4/2006
NOTIZIARIO DI STORIA E ATTUALITÀ SANTAGATESE n. 5 reg. trib. ps nr. 427 - Dir. Resp. G. Dall’Ara redazione Sant’Agata Feltria
Fax 0541/929744 - Grafica e fotocomposizione: il Ponte - Stampa: la Pieve poligrafica editoriale, V. Verucchio - email: [email protected]
Sommario
2
Un’altra leggenda di Fioretta
3
El temp ad prima
4
La storia di Savignano di Rigo
5
Sarsina in festa per San Vicinio
6-7-8-9
Padre Agostino da Montefeltro
Fama di padre Agostino
Il Vescovo benedice la mostra
su padre Agostino
Mons. Luigi Negri
alla mostra di padre Agostino
I
Il teatro di S. Agata
a Londra
piccoli teatri storici delle Marche e
di tutta Italia sono in pericolo. Tanti
gioielli architettonici che rischiano
di essere demoliti perché ospitano sì e
no uno spettacolo l’anno o la recita di
qualche associazione. Per salvarli sono
sbarcati a Londra nell’Italian Bookshop,
salotto culturale in Cecil Court, antica
strada di librai, Marco Perotta e Rosetta Borchia, armati di un vero e proprio
“Manifesto del movimento per la salvaguardia dei piccoli teatri storici dell’Italia centrale”: il film “La notte del
concerto”, girato nel nostro teatro di
Sant’Agata Feltria nel Montefeltro. è la
storia del salvataggio di un piccolissimo
teatro costretto a chiudere per l’esiguità dei posti che ne rende impossibile la
gestione. Contro Paneduro, un imprenditore che alterna il possesso di una Tv
privata locale alle televendite di “croste”
contrabbandate per opere d’arte (da cui
il soprannome), si schiera tutto il paese.
Una storia piena di poesia, sentimenti, passione, con personaggi disposti a
tutto pur di salvare il loro caro vecchio
teatrino e difendere una grande arte: il
teatro, con la sua magia e la sua lunga
tradizione.
Il mediometraggio di 50 minuti è realizzato da Perotta e Borchia; grazie alla
partecipazione volontaria degli attori
della compagnia amatoriale I Marchignoli di Novafeltria, sarà presto presentato anche in Italia.
Info: www.cultura.marche.it
10
Una tromba. Una vita.
11
Interpellanza dell’opposizione
al sindaco
12
Il percorso mariano
di Romagnano Montepetra
ROCCA
È UN’INIZIATIVA
Comitato Fiere
Ed Iniziative Promozionali
Sua Eccellenza
Mons Luigi Negri
Vescovo di San MarinoMontefeltro
alla mostra
di P. Agostino
da Montefeltro
(8 settembre 2006)
La Rocca
Settembre/Ottobre 2006
leggende
Un’altra leggenda di Fioretta
Q
uesta è la prima di alcune leggende che il
conte Lorenzo Barbolani di Montacuto, intese fare
pervenire ai posteri con il suo
raccontare.
La leggenda ha attraversato
i secoli sui fantastici sentieri
dell’oralità e della memoria ed
è giunta fino a noi, anche per
ricordarci che i tempi lontani,
forse, non lo sono poi tanto.
Quando cominciavano ad allungarsi le notti e già nel pomeriggio faceva buio, i contadini
nelle campagne e gli abitanti
nei borghi usavano riunirsi a
veglia nelle stalle riscaldate dalle bestie lì alloggiate e si trascorrevano
gran parte della serata, occupati in piccoli lavori come filare la lana, fabbricare
cesti con il salice e altri attrezzi utili per i
lavori dei campi, ma anche a giocare e a
raccontare. Era diffusa ovunque l’usanza di queste veglie.
I partecipanti più anziani raccontavano
favole, recitavano semplici poesie insieme alle storie del borgo, delle famiglie e
della terra. Parole queste che non venivano scritte da nessuno, perché tra loro
ben pochi sapevano a malapena vergare
il proprio nome. Non si scriveva e non
si leggeva, l’unico libro e l’unica penna
erano la memoria e la parola.
Così, di bocca in bocca e di stalla in
stalla, si rincorrevano le storie già udite,
affollate di cavalieri, paladini, re, regine,
streghe, maghi, fanciulle rapite, briganti
ed assassini con le loro vittime, ma anche storie di Angeli e Santi e delle loro
miracolose gesta.
Lì, nel corridoio, tra due file di bestie e
su sgabelli da mungitura, secchi e lattoni rovesciati, sedevano gli uomini e le
donne di ogni età, ragazze, giovanotti e
bambini. Tutti stavano attenti ad ascoltare le parole del narratore: «Ui era ‘na
volta…».
E proprio così sono giunte fino a noi
quelle leggende su San Francesco, narrate per primo e quale voto, dal conte
Barbolani, che volle in questo modo ri-
Alcuni momenti dell’inaugurazione
della mostra di Padre Agostino
scattare la sua vita di peccatore.
Nel giugno del 1213 San Francesco
d’Assisi aveva ricevuto in dono il monte della Verna a S. Leo. Doveva perciò
raggiungere quella impervia località per
prenderne possesso e costruirvi un convento. Si mise in viaggio per raggiungere
la meta e durante il tragitto fece diverse
tappe. Si fermò pure dai conti Barbolani
di Montacuto e lì svolgeva le mansioni
di servo in cambio dell’ospitalità ricevuta. Scettici sulla fama di santità e virtù
del Santo, questi nobili erano incapaci
di apprezzarne le doti umane, l’umiltà e
la carità che, deridendolo, scambiavano
per dabbenaggine.
Un giorno i conti, per prendersi gioco di lui, ma anche per vedere fino a che punto arrivasse
la sua ingenuità e la sua santità
usa al sacrificio, fecero venire una giovane e bella serva.
Le ingiunsero di tentare, con
modi suadenti e affabili ma anche lascivi, se le fosse riuscito,
di sedurre il Santo al punto di
spingerlo a fare l’amore con lei.
La bella servetta, ubbidiente e
curiosa, si convinse facilmente
e invitò Francesco a seguirla nella sua stanza per meglio
appartarsi con lui. Questi, mostrando di acconsentire alla seduzione, entrò con lei nella camera. Appena entrati, svincolatosi con
un brusco movimento dalla giovane che
già con parole dolci gli faceva intendere le sue intenzioni, le tolse di mano lo
scaldino pieno di braci e lo rovesciò con
tutto il contenuto di braci e carboni ardenti sul letto e vi si pose lungo disteso
incurante del dolore atroce che il fuoco
gli stava procurando. In questa scomoda
quanto dolorosa posizione, Francesco
ebbe anche il coraggio di invitare la bella seduttrice a fare altrettanto se proprio
desiderava fare l’amore con lui.
La servetta, con gli occhi sbarrati dal terrore e presa dal panico, aveva
iniziato ad agitarsi e ad urlare chiedendo
aiuto e, come ultima risorsa, atterrita e
confusa, se ne fuggì rapidamente cercando di raggiungere i conti, che stavano in attesa del resoconto della bravata
che avevano organizzato per mettere alla
prova il voto di castità, umilmente vantato dal Santo, e di cui avevano dubitato.
Narrò subito, tra le lacrime, l’accaduto.
Udito il racconto, nessuno ebbe il coraggio di ridere né tanto meno di dubitare della fantesca. Si guardarono attoniti e severi l’un l’atro e qualcuno tra
loro commentò: «Che grande lezione ci
ha impartito! Questo uomo è davvero
degno della fama di santità che lo accompagna».
Fioretta Faeti Barbato
La Rocca
Settembre/Ottobre 2006
attualità
El temp ad prima
Il 5 e 6 agosto Petrella Guidi si è vestita da medioevo. Sessanta persone
in abito medievale, ambientazioni, mostre, mercatini, giochi per bambini,
tiro con l’arco, raduno equestre… il borgo si è presentato tirato a lustro e
davvero spettacolare. La torre inaugurata da poco ha fatto bella mostra di sé
proponendo un percorso di fascino. Complimenti per la riuscita dell’iniziativa al Comitato per la Salvaguardia di Petrella Guidi che dà appuntamento
a tutti alle prossime iniziative (www.petrellaguidi.it, [email protected]).
Riunione ferragostana
del Comitato
60 pi partecipanti all’incontro promosso dal Comitato per la salvaguardia e
il decoro di S. Agata Feltria il 18 agosto nella Sala delle Scuderie. Il Comitato ha presentato i suoi programmi che riguardano le attività della Filodrammatica, le Mostre sui personaggi celebri della storia di S. Agata, e il progetto
Terre Mariane cui era dedicato l’editoriale del n. 3 della Rocca. Le attività
del Comitato riguardano l’intero territorio comunale. Tutti gli interessati
possono partecipare agli incontri, proporre le loro idee ed i loro progetti.
100 anni fa, un gruppo
di santagatesi salvò il Teatro
da un terribile incendio
SOTTOSCRIZIONI
L’8 settembre 1906 un terribile incendio, scoppiato all’interno del teatro
Mariani, rischiò di devastarlo completamente.
Fu solo grazie all’intervento coraggioso di alcuni santagatesi se uno dei teatri di legno più antichi d’Italia si è conservato sino ad oggi.
Questi i loro nomi:
Cesare Niccolini, cantoniere; Vincenzo Vicini, cantoniere;
Luigi Cinarelli, cantoniere; Francesco Cappelli, cantoniere;
Francesco Bonci, perito comunale; Paolo Bartoletti, custode del Teatro;
Eliseo Calegari, guardia forestale; Daniele Dalara, bracciante;
Giuseppe Rossi, muratore; Battista Ricchi, agricoltore.
Tarcisio Greci, Paterno Dugnano
Tiziana Tontoni, S. Agata
Fernando Liverani, Bologna
Giorgio Liverani, RSM
Florindo Diana, S. Agata
Emilio Faeti, Milano
Piero Rinaldi, Bologna
Antonio Bartolini,
Federico Manzi, S. Agata
Cappelli Nevina, Limbiate
Albini Moreno, Secchiano
Fam. Bolelli Barone, Bologna
Simoncelli Pinedo, Ferrara
Narducci Quinto, Benem., Rimini
Migliori Ornella, Zola Predosa
Peri Vittoria, Valdragone RSM
Ronchi Marisa, S. Agata F.
Bossari Cristiana, Agata F.
Trattoria Bossari, Agata F.
Paolucci Riceputi Maria, Genova
Ugolini Antonello, S. Agata F.
Guidi Franco, Rimini
Sartini Guerrino, S. Agata F.
Zanotti Renzo, Cesena
Amantini Oscar, Perticara
Masini Michelle, S. Agata F.
Gregori Angelo, Bologna
Guidi Marco, Torricella
Paci Agata, Belgio
Bartolini Ada,Verucchio
Cecchi Rosa Anna, Rimini
Mastini Anna Marina, Casteldelci
Raggi Gianluigi, Ravenna
Vicini Giovanni, S. Agata F.
Il giornale
del tuo paese
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Sampaoli è ora pieno di informazioni e di fotografie inedite del nostro paese. Aiutateci a realizzare la sezione in dialetto e prendete nota del
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Greci Tarcisio, Paderno Dugnano
Luciano Palombi, San Marino
Garattoni Fernando, S. Agata F
Antonio Vicini, Rimini
Loriano Ciccioni, S. Agata
Tosca Ciacci, S. Agata
Don Elio Ciacci, S. Agata
Ferdinando Gianessi, Novafeltria
Domenico Montecchi, Rimini
Carlo Frattini, S. Agata
Don Piero Perego,
Maura Urbini, Genova
Carlo Colosimo, Novafeltria
Aldo Giorgetti S. Agata
Maurizio Bernardini, S. Agata
La Rocca
Settembre/Ottobre 2006
storia
La storia di Savignano di Rigo
terza puntata
N
aturalmente anche l’artigianato pagnia e guardare magari la sera qual- presentate dall’unione delle varie Comed il commercio locale ebbero, che film un po’ spinto alla televisione: pagnie in Congregazione, un organismo
nei tempi, notevole sviluppo queste le nostre soddisfazioni. Quando che aveva il compito di amministrare i
e prosperarono, come la falegnameria nevica, invece, dobbiamo restare chiusi beni della Chiesa, i cui membri erano
Zolini e la bottega di fabbro-ferraio dei in casa. Ormai qui non emigra più nes- scelti dalla comunità fra le famiglie più
Sardonini, la bottega-osteria dei Bernar- suno; l’unica emigrazione nostra è quel- in vista per cultura e per censo.
dini, che si identificavano col sopranno- la verso il cielo”. Questa dichiarazione Questi erano i priori, eletti democratime di “Bombacci”, per l’accostamento resa da Domenico Valdifiori ad Erman- camente, che altrettanti democraticaideologico all’uomo politico Bombacci no Pasolini, pubblicata su “Il Resto del mente eleggevano il loro capo, l’econoNicola di Civitella di Romagna, che ave- Carlino”, ci dà l’immagine odierna più mo e l’esattore e, assistiti dal parroco,
va aderito nel 1919 al P.S.I., nel 1920 era realistica di Savignano di Rigo, ridotto trattavano i problemi più disparati, che
passato al Partito Comunista, dal quale fra il centro ed i rioni sparsi nel territo- andavano dall’affitto dei terreni, alla rinel 1927 era stato espulso, aderendo rio parrocchiale e frazionale ad appena scossione dei censi, alla riparazione delle
al fascismo, praticando anche
case e delle chiese, agli stanziastretti rapporti con Mussolini.
menti per far fronte alle spese
I Bernardini mantennero il sooccorrenti per i lavori agli staprannome di Bombacci anche
bili ed ai terreni, al taglio delle
dopo il 28 aprile 1945, quando
piante per la legna da riscaldail Bombacci Nicola fu catturato
mento, alle aste per la vendita
dai partigiani e fucilato.
della legna, alla regolamentaIl progresso si manifestò a Savizione dei corsi d’acqua e delle
gnano di Rigo anche nell’edilisorgenti, ai passaggi attraverso
zia: gli edifici pubblici e privati
le proprietà, alle spese riguarsi potenziarono di mole e di nudanti gli acquisti degli arredi
mero, giungendo perfino a cosacri, alle feste, alle questue,
struire una serie di case popolari
alla suddivisione delle imposte
ad uso dei minatori, con l’interin caso di necessità straordinavento finanziario della Società
rie. Insomma, tutti i problemi
Montecatini.
della comunità venivano risolLa Madre Superiore delle Figlie di Nazareth a S. Agata Feltria il
Chiusa nel 1964 la miniera di 16 settembre 2006
ti dagli amministratori della
zolfo di Perticara, come per inCongregazione.
canto, tutto si fermò; anche Savignano 30 o 40 famiglie, a complessivi 70 o 80 Tanto per avere un’idea di ciò, diamo
di Rigo subì il travaglio degli altri paesi abitanti circa.
qualche esempio.
vicini, il trauma recessivo di cui furono Molte volte trovarsi all’osteria in quattro Nel 1747 la Congregazione intervenvittime principali Perticara e Sant’Agata per fare una partita a carte è difficile.
ne nei confronti di certo Giangiacomo
Feltria. Si spensero le iniziative, mori- A quella gente rimasta, ai Raggi, ai Doc- Sanesi di Lucignano di Sopra, obblirono le piccole imprese artigiane. Ini- ci, ai Tani, ai Benedetti, ai Fabbrani, ai gandolo a riattivare il corso d’acqua nel
ziò una spaventosa emigrazione specie Sardonici, ai Bernardini non restò che pristino stato, che aveva deviato a suo
fra le forze giovanili in cerca di lavoro vivere di ricordi, vivere del passato, ram- tornaconto, danneggiando i vicini.
e di vita, restando il paese retaggio di mentare gli avi con le loro benemerenze Il 27 dicembre 1802 la Congregazione
anziani e di pensionati. Gli intellettuali, e le loro stravaganze, i loro detti, i loro accolse l’offerta di un pio donatore, che
particolarmente,delle famiglie abbienti usi e costumi. E i savignanesi hanno un imponeva l’obbligo di una messa per i
più in vista: dottori, avvocati, profes- patrimonio di ricordi, una ricchezza di benefattori defunti e la distribuzione di
sori, maestri, sacerdoti, geometri prese- personaggi noti ed eminenti, dei quali tre pasti a tre persone: a due sposi e ad
ro la via della città, abbandonarono il vanno superbi a buon diritto. Noi, ri- un fanciullo, in stato d’indigenza.
paese natio, dilagando nelle città della tenendo di far loro cosa gradita, inten- Il giorno 27 dicembre 1807 in un’asRomagna, per cui Savignano rimaneva diamo riportare i passi più salienti della semblea dei priori fu constatato un avsolo la meta estiva o dei giorni di festa vita e delle opere di quei personaggi.
venimento insolito. Siccome era stato
tradizionale dell’anno.
Nel 1700-1800 la vita sociale di Savi- stabilito che in occasione della festa delAi paesani rimasti restava solo una gran gnano di Rigo era polarizzata attorno la Madonna, nella seconda domenica di
solitudine. “Fare due chiacchiere con gli al prete-parroco pro tempore ed alle settembre, si sarebbe offerto il pranzo a
amici, bere un bicchiere di vino in com- organizzazioni ecclesiali, che erano rap- tutti i sacerdoti intervenuti, ed essendo
La Rocca
Settembre/Ottobre 2006
STORIA
si accorti che non vi era più sale per la
cottura dei cibi, in tempo debito fu inviato a Sant’Agata Feltria il figlio di Gaspare Fabbrani per acquistare due libbre
di sale. Al ritorno da Sant’Agata Feltria,
quando questi si venne a trovare a Perticara, incappò in una pattuglia di soldati, che lo tacciarono di contrabbando
e lo condussero a Mercato Saraceno
in prigione. Fu necessario l’intervento
della Congregazione, nella persona di
un priore, che, munitosi di un parere
scritto del Vicario di Talamello, che allora era Pietro Cesaretti, riuscì a liberare
il ragazzo, dietro pagamento di dodici
scudi. Da questi fatti si ha un’idea dell’importanza della Congregazione, dei
compiti attribuitile, dell’interesse e dei
benefici che il paese ne ritraeva, stante
il fatto anche che veniva amministrata
con grande umanità, con la massima
severità ed onestà.
Ci pare il caso di precisare che le nomine dei priori venivano fatte dalle assemblee generali, chiamate popolari, di
tutti i capi famiglia del paese; che questi
duravano in carica due anni, e che allo
scadere del biennio il loro operato amministrativo veniva sottoposto alla revisione (al sindacato, si diceva allora) di
persone estranee e competenti. Dai verbali risulta che certi revisori furono nominati nelle persone scelte fra i cittadini
di Tornano o di Perticara o di Antico di
Maiolo. Infatti, nel 1875, in occasione
del rinnovo dell’affitto dei terreni, per
la stima dei beni e delle scorte vive e
morte, fu chiamato Antonio Valentini
di Antico.
Si deve anche dire che, ogni decisione
era presa dopo che i problemi erano
stati convenientemente discussi, previa
votazione.
Allora per votare si usavano le fave,
bianche per chi votava a favore, nere per
chi era contrario.
Altro motivo d’interesse da rilevare era
la gratuità del servizio resa dai priori, per i quali il servizio rappresentava
un dovere ed un onore, diversamente
di quanto avviene nei tempi cosiddetti moderni, nei quali non v’è cane che
muova la coda senza ottenere il proverbiale osso.
È proprio il caso di ripetere il vecchio
adagio: Oh tempi, ho costumi!
(fine terza puntata - continua)
Amedeo Varotti
A
Sarsina in festa
per San Vicinio
lla millenaria concattredale di
Sarsina nell’Appennino romagnolo, salgono ogni anno quasi
70mila persone. E’ gente di ogni estrazione sociale. A volte fanno lunghi viaggi, provenienti anche dall’estero e dalla
Sicilia. Molti chiedono a San Vicinio
– che a Sarsina fu il primo Vescovo fino
all’anno 330 – una speciale intercessione per essere liberati dal male e dai suoi
effetti nel corpo e nello spirito. «I casi di
possessione da parte del demonio sono
solo alcune unità – spiega don Gabriele
Foschi, esorcista e delegato del Vescovo
di Cesena-Sarsina per la concattredale . Più frequenti sono i casi di vessazioni
demoniache, cioè di fatti strani che si
verificano all’interessato, nel suo nucleo
familiare o negli ambienti che frequenta. Tanti i casi di depressione. Di certo
i fenomeni dell’esoterismo e dell’occultismo sono molto diffusi, più di quanto
non si creda.
Basta pensare che in Italia sono milioni
le persone che frequentano maghi e fattucchiere e si affidano agli oroscopi».
La festa di San Vicinio, che ricorre lu-
nedì 28 agosto, per il secondo anno
consecutivo sarà l’occasione per trattare
temi legati al “misterismo”. Il Simposio
viciniano, in programma a Sarsina dal
30 agosto al primo settembre, metterà
a tema Il Codice da Vinci, la magia,
l’astrologia e i Vangeli apocrifi. Fra i relatori interverranno anche il prof. Massimo Introvigne, direttore del Centro
studi sulle nuove religioni e Giancarlo
Biguzzi, docente di Sacra Scrittura all’Università Urbaniana di Roma.
Durante il pontificale del 28 agosto,
presieduto dal Vescovo diocesano Antonio Lanfranchi, ci sarà l’ammissione fra
i candidati al sacerdozio del ventunenne sarsinate Daniele Bosi. Nella serata
di sabato 2 settembre, a conclusione
dei festeggiamenti sarsinati, il cardinale
Giovanni Battista Re guiderà il pellegrinaggio diocesano, rivolto in particolare
ai giovani, che porterà i partecipanti al
monte di San Vicinio, lungo un percorso notturno in salita, di almeno tre ore.
Da “Avvenire” del 23/8/2006
Francesco Zanotti
Nuovo Test del
santagatese doc
Rispondi a questo test, e controlla il
tuo livello di passione per le vicende
del nostro paese.
• Sei andato a vedere almeno una
volta “la Mostra su Padre Agostino in Piazza Garibaldi?
• Hai protestato almeno una volta
per le strade (sporche e sconnesse)
del territorio comunale?
• Sei pronto per firmare un’altra petizione (l’ennesima) per salvare il
Convento di San Girolamo?
• Pensi di venire a vedere in Teatro la nuova commedia della filo
drammatica di S. Agata “I nuovi
minatori”
• hai in casa almeno 10 numeri del
nostro giornale che esce da 13
anni (un piccolo record del quale
andiamo fieri) ?
Se hai risposto sempre “Sì” sei un
Santagatese doc (complimenti!); Se
hai risposto “Sì” almeno 3 volte sei
un bravo Santagatese; Se hai risposto
“Sì” meno di tre volte, la tua passione
per S. Agata si è affievolita, e devi recuperare: sottoscrivi subito un abbonamento al nostro giornale!
La Rocca
Settembre/Ottobre 2006
personaggi
Storia e attualità di Padre Agostino
da Montefeltro
L
uigi Vicini, che diventerà poi
Padre Agostino da Montefeltro
nasce a S. Agata Feltria l’1 marzo 1839. Inizia il suo percorso di studio nelle scuole pubbliche di S. Agata,
e sempre in paese continua i suoi studi
ginnasiali sotto la guida del notaio Menghi, e presso l’avvocato Giovanni Buffoni di S. Agata, che gli apre il suo studio e
la sua biblioteca privata. Nel 1856 entrò
nel Collegio dei Padri Scolopi di Urbino, diretto dal Padre Serpieri. Il 30 marzo 1860 diventa canonico della chiesa
Collegiata di S. Agata Feltria.
Nel settembre 1869 - dopo una crisi morale e materiale - lascia definitivamente
il suo paese (se si eccettua qualche raro
passaggio). Il distacco commovente viene descritto dallo stesso Padre Agostino nelle sue Memorie: “Settembre, 11
di sera del dì sei settembre partii da S.
Agata, ove lasciai la madre, due fratelli, due sorelle, uno zio, due cognate e
due piccole nipotine. Piangevano essi
ed io pure era intenerito alle lacrime. Il
pensiero di lasciarli forse per sempre opprimevami il cuore” e ricorda la casa, la
chiesa, le scuole, le contrade.
Nel 1871 si rifugiò alla Verna. Ricevuto
il saio francescano, ben presto si rivela
oratore di grande talento capace di suscitare l’entusiasmo delle folle, fino a
diventare a tutti gli effetti il più importante oratore sacro del suo tempo. “Di
bella presenza, con una voce da tenore,
colto dicitore svelto, con parola chiara
e spiccata” “nessuno lo ha uguagliato in
Italia”, affermano i suoi primi biografi.
Ovunque andasse c’era chi stenografava
le sue prediche, anche se tra i discorsi di
Padre Agostino e il testo scritto vi è una
differenza abissale, della quale il Padre
non era affatto contento.
Sulla base di quella trascrizioni molti
editori pubblicarono le prediche, che
furono poi tradotte in varie lingue e circolarono non solo in ambienti cattolici.
Con l’occasione della Mostra dedicata a
P. Agostino (settembre - dicembre 2006)
sono state repertoriate una cinquantina
di edizioni delle prediche di Padre Agostino in italiano, quattro in inglese, cinque in tedesco e una in spagnolo. Da
notare che alcune edizioni sono state
pubblicate anche dopo la scomparsa di
Padre Agostino. Inoltre con le prediche
del padre sono stati incisi diversi dischi,
con l’occasione della mostra ne sono
stati repertoriati diversi:
- il primo contiene alcuni brani delle
prediche “l’uomo” e “l’amore del prossimo”, inciso e distribuito dall’etichetta La Voce del Padrone;
- il secondo (Phonotype di Napoli) contiene la predica “la benedizione”;
- i dischi incisi nel 1909 contengono le
prediche “la fede”, “la patria”, “l’uomo”;
- i dischi incisi nel 1918 con la voce di
Luigi Prestini contengono le prediche
“l’amore del prossimo”, “la Patria” e
“l’uomo”.
Carducci che lo ascoltò a Bologna esclamò “Cicerone ha affermato che non
si dà il perfetto oratore; ma per Padre
Agostino io farei una eccezione”
Paolo Mantegazza, inventore della scenografia balneare riminese, dopo averlo
ascoltato disse “io vidi piangere uomini
e donne ed all’uscio della Chiesa vidi
abbracciarsi e stringersi la destra gente
che non si era mai vista, bisognosi di comunicare ad altri la piena emozione che
l’inondava e soffocava”.
“Un mese prima del suo arrivo” raccontano i suoi primi biografi “le città
dove avrebbe predicato si riempivano
di enormi ritratti appiccicati alle cantonate” e venivano messi in distribuzione
testi stenografati delle prediche. Il padre
“ne restava profondamente umiliato e
non esitava a palesare rammarico e disapprovazione”.
Ad ascoltare le prediche giungevano migliaia di persone (molte arrivavano in
chiesa diverse ore prima della predica).
Molte persone restavano affascinate dalle sue parole, si aprivano alla fede e al
termine delle funzioni religiose si avvicinavano a Padre Agostino con un entusiasmo travolgente.
Il celebre barnabita Giovanni Semeria,
anch’egli grande oratore sacro, disse che
il Padre “fu davvero l’idolo del pubblico
italiano per circa un ventennio”.
Anche la famiglia reale (sia re Umberto
con la regina Margherita, che Vittorio
Emanuele III con la regina Elena) fece
più volte visita al Padre, e così pure il
Ministro Rattazzi, diversi Deputati e
Senatori.
Lo stesso Papa Leone XIII lo chiamò
a predicare a Roma, a San Carlo al Corso, e successivamente lo chiamò per una
udienza privata. Papa Leone XIII mostrò più volte di tenere in gran concetto
P. Agostino. Diversi autori hanno sottolineato come P. Agostino con le sue
prediche e le sue conferenze abbia anticipato e in qualche modo “preannunziato la Rerum Novarum”. Uno studio
di Ildefonso Buratti mette in luce una
notevole affinità di linguaggio oltre che
di argomenti tra le conferenze di Padre
Agostino (e in particolare la predica sulla
classe operaia) e l’Enciclica “Rerum Novarum” pubblicata il 15 maggio 1891.
Le sue predicazioni “quaresimali” iniziarono nel 1872, e terminarono nel
1907.
Uomo umile, e di grande fede, dopo le
prediche, quando la carrozza lo riportava in convento, Padre Agostino recitava
il rosario, e tutti i giorni faceva il pio
esercizio della via crucis.
Nel 1893 padre Agostino istituì la Congregazione delle Figlie di Nazaret,
chiamate comunemente Suore di Padre
Agostino.
La Rocca
Settembre/Ottobre 2006
mostre
Tra le prime sei suore della Congregazione si trova Amabile Celli Baffoni di
S. Agata Feltria.
L’attualità del regolamento redatto da P.
Agostino, della sua spiritualità fu confermata anche dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II ed oggi la Congregazione è presente in una decina di città
italiane in Albania e in India.
L’unica opera pubblicata da Padre Agostino è il libretto di devozione: Sfoghi
del cuore dinnanzi al SS. Sacramento, edito da Marietti a Torino nel 1905
e di nuovo nel 1930. L’editore nel presentarlo dice che “siamo riusciti a strapparlo dalle mani di chi lo scrisse e per
tanto tempo lo adoperò per aiutare il
suo cuore a parlar con Gesù”; e poi ancora “la storia di questo libretto è storia
di dolore e storia d’amore; l’anima che
lo scrisse è stata crudelmente provata”.
L’opera è il frutto delle riflessioni e delle conversazioni devozionali che Padre
Agostino teneva alle orfanelle a Marina
di Pisa.
Fu pubblicata senza il nome dell’autore,
ma non vi sono dubbi sul fatto che l’autore sia Padre Agostino (così Ildefonso
Buratti, a pag. 127 del libro dedicato
a Padre Agostino). Il libretto ebbe un
grande successo e fu stampato in 90
mila copie, e successivamente fu tradotto e pubblicato in francese.
P. Agostino morì a Marina di Pisa il 5
aprile 1921.
L’anno successivo, l’8 settembre, S. Agata Feltria scopre una lapide a ricordo del
suo figlio illustre.
(GD)
Fama di P. Agostino
L
a sua fama assieme alla sua influenza su non pochi “oratori”
proseguì nel tempo.
Tutti i dizionari e le enciclopedie del
tempo riportano la voce P. Agostino,
anche se a volte con informazioni erronee (nel Dizionario Enciclopedico
Moderno pubblicato nel 1942 dalle
edizioni Labor, ad esempio si legge
“frate francescano già volontario garibaldino”).
Si segnala in particolare la voce “Agostino da Montefeltro” nel Dizionario
degli Italiani Illustri pubblicato di recente dall’Istituto Treccani.
Tra il 1905 e il 1918 furono incisi e
messi in vendita diversi dischi con le
sue prediche recitate da attori professionisti.
Nel 1926 il sacerdote Antonio Tani,
futuro Vescovo di Urbino, pubblica
all’interno del libro “San Francesco
nel Montefeltro” un intero capitolo
dedicato a Padre Agostino.
La sua influenza è chiaramente visibile nel discorso che Don Orione tenne
alla Radio di Buenos Aires nel 1937
(cfr. articolo del quotidiano L’Italia).
Gli argomenti famiglia, amor patrio,
organizzazione sociale, e le parole
“senza Cristo tutto si offusca, tutto si
spezza, il lavoro, la civiltà, la libertà, la
gloria… tutto resta distrutto” riecheggiano le parole di Padre Agostino).
Negli anni ’50 Benigno Benassi in un
suo libro per spiegare la dottrina sociale del cristianesimo attinge a piene
mani alle prediche di Padre Agostino
sulla questione operaia.
Nel 1955 una sua biografia comincia
con queste parole “Se ti capita ancora
oggi, dichiarando le tue generalità, di
dire in conversazione a uno qualunque
che sei del Montefeltro, non è raro il
caso che ti senta rispondere “della Patria di p. Agostino!”; tanto viva è la
memoria di questo grande oratore”.
Negli anni ’50 scrivono di lui tra gli
altri Ildefonso Buratti, Luigi Dominici, padre Benigno,
Negli anni ’60 scrivono su P. Agostino
Franco Dall’Ara, Giuseppe Valli, e ancora Ildefonso Buratti che ne sottolinea il ruolo di “precursore della nuova
dottrina sociale della Chiesa” …
E in tempi più recenti Benvenuto
Matteucci, M. Damiata, Amedeo
Varotti, Marco Mainardi, Francesco
Sarri, Nando Cecini, G. Odoardi e
Lorenzo Bedeschi.
Ma più degli scritti contano le sue
opere che sono vive e testimoniano la
sua grandezza.
P. Agostino in mostra: settembre - dicembre 2006
L
a mostra è esposta a Palazzo
Celli, edificio appena restaurato dall’Amm.ne Comunale,
in piazza Garibaldi. Il percorso espositivo è diviso in tre parti:
La Sezione introduttiva è dedicata
al paese di S. Agata nell’800, all’ambiente culturale che fece da sfondo
all’educazione e alla gioventù di P.
Agostino.
La II Sezione è interamente dedicata a Padre Agostino da Montefeltro
e propone immagini dell’ambiente
familiare, oggetti personali e religiosi
appartenuti al Padre, edizioni delle
prediche (in italiano, inglese, tedesco
e spagnolo), dischi incisi nei primi
anni del secolo contenenti le sue conferenze, lettere e manoscritti inediti,
oggetti realizzati da diversi artisti in
onore di P. Agostino, e testimonianze della presenza attuale dell’ordine
religioso fondato dal Padre.
La mostra documenta poi i rapporti
tra P. Agostino e il Papa Leone XIII
autore dell’Enciclica Rerum Nova
rum, con la quale la Chiesa affronta
per la prima volta la questione sociale e operaia, ed alla quale non fu
estraneo il frate santagatese.
La III Sezione è un’anteprima della
prossima mostra in programma a
S. Agata, che sarà dedicata a Padre
Marella. Anche don Olinto Marella,
come P. Agostino, dedicò la sua vita
all’infanzia abbandonata e bisognosa,
e proprio a S. Agata aveva un Istituto
dove accolse centinaia di ragazzi.
La Rocca
Settembre/Ottobre 2006
FOTOCRONACA
Il Vescovo benedice la mostra
su Padre Agostino
8 settembre 2006
La Rocca intende ringraziare il Comitato per la Salvaguardia dei beni culturali di S. Agata Feltria
per la mostra realizzata su P. Agostino, ed in particolare:
Per l’organizzazione
Per l’allestimento e l’esposizione
Anna Vicini
e gli oggetti esposti
Tiziana Vicini
Chiara Alessandrini
Gianludovico Masetti Zannini
Edo Zangheri
Alessandra Fantini
Massimo Scarani
Annamaria Rinaldi
Giovanni Migliarini
Carlo Colosimo
Mauro Giorgetti
Riziero Angeli
Manlio Flenghi
V.V. Arredamenti De Silvestri Rimini
Roberta Berardi
Martino Valli
Carlo Marchini
Fioretta Faeti
Giancarlo Dall’Ara
Piero Barbato
Enzo Liverani
Per le medaglie ricordo
Giuseppe Bossari
Paolo Ricci
Nazzareno Flenghi
Daniele Masini
Mario Benito Nalin
Maddalena Gamberini
Gaetano Campion
Fondazione delle Suore
Figlie di Nazareth
Per la gestione della Mostra
Grazie anche ad Angelina Botticelli ViOpera Padre Marella
Franco Vicini
cini, Eredi Sergio Vicini per aver cone Città dei Ragazzi di don Marella
Cristina Vianini
servato alcune foto e immagini esposte.
La Rocca
Settembre/Ottobre 2006
ATTUALITà
Mons. Luigi Negri, Vescovo della Diocesi di San Marino – Montefeltro,
alla Mostra di P. Agostino
P
ubblichiamo di seguito uno stralcio della benedizione del Vescovo
Mons Luigi Negri alla Mostra di P. Agostino. Le parole del Vescovo sono state di una bellezza commovente, ma il testo pubblicato
qui di seguito- curato dalla Redazione del nostro giornale- non riesce a
riportarle in maniera adeguata. Chi fosse interessato, può chiederci la
registrazione originale, o venirla ad ascoltare con l’occasione di una visita
alla Mostra.
(…) Ho già detto più d’una volta che
un popolo che perde il senso della
propria tradizione è un popolo debole, perciò vulnerabile nei confronti
delle varie malattie più o meno gravi
di cui è densa la nostra società. Recuperare la tradizione, una tradizione di
fede e di carità, una grande tradizione
di fede che ha saputo coagulare centinaia, forse migliaia di persone, attorno
alla parola di P. Agostino…, e questa
irresistibile carità di Don Marella che
ha raggiunto e raggiunge tutt’ora migliaia di giovani caratterizzati da povertà diverse, da devianze che ai tempi
in cui P. Marella incominciava la sua
opera non erano neanche pensabili,
e che sono purtroppo tristemente diventate normali. Abbiamo di fronte
a noi due giganti della fede. Pensarli,
rimettersi a contatto con loro attraverso quella cosa viva che è il documento
- perché se il documento è riscoperto
e utilizzato da una cultura viva, com’è
quella di coloro che hanno impostato
questa mostra, ora ci parla - è come
se si riaccendesse oggi un dialogo con
questi grandi della storia, cristiana e
civile. Perciò è come se personalmente,
ultimo arrivato in questa tradizione, è
come se desiderassi che questa mostra
potesse significare per me un’apertura
della mia intelligenza, del mio cuore,
della mia sensibilità, che si mette in
ascolto di questi grandi, e cerca di vivere la loro grandezza per quello che
può, e di comunicarla. Diceva Giovanni di Salisbury, che era un grande
logico e filosofo del primo Medio Evo:
“Noi siamo come bambini sulle spalle dei giganti”, guardiamo più in là di
loro perché siamo riusciti a salire sulle
loro spalle. Uomini come P. Agostino e Don Marella sono i giganti sulle
spalle dei quali la nostra Comunità
chiede a Dio di saper vivere con una
intensità nuova e con capacità nuova
la grande tradizione di fede e di carità,
che arriva fino a noi attraverso di loro.
E prima della benedizione, un’ultima
osservazione che mi ha colpito, leggendo le note che mi sono state date
per preparare quella che, se Dio ci da
vita, sarà la conferenza che faremo qui
a S. Agata in novembre. La Chiesa è
stata veramente Madre. La grandezza di P. Agostino si è potuta rivelare
inaspettatamente e per certi aspetti incomprensibilmente perché un Vescovo
ha vegliato su di lui, lo ha accolto nella
fierezza del giudizio, nella misericordia del coinvolgimento. Perciò quello
che la mentalità comune del tempo
(anche oggi sarebbe così) considerava
perduto è come se avesse ritrovato in
questa misericordia un nuovo habitat,
cristiano, umano ed ecclesiale, in cui
la potenzialità che sembrava essersi
inaridita, è fiorita in modo nuovo. La
Chiesa è madre.
Quando noi cadiamo spesse volte,
preda di questa brutta e cattiva sociologia contro la Chiesa, recriminatrice,
che inventa anche tante cose che non
sono accadute per poter prendere le
distanze o infamare la Chiesa, dobbiamo renderci conto che invece difficilmente la Chiesa non è stata madre
dei suoi figli, ed ha saputo arrivare
dove la ragione e la giustizia non arriverebbero, perché la misericordia è
oltre la giustizia, supera anche la giustizia. Quando penso a quella grande
schiera di predecessori che mi hanno
preceduto aumenta la coscienza della
mia indegnità. Certamente Sormani,
Mariotti sono stati due tra i più grandi
Vescovi del Montefeltro; la grandezza
intellettuale, di predicazione, di conoscenza, di cui mi avevano parlato, di
Monsignor Mariotti, che rimase qui
trent’anni e non accettò mai gli inviti ripetuti di Leone XIII di passare in
una sede più prestigiosa perché diceva:
«qui mi hanno mandato e con questo
popolo voglio restare», Mariotti non è
soltanto un grande, tra virgolette, intellettuale, è anche un padre; nel caso
di P. Agostino, attraverso la paternità
di Mariotti è arrivato a Dio. La misericordia di Dio, secondo la tradizione
dell’Antico Testamento, la misericordia di Dio ricrea l’uomo e il cosmo.
Ecco, sono una serie di suggestioni che
tentano da un lato di dire il mio grazie
a coloro che hanno organizzato questa
mostra, ma insieme dico non soltanto
alla Comunità di Sant’Agata Feltria,
di partecipare consapevolmente a questo momento, e di farsene promotrice
anche “al di là”;: è questo infatti un
evento che possiamo proporre, come
si amava dire una volta, anche agli uomini di buona volontà, essendo uomini di buona volontà, quelli che almeno desiderano misurarsi con la realtà
tutta intera. E la tradizione cristiana
del Montefeltro che è scolpita nelle
personalità di P. Agostino e don Marella, è la tradizione in cui il Montefeltro ha vissuto per secoli, generando
un popolo che ha difeso la sua identità
contro le tentazioni più diverse.
Adesso sui vostri intendimenti, e su
questa mia consapevole partecipazione al vostro lavoro, e sul desiderio che
questa mostra diventi “un fatto per il
presente”, per ciascuno di noi e per la
nostra comunità di Sant’Agata. Ma un
fatto del presente non può essere veramente del presente, se non sa guardare
in maniera positiva e costruttiva al futuro… (ndr. il Vescovo benedice).
La Rocca
Settembre/Ottobre 2006
news
Non c’è nulla di più definitivo
del provvisorio
C
aro Direttore,
se la matematica, come si usa
dire, non è un’opinione, beh,
non deve esserla neppure la lingua italiana e così non si possono confondere
i verbi: il futuro è futuro e il presente
è presente. Dico questo perché sul n.
3 della Rocca leggo il riferimento ad
una sorta di appello di alcuni cittadini
preoccupati che S. Girolamo diventi in
futuro Museo delle Arti Rurali. Tengo ben in vista sulla mia scrivania un
“cofanetto” distribuito dalla Comunità
Montana che contiene diversi pieghevoli illustrativi della rete mussale dell’Alta
Valmarecchia.
Posso assicurarti che uno di questi cita
testualmente sotto la dicitura “S. Agata Feltria Museo delle Arti Rurali”: “il
museo delle arti rurali di S. Girolamo è
(presente!) ospitato nel convento omonimo ecc.” e ancora “... il convento di
S. Girolamo è stato adibito (passato!)
a sede museale nel 2005 (sic!) dopo un
lungo intervento di restauro ecc.”.
Aggiungo che nelle strade di accesso a
S. Agata è già stata posta una segnaletica
che indica S. Girolamo come sede attualmente funzionante di tale museo.
Tutto il progetto è stato anche ufficialmente presentato e ampiamente illustrato dall’Assessore alla Cultura della
Comunità Montana, dal Sindaco di S.
Agata, dal Presidente della Comunità
Montana e dal presidente della locale
Pro Loco il giorno 21 maggio nel teatro
Mariani, altra sede mussale inserita nel
progetto assieme a Rocca Fregoso. Come
vedi per buona pace dei cittadini perplessi l’ipotesi non è “futuribile”, bensì
già “attiva”, anche se a San Girolamo i
lavori sono… ancora in corso. L’ipotetico Gabibbo provocatorio e in cerca di
storie assurde in visita al… Museo che
si presenta come già aperto dal 2005 in
verità altro non troverebbe che: muratori (a volte!!!) e calcinacci (sempre!).
S. Agata Feltria, patria del possibile e
spesso, ahinoi dell’impossibile, è anche
patria dei musei feretrani esistenti solo
su colorati depliant e nella fertile fantasia di solerti amministratori consapevoli,
però, che in questo nostro paese non c’è
nulla di più definitivo del provvisorio.
Fioretta Faeti Barbato
Una tromba. Una vita
Q
uesta è una delle tante storie
dei nostri soldati, durante la
guerra 1940-1945.
A vent’anni un giovane parte dal suo
paese, abbandona la famiglia, la morosa, le cose belle e la sua terra, il suo
Maiano.
Il richiamo è servire la Patria, l’Impero,
il Duce, il Re. Prima generazione totalmente “allevata” dal regime.
Come sentivano questo richiamo i giovani che partivano, lo possiamo immaginare ora.
Nel lontano 1940, in piena guerra, erano convinti dei loro ideali. La vita migliore, le nostre terre, il posto al sole,
che il destino, secondo i nostri capi, Dio
ci aveva riservato.
Questo giovane ,con questa fede, partì
il 9 febbraio 1940 per presentarsi a Bari
ed imbarcarsi, il giorno 12 febbraio,
sulla nave Sardegna per l’isola di Rodi,
caserma Regina Campo Chiaro.
Nell’isola la vita trascorse per lungo periodo normale, con relazioni buone con
i residenti e relativa tranquillità con i
nemici.
Ma... venne l’8 settembre 1943. Armistizio, grande confusione, mancanza di
ordini, speranza di un rapido ritorno a
casa.
Ma la Patria venne a mancare. Il suo
suolo invaso da soldati, che da alleati
diventano invasori.
Nella lontana isola di Rodi i nostri soldati furono fatti prigionieri e internati a
Marizza in campo di concentramento.
Così da Marizza nel febbraio del 1944
partì una colonna di prigionieri, dei tedeschi, di quattromila soldati italiani e
coprirono a piedi i quaranta chilometri
per portarsi a Rodi città, per essere imbarcati verso la Grecia.
Lungo il percorso, il comandante chiese
a Ricci se aveva portato con sè la tromba, perché disse: “sulla nave vogliamo
fare baldoria”.
“No - rispose Ricci - è rimasta al campo” ed il comandante lo rimandò indietro a prenderla.
Fu giusto il tempo per non arrivare in
orario all’imbarco.
Infatti arrivò che la nave era appena
partita.
Dalla riva Ricci, quell’undici febbraio
1944, vide la nave appena fuori il porto,
silurata dagli Inglesi. Morirono tutti.
Ricci con le lacrime agli occhi strinse
10
ancor più la sua tromba, fra le mani, e
forse promise che non l’avrebbe più lasciata.
I tedeschi, con tutto il loro da fare, scoprirono che Ricci non si era imbarcato e
cominciarono le ricerche sull’isola.
Si salvò una prima volta dentro il camino di una casa amica.
Poi con la complicità del comandante del campo di Marizza sotto il nome
di “Rinaldi Enrico” attese la fine della
guerra e tornò a Maiano il 15 agosto
1945.
La tromba di Ricci tornò a suonare tutta la sua felicità, la sua voglia di vivere e
far vivere serate, giorni e anni migliori a
tutti, senza odio, senza guerra, felici.
Ricci e la sua tromba si fecero compagnia fino all’età di ottant’anni ed a molti
insegnò a suonarla in modo magistrale.
Ebbe, per meriti bandistici, il riconoscimento di “Cavaliere del Lavoro” dal
Presidente Pertini.
Fondò con Corrado Rinaldi il “Corpo
Bandistico Limbiatese” trasformatosi
ora in “Orchestra Filarmonica Città di
Limbiate”.
Riziero Angeli
La Rocca
Settembre/Ottobre 2006
CRONACA
Interpellanza dell’opposizione
al Sindaco
R
iportiamo di seguito uno stralcio
dell’interpellanza
che i consiglieri di opposizione hanno presentato in
Comune. Ci scusiamo con
gli autori per i tagli apportati per mancanza di spazio
e invitiamo gli interessati a
chiedere direttamente all’opposizione il testo originale.
Qualora ci fossero risposte
troveranno anch’esse spazio
su questo giornale.
investimenti. Per una cifra
mossa di circa 180.000 euro
per tutte le iniziative, non è
sufficiente investire 14.000
euro per la promozione, ovvero un 8%. Riteniamo che
si dovrebbe investire molto
di più in promocomunicazione. La percentuale investita è più o meno quella che
investe in promozione una
fabbrica, non certo un ente
turistico.
Nessuna traccia del Premio
Letterario il Pungitopo,
L’economia di Sant’Agaun’iniziativa che portava
ta Feltria beneficia da anni
Sant’Agata a livelli di lustro
della ricaduta positiva della
e fama eccellenti, e dava del
come si legge dai dati elaborati
Fiera del tartufo e del Natale; questi
nostro paese una bella immagine, culdalla Polizia Municipale di Sant’Agata
due fondamentali appuntamenti rapturalmente elevata, portando personaFeltria e a questa amministrazione già
presentano per il Paese intero una fonte
lità significative del mondo culturale
ben noti.
di economia e uno specchio di visibilità
ed artistico. L’attuale Presidente aveva
irrinunciabili; è per questo che l’attività
affermato che avrebbe portato avanti il
Ora siamo profondamente preoccupati
turistica va curata ed incrementata con
Premio. Rischiamo, invece, che un preche questo trend negativo possa, in brecostanza e determinazione.
mio sulla falsariga del Pungitopo venga
vissimo tempo, trasformare le fiere in
Negli anni si sono succeduti diversi tiorganizzato altrove, a livello di vallata,
“mercati” indistinti, “di tutto un po’”.
monieri: l’amministrazione non ha mai
perdendo così l’esclusiva di un’idea nata
Un numero di richieste di espositori
ritenuto opportuno gestire autonomaa Sant’Agata.
sempre più modesto impedisce infatti
mente le due fiere, ma ha sempre pre(…) Parliamo di Ufficio Turistico: l’utiuna selezione che qualifichi l’offerta e
ferito delegare ad altri la loro organizlizzo del locale è regolato da apposito
renda uniche e originali le nostre fiere.
zazione. Questo potrebbe aver ridotto
contratto di comodato precario e da una
il controllo che doscrittura privata dove
vrebbe essere dovesi legge:”da utilizzare
2004
2005
roso, da parte delcome ufficio inforFIERA DEL TARTUFO
l’Amministrazione,
mazioni turistiche”.
-4,62%
rispetto
al
2004
incasso
Tosap
13.271,83
12.659,56
quando si tratta di
Questo avveniva il
-7,5% rispetto al 2004
affari che riguarda- espositori
160
148
primo anno di vita
no l’economia del FIERA DEL NATALE
dell’Ufficio, quando
paese intero.
era presente una per-9,53% rispetto al 2004
incasso Tosap
8.433,90
7.629,88
La gestione, in mani
sona sia di mattina
sapienti e capaci,
che di pomeriggio.
Si rischia di disperdere un patrimonio
ha dato, a volte, ottimi frutti, a volte
Successivamente le cose sono cambiate
ventennale di conoscenze e competenze,
meno, comunque attualmente si sono
(…)
e di fare di Sant’Agata F. un luogo di
riscontrati alcuni aspetti negativi. Non
Risultato: insoddisfazione del turista e
sagre paesane, con un flusso di visitatori
lo diciamo noi, lo dicono i numeri: calo
lamentele, che si ripercuotono sull’immediocre in termini di arrivi, presenze
delle presenze tra gli espositori, (dimimagine del nostro paese. (…)
e indotto economico generato. Noi rinuzione delle domande pervenute), calo
teniamo che si possa evitare il rischio
delle presenze tra i visitatori, calo negli
Paolo Ricci
adottando una politica fatta anche di
introiti comunali relativi alla Tosap,
Alessandra Fantin
11
La Rocca
Settembre/Ottobre 2006
CRONACA
Il percorso mariano
di Romagnano Montepetra
L’editoriale dello scorso numero della Rocca diceva che il nostro territorio comunale
si caratterizza da secoli per una profonda
devozione mariana, testimoniata dalla presenza di una decina di Santuari, molti dei
quali ancora oggi frequentati e venerati.
I libri di storia, i documenti processuali e
le testimonianze di molte persone tengono
vivo il ricordo di un numero impressionante
di prodigi e di avvenimenti miracolosi, che
fanno della nostra zona una terra a vocazione mariana.
Mentre siamo impegnati a scrivere, e dare
alle stampe, una piccola guida a queste nostre risorse “religiose”, segnaliamo ai lettori che un itinerario mariano esiste già tra
Romagnano e Montepetra, dove si ricorda
un avvenimento prodigioso non dissimile –
nelle modalità – da quello di Fatima. Le foto
pubblicate in questa pagina vogliono essere
uno stimolo per andare a percorrerlo.
12
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Rocca di Ottobre 2006 - il giornale di Sant`Agata Feltria