Rassegna del 29/10/2012
INDICE RASSEGNA STAMPA
Rassegna del 29/10/2012
UNIVERSITÀ DI FIRENZE
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29/10/12 P. 31
L'ICTUS INSIDIA ANCHE I GIOVANI
Domenico Inzitari
1
MONDO UNIVERSITARIO
Corriere Della Sera
29/10/12 P. 23
«Qui si vince per il merito Da noi no»
Corriere Della Sera
29/10/12 P. 23
Un giovane su tre vuole lasciare l'Italia
Giuseppe Sarcina
3
Corriere Della Sera
29/10/12 P. 27
Record di Nobel ai Paesi che mangiano più cioccolato
Giuseppe Remuzzi
4
Corriere Della Sera
29/10/12 P. 29
«Scoperti in Bulgaria i resti della più antica città preistorica»
6
Corriere Della Sera Corriereconomia
29/10/12 P. 22
Università e imprese Insieme per spingere il lavoro femminile
7
Corriere Della Sera - La
Lettura
28/10/12 P. 10
A me gli occhi, anzi l'amigdala
Massimo Piattelli
Palmarini
Corriere Della Sera - La
Lettura
28/10/12 P. 11
Il fiore dell'istruzione. Un po' appassito
Annachiara Sacchi
Italia Oggi Sette
29/10/12 P. 44
Il futuro nei cluster tecnologici
Italia Oggi Sette
29/10/12 P. 44
Scarse risorse, poca strategia E la ricerca non porta lavoro
Italia Oggi Sette
29/10/12 P. 44
I fondi vanno spesi bene
15
Italia Oggi Sette
29/10/12 P. 44
Arriva l'alta specializzazione
16
Italia Oggi Sette
29/10/12 P. 45
Il dottorato in azienda
17
Italia Oggi Sette
29/10/12 P. 46
I professionisti a lezione di Ict
18
Italia Oggi Sette
29/10/12 P. 46
Corsi & master
19
Italia Oggi Sette
29/10/12 P. 48
Business a premio
Italia Oggi Sette
29/10/12 P. 50
Contributo alla tesi
Italia Oggi Sette
29/10/12 P. 50
Un ponte tra università e lavoro
Mattino
29/10/12 P. 9
Professori italiani sotto la media Ocse lavorano meno dei colleghi europei
Messaggero
28/10/12 P. 13
«Se sbagliamo punite me, non gli scienziati»
Pietro Piovani
Sole 24 Ore
28/10/12 P. 4
Stabilità, rispunta il bonus ricerca
Eugenio Bruno
27
Sole 24 Ore
28/10/12 P. 10
L'algoritmo che combina matrimoni e trova dottori
Fabrizio Galimberti
28
Sole 24 Ore
29/10/12 P. 7
Maggiore efficienza se entrano i privati
Ciro D'Aries, Enrico
Bracci
29
Sole 24 Ore
29/10/12 P. 19
La nuova arma della firma grafometrica
Elio Silva
30
Sole 24 Ore
29/10/12 P. 20
Piano giovani ai primi passi
Andrea Curiat
31
Sole 24 Ore
29/10/12 P. 20
Donne e lavoro: nuove chance nell'area tecnica
Francesca Barbieri
33
Sole 24 Ore
29/10/12 P. 34
Bologna e Parma le città più «smart»
Rossella Cadeo
34
Sole 24 Ore - Domenica
28/10/12 P. 41
Nascite artificiali, una storia naturale
Sergio Luzzatto
36
Indice Rassegna Stampa
2
8
10
12
Benedetta Pacelli
Lorenzo Morelli
13
21
22
Sibilla Di Palma
23
25
26
Pagina I
L'ICTUS INSIDIA
ANCHE 1 GIOVANI
UNA D ELLE malattie più frequenti e
gravi del nostro tempo è l'ictus
cerebrale, che sta aumentando in tutto
il mondo e non solo tra gli anziani.
Dei 200.000 nuovi casi di ictus che si
verificano ogni anno in Italia, oltre
diecimila sono persone di età inferiore
ai cinquant'anni in piena attività
lavorativa e sociale. Un recente studio
americano ha rilevato un aumento
della frequenza dellictus tra i giovani
dal 12% al 18% in pochi anni. Fumo,
abuso di alcool e droghe, un'errata
alimentazione con eccessive calorie
ricca di grassi animali, la scarsa
attività fisica da un lato, i traumatismi
o gli sport violenti dall'altro, sono le
cause più frequenti di ictus giovanile.
I fattori che sono invece più coinvolti
nell'ictus dell'anziana sono la
ipertensione, il diabete e le malattie
cardiache tra cui una irregolarità del
ritmo cardiaco denominata
fibrillazione atriale.
Al PRI M I SI NTOM I chiamare il 118
e farsi portare in ospedale, dove deve
essere prontamente disponibile
un'equipe che valuti immediatamente
se è possibile praticare la trombolisi, un
intervento che, se praticato entro tre
ore, consente ad oltre la metà dei
soggetti colpiti da ictus di tornare a una
vita normale. Inoltre, il ricovero in una
unità dedicata all'ictus (la stroke unit),
ed una riabilitazione esperta,
prolungata e continuativa possono
contribuire ad ridurre la grave
invalidità che spesso consegue ad un
ictus cerebrale. La Federazione
A.L.1 Ce. Italia Onlus (Associazione
per la Lotta all'Ictus Cerebrale)
conferma l'impegno a favore della
prevenzione dell'ICTUS cerebrale, del
riconoscimento precoce dei sintomi e
dell'importanza di cure appropriate.
(*) Professore in Neurologia
Università di Firenze
SE C'è FAMILIARITAper ictus,
soprattutto nei fratelli, l'attenzione
deve essere massimale. Solo una
precisa conoscenza di questi fattori e la
loro correzione efficace e costante da
parte del paziente stesso e del medico di
famiglia può consentire di evitare
l'ictus. Di fondamentale importanza
sono pertanto le campagne educative
sia individuali (soggetti a rischio) che
su larga scala. Quando una persona
sta per avere un ictus è altrettanto
importante che sappia riconoscere
immediatamente alcuni dei sintomi
principali, che di solito insorgono in
modo improvviso. Tra questi: la
perdita di forza ad un braccio o ad una
gamba; la difficoltà a parlare; la
perdita della vista a un occhio o ad
ambedue; la difficoltà a stare in piedi o
a camminare; un fortissimo mal di
testa mai accusato prima.
Università di Firenze
Pagina 1
«Qui si vince
per il merito
Da noi no»
Simona Brambati, milanese di 35 anni,
studi all'ateneo San Raffaele Vita e Salute, ieri
si stava godendo con la sua famiglia una
giornata «tiepida» e luminosa a Montréal
dove vive, insegna presso l'università
cittadina e dove è anche ricercatrice presso il
Centre de recherche Iugm finanziato dal
Fonds de Recherche du Québec-Santé. E in
Italia? «Se ho una certezza è che tornando in
Italia dovrei cambiare lavoro e non riuscirei
più a fare ricerca». Pessimismo esagerato?
«Un po' questa mia convinzione - analizza
Simona - dipende da ciò che ho vissuto
personalmente prima di andarmene
dall'Italia dove anche i miei professori mi
dicevano di andarmene. Un po' è ciò che mi
continuano a confermare quei pochi amici,
perché sono ormai pochi, che sono rimasti:
difficile che le porte ti vengano aperte se non
hai un supporto che ti sceglie per "enne"
criteri non sempre chiarissimi». Simona, in
pochissime parole, è uno di quei cervelli in
fuga di cui tanto si dibatte. E, forse, a sentire
la sua storia, dovremmo chiamarli «cervelli
cacciati via» più che in fuga. Un fenomeno
che a questo punto,
secondo l'allarme
lanciato ieri dall'Istat,
potrebbe venire
amplificato dalla crisi.
Simona, mentre
macinava risultati
scientifici tra gli Stati
Uniti e il Canada, in
realtà ha ricevuto
un'offerta per tornare.
«Mi avevano
prospettato un assegno
di ricerca. In Italia ti
offrono sempre delle
cose a cortissimo
termine dicendoti che è
un modo per "rientrare
nel giro". Ma proprio
questo è sintomatico:
devi rientrare per farti
conoscere come se il
curriculum e i risultati
ottenuti non
servissero». E la
Mondo Universitario
malattia del «capitalismo di relazione» in
salsa italiana, declinato in diverse forme e a
diversi livelli. «Quello che ho vissuto negli
Usa e in Canada è che io "signor nessuno"
inviavo il mio "cv" e se c'erano possibilità
partecipavo e se ero abbastanza brava
superavo i concorsi». Per inciso il
curriculum di Simona fa spavento: dopo la
laurea in Psicologia, c'è il dottorato sempre
al San Raffaele. L'ultimo anno lo completa a
San Francisco, all'University of California.
Poi c'è un altro anno e mezzo di post
dottorato sempre nella stessa università. E
altri 3 anni di post dottorato a Montréal.
Oggi studia i problemi di linguaggio legati
alle varie forme di demenza senile
analizzando, con la risonanza magnetica, i
danni anatomici legati ai diversi casi. Ovvio,
riconosce Simona da brava psicologa, che
tutti vorrebbero lavorare con persone che
conoscono. Umano. Ma dai noi questo
aspetto è estremizzato fino a far contare solo
la conoscenza. «Spesso negli Usa ii capo
dipartimento sceglie senza nemmeno fare un
concorso. Ma se mette un cretino in una
posizione ci perde la faccia (concetto da noi
non ancora elaborato collettivamente, ndr).
In Italia c'è il concorso ma spesso è finto e
hanno già scelto». Come professoressa
Simona prende 77 mila dollari canadesi
l'anno. «Non ha molto senso convertirli. Qui
con questa cifra si vive bene. Peraltro anche
da studentessa del post dottorato in Canada
avevo ottime condizioni per il congedo di
maternità: 6 mesi al 1oo%o». Un altro allarme
da aggiungere a quello di Giovannini: chi
parte, o è cacciato, è difficile che torni.
Facciamo due conti.
Sid.
Pagina 2
Occ 7
:h e Lo Bello (Confindustria) e i ricercatori non rientrati: «Ventimila persone che contribuiscono alla prosperità di altre nazioni»
Un giovane su tre vuole lascïare lItalia
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Giovanini (Istat): 4 milioni desiderano lavorare all'estero. Già 2 milioni
ilioni lo hanno fatto
DAL NOSTRO INVIATO
VENEZIA - «Un giovane su
tre vorrebbe emigrare». La frase pronunciata ieri dal presidente dell'Istat Enrico Giovannini è forse la conclusione più
logica, prima ancora che la più
amara, della due giorni di «Seminars» organizzati nell'isola
di San Clemente a Venezia da
Aspen Italia. Giovannini riferisce i risultati del gruppo di discussione su «mobilità,
occupabilità, reticolarità». E
quella frazione, un terzo, rappresenta la sintesi di una serie
di studi condotti negli ultimi
anni dai diversi istituti di ricerca (Eurispes tra gli altri), partendo proprio dai dati Istat.
I giovani dai 18 ai 35 anni sono 12 milioni e 8oo mila: stia-
mo dunque parlando di oltre 4
Mondo Universitario
milioni di italiani che stanno
pensando seriamente di lasciare il Paese . Per altro, secondo
le ultime cifre disponibili, due
milioni lo hanno già fatto nel
2010.
Una fuga di massa trasversale, un'idea che comincia a maturare fin dai primi anni dell'università. II vicepresidente
della Confindustria, Ivanhoe
Lo Bello, si è presentato al seminario Aspen con una cartellina piena di numeri. Ha cominciato citando un'indagine
di Demopolis (commissionata
dall'Istituto addestramento lavoratori della Cisl). Bene: il
61% del campione intervistato
(3.500 giovani tra i 18 e i 34 anni) ritiene che, terminati gli
studi, occuperà una posizione
inferiore a quella dei genitori e
il78%o è convinto che per trova-
re un buon lavoro servano le
conoscenze giuste. Evidentemente è in questo retroterra
pervaso da scoraggiato pessimismo che nascono i progetti
dei neoemigranti.
Lo Bello richiama il confronto sui ricercatori. Secondo l'Istat in Italia lavorano circa 1o6
mila «addetti alla ricerca» nel
settore privato, cui vanno aggiunti 74 mila nel pubblico, di
cui 20 mila universitari. «Ma
20 mila ricercatori si sono perfezionati all'estero e li sono ri-
La ricerca
Secondo Demopolis
il 78% è convinto che per
un buon posto servano
le conoscenze giuste
malti. Un insieme enorme di
persone che contribuisce alla
prosperità degli altri Paesi, in
particolare degli Stati Uniti. Risorse umane che non torneranno indietro». In compenso
l'Italia non attira talenti stranieri. Nelle nostre università
solo il 2% di iscritti viene d'oltreconfine «e quasi nessuno di
loro dai grandi Paesi», nota ancora Lo Bello. Alla fine della catena c'è, come sempre, il Sud,
perché alla corsa verso l'estero
si associa la ripresa della classica ondata verso il Centro-Nord. Solo due esempi: il
7o%a degli studenti universitari
della Luiss a Roma è meridionale come pure il30°%o del Campus economico di Trento.
Giuseppe Sarcina
[email protected]
RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 3
Lo studio statistico della Columbia University . La Cina, dove il cacao non è diffuso, non ha mai ottenuto un Premio
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di GIUSEPPE REMU7ZI
Cosa non si fa per poter avere
il Premio Nobel ! Ci sono persino dei libri, li scrivono
quelli che il Premio Nobel l'hanno
già avuto (J. Michael Bishop, How
to win the Nobel Prize e Peter
Doherty, The Beginner's Guide to
Winning the Nobel Prize, insomma piccole guide per prepararsi
fin da piccoli agli onori di Stoccolma).
Dato che succede tutto in Svezia, quello che puoi fare per esempio è invitare colleghi svedesi influenti a conferenze dove presenti
il tuo lavoro, non si sa mai... Oppure puoi frequentare i laboratori
del Karolinska Institute di Stoccolma per mesi o anni. Al Karolinska
si fa ricerca di prim'ordine, passare un po ' di tempo in quei laboratori è utile comunque e fra l'altro
è un modo di farsi conoscere.
Quello che serve di più è conoscere e frequentare premi Nobel (anche loro hanno voce in capitolo
nella scelta) ma è una faticaccia.
Oggi però per gli scienziati più
ambiziosi - quelli con l'ossessione del Nobel per intenderci - c'è
una strada più facile, e persino
piacevole perché ha a che fare con
il cioccolato. Che c'entra il cioccolato col Premio Nobel? C 'entra, eccome. Si sa da tempo ormai che
certi cibi, quelli ricchi di flavonolo come il cacao ma anche il vino
rosso e molti frutti, aumentano le
capacità intellettuali. Dal momento che il cioccolato fondente è ricchissimo di flavonolo chi ne consuma tanto dovrebbe essere molto più sveglio degli altri . Ma allo-
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ra perché non vedere se c'è un
rapporto tra il consumo di cioccolato in certe aree del mondo e le
facoltà cognitive della gente che
vive lì?
C'è un problema però. I dati sul
consumo di cioccolato ci sono,
ma l'intelligenza della gente è difficile da misurare (io posso misurare il quoziente di intelligenza di
questo o di quel francese ma non
l'intelligenza dei francesi). Così il
dottor Franz Messerli - che lavora alla Columbia University di
New York - è ricorso ad uno stratagemma. Ha preso in esame i dati sul consumo di cioccolato di 23
Paesi del mondo e ha contato i
premi Nobel che ci sono stati fino
al 2011 con l'idea che il numero
dei premi Nobel di un certo Paese
potesse riflettere l'intelligenza della gente che vive lì.
I risultati sono sbalorditivi: c'è
un rapporto fra consumo di cioccolato e premi Nobel che in termini statistici si configura con una
correlazione lineare molto forte.
La Svizzera è prima per consumo di cioccolato - 3o chili per
persona all'anno - e fin qui niente di nuovo, ma è anche il Paese
che ha avuto più premi Nobel di
tutti. In fondo alla classifica ci sono Giappone, Brasile, Portogallo,
Polonia e Italia: meno cioccolato
(meno di 5 chili) e meno premi
Nobel.
In Cina dove di cioccolato non
se ne consuma affatto non c'è stato nessun Premio Nobel. Intendiamoci, che una cosa correli con
un'altra non vuol dire che ci sia
un rapporto di causa effetto, ma
qui una certa logica c'è visto che
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le proprietà del cioccolato sul cervello sono ben documentate.
Ma c'è qualcosa che non torna
e riguarda proprio la Svezia. Là il
consumo di cioccolato è solo 6,4
chili per persona all'anno ma di
premi Nobel ce ne sono stati pochi meno che in Svizzera. E su 23
Paesi quella della Svezia è l'unica
bandierina fuori dalla «retta di regressione» (come chiamano gli
statistici il rapporto tra due variabili).
Come si spiega? Non sarà che il
comitato che assegna il Premio
Nobel ha un occhio di riguardo
per gli svedesi ? Forse , oppure
chissà, il cervello degli svedesi è
così sensibile agli effetti benefici
dei cioccolato che ne bastano piccole quantità per avere le stesse
prestazioni che hanno gli svizzeri
con 3o chilogrammi di cioccolato
a testa.
Ci sarebbero anche altri modi
per spiegare il rapporto fra consumo di cioccolato e premi Nobel.
Forse gli intelligentoni lo sono al
punto da sapere da soli degli effetti dei cioccolato sul cervello e allora ne mangiano di più. E fra l'altro
nel mettere in rapporto le due variabili bisognerebbe tenere conto
delle condizioni socio - economiche, dei clima e delle altre abitudini alimentari. E poi: sappiamo che
quanto più cioccolato si consuma
in un certo Paese tanti più premi
Nobel ci sono, ma quanto cioccolato abbia consumato ciascuno di
quei premi Nobel - prima di essere premiato - non lo sa nessuno.
Peccato perché sarebbe la prova definitiva, anche se il dottor
Messerli - che ha pubblicato il
Pagina 4
suo lavoro pochi giorni fa sul
New England Journal of Medicine
- ha promesso che nei prossimi
anni si dedicherà proprio a questo. Vedremo.
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Lo svizzero
Kurt Wüthrich
riceve
il Premio
Nobel per
la Chimica
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Se il consumo pro capite
scende sotto i cinque
chilogrammi l'anno il numero
dei riconoscimenti si riduce
Pagina 5
Archeologia
«Scoperti in Bulgaria i resti
della più antica città preistorica»
Una spedizione archeologica ha scoperto in Bulgaria una
città preistorica che potrebbe essere la più antica
d'Europa, fondata intorno a un centro di raccolta e di
lavorazione del sale. «Questa è la più antica città
preistorica, una città nel V millennio a. C. II sale era un
bene molto prezioso, necessario alla vita di tutti i giorni
ma anche prodotto di scambio, una sorta di valuta», ha
detto il capo spedizione Vassil Nikolov . Gli scavi,
condotti da un team di esperti bulgari sul sito
Provadia-Solnitsata, sono iniziati nel 2oo5, ma solo di
recente la missione si è resa conto di avere davanti una
città fortificata di circa 35o abitanti organizzati intorno a
una struttura religiosa e commerciale che ha consentito
di definirla come una vera città preistorica. «Questo è un
sito meraviglioso... Qui c'è lavoro per diverse
generazioni di archeologi», ha commentato Nikolov.
Mondo Universitario
Pagina 6
Università e imprese
Insieme per spingere
il lavoro femm inile
' on la Borsa del piacement torna il
r confronto tra atenei e imprese per
favorire l'occupazione giovanile. La sesta edizione, in programma il 30 e 31
ottobre a Bologna, ha come tema centrale il lavoro femminile. Tra le donne il
tasso di disoccupazione da gennaio a luglio 2012 è salito dal 9,9% all'11,8%.
Mondo Universitario
Pagina 7
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di MASSIMO PIATTELLI PALMARINI
1 congresso annuale della Società per le Neuroscienze, il
più importante del settore, tei . , nutosi nel giorni scorsi a New
Orleans, la neuropsicologa Katalin Gothard, dell'Università dell'Arizona, ha annunciato una curiosa e interessante scoperta. Nel cervello del macaco
esistono alcuni neuroni che si attivano
specificamente quando la scimmia guarda fissamente negli occhi un'altra scimmia. Non a caso, la regione cerebrale nella quale risiedono questi neuroni, specificamente attivati dallo sguardo-nello-sguardo, è l'amigdala, cioè una formazione vagamente assomigliante ad una
mandorla, già ben nota come centro nervoso principale delle emozioni.
Il delicato esperimento eseguito dalla
Gothard e dai suoi collaboratori Clayton
Mosher e Prisca Zimmerman, in sintesi,
consiste nell'inserire minuscoli elettrodi (ben più sottili di un capello) in un
certo numero di neuroni e registrare l'attività di tali neuroni, quando il macaco
osserva varie situazioni. In particolare,
veniva presentato su uno schermo un filmato di un altro macaco che a tratti
guardava fisso, da molto vicino, la telecamera. Il soggetto sperimentale aveva
ogni motivo di ritenersi personalmente
fissato, appunto, sguardo-nello-sguardo.
Si è osservato che esistono, nell'amigdala, dei neuroni definiti «neuroni occhio» (eye neurons), sensibili alla direzione dello sguardo e ai movimenti oculari di un «conspecifico», inclusa la momentanea dilatazione delle pupille. Dato che, ovviamente, gli occhi sono il veicolo principale per comunicare intenzioni e atteggiamenti verso gli altri, non era
inatteso che circa il 15 per cento di tutti i
neuroni sondati dalla Gothard nell'ami-
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fidala (circa 15o in tutto) siano specializzati nel registrare le informazioni contenute nello sguardo.
Atteggiamenti aggressivi, neutrali o
amichevoli vengono registrati da questi
neuroni. Taluni sono attivati da questi
diversi tipi di informazione , mentre l'attività di altri neuroni viene soppressa.
Ebbene, quattro di questi neuroni occhio sono unicamente sensibili allo
sguardo-nello-sguardo. Mandano impulsi solo quando la scimmia fissa lo sguardo della scimmia che fissa la telecamera. Un'immagine statica del volto non eccita questi neuroni . E molto plausibile
che tali neuroni esistano anche negli esseri umani, data la similitudine tra noi e
le altre specie di primati.
Chiedo a Gothard quanti neuroni
sguardo-nello-sguardo pensa siano presenti nel macaco. Mi risponde che le ricerche sono ancora in pieno svolgimento e che è plausibile esistano alcune centinaia di tali neuroni. Aggiunge una considerazione interessante: «Il numero di
neuroni spesso non corrisponde all'importanza della loro funzione. Appena
6oo neuroni nel ratto pilotano il ritmo
della respirazione, una funzione di importanza capitale, mentre milioni di altri neuroni presiedono a funzioni molto
meno vitali».
Le chiedo di parlarci un po' dell'amigdala in generale: «E un centro cerebrale che svolge molte funzioni. Valuta il significato emotivo di tutti gli stimoli che
l'organismo riceve e modula le funzioni
di tutti gli organi interni che rispondono a stimoli altamente significativi. Segnalare il contatto attraverso lo sguardo
è solo una di queste funzion » . I suoi studi sull'amigdala, in oltre dodici anni,
hanno messo in luce le diverse specializzazioni dei diversi gruppi di neuroni.
Già ben noti, in una diversa area del cervello, chiamata area fusiforme, e ben
presenti in noi, sono dei neuroni specializzati nel riconoscimento dei volti. Un
danno cerebrale a quest'area produce
un deficit chiamato prosopoagnosia, i
soggetti ci vedono benissimo, ma non
possono riconoscere le persone dal loro
volto, nemmeno i più stretti familiari.
Un'area vicina, ma distinta, presiede
al riconoscimento delle emozioni
espresse dal volto. La neuropsicologa
olandese Beatrice De Gelder, alcuni anni
orsono, ha rivelato un dato sorprendente. Quando l'area fusiforme deputata al
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Katalin Gothard
É professore associato
in fisiologia medica
all'Arizona University,
con una quindicina
di pubblicazioni
scientifiche all'attivo
(foto in alto). L'obiettivo
delle sue ricerche
è comprendere le basi
neuronali delle emozioni.
Per saperne di più www.
3.physiology.arizona.edu/articles/43?&index=0#pubs.
Beatrice De Gelder
Insegna neuroscienze
cognitive ed è direttrice del
Cognitive and Affective
Neuroscience Laboratory
alla Tilburg University
(Olanda). Il suo sito
aggiorna sulle attività
di laboratorio:
www.beatricedegeider.com
(foto sopra). Tra i suoi libri:
«Out of mind: varieties
of unconscious processes»,
Oxford University Press
(2001). Molto ampia
è la sua pubblicistica
scientifica
Pagina 8
riconoscimento di volti è colpita, ma
l'area delle espressioni resta intatta, questi soggetti mostrano, senza rendersene
conto, di saper ben individuare le
espressioni in quel volti che, si noti bene, non riconoscono come volti. Il loro
cervello individua paura, disgusto, gioia
o ira in quello che a loro appare solo come una macchia ovale indistinta. Chiedo come si rapportino a questi neuroni
del volto i neuroni da lei scoperti. «Sono
tipi di neuroni assai simili tra di loro,
sintonizzati dall'evoluzione delle specie
per servire i comportamenti sociali. Ci riconosciamo l'un l'altro e stabiliamo delle relazioni. Tanto le cellule del volto (face cells) che quelle dello sguardo mostrano una selettività molto raffinata per il
significato dello stimolo, per le emozioni manifestate dal volto e dallo sguardo».
Le chiedo se si possono prevedere applicazioni pratiche, in special modo cliniche e diagnostiche, di questa scoperta. «Occorrono ancora ulteriori ricerche,
prima di trovare tali applicazioni, ma
questi neuroni possono diventare il bersaglio privilegiato per terapie volte a migliorare dei deficit nella socialità, disturbi dello sviluppo che accompagnano sindromi psichiatriche , come l'autismo, la
schizofrenia e l'ansia nella socializzazione». Sottolinea che tutti gli animali sociali hanno nel loro cervello dei neuroni
sensibili al volti, perfino le pecore e le
api. Forse , aggiungo io, il ben noto fenomeno dello sguardo che ci segue, in certe foto e in certi dipinti, attiva nella nostra amigdala proprio i neuroni scoperti
dalla Gothard. Non vogliamo farci, però,
installare quegli elettrodi, seppur più
sottili di un capello, per averne una conferma definitiva.
C RIPRODUZIONE RISERVATA
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di ANNACHIARA SACCHI
L istruzione
è un fiore. Petali dai
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colori diversi che raccontano il
livello scolastico della popolazione mondiale in base all'età e al diploma, pistilli e stami che indicano la spesa annua di ciascuno Stato per studente
e la percentuale di investimenti rispetto al Prodotto interno lordo. Trentaquattro Paesi a confronto. Dalla Norvegia alla Corea del Sud, dalla Slovenia
a Israele. E il delicato, variopinto, disomogeneo risultato di «Education at a
Glance 2012: Oecd Indicators», il rapporto annuo sul grado di educazione
globale a cura dell'Ocse.
Linee interrotte e continue, sfumature di rosa e di viola. Performance e costi. E quel tratteggio nero, indicatore di
un dato tanto preoccupante quanto in
crescita: la percentuale di giovani tra i
15 e i 29 anni che non fanno niente.
Non vanno a scuola, non frequentano
un corso professionale, non lavorano.
In Italia sono il 23 per cento del totale
(media Oese: 16) e si tratta della quinta
percentuale più alta tra i Paesi presi in
considerazione dallo studio.
sono i grandi: gli Stati Uniti, che spendono 15.800 dollari per studente e hanno quasi nove diplomati su dieci in tutte le fasce di età. 0 il Canada: 56 per cento di laureati tra i 25 e i 34 anni, 92 per
cento di diplomati. Solo la Corea del
Sud, con picchi che toccano il 98 e 65
per cento, supera tutti.
Petali che si incrociano e si sovrappongono. Che crescono e cambiano forma. Il rapporto Ocse viene pubblicato
ogni anno a settembre. Le novità del fiore, come sempre, si inizieranno a vedere (e a studiare) la prossima primavera.
Un petalo medio-piccolo, quello italiano. Sovrastato da quelli giganti dei
Paesi scandinavi, superato dai blocchi
Francia-Germania e Australia-Nuova Zelanda, ma più esteso rispetto a Spagna
e Portogallo. Guardiamolo bene: la spesa annua per ogni studente, novemila
dollari, è perfettamente in linea con la
media Ocse (9.200), ma i diplomati tra i
25 e i 34 anni sono il 71 per cento contro l'82. Per non parlare dei laureati: il
21 per cento (sempre considerando
quella fascia di età) rispetto al 38 medio. Quasi la metà. E se si guardano i
numeri dei cinquanta-sessantenni
(55-64 anni), i diplomati sono il 38 per
cento e i laureati l'11 (in quest'ultimo caso la media Oese è del 23 per cento e
questo dato ci fa scendere ai livelli più
bassi della classifica). Certo, c'è chi sta
peggio: Messico, Turchia, Spagna. E ci
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Mondo Universitario
Pagina 11
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futuro
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Dal 2007 a oggi a fronte di ogni euro
investito in ricerca l'Europa ha portato
a casa 60 centesimi. Una situazione che
mostra un sistema in cui gli stati non
riescono a trarre profitto dalla progettazione e dalla ricerca. E a partire da
queste considerazioni che il ministro
dell'università e della ricerca Francesco
Profumo ha messo in campo una serie
di iniziative. Una delle più significative
è rappresentata dai cluster tecnologici.
A prevederli è il bando del Miur pubblicato il 30 maggio e che si è chiuso
poche settimane fa con 11 domande e
44 progetti pervenuti nei nove settori
strategici della ricerca individuati dal
dicastero per un valore complessivo che
sfiora i 500 milioni di euro. Ora partirà
la fase di valutazione che si concluderà
a fine mese. L'obiettivo dichiarato del
bando è quello di superare l'attuale
frammentazione in cui versano il mondo dei distretti e dei poli tecnologici e
aggregare tutta la filiera dell'innovazione (università, aziende, centri di ricerca
pubblici e privati) intorno a dei grandi
cluster nazionali in nove aree di intervento: chimica verde, aerospazio, mezzi
e sistemi per la mobilità di superficie
terrestre e marina, scienze della vita,
agrifood, tecnologie per gli ambienti
di vita, energia, fabbrica intelligente,
tecnologie per le smart communities.
La parola chiave dell'intera iniziativa
è «smart specialization», perché per il
Miur, proprio la specializzazione intelligente si rivelerà fondamentale per la
programmazione dei fondi strutturali
per i prossimi sette anni. In sostanza,
quando ci sarà da presentarsi in sede
Europea, un cluster forte e capace di
valorizzare le risorse e le peculiarità
del territorio si troverà a essere un
interlocutore privilegiato. Le risorse
stanziate ammontano a 408 milioni
di euro. Di questi, 368 provengono dal
fondo per le agevolazioni alla ricerca
(Far) e sono destinati all'intero territorio nazionale, mentre la restante parte
è destinata a Calabria, Campania, Puglia e Sicilia dal programma operativo
nazionale «Pan ricerca e competitività»
2007-2013 varato in ambito Europeo.
Il bando fa parte delle priorità di Horizon 2020, il grande programma di
ricerca varato dall'Ue che prevede uno
stanziamento di 80 miliardi di euro
(1,7 dei quali provenienti dall'Italia).
I cluster tecnologici si caratterizzano
per la vivacità non solo delle idee ma
anche delle iniziative; infatti il loro sviluppo economico si fonda sulla nascita
di numerose start-up che perseguono
business innovativi.
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Mondo Universitario
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Pagine a cura
DI BENEDETTA PACELLI
1 potenziale c'è, i centri d'eccellenza pure, ma la scarsità
di risorse e la mancanza di
1 strategia a lungo termine
fanno (purtroppo) la differenza.
Il risultato? La ricerca non crea
occupazione. O per lo meno ne
crea poca, precaria (specie nel
settore pubblico) e solo nel settore privato, quello cioè della
ricerca industriale. E questo infatti l'unico settore che pur non
esplodendo in termini occupazionali, quanto meno tiene. Ma
si tratta di un mondo ad alcuni
sconosciuto visto che quando si
pensa alla ricerca si fa riferimento soprattutto a quella universitaria dimenticando che lo
zoccolo duro è quella fatta nelle
imprese e negli enti pubblici: gli
enti svolgono attività di ricerca
per un importo annuo di circa
2,5 miliardi di euro, la ricerca
industriale per 9,5 miliardi di
euro, mentre la ricerca universitaria sui 6 miliardi annui. Il
problema è comunque sempre
lo stesso: poche risorse disperse
in mille rivoli incapaci di garantire quella continuità di cui l'attività di ricerca necessita.
Il contesto generale. La
maggior parte della ricerca industriale è fatta in casa, cioè
tra le mura delle imprese che
potendo contare poco sugli aiuti statali non di rado investono dall'interno per innovare
prodotti e processi. Cercando,
quindi, anche di scommettere
Mondo Universitario
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sul personale destinato all'attività di ricerca. Negli ultimi
quattro anni in realtà il settore ha registrato comunque un
incremento, pari all'1,28%, ma
con un percorso tutt'altro che
lineare: nel 2007-2008, infatti,
il barometro dell'Airi, l'Associazione italiana per la ricerca
industriale (che misura gli investimenti in ricerca in base a
dieci specifici indicatori tra cui
il numero dei laureati in materie scientifiche, il numero dei
brevetti, gli addetti del settore,
la spesa privata ma anche gli
investimenti pubblici), ha registrato una flessione dell'1,84%
per poi subire un crollo del
6,61% negli anni più difficili
della crisi economica (20082009) e impennarsi di oltre il
10% nell'anno successivo grazie
soprattutto alla ripresa dell'export di prodotti di alta qualità.
Certo è che paragonando il tutto con l'andamento registrato
negli altri paesi europei l'Italia
resta il fanalino di coda. Anche
perché non esiste una vera politica industriale in senso stretto
per l'industria italiana né una
continuità nella distribuzione
dei fondi. Inoltre tra bandi, valutazione, esami degli organi di
controllo passano anni prima
che le imprese possano avere un
reale accesso ai fondi. E questo
finisce per vanificare i benefici
del finanziamento sui progetti.
Gli investimenti . Secondo
i dati dell'Airi la spesa «intramuros» (cioè quelle interna)
in Ricerca e sviluppo delle imprese italiane è costantemente
cresciuta, seppur lievemente:
è passata dai 9.455 milioni di
euro nel 2007, ai 10.173 nel
2008 per arrivare ai 10.465 nel
2010. Certo la particolarità del
tessuto imprenditoriale italiano
è che i grandi gruppi che fanno
ricerca a livello internazionale
e investono una percentuale del
fatturato simile alla media dei
paesi europei, sono pochi. La
maggior parte del comparto industriale invece è composto da
piccole e medie imprese che, a
causa delle dimensioni ridotte,
non hanno né i fondi né la struttura per garantirsi la ricerca
fatta in casa. Ma che di innovazione hanno bisogno. E infatti
non è un caso che queste stesse
imprese abbiano continuato comunque ad assumere personale
addetto al settore. Secondo Airi
i soggetti addetti alla R& S nel
2007 erano in totale poco più di
80 mila tra ricercatori e addetti, sono cresciuti a 93.760 l'anno dopo per salire poi a quota
109.768 nel 2009. Ma non solo
perché guardando i numeri degli addetti in un complesso più
ampio, tra istituzioni pubbliche,
università, istituzioni private non profit e imprese, rileva
l'Airi, il numero è cresciuto dal
2006 al 2009 di quasi 35 mila
soggetti di cui circa un terzo
solo ricercatori.
Il futuro . Ma quali sono i
settori di sviluppo per la ricerca industriale capaci anche di
creare occupazione? Secondo il
rapporto «Tecnologie prioritarie
per l'industria», elaborato con
la collaborazione di più di 100
ricercatori e manager della ricerca industriale, coadiuvati da
ricercatori di enti pubblici, sono
105 le tecnologie del prossimo
futuro. Tra queste ci sono quelle informatiche e quelle relative a microelettronica, energia,
chimica, farmaceutica e biotecnologie, ambiente, trasporti,
aeronautica, spazio, materiali.
Se l'Italia, sostiene l'Associazione italiana per la ricerca industriale, si concentrasse per circa
5 anni nelle aree industriali in
cui è più forte, per esempio nel
vasto settore del Made in Italy,
potrebbe essere ancora un Paese competitivo. Lo sforzo della
ricerca industriale, che richiede
mediamente 3-5 anni per il successo sul mercato, presenta un
elevato rischio imprenditoriale
che potrà essere sostenuto, però,
anche con un impegno pubblico
a livello regionale, nazionale e
comunitario, perché gli obiettivi sono tali che richiedono una
partecipazione collettiva. E
poi ancora c'è un problema di
offerta di figure professionali:
alle aziende infatti non basta
il semplice ricercatore, ma gli
serve il ricercatore-innovatore,
una figura che sia esperta nello scouting tecnologico, in grado
quindi di scovare tutte le tecnologie che interessano l'imprenditore per cui lavora.
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I fondi vanno spesi bene
«Dobbiamo creare le condizioni per
un'industria competitiva che sappia
fare e sfruttare la ricerca d'avanguardia che arriva dai giovani ricercatori».
Il monito arriva dal presidente dell'Airi, Renato Ugo, che spinge affinché la
ricerca italiana, al pari di altri paesi
diventi non solo un fatto culturale ma
un business, capace di creare occupazione.
Domanda. Presidente, un quadro
a tinte fosche quello della ricerca
industriale?
Risposta. Diciamo che il sistema fino
ad ora è riuscito a tenere in termini
di occupazione e di efficienza. Grazie
al fatto che le imprese piccole e medie che fanno ricerca sono flessibili e
attive soprattutto sui fronte dell'innovazione del processo. Hanno puntato
sulla ricerca incrementale, cioè dando
maggior qualità ai loro prodotti e con
un bel tasso di innovazione.
D. Ora però c'è bisogno di una
marcia in più?
R. Siamo in una fase di cambiamento:
l'industria si è resa conto che non ha
più le capacità di fare innovazione perché mancano finanziamenti e competenze. Quindi il futuro sarà sempre più
quello di fare ricerca in outsourcing,
andando a cercare le idee fuori anche
tra i giovani ricercatori che arrivano
dall'università con cui i legami saranno sempre più forti.
D. Bruxelles ci chiede di raggiungere il 3% della spesa per ricerca
e sviluppo sul pii entro il 2020 garantendo così anche nuova occupazione ci riusciremo?
R. Sono numeri fantasmagorici: per
raggiungere questo obiettivo avremmo
bisogno di circa 80 mila ricercatori in
più, 7 mila ogni anno e di spendere 8
miliardi in più. Un'impresa ora tutt'altro che semplice.
D. Quindi cosa occorre fare?
R. E essenziale che le poche risorse
a disposizione siano spese bene, nei
tempi giusti e senza dispersioni. Deve
finire il tempo delle risorse yo-yo, cioè
un po' sì e un po' no, perché questo
vanifica i benefici del finanziamento
sui progetti. La ricerca ha bisogno di
investimento sicuri e costanti.
D. Quali sono i settori di sviluppo
futuro che potranno creare occupazione?
R. La salute, le energie alternative,
l'aeronautica e il mondo dei trasporti
in generale, la robotica. Si tratta di
ricerca applicata dove noi abbiamo
grandi abilità.
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Mondo Universitario
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Arriva l'alta specializzazione
Si chiama Red, cioè Research enhancement & development, il primo corso di alta formazione strutturato in
un ateneo pubblico, La Sapienza di
Roma e finalizzato a trasformare i ricercatori in imprenditori di successo.
Il corso, della durata di un semestre
(ora partiranno le domande per il
secondo ciclo che si avvierà all'inizio
del 2013), ha l'obiettivo di stimolare la
connessione tra ricerca e mondo esterno indirizzandola verso lo sviluppo di
soluzioni e prodotti innovativi fondati
sui risultati della ricerca scientifica e
delle applicazioni tecnologiche generate nell'ateneo. Insomma cercare di
valorizzare le idee a più alto potenziale. Come? Grazie a un team guidato
da un advisory board formato da accademici e da soggetti che investono
in progetti innovativi, ma anche da
imprenditori che guidano aziende ad
alto tasso di innovazione e tecnologia.
«Una composizione di profili», come
spiega Andrea Lenzi, presidente del
Cun, il Consiglio universitario nazionale, e ideatore del corso, «finalizzata a valutare e sostenere con idee e
suggerimenti le idee a più alto potenziale». Ma come è stato strutturato?
«Abbiamo preso 20 tra i migliori ricercatori o dottorandi di tutte le di-
Mondo Universitario
scipline, li abbiamo messi insieme in
un laboratorio e poi, per così dire, li
abbiamo sottoposti a un sorta di terapia intensiva per guidarli a potenziare l'imprenditorialità accademica».
Del resto innovazione e ricerca sono
le chiavi per superare le difficoltà del
mercato e sono una scelta obbligata
per rigenerare la competitività italiana. E non possiamo perdere i talenti
che le nostre stesse università formano. La ricerca italiana, secondo Lenzi,
infatti pubblica tanto e bene, giacché i
suoi ricercatori sono massicciamente
presenti al top delle ricerche più citate nel mondo, nonostante la scarsità
di finanziamenti. «Purtroppo però il
ricercatore italiano tutela e valorizza poco le sue scoperte. Ecco perchè
il corso di alta formazione Red può
rappresentare un ottimo esempio
di addestramento al trasferimento
tecnologico e delle conoscenze. E se
l'obiettivo principale è quello di aumentare le performance di valorizzazione della ricerca attraverso la creazione di entità autonome topo spin off
e lo sviluppo di partnership con realtà
industriali già consolidate, si può dire
raggiunto. Il primo corso di Red ha già
sviluppato l'idea di un paio di ricerca
già diventate spin-off.
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W 39
dotto rato ì(1 azienda
Il dottorato di ricerca anche in azienda e nelle imprese. E questo almeno secondo gli annunci del ministro
Profumo e secondo quanto previsto
dalla legge di riforma universitaria
(240/10), il futuro del terzo gradino
della formazione superiore. E finita,
dunque, l'era del dottorato solo come
primo livello di un'ipotetica carriera accademica. Così come quella dei
titoli rilasciati, così specialistici da
non essere spendibili al di fuori del
dipartimento universitario che li aveva creati. La bozza di regolamento
che a breve dovrebbe essere presentata dal numero uno dell'università e della ricerca punta, infatti, ad
assicurare, che i corsi di dottorato,
cui ogni anno accedono circa 12 mila
laureati, siano legati a doppio nodo
con il mondo del lavoro tanto da attivare corsi in collaborazione con le
imprese, garantirne la spendibilità
e la riconoscibilità, anche solo nella
loro denominazione, a livello internazionale. Si parlerà di dottorato industriale degli enti e delle professioni,
ci sarà una maggiore attenzione ai
dottorati internazionali. Si dirà basta
dunque al singolo progetto di ricerca
che rappresentava lo spunto per dar
il via a un isolato corso di dottorato,
Mondo Universitario
perché d'ora in poi si potranno attivare corsi in stretto coordinamento
con lo svolgimento di attività di ricerca documentate e di alto livello
ma soprattutto entro vere scuole a
livello di ateneo o interateneo e in
convenzione con strutture extrauniversitarie. Per centrare questi obiettivi il nuovo regolamento fissa paletti
precisi: per ottenere il via libera il
corso dovrà avrà un accreditamento da parte dell'Anvur, l'Agenzia di
valutazione della durata quinquennale ma, dovrà anche assicurare la
presenza nel collegio dei docenti del
dottorato di almeno 15 tra professori
ordinari e associati (si ipotizza che
nel collegio ci saranno anche ricercatori) del settore o dei settori concorsuali oggetto di corso. Per fare in
modo, poi, che i corsi siano collegati
con il mondo produttivo, il decreto
prevede un articolo specifico che apre
alla possibilità per le università di
istituire corsi in collaborazione con le
imprese. A questo tipo di dottorati, si
legge nella norma, possono accedere
anche lavoratori dipendenti laureati,
«sulla base di specifiche convenzioni
che stabiliscono tra l'altro le modalità di svolgimento delle attività di
ricerca svolte presso l'impresa».
Pagina 17
Parte la scuola Regíster.í[ dz Dada
I p rofessïollïstï
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e
nata la Scuola Register.
it, un progetto di formazione e di educazione
online organizzato dal
Gruppo Dada di Firenze. La
scuola rappresenta l'evoluzione di una prima fase sperimentale con cui il Gruppo
Dada ha offerto, nello scorso
semestre, una serie di training
online focalizzati sulle nuove
frontiere del web
e su temi quali
la search engine optimization,
il social media
marketing, l'advertising online
e la posta elettronica certificata (Pec) riscontrando parecchio interesse
tra le pmi e i professionisti.
Proprio per questa ragione,
l'obiettivo della scuola Register.it è quello di supportare il
percorso di crescita delle pmi
e dei professionisti italiani
attraverso eventi formativi e
momenti d'approfondimento
online focalizzati sul mondo
del web e sui nuovi paradigmi tecnologici. La Scuola di
Mondo Universitario
e
Register.it, infatti, attraverso
eventi online aventi cadenza
mensile fino al prossimo mese
di maggio 2013, punta a esplorare le più innovative frontiere tecnologiche attraverso
un vero e proprio percorso di
«Online business training»,
caratterizzato dalla possibilità di collegarsi comodamente
da qualsiasi luogo interagendo
con esperti del settore. Inoltre il
pacchetto formativo è costituito
da un duplice livello di difficoltà
dei corsi, rivolti sia a beginners
sia a utenti avanzati. Per accedere al calendario dei corsi online è necessario iscriversi nel sito
web www3.gotomeeting.com(register. Per ulteriori informazioni
sul progetto è possibile consultare la pagina https:IJwww.facebook.com/Register.it
Pagina 18
Entro il 31 ottobre 2012 è possibile
presentare domanda d'iscrizione al
master in scienze amministrative
organizzato dall'università di Urbino Carlo Bo. Si tratta di un master
universitario di secondo livello che
scatterà il prossimo 1 ° dicembre 2012
e durerà fino al 30 novembre 2013 e
che si rivolge sia a giovani laureati
(in possesso di laurea quadriennale,
specialistica o magistrale), sia a
coloro che lavorano all'interno delle
istituzioni pubbliche o di interesse
pubblico. In particolare, il corso si
pone l'obiettivo di fornire competenze,
approfondimenti, aggiornamenti ed
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un elevato livello di specializzazione
professionale, utili anche per accedere alla dirigenza o a progressioni
di carriera, nelle pubbliche amministrazioni e nelle organizzazioni che
svolgono attività di interesse pubblico
preparando operatori giuridici ed amministrativi in grado di gestire i problemi complessi dell'amministrazione
pubblica. Sono previste anche attività
formative che possono interessare vari
aspetti dell'attività degli enti locali,
da quelli più strettamente giuridici
a quelli relativi al management delle
amministrazioni pubbliche. Per iscriversi al master o per avere maggiori
informazioni , consultare il sito web:
www.uniurb.itlrnsa o scrivere all'in-
Mondo Universitario
dirizzo e- mail: [email protected].
C'è tempo fino al 5 novembre 2012
per inviare la domanda di iscrizione
al master inAvvocati d'affari organizzato a Roma da Melius Form in collaborazione con il consiglio dell'Ordine
degli avvocati capitolini. Si tratta di
un percorso in business law che si propone di formare esperti nel settore del
diritto societario, trattando tematiche
commerciali, tributarie e fallimentari
altamente specialistiche, con particolare attenzione alla contrattualistica
societaria e alle operazioni straordinarie e con una visione multilaterale
delle problematiche di natura legale
che oggi si trovano ad affrontare le
imprese. Il master ha pertanto un'impostazione pratica che mira a fornire
una specializzazione adeguata ad
un contesto lavorativo aziendale o di
cosiddetta «private practice», focalizzandosi su materie che la prassi legale
e commerciale ha identificato, nel cor-
r
so degli anni, come le più complesse e
articolate e che un professionista non
può permettersi di ignorare. Il master
si rivolge sia a liberi professionisti
che a legali d'impresa che vogliano
completare il bagaglio di conoscenze
professionali, ma ben si addice anche
a profili junior in forte fase di sviluppo
e crescita di competenze, richiedendo
un impegno part -time e diluito nel
tempo. Per iscriversi e avere maggiori
informazioni , consultare il sito web:
www.meliusform.it.
Fino al 19 novembre sono
aperte le iscrizioni al master
in Intelligence economica
organizzato
dall'università di Roma Tor
Vergata con il
supporto del
Centro interdipartimentale di studi sulla pubblica amministrazione (Cispa).
Il master, di II livello universitario,
scatterà il prossimo 30 novembre 2012
ed è aperto ad un numero massimo di
35 partecipanti. Quello di Intelligente
«economica » è un concetto in piena
evoluzione che può essere definito
come l'insieme delle azioni coordinate di ricerca, analisi , distribuzione
e protezione delle informazioni, di
utilità per gli operatori economici e
ottenute legalmente. Le recenti vicende economiche e finanziarie mondiali
mostrano l'esigenza di una efficace
attività di intelligence in grado di
sostenere i processi decisionali pubblici e privati. (,'obiettivo del master è
quello di formare figure professionali
chiamate a occuparsi di intelligente
economica grazie alla conoscenza
e alla padronanza di diverse discipline, tra cui: business intelligence,
enviromental scanning , competitive
intelligente, geopolitica, management
dei sistemi informativi e risk management, contribuendo così a creare
quel modello dei saperi e delle informazioni al servizio delle funzioni di
gestione delle imprese private e della
sicurezza economica degli stati in un
contesto di globalizzazione crescente.
Per iscriversi al master e per avere ul-
Pagina 19
teriori informazioni, consultare il sito
http: l I www.cispa. uniroma2. it.
Sonoaperte fino al 14dicembre2012
le iscrizioni al master in Metodologie
d'intervento educativa per soggetti con
disturbi dello spettro autistico organizzato dall'università degli studi di
Trenta. Il master, della durata di un
anno e in partenza il prossima II gennaio 2013, prevede un numero massimo di 40 partecipanti rivolgendosi
sia a persone inserite nella pratica
educativa ma che non hanno ancora
competenze specifiche, sia a persone
che cercano di inserirsi nel mondo
del lavoro con una pratica educativa.
Il master intende
formare persone in gra do
di attuare
interventi
educativi
per soggetti con
disturbi
dello spettro autistico e altri
disturbi che ne
compromettono le
abilità emotive, rela- zionali e
comportamentali e, in particolare,
vuole formare educatori con competenze osservatine, che siano in grado
di pianificare azioni educative in
accordo con i sistemi del locale
welfare socio-sanitario ed i progetti
riabilitativi e terapeutici attivati e
che siano capaci di collocare il proprio intervento in ambito scolastico,
sliare e nei luoghi di interazione
sociale territoriale. Per iscriversi e
per avere maggiori informazioni,
consultare il sito internet: www.
unitn.it.
Mondo Universitario
Pagina 20
Molte le iniziative delle aziende a sostegno dei giovani
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Concorsi di dee per nuove start up
*
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DI LORENZO MORELLI
- 1 sostegno alle nuove imprese
passa anche dal marketing. Ê
il caso di Banca Marche che
ha messo a punto una sorta di
lotteria con 78 mila euro in palio.
Le imprese che faranno ricorso
entro il 30 dicembre 2012 al finanziamento Youstartup! avranno la possibilità di partecipare a
«Crescere con Banca Marche».
Il concorso premierà, entro il 30
gennaio 2013, i migliori progetti
di business. I premi previsti sono
così divisi: 20 mila euro per la migliore idea di business ai giovani
under 35, 20 mila alla categoria
lavoratori e infine 20 mila per
l'imprenditoria femminile. Il premio verrà utilizzato per ridurre o
estinguere il finanziamento ricevuto dalla banca. Infine altri sei
progetti, sempre selezionati dalla
banca, potranno avvalersi di un
piccolo fondo pari a 3 mila euro
per la migliore idea di business
nei settori: moda-design, cibo e
cucina, artigianato, information
technology e new media, turismo,
altro. Sulla
stessa linea
d'onda è il
premio
Inno-
Mondo Universitario
i
varni Start-Up, una competizione nata con l'obiettivo di sostenere la nascita e lo sviluppo di
imprese che propongono nuovi
prodotti. Attivo dal 2005, fa
parte della Rete alta Tecnologia
dell'Emilia-Romagna e partecipa
al programma regionale per la ricerca industriale, l'innovazione e
il trasferimento tecnologico (Prriitt). Per partecipare i business
plan dovranno essere: innovativi
e originali, inoltre dovranno presentare rapidità di sviluppo e realizzabilità tecnica. Verrà inoltre
valutato il miglior progetto nel
settore energetico-ambientale
che si aggiudicherà il premio
per la sezione speciale Hera per
l'Energia e l'Ambiente edizione
2012. Il premio per Innovami
Start-Up 2012 prevede un premio
di 8 mila euro, la sezione speciale
energia e ambiente 2012 invece
prevede un premio di 2 mila euro.
I candidati dovranno presentare
la domanda di ammissione, disponibile sul sito di Innovami,
entro i1 16 novembre 2012.
Anche i gelati aiutano a crescere. La catena di gelaterie Ben &
Jerry's lo scorso anno ha inaugurato Good Ideas, il progetto per
dare una mano alle buone idee
che cambiano il mondo. In questo modo sono già state aiutate
25 associazioni per realizzare le
loro iniziative con un contributo
di 2 mila euro nell'edizione 2011.
Sul sito della catena di gelati si
possono iscrivere i progetti e votare quelli in gara che alla fine
riceveranno il contributo. Infine
c'è il Premio Start-Up Nation,
un concorso annuale organizzato dall'Ambasciata d'Israele
in Italia, della Fondazione IdisCittà della Scienza, in collaborazione con Asters e Campania
Innovazione spa, l'agenzia della
regione Campania per la ricerca
e l'innovazione. La partecipazione è riservata a giovani tra i 23
e i 35 anni che abbiano fondato
un'impresa innovativa a base
tecnologica o a elevato contenuto
di conoscenza nel settore dell'Ict,
con sede nel territorio nazionale,
e che abbiano ricevuto un intervento di seed capital da parte di
un investitore privato da non più
di 36 mesi. Alla fine del concorso i giovani startupper italiani
potranno conoscere da vicino
la realtà dell'Innovazione nella
Silicon Valley del Mediterraneo
e partecipare a un seminario di
formazione in Israele.
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Contributo
alla tesi
Un concorso per la migliore tesi di laurea che ha
per oggetto temi collegati
alle ricerche di mercato, di
opinione e sociali. A promuoverlo è il Centro studi
e formazione di Assirm,
l'Associazione degli istituti
di ricerche di mercato, sondaggi di opinione e ricerca
sociale , in collaborazione
con la fondazione culturale Edoardo Garrone. Il
concorso è aperto a tutti
i laureati di qualsiasi facoltà e università italiana
che abbiano conseguito il
titolo nel periodo compreso tra il 1 ° giugno scorso
e fino al 31 dicembre. Per
partecipare occorre inviare
all'indirizzo centrostudi@
assirmservizi . com la propria tesi, accompagnata da
un breve curriculum vitae,
in formato elettronico (la
scadenza per l'invio è il 15
gennaio 2013 ). La tesi potrà essere sia compilativa
che empirica o sperimentale e potrà riguardare sia
una case history sociologica, politologica o di marketing , sia un lavoro bibliografico , un contributo
metodologico , un'indagine
empirica o sperimentale,
o qualunque altro tema o
argomento che sia ricollegabile al campo delle
ricerche di mercato, di
opinione e sociali . Le tesi
verranno esaminate da
una commissione ad hoc e
la migliore verrà premiata
con un contributo di 2 mila
euro messo a disposizione
dalla Fondazione Edoardo
Garrone.
Mondo Universitario
Pagina 22
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Concorsi e competizioni internazionali per attirare, talenti
Pagina a cura
DI SIBILLA Di PALMA
e è vero che il mercato
del lavoro risulta ancora troppo lontano dal
I
mondo accademico le
aziende non stanno di certo a
guardare: sono sempre più numerose le imprese che provano
a costruire un ponte con il mondo dell'università alla ricerca
dei migliori talenti. Al via dunque a concorsi che permettono
di vincere borse di studio, premi
e periodi di stage in azienda: da
Henkel a Fiat, fino ad Airbus
e Pernod Ricard ecco tutte le
possibilità aperte.
I concorsi internazionali
per studenti . Tra le aziende
che promuovono iniziative a
favore degli studenti c'è Henkel. La multinazionale tedesca
ha dato il via anche quest'anno
alla sesta edizione di Henkel
Innovation Challenge, competizione internazionale che
mette in gara studenti provenienti da 27 paesi del mondo
(è possibile iscriversi fino al
prossimo 12 dicembre sul sito
www.henkelchallenge.com). Il
concorso è aperto agli studenti
di tutte le facoltà universitarie
e corsi post laurea, che possono
partecipare in squadre composte da due persone.
Partendo dai tre settori in
cui Henkel opera (bucato e
cura della casa, beauty care,
adesivi e tecnologie) ogni team
dovrà elaborare un concept
per un nuovo prodotto o una
tecnologia innovativa dotata
di elevate performance di sostenibilità, in linea con il principio della nuova strategia di
sostenibilità dell'azienda per
il 2030: ottenere di più con
meno. Nell'elaborazione del
progetto occorrerà tener conto di tutto il ciclo di vita del
prodotto o della tecnologia:
dalla selezione delle materie
prime alla produzione, dai processi distributivi fino al suo
utilizzo e smaltimento. Dopo
aver presentato la domanda di
partecipazione, gli studenti selezionati potranno sviluppare
il progetto con la consulenza
e il supporto di un manager
Henkel e in ciascuno dei paesi
coinvolti (12 in Europa, Italia
Mondo Universitario
compresa, 2 in Medio Oriente,
9 nella regione Asia Pacifico e 4
in America) verrà organizzata
una finale il prossimo febbraio
in cui verrà premiato il vincitore. Le 27 squadre vincitrici a
livello nazionale si sfideranno
in seguito nella finale internazionale che si svolgerà in Cina
e precisamente a Shanghai,
dal 18 al 20 marzo 2013. La
squadra vincitrice riceverà
un voucher di 10mila euro per
un viaggio intorno al mondo,
mentre alla seconda e alla terza classificata verrà riservato
un voucher rispettivamente di
4 mila e 2 mila euro.
Si chiama, invece, Fly Your
Ideas il concorso lanciato dal
costruttore di aeromobili Airbus che offre agli studenti di
tutto il mondo l'opportunità di
proporre idee per lo sviluppo di
un'aviazione sostenibile entro
il 2050. «Energia», «efficienza»,
«crescita accessibile», «crescita del traffico», «esperienza
dei passeggeri», o «convivialità
comunitaria» sono i temi che
dovranno essere al centro delle
proposte. La squadra vincitrice
si aggiudicherà un premio di 30
mila euro; mentre 15 mila euro
sarà la somma riservata ai secondi classificati. Con la competizione Airbus mira a espandere
il suo pool internazionale di futuri talenti, attraendo studenti
di qualsiasi nazionalità o disciplina, desiderosi di intraprendere una carriera in ingegneria
o marketing, business o scienza,
tecnologia dell'informazione o
design. Per partecipare al concorso è necessario registrarsi
sul sito www.airbus-fyi.com;
le iscrizioni sono aperte fino al
prossimo 30 novembre.
Le possibilità di stage in
azienda . Fiat likes U: è questo
il nome del progetto presentato
dal Lingotto in collaborazione
con il ministero dell'Istruzione
e il ministero dell'Ambiente
che offrirà a 280 mila studenti
italiani degli atenei di Torino,
Roma, Milano, Salerno, Parma, Cosenza, Pisa e Catania il
servizio di car sharing gratuito
per diffondere una migliore consapevolezza sul tema dell'ambiente. Le flotte messe a disposizione degli studenti verranno
affidate a un Fiat Ambassador,
uno studente selezionato che
gestirà il servizio di car sharing
in ogni ateneo.
Il progetto prevede la premiazione dei due migliori Fiat
Ambassador. Inoltre, a tutti
i laureandi che prenderanno
parte alle sedute di laurea di
aprile, maggio e dicembre 2013
Fiat offrirà tramite un bando
di concorso reperibile sul sito
http://Iikesu.fiat.it/ (le iscrizioni
scadono il prossimo dicembre)
la possibilità di vincere una
borsa di studio e programmi di
formazione in azienda.
In particolare, gli studenti
che discuteranno una tesi sul
tema «il mondo di Fiat Group
Automobiles» parteciperanno
a un colloquio con alcuni manager dell'azienda e avranno
accesso a un premio di 5 mila
euro. Inoltre, i migliori otto tesisti del progetto Fiat saranno
premiati con uno stage retribuito in azienda.
Infine, Pernod Ricard, azienda francese specializzata nel
settore wine & spirits, ha invece
lanciato il suo primo business
game internazionale, «Spirits
of Entrepreneurs», una conipetizione che vedrà coinvolti
gli studenti dei corsi di laurea
triennale e specialistica di 13
paesi di tutto il mondo, tra cui
l'Italia, appartenenti alle università partner delle diverse
sedi locali del gruppo.
Per la Penisola le università
coinvolte sono la Bocconi di Mi-
lano e la Luiss Guido Carli di
Roma ma il concorso è aperto
anche a studenti provenienti da
altri atenei. Il business game
verterà su Absolut, marchio di
vodka icona di Pernod Ricard:
sulla base di un caso di studio,
i team partecipanti, formati ciascuno da tre studenti, dovranno
sviluppare un progetto digitale
innovativo.
Le squadre potranno inviare
la propria candidatura tramite
il sito internet www.spiritsofentrepreneurs.com fino al 31
ottobre.
La selezione dei team avverrà sulla base dello screening
dei curriculum vitae, di un test
conoscitivo e di un breve video
di presentazione dei gruppi
concorrenti. I prescelti si contenderanno un posto per la finale internazionale di Parigi,
in programma il prossimo
marzo dove in palio per i tre
vincitori internazionali ci sarà
uno stage in una delle sedi del
gruppo.
Pagina 23
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Mondo Universitario
Pagina 24
Professori italiani sotto la media Ocse
lavorano meno dei colleghi europei
9/ti/oiiiiN ;;;;;,;
Negli altri Paesi impegnati
il 10 % di ore in più
ma il reddito è superiore
A
Nuova protesta dei professori
italiani sotto il ministero
dell'Istruzione: flash mob di
proetsta per centinaia di loro ieri in viale Trastevere. E, intanto, l'Ocse diffonde i dati su stipendio e ore.
Gli insegnanti italiani lavorano meno e guadagnano meno dei loro colleghi sparsi nel
mondo. Per un prof delle medie il reddito è di 35.583 dollari,
cioè il 9,7% in meno rispetto alla media dei colleghi (quasi
4mila dollari di differenza), e le
ore sono 630 l'anno (il 10,5% in
meno). I prof delle superiori arrivano a guadagnare 36.582
dollari, l' 11,2% in meno rispetto alla media Ocse, (con una
differenza di oltre 4.500 dollari), per le stesse ore di lavoro,
che sono il 4,2% in meno rispetto ai colleghi. I dati, in dollari,
sono contenuti nelle tabelle
dell'Ocse aggiornate al 2010.
Per gli insegnanti delle medie lo stipendio, in 10 anni, è
aumentato del 4,6% arrivando
a 35.583 dollari, contro un
+18,2% dei paesi Ocse, con
una differenza che ormai sfiora i 4mila dollari. Nella classifica di 35 paesi l'Italia si ferma al
23esimo posto per reddito per-
Mondo Universitario
cepito. Le ore di insegnamento
sono aumentate del 3,6% arrivando a 630 l'anno, ma sono
sotto la media Ocse del 10,5%.
Si ferma invece al 26esimo posto nella classifica delle ore di
insegnamento annue. Passando alle superiori il reddito annuo arriva a 36.582 euro,
1'11,2% in meno rispetto alla
media dell'Ocse (oltre 4.500 euro di differenza); nella classifica dei 35 Paesi, l'Italia si ferma
al21esimo posto. Sale, invece,
la posizione nella classifica del-
La protesta
Nuovo flash mob
degli insegnanti
in viale Trastevere
le ore di insegnamento, arrivando al19esimo posto. Ma resta indietro rispetto alle media
Ocse, fermandosi a 630 ore annue, contro le 658 (-4,2%).
Nel confronto con i Paesi
del G7, l'Italia è agli ultimi posti, per ore di insegnamento
nella scuola primaria, seguita
solo da Giappone (con 707
ore) e Inghilterra (684 ore). Usa
al primo posto con 1.097 ore (il
40,3% in più della media Ocse), Italia al penultimo posto
nella classifica delle ore di insegnamento nelle scuole medie
e superiori, seguita solo dal
Giappone. I più penalizzati? I
maestri della primaria con un
reddito di 32.658 dollari, inferiore del 13,1% rispetto alla media Ocse (quasi 5mila dollari),
ma quasi con le stesse ore an-
nue di insegnamenti dei colleghi: sono 770 (-1,5%). In 10 anni lo stipendio dei prof italiani
delle elementari è aumentato
del 5,2% mentre la media dei
paesi Osce segna un +22,5%.
La differenza di incremento ha
portato alla distanza tra le retribuzioni dallo 0,8% al 15,1%. Le
ore sono aumentate del 3,5%,
passando da 744 all'anno a
770; e l'Italia resta sotto la media europea, rimasta stabile a
782 ore l'anno. Il paese si classifica agli ultimi posti, nel confronto delle retribuzioni con
gli altri paesi dell'Ocse : si ferma al 24esimo posto su 35 paesi che hanno fornito i dati. Passando alle ore di insegnamento, l'Italia si ferma al 20esimo
posto su 34 paesi.
01 RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 25
«Se sbagliamo punite me, non g li scienziati»
Gabrielli: sismologi e meteorologi possono fare errori, bisogna prevedere una tutela
di PIETRO PIOVANI
ROMA - «Del rischio sismico al Pollino ci occupavamo da
almeno due anni. Eppure il
terremoto forte è arrivato prima in Emilia Romagna che in
Calabria». Franco Gabrielli,
capo del dipartimento di Protezione civile, lo ricorda continuamente: non si può prevedere quando ci sarà un terremoto, dunque l'unica vera difesa
è la messa in sicurezza degli
edifici. «I terremoti non si prevedono, lo ha ribadito in modo inequivoco anche la Commissione Grandi rischi. Che
infatti nel giugno scorso segnalò una significativa probabilità di una nuova, imminente
scossa forte a Ferrara. Siamo a
fine ottobre e quella scossa per
fortuna non
c'è stata».
Insomma
sta dicendo
che la sismologia è
una scienza inutile.
«No, non dico
questo.
Premesso che non si può prevedere il momento in cui ci sarà
un terremoto, quello che la
commissione Grandi rischi
può fare è segn alare un aumento o una diminuzione della
probabilità di una scossa nel
breve periodo. E non stiamo
parlando di probabilità del
60-70 per cento, come succede
per la meteorologia: qui si tratta di probabilità che passano
dallo 0,01 per mille allo 0, 5 per
mille».
II crollo della chiesa di Medolla
Da 2 ann i si attendeva
Percentuali vicine allo zero.
Praticamente è come non prevedere nulla.
«Non dobbiamo dimenticarci
che la sismologia non è come la
meteorologia, che studia fenomeni tutti sensibili. Nessuno
sa di preciso cosa ci sia sotto di
noi, oltre i 10 chilometri di
profondità».
Ora, dopo la sentenza sul
terremoto dell'Aquila, c'è il
rischio che gli scienziati siano portati a lanciare sempre
l'allarme massimo , per tenersi sul sicuro.
«Questo no, perché esiste sempre un senso di responsabilità
che guida i comportamenti degli scienziati e di tutti noi.
Quella sentenza non ci ha spaventati, però ha posto alcuni
problemi a cui bisogna trovare
una soluzione. Per esempio, si
dovrebbe prevedere una guarentigia sulla responsabilità degli scienziati».
Che vuol dire?
«Che uno scienziato, nel momento in cui è chiamato a fare
la sua valutazione, deve sapere
che la sua soglia di responsabilità parte da un certo livello di
errore in poi».
Chi sbaglia non paga?
«Bisogna distinguere tra gli
scienziati, che devono fornire
le loro valutazioni, e noi amministratori, che dobbiamo prendere le decisioni. Chi decide
deve assumersi tutte le sue responsabilità. Chi valuta deve
avere una tutela maggiore».
«Perc ié eome ho detto, la loro
valutazione si basa sul concetto di probabilità. E il discorso
vale non solo per i terremoti,
ma anche per coloro che devono valutare, ad esempio, rischi
meteorologici e idrogeologici.
Una tutela del genere è già
prevista per i medici, che non
possono essere puniti per una
colpa lieve».
«Va di moda dire così, ma
ovviamente non è vero. Del
resto ci siamo abituati. Qualche anno fa, molto prima della
sentenza su L'Aquila, fu lanciato un allerta meteo in Liguria
in occasione di un fine settimana: le previsioni si rivelarono
sbagliate, il tempo fu bello, e
gli albergatori della Riviera annunciarono che avrebbero fatto causa per chiedere il risarcimento dei danni».
Anche per questa scossa in
Calabria, come per l'Aquila,
si è tornati a parlare di rischi
sottovalutati, di rapporti tenuti segreti, di carte riservate.
«Di segreto non c'è proprio
nulla. C'è stata una riunione
della Commissione Grandi rischi, convocata da me, e i cui
risultati sono sempre statipubblici. I contenuti della riunione sono stati
registrati, ireferti prodotti
dalla commissione li abbiamo inviati ai
prefetti perché li trasmettessero alle
Regioni e ai
sindaci».
In quei referti la Commissione Grandi rischi avvertiva
che nel Pollino ci potevano
essere scosse forti in tempi
brevi. Perché non li avete resi
pubblici direttamente voi?
«Perché la legge prevede così:
gli unici titolati a comunicare
il rischio alla cittadinanza sono i sindaci. Comunque quelle
carte non sono rimaste sul mio
tavolo per più di due ore».
RIPRODUZIONE RISERVATA
In effetti di recente siete stati
criticati per alcuni allarmi
meteorologici che qualcuno
il terremoto Fare previsioni
in Calabria earrivato su un sisma significa
prima in Emilia lavorare su probabilità
dello 0,5 per mille
Mondo Universitario
ha giudicato eccessivi: venerdì in Liguria, due settimane
fa a Roma.
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Le macerie dopo il sisma in Abruzzo
Pagina 26
. Le risorse dal piano Giavazzi
Stabilità, rispunta
il bonus ricerca
Eugenio Bruno
RO MA
Ridurre il cuneo fiscale intervenendo su lavoro e famiglia.
E la bussola che la maggioranza
chiederà all'Esecutivo di seguire nell'emendare la legge di stabilità alla C amera. A confermarlo è Paolo Baretta (Pd), relatore
del provvedimento insieme a
Renato Brunetta (Pdl). Un'intenzione che potrebbe tradursi,
per le imprese, in unariproposizione del bonus ricerca e, per i
nuclei familiari, in un aumento
delle detrazioni per dipendenti
e autonomi. Per ora è solo una
traccia. Che andrà approfondita
da domani quando riprenderanno i lavori in commissione Bilancio. E soprattutto nelle 48 ore
successive: martedì 3o dovrebbe tenersi una riunione dei gruppi che sostengono il Governo
Monti; il 3i sono attesi invece gli
emendamenti.
Intendendo il cuneo fiscale
alla maniera di Baretta - e cioè
come somma delle misure per
lavoro e famiglia- si può immaginare un doppio binario di interventi. Ognuno con una propria copertura. Il primo è quello
anticipato sul Sole 24 Ore di ieri. Con le risorse attese dal piano Giavazzi (circa i miliardo
che potrebbe salire a 2,5 includendo gli incentivi regionali)
verrebbero finanziate infatti le
misure per le imprese. Che potrebbero assumere - ed è questa lavera novità di ieri- anche
le sembianze del credito d'impostasugli investimenti in ricerca e innovazione, invocato più
volte da Confindustria. L'ultima mercoledì scorso.
Il secondo filone porta invece ai nuclei familiari. E, in primis, a un aumento delle detrazioni Irpef per lavoratori dipendenti e autonomi. Si vedrà
poi se su quelle di lavoro tout
court o sui figli a carico. Al
tempo stesso si cercherà, da
un lato, di eliminare la retroat-
Mondo Universitario
tività della stretta sulle agevolazioni fiscali («va tolta» dice
senza mezzi termini il relatore) e, dall'altro, di rimodularla. Abbassando la franchigia di
25o euro sugli oneri deducibili
e alzando il tetto di 3mila euro
sulle spese "scaricatili" oppure eliminando i mutui. Un ventaglio di misure che verrebbe
coperto con il dietrofront sul
taglio di un punto dei primi
due scaglioniIrpef e conunaumento solo parziale dell'Iva:
dal 21 al 22% lasciando ferma
l'aliquota dello per cento.
LE MISURE PER LE
Più detrazioni Irpef, via
la retroattività , franchigia
inferiore a 250 euro, tetto
alle spese più alto e crescita
Iva solo dal 21 al22%
........................................................................
Il cantiere delle modifiche interesserà anche la scuola. Due i
punti fermi: eliminare l'innalzamento a 24 ore dell'orario settimanale dei docenti; attuare in
altro modo il taglio di 182,9 milioni previsto dalla spending review. L'ipotesi al momento più
gettonata è quella di spalmare i
sacrifici sull'intero bilancio del
Miur. Non in maniera lineare
bensì selettiva. A contribuire
dunque non sarà solo la scuola
ma anche l'università e, forse,
la ricerca. In parti non per forza uguali. Per la scuola il lavoro è un po' più avanti e le attenzioni si dovrebbero concentrare su alcune parti del fondo
per il miglioramento dell'offerta formativa (Mof). Mentre
sugli altri due capitoli la caccia alle risorse è appena partita. E, sulla secondavoce, non è
detto neanche che alla fine
s'intervenga visti i ripetuti interventi del capo dello Stato
in difesa della ricerca.
C) RIPRODUZIONI RISERVATA
Pagina 27
L'algoritmo che combina
matrimoni e trova dottori
Il Nobel a Roth e Shapley: matematica applicata alla vita reale
di Fabrizio Galimberti
1 mese scorso abbiamo parlato di un premio Nobel dell'economia di molti anni fa,
Paul Samuelson. Volevamo aspettare
prima di affrontarne un altro, ma l'attualità ci tirato per la manica: questo mese è
stato assegnato un altro Nobel a due economisti americani. Prendiamolo al volo,
perché è interessante.
L'economia è un modo di ragionare, e questo "modo di ragionare" può esercitarsi su
tante questioni che non sembrano strettamente economiche. Per esempio, gli economisti hanno affrontato, armati dei ferri del
mestiere, questioni come: la pena capitale riduce i crimini? La legalizzazione dell'aborto
ha ridotto il tasso di delinquenza? Allora, quali sono i problemi affrontati dai due premiati?
Facciamo una premessa. Dei due il più anziano - Lloyd Shapley - ha oggi 89 anni, mentre il secondo - Alvin Roth - ne ha 6o. Dietro
questa differenza di età vi è un'interessante
vicenda. Certe volte scoperte o invenzioni
giacciono dormienti per decenni e poi vengono "riscoperte": si scopre, nel nostro caso,
che quella che sembrava solo una teoria
astratta si può applicare alla vita reale.
Nella fattispecie, Shapely, che è più un matematico che un economista, si era occupato
negli anni Cinquanta e Sessanta, di un problema che sembra semplice: come assicurare
che quando uno vuole qualcosa da un altro,
alla fine dello scambio siano tutti contenti. Di
solito questo problema è risolto dal mercato:
nel mercato ci sono i prezzi, e lo scambio avviene attraverso i prezzi. Se qualcuno paga il
prezzo è perché pensa sia conveniente pagarlo, e se qualcuno riscuote quel prezzo e dà
qualcosa in cambio, è perché anche lui pensa
che quella transazione sia conveniente.
Ma ci sono tanti casi in cui i prezzi non
esistono, e Shapley tentò di risolvere uno di
questi casi dandogli un divertente contorno: il matrimonio, o quanto meno l'appaiamento fra uomini e donne. Supponiamo,
disse, che vi siano dieci uomini e dieci donne, ognuno/a dei quali ha certe preferenze
rispetto alla persona con cui vuole appaiarsi. Come procedere in modo che alla fine
Mondo Universitario
siano tutti contenti? (Nel gergo, questa situazione finale viene detta "stabile", nel
senso che non vi sono altre situazioni in cui
gli appaiamenti siano preferibili).
Shapley (insieme al suo collega David Gale, che non ha avuto il Nobel perché qualche
anno fa è morto) dettò questa procedura:
all'inizio ogni donna si propone all'uomo che
preferisce. Poi ogni uomo guarda alle proposte che ha ricevuto (se ne ha ricevute!), decide quale preferisce ma non l'accetta ancora
(si tiene sulle sue...) e respinge le altre. Le donne che sono state respinte nella prima tornata
tornano alla carica e indicano il secondo nella
lista delle loro preferenze. Gli uomini annotano di nuovo quella che preferiscono fra le
nuove proposte. E così via... fino a che le donne non hanno più proposte da fare. Ogni uo-
QUESTIONE DI DOMANDA E
In molti casi non sono i prezzi
e il mercato a regolare gli scambi
È necessario allora individuare
formule che fanno convergere
interessi e necessità reciproci
......................................................................................................
mo accettala proposta che ha davanti e il processo giunge al termine.
Questa procedura - si chiama un "algoritmo", l'algoritmo di Gale-Shapley - porta sempre (gli autori lo dimostrarono matematicamente) a una situazione stabile,
in cui tutti sono soddisfatti dell'appaiamento loro assegnato.
Fin qui si trattava solo di un esercizio matematico. Ma qualche decennio più tardi
l'altro premiato - Roth - si accorse che
quell'algoritmo poteva servire a risolvere
problemi molto più concreti di quello (un
po' buffo) di organizzare matrimoni con
quelle strane procedure.
Il problema che Roth doveva risolvere era
quello degli internati. I giovani neodottori in
America (e anche altrove) devono fare un internato presso un ospedale. Si tratta anche
qui di fare incontrare le domande degli interni con l'offerta degli ospedali, e naturalmente
il meccanismo dei prezzi non si può usare. Si
deve usare qualche altro modo per appaiare
le preferenze dei neodottori con i posti resi
disponibili dagli ospedali. Le procedure usate non erano soddisfacenti. Sia i giovani che
gli ospedali spesso finivano con dover accettare situazioni che erano lontane dalle preferenze di ciascuno.
Roth rispolverò l'algoritmo Gale-Shapley
e disegnò nuove procedure per far incontrare in modo efficiente (stabile) domanda e offerta. Poi l'invenzione fu affinata ulteriormente: per esempio, una coppia di neodottorivorrebbe fare l'internato assieme, ebisogna quindi che l'algoritmo tenga conto anche dei "doppi appaiamenti". Poi qualche astuto laureato
in medicina scoprì che si potevano fare imbrogli: non accettando l'ospedale che in effetti preferivano e conoscendo i meandri dell'algoritmo si poteva finire dove si voleva... In un
gioco di "guardie e ladri", Roth dovette rivedere ulteriormente le procedure.
E le applicazioni dei Gate-Shipley non finiscono qui. Può essere usato anche per appaiare gli studenti alle scuole pubbliche. A New
York, per esempio, gli studenti che vogliano
scegliere una scuola possono mandare una lista dei desideri, e poi le scuole scelgono da
quegli elenchi. Ma in quella maniera finiva
che migliaia di studenti dovevano poi andare
a scuole che non erano neanche nella loro lista. Anche qui Roth applicò nuove procedure
che ridussero del 90% il numero di studenti
che finivano in scuole per le quali non avevano espresso preferenze.
Un altro compito assegnato a Roth riguardavate procedure per appaiare i pazienti bisognosi, mettiamo, di un trapianto di rene ai reni disponibili (non si possono certo assegnare al miglior offerente!). L'algoritmo di GaleShapley dovette essere ulteriormente affinato per tener conto anche delle incompatibilità, dei rigetti e le procedure si fecero ancora
più complesse. Ma il problema doveva essere
risolto, e fu risolto grazie all'antico genio matematico di Shapley e all'abilità di Roth nel ridisegnare quegli algoritmi per risolvere problemi della vita reale.
Pagina 28
Crrtninver 'Perdite minori al decrescere della quota municipale
Maggiore efficienza se entrano i privati
Ciro D'Aries*
Enrico Bracci**
dividendi per i Comuni soci. i costi sono stati di oltre 568 eu- tema di armonizzazione contaNel 2011 i Comuni hanno soste- ro (che salgono a 1.231 pro capi- bile delle amministrazionipub}FI Se una società partecipata nuto oneri per 7,6 miliardi, in te in termini di soli oneri), e ci- bliche (Dlgs u8/2o11) nonché
da uno o più Comune detenu- gran parte per contratti di servi- fre vicine si registrano anche in base al recente Dlgs 174/2012
ta anche da altri soci, è più effi- zio e trasferimenti: al top i mu- in Lazio (oneri pro capite a 645 in termini di obbligo - ormai
ciente. I dati dell'analisi Con- nicipi del Lazio (1,4 miliardi), euro) e Piemonte. Minori one- prossimo - di redazione del bisoc per i12011 mostrano una seguiti da quelli di Lombardia ri procapite, invece, in Valle lancio consolidato con i propri
correlazione inversa tra risul- e Piemonte; minori oneri in d'Aosta, Molise e Sardegna: in enti e organismi partecipati.
La comunicazione Consoc
tato economico positivo e par- Molise e Valle d'Aosta, "soli" 7 quest'ultima regione soli 36 eutecipazione dei Comuni: le milioni per quest'ultima regio- ro di costo netto per cittadino. sui dati delle società partecipaperdite totali conseguite da ne.Il totale dei dividendi distriÈ all'interno delle società te, obbligatoria p er tutti gli enqueste società nel2o11 ammon- buiti dalle partecipate ai Comu- partecipate in maniera totalita- ti pubblici, ha permesso di fotano a oltre 943,5 milioni, di ni soci è invece di 615 milioni, ria o comunque di controllo tografare in maniera precisa,
cui il 37% risulta generato da provenienti quasi esclusiva- che si annida anche la maggior grazie al nuovo sistema inforsocietà interamente possedu- mente da Spa e Srl. La parte del parte dei costi del personale. mativo implementato all'interte da Comuni e il 25% da socie- leone tocca alle città lombarde Le cifre parlano di circa 5,2 mi- no del progetto Perla Pa, l'artità in cui i Comuni detengono che hanno incassato 361 milio- liardi di costi sostenuti dagli or- colato settore delle società
meno de12o per cento. Se rove- ni di dividendi, seguite da quel- ganismi con partecipazione to- partecipate. Si ha ora un quasciamo la mèdaglia e guardia- le dell'Emilia Romagna con talitaria o dì controllo da parte dro più chiaro di un settore
mo agli utili, del totale di 3,47 67,7 milioni; mentre i sindaci dei Comuni, per un numero che, se per anni non sempre ha
miliardi solo il 7% è consegui- del Molise hanno ricevuto sola- complessivo di circa 148.ooo risposto a logiche economito da società interamente in mente iomila euro.
addetti, distribuiti in modo pre- che, ora deve essere inevitabilmano ai Comuni, mentre 1,73
Se consideriamo il saldo net- valente (92%) nelle Spa o Srl.
mente votato all'efficienza ed
miliardi derivano da società to tra oneri e dividendi rapporQuesti dati risultano di parti- alla trasparenza.
con una quota minoritaria.
tato alla popolazione dei Co- colare rilievo per comprende* Università Cattolica di Milano
Perdite e utili che potenzial- muni in Consoc, si osserva che re il potenziale impatto delle
** Università di Ferrara
mente rappresentano oneri e per ogni cittadino del Trentino novità in via di introduzione in
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Mondo Universitario
Pagina 29
Speri mentazione in alcuni Caf della Lombardia e delTrentino
La nuova arma della firma grafometrica
Elio Silva
Produrre, trasmettere e conservare in modalità digitale i 50
milioni di dichiarativi fiscali dei
contribuenti italiani. Senzaessere costretti a fare copie cartacee,
come avviene, invece, ancoraoggi per la necessità di avere la firma autografa sulle dichiarazioni
dei redditi. Un obiettivo che permetterebbe di risparmiare oltre
un miliardo di fogli di carta, centinaia di milioni per minori oneri di conservazione documentale e, soprattutto, consentirebbe
controlli più agili e tempestivi
sulle informazioni fornite.
Sembra un sogno, ma in realtà
Mondo Universitario
è un progetto già sperimentato
quest'anno da alcuni Caf(Centri
di assistenza fiscale) in Lombardia e Trentino e già previsto su
più larga scala nel 2013. Si basa
sull'applicazione della firma grafometrica avanzata, una modalità' di sottoscrizione dei documenti che garantisce valore legale alla firma autografa apposta
su un tablet, collegato auno specifico software di riferimento.
L'innovativa soluzione è stata presentata a Roma, nella sede
della Scuola superiore dell'Economia e finanze, in occasione di
un convegno promosso daAssosoftware, l'associazione nazio-
nale dei produttori di applicativi gestionali e fiscali. «Siamo
pronti - ha sostenuto'Bonfiglio
Mariotti, presidente dell'associazione - a rispondere coni nostri prodotti alle istanze sempre
più urgenti di innovazione. Serve, però, una cabina di regia unica per le tecnologie informatiche nella pubblica amministrazione e occorre che il Cad, il Codice dell'amministrazione digitale di cui attendiamo ancora la
maggior parte dei regolamenti
d'attuazione, diventi realmente
operativo».
Sulla sperimentazione della
firma grafometrica Valeriano
Canepari, presidente della Consulta nazionale dei Caf, ha reso
noto che nellaprovincia autonoma di Trento, dal 7 luglio scorso,
l'utilizzo di questa tecnologia è
obbligatorio anche perla compilazione dell'Icef, il modulo (più
noto con l'acronimo Isee) per il
calcolo del diritto alle prestazioni di welfare. «I contribuenti
non hanno manifestato alcuna
perplessità di fronte alla firma
sul tablet», ha affermato Canepari. «Al contrario, abbiamo registrato qualche lamentela da chi,
invece, doveva sottoscrivere la
modulistica tradizionale».
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Pagina 30
Più servizi di orientamento nelle scuole e negli atenei per promuovere gli stage
Piano giovani ai primi passi
Incentivi fino a 6mila euro alle aziende che assumono apprendisti
Andrea Curiat
Comincia a prendere forma il Piano giovani del Governo
e parte da Fixo, Suola & Università, il programma di formazione promosso dal ministero del
Lavoro per facilitare la transizione dei giovani dal mondo accademico a quello delle imprese. La prima fase organizzativa
è ormai compiuta e nei prossimi giorni partiranno i primi
progetti legati ai 75 atenei italiani che si impegnano a migliorare i propri servizi di placement e di organizzazione dei tirocini formativi.
.Il programma è attuato daItalia Lavoro, in varie edizioni che
si sono reiterate dal 20o6 a oggi.
llprogetto 2o11-2o13 hauna dotazione complessiva di circa 48
milioni di euro, dal fondo di rotazione per la formazione professionale e per l'accesso al Fse.
A breve saranno pubblicati
gli avvisi riguardanti gli incentivi alle imprese per l'assunzione
di laureati e dottori di ricerca
che andranno ad affiancarsi a
una prima serie di bandi, relativa all'inserimento di giovani
con contratto di apprendistato
professionalizzante, pubblicati
a giugno di quest'anno. Insieme, le due tranche prevedono
un totale di zmila percorsi di inserimentó'nel mondo del lavoro, con uno stanziamento totale
di 15,8 milioni di euro.
Ulteriori 9 milioni saranno invece destinati alle università a
cui è richiesto di iscriversi alla
Borsa continua nazionale del Lavoro tramite il portale Clic Lavoro, la qualificazione dei servizi
di placement, la stipula di contratti di apprendistato di alta formazione e ricerca e la realizzazione di stage di formazione e
orientamento con messa in trasparenza delle competenze acquisite. «Per quanto riguarda i
tirocini - commenta Agostino
Mondo Universitario
Petrangeli, responsabile delprogramma Fixo per Italia Lavorosaranno le università a organizzarli attraverso i canalitradizionali.Il nostro impegno principale consiste nel far sì che le competenze acquisite dai ragazzi siano più trasparenti, anche attra
verso il ricorso al libretto formativo del cittadino, uno strumento introdotto dalla legge Biagi
ma diffuso in un numero limitato di regioni».
In concreto, le università
aderenti saranno chiamate ad
adottare una serie di misure
per migliorare gli esiti dell'incontro tra tirocinanti e aziende. La selezione delle imprese
dovrà essere accurata e dovrà
tenere conto sia del loro fabbisogno effettivo di professionalità, sia delle caratteristiche
dei candidati, in modo che i ragazzi ricoprano ruoli e mansioni adeguati. Gli atenei dovranno anche elaborare i piani formativi perchè non siano troppo vaghi. Per ogni tirocinio attivato secondo queste modalità,
le università riceveranno un
contributo economico. L'obiettivo fmale è di avviare 3omila
tirocini e 5mila contratti di apprendistato di alta formazione
e ricerca suddivisi tra i 75 atenei inbase al numero di studenti iscritti in ognuno di essi.
Nei prossimi mesi verranno,
inoltre, siglate le convenzioni
tra le Regioni e il ministero del
Lavoro che definiscono gli ambiti territoriali di intervento per
il programma Fixo. A oggi hanno già firmato Piemonte, Emilia
Romagna e Lazio, mentre Marche eAbruzzo sono in fase distipula. Entro p o chi giorni, poi, nelle regioni convenzionate,'verranno pubblicati i primi bandi
per le scuole secondarie superiori di secondo grado che attiveranno dei percorsi personalizzati di placement per favorire l'occupabilità degli studenti.
Complessivamente, su tutto il
territorio nazionale, Fixo destineràumilioni di euro a 365 scuole coinvolgendo 55mila giovani
diplomandi e diplomati. Il contributo è di aoo euro a studente,
per un massimo di 3omila euro
per ogni scuola.
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Pagina 31
I NUMERI
milioni
Il budget
Sono le risorse a disposizione
del programma Fixo - Scuola
e università, fino al 2013
a valeresul Fondo di rotazione
perla formazione professionale
I tirocini
È il numero di stage formativi
e di orientamento che dovrebbero
essere attivati: l'attenzione
sarà rivolta a mettere in evidenza
le competenze acquisite
Contratti di apprendistato
Fixo punta a promuovere
l'apprendistato di alta formazione
e ricerca, nonchè l'organizzazione,
in ogni ateneo, dei processi
necessari al suo effettivo utilizzo
021 INCENTIVI ALLE IMPRESE
Il programma prevede una serie
di iniziative (in genere avvisi
pubblici) perincentivare
contratti di apprendistato di
atta formazione e ricerca e
l'autoimprenditorialità. Il
primo avviso è stato pubblicato
il 20 giugno scorso e resterà
aperto fino al 31 dicembre.
Questo avviso eroga contributi
alleimprese che assumono
giovani tra i 18 e i 29 anni in
"alto apprendistato". Gli
incentivi ammontano a 12mila
euro per ogni contratto a tempo
pieno e a 4mila euro per ogni
contratto part-time di almeno
24 ore settimanali
,031 ATENEI E SCUOLE
Il programma Fixo incentiva il
miglioramento dei servizi di
orientamento e placement di 75
università; lo sviluppo di servizi
per 1.500 giovani appartenenti
a target specifici (per esempio,
dottori di ricerca, persone con
disabilità); la promozione di
5mila contratti di apprendistato
.di alta formazione e ricerca; la
diffusione di 30mila tirocini.
È poi in corso la selezione di
365 scuole superiori di secondo
grado (attraverso avvisi
regionali) per migliorare
l'orientamento e diffondere
tirocini e contratti di
apprendistato
IL PROGRAMMA AI RAGGI X
0.1, i OBIETTIVI
Il progetto punta a facilitare il
passaggio dalla scuola al lavoro
dei giovani e ridurreilmismatch
di competenze, attraverso il
miglioramento dei servizi di
orientamento e ptacement di
scuole e università e
l'erogazione di incentivi per
favorire l'inserimento di
giovani.
Nel progetto sono coinvolte le
Regioni, che stipulano apposite
Convenzioni con il ministero del
Lavoro, per ottenere
l'assistenza tecnica nel
completamento della
regolamentazione
dell'apprendistato e dei tirocini
Mondo Universitario
Pagina 32
Da domani a Bologna
Donne e lavoro:
nuove chance
.nell'area tecnica
Francesca Barbieri
Si aggrava la "questione
femminile" italiana: tra gennaio e agosto la disoccupazione è salita dal 9,9% all'11,8%, confermando il primato negativo del nostro Paese nella classifica delle
donne al lavoro, con un tasso di gran lunga inferiore a
quello della media europea
(47,5% contro 58,8%). Per
paradosso, però, le imprese
segnalano ancora oggi forti
difficoltà nel rintracciare
candidati, in particolare
per posizioni professionali
qualificate nell'area tecnica, che restano introvabili
in un caso su tre secondo le
ultime rilevazioni di Excelsior-Unioncamere.
Un gap tra domanda e offerta che potrebbe essere
colmato proprio dalle donne, che si laureano prima e
meglio dei loro colleghi maschi: sono il 25%, infatti, le
"dottoresse" tra i 25 e i 34 anni, contro il 16% degli uomini (rapporto Ocse «Education at a glance»).
Ed è proprio attorno a
queste opportunità che ruota il confronto sul tema del
lavoro femminile proposto
quest'anno dalla Borsa del
placement, l'evento in programma domani e dopodomani (3o e 31 ottobre) aBologna: direttori del personale e
dirigenti degli uffici placement.delle università si metteranno in gioco per allineare domanda e offerta di lavoro, rinnovare il dialogo sui
percorsi di formazione e favorire l'occupazione dei neolaureati.
«L'obiettivo è di parlare
con chi si interfaccia con le
.giovani donne quando ancora non hanno iniziato il loro
percorso professionale spiega Tommaso Aiello, ideatore della Borsa del placement e ceo di Emblema, la
società organizzatrice - con
la possibilità e il compito di
far capire loro che il lavoro
va scelto in base alla passione e alle attitudini personali. E la passione come moti-
Mondo Universitario
vazione per un datore di lavoro vale moltissimo». Ma
dall'altra parte «ci sono ancora molte aziende - sottolinea Aiello - che devono imparare avalorizzare le attitudini che molte donne hanno, aprendo loro nuovi percorsi di carriera, a carattere
tecnico e fortemente qualificato, finora considerati di
competenza maschile».
Oltre 30o delegati in rappresentanza di i5o enti trauniversità italiane e straniere e
aziende multinazionali sono
attesi quest'anno alla VI edi-
zione del Forum, che si conferma una delle principali iniziative di network tra mondo
accademico e imprese.
La Borsa - realizzata
quest'anno con il sostegno di
Italia Lavoro, ente strumentale del ministero del Lavoro
e delle politiche sociali, della
Camera di commercio di Bologna e in partnership con
Vodafone Italia - gode inoltrë del patrocinio di Aidp
(Associazione italiana direzione personale) e di Unimed (Unione delle università del Mediterraneo).
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L'evento
Appuntamento domani e
dopodomani a Bologna peril
Forum 2012 della Borsa dei
placement, l'evento che
riunisce i responsabili delle
risorse umane delle aziende e
i dirigenti degli uffici
placement delle università,
italiane e straniere, per
allineare domanda e offerta di
lavoro. Al centro della VI
edizioneiltema
dell'occupazione femminile e
del raccordo tra università e
imprese per dare va [ore a l
lavoro femminile
Pagina 33
Sviluppo. Indagine realizzata da Forum Pa per la prima volta fotografa e mette a confronto 103 capoluoghi sui fronte dell'innovazione non solo tecnologica
Bologna e Parma le città più «smart»
Mezzogiorno in ritardo, ma i finanziamenti già assegnati potrebbero contribuire al suo recupero
Rossella Cadeo
c., Città intelligenti non solo
perché tecnologiche, ma perché basate su un modello innovativo che possa servire da riferimento per lo sviluppo, considerata la crisi che sta vivendo il
modello finora seguita. Ma nel
percorso verso la dimensione
di smartcities - un tema all'ordine del giorno, sul quale sia la
Commissione europea sia l'attuale Governo sono particolarmente impegnati- qualche realtà territoriale è giàpiù avanti di
altre. Lo sono, per esempio, Bologna, Parma, Trento, Firenze
o Milano, mentre apartire svantaggiate risultano, perla verità
non a sorpresa, -le realtà del
Mezzogiorno. È questo in sintesi quanto emerge da "ICity Rate", la classifica delle città intelligenti italiane realizzata da Forum Pa: la ricerca viene presentata oggi in occasione dellaprima edizione di Smart city exhibition, manifestazione dedicata all'innovazione urbana, nata
dalla collaborazione tra Forum
Pa e BolognaFiera.
«L'idea di città intelligente alla quale si vuole mirare a partire da questo rating è quella di
una città inclusiva e competitiva, dove i soggetti destinatari
degli interventi - spiega Gianni
Dominici, direttore di Forum
Pa e curatore della ricerca - siano coinvolti e non confinati al
ruolo di utenti ;La pubblica amministrazione deve agire insieme a università, mondo delle
imprese, non profit e cittadini.
Il concetto di una gestione separata della progettazione, della
gestione e della fruizione finale
del servizio da parte dell'utente
può essere superato attraverso
una sorta di "codesign" del servizio stesso».
È chiaro che in quest'ottica di
coinvolgimento, la tecnologia
rappresentauno strumento abilitante per l'ideazione del progetto stesso. «Se l'obiettivo è il coinvolgimento- continua Dominici
-, le reti sono fondamentali: si
pensi, per esempio, a quanto si
stanno diffondendo i "contest",
programmi aperti alle proposte
e.aipareridivarisoggetti, cittadini, imprese o associazioni. Un al-
Mondo Universitario
tro elemento fondamentale è la
capillarità e la tempestività
dell'informazione»._
In questa logica di smart cities
si colloca l'iniziativa Icity Rate:
la ricerca ha messo a confronto i
capoluoghi dì provincia italiani
sullabase di circa cento indicatori, scelti tra quelli che meglio p ossono descrivere la società "intelligente", articolati in sei, ambiti,
gli stessi individuati da un analogo lavoro svolto dalla Commissione europea, in modo che i risultati possano essere comparabili a livello internazionale: eco-
La tre giorni
Bologna, capitale europea
delle città intelligenti, ospiterà
da oggi a131 ottobre la prima
edizione di Smart city exhi bition.
«Con la promozione di questa
iniziativa in collaborazione con
Forum Pa, BolognaFiere .
sviluppa ulteriormente il nuovo
programma che si è data per
essere sempre più, oltre che"
centro fieristico dei distretti
produttivi del made in Italy,
anche un centro dell'economia e
dell'innovazione, delle nuove
tecnologie e dell'industria e dei
servizi della comunicazione osserva Duccio Campagnoli,
presidente di BolognaFiere-.
Con Smart City Exhibition inoltre
vogliamo che si discuta e si
evidenzi il made in Itaty anche
perciò che riguarda l'idea delle
città intelligenti, che devono
essere fatte non solo di
tecnologie ma città che parlano
coni loro cittadini. Città
multiculturali e multietniche,
città di servizi sociali nuovi ed
avanzati, città con più
partecipazione civile».
Trai temi cheverranno
approfonditi nei vari
appuntamenti, l'efficienza
energetica, la mobilità
sostenibile, la tutela del
territorio, l'eHealth. Attesi i
sindaci di molte città impegnate
a diventare smart city. Numerosi
i relatori da tutto il mondo, così
come i laboratori, occasioni di
incontro e collaborazione.
nomia, ambiente, governante,
mobilità, capitale sociale e qualità dei servizi.
La classifica vede in cima due
città dell'Emilia Romagna, Bologna e Parma, apripista di un
gruppo di 15 realtà tutte del Centro-Nord, conun mix digrandi e
piccole, un segnale, questo; che
non esiste una dimensione "ideale". Esiste invece sempre il ritardo del Sud: la città meridionale meglio posizionata è Cagliari,
che si deve accontentare di un
43°Posto, seguita daLecce (54a)
e Matera (589), l'ultima è Enna.
Il divario si conferma anche fra
le città metropolitane: Bologna,
Firenze, Milano, Genova e Torino entrano fra le prime 15 e Roma è zig, dimostrando di riuscire a competere con le realtà minori non solo su quei fronti, come quello economico, dove tradizionalemte sono più forti, ma
anche in quelli più critici per le
ampie dimensioni, come la qualità della vita o l'ambiente. Invece le grandi del Sud - Bari, Napoli e Reggio Calabria - segnano il
passo, collocandosi nella parte
bassa della classifica. E 'anche
nelle graduatorie di settore il
Mezzogiorno è assente dai "vertici": nell'economia svettano infatti Pisa e Milano, nell'ambiente Trento e Ravenna, nella governance Torino e Padova, nella qualità della vita Siena e Trieste, nella mobilità Milano e Venezia, nel capitale sociale Bologna e Ravenna.
«Grazie anche ai finanziamenti già assegnati con il primo bando del Miur rivolto alle
Regioni dell'Obiettivo convergenza, si spera che i divari vengano ridotti- conclude Dominici -. Altrimenti anche le smart
cities rischiano di diventare
l'ennesima occasione perduta
per un territorio in cerca di prospettive. Va anche detto che la
classificapiuttosto che considerarsi un punto d'arrivo, vuole
essere un'utile fotografia dello
stato dei processi in corso, la
griglia di partenza di una gara
ancora tutta da correre». Dove
chi è più "preparato" parte avvantaggiato, e può anche costituire un punto di riferimento.
O RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 34
La classifica generale
Le top ten nei sei ambiti
La classifica delle città intelligenti italiane secondo la ricerca ICity Raie, realizzata da Forum Pa
le città che si sono distinte nei sei ambiti considerati dalla ricerca di
Forum Pa sulle Smart Cities
Pos. Comune
Indice
Bologna
529
Parma
488
i
Pos. Comune
35 Lodi
Macerata,
Indice
Pos. Comune
Indice
388
69 L'Aquila
309
387
Bari
309
ECONOMIA
Pos. Comune
Trento
486
Firenze
478
Milano
476
Ravenna
Genova
Reggio Emilia
9
.10
Venezia
Pisa
469
464
•1
2
Milano
476
3
Firenze
466
zc
Rimini
464
Bologna
452
463
460
Trieste
447
6
292
7
Siena
433
7- Trento
Napoli
415
375
371
Torino
453
46 Grosseto
368
113
Bolzano
451
4•7
367
Siena
449
48 Treviso
365
Modena
445
49 Asti
364
Rimini
439
.50
,18
19
20
21
24
Bergamo
Ferrara
Vercelli
434
52
.53 Sondrio
54
Lecce
423
s5
Como
Vicenza
423
56 Arezzo
Udine
417
Brescia
416
Roma
Mantova
5
416
15 .`
Cuneo
405
-28
Forlì
403
Cremona
403
6
Perugia
397
Trieste
397
6,
Ancona
393
Pavia
389
33
Verona
389
Fonte: ICity Rate - Forum Pa
Mondo Universitario
61
360
43
Venezia
289
9
Verona
398
Frosinone
287
10
Parma
395
Rieti
287
81
Caserta
286
32
Palermo
279
'79
a3
84
Avellino
278
Pos. Comune
Ravenna
710
3
Verbania
Belluno
5
Vercelli
Ca
Pordenone
Aosta
620
Cuneo
Macerata
277
86
Messina
272
'87
Reggio Calabria
268
88
Benevento
266
89
Latina
, 261
3
90
Nuoro
255
9
'91
Isernia
253
10
9"2
Ragusa
248
93
Trapani
245
Catania
245
353
352
348
342
Lecco
338
M ate ra
338
332(
'330
95
Catanzaro
243
242
97
Brindisi
240
1324 ,
98
Agrigento
23,1
64 Cosenza
322
99
Vibo Valentia
228
Imperia
318
i'o
Siracusa
223
Viterbo
316
10:1 Caltanissetta
Salerno
315
Chieti
315
Ascoli Piceno
328
Rovigo
Indice
732
Fóggia
Udine
1
Reggio Emilia
493,
9
Firenze
480
•t.0
Cuneo
464
' 8
Pos. Comune
Indice
1
Milano
512
2
Venezia
510
698
'3
Bologna
487
696
4
Aosta
451
657
5
Torino
445
647
6
Parma
437
7
Firenze
431
616
s
Brescia
421
613
9 Reggio Emilia
381
604
íï Siena
378
GOVERNANCE
Pos. Comune
497
MOBILITÀ
Trento
'â
277
96 1 Oristano
6
AMBIENTE
Taranto
358
342
Pistoia
290
Sassari
77
359
Alessandria
Gorizia
27
30
La Spezia
432
Piacenza
26
435
Lucca
76
371 ' 78
:1:2
:51
499
6
Varese
370
436
Bologna
37,8
295
43 Novara
Aosta
513
Massa
455
S7
Pisa
'75
Padova
Prato
515
380
3
It
4
4
299
381
Terni
519
Lucca
Pescara
Pesaro
Belluno
3
'74
:39
459
520
302
383
43 Cagliari
Trieste
Vicenza
Campobasso
Livorno
42 Savona
1
305
38
Verbania
522
Teramo
'71
Indice
Siena
305
384
41
Pos. Comune
485
Potenza
Pordenone
40 Biella
Indice
Pisa
I
3
QUALITÀ DELLA VITA
CAPITALESOCIALE
Indice
Pos. Comune
Torino
727
Bologna
558
Padova
723
Ravenna
545
Genova
707
Modena
506
Ravenna
693
Forlì
506
Bologna
x
. Indice .
686
Parma
498
Udine
677
Bolzano
484
Venezia
659
Trento
481
206
Parma
659
Ferrara
477
102 Crotone
201
Firenze
654
9
Belluno
469
103
197
Ferrara
647
1t
Enna
r
1C!,
Rimini
463•.
___1
Pagina 35
FECONDAZIONI
rA
Nascite artificiali,
una storia naturale
La condanna della
Chiesa risale al 1897,
ma fu un sacerdote,
Lazzaro Spallanzani,
il pioniere di questa
tecnica gia nel'700
di Sergio Luzzatto
B
isognava pur scriverla, prima o poi, la storia della fecondazione artificiale. Bisognava pure che uno storico,
affiancando il proprio sapere a quello di medici e giuristi, psicologi e filosofi, riprendesse dall'inizio una vicenda lunga più di due secoli: la
vicenda sfociata in Italia sulla legge n. 40
del 19 febbraio 2004, Norme in materia di
procreazione medicalmente assistita. Bisognava pure che qualcuno si incaricasse di
spiegare, attraverso un esercizio di storia
comparata, quella che sembra altrimenti
un'anomalia tanto flagrante quanto incongrua: la vigenza nell'Italia di oggi di una
normativa sulla procreazione assistita talmente retrograda da non avere uguali nelle legislazioni degli altri Paesi sviluppati.
L'esercizio di storia comparata è quanto
ha compiuto Emmanuel Betta in L'altragenesi: un libro che fin dal titolo indica il punto
dolente, sottolineando come i progressi della fecondazione artificiale si siano rivelati
tanto più problematici quanto più hanno impattato - oltreché sulle fondamenta del rapporto fra natura e cultura - sull'ipoteca del
discorso biblico. Sicché la condizione peculiare dell'Italia di oggi va illustrata raccontando, evidentemente, la diffusione nazionale e
internazionale di teorie e pratiche relative alla fecondazione artificiale: ma va illustrata
anche confrontando le relative risposte delle
Chiese. Questa è una storia di esperimenti
scientifici, di colture e provette, ma è anche
una storia di pronunciamenti dogmatici, di
allocuzioni papali e decreti inquisitoriali.
Paradossalmente, la storia incomincia da
un prete. Incomincia da Lazzaro Spallanzani, il sacerdote emiliano professore di storia
naturale all'università di Pavia, che negli anni Settanta del Settecento pei venne a realizzare in laboratorio fecondazioni artificiali sia
extracorporee sia intracorporee. Rane, salamandre, cani: l'abate Spallanzani sperimen-
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tò un po' su tutto, e teorizzò le proprie scoperte in un articolo enciclopedico del 1779, Fecondazione artificiale. Per parte loro, i maggiori
rappresentanti europei della Repubblica delle Scienze non tardarono a riconoscere come
esplosive le implicazioni delle sue ricerche.
Da Ginevra, Charles Bonnet scrisse a Spallanzani ne11781: «Non è detto che lavostra recente scoperta non abbia un giorno nella specie
umanaapplicazioniche noi non osiamo pensare, le cui conseguenze non sarebbero certo
lievi. Voi mi intendete...».
Già ima decina d'anni dopo, un noto chirurgo inglese, John Hunter, riuscì a fecondare una donna che non poteva avere figli a causa di un'anomalia genitale del marito iniettandole il seme di questi con una siringa riscaldata. Seguì mezzo secolo di stasi, finché
negli anni Sessanta dell'Ottocento un medico francese, Louis Girault, rese nota una sua
pratica ormai ventennale di fecondazioni artificiali destinate a riparare alla sterilità maschile come alla femminile. Da allora, il problema della fecondazione artificiale si pose
apertamente quale problema non soltanto
clinico, ma anche morale. E se non ancora
giuridico, fin da allora teologico.
Nell'età della regina Vittoria, rimediare alla sterilità attraverso l'inseminazione artificiale significava investire un pilastro della
morale sessuale borghese: l'intimità della
coppia nella camera da letto. Significava,
inoltre, sfidare il riferimento biblico del Genesi sullo spreco di seme operato da Onan:
le pratiche terapeutiche più correnti comportavano infatti l'ottenimento del seme attraverso la masturbazione. Significava, ancora, porre la questione sociale della riconoscibilità della figura paterna, e in generale
dell'eredità sia genetica che patrimoniale.
Perché una volta affrancata la riproduzione
dal rapporto sessuale, la fecondazione poteva ben avvenire in forma eterologa anziché
in forma omologa: con il seme di un donatore anziché con quello del coniuge. Altrettante ragioni che spinsero la congregazione vaticana del Sant'Uffizio a non attendere oltre
il 1877 per decretare (in istruzioni riservate
al clero) l'assoluta illiceità della fecondazione artificiale.
La Chiesa cattolica dovette fare i conti in
quegli anni con un secondo protagonista italiano di questa storia, lui stesso professore
all'università di Pavia prima di trasferirsi a
Firenze: il fisiologo milanese Paolo Mantegazza. Un liberale e un darwinista della più
bell'acqua, che nel suo studio Sullo sperma
umano (1866) suggerì due idee pioneristiche: il congelamento del seme maschile, la
creazione di una banca per la sua conservazione. «Potrà anche darsi che un marito morto sui campi di battaglia possa fecondare sua
moglie anche fatto cadavere, e avere dei figli
legittimi anche dopo la di lui morte»: nell'età
di Jules Verne, Mantegazza gli teneva testa
per capacità visionarie.
Correva l'anno 1897 quando la Chiesa cattolica produsse una condanna ormai pubblica della fecondazione artificiale. Non líeere,
decretarono stringatamente i consultori
del Sant'Uffizio, sottoscrisse il papa Leone
XIII, stamparono le tipografie vaticane. L'inseminazione artificiale era contraria al diritto canonico, poiché senza rapporto sessuale non si dava consumazione del matrimonio. Era moralmente disonesta, poiché senza rimediare alla concupiscenza del marito
schiudeva la porta all'adulterio della moglie
con un donatore. Era teologicamente turpe,
poiché prevedeva la masturbazione
dell'uno o dell'altro.
Nei fatti, soltanto con il procedere del XX
secolo - a partire dagli anni Venti, dopo il
trauma demografico e psicologico della
Grande guerra - la fecondazione artificiale
divenne opzione terapeutica veramente diffusa nell'Europa continentale, in Gran Bre-
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tagna e più ancora negli Stati Uniti. E soltanto allora, intrecciandosi ai progressi dell'eugenetica, divenne una pratica potenzialmente minacciosa per le sue ricadute sociali, cioè giuridiche e bioetiche. Ma all'appuntamento di queste sfide il Vaticano non si fece trovare impreparato: rispolverò tale e
quale l'armamentario dogmatico approntato a fine Ottocento.
All'indomani della Seconda guerra mondiale, papa Pio XII mobilitò per questo ildoppio sapere (di scienza e di fede) del padre
francescano Agostino Gemelli: uno snodo
obbligato per tanta parte della cultura cattolica del Novecento. Il saggio di Gemelli intitolato La fecondazione artificiale costituì la base
per pronunciamenti di Pio XII che dal 1949 al
1956, in nome della «legge divina positiva»,
condannarono l'inseminazione artificiale
«puramente e semplicemente come immorale». E ciò proprio negli anni in cui la Chiesa
anglicana si preparava ad approvare sia l'inseminazione intramatrimoniale sia quella
con seme di donatore, attraverso un triplice
ordine di ragionamento: ridimensionando
la gravità della masturbazione ove praticata
a fini procreativi; riconoscendo nel figlio nato da coppia altrimenti sterile il cemento di
un'unità familiare indebolita dall'assenza di
prole; escludendo che la donazione di seme
potesse venire ragionevolmente assimilata
alla consumazione di un adulterio.
Ecco la preistoria - remota e prossima che Emmanuel Betta ha pazientemente ricostruito nel suo libro su L'altra genesi, e che ci
consente di spiegare quanto rischierebbe
sennò di apparire inspiegabile. L'abnormità
della legge italiana 4.0/2004. non deriva soltanto dall'abilità politica e mediatica del cardinale Camillo Ruini, che fu capace di mobilitare contro la fecondazione assistita uno
schieramento trasversale di parlamentari
cattolici, e che seppe boicottare il referendum abrogativo rilanciando ai cittadini italiani l'invito (di craxiana memoria) a frequentare le spiagge piuttosto che le urne.
L'abnormità italiana deriva anche - deriva
soprattutto - dalla fissità del discorso dottrinale della Chiesa. Un discorso indifferente,
da un secolo e mezzo a questa parte, al vissuto delle coppie con problemi di fertilità: un
discorso impermeabile alla loro preghiera
di trovare nella scienza l'aiuto per realizzare
un sogno di fecondità.
AIPR_ODUPIANE RISERVATA
Emmanuel Betta, L'altra genesi. Storia
della fecondazione artificiale, Carocci,
Roma, pagg. 266, € 20,00
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