L’URCA INFORMA
Gennaio 2010
BOLLETTINO D’INFORMAZIONE INTERNO DELL’URCA SENESE
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Notiziario
L’attenzione dei cacciatori in questi ultimi mesi è stata concentrata soprattutto sulla modifica della
legge regionale 3/94. La Riunione del consiglio per l’approvazione era programmata per martedì 22
dicembre 2009. Da voci di corridoio, sembra che in commissione agricoltura sia stato modificato
l’articolo che riguardava la caccia alla migratoria per i non residenti, come specificato nella bozza
di proposta, che consentiva l’esercizio solo da appostamento, invece tale limitazione interesserà
solo chi intende praticarla
in mobilità.
Al momento di andare in
stampa non sappiamo
quando sarà convocato un
nuovo consiglio regionale
e se ci saranno altre
sorprese dell’ultimo
momento, mentre la L.R.
20 riguardante il
calendario venatorio
comprendente anche il
pacchetto delle giornate,
dovrebbe essere compresa
nelle varie fasi insieme
alla modifica della legge
in discussione, ci
auguriamo quindi che
siano rese operative per la
prossima stagione
venatoria.
Non ci saranno invece i tempi tecnici necessari per la messa a punto e l’approvazione dei
regolamenti attuativi, prima delle elezioni regionali previste per la prossima primavera. Qualcuno
ha parlato di regolamenti transitori, o deleghe alle province per risolvere i problemi di gestione che
dovremo affrontare prossimamente.
Per quanto riguarda le
problematiche di gestione
dei Cervidi e Bovidi nella
provincia di Siena,
auspicavamo una certa
inversione di rotta. Lo
stesso presidente Simone
Bezzini durante la
campagna elettorale, si era
impegnato a dare evidenti
PROBLEMI DI GESTIONE?
segnali di discontinuità
alla gestione del territorio, però,
rispetto al passato.
dopo sei mesi di legislatura
Comprendiamo bene, che gli
nonostante la buona volontà negli
impegni del presiedente di
intenti dell’assessore agricoltura
una provincia articolata e
non abbiamo ancora percepito
complessa come la nostra
qualcosa di concreto.
siano tanti, che non può
Nella discussione del calendario
pensare a tutto e che non sia
venatorio 2009/2010, dietro
sua intenzione trattare come
pressioni delle associazioni
secondari i problemi legati
agricoltori, l’allora dirigente alle
1
risorse faunistiche aveva
aumentato i piani di
prelievo dei cervidi di circa
il 20% rispetto ai dati dei
censimenti e in alcune realtà
locali sensibilmente ancora
maggiorate, ciò non era in
relazione alla quantità di
danni riscontrata nei singoli
territori, noi avevamo
espresso il nostro dissenso
in quanto venivano stravolti
i piani di prelievo in base
alla reale densità e che non
sarebbe stato possibile
portare a termine per intero.
L’ISPRA aveva dato parere
negativo per gli
abbattimenti ai cervidi e
bovidi all’interno delle ZRC
e ZRV, con la motivazione
che la densità dei caprioli e
la quantità dei danni
rilevata, non erano
sufficienti a motivarne
l’abbattimento, anche in
relazione ai metodi dei
censimenti effettuati nel
mese di novembre durante
gli avvistamenti notturni per
le lepri, periodo in cui i
caprioli pressati durante il
periodo di caccia nei
territori a gestione
programmata, si rifugiano
nelle aree protette,
falsandone la densità. Nel
mese di marzo, periodo in
cui di solito sono effettuati
gli abbattimenti, gli animali
non più disturbati
dall’azione di caccia si
allargano sul territorio
circostante e all’interno delle
ZRV e ZRC non sono più
presenti nella quantità di capi
da abbattere, tant’è che quasi
mai riusciamo a portare a
termine per intero i piani
assegnati.
In seguito ad un ricorso
dell’amministrazione
provinciale, la stessa ISPRA,
chiedeva altri dati e
autorizzava gli abbattimenti
all’interno di sole quattro
zone protette delle 28
esistenti. Dopo le operazioni
di contenimento protratte dal
primo agosto al 15 settembre
e successivamente prorogate
fino al 15 dicembre, la stessa
amministrazione incaricava la
polizia provinciale al prelievo
dei caprioli non abbattuti che
rientravano nei piani
autorizzati, tramite interventi
notturni con l’ausilio di fonti
luminose. La cosa non è stata
accettata di buon grado da
coloro che si impegnano nella
gestione, tanto che i cacciatori
di selezione ci rivolgono
cuotidianamente numerose
domande, alcune sotto
riportate.
Nessuno pretende delle
risposte, riteniamo però utili
alcune riflessioni per
scongiurare che simili
operazioni si ripetano in
futuro.
I cacciatori di selezione per
praticare la loro attività hanno
frequentato un corso e
sostenuto degli esami, sono
soggetti regole rigide di
gestione e quando sbagliano
subiscono delle sanzioni.
Se qualche distretto ha
sbagliato o non ha gestito
bene il proprio territorio,
crediamo ne debba rendere
conto, ma:
Erano indispensabili
questi interventi
straordinari, considerando
le polemiche che hanno creato?
Anche se dal punto di vista
legislativo la cosa sembra
corretta quanto è discutibile
eticamente?
Gli agenti di Polizia
Provinciale, durante le
operazioni di contenimento,
considerato che sono state
effettuate di notte, erano in
grado di riconoscere il sesso e
le classi di età, oppure
sparavano a ciò che si
muoveva?
Erano in grado di valutare la
reazione al colpo degli animali
che si allontanavano dopo lo
sparo?
Quante richieste di intervento
sono arrivate al gruppo
recuperatori dei cani da traccia
per verificare se i caprioli non
caduti sul colpo, erano
effettivamente padellati oppure
feriti?
I caprioli abbattuti, sono stati
raccolti dagli agenti al
momento dello sparo o sono
stati lasciati sul posto ed è
stato incaricato qualcun altro
alla ricerca e alla raccolta il
giorno dopo?
Quanti sono stati ritrovati?
Quali sono state le posizioni
assunte dalle associazioni
venatorie?
Simili operazioni, quanto ci
costeranno in termini di
credibilità?
In vent’anni di gestione del
territorio, abbiamo costruito un
consistente e apprezzato
patrimonio faunistico, che ora è
sensibilmente declassato, tanto da
far venir meno i nobili intenti per
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cui era stato creato, al
momento non siamo riusciti
a elaborare una valida
strategia di gestione a lungo
termine, la selvaggina
nobile stanziale è in grande
difficoltà, la gestione del
cinghiale non è
soddisfacente, il patrimonio
dei cervidi costruito con
fatica, sta diventando un
problema, che gli organi di
gestione cercano di risolvere
al momento, come possono e
con gli strumenti che hanno,
ma quanto potremo
continuare?
Crediamo che se non
troveremo soluzioni condivise
attraverso protocolli d’intesa
con tutte le parti interessate, con
uguali diritti, doveri e pari dignità,
ma soprattutto la certezza del
rispetto, non potremo che
aspettarci il peggio. Sappiamo che
sarà la strada più lunga, difficile e
faticosa, ma al momento non
vediamo alternative.
CACCIA DI SELEZIONE: QUALI PROSPETTIVE FUTURE?
di Piero Nenzi
Stiamo assistendo, in questi ultimi mesi, ad una pericolosa involuzione della Caccia di Selezione, di
quella che era motivo di vanto per tutta la provincia, pioniera di questa bellissima pratica venatoria.
L’esplosione demografica della specie capriolo ha portato ad una snaturalizzazione di quello che è,
e deve essere, la Caccia di Selezione. Piani di abbattimento sempre più alti e facilità di incontro con
il selvatico hanno fatto sì che la caccia agli ungulati con metodi selettivi apparisse ai non addetti ai
lavori (ma anche ai neofiti della caccia) come un “tiro al piattello” comodo e semplice; una pratica
insomma, che si riduce all’uscire con la carabina ed a cercare UN capo, e non Il capo, come
dovrebbe essere.
I motivi di questa
tesserino regionale… Con
degenerazione
questo non voglio certo
sono da ricercare,
giustificare chi adotta simili
secondo me, in un
comportamenti,
ma
paio
di
punti
eliminare il problema alla
focali: vale a dire
radice sarebbe la cosa più
la legislazione che
semplice ed efficace per
regola la Selezione
tutti.
e, più importante,
In secondo luogo, ma non
l’educazione
di
meno importante, c’è la
coloro che
si
sempre maggiore presenza
avvicinano
a
sul territorio di cacciatori
questa caccia; che
provenienti
da
altre
più di ogni altra forma ha bisogno di persone province o addirittura da altre regioni. Ora, sono
esperte e competenti sia in materia di biologia assolutamente convinto che i cacciatori esterni
animale, sia per quanto riguardo l’etica sono esattamente rispettabili come quelli
venatoria ed i comportamenti consoni a questa nostrali, non lo metto in dubbio, ma non si può
pratica.
pensare che un cacciatore che abita a centinaia
Di leggi e Regolamenti se ne è parlato per anni, di chilometri di distanza offra la stessa presenza
tutt’ora è in discussione la modifica alla legge sul territorio di un abitante della zona. E non mi
regionale; URCA da sempre si impegna a riferisco al numero di uscite ed al numero di
monitorare e consigliare gli organi competenti capi che ognuno può portare in fondo all’anno,
affinchè ci si muova nella giusta direzione.
ma bensì alla conoscenza del territorio e della
Secondo il sottoscritto sono un paio di nodi popolazione di ungulati che siamo chiamati a
principali che andrebbero sbrogliati: primo fra gestire, senza dimenticare il difficile rapporto
tutti il pacchetto delle giornate, perché il fatto di con i proprietari terrieri e le aziende agricole.
dover consumare giornate di caccia, destinate Vi è la convinzione, tra chi è chiamato a
alla caccia generica, in Agosto-Settembre legiferare in materia, che un numero maggiore
inibisce molti selecontrollori a fare uscite nei di selecontrollori operanti sul territorio porti
migliori periodi per la Caccia di Selezione, automaticamente a maggiori percentuali di
oppure, ancora peggio, li spinge a realizzazione dei piani di abbattimento.
“dimenticarsi” di segnare la giornata sul Sbagliato! Lo dimostrano i numeri: infatti l’aver
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iscritto agli albi molti nuovi cacciatori non ha
portato a maggiori percentuali di realizzazione;
anche perché, e ribadisco il concetto, la maggior
parte di questi nuovi selecontrollori provengono
da altre zone. Addirittura, con la nascita della
famigerata Opzione D, si permette ad un
cacciatore di esercitare in diversi ambiti,
spiegatemi voi come fa un Selecontrollore che
ha un distretto nella propria provincia, uno in
un’altra, e magari un ambito fuori regione, a
dedicarsi con successo e dedizione ad ognuno di
questi. La buona vecchia legge 157 si
prefiggeva il compito di legare il cacciatore al
suo territorio, e la Selezione più di ogni altra
forma di caccia sposa questa teoria. Dovremmo
fare in modo di tutelare questa prerogativa.
Ritornando un
passo indietro,
dobbiamo parlare
di come queste
persone vengono
introdotte alla
Caccia di
Selezione.
Assistendo alle
ultime sessioni
d’esame, e ad
alcune lezioni dei
rispettivi corsi, mi
sono reso conto che ci si limita ad impartire
lezioni di biologia e comportamento animale
che, per carità, sono fondamentali per la giusta
preparazione degli aspiranti “capriolai”; ma
forse sarebbe meglio introdurre anche lezioni
consistenti su come comportarsi, specialmente
DOPO il colpo, soprattutto per quanto riguarda
il trattamento delle spoglie dei capi abbattuti.
Mi riallaccio qui al discorso imbastito in
precedenza: infatti, per esperienza personale,
posso dire che uno dei fattori limitanti in fatto di
capi abbattuti, è proprio il non saper cosa fare
della selvaggina una volta che questa è stata
cacciata. Un selecontrollore che partecipa
attivamente alla vita del proprio distretto
dispone di un certo numero di capi da poter
abbattere nel corso della stagione, il problema è
che il singolo cacciatore non ha, spesso e
volentieri, la possibilità di gestire tutta la carne
che la propria attività gli porta a casa. Tempo fa
ci fu un progetto, chiamato WildMe@t con il
quale gli ideatori volevano instaurare una filiera
di smaltimento e distribuzione delle carne di
selvaggina. Le forti prerogative commerciali
dello stesso portarono molti, compreso il
sottoscritto, a contestare aspramente l’idea;
tuttavia è anche vero che occorre trovare un
modo per favorire l’utilizzo delle carni di
selvaggina anche al di fuori delle mura
domestiche; senza però lo sfruttamento
economico, se non a fine gestionali, quali
miglioramenti ambientali o prevenzione dei
danni alle colture agricole.
Concludo, perché ormai vi avrò annoiato, con la
speranza che presto si torni a parlare di caccia
vera nei circoli e nelle associazioni, invece che
di regolamenti, danni alle colture e tessere.
CORSO PER L’ABILITAZIONE DEI NUOVI SELECONTROLLORI
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Con la nota prot: n° 221990 del 18/12/2009 L’amministrazione provinciale darà mandato alle
associazioni venatorie per l’organizzazione di un nuovo corso di abilitazione alla caccia di
selezione. Sono iscritti al corso 114 candidati di cui solo 54 residenti nella provincia di Siena. In
passato avevamo chiesto sia all’amministrazione provinciale che alle associazioni venatorie la
necessità di limitare gli ingressi nei distretti ai non residenti perché in molte realtà superano già il
40% degli effettivi, mettendo a dura prova la gestione degli stessi, dove la densità è più alta, sono
addirittura mal visti e in qualche caso mal tollerati, un problema che abbiamo già vissuto in passato
e credevamo ormai risolto.
Secondo il regolamento non potranno partecipare al corso più di 80 persone, dato per scontato che
l’amministrazione provinciale intenda far rispettare il disciplinare, visto che gran parte dei distretti
sono prossimi alla saturazione e allo spazio fisico disponibile per praticare la caccia in sicurezza,
proponiamo di dare la precedenza ai residenti della provincia di Siena, attingendo ai fuori provincia
solo per arrivare alla saturazione del corso.
Proponiamo di escludere i cacciatori provenienti da quelle regioni che per regolamento gli
consentono di iscriversi al registro di selecontrollori della provincia di residenza pur avendo la
residenza venatoria in altre regioni, ponendosi così in una posizione di privilegio rispetto ai
residenti nella Regione Toscana, che possono praticare la caccia di selezione solo nell’ATC di
residenza venatoria e in un solo distretto.
Chiediamo inoltre, all’amministrazione provinciale di riservare una lezione o parte di essa
all’URCA durante il corso per spiegare tutte quelle funzioni pratiche necessarie che non sono
previste dal programma, come il funzionamento e l’organizzazione dei distretti, l’importanza e
l’organizzazione dei censimenti, i diritti e i doveri all’interno dei distretti, il riempimento delle
schede di abbattimento e il libretto delle uscite, le prestazioni per la prevenzione danni ecc.
ANCORA LIBRI, ANCORA CITAZIONI, MA CHE………
Mentre li stavamo
Così è come si comportava
macellando, e io mangiavo
un fiero appartenente al
un pezzo di fegato, mi
popolo Lakota, ormai
rincrebbe di aver ucciso
numerosi decenni fa. Si
quegli animali e pensai che
comportavano così, di fronte
dovevo fare qualcosa in
all’uccisione degli animali,
contraccambio……………
gli indiani d’America, quegli
bisonte. L’economia degli
Mise uno dei daini con la
stessi che dagli occidentali
Indiani delle praterie era
testa verso Est, e rivolto
erano definiti dei selvaggi. Il
direttamente legata alla presenza
verso Ovest, alzò la mano e
loro profondo rispetto verso
di ungulati, la carne come cibo,
gridò quattro volte: “ Hey
le spoglie dell’ungulato
le pelli per le capanne e i vestiti,
– Hey”.
ucciso, era un insieme di
con gli zoccoli bolliti ricavavano
“ Alce nero parla” – John
misticità e religione; un
la colla per le penne delle frecce,
G.Neihardt.
credere la terra come una
ecc. ecc. Da tutto questo deriva
madre benefica, i cui frutti,
dipendenza, e, per ciò, ai loro
una volta colti, dovevano
occhi, appariva tutto come
essere considerati come un
qualcosa di magico, come
dono. Questo rispetto era per
qualcosa che doveva essere
forza legato al fatto che tutto
rispettato e ringraziato, per
ciò era indispensabile per la
evitare il pericolo della carestia e
loro sopravvivenza? Certo
della fame. La premessa fa
questo era un fatto integrante
comprendere cosa era quel fiero
per il loro popolo, il suo
popolo allora, erano
benessere derivava
essenzialmente dei cacciatori,
dall’abbondanza di
vivevano di caccia, la
selvaggina; questo lo
rispettabilità di un uomo era
compresero bene gli
legata alla sua abilità nella
Americani, che usarono come
caccia, e , la possibilità di
arma mortale l’estinzione del
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superare gli inverni, era
direttamente proporzionale
con la presenza di
selvaggina nei loro territori.
Adesso, ovviamente, non è
più così in nessuna parte del
mondo, e, tantomeno da
noi; la figura del
cacciatore, non ha più
quella funzione sociale. Noi
non uccidiamo per bisogno,
lo facciamo per passione, e,
in fin dei conti per
divertimento.
“Quando tutto è terminato,
dispiace però la fine, come
d’ogni cosa, d’ogni vita e si
vorrebbe che il selvatico
riprendesse il suo
cammino…………………
Non interessa più, la caccia
è terminata. La preda
diventa cibo, servirà per la
tavola.”
“Il fagiano e il cinghiale” –
Alfredo Lucifero.
E’ vero che comunque la
preda diventa cibo; per noi
o per chi ne usufruirà.
Questo è un aspetto oscuro
nel nostro modo di fare, ci
vergogniamo quasi a dire,
che la caccia è carne, e
ottima carne direi.
Analizziamo per un
momento quello che
rappresenta la caccia di
selezione ai giorni di oggi.
E’ un approccio diverso al
mondo della natura, siamo
tutti d’accordo, lo sparo non
è il fine ultimo dell’azione
venatoria, e anche qui
siamo tutti d’accordo; ma
ci soffermiamo mai
veramente a riflettere su
quello che è l’importanza
della caccia di selezione?
Pensate ai nostri istinti
venatori di appena trenta
anni fa, ci sarebbe mai
sfiorato l’idea, che , prima
di sparare ad un animale,
dovevamo conoscerne il
sesso e l’età? Abbiamo
cominciato a cacciare di
selezione venti anni fa, e
pensate a quello che era la
selezione all’inizio; niente a
che vedere, ovviamente, con
la montagna di carne di
adesso. In questi momenti
così delicati, in questi tempi
dove la caccia di selezione è
attaccata con ogni mezzo,
non dobbiamo correre il
rischio di svilirla, non
dobbiamo scordarci mai, che
l’azione di caccia continua
dopo il tiro, come scrisse il
mai abbastanza compianto
Roberto Gatti, nel suo
memorabile libro, pubblicato
postumo, da sua moglie. Noi
dobbiamo ricordare a tutti,
che gli ungulati sono una
risorsa, paesaggistica ed
economica, e, come tale
vanno trattati.
Il nostro dovere di rispetto e
consumo dell’animale
abbattuto, deve essere una
priorità assoluta, da non
lasciarsi dietro alle spalle,
nemmeno di fronte ai grandi
numeri di oggi; anzi, il nostro
deve essere un messaggio, da
trasmettere fino alla nausea, a
chi si è avvicinato a questa
pratica in un secondo
momento, e forse, richiamato
dall’abbondanza trasmessa
dai giornali. Dobbiamo
restare vigili, ed impegnarci
ancora di più, perché i disagi
causati da un numero crescente
di ungulati, si trasformino in
risorse per tutti, anche per i
danneggiati, perché no! Siamo
coscienti che i tempi cambiano,
così come cambiano le cose, e
quindi la caccia di selezione
deve cambiare con i tempi, ma
non deve essere stravolta, e ,
soprattutto, non deve essere
dimenticato il messaggio etico
da cui è nata. I cambiamenti
devono essere indicati da chi la
conosce, e da chi la ama, allora
sapremo certamente che il
cambiamento è positivo, perché
tutti noi cerchiamo la stessa
cosa. I mezzi per riuscire tutti
soddisfatti ci sono, vanno solo
applicati, e noi non chiediamo
che di applicarli, con passione e
dedizione, come abbiamo
sempre fatto. Solo quando tutti,
e dico veramente tutti:
cacciatori, agricoltori,
ambientalisti, ecc. ecc. Ci
decideremo a remare nella stessa
direzione, potremo vedere la
semplicità della cosa; potremo
vedere l’enormità delle risorse
che rappresenta il capriolo o il
daino; e invece stiamo trattando
questi animali, e chi si occupa di
loro, come criminali. Agli
ambientalisti dobbiamo far
capire che il primo ad essere
rispettoso della natura è proprio
il cacciatore, perché di essa si
ciba la nostra anima, e,
all’agricoltore, va fatto capire,
che il loro fine è anche il nostro,
l’abbondanza non è per la caccia
di selezione, ma soprattutto deve
capire, che non si deve porre
verso di noi con costante
atteggiamento di minaccia e di
arroganza, perché, almeno fino a
che le cose stanno così, è lui ad
avere bisogno di noi. Le
associazioni venatorie devono
comprendere, che , qualche
volta, il prendere una posizione,
non comporta il perdere delle
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tessere, anzi, le scelte
giuste, di solito, pagano.
E noi che cosa dobbiamo
comprendere? Dobbiamo
sempre porci verso l’animale
con rispetto, e trattare la sua
carne come cosa d' immenso
valore. Come facevano i
pellerossa? Ancora di più,
perché l’uccidere, per loro, era
una necessità, per noi è un
divertimento.
ALESSANDRO SEMPLICI
URCA REGIONALE TOSCANA
Dopo le dimissioni di gran parte dei consiglieri di URCA Regionale dovute a incomprensioni
interne, il giorno 14 dicembre 2009, presso la sede dell’ATC SI 18, è stata convocata l’assemblea
regionale per l’elezione dei un nuovi consiglieri. Nell’occasione sono stati eletti:
Meacci Marsilio, Zampi Romano, Campriani Sauro, Ciabatti Pierangelo, Fazzi Mario, Baldi
Maurizio, Bigi Loris, Rossi Mauro,
Topini
Maurizio,
Semplici
Alessandro, Saveri Lanfranco e
Masini Loriano.
Collegio dei Revisori dei Conti e dei
Probiviri:
Arrigucci Giulio, Ottobre Mauro e
Rongione Giovanni; supplenti,
Nenzi Piero, Duchi Luca e
Matteucci Massimo.
Successivamente, nella riunione del
consiglio convocata per martedì 22
dicembre, presso la sede della Lenza
Etrusca Chiusi, sono state elette le
cariche istituzionali di URCA
RGIONALE
Presidente:
Meacci Marsilio
Vicepresidente: Semplici Alessandro
Vicepresidente: Baldi Maurizio
Segretario:
Topini Maurizio
Tesoriere:
Fazzi
Mario
Al comitato di presidenza e a tutti i consiglieri auguriamo un proficuo lavoro.
L’IMPORTANZA DI ABBATTERE I PICCOLI DI CAPRIOLO.
Noto con rammarico, che con
il trascorrere del tempo, sono
sempre di più i selecontrollori
che dicono di rifiutarsi di
sparare un piccolo nel
periodo estivo. La nostra
tradizione con la caccia a
palla di selezione è piuttosto
recente, e quindi, per
fortuna, viene a mancare quel
blocco psicologico di sparare
femmine e piccoli, che alcuni
paesi, dove questa tradizione
è radicata da secoli, hanno.
Sappiamo bene a quali danni
di popolazioni mal strutturate
ha portato questa pratica, e,
anche adesso, che se ne è
parlato a lungo, in alcune
zone, i vecchi cacciatori si
rifiutano storicamente di
sparare a una femmina.
Qui, ripeto, non è così; ma il
piccolo ad Agosto non rende
felici nessuno; non porta
trofeo anche se maschio, è
veramente piccolino e dolce,
quando poi l’ ho portato a casa
mia moglie cosa dice? E, non
ultima cosa, anche se nessuno
lo confesserà, sono solo pochi
chilogrammi di carne. Quando
sento recitare, con
indignazione, queste remore
morali, confesso che mi viene
da sorridere; infatti ad esporsi
in tal modo, sono spesso i
cacciatori più vecchi, quelli che
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si beano se i loro segugi
catturano ed uccidono a
morsi un piccolo leprotto, o
che magari fanno strage di
piccole tortore alla
preapertura. Certo il capriolo
è un mammifero, ed è un po’
più mammifero di una lepre,
ha gli occhioni dolci, e poi
ricorda troppo il maledetto
Bambi.
Ebbene, come tutti noi
sappiamo, il piano di
abbattimento per la specie
capriolo, deve essere
calibrato in un certo preciso
modo, deve essere prelevata
la giusta percentuale di adulti,
di subadulti e di piccoli. La
percentuale dei piccoli da
prelevare nelle nostre zone,
risulta essere il 10% del piano
di abbattimento, e così deve
essere, punto e basta. Ma qui
si parla di morale e non di atti
pratici, ed allora,
moralmente, andiamo ad
esaminare cosa rappresenta
l’abbattimento di un piccolo.
Il prelevare un piccolo, con
pochi mesi di vita,
rappresenta sempre un atto
moralmente più giusto, che
abbattere un animale adulto o
subadulto. Infatti, l’animale
appena venuto alla luce,
rappresenta un’ incognita dal
punto di vista biologico,
mentre l’animale che si è già
accoppiato, o che viaggia nel
secondo anno di età, avendo
già imparato ad evitare strade
asfaltate e bracconieri, è una
assoluta certezza. Quando nel
nostro prato esce la femmina,
con tre piccoli al seguito,
cosa adesso nel Chianti
piuttosto comune, noteremo
che uno dei tre piccoli è
visibilmente meno sviluppato
degli altri due fratelli;
ebbene, nostro dovere, se lo
abbiamo assegnato
ovviamente, è sparare al più
piccolo, e cercare di
risparmiare la femmina, che
partorendo tre figli, dimostra
di essere geneticamente
ottima. Oltre a tutto questo,
dal punto di vista della
cucina, vi posso assicurare
che la carne di un piccolo di
capriolo è veramente ottima,
e si presta ad essere cucinata
in ogni modo. Questo fatto
non è una cosa trascurabile,
infatti noi tutti abbiamo il
dovere di rispettare i nostri
animali fino in fondo, e fino
in fondo significa sino alla
consumazione della carne,
che deve essere fatto nel
miglior modo possibile.
T
utti noi, e dico veramente tutti,
spariamo molto più volentieri
un maschio adulto, e diciamo
con piacere che l’abbattimento
di un maschio territoriale in
Agosto, non porta nessuno
squilibrio dal punto di vista
ecologico, in quanto il maschio
verrà sostituito da un
altro al più presto.
Ebbene non è così, la
scomparsa del
territoriale, durante la
stagione degli amori,
farà si che la femmina,
o addirittura le
femmine, che erano
all’interno del
territorio, non avranno
la possibilità di essere
coperte, se non lo
erano già state, in
quanto l’estro non è
che dura tutta la
stagione. Per non
parlare poi
dell'abbattimento di una
femmina adulta con il piccolo,
o con i piccoli al seguito; la
scomparsa della guida materna,
porterà i piccoli a morte quasi
certa, infatti, pur essendo
autosufficienti dal punto di
vista nutritivo, non lo sono
assolutamente da quello
pratico, e resteranno confusi e
incerti, tanto da venire a morte
su una strada, o facilmente
preda di cani inselvatichiti o
altro. E allora sparate i piccoli,
quando vi sono assegnati,
anche questo farà di voi dei
selecontrollori migliori.
Alessandro Semplici
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