Struttura proposizionale
della conoscenza e mappe concettuali
Quella del conoscere è un’avventura che porta a spiegare nel
modo più semplice ed elegante possibile moltissime cose che
si incontrano. Esistono molti modi per arrivarci, ma, come
discente, non si raggiunge davvero la conoscenza se non nei
propri termini. Tutto quello che si può fare per una persona che
impara ed è avviata a formarsi una propria visione delle cose è
aiutarla e incitarla nel suo viaggio.
Jerome Bruner, la Cultura dell’Educazione, 1996
A. Tifi 2005
Gli elementi della struttura cognitiva


Il
concetto
è
un'unità
di
conoscenza,
la
rappresentazione mentale di una categoria mediante
tutte le proprietà che la definiscono.
A un livello superiore abbiamo la proposizione che è
l'unità di significato nella struttura cognitiva. Gran parte
della conoscenza è fatta di proposizioni,
CONCETTO
–
relazione
–
CONCETTO
GATTI


-
predano
-
TOPI
I principi rientrano in questa categoria, sono cioè delle
proposizioni che mettono in relazione più concetti e a
volte definiscono nuovi concetti.
Le proposizioni possono esprimere unità di significato
dichiarativo o anche procedurale (contestualizzando
eventi e procedure).
A. Tifi 2005
VITAMINA C
previene il
RAFFREDDORE
Due concetti
inseriti in nodi
Alcune
possibili
relazioni
Una possibile
proposizione
significativa
È la relazione che definisce sia il significato di una proposizione tra due concetti,
sia quale concetto è subordinato all’altro.
A. Tifi 2005
VITAMINA C
Quando si è
RAFFREDDATI
cura il
si assume la
RAFFREDDORE
VITAMINA C
Una possibile
proposizione
di conoscenza
dichiarativa
Una possibile
proposizione
di conoscenza
procedurale
Le due proposizioni hanno significato correlato. Nelle proposizioni procedurali
compaiono concetti evento e il parametro ordinatore dei concetti diviene il tempo.
Questa mappa concettuale
complessa mostra come
1. Il principio di inerzia sia
costituito da una
proposizione complessa
che coinvolge i concetti di
corpo materiale, forza
applicata e gli stati di moto
(parte arancione)
2. Da esso si origina un
nuovo concetto, che è
quello di inerzia (parte
gialla e rossa)
Entrano in gioco poi altri
concetti con funzione
ausiliaria (parte verde)
A. Tifi 2005
Altri elementi ammissibili nella struttura
delle mappe
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




Esempi (singoli eventi, singoli oggetti)
Attributi
Sensazioni
Giudizi di valore
Immagini
Riferimenti o collegamenti alle fonti.
Questi elementi di supporto dovrebbero essere distinti graficamente dai concetti.
A. Tifi 2005
Le relazioni



La struttura gerarchica delle mappe concettuali si basa sul criterio
di inclusività: ciascun concetto inserito in una mappa ha un dato
grado di inclusività rispetto agli altri concetti della mappa. Il concetto
di inclusività è relativo al processo di costruzione del significato, non
all’inclusione fisica. È il compito di apprendimento che determina
quale concetto sia più o meno sovraordinato. È questo un punto
delicato, affrontato nella prossima diapositiva.
Le relazioni sono espresse da “frasi legame”, e queste possono
essere raggruppate in varie categorie.
Le relazioni inclusive più comuni vanno dal generale al particolare,
dall’astratto al concreto, dalla causa all’effetto, indicano un fine scopo, una sequenza temporale, una suddivisione in parti,
un’articolazione o rappresentano un’azione-predicato.
A. Tifi 2005
Soggettività del criterio di inclusione
“A prima vista può apparire sconcertante il fatto che lo stesso insieme di concetti possa essere rappresentato
con due o più strutture gerarchiche valide” J. Novak B. Gowin, Imparando a Imparare, SEI 1989 pag. 32.
A. Tifi 2005
Classificazione delle relazioni inclusive
Da evitare:
Da evitare:
se, allora, altrimenti, ma,
anche se, sebbene,
invece, infatti,
neppure…e simili.
domande, per es.:
perché? Quando?
Come? Dove? Ecc.
Le congiunzioni elencate in verde vanno evitate perché non permettono la
costruzione di relazioni binarie e costringono a una lettura sequenziale.
Un’applicazione della classificazione delle relazioni
G.Bahr Bilingual Knowledge (BIK-) Maps: A Case Study Strategy Effects
1° CMC Pamplona 2004
Relazione tra struttura cognitiva e mappa
strutturale e indicazioni pedagogiche



Le "mappe strutturali" sono quelle realizzate da chi apprende un determinato argomento e
rappresentano lo sforzo di "disegnare", assimilandolo e ristrutturandolo, un dominio di conoscenza
ben definito esternamente al soggetto, cioè "oggettivamente". È evidente che questa tendenza
all'aderenza tra struttura dell'allievo e quella derivante dalla fonte esterna non si può ridurre ad
una pura "copia", ma occorre trovare i modi per compiere aggiustamenti successivi, ponendosi in
una condizione di mediazione diretta, che implica un dialogo reciproco alunno - insegnante, e che
può comportare il ricorso ad altri mediatori didattici, diversi dalla mappa concettuale. Ma in
quest'ultimo caso la mappa concettuale potrà sempre rimanere a testimoniare la consapevolezza,
il "sovraapprendimento", il luogo dove ritornare individualmente, per creare un proprio personale
portfolio, o anche il luogo condiviso dove un team o la classe si riconosce e dove si riconoscono i
progressi compiuti.
Il dialogo pedagogico individuale o con un team di pochi bambini-ragazzi, serve innanzitutto per
rendersi conto se il ragazzo-bambino pensa realmente ciò che risulta dalle proposizioni che
leggiamo dalla sua mappa, oppure se in realtà egli necessiti solo di un aiuto per trovare le parole
giuste. In ogni caso il principio da usare è quello della massima reciprocità e del minimo aiuto: se
abbiamo un problema sintattico e di forma, il minimo aiuto potrebbe consistere nel chiedere di
operare una scelta tra vari termini proposti da un dizionario dei sinonimi e contrari o nel rileggere
semplicemente la proposizione inesatta. Se abbiamo un problema cognitivo o semantico si può
rimandare alla lettura attenta della fonte, suggerendo, se occorre, una chiave di lettura particolare.
In ogni caso si deve puntare all'autonomia. Da non sottovalutare il rinforzo, nel constatare
l'aggiustamento migliorativo fatto dal ragazzo-bambino o dal team.
L'aggettivo "strutturale" si riferisce, in definitiva, sia alla struttura cognitiva dell'allievo, della quale
la mappa strutturale costituirebbe un'approssimazione più o meno buona, sia alla struttura ben
definita della mappa "scientifica", cioè quella depositaria di una sapere convalidato e oggettivato
da una fonte o da una serie di scelte fatte in sede di programmazione (anche queste mappabili).
A. Tifi 2005
Regole su piccola scala per fare buone
mappe concettuali
1. Scegliere le etichette più semplici possibili per i concetti e non scrivere interi periodi in
ciascun nodo. Evitare anche l’errore opposto di frammentare il testo piano in tanti nodi
quante sono le parole, ricordando che ogni nodo deve contenere un singolo concetto
rilevante.
2. In ogni proposizione individuare qual è il concetto da disporre a un livello gerarchicamente
superiore e scegliere il termine o le parole più semplici e più possibile accurate al fine di
indicare la relazione tra i concetti.
3. Se ci sono più concetti accomunati dallo stesso tipo di relazione, rispetto a un concetto più
comprensivo, evitare di concatenarli con “e”, come si farebbe nel testo normale; collegarli,
invece, tutti alla stessa frase legame, parallelamente e al di sotto del concetto più inclusivo.
In alternativa, se tali concetti si trovano in posizione terminale, si possono elencare tutti in
un singolo nodo.
4. Per quanto possibile costruire relazioni binarie dotate di senso compiuto, evitando gerundi,
pronomi relativi e congiunzioni che richiedano di tener conto di altri concetti e proposizioni
da leggere in sequenza. Occorre rileggere ogni proposizione come a sé stante.
5. Le frasi-legame non devono contenere concetti che potrebbero avere funzione nodale
nella struttura della mappa, ma solo quei termini necessari a fungere da collegamento
(verbi preposizioni, articoli ecc.)
6. Non inserire lo stesso concetto in diverse regioni nella mappa, anche se con etichette
diverse (si può fare eccezione a questa regola per concetti molto comprensivi, e per questo
ricorrenti, o per termini con funzione meramente connotativa). Eventualmente accorpare
nello stesso nodo i diversi termini denotativi (es. <imperatore Carlo Magno>)
A. Tifi 2005
Regole su “larga scala”
1. Sviluppare una mappa tenendo conto di una chiave interpretativa o domanda
focale precisa (F.Q.)
2. Iniziare a valutare la presenza di concetti più comprensivi di quelli relativi alla
domanda focale, che potrebbero essere necessari per inquadrare il contesto e
i presupposti per dare senso e autonomia di significato all’intera struttura.
3. Limitare lo sviluppo gerarchico ai livelli strettamente necessari a rispondere alla
domanda focale e non introdurre ulteriori legami arbitrari o di tipo associativo
con altri concetti generali che sono ausiliari, all’interno della mappa stessa.
4. Se ci sono molti concetti di primo livello, legati al concetto radice (quello al
vertice), occorre individuare altri concetti di livello gerarchico intermedio, per
raggrupparli in due-quattro categorie al massimo, quindi sviluppare in modo
bilanciato tali categorie.
5. Non introdurre un numero eccessivo di collegamenti trasversali, che rendono
intricata la mappa, a meno che non tali relazioni tra concetti distanti non
indichino effettivamente una migliore penetrazione delle connessioni nella
materia trattata.
6. Frazionare argomenti molto vasti, e se occorre strutturarli in dettaglio, in
diverse sotto-mappe distinte e collegate tra loro; oppure delineare la sola
ossatura dell’argomento complessivo.
IHMC Mappa sulla Mappa Concettuale – Come Costruire una buona Cmap
A. Tifi 2005
A. Tifi 2005
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Struttura proposizionale della conoscenza e mappe concettuali