un ospedale rurale di 260
letti teorici. In alcuni periodi
dell’anno vi si trovano però
ricoverati anche 300 bambini.
L’epidemia di colera degli
ultimi mesi ha visto ricoverati,
solo per quella patologia, 330
pazienti. Offre un servizio
anche a molte persone che
vengono dalla vicina (6 km)
Repubblica Democratica del
Congo. Purtroppo la parte
est di questo immenso Stato
è ancora una volta in balia
di bande di ribelli e di coloro
che sfruttano gli abbondanti
giacimenti minerari. Pochi
sono i servizi garantiti alla
popolazione. Ad Angal in un
anno partoriscono 2500 donne,
vengono ricoverate circa 18000
persone, si compiono 1700
interventi chirurgici e si fanno
38000 visite ambulatoriali. In
aggiunta vaccinazioni, attività
di educazione sanitaria,
clinica AIDS, supervisione
dei dispensari periferici.
Il budget ospedaliero
annuale è di 600.000 euro,
dei quali la metà garantiti
dall’ associazione “Amici
di Angal” in collaborazione
con “Medici con l’Africa”.
Senza questi soldi l’ospedale
avrebbe già chiuso anni fa.
Invece continua la sua opera
dal lontano 1960, quando
il primo medico di “Medici
con l’Africa”, il dr. Giannino
Busato, partì per l’Uganda.
Questo medico, classe 1934,
lo abbiamo ritrovato ad
Angal durante la nostra breve
permanenza. Stava tenendo
(lo fa ormai da qualche anno)
un corso di anestesia rivolto
a medici e a infermieri di tre
ospedali. Ci ha raccontato,
unitamente alla moglie Sonia,
anch’essa medico, i suoi
primi anni ad Angal: i viaggi
in aereo turboelica o in nave,
passando per il canale di
Suez e arrivando a Mombasa.
Da lì in treno via Nairobi per
Kampala… a quei tempi le
donne erano ancora vestite
con erba e foglie… loro due
erano gli unici medici nel
raggio di centinaia di Km… le
suore ed i padri comboniani…
lo sviluppo dell’ospedale…
Sei anni vissuti intensamente
Un ospedale rurale
in cui, in alcuni
periodi dell’anno,
sono ricoverati fino
a 300 bambini.
per poi approdare, per altri
tre anni, all’ospedale di Lacor,
a Gulu, guidato dai coniugi
Lucille e Piero Corti… poi
padre Ambrosoli all’ospedale di
Kalongo… La nascita delle loro
tre figlie… il ritorno in Italia per
garantir loro un’istruzione.
Persone che hanno segnato la
storia della sanità ugandese.
Saremmo rimasti ad ascoltarli
per giorni.
Alla domanda: “Ma perché
siete tornati in Uganda dopo
tanti anni?” la loro semplice
risposta è stata: “Non ci siamo
mai staccati dall’Africa, che ci
ha dato molto di più di quello
che noi abbiamo dato a lei e ai
suoi abitanti. Ci ha cambiati e
maturati dentro. Non abbiamo
mai perso i suoi insegnamenti e
l’abbiamo sempre considerata
casa anche nostra”.
Como Cronaca
Sabato, 15 dicembre 2012 29
L’abbraccio. La comunità pastorale ha accolto festante, sabato e domenica scorsi,
l’ingresso di don Corradini, che guiderà le parrocchie di Gaggino e Camnago.
Il saluto e il ringraziamento dei fedeli al servizio reso da don Illia
Faloppio saluta don Giovanni
Dalla comunità di Faloppio
riceviamo e, volentieri,
pubblichiamo.
C
on queste poche
righe desideriamo
semplicemente
testimoniare
le esperienze vissute
dalla nostra comunità
pastorale nel cammino
percorso insieme al nostro
parroco don Giovanni
Illia, a cui va tutto il
nostro riconoscimento e
ringraziamento, in questi
due anni e mezzo della
sua guida ed esprimere la
nostra gioia nell’accoglienza
del nuovo parroco don
Giovanni Corradini.
Non vogliamo cancellare le
cose costruttive e positive
fatte nei vari ambiti della
vita pastorale della nostra
foto Raffaella Roffino
comunità con lo spirito di
guardare avanti partendo
proprio da quanto di bello
e buono abbiamo fatto
insieme nel desiderio
vero, e pieno di speranza,
di crescere e maturare
nella fede in Gesù Cristo, che è ciò che
facili e difficili che attenderanno
da sempre ispira le azioni e genera
la nostra comunità. Una comunità
l’identità stessa di ogni comunità riunita
semplice di gente semplice in cui la
nel Suo nome. La “costruzione” della
Grazia del Signore ha fatto maturare e
nuova Comunità pastorale, riunita
fa ancora maturare vocazioni di servizio
per camminare insieme, è stata fin da
totale alla Sua Chiesa.
subito l’impegno più importante da
Nel saluto di accoglienza abbiamo
affrontare, pur con le inevitabili fatiche,
voluto condividere con il nuovo parroco
incomprensioni e sacrifici che ogni
le nostre fatiche e i nostri desideri, molto
cammino di “conversione” porta con
diversi da quelli del passato, perché ci
sé. Molti sono stati gli sforzi orientati a
impegnano più “dentro” che “fuori” per
questa “costruzione nuova”, attraverso
diventare “pietre vive” di quell’ “edificio
momenti di formazione, di catechesi
spirituale”, che è ogni comunità cristiana.
e di vita pastorale per far crescere in
Fatiche e sacrifici che non ci richiedono
ciascuno di noi la consapevolezza
solo di “fare” qualcosa di nuovo, ma di
della importanza di una ministerialità
“essere” corresponsabili della vita delle
autentica nella Chiesa, che è veramente
nostre comunità attraverso un servizio
tale solo quando si mette al servizio
libero, generoso e autentico.
del Vangelo per “trasmettere, anzitutto,
Abbiamo voluto esprimere così al
quello che anche noi abbiamo ricevuto”
nostro nuovo Parroco, la nostra piena
(cfr. 1Cor 5,3).
e sincera volontà a ricominciare una
E’ con questo spirito e con la gioia
nuova esperienza con rinnovato
nel cuore, che abbiamo accolto nella
impegno per fare vera unità in una
nostra Comunità, nel giorno della
comunità concreta, unità in Cristo e
festa dell’Immacolata, il nuovo pastore
unità con il suo pastore, segno tangibile
don Giovanni Corradini, inviatoci dal
della Sua presenza in mezzo a noi e al
vescovo Diego e dallo Spirito Santo per
quale dovremo guardare sempre con
esserci sempre accanto nei momenti
la semplicità dei santi per il bene di
Cristo e della Chiesa. Perché, come
ci ha ricordato il nostro Vescovo in
una Sua lettera pastorale, “la Chiesa
evangelizza per quello che è prima
che per quello che fa”.
Gli abbiamo chiesto di
accompagnarci sempre lungo questo
cammino comune con grande
pazienza e mitezza, come un padre
con i suoi figli, di sostenere le nostre
debolezze, di perdonare le nostre
contraddizioni, di amarci come Cristo
ha fatto e fa ogni giorno con ciascuno
di noi. Come in questi giorni riuniti
nella Novena dell’Immacolata per
preparare il suo arrivo, gli abbiamo
promesso la nostra preghiera
comunitaria e personale, semplice
ma incessante e la nostra sincera e
trasparente vicinanza e un dialogo
franco, ma sempre rispettoso, così
da condividere qualsiasi difficoltà o
problema e trovare sempre insieme
il modo migliore per coniugare verità
e carità. Lo abbiamo ringraziato per
essere venuto tra noi per “servire
come Gesù” la nostra comunità
affinché sia capace di accogliere,
curare, coltivare e proteggere i frutti dello
Spirito, che saranno sempre abbondanti
solo se sapremo ragionare secondo il
Vangelo, secondo la Chiesa, perché è lì
che ci giochiamo la nostra fede e la nostra
credibilità di cristiani.
Lo abbiamo affidato a Maria, Madre
Immacolata, Madre che crede e vive la sua
fede totale nel Signore, come anche tutta
la nostra Comunità pastorale, affinché
possa sempre guidare i nostri pensieri e
le nostre azioni verso l’unico vero centro,
Gesù Cristo, Lui che solo è capace di fare
nuove tutte le cose e veramente piene le
nostre vite. Abbiamo fatto festa con lui
insieme a Maria e una folta rappresentanza
delle comunità in cui ha servito lungo
i suoi quasi vent’anni di sacerdozio,
in modo particolare quella di Cugliate
Fabiasco. “Pietre vive” che ci hanno voluto
trasmettere tutto l’affetto e la riconoscenza
per quanto fatto da don Giovanni con il
suo grande cuore e totale disponibilità ad
essere, come sottolineato più volte proprio
da lui in questi primi giorni con noi, “porta
aperta” per accogliere chiunque bussa alla
nostra vita come ci ha insegnato il Signore.
La Comunità apostolica di Faloppio.
■ Fraciscio il 19 dicembre 1842
170 anni fa nasceva San Luigi Guanella
Le ore 15 nel Mondo guanelliano
G
iovedì 19 dicembre
la famiglia Guanelliana ricorda il 170°
anniversario della nascita
di San Luigi Guanella. Egli
era infatti nato a Fraciscio
di Campodolcino, il 19 dicembre 1842, da Lorenzo
e Maria Bianchi. L’invito è
a ritrovarsi tutti uniti spiritualmente nella tradizionale “Concelebrazione
eucaristica intercontinentale”, celebrata alle ore
15 italiane nel Santuario
del Sacro Cuore di Como
e contemporaneamente
in tutte le case dell’Opera Guanelliana sparse nel
mondo, a ricordo della nascita del Fondatore.
Ore 8.00
U.S.A., Messico, Guatemala
Ore 9.00
Colombia
Ore 11.00
Argentina, Cile, Paraguay
Ore 12.00
Brasile
Ore 14.00
Ghana
Ore 15.00
Italia, Nigeria, Congo, Polonia, Svizzera, Spagna
Ore 16.00
Romania, Nazareth
Ore 19.30
India
Ore 22.00
Filippine
Como Provincia
30 Sabato, 15 dicembre 2012
Il Parco
della Brughiera
verso il
riconoscimento
regionale?
Un progetto di cui si parla ormai da
dodici anni e che riguarda nove comuni
briantei comaschi e altre realtà della
provincia di Monza e Brianza
U
n grande spazio verde riconosciuto
da Regione Lombardia. È un
progetto di cui si parla ormai
da dodici anni e che riguarda
attualmente ben 9 comuni briantei
comaschi oltre ad altre realtà appartenenti
alla provincia di Monza e Brianza. Stiamo
parlando del “Parco della Brughiera”,
istituito nel 1984 dai Comuni di Cabiate,
Lentate sul Seveso, Mariano Comense e
Meda per salvaguardare e gestire i valori
ambientali ancora presenti in un’area,
quella settentrionale della Brianza, ormai
satura dal punto di vista ambientale e
paesaggistico. Da una superficie iniziale di
750 ettari, il parco è progressivamente stato
ampliato, andando ad interessare Carimate,
Cermenate, Novedrate, Figino Serenza,
Carugo e Brenna. L’area tutelata è quindi
oggi pari a 2.700 ettari. Una delle prime
aree ancora coperte quasi esclusivamente
da boschi e prati che si incontrano
allontanandosi da Milano verso nord. Un
polmone stretto fra aree intensamente
urbanizzate. Un ecosistema che rappresenta
l’estremo rifugio per specie animali e
vegetali legate all’ambiente fortestale, in
aree risparmiate dalla fortissima espansione
urbanistica degli ultimi decenni e che
finalmente potrebbe diventare, a tutti
gli effetti, un parco regionale. Un primo
incontro per concretizzare un’idea di cui
si parla dal 2000 si è già svolto lo scorso
26 novembre a Cantù e proprio il centro
della Brianza comasca, tra l’altro ora vero e
proprio cuore del progetto, ha ospitato un
interessante convegno dedicato al futuro
di questa realtà e dei parchi in generale dal
titolo “Aree protette, un’opportunità per il
territorio” che ha visto l’intervento anche
dell’attuale assessore regionale al Verde e
Parchi, Leonardo Salvemini, insieme ad
esperti e docenti. «Il parco è fondamentale
nel nostro contesto – ha affermato
Brienno
Cronaca
di una frana:
7 luglio 2011
P
oco più di un anno fa
la natura si accaniva
su un piccolo lembo di
terra adagiato lungo la sponda
orientale del nostro lago:
Brienno viveva uno dei giorni
più drammatici della sua storia.
Oggi quelle terribili ore sono
diventate un libro fotografico
attraverso le immagini di
Andrea Butti, testimone oculare
di un disastro naturale che solo
per pura fortuna non ha lasciato
lutti nel suo incedere. “Cronaca
di una frana - Brienno 7 luglio
2011”: questo il titolo del volume
che Carlo Pozzoni Fotoeditore
ha pubblicato in questi giorni.
Un percorso fotografico dentro
la calamità che racconta le ansie
di quei giorni.
Nato nel 1984 da una
superficie iniziale di
750 ettari, il parco
è progressivamente
stato ampliato ad
altri territori. L’area
sottoposta a tutela
è oggi pari a circa
2700 ettari quasi
completamente
costituite da boschi e
prati. Un ecosistema
rifugio di specie
animali e vegetali
di grande interesse
di Luigi Clerici
l’assessore Salvemini –
perché tutela il territorio
e la sua sostenibilità.
Purtroppo noi arriviamo
da due decenni in cui
la tutela delle aree verdi
ha avuto forti contrasti
con le politiche di
urbanizzazione: due
tematiche che invece
dovrebbero essere
integrate e procedere
di pari passo. Il parco,
come nel caso della
Brughiera briantea,
deve essere occasione
per valorizzare
complessivamente il
nostro territorio». Anima
della serata il consigliere
regionale comasco Luca
Gaffuri che ha presentato
le ultime iniziative
legislative adottate dal Consiglio Regionale
in materia: «Lo scorso 28 luglio il Consiglio
ha votato la legge sulla governance dei
parchi lombardi che ha riguardato per lo più
gli aspetti relativi alla loro gestione. In aula
il Consiglio successivo alle elezioni dovrà
occuparsi invece di un progetto di legge
che riguarda la valorizzazione del territorio
dei parchi regionali, anche sotto un profilo
turistico; di estendere le superfici sottoposte
a tutela e di rendere maggiormente
protagoniste le comunità locali inserite
nei territori dei parchi. Questo perché i
parchi valorizzano la biodiversità che va
scomparendo, permettono di avviare le
cosiddette politiche rispettose dell’ambiente
ora definite di “green economy” e
rivitalizzano tutto il sistema». L’attenzione,
su questo punto, va direttamente a
quell’attività agricola che, per alcuni aspetti
di cui recentemente abbiamo parlato, è al
Como
Enerxenia: gas e energia elettrica,
alcune novità in arrivo dal 2013
E
nerxenia, la società di vendita del
gruppo ACSM-AGAM ha realizzato un
progetto specifico di illuminazione in
occasione delle feste natalizie dedicato ad un
luogo simbolico e di grande suggestione della
città di Como: piazza S. Fedele, supportando
lo sforzo dell’Amministrazione comunale
e dei commercianti nell’allestimento delle
luminarie, in un momento non facile per la
crisi economica. La capogruppo ha invece
dato un contributo per la pianificazione
cittadina generale. L’iniziativa – fanno sapere
da via Stazzi - prelude a una novità. Dal primo
gennaio 2013, infatti, Enerxenia proporrà ai
comaschi un pacchetto completo che abbina
la fornitura del gas a quella dell’energia
elettrica. Una formula particolarmente
conveniente, studiata da un’azienda che
ha come punti di forza il radicamento al
territorio e la trasparenza del rapporto con i
propri clienti.
centro di un confronto anche aspro nei toni
tra la Giunta regionale e alcune associazioni
(per lo meno le più rappresentative) degli
agricoltori. In ogni caso va ricordato che
ben il 25% del territorio lombardo è ora
tutelato da Parchi. La nostra è la Regione
che prevede maggiore tutela in tutta Italia. E
le politiche future non devono comportare
ulteriore distruzione di suolo. In particolare,
su questo punto, si è dibattuto sull’impatto
che attualmente stanno avendo in alcune
aree della provincia i cantieri dell’autostrada
Pedemontana mentre vengono guardate
con timore le planimetrie relative alla
fantomatica autostrada Varese-ComoLecco o alle ultime proposte sui tracciati
del secondo lotto della tangenziale di Como
(due opere per le quali, è bene ribadirlo,
attualmente non esistono disponibilità
economiche per la loro realizzazione) in
quanto andrebbero ad interessare parte del
territorio del Parco della Brughiera insieme
ad aree poste più a nord che confinerebbero
con questo nuovo grande polmone verde
della nostra provincia.
Valli Varesine
Di seguito riportiamo le riflessioni di
don Silvio durante l’omelia.
Il pastore e il gregge nel sì a Dio.
La messa è sempre festa, ma oggi per
tanti motivi: festa con Gesù guardando
Maria; io chiedo la docilità di Maria
per noi. Facciamo risuonare la Parola
del Vangelo: avvenga per me secondo
la tua parola. C’è di incoraggiamento
la Parola dell’angelo: “Non temere
Maria”, la storia personale (ma è di
ognuno di voi) è in quella di Dio, la
storia della (ora posso dirlo) nostra
parrocchia è inserita nella Storia della
Salvezza; ha come meta la santità,
come strumento la carità, come motore
la preghiera!
Caravate da
il benvenuto
a don Silvio
Bellinello
S
in coloro che si fidano dell’opera di
Dio e lo seguono.
Le vicende d’emigrazione dai
nostri paesi negli ultimi due
secoli hanno fatto sì che questo
giorno segnasse il rientro a casa,
la ricomposizione con le famiglie,
degli uomini emigranti nelle
altre nazioni europee in cerca
del sostegno economico che il nostro
territorio non garantiva. Purtroppo
oggi nuovamente si ripropone uno
scenario d’impoverimento, anche se
in diverse proporzioni e conseguenze
in quanto la nostra comunità, a causa
della chiusura repentina di importanti
attività industriali, sta subendo gli effetti
nefasti della crisi economica e sociale.
In questo periodo di preparazione
all’ingresso di don Silvio sono perciò
riemersi spontaneamente nella comunità
apostolica i seguenti interrogativi:
“Qual è il volto della Chiesa nel tessuto
economico-sociale di Caravate? ”, “Quale
comunità desideriamo costruire?”.
Il popolo di Dio che vive a Caravate è
formato da persone che hanno maturato
approcci alla vita differenti. In alcuni
è povero il senso di appartenenza;
infatti sono presenti modi di pensare
tipici dell’individualismo, della
chiusura all’estraneo. In una parte della
popolazione l’esperienza cristiana non
è vissuta, non incide sulla vita. Vi sono
L’11 gennaio
scade il
termine per
registrare
asili e nidi
E
altresì parecchie persone e famiglie che
si sforzano di vivere con forza e coerenza
l’esperienza cristiana: sono il frutto di un
lungo lavoro svolto negli ultimi decenni
attraverso la catechesi giovanile prima e
familiare poi, in cui si è cercato di passare
dalla religione alla Fede.
Consapevoli della centralità della Parola
e dell’Eucaristia, ci siamo sforzati di
farci interrogare dal Vangelo con il quale
abbiamo ricercato un confronto costante
e quotidiano. È quindi una comunità che
in questi anni non è rimasta immutata, ha
progredito nel desiderio di aprire i propri
orizzonti e di sviluppare l’esperienza
cristiana come un tutt’uno con la vita.
Il Concilio Vaticano II ci dice: “Le gioie e
le speranze, le tristezze e le angosce degli
uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di
tutti quelli che soffrono, sono pure le gioie
e le speranze, le tristezze e le angosce dei
discepoli di Cristo”.
Sappiamo bene che per don Silvio
Caravate è una responsabilità
completamente nuova, ma riteniamo
che per la nostra parrocchia sia un’ottima
opportunità perché vi leggiamo l’idea di
un progetto organico, di lungo respiro e di
rinnovamento.
Siamo certi che in tutto il suo impegno,
missionario e profetico, avrà la vicinanza,
la collaborazione, la comprensione e
l’affetto di tutti.
LA COMUNITà PARROCCHIALE
ntro il prossimo 11 gennaio 2013
sarà possibile presentare all’ ufficio
Istituzione Servizi alla Persona della
Comunità Montana Valli del Verbano
la domanda di accreditamento delle
unità d’offerta sociale per la prima
infanzia presenti ed attive nella zona
ricadente nell’ambito territoriale di
Cittiglio. L’I.S.Pe. Valli del Verbano
(P.zza Marconi 1 - 21030 Cuveglio),
agendo per conto dei Comuni dell’ Area
Distrettuale di Laveno Mombello, ha
Passionisti di Caravate
La presentazione
della rivista
“Terra e gente”
Due appuntamenti in vista
del Natale...e la Tenda Giovani
ome consueto nel
periodo che precede il
Natale viene presentata
al pubblico la rivista della
comunità Montana Valli del
Verbano “Terra e Gente” –
Quest’anno l’appuntamento
è fissato per venerdì 14 dicembre alle ore 21.00 a Cassano
Valcuvia, in via Provinciale 1140, presso la sede della
Comunità Montana, con relatore il prefetto di Varese Giorgio
Zanzi. Si celebrerà quest’anno il 20° anniversario della
rivista che ospiterà al suo interno gli atti della giornata di
studi svoltasi lo scorso sabato 17 novembre per ricordare - a
dieci anni dalla scomparsa - Giancarlo Peregalli, che fu tra
i fondatori e grande sostenitore e divulgatore della rivista
dedicata alla storia del territorio della Comunità Montana.
La fisarmonica di Davide Vendramin accompagnerà la serata
con l’Inverno di Antonio Vivaldi e alcuni brani composti da
Astor Piazzolla. (a.c.)
P
L’atteggiamento del Pastore.
Vengo a voi con un grande desiderio di
ascolto, entro quasi in punta di piedi
nella storia di questa parrocchia, con il
desiderio di accostare le vostre famiglie
e insieme portarle a Gesù. Volto
misericordioso del Padre!
Invoco la benedizione del Signore
sul vostro cammino umano e di fede
perché impariamo ad essere strumento
di Dio gli uni per gli altri.
L’atteggiamento del gregge.
Chiedo a voi la verità delle relazioni,
la voglia di conoscere questo nuovo
parroco; chiedo un confronto reale
sulle situazioni che coinvolgono la vita
parrocchiale perché insieme possiamo
superare le difficoltà e gioire del
cammino fatto insieme.
L’aiuto necessario.
La festa di oggi ci indica come fare
tutto questo. Questo programma di
vita ce lo mostra Maria. Dobbiamo
chiedere aiuto a Gesù; questo tempo
di Avvento che celebriamo ci porta a
capire che il nostro Dio è l’Emmanuele,
il Dio con noi! L’opera di Dio ci ha
portato qui oggi per iniziare questo
cammino insieme. Chiediamo di essere
sempre più innamorati della Parola e
dell’Eucarestia perché il Signore possa
condurci nelle fatiche e nelle gioie della
nostra vita. Anche a noi, come a Maria,
spetta cantare il Magnificat della
nostra storia.
predisposto un bando ed il relativo
regolamento per procedere alla selezione
degli interessati, in conformità a quanto
definito nell’accordo di programma
per l’attuazione del Piano di Zona,
sottoscritto dai Comuni aderenti.
L’accreditamento è il processo attraverso
il quale si procede ad una ulteriore
qualificazione dell’unità d’offerta sociale
già oggi in esercizio sul territorio
d’interesse. Per unità d’offerta sociale,
nell’ambito dei bisogni della prima
Valli del Verbano
C
31
✎ L’omelia
NUOVO PARROCO
Nella solennità
dell’Immacolata, molto
sentita dalla comunità,
l’accoglienza del nuovo
parroco in arrivo da
Olgiate Comasco
abato 8 dicembre 2012,
festa dell’Immacolata, che
tradizionalmente e da lungo tempo
è considerata la festa patronale,
la comunità parrocchiale di Caravate ha
dato il benvenuto al nuovo parroco, don
Silvio Bellinello. Un benvenuto di cuore,
sincero, semplice. Il Signore, proprio
nella festività dell’Immacolata, tramite
il nostro Vescovo ci fa il grande dono
di inviare, dopo un lungo periodo di
precarietà, un sacerdote carico di vitalità e
di entusiasmo, con una ricca e importante
esperienza, essenziale per attualizzare
un piano pastorale che ha necessità di
essere rianimato. Insieme dovremo fare
un cammino di conoscenza, di fraternità,
di ascolto e di condivisione. “Siamo qui
– ha detto don Silvio - a far festa a Gesù
attraverso Maria che oggi veneriamo
come Immacolata Concezione. La Parola
di Dio di oggi illumina la nostra storia e
questo importante momento che stiamo
vivendo come comunità parrocchiale.
Maria Immacolata ci mostra cosa accade
Sabato, 15 dicembre 2012
resso la Comunità
Passionista di Caravate,
in vista del Natale,
venerdì 14 e 21 dicembre
si terranno due momenti
di Lectio divina con la
Comunità. Le serate
inizieranno alle 20.30.
Sabato 15 novembre, alle ore
17.00, presso il convento dei
Padri Passionisti di Caravate
secondo appuntamento
con la DueGiorni Ado-Gio
2012-2013. Le DueGiorni
organizzate dai Padri
Passionisti sono week-end
spirituali per adolescenti e
giovani, vissuti in un clima
di preghiera e di amicizia
che vengono riproposti
con cadenza mensile sino
a concludersi con la 19°
Tenda Giovani che si svolgerà
sempre presso il convento
di S. Maria del Sasso di
Caravate dal 14 al 16 giugno
2013. Ogni incontro ha inizio
alle ore 17.00 del sabato e si
concluderà la domenica alle
ore 16.0. Alla DueGiorni si
affianca anche un cammino
specifico per giovani famiglie,
guidato da padre Antonio
Brambilla che si svolgerà
domenica 16/12, dalle ore
9.00 alle ore 16.00.
Per saperne di più Tel.:
0332/601405 o consultare il
sito: www.passionisticaravate.
it oppure contattare padre
Gianluca (passiogaro@
yahoo.it) o Padre Antonio
([email protected]).
A.C.
infanzia, la Regione Lombardia ha
individuato i seguenti soggetti: Asilo
Nido; Micronido; Nido famiglia; Centro
prima infanzia. Le unità d’offerta
sociale per la prima infanzia che a fine
della procedura avranno espletato le
necessarie procedure di accreditamento,
saranno iscritte nell’apposito albo degli
accreditamenti (registro), istituito con
atto dell’Ufficio di Piano dell’Ambito
Territoriale di Cittiglio
A.C.
Vocazioni
Appuntamento
a Cavona
S
abato 15 dicembre, terzo appuntamento col pellegrinaggio vocazionale di zona. Ritrovo al mattino, alle ore
7.00, presso la cappelletta di S. Teresa
per la recita del S. Rosario. Alle 7.30
Messa in S. Casa a Cavona
Sondrio Cronaca
32 Sabato, 15 dicembre 2012
Notizie in breve
■ Sondrio
● Convegno e tavola
rotonda con Alberto
Quadrio Curzio
● Lo Statuto Comunitario
non è rimasto solo una
solenne dichiarazione
● Da proposta intellettuale
diventa un progetto
di lungo cammino
Per Natale raccolta di
alimenti per i detenuti
Anche quest’anno l’associazione
di volontariato Quarto di Luna in
collaborazione con la Bottega Della
Solidarietà di Sondrio propone ai
cittadini l’acquisto di caffè, pasta,
biscotti e caramelle da donare ai
detenuti della Casa Circondariale di
Sondrio in occasione delle feste di
Natale. Per contribuire è possibile
recarsi al punto vendita di via Piazzi
a Sondrio e chiedere alle volontarie
di aderire alla raccolta. Entro il 17 di
dicembre i prodotti raccolti verranno
portati dai volontari in carcere e
donati ai detenuti nell’incontro del 18
dicembre.
■ Sondrio
In biblioteca incontro
con un maestro di strada
L’Associazione Amici della Biblioteca di
Sondrio, per rispondere alle crescenti
difficoltà degli adulti, genitori,
insegnanti e operatori nel costruire
una soddisfacente relazione educativa
con i bambini e i ragazzi di oggi,
promuove nei giorni 13 e 14 dicembre
alcuni incontri su scuola e educazione
con Cesare Moreno, presidente
dell’associazione “Maestri di strada”,
impegnato in progetti e iniziative di
ricerca didattica e pedagogica con il
Comune e le scuole di Napoli, sostenuti
dal Ministero dell’Istruzione. In
collaborazione con gli Istituti scolastici
di Sondrio si svolgeranno incontri/
laboratorio con insegnanti e studenti
all’interno delle scuole, mentre giovedì
13 dicembre alle ore 18, presso la
sala Vitali del Credito Valtellinese,
a Sondrio, Cesare Moreno terrà un
incontro pubblico sul tema “Lavoro
educativo in situazioni complesse”, nel
quale saranno affrontati i nodi della
crescita delle nuove generazioni e gli
interrogativi sul senso e la complessità
dell’educare oggi.
■ Sondrio
Presentazione del libro
su Ludovica Buzzetti
L’Associazione Lariana Sostegno
Oncologico - ALSO di Gravedona
organizza la presentazione del libro
“Il Paradiso non può attendere”, edito
da Elledici Torino - 2012. L’incontro si
svolgerà venerdì 14 dicembre, alle ore
20.30, presso la Sala Besta della Banca
Popolare di Sondrio. Il libro, curato da
Sonia Barini, presenta la storia della
giovane oncologa valchiavennasca
Ludovica Buzzetti che non si lasciò
piegare dal male incurabile che la
colpì. Vinta dalla malattia, non fu
sconfitta dal dubbio e dalla paura.
Scomparsa lo scorso mese di febbraio,
Ludovica ha lasciato in quanti l’hanno
conosciuta il segno profondo di una
fede incrollabile e serena. I proventi
del libro, venduto a 10 euro, saranno
interamente devoluti all’Associazione
Lariana Sostegno Oncologico, di
cui Ludovica Buzzetti è stata anche
fondatrice.
■ Ponte
Domenica 23 va in scena
“Sto... nati per vincere”
Il Cinema Vittoria di Ponte in Valtellina
organizza per domenica 23 dicembre
“Sto... nati per vincere”, concorso
canoro per bambini e ragazzi di
elementari e medie. La gara comincerà
alle 14.30: una giuria premierà i
cantanti migliori. Per partecipare è
necessario iscriversi entro domenica 16
presso il Cinema.
Il percorso tracciato dallo
Statuto per la Valtellina
L
o Statuto Comunitario per la
Valtellina, elaborato alcuni anni
fa da Alberto Quadrio Curzio
(nella foto), non è rimasto
solo una solenne dichiarazione di
principi, ma sta già avendo applicazioni
concrete e sta dando importanti frutti.
L’ultimo in ordine di tempo è il progetto
denominato Alps Benchmarking, insieme
per crescere, promosso dalla Camera di
Commercio di Sondrio in collaborazione
con la Società Economica Valtellinese.
I risultati sono stati così sorprendenti,
come ha dichiarato il Presidente della
Camera stessa, Emanuele Bertolini,
che si è ritenuto doveroso comunicarli
in un convegno, che si è tenuto venerdì
7 dicembre, con la partecipazione
di numerose personalità del mondo
economico, politico e sociale.
In che cosa consiste il progetto? La
Camera di Commercio di Sondrio ha
individuato anzitutto alcuni territori
che presentano particolari affinità con il
nostro, per la conformazione montuosa
e per le caratteristiche economiche,
come la Valle D’Aosta, il territorio
Verbano – Ossola, le province di Belluno,
Trento, Bolzano e Cuneo. Ad essi la
Camera di Commercio ha fatto una
proposta di collaborazione, che consiste
nel mettere in contatto i rispettivi Centri
Studi, per effettuare un confronto
sulle caratteristiche, sui problemi e
sui punti di forza di ciascuno. La cosa
più straordinaria è che tutti (anche i
territori ben più rilevanti del nostro)
hanno accettato immediatamente
di collaborare. Ora i Presidenti delle
rispettive Camere di Commercio
tengono incontri regolari, ai quali
partecipano sempre tutti, per discutere
i problemi e per individuare di volta in
volta i temi più rilevanti da analizzare.
Intanto i Centri Studi hanno effettuato
approfondite analisi e confronti, che
sono confluiti nel primo rapporto Alps
Benchmarking, illustrato da Maria
Chiara Cattaneo e da Alessandro Vitali.
È impossibile in questa sede riportare,
anche in sintesi, la grande quantità
di dati emersi dallo studio. Chi fosse
interessato li può trovare in maniera
completa nel sito www.statvalt.eu.
Nel confronto tra i vari territori (per
offrire solo alcuni esempi), Sondrio si è
distinta per la presenza di cooperative
ed è risultata al primo posto per la
sicurezza. Viceversa la nostra provincia
si trova in coda per la disoccupazione,
per la rete stradale e ferroviaria, per
le strutture culturali, per la tutela
ambientale, mentre per questi temi sono
al primo posto rispettivamente Bolzano,
Aosta, Trento e Belluno. Dall’analisi sono
emersi naturalmente i punti di forza e
le aree di miglioramento di ciascuno,
oltre a tutta quella serie di iniziative che
hanno successo in una provincia e che
possono quindi essere imitate dalle altre.
L’attenzione si è fermata in particolare su
tre temi: l’internazionalizzazione (cioè
tutte le forme che possono favorire gli
scambi economici con l’estero), il settore
lattiero caseario e la valorizzazione dei
boschi per la produzione di energia.
Come si vede, uno scambio così
intenso tra aree omogenee costituisce
un’effettiva politica per la montagna,
che non si limita alle dichiarazioni
di principio, ma che si traduce in
un effettivo miglioramento per tutti.
L’intervento più rilevante (e più atteso)
al convegno è stato senza dubbio quello
di Alberto Quadrio Curzio, che da vari
anni, ormai, svolge il ruolo di grande
ispiratore di proposte economiche
e sociali e di linee di sviluppo per il
nostro territorio. «Lo Statuto per la
Valtellina – ha dichiarato l’illustre
docente – da proposta intellettuale
com’era all’inizio sta diventando un
progetto di lungo cammino, che sta
dando esiti al di là di ogni aspettativa.
Lo sviluppo post bellico della Valtellina
è stato soprattutto quantitativo. Da qui
in avanti deve cambiare profilo e deve
diventare essenzialmente qualitativo.
Ciò richiederà molta determinazione,
impegno e collaborazione da parte di
tutti».
Tra le proposte operative, il professore
suggerisce l’intensificazione dei rapporti
istituzionali con la Lombardia, dalla
quale la Valtellina deve ottenere una
delega per i rapporti con tutte le altre
province dell’arco alpino e con la
vicina Svizzera, cogliendo soprattutto
l’occasione della manifestazione
Expo 2015. Da sottolineare, infine,
la calda esortazione rivolta ai nostri
amministratori a non esasperare i
contrasti politici, ma a collaborare,
avendo come obiettivo il bene della
comunità.
CIRILLO RUFFONI
Un tavolo di confronto tra diverse personalità
N
ella tavola rotonda
che si è svolta
a conclusione
del convegno
tenuto presso la Camera
di Commercio di Sondrio
e che è stata coordinata da
Alberto Quadrio Curzio,
alcune personalità di diversa
provenienza hanno potuto
effettuare un interessante
e diretto scambio di
esperienze. Il Podestà di
Poschiavo Alessandro Della
Vedova ha sottolineato che
la manifestazione Expo 2015
rappresenta una grande
opportunità per la sua valle,
che ha già stipulato un
accordo di collaborazione
con la Valtellina. Egli ha
quindi illustrato il sistema di
formazione professionale,
che comprende
contemporaneamente studio
ed esperienze lavorative. Il
Presidente della Provincia,
Massimo Sertori, si è
naturalmente soffermato
sulla lunga battaglia che ha
portato alla conservazione
della nostra Provincia. «È
stato un momento di grande
impegno – ha affermato
– che ha visto unite tutte
le forze e che deve quindi
continuare anche per altre
battaglie, come quella per
l’utilizzo dell’acqua». Sulle
norme che modificano le
amministrazioni provinciali,
Sertori ha ribadito la sua
convinzione che il Presidente
debba essere eletto dai
cittadini, altrimenti «finisce
per essere messo in mano
ai partiti». La presenza di
obiettivi comuni, come
ha affermato il Presidente
della Camera di Commercio
Bertolini, ha fatto sì che un
progetto formulato dalla
piccola realtà valtellinese
fosse accettato e fatto proprio
dalle altre province. Per lo
sviluppo del territorio è però
necessario, per noi, superare
i localismi, che costituiscono
un vero ostacolo ai progetti.
Al Presidente della Camera
di Commercio di Bolzano,
Luciano Partacini, è stato
chiesto invece di indicare
i punti di forza della sua
provincia. Egli ha ricordato
anzitutto il forte senso di
identità, la stabilità politica
e il dialogo costante, i
quali, uniti all’autonomia
amministrativa, hanno
permesso la formulazione
di progetti a lungo termine.
Tra le buone pratiche, imitate
da Austria e Germania, vi è
senza dubbio l’istruzione
professionale, dalla quale
escono i maestri artigiani, che
godono di un buon prestigio
sociale. Questa rivalutazione
del lavoro manuale ha
offerto molte possibilità di
lavoro ai giovani, per cui
Bolzano, oggi, ha un indice
di disoccupazione giovanile
molto basso. Nell’ultimo
degli interventi, il Presidente
della Società Economica
Valtellinese, Benedetto
Abbiati, ha ricordato che
uno degli scopi dello Statuto
Comunitario è quello di
riconoscere, rafforzare, ma
anche dichiarare con forza
la nostra identità. Egli ha
quindi ribadito un concetto
fondamentale già sottolineato
dal professor Quadrio
Curzio: oggi l’economia
della Valtellina deve puntare
soprattutto sulla qualità in
tutti i settori, dal turismo, ai
prodotti dell’agricoltura e
dell’allevamento.
C. R.
Valchiavenna
Sabato, 15 dicembre 2012 33
Un anno ricco di attività culturali
P
resenti circa 45 iscritti, tra cui una bella
rappresentanza della Bregaglia svizzera, si è tenuta
venerdì, 30 novembre 2012, presso la Sala conferenze
della Scuola Primaria di Prosto, l’Assemblea ordinaria
della Associazione italo svizzera per gli scavi di Piuro.
Dopo il saluto del sindaco di Piuro, Paolo Lisignoli, il
presidente Gianni Lisignoli, ha svolto una dettagliata
relazione sulle attività svolte dall’Associazione nel corso
dell’anno 2012. Tra le molteplici iniziative condotte in
porto dal vulcanico presidente e dal suo staff di volontari
vale la pena di segnalare: l’apertura, grazie ai volontari, del
Museo degli scavi a Sant’Abbondio, con circa cinquecento
visitatori, e la stampa del bollettino “Plurium” curato
da Marino Balatti; la diffusione integrale da parte della
radio nazionale tedesca dell’opera lirica «Die Glocken
von Plurs» presentata al Belfort di Piuro nel 2010; la
consegna di una serie di laveggi in pietra ollare all’Istituto
alberghiero di Chiavenna; la riproposizione a giugno del
teatro “Luganegaria” al polifunzionale di Promontogno;
in collaborazione con “Piurocultura”, il concerto di
pianoforte con Michele Montemurro al Campanile di
Sant’Abbondio; il grande successo della “Dieci giorni” di
settembre sul terreno impegnativo della “Disputa teologica
di Piuro” culminato con la rappresentazione teatrale dei
Guitti di Bergamo che ha rivisitato il tema del non facile
rapporto fra cattolici e protestanti; la trasferta in Polonia
società operaia
di chiavenna
V
sulle tracce delle opere dell’architetto piurasco Antonio
Pelacini; l’incontro dell’associazione con la presidente del
Cantone dei Grigioni, Barbara Janom Steiner, in occasione
della sua recente visita a Castasegna.
A seguito della relazione del presidente, la restauratrice
Maria Chiara Fois e l’organista Omar Iacomella hanno
rispettivamente intrattenuto i presenti sulle caratteristiche
architettoniche della Basilica mariana di Lezajsk a 250 km
da Cracovia, progettata dal piurasco Pelacini, e su uno
straordinario organo presente all’interno dello stesso. Dopo
l’approvazione all’unanimità del Conto consuntivo 2012 il
Presidente Lisignoli ha fatto cenno alle attività in cantiere
per il 2013, confermando tutte le principali iniziative.
In particolare, per quanto riguarda la “Dieci giorni”, che si
incentrerà sul tema delle “Strie”, ha annunciato che tutte le
iniziative si concluderanno per il 4 settembre, ricorrenza
della frana di Piuro, per non interferire con il programma
della Sagra dei Crotti di Chiavenna.
La serata si è conclusa con la presentazione del volume,
fresco di stampa, “Le campane di Piuro” tradotto dal
tedesco dal consigliere dell’associazione, Gian Primo
Falappi. Il romanzo «Die Glocken von Plurs» esce nel 1887
e l’autore è Ernst Pasqué (Köln 1821 - Ansbach 1892), ex
cantante baritono, diventato in seguito scrittore di saggi e
romanzi di successo. Il Romanzo ha poi ispirato nel 1908 il
compositore tedesco Ernst Heinrich Seyffardt (Krefeld 1859
enerdì 30 novembre si sono concluse le
celebrazioni per il 150° della Società
Operaia di Chiavenna, un sodalizio
benemerito a difesa dei lavoratori di tutti i
settori quando le tutele di solidarietà non
erano garantite. Sorta nel 1862, all’indomani
dell’unità d’Italia, la Società operaia ha
proseguito nel tempo e in varie forme
l’azione di sostegno e tutela dei lavoratori
ma, secondo il primitivo statuto, ha sempre
curato anche l’aspetto della istruzione e della
cultura. Nel tempo si sono succeduti tanti
- Garmisch-Partenkirchen 1942), per la composizione dell’
opera lirica «Die Glocken von Plurs», con libretto d’opera
a cura di Maidy Koch, una delle voci più rappresentative
della poesia lirica femminile nella Germania a cavallo
del XIX e XX secolo. L’Opera è stata presentata a Piuro
nel 2010 nell’ambito della manifestazione culturale della
“Dieci giorni”. Il romanzo, che racconta di una tenera storia
d’amore sullo sfondo della tragedia di Piuro, è, a detta dello
stesso Falappi, un inno alla Bregaglia, valle che Pasqué di
certo visitò sul finire del 1800. Il volume è in vendita nelle
librerie al prezzo di 15 euro.
presidenti e tantissime persone che hanno
offerto impegno gratuito e solidaristico.
Il presidente Massimo Timini ha rievocato
il percorso della Società soffermandosi
particolarmente sugli ultimi cinquant’anni
di vita. L’evento si è svolto nella sala-teatro
che la Società Operaia ha inaugurato nel
2009 ed è oggi utilizzatissima per numerose
manifestazioni. Uno dei presidenti degli
ultimi anni, Italo Giudici, ha presentato e
commentato una proiezione che ha rievocato
volti e persone che sono state particolarmente
significative per la vita della associazione.
I soci e il pubblico presente si sono poi
spostati all’esterno per lo scoprimento
della lapide del 150° di vita della Società
Operaia. È seguita un’apprezzatissima cena
presso l’Istituto alberghiero vicino. Giovedì
13 dicembre, nei pomeriggi di Scuola Aperta
Valchiavenna, l’archivista Giordano Sterlocchi
rievoca la storia dell’associazione scorrendo
documenti del suo archivio, recentemente
riordinato e sistemato come fonte di studio
della storia sociale di Chiavenna.
Lettera. Aggiornamenti dal missionario comboniano chiavennasco padre Eugenio Caligari.
Il Natale in Sudan
Quelli appena trascorsi
sono stati mesi difficili,
segnati dalle discordie
fra i due “Sudan” e l’impatto
della crisi economica
che si sta facendo sentire
anche a quelle latitudini...
C
ome è tradizione, il missionario
comboniano padre Eugenio
Caligari, originario di Chiavenna,
ha scritto una lettera per raccontare il suo
lavoro in Sudan.
«Anche quest’anno è ormai arrivato
alla fine con le festività Natalizie ormai
alle porte. È la consueta occasione
di scrivervi per aggiornarvi del mio
lavoro missionario e per inviarvi i
miei più fervidi Auguri di Buon Natale
e Capodanno. Quest’anno è stato
particolarmente duro per tutta la
popolazione, l’impatto della divisione e
delle discordie tra i due Sudan si è fatto
sentire pesantemente. La sospensione
della produzione di petrolio da parte
del Sud e la chiusura delle frontiere
da parte del Nord con la sospensione
dell’abbondante commercio hanno
procurato una crisi senza precedenti
alle economie di entrambi. Per il Sud è
significato “ fame” e per il nord meno
guadagni e crisi. Le zone di frontiera
hanno visto l’escalation di vari conflitti
armati. All’interno dello stesso territorio
del Nord nelle zone del Darfur, dei
Monti Nuba e del Nilo Blu sono tuttora
in atto vere e proprie guerre civili con
conseguenze drammatiche per la
popolazione difficilmente descrivibili
senza suscitare orrore.
Per di più la crisi mondiale fa sentire
i suoi effetti anche qui: i prezzi
anche delle cose base sono triplicati.
Specialmente per i più poveri la
situazione è disastrosa. È continuato
l’esodo dei sudisti per andare nel loro
nuovo paese, anche se frenato da
burocrazia e dalla chiusura dei confini
e soprattutto dalla completa mancanza
di soldi per il trasporto. Migliaia vivono
ancora da quasi un anno in campi
sfollati ai margini del deserto in attesa
che qualcuno li aiuti a partire.
Nello stesso tempo aumentano le
popolazioni Nuba che si rifugiano qui a
Khartoum scappando dalla guerra. La
maggioranza non sono cattolici, ma i
loro bambini sono accolti nelle nostre
scuolette senza nessuna discriminazione
e quando si può aiutare non guardo a
chi appartengono. Così per esempio a
Izba, quartiere di Khartoum dove lavoro
io, sono cresciuti enormemente. Adesso
sono circa 25.000 gli abitanti di questo
rione di emarginati, di cui 20.000 Nuba:
non ci sono servizi per cui le condizioni
igieniche sono disperate. Abbiamo circa
un migliaio di cattolici, gli altri sono
pagani, musulmani e protestanti di varie
denominazioni. Qui manca tutto, ci sono
una infinità di problemi, ma c’è anche
gioia e voglia di vivere e di progredire.
La scuola funziona bene e il numero
degli alunni cresce. Ci sono due posti di
pronto soccorso governativi. In questi
giorni passati parlando con la gente
mi dicevano che non vanno volentieri
là perche si esce morti. E molti sono
ritornati alla medicina tradizionale
meno costosa, ma per la maggioranza
dei casi, meno efficace.
Vi immagino tutti intenti alla
preparazione del Natale. Qui non ci sono
luci o altri segni delle prossime festività
e non sarà celebrato come giorno di
vacanza dalla stragrande maggioranza
della popolazione: il paese è più del 95%
musulmano.
Noi missionari abbiamo cominciato a
fare il programma per la preparazione
della Liturgia e di qualche piccola
festicciola. Per i piccoli e per le famiglie.
Come sapete, durante tutto l’anno scorso
e quest’anno ci avevano portato via
quasi tutto il terreno che avevamo per
la scuola serale, raduni, posto di ritrovo
e svago per i bambini e i ragazzi/e del
rione. e anche per la nostra chiesa. In
questi ultimi sei mesi ci siamo impegnati
ad andare una infinità di volte negli
uffici governativi per farci ridare indietro
il nostro terreno. Pazienza immensa e
spese non irrilevanti. Abbiamo trovato
anche della brava gente musulmana
che ha capito e ci ha aiutato e adesso
sembra che siamo a buon punto, purchè
tutto vada liscio... Anche quest’anno non
potremo celebrare il Natale nella chiesa
perchè non c’è spazio, ma lo faremo nel
cortile della nuova scuola anche se è
un pò più distante. È bello vedere come
le feste liturgiche sono vissute con una
gioia e un entusiasmo che in Italia non
possiamo immaginare. Tutti sfoggiano
(o almeno tentano) vestiti sgargianti
che non si sa da dove vengano, visto
le povere baracche dove vivono, e la
situazione familiare che hanno e le
difficoltà di ogni giorno di far quadrare
i conti per sbarcare il lunario. E la gioia
della celebrazione è condivisa da tutti:
protestanti e anche dai vicini di casa
musulmani. I poveri sanno gioire con
poco e sanno condividere.
Questa gioia io auguro a voi come
dono dal Signore Gesù per Natale. Vi
ringrazio dell’ amicizia e dell’aiuto
costante per la mia missione. Ricambio
ricordandovi tutti nelle mie preghiere e
nella Santa Messa: è il Signore che deve
ricompensarvi! Anche voi pregate per
me, perchè sia un segno del suo amore
per questi fratelli più bisognosi».
Sondrio Cronaca
34 Sabato, 15 dicembre 2012
Sondrio
«Il Papa scrive con grande
passione, con grande
partecipazione del cuore.
È come un innamorato che
parla della persona più
importante della sua vita».
Il Vescovo ha
presentato
l’ultimo libro
del Papa
«S
apete che il Papa ha scritto anche questo
libro con la matita, su fogli di carta?
Ed io me lo immagino nel suo studio
mentre scrive e si rilassa. Dico questo
perché quando gli feci la mia visita ad limina, dopo
aver parlato della Diocesi di Como, gli chiesi dei suoi
libri e lui potendo finalmente parlare di Gesù si rilassò.
Finalmente si trovava nel suo “ambiente giusto”». Con
queste parole il vescovo monsignor Diego Coletti ha
introdotto la sua conferenza per presentare l’ultimo
libro del Papa, L’infanzia di Gesù, con il quale Benedetto
XVI ha concluso la sua opera complessiva di quasi mille
pagine in tre volumi su Gesù di Nazareth. Organizzato
da Fulvio De Marcellis della Libreria San Paolo,
l’incontro si è svolto lo scorso venerdì 7 dicembre presso
il cinema Excelsior di Sondrio.
«Il Papa scrive con grande passione, con grande
partecipazione del cuore. è come un innamorato che
parla della persona più importante della sua vita. Come
i due precedenti, anche questo libro non è un’esegesi
raffinatissima dei testi del Nuovo Testamento, ma
è il frutto di un legame profondo, il risultato di una
comprensione dei Vangeli che passa attraverso lo
sguardo di una persona profondamente innamorata»,
ha proseguito il vescovo. «Se l’esegesi storico-critica è
Notizie in breve
Bando di 120 mila euro
per famiglie in difficoltà
Ancora pochi giorni – fino al 19
dicembre – per partecipare al Bando
speciale di Fondazione Pro Valtellina
Onlus e Fondazione AG & B Tirelli a
sostegno di nuclei familiari o singoli
individui che vivano un momento di
difficoltà economica o psicologica.
120 mila euro interamente rivolti alle
difficoltà che il periodo storico attuale
e la congiuntura economica sfavorevole
stanno facendo emergere con grande
violenza. Il Bando,disponibile sul sito
www.provaltellina.org darà sostegno
a progetti di educazione, istruzione
e inserimento lavorativo per i figli
di famiglie in difficoltà economica
(dai doposcuola, all’orientamento
professionale, dalle borse di studio
all’acquisto di libri e strumenti
informatici). Saranno privilegiate
inoltre le iniziative di sostegno alle
mense popolari, banchi alimentari,
centri di ascolto e i progetti di sollievo
grazie a gruppi di auto aiuto, di
counselling e di promozione di reti
familiari. Una sensibilità particolare
andrà alle persone che necessitano di
assitenza domiciliare, di mobilità e cure
particolarmente onerose. Le domande
saranno esaminate da un’apposita
Commissione. La valutazione
conclusiva sarà effettuata sulla base
di alcuni criteri precisi e predefiniti
quali l’urgenza dell’intervento, la
sostenibilità economica del progetto,
la solidità del piano finanziario, la
mobilitazione di volontari.
necessaria per lo studio della sacra Scrittura, per arrivare
a una vera comprensione di ciò che l’autore dei Vangeli
vuole dirci, deve essere messo in atto un ascolto diverso;
la lettura asettica dello studioso deve lasciare il passo
alla lettura di una persona innamorata».
Ma perché il Papa ha scritto il libro sull’infanzia di
Gesù come terzo volume, dopo il primo che va dal
battesimo alla trasfigurazione e il secondo, dall’ingresso
a Gerusalemme alla risurrezione? Questa successione
non è casuale, ha spiegato Coletti, perché ripropone la
vicenda stessa dei discepoli che hanno conosciuto Gesù
e che, dunque, solo dopo la sua morte e resurrezione
hanno cominciato a interrogarsi su di lui e hanno sentito
il bisogno di ricostruire tutta la sua storia. I Vangeli
del’infanzia, dunque, non sono «fiabe per commuovere»,
ma «una risposta solenne a questa domanda».
Anche la genealogia con cui ha inizio il Vangelo di
Matteo non è casuale, ha detto ancora il vescovo
raccontando quanto scritto dal Papa. Quello che
potrebbe sembrare un «attacco micidiale, un documento
d’archivio», ha detto con simpatica ironia, contiene «un
profondo significato teologico e, cioè, che c’è un ordine
nella venuta di Cristo» e che, come scrive il Papa, la
storia di Gesù è la storia della salvezza che inizia con
l’alleanza tra Dio e Abramo. A sua volta, la genealogia
di Luca, che risale fino ad Adamo, porta un messaggio
teologico: «Gesù è l’uomo nuovo, parte nuova della
stirpe umana che risale fino ad Adamo, ed è venuto per
tutti i popoli, non solo per il popolo d’Israele».
Nel libro, ha ricordato ancora il Vescovo, il Papa affronta
anche la questione se la stella sia realmente esistita.
L’ipotesi scientifica ripresa da Benedetto XVI è quella
di uno scienziato che ha evidenziato come tra l’anno 7
e 6 avanti Cristo, data verosimile della nascita di Gesù
(c’è stato, infatti, un errore nel calcolo nell’inizio dell’era
cristiana) ci fu una congiunzione straordinaria di
Giove, Saturno e Marte che certo costituirono un segno
luminosissimo nel cielo.
Dal pubblico è stato fatto notare che anche nei
Vangeli dell’infanzia ci sono delle discrepanze, dei
dati discordanti che vengono usati dai detrattori per
affermare che i Vangeli non sono storicamente affidabili.
Tra questi particolari, per esempio, c’è il fatto che Luca
racconta che la nascita di Gesù avvenne in una stalla e
che il bambino fu deposto in una mangiatoia, mentre
nel Vangelo di Matteo è scritto che Gesù nacque in casa.
«Gesù non è un’oggettività storica ricostruita nei minimi
particolari», ha commentato il Vescovo e «i discepoli
erano innanzitutto uomini desiderosi di testimoniare
la Parola che avevano ascoltato». Dunque, è più
comprensibile che non siano stati degli storici rigorosi
nel ricostruire i dettagli della sua vicenda umana.
MILLY GUALTERONI
■ Quadrio Curzio ha incontrato le sezioni Lions della Provincia
L’Europa e l’Italia per le nuove generazioni
«E
siste ancora l’Europa o abbiamo abbandonato i grandi ideali? Nella società c’è un diffuso scetticismo e si
scorgono qua e là riflussi di tipo nazionalistico, ma io
rimango un grande europeista, perché l’Europa ha
contribuito molto alla pace e all’economia ed ha una grande importanza nella nuova prospettiva geopolitica». È stato come sempre
molto chiaro e franco Alberto Quadrio Curzio, nella conferenza che
ha tenuto venerdì 7 dicembre alle sezioni Lions della provincia di
Sondrio, riunite per la consueta festa degli auguri, con la partecipazione del Governatore Distrettuale Norberto Gualteroni.
Il professore ha quindi ricordato che l’Europa è stata costruita molto
sul piano economico, ma poco su quello sociale: manca l’identificazione in ideali comuni. Già sotto la presidenza di Romano Prodi
era stata creata una commissione per individuare i valori spirituali
e culturali comuni al nostro continente. Dopo vari incontri, ai quali
avevano partecipato personalità di diversa provenienza politica e
religiosa, tutti si erano trovati d’accordo nell’identificare tre punti
qualificanti, tre grandi eredità della civiltà europea: la cultura e il
diritto romani, l’illuminismo e la tradizione cristiana. Quando poi si
era cercato di elaborare una costituzione europea, il testo prodotto
era risultato troppo complesso, di difficile comprensione per gran
parte dell’opinione pubblica e quindi era stato bocciato da alcuni
Stati, come la Francia. Quale assetto istituzionale dare all’Europa?
Su questo punto Quadrio Curzio ha una visione particolare. Ritiene
infatti che l’Unione Europea non potrà mai essere una confederazione di Stati, come spesso si auspica, ma che è una nuova forma di
democrazia, una forma composita, nella quale trovano espressione
sia la volontà dei popoli (nel Parlamento e nella Commissione Europea), sia la volontà degli Stati, con il Consiglio d’Europa. Oggi, ha
affermato il relatore, prevale di gran lunga la volontà degli Stati, come
appare soprattutto da due elementi: l’unanimità delle decisioni (con
tempi lunghi ed enormi difficoltà) e la rotazione della presidenza,
che oggi è detenuta da Cipro. Ma che autorevolezza può avere uno
Stato piccolissimo e per di più alle prese con una grave crisi economica? L’Europa, quindi, presenta questa sfasatura: rimane la più
grande potenza economica del mondo (di questo ci dimentichiamo
spesso), ma ha ancora un assetto istituzionale dimensionato alla
piccola Europa delle origini. Il professore ha poi avanzato altre due
critiche all’istituzione europea: aver puntato molto sulla liberalizzazione del mercato, la quale, da sola, non risolve tutti i problemi e
non aver affrontato la crisi economica con uno strumento forte, già
suggerito dall’Italia, come l’emissione degli Eurobond, cioè i titoli
garantiti dall’Europa stessa.
E per quanto riguarda la situazione italiana? Anche su questo tema
il giudizio del professore è stato molto chiaro, con tratti di originalità. «Il governo Monti ha fatto quello che era necessario, perché non
aveva alternative. Gli Italiani sono stati consapevoli dei problemi e
si sono comportati in modo splendido, con responsabilità, evitando
disordini. Sono veramente ammirato nei loro confronti». Il nostro
Paese deve però affrontare problemi gravissimi, come quello della
disoccupazione giovanile. I dati sono allarmanti. Presso i giovani, in
Italia, il livello di disoccupazione supera il 35%. Vanno aggiunti poi i
cosiddetti scoraggiati, cioè coloro che non studiano, non lavorano e
neppure cercano un lavoro. «Se non interveniamo subito, rischiamo
di perdere un’intera generazione». Quali le cause? Secondo il professore molte sono da attribuire al nostro sistema scolastico. L’Italia
ha curato poco gli scambi culturali. «A differenza di altri Stati, come
l’Inghilterra, non ha alcuna capacità di attrazione per gli studenti
stranieri. Ciò rappresenta un handicap tremendo, perché significa
mancanza di conoscenza e di dialogo». Risulta fondamentale, inoltre, la formazione professionale. Proprio gli Stati nei quali essa è meglio curata, infatti, i giovani trovano maggiori opportunità di lavoro.
CIRILLO RUFFONI
Sondrio Cronaca
Sondrio approva
il bilancio 2013
Morbegno
Una serata
sulla prevenzione
dei tumori
I
l 13 dicembre 2012,
con inizio alle 20.30,
il Dipartimento
interaziendale provinciale
oncologico (Dipo) invita
la popolazione della
provincia di Sondrio a
Morbegno, presso l’Aula Magna dell’istituto comprensivo di
Viale Ambrosetti, per l’annuale conferenza divulgativa, come
indicato dal decreto regionale di istituzione del Dipartimento. Il
tema scelto per la conferenza 2012 è “La prevenzione dei tumori
maligni e la diagnosi precoce”. Ne parleranno alcuni esperti della
sanità provinciale, che da anni si occupano in modo specifico del
problema, con l’intento di stimolare attenzioni ad un corretto stile
di vita e ad una buona educazione alla salute.
Durante la serata sarà inoltre illustrato quanto ottenuto in termini
di vantaggio clinico dagli screening effettuati sulla popolazione
della provincia di Sondrio per il tumore della mammella e del
colon. L’accesso alla conferenza è gratuito per tutti e libero fino ad
esaurimento posti.
I
Un successo
i pomeriggi
in biblioteca
due pomeriggi di apertura
straordinaria dell’1 e 2 dicembre
scorsi hanno confermato la
Biblioteca civica di Sondrio quale
luogo centrale della vita cittadina.
Centinaia di persone, tra bambini,
giovani e adulti hanno partecipato,
curiosato, gioito di momenti di
incontro e di festa attestando nel
concreto come la biblioteca sia, in
concreto, luogo di socialità e di
crescita culturale.
Questi due giorni non possono non
richiamare la festa di compleanno
«A
nche quest’anno, come previsto dalla legge,
andiamo ad approvare il bilancio di previsione
2013 prima della fine dell’anno. La Giunta infatti
l’ha approvato il 30 novembre, lunedì 10 dicembre è andato
in commissione, mentre il venerdì 21 sarà portato in
consiglio comunale». Sono queste le parole dell’assessore
del Comune di Sondrio, con delega alla Programmazione
economica e finanziaria, Gianpiero Busi nell’annunciare
quella che lui stesso ha definito: «Un’importante puntualità
che permetterà agli uffici di svolgere le loro attività rispetto a
quanto previsto dal bilancio».
«Il bilancio, nonostante gli ulteriori
tagli previsti, prevede il mantenimento
di tutti i servizi erogati dal Comune
– ha aggiunto l’assessore Busi – con
qualche elemento da segnalare». Tra
questi si prevede che l’adeguamento
delle tariffe sull’inflazione, applicato
fino ad ora al 75%, sarà del 50%,
mentre non verrà applicato per alcuni
servizi, quali l’utilizzo degli impianti
della biblioteca dello scorso 2
luglio, con altrettante centinaia di
persone, in questo 2012 che vede
la Rajna compiere 150 di vita e di
presenza cittadina e provinciale.
Occasioni come questa appena
conclusa sono possibili grazie alla
dedizione di tanti soggetti che
hanno saputo intuire le potenzialità
della Biblioteca, hanno collaborato,
incoraggiato e condiviso il progetto
di rinnovamento del servizio e
degli spazi. A costoro la biblioteca
vuole dedicare un ringraziamento
Il Bim premia i talenti
sportivi della Provincia
Borse di studio anche per due studenti universitari
valtellinesi per i loro dottorati di ricerca.
N
Sabato, 15 dicembre 2012 35
el settembre scorso il Consorzio
Bim ha lanciato quattro concorsi
per i giovani, dai ragazzi
delle scuole dell’obbligo agli
sportivi fino agli studenti universitari,
mettendo a disposizione oltre 30 mila
euro: un investimento per sostenere
la crescita, l’impegno e l’istruzione di
chi rappresenta il futuro di Valtellina
e Valchiavenna. L’iniziativa ha una
duplice valenza: da un lato fornisce
un riconoscimento, dall’altro intende
dare un pubblico riscontro alla serietà
e all’impegno, oltre che al talento. I
primi due, Lo sport per crescere e quello
riservato agli studenti universitari,
sono scaduti il 15 novembre scorso. Le
premiazioni si sono svolte nel pomeriggio
dello scorso giovedì 6 dicembre, nella
Sale delle Acque, presso la sede del Bim
a Sondrio, alla presenza della presidente
Carla Cioccarelli, dei componenti del
Comitato Esecutivo e del presidente del
Coni provinciale Ettore Castoldi.
Confermate le aliquote Imu: 4
per mille per la prima casa, 7,6
per le aree fabbricabili e 9,8
per le altre categorie: «Per tutti
i cittadini che hanno trasferito
la loro residenza nelle
di cuore. In primo luogo alle
aziende: Edil.Bi., che ha offerto
un maestoso albero di Natale,
regali per tutti i bambini e un
sontuoso rinfresco per più di cento
persone; Unieuro per la presenza
“tecnologicamente competente”
in biblioteca, un vero servizio
culturale, e per il premio offerto alla
vincitrice di “Skizza in biblioteca”;
al Consorzio Sol.Co. Sondrio,
partner prezioso del concorso ed
insostituibile interlocutore per il
mondo giovanile, all’Associazione
I ragazzi premiati con un assegno
del valore di 1000 euro ciascuno per
l’impegno nello sport e per i risultati
ottenuti sono dieci: hanno tra gli 11 e
i 18 anni, provengono da diverse zone
della provincia di Sondrio, e praticano
svariate discipline (ginnastica ritmica,
karate, canoa, sci di fondo, tennis, short
track, trial e ciclismo). Fra di loro vi sono
giovani speranze e atleti che hanno già
ottenuto risultati significativi in ambito
nazionale e internazionale: tutti sono
accomunati dalla grande passione per
lo sport che spesso regala soddisfazioni
ma che richiede un impegno costante.
A loro, e idealmente a un movimento
sportivo che vanta migliaia di praticanti
in provincia di Sondrio, il Consorzio Bim
ha dedicato un bando di concorso, giunto
quest’anno alla seconda edizione, che
non a caso si intitola Lo sport per crescere,
per sottolineare l’importanza di una sana
pratica sportiva, in qualsiasi disciplina
e indipendentemente dai risultati
conseguiti, per i ragazzi di Valtellina e
Valchiavenna.
Un’operazione,
molti risvolti
case di riposo proponiamo
l’agevolazione della prima
casa: continueranno quindi
a pagare il 4 per mille e
non il 9,8. Abbiamo inoltre
introdotto una riduzione
del costo per le Onlus che
pagheranno, invece che 9,8,
l’8,8 per mille» ha concluso.
Culturale Futura e ai ragazzi della
Scuola Media Ligari di Sondrio per
i momenti musicali, alla Bottega
della solidarietà di Sondrio per il
lavoro delle volontarie. E, non certo
ultimi, un particolare grazie va
rivolto alle volontarie e ai volontari
della Rajna, senza i quali progetti
di animazione come “La biblioteca
che non ti aspetti” non sarebbero
nemmeno pensabili.
Un grazie infine a tutti i cittadini
che credono nella biblioteca come
piazza qualificata del sapere.
L’aiuto diretto è per coloro i quali
hanno intensificato il loro impegno
ottenendo importanti risultati, ma il
sostegno del Bim si allarga a tutto il
movimento. Per quanto riguarda il bando
per l’assegnazione di borse di studio
ai giovani universitari per dottorati di
ricerca scientifica sull’acqua o sull’energia
elettrica in un ambito di innovazione
ambientale, del valore di 2000 euro
ciascuna, la commissione esaminatrice
ha valutato positivamente le domande
pervenute da Ugo Ghisla e da Michele
Negri.
Ghisla, già assegnatario della medesima
borsa di studio lo scorso anno, è stato
premiato per il suo dottorato di ricerca in
ingegneria elettrica presso la University
of South Carolina “Studio di un circuito
di protezione intelligente per sistemi
di distribuzione dell’energia elettrica
in corrente continua”; Negri per il
dottorato di ingegneria aerospaziale
“Caratterizzazione di spray di fluidi
newtoniani e non newtoniani: studio
sulla formazione di gocce e fibre”.
Morbegno
Impegno contro gli stupefacenti
U
na maxi operazione contro frode fiscale (legata soprattutto
all’evasione dell’Iva), contrabbando, usura, esercizio abusivo di attività finanziaria, riciclaggio e spaccio di sostanze
stupefacenti. Un’organizzazione con base in Valtellina e ramificazioni in Italia, Ungheria, Romania, Austria, Slovenia, Croazia
e Albania. Sono state individuate fatture false per 28 milioni di
euro, proventi illeciti per quasi 8 milioni di euro, e somme di denaro riciclato
per oltre 15 milioni di euro. Sono solo con un centinaio colalcuni dei numeri di “Iron-Efesto”, at- pite da denunce o provvedimentività investigativa che ha visto la colla- ti giudiziari. Uno dei canali di riborazione di Polizia di Stato e Guardia ciclaggio prevedeva l’acquisto di
di Finanza con il coordinamento della patrimoni immobiliari all’estero
Procura di Sondrio. Al vertice dell’or- (un centinaio quelli confiscati,
ganizzazione vi era un pregiudicato fra ville, appartamenti, terreni
cinquantenne di Traona, con interessi e anche un albergo/ristorante),
in bassa Valtellina nel settore del ferro. in molti casi messi poi a dispoNel tempo ha poi sviluppato più atti- sizione anche di esponenti delvità fraudolente sotto l’aspetto fiscale. la ‘ndrangheta. L’attività investiSette, in totale, gli arresti, due gli ordi- gativa che ha portato ai risultati
ni restrittivi da portare a termine e cir- di “Iron-Efesto” iniziò nel 2009,
ca 160 persone coinvolte a vario titolo, a partire dalle periodiche inda-
sportivi e le fasce di costo
dell’asilo nido.
gini antidroga della polizia sondriese. Arresti e perquisizioni,
oltre che la provincia di Sondrio,
hanno coinvolto anche quelle di
Milano, Bergamo, Como, Udine,
Torino e Ferrara, con l’impegno
di più di 150 uomini di Polizia
e Fiamme Gialle. L’evasione fiscale – hanno ricordato i responsabili sondriesi della maxi operazione - attuata su larga scala
consente di avere fondi occulti
da utilizzare per reati gravissimi.
I dati più recenti sul consumo di droghe in Lombardia dicono
che un quindicenne su quattro ha già consumato cannabis. Un
dato allarmante, per le famiglie e la società in generale. Nei giorni
scorsi alcune mamme di Morbegno hanno lanciato l’allarme per
l’inquietante presenza di attività di spaccio persino alla stazione
ferroviaria. «È un fenomeno ormai dilagante - interviene il
responsabile del dipartimento dipendenze dell’Asl di Sondrio,
Massimo Tarantola - la droga è dappertutto e negli ultimi anni
si è notevolmente abbassata l’età del primo contatto con le
sostanze psicoattive, che qualcuno comincia a provare già a 13
anni». Dallo scorso mese di settembre, in provincia di Sondrio,
è partita una capillare attività di lotta all’abuso di sostanze
stupefacenti. «Il primo passo riguarda l’aspetto della prossimità
– prosegue Tarantola – per fornire ai giovani informazioni e
occasioni di ascolto. Ci sono diversi operatori nei luoghi del
divertimento. In questi tre mesi sono già 500 i ragazzi avvicinati.
La seconda azione coinvolge l’ambiente scolastico e prevede
il rafforzamento dell’autoregolamentazione e interventi mirati
per i casi più critici». La proposta ha raccolto l’interesse di una
decina di istituti superiori di Sondrio, Chiavenna e Morbegno.
Sempre da settembre è operativo a Morbegno, presso la comunità
“Il Gabbiano”, un centro diurno sperimentale che accoglie
adolescenti con problematiche di abuso di alcool e droghe e che
attualmente ospita 5 ragazzi..
36 Sabato, 15 dicembre 2012
Sondrio Cronaca
Aprica. Le figure dei Magi hanno segnato il ritiro d’Avvento di sabato e domenica scorsi.
Vicariati di Tirano e Grosio: giovani in ritiro
«V
enimus adorare eum» (Siamo venuti per adorarlo - Mt
2, 2) è la frase con cui i Magi
giunsero ad adorare Gesù.
Erano muniti di fede, doni e rapidi mezzi di
trasporto. «Venimus adorare eum» è la frase che ha segnato il ritiro d’avvento dei giovani dei Vicariati di Tirano e di Grosio, l’8 e
il 9 dicembre. Il loro equipaggio era un po’
differente rispetto ai personaggi del Vangelo: zaini, sacchi a pelo, giacconi pesanti,
berrette, guanti, stivali. E ancora il Vangelo,
una matita e delle righe di un quaderno da
riempire con i propri pensieri. Questo era
il materiale scelto dai sessanta adolescenti
per affrontare le due giornate di preparazione al Natale.
Il consueto ritrovo quest’anno ha fatto tappa tra la neve di Aprica. Qui i ragazzi si sono
radunati a mezzogiorno del sabato, dopo
aver partecipato alla santa Messa, ognuno
nella propria comunità parrocchiale. Nella
quiete del passo montano hanno assaporato ed interrogato il Vangelo per farsi, poi,
leggere dalla Parola. Hanno ritrovato nei
pastori, nei Magi, nei sacerdoti e in Erode
degli specchi di loro stessi. Vi hanno trovato riflesse la pigrizia, la paura, la falsità della loro fede, a volte superficiale e sterile. Vi
hanno intravisto la loro relazione con Dio
fatta non solo di ombre, ma anche di luce:
la dinamicità, l’affidamento totale, la curiosità, la ricerca, la critica, l’apertura al nuovo che spicca nei pastori e nei sapienti pagani dall’Oriente. Sono partiti dalla Parola
per leggerla e, innanzitutto, farsi leggere da
lei. Hanno affrontato gli evangelisti Luca (2,
8-18) e Matteo (2, 1-12) in modo diverso tra
biennio e triennio, secondo gli stili che meglio si adattano alle loro esigenze.
Così i ragazzi di prima e seconda superiore si sono immersi nel Vangelo a partire da
un’esperienza pratico-ludica, che li ha posti di fronte al loro essere giovani aposto-
li. Mentre i ragazzi del triennio hanno affrontato i brani del Vangelo di riferimento
attraverso la Lectio Divina, tenuta da don
Mariano Margnelli, Vicario di Grosio, e da
don Francesco Vanotti, Vicario di Tirano.
Entrambi i gruppi si sono poi tuffati nelle
letture della domenica per preparare un testo introduttivo alla prima e alla seconda
lettura.
Emblema dell’incontro è stato l’inno della Giornata Mondiale della Gioventù del
2005, a Colonia. è stato il primo ritiro organizzato dalla Commissione Giovanile Intervicariale dopo l’arrivo di don Francesco
nel gruppo. La scelta di Aprica come luogo
di incontro è stata fatta con il desiderio di
facilitare la partecipazione dei giovani di
questa comunità, che per difficoltà logistiche e organizzative raramente riescono
a vivere le esperienze proposte per i due
Vicari.
LUCIA SCALCO
A Livigno lo scorso 4 dicembre
Novità per la casa
della sanità
A
Lo scorso martedì 4
lcuni riconoscimenti che
premiano il gradimento
dicembre sono state
turistico del Piccolo Tibet
presentate tre nuove
sono anche figli della
ambulanze e il nuovo
capacità avuta nel tempo (e da più
amministrazioni) di realizzare una
reparto di radiologia.
rete di servizi sempre più rispondente
A benedire le novità il
alle esigenze. Dei residenti in primo
luogo, ma anche e soprattutto dei
parroco, mons. Longhini.
tanti ospiti che, in particolare nella
stagione invernale, anche sulla bontà e rapidità dei
cittadino, attraverso da un lato il potenziamento della
servizi sanitari fa affidamento. E proprio all’inizio
presenza del pronto intervento e dall’altro facendo in
della nuova stagione turistica Livigno e l’Azienda
modo che non debba percorrere lunghe distanze per
Ospedaliera Valtellina e Valchiavenna hanno presentato
una radiografia».
ufficialmente il nuovo reparto di radiologia e le tre
Si tratta di un altro passo sul cammino intrapreso diversi
nuove ambulanze che entrano in servizio proprio in
lustri addietro quando il Comune di Livigno volle la
questi giorni. Lo scorso martedì 4 dicembre, presenti
Casa della Sanità. Una struttura che nel tempo è stata
i vertici dell’Aovv e dell’amministrazione comunale, i
adeguata, attrezzata e potenziata. Come nel caso della
volontari del 118 e gli operatori della Casa della Sanità,
nuova radiologia che – ha osservato il direttore generale
autolettighe e attrezzature radiologiche sono state
Aovv, Luigi Gianola – «rappresenta la soluzione più
benedette da monsignor Giuseppe Longhini, parroco
avanzata, moderna e sicura che potessimo pensare per
di Livigno, e ufficialmente presentate ai media.
Livigno. Qui verranno fatte le radiografie e verranno
«Queste due nuove dotazioni per la casa della sanità di
subito inviate a Sondalo per l’esame e la stesura del
Livigno – ha spiegato Paolo Della Torre, responsabile
referto. Un servizio importante che possiamo realizzare
del dipartimento urgenza ed emergenza dell’Aovv –
solo grazie alla collaborazione con l’ente locale». E
rappresentano il successo della collaborazione tra
l’ente locale, per bocca del vicesindaco Narciso Zini, ha
Azienda e comune di Livigno; la sanità moderna
espresso il suo ringraziamento all’Azienda Ospedaliera:
ha bisogno di strutture e servizi che vadano verso il
«Abbiamo trovato nel dottor Gianola, prima all’Asl e poi
all’Aovv, un interlocutore attento alle nostre necessità.
Questi nuovi servizi rappresentano il frutto di una
positiva collaborazione».
Per i nuovi servizi e le nuove dotazioni presentati questa
mattina alla casa della sanità di Livigno sono stati
investiti oltre 400 mila euro; ciascuna ambulanza costa
circa 120 mila euro, 35 mila sono stati necessari per le
attrezzature della nuova radiologia e circa 20 mila euro
l’intervento del comune per consolidare la struttura
su cui poggia l’impianto radiologico. Ma l’impegno –
evidenziato sia dagli amministratori locali che dai vertici
dell’Azienda – non riguarda solo le attrezzature. «Siamo
attenti – ha voluto ribadire il direttore dell’Aovv Luigi
Gianola – anche alla gestione ed ai costi derivanti. Non
vogliamo far mancare servizi e presenze, soprattutto alla
vigilia di una stagione turistica».
ARMANDO TRABUCCHI
www.altarezianews.it
Livigno. Il corto ha preso parte al settimo Festival del cinema nuovo di Gorgonzola
Centro Diurno Disabili: gli ospiti diventano attori
I
ragazzi del Centro Diurno Disabili di Livigno
sono stati i protagonisti di un cortometraggio
che ha preso parte al settimo Festival del cinema nuovo di Gorgonzola. L’opera, dal titolo L’è
miga nasciù un marcin, ma l’è nasciù un sciotin (Non
è nato un bambino ma è nato un vitellino), è stata
presentata nel Piccolo Tibet lunedì sera, 10 dicembre, alle 21.00 presso il Cinelux. La durata della pellicola è di 10 minuti circa.
Tutto nasce da un’idea del regista Gimmi Cantoni,
operatore presso il Centro Diurno e dall’aiuto regista Fabia Antonioli, che hanno voluto valorizzare i
ragazzi in un’attività nuova e che ha permesso loro
di esprimersi davanti alle telecamere. Il risultato è
sicuramente di buon livello e divertente. Realizzata
anche una versione in livignasco. «Sicuramente una
grossa soddisfazione per noi – ha precisato Cantoni
– che siamo riusciti a dar vita ad un progetto molto
ambizioso e di non semplice realizzazione. Il film è
ambientato in alcune baite livignasche e gli attori
indossano i costumi tipici. Ognuno ha il suo ruolo. Il sacerdote, con tanto di paramenti, la suora, il
chierichetto, la levatrice, i pastori, la maestra. Oltre
alla parte creativa dunque, si è reso necessario un
notevole sforzo di coordinamento. Gli attori hanno
avuto modo di divertirsi e si sono impegnati moltissimo. Si sono sentiti responsabilizzati mettendo
in campo tutto il loro entusiasmo in un’esperienza
totalmente nuova».
Il tutto è stato reso possibile dalle famiglie che hanno fornito i costumi. Necessaria una settimana di
lavoro intenso ed altrettanto di post produzione, realizzata degli operatori di Tele Monteneve, autori
del montaggio.
Gli attori coinvolti sono stati 14: Bruna Giacomelli,
Chiara Bormolini, Daniele Rodigari, Danila Cusini,
Dario Galli, Flavia Rodigari, Franco Cusini, Franz
Confortola, Lucia Galli, Monica Cusini, Nella Confortola, Nicoletta Cusini e Valeria Cusini. Dieci gli
educatori impegnati: Carla Martinelli, Orazio Galli,
Mara Picen, Francesca Patelli, Claudia Secchi, Lucia
Silvestri, Fabia Antonioli, Milena Magatelli, Gimmi
Cantoni, Rita Meraldi.
PIETRO ILLARIETTI
Spettacoli
✎ il telecomando |
Scelti per voi
La più bella
del mondo
R
oberto Benigni torna in
televisione, lunedì 17
dicembre, con una serata
dedicata alla Costituzione
italiana. «È un libro
straordinario», ha detto Benigni
presentando la serata. «Finora
mi sono occupato di Dante: qui siamo nel cielo degli uomini, a
uno dei punti più alti raggiunti dagli uomini. In questo momento
in cui ci stiamo perdendo, ci stiamo sperdendo davvero,
bisogna andare a chiedere a chi ci ha indicato la strada da che
parte andare. Gli autori della Costituzione ci hanno illuminato
la strada della felicità con regole semplici semplici, i dodici
principi fondamentali» che «tanti Stati hanno copiato». La
Costituzione è un’opera che «è ancora viva, come la cupola del
Brunelleschi», ha detto ancora Benigni, sottolineando che si
tratta di «una delle Costituzioni più belle del mondo».
Lunedì 17 dicembre, ore 21.10, Rai 1
Domenica 16. FdS. C5 8.50.
Rapporto Caritas sulle povertà.
Concerto di Natale, Rai1, 12.20.
Musiche di Verdi dirette da R.
Muti. Devi crescere Timmy Turner,
Rai gulp, 19.30. Film per ragazzi.
Report, Rai3, 21.30. Eni Gestione
Scaroni. L’isola, Rai1. 21.30. Fiction
5° p. Downton abbey, R4, 21.30.
Fiction 3° p. Prima pagina, Iris,
21.05. Brillante commedia di
B. Wilder sul giornalismo con J.
Lemmon. Imperium: San Pietro,
Rai premium 21.15. Miniserie
completa con O. Sharif.
Lunedì 17. Wallander falsa pista,
Rai movie, 19.40. Poliziesco inglese
con K Branagh. Tutti i giorni alla
stessa ora. La più bella del mondo,
Rai1. 21.10. Spettacolo di Benigni
sulla costituzione. Replica domani
su Rai5, 20.45. Miracolo nella 34°
strada, C5, 21.10. Film natalizio
per famiglie. V per vendetta, It1,
21.10 Film originale di fantapolitica
per adulti. The war5: La speranza,
Sabato, 15 dicembre 2012
37
di Tiziano Raffaini
un mondo senza guerre, Rai storia
21.00. Doc.
Martedì 18. Emma, Rai movie,
17.40. Da un romanzo di J. Austen
con G. Paltrow. Don Matteo 8,
Rai1, 21.10. Fiction. Lo spettacolo
della natura, R4, 21.10 doc. La voce
dell’amore, Iris, 21.05. Ottimo film
con M. Streep e R. Zellwegger sul
difficile rapporto madre figlia.
Mercoledì 19. I giovani tra fede
e nichilismo, Rai storia 21.10.
Inchiesta. Il libro della giungla,
Rai1, 21.10. Cartone Disney. Vi
presento Joe Black, R4, 21.10.
Interessante film con B. Pitt nei
panni della morte. Fred Claus, un
fratello sotto l’albero, It1. 21.10. Film
natalizio. Atlantide, La7, 21.10. Si
confuta la profezia Maya. Il mistero
della sindone, La7, 23.20. Doc.
Giovedì 20. La grande storia:
Gesù di Nazaret, Rai3, 21.05.
Un’indagine storica su Yehoshua
ben Yosef chiamato Gesù. Da
non perdere. Il buio oltre la siepe,
Rai movie 21.15. Film stupendo,
ha 50 anni e non li dimostra,
tematiche sempre attuali. Concilio
Vaticano II, Tv2000, 21.20.
Approfondimento. Laura Pausini,
inedito world tour, C5, 21.10.
Concerto. Barry Lyndon, Iris, 21.05.
Uno dei capolavori di Kubrick,
fotografia eccezionale.
Venerdì 21. Speciale Superquark,
Rai1, 21.10. Mayerling la tragedia
degli Asburgo. Viaggio al centro
della terra, Rai2, 21.05. Remake
coinvolgente con B. Fraser. L’arte
di arrangiarsi, Rai5, 21.15. Albania,
reportage. Julia e Julia, Cielo, 21.15.
Film con M. Streep
Sabato 22. Sulla via di Damasco,
Rai2, 10.15. Rubrica religiosa.
Omaggio a Mia Martini, Rai1, 21.10
Musicale. Pearl Harbor, Rai3, 20.30.
Filmone di guerra con B. Affleck.
Il bambino col pigiama a righe,
C5, 21.10. Struggente film sugli
orrori del nazismo. Bambino Gesù,
Tv2000, 21.20 fiction 1° puntata.
CINEMA. Nella sale “Una famiglia perfetta” di Paolo Genovese
Un Natale senza il solito cinepanettone
A
rriva il Natale e anche il cinema si adegua, offrendoci tante commedie per
poter passare le feste con divertimento
e insieme alle proprie famiglie. Finalmente
senza i troppo spesso volgari cinepanettoni.
Per riscoprire così il valore degli affetti e del
nucleo familiare, che si fa più pressante durante le vacanze.
In una villa di campagna nei pressi di Todi, un
cinquantenne misterioso, ricco e solo, decide
di affittare una compagnia di attori per far interpretare loro la famiglia che non ha mai avuto
in occasione delle feste natalizie. Leone, il singolare padrone di casa, adesso ha una moglie,
un fratello, una cognata, tre figli e una mamma,
ma la finzione e la realtà si mescoleranno fino
al sopraggiungere di un personaggio imprevisto dal copione che cambierà per sempre la
sua vita.
“Una famiglia perfetta”, il nuovo film di Paolo
Genovese, inizia con una situazione che sembra un idillio natalizio ma presto viene ribal-
tato dall’entrata in scena di un Sergio Castellitto che alla presunta rilassatezza del quadro
aggiunge una nota tesa, quasi tagliente: il suo
primo scontro con la scalcinata compagnia ansiosa di riuscire a rispettare le linee guida della
farsa è sulle caratteristiche fisiche del piccolo
Daniele, troppo grasso per interpretare suo figlio, in un godibile aggiornamento di una ferocia da troppo assente nella commedia italiana contemporanea. Scorbutico e dispotico,
quasi fosse un aggiornamento dello “Scrooge”
dickensiano, Leone vede scorrere davanti ai
suoi occhi il Natale (e la vita) che avrebbe potuto avere nel passato e che, trattandosi di una
commedia per famiglie, riuscirà ad avere nel
suo immediato futuro. Innegabilmente al di sopra del livello medio dei nostrani titoli natalizi,
la pellicola risente forse di qualche lungaggine e finisce, nella coda, con l’indulgere a quel
buonismo tenuto alla larga all’avvio.
Alla base della sceneggiatura c’è lo spagnolo
“Familia” (1996) di Fernando León de Aranoa,
inedito in Italia, e il film, uscito a pochi giorni
di distanza da “Il peggior Natale della mia vita”, regia di Alessandro Genovesi, inizia così la
grande battaglia fra commedie che vedrà l’arrivo di ben sei pellicole italiane.
Il film di Genovese non è propriamente un film
comico come quello di Genovesi, incentrato su
più situazioni grossolane e dalla risata semplice, e rispetto ai suoi due “Immaturi”, indirizzati ai trenta-quarantenni, Genovese cerca
qui di costruire qualcosa di più complesso e
profondo, affidando ai suoi attori delle ombre
di ambiguità e sofferenza. Più articolato e più
drammatico de “Il peggior Natale della mia vita”, toccherà un pubblico forse meno giovane
ma sicuramente più attento. Facendo riflettere
sulla solitudine di tante persone nella contemporaneità, specchio della desocializzazzione
dei nostri tempi postmoderni, e della necessità di legami familiari e affettivi come base per
ogni vita felice e appagata.
PAOLA DALLA TORRE
Lettere e Rubriche
38 Sabato, 15 dicembre 2012
❚❚ Il cammino per l’apertura di possibili spiragli di dialogo
La Madonna e la religione musulmana
V
ogliamo portare alla nostra riflessione
un argomento che ci tocca ormai molto da vicino e cioè la “religione musulmana” ed in modo particolare la figura della Madonna in questi fratelli. La religione
musulmana il più delle volte è conosciuta più
per le intemperanze di alcuni suoi capi che per
il significato ed i valori che contiene. Ma cos’è
veramente l’Islam? Su quali fondamenti poggia? Quali valori propone? Quali sono le principali differenze che lo caratterizzano? Chi è per
loro la Madonna? La vita del credente sulla terra
è scandita da una serie di obblighi che il Corano e la tradizione hanno fissato una volta per
sempre. Cinque obblighi rituali principali sono
ben definiti dalla legge religiosa: la professione
di fede – la preghiera – il digiuno – l’elemosina
– il pellegrinaggio. La Moschea è il luogo dove
la comunità musulmana si raduna per la preghiera. Ha una origine antichissima e la prima è
stata fondata da Maometto a Medina. La parola
“corano” significa recitazione ed è il libro che
raccoglie i detti di Maometto e le rivelazioni che
egli ha ricevuto da Allah. L’Islam è una religione
tutta imperniata su una solenne professione di
fede che dice: “Dio è Unico e Maometto è il suo
profeta”. Il musulmano è soprattutto un orante e
la preghiera viene ripetuta cinque volte durante la giornata tra l’aurora e il tramonto. “Non c’è
Dio se non Allah”…I musulmani hanno sempre
avuto una particolare venerazione per la Madonna. Il Corano presenta Maria come la madre di Gesù, il più grande profeta esistito dopo
Maometto. Di lei si dice che fu consacrata a Dio
fin dalla sua nascita e che il Signore “l’accettò
con gradimento e la fece germogliare come un
germoglio buono”. Uno scritto contenuto in una
delle raccolte più venerabili scrive che mai su di
lei satana ebbe alcun potere: “Nessun discendente di Adamo nasce senza essere toccato da
satana; al momento della sua nascita il primo
vagito che fa intendere è un vagito sotto il tocco
di satana. Solo Maria e Gesù fanno eccezione
a questa regola”. Maria e Gesù sono presentati
come creature di una purezza eccezionale: “Gli
angeli dissero – scrive ancora il Corano - : Oh
Maria! Dio ti ha scelta e purificata. Ti ha eletta
fra tutte le donne dell’universo”. Gli angeli dissero: “Oh Maria! Dio ti annunzia il suo Verbo, il
cui nome è Messia, Gesù, figlio di Maria, onorato in questo mondo e nel futuro, uno degli
spiriti della sua faccia”. Alle difficoltà opposte
da Maria all’annunzio, gli angeli rispondono:
“Dio crea ciò che vuole. Quando ha deciso una
cosa, dice: Sia! E questo esiste”. Ma chi sarà mai
questo figlio che le viene promesso? Allora l’angelo disse: “Così parla il tuo Signore: io farò del
tuo figlio un segno per l’umanità. E’ un affare
deciso”. Il Corano presenta infine Maria come
esempio di tutti i credenti: “ Dio pose ad esempio di quelli che credono…Maria , che conservò
la sua verginità nella quale soffiamo il nostro
Spirito, lei che dichiarò vere le parole e le scritture del suo Signore e che fu tra le donne piena
di devozione”. Il Corano quindi conclude: “Sua
Madre (di Gesù) era una santa”. Non esageriamo
se ci permettiamo di dire che in tante circostanze abbiamo l’impressione che la devozione alla
Madonna è più radicata nei musulmani che nei
cristiani. Il vero musulmano NON bestemmia
mai il nome della Madonna e solo per questo
atto non è forse migliore del cristiano? I cristiani
hanno il valore del Rosario, delle giaculatorie,
delle litanie, della preghiera quotidiana alla Madonna? Nel nostro contatto umano con i sofferenti abbiamo avuto la gioia di incontrare in
ospedale un “fratello” musulmano. Ogni giorno
nella sua preghiera ad Allah si rivolge anche alla
Madonna “prima protagonista” della salvezza
dell’umanità del nostro tempo con le sue apparizioni, i suoi messaggi e che si verificano non
solo presso i credenti, ma in luoghi dove la fede
è ostacolata dalle forze del male. Questo ci ha
detto! Per noi è stata una scoperta imprevista e
di fronte a tali fatti siamo certi che “il suo cuore
immacolato trionferà”. Fermiamoci qui anche
se constatiamo che in seno all’Islam si è sviluppato in questi ultimi tempi il fenomeno dell’integrismo e fondamentalismo. La sua visone del
mondo è semplicemente catastrofica. Sostiene
che bisogna ritornate alla purezza ed integrità
delle legge islamica, incominciando da zero, come ha fatto Maometto. In questo giudizio sommario e globale viene scagliato l’anatema non
soltanto contro il mondo occidentale, ma anche
contro gli stessi paesi musulmani. Eppure una
volta, oltre otto secoli fa, un “mendicante” aveva
detto al grande Sultano che non voleva convertirsi alla religione di Cristo che gli sarebbe stato
vicino al momento della morte. Come san Francesco, il nostro esempio e la nostra preghiera siano la chiave di ”apertura” a quel dialogo tanto
atteso e che si faccia:
“un solo ovile e un solo pastore: la Chiesa
universale!”
GIANNI MORALLI
❚❚ Lettere al direttore
Un ricordo di don Mario Lenzi
G
entile mons.Riva,
un grazie di cuore per le lettere scelte a ringraziare don Lenzi, il “mio” don Lenzi verso
cui ho un debito che non si spegnerà mai. Ho sempre avuto la fortuna (o la grazia) di
avere nella mia formazione, a fianco, Preti Preti, proprio così don Folci li additava come modelli ai seminaristi.Vorrei per tutti noi parrocchiani di don Mario, a beneficio di figli e nipoti, la
sua attitudine eccezionale all’educazione: “Se Gesù predilige i piccoli è dai piccoli che bisogna
cominciare”, con piccole cose, gesti, parole chiare che sono da “passare” subito. Non si porta
un bimbo piccolo a strillare, a disturbare…si porta quando potrete parlargli, nella casa di Gesù a vedere e conoscere un altro Bimbo piccolo che lì presentato da S. Antonio sorride… Bastò
una visita alla mia prima classe per sentirci in sintonia educativa. Aveva uno sguardo che parlava. Era il 2 ottobre e avevo esposto sulla lavagna la riproduzione di un Angelo Custode della
Val Gardena. Volle spiegazioni e poi disse: “Questo è tempismo” Aveva capito al volo e aveva
questa sua capacità di cogliere al volo negli occhi dell’altro il dolore, la gioia, la fatica. Sapeva
quanto era faticosa la vita della donna, che oltre alla famiglia, si spende nel lavoro. Capiva la
fatica di crescere di quei ragazzi che avevano “genitori assenti” perché erano gli anni di quel
boom economico e tutti erano tesi a migliorare materialmente. Ha capito che la scuola doveva
essere aiutata nell’educazione anche da forze esterne, unita a tutte le associazioni AC, UCIM,
AIM. Collaborò e chiese aiuto a tutti a formare, guidare, controllare. Serietà, rigore, coerenza:
questa la sintesi di un maestro di psicopedagogia? No, di più, di un maestro di vita che convinceva con l’esempio. Lo sarà per sempre per chi lo ha amato e spero, per tutti noi.
Grazie, una maestra.
ADALGISA CANTARELLI
“A quanti l’hanno accolto, ha
dato potere di diventare figli di
Dio” (Gv 1,12)
E
cco la grande novità
annunciata e donata
da Gesù all’umanità: la
figliolanza di Dio, diventare figli
di Dio per grazia. Ma come e a
chi viene donata questa grazia?
“A quanti lo accolsero” e a quanti
lo accoglieranno nel corso dei
secoli. Occorre accoglierlo nella
fede e nell’amore, credendo in
Gesù come nostro Salvatore.
Ma cerchiamo di capire più in
profondità cosa significhi essere
figli di Dio. Basta guardare a Gesù,
il Figlio di Dio, e al suo rapporto
con il Padre: Gesù pregava il Padre
suo come nel “Padre nostro”.
Per lui il Padre era “Abbà”, cioè il
babbo, il papà, cui egli si rivolgeva
con accenti di infinita confidenza
e di sterminato amore. Ma,
giacchè era venuto in terra per
noi, non gli è bastato essere lui in
✎ parola di vita | Chiara Lubich
Dicembre 2012:
di
A quanti l’hanno accolto ha dato
il potere di diventare figli di Dio
questa condizione privilegiata.
Morendo per noi, redimendoci,
ci ha fatti figli di Dio, sorelle e
fratelli suoi, e ha dato anche a
noi, tramite lo Spirito Santo, la
possibilità di essere introdotti nel
seno della Trinità. Cosicché anche
a noi è stata resa possibile questa
sua divina invocazione: “Abbà,
Padre!”: “Papà, babbo mio”, nostro,
con tutto ciò che essa comporta:
certezza della sua protezione,
sicurezza, abbandono al suo
amore, consolazioni divine, forza,
ardore; ardore che nasce in cuore
a chi è certo di essere amato.
“A quanti l’hanno accolto, ha dato
potere di diventare figli di Dio”
(Gv 1,12)
Ciò che ci fa uno con Cristo e con
lui figli nel Figlio è il battesimo
e la vita di grazia che ci viene da
esso. In questo passo del Vangelo
c’è, inoltre, una parola che svela
pure il dinamismo profondo di
questa “ figliolanza” da realizzare
giorno dopo giorno. Occorre,
infatti, “diventare figli di Dio”. Si
diventa, si cresce come figli di
Dio, con la nostra corrispondenza
al suo dono, vivendo la sua
volontà che è tutta concentrata
nel comandamento dell’amore:
amore verso Dio e amore verso
i prossimi. Accogliere Gesù
significa, infatti, riconoscerlo in
tutti i nostri prossimi. E anch’essi
potranno avere la possibilità
di riconoscere Gesù e credere
in lui se nel nostro amore per
loro scorgeranno un tratto, una
scintilla dell’amor sconfinato del
Padre.
“A quanti l’hanno accolto, ha dato
potere di diventare figli di Dio”
(Gv 1,12)
In questo mese, in cui ricordiamo
specialmente la nascita di Gesù
su questa terra, cerchiamo di
accoglierci reciprocamente,
vedendo e servendo Cristo
stesso gli uni negli altri. E allora
una reciprocità di amore, di
conoscenza di vita come quella
che lega il Figlio al Padre nello
Spirito, si instaurerà anche fra noi
e il Padre, e sentiremo affiorare
sempre di nuovo sulle nostre
labbra l’invocazione di Gesù:
“Abbà, Padre”.
Lettere e Rubriche
Sabato, 15 dicembre 2012 39
❚❚ Lettere al direttore
[email protected]
Prevenire l’aids in terra di missione
G
C
entile don Riva,
forse si ricorderà di me e delle nostre belle discussioni a margine del corso da lei tenuto presso la facoltà
teologica di Lugano. Avendola già sentita, non mi ha sorpreso
il contenuto del suo articolo sul problema della prevenzione
dell’AIDS sul numero 46 del vostro Settimanale. Le mie perplessità però sono quelle di sempre, che già altre volte le ho
espresso. Perché demonizzare la campagna di diffusione dei
profilattici, che mi sembra molto efficace? Per esempio qui in
Svizzera la campagna “Stop-SIDA” sta ottenendo buoni risultati. Perché la Chiesa, anziché occuparsi di problemi più grossi della società, perde così tanto tempo su queste quisquiglie?
Capisco (e condivido anche) il discorso generale della Chiesa
sulla sessualità, ma poi ci rendiamo conto della “bomba” epidemiologica che c’è ad esempio in Africa? Conosco diversi
missionari che, chiamati ad operare in situazioni estreme,
non si fanno certo problema a distribuire casse di preservativi: sbagliano? Cordialmente
Gino Valera (Lugano CH)
arissimo Gino,
in alcuni Paesi dell’Africa, dove l’epidemia dell’AIDS
conosce picchi spaventosi, i governi hanno promosso,
in collaborazione con la Chiesa cattolica e ottenendo ottimi
risultati, campagne di prevenzione siglate ABC: acronimo
di astinenza pre-coniugale (“Abstinence”) + fedeltà coniugale (“Belong”) + uso del profilattico nelle situazioni a rischio
(“Condom”). Da noi qui in Europa, invece, si fa propaganda
solo alla “C”, e ci si dimentica di proporre, educando, la “A” e
la “B”, ossia i comportamenti virtuosi e responsabili. Questa
posizione, a mio modesto avviso, contiene un errore antropologico (una visione avvilente della sessualità umana), un errore educativo (virtù e responsabilità sembrano ridursi solo
all’uso del preservativo, e non anche a evitare comportamenti rischiosi) e un errore strategico (se non diminuisce la promiscuità sessuale, c’è da attendersi un incremento del contagio). Per cui, se questa fosse la proposta di un politico, di un
preside scolastico o di un medico, io dico no: troppo miope,
serve altro. Se poi quel politico, o quel preside, o quel medico,
dovessero fregiarsi del titolo di “cattolico” – magari “adulto”;
magari evocando un misterioso “spirito del Concilio Vaticano II” –, mi piacerebbe sapere da quale aquila di pensiero
abbiano appreso tali idee…Poi ci sono i missionari. Condivido che un conto è filosofeggiare di prevenzione seduti su una
poltrona, e altra cosa è essere lì, in trincea, con i bambini che
ti muoiono fra le mani. L’ideale sarebbe che la Chiesa potesse
occuparsi solo della “A” e della “B”, lasciando la “C” allo Stato, ma capisco bene che, non raramente, un missionario in
prima linea funge anche da “ufficiale sanitario”, al quale lo
Stato consegna i pacchi di preservativi. E’ giusto che li distribuisca, sia pure dopo aver predicato astinenza e fedeltà? Al
riguardo la vecchia, cara morale avrebbe molte cose da dire,
in tema di male minore, obiezione di coscienza e cooperazione materiale. In ogni caso, però, non farei diventare norma
generale di comportamento una situazione di rovente emergenza (vecchio giochetto, caro ai radicali). Mi creda, Gino,
non sono quisquiglie, ma la realtà (tutta) presa sul serio.
❚❚ Lettere al direttore
La Chiesa e i peccati
del mondo
E
C
gregio Direttore.
Leggendo i giornali di sabato, festività nazionale
dell’Immacolata Concezione di Maria, in particolare leggendo la cronaca nera ed anche la cronaca
politica, ho ripensato a quanto la Chiesa continui a ripetere che i peccati ci sono e che sono il segno del male
nel mondo. Però non vi è stato nemmeno un invito
pubblico, non religioso, a pregare con questa intenzione: “difendici da tutti i mali” (una volta, ad ogni Messa,
all’Arcangelo Michele si diceva “defende nos in praelio”). Eppure, sabato in Italia era una festività religiosa.
Religiosa, sì!, ma anche nazionale! Che ne dice Lei? Se
proponessimo di invocare – ricordando, però, io per
primo, il Vangelo Giovanni 7, 8 e Luca 6, 41-42 –, anche
se con un giorno di ritardo, la Immacolata “concepita
senza peccato” di proteggere l’Italia da tanti peccati, anche in vista delle prossime elezioni!
Cordialmente.
Giulio Veronesi
arissimo Giulio,
quando ho ricevuto la Sua lettera avevo già scritto
l’Editoriale di questo numero del Settimanale. Volentieri La rimando lì, ove si accenna al fatto che il gergo
del “peccato” giustamente non deve sparire dalla predicazione ecclesiale, per quanto il tempo presente ci esorti
a un esercizio di laicità negli argomenti che siamo chiamati a portare. La sua obiezione è però ancor più radicale: che ne è di una Nazione italiana che azzera e silenzia
i riferimenti “un po’ troppo religiosi”? non è che siamo
troppo malati di “politicamente corretto”? Un po’ mi
viene di darle ragione. Per quanto dobbiamo anche stare
attenti a non entrare troppo a gamba tesa sulle caviglie
dello Stato laico. Un punto di equilibrio? Per esempio il
discorso limpido alla città del card. Scola la vigilia di S.
Ambrogio. Per quanto il solito sprovveduto titolista del
Corriere sia riuscito a escogitare, nell’occhiello in prima
pagina, un mirabile “Scola dice no alla laicità dello Stato”, lì troviamo una lezione sapiente, profonda e genuinamente laica sul celebre “libera Chiesa e libero Stato”.
❚❚ L’informatore giuridico / 137
a cura di VITTORIO RUSCONI
Ecco le novità sulla dichiarazione IMU
I
l 30.10.2012 è stato approvato il modello di dichiarazione IMU, unitamente alle istruzioni, dichiarazione che per l’anno 2012 dovrà essere presentata entro
la data del 4.2.2013, avendo l’art. 9, comma 3, del D.L.
10.10.2012, n. 174 (che dovrà essere convertito in Legge entro il 9.12.2012) prorogato il precedente termine di
presentazione del 30.11.2012.
Per le dichiarazioni successive (dichiarazione a regime)
la normativa ha stabilito che la dichiarazione dovrà essere presentata entro il termine di 90 giorni dalla data in
cui ha avuto inizio il possesso dell’immobile o si sono verificate le variazioni rilevanti ai fini della determinazione
dell’imposta.
Le istruzioni per la dichiarazione IMU ha introdotto anche delle novità rispetto a quanto previsto
precedentemente.
La dichiarazione IMU non dovrà essere presentata:
a) dai proprietari dell’abitazione principale;
b) da coloro che non hanno modificato la propria situazione immobiliare;
c) da chi ha modificato le mappe catastali, in quanto au-
Editrice de Il Settimanale
della Diocesi Soc. Coop. a r.l.
Sede (direzione, redazione
e amministrazione):
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Il Settimanale della Diocesi di Como
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Registrazione Tribunale di Como
numero 24/76 del 23.12.1976
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tomaticamente dall’Agenzia del Territorio risulta una
nuova rendita;
d) da chi gode delle detrazioni per i figli a carico, in
quanto le informazioni sono estratte dall’anagrafe
La dichiarazione IMU dovrà essere invece presentata:
a) da chi ha cambiato la propria situazione immobiliare (ha comprato, ha venduto, ha ereditato nel 2012;
ha cambiato residenza), nel caso in cui l’atto notarile
non sia transitato attraverso il MUI (modello unico
informatico);
b) da chi beneficia di riduzioni di imposta (es. immobili degli enti non commerciali):
c) nel caso in cui due coniugi risiedano in distinte abitazioni: la dichiarazione serve a chiarire quale
delle due gode delle riduzioni prima casa ed eventuali figli a carico;
d) dai proprietari degli immobili locati, in quanto
alcuni comuni differenziano le aliquote a seconda di
abitazioni sfitte o affittate;
e) da chi ha acquistato un’area edificabile
f ) per gli immobili posseduti dai soggetti IRES (que-
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sta è l’ipotesi che riguarda tutti i soggetti diversi dalle
persone fisiche, compresi gli enti ecclesiastici e tutti gli
altri enti non profit).
g) dai proprietari di case inagibili.
In riferimento agli immobili oggetto di contratti di locazione si precisa che la dichiarazione dovrà essere presentata soltanto nel caso in cui il Comune abbia deliberato la
riduzione dell’aliquota di base (0,76%).
Nel caso in cui il Comune abbia deliberato un’aliquota
ridotta la dichiarazione peraltro non deve essere presentata per tutti i contratti di locazione o di affitto che siano
stati registrati dall’1.7.2010 (data in cui è divenuta obbligatoria la comunicazione all’Agenzia delle Entrate dei relativi dati catastali, all’atto della registrazione).
Pertanto l’obbligo alla presentazione della dichiarazione
IMU riguarda esclusivamente gli immobili locati o affittati i cui contratti siano stati registrati anteriormente alla
data dell’1.7.2010, a meno che i relativi dati catastali non
siano stati comunicati con il modello CDC al momento della cessione, della risoluzione o della proroga del
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Dicembre 2012 - Diocesi di Como