Horkheimer riflettendo sul concetto di razionalità
distingue la ragione soggettiva da quella
oggettiva, universale, tipica dei grandi sistemi
filosofici:
si tratta della ragione della civiltà industriale che si
risolve nella funzionalità, nella tecnica, nell'utilità
“ Dal momento in cui la ragione divenne lo strumento del dominio esercitato dall’uomo
sulla natura umana ed extraumana - il che equivale a dire: nel momento in cui
nacque -, essa fu frustrata nell’intenzione di scoprire la verità. Ciò è dovuto al fatto
che essa ridusse la natura alla condizione di semplice oggetto e non seppe
distinguere la traccia di se stessa in tale oggettivazione. […] Si potrebbe dire che la
follia collettiva imperversante oggi, dai campi di concentramento alle manifestazioni
apparentemente più innocue della cultura di massa, era già presente in germe
nell’oggettivazione primitiva, nello sguardo con cui il primo uomo vide il mondo
come una preda.” (Horkheimer, Eclissi della ragione)
la logica del dominio, alla base della prassi dell'Occidente, coincide con
l'ideale di razionalizzazione del mondo per plasmarlo e soggiogarlo a
vantaggio dell'uomo:
è la storia dell'illuminismo il cui apice è costituito dalla
moderna società industriale
ma l'illuminismo è segnato da una dialettica auto-distruttiva:
la pretesa di accrescere sempre più il potere sulla natura tende
a rovesciarsi in un progressivo dominio dell'uomo sull'uomo
ed in un asservimento degli individui al sistema
"L'illuminismo nel senso più ampio di pensiero in continuo progresso, ha perseguito da
sempre l'obiettivo di togliere agli uomini la paura e di renderli padroni, ma la terra
interamente illuminata splende all'insegna di una trionfale sventura, gli uomini pagano
l'accrescimento del loro potere con l'estraniazione da ciò su cui lo esercitano.
L'Illuminismo si rapporta alle cose come il dittatore agli uomini, che conosce in quanto è
in grado di manipolarli. Ogni tentativo di spezzare la costrizione naturale spezzando la
natura, cade tanto più profondamente nella coazione naturale: è questo il corso della
civiltà europea" (Horkheimer- Adorno, Dialettica dell’illuminismo)
il prezzo di questo processo di decadimento è la perdita
della libertà e della felicità:
le vicende epiche di Ulisse adombrano il destino dell’uomo
occidentale il quale porta a termine il progetto di
asservimento della natura soltanto rinunciando a se
stesso
“ In un racconto omerico è custodito il nesso di mito, dominio e lavoro. Il dodicesimo
canto dell’Odissea narra del passaggio davanti alle Sirene.[…] é impossibile udire le
Sirene e non cadere in loro balía: esse non si possono sfidare impunemente. Sfida e
accecamento sono la stessa cosa, e chi le sfida è già vittima del mito a cui si
espone. Ma l'astuzia è la sfida divenuta razionale. Ulisse non tenta di seguire un'altra
via da quella che passa davanti all'isola delle Sirene. E non tenta neppure di fare
assegnamento sul suo sapere superiore, e di porgere libero ascolto alle maliarde,
nell'illusione che gli basti come scudo la sua libertà. Egli si fa piccolo piccolo, la sua
nave segue il suo corso fatale e prestabilito, ed egli comprende che, per quanto
possa distanziarsi consapevolmente dalla natura, le rimane, come ascoltatore,
asservito. %
[…] Proprio in quanto - tecnicamente illuminato - si fa legare, Ulisse riconosce la
strapotenza arcaica del canto. Egli si china al canto del piacere, e lo sventa, cosí
come la morte. L'ascoltatore legato è attirato dalle Sirene come nessun altro.
Solo ha disposto le cose in modo che, pur caduto, non cada in loro potere. Con
tutta la violenza del suo desiderio, che riflette quella delle creature semidivine,
egli non può raggiungerle, poiché i compagni che remano, con la cera nelle
orecchie, non sono sordi solo alle Sirene, ma anche al grido disperato del loro
capitano.” (Horkheimer e Adorno, Dialettica dell'illuminismo)
l’astuzia di Ulisse con cui riesce a resistere al pericolo distruttivo
rappresentato dalle Sirene è il simbolo dell’illuminismo, della
razionalità calcolistica, che finisce per ritorcersi contro lo stesso
eroe che da essa viene imprigionato e dominato
Ulisse può godere del canto solo in quanto esso resta per lui lo
struggente annuncio di una felicità ormai irraggiungibile:
all’uomo razionale, chiuso nella propria solitudine, l’arte non può
arrecare più nulla se non la nostalgia infinita della condizione di
felicità dalla quale l’intera storia lo ha allontanato
anche il marxismo inseguendo l'ideale di un
padroneggiamento della natura e della società ha finito per
rientrare nella logica illuministica della nostra civiltà
"Ciò che Marx immaginò essere il socialismo è in realtà il mondo amministrato" (Horkheimer,
La nostalgia del totalmente Altro)
le previsioni di Marx si sono dimostrate illusioni:
la rivoluzione, il futuro regno della libertà, l’identificazione di
giustizia e libertà
"la situazione sociale del proletariato è migliorata senza la rivoluzione, e l'interesse comune
non è più il radicale mutamento della società, ma una migliore strutturazione materiale
della vita" (ivi)
"la logica immanente della storia ... porta in realtà ad un mondo amministrato. Tramite la
potenza in via di sviluppo della tecnica, l'aumento della popolazione, la ristrutturazione
inarrestabile dei singoli popoli in gruppi rigidamente organizzati, tramite una competizione
senza risparmio di colpi tra i blocchi contrapposti di potenza, a me sembra inevitabile la
totale amministrazione del mondo...“(ivi)
"giustizia e libertà sono in realtà concetti dialettici. .. se si vuole conservare l'uguaglianza
allora si deve limitare la libertà; se si vuole lasciare agli uomini la libertà, allora non c'è più
l'uguaglianza“(ivi)
Scarica

Diapositiva 1