Leonardo Sciascia - L’impegno civile
Il giorno della civetta fece conoscere al grande
pubblico il nome dello scrittore di Racalmuto ed
oggi ha ormai superato il milione di copie, è stato
adattato per il teatro, è diventato un film (1968, regia
di Damiano Damiani). La reputazione di mafiologo
attribuita a Sciascia, in seguito alla pubblicazione
di questo romanzo, è riduttiva e fu sempre detestata
dallo scrittore. Certamente un aspetto originale del
libro è costituito dalla novità dell’argomento per i
tempi in cui veniva trattato, ma la vera originalità è
senz’altro di profilo socio-letterario. Sciascia sosteneva che, con la sua narrazione, aveva esemplificato la realtà mafiosa, che fosse stato il primo a porre
l’accento, in un’opera narrativa di largo consumo,
sul problema della mafia, trattato fino ad allora solo
da storici, sociologi, antropologi, in studi talvolta
molto interessanti,
addirittura classici.
Nel 1963 fu pubblicato il romanzo
storico “Il Consiglio d’Egitto” in cui
Sciascia volle fare
la cronaca del massacro, avvenuto a
Caltagirone alla fine
del ‘700, dei presunti giacobini. Raccogliendo i materiali
degli archivi e leggendo le cronache
del marchese di Villabianca, gli si impose la figura dell’abate Vella. Negli stessi documenti Sciascia incontrò Fra Diego La
Matina, l’altro personaggio che gli fornì lo spunto
per “Morte dell’inquisitore”, pubblicato nel 1964
da Laterza. Nel 1967 “Morte dell’inquisitore” e
“Le parrocchie di Regalpetra” vennero pubblicate
in un solo volume: la prima opera rappresentava
l’immagine di un eretico antenato, Fra Diego, figura ideale per lo scrittore; la seconda la condizione
contingente del paese natale, base fondamentale
di tutta la sua opera. Con il fotografo Ferdinando
Scianna, pubblicò nel 1965 il libro “Feste religiose
in Sicilia”: Sciascia rimase sempre molto legato
a Scianna, sensibile com’era alle arti visive, come
pittura e scultura, al cinema e alla fotografia. Nel
1966 Einaudi diede alle stampe “A ciascuno il suo”,
un giallo, per dirla con Calvino, “che non è un giallo,
letto con la passione con cui si leggono i gialli, e
in più il divertimento di vedere come il giallo viene
smontato, anzi come viene dimostrata l’impossibilità del romanzo giallo nell’ambiente siciliano”.
L’opera fu accolta positivamente negli ambienti comunisti, come romanzo di grande impegno e passione civile, mentre Sciascia sosteneva che fosse
espressione del fallimento del centro-sinistra e non
un giallo sulla mafia. Il regista Elio Petri realizzò
un film nel 1967. Sempre nel 1967 l’editore Mursia
pubblicò un’“Antologia di narratori di Sicilia” che
Sciascia curò con Salvatore Guglielmino. Con grande interesse Sciascia si avvicinò anche alla scrittura teatrale, dalla quale, dopo qualche prova, si
discostò per la difficoltà di accettare la mediazione
della figura del regista, mediazione da lui ritenuta
“devastatrice dei testi”. Giancarlo Sbragia aveva
già adattato per lo Stabile di Catania Il giorno della civetta, ottenendo un grande successo; nel 1965
Sciascia aveva tradotto per il Piccolo di Milano la
commedia di Rizzotto e Mosca “I mafiusi della Vicaria”. Nel 1965 scrisse “L’onorevole” e nel 1969
“Recitazione della controversia liparitana dedicata ad A.D.”. Sempre nello stesso anno iniziò a
collaborare al Corriere della Sera. Nel 1970 venne
pubblicato “La corda pazza” ed alla fine del 1971 “Il
contesto”, accolto con reazioni opposte dalla critica e dagli intellettuali e gli “Atti relativi alla morte
di Raymond Roussel”. Nel 1973 usciva “L’introduzione alla Colonna infame” e nel 1975 “La scomparsa di Majorana”, ai quali seguirono “I pugnalatori” nel 1976 e “L’affaire Moro” nel 1978, entrambi
del genere racconto-inchiesta. Nel 1973 pubblicava
pure “Il mare colore del vino”, raccolta di novelle,
e scriveva la prefazione di “Mafia” di Henner Hess.
Nel 1974 usciva “Todo modo” che Elio Petri due
anni dopo avrebbe fatto diventare un film nel quale
più palese sarebbe apparsa la satira contro la Democrazia Cristiana e i suoi uomini politici. “Civiltà
cattolica” sferzò un duro attacco a Sciascia, condannando il libro e
l’intrusione inammissibile, da parte
di un materialista
come lui, nei problemi e nei misteri
soprannaturali della
fede e dello spirito.
In un’intervista a
L’Espresso lo scrittore aveva già parlato di quest’opera
che avrebbe intitolato “Esercizi spirituali”, affermando
che si sarebbe trattato di un “Contesto” di tipo cattolico in cui protagonisti erano “non solo i democristiani ma pure i
cattolici che fanno la politica”. Ma secondo Sciascia a “Todo modo” sarebbe seguito solo un lungo silenzio e non le reazioni del mondo comunista
al “Contesto”, poiché “i cattolici sanno che solo il
silenzio può uccidere un libro”. A partire dal 1973
Sciascia iniziava a dialogare in modo costruttivo
con i dirigenti comunisti e questi rapporti positivi
portarono alla candidatura nel giugno del 1975 nella
lista comunista per il consiglio comunale di Palermo in cui fu eletto come indipendente, occupando
il secondo posto per numero di voti dopo Occhetto, segretario regionale del partito, mentre terzo fu
Renato Guttuso. Nel 1977 Sciascia si dimetteva, lamentando un’inerzia di fatto del consiglio comunale
e dell’amministrazione. Intanto a Roma si sperimentava il compromesso storico ed il PCI assumeva
la posizione politica di non-sfiducia nei confronti
del governo Andreotti. Sciascia non condivideva e
criticava la scelta dei comunisti. In seguito al sequestro di Mario Sossi da parte delle Brigate Rosse
lo scrittore fu tra i primi a sostenere che il gruppo
terroristico armato fosse costituito da rivoluzionari
di sinistra. Nel 1977 a Torino, durante il processo
contro le Brigate Rosse, i giudici popolari decisero di disertare e nella violenta polemica scoppiata
nel mondo politico, Sciascia confessava “che, non
fosse stato per il dovere di non aver paura, avrebbe
rifiutato pure, cercando un medico che con compiacenza gli certificasse un’affezione da sindrome
depressiva”. Attaccato con violenza dai comunisti,
rispose altrettanto violentemente, confutando tali
attacchi ideologici che, nella realtà contingente,
non erano più aderenti e realizzabili come lo erano
stati per Vittorini. Sempre nello stesso anno usciva
“Candido” che Sciascia considerò il suo libro più
autobiografico e che fu la risposta più completa e
ferma al Partito Comunista.
IN PROGRAMMA
Contemporaneo
e parallelo alla
grande stagione
della contestazione giovanile,
il filone “politico” del cinema
italiano è anticipato da Salvatore Giuliano di
Francesco Rosi
(1961). Appena
due anni dopo,
lo stesso Rosi
firmerà il suo
film più didascalico (proprio
nel significato
di spiegazione
politica e sociale della grande speculazione edilizia che si affianca al boom economico sconvolgendo le grandi metropoli): Le mani sulla città.
In realtà, prima che la politica, cioè l’attenzione alle tematiche sociali e civili (corruzione, ingiustizia, mafia, e poi misteri legati alle prime manifestazioni del terrorismo rosso e nero) dell’Italia
contemporanea, diventasse un vero e proprio filone commerciale, con ampi riscontri da parte
del pubblico, una bella fetta del cinema italiano degli anni Sessanta è attraversato da una critica
della realtà post bellica certamente più radicale di quanto non fossero i film neorealisti.
Sono certamente anche film “politici” Il commissario di Luigi Comencini (1962) e Una vita difficile
di Dino Risi (1963), che pure appartengono alla commedia italiana. Ed è ugualmente “politico” La
lunga notte del ’43 di Florestano Vancini (1964), film storico che dal racconto omonimo di Bassani
elabora un’allegoria sulla rimozione post bellica incapace di distinguere vittime e carnefici della
guerra civile. In effetti, il ritorno dei temi resistenziali è il primo sintomo della politicizzazione del
cinema, appunto trasversale ai generi ed anche al cinema d’autore dei maestri (consolidati o
giovanissimi) che si affermano negli stessi anni. Quasi contemporaneo di Salvatore Giuliano è
infatti Rocco e i suoi fratelli di Visconti (1960), ma anche il giovane ribelle Bellocchio girerà il suo
secondo film, La Cina è vicina, in chiave politica-umoristica per poi entrare anch’esso nel cinema politico vero e proprio con Sbatti il mostro in prima pagina (1973) e Marcia trionfale (1975).
Entrambi i titoli appartengono già agli anni Settanta e rappresentano il punto di congiunzione tra
il cinema militante (a cui appartenne, per un breve periodo, proprio Bellocchio), il cinema politico
commerciale e quello d’autore.
Ma il filone vero e proprio si deve ad alcuni nomi (Giuliano Montaldo, Damiano Damiani, Elio
Petri, Gillo Pontecorvo, Carlo Lizzani, Mauro Bolognini, Nanni Loy, Francesco Rosi) dalla personalità discontinua – a parte due maestri come Rosi e Pontecorvo – che sfruttarono fino in fondo
le occasioni di maggior libertà espressiva apertesi in Italia con i primi governi orientati verso il
centro sinistra e con la progressiva liberalizzazione dell’informazione giornalistica e della stessa
televisione, che nel 1961, vide l’inaugurazione del secondo canale Rai, programmaticamente destinato alla diffusione culturale e ai programmi sperimentali.
C’era infine, un clima internazionale, dovuto agli ultimi sussulti della guerra fredda e dei conflitti
post coloniali (dall’Algeria al Vietnam), che incoraggiava i registi, non solo italiani, ad affrontare
tematiche a metà strada tra cronaca e inchiesta, o tra allegoria storica (Queimada di Pontecorvo
è uno di questi) e denuncia di una paradossale regressione democratica. Non a caso, il film più
politico degli anni Sessanta, si dovette a Costa Gavras, regista greco di formazione francese, che
con Z, l’orgia del potere (vincitore a Cannes e poi Oscar come miglior film straniero), raccontò la
lenta ascesa del regime dei colonnelli, in Grecia, nel 1967.
Il giudizio complessivo sui quindici anni di “cinema politico” non può dunque fare a meno di
considerare aspetti che attengono alla storia e alla sociologia.
Molte pellicole, a partire da Salvatore Giuliano o Le mani sulla città, ma anche Il giorno della
civetta o Cadaveri eccellenti, sollecitarono discussioni che tennero banco per settimane sulla
stampa quotidiana e periodica.
L’acme di questa incidenza del cinematografo nell’ambito politico culturale fu un film di Petri,
Todo modo, ispirato ad un romanzo omonimo di Leonardo Sciascia, che nel 1976, due anni prima del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro metteva in scena, allegoricamente, il suicidio
politico (ma anche la morte fisica) degli esponenti di un partito di governo che assomigliava alla
Democrazia cristiana.
Dentro questo universo, poeticamente e stilisticamente non unitario, uno dei punti di convergenza è dato proprio dalla presenza di Leonardo Sciascia, suggeritore di storie cinematografiche immerse nel mistero della politica e del potere, mafioso e non. Ben quattro titoli, tra i più importanti
e più belli del decennio 1967/1977, sono tratti da suoi racconti: A ciascuno il suo, Il giorno della
civetta, Cadaveri eccellenti, Todo modo, senza contare che il ruolo di Sciascia come narratore
cinematografico avrà uno sviluppo che complessivamente, conterà ben dieci titoli.
Gianni Olla
IN PROGRAMMA
IN PROGRAMMA
CINEMA E POLITICA IN ITALIA
1965-1981
Aldo Moro veniva
sequestrato dopo la
strage di via Fani il
16 marzo 1978: nonostante le prese
di posizione di molti
scrittori e intellettuali, Sciascia in quel
periodo non fece
sentire la sua voce.
Ma nell’agosto dello stesso anno era
già pronto “L’affaire
Moro” che usciva contemporaneamente in
Francia e in Italia, scatenando una serie di
polemiche e reazioni nel mondo politico. Poco
dopo veniva pubblicato, sempre in Italia e in
Francia, “La Sicilia come metafora”, librointervista di Marcelle Padovani, giornalista di
Le Nouvel Observateur. Anche “La scomparsa
di Majorana” aveva generato una polemica
con il fisico Amaldi sulla responsabilità dello
scienziato. Nel giugno del 1979 Sciascia si
presentava con il Partito Radicale alle elezioni politiche nazionali ed europee, superando
in entrambe il turno elettorale e scegliendo di
essere deputato del Parlamento italiano. Fino
al 1983, anno delle elezioni politiche anticipate
e del conseguente scioglimento delle camere,
Sciascia si dedicò quasi esclusivamente ai lavori della Commissione d’inchiesta sul sequestro e l’assassinio di Aldo Moro. La relazione
da lui presentata alla fine della Legislatura fu
pubblicata nel 1983 con la ristampa de “L’affaire Moro”. Nel 1981 usciva “Il Teatro della
memoria”, sorta di divertito commento ai lavori della Commissione d’inchiesta su Moro.
Negli anni successivi lavorava alla riscrittura
di “faits divers” di profilo storico e letterario:
“La sentenza memorabile” (1982), “Storia
della povera Rosetta“ (1983), “La Strega e il
capitano” (1986), “1912+1” (1987); Sciascia li
considerava “esercizi letterari e storiografici
per generare dissonanze o strane armonie nel
concerto italiano”. “La Strega e il capitano”
conteneva pure l’elemento autobiografico
della riflessione sulla malattia. Nel 1984 in oc-
casione del bicentenario della nascita di Stendhal scriveva “Stendhal
e la Sicilia”, mentre per
quello di Manzoni (1987)
avrebbe pubblicato “La
Strega e il capitano”.
Nel 1983 dava alle stampe una seconda raccolta di saggi intitolata
“Cruciverba”. In seguito
alla pubblicazione di un
articolo, il 10 gennaio
1987, nel quale commentava una ricerca di Christopher Duggan su “La mafia durante il fascismo”
e affermava che l’antimafia poteva trasformarsi in
uno strumento di potere “anche in un sistema democratico, retorica aiutando e spirito critico mancando”, si scatenavano nuovamente forti polemiche nel mondo politico e giudiziario. Ma l’attenzione di Sciascia negli ultimi anni di vita si sarebbe
concentrata di più sul valore e sul tema della memoria, su una riflessione legata all’inarrestabile
fluire dei tempi e delle generazioni: nel 1981 moriva la madre e ai nipoti dedicherà nel 1984 “Occhio
di capra”, libretto di espressioni, proverbi, termini
siciliani. E sempre riguardo alle tematiche della
memoria, uscì nel 1979 “Dalle parti degli infedeli”
e nel 1985 “Cronachette”, primo e centesimo volume della collana intitolata appunto “La memoria”,
pubblicata da Sellerio. Per Sellerio Sciascia fu un
vero e proprio organizzatore culturale dalla fine
degli anni ’70 fino alla metà degli anni ’80 e per la
casa editrice palermitana curò inoltre i quattro volumi “Delle cose di Sicilia” (1982-1986), raccolta
di testi storici e letterari sulla Sicilia, noti e meno
noti, che, secondo lo scrittore, contribuivano a
dare un’immagine diversa della regione, meno
convenzionale e quindi più aderente e profonda.
Negli anni ’80 si dedicò pure alla pubblicazione e
rivalutazione
dell’opera
di
Savinio,
nonché
al
commento di
lettere inedite di Borgese in “Per un
ritratto dello
scrittore da
giovane” (1985). Nel 1986 curava l’almanacco
Bompiani su Pirandello con la ristampa dell’almanacco del 1936 e pubblicava “Alfabeto pirandelliano”, libro in cui approfondiva e riassumeva le
sue riflessioni sul drammaturgo agrigentino.
Ultimo suo lavoro fu “Una storia semplice”, breve
e intensissimo giallo uscito pochi mesi prima della morte, avvenuta nella sua casa di Palermo il 20
novembre 1989.
NUMERO DICIOTTO
OTTOBRE
2009dal sito www.regalpetra.it
(testo tratto
Regalpetra - Parco Letterario Leonardo Sciascia)
P E R I O D I C O
-
C O P I A
O M A G G I O
giovedì 9 dicembre ore 19.00
Banditi a Milano di Carlo Lizzani (Italia 1968,
col, 102’)
con Gian Maria Volonté, Don Backy, Margaret
Lee, Tomas Milian, Ray Lovelock, Piero Mazzarella, Carla Gravina.
La rapina all’agenzia del Banco di Napoli in largo
Zandonai a Milano, opera della banda di Piero
Cavallero e il sanguinoso inseguimento della
polizia. A soli sette mesi dal fatto di cronaca, la
ricostruzione di Lizzani attraverso una panoramica sulla nuova malvita milanese.
Copia film proveniente dal Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale
domenica 12 dicembre ore 10.30
Partner di Bernardo Bertolucci (Italia 1968,
col, 105’)
con Pierre Clementi, Stefania Sandrelli, Tina Aumont, Sergio Tofano, Romano Costa.
La vita di un giovane professore di teatro, francese a Roma, viene sconvolta dalla comparsa di
un sosia, impegnato in comportamenti fortemente trasgressivi, dalla preparazione di bottiglie
molotov per azioni rivoluzionarie a omicidi vari.
martedì 14 dicembre ore 21.00
Sciascia: sceneggiatore dei misteri italiani
a cura di Paolo Mereghetti (critico cinematografico, Il Corriere della Sera)
a seguire la proiezione del film A ciascuno il suo
di Elio Petri (Italia 1967, col, 92)
con Gian Maria Volonté, Irene Papas, Gabriele Ferzetti, Salvo Randone, Mario Scaccia, Luigi Pistilli.
Un intellettuale siciliano cerca di fare luce su alcuni delitti commessi dalla mafia, ma commette
l’errore di fidarsi della vedova di una delle vittime. Film tratto dall’omonimo romanzo (1966) di
Sciascia.
Copia film proveniente dal Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale
mercoledì 15 dicembre ore 19.00
Cadaveri eccellenti di Francesco Rosi: la
messinscena del Potere
a cura di David Bruni (Università degli Studi di
Cagliari)
a seguire la proiezione del film Cadaveri eccellenti di Francesco Rosi (Italia 1976, col, 105)
con Lino Ventura, Tino Carraro, Marcel Bozzuffi,
Paolo Bonacelli, Alain Cuny, Maria Carta, Max
von Sydow, Charles Vanel, Luigi Pistilli, Tina Aumont, Renato Salvatori, Anna Proclemer, Corrado Gaipa, Paolo Graziosi.
L’indagine sull’omicidio di tre magistrati nell’Italia del Sud conduce l’ispettore Rogas a Roma,
dove tra ostacoli e intrighi di palazzo scopre
l’esistenza di un complotto eversivo...
Film tratto da “Il contesto” di Leonardo Sciascia,
sceneggiato dal regista con Tonino Guerra e
Lino Jannuzzi.
Copia film proveniente dal Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale
Storia di un italiano: dalla resistenza agli
anni ‘60
a cura di Luciano Marrocu (scrittore e professore di Storia Contemporanea, Università degli
Studi di Cagliari)
a seguire la proiezione del film Una vita difficile
di Dino Risi (Italia 1961, b/n, 118’)
con Alberto Sordi, Lea Massari, Franco Fabrizi,
Lina Volonghi, Claudio Gora, Antonio Centa, Franco
Scandurra, Mimo Doro, Daniele Vargas.
Partigiano e poi collaboratore del giornale di sinistra “Il lavoratore”, Silvio Magnozzi cerca di
mantenere anche nella vita la sua coerenza politica: così finisce in miseria, va in carcere e alla
fine è lasciato anche dalla moglie Elena.
martedì 21 dicembre ore 19.00
Il padre di famiglia di Nanni Loy (Italia/Francia 1967, col, 110’)
introduzione al film a cura di Giuseppe Pilleri (Cineteca Sarda, Società Umanitaria)
con Nino Manfredi, Leslie Caron, Claudine Auger, Ugo Tognazzi, Mario Carotenuto, Sergio Tofano, Paolo Bonacelli.
L’agitata vita sentimentale di una coppia di intellettuali di sinistra, l’architetto Marco Florio e
sua moglie Paola: l’arrivo non proprio desiderato
dei figli, la crisi sentimentale di lui, l’abbandono
del lavoro di lei per problemi familiari, le liti con
il suocero, i problemi dell’educazione familiare.
A poco a poco il matrimonio si logora...il boom
degli anni ‘60 ha corrotto anche loro.
gennaio 2011
martedì 11 gennaio ore 19.00
Una microfisica del potere a cura di Massimo
Onofri (critico letterario e saggista, Università
degli Studi di Sassari)
a seguire la proiezione del film Il giorno della civetta di Damiano Damiani (Italia 1968, col, 112)
con Franco Nero, Claudia Cardinale, Lee J. Cobb,
Gaetano Cimarosa, Serge Reggiani, Nehemiah
Persoff, Ennio Balbo, Fred Coplan.
Il capitano Bellodi cerca di scoprire che fine ha
fatto il marito di Rosa Nicolosi, scomparso dopo
aver assistito a un omicidio mafioso. Bellodi osa
mettere in manette il notabile don Mariano, ma
verrà trasferito.
Dall’omonimo romanzo di Sciascia, sceneggiato
da Ugo Pirro insieme a Damiano Damiani.
Copia film proveniente dal Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale
mercoledì 12 gennaio ore 17.00
Sacco e Vanzetti di Giuliano Montaldo (Italia
1970, col, 111’)
con Gian Maria Volonté, Riccardo Cucciolla, Rosanna Fratello, Cyril Cusack, Milo O’Shea, Marisa Fabbri, Sergio Fantoni.
Boston, 1920: due immigrati italiani anarchici,
Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, accusati ingiustamente di rapina e omicidio, vengono
condannati a morte. Le domande di riapertura
del processo vengono respinte, e i due vengono giustiziati il 23 agosto 1927. Sceneggiatura di
Giuliano Montaldo con Fabrizio Onofri e Mino
Rolli.
ore 19.00
Marcia Trionfale di Marco Bellocchio (Italia
1976, col, 125’)
introduzione al film a cura di Sergio Naitza (critico cinematografico, L’Unione Sarda)
con Franco Nero, Miou-Miou (Sylvette Hery), Michele
Placido, Nino Bergamini, Patrick Dewaere.
Un giovane appena laureato presta servizio di leva. Un
suo superiore, in preda a nevrosi, fa di lui prima una vittima, poi un confidente, senza accorgersi che il ragazzo
è diventato l’amante della moglie. Scritto dal regista con
Sergio Bazzini; musiche di Nicola Piovani.
Copia film proveniente dal Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale
domenica 16 gennaio ore 10.30
Queimada di Gillo Pontecorvo (Italia/Francia 1969,
col, 112’)
con Marlon Brando, Evaristo Marquez, Renato Salvatori, Tom Lyons, Dana Ghia, Giampiero Albertini.
Mandato nelle Antille per sobillare la popolazione
contro i portoghesi e farla alleare con l’Inghilterra,
l’avventuriero inglese sir William Walker riesce nell’intento, ma dovrà in seguito eliminare il capo della ribellione da lui stesso suscitata. Sceneggiatura di Franco
Solinas e di Giorgio Arlorio.
mercoledì 19 gennaio ore 19.00
Dubbi sul cinema politico a cura di Goffredo Fofi (saggista, critico letterario, cinematografico e teatrale)
a seguire la proiezione del film Porte aperte di Gianni
Amelio (Italia 1990, col. 108’)
con Gian Maria Volonté, Ennio Fantastichini, Renato Carpentieri, Paolo Volpicelli, Renzo Giovampietro,
Lydia Alfonsi.
Palermo, 1937: l’impiegato Tommaso Scalia, frustrato
nella carriera e nel lavoro, uccide la moglie, il superiore e un collega, si costituisce e proclama la pena di
morte. Ma il giudice Di francesco, malgrado le pressioni popolari e politiche, esita a trasformare la giustizia
in assassina. Dal romanzo omonimo (1987) di Leonardo
Sciascia, ispirato a un fatto realmente accaduto.
giovedì 20 gennaio ore 21.00
Una storia semplice
a cura di Antonino Di Matteo (Sostituto Procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Palermo) e di Gilberto Ganassi (Sostituto Procuratore della Repubblica)
a seguire la proiezione del film Il giorno della civetta di Damiano Damiani (Italia 1968, col, 112)
Copia film proveniente dal Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale
domenica 23 gennaio ore 10.30
Lettera aperta a un giornale della sera di Francesco Maselli (Italia 1970, col, 122’)
Introduzione al film a cura di Antonello Zanda (critico
cinematografico)
con Nanni Loy, Silverio Blasi, Daniele Dublino, Mariella Palmich, Nino Del Fabbro, Francesco Maselli.
Alcuni intellettuali comunisti scrivono una lettera al
giornale del partito dichiarandosi pronti a partire volontari per il Vietnam. Ripresa con clamore dai media
la notizia mette i firmatari di fronte alla possibilità che
il loro gesto divenga reale: discutono, riflettono, esitano, dimostrando la loro narcisistica inconcludenza.
mercoledì 26 gennaio ore 19.00
La lunga notte del ‘43 di Florestano Vancini (Italia 1960,
b/n, 100’)
Introduzione al film a cura di Marco Pignotti (Università degli Studi di Cagliari)
con Gabriele Ferzetti, Enrico Maria Salerno, Gino Cervi, Belinda Lee, Andrea Checchi, Carlo Di Maggio.
All’indomani dell’8 settembre, il partito fascista si spacca
tra falchi e colombe e un duro fa uccidere un compagno
di partito, facendo ricadere la colpa sugli oppositori e
causando una cruenta rappresaglia. Ma nel clima del
dopoguerra carnefici e vittime si daranno la mano. Esordio di Vancini, tratto da un racconto di Bassani (Una notte
del ‘43), adattato con l’aiuto di Pasolini e De Concini.
schede film tratte da “Il Mereghetti Dizionario dei film 2008 Baldini Castoldi Dalai”.
CINEMA E POLITICA IN ITALIA 1965-1981
Omaggio a Leonardo Sciascia, inventore di racconti cinematografici
sull’Italia del malaffare e del mistero
PROIEZIONI E INCONTRI AL CINEMA ODISSEA
INGRESSO GRATUITO
martedì 7 dicembre ore 19.00
Le profezie cinematografiche di Sciascia
a cura di Gianni Olla (critico cinematografico, La Nuova Sardegna)
a seguire la proiezione del film Todo Modo di Elio Petri
giovedì 9 dicembre ore 19.00
Banditi a Milano di Carlo Lizzani
domenica 12 dicembre ore 10.30
Partner di Bernardo Bertolucci
martedì 14 dicembre ore 19.00
Leonardo Sciascia: sceneggiatore dei misteri italiani
a cura di Paolo Mereghetti (critico cinematografico, Il Corriere della Sera)
a seguire la proiezione del film A ciascuno il suo di Elio Petri
mercoledì 15 dicembre ore 19.00
Cadaveri eccellenti di F. Rosi: la messinscena del Potere
a cura di David Bruni (Università degli Studi di Cagliari)
a seguire la proiezione del film Cadaveri eccellenti di Francesco Rosi
giovedì 16 dicembre ore 19.00
Storia di un italiano: dalla resistenza agli anni ‘60
a cura di Luciano Marrocu (scrittore e professore di Storia Contemporanea, Università degli Studi di Cagliari)
a seguire la proiezione del film Una vita difficile di Dino Risi
domenica 19 dicembre ore 10.30
I cannibali di Liliana Cavani
martedì 21 dicembre ore 19.00
Il padre di famiglia di Nanni Loy
a cura di Giuseppe Pilleri (Cineteca Sarda, Società Umanitaria)
martedì 11 gennaio ore 19.00
Una microfisica del potere
a cura di Massimo Onofri
(critico letterario e saggista, Università degli Studi di Sassari)
a seguire la proiezione del film Il giorno della civetta di Damiano Damiani
mercoledì 12 gennaio ore 17.00
Sacco e Vanzetti di Giuliano Montaldo
ore 19.00
Marcia Trionfale di Marco Bellocchio
introduzione al film a cura di Sergio Naitza (critico cinematografico, L’Unione Sarda)
domenica 16 gennaio ore 10.30
Queimada di Gillo Pontecorvo
mercoledì 19 gennaio ore 19.00
Dubbi sul cinema politico a cura di Goffredo Fofi
(saggista, critico letterario, cinematografico e teatrale)
a seguire la proiezione del film Porte aperte di Gianni Amelio
giovedì 20 gennaio ore 21.00
La Sicilia come metafora
a cura di Antonino Di Matteo (Sostituto Procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Palermo)
e di Gilberto Ganassi (Sostituto Procuratore della Repubblica)
a seguire la proiezione del film Il giorno della civetta di Damiano Damiani
domenica 23 gennaio ore 10.30
Lettera aperta a un giornale della sera
di Francesco Maselli
Introduzione al film a cura di Antonello Zanda (critico cinematografico)
mercoledì 26 gennaio ore 19.00
La lunga notte del ‘43
di Florestano VanciniIntroduzione al film a cura di Marco Pignotti (Università degli Studi di Cagliari)
.IT
a seguire la proiezione del film Todo Modo di Elio
Petri (Italia 1976, col, 130’)
con Gian Maria Volonté, Marcello Mastroianni,
Mariangela Melato, Ciccio Ingrassia, Franco Citti,
Tino Scotti, Renato Salvatori, Michel Piccoli.
Mentre infuria un’epidemia un centinaio di notabili della DC si riunisce in un convento-albergo
ufficialmente per un corso di esercizi spirituali,
ma in realtà per una nuova spartizione del potere. Dal romanzo (1974) omonimo di Leonardo
Sciascia.
giovedì 16 dicembre ore 19.00
WWW.
Le profezie cinematografiche di Sciascia a
cura di Gianni Olla (critico cinematografico,
La Nuova Sardegna)
Stampato su carta riciclata
martedì 7 dicembre ore 19.00
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