EDUARDO DE FILIPPO
1900-1905
Eduardo De Filippo nasce a Napoli, in via Giovanni Bausan, il 24
maggio 1900. Sua madre, Luisa De Filippo (1878-1944), appartiene
a una modesta famiglia di commercianti di carbone. Suo padre, il
commendator Eduardo Scarpetta (1853-1925), è un autore e attore
comico di grande successo; non un figlio d’arte, ma l’ultimogenito di
un "ufficiale di prima classe agli affari ecclesiastici al Ministero" (ES
1922). Sul favore del pubblico, un pubblico borghese che va a
teatro per divertirsi, Scarpetta ha costruito la propria fama e una
solida ricchezza. Il successo gli ha procurato pero’ anche parecchi
avversari tra gli intellettuali e gli scrittori napoletani che lo accusano
di avere contribuito ad affossare, col suo repertorio troppo
disimpegnato e facile, in gran parte importato dalla Francia, la più
autentica tradizione teatrale napoletana, sostituendo nel favore del
pubblico la maschera borghese di Felice Sciosciammocca a quella,
ben più antica e nobile, di Pulcinella.
Al momento della nascit a di Eduardo, Scarpetta all’apice del successo. La compagnia
dialettale che porta il suo nome si esibisce nei grandi teatri: soprattutto a Napoli (al
Sannazzaro, al Mercadante) e a Roma, al Valle, con stagioni che durano anche diversi
mesi.
Eduardo Scarpetta e Luisa non sono sposati.
Lui, che ha venticinque anni più di lei, ne è
ufficialmente lo zio, avendo sposato la sorella di
suo padre, Rosa De Filippo, che gli ha dato tre
figli: Domenico (riconosciuto da Scarpetta, ma
nato da una precedente liaison di Rosa con il re
Vittorio Emanuele II); Vincenzo (1876-1952),
ormai entrato in pianta stabile nella compagnia
del padre; e Maria (1890- 1949), l’amatissima
figlia nata forse dalla relazione di Scarpetta con
una maestra di musica, poi accolta da Rosa
come figlia. Anche dalla relazione con Luisa è
già venuta al mondo, nel 1898, una bambina,
Annunziata, detta Titina, e nel 1903 nascerà
Giuseppe, detto Peppino. A causa degli
impegni teatrali della famiglia, quest’ultimo, dal
momento della nascita fino all’età di
cinque
anni, verrà messo a balia a Caivano, un paese
fra Napoli e Caserta. Il ritorno a casa sarà
traumatico e questa esperienza condizionerà
per sempre il suo rapporto con i genitori naturali
e con i fratelli, come confessa lo stesso
Peppino in un libro di memorie dal titolo
eloquente: Una famiglia difficile (1976).
La complicata genealogia annovera ancora altri
discendenti illegittimi: Ernesto Murolo (18761939), che diventerà anch’egli poeta, autore drammatico e m usicista; e, quasi coetanei di
Eduardo, Eduardo e Pasquale De Filippo (in arte Passarelli), figli di Anna De Filippo,
sorellastra di Rosa, che vive stabilmente in casa Scarpetta.
Benché non ratificata da documenti o atti ufficiali, la relazione Scarpetta-De Filippo è di
pubblico dominio. Su questa certezza, molti anni più tardi Eduardo fonderà un ironico
paradosso: "La paternità dei figli legittimi è sempre dubbia. Quella degli illegittimi, al
contrario, viene accertata col consenso popolare e diventa verità sacrosanta. La mia
paternità è indiscutibile!".
La relazione tra Luisa e Scarpetta ha tutti i caratteri di un ménage matrimoniale parallelo.
Le due famiglie, quella ufficiosa e quella ufficiale, vivono a poca distanza l’una dall’altra:
Luisa con i figli in via Ascensione a Chiaia (uno dei quar tieri più eleganti della città); la
famiglia legittima in un bel palazzo al numero 4 di via Vittoria Colonna.
Le visite di Scarpetta in casa di Luisa sono quotidiane.
Lui arrivava nella sua carrozza chiusa o aperta a seconda del tempo. Nel mentre zio
Scarp etta fumava la sua sigaretta "col bocchino d’oro", sua nipote, mia madre, si era già
preoccupata di portargli una tazza di caffè e lui la sorseggiava con gusto. I loro discorsi si
rivolgevano ai fatti della vita di tutti i giorni: spese giornaliere, avvenimenti teatrali,
pettegolezzi di vicini. Quando era per lui l’ora di andarsene, mia madre lo accompagnava
alla porta e lo salutava con un bacio, poi correva subito ad affacciarsi al balcone della
va l’angolo della strada; in
stanza da pranzo e vi rimaneva fino a quando la carrozza gira
quel momento si salutavano ancora con un cenno di mano.
Ai pasti di Luisa e dei figli (razionati con oculata parsimonia dal
capofamiglia) provvede direttamente la cucina di casa
Scarpetta:
[Il pranzo] lo portava uno sguattero, tutti i giorni alla stessa ora,
verso le 15, puntuale come la morte, spuntava sulla strada
dell’angolo di via Vittoria Colonna e traballante a causa del peso
della grossa stufa di latta che doveva tenere in equilibrio sulla
testa, scendeva guardingo la lunga rampa di scale che
conduceva al portone di casa nostra… . I pranzo consisteva in
un primo, secondo e frutta. Il pane e il vino toccava a mia madre
procurarseli.
Spesso è Luisa, elegante, giovane e bella, ad accompagnare
Scarpetta a teatro la sera. Quando poi lui deve trasferirsi con la
compagnia a Roma, per quelle stagioni che durano anche tutto
l’inverno, porta con s al completo entrambe le famiglie, che
sistema in abitazioni diverse ma vicine. "Quando Eduardo
Scarpetta viaggiava, si muoveva con le donne, cavalli, carrozze,
bambini, suppellettili: un vero re!", ricorda Eduardo.
A differenza di Peppino, Eduardo non farà mai pubbliche
dichiarazioni sulle circostanza della propria nascita ed eluderà
sistematicamente tutte le domande dei giornalisti sull’a
rgomento. A Luigi Compagnone
che, in occasione del suo ottantesimo compleanno, gli chiede: "il tuo fu un padre severo o
un padre cattivo?", risponde: "Fu un grande attore".
1906-1912
Debutta al Teatro Valle, il 6 febbraio 1906,
nella parodia di un’operet ta di successo, La
geisha, di Sidney Jones, Il ruolo della
protagonista, la geisha Mimosa-San, è
interpretato en travesti, da Vincenzo
Scarpetta. Eduardo, in costume da
giapponesino, entra in scena durante il coro
finale.
... indossavo un minuscolo kimono a fiori dai
colori vivaci che avevo visto cucire da mia madre qualche giorno prima. Improvvisam ente
mi sentii afferrare e sollevare in alto, di faccia al pubblico, con la luce dei riflettori che mi
abbagliava e mi isolava dalla folla. Chissà perché mi misi a battere le mani e il pubblico mi
rispose con un applauso fragoroso. Quella emozione, quell'eccitamento, quella paura
mista a gioia esultante... io le provo ancora oggi, identiche, ad una prima
rappresentazione, quando entro in scena.
Da figlio d'arte, ha modo di frequentate le prove, affinando, così fin da bambino le sue doti
di osservatore critico.
Avevo sei, sette anni e passavo giornate intere a teatro. Una commedia, o dalle quinte, o
da un angolo in platea, o con la testa infilata tra le sbarre della ringhiera del loggione, o da
un palco me la vedevo chissà quante volte. Ricordo con chiarezza che perfino gli attori
che più ammiravo e che più mi entusiasmavano, come mio padre Eduardo Scarpetta, o
Pantalena, o la splendida Magnetti, suscitavano in me pensieri critici. "Quando farò l'attore
io, non parlerò così in fretta", oppure: "Qui si dovrebbe abbassare la voce", oppure: "Prima
di quello strillo ci farei una pausa lunga almeno tre fiati".
inistro’mmiezzo’e guaie ; e
Nel 1909 recita con i fratelli nella commedia di Scarpetta Nu m
L’ommo
assieme a Titina, prende parte alla "grande commedia rivista fantastico-musicale"
che vola, di Scarpetta e Rambaldo (Rocco Galdieri), che va in scena a Napoli, al Teatro
Bellini, il 6 maggio. Secondo l'uso del tempo, la rivista ripropone in chiave satirica e
parodistica avvenimenti di attualità: gli scioperi dei lavoratori, le imprese dell'aviatore
Wright, la Salomè di Strauss andata in scena al San Carlo di Napoli, e, naturalmente, il
personaggio del momento, il poeta Gabriele D'Annunzio. Eduardo compare proprio nel
quadro ambientato nella villa dell'Immaginifico, nelle vesti di un paggetto incaricato di
spargere fiori al suo passaggio. Due anni più tardi D'Annunzio sarà bersaglio degli strali di
Scarpetta anche in un'altra rivista, Cielo e terra, scritta in collaborazione con Rocco
Galdieri, in cui "Il Divino Autore del San Sebastiano compare in mezzo a una processione
chiesastica con ceri e canto di litanie". Scarpetta si vendica così per la causa di plagio,
conclusasi un anno prima a suo favore, intentata da D'Annunzio alla sua parodia Il figlio di
lorio. Questa vicenda legale forse non è estranea alla decisione dell'attore di abbandonare
le scene alla fine dell’anno comico 1909
-10. Ha solo 57 anni ed è al culmine della carriera,
ma da qualche tempo soffre di un disturbo non infrequente fra gli attori di successo: lo
stage fright, la fobia da palcoscenico. Anche dopo il ritiro, comunque, Scarpetta continuerà
a seguire da vicino le sorti della compagnia che porta il suo nome e a fornirle il repertorio.
La conduzione vera e propria passa invece gradualmente nelle mani del figlio Vincenzo,
che eredita anche il personaggio di Felice Sciosciammocca.
Il vero battesimo in arte è per Eduardo, come per i suoi fratelli, l'interpretazione del
personaggio di Peppiniello nella commedia più famosa di Scarpetta: Miseria e nobiltà. Un
manifesto lo segnala in questo ruolo il 27 marzo 1911, al Teatro Mercadante di Napoli, in
occasione di una serata di gala per il cinquantenario dei Regno d'Italia.
Alla fine dell'estate 1911 viene messo in collegio assieme a Peppino.
E’ Scarpetta a occuparsi direttamente della sua educazione: "Dal 1911 al 1914 il geniale
uomo di teatro si interessò a me quasi ininterrottamente, sia facendomi studiare, sia
indicandomi le scorciatoie che potevano farmi raggiungere in più breve tempo la porta
grande del teatro. Ma la sua esperienza scolastica durò poco, interrotta com'è, dopo
appena un paio d'anni di collegio, da una fuga. "A tredici anni ho lasciato a metà il
ginnasio, ho interrotto gli studi scolastici e mi sono dedicato interamente al teatro. Di
questa decisione non si pentirà mai, anche se "per neutralizzare gli svantaggi e
trasformarli in vantaggi, ce n'è voluto di tempo e di fatica.
Entrato stabilmente nella compagnia del fratellastro Vincenzo, inizia, in m odo più
sistematico, l'apprendistato teatrale.
Facendo teatro, si viene a contatto non soltanto con le arti propriamente teatrali: la
recitazione, la drammaturgia, la regia, ma anche con la pittura, il disegno, la scultura, la
musica, il canto, la danza e s'impara di necessità un poco di tutto.
La disciplina in teatro è dura e la paga è molto modesta.
A dodici anni guadagnava quattro soldi al giorno; non era degno di essere pagato
dall'amministratore e lo pagava la sarta una volta alla settim ana. E per quei quattro soldi
aveva l'obbligo di recitare, fare i rumori fuori scena, pulire le scarpe, occuparsi
dell'attrezzeria.
La decisione di Eduardo di abbracciare la carriera teatrale suscita nei genitori reazioni
diverse. Luisa non l'approva. A lei il mondo del teatro sembra, nonostante la fortuna del
suo uomo, "assai insicuro e aleatorio (come infatti era a quei tempi, quando gli attori
facevano la fame e la fortuna arrivava, se arrivava, dopo anni di sacrifici). N el tentativo di
dissuadere il figlio, arriva anche a strappare i suoi primi lavori, "esortandolo a pensare
seriamente al proprio avvenire e spronandolo ad abbracciare la carriera di elettricista.
Scarpetta invece incoraggia la vocazione artistica dei ragazzo.
A dodici anni cominciai a scrivere atti unici; non ricordo come fossero ma immagino che
consistessero in pedisseque imitazioni di testi ascoltati; è interessante però che già a
quell'epoca provassi il bisogno di fare teatro da autore oltre che da attore.
1913-1916
Comincia per Eduardo l'impegno teatrale a tempo pieno. Nel
1913 sostiene la parte di un "guardio" nella "rivista di
attualità" Babilonia,
di Rocco Galdieri, "una brillante esposizione degli
avvenimenti del 1912". Il 24 marzo 1915, al Manzoni di
Roma, interpreta il personaggio di un caffettiere in un'altra
rivista di Eduardo Scarpetta e Teodoro Rovito, Tre epoche
("Napoli antica", "Napoli di oggi" e "Napoli dell'avvenire"), le
cui scenografie spettacolari vengono molto apprezzate dal
pubblico.
Il 24 maggio 1915, giorno del quindicesimo compleanno di
Eduardo, l'Italia entra in guerra. I suoi ricordi dell’epoca non
riguardano però gli avvenimenti bellici, ma la presa di
contatto con la vita culturale della sua città e con una realtà
sociale (del tutto estranea al disimpegnato
repertorio scarpettiano) che non mancherà di influenzare in
seguito la sua opera.
A quattordici, quindici anni avevo un amico, nipote di un
avvocato napoletano di nome Triola, abitante a Portalba; fu
lui a portarmi in tribunale per la prima volta. Tre ragazzi
napoletani, smunti, magri, laceri, sudati, sporchi, incatenati tutti e tre insieme con catene e
bracciali non so se di acciaio o di ferro, dovevano essere giudicati per dei furtarelli... il
primo ladruncolo fu giudicato e condannato, ma non poté rassegnarsi ad aspettare che
fossero giudicati anche gli altri due che erano incatenati con lui. A un certo punto, si alzò e
disse: "Io me ne voglio andare. Mi avete condannato, fatemi portare via. Basta! Qua non ci
voglio restare".
Non gli dettero ascolto, anzi l'obbligarono a sedersi. Improvvisamente nel giovane
esplosero violente la rabbia, la ribellione; per sfogarle, si batté le catene e i bracciali sulla
fronte, così forte che schizzi di sangue macchiarono le pareti e il suo viso divenne una
maschera di sangue. Nemmeno allora venne portato via.
Oltre , lavorare durante l'anno come scritturato con Vincenzo Scarpetta, nel periodo estivo,
quando la compagnia è a riposo, Eduardo recita con Enrico Altieri, considerato all'epoca il
maggior attore drammatico napoletano.
Si recitavano drammi popolari e di cronaca, nella tradizione di Federico Stella e...
Tore ‘e Crescienzo . Ogni
Malafercola, Montevergine, 'O fatto 'e Rosa, Ciccio Cappuccio,
venerdì, poi, c’era uno spettacolo comico, u
‘Ajurnata 'e
na commedia di Scarpetta o altro:
paura, Corna d'oro. Nei drammi Eduardo faceva parti piccolissime, mentre nelle
commedie aveva ruoli comici buoni.
Il lavoro è durissimo: si prova alle dieci del mattino, fino alle dodici, poi si mangia e all'una
iniziano le recite, tre spettacoli completi al giorno. Lo stesso Altieri cura la regia degli
spettacoli, che hanno luogo al Teatro Orfeo, al San ferdinando e al Trianon.
Con la compagnia di Altieri, che si esibisce nei teatri più popolari di Napoli, Eduardo
ottiene la sua prima parte importante nella commedia con musiche La pupa movibile
(riduzione di Eduardo Scarpetta di La poupée di Ordonneau). Invece il 5 luglio 1916, al
Teatro Orfeo, prende parte, nel ruolo di Ciccillo, alla commedia in tre atti di Eduardo
Scarpetta Tetillo 'nzurato.
Occasionalmente recita anche a Napoli, a Roma e a Sorrento con le compagnie dei
"seratanti", artisti ai quali gli impresari vendevano all'asta la biglietteria nei giorni di minore
affluenza di pubblico, facendo pagare loro solo le spese. Chi si aggiudicava l'asta
provvedeva direttamente alla vendita dei biglietti con metodi spesso fantasiosi come
pagamenti rateizzati, o offerte di generi alimentari. Recitando con formazioni diverse, in
diversi teatri, entra in contatto con i pubblici più disparati: quelli borghesi e aristocratici del
Mercadante, del Sannaro, oppure del Quirino e del Manzoni, dove si esibisce la
compagnia Scarpetta; ma anche quelli popolari dell'Orfeo e del San Ferdinando. Per
integrare la paga, non ricca, delle sue scritture, si adatta a ogni genere di lavoro teatrale.
Ho cominciato a servire gli attori portando i caffè nei camerini. Poi sono passato a
fare l'attrezzistica. Poi ho fatto il suggeritore. Poi sono stato amministratore di compagnie,
sono stato generico, ho fatto le ultime parti e i teatri di terz'ordine, perché i teatri di
terz'ordine sono la pedana di lancio, la pedana sulla quale l'attore si batte con l'altro
attore.
Negli anni dell'adolescenza, quegli anni che in un suo scritto definisce "testardi", com incia
anche a prendere contatto con i giornalisti, i poeti, gli scrittori di teatro della sua città:
Eduardo Nicolardi, Ernesto Murolo, Rocca Galdieri; e anche con quegli artisti che fino ad
allora, per adesione alle idee del padre, aveva dovuto considerare come "nemici".
Il primo fra tutti che gettò uno sguardo di comprensione e simpatia sui miei quindici anni
appena compiuti, fu Libero Bovio: mi volle subito bene, e io a lui. La sua amicizia mi fu di
grande incoraggiamento durante le mie esperienze. Avvicinai poi Roberto
Bracco, Ferdinando Russo, Capurro, Viviani, Chiurazzi, Castagliola E.A. Mario, Michele
Galdieri e fui amico fraterno di Lorenzo Giusso. Purtroppo l'unico nome che non mi è dato
d'inserire tra gli scrittori che conobbi personalmente è quello di Salvatore Di Giacomo. Si
trattava di una scelta: o mio padre o Di Giacomo. L'amministrazione e il rispetto che m i
legavano a mio padre mi facevano mettere da par te Di Giacomo, mentre il fascino che
esercitava su di me la poesia del Di Giacomo m i spingeva verso una via traversa…
L’aspirazione a conciliare quegli opposti che nella Napoli del tempo erano rappresentati
dal teatro commerciale di Scarpetta (comico e disimpegnato), e dal Teatro "d'Arte" di Di
Giacomo (drammatico e realistico) si ritrova in uno scritto del 1970.
A quell'epoca v'erano due tendenze, quella di Eduardo Scarpetta, i cui testi erano quasi
tutti riduzioni dal francese e privi di profondità, ma rielaborati con gusto dello
spettacolo, un'abilità del taglio delle scene, un senso del ritm o davvero eccezionali; l'altra
tendenza era quella degli attori del Teatro d'Arte, che si basava soprattutto sul testo
letterario, denso di contenuto sociale, ma pr ivo di quella teatralità necessaria a creare da
un testo lo spettacolo. Amavo entrambi i filoni, pur vedendone le lacune, e mia somma
aspirazione era quella di poter realizzare un teatro di contenuto che fosse anche
spettacolo.
1917-1921
Nel 1917 Eduardo, Titina e Peppino si trovano a recitare insiem e in
compagnia Scarpetta. Il 27 maggio sono al Trianon di Napoli, impegnati
nella parodia musicale di Scarpetta padre
‘A fortuna 'e Feliciello , per la
quale Vincenzo ha scritto le musiche. Ben presto Eduardo diventa così
quotato in compagnia da aver diritto alle serate d'onore: recite a
beneficio di un attore, nelle quali il festeggiato si esibiva in qualche
"cavallo di battaglia" del suo repertorio, veniva omaggiato con fiori e
regali da parte del pubblico. Una delle sue prim e serate risale al 22
marzo 1919, quando recita nella commedia di Eduardo Scarpetta
Nu pasticcio, al Teatro Manzoni di Roma. Nella stagione 1918-19 prende
parte, sempre al Manzoni, allo spettacolo La donna è nobile, un
collage di brani d'opera famosi, che si rivela presto come uno dei maggiori successi del
repertorio di Scarpetta figlio. Il "Corriere di Napoli" (30 giugno 1919) segnala Eduardo
come "giovanissimo artista di sicuro avvenire".
In compagnia abitualmente interpreta parti comiche, ricche di verve: copre cioè quel ruolo
che, nel gergo del teatro dell'epoca viene definito di "secondo brillante". occasionalmente
comincia anche a sostituire il capocomico nella direzione degli attori: "Quando ere
ragazzo, il capocomico della compagnia si risparmiava di andare a teatro per le prove del
mattino, e mandava me" .
Nel 1920 Eduardo, che era già stato reclutato nel 1918 per qualche mese, prima
dell'armistizio, viene richiamato sotto le armi e destinato alla caserm a del II Bersaglieri a
Trastevere. La sua fama d'attore ha raggiunto anche gli ambienti militari.
Ero appena arrivato al reggimento, che il Tenente colonello Messe, divenuto poi
Maresciallo d'Italia, mi mandò a chiamare e mi incaricò di organizzare delle recite in
caserma. Mi misi all'opera con entusiasmo. Scelsi tra i bersaglieri dei Secondo
Reggimento gli elementi che rivelavano attitudini alla recitazione. Ottenni risultati così
apprezzabili che ogni sabato alle ore diciassette i soldati rinunziavano alla libera uscita per
assistere alla recita che si svolgeva su di un palcoscenico volante eretto nel cortile della
caserma. Talvolta il Generale comandante della Divisione veniva a prendere posto tra gli
spettatori. Ma il suo, veramente, era uno strano modo di prendere posto. Arrivava infatti a
cavallo e restava in sala per tutta la durata della recita. Lo vedevo dalla scena e mi
sembrava un monumento .
Grazie al suo impegno artistico in caserma ottiene dai superiori un trattamento di favore
"un piccolo ripostiglio che trasformai in una accogliente cam era da letto" (ivi, p. 325) dove
può ritirarsi a scrivere sketch, atti unici per la compagnia di bersaglieri-attori, e il permesso
di recarsi la sera a recitare con la compagnia Scarpetta.
E’ di questo periodo l'atto unico
Don Saverio ‘o
Farmacia di turno (all'epoca intitolato
farmacista), che è considerato il suo primo lavoro teatrale: "ma quante scene avevo
scritto senza poterle firmare".
Il 19 febbraio 1921, al Manzoni di Roma,, interpreta la parte di Tetillo
nell’"operetta comico-fantastica" La collana d'oro, adattamento di Eduardo Scarpetta
della vecchia fèerie I cinque talismani.
C'era la strega, che veniva uccisa e sepolta in scena dai diavoli che poi brindavano alla
sua morte con bicchieri sprizzanti fiamme e faville; c'erano le fate, i farfarielli, i folletti e
straordinari trucchi scenici come lo straripamento d'un fiume, la pioggia di fuoco, il mobilio
d'una casa che scappava via per la porta mentre i quadri roteavano sulle pareti e le sedie
ballavano a tempo di musica... In abiti settecenteschi io interpretavo la parte del figlio
unico e viziato d’un ricco nobiluomo.
1939-1940
La compagnia inizia l'anno comico con una serie di debutti
in provincia: ad Ancona, Cesena, Forlì, Ravenna, Padova,
Trieste, Verona, Bolzano, Brescia, Busto Arsizio, Como,
Novara. Dal 15 al 21 dicembre è al Teatro del Casinò di
San Remo, con un contratto che prevede ogni sera uno
spettacolo diverso. Dopo l'uscita di Titina dalla compagnia
è stata scritturata come prim'attrice l'argentina Nedda
Franci; mentre Lidia Maresca, che intanto ha iniziato una
storia d'amore con Peppino, non viene confermata.
Dal 22 dicembre al 24 gennaio 1940 i De Filippo sono all'Odeon di Milano, dove, il 10
gennaio, va in scena la prima novità della stagione: Una donna romantica e un medico
omeopatico (1858), commedia in costume, in versi martelliani, di Riccardo di
Castelvecchio (pseudonimo del conte Giulio Pullé), nella versione napoletana di Peppino.
Il successo di pubblico è buono, "ma la loro spontaneità sì tipica e colorita non può certo
manifestarsi tutta nello stile un po' generico di questa commedia e con le cesure tiranniche
dei versi martelliani" (Renato Simoni, "Corriere della Sera", 11 gennaio 1940). Il 19
gennaio vanno in scena i tre atti unici La parte di Amleto di Eduardo (che sarà pubblicata
sulla rivista "Il Dramma", il 1° giugno 1940, in una versione in lingua), Il domatore di Enrico
Bassano (nella riduzione di Eduardo) e Si salvi chi può, rifacimento di L'embriago de sesto
di Gino Rocca. Il lavoro di Bassano è un completo insuccesso di critica e di pubblico, tanto
che viene sostituito, immediatamente dopo il debutto, dalla vecchia e collaudata farsa di
Peppino Una persona fidata.
Dopo due giorni di recite a Modena, al Teatro Storchi, il 27 gennaio la compagnia debutta
all'Eliseo di Roma, dove Una donna romantica e un medico omeopatico incontra un
insuccesso pieno e viene tolta rapidamente dal cartellone. Va meglio per gli atti unici La
parte di Amleto e Si salvi chi può. Nella sua recensione della serata Ennio Flaiano scrive:
Nei De Filippo c'è una tendenza allo studio, all'ordine, che li salva dal pericoloso mare dei
dialetti e ci fa azzardare l'ipotesi che la commedia italiana possa risuscitare passando per
Napoli. [...] Senza voler esagerare ci si accorge che sono più vicini loro alla letteratura di
quanto non lo siano molti autori d'oggi al teatro: nel ponte sospeso tra teatro e letteratura
sono loro, insomma, che si fanno avanti coraggiosamente tenendo la mano giusta.
("Oggi", 2 marzo 1940)
La compagnia resta all'Eliseo fino al 25 febbraio, poi è al Teatro Corso di Bologna, al
Goldoni di Venezia e alla Pergola di Firenze. Dal 12 al 31 marzo è a Napoli, al Politeama,
dove la novità di Eduardo, La parte di Amleto, è accolta con qualche dissenso. La stagione
napoletana term ina il 31 marzo e il 1° aprile la compagnia debutta al Quirino di Roma,
dove, oltre alle vecchie commedie del repertorio dei De Filippo, vengono riproposte
Ventiquattr'ore di un uomo qualunque di Ernesto Grassi e Il granatiere di Pomerania di
Lucio D'Ambra (per commemorare l'autore, morto il 1° gennaio). Di quest'ultimo lavoro
Corrado Alvaro loda particolarmente la regia e nota che "al centro di tutto il gioco scenico,
c'era un motivo fondamentale dei De Filippo: cioè la tirannia di Edoardo su Peppino timido
e impacciato" ("Il Popolo di Roma", 19 aprile 1940). Il 7 maggio va in scena la novità
assoluta di Armando Curcio, A che servono questi quattrini? La commedia rappresenta
una vera e propria riconciliazione col pubblico, dopo che i due fratelli, "un po' per rinnovare
il repertorio un po' anche perché desiderosi di elevare la loro recitazione verso lavori di un
maggior livello artistico, avevano in questi ultimi mesi [...] portato sulla ribalta commedie
che il pubblico non trovava divertenti" ("La Gazzetta del Mezzogiorno", 2 giugno 1940).
Dal 20 giugno al 3 agosto la compagnia è a Milano, prima all'Odeon, poi al Lirico. E infine,
il 23, è al Kursaal Terme di Montecatini.
In agosto, su "Scenario" compare un lungo articolo di Leonida Repaci, Umorismo tragico
dei De Filippo, nel quale, ripercorrendo la fortunata carriera dei due fratelli, il critico
individua nella compresenza di motivi comici e drammatici la caratteristica fondamentale
della loro arte.
1938-1939
La compagnia, di cui fa parte da quest'anno anche la
giovanissima Lucia Maresca (futura moglie di Peppino),
inizia la stagione il 28 ottobre al Teatro Piccinni di Bari; dall'8
al 30 novembre è all'Eliseo di Roma; poi a Trieste, Udine,
Venezia, Bologna; dal 22 dicembre al 31 gennaio 1939 è al
Nuovo di Milano, gestito dalla società SAGIT di Remigio
Paone. Dal 1° al 16 febbraio è al Margherita di Genova, dove
la ripresa del Berretto a sonagli è accolta da "acclamazioni
formidabili" (Enrico Bassano, "Il Secolo XIX",12 febbraio).
Dal 23 febbraio al 21 aprile (con una proroga di ventuno
giorni rispetto al contratto) la compagnia recita al Quirino di
Roma. Il 23 marzo viene presentata l'unica novità della
stagione Il dramma, la commedia e la farsa, del
drammaturgo e giornalista Luigi Antonelli. Dal 22 aprile al 20
maggio i De Filippo sono al Teatro Diana di Napoli. Nel corso di questo anno comico
vengono ripresi parecchi lavori del vecchio repertorio, tra i quali Uomo e galantuomo. Nel
recensire la commedia sul settimanale "Tutto" (dicembre 1938, ritaglio s.d., FDF), Mario
Pannunzio la definisce "una delle più felici invenzioni del teatro comico di questi ultimi
anni" e scrive che i De Filippo sono lontani "da quel teatro in dialetto che porta ancora in
giro i suoi poveri incanti".
A partire dal 1937-38 il regime intensifica la battaglia antiregionalistica iniziata fin dai primi
anni Trenta e completa quel piano di riforme che porteranno al completo controllo politico,
e organizzativo del sistema teatrale in Italia. Sulle riviste specializzate si torna anche a
discutere dei progetti per la creazione di un teatro pubblico e di misure per favorire
l'abolizione del nomadismo teatrale. In margine a questo dibattito, dalle pagine della rivista
"Film" (3 dicembre 1938) il commediografo Gherardo Gherardi, nell'attaccar e le formazioni
dialettali, che in quel periodo riscuotono in Italia un successo maggiore di quelle in lingua,
chiama in causa direttamente i De Filippo:
Assistiamo al fenomeno delle compagnie dialettali che, sole, possono resistere all'attuale
organizzazione. Perché effettivamente esse e il loro repertorio e il loro modo di intendere
l'arte del teatro possono trovarsi a miglior agio in un mondo stranamente arretrato come
quello del teatro. Ed ecco che nella metropoli, dopo aver avuto tre compagnie di riviste
contemporaneamente, abbiamo ora tre compagnie dialettali (napoletana, genovese e
veneziana) in due delle quali il metodo artistico ritorna con violenza incomprensibile alle
antiche forme del teatro dell'arte. Due grandi attori come i De Filippo riprendono con
sempre maggior frequenza il sistema di pensare una commedia alla notte e di provarla la
mattina dopo per rappresentarla in settimana. Grande successo, certo: i De Filippo sono i
De Filippo e hanno spesso ragione. Ma il sistema è quello che è: tutto meno che moderno,
tutto meno che attuale, anche da un punto di vista schiettamente artistico.
La replica di Eduardo non si fa attendere:
[Gherardi] si mostra accorato che le folle prediligano il nostro teatro. Si tratterebbe
secondo lui di un pubblico arretrato!
Ora io trovo questo rammarico di Gherardi inaudito. Se il pubblico viene a noi con pieno
consenso a Tripoli come oggi a Trieste, a Napoli come a Milano [...] una ragione ci deve
essere! Questo periodo di voga e di comprensione, noi lo abbiamo atteso per lunghissimi
anni, diciamo almeno venti, recitando nelle compagnie di ordine e in quelle a scartamento
ridotto; nei grandi teatri e nei baracconi; nelle metropoli e nei paesetti di provincia [...].
Dovemmo lottare con le unghie e con i denti; dovemmo comporre le nostre comm edie,
battuta per battuta [...] fra gli assillanti problemi del lunario e dell'incerto domani. Quelle
commedie [...] costarono anni di lavoro sconosciuto; e alcune dormirono a lungo nel
cassetto, senza che nessun capocomico volesse rappresentarle; senza che nessun uomo
o maneggione di teatro ci volesse accordare tanto di fiducia da comporre per noi una
modesta compagnia ed allestire una decorosa messa in scena. ("Il Giornale d'Italia", 15
dicembre 1938)
Nell'ora delle polemiche, anche Luigi Chiarelli interviene a sostegno dei De Filippo,
pubblicando sulla stessa rivista su cui era comparso l'articolo di Gherardi, un lusinghiero
profilo dei tre attori ("Film", 17 dicembre 1938). L'8 dicembre ne invia la bozza a Eduardo,
ricordandogli la riduzione del suo Pulcinella, che "è piaciuto molto a De Pirro", il potente
direttore dell'Ispettorato del Teatro. Il 17 dicembre Eduardo, ringraziandolo per il "brillante
e amichevole profilo che abbiamo gradito molto", gli risponde: "Ho appreso con piacere da
te, che al Ministero le nostre cose procedono bene ed in tal caso non vi può essere dubbio
che daremo esecuzione ai nostri accordi". Il 30 dicembre è lo stesso Ministro della Cultura
Popolare, Dino Alfieri, a complimentarsi con Eduardo per aver scelto la commedia di
Chiarelli; ma, forse in mancanza di un riconoscimento più concreto - le compagnie
dialettali all'epoca erano escluse dalle sovvenzioni -, il Pulcinella non verrà mai messo in
scena dai De Filippo.
Alla fine della stagione 1938-39 Titina lascia il Teatro Umoristico assieme al marito Pietro
Carloni, per entrare nella compagnia di riviste di Nino Taranto. È la prima a rompere quel
"blocco" artistico di cui la critica aveva parlato fin dai primi anni Trenta.
Poche parole pronunciò l'illustre critico Renato Simoni, al ristorante Savini, la sera del
nostro debutto a Milano. Poche, ma che ebbero per me il significato di una strana
sentenza, e la netta impressione che sarebbero state lo slogan persecutore di tutta la
nostra vita di palcoscenico: "Non vi dovete mai dividere, ragazzi. Il vostro è un successo di
blocco".
[...] era tardi. La fatale rete l'avevamo già addosso e nessuno avrebbe pensato a
liberarcene.
Cominciò così per noi quella tarantella, tragica, che doveva in seguito amareggiarci ogni
minima gioia.
Con dentro il cuore la folle paura di rimanere divisi, non sognavamo che di esserlo. [...] Per
anni abbiamo costretto le nostre gambe a seguire un tempo unisono. Sforzi incredibili per
mantenere il passo!
Mentre due correvano, il terzo, chissà perché, ad un tratto non gli andava più e rallentava
l'andatura, mentre gli riprendeva il desiderio di correre proprio quando gli altri due
avrebbero desiderato di rallentare, rallentare... Ma si decidevano alla fine a riprendere
insieme la corsa stanchi, malcontenti, irritati da non poterne più.
Un giorno diedi un urlo e volli assaggiare la gioia dell'indipendenza. (Titina De Filippo, Il
blocco, "Sipario", n. 102, ottobre 1954)
Tra la fine di maggio e i primi di giugno i due fratelli, senza Titina, sono in tournée a Tripoli
con la compagnia.
Nel giugno del 1939 esce il film Il Marchese di Ruvolito, di Raffaello Matarazzo, di cui
Eduardo e Peppino sono interpreti. Sempre a giugno iniziano le riprese di In campagna è
caduta una stella (dalla quasi omonima commedia di Peppino), prim a e ultima produzione
della Defilm, la società cinematografica creata dai due fratelli qualche tempo prima.
Protagonista femminile è l'attrice americana Rosina Lawrence, interprete di un film di
successo di Oliver e Hardy: Way Out West (I fanciulli del West, 1937). La lavorazione sarà
però interrotta dallo scoppio della guerra che costringerà la Lawrence ad anticipare il
rientro negli Stati Uniti. Il film uscirà nella primavera del 1940, accolto piuttosto
tiepidamente: "Curioso vedere come i De Filippo, che la ribalta illumina di intenzioni non
dialettali e anzi di ambizioni quasi surrealiste, portati sullo schermo rientrino nei ranghi
della semplice retorica teatrale, al livello stesso degli attori meno "attuali"" (Corrado
Pavolini, "Tempo Illustrato", 11 aprile 1940).
1937-1938
La lavorazione del film riprende a fine novembre. Di lì a
poco esce anche Sono stato io!, riduzione
cinematografica della fortunata commedia di Paola
Riccora Sarà stato Giovannino.
Il 7 gennaio 1938 la compagnia debutta al Quirino di
Roma con Sogno di una notte di mezza sbronza.
Durante questa stagione vengono presentate due
novità: Un povero ragazzo di Peppino, accolta bene dal
pubblico, e Uno coi capelli bianchi di Eduardo. La
compagnia resta al Quirino fino al 13 febbraio; dal 17 al
25 è a San Remo; dal 26 febbraio al 1° marzo è a
Genova; dal 3 al 13 marzo a Torino, al Carignano. Nel
corso della stagione torinese Eduardo e Peppino sono
invitati dall'EIAR a tenere una trasmissione radiofonica
per i soldati. Presentano uno scherzo comico inedito, Il
mio primo amore. Dal 15 marzo fino al 2 maggio la
compagnia è al Mercadante di Napoli; e dal 3 giugno
alla metà di luglio, di nuovo a Roma, al Quirino. Uno dei
lavori presentati nel corso della stagione romana, la
commedia Sua Eccellenza al paese natio, offre ad
Alberto Consiglio un'ennesima occasione di dibattito sul teatro dialettale. Non è dialettale
un'opera che usi il dialetto - scrive Consiglio - ma un'opera che esprima "una mentalità
limitata, pittoresca, di accessibilità strettamente locale e popolaristica" ("Film", 25 giugno
1938). La commedia che i De Filippo hanno scelto è dialettale, mentre la loro
interpretazione è moderna e "di un ordine nettamente superiore". Il critico giustifica in
questo modo il successo unanime del Teatro Umoristico; un successo imbarazzante, in un
momento in cui si fa serrata la battaglia del regime contro i
regionalismi.
A marzo la rivista "Scenario-Comoedia" pubblica una versione in
lingua di Uno coi capelli bianchi, "Commedia in tre atti e un finale
aggiunto di Eduardo De Filippo". Un lusinghiero ritratto dei tre fratelli
(ancora una volta considerati come una sorta di attore a tre teste)
compare il 1° marzo 1938 sul periodico "Il Dramma", a firma di
Eugenio Bertuetti: "Non me li so figurare recitare da soli, non sono
capace di immaginarmeli l'uno di qua e l'altro di là. Un De Filippo
senza gli altri due ci farebbe l'impressione di quelle malinconiche e
stonate trombe di quartiere, che suonano a sera nei silenzi delle
caserme vuote. Portavoce ridicole e strazianti della nostalgia dei
consegnati".
Durante il riposo estivo Eduardo lavora come sceneggiatore al film di Raffaello Matarazzo
Il Marchese di Ruvolito, tratto dalla commedia di Martoglio; inoltre si dedica alla
preparazione del repertorio per l'anno comico successivo. Tra i vari progetti in cantiere c'è
anche la riduzione di una commedia di Luigi Chiarelli, Pulcinella, che non verrà mai portata
in scena, ma della quale si continuerà a parlare a lungo.
1936-1937
Il 15 ottobre la compagnia
apre la stagione al Piccinni di
Bari col solito repertorio, che
è stato oggetto nel frattempo
di nuovi attacchi. Il 20 ottobre
va in scena la novità assoluta
Sogno di una notte di mezza
sbornia, adattamento di
Eduardo di una commedia di
Athos Setti, già
rappresentata da Petrolini.
Dal 14 novembre al 13
dicembre i De Filippo sono a
Roma, al Quirino, teatro col
quale Eduardo ha stipulato
un contratto di esclusiva per
tre anni. Qui, il 3 dicembre,
va in scena Lontananza,
novità in tre atti di Paola
Riccora tratta da una novella
di Alphonse Daudet, accolta con qualche dissenso. Grande successo riscuote invece Il
Berretto a sonagli : "un’infinità di applausi agli interpreti e a Pirandello che assisteva alla
rappresentazione" ("Il Popolo di Roma", 17 novembre 1936). Durante questa stagione
L’abito nuovo , scritta con Pirandello quasi un anno
Eduardo decide di mettere in prova
prima e non ancora rappresentata. Lo scrittore assiste alla prima prova, ma muore
improvvisamente il 10 dicembre. Il lavoro verrà messo in scena al Manzoni di Milano il 1°
aprile del 1937, nell’allestimento di Mario Pompei.
Dal 14 dicembre al 28 febbraio la compagnia è a Napoli, prima al
Mercadante, poi al Politeama, dove, il 3 febbraio, viene
rappresentata, con costumi d’epoca
e concerto bandistico, la novità
Sua Eccellenza al paese natio, riduzione di Vincenzo di Napoli Vita
di una commedia di Bersezio, accolta piuttosto male da pubblico e
critica. Il 17 vengono presentati tre atti unici, nuovi per la
compagnia De Filippo: Cortile di Fausto Maria Martini, Il coraggio di
Augusto Novelli (entrambe adattate da Eduardo) e Il compagno di
lavoro di Peppino. Il 21 viene presentata per la prima volta al
pubblico napoletano la versione in tre atti di Natale in casa
Cupiello. Terminate il 28 febbraio le recite al Politeama, la compagnia è a Firenze, Siena,
Bologna, Trieste. Dal 23 marzo al 15 aprile è al Manzoni di Milano, e dal 17 aprile al 27
giugno a Roma, al Quirino, dove vengono messe in scena le due ultime novità della
stagione: Asso di cuori asso di denari di Umberto Morucchio, e l'atto unico di Titina Una
creatura senza difesa, tratto da una novella di Cechov. A fine giugno, dopo tre giorni di
recite al Casinò di San Remo, la compagnia si scioglie per il riposo estivo.
Durante l'estate Eduardo è impegnato, assieme ai fratelli, nel film Ma l'amor mio non
muore, con Alida Valli, prodotto e diretto da Peppino Amato. Durante le riprese si ammala
di una grave forma di tifo e viene salvato dall'intervento tempestivo di un medico, suo
amico, che gli pratica una iniezione di adrenalina direttamente nel cuore. I giornali hanno
già preparato i "coccodrilli" per la sua morte. Qualche mese più tardi Luigi Antonelli, critico
teatrale del "Giornale d'Italia", gli farà avere il suo come portafortuna.
1935-1936
Alla fine di agosto la compagnia è a San Remo, al Teatro del
Casinò, e a settembre al Kursaal di Montecatini. Il 4 ottobre
debutta al Politeama Giacosa di Napoli, con Lo speranza ha
trovato un alloggio, un lavoro che gli autori (Eduardo e Gino
Capriolo) hanno dovuto modificare per farlo passare al vaglio
della censura. Il 12 novembre i De Filippo sono al Piccinni di
Bari con un'altra novità, Ma c'è papà, tre atti di Peppino e
Titina. Il 22 debuttano al Quirino di Roma e il 25 dicembre al
Valle, dove rimangono fino al 19 gennaio 1936.
Nonostante il successo, nuove critiche, vengono mosse al repertorio:
Il problema dei De Filippo è sempre stato quello del reper torio. Salvo qualche lavoretto
della Riccora, essi evidente mente non ne hanno. […] Eppure la magnifica interpretazione
di Liolà ci dice cosa renderebbero questi magnifici attori al paragone di una vera opera
d'arte. […] Ormai i De Filippo possono fare qualunque cosa: saranno sem
pre
festeggiatissimi. Ma appunto per questo incombe loro il dovere di scegliere e di
sorvegliarsi. Ora più che mai. (Enrico Rocca, "Il Lavoro Fascista", 28 novembre 1935)
All’inizio di gennaio viene completata la stesura della commedia
L’abito nuovo, dialoghi di
Eduardo su scenario di Luigi Pirandello. Sempre di Pirandello la compagnia mette in
Ll’uva rosa (versione napoletana di
scena, al Fiorentini di Napoli, l'11 febbraio, l'atto unico
Lumie di Sicilia) e, il 14, Il berretto a sonagli. La traduzione di quest'ultima commedia è di
Eduardo, ma "è più semplificazione di linguaggio che stretto vernacolo napoletano",
precisa Severio Procida sul "Roma" (15 febbraio), forse per tranquillizzare le autorità sui
possibili inquinamenti dialettali dell’opera. Per Eduardo, interprete del personaggio di
Ciampa, un grande successo. A pochi giorni dal debutto l’autore gli scrive:
Caro Edoardo, ritorno adesso da Milano e trovo la lettera del vostro Argeri e i giornali coi
resoconti del vostro trionfo. Non m'aspettavo meno da Voi. Ciampa era un personaggio
che attendeva da vent'anni il suo vero interprete. (Lettera da Roma, 19 febbraio 1936, in
Luigi Pirandello, Carteggi inediti, a cura di Sarah Zappull
a Muscarà, "Quaderni dell’Istituto
di Studi Pirandelliani", n. 2, Bulzoni, Roma 1980, p. 366)
Il 26 febbraio la compagnia al Verdi di Firenze, e il 6 marzo debutta all’Odeon di Milano,
dove, il 25, Il berretto a sonagli è accolta da "applausi clamorosi" (Renato Simoni,
"Corriere della Sera", 26 marzo 1936). Il successo di questa messa in scena, realizzata
senza pretese registiche, ma basata soprattutto sulla qualità eccellente degli interpreti,
sarà dovunque calorosissimo, e la commedia resterà a lungo in repertorio. Terminate le
recite all’Odeon il 13 aprile, la compagnia passa all’
Olimpia e dal primo al 17 maggio è al
Carignano di Torino. L’ultima tappa della stagione Roma, dove i De Filippo recitano dal
23 maggio al 30 giugno.
In questo periodo cominciano a circolare voci di una separazione dei due fratelli: "Edoardo
pensa ad una Compagnia basata esclusivamente sul repertorio d’arte, mentre Peppino e
Titina continuerebbero assieme per conto loro, a capo di una formazione decisamente
comica, a vasto repertorio" ("Il Dramma", 1° giugno 1936). La notizia è smentita dallo
stesso anoni mo cronista e dall’"Illustrazione Italiana" del 9 agosto 1936, ma i contrasti fra i
due fratelli devono essere reali, a giudicare dal tono piuttosto polemico di una bozza di
contratto, preparata evidentemente da Eduardo, che definisce in modo preciso le mansioni
sue e di Peppino nella gestione della compagnia.
Premesso che nel 1932 Eduardo De Filippo, mosso da nobilissimi fini artistici, si rese
coraggiosamente iniziatore della "Compagnia del Teatro Umoristico".
Che, superando ostacoli, vincendo riluttanze, affrontando sacrifici, affinando con continuo
studio e tormento artistico i mezzi di espressione sua e dei suoi attori, Eduardo De Filippo
riuscì colla Compagnia da lui creata ed in breve volgere di anni a risollevare la scena
dialettale napoletana dalla decadenza in cui era caduta [...].
Che sin dal principio si associò nella coraggiosa iniziativa il fratello Peppino De Filippo che
gli è stato collaboratore attivo, intelligente e devoto ed è stato insieme con lui artefice del
conquistato successo.
Che avendo la Compagnia raggiunta la sua piena maturità e conquistato sulla scena
nazionale il grado e il rango delle maggiori, i fratelli Eduardo De Filippo e Peppino De
Filippo, nel più perfetto e buon accordo, hanno deciso di regolarizzare per iscritto la
costituzione della impresa risultante dalla loro associazione, precisando per iscritto i
rapporti reciproci e le mansioni di ciascuno. (Bozza di contratto non firmata, s.d., ma
relativa alla stagione 1936-37)
Il contratto assegna a Eduardo "la rappresentanza e la firma della impresa, la direzione ed
il capocomicato della Compagnia", mentre "la parte amministrativa contabile sarà sotto la
sorveglianza e direzione di Peppino De Filippo". La regia degli spettacoli viene affidata,
alternativamente a entrambi i fratelli, "ma i loro nomi come registi figureranno insieme in
tutti gli affissi e stampati della Compagnia". L’attribuzione delle mansioni di regia per ogni
singolo lavoro sarà comunque decisa dal direttore e capocomico.
Ad agosto Eduardo viene scritturato dalla "Compagnia dei Grandi Spettacoli" per la parte
di Verri in una messa in scena di Questa sera si recita a soggetto di Pirandello, con la
regia di Guido Salvini. Lo spettacolo va in scena il 4 settembre, al Theater in der
Josephstadt di Vienna, nell’ambit
o di un congresso internazionale di teatro. Anche
Peppino vi prende parte in un ruolo minore (uno degli avventori del cabaret).
1934-1935
Tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre i De Filippo
sono a Bari, al Teatro Piccinni. Dal 15 novembre al 16
gennaio 1935 sono al Valle di Roma; poi a Firenze, a
Venezia e in altre città e il 1° primo febbraio debuttano a
Milano, all'Olimpia. Nel programma della stagione, oltre
alla ripresa dei vecchi lavori, figurano solo due novità:
La bottega dei santi, di Paola Riccora (l'autrice
napoletana protagonista, assieme ai De Filippo, del
successo della stagione passata), e Liolà di Pirandello.
Entrambi gli allestimenti vengono preparati con grande
cura e con una particolare attenzione ai valori registici e
scenografici. Per La bottega dei santi viene fatta
arrivare da Napoli anche una grande statua della
Madonna, creata da un artigiano locale.
L’11 marzo la compagnia debutta a Torino, al Teatro
Alfieri, con grande successo. Il 24 marzo Guido Argeri,
amministratore della compagnia, scrive all’avvocato
Caro Capriolo, direttore della SIAE di Napoli e amico dei
De Filippo:
Nei primi quattordici giorni, fino a ieri abbiamo avuto una media giornaliera lorda di 4700
lire. Dicono che sia un record non stabilito da nessuna compagnia. E tutto fa prevedere
che la media sarà migliorata perché il successo è enorme e sempre crescente. I giornali
poi fanno a gara per appoggiarci.
Il 20 aprile i De Filippo sono di nuovo a Milano, al Teatro Odeon, dove è prevista la messa
in scena di Liolà di Pirandello, nella traduzione napoletana di Peppino. Anche per questo
allestimento la compagnia si impegna in un grande sforzo produttivo, affidando il compito
di disegnare scene e costumi , a uno dei maggiori scenografi dell'epoca, Mario Pompei,
che crea un'ambientazione non naturalistica, insolita per i De Filippo e supervisiona anche
la regia. Pirandello stesso assiste alle ultime prove. Liolà va in scena il 21 maggio, con
Peppino nel ruolo del titolo, Eduardo in quello di Don Em ilio (il Simone pirandelliano) e
Titina nella parte di Mario (Tuzza). Il successo, sia di critica che di pubblico, è buono. Il 29
maggio Argeri scrive ancora all'avvocato Capriolo: "Liolà è stato un trionfo artistico e
finanziario. Ora Peppino è contento di essersi cimentato, e riuscito così brillantemente.
Eduardo ed in siamo soddisfatti di esserci battuti per arrivare a simile decisione".
La scelta di Eduardo, non condivisa da Peppino, di diversificare il repertorio, aprendolo ad
senz’altro da un innato
autori non dialettali come Pirandello, Bontempelli e altri, nasce
interesse sperimentale, ma forse anche dal bisogno di proteggere la compagnia da quegli
attacchi nei confronti delle formazioni dialettali che da qualche tempo si stanno facendo
sempre più aggressivi. E’ grazie alla m essa in scena di un lavoro di
Pirandello che ai De
Filippo è concesso di recitare - sia pure per un breve ciclo di spettacoli e a stagione ormai
conclusa (dal 5 al 12 giugno) - in quel tempio della prosa che è il Teatro Argentina di
Roma.
Durante l’estate Bontempelli scrive a Eduardo, ricordandogli la promessa di mettere in
scena il suo lavoro Valoria, più volte annunciato: "Caro Eduardo, bisognerebbe proprio che
tu ti risolvessi a fare la riduzione di Valoria e la recitassi quest'anno. Questo è ormai
necessario per molte strane ragioni che ti spiegherò col tempo" (Forte dei Marmi, 19
agosto 1935). E’ probabile che le
"strane" ragioni a cui si riferisce Bontempelli abbiano a
che fare con quel progressivo allontanamento dal fascismo che renderà lo scrittore, di lì a
qualche mese, apertamente inviso al regime, e porterà a sanzioni come il ritiro della
tessera del PNF, il confino e la sospensione per un anno da qualunque attività
professionale. Non si può dire quanto la nuova posizione politica di Bontempelli influisca
sulla decisione di Eduardo di non rappresentare la com media (per altro inviata per ragioni
non sospette già molte volte).
L’ultimo riferimento risale all'estate del 1936, quando lo
stesso Eduardo, dalle pagine della rivista "Il Dramma" (15 agosto), annuncia ancora una
volta la messa in scena del lavoro e saluta con parole particolarmente affettuose lo
scrittore e l’amico: "Massimo Bontempelli ha lavorato per noi, e
con quanta gioia metterò
in scena il suo lavoro [...] La famiglia del fabbro, che mia sorella Titina ridurrà per il nostro
teatro. Caro Massimo, quanto ti voglio bene: grazie!".
Nel febbraio del 1935 esce nelle sale Il Cappello a tre
punte di Mario Camerini, con
Eduardo e Peppino protagonisti, assieme a Leda Gloria. Il film, tratto da un romanzo di
Pedro de Alarcòn, non piace a Mussolini per le sue istanze populiste e subisce pesanti
tagli dalla censura.
1933-1934
La compagnia del Teatro Umoristico (ora ribattezzata "Teatro
Umoristico I De Filippo") è ormai pronta ad affrontare le piazze più
importanti. L'11 settembre debutta a Torino, al Politeama Chiarella.
Dopo un inizio un po’ freddo il p ubblico si fa conquistare. La stampa
torinese dedica articoli lusinghieri ai tre fratelli e la famiglia reale li invita
a tenere una recita a Villa Savoia. Uno dei maggiori successi della
prosegue all’Alfieri, non però
stagione torinese che, dopo il Chiarella
uno dei loro lavori, ma Sarà stato Giovannino di Paola Riccora, una
delle commedie più strutturate del loro repertorio, affidata meno di altre
all'estro comico degli interpreti.
Il 6 ottobre i De Filippo debuttano a Roma, al Teatro Valle; un debutto atteso che
corrisponderà solo in parte alle aspettative. L’accoglienza del pubblico entusiastica; più
tiepida quella della critica che, pur elogiando le doti comiche dei tre attori, esprime giudizi
severi sulle loro commedie, definite da Silvio d'Amico "labilissimi intrighi" ("La Tribuna", 8
ottobre 1933). Solo per il lavoro di Paola Riccora Sarà stato
Giovannino (andato in scena il
17 ottobre), la critica mostra un maggiore rispetto. Luigi Antonelli scrive che i De Filippo
"questa volta hanno recitato una commedia sul serio e non uno dei soliti pretesti scenici
affidati ai soliti motivi dialettali" ("Il Giornale d'Italia", 18 ottobre 1933). Da più parti
cominciano quindi a piovere suggerimenti e consigli perché attori così interessanti non
sperperino il loro talento, ma si confrontino con un repertori
o più degno". E’ forse anche in
seguito a questi attacchi che, pur continuando a proporre le commedie scritte da lui e dai
fratelli, Eduardo si orienta verso i lavori di altri autori, mettendo in scena al Sannazzaro di
Napoli, il 17 novembre Ventiquattr’ore di un uomo qualunque
dello scrittore e giornalista
napoletano Ernesto Grassi; e, il 15 dicembre, Il
granatiere di Pomerania di Lucio D'Ambra,
accademico d'Italia, letterato e scrittore fra i più
popolari all’epoca, il quale, il 21 ottobre
1933, ha dedicato ai De Filippo una trasmissione della sua rubrica radiofoica "La vita
l’autorizzazione a
letteraria e artistica". Nello stesso periodo Eduardo ottiene da Pirandello
tradurre e mettere in scena
Liolà e Il piacere dell'onestà (ma solo il prim o lavoro verrà
effettivamente rappresentato). Inoltre la stampa annuncia anche altre commedie di autori
letterati: L’allegra corte di Capodimonte
di Lucio D'Ambra e La famiglia del fabbro (Valoria)
di Bontempelli. Le altre novità della stagione sono
Lorenzo e Lucia e Il ramoscello d'olvio
di Peppino, Se tu non m’ami e Angelina mia di Paola Riccora, e due atti unici di
Eduar do:
Tre mesi dopo e Il dono di Natale. Il primo rim arrà inedito, il secondo, tratto dalla novella
The Gift of the Magi di O. Henry, sarà pubblicato solo nella prima edizione (1959) della
Cantata dei giorni pari.
L’accoglienza
Il 15 marzo la compagnia del Teatro Umoristico debutta all'Odeon di Milano.
dei pubblico è molto calorosa e la critica milanese (Renato Simoni, Gino Rocca, Carlo Lari,
Pio De Flaviis, ecc.) si rivela meno severa di quella romana nei suoi giudizi sul repertorio.
Ma anche a Milano la commedia che riscuote il successo più convinto è un lavoro di Paola
Riccora, Angelina mia, dramma patetico di due fratelli innamorati della stessa donna, già
andata in scena a Napoli il 24 febbraio. Il 9 aprile la compagnia passa dall'Odeon
all'Olimpia, debuttando con la nuova versione in tre atti di Natale in casa Cupiello.
Sull'onda della fama raggiunta e forse anche in seguito alle polemiche riguardanti il loro
repertorio, i De Filippo cominciano a essere tempestati di proposte da parte di agenti,
autori, critici che segnalano testi propri o di loro protetti. Il mancato mantenimento degli
impegni assunti con alcuni di questi autori porterà in qualche caso addirittura a
conseguenze legali. Sarà il caso della commedia di Umberto Morucchio Asso di cuori,
asso di denari, a proposito della quale il 20 settembre Eduardo scrive da Montecatini:
La vostra Commedia, pur con i suoi pregi, non rende per noi […]. E’ doloroso
confermarvelo; non ne siamo soddisfatti, e non la rappresenteremo. Il nostro è un teatro
speciale, che voi ormai conoscete bene; la nostra è una com pagnia di complesso, ma che
soprattutto si basa su tre interpreti singolari, i quali devono avere, in ogni lavoro, tutti e tre,
una ragione specifica di presentarsi al pubblico, che manca nel vostro ed in quasi tutti i
lavori, anche notevolissimi dei più pregiati Autori che han voluto cortesemente affidarci del
repertorio di loro composizione.
E’ naturale quindi che noi fini amo col preferire le nostre commedie, che agevolmente
e necessità sceniche. E’ anche giusto
riescono a tener conto di tutte le nostre possibilità
che, in casa nostra, rischiando il nostro denaro e le nostre fatiche, facciamo un po' a modo
nostro, e non lasciandoci influenzare dalle pretese interessate di chi con blandizie o
viceversa vorrebbe imporci una linea diversa.
Al termine di una lunga vertenza legale, Morucchio riuscirà a far rappresentare il proprio
lavoro, che andrà in scena nel 1937 senza alcun successo.
1932-1933
La fortunatissima stagione al Kursaal e al Reale apre al Teatro
Umoristico le porta del Sannazzaro, un'elegante sala in via Chiaia
dove si fa la prosa. La compagnia, che ora conta una ventina di
attori, sotto la direzione artistica di Eduardo, debutta l'8 ottobre
1932. Il programma della stagione prevede più di venti novità. Di
Eduardo, che firma col nuovo pseudonimo di Molise) sono
annunciate: Chi è cchiù felice ‘e’ me! (scritta nel 1929 ma non
ancora rappresentata),
Ditegli sempre di s ì, ‘O vico che nun sponta
(forse mai realizzata) e
Filosofic amente (della cui effettiva messa in
scena non si sa nulla); oltre a due lavori scritti in collaborazione con Maria Scarpetta:
Parlate al portiere e Cuoco della mala cucina. Le altre commedie sono di Peppino, di
Titina e di altri autori dialettali, napoletani e non (Gino Rocca, Ernesto Murolo, Paola
Riccora). Uno dei maggiori successi della stagione è la commedia di Paola Riccora Sarà
stato Giovannino, che va in scena il 2 febbraio 1933, in cui Eduardo interpreta il ruolo del
protagonista. Alle novità vere e proprie si aggiunge naturalmente il repertorio ordinario
della compagnia, spesso riadattato per la nuova formazione. Così, Ditegli sempre di sì e
Uom o e galantuomo, scritte come pochades per la compagnia di Vincenzo Scarpetta,
vengono ridotte e ampiamente modificate, mentre a Natale in casa Cupiello, nata come
sketch da avanspettacolo, viene aggiunto un atto (il primo della versione attuale). Di
successo in successo, la stagione al Sannazzaro si protrae per quasi sette mesi, fino al 13
maggio 1933. Rapidamente la fama dei De Filippo si diffonde negli ambienti intellettuali e
artistici. Fra i loro estimatori c'è anche Luigi Pirandello, al quale, il 26 aprile, Eduardo
dedica un omaggio semiserio presentando nel programma dello spettacolo, a cui è
L’imbecille (tradotto in napoletano da
presente anche lo scrittore, il suo atto unico
Eduardo), la vecchia parodia pirandelliana Sei comici in cerca d'autore e Sik-Sik.
Terminate le recite al Sannazzaro, il 25 agosto 1933 la compagnia debutta al Teatro del
Casinò di San Remo con
Chi è cchiù felice ‘e me! In quell’occasione, il critico Enrico
Serretta dedica ai tre fratelli un lungo articolo sulla rivista "Com oedia" (n. 10, 15 ottobre-15
novembre 1933). In ottobre anche "Scenario", il più autorevole periodico teatrale italiano,
pubblica su di loro un lusinghiero articolo a firma di Alberto Consiglio.
1931-1932
Anche per questa stagione Eduardo è con i fratelli nella
compagnia Molinari, al Nuovo. Debutta il 18 settembre,
nella rivista di Kokasse Le foll ie della città. Allo spettacolo
successivo, L'opera d’’e pupe , collabora anche come
autore, col solito pseudonimo di Tricot. La rivista
ricostruisce l'ambiente dell'antico teatrino di Donna Peppa
a Foria, compresi alcuni abituali incidenti che avvenivano
in sala durante gli spettacoli. Nel "Quadro dei Pupi"
Eduardo e Peppino fanno Orlando e Rinaldo, mentre Titina fa Angelica. Per lo spettacolo,
nel quale figura anche una parodia della Francesca da Rimini, Eduardo scrive gli sketch
L'incisione dei dischi (che verrà ripreso anche in seguito con altri titoli), e
Piedigrotta e le
audizioni di canzoni (probabilmente un nuovo titolo per Ogni anno punto e da ca
po ); inoltre
si esibisce in due canzoni comiche già presentate al Festival di Piedigrotta: Cravatte
,
signori! (cfr. IQDF 1985, p. 110) e Le voglie di mia moglie.
Il 17 ottobre va in scena Tutto dipende da quello, una rivista di successo di Michele
Galdieri, in cui Eduardo interpreta il personaggio di un disoccupato. Il carattere satirico
della rivista non dovette disturbare le autorità presenti in sala, visto che "Sua Eccellenza
Rossoni [segretario generale della Confederazione dei Sindacati Fascisti] volle
personalmente complimentarsi con l'attore De Filippo" ("Il Mattino", 25 ottobre 1931). In
occasione della visita dei Reali a Napoli, la compagnia mette in scena uno spettacolo dal
titolo augurale, Cento di questi giorni, di Mauro, Kokasse e Sly (Filippo Criscuolo), che
debutta l'11 novembre 1931; e il 28 novembre, la rivista satirica di Carlo Veneziani 800,
900, 1000 , nell’adattamento di Mario Margini. Con la solita tecnica modulare, vengono
riproposti anche sketch e quadri non inediti, come Le canzoni, o Il
car tellone del San
Carlo, dietro i cui titoli sembra di poter scorgere le parodie di musica leggera e operistica
C’era una volta Napoli , Eduardo scrive il
già presentate altrove. Per la rivista di Mangini
quadro Il circolo della Caccia, che cambierà varie volte titolo e sarà poi pubblicato come
Quei figuri di trent’anni fa .
Le repliche della rivista continuano fino al 19 dicembre, poi Eduardo, assieme i fratelli,
Agostino Salvietti, Tina Pica, Pietro Carloni e pochi altri compagni, lascia la compagnia
Molinari per un ciclo di recite al Kursaal di via Filangieri. Secondo Isabella Quarantotti
[…], pregando l'amministratore di non dire ai fratelli
"combinò un contratto di nove giorni
che il periodo era tanto breve, altrimenti essi sarebbero rimasti al Teatro Nuovo" (IQDF
1985, p. 21). Il debutto avviene il 25 dicembre 1931 con Natale in casa Cupiello (allora in
un atto). Il programma cambia quasi tutti i giorni: "Dovetti scrivere altri atti unici, m a
siccome facevamo tre spettacoli al giorno ero costretto a scrivere negli intervalli, durante lo
spettacolo cinematografico, sotto gli altoparlanti del sonoro" (SUR 1981, p. 12). Nel
periodo trascorso al Kursaal (quasi cinque mesi), la com pagnia presenta trenta lavori. Al
repertorio collaborano, oltre a Eduardo (che continua a firmarsi con lo pseudonimo di
tricot), anche Peppino (Bertucci), Titina e Maria Scarpetta Mangini (Mascaria). Fra le
novità di Eduardo vengono presentati l'inedito Addio Nico' e Gennareniello; e, scritti in
collaborazione con Maria Scarpetta, Noi siam navigatori, Thè delle cinque, Una bella
trovata (tutti inediti).
Terminate le rappresentazioni al Kursaal, il successo della compagnia si replica, dal 20
maggio al 20 luglio 1932, al cinemateatro Reale. Il 12 giugno assiste allo spettacolo,
assieme a un gruppo di artisti e scrittori venuti a Napoli per la Fiera del Libro, anche
Massimo Bontempelli, che in un articolo sul "Mattino" (16 giugno 1932), segnala i De
Filippo come una delle principali attrattive culturali della città:
Fu un'ora tutta gioiosa e piana e abbandonata, quando al Teatro Reale andai a sentir
recitare la compagnia napoletana dei De Filippo
. Se nella mia vita di italiano […] ho il vizio
di Napoli, nella mia vita napoletana ho il vizio della compagnia De Filippo: e mentre altrove
sto anni interi senza mettere piede in un teatro, mai una volta sono rimasto anche due
giorni a Napoli senza andarmi a risentire le commedie e i comici di quella compagnia:
perfezione di gusto, arte, naturalezza e festoso abbandono. Mi domando perché i De
Filippo non risalgano mai le vie d'Italia, allegri ambasciatori del più felice e beneaugurante
spirito di Napoli. ("Il Mattino", 16 giugno 1932)
La segnalazione di un personaggio così illustr e contribuisce ad accelerare il successo
nazionale dei tre fratelli e anche la stampa specializzata comincia a occuparsi di loro. La
rivista "Comoedia" (n. 6, 15 giugno-15 luglio 1932), uno dei periodici di teatro più
importanti dell'epoca, pubblica un articolo di Federico Petriccione dal titolo Nuova
generazione dialettale i De Filippo. Segno indiscusso della popolarità conquistata, essi
vengono scoperti anche dal cinema. In settembre Eduardo inizia, assieme a Peppino, la
lavorazione del film Tre uomini in frac diretto da Mario Bonnard, nel quale ha il ruolo di
coprotagonista, accanto a Tito Schipa e Assia Noris.
1930-1931
Dopo l'esperimento della stagione estiva,
Eduardo si scrittura assieme ai fratelli nella
Molinari, la compagnia di riviste che lavora
stabilmente al Teatro Nuovo. Debutta il 21
settembre con La terra non gira di Kokasse,
autore anche dei lavori successivi. Il 22
ottobre va in scena La follia dei brillanti, in
cui i tre fratelli riscuotono grande successo
nella parodia Cavalleria rusticana ("Il
Mattino" del 29 ottobre 1930 li definisce
"insuperabili"). In occasione di una serata
d'onore di Eduardo viene presentato il
vecchio atto unico Don Saverio 'o farmacista,
reintitolato Il farmacista distratto (poi Farmacia di
turno ). Il 23 novembre viene ripresa la
rivista di Kokasse I tre moschettieri, con Eduardo, Peppino e Carlo Pisacane nei ruoli del
titolo e Agostino Salvietti in quello di D'Artagnan. In seguito all'abbandono della compagnia
da parte della soubrette Lydia Johnson e al crescente successo dei tre fratelli, la parte
riservata alla prosa aumenta di molto ed Eduardo si trova a collaborare sempre più spesso
agli spettacoli anche in veste di autore.
Il 4 febbraio, con alcuni compagni (sei persone in tutto), parte per una breve tournée al
Nord, che ha come tappe principali Roma e Milano. La nuova formazione, denominata
"Compagnia del Teatro Umoristico di Eduardo De Filippo", debutta il 12 febbraio 1931 alla
Sala Umberto di Roma, in uno spettacolo di arte varia. Dopo alcune recite a Civitavecchia
e, di nuovo a Roma, al cinema Moderno, la piccola compagnia passa a Milano, al Teatro
Puccini. Nel ricordo di Peppino, la tournée milanese cominciò male, ma proseguì poi
trionfalmente all'Excelsior: "Il pubblico dell'Excelsior ci tributò un consenso inimmaginabile
per intensità e convinzione. Gli applausi, al calar del sipario, non riuscimmo a contarli"
(PDF 1976, p. 265). Rientrati a Napoli, per due serate (il 4 e d 9 aprile 1931) i De Filippo si
esibiscono al Teatro Nuovo come formazione autonoma presentando alcuni atti unici:
Tutti
uniti canteremo, Don Rafaele ‘o trumbone , Miseria bella di Peppino e Farmacia di turno di
Eduard o. L’11 aprile riprendono gli spettacoli di rivista, ai quali Eduardo collabora
scrivendo sketch per i lavori di Carlo Mauro e Kokasse Vezzi e riso e Una notte al Gatto
Nero, parodia della rivista Wunder-Bar, che costerà agli autori anche una causa per
plagio. Nel primo spettacolo vengono proposti l'atto unico Requie a l'anema soja e la
parodia Cavalleria rusticana; nel secondo, alcune fortunate parodie dello spettacolo di
prosa, varietà, lirica e musica leggera, raccolte sotto il titolo "Dove vai stasera?". Per lo
sketch del varietà Eduardo si esibisce, con tecnica da "fine dicitore", nella canzone
Mamma addo ‘sta! ; per quello dell'operetta crea la parodia La vedova allegra
in trenta
minuti , che rimarrà a lungo in repertorio; e per la lirica, ripropone Cavalleria rusticana
(parodia dell'opera di Mascagni).
Il 1° giugno 1931 il Teatro Umoristico debutta al cinemateatro Kursaal Principe, dove si fa
l'avanspettacolo. Tra una proiezione e l'altra vengono dati tre spettacoli al giorno. Nel
repertorio, oltre ad atti unici di Peppino, di Carlo Mauro e alle solite parodie musicali,
figurano gli "scherzi comici" eduardiani: Sik-Sik l'artefice magico,
L’ultimo Bottone
(adattamento di una pièce spagnola), Requie a l'anema soja, Il pezzente (inserito poi nella
rivista Ogni anno punto e da capo) e, in collaborazione con Maria Scarpetta, La conquista
e Una bella trovata.
Il 20 luglio la compagnia, affiancata dalla soubrette Ellen Meies, dà una serie di recite al
Teatro Palazzo di Montecatini. Il 13 agosto Eduardo partecipa come cantante al Festival di
Piedigrotta, per conto della casa editrice Santa Lucia, diretta da Libero Bovio. Le audizioni
si svolgono al l’Arena Comunale di Portici, al Te atro Ercolano di Resina, al Bellini e in altre
sale napoletane. Incaricato di presentare le audizioni, scrive uno sketch, intitolato Ogni
anno punto e da capo, nel quale interpreta il personaggio di un barbiere poeta che, per
comporre canzoni per il Festival di Piedigrotta, trascura gli affari del proprio negozio.
1940-1941
Tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre Eduardo è impegnato nelle riprese
del film Un nastro bianco (ma il titolo definitivo sarà Il sogno di tutti ), per la
regia di Oreste Biancoli e Laszlo Kish. Anche Peppino prende parte al film,
ma per la prima volta i due attori stipulano con la produzione contratti
separati.
Il 2 ottobre, terminato il suo impegno cinematografico, Eduardo firma un
contratto con la compagnia "Serie d'Oro n. 3", come autore (assieme ad
Armando Curcio) e regista della rivista satirica Basta il succo di limone , che
va in scena il 23 novembre al Teatro Quattro Fontane di Roma. Nello
spettacolo, che ha scene e costumi di Onorato, compaiono numerosi
riferimenti all'attualità politica, alla guerra, alla penuria di generi alimentari e
al coprifuoco (una vera e propria maledizione per i teatri, costretti a dar e spettacolo in orari tutt'altro
che propizi agli incassi). Gli strali degli autori, bonariamente polemici, si indirizzano anche verso
Piccola città di Thornton Wilder, un testo che, nella messa in scena di Enrico Fulchignoni, rese
"furiosamente di moda" la regia teatrale in Italia (A. Perrini, "Via Consolare", aprile 1941). Al
debutto la rivista di Eduardo e Curcio suscita feroci proteste, forse orchestrate da un attore escluso
all'ultimo momento dalla compagnia, e viene tolta dal cartellone dopo poche repliche. Nino Capriati
descrive in teatro un'atmosfera "piuttosto elettrizzata, dovuta in parte all'ingiustificato nervosismo di
alcuni spettatori, ed in parte ad un ancor meno giustificato entusiasmo di un fitto stuolo di
applauditori" ("Film", 7 dicembre 1940).
Dal 30 novembre al 22 dicembre la compagnia De Filippo è a Roma, al Quirino. Qui, il 7 dicembre
va in scena la novità assoluta di Eduardo Non ti pago , che riscuote uno straordinario successo e
viene definita da molti critici la sua miglior commedia. In marzo il lavoro sarà pubblicato su
"Scenario-Comoedia" nella versione in lingua di Cesare Vico Lodovici.
La stagione prosegue poi a Napoli, al Politeama, dal 23 dicembre
al 12 gennaio 1941, e quindi al Margherita di Genova, al
Carignano di Torino e, dal 27 gennaio al 2 marzo 1941, al Teatro
Olimpia di Milano. La compagnia è poi a Firenze (alla Pergola), a
Bologna, Padova, Vicenza, Venezia, Treviso, Fiume. Dal 23 aprile
è al Piccinni di Bari, dove, il 27, viene messa in scena la novità
assoluta di Armando Curcio Le barche vanno da sole , un lavoro
che non avrà vita lunga nel repertorio della compagnia. Dal 29
aprile al 29 giugno i De Filippo sono al Quirino di Roma. Qui, il
30 maggio, va in scena In licenza (riduzione di Eduardo di una
commedia del padre, 'O figlio d' 'a nutriccia ), che viene in un
primo momento bloccata dal capo dell'Ufficio Censura del
Ministero, Leopoldo Zurlo, perché vi compaiono personaggi in
uniforme. Altre novità presentate durante la stagione al Quirino
sono l'atto unico di Peppino Il grande attore, e... Di Pasquale del
Prado , riduzione, sempre di Peppino, di una commedia di due
autori argentini Darthès e Damel. Dal 1° al 27 luglio la compagnia è all'Odeon di Milano, dove, il
17 va in scena la novità I casi sono due , di Armando Curcio. La commedia è accolta da critiche
severe; gr andi elogi invece sono riservati agli attori: "trascinante, irresistibile, meravigliosissima
interpretazione dei due fratelli De Filippo, non mai veduti e sentiti grandi come ieri sera"
("L'Ambrosiano", 18 luglio 1941).
Il 1° febbraio 1941, sul "Dramma", compare un articolo di Enrico Bassano, che smentisce ancora
una volta le voci di una separazione dei due fratelli.
1941-1942
Il 27 settembre 1941 la compagnia, con una nuova
prim'attrice, Norma Nova, debutta all'Eliseo di Roma.
Qui, il 2 dicembre, viene presentata la prima novità della
stagione: Prestami cento lire , di Vacchieri, nella
riduzione in napoletano di Peppino. Terminate il 21 le
recite all'Eliseo, il 23 la compagnia passa al Quirino,
rimanendovi fino all'11 gennaio 1942. Dal 12 al 21
gennaio è alla Pergola di Firenze; dal 22 gennaio al
Margherita di Genova; dal 2 al 17 febbr aio al Carignano
di Torino; poi al Teatro Corso di Bologna e di nuovo alla
Pergola di Firenze. Qui, il 5 marzo, va in scena la novità
assoluta di Eduardo Io, l'erede , accolta da cinque o sei
chiamate alla fine di ogni atto, "meno insistenti e
convinte all'ultimo" ("Il Nuovo Giornale", 6 marzo
1942). Fino all'8 marzo la compagnia resta alla Pergola,
poi passa all'Alfieri di Torino, dove, il 24, viene
presentata una novità assoluta nata dalla collaborazione
fra Eduardo e Curcio, La fortuna con l'effe maiuscola .
Dal 26 marzo al 26 aprile i De Filippo sono all'Odeon di
Milano e, dal 28 aprile al 29 giugno, a Roma, al Quirino.
Tra le novità, La fortuna con l'effe maiuscola è quella che ottiene l'accoglienza più calorosa:
Sono tornati a Roma i fratelli De Filippo, e s'è visto il teatro Quirino grondante di spettatori, di
risate e di applausi. Vibravano i muri del teatro, sussultavano le poltrone con chi v'era seduto,
ondeggiavano i palchetti, tuonava la galleria, tintinnavano pericolosamente i cristalli del grosso
lampadario appeso alla cupola. Il delirio di allegria che prende gli spettatori dei De Filippo è
paragonabile a quello degli sportivi tifosi, durante una partita di calcio: mancano soltanto le baruffe
e i cazzotti, dato che sulla bravura dei due comici napoletani tutti sono d'accordo. (Francesco
Callari, "Film", 9 maggio 1942)
Durante l'inverno 1941-42, mentre recitano al Quirino, i De Filippo sono impegnati nelle riprese del
film di Esodo Pratelli A che servono questi quattrini? (tratto dalla commedia di Curcio), che uscirà
in primavera accolto da critiche non molto benevole per la sua aderenza a moduli troppo
marcatamente teatrali. Per la stessa casa di produzione, la Juventus, Eduardo e Peppino si
impegnano anche nella lavorazione di altri due film: Non ti pago e Casanova farebbe così , entrambi
diretti da Carlo Ludovico Bragaglia. Il primo uscirà durante l'estate e il secondo nel dicembre 1942.
Nel corso di questa stagione i rapporti fra i due fratelli subiscono un altro scossone che minaccia di
nuovo di portarli alla rottura. Il dissidio è documentato da una lettera in cui Peppino chiede a
Eduardo di mettere da parte i propositi di separazione:
Forse tu non comprendi interamente quanto mi addolori il procurarci dispiaceri e quanto mi disperi
l'idea di dover abbandonare tutto quanto è stato da noi conquistato a prezzo di dure fatiche e infinite
privazioni. [...] Se veramente, come sempre hai detto e fatto credere, io ho r ovinato e potrei ancora
rovinare i tuoi proponimenti artistici tenendoti ancora a me legato, dimmelo francamente e con tutta
sincerità [...]. Se al contrario cr edi che io possa ancora studiare con te e lavorare con te come ai
nostri vecchi tempi, non aspetto che una tua buona parola e ancora una volta saremo uniti nel nostro
lavoro con maggior lena e fiducia. (Lettera da Genova del 25 gennaio 1942, in PDF 1976, pp. 3889)
Echi di questo dissidio si avvertono ancora in una lettera aperta di Enrico Bassano, che suona come
un'esortazione ai due attori a non dividersi e anzi a richiamare al loro fianco anche Titina, in un
momento in cui "il teatro ha bisogno di tutte le sue intatte forze migliori" ("Il Dr amma", n. 373, 1°
marzo 1942). Accantonati per il momento i progetti di separazione, l'8 giugno Eduardo e Peppino
sottoscrivono un nuovo contratto della durata di tre anni, per l'esercizio della compagnia del Teatro
Umoristico. Tra le clausole si precisa che "Peppino prende atto dell'impegno che Edoardo ha
assunto in proprio per la gestione del teatro Quirino in Roma. E pertanto egli lascia a lui per tale
impegno piena libertà di azione" (IQDF 1985, appendice). Come nel contratto precedente, la
direzione artistica è affidata a Eduardo, la direzione amministrativa a Peppino. In quello stesso
periodo si definisce il rientro in compagnia di Titina e del marito, Pietro Carloni.
1942- 1943
Dal 1° all'11 ottobr e 1942 la compagnia è a Genova, al Politeama
Margherita. Qui, il 9, va in scena una novità assoluta di Peppino
Gobba a ponente , che verrà poi reintitolata Non è vero, ma ci
credo . Dopo Genova, i De Filippo sono al Carignano di Torino, al
Teatro Corso di Bologna, alla Pergola di Firenze. Il 18 novembre
debuttano a Milano, al Teatro Nuovo. A causa delle conseguenze
della guerra (pr ecarietà delle sale, pericolo dei bombardamenti),
Eduardo ha tentato di disdire il contratto con quel teatro, ma
l'impresario, Remigio Paone, non ha potuto accontentarlo:
A Roma ci si è preoccupati, e a ragione, che la rottura del Vostro
contratto potesse portare ad una epidemia di casi consimili: caro
Eduardo, noi, per i primi, abbiamo chiesto di sospendere l'attività
dei teatri in questo periodo e ci si è detto, giustamente, che il nostro
dovere è quello di continuare a lavorare tranquillamente. [...] Devi capire, nel tuo saggio equilibrio,
che ove a voi fosse stato consentito di non venire a Milano, in 15 giorni si sarebbe interrotta tutta la
vita teatrale ché altri avrebbero immediatamente seguito il Vostro esempio. D'altra parte, siamo
sereni: allarmi ve ne sono stati e ve ne potranno ancora essere, bombardamento ce n'è stato uno solo
e ci auguriamo di non averne altri, ma insomma pur nella vita straordinaria che stiamo vivendo
debutta Nino Taranto al Lirico, cioè debutta una compagnia che appena appena ha una ragione di
richiamo sul pubblico, e realizza la prima sera cir ca 28.000 lire, l'altra sera 25.000, e stasera ben
35.000. (Remigio Paone a Eduardo, Milano, 13 novembre 1942)
In quei mesi difficili sono proprio il teatro comico o gli
spettacoli di rivista quelli che riescono ad attirare il pubblico
nelle sale. Ed è per questo che il fascismo comincia a farsi
più tollerante verso quelle stesse compagnie che prima aveva
ostacolato, arrivando a concedere sovvenzioni anche alle
formazioni dialettali e "minori" che fino a quel momento ne
erano state escluse. Nel caso dei De Filippo, segnali di
apertura sono rappresentati dalla pubblicazione in
napoletano (e non in versione tradotta come era avvenuto
fino a quel momento) della commedia Natale in casa
Cupiello ("Il Dramma", n. 397-8, 1-15 marzo 1943); e dalla concessione del Teatro Ar gentina per la
stagione romana (dal 22 dicembre al 3 febbraio). Sulla novità di Peppino, Non è vero, ma ci credo ,
andata in scena il 7 gennaio, anche il severissimo d'Amico si mostra più tollerante del solito.
Addirittura entusiastica è la recensione di Francesco Callari:
Oggi l'unico teatro vivo è e resta quello dei De Filippo. Teatro dialettale, attori dialettali. Vivo per
virtù prima di quegli interpreti che dilettano irresistibilmente e con intelligenza un pubblico
desideroso di trascorrere due ore e mezzo in allegria, col cuore e la mente sgombri delle
preoccupazioni giornaliere e senza i rompicapo sentimentali o psicofisiologici di cui il teatro
odierno abbonda, magari per moda postuma. ("Film", 16 gennaio 1943)
Altrettanto positivo è un articolo di Eugenio Ferdinando Palmieri (I De Filippo), apparso in febbraio
sulla rivista "Scenario".
Il 28 gennaio 1943 va in scena all'Argentina Il diluvio (1931), amara "farsa in tre atti" di Ugo Betti.
La versione di Eduardo, blandamente napoletanizzata, è rispettosissima del testo, e altrettanto lo è la
messa in scena, senza traccia alcuna di improvvisazione. Per la realizzazione dello spettacolo il
Ministero della Cultura Popolare ha stanziato, il 12 novembre 1941, un "contributo per le spese di
messa in scena" di ventimila lire, poi portato a ventottomila (appunto di Nicola De Pirro per il
Ministro della Cultura Popolare, 5 febbraio 1943, ACS, b. 223, f. 45). Ma nonostante la cura
dell'allestimento e gli sforzi produttivi, lo spettacolo è un completo insuccesso: "il pubblico - che
quella sera gremiva il teatro in ogni ordine di posti - non zittì... non fischiò: rimase in assoluto
silenzio ad ogni calare di sipario. Un "silenzio" agghiacciante, che suggellò veramente un
insuccesso memorabile!" (PDF 1976, p. 352).
Questa volta il pubblico dei De Filippo non li ha riconosciuti. Immaginatevi che quando [...] il
siparietto s'è aperto, al luogo della solita "pezzenteria" è apparsa la scena d'una camera da pranzo
piccoloborghese, ma violentemente stilizzata e coi quadri storti sulle pareti, al modo dei balletti
russi di venticinque anni fa; immaginatevi che Titina aveva sulle gote due grandi rose rosse,
appunto come le false bambole delle "maschere russe" d'allora, e Peppino, nella parte d'un riccone,
era biondo e lezioso, con una finanziera avvitata che gli arrivava alle caviglie; immaginatevi che
tutti gli altri personaggi erano truccati con dichiarata veemenza (uno pareva addirittura Stalin) e
volentieri parlavano e s'atteggiavano alla maniera delle pantomime grottesche.
Invano Edoar do, con malinconici occhiali e barbetta ancora più malinconica, tentava di portare a
spasso in mezzo a costoro la sua consueta amarezza di fallito rassegnato e tuttavia ribelle. (Silvio
d'Amico, "Giornale d'Italia", 30 gennaio 1943)
Dopo due sole serate, il lavoro di Betti viene tolto dal cartellone e la compagnia riprende il suo
solito repertorio comico.
Il 10 maggio il Teatro Umoristico debutta all'Eliseo, e vi rimane fino al 6 giugno. La stagione
prosegue poi al Quirino per tutta l'estate fino al 9 settembre.
Numerose in questo periodo sono le iniziative teatrali promosse dal Ministero della Cultura
Popolare a scopo benefico-propagandistico. In aprile i De Filippo sono invitati, assieme ad altri
artisti (Totò, Anna Magnani, De Sica e altri), a prender parte a una matinée al Quirino per i feriti di
guerra e le famiglie dei richiamati, alla presenza del ministro Alessandro Pavolini. Il 17 agosto
tengono, prima all'Eliseo, poi al Quirino, un ciclo di recite in favore dei sinistrati di Napoli.
Piuttosto intensa è in questo periodo anche l'attività cinematografica. Tra la fine di giugno e i primi
di luglio Eduardo lavora nel film di Carlo Ludovico Bragaglia Il fidanzato di mia moglie , prodotto
dalla Excelsa Film. Il 13 agosto viene presentato in anteprima al cinema Quirinetta Non mi muovo ,
diretto da Giorgio Simonelli, con i tre De Filippo. Della stessa casa produttrice, la Juventus, è anche
un altro film, questa volta diretto da Eduardo, Ti conosco, mascherina! (tratto da una pochade
scarpettiana a sua volta adattata dal francese), che uscirà all'inizio del 1944 con modesto successo.
1943-1944
Il teatro vive in questi mesi una situazione di grave emergenza.
Molte sale di spettacolo sono inagibili a causa dei bombardamenti o
delle requisizioni. Molte formazioni sono smembrate. Per far fronte
alla situazione, Eduardo mette insieme una compagnia che raccoglie
importanti attori di prosa (Evi Maltagliati, Antonella Petrucci, Luigi
Cimara, Aroldo Tieri) e allestisce una rivista, Tombola. Natale tutti
insieme al "Gallo d'Oro" , che debutta al Quattro Fontane di Roma il
18 dicembre 1943. Il copione, che adatta un vecchio lavoro di Mario
Mangini, e la regia sono di Eduardo. La tombola finale, con premi in
natura, non è tra gli elementi di minor attrattiva dello spettacolo. Le
repliche terminano il 10 gennaio e il 12 la compagnia firma un
contratto con il Teatro delle Vittorie di Roma per riprender e lo
spettacolo, ma i continui allarmi aerei rendono impossibile la
prosecuzione delle recite. Il 16 la compagnia viene "invitata" dal
Comando Tedesco a partecipar e a una matinée al Teatro Argentina a
favore delle famiglie italiane degli aderenti al Servizio del Lavoro.
"Gli attori si preoccuparono: "Si sarebbe poi parlato di collaborazione? Si sarebbe poi speculato su
questo episodio?". Ma non c'era nulla da fare. La rappresentazione straordinaria ebbe luogo [...]. Il
guaio venne alla fine dello spettacolo, quando alcuni fotografi si piazzarono in sala per ritrarre la
platea e il palcoscenico con gli attori in azione" (Mario Mangini, "Roma", 26 dicembre 1957).
Dal 10 febbraio al 13 marzo la compagnia De Filippo è all'Argentina di Roma. L'incasso dell'ultimo
spettacolo, a cui prende parte anche l'attore Ruggero Ruggeri con un recital di poesie, viene
devoluto ai profughi campani. Dal 15 marzo al 16 aprile è al Valle poi passa all'Eliseo, dove rimane
fino al 6 giugno. Il 4 le truppe alleate entrano a Roma.
Il 21 giugno muore a Roma, all'età di sessantasei anni, Luisa De Filippo e viene sepolta nel cimitero
del Verano. Qualche tempo dopo Eduardo, assieme ai fratelli, riesce a raggiungere Napoli con
mezzi di fortuna. Qui compra una casa in via Parco Grifeo 53, una zona frequentata all'epoca da
intellettuali e artisti (al piano sopra il suo abita Paolo Ricci, scrittore, giornalista, pittore, amico di
Eduardo). A Napoli i De Filippo ottengono un ingaggio, dal 29 agosto al 10 settembre, al
cinemateatro Filangieri, ex Kursaal, la stessa sala dove era cominciata, tredici anni prima, la loro
fortuna. Dall'11 settembre all'8 ottobre sono invece al cinemateatro Reale. Poi passano al Diana. È
in questa sala del Vomero che, durante una riunione di compagnia, avviene tra Eduardo e Peppino il
litigio che mette fine al loro sodalizio artistico. Peppino, in un'intervista al settimanale "Gente" (26
febbraio 1972), racconta in dettaglio l'episodio, attribuendo all'atteggiamento prevaricatore del
fratello le ragioni della rottura: "I De Filippo fino a quando siamo stati riuniti non esistevano, c'era
Eduardo e basta. Era lui il capo, lui quello che stabiliva il repertorio, lui il mattatore, lui il genio
della famiglia"; e dichiara sibillinamente che, oltr e alle ragioni artistiche, c'erano anche "altre storie
a dividerci; storie di famiglia". Sui motivi contingenti della rottura Eduardo non si pronunciò mai
ufficialmente. Secondo la ricostruzione fatta dalla moglie Isabella nel libro Eduardo. Polemiche,
pensieri, pagine inedite (IQDF 1985, pp. 42-5), alla base del litigio ci sarebbe stata la convinzione,
da parte di Eduardo, che il fratello avesse intrattenuto trattative segrete per farsi scritturare
dall'impresario Remigio Paone per uno spettacolo di rivista. Delle ragioni artistiche che portarono
alla separazione, Eduardo parlò invece in occasione di una conferenza tenuta nel 1981 al Teatro
Ateneo di Roma:
Peppino era eminentemente comico, mentre io non avevo questa sola prerogativa da imporre.
Avevo la natura di attore che portava in scena la realtà e la volevo approfondire. Ma con Peppino e
Titina, come autore, dovevo sottomettermi alla loro personalità di attori, tanto più che la compagnia
aveva avuto successo e sarebbe stato un peccato disgregarla dopo poco tempo. Andai avanti
scrivendo ruoli per Peppino, per Titina e il ruolo per me, fino alla guerra, quando non mi fu più
possibile ignorare la realtà che era tanto cambiata per tutti [...]. (SUR 1981, p.13)
La data dello scioglimento della compagnia viene fissata al 10 dicembre 1944, ultimo giorno del
contratto con il Diana. Mentre Peppino debutta nella rivista di Paone Imputati, alziamoci , Eduardo,
rimasto con Titina, conclude l'anno alla meglio, poi forma la "Compagnia Umoristica Eduardo e
Titina De Filippo", denominata in seguito "Il Teatro di Eduardo con Titina De Filippo", che debutta
all'inizio del 1945 al Teatro Gloria di Napoli. In quel periodo scrive Napoli milionaria! (la
commedia che inaugura il ciclo dei "giorni dispari") e il 25 marzo 1945 la mette in scena al San
Carlo di Napoli, in occasione di una matinée di beneficenza.
Arrivai al terzo atto con sgomento. Recitavo e sentivo attorno a me un silenzio assoluto, terribile.
Quando dissi l'ultima battuta, la battuta finale: "Deve passare la notte", e scese il pesante velario, ci
fu un silenzio ancora, per otto, dieci secondi, poi scoppiò un applauso furioso e anche un pianto
irrefrenabile. (Intervista di Enzo Biagi, "La Stampa", 5 aprile 1959)
Dal 31 marzo la compagnia si trasferisce a Roma, al Salone Margherita, dove la nuova commedia
viene replicata fino alla fine di maggio con grande successo. L'argomento della guerra, trattato da
Eduardo nel suo nuovo lavoro, è anche il tema di un atto unico dello stesso periodo, Occhiali neri .
Bandite fino a quel momento dalle scene per ragioni di censura, o trattate dal cinema solo a fini di
propaganda, le tematiche belliche ora fanno la loro comparsa anche sugli schermi. Nel corso del
1945 Eduardo prende parte, in un ruolo non centrale, al film di Mario Mattoli La vita ricomincia ,
che racconta la storia di un reduce, e dall'inizio di ottobre alla fine di novembre è impegnato (questa
volta come protagonista) nella lavorazione di un altro film che affronta temi analoghi: Uno tra la
folla , di Ennio Cerlesi e Piero Tellini.
1945- 1946
Dal 21 dicembre 1945 al 5 febbraio 1946 Eduardo è a Roma, all'Eliseo,
dove il 7 gennaio va in scena la commedia Questi fantasmi! . Le repliche
del nuovo lavoro proseguono poi al Quirino (fino al 7 aprile); dal 20 aprile
al 31 maggio, a Milano, al Mediolanum; e poi all'Augustus di Genova e al
Politeama di Napoli. La commedia riceve dovunque straordinarie
accoglienze e a luglio viene pubblicata sul periodico teatrale "Il Dramma"
(1-15 luglio 1946) e, dall'11 agosto al 21 settembre, esce a puntate sul
giornale napoletano "La Voce", il primo quotidiano di ispirazione socialcomunista del dopoguerra.
In seguito al successo riscosso dalle nuove commedie di Eduardo, agenti e
impresari stranieri cominciano a interessarsi al suo teatro. È del 1946 un
primo contatto con un'agenzia di New York, la Bert & Hillman, per
l'acquisto dei diritti teatrali, cinematografici e radiofonici di Napoli milionaria . Le trattative con
l'impresario William Cowan, condotte con la mediazione di un ufficiale americano di presidio in
Italia, Claude J. Bové, ar rivano a una fase abbastanza avanzata: opzione per i paesi di lingua
inglese, adattamento della commedia, contatti con la MGM per la riduzione cinematografica. La
regia dello spettacolo viene proposta a Elia Kazan, reduce da importanti successi teatrali e
cinematografici, che però rifiuta, anche a causa di altri impegni. La necessità di trovare un regista di
nome, la difficoltà di rendere la commedia comprensibile a spettatori di diversa cultura mantenendo
nello stesso tempo quel "Neapolitan flavor", di cui parla Bové in una sua lettera, oltre alla scoperta
che "ora in America quel periodo poco interessa" (Bové a Eduardo, 27 giugno 1947), tutto questo
farà sì che il progetto, dopo un anno e mezzo di trattative, venga abbandonato; così come viene
abbandonato il progr amma di una tournée di Eduardo e della sua compagnia a New York su invito
del Comitato Americano per gli Aiuti all'Italia.
Il 3 luglio Peppino, che nel frattempo ha lavorato nel teatro di rivista, scrive a Eduardo cercando
una riconciliazione e, a quanto dichiara nella sua autobiografia, un possibile ricongiungimento
artistico col fratello:
Sono sicuro, che quando questa mia sarà nelle tue mani, ne sarai felice, perché da buon fratello
l'aspettavi. E sono sicuro, che metterai il mio gesto, fuori da qualsiasi questione privata, artistica o
teatrale e comunque da qualsiasi interesse se non quello di ricordarci che siamo fratelli.
Il 7 luglio, da Roma, Eduardo gli risponde.
Caro Peppino, ti pare che dopo quanto è accaduto fra me e te, dopo anni di veleno amarissimo che
ebbero come conclusione la scenata del Vomero... un semplice colpo di spugna può cancellare dal
mio animo l'offesa e il risentimento? Tu dici: siamo fratelli. Certo. E chi più di me ha saputo
affrontare e comprender e questo sentimento? Credi tu che da estraneo avresti potuto infliggermi le
torture morali che sistematicamente, minuto per minuto, mi infliggevi? L'amor fraterno è un
sentimento da asilo infantile, credi a me. Fratelli si diventa dopo di aver guardato nell'anima di una
persona come in uno specchio d'acqua limpida, e dopo di averne scorto il fondo. Scusami, ma io
guardando nel tuo animo, il fondo non lo scorgo. La tua lettera è troppo ingenua. Io voglio tenderti
la mano, ma con un chiarimento esauriente, onesto, sincero. Se tu mi vuoi bene come ai primi tempi
della nostra miseria, vuol dire che nulla puoi rimproverarmi... mentre io, e questo è il mio più
grande dolor e, non ti voglio bene come allora: ti temo. [...] La tua lettera non accusa, non offende,
non giustifica: accomoda. Ancora una volta l'amor fraterno affiora e vuol riverniciare a nuovo un
pezzo di ferro scalfito prima, su cui la ruggine del tempo ha disperse le tracce delle scalfitture... No,
caro Peppino, minuziosamente dobbiamo prima, insieme, grattare tutta la ruggine, rimettere alla
luce tutte le scalfitture, individuarne l'autore... e poi... la vernice dell'amor fraterno saprà mettere a
nuovo e rendere lucente questo pezzo di ferro che nulla di male fece per meritare un
accomodamento ipocrita.
Scusami se ti ho parlato così, ma è la maniera migliore per far diventare uomini due fratelli e fratelli
due uomini. (IQDF 1985, pp. 47 e 50)
1946-1947
Dal 6 al 21 settembre 1946 Eduardo
scrive Filumena Marturano , che va in
scena il 7 novembr e al Politeama di
Napoli (sarà pubblicata sulla rivista "Il
Dramma" il 1° maggio 1947). La
commedia è creata su misura per
Titina, che si era vista assegnare in
Questi fantasmi! un ruolo grazioso ma
secondario; ed è stata pensata come
sostituzione per un'altra novità, che
Eduardo ha già pronta ma che non si è
ancora deciso a mettere in scena: Le
bugie con le gambe lunghe . Dopo Napoli la compagnia passa a Roma, al Teatro Eliseo (dal 20
dicembre al 9 marzo); poi a Torino al Carignano (dall'11 marzo al 3 aprile), al Mediolanum di
Milano (dal 5 aprile al 1° giugno) e infine, dal 6 giugno al 3 agosto, a Roma all'Eliseo. Oltre alla
novità, vengono riprese Napoli milionaria! , Questi fantasmi! , Il berretto a sonagli , Scorzetta di
limone e l'atto unico Pericolosamente (reintitolato San Carlino 1947 ). Dopo un avvio tiepido,
Filumena Marturano riscuote dovunque un enorme successo (con l'eccezione di pochissime
clamorose stroncature legate alla scabrosità del tema trattato). La straordinaria popolarità raggiunta
dalla commedia è testimoniata da una lettera di Argeri al giornalista e commediografo napoletano
Ernesto Grassi.
Filumena Marturano
diventa ogni giorno di più un successo grosso, imponente, e fecondo di ripercussioni [ ...]
assolutamente inattese. Dopo tre settimane di repliche a teatri esauriti, il problema "Marturano"
dilaga. Tutta la città ne parla. Senza proprio volerlo, [...] a momenti ce lo vediamo portar via da
ogni parte. Negli ambienti di sinistra si mette in evidenza l'attualità umana e sociale del lavoro,
mentre nell'apposita commissione della Costituente si è giunti a positive conclusioni a favore dei
figli illegittimi; negli ambienti cattolici si fa leva, per riaffermare la santità della famiglia, su questa
commedia che è stata definita "una vera commedia cristiana". ( Lettera da Roma, 27 gennaio 1947)
Il più attivo e abile in questa oper azione è Carlo Trabucco, redattore del quotidiano "Il Popolo",
l'organo della Democrazia Cristiana. È grazie al suo interessamento che il 13 luglio la compagnia
viene ricevuta in udienza privata dal papa Pio XII, davanti al quale Titina recita la preghiera di
Filumena alla Madonna delle Rose. All'avvenimento, "La Domenica del Corriere" dedica una delle
sue famose copertine.
Sull'onda dei recenti successi, Eduardo riceve diverse proposte da case di produzione
cinematografiche italiane. Il 1° luglio firma un contratto con la Rovere-De Laurentiis per un film su
suo soggetto, da realizzarsi l'anno successivo; e il 17 luglio con la Ora Film per un adattamento del
dramma di Salvatore di Giacomo, Assunta Spina, con Anna Magnani protagonista e Mario Mattoli
regista. Del film Eduardo sarà anche interprete nel ruolo di Michele Boccadifuoco.
1947-1948
All'inizio di dicembre la compagnia è al
Piccinni di Bari, con la novità della stagione,
Le bugie con le gambe lunghe , già messa in
prova un anno prima e poi rinviata. La
commedia (che ver rà pubblicata dalla rivista
"Il Dramma" il 1° maggio 1948) viene
riproposta il 14 gennaio a Roma, all'Eliseo,
dove resta in scena fino al 2 marzo, seguita da
una ripresa di Filumena Marturano . Il 22
marzo la compagnia lascia l'Eliseo; è poi al
Duse di Bologna, al Nuovo di Milano,
all'Augustus di Genova, al Teatro del Casinò
di San Remo e, dall'8 all'11 luglio, di nuovo
all'Eliseo. Oltre alla novità, vengono riprese:
Non ti pago , Filumena Marturano , Questi fantasmi! , Chi è cchiù felice 'e me! , Napoli milionaria! e
Quinto piano, ti saluto!
A dicembre Eduardo ha finito di scrivere La grande magia , che andrà in scena solo nella stagione
successiva. Nello stesso periodo comincia a interessarsi all'acquisto di un teatro a Napoli. Prima
progetta di creare una società per la gestione del Fiorentini, poi compra il San Ferdinando,
completamente distrutto dai bombardamenti.
La ricostruzione sarà ef fettuata a sue spese, senza alcuna provvidenza da parte dello stato.
Nello stesso periodo acquista anche l'isolotto di Isca, di fronte a Marina del Cantone, sulla costiera
amalfitana, che diventerà la sua residenza estiva.
Il 3 giugno 1948, dall'unione con Thea Prandi, nasce il primo figlio,
Luca. Thea è un'attrice di rivista di cui Eduardo si è innamorato circa un
anno prima e per la quale ha lasciato la moglie Dorothy. Un anno più
tardi, nel settembre del 1949, nascerà anche una bambina, Luisa; ma
dovranno trascorrere ancora alcuni anni prima che l'unione possa essere
legittimata.
1948-1949
Il 27 settembre Eduardo riunisce la compagnia
a Napoli per le prove della nuova commedia,
La grande magia , che va in scena il 30 ottobre,
al Teatro Verdi di Trieste. È qui che si
manifestano i primi segni di quel disturbo al
cuore che, di lì a pochi anni, costringerà Titina
al ritiro dalle scene. Forse a causa della
malattia della sorella, o f orse per una non
piena fiducia nei confronti del suo nuovo
lavoro, Eduardo rinuncia a rappresentarlo a
Milano, al Nuovo, dove la compagnia si è
intanto trasferita. A tempo di record quindi
scrive e mette in scena una nuova commedia,
Le voci di dentro , che debutta l'11 dicembre e
che ver rà pubblicata il 1° aprile 1949 sulla
rivista "Il Dramma". Lasciata Milano il 25
dicembre, la compagnia passa a Torino, al
Carignano, e poi a Napoli, al Mercadante. Dal
1° febbraio 1949 è all'Eliseo di Roma. Le voci
di dentro ottiene dovunque buone accoglienze,
ma sconcerta anche una parte della critica e del pubblico per i suoi caratteri di novità e per il suo
pessimismo. Dal 26 aprile al 15 maggio la compagnia è al Mercadante di Napoli e il 31 di nuovo
all'Eliseo, dove conclude la stagione il 17 luglio. Le riprese sono state: Questi fantasmi! , Chi è cchiù
felice 'e me! , Filumena Marturano , Quinto piano, ti saluto!
Oltre all'attività teatrale, in questo periodo Eduardo comincia a mettere in cantiere diversi progetti
cinematografici, anche per far fronte alle spese per la ricostruzione del San Ferdinando. Il 20
gennaio firma un contratto con una casa di produzione argentina per la cessione dei diritti
cinematografici di Filumena Marturano (la commedia è già andata in scena a Buenos Aires per
molti mesi, con grande successo), e a primavera comincia le trattative per l'adattamento
cinematografico di Napoli milionaria! . Nel progetto è coinvolto anche Totò, all'epoca una stella del
teatro di rivista in procinto di passare definitivamente al cinema. Per il grande comico Eduardo
scrive anche il soggetto del film parodistico Totò le Moko , ma in seguito a contrasti con la
produzione ne ritira la firma. Di quest'anno sono poi altri due film nei quali è impegnato come
attore: Campane a martello , di Luigi Zampa, con Gina Lollobrigida e Yvonne Sanson, e Yvonne la
Nuit, di Giuseppe Amato, con Olga Villi, Frank Latimore e Totò.
Nell'estate del 1949 si definiscono gli accordi con la casa editrice Einaudi per la pubblicazione di un
primo gruppo di commedie che saranno raccolte in volume col titolo Cantata dei giorni dispari .
Promotore dell'impresa è Carlo Muscetta, che sarà anche curatore della prima edizione.
1949-1950
Prime tappe della nuova stagione sono Bari, Teatro Piccinni, e
Napoli, Teatro Mercadante. Qui il 12 dicembre, va in scena La
grande magia , novità della stagione precedente, che non piace e
viene sostituita dopo tre sole repliche con Filumena Marturano .
Da Napoli, il 21 dicembre, la compagnia passa all'Eliseo di
Roma, rimanendovi fino al 20 marzo 1950. Dall'8 aprile al 31
maggio è di nuovo a Napoli, al Mercadante. Oltre a La grande
magia (accolta con molte riserve anche a Roma), vengono
riprese Non ti pago , Le bugie con le gambe lunghe , Le voci di
dentro , Filumena Marturano , Napoli milionaria! , Uomo e
galantuomo e l'adattamento Sogno di una notte di mezza sbornia .
Il 15 marzo La grande magia viene pubblicata sulla rivista "Il Dramma".
Contemporaneamente all'attività teatrale, a gennaio cominciano anche le riprese del film Napoli
milionaria , prodotto da Dino De Laurentiis in associazione con lo stesso Eduardo. Il film, girato a
Roma nei teatri di posa della Farnesina e solo per pochi esterni a Napoli, è interpretato, oltre che da
attori professionisti (lo stesso Eduardo, Totò, Leda Gloria, Titina, Delia Scala e altri), da un nutrito
gruppo di abitanti dei vicoli di Napoli: "Quando cominciammo a girare andai a Napoli e mi portai
dietro mezzo Pallonetto Santa Lucia. Non c'è un solo luciano noto nel quartiere che non compaia
nel film" (Intervista di Riccardo Longone, "L'Unità", 13 giugno 1950).
Il 29 luglio il Teatro di Eduardo debutta alla Fenice di Venezia con una nuova commedia, La paura
numero uno , commissionata dalla Biennale Teatro. Il lavoro, accolto con molto calore dal pubblico,
ma con qualche riserva dalla critica, verrà pubblicato dalla rivista "Il Dramma" il 15 maggio 1951.
Nel corso del 1950 Einaudi pubblica nella "Piccola Biblioteca Scientifico Letteraria" la commedia
Napoli milionaria!
1950-1951
Dal 29 settembre al 3 dicembre la compagnia è a Milano,
prima al Teatro Nuovo, poi al Manzoni. Il 21 dello stesso
mese è a Napoli, al Mercadante, fino al 25 gennaio 1951
e dal 24 marzo al 20 giugno all'Eliseo di Roma. La novità
della stagione è La paura numero uno , già presentata alla
Biennale di Venezia; ma vengono riprese anche altre
commedie : Napoli milionaria! , Le voci di dentro , Il
berretto a sonagli, Sogno di una notte di mezza sbornia,
Oje Marì... Oje Marì (un atto unico di Dino Falconi).
A settembre esce nelle sale italiane Napoli milionaria . Il
film si rivela subito un grande successo, ed è accolto bene
anche dalla critica ma, accusato di diffamare Napoli,
scatena sulla stampa accese proteste che sfoceranno
addirittura in una interrogazione alla Presidenza del
Consiglio dei Ministri. Le reazioni di Eduardo sono
accolte dalla stampa di sinistra:
Certi giornali hanno scritto che io denigravo Napoli. Ma
io [...] i "bassi" li ho ripuliti. Eppoi cosa deve fare l'artista
se non "denunciare" uno stato di cose? Questo è il nostro
compito. Io non ho denigrato Napoli, ma in altri film farò
vedere com'è veramente, farò vedere gli interni, farò vedere tutta la realtà di Napoli. [...] La miseria
c'è veramente. Ed io la denuncio. (Da un articolo di Augusto Pancaldi, "L'Unità", 10 ottobre 1950)
Le critiche, d'altra parte, non vengono solo dal fronte cattolico, ma anche da una parte della sinistra,
scontenta di un finale che, senza prendere posizione, mostra la lotta senza esclusione di colpi degli
opposti schieramenti politici. Il 21 aprile il film viene presentato a Cannes, ultimo dei quattro
italiani in concorso. Dopo una prima di gala, il 29 giugno, esce nelle sale a Parigi, dove rimane in
programmazione quattro settimane. All'inizio del 1952 uscirà anche in Belgio, Germania, Argentina
e successivamente in Brasile, Uruguay, Stati Uniti, Inghilterra, Unione Sovietica e in altri paesi
dell'Europa orientale. Il successo internazionale del film darà un forte impulso alla popolarità di
Eduardo e alla diffusione del suo repertorio all'estero.
In seguito all'ottimo esito economico di Napoli milionaria i produttori Ponti e De Laurentiis
stipulano con l'autore un contratto di esclusiva per la realizzazione, entro il 1951, di altri due film: il
primo tratto da Questi fantasmi! e il secondo dalla novità della stagione, La paura numero uno . Per
entrambi è prevista la par tecipazione di Totò, applauditissimo interprete in Napoli milionaria . Nel
marzo dell'anno successivo il contratto con i produttori verrà annullato, forse anche per l'insorgere
di dissensi fra Eduardo e De Laurentiis. Dei due film, il primo sarà realizzato nel 1954 con un altro
produttore; il secondo non si farà mai.
Il 1950 sembra of frire a Eduardo una nuova possibilità di affermazione negli Stati Uniti. Il 28
settembre Gerardo Guer rieri gli scrive di aver ricevuto dal critico, regista e traduttore angloamericano Eric Bentley, un lungo saggio su di lui per un'importante rivista letteraria americana
("The Kenyon Review"), "un saggio che ti farà, quando lo leggerai, immenso piacere, perché sfata
la leggenda del tuo pirandellismo e presenta come opera altamente originale e legata solo come
"occasione" alla vita napoletana, il tuo teatro in America". "Questo signore" continua Guerrieri, "è
assolutamente entusiasta del tuo teatro e vuole rappresentarlo in America e altrove". La mediazione
di Guerrieri porterà a un progetto di messa in scena di Filumena Marturano a Broadway, che si
realizzerà solo alcuni anni più tardi, senza la partecipazione di Bentley e senza alcun successo.
Interrotta l'attività teatrale per la pausa estiva, Eduardo si dedica con entusiasmo al cinema: "un
mezzo più immediato, di più facile penetrazione e di più facile comprensione che non il teatro"
(Augusto Pancaldi, "L'Unità", 10 ottobre 1950). Dopo la rottura del contratto con Ponti e Dino De
Laurentiis, si associa con Luigi De Laurentiis e cr ea una società, la Arco Film, per produrre gli
adattamenti di Filumena Marturano e La paura numero uno . Il primo film viene girato durante
l'estate a Roma, presso i teatri del Centro Sperimentale di Cinematografia e, per gli esterni, a
Napoli. Forse ricordando le polemiche suscitate dal suo film precedente (e coerentemente con
l'ambientazione borghese della commedia), Eduardo dichiara alla stampa: "Voglio riprendere una
Napoli inesplorata. Tipica. Ma tutta cercata nei suoi aspetti più dignitosi, più puliti e monumentali"
(Rodolfo Ricci, "Settimo Giorno", settembre 1951).
Nel corso del 1951 escono da Einaudi Questi fantasmi! , nella "Piccola Biblioteca Scientifico
Letteraria" e, nei "Supercoralli", la Cantata dei giorni dispari (che raccoglie le commedie del
dopoguerra da Napoli milionaria! a Le voci di dentro ); mentre l'editore Casella di Napoli stampa un
volume di poesie intitolato Il paese di Pulcinella .
1951-1952
Per quest'anno Eduardo decide di non formare compagnia per dedicarsi esclusivamente al cinema.
Tra le ragioni che lo tengono lontano dal teatro, oltre a un sincero interesse per la settima arte, c'è
anche la necessità di guadagnare il molto denaro necessario per terminare la ricostruzione del San
Ferdinando. "Sono entrato nel cinema anche per ragioni di soldi" dichiara a Braccio Agnoletti.
"Forse perché sono nato nel 1900, ossia in un'epoca in cui le cifre seguite da sei zeri erano piuttosto
rare, confesso che provo per i milioni un considerevole senso di rispetto" ("Cinema", n. 84, 15
aprile 1952).
Nel novembre del 1951 esce il film tratto da Filumena Marturano , con Titina, Eduardo, Tamara
Lees. Il successo di critica e di pubblico è buono, ma forse inferiore al previsto. Dopo una
partecipazione al film di Luciano Emmer, Le ragazze di piazza di Spagna (quattro pose per un
milione di compenso), all'inizio di ottobre Eduardo realizza l'episodio "Avarizia e ira" per il film I
sette peccati capitali , una coproduzione italo-francese che vede impegnati alcuni importanti registi,
tra i quali Claude Autant-Lara e Roberto Rossellini. La stessa società (la Film Costellazione di Turi
Vasile Diego Fabbri e Mario Meloni), produce anche Marito e moglie , un film in due episodi,
entrambi diretti da Eduardo: il primo, girato per il film precedente e poi non utilizzato, tratto da un
racconto di Maupassant; il secondo, dall'atto unico Gennareniello . Nel corso del 1951 Eduardo
prende parte anche a un altro film a episodi, Cameriera bella presenza offresi... , di Giorgio Pastina,
con Elsa Merlini e un gran numero di attori di teatro. Il 9 febbraio firma un contratto col produttore
Forges Davanzati per un altro film: Ragazze da marito . Per la prima volta non si tratta di un
adattamento da un testo preesistente, come per le sue precedenti regie cinematografiche, ma di un
soggetto originale: ne sono autori Age e Scarpelli. Il motivo di interesse del progetto però è anche
un altro: la partecipazione, accanto a Eduardo e Titina, di Peppino. All'avvenimento viene dato dalla
stampa un grande risalto, ma quando il film uscirà nelle sale, alla fine di novembre, la grande
aspettativa per la riunificazione dei De Filippo sarà in parte delusa e il film verrà rapidamente
liquidato come un prodotto minore.
Tra gli impegni cinematografici
dell'anno c'è anche la partecipazione (come attore e come sceneggiatore) a un altro film a episodi,
Cinque poveri in automobile , diretto da Mario Mattoli su soggetto di Zavattini. L'unico impegno
teatrale della stagione è la regia di uno spettacolo di tre atti unici ( I morti non fanno paura ,
rifacimento di Requie a l'anema soja... , Amicizia e Il successo del giorno ), che va in scena a Roma,
al ridotto dell'Eliseo, il 9 maggio 1952. Della compagnia fanno parte alcuni giovani attori in ascesa:
Tino Buazzelli, Nino Manfredi, Paolo Panelli e Bice Valori. È la prima volta che Eduardo firma la
regia di uno spettacolo senza prendervi parte come attore.
Nell'estate del 1952, a San Marino, il matrimonio con Dorothy Pennington viene annullato. Due
anni dopo la sentenza sarà ratificata anche in Italia. Nel frattempo, venduta la casa napoletana di
Parco Grifeo, Eduardo è andato a vivere a Roma assieme a Thea e ai figli.
1952- 1953
Anche per questa stagione Eduardo non forma
compagnia. Interrogato da Raul Radice sulle ragioni della
sua assenza dal palcoscenico risponde sibillinamente:
"Faccio la prova generale della mia morte" ("L'Europeo",
22 gennaio 1953). La grande popolarità raggiunta,
conclude il critico, non riesce a togliere a Eduardo la
sensazione di essere al centro di un "successo inglorioso".
Continuano intanto le rappresentazioni del suo teatro
all'estero. A Parigi, nell'ottobre del 1952, viene messa in
scena al Théatre de la Renaissance Filumena Marturano ,
nella versione f rancese di Jacques Audiberti, con
Valentine Tessier nel ruolo della protagonista e Jean
Darcante regista. In seguito al successo della commedia,
che ver rà replicata per molti mesi, nell'estate del 1953 il
governo francese conferisce a Eduardo la Croce di
Cavaliere della Legion d'Onore. Le sue commedie vengono rappresentate anche in altri paesi, tra i
quali Spagna, Portogallo, Olanda, Germania (dove Kathe Dorsch interpreta Filumena Marturano),
Jugoslavia, nell'Unione Sovietica e in America Latina.
Nel luglio del 1953 Paolo Grassi, amico e patrocinatore del teatro di Eduardo fin dai primi anni del
dopoguerra, gli scrive per invitarlo a prendere parte allo spettacolo del Piccolo annunciato per
l'autunno successivo alla Biennale di Venezia: La bottega del caffè di Goldoni con la regia di
Giorgio Strehler. Ma Eduardo deve riprendere l'attività con la propria compagnia, sospesa già per
due stagioni, e declina l'invito.
Tra la fine del 1952 e l'inizio del 1953 Eduardo gira un nuovo film, Napoletani a Milano , scritto
insieme con Age e Scarpelli, che il 23 agosto viene presentato al Festival del Cinema di Venezia,
primo fra gli italiani in concorso (gli altri sono I vitelloni di Fellini e Anni facili di Zampa). Sempre
nel 1953, prende parte a diversi film di altri registi: Traviate '53 di Vittorio Cottafavi; Villa
Borghese , film a episodi di Gianni Franciolini; Tempi nostri , "zibaldone" di Alessandro Blasetti. Per
tutte queste produzioni l'impegno di Eduardo è modesto, ma i compensi cospicui: per il film di
Blasetti, per una settimana di lavorazione viene pagato quattro milioni.
1953-1954
Il 1° ottobre 1953 Eduardo riprende a recitare con la propria
compagnia a Napoli, al Teatro della Mostra d'Oltremare, e
l'8 ottobre passa all'Eliseo di Roma. In occasione del
centenario della nascita di Eduardo Scarpetta, ne ripropone
la commedia più famosa: Miseria e nobiltà . Resta all'Eliseo
fino all'8 novembre, poi, il 21 gennaio 1954 inaugura il
Teatro San Ferdinando, con un galà a cui partecipano molte
personalità dello spettacolo. La commedia del debutto è
Palummella zompa e vola di Antonio Petito, a cui seguono
altri lavori di autori napoletani: Montevergine di Domenico
Romano (di cui firma la regia in collaborazione con Vittorio
Viviani) e Monsignor Perrelli di Francesco Gabriello
Starace, messa in scena da Roberto Rossellini. In
quest'ultima commedia torna a recitare, dopo una malattia
che l'ha costretta a rinunciare allo spettacolo
dell'inaugurazione, anche Titina, che dopo poco però sarà
costretta al ritiro definitivo. Gli ultimi due lavori vengono
accolti abbastanza freddamente da pubblico e critica; quindi
Eduardo ripr ende le proprie commedie ( Napoli milionaria! , Uomo e galantuomo , Questi fantasmi ,
Le voci di dentro , Non ti pago e la solita Sogno di una notte di mezza sbornia ); ma non abbandona i
programmi di valorizzazione del repertorio tradizionale. A dicembre scrive a Einaudi per proporgli
di pubblicare un'antologia di testi napoletani. L'editore accetta ma per il momento il progetto non
avrà seguito.
Nonostante la ripresa dell'attività teatrale, Eduardo non abbandona il cinema. Prende parte al film di
Lionello De Felice Cento anni d'amore , che esce nel febbraio del 1954, e a marzo lavora nell' Oro di
Napoli di De Sica, sceneggiato da Zavattini a partire da alcuni racconti dello scrittore napoletano
Giuseppe Marotta. Con Marotta scrive anche la sceneggiatura del film Questi fantasmi! .
Contemporaneamente collabora (non accreditato) alla sceneggiatura di Pane, amore e gelosia di
Luigi Comencini. In estate, a Napoli, inizia la lavorazione di Questi fantasmi! . Protagonista del
film, prodotto dalla Titanus e dallo stesso Eduardo, è Renato Rascel, reduce dalla fortunata
interpretazione de Il cappotto di Lattuada. Su questa scelta Marotta ha tentato invano di dissuadere
l'autore:
Non è che tu non possa farne ciò che facesti con Totò in Napoli milionaria , un eccellente attore; ma
Rascel è esteriormente buffo, mentre Lojacono non è buffo. Per me Lojacono deve essere un uomo;
logoro ma serio e doloroso. La serietà e il dolore di Rascel tireranno in ballo un sospetto di
charlottismo, echi di un genere con il quale la tua originalità non ha mai avuto a che fare. (Giuseppe
Marotta a Eduardo, 11 settembre 1954, in MG 1993, p. 230)
Quando il film uscirà, a novembre, i timori di Marotta troveranno conferma nei giudizi di molti
critici.
1954-1955
Eduardo inaugura la stagione a
Roma, all'Eliseo, il 3 novembre
1954 con la commedia
Palummella zompa e vola , e vi
rimane fino al 12 gennaio 1955.
Il 16 debutta al Morlacchi di
Perugia con la novità della
stagione, Mia famiglia , che
viene poi ripresa a Roma
all'Eliseo, dove la compagnia
recita dal 18 al 31 dello stesso
mese. Dopo San Remo e Torino
è a Milano, all'Odeon, dal 15
febbraio al 17 aprile; e poi a
Napoli, al San Ferdinando, fino
al 20 maggio. Tra le riprese
della stagione ci sono anche
Ditegli sempre di sì e Sik-Sik,
l'artefice magico .
Alla fine della stagione
Eduardo viene invitato con la sua compagnia al Festival d'Art Dramatique di Parigi. La commedia
scelta per il confronto col pubblico francese è Questi fantasmi! , che va in scena il 7 giugno al Teatro
Sarah Bernhardt con molto successo.
Nell'agosto del 1955 annuncia la formazione di una nuova compagnia, "La Scarpettiana", con sede
stabile al San Ferdinando, destinata a rappresentar e il repertorio paterno.
1955- 1956
Il primo spettacolo, 'A nanassa , di cui lui stesso firma la
regia, va in scena al San Ferdinando il 30 settembre 1955.
Nel corso della stagione verranno messi in scena diversi
altri lavori, ai quali collaborerà saltuariamente, affidandone
la direzione ad altri registi. In questa compagnia si
formeranno attori come Pupella Maggio, Franco Sportelli e
altri, che entreranno successivamente a far parte del Teatro
di Eduardo con ruoli di primo piano.
Il 12 ottobre 1955 il Teatro di Eduardo inizia la stagione a
Roma, all'Eliseo, dove l'11 novembre viene messa in scena
la novità dell'anno, Bene mio e core mio . Dal 13 dicembre
al 12 febbraio 1956 la compagnia è all'Odeon di Milano;
dal 27 aprile al 5 maggio è a Napoli, al San Ferdinando e
successivamente al Metr opolitan di Catania e al Teatro
Biondo di Palermo. Dall'Odeon di Milano, il 29 dicembre,
viene trasmessa in diretta televisiva la commedia Miseria e
nobiltà . Prima di iniziare lo spettacolo Eduardo presenta al
pubblico il figlio Luca che, riprendendo una tradizione di
famiglia, debutta quella sera nel ruolo di Peppeniello. La
televisione ha da appena un anno cominciato una regolare
programmazione e cerca, dagli uomini di spettacolo,
proposte per i suoi palinsesti. È questo per Eduardo l'inizio
di una collaborazione, in qualche momento difficile, ma lunga e fruttuosa, che contribuirà non poco
alla sua popolarità di attore e autore. Dopo la commedia di Scarpetta vengono trasmesse, sempre in
diretta dall'Odeon, Non ti pago e Questi fantasmi! ; e durante la stagione milanese, viene realizzato
un ciclo di sei telefilm tratti da sei atti unici: Il dono di Natale , Quei figuri di tanti anni fa , I morti
non fanno paura , San Carlino 1900... e tanti , Amicizia e , di Carlo Mauro, La chiave di casa . Meno
intensa è invece, in questo periodo, l'attività cinematografica.
Il cinema mi ha dato grandi soddisfazioni, specialmente dal lato regia, ma adesso non si può fare
più. [...] Il teatro lo posso fare senza avere delle intromissioni. Con il cinematografo non si può
rendersi indipendenti. (Intervista di Vito Pandolfi, "Sipario", n. 119, marzo 1956)
Come attore però prende parte al film di Antonello Petrucci Cortile (in cui recita anche Peppino) e
durante l'estate lavora al progetto di un film per Anna Magnani che non si farà:
È un film che scrivo esclusivamente per mio gusto e non so quando e come lo realizzerò. [...] È una
strana donna che si accompagna a un pr estigiatore da strapazzo, ed ha un mania: quella di
raccogliere i bambini abbandonati di tutte le razze per riunirli in una famiglia ideale. [ ...] Li dichiara
all'anagrafe come figli suoi e di padre ignoto. Ed il povero prestigiatore deve mantenerli. (Da un
articolo di Giovanni Calendoli, "Il Giorno", 7 agosto 1956)
Nel corso del 1956 Einaudi pubblica nella "Piccola Biblioteca Scientifico Letteraria" Mia famiglia e
Bene mio e core mio . La rivista "Sipario" dedica a Eduardo il numero di marzo, con articoli,
interviste e i testi di alcune sue commedie: Mia famiglia e gli atti unici Filosoficamente , I morti non
fanno paura , Amicizia .
Nel 1956 riprendono anche le trattative per la messa in scena di Filumena Marturano negli Stati
Uniti, iniziate fin dal 1950. Alla commedia si sono interessati diversi produttori, attori, registi, tra i
quali l'attrice Maureen Stapleton e il regista-produttore Otto Preminger; ed è stato preparato dal
drammaturgo americano Hugh Herbert un adattamento, intitolato The Vintage Years , assai poco
rispettoso dell'originale. In una lettera datata 21 maggio 1955, piuttosto fredda nei confronti di
Eduardo che gli ha prefer ito un altro adapter, Eric Bentley chiede di essere autorizzato, dopo che
Otto Preminger ha perso interesse al progetto, a cercare nuovi produttori; ma esclude qualsiasi
possibilità di collaborazione con un "dramatist of a low type like Mr. Herbert". È proprio
nell'adattamento di Hugh Herbert però che la commedia andrà in scena in autunno al Lyceum
Theatre di New York, con Kathy Jurado, registrando un completo insuccesso.
Ottenuto l'annullamento del matrimonio con Dorothy Pennington, il 2 gennaio 1956 Eduardo sposa
civilmente Thea Prandi e legittima i figli avuti da lei. La loro unione però non durerà a lungo.
Nell'estate dello stesso anno infatti conosce Isabella Quarantotti, con la quale inizierà un anno più
tardi una storia d'amore che durerà tutta la vita e sfocerà, nel 1977, nel matrimonio. Così Isabella,
all'epoca trentacinquenne, rievoca nel suo diario quell'incontro:
Nel luglio del 1956 [ ...] ho conosciuto Eduardo. L'avevo incontrato circa otto anni prima, sul
battello Sorrento-Napoli [...]. Eduardo si avvicinò e attaccò discorso con noi, ma la cosa finì lì.
Nel luglio del '56, invece, fu diverso. Ero a Positano ospite di [...] amici. Una mattina mi portarono
a Isca, l'isola di Eduardo al largo di Marina del Cantone. Sebbene, in un certo senso, io fossi più
colpita dalla radiosa bellezza di Isca che dal suo proprietario, anche lui destò in me un notevole
interesse. Quanto a lui, mi disse chiaramente che gli piacevo e che voleva rivedermi. Un po'
perplessa, perché i ventun anni di differenza tra noi me lo facevano sembrare troppo anziano, gli
lasciai il mio indirizzo di Milano. [...] Ma ne passò di tempo prima che rivedessi Isca. (DIS, I, pp. 67)
1956-1957
Eduardo inizia la stagione a Napoli, al San Ferdinando, dove mette in scena
due commedie di Eduardo Scarpetta: Il medico dei pazzi , alla fine di
novembre, e Li nepute d' 'o sinneco , il 9 gennaio.
Tra febbraio e marzo è in Francia per la sua prima regia teatrale all'estero: una
produzione franco-belga della commedia Questi fantasmi! (Sacrés fantomes! ).
Gli interpreti sono eccellenti (Henr y Guisol e Rosy Varte) e il teatro parigino
prestigioso: il Vieux Colombier; ma quando, dopo uno sfortunato debutto a
Bruxelles, il 2 marzo la commedia va in scena a Parigi, l'esito non è quello
sperato. Sulle ragioni dell'insuccesso, diversi anni dopo, Jean Michaud,
traduttore della commedia, scrive a Eduardo:
[...] nous avons été trahis par ces messieurs les producteurs qui n'ont songé
qu'à faire, dans l'immédiat, le plus d'argent possible et qui nous ont laissés lamentablement tomber
dès que les beaux jours ont éloigné les parisiens de la capitale [...]. Ils n'ont plus fait un centime de
publicité. Et dès qu'ils ont pu obténir de toi un pourcentage sur la présentation de tes oeuvres en
Français - comme s'ils étaient pour quelque chose dans le succès de la pièce - ils ont abandonné
l'affaire. Beau travail de marchands de soupe! (Jean Michaud a Eduardo, Saint Cyr l'Ecole, 26
maggio 1966)
L'8 marzo inizia la stagione a Roma, all'Eliseo, con il Medico dei pazzi accolta molto bene dalla
stampa e dal pubblico. In questa commedia debutta una giovane attrice con qualche esperienza di
cinema: Valeria Moriconi, che sarà anche l'interprete, assieme ad Achille Millo, della nuova
commedia che Eduardo ha iniziato a scrivere durante il suo soggiorno a Parigi: De Pretore
Vincenzo . Il lavoro, tratto dal poemetto Vincenzo De Pretore , va in scena a Roma, al Teatro dei
Servi, il 26 aprile 1957, con la regia di Eduardo (Luciano Lucignani gli fa da aiuto). Dopo solo
quattro repliche, per motivi di ordine pubblico le r ecite vengono sospese e il teatro chiuso,
ufficialmente per inagibilità e impropria destinazione d'uso della sala, che è di proprietà del
Vicariato; ufficiosamente per la presunta immoralità del testo, che pure ha ottenuto un regolare
nulla osta dalla censur a. Due settimane dopo, il 14 maggio, la commedia viene ripresa al Valle,
senza molto successo; durante l'estate Einaudi ne pubblica il testo nella "Collezione di Teatro"
diretta da Paolo Gr assi e Gerardo Guerrieri.
Intanto Eduardo prosegue l'attività con la propria compagnia a Roma, all'Eliseo, dove rimane fino al
7 maggio, riproponendo, oltre al Medico dei pazzi , anche altri lavori: Natale in casa Cupiello ,
Ditegli sempre di sì , 'O padrone songh'io (da Gino Rocca). Dall'8 maggio al 9 giugno è a Napoli, al
San Ferdinando.
Durante l'estate, in Versilia, prende parte al film Raw Wind in Eden (Vento di passioni ), diretto da
Richard Wilson, con Esther Williams e Jeff Chandler. In questa produzione hollywoodiana, che sarà
un grosso insuccesso commerciale, Eduardo recita in inglese, pur non conoscendo nemmeno una
parola di quella lingua.
1957-1958
A settembre inizia la lavorazione di un nuovo film,
Fortunella , prodotto da Dino De Laur entis e tratto da un
soggetto di Fellini, Flaiano e Tullio Pinelli, autori anche
della sceneggiatura, insieme con Eduardo. Ne sono
protagonisti Giulietta Masina, Alberto Sordi e Paul
Douglas. Nei panni del capocomico di una piccola
compagnia di guitti, Eduardo ripropone nel film una
parodia degli anni Venti, intitolata Guendalina, o il
calvario di una madre . Fortunella uscirà in Italia nel
marzo 1958 (e in seguito anche in altri paesi europei),
ma nonostante gli apprezzamenti alla regia, verrà
considerato dalla critica un film sbagliato, un sottoprodotto del genere felliniano. Durante l'inverno
Eduardo prende parte al f ilm di Glauco Pellegrini L'uomo dai calzoni corti (intitolato poi L'amore
più bello ), nel ruolo di un puparo.
A causa dei suoi impegni cinematografici, anche in questa stagione forma compagnia molto tardi,
debuttando il 5 aprile 1958 all'Odeon di Milano, dove rimane fino al 5 maggio. Il 9 aprile, a Milano,
inaugura il Teatro Gerolamo, restaurato, con un programma composto da brani tratti da sue
commedie e da una vecchia farsa napoletana: Pulcinella vedovo e disgraziato, padre severo di una
figlia nubile . Dal 5 al 18 maggio è al Politeama di Genova, dal 20 al 25 maggio al Duse di Bologna,
e dal 26 maggio al 12 giugno di nuovo a Milano all'Odeon. La novità della stagione è La fortuna in
cerca di tasche , un libero adattamento della commedia di Scarpetta Tre cazune furtunate .
Nel corso del 1958 esce da Einaudi il secondo volume della Cantata dei giorni dispari .
Alla fine della stagione Eduardo viene invitato dalla Direzione Generale dello Spettacolo ad
assumere la direzione artistica del Teatro Stabile di Napoli. Il 4 agosto 1958 sottopone al consiglio
di amministrazione dell'ente (che si scopre poi privo di statuto, nonostante i tre anni di attività) un
programma artistico e precisa che la sua decisione di accettare l'incarico "si è determinata solo in
seguito a precise assicurazioni della Direzione Generale dello Spettacolo [...] di riconoscere al teatro
Napoletano il valore di teatro Nazionale"; cosa che "fa da un canto cadere l'handicap cui sottostava
lo Stabile di Napoli di non poter rappr esentare lavori napoletani, dall'altro riconferma con il
riconoscimento governativo la validità d'un filone teatrale in piena evoluzione" (IQDF 1985, p. 81).
Credetti che le aspirazioni di sempre e le battaglie di decenni stessero per dare i loro frutti: era
venuto il momento di realizzare la Scuola dei Comici, dei Registi, dei Tecnici; di sollecitare un
interesse cultur ale specifico intorno al teatro patrio; di formare cioè i quadri di un'organizzazione
che continuasse nel tempo, e con i mezzi adeguati, l'opera di valorizzazione da anni perseguita [...]
in condizioni difficilissime per un privato cui manchino, come sono sempre mancati a me, l'aiuto e
le provvidenze dello Stato. (Ivi, p. 80)
Il suo programma non si limita naturalmente alla riproposta di testi napoletani, ma comprende
anche lavori di autori italiani e stranieri contemporanei e un'ampia rosa di registi a cui affidarne la
messa in scena. La sede del teatro dovrà essere trasferita dal Mercadante al San Ferdinando: "Quel
teatro che avevo ricostruito, destinandolo idealmente a tale scopo, cinque anni fa" (ivi, p. 80). Ma
l'incontro con il consiglio di amministrazione dello Stabile è così deludente, Eduardo così poco
fiducioso nella competenza e nella concretezza d'intenti dei responsabili, che scrive al commissario
prefettizio comunicandogli che potrà accettare l'incarico solo a condizione di "godere della
collaborazione di consiglieri qualificati ed esperti" (ivi, p. 82) e che comunque non si potrà
occupar e, in un tempo così limitato, della programmazione della stagione 1958-59. Non riceve
risposta e riprende la propria attività teatrale, ma la vicenda dello Stabile di Napoli avrà un seguito.
1958-1959
A settembre è a Milano
per inaugurare la stagione
del Piccolo Teatro con un
adattamento della
commedia di Pasquale
Altavilla Pulcinella in
cerca della sua fortuna
per Napoli . Lo spettacolo
- che sarà poi invitato al
Festival della Prosa di
Parigi - debutta alla fine
del mese con grande
successo. In
quell'occasione Eduardo
pubblica in proprio (come
Edizioni Teatro San
Ferdinando) un volumetto
col testo, le musiche di
scena e i bozzetti dello
spettacolo, in cui ricostruisce la vicenda dello Stabile e spiega che il volume doveva essere il primo
di una collana dedicata al teatro napoletano, prevista nel suo programma artistico.
Il 1° novembre il Teatro di Eduardo debutta al San Ferdinando di Napoli, e vi rimane fino al 9.
Dall'11 novembre al 14 dicembre è al Quirino di Roma; poi a Genova e dal 18 dicembre al 25
gennaio 1959 al Valle. Dal 28 marzo al 30 aprile è al Teatro Odeon di Milano e, successivamente, a
Napoli, al San Ferdinando. Quest'anno la compagnia non presenta novità, ma diverse riprese: Le
bugie con le gambe lunghe , Natale in casa Cupiello , La fortuna con l'effe maiuscola , e gli
adattamenti scarpettiani Il medico dei pazzi e Tre calzoni fortunati . Questi ultimi tre lavori vengono
messi in onda dalla televisione in diretta da teatro. Alla commedia Tre calzoni fortunati , trasmessa
dal Valle il 23 gennaio 1959, recitano, in due particine aggiunte, anche i piccoli Luisella e Luca.
Nel corso del 1959 Eduardo realizza, sempre per la televisione, il "documentario teatrale" di una
delle commedie di maggior successo del suo repertorio: Sogno di una notte di mezza sbornia .
Prodotto dalla Titanus in associazione con la San Ferdinando Film dello stesso Eduardo, girato in
soli sei giorni sul palcoscenico del suo teatro, il documentario viene presentato in agosto a Sorrento.
In quell'occasione è annunciato anche un altro "documentario teatrale" dedicato a Natale in casa
Cupiello , che però non si farà mai.
Nella primavera del 1959 Eduardo firma la sua prima regia lirica mettendo in scena con successo
alla Piccola Scala di Milano (29 maggio) La pietra del paragone di Rossini, con Fiorenza Cossotto,
Renato Capecchi, e la direzione di Nino Sanzogno.
All'inizio dell'estate visita l'Unione Sovietica, un paese in cui le sue
commedie sono rappresentate e pubblicate già da anni. Rientrato in
Italia prende parte al film di Gianni Franciolini, Ferdinando I re di
Napoli , una megaproduzione italo-francese in cui sono coinvolti
molti attori italiani di teatro e cinema: fra gli altri, Marcello
Mastroianni, Rosanna Schiaffino, Titina e Peppino (nel ruolo del
titolo). Nel film Eduardo fa la parte di un Pulcinella dalle idee
liberali. Il 1959 è un anno importante per la sua storia d'amore con
Isabella:
Di quest'anno di felicità, di completezza, di passione (e quindi
anche di ardente dolore ad ogni separazione da Eduardo), conservo
solo le lettere sue e mie. Non ebbi mai il tempo né la voglia di
scrivere diari. [...] Ogni volta che poteva liberarsi Eduardo correva
a Milano; ogni volta che ero libera io, e anche se non lo ero, lo
raggiungevo nelle varie piazze dove recitava, o a Roma, dove si
girava il film Ferdinando I re di Napoli . [...] insieme andammo
all'isola, poi a Positano e infine a Ravello, all'Hotel Palumbo. [ ...]
Mai avevamo vissuto un rapporto così perfetto e mai più lo
avremmo vissuto, ahimè. A Ravello, Eduardo scrisse Sabato, domenica e lunedì e... me la regalò.
(DIS, I, pp. 46-7)
Il 22 settembre 1959 Eduardo e Thea si separano consensualmente davanti al Tribunale di Roma per
incompatibilità di carattere (FF 1974, p. 182). Lui va a vivere per qualche tempo con Isabella
all'Hotel de la Ville; Thea nella casa di via Appia con i figli.
1959- 1960
Alla fine degli anni Cinquanta il teatro italiano
attraversa una gr avissima crisi, dovuta alla
concorrenza spietata della televisione e alla fragilità di
un sistema teatrale che è rimasto in gran parte quello
ideato dal fascismo. Periodicamente si torna a parlare
di una nuova legge sul teatro che però non riesce a
vedere l'approdo. Il dibattito sulla stampa si fa acceso
fra intellettuali e uomini di spettacolo. Il 1° ottobr e
1959 Eduardo invia una lettera al Ministro dello
Spettacolo Umberto Tupini, pubblicata il giorno
successivo sul quotidiano "Paese Sera", in cui
denuncia la posizione ambigua dello stato nei
confronti del teatro, "non solo assai somigliante alla
posizione del defunto stato fascista, ma anche assai peggiore":
Questo Stato [...] vorrebbe essere nel medesimo tempo uno Stato mecenate e uno Stato liberale. In
realtà è uno Stato tirannico, che per sembrare mecenatesco e liberale non esita a fare il più largo uso
dell'ipocrisia e della corruzione. (Ibidem, poi in L. Bergonzini - F. Zardi, Teatro anno zero , Parenti,
Firenze 1961, p. 144)
La lettera è un severissimo atto di accusa contro un sistema che ha permesso "la creazione dall'alto
di una clientela privilegiata e parassitaria" e favorisce l'ingresso a cariche di alta responsabilità di
sedicenti esperti che sono in realtà estranei al teatro: "proconsoli e parassiti di tutti i generi che
formano la barriera innalzata dallo Stato impresario fra se stesso e il teatro potenziale" (ivi, pp.1456). La lettera avr à un'ampia eco di stampa, ma ben pochi risultati concreti.
Nel corso del 1959 Eduardo lavora per la radio: realizza diverse edizioni di sue commedie e a
settembre partecipa al Premio Italia con un radiodramma, Dolore sotto chiave , che verrà in seguito
messo in scena a teatro come atto unico. In autunno esce da Einaudi il volume della Cantata dei
giorni pari , che raccoglie le commedie scritte fino alla fine della guerra.
Il 9 ottobre il Teatro di Eduardo debutta a Napoli, al San Ferdinando, rimanendovi fino al 1°
novembre. Poi si trasferisce a Roma, al Quirino, dove il 6 novembre va in scena con enorme
successo Sabato, domenica e lunedì , pubblicata nel frattempo dalla rivista "Sipario" (numero di
ottobre). Molto applaudita è anche l'interpretazione di Pupella Maggio, che nel frattempo è
diventata la prima donna della compagnia. "Alla prima" scrive Isabella nel suo diario, "l'entusiasmo
del pubblico mi spaventò, tale fu la violenza con cui lo manifestarono" (DIS, I, pp. 47-8).
Il 5 gennaio muore Luisella, la figlia di Eduardo. Ha poco più di dieci anni e le cause della morte,
avvenuta mentre si trovava al Terminillo in vacanza col fratello e alcuni amici di famiglia,
resteranno sconosciute ( forse una disfunzione alla ghiandola del timo, o un'emorragia cer ebrale). I
funerali vengono celebrati a Roma, al cimitero del Verano, dove la piccola viene sepolta. Una
settimana più tardi, il 12 gennaio, Eduardo debutta con la sua ultima commedia al Teatro Nuovo di
Milano. A febbraio mette in scena alla Piccola Scala Il barbiere di Siviglia di Paisiello.
La morte di Luisella getta un'ombra lunga sulla relazione con Isabella, testimoniata dalle poche
pagine del diario dedicate a quello che lei chiama "l'anno maledetto".
28 febbraio, Pavia. Lungo una strada desolata, piena di buche e di traffico, siamo arrivati
all'Albergo della Croce Bianca. [...] Vado a raggiungere Eduardo a teatro. Il quale è grazioso, ma
servito assai male. Infatti Eduardo è furibondo col personale e con i pompieri. Meglio così, meglio
arrabbiarsi con gli uomini che con la morte. (DIS, I, p. 52)
3 marzo, Lugano. [...] Ribellarsi alla morte è comprensibile, ma disperatamente inutile. [...] "noi",
noi due insieme, non siamo più una certezza e questo mi dà, ci dà, insicurezza. (DIS, I, pp. 53-4)
Terminate le r ecite a Milano, Eduardo è in tournée in varie città. In una di queste viene raggiunto
dalla notizia che il cancro, di cui Thea era stata operata qualche anno prima, si sta diffondendo
rapidamente in tutto il suo corpo.
A Napoli, Eduardo decise che avrebbe curato e assistito sua moglie, ma che non voleva rinunciare a
me [...]. A Roma, prendemmo una casa in via di Santa Costanza e ancora una volta ricominciammo
la vita insieme. Eduardo, diviso tra me, la moglie che stava sempre peggio e Il Sindaco del Rione
Sanità, alla fine tornò dalla moglie la quale peggiorava ogni giorno. [...] L'amore, il dolore e la
speranza appassionata di tornare insieme viaggiavano sul filo sottile e insidioso di poche lettere che
riuscivamo a scambiarci. Il r ancore (mio, per essere stata abbandonata, di Eduardo per la mia
incomprensione delle sue responsabilità) costruì a poco a poco una tela impalpabile ma tenace, che
da allora è restata sempre fra di noi. Solo un sentimento come quello veramente forte che c'era tra di
noi poté in seguito tenerci uniti malgrado la "tela". (DIS, I, pp. 54-6) In autunno Isabella lascia la
casa di via di Santa Costanza e torna a vivere a Milano.
1960-1961
Nel corso del 1960, Eduardo prende parte come attore a due
film: Fantasmi a Roma di Antonio Pietrangeli, e Tutti a casa di
Luigi Comencini. La stagione teatrale comincia il 18 novembre
al Quirino di Roma, dove la compagnia rimane fino al 25
gennaio 1961. Dal 27 gennaio al 23 febbraio è a Napoli al San
Ferdinando. Dal 13 al 19 aprile è alla Pergola di Firenze e dal 9
al 28 maggio di nuovo a Roma, al Quirino, dove, il 9 dicembre,
va in scena la novità della stagione, Il Sindaco del Rione Sanità ,
subito pubblicata da Einaudi nella "Collezione di Teatro". È un
grandissimo successo: una trentina di chiamate alla fine e molti
applausi a scena aperta. Prima donna della compagnia è da
questa stagione Regina Bianchi, tornata a recitare con Eduardo
dopo aver esordito con lui all'inizio degli anni Quaranta.
Il 9 giugno 1961 muore Thea. Eduardo va a vivere col figlio
Luca in via Ximenes, al quartiere Parioli.
1961-1962
Sono stato sempre restio a lavorare per la TV [...].
Questa mia riluttanza per la TV si andava rafforzando quando vedevo gli
organizzatori di certe trasmissioni che ti invitavano a prendere parte a questo o
quel programma [...] con l'aria di farti un piacere. In realtà si tratta di uno
sfruttamento dell'attore. [...] Io considero le prestazioni personali sia televisive
che teatrali come un negativo fotografico: più copie di una fotografia tu metti
in giro e più esse perdono di valore. E poi la televisione impone limitazioni
tecniche, di censura e un controllo al quale io non sono abituato a sottostare.
(Intervista di Riccardo Longone, "Paese Sera", 15 ottobre 1961)
Nonostante queste poco entusiastiche dichiarazioni, dal 16 agosto al 31
novembre 1961 Eduardo registra per la televisione, con la propria compagnia, un
primo organico ciclo di otto sue commedie: Sik-Sik, l'artefice magico , Ditegli
sempre di sì , Natale in casa Cupiello , Napoli milionaria! , Questi fantasmi! ,
Filumena Marturano , Le voci di dentro e Sabato, domenica e lunedì . Le
trasmissioni, messe in onda il lunedì sera sul Secondo Canale, dal 1° gennaio al
19 febbraio, riscuotono un grandissimo successo. L'intero ciclo viene replicato
in agosto, in seconda serata, sul Canale Nazionale (di diffusione assai più vasta).
Nonostante la collocazione poco felice nel palinsesto, le trasmissioni
raggiungono indici d'ascolto da record, tanto che a luglio la TV stipula con
l'autore un nuovo contratto per la realizzazione di un originale televisivo a
puntate e per un altro ciclo di otto commedie.
Terminato il lavoro in televisione, l'11 gennaio 1962 la compagnia debutta al
Teatro Nuovo di Milano con una ripr esa del Berretto a sonagli ("una delle cose
più stupende che mi sia stato dato di vedere", Giulio Einaudi a Eduardo, 17
febbraio 1962). Il 14 mar zo parte per una tournée in Ungheria, Polonia, Unione Sovietica, Austria e
Belgio, e poi a Venezia, Verona, Bruxelles e Anversa, dove, il 15 maggio, il giro ha termine. Nel
programma sono inserite le commedie di maggior successo della compagnia: Napoli milionaria! ,
Questi fantasmi! , Filumena Marturano , Il Sindaco del Rione Sanità e Il berretto a sonagli di
Pirandello. Isabella, che dopo una separazione di diversi mesi si è riavvicinata a Eduardo, lo
accompagna nel viaggio assieme a Luca. Patrocinata dal Ministero del Turismo e dello Spettacolo,
la tournée ha un programma intensissimo: oltre alle recite sono previsti incontri ufficiali con
personalità del mondo politico, visite a istituzioni culturali, inviti a spettacoli e scambi con artisti e
studenti. Le accoglienze sono dovunque molto calorose. A Mosca poi l'esito della tournée è
addirittura trionfale.
31 marzo, sabato. [...] Stasera, "prima" di Napoli milionaria! . Non ho mai visto un simile trionfo.
Hanno gridato: viva Eduardo, viva l'Italia. Perfino il corrispondente del "Messaggero" singhiozzava.
(DIS, I, p. 75)
La biglietteria del Teatro Malij, dove si tengono gli spettacoli, è presa d'assalto: "C'è una fila tutto il
giorno [...] che esce fuori nella piazza!" (DIS, I, p. 74). Non potendo far fronte alle richieste, il
ministro della cultura sovietico chiede a Eduardo di prolungare la tournée in URSS, "cosa che
Eduardo farebbe anche a sue spese, perché un fatto simile non si è mai verificato qui" (DIS, I, p.
78), ma l'addetto culturale italiano a Mosca, Paolo Fulci, rifiuta, con la motivazione che "se il
governo italiano permette un prolungamento della tournée di Eduardo in Russia, sarà poi costretto a
permettere prolungamenti di tournée alle compagnie russe in Italia. Vedete un po' che r agionamento
idiota!" - commenta Isabella (ibidem).
Il 3 aprile va in scena Filumena Marturano :
[...] ventiquattro chiamate, pubblico in delirio, sembravano impazziti. [...] Alla fine siamo usciti e
ancora una folla enorme stava aspettando Eduardo. Lui - ligio come sempre ai doveri di un uomo di
spettacolo - si è messo a firmare programmi, libri, cartuscelle... Qualcuno ha detto: "Comincia a
piovere, vai in macchina e di lì fai gli autografi". Così ha fatto. [...] Alla fine, dopo quasi un'ora e
dieci, la fila si faceva sempre più lunga, e noi eravamo in ritardo [...]; così siamo dovuti andare via.
Non dimenticherò mai i volti della gente, sorridenti, commossi, le loro mani che salutavano e
buttavano baci, le loro voci calde che gridavano il nome di Eduardo e gli dicevano: "Spassibo!".
(DIS, I, pp. 78-9)
Durante il suo soggiorno in Russia Eduardo, che è seguito da un gruppo di giovani cineasti russi
incaricati di girare un documentario su di lui, incontra un gran numero di personalità della cultura e
dell'arte. Fra questi, il pittore Ilja Glazunov, con cui stringe amicizia; e Sergej Michalkov, letterato e
scrittore, nonché padre di due futuri registi cinematografici, Andrej Koncalovskij e Nikita
Michalkov.
27 aprile, venerdì. [...] Col metro siamo andati da Michalkov che ha un figlio bellissimo, Nikita. La
sua casa è enorme, piena di mobili e quadri e contrasta con quella di Ilja, piccola ma di gusto. In
questa grossa casa bor ghese (poor Lenin!) abbiamo mangiato ottimi gamberi del Don, blignì con
caviale, buonissimo salmone affumicato e una deliziosa vodka al ribes. Poi Nikita ha cantato
canzoni spagnole. (DIS, I, p. 100)
Il 4 maggio la compagnia rientra in Italia, ma i vagoni con le scenografie, per un disguido non
arrivano. Il 10 di maggio recita al teatro “La Perla” del casinò municipale di Venezia
“Il berretto a sonagli” Senza scene e costumi, “Serata indimenticabile” annota Isabella nel suo diario. Il 15
maggio la tournée ha termine.
Durante l'estate Eduardo lavora alla sceneggiatura di Peppino Girella, tratto da un racconto di Isabella e
scritto in collaborazione con lei.
1962-1963
Il 20 ottobre la compagnia debutta a Roma, al
Quirino, con la novità della stagione: Il figlio di
Pulcinella . Il lavoro, scritto nel 1958 e pubblicato
due anni dopo sulla rivista "Sipario", è accolto
freddamente da pubblico e critica.
Dal 29 gennaio al 27 marzo 1963, a Roma,
Eduardo ef fettua le riprese in studio del Peppino
Girella, di cui ha già girato a settembre gli esterni a
Napoli. Alla fine di marzo iniziano le prove e le
riprese del secondo ciclo televisivo delle sue
commedie: Chi è più felice di me? , L'abito nuovo ,
Non ti pago , La grande magia , La paura numero
uno , Mia famiglia , Bene mio e core mio , e Il
sindaco del Rione Sanità . Questa volta, oltre agli
attori della propria compagnia, Eduardo ha scelto alcuni interpreti non napoletani, come Valeria
Moriconi, Giancarlo Sbragia, Anna Miserocchi.
Nel 1963 scrive, a quattro mani con Isabella, la sceneggiatura dell'episodio "Adelina" per il film di
De Sica Ieri, oggi, domani . Interpretato da Sophia Loren e Marcello Mastroianni, la coppia
cinematografica del momento, il film vincerà l'anno successivo l'Oscar come miglior film straniero.
Sempre nel 1963, per il Festival di Edimburgo, fir ma la regia del Don Pasquale di Gaetano
Donizetti, con Fernando Corena, Renato Capecchi, Alfredo Kraus. Le scene sono di Ezio Frigerio,
la direzione di Alberto Erede. Lo spettacolo verrà ripreso nel 1964 anche al San Carlo di Napoli.
1963-1964
In autunno si riaffaccia l'ipotesi della nomina di Eduardo a direttore del
Teatro Stabile di Napoli. Il 4 settembre, Ferdinando Clemente, neosindaco
della città, a capo di una giunta di centro-sinistra, lo incarica di elaborare
un progetto per la definitiva sistemazione dell'ente, a cui ancora manca lo
statuto, e di preparare un programma artistico per la stagione 1963-64, più
che imminente. Il 7 settembre Eduardo accetta ufficialmente l'incarico e il
19 ottobre spedisce una relazione e una bozza di statuto per lo Stabile, di
cui manda copia al Ministro per il Turismo e lo Spettacolo Alberto Folchi,
sollecitando una risposta che però non verrà mai. Dopo un mese, forse
anche per merito di un articolo di Paolo Ricci comparso sull'"Unità" del 20
novembre, la Commissione consultiva si riunisce per discutere la
questione. Eduardo chiede un mandato di almeno tre anni, indispensabili a
suo avviso per tentare di sanare una situazione riconosciuta da tutti come
degradata. Non è possibile far partire da subito la programmazione degli
spettacoli, ma si devono affrontare immediatamente le questioni di fondo: approvazione dello
statuto e del bilancio preventivo, e ricognizione dello stato di fatto e delle condizioni materiali del
Teatro Mercadante, sede dello Stabile. A primavera la giunta entra in crisi. Il 10 aprile 1964, nel
rassegnare il mandato, il sindaco Clemente scrive a Eduardo augurandosi che i loro progetti possano
"in un domani non lontano, [...] in più felici condizioni, trovare adeguati sviluppi" (IQDF 1985, p.
97). Qualche tempo dopo Clemente verrà rieletto sindaco, ma nella seduta del Consiglio Comunale
dell'8 giugno 1965 da lui presieduta, la questione dello Stabile, benché all'ordine del giorno, non
viene presa in esame. Subodorando, dietro le lentezze burocratiche e l'indifferenza degli
amministratori, interessi particolari e strategie per liquidare la propria candidatura, Eduardo
abbandona l'impresa. Al giornalista Domenico Petrocelli, che dalle pagine del "Tempo" ha
sostenuto la sua nomina e lo ha invitato ad andare avanti nonostante gli ostacoli, Eduardo replica:
Sono d'accordo su tutto quello che lei dice, tranne che su una [cosa]: e cioè che io dovrei accettare
la direzione del Piccolo Teatro di Napoli comunque e a qualsiasi condizione. L'ambiguità non può
portare ad altro che a confusione, e confusione a Napoli ce n'è già tanta. Quello che a me interessa è
fare il mio mestiere e cioè fare del teatro. Se accetto dei compromessi, teatro come dico io, come lo
intendo io, non ne potrei fare, e sarei costretto a diventare un politicante che si barcamena tra le
varie correnti; questo fr ancamente non mi interessa. [ ...] Lo statuto che avevo elaborato dopo lunga
riflessione, con l'assistenza dei legali e della commissione, mi dava garanzie sufficienti di poter
lavorare con serietà, di poter estromettere i ladri e i profittatori, e perciò di poter finalmente creare a
Napoli un teatro degno di un popolo civile. Come lei vede il mio proposito sta per fallire e io non
posso farci niente. (Lettera da Roma, 15 giugno 1965, IQDF 1985, p.98)
L'8 ottobre 1963 debutta al Teatro Sistina di Roma, con modesto successo, il dramma storico
Tommaso d'Amalfi , che Eduardo ha scritto e diretto per la compagnia di Domenico Modugno,
autore delle musiche oltre che interprete. Il lavoro sarà pubblicato a novembr e dalla rivista "Il
Dramma".
Il 26 dicembre 1963, nella sua casa di via Archimede, Titina muore, a causa della malattia di cuor e
che l'affligge da anni. Viene sepolta al Verano, accanto alla madre.
Nell'inverno del 1964 Eduardo è invitato dal Maggio Musicale Fiorentino a mettere in scena Il naso
di Dmitrij Sostakovic. Quell'anno la manifestazione diretta da Roman Vlad è dedicata
all'Espressionismo, con mostre di pittura, rassegne cinematografiche e spettacoli, tra i quali una
Salomè di Strauss con la regia di Erwin Piscator. Per le scene Eduardo si vale della collaborazione
di Mino Maccari.
15 febbraio. Sorprendente come l'idea di Il naso ha stuzzicato il talento di Maccari. Sforna disegni
in quantità impressionante, tutti spiritosi e graffianti. Siamo già a sessantasette! Se la intende alla
perfezione con Eduardo. Sentirli parlare è fantastico, le idee zampillano e tra loro c'è come una gara
all'escalation senza limiti. (DIS, I, p. 113v)
Verso la metà di aprile Eduardo è a Firenze per le prove. L'allestimento è molto complesso perché
coinvolge circa centocinquanta persone, tutte conquistate, però, dallo spirito di euforico entusiasmo
del regista: "caso davvero più unico che raro nella vita intrisa di tensione e nervosismo degli Enti
lirici" ricorda Roman Vlad (CV 1994, p. 16). Lo spettacolo va in scena il 23 maggio con enorme
successo. Spettatori di eccezione sono Piscator e René Clair, che chiedono di conoscere il regista.
Nel corso del 1964 escono nella "Collezione di Teatro" Einaudi le commedie Natale in casa
Cupiello , Questi fantasmi! , Filumena Marturano , Le voci di dentro , Napoli milionaria! , mentre gli
Editori Riuniti pubblicano l'originale televisivo Peppino Girella.
1964- 1965
La stagione teatr ale comincia per Eduardo a Napoli, al
San Ferdinando, il 3 novembre. Da quest'anno fa parte
della compagnia anche l'attore milanese Franco Parenti,
che avr à ruoli di protagonista in diversi lavori. La novità
della stagione è L'arte della commedia (amara riflessione
sui difficili rapporti fra teatro e potere), che va in scena
al San Ferdinando l'8 gennaio 1965 e che verrà subito
pubblicata da Einaudi assieme all'atto unico Dolore sotto
chiave . La commedia, la cui tematica è certo influenzata
dalle vicende di cui Eduardo è stato protagonista in
questi anni, suscita parecchie polemiche, tanto che egli
decide di non rappresentarla a Roma e di sostituirla con
Uomo e galantuomo . Altre riprese della stagione sono Il
berretto a sonagli , Dolore sotto chiave , Sogno di una
notte di mezza sbornia .
Terminate le r ecite a Napoli il 17 gennaio 1965, la
compagnia parte per una tournée in diverse città
dell'Italia meridionale e insulare (Salerno, Bari, Lecce.
Reggio Calabria, Palermo, Cagliari, Sassari, Rosignano),
che si conclude il 21 febbraio al Metastasio di Prato. Dal
17 marzo al 31 maggio è a Roma, al Quirino.
Durante questa stagione Eduardo è impegnato anche al
di fuori della propria compagnia: realizza un adattamento della commedia di Pietro Trinchera La
monaca fauza , che debutta il 24 novembre 1964 al Teatro Bracco di Napoli, con la regia di Gennaro
Magliulo; e, il 24 dicembre, mette in scena al Piccolo Teatro di Milano il Monsieur de
Pourceaugnac di Molière, con Tino Buazzelli e con le scene di Mino Maccari. Nel corso del 1965
scrive per il film collettivo Racconti a due piazze l'episodio "Morire per vivere", da cui poi ricaverà
l'atto unico Il cilindro ; e, per Oggi; domani, dopodomani , firma la regia di un altro episodio, "L'ora
di punta" (tratto dall'atto unico Pericolosamente ). Si dedica
anche alla lirica, mettendo in scena al Teatro dell'Opera di
Roma Il barbiere di Siviglia di Rossini, diretto da Carlo
Maria Giulini, con le scene di Filippo Sanjust. Lo
spettacolo verrà in seguito ripreso anche a Berlino e Rio de
Janeiro.
Nel dicembre del 1964 esce in Italia e negli Stati Uniti il
film di Vittorio De Sica Matrimonio all'italiana , tratto da
Filumena Marturano , con Sophia Loren e Marcello
Mastroianni, che sarà un grosso successo commerciale e
nel 1965 verrà anche candidato all'Oscar.
1965-1966
Dall'8 al 16 ottobre 1965 il Teatro di Eduardo è a
Napoli, al San Ferdinando. Il 20 ottobre debutta al
Piccolo Teatro di Milano, dove rimane fino al 12
dicembre. Anche a Milano, come a Roma la
stagione precedente, Eduardo decide di non dare
L'arte della commedia . Riprende invece altri lavori:
Dolore sotto chiave , Uomo e galantuomo , Non ti
pago e Sogno di una notte di mezza sbornia . Dal 17
dicembre 1965 al 14 febbraio 1966 la compagnia è
a Roma, al Quirino, dove, il 14 gennaio, viene
presentata la novità della stagione: l'atto unico Il
cilindro . Il ruolo del protagonista è affidato a
Franco Parenti, anche quest'anno in compagnia.
Nel 1965 Eduardo firma due regie liriche:
Cenerentola di Rossini, al San Carlo di Napoli; e
Rigoletto di Verdi, che inaugura la stagione
dell'Opera di Roma (con Carlo Maria Giulini alla
direzione, Renata Scotto e Luciano Pavarotti fra gli
interpreti).
Nel corso del 1966 Einaudi pubblica il terzo
volume della Cantata dei giorni dispari e, nella "Collezione di Teatro", Uomo e galantuomo e Non
ti pago, mentre Filumena Marturano , Il sindaco del Rione Sanità , Questi fantasmi! e Le voci di
dentro escono , in due volumi, negli Oscar Mondadori.
Nel marzo del 1966 Eduardo inizia le riprese di un nuovo film, tratto dalla commedia Le voci di
dentro . La sceneggiatura è dell'autore e di Suso Cecchi d'Amico. I giornali danno un certo risalto
all'avvenimento, sottolineando però, più che il ritorno alla regia di Eduardo, la partecipazione al
film di Mastroianni, diventato ormai un divo internazionale, e quella di Raquel Welch, avvenente
attrice americana in ascesa imposta dal produttore americano Joe Levine.
1966-1967
Il film esce in autunno, senza successo. Sarà l'ultima regia cinematografica
di Eduardo. Per niente riuscito, ma senza responsabilità da parte
dell'autore, è anche l'adattamento cinematografico di Questi fantasmi!
prodotto da Ponti e diretto da Renato Castellani con Sophia Loren, Vittorio
Gassman, Mario Adorf.
Per questa stagione Eduardo non forma compagnia. A gennaio si dedica al
riallestimento per il Teatro dell'Opera di Roma del Naso di Sostakovic, già
dato alla Pergola nel 1964. Nonostante le molte difficoltà tecniche (fra le
quali una scenografia troppo piccola per il palcoscenico del teatro
romano), lo spettacolo riscuote al debutto un grandissimo successo.
A gennaio Eduardo crea al San Ferdinando una seconda "Scarpettiana" per
la quale recluta nuovi attori, fra i quali anche un giovanissimo Vittorio
Mezzogiorno, che entrerà nella stagione successiva, nel Teatro di Eduardo.
Ad agosto, mentre si trova all'isola di Isca, si ammala di appendicite cancrenosa, viene trasportato a
Roma e operato. Durante la convalescenza Peppino lo va a trovare spesso.
1967-1968
A metà settembre, "debole, pallido, emaciato e di pessimo
umore" (DIS, I, p. 145), inizia al San Ferdinando le prove del
Contratto la novità scritta durante l'estate a Isca e già pubblicata
da Einaudi in edizione provvisoria. Le scene dello spettacolo
sono di Renato Guttuso: "lui e Eduardo vanno molto d'accordo,
si stimano, e anche sul lavoro tutto procede senza intoppi" (DIS,
I, p. 145). Il 12 ottobre la commedia debutta ("gloriosamente",
scrive Isabella nel suo diario) alla Fenice di Venezia, nell'ambito
del XXVI Festival Internazionale del Teatro. La compagnia resta
a Venezia fino al 14 ottobre, poi passa al Carignano di Torino
(dal 18 al 22). Dal 24 ottobre al 7 gennaio è a Napoli, al San
Ferdinando, e dal 10 gennaio al 3 marzo a Roma, al Quirino.
Oltre alla novità, l'unica ripresa della stagione è Natale in casa
Cupiello . Durante le recite a Roma Eduardo rielabora una
commedia del 1942, Io, I'erede , e la mette in scena al Valle, il 20
aprile, con la compagnia del Teatro Stabile di Roma diretto da
Vito Pandolfi. Tra gli interpreti (Gianrico Tedeschi, Ferruccio
De Ceresa e altri) c'è anche, al suo debutto, la giovanissima
Angelica, nata da Isabella e dal suo primo marito Felice Ippolito.
Nell'estate del 1968 Eduardo lavora a una nuova commedia, Il
monumento , commissionato dal Teatro Stabile di Roma per la
stagione successiva. Anna Magnani (reduce da grandi successi
cinematografici internazionali e da un fortunato ritorno al teatro
con La lupa di Verga per la regia di Zeffirelli) è l'interprete
designata per il ruolo di Sabina, accanto a Eduardo. Ma la
collaborazione andr à in fumo, in seguito a un dissidio fra l'attrice
e l'autore-regista.
1968-1969
La stagione si apr e a Genova, il 10 ottobre, al Teatro Politeama. Da
lì la compagnia passa al Carignano di Torino (dal 3 al 17
novembre); a Roma, al Quirino (dal 10 dicembre al 2 febbraio); e
poi debutta in varie città (Modena, Prato, Perugia e altre). Dal 6
aprile al 5 giugno è a Napoli, al San Ferdinando. Vengono riprese
Il contratto , Filumena Marturano , Non ti pago , Natale in casa
Cupiello .
All'inizio del 1969 Eduardo riceve da Fellini la proposta di
interpretar e il personaggio di Trimalcione nel Satyricon , ma a causa dei suoi impegni teatrali deve
rinunciare. "Sono molto dispiaciuto e deluso" gli scrive il regista il 13 gennaio, "il personaggio
aveva ormai la tua faccia" (MG 1993, p. 331).
1969- 1970
Il 22 settembre Eduardo è a Napoli per una nuova messa in scena della commedia Le voci di dentro .
Quest'anno della compagnia fanno parte, oltre a Pupella Maggio, tornata con lui dopo dieci anni, il
figlio Luca (scrittur ato già dalla stagione precedente col nome d'arte di Luca Della Porta) e la
giovane Angelica Ippolito, figlia di Isabella. Il debutto avviene a Napoli, al San Ferdinando, il 16
ottobre. Dal 12 febbraio al 1° marzo la compagnia è a Firenze, alla Pergola; poi a Bari, al Piccinni;
e, dal 2 aprile, di nuovo a Roma, all'Eliseo. La novità della stagione è Cani e gatti , libero
adattamento di Eduardo di una commedia del padre (a sua volta ricavata da La Jalouse di Alexandre
Bisson), che va in scena a Bari il 24 marzo 1970 e poi nelle altre "piazze", accolta molto bene dal
pubblico. Altro lavoro rappresentato nel corso della stagione è Sabato, domenica e lunedì .
Terminate le r ecite all'Eliseo il 10 maggio, su invito del Maggio Musicale Fiorentino, Eduardo
mette in scena alla Pergola il Falstaff di Verdi, con la direzione di Bruno Bartoletti e le scene di
Mino Maccari.
Dopo una fase abbastanza burrascosa, in questo periodo i rapporti fra Eduardo e Isabella si sono
fatti più distesi, tanto che lei lascia il suo impiego alla De Laurentiis e comincia a lavorare con lui
come aiuto-regista, segretaria, assistente.
1970-1971
Il 20 ottobre la compagnia inizia la stagione a
Napoli, al San Ferdinando. Dal 10 novembre è a
Firenze, alla Pergola, dove il 24 va in scena, in
anteprima per i giovani, Il monumento .
Protagonista f emminile, nel ruolo originariamente
destinato ad Anna Magnani e successivamente a
Valentina Cortese, è Laura Adani. Terminate le
recite a Fir enze il 1° dicembre, il 4 la compagnia si
trasferisce a Roma all'Eliseo. Il successo della
stagione è trionfale, per l'accoglienza riservata non
solo alla novità, ma anche alle riprese: Questi
fantasmi! e Napoli milionaria! . Di quest'ultima
commedia l'11 gennaio viene data una recita
straordinaria (a beneficio della Croce Rossa) al San Carlo di Napoli, lo stesso teatro in cui il lavoro
era andato in scena venticinque anni prima:
Mamma mia che trionfo! Finiti gli applausi, una folla oceanica, inclusa la squadra del Napoli, in
lacrime per la commozione, si è riversata in palcoscenico. [...] Nessuno voleva andar via, ci hanno
dovuto cacciare, e non gli si può dare torto, visto che erano le due e trenta del mattino! (DIS, II, pp.
7v-8)
Terminate il 28 febbraio le recite a Roma, la compagnia passa a Napoli, al San Ferdinando e vi
rimane fino al 4 maggio.
In aprile Eduardo si riavvicina a Peppino, molto provato dalla morte della moglie Lidia. A maggio
lascia la casa di via Ximenes e si trasferisce in via Aquileia 14. Nello stesso periodo acquista anche
un appartamento a Napoli, a Posillipo e una tenuta vicino a Velletri, appartenuta all'attrice Andreina
Pagnani.
Durante l'estate lavora al copione per uno spettacolo di rivista, Ogni anno punto e da capo , che
dovrà inaugurare in autunno la stagione del Piccolo Teatro di Milano, diretto in quel periodo da
Franco Parenti. Incontri con gli attori e preparativi per lo spettacolo si tengono nella nuova casa
napoletana, in un clima caotico per i lavori di restauro. Ai primi di agosto Eduardo e Isabella sono
all'isola:
4 agosto, Isca. Siamo arrivati di notte. Isca era regalmente bella: candele, lampare, acqua
trasparente e misteriosa, pace [...]. Ho innaffiato le roselline gialle e gli altri fiori e passeggiato con
Eduardo sotto gli ulivi. Vorrebbe fare un teatro-arena, tipo greco, sulla punta occidentale di Isca,
teatro che avrebbe per sfondo il mare, la punta di Ieranto e Monte San Costanzo. (DIS, II, p. 21v)
Il resto dell'estate Eduardo lo trascorre a Velletri, dove riceve spesso visite da parte di Peppino.
Nel 1971 escono da Einaudi la nuova edizione dei quattro volumi delle Cantate e, nella "Collezione
di Teatro", Il monumento e Ogni anno punto e da capo . Inoltre Eduardo pubblica in proprio (con le
Edizioni Teatro San Ferdinando) 'O canisto , un libro che r accoglie scritti, riflessioni, aforismi,
curiosità, poesie, disegni.
1971- 1972
Il 4 ottobre debutta in anteprima al
Piccolo di Milano Ogni anno punto e
da capo , ricostruzione della rivista
anni Trenta che viene
immediatamente pubblicata da
Einaudi. Ne sono interpreti, fra gli
altri, Franco Parenti, Ombretta Colli,
Milly, Paolo Graziosi. "Lo spettacolo
va molto bene con un grosso successo
di pubblico" (Paolo Grassi a Eduardo,
Milano, 11 ottobre 1971).
Il 28 ottobre il Teatro di Eduardo
debutta al San Ferdinando, dove
rimane fino all'8 gennaio 1972. È poi
a Firenze, alla Pergola (dall'11 al 30
gennaio 1972) e a Roma, all'Eliseo
(dal 1° febbraio al 1° maggio). Vengono riprese Napoli milionaria! , Le bugie con le gambe lunghe ,
Cani e gatti . La novità della stagione è Na santarella , una delle commedie più famose di Scarpetta,
che va in scena all'Eliseo il 1° aprile.
A gennaio, durante le recite a Firenze, Eduardo progetta col direttore della Pergola Alfonso Spadoni
una scuola di teatro.
In questa scuola vorrei venissero formati non soltanto attrici ed attori professionalmente validi, di
cui tanto abbisogna il teatro italiano, ma anche musicisti di scena, datori di luce, direttori di scena,
scenografi, costumisti, registi, commediografi, fonici, realizzatori di scene, attrezzi e costumi. Ogni
allievo frequenterà non solo le lezioni che competono alla specializzazione scelta ma anche gran
parte delle lezioni degli altri settori del teatro, per poter raggiungere un alto grado di conoscenza
dell'arte teatrale nella sua totalità. [...] Tale complesso deve essere indipendente da influenze
politiche e quindi non sovvenzionato dallo Stato, ma si sosterrà con le proprie forze, e cioè con i
proventi delle rette mensili degli allievi e con i guadagni delle rappresentazioni pubbliche. (Eduardo
all'avvocato Fera, Roma, 18 marzo 1972)
Le trattative con il proprietario del Teatro Goldoni, individuato come possibile sede della scuola,
non hanno seguito e il progetto per il momento viene rinviato.
Nel 1972 il settimanale "Gente" pubblica a puntate (26 febbraio, 4 e 11 marzo) un'intervista in cui
Peppino ricostruisce con toni polemici e scandalistici la storia dei De Filippo e svela il "segreto"
(noto a tutti, ma mai dichiarato pubblicamente dagli interessati) della loro nascita illegittima. Ferito
dalle dichiarazioni del fratello, che non lo risparmiano, Eduardo inizia a raccogliere testimonianze e
documenti per una pubblica smentita, ma poi vi rinuncia.
A maggio partecipa con la sua compagnia alla World Theatre Season di Londra, presentando
all'Aldwych la commedia Napoli milionaria! . Lo spettacolo, accolto molto calorosamente, è anche
un'occasione d'incontro con i personaggi più eminenti della scena inglese: Laurence Olivier, Joan
Plowright, Vanessa Redgrave, John Dexter, Peter Daubeny (direttore della rassegna e consulente
della Royal Shakespeare Company).
1972-1973
La stagione inizia a Napoli, al San Ferdinando, il 25
ottobre 1972. Quest'anno non ci sono novità in programma.
Infatti Gli esami non finiscono mai , la nuova commedia a
cui Eduardo sta lavorando da tempo, non è ancora pronta.
Vengono riprese invece Le bugie con le gambe lunghe , Il
Sindaco del Rione Sanità e Na santarella . Lasciato il San
Ferdinando il 1° gennaio 1973, dal 9 gennaio al 4 febbraio
la compagnia è a Fir enze, alla Pergola e, dal 6 febbraio al
13 maggio, a Roma all'Eliseo.
Il 25 ottobre, lo stesso giorno del debutto a Napoli del
Teatro di Eduardo, va in scena a Londra, al National
Theatre, Sabato, domenica e lunedì (Saturday, Sunday, Monday). Lo spettacolo, diretto da Franco
Zeffir elli con Joan Plowright, Frank Finlay, Laurence Olivier, riscuote un grande successo di critica
e di pubblico: "Carissimo Eduardo, le critiche sono favolose e alla biglietteria c'è la ressa, non
sanno come fare" (Laura Stainton Del Bono a Eduardo, Londra, 3 novembre 1973). Saturday,
Sunday, Monday resterà in scena per due stagioni (prima al National Theatre-Old Vic, poi in una
sala del West End) e riceverà anche il prestigioso Evening Standard Drama Award come miglior
commedia dell'anno.
Il 18 dicembre 1972, su proposta di Giovanni Macchia, l'Accademia Nazionale dei Lincei
conferisce a Eduardo il premio Feltrinelli per il Teatro. Il suo discorso di ringraziamento, intitolato
Il teatro e il mio lavoro , verrà pubblicato come prefazione alla raccolta in due volumi delle
commedie, I capolavori di Eduardo , che uscirà da Einaudi nel 1973. Quello stesso anno viene
pubblicata anche, nella "Collezione di Teatro", La grande magia .
1973-1974
Il 3 novembre la compagnia è a Napoli, al Teatro San Ferdinando, e vi rimane
fino al 16 dicembre. Il 19 debutta alla Pergola di Firenze, in anteprima per i
giovani, la novità della stagione, Gli esami non finiscono mai , una commedia
ideata negli anni Quaranta e completata solo pochi mesi prima, che viene subito
pubblicata da Einaudi nella "Collezione di Teatro". Per le scene Eduardo si è
rivolto a un vecchio amico, Mino Maccari. Le recite proseguono a teatro
esaurito fino al 6 gennaio 1974; e poi, dal 10 gennaio, a Roma, all'Eliseo. Qui, il
2 marzo, durante lo spettacolo, Eduardo ha dei mancamenti improvvisi:
Ero in palcoscenico con le luci di ribalta negli occhi e, di colpo, diventava tutto
nero. La prima volta ho pensato che fosse andata via la luce. Invece i medici mi
hanno spiegato in seguito che quel nero e quel senso repentino di deliquio dipendevano dal cuore
che per qualche istante smetteva di battere. [...] Per due o tr e volte, sia pure per la durata di brevi
momenti, io sono morto. Il pubblico non si è accor to di nulla perché il mestiere che uno si mette
addosso con decine d'anni di palcoscenico evidentemente rimane anche se il cuore si ferma. (Da
un'intervista di Corrado Augias, "L'Espresso", 1° settembre 1974)
I medici accertano una insufficienza cardiaca e decidono di applicare un pace-maker.
La sera prima dell'intervento, con grande calma, Eduardo annunciò al pubblico che avrebbe dovuto
sospendere le recite e ne spiegò il motivo. Disse parole talmente belle e serene che commosse il
pubblico in sala e gli attori, che solo in quel momento apprendevano la notizia, in palcoscenico.
(Testimonianza di Isabella, in OE 1985, s.p.)
Riprende a recitare il 24 marzo: il suo ingresso in scena è accolto da un boato di applausi.
Passati venti giorni Eduardo riprese le recite, e ogni sera, dopo lo spettacolo, leggeva al pubblico i
messaggi più curiosi e più importanti che andava ricevendo. Fu un periodo straordinario: la gente
era affascinata da questi monologhi, ascoltava avidamente i racconti che Eduardo faceva delle sue
sensazioni durante l'intervento, le sue opinioni sulla vita e sulla morte... E nessuno di noi pensò a
registrar e questa forma di comunicazione col pubblico veramente unica in tutta la storia del teatro!
(Ibidem)
Nel gennaio del 1974, a dieci anni dalla sua ultima esperienza televisiva, Eduardo stipula un nuovo
contratto con la RAl per la realizzazione di un primo ciclo di sette commedie (poi ridotte a quattro)
dedicato al teatro scarpettiano e di un secondo ciclo di otto suoi lavori. Le riprese iniziano a maggio
e continuano fino alla fine di luglio. Questa volta Eduardo si assume completamente, oltre alla regia
artistica, anche la regia tecnica, fino a quel momento affidata ad altri. Gli interpreti sono, come
sempre, gli attori della sua compagnia. Le commedie scarpettiane ( Lu curaggio de nu pompiere
napulitano , Li nepute de lu sinneco , Na santarella e 'O tuono 'e marzo ) andranno in onda dal 24
gennaio al 14 febbraio con buon esito di critica e con un raddoppio medio degli indici di ascolto. Di
lì a qualche mese verranno pubblicate da Einaudi nel volume Quattro commedie di Eduardo e
Vincenzo Scarpetta . Escono anche, nella "Collezione di Teatro", Sabato, domenica e lunedì , Mia
famiglia , Bene mio e core mio , De Pretore Vincenzo , Ditegli sempre di sì .
Il 19 luglio 1974 Peppino, i cui rapporti con il fratello si sono interrotti in seguito all'intervista a
"Gente" del 1972, scrive a Eduardo cercando un'ennesima riconciliazione:
Ho alcuni torti nei tuoi riguardi e desidero il tuo perdono tal quale come io perdono quelli tuoi nei
miei confronti. Ti confesso che la solitudine mi sta consumando poco per volta e poco riesco a
distrarmi dal ricordo vivo del mio passato lontano e vicino. [...] Vorrei tanto che io e te
dimenticassimo i vecchi rancori e decidessimo di vivere in santa pace: sereni e tranquilli di spirito.
(Roma, 19 luglio 1974)
La risposta di Eduardo è dolorosa ma ferma.
Vedi, Peppino: l'appello quasi disperato che mi hai fatto giungere con la tua inaspettata lettera non
mi lascia indifferente, anzi mi addolora; ma arrivato [ ...] alle soglie della vecchiaia, io ho bisogno
soprattutto di calma e di serenità per poter continuare il mio lavoro che tanto m'appassiona. Ora
devi riconoscere che i nostri rapporti, soprattutto per la differenza delle nostre idee sul teatro, non
sono stati mai, o quasi mai, calmi e sereni e perciò io debbo difendere la mia pace alla quale mi pare
di aver diritto dopo una vita tanto tormentata. Non devi dispiacerti, io non ti voglio male; ti
consiglio però di astenerti dall'attaccarmi pubblicamente, come hai fatto più volte in interviste che
puntualmente mi vengono recapitate a mezzo posta; perché sebbene tali attacchi a me non facciano
né caldo né freddo, mi danno il dolore del discapito che ne viene a te. (Minuta di lettera non datata,
ma anterior e al 17 agosto)
Due anni più tardi, nel settembre 1976, uscirà l'autobiografia di Peppino,
sancirà in modo definitivo la rottura fra i due fratelli.
Una famiglia difficile , che
1974- 1975
Nell'autunno del 1974, "per sue vicende personali e per un gruppo di tasse assai salate da pagare",
Eduardo annuncia che venderà il San Ferdinando. La sua decisione suscita aspre proteste: "Dalle
reazioni del "palazzo", della stampa e di alcuni napoletani, si sarebbe detto che avesse intenzione di
vendere qualcosa che non gli apparteneva... Quando aveva voluto costruirlo, il San Ferdinando non
era edificio di pubblica utilità, ora che lo voleva vendere, improvvisamente il teatro era diventato un
bene su cui tutti potevano vantare diritti, tranne il proprietario" (IQDF 1985, p. 78).
Mi hanno accusato di aver costruito un teatro in periferia, in una zona plebea, sporca, senza capire
che il San Ferdinando sta lì da secoli, e che io speravo, ricostruendo il teatr o, di risvegliare nelle
autorità un po' di coscienza. Speravo che avrebbero fatto qualcosa per risanare quella zona depressa:
da oltre quindici anni ci sono i fondi, ma non sono stati mai utilizzati. (Dichiarazione riportata in
DIS, II, pp. 59-60)
In autunno Eduardo lavora in televisione, non solo alle riprese delle commedie scarpettiane, ma
anche a un documentario-intervista, Pulcinella ieri e oggi , per la regia di Franco Zeffirelli. È
sempre Zeffirelli a firmare la ripresa dell'edizione inglese di Saturday, Sunday, Monday che va in
scena al Martin Beck Theater di Broadway il 21 novembre 1974. Lo spettacolo, riallestito un po'
frettolosamente con un cast di attori americani (Sada Thompson nella parte di Rosa ed Eli Wallach
in quella di Peppino), è un completo insuccesso. Dalle dichiarazioni rilasciate alla stampa da
Eduardo e Zeffir elli nascerà una polemica a distanza che rischierà di compromettere, oltre
all'amicizia, anche le loro collaborazioni future.
Alla fine del 1974 Eduardo è impegnato nella messa in scena a Chicago, alla Lyric Opera, di una
nuova, fortunata edizione del Don Pasquale di Donizetti, con Ileana Cotrubas e Alfredo Kraus (le
scene sono di Ezio Friger io, la direzione di Bruno Bartoletti). A causa di questo impegno, la
stagione teatrale inizia solo il 23 dicembre, quando la compagnia debutta alla Pergola di Firenze,
con una delle commedie già registrate per la TV: Lu curaggio de nu pompiere napulitano di
Eduardo Scar petta. Dall'8 al 22 gennaio 1975 è al Piccinni di Bari; dal 25 gennaio al 10 marzo al
San Ferdinando e dal 12 marzo al 20 aprile a Roma, all'Eliseo. Oltre a quella scarpettiana, l'unica
commedia in programma è Gli esami non finiscono mai .
Gli Esami
stanno andando trionfalmente qui a Napoli; c'è gente che dorme in macchina per assaltare il
botteghino appena apre! (Eduardo a Laura Stainton Del Bono, Napoli, 7 febbraio 1975)
A maggio iniziano, negli studi di via Teulada a Roma, le riprese di quattro delle otto commedie
previste dal contratto con la RAI: Uomo e galantuomo, De Pretore Vincenzo, L'arte della commedia
e Gli esami non finiscono mai . Per questo ciclo Eduardo mette a punto la tecnica già sperimentata
con le commedie scarpettiane. Poiché intende lasciare, attraverso il mezzo televisivo, un documento
del suo teatro (non solo delle sue opere, ma della messa in scena e dell'interpretazione) decide di
non nascondere, ma anzi di esaltare la natura teatrale del prodotto, usando tutti gli ingredienti del
teatro: il palcoscenico con le quinte e il sipario, le scene di tela e cantinelle, il trucco, i costumi, la
recitazione.
Nell'estate del 1975 esce da Einaudi il volume Le poesie di Eduardo . Una nuova raccolta, 'O
penziero e altre poesie di Eduardo uscir à postuma nel 1985.
1975 - 1976
Gli ultimi mesi del 1975 sono caratterizzati da grandi collaborazioni mancate. La prima riguarda
Pasolini, che già alla fine del 1973 ha proposto a Eduardo di recitare in un suo film dal titolo
provvisorio di Porno-Teo-Kolossal : "la storia di un re magio napoletano, Eduardo De Filippo, che
ad un certo punto segue una cometa [ ...] che è il simbolo dell'ideologia" (Nico Naldini, Pasolini;
una vita , Einaudi, Torino 1989, p. 382). Il 24 settembre 1975 lo scrittore manda a Eduardo un
trattamento del film, ma il progetto verrà interrotto dal suo assassinio, avvenuto poche settimane più
tardi (nella notte tra il 1° e il 2 novembre). La seconda collaborazione mancata è quella con la
regista parigina Ariane Mnouchkine, direttrice del Théatre du Soleil, che vorrebbe Eduardo per la
parte di Scaramouche nel suo Molière cinematografico. Il 22 dicembre gli scrive: "C'est [...] toute
une partie de l'histoire du théatre, la tradition dans toute sa richesse et sa transmission vivante, qui
apparaitra dans ces scènes". Ma Eduardo dovrà rinunciare al film, a causa delle cattive condizioni di
salute. Al diabete, di cui soffre da tempo, si aggiungono una bronchite, che alla fine dell'anno lo
costringe al ricovero, e crisi acute di artrosi: "2 febbraio, Roma. Eduardo è molto giù: teme che per
il resto della sua vita dovrà soffrire come adesso. Ho cercato di aiutarlo con i massaggi, ma il dolore
resta" (DIS, II, p.72). Tutte queste malattie lo obbligano a interrompere l'attività teatrale.
14 febbraio, Roma. [...] Piove a dirotto. Eduardo mi ha raccontato un sogno: si recita Il contratto ,
lui è stupito perché questa commedia non è più in repertorio da quasi dieci anni, e non ci sono state
prove. Arrivato in ritardo (questo è il leitmotiv di tutti i suoi sogni sul teatro), deve andare in scena,
dove c'è già l'attore che fa Isidoro. Eduardo entra, dicendo la battuta giusta, ma, una volta entrato, si
ferma e resta lì pietrificato perché non ricorda più le battute. Da quando ha interrotto le recite, non
fa che sognare il teatro. (DIS, II, p. 75)
Per cercare di lenire i dolori procurati dall'artrosi i medici consigliano il soggiorno in un luogo
caldo. Dopo molte resistenze Eduardo si lascia convincere e il 12 marzo parte con Isabella per il
Marocco. Rientra a Roma il 27 marzo: il viaggio non gli ha giovato granché. Il 19 aprile comincia le
prove di Natale in casa Cupiello , che viene data all'Eliseo dal 5 maggio al 2 luglio con enorme
successo.
Nel periodo in cui è rimasto lontano dalle scene ha lavorato a una traduzione in napoletano di
Pygmalion di Bernard Shaw, progetto che viene però accantonato, forse per la difficoltà - nota
Isabella nel suo diario - di adattare all'ambiente napoletano dell'epoca i personaggi femminili della
commedia ("nell'800, le donne di Napoli erano come un secolo indietro rispetto alle inglesi!", DIS,
II, p. 83). Nello stesso periodo lavora anche a un testo scarpettiano, La donna è mobile , che
vorrebbe mettere in scena per suo figlio Luca, e al libretto di Napoli milionaria! , per il quale Nino
Rota sta scrivendo le musiche. Il 7 agosto Rota raggiunge Eduardo e Isabella a Positano. È un
periodo sereno di riposo e di lavoro.
14 agosto, Positano. Gran festa al San Pietro. Eduardo ha fatto costruire a Praiano degli enormi
palloni di carta velina con un contenitore per il fuoco, e stasera li abbiamo "varati" in aria. Erano
splendidi, volavano varcando il mare e le montagne, fragili involucri di fiamme. [...] Eduardo e
Nino lavorano molto, anche al pianoforte. La gente si ferma ad ascoltarli, incantata. (DIS, II, p. 94)
Nel corso del 1976 esce nella "Collezione di Teatro" Io, I'erede .
1976 - 1977
L'8 settembre, nell'ambito del Festival Nazionale dell'Unità, va in scena al Teatro Mediterraneo
Natale in casa Cupiello . La commedia viene ripresa con enorme successo dal 15 ottobre al 16
gennaio al San Ferdinando e dal 20 gennaio al 9 maggio a Roma, all'Eliseo.
Il 3 gennaio 1977 Eduardo e Isabella si sposano. Il matrimonio viene celebrato a Napoli, col solo
rito civile e in forma strettamente privata, dal sindaco Maurizio Valenzi, amico personale di
Eduardo; i testimoni sono Luca e la sorella di Isabella, Anna Maria. Pochi giorni dopo, l'8 gennaio,
va in scena al San Ferdinando la commedia Le voci di dentro : "una prima entusiasmante" annota
Isabella nel suo diario del giorno. Terminate le recite a Napoli, Eduardo si trasferisce a Roma,
all'Eliseo, dove, il 22 febbraio, Vincenzo Torraca organizza un grande pranzo nel foyer del teatro
per festeggiarne le nozze.
Il 20 maggio cominciano a Spoleto le prove dell'opera lirica Napoli milionaria! , che va in scena il
22 giugno. Lo spettacolo, trasmesso dalla RAI in diretta mondovisione, è accolto molto bene dal
pubblico, ma con parecchie riserve dalla critica.
A luglio Eduardo riceve dall'Università di Birmingham la laurea in lettere honoris causa: "15 luglio,
Birmingham. Stupenda cerimonia [...]. Eduardo era bellissimo con la toga celeste e rossa e il tocco
di velluto nero. Peccato che si sentisse male. E male si è sentito anche al dinner per i laureati" (DIS,
II, p. 118).
1977-1978
Il 19 settembre Eduardo è a Londra, per assistere alle ultime prove e presenziare al debutto della
Filumena inglese con Joan Plowright e Colin Blakely. Fino all'ultimo ha cercato di evitar e che la
regia dello spettacolo fosse affidata a Zeffirelli, col quale è ancora risentito a causa delle polemiche
seguite all'insuccesso americano di Saturday, Sunday, Monday e che considera inadatto alla messa
in scena della commedia. Alla fine ha dovuto cedere alle richieste della Plowright, protagonista
dello spettacolo, e della produttrice Helen Montagu; ma il clima delle prove è tutt'altro che sereno:
"29 settembre, Londra. Eduardo è seccato, scontento per il finale di Filumena , e se ne vuole
ritornare a Roma senza andare alla "prima" di Norwich. Faticosissima cena a casa di Franco Z."
(DIS, II, p. 129). Il 7 ottobre la commedia va in scena ed è un vero e proprio trionfo. Anche le
critiche sono buone per l'autore, per gli interpreti, per la regia. Il successo si replica a Londra il 2
novembre al Lyric Theatre, dove la commedia è accolta da una standing ovation . Dopo lo
spettacolo: party per settecento persone, costato agli impresari ventimila sterline: "Che
esagerazione!" commenta Isabella (DIS, II, p. 134).
Il 5 novembre Eduardo inizia a Roma, a Cinecittà, con la propria compagnia, le riprese di un nuovo
ciclo televisivo di commedie: Natale in casa Cupiello , Il cilindro, Gennareniello, Quei figuri di
tanti anni fa, Le voci di dentro e Il sindaco del Rione Sanità , a cui seguiranno, in un secondo
momento, Il contratto e Il berretto a sonagli . All'evento viene dato dalla stampa un grande rilievo.
A causa dell'impegno in televisione quest'anno Eduardo non fa teatro. Il 29 giugno 1978 prende
parte però a una serata or ganizzata in suo onore da Carlo Molfese al Teatro Tenda, nell'ambito della
rassegna "Romaestate '78". Allo spettacolo, che prende il nome di Lieta serata insieme a Eduardo e
ai suoi compagni d'arte , partecipano molti amici e colleghi artisti: tra gli altri, Vittorio Gassman,
Marcello Mastroianni, Valeria Moriconi, Gigi Proietti, Pupella Maggio, Carla Fracci. La serata
viene trasmessa in diretta televisiva e Paolo Grassi, all'epoca presidente della RAI, fa rimandare i
notiziari televisivi per poter permettere la messa in onda completa dello spettacolo.
Verso la fine di luglio Eduardo è a Londra per la ripresa al Lyric di Filumena Marturano . La
commedia va in scena il 1° di agosto, con Frank Finlay al posto di Colin Blakely. Nonostante il
successo, Eduardo non è soddisfatto dello spettacolo, e particolarmente dell'interpretazione di
Finlay che consider a troppo farsesca. Rientrato a Roma, il 18 scrive all'attore una lunga lettera di
"istruzioni" per il personaggio di Domenico Soriano.
L'estate Eduardo la trascorre a Isca con Isabella, la famiglia di Luca, al quale un anno prima è nato
il figlio Matteo, e molti amici.
1978-1979
Rientrato a Roma alla fine di settembre, Eduardo lavora al Don Pasquale di Donizetti, di cui deve
curare per il Lyric Opera di Chicago una riedizione della fortunata messa in scena del 1974. Parte il
27 ottobre: "Viaggio orribile, con aria condizionata gelida e ben due scali, a Parigi e Boston. [...]
L'aria condizionata ha fatto male a Eduardo, che ha tosse e catarro" (DIS, II, p. 166). Le prove, con
un cast del tutto nuovo rispetto a quello della precedente edizione, sono spossanti a causa
dell'indisciplina del protagonista, Geraint Evans. Lo spettacolo va in scena il 18 novembre, ma il
successo del 1974 non si replica.
Nonostante i soliti disturbi alle vie respiratorie, il 21 dicembre Eduardo riprende a Cinecittà il
lavoro per la televisione registrando Il contratto . A gennaio, durante le riprese, cade fratturandosi
una costola. Continua la lavorazione, ma il 19 gennaio è costretto a fermarsi. Il trauma subito gli ha
provocato - dice il cardiologo consultato - "una decina di piccoli infarti" (DIS, III, p. 4). Riprende il
lavoro l'8 febbraio. Il 12 aprile torna al teatro debuttando al San Ferdinando con Il berretto a
sonagli e Sik-Sik, l'artefice magico : grande successo e un diluvio di applausi.
Fra aprile e maggio escono nella "Collezione di Teatro" Le bugie con le gambe lunghe , Il figlio di
Pulcinella e Chi è cchiù felice 'e me! ; e, in luglio, una nuova edizione riveduta dei quattro volumi
delle Cantate .
Il 1979 è un anno di lutti per Eduardo: muoiono Nino Rota e Vincenzo Torraca (il dir ettore
dell'Eliseo), amici e compagni d'arte da tanti anni. All'inizio di maggio apprende da suo figlio Luca
che Peppino sta male. Dopo qualche indecisione, da Napoli, dove sta recitando, va a Roma a
trovarlo; ma agli inizi di luglio le condizioni di Peppino si aggravano.
Durante l'estate lavora a una commedia che ha in cantiere da alcuni anni, Il medico in famiglia . Il
lavoro, che progetta di affidare all'interpretazione di Mario Scaccia, resterà però incompiuto.
1979- 1980
Il 18 settembre parte per Copenaghen per assistere alla "prima" dell'edizione danese di Filumena
Marturano , che va in scena il 21, al Teatro Reale. Si prepara intanto la ripresa a Broadway della
Filumena inglese. I rapporti con Zeffirelli sono ora più sereni, ma Eduardo, pur avendo apprezzato
la sua regia dello spettacolo, sente il bisogno di chiedergli alcune correzioni:
Come è diritto e dovere di un regista creativo tu aggiungesti di tuo ottime cose [...], ma ce ne sono
due o tre che ti prego di togliere perché, neanche a distanza di due anni riesco ad accettarle. Io sono
un autore non cattolico, e quando al terzo atto, durante il matrimonio fuori scena, sulla scena fai
inginocchiare Rosalia, centrandola con uno spot, e le fai giungere le mani, in breve quando fai
succedere il "miracolo", io mi sento, come autore, tradito. [...] Aggiungi che agli americani una cosa
simile potrebbe sembrar e ridicola [...]. La seconda cosa che deve essere cambiata è il finale. So che
la Plowright ha contribuito all'abolizione della battuta finale di Domenico, ma tu ti devi imporre per
dare alla commedia il giusto significato che l'autore ha voluto darle, e cioè la capitolazione assoluta
dei privilegi borghesi nei confronti del diritto di tutti all'uguaglianza, che è poi il vero insegnamento
di Cristo. Anche se non sono cattolico sono però cristiano. Terza e ultima cosa: a me la musica sui
sipari non piace, ma se proprio devi mettercela, che sia di tono basso e scegli Me sto criscendo nu
bellu cardillo o Scalinatella , più vicine allo spirito della commedia. Ricordati che io e Filumena
siamo nelle tue mani e abbiti un grosso abbr accio. (Lettera da Roma del 22 novembre 1979, in MG
1993, pp. 349-50)
Il 20 dicembre la commedia debutta a New York con lo stesso cast della for tunata edizione inglese.
Ma questa volta lo spettacolo non ha successo.
Il 23 ottobre Eduardo va in scena a Roma, al Quirino, con Il berretto a sonagli . Dall'8 al 20 gennaio
1980 è alla Pergola di Firenze, con uno spettacolo di tre atti unici: Gennareniello , Dolore sotto
chiave e Sik-Sik, l'artefice magico . "’Prima’ gloriosa", la definisce Isabella nel suo diario (DIS, III,
34). Il 23 è a Bologna, al Teatro Duse. Qui, il 26, gli arriva la notizia della morte di Peppino. Decide
di sospendere le recite per alcuni giorni. Qualche tempo dopo dichiarerà a Gerardo Guerrieri:
"Peppino da vivo non mi mancava, mi manca molto adesso. [...] Come compagno, come amico, ma
non come fratello" ("Il Giorno", 16 aprile 1980). La stagione prosegue a Urbino e, dal 5 al 24
febbraio, a Roma, al Teatro Giulio Cesare, per una serie di recite i cui incassi vengono destinati alla
ricostruzione del Teatro Tenda di Carlo Molfese, distrutto dalla grandine. Terminati gli spettacoli a
Roma, Eduardo si ammala di bronchite ed è ricoverato in clinica. Il 27 marzo viene dimesso e va a
stare per qualche tempo in via dei Coronari, a casa di Isabella: "27 marzo, Roma. [...] Non sta male,
ma neppure bene: ha la voce velata e la mente oppressa dagli impegni di lavoro che ha preso.
Debole com'è, teme di non poterli mantenere" (DIS, III, p. 42).
Il 21 aprile inaugura a Firenze la Scuola di Drammaturgia. L'iniziativa, organizzata in
collaborazione con il Comune e con il Teatro La Pergola (e già rinviata nel 1976 per motivi di
salute), realizza in forma ridotta quel progetto di scuola di teatro accarezzato fin dalla fine degli
anni Cinquanta. Le lezioni si tengono in un teatrino, efficiente e grazioso, ricavato in un salone
della Pergola dal dir ettore Alfonso Spadoni.
Il 2 maggio Eduardo è a Milano, al Manzoni, con i tre atti unici. "Il debutto di Eduardo può definirsi
con una parola: apoteosi. Pubblico in piedi, urla, lacrime. Cariche di centinaia di fotografi, operatori
TV e ammiratori" (DIS, III, p. 45). Il 19 maggio è di nuovo a Firenze per un incontro con gli
studenti della Scuola di Drammaturgia, e poi ancora a Milano, dove il 24 maggio vengono
festeggiati in palcoscenico i suoi ottant'anni.
Gran festa per Eduardo. C'erano personalità e tanta gente semplice, venuta da ogni parte d'Italia,
anche da Napoli. Eduardo ha recitato molte poesie, e questo, insieme allo spettacolo, ai
festeggiamenti e agli autografi, lo ha stancato assai. Quando siamo andati a letto, non aveva quasi
più voce. (DIS, III, p. 49)
Il 3 giugno, su invito di Andrée Ruth Shammah, tiene un recital di poesie al Salone Pierlombardo di
Milano. Il ricavato va agli ospiti della Casa di Riposo per artisti Giuseppe Verdi. Terminate le recite
a Milano, riprende a Firenze le lezioni della Scuola di Drammaturgia. L'estate la trascorre a Velletri.
Nel 1980 Einaudi pubblica, nella "Collezione di Teatro", il dramma Tommaso d'Amalfi .
1980-1981
Il 19 settembre Eduardo è a Firenze, per occuparsi della Scuola, i cui programmi sono annunciati, il
23, in una conferenza stampa. Rientrato a Roma, all'inizio di ottobre inizia le prove di La donna è
mobile, di Vincenzo Scarpetta, per la neonata "Compagnia di Teatro di Luca De Filippo"; e il 15
debutta al Quirino con la ripresa dei tre atti unici (ma con Scorzetta di limone al posto di
Gennareniello ).
15 ottobre, Roma. "Prima", al Quirino. Eserciti di ammiratori in camerino, a letto alle 4 del mattino.
Eduardo è un portento: ha recitato con un aggeggio in petto che gli farà elettrocardiogrammi fino a
domani pomeriggio.
Continua le recite fino al 4 gennaio 1981, con qualche interruzione per le precarie condizioni di
salute, che lo costringeranno, alla fine della stagione, a ritirarsi dalle scene.
13 novembre, Roma. Eduardo è stato male, con un catarro tremendo, in questi giorni e oggi ha
dovuto abolire la recita, perché è senza voce. Mi ha detto: "Debbo smettere di recitare, non ce la
faccio più". Io ho protestato, perché anche con il catarro lui è il più bravo di tutti e la gente lo adora.
"Non capisci" ha replicato, "io lo debbo f are, per rispetto al teatro."
Il 18 novembre l'Università di Roma gli conferisce la laurea in lettere honoris causa. A proporlo per
il titolo sono stati Agostino Lombardo e Fer ruccio Marotti, a pronunciarne l'elogio è Carlo
Muscetta, patrocinatore e curatore della prima edizione del suo teatro. Nel discorso di
ringraziamento Eduardo ripercorre le tappe fondamentali del suo apprendistato artistico e parla di sé
come di uno "scrittore di teatro ‘illetterato’" che ha imparato il mestiere "con cocciutaggine ed
entusiasmo, sbagliando, cadendo, rialzandosi e finalmente realizzandosi attraverso il suo lavoro".
Il 23 novembre l'Irpinia viene colpita da un violento terremoto che causa migliaia di morti e danni
materiali gravissimi. Il 3 dicembre Eduardo tiene al Quirino una conferenza stampa per avviar e una
raccolta di fondi in favore dei terremotati.
Il 6 gennaio parte per Firenze, per curar e la messa in scena della commedia La
donna è mobile , che debutta alla Pergola il 17 dello stesso mese. Il 7 febbraio partecipa; a Napoli, a
una manifestazione in favore dell'UNICEF e nella seconda metà di marzo riprende le lezioni alla
Scuola di Drammaturgia di Firenze. Rientrato a Roma, lavora a un nuovo spettacolo per la
Compagnia di Luca: un adattamento della commedia di Pasquale Altavilla, Pulcinella ca va
cercando 'a furtuna soia pe' Napule , di cui sarà regista e produttore.
Il 4 aprile, invitato da Ferruccio Marotti a tenere un corso di drammaturgia all'Università di Roma
per l'anno accademico successivo, ha il primo incontro con gli studenti, riuniti numerosissimi al
Teatro Ateneo.
A primavera tiene una serie di recital in varie località italiane: il 15 maggio è all'Italsider di Trieste
e successivamente a Certaldo, a San Benedetto del Tronto, a Velletri.
L'estate la trascorre tra la casa di Velletri e l'isola.
1981-1982
Il 20 ottobre tiene un recital di poesie al Teatro Comunale di Firenze: i fondi vengono destinati agli
abitanti di Sant'Angelo dei Lombardi, la cittadina dell'Irpinia semidistrutta dal terremoto. Il 15
novembre è al Palazzo dello Sport di Roma, per un altro recital assieme a Carmelo Bene.
Il 26 settembre viene nominato senatore a vita dal Presidente Sandro
Pertini, che gli ha destinato il seggio lasciato libero da Eugenio Montale. Come senatore dichiara
che si occuperà del problema della delinquenza minorile e del recupero dei giovani carcerati. Il 12
ottobre è a Napoli per una visita all'Istituto di pena per minori Gaetano Filangieri.
Si preparano intanto importanti messe in scena di sue commedie. Il 24 ottobre incontra a Milano
Giorgio Strehler, che vuole presentare al Piccolo Teatro La grande magia (un progetto a cui pensa
da anni); e il 12 dicembre va a trovarlo a Roma Fred Berndt, un giovane regista tedesco, che
allestirà L'arte della commedia alla Schaubuhne di Berlino, il teatro diretto da Peter Stein.
Il 10 novembre comincia il corso all'Università di Roma con la lettura pubblica di più di trecento
elaborati degli aspiranti allievi. Alla fine li ammette tutti, dividendoli in quattro gruppi, a ciascuno
dei quali affida un soggetto da sviluppare in commedia. Continua le lezioni fino alle vacanze di
Natale; poi, dal 4 gennaio al 5 febbraio, si trasferisce a Milano, per mettere in scena alla Piccola
Scala La pietra del paragone di Rossini.
4 gennaio, Milano. Ottimo viaggio in Opel. Cominciano le prove di Pietra del paragone . Alla
Piccola Scala, colpo di scena: le vere prove inizieranno solo il 19! Fino ad allora niente cantanti.
Eduardo er a così furioso ed umiliato che gli è venuto un forte attacco di asma.
Il 9 febbraio l'opera va in scena con qualche incidente ma con buon successo. Il giorno seguente
debutta anche Ditegli sempre di sì , lo spettacolo della compagnia di Luca, di cui Eduardo ha curato
la regia.
Terminati gli impegni registici, riprende l'insegnamento, non solo a
Roma, ma anche a Firenze, dove sta cercando per la scuola una sede meno provvisoria. Da entrambi
i corsi usciranno una serie di commedie, elaborate dagli allievi su suo soggetto, alcune delle quali
verranno pubblicate da Einaudi.
Durante l'anno tiene una serie di recital assieme a Carmelo Bene: il 1° marzo al Palasport di
Bologna; dal 15 al 22 marzo a Pisa, al Teatro Verdi; dal 1° al 5 giugno al Petruzzelli di Bari.
All'inizio di aprile è a Zurigo per un recital il cui ricavato viene destinato alle vittime del terremoto.
Dovunque le accoglienze del pubblico sono straor dinarie. Il 25 giugno è a Muggia al Congresso per
la Pace dei Sindaci di Confine, dove tiene un discorso e un altro recital di poesie. A Muggia
incontra Dario Fo: "vivo, intelligente. Eduardo si è divertito molto".
Il 22 marzo fa la sua prima apparizione pubblica in Senato (nel gruppo della Sinistra Indipendente),
tenendo un applaudito discorso sulla necessità di interventi che combattano la devianza minorile. A
questo scopo elabora il progetto di un "villaggio artigiano" a Napoli, destinato alla formazione e al
recupero di ragazzi socialmente disagiati. Nel villaggio verrebbero insegnati vari mestieri,
tradizionali e non: da quelli legati al teatro, all'oref iceria, alla pelletteria, all'ebanisteria. Il 26 luglio
Eduardo è a Napoli, al carcer e minorile di Nisida, dove alcuni scenografi napoletani inaugurano un
laboratorio di scenografia.
1982-1983
Il 16 settembre, creata una compagnia ad hoc ("L'Arte della Commedia", di cui fanno parte, oltre a
Lina Sastri, Paolo Graziosi, Antonello Fassari, anche alcuni studenti), inizia al Teatro Ateneo le
prove per la messa in scena di Mettiti a passo! di Claudio Brachino, uno dei lavori usciti dal corso
all'Università di Roma. Alla fine di ottobre si trasferisce al Morlacchi di Perugia, dove, il 29, la
commedia va in scena senza molto successo. Anche la prima al Valle, il 3 novembre, è "alquanto
fiacca".
Nonostante le sue condizioni di salute siano tutt'altro che buone, Eduardo non interrompe l'attività e
gli incontri:
24 novembre, Roma. Oggi, entrando in casa di Eduardo, l'ho trovato seduto in poltrona, circondato
da sei cinesi sorridenti e una interprete. Persone intelligenti, anzi personaggi: uno era il Ministro
della Cultura. Pomeriggio interessante e gaio.
Il 9 gennaio 1983 tiene un recital al Palasport di Napoli alla presenza di più di
diecimila persone: "Boati di applausi, d'una violenza da far paura. Dopo, per ore, Eduardo ha
ricevuto il pubblico e fatto autogr afi". A gennaio, al Teatro Verdi di Pisa, la compagnia di Luca
debutta con Tre cazune furtunate , di cui Eduardo ha curato adattamento e regia.
Le sue giornate sono piene: di mattina scrive nuove scene per la commedia Bene mio e core mio ,
che intende allestire nella primavera successiva con la compagnia di Isa Danieli; di pomeriggio fa
lezione all'università, dove gli è stato rinnovato il contratto come docente; di sera si dedica alla
lettura di Shakespeare. Giulio Einaudi gli ha proposto infatti di tradurre un'opera dell'autore inglese
per la collana "Scrittori tradotti da scrittori". Dopo aver pensato alla Dodicesima notte e a Sogno di
una notte di mezza estate , la sua scelta cade sulla Tempesta .
Nell'inverno del 1983 si preparano importanti messe in scena all'estero: Ralph Richardson darà a
Londra al National Theatre Le voci di dentro , con la regia Mike Ockrent (già responsabile di una
infelice messa in scena inglese di Natale in casa Cupiello ), e Jean Mercure darà a Parigi L'arte della
commedia . Non va avanti, invece, il progetto del "villaggio artigiano", che si scontra con la
evasività dei politici.
In aprile Eduardo comincia le prove per Bene mio e core mio con la
compagnia di Isa Danieli. La sua salute è sempre più malferma. Ora ha un nuovo problema agli
occhi: una retinite diabetica che gli provoca pericolose emorragie oculari. Ma non si ferma.
All'inizio dell'estate prende parte al film televisivo di Luigi Comencini Cuore , nel ruolo del vecchio
maestro Crosetti. Ai primi di luglio è a Montalcino, dove, nell'ambito dello Studio Internazionale
dello Spettacolo diretto da Ferruccio Marotti, tiene una conferenza-spettacolo in cui parla del
rapporto fra teatro e tradizione e recita due scene di Questi fantasmi! . Durante il soggiorno a
Montalcino lavora alla tr aduzione della Tempesta in un caldo da record, che lo costringerà a
rientrare a Velletri prima del tempo. Lì per il resto dell'estate continua la traduzione aiutato da
Isabella.
1° agosto, Velletri. Lavoriamo molto alla Tempesta : io faccio la traduzione letterale, spiego, se
necessario, il significato o i significati delle parole, delle espressioni, le scrivo a lettere cubitali e le
do a Eduardo che ci lavora su, creando pura poesia. Così lavoriamo dai primi di luglio, ma già nei
mesi scorsi abbiamo letto libri del seicento napoletano, vocabolari, grammatiche, eccetera.
Insomma, interessante e piacevole, tr anne il caldo e l'umore pessimo di Eduardo.
1983 - 1984
Il 7 settembre Eduardo è a Londra con Isabella per vedere l'edizione inglese di Le voci di dentro con
Ralph Richardson:
Che splendido spettacolo, che attori. Eduardo era f elice, stasera. E stato festeggiato da tutti. Poi,
cena al ristorante del Royal National Theatre, con attori, attrici, mogli e mariti. Ralph non sta bene,
e con Eduardo hanno fatto una gara a chi mangiava di meno. Ha vinto Ralph. (DIS, III, p. 124)
Le condizioni di salute del grande attore inglese sono davvero gravi: morirà infatti prima di
terminare le recite, solo un mese più tardi.
All'inizio di ottobre Eduardo comincia le prove per la messa in scena di Nu
turco napulitano di Eduardo Scarpetta, per la compagnia di Luca. Nonostante l'aggravarsi dei suoi
disturbi polmonari, il 14 ottobre raggiunge la compagnia a Napoli. "Nel pomeriggio, come è entrato
in palcoscenico, Eduardo si è sentito bene. Incredibile l'effetto cur ativo che gli fa il teatro" (DIS, III,
p. 117). Nu turco napulitano va in scena, il 28 ottobre, al Cilea (il San Fer dinando è stato chiuso per
problemi di inagibilità).
L'anno si chiude purtroppo in mezzo a un profluvio di acciacchi, terapie, medicine. Nonostante tutto
Eduardo continua a provare la ripresa di Ditegli sempre di sì con la compagnia di Luca, che va in
scena a gennaio al Teatro Giulio Cesare. All'inizio di marzo comincia a registrare La tempesta , che
nel frattempo è stata pubblicata e ha suscitato apprezzamenti entusiastici. Da solo dà voce a tutte le
parti maschili, mentre Imma Piro, una giovane attrice della compagnia di Luca, interpreta Miranda.
Sull'utilizzo di questo materiale ha diverse idee: pensa a uno spettacolo con marionette, o con attori
che agiscano in scena sulla base registrata.
A marzo, per la compagnia di Luca, cura la regia di Chi è cchiù felice 'e me! . Il 5 aprile è a Napoli,
alla Biblioteca Nazionale, per il cinquantenario della morte di Di Giacomo; il 6 aprile incontra i
ragazzi del Filangieri; il 12 maggio dà un recital a San Marino, accolto trionfalmente.
Il 29 maggio brani della Tempesta registrata vengono presentati nell'aula magna
della "Sapienza". Ma il lavoro di registrazione non è ancor a finito. Eduardo lo continua durante
l'estate nella tenuta di Velletri, facendo installare in uno scantinato della villa uno studio di
registrazione. Il nastro, in un'edizione curata dal figlio Luca verrà utilizzato per uno spettacolo di
marionette della compagnia Colla, con le musiche di Antonio Sinagra, che andrà in scena un anno
dopo la morte di Eduardo alla Biennale Teatro.
Il 15 settembre è a Taormina per il conferimento del premio Una Vita per il Teatro . Il figlio Luca lo
accompagna. Il suo discorso di ringraziamento suona, per quel guardare da lontano la scena, come
un congedo dal teatro e, insieme, come un testamento artistico:
Perché sono venuto qua stasera? Perché è la festa dell'arte, è la festa degli attori e finalmente li
voglio guardare in f accia tutti quanti, voglio vedere anch'io il teatro dalla platea, voglio anch'io
vedere il teatro che cammina, voglio anch'io vedere il teatro che non si arrende, che va avanti con i
giovani, con gli anziani, con i vecchi come me. Va avanti. Fare teatro sul serio significa sacrificare
una vita. Sono cresciuti i figli e non me ne sono accorto. Meno male che mio figlio è cresciuto
bene! Questo è il dono più grosso, più importante che ho avuto dalla natura. Senza mio figlio forse
me ne sarei andato all'altro mondo tanti anni fa. È venuto dalla gavetta, dal niente, sotto il gelo delle
mie abitudini teatrali: quando sono in palcoscenico a provare, quando ero in palcoscenico a
recitare... È stata tutta una vita di sacrifici e di gelo! Così si fa il teatro. Così ho fatto. Ma il cuore ha
tremato sempre, tutte le sere, tutte le prime rappr esentazioni. Anche stasera mi batte il cuore e
continuerà a battere anche quando si sarà fermato.
Il 24 settembre Isabella accompagna Eduardo in clinica per controlli. Le radiografie mettono in
evidenza "l'enorme enfisema - come un pugno -, per il quale poco si può fare" (DIS, III, p. 157).
Secondo il medico dovrebbe affrontar e nuove terapie. Ma lui si rifiuta e inizia, a casa, le prove di
Uomo e galantuomo per la compagnia di Luca. Alla fine accetta di andare a Salsomaggiore per un
periodo di cura, prima di partire per Venezia, dove, nell'ambito della Biennale Teatro, sarà
presentato un video sulle sue lezioni all'università. Il 20 ottobre è costretto a rientrare a Roma. Ha la
febbre: influenza e tracheite. Il 26 chiede con insistenza di essere ricoverato in clinica. Il 28 le sue
condizioni sembrano migliorare: ascolta con piacere una registrazione radiofonica del Sindaco del
Rione Sanità con Paul Scofield, andata in onda da poco in Inghilterra. Ma è un miglioramento
illusorio: muore il 31 ottobre, alle undici di sera. Vengono fatti i funerali di stato. La salma è
esposta al Senato e quasi trentamila persone le rendono omaggio. Il 3 novembre, nella basilica di
San Giovanni in Laterano, viene celebrato il rito funebre:
Una cerimonia fredda, breve, senza musica. Poi fuori, sul sagrato, nel sole, la folla enorme ha fatto
ala alla bara, applaudendo freneticamente. Anche quando hanno parlato Sommella, Marotti e Dario
Fo, applausi a non finire. Pertini, la Iotti e Cossiga non hanno parlato perché ha parlato Fo. Che
grettezza. La RAI ha trasmesso solo la cerimonia in chiesa, tagliando, cioè censurando, la parte più
toccante e spontanea.
Poi al Verano. Così triste, definitivo...
fonte.... EDUARDO
Il 5 gennaio 1960 muore Luisella, la figlia di
Eduardo
L'ARTE DELLA COMMEDIA
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Il 5 gennaio muore Luisella, la figlia di Eduardo. Ha poco più di dieci anni e le cause della morte,
avvenuta mentre si trovava al Terminillo in vacanza col fratello e alcuni amici di famiglia,
resteranno sconosciute (forse una disfunzione alla ghiandola del timo, o un'emorragia cerebrale). I
funerali vengono celebrati a Roma, al cimitero del Verano, dove la piccola viene sepolta.
Il 3 giugno 1948, dall'unione con Thea Prandi, nasce il primo figlio, Luca. Thea è un'attrice di
rivista di cui Eduardo si è innamorato circa un anno prima e per la quale ha lasciato la moglie
Dorothy. Un anno più tar di, nel settembre del 1949, nascerà anche una bambina, Luisa; ma
dovranno trascorrere ancora alcuni anni prima che l'unione possa essere legittimata. Thea Prandi
Thea Prandi
E' stata una soubrette degli anni '40 attiva al Teatro dei Fiorentini di Napoli, poi forma con altre 2
colleghe il Trio Primavera, imitazione del più celebre Trio Lescano. Sposa civilmente nel 1956
Eduardo De Filippo a cui è già legata dal 1947 e dal quale ha Luca, nato nel 1948 e Luisella, nata
nel 1950, che morirà nel 1960 per un'emor ragia cerebrale.
Ottenuto l'annullamento del matrimonio con Dorothy Pennington, il 2 gennaio 1956 Eduardo sposa
civilmente Thea Prandi e legittima i figli avuti da lei. La loro unione però non durerà a lungo.
Nell'estate dello stesso anno infatti conosce Isabella Quarantotti, con la quale inizierà un anno più
tardi una storia d'amore che durerà tutta la vita e sfocerà, nel 1977, nel matrimonio. Così Isabella,
all'epoca trentacinquenne, rievoca nel suo diario quell'incontro:
Nel luglio del 1956 [ ...] ho conosciuto Eduardo. L'avevo incontrato circa otto anni prima, sul
battello Sorrento-Napoli [...]. Eduardo si avvicinò e attaccò discorso con noi, ma la cosa finì
lì.
Nel luglio del '56, invece, fu diverso. Ero a Positano ospite di [...] amici. Una mattina mi
portarono a Isca, l'isola di Eduardo al largo di Marina del Cantone. Sebbene, in un certo
senso, io fossi più colpita dalla radiosa bellezza di Isca che dal suo proprietario, anche lui
destò in me un notevole interesse. Quanto a lui, mi disse chiaramente che gli piacevo e che
voleva rivedermi. Un po' perplessa, perché i ventun anni di differenza tra noi me lo facevano
sembrare troppo anziano, gli lasciai il mio indirizzo di Milano. [...] Ma ne passò di tempo
prima che rivedessi Isca.
La tragedia di Eduardo De Filippo al Terminillo
Fonte: Monteterminillo.net
Nel gennaio 1960 nell’albergo Savoia-Belvedere morì Luisella, figlia amatissima del grande artista
Un brutto ricordo la Sabina per la famiglia De Filippo. Sì proprio loro, tra i più grandi del teatro
italiano. E proprio il grande, indimenticabile Eduardo visse a Rieti, per l’esattezza al Terminillo, la
più grave delle tragedie per ogni essere umano: la perdita della figlia Luisella di appena 12 anni. E’
il gennaio del 1960 quando nell’albergo Savoia-Belvedere del Terminillo il dottor Mario Bar gellini
si trova a fare una normale visita ad una paziente. Ad un certo punto il medico viene chiamato con
urgenza per soccorrere una bambina in un’altra stanza.
La situazione è molto preoccupante: labbra blu e battito impercettibile. Il dottor Bargellini tenta il
possibile, fa una puntura all’altezza del cuore e pratica dei forti massaggi. Passa qualche minuto e
Luisella De Filippo, 12 anni, figlia del grande Eduardo, smette di respirare. A questo punto inizia il
calvario della famiglia. Eduardo viene avvisato subito: è a Roma per uno spettacolo insieme ai
fratelli. La mamma di Luisella sta rientrando anche lei da Roma: aveva lasciato sola la figlia per
qualche ora per una seduta dal dentista. E’ notte quando arrivano i fratelli De Filippo. Eduardo è
distrutto, chiede spiegazioni, sbraita. Peppino e Titina tentano di calmarlo, ma ricevono solo insulti.
Gli stessi che riceve ancor più pesantemente la mamma di Luisella, accusata di aver lasciato sola la
figlia. Il dottor Bargellini viene aggredito da continue, pesanti richieste di spiegazioni. Il medico è
ovviamente paziente e soddisfa ogni richiesta dell’artista. Poi, improvviso, il silenzio. E le scuse,
dopo un tazza di brodo, di Eduardo De Filippo a Bargellini per la sua ira. Scuse, unite a
ringraziamenti, che l’attore continuerà in altre occasioni a rivolgere al medico che in quella tragica
notte tentò in tutti i modi di tenere in vita la sfortunata Luisella.
Carriera
«Lo sforzo disperato che compie l'uomo nel tentativo di
dare alla vita un qualsiasi significato è Teatro »
(Da un manoscritto di Eduardo
)
Pagina con collegamenti a Wikipedia
Teatro
Farmacia di turno ( 1920 )
Uomo e galantuomo ( 1922 )
Requie a l'anema soja... / I morti non fanno paura ( 1926 )
Ditegli sempre di sì ( 1927 )
Filosoficamente ( 1928 )
Sik-Sik, l'artefice magico ( 1929 )
Chi è cchiu' felice 'e me! ( 1929 )
Quei figuri di trent'anni fa ( 1929 )
Ogni anno punto e da capo ( 1931 )
È arrivato 'o trentuno ( 1931 )
Natale in casa Cupiello ( 1931 )
L'ultimo Bottone ( 1932 )
Gennareniello ( 1932 )
La voce del padrone / Il successo del giorno ( 1932 )
Una bella trovata ( 1932 )
Noi siamo navigatori ( 1932 )
Thè delle cinque ( 1932 )
Cuoco della mala cucina ( 1932 )
Il coraggio ( 1932 )
Il dono di Natale ( 1932 )
Parlate al portiere ( 1933 )
Tre mesi dopo ( 1934 )
Sintetici a qualunque costo ( 1934 )
Quinto piano, ti saluto! ( 1934 )
Uno coi capelli bianchi ( 1935 )
Sogno di una notte di mezza sbornia ( 1936 )
L'abito nuovo ( 1936 )
Occhio alle ragazze! ( 1936 )
Che scemenza ( 1937 )
Il ciclone ( 1938 )
Pericolosamente / San Carlino ( 1938 )
La parte di Amleto ( 1940 )
Basta il succo di limone! ( 1940 )
Non ti pago ( 1940 )
Io, l'erede ( 1942 )
La fortuna con l'effe maiuscola ( 1942 )
Sue piccole mani ( 1943 )
Napoli milionaria! ( 1945 )
Occhiali neri ( 1945 )
Questi fantasmi! ( 1946 )
Filumena Marturano (1946)
Le bugie con le gambe lunghe ( 1947 )
La grande magia ( 1948 )
Le voci di dentro ( 1948 )
La paura numero uno ( 1950 )
Amicizia ( 1952 )
Mia famiglia ( 1955 )
Bene mio e core mio ( 1955 )
De Pretore Vincenzo ( 1957 )
Il figlio di Pulcinella ( 1957 )
Sabato, domenica e lunedì ( 1959 )
Il sindaco del rione Sanità ( 1960 )
Tommaso d'Amalfi ( 1962 )
L'arte della commedia ( 1964 )
Dolore sotto chiave ( 1964 )
Il cilindro ( 1965 )
Il contratto ( 1967 )
Il monumento ( 1970 )
Gli esami non finiscono mai ( 1973 )
Cinema (attore)
Tre uomini in frac (1932)
Il cappello a tre punte (1934)
Quei due (1935)
Sono stato io (1937)
L'amor mio non muore (1938)
Il marchese di Ruvolito (1939)
In campagna è caduta una stella (1939)
Il sogno di tutti (1941)
A che servono questi quattrini? (1942)
Non ti pago! (1942)
Casanova farebbe così! (1942) di Carlo Ludovico Bragaglia
Il fidanzato di mia moglie (1943)
Non mi muovo! (1943)
La vita ricomincia (1945)
Uno tra la folla (1946) di Ennio Cerlesi
Assunta Spina (1948) di Mario Mattoli con Anna Magnani
Campane a martello (1949)
Filumena Marturano (1951)
Cameriera bella presenza offresi (1951) di Giorgio Pastina
Cinque poveri in automobile (1952)
Le ragazze di Piazza di Spagna (1952)
Marito e moglie (1952)
Ragazze da marito (1952)
I sette peccati capitali (1952), (episodio Avarizia e ira )
Cento anni d'amore (1953) di Lionello De Felice
Napoletani a Milano (1953)
Traviata '53 (1953)
Villa Borghese (1953)
L'oro di Napoli (1954)
Tempi nostri (1954) film a episodi, regia di Alessandro Blasetti
Cortile (1955)
Fortunella (1958)
Vento di passioni (1958) Regia di Richard Wilson
Ferdinando I, re di Napoli (1959)
Tutti a casa (1960)
Fantasmi a Roma (1960)
Cinema (regista)
In campagna è caduta una stella (1939)
Ti conosco, mascherina! (1944)
Napoli milionaria (1950)
Filumena Marturano (1951)
Marito e moglie (1952)
Ragazze da marito (1952)
I sette peccati capitali (1952), (episodio Avarizia e ira )
Napoletani a Milano (1953)
Questi fantasmi (1954)
Fortunella (1958)
Sogno di una notte di mezza sbornia (1959)
Oggi, domani, dopodomani (1965)
Spara forte, più forte... non capisco! (1966)
Prosa radiofonica
Il mio primo amore ( 6 marzo 1937 )
Le voci di dentro , con Eduardo De Filippo, con Titina De Filippo , Rosita Pisano , Eduardo ,
Aldo Giuffrè , Vera Carmi , Enzo Donzelli , regia di Eduardo, trasmessa nel secondo
programma, giovedì 23 luglio 1959 .
Televisione
Teatro in diretta (1955-56)
Miseria e nobiltà (andato in onda il 30/12/1955)
Non ti pago!
Questi fantasmi
Sei telefilm da sei atti unici (1956)
Il dono di natale (19/05/1956)
Quei figuri di tanti anni fa (16/06/1956)
I morti non fanno paura (16/06/1956)
San Carlino 1900... e tanti (30/06/1956)
Amicizia (14/07/1956)
La chiave di casa (04/08/1956)
Teatro in diretta (1959)
Tre calzoni fortunati
La fortuna con l'effe maiuscola
Il medico dei pazzi
Il teatro di Eduardo. Primo ciclo (1962)
Tipi e figure
Poesie
L'avvocato ha fretta
Sik-Sik
Ditegli sempre di sì (08/01/1962)
Natale in casa Cupiello
Napoli milionaria (22/01/1962)
Questi fantasmi! (29/01/1962)
Filumena Marturano (05/02/1962)
Le voci di dentro
Sabato, domenica e lunedì
Un teleromanzo (1963)
Peppino Girella (originale televisivo in sei puntate)
Il teatro di Eduardo. Secondo ciclo (1964)
Chi è più felice di me? (13/01/1964)
L'abito nuovo
Non ti pago! (05/02/1964)
La grande magia (19/02/1964)
La paura numero uno (18/03/1964)
Bene mio core mio
Mia famiglia (15/04/1964)
Il sindaco del rione Sanità
Il ciclo scarpettiano (1975)
Lu curaggio de nu pompiere napulitano (24/01/1975)
Li nepute de lu sinneco (31/01/1975)
Na santarella (07/02/1975)
'O tuono 'e marzo (14/02/1975)
Il teatro di Eduardo. Terzo ciclo (1975-1976)
Uomo e galantuomo (26/12/1975)
De Pretore Vincenzo (02/01/1976)
L'arte della commedia (09/01/1976)
Gli esami non finiscono mai (16/01/1976)
Il teatro di Eduardo. Quarto ciclo (1977-1981)
Natale in casa Cupiello (25/05/1977)
Il cilindro (05/11/1978)
Gennareniello (12/11/1978)
Quei figuri di tanti anni fa (24/12/1978)
Le voci di dentro (1978)
Il sindaco del rione Sanità (14/04/1979)
Il contratto (13/06/1981)
Il berretto a sonagli (20/06/1981)
Serata d'onore (1978)
Lieta serata insieme a Eduardo e ai suoi compagni d'arte
Lirica in TV (1959, 1977, 1984)
La pietra del paragone (1959)
Napoli milionaria! (1977)
La pietra del paragone (1984)
Cuore (1984)
Opere di Eduardo
Teatro
Teatro. Cantata dei giorni pari , Edizione critica e commentata a cura di Nicola De Blasi e
Paola Quarenghi, Milano, Mondadori (I Meridiani) 2000
Teatro. Cantata dei giorni dispari , tomo I, Edizione critica e commentata a cura di Nicola
De Blasi e Paola Quarenghi, Milano, Mondadori (I Meridiani) 2005
Teatro. Cantata dei giorni dispari , tomo II, Edizione critica e commentata a cura di Nicola
De Blasi e Paola Quarenghi, Milano, Mondadori (I Meridiani) 2007
Cantata dei giorni pari , (Einaudi , Torino, 1959 )
Cantata dei giorni dispari (3 volumi), ( Einaudi , Torino, 1995 )
I capolavori di Eduardo (2 volumi), ( Einaudi , Torino , 1973 )
Tre commedie (con nota introduttiva di G. Davico Bonino), ( Einaudi , Torino , 1992 )
Adattamenti e lavori teatrali in collaborazione
L'ultimo Bottone , (adattamento da Munos Seca e Garcia Alvarez)
Sogno di una notte di mezza sbornia , (adattamento libero di L'agonia di Schizzo di Athos
Setti ) ( 1936 )
Pulicinella ca va' truvanno 'a fortuna soia pe' Napule di P. Altavilla (libero adattamento di
Eduardo), (Edizioni del Teatro San Ferdinando , Napoli, 1958 )
La fortuna con l'effe maiuscola (in collaborazione con Armando Curcio , in "Il teatro di
Armando Curcio", Curcio, Milano , 1977 )
La tempesta di William Shakespeare nella traduzione in napoletano di Eduardo De Filippo ,
(Einaudi , Torino , 1984 )
Peppino Girella (da una novella di Isabella Quarantotti De Filippo, Editori Riuniti, Roma ,
1964 )
Eduardo De Filippo presenta 4 commedie di Eduardo e Vincenzo Scarpetta (liberi
adattamenti di Eduardo), ( Einaudi , Torino , 1974 )
Simpatia (in collaborazione con la Scuola di drammaturgia di Firenze ), ( Einaudi , Torino ,
1981 )
Mettiti al passo! , (commedia di Claudio Brachini su soggetto di Eduardo), ( Einaudi , Torino ,
1982 )
L'erede di Shylock (commedia di Luciana Lippi su soggetto di Eduardo), ( Einaudi , Torino ,
1984 )
Un pugno d'acqua (commedia di Renato Iannì su soggetto di Eduardo), ( Einaudi , Torino ,
1985 )
Teatro. Cantata dei giorni pari , a cura di Nicola De Blasi e Paola Quarenghi, Milano,
Mondadori (I Meridiani) 2000
Teatro. Cantata dei giorni dispari , tomo I, a cura di Nicola De Blasi e Paola Quarenghi,
Milano, Mondadori (I Meridiani) 2005
Teatro. Cantata dei giorni dispari , tomo II, a cura di Nicola De Blasi e Paola Quarenghi,
Milano, Mondadori (I Meridiani) 2007
Poesie e racconti
Della produzione artistica di Eduardo non vanno dimenticate le poesie di cui lo stesso autore ce ne
racconta la genesi:« Dopo aver scritto poesie giovanili, come fanno più o meno tutti i ragazzi, questa
attività divenne per me un aiuto durante la stesura delle mie opere teatrali. Mi succedeva, a volte,
riscrivendo una commedia, d'impuntarmi su una situazione da sviluppare, in modo da poterla
agganciare più avanti a un'altra, e allora, messo da parte il copione, per non alzarmi dal tavolino
con un problema irrisolto, il che avrebbe significato non aver più voglia di riprendere il lavoro per
chissà quanto tempo, mi mettevo davanti un foglio bianco e buttavo giù versi che avessero attinenza
con l'argomento e i personaggi del lavoro interrotto.
Questo mi portava sempre più vicino all'essenza del mio pensiero e mi permetteva di superare gli
ostacoli.
Per esempio, La gatta d' 'o palazzo e Tre ppiccerilli [25] mi aiutarono ad andare avanti con Filumena
Marturano. Come la gatta lascia il biglietto da mille lire e mangia il cibo, così Filumena non mira
al danaro di Domenico Soriano ma alla pace e alla serenità dei suoi figli.
I quali figli sono poi i tre bambini sotto un ombrello che vidi davvero una mattina in un vicolo di
Napoli, uniti nella poesia, separati nella vicenda teatrale fino al momento della rivelazione di
Filumena... A poco a poco ci ho preso gusto e ora scrivo poesie anche indipendentemente dalle
commedie». (in nota di copertina a "Eduardo De Filippo, Le poesie , Einaudi, Collana: ET Poesia,
2005"
Il paese di Pulcinella , (Casella, Napoli , 1951 )
'O Canisto , (Edizioni del Teatro San Ferdinando, Napoli, 1971 )
Le poesie di Eduardo , (Einaudi , Torino , 1975 )
'O penziero e altre poesie di Eduardo , (Einaudi , Torino, 1985 )
È asciuto 'o sole , (poesia inedita del 1973, Mercurio di La Repubblica , n.20, 19 maggio
1990 ).
Altri scritti
Io e la nuova commedia di Pirandello , Il Dramma, 1º giugno 1936
Lettera al Ministro dello Spettacolo , in L. Bergonzini e F. Zardi, "Teatro anno zero",
(Parenti, Firenze , 1961 )
Prefazione a M. Mangini, "Eduardo Scarpetta e il suo tempo", (Montanino, Napoli, 1961 )
Sulla recitazione , in "Actors in Acting", Crown Publishers, ( New York , 1970 )
Il teatro e il mio lavoro , in "Adunanze straordinarie per il conferimento dei premi A.
Feltrinelli", vol. I, fasc. 10, ( Accademia Nazionale dei Lincei , Roma , 1973 )
I fantasmi siamo noi! , lezione-spettacolo, ( Piccolo Teatro di Milano , n. 3, 1985 )
L'abbrustolaro , Introduzione a M.R. Schiaffino, "Le ore del caffè", (Idealibri, Milano , 1985 )
Lezioni di teatro. All'Università di Roma "La Sapienza" , a cura di P. Guarenghi, prefazione
di F. Marotti, ( Einaudi , Torino , 1986 )
Onorificenze
Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana
—
Roma , 2 giugno 1973 .[26]
Ambrogino d'oro e cittadinanza onoraria di Milano
Cittadinanza onoraria di Mola di Bari
Premio Feltrinelli dell' Accademia dei Lincei di Roma , 1972
Intitolazione di Via Fratelli De Filippo nel quartiere S.Ritadella città di Bari
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eduardo de filippo - Compagnia Teatrale Gambrinus