L'uomo perfetto è senza io, l'uomo ispirato è senza
opere, l'uomo saggio non lascia nomi.
(Zhuang-zi, IV° secolo a.C)
La nostra gloria più grande non sta nel non cadere
mai, bensì nel rialzarci ogni volta che cadiamo.
(Confucio)
Giornale gratuito autoprodotto senza scopo di lucro.
Etnomondi Marzo/Aprile 2010, Anno 14, n° 32/ Mondi lontani Ed.
Tutte le foto hanno puro valore documentativo e i relativi Copyrights appartengono alle
persone, Case Editrici ed agenzie che ne detengono i diritti.
Redazione: Mamdouh e Willy
SOMMARIO:
EDITORIALE - 3
RADIO TROPICAL – 23
NEWS FROM…EL ALAM - 5
DENTRO AL DRAGONE - 26
ETNOSITI – 7
MOSTRE E RASSEGNE – 27
MUSLIM MANGA! - 8
FIUMI DI VITA: INDO - 28
TRACCE SULLA SABBIA - 10
VOCI DAL NILO – 29
RISTORANTI ETNICI – 14
IL RICETTARIO- 31
SALSA DI SOIA E SALSA AGRODOLCE - 17
IL GANDHI MUSULMANO- 32
SEMPRE E SOLO SUSHI…PERCHE’? - 17
METROPOLI MULTIETNICA - 33
GUARANA’ - 18
ESSENI – 34
IL COCCODRILLO DEL NILO - 19
DAL SOL LEVANTE – 35
SAMARCANDA - 20
LE PORTE DELL’ORIENTE - 36
TANZANIA - 21
ANIME GIAPPONESI: ASTRO BOY - 38
ALEPPO E DAMASCO - 22
La copertina “EtnoTiger” è di: Raja Tiger (Mamdouh)
http://etnomondi1.splinder.com
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EDITORIALE
Cari amici, lunga l’attesa per questo numero che, nonostante siamo quasi a metà anno, è in
realtà il primo numero del 2010. L’attesa è stata premiata, ed è servita per poter scrivere
articoli come questi all’altezza di “Etnomondi”. Sono passati esattamente 5 anni dal nostro
ritorno, ricordate? Erano i primissimi mesi del 2005 e non fu molto facile, poiché mancavamo
da ben 6 anni. Molto era il materiale accumulato e mai pubblicato fino ad allora. Per un anno
circa, anche se proponevamo nuove idee, avevamo ancora la testa nel passato, molto vivi erano i
ricordi legati ai nostri inizi, adesso possiamo dire finalmente che la nostra mente è sempre più
nel presente e guarda al futuro con molto entusiasmo. Ci siamo presi un po’ di pausa in questi
mesi, anche se in realtà non abbiamo mai smesso di scrivere e trovare nuove idee per
Etnomondi. Idee che ci vengono anche in giro per il mondo. In più c’erano altri progetti, chi è
tornato alla Mecca, chi si è dedicato a siti di altro genere ecc. Insomma, la redazione è una vera
famiglia, se manca uno, gli altri non vanno avanti. Siamo un team, una vera squadra, con un
numero ridotto, ma l’importante è esserci, pochi ma buoni. La formula vincente del giornale è
proprio unire mentalità differenti, con gusti ed esperienze totalmente diverse, per tirare alla fine
un risultato più che soddisfacente. Quali sono gli argomenti di questo numero? Non vi
sveleremo nulla, al contrario delle volte precedenti, sarete voi a scoprirlo da soli e sarete
sorpresi come lo siamo noi in questo momento. Buona lettura
La Redazione
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N O T I Z I E E C U R I O S I T A’ D A L M O N D O
-Calendario cinese: è iniziato l’anno della tigre (Lao Hu):
auguri!
-L'Arabia Saudita elegge la sua Miss. Per fortuna non tutti
badano all’apparenza: la 18enne Aya Ali al-Mullah ha sbaragliato
la concorrenza di altre 274 aspiranti alla corona da reginetta, ed è
stata scelta non per il fisico ma esclusivamente per i suoi valori
morali: in base alla dedizione alla famiglia e ai valori dell'Islam.
- Pugilato filippino: battendo il portoricano Cotto, Manny
Pacquiao - che si dedica anche alla politica - è diventato il primo atleta della boxe ad aver vinto il
titolo mondiale in 7 categorie diverse.
-Paperino parla hindi! Per il 75°compleanno del papero più famoso del mondo, la Disney lancia
Donald Duck e anche Mickey Mouse nella lingua più parlata in India, dapprima con fumetti già
editi, poi con storie con cui raccontare usi e costumi locali.
-Vladimir Putin cintura nera! Lo sapevate che il premier russo, appassionato di judo e arti
marziali, ha ricevuto il titolo onorifico di cintura nera di sesto dan (=livello – su 10) di karatè,
specialità kyokushin?
-Maremoto in Giappone del 4-4-1771 Risale a questa data uno dei più violenti maremoti di cui si
abbia notizia, con un’onda alta 85 metri, che spostò di oltre 2Km e mezzo un blocco di corallo del
peso di 750 tonnellate. Accadde al largo dell’isola Ishigaki, nell’arcipelago di Ryukyu.
-John Woo Leone d’Oro! Il regista e produttore di Hong Kong sarà insignito del prestigioso
premio alla 67a Mostra del Cinema di Venezia. Tra i suoi numerosi film in patria e negli U.S.A.:
“Face off”, A better tomorrow”, “Hard boiled” e il recente “La battaglia dei tre regni” (vedi Tracce
sulla sabbia).
-Ristoranti giapponesi snobbati a capodanno! In giro per la città la notte del 31 dicembre,
abbiamo notato la stragrande maggioranza di questi locali desolatamente vuoti o chiusi, a differenza
di ristoranti normali, ma anche di cinesi ed altri etnici. Il motivo? Forse sono troppi e gli italiani,
almeno, quella sera, hanno preferito altre pietanze all’ormai onnipresente sushi che mangiano in
pausa pranzo e alla sera.
-A Dubai il grattacielo più alto del mondo! Un colosso di cemento, acciaio e vetro di ben 828
metri, appena inaugurato con una grandiosa festa con fuochi d'artificio e coreografie mozzafiato.
Precedentemente noto come Burj Dubai è ora stato chiamato Burj Khalifa, in onore dello sceicco di
Abu Dhabi, che ha salvato l'emirato dalla bancarotta.
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-Il mandarino è di gran lunga la lingua più parlata al mondo! Seguono, nell’ordine: inglese,
hindustani, spagnolo, russo, arabo, bengali, portoghese, malese, indonesiano e francese.
-Lo sharqi è una danza di stile classico e raffinato che veniva ballata nelle corti musulmane e
ottomane. Le prime testimonianze si ritrovano nel Grande Libro dei Canti, dell’autore di origine
persiana Abu Furag. Era danzato, in epoca classica, in Egitto, dalle ballerine “awaualim”,
appartenenti al ceto medio-alto, che si esibivano soltanto davanti ad altre donne.
-L’Apadana si trova a Persepoli (Iran) ed è un enorme salone sostenuto da colonne alte 20m, nel
quale i re concedevano udienza al popolo.
-Diavoli della Tasmania a rischio estinzione! I marsupiali, resi famosi dal personaggio Taz dei
cartoni animati della Warner Bros, sarebbero colpiti da anni da tumori deformanti. Un team di
scienziati ha scoperto la causa e sta cercando un vaccino o una cura.
-Ur, città sumera abitata già 6000 anni fa, fu distrutta dallo straripamento del fiume Eufrate,
cataclisma che, secondo alcuni studiosi, sarebbe lo stesso descritto nella Bibbia come Diluvio
Universale.
-Terremoti ad Haiti e in Cile. Un devastante terremoto ha colpito l’isola di Haiti e distrutto la
capitale Port Au Prince. Il paese tropicale è lo stato più povero d’America. Anche il Pacifico e
soprattutto il Cile sono stati colpiti da un successivo terremoto e da uno tsunami. Evacuate le coste
dell’Isola di Pasqua.
-Si era trovato sia ad Hiroshima che a Nagasaki quando gli americani sganciarono le bombe
atomiche a tre giorni di distanza l’una dall’altra. E’ morto Tsutomu Yamaguchi, l’ultimo tra i circa
165 sopravvissuti a entrambe le eplosioni.
-Kevin Spacey in Cina! Sarà il primo grande attore di Hollywood protagonista di un film di
produzione cinese, “Inseparable”, in mandarino e inglese, regia del sino-americano Dayyan Eng.
-Tollywood! Non solo Hollywood, Bollywood o Nollywood (vedi N. 31). Questa parola indica i
film telugu, cioè del sud del paese, a differenza di Bollywood, il cinema hindi/urdu con sede a
Bombay.
- L’ultima Bo è deceduta a 85 anni. Boa Sr. era l’ultima persona della tribù Bo, ultima a parlare
anche la lingua ominima, un popolo che ha vissuto per 65 mila anni nelle Isole Andamane.
-Cinema distrutti per protesta in India! Colpiti dai nazionalisti a causa dell’ultimo film di Shah
Rukh, attore “colpevole” di essere a favore dell’integrazione dei pakistani nelle squadre di cricket
indiane.
-La Bibbia tradotta in lingua nambya. Opera del missionario spagnolo Alexandre Alapont, che
l’ha tradotta per una tribù dello Zimbabwe di centomila persone, utilizzando 7 Bibbie in 5 lingue
diverse.
7
-Arrestato il regista iraniano Jafar Panahi Leone d'Oro per “Il cerchio” (vedi N.22), da sempre
fiero oppositore del presidente Ahmadinejad; è stato prelevato in casa dal regime di Teheran; aveva
chiesto il visto d'uscita per recarsi a Berlino per una conferenza sul cinema iraniano.
-La Festa dei Colori in India segna l’inizio della primavera e celebra la vittoria del bene sul male.
E’iniziata a inizio marzo e milioni di indù si sono spruzzati con manciate di polveri e acque
colorate.
-Antonio Inoki (アントニオ猪木) sarà introdotto nella prestigiosa Hall of Fame del wrestling
americano targato WWE; Attualmente Inoki si occupa della propria federazione, la Inoki Genome
Federation (IGF).
-Yao Ming il gigante cinese campione di basket che gioca da anni negli U.S.A. sta per avere una
figlia dalla moglie Ye Li, anch’essa giocatrice di basket: il governo cinese vuole che la piccola
nasca in Cina: il paese si divide.
-Non sarebbero le banconote gli oggetti che contengono più batteri (forse a causa della
diffusione delle carte di credito) ma i carrelli del supermercati, i mouse dei computer e i sostegni
degli autobus e maniglie varie di luoghi pubblici, lo dice una ricerca sudcoreana.
-E’ morto a Roma Ping Ping a causa della sua malattia, una rarissima forma di nanismo
(l'osteogenesi imperfetta) che ne aveva fermato la crescita e lo sviluppo a 74,1 cm di altezza.
Diventato una star mondiale, era l'uomo più piccolo del mondo (vedi N.29), gestiva un ristorante in
Cina e si trovava in Italia per l'ultima edizione dello Show dei Record.
-Lavatrici…per cani! L’ennesima follia giapponese è una macchina prodotta da una ditta per la
toeletta degli amici a 4 zampe (solo quelli di piccola taglia, pero’), che vi vengono introdotti,
insaponati, lavati e asciugati!
ETNOSITI
www.ismu.org/radici
Qui trovate una guida (distribuita anche gratuitamente in versione cartacea) per gli immigrati che
cercano casa in Lombardia. Tradotta in 10 lingue !
http://www.pbase.com/wanderingzenarcher/india&page=all
Sito con una serie di foto recenti in bianco e nero scattate nel Punjab (India).
8
Dei musulmani cinesi ci eravamo già occupati nel n. 24 con l’articolo “Gli Hui: i
musulmani cinesi” e “Kung- fu muslim!” n. 28, dei fumetti con super eroine ispirate
ai manga, nel n. 26 con “Le avventure di Imam in stile manga” da un’idea della
libanese Rima Khoreibi, e dei supereroi in stile americano ispirati ai personaggi della
Marvel in “Nuovi fumetti mediorientali” nel n. 29. Questa volta però i musulmani
orientali (e non solo) fanno sul serio con i Manga. Sta esplodendo la Muslim mangamania! Sono molti i giovani che usano come avatar nei loro blog personaggi di
manga presi da internet in siti come http://muslim-manga.deviantart.com realizzati da
diversi artisti, l’importante è che queste storie siano educative, che insegnino i
principi del musulmano. Nei paesi arabi esistono i cartoon islamici con disegni non
proprio realizzati bene, con tecniche un po’ antiquate, questi Muslim manga invece
possono benissimo fare concorrenza ai manga classici che siamo abituati a vedere
ormai da decenni. Purtroppo non tutte le storie di questi Muslim manga sono
realmente religiose, fra questi ci sono storie che propongono modelli di giovani
occidentali con tanto di ragazze senza velo, ma grazie a Dio non sono tutti uguali. Il
nostro Mamdouh ha realizzato recentemente il primo video-nasheed di Muslim
manga, che ha usato per il suo “Islam is love”. Ma torniamo ai Manga, ne esistono
tanti, molto carini, tutti realizzati da giovanissimi come Ryuichi 87, Noomy, Akemi
Malfoy, Harliskudo, Lavendra, Tuffix ecc. Un giorno chissà… saranno famosi anche
loro. Vorremmo sapere di più per potervelo raccontare nelle pagine di “Etnomondi”,
probabilmente in futuro dedicheremo più spazio a questo tipo ancora nuovo di
fumetti, che ha fatto già tanto discutere i giovani sui vari Facebook.
Nella pagina seguente “Hana and her love” di Hamed Nouri e Harihtaroon
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10
Il canto delle spose
(Le chant des mariées) di Karin Albou, dramm., Tunisia/Francia,
2008, dur.: 100’. Con: Lizzie Brocheré, Olympe Borval, Najib
Oudghiri. Distr.: Archibald Enterprise Film. 1942: l’occupazione
nazista della Tunisia sconvolge i piani matrimoniali di due
amiche d’infanzia, una musulmana e l’altra ebrea. Insolito film
diretto da una donna; ha avuto un buon successo, recentemente,
anche da noi.
Mutum
(Mutum) di Sandra Kogut, dramm., Brasile/Francia, 2007, dur.:
95’. Con: Thiago da Silva Mariz, Wallison Felipe Leal Barroso.
Distr.: Ravina Filmes. Il film prende il titolo da un luogo isolato nel sertão de Minas; i piccoli Thiago e Felipe si
confrontano col difficile, incomprensibile e anche violento mondo degli adulti. Liberamente tratto dal romanzo “Campo
Geral” di João Guimarães Rosa e selezionato al Festival di Cannes 2007.
Kokkuri
(Kokkuri-san) di Zeze Takeshi, horror/thriller, Giappone, 1997, dur.: 87’. Con: Ayumi Yamatsu, Hiroko Shimada, Moe
Ishikawa. Distr.:Urban Vision Entertainment. Mio, Hiroko e Masamire sono tre adolescenti di Tokyo che cercano
certezze in una società confusa, frequentando uno spiritista per farsi predire il futuro. Evocheranno lo spirito malvagio
Kokkuri-san, con conseguenze terribili. Visto al Festival di Venezia ‘ 97.
La
schivata
(L'esquive) di Abdellatif Kechiche, dramm., Francia, 2003, dur.: 117’. Con: Osman Elkharraz, Sara Forestier, Sabrina
Ouazani. Distr.: Mikado. Rende poco il doppiaggio italiano in questo discreto film sulla multietnicità nei sobborghi
parigini. Lydia è un’adolescente che frequenta un corso di teatro, e si muove fra amici e spasimanti. Amica d'infanzia di
Krimò, un giovane introverso di origine maghrebina, che è convinto che fra loro ci dovrebbe essere qualcosa di più.
Nha fala
di Flora Gomes, comm., Guinea Bissau, 2002, dur.: 90’. Con: Fatou N’Diaye, Jean-Christophe
Dollé. Distr.: Fado Filmes. Prima di lasciare l'Africa alla volta dell'Europa, a causa di una
superstizione famigliare, Vita promette alla madre che non avrebbe mai cantato, ma l’amore per
il musicista Pierre e il successo cambieranno le cose. La ragazza decide di rientrare in Africa
per dimostrare alla famiglia che “tutto è possibile”. Una commedia musicale per difendere la
dignità dell'Africa.
Radici
e
rami
(我的兄弟姐妹 / Wo de xiong di jie mei) di Yu Zhong, dramm., Cina, 2001, dur.: 95’. Con: Jian Cui, Wu Jiang, Gigi
Leung, Yu Xia. Distr.: Deltamac. Melodramma sul ritorno in patria dopo 20 anni di una direttrice d’orchestra per un
concerto. Occasione per ritrovare le comuni radici della sua famiglia, che è stata separata tanti anni prima.
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La
storia
di Qiu Ju
(秋菊打官司/ Qiū Jú dǎ guān sī) di Zhang Ymou, dramm., Cina/Hong Kong, 1992, dur.: 106’. Con: Gong Li, Peiqi Liu.
Distr.: BIM. Parlato in dialetto, contrapposto al mandarino della città, che purtroppo si perde nel doppiaggio italiano, un
film forte e di grande successo sui signorotti feudali nei villaggi di campagna nell’invernale Cina del nord. L’ormai
famosissima Gong Li, qui imbruttita, è una caparbia contadina che cerca giustizia per il marito verso uno di questi
capovillaggio. Vincitore del Leone d'Oro come miglior film al 49° Festival di Venezia.
Goodbye,
Dragon
Inn
(不散 / Bu San) di Tsai Ming-liang, dramm., Taiwan, 2003, dur.: 82’. Con: Lee Kang-sheng, Chen Shiang-chyi,
Mitamura Kiyonobu. Distr.: Homegreen Films. In mandarino e taiwanese, un originale film vero e proprio omaggio al
cinema dove gli spettatori di una vecchia sala cinematografica assistono all’ultima proiezione prima della chiusura e
all’apparizione dei personaggi dell’ultimo film “Dragon Inn” -un classico degli anni ’60- tutti in cerca del loro autore.
Intenso e dilatato, non per tutti ma interessante.
L’ultimo dei Mohicani
(The last of the Mohicans) di Michael Mann, azione, U.S.A., 1992, dur.: 112’. Con: Daniel Day-Lewis, Madeleine
Stowe, Russell Means. Distr.: Penta. Liberamente tratto dal romanzo omonimo di James Fenimore Cooper, un film di
grande successo. Nel 1757, durante la sanguinosa guerra anglo-francese nelle colonie americane, alcune tribù indiane
sono alleate degli inglesi e altre dei francesi. In una impenetrabile foresta vicina alla zona del conflitto, tre uomini
danno la caccia a un cervo. Chingachgook e suo figlio Uncas, ultimi superstiti dei Mohicani, e un giovane bianco,
Hawheye, adottato dal capo quando da bambino la sua famiglia venne sterminata. Questi vive e veste come gli indiani,
ai quali serve da interprete con i coloni inglesi, perché parla la loro lingua. L’incontro fortuito con il maggiore inglese
Duncan Heyward, tradito dalla feroce guida indiana Urone Magua e con le giovani Cora e Alice, figlie del colonnello
Munro, segna la sua sorte.
La battaglia dei tre regni
(赤壁/Chi Bi/Red Cliff) di John Woo, azione/storico, Cina, 2008, dur.: 148’. Con: Tony Leung Chiuwai, Takeshi
Kaneshiro. Distr.: Eagle Pictures. La produzione cinese (e d’Asia) più costosa di tutti i tempi per un kolossal ambientato
nel 208 con la storia di diverse dinastie. Ai tempi della Cina dei tre regni, III secolo d.C., il generale Cao Cao decide di
invadere i regni del sud, cominciando dalla terra di Wu. Il momento clou del film è costituito dalla Battaglia delle
Scogliere Rosse sul fiume Yangtze, un episodio di enorme importanza storica. Il film rappresenta un racconto epico
inscenato con grande spettacolarità. Purtroppo la versione che circola da noi è ridotta: in Asia il film è uscito in due
parti, che, sommate, danno una durata
totale di oltre quattro ore! La prima
parte è uscita nel luglio 2008 e la
seconda nel gennaio 2009.
Lebanon
(Levanon) di Maoz Shmulik, dramm.,
Israele, 2009, dur.: 92’. Con: Oshri
Cohen, Zohar Shtrauss. Distr.: BIM.
Ambientato all'interno di un carro armato durante il primo giorno della guerra in Libano del giugno 1982, ha vinto il
Leone d’Oro al Festival di Venezia 2009. Un carro armato e un plotone di paracadutisti vengono inviati a perlustrare
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una cittadina ostile bombardata dall’aviazione israeliana. Ma i militari sono degli anti eroi che perdono il controllo della
missione, che si trasforma ben presto in una trappola.
Bangkok Kill City
(ผีสามบาท /Bangkok Kill City/Bangkok Haunted) di Oxide Pang & Pisuth Praesaengaim, horror, Thailandia, 2001, dur.:
131’. Con: Pimsiree Pimsee, Pramote Sangsorn. Distr.: Cecchi Gori. L’horror arriva anche dalla Thailandia, dove
questo genere di film va fortissimo e si producono molte pellicole di genere; qualcuno è arrivato anche da noi, come il
dvd di questo Bangkok Kill City, discreto film a episodi: in una fredda e ventosa serata, tre giovani ragazze si
incontrano in un pub di Bangkok e si raccontano storie sulle spaventose esperienze con il soprannaturale che hanno
avuto di recente: solo leggende o realtà?
Last train home
(歸途列車/ Last train home) di Lixin Fan, dramm./documentario, Canada,/Cina/GB, 2009, dur.: 85’. Con: Suqin Chen,
Changhua Zhan. Distr.: Vincitore di numerosi premi cinematografici, un documentario sull’emigrazione di massa
cinese all’estero e il ricongiungimento con la famiglia e la terra madre. Presentato al Festival di Sundance.
L’ultimo apache
(Apache) di Robert Aldrich, western, U.S.A., 1954, dur.: 93’. Con: Burt Lancaster, Jean Peters. Distr.: Dear. Un curioso
e insolito western in cui un giovane nativo americano non accetta la sconfitta di Geronimo e continua la sua personale
lotta tentando un’ultima disperata difesa contro i bianchi, pur studiandoli con interesse.
Donne senza uomini
(Zanan-e bedun-e mardan) di Shirin Neshat, dramm., Iran/Francia, 2009, dur.: 95’. Con: Pegah Ferydoni, Arita
Shahrzad. Distr.: BIM. In uscita in questi giorni, il film vincitore del Leone d’Argento alla regia a Venezia. La vita di
quattro donne nella Teheran del 1953, scossa dal colpo di stato dello shah Mohammed Reza Pahlavi, avvenuto con il
supporto dell'intelligence americana, che avrebbe segnato la fine della democrazia. In un giardino di orchidee, le quattro
donne capiranno il valore dell'amicizia e del conforto.
Kajola
(Kajola) di Muyiwa Ademola, dramm., Nigeria, 2005, dur.: Con: Toyin Adegbola,
Muyiwa Ademola. Distr.: Adonis. In lingua yoruba, ecco un film di Nollywood (vedi
N.scorso) che ha generato anche un seguito; il titolo sta ad indicare una zona della
Nigeria. Storia di educazione familiare con una ragazza di famiglia modesta che si
mette nei guai con i culti voodoo.
Roujin Z
(老人Z/Rôjin Z) di Hiroyuki Kitakubo, animaz., Giappone, 1991, dur.: 80’. Distr.: Movic. Scritto da K.Ōtomo, autore
di Akira (vedi N.7 e Ristampa 5-8), un originalissimo anime con un vecchio invalido che fa da cavia per un esperimento
col letto robotico Z-001 collegato al cervello, una moderna infermiera-transformer che finirà col ribellarsi per seguire i
sogni dell’anziano e trascinarlo in una folle avventura. A tratti angosciante, da incubo, ma anche divertentissimo,
ironico e tipicamente giapponese; imperdibile, anche se purtroppo, è inedito da noi.
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Kebab connection
(Kebab connection) di Anno
Saul, commedia, Germania,
2004, dur.: 96’. Con: Numan
Acar, Nora Tschirner. Distr.:
Arte. Ambientato in un popolare
quartiere di Amburgo, narra le
vicende di Ibo, un giovane
tedesco di origini turche, tipico
rappresentante della “seconda
generazione” che ama i film di
kung-fu, e produce per il locale
di kebab dello zio uno spot
pubblicitario, causa di scandalo
per il suo stile truculento, ma anche di successo per il locale, e di orgoglio per lo zio. Altri conflitti, generazionali e
culturali, sono però in agguato...
OMAR SHARIF
‫عم ر ال شريف‬
L’attore egiziano più noto al mondo è sicuramente Omar Sharif
(vero nome: Michael Demitri Shalhoub) nato ad Alessandria nel
1932 e reso famoso al pubblico internazionale per la parte dello
sceriffo Ali in “Lawrence d’Arabia” (1962, nomination all’Oscar
come migliore attore non protagonista) e poi per “Il Dottor
Zivago” tre anni dopo. Esordì però nel ’53 col regista Youssef
Chahine nel film egiziano Ṣirāʿ fī l-wādī (The Blazing Sun/Lotta
sul fiume ), Interpreta spesso l’uomo misterioso e fascinoso che
seduce donne con una predilezione per i film storici e
avventurosi. Parla diverse lingue, è un appassionato giocatore di bridge e ha scritto anche libri
sull’argomento. Non sempre molto amato nei paesi arabi dagli integralisti per la sua vita privata e
per alcune controversie legate al suo sostegno alla tolleranza religiosa. Nel 2003 ha ricevuto sia il
Premio del Pubblico che il Leone d'Oro alla carriera alla sessantesima mostra del cinema di
Venezia. Tra gli altri film interpretati (molti anche in Italia): “Funny girl”, “L’ultima valle”, “…e
venne il giorno della vendetta”,“Il seme del tamarindo”.”Ashanti”, “Cavalieri selvaggi” e i recenti
“San Pietro”e “Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano” (vedi N. 12), un film con un messaggio di
pace tra ebrei e arabi in un momento storico-politico negativo.
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RISTORANTI ETNICI
MARRAKESH
Orfani di veri ristoranti arabi, scopriamo con piacere questo marocchino sorto al
posto di un Pastarito Pizzarito in zona Loreto/V.le Lombardia. Non si mangia male e si spende
poco, il locale deve migliorare ma è aperto da poco più di un mese; interessante la saletta tipica
dove potete gustare piatti di carne e pesce con verdure e il cous cous su prenotazione, serviti da
personale gentile e non invadente. Milano, P.zza Durante, 36.
AMICO SUSHI
Ristorante giapponese che fa da take away/consegna a domicilio e che offre,
all’arrivo, un aperitivo con dello spumante e un antipasto giapponese che cambia ogni giorno.
Personale cinese molto giovane, una cameriera la ribattezziamo subito Capitan HarlAck o Capitana
Harlocka per il ciuffo nero davanti agli occhioni. Chiude sabato e domenica a pranzo. Milano, Via
Piacenza, 1 (zona P.ta Romana) www.amicosushi.it
ZUHRE TURK LOKANTASI
Per i musulmani, c’è alla Mecca, a 20 minuti circa di distanza
dalla Grande Moschea, questo ristorante turco di due piani, probabilmente il gestore è
turco/curdo, per la presenza di molti curdi all’interno del locale. Il cibo è buono, anche se non
molto diverso dalle pietanze offerte in altri ristoranti turchi presenti nella località. Molto buono il
riso simile all’indiano, gli spiedini di kebab e le varie salsine speziate. Tra le specialità le fogli di
uva ripiene di riso che ricordano il mahshi egiziano. In Makkah Al Maabdah Main Street, vicino alla
Moschea Alkaky.
Vi segnaliamo anche
MAMA NAWAL, rosticceria turca, tra le varie specialità il pollo allo spiedo,
il frappè alle fragole e… la pizza, cucinata in modo particolare e diversa dalla nostra. A pochi
passi dall’ Hotel Al Diar Al Merfaq in Ridakher Street, che dista dalla Grande moschea circa
duemila metri.
LA CAPITALE CINESE
Ristorante non troppo grande, un po’ affollato, ricorda più una
trattoria, si trova alle porte di Milano. Tra le solite specialità cinesi, alcune vietnamiti, come gli
involtini e… specialità messicane (?!). Il cibo cinese non è male, anche se abbiamo mangiato meglio
altrove. In più il servizio lascia a desiderare, un pò lento e confusionario (dimenticano le portate e
sbagliano le ordinazioni).Da provare in mancanza di altro. A Sesto San Giovanni (MI) in V.le
Gramsci 135.
MIYAGI
Forse ispirati nel nome dal maestro di Karate Kid, i cinesi del Tre Pini 2 (vedi N.29)
hanno ceduto alla moda del momento - i buffet multietnici - così si sono adattati per diventare
ristorante giapponese di tipo “teppanyaki”, senza rinunciare però alla cucina cinese. Ad un
popolarissimo prezzo fisso si può consumare a self service quanto si desidera, bevande escluse:
dal sushi agli involtini primavera, dalle verdure cotte, ai ravioli al vapore ecc. mentre il cuoco vi
cucinerà alla piastra carne, pesce e verdure a volontà. Il personale è attento e non invadente, la
frequentazione multietnica (un po’ di italiani ma soprattutto tavolate di cinesi e orientali). Peccato
che il locale sia attualmente nascosto da impalcature. Aperto tutti i giorni. Milano, Viale Monza
100.
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SULTAN KEBAP
E’ secondo noi il miglior kebab turco di Milano. Panino strapieno di
gustosissimo kebab, con melanzane, zucchine, patate, insalata è davvero insuperabile. Ne abbiamo
provati molti ma questo li supera tutti, speriamo che la qualità col tempo non cambi. Questa
kebabberia è aperta da anni ormai e tutte le persone che ci abbiamo portato sono sempre rimaste
soddisfatte. In via Padova 95 a Milano.
ZHONG YI
Zhòng Yì Esiste da diversi anni questo ristorante cinese che finalmente siamo
riusciti a provare. È il tipico ristorante cinese vecchio stile, un po’ spoglio ma piacevole e
tranquillo, dove si possono mangiare i classici piatti cinesi economici senza troppe pretese, anche
con menù guidati. Propone inoltre menù per i peruviani che affollano la zona, la clientela è poco
italiana e molto multietnica, quando siamo andati noi c’erano sudamericani e anche giapponesi!
Sempre aperto. Milano, Via Morgagni, 28, vicino a Via Plinio e a P.zza Lima.
CHEKIANG
Finalmente siamo stati in questo ristorante cinese dalle immancabili lanterne rosse
all’entrata. Esiste da diversi anni, e per fortuna entriamo quando è appena uscita una comitiva di
turisti cinesi chiassosi che sta risalendo su ben due pullman! Il locale è meglio dentro che visto da
fuori, più chic di quello che pensavamo. il personale è gentile e attento e in quel momento si sta
dando da fare con le pulizie. A pranzo menù economico, mentre a cena si spende un po’ di più per
i classici piatti cinesi. Si può mangiare anche all’esterno. Milano, Via Pergolesi, 19 (zona Caiazzo).
SILVERADO SALOON
Forse vi ricorderete della catena Silver Star Saloon. Ora ha cambiato
gestione e ha cambiato leggermente il nome ma resiste solo questo locale in zona Niguarda.
Cucina tex mex nella media per questo locale composto da due sale, una per mangiare, l’altra per
bere birre messicane e sudamericane, o cocktail. Molto affollato, è rimasto come prima, con arredi
stile vecchio west. Personale sudamericano. Da tornarci ogni tanto. Milano, Via Valassina, 16.
www.silveradosaloon.it
KAIYOU
Ristorante giapponese simile a tanti altri, con menù economici no stop a pranzo e a
cena. Fa anche take-away e delivery. Qui si gustano zuppe, nighiri, gunkan, hosso maki, fresh roll,
temaki, uramaki, sushi e sashimi, ma anche specialità alla piastra (teppanyaki) e yakitori. Milano,
V.le Col di Lana, 14, zona Bocconi. www.kaiyou.it
DISCO GIAPPO SUSHI BAR
Con un nome così non si può prendere sul serio un
ristorante giapponese nato dalla moda del sushi. Interessante pero’ perché ci si può comporre il
proprio box a piacimento come take away o farselo portare a casa. Sempre aperto. Napoli, Vico
Ischitella, 7d (zona Chiaia).
LEE’S
Originale ristorante-pub coreano in uno spazio intimo e minimalista con schermi che
diffondono immagini del paese. Nel periodo di San Valentino hanno organizzato cene tipiche a
tema per festeggiare il giorno degli innamorati e il nuovo anno lunare. Gestito da Elena Lee in abito
tradizionale hanbok, propone i tipici piatti a base di verdura, soia, pesce fresco e carne (vitello,
manzo e maiale). Il piatto forte sembra essere l’immancabile kimchi, un cavolo cinese marinato in
sale e poi lasciato fermentare in polvere di peperoncini coreani con un po’ di aglio, zenzero e salsa
di pesce Menù completi e nutrienti, nonché economici, a pranzo. Milano, V.le Lombardia, 32, zona
Città Studi.
PARRILLA MEXICANA
Torniamo a distanza di tempo in questo bar/ristorante messicano
(vedi N.24) che fa anche da take away e che propone degustazioni e musica tipica dal vivo coi
mariachi e il dj set latinoamericano. Si trovano tante specialità, dai tacos, alle fajitas, asados, ecc e
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la specialità è la carne. Vini tipici sudamericani e cocktail a volontà. Gestione italiana, un po’ caro,
camerieri molto gentili ma un’aria un po’ “finta” anche se si mangia abbastanza bene. Chiuso al
lunedì. Milano, via Piero Della Francesca, 29/a, zona Sempione.
ZULA
Nuovo questo ristorante tradizionale eritreo sempre aperto che propone un menù
scontato compreso di bevanda al giovedì. Cucina tipica eritrea, non soltanto il solito zighinì ma
altri piatti e anche una scelta di alcuni piatti unici arabi. Molto carino il locale. Milano, Via Rosolino
Pilo, 7 (zona Venezia).
SAIEN
Nuovo ristorante giapponese che però incappa subito in un errore clamoroso (cinesi?)
scrivendo”shushi” anziché “sushi”! Iniziamo male! Per il resto, soliti menù più economici per chi vi
si reca a mezzogiorno. Sala interna con aria condizionata. Milano, C.so San Gottardo, 51 (zona
Navigli).
ISOLA PUKET
Buono questo ristorante thailandese con gestione familiare, un posto
accogliente dove gustare piatti davvero esotici, come: bua loi phuak (patate thai con succo di
cocco), tom cyn cung (zuppa tradizionale thai), manzo con basilico thai e insalata di papaia con
spezie. E non si spende neanche molto, cosa volete di più? Roma, Via di Villa Chigi, 91 (zona
Trieste/Montesacro/Talenti).
EL KARNAK
Decisamente inusuale la collocazione di questo El Karnak, un marocchino la cui
specialità della casa è il tajine di vitello. Gli amici pugliesi possono avvicinarsi a questa cucina
mediterranea, speziata e profumata. Chiude al martedì. Crispiano (TA), Via della Scala, 13/15.
Infine, torniamo a parlare di “ristoranti giapponesi originali” nella miriade di locali sbucati come
funghi a Milano ma gestiti generalmente da cinesi, senza per questo voler togliere nulla a questi
ultimi che se la cavano molto bene, ma molti ci chiedono quali sono i “veri giapponesi in città”!
L’Associazione Italiana Ristoratori Giapponesi (vedi N. 24) raccoglie oggi 10 locali, ne abbiamo già
parlato in passato, spesso superficialmente di alcuni di questi ristoranti: Zakuro (Via V.Monti, 16)
chiude domenica e sabato a
pranzo,
Poporoya
(Via
Eustachi,
17)
chiude
domenica, Shokujitei (P.zza
Giovanni dalle Bande Nere,
9) chiude domenica e lunedì
a pranzo, Tomoyoshi Endo
(Via Vittor Pisani, 13) chiude
domenica,
Tomoyoshi
Sacco (Via L.Sacco, 4) chiude
lunedì, Tomoyoshi Porpora
109 (Via Porpora, 109), Sake
Bar Kushi (Via Morosini, 19)
chiude domenica e sempre a
pranzo,
Osaka
(C.so
Garibaldi,
68)
sempre
aperto, Shiro (Via Eustachi,
20) chiude domenica e
mercoledì a pranzo, Higuma
(Via Bordoni, 12 ang.Via Adda, zona Staz.Centrale) chiude domenica e sabato a pranzo.
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Salsa di soia e salsa agrodolce
Servita a parte o come condimento sui cibi cinesi, la Salsa di Soia ha un ruolo
importante nella cucina cinese. Viene usata come condimento per carni, pesce, pasta
ed anche per cibi giapponesi come il sushi e sashimi. Persino negli spaghetti di soia alle
verdure, alla carne o al pesce ci sono tracce di salsa, la possiamo riconoscere dal colore
marrone. Per chi è allergico o ha altri problemi può evitarla chiedendo alla cameriera
di non cucinare il cibo con quel tipo di salsa. Come si ottiene la Salsa di Soia? Dalla
soia, dal grano, dall’acqua, sale e koji. È una salsa fermentata, quindi possiede alcool
addizionato durante l’imbottigliamento, che agisce da conservante. Esiste anche la Salsa
di Soia leggera, dal colore quasi arancione, con colorazione meno marcata e più salata
della Salsa di Soia più densa.
Altro tipo di salsa che si usa nella cucina cinese è la Salsa agrodolce. Come si ottiene?
Con l’acqua, farina bianca, aceto di vino rosso, zucchero, salsa di pomodoro e salsa di
soia. La si usa come condimento per carni e pesci.
Sempre e solo sushi… perché?
Onestamente non se ne può più, nelle città italiane c’è una vera invasione di ristoranti
giapponesi, abbiamo già trattato questo argomento in alcuni numeri precedenti di
“Etnomondi”. Chiariamo subito che non abbiamo nulla contro il sushi e sashimi che
mangiamo molto volentieri, però questo “problema” ci impedisce di provare nuovi
ristoranti etnici che non siano per forza cinesi o giapponesi. È una vera mania, che
dura ormai da almeno cinque o sei anni. I cinesi che hanno fiutato l’affare hanno
aperto moltissimi ristoranti giapponesi, oppure trasformato i loro ristoranti di cucina
cinese in giapponese, o cino-jap, o addirittura cino-jap-italo-messicano, in alcuni c’è
persino il kebab. È l’anima del commercio, se si può guadagnare di più il cinese non
esita a trasformarsi in… giapponese! Però penalizza tutto il resto. Ci sono ristoranti che
meritavano davvero, che hanno chiuso per venderlo ai cinesi che lo hanno trasformato
in giapponese. C’erano rarissimi ed ottimi ristoranti arabi, pakistani, per esempio, non
se ne trovano in giro, a parte le solite rosticcerie, kebabberie dove si consuma il pasto
velocemente, ma non è la stessa cosa. Come mai gli italiani di oggi preferiscono sempre
più il sushi? Perché fa troppo trandy, frikkettone? Perché è dietetico e gustoso, o per
quale altro motivo? Fino a quando durerà questa mania? Forse fino a quando l’italiano
non si stuferà per passare ad altro, infondo si sa, le mode vanno e vengono. Ne
riparliamo fra qualche anno.
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GUARANA’
Cos’è la Guaranà e a cosa serve? È una liana che produce frutti rossi, i semi
sono ricchi di Guaranina che agisce sul sistema nervoso per combattere la
fatica, poiché la Guaranina ha delle sostanze simili alla caffeina. Non solo,
stimola le funzioni cognitive, migliora la memoria, consigliato per chi fa attività
fisiche o mentali. Cresce spontaneamente lungo i fiumi della foresta
dell’Amazzonia. È buona da mangiare, gli indios lo assumono in polvere,
diluito nell’acqua. Come avviene la coltivazione? Gli indios raccolgono i
grappoli, li selezionano e scelgono i frutti quasi aperti, li mettono in contenitori
pieni d’acqua fredda, estraggono l’epicarpo, che sarebbe la parte esterna del
frutto, -in molti frutti è la buccia-, dopodiché si puliscono i frutti, a fuoco lento li
tostano ed infine li pestano. Una volta ridotti in polvere, aggiungono un po’
d’acqua, li pestano nuovamente fino a formare una pasta omogenea, si porta
al sole dopo averle data una forma e viene messa a fumigare al fuoco, che
significa “respirare dal fumo” e “affumicare” di legni resinosi. Infine viene
grattugiata al momento del bisogno. In Venezuela hanno un altro tipo di
preparazione, nell’America meridionale è usata per dissetarsi, preparata per
una famosa bibita frizzante, che ricorda un po’ la Coca Cola. In Europa
esistono persino le caramelle e i cioccolatini. Un grammo di Guaranà
contiene circa 50 mg di caffeina (5%), una tazzina di caffè consumata a casa
o in un bar ne contiene 80, nonostante questo i semi di Guaranà hanno più
caffeina rispetto ai chicchi di caffè. Evitare l’utilizzo prolungato, può causare
nervosismo, ipertensione, ansia, forti mal di testa come la cefalea, vomito
ecc…E’ da evitare anche di sospendere bruscamente l’assunzione di
Guaranà, tra i sintomi: diarrea, debolezza, tremore, sudorazione, nausea.
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Il Coccodrillo del Nilo
Non vorremo mai trovarcene uno davanti, è un feroce predatore sin da quando esce
dall’uovo. Una volta cresciuto mangia qualsiasi tipo di animale sia piccolo, che grande,
inseguendoli dappertutto, sulla terra e in acqua. È un predatore tra i più terribili dell’Africa,
riesce ad individuare la preda stando sommerso, per mezzo dei suoi occhi posti sulla
sommità della testa. Le narici sono situate in alto sul muso, in questo modo il coccodrillo
riesce a respirare quando è sommerso nell’acqua. Pensate, un lembo di pelle chiude le
narici per impedire all’acqua di entrare. Il suo punto più forte sono i denti, che gli
consentono di staccare enormi pezzi di carne della preda, nonostante questo non riesce a
masticare perché i lunghi denti non riescono a tagliare il cibo, trancia così la carne della
preda divorandone i pezzi grossi. Se la preda è troppo grossa il coccodrillo ne conserva
una parte sott’acqua, poiché non è in grado di mangiarla una sola volta. Un nascondiglio
ideale sono le pozze d’acqua dove gli animali si recano per abbeverare. Con velocità
fulminea il coccodrillo balza dall’acqua per afferrare la preda, puntando su una gamba di
essa, che colta di sorpresa perde l’equilibrio e trascinata in un punto profondo della pozza
d’acqua annega. Una volta sott’acqua il coccodrillo fa il resto. Divora ogni tipo di
mammifero, come le zebre, i bovini, gli uccelli e persino altri coccodrilli suoi simili. Pesa
sino i 990 kg, è lungo fino i 6 m e può vivere fino i 100 anni. Riesce a vivere in una pozza
o nel mare aperto , nei fiumi, nei laghi e nei bacini idrici, è in grado di rimanere sommerso
per più di un’ora. Quando fa meno caldo si sposta nell’acqua più profonda e ci rimane
anche per un anno senza toccare cibo, immobile. Nei periodi più caldi si gode il sole del
mattino e con la bocca spalancata espelle il calore in eccesso. Il coccodrillo maschio si
accoppia con più femmine, questo nella stagione secca e la femmina depone le uova in
una buca da lei stessa scavata vicino ai bordi dell’acqua. Le uova sono dalle 25 alle 100 e
sono sorvegliate per ben tre mesi, fino a quando si schiudono. Come fanno i piccoli ad
avvisare il momento in cui sono pronti ad uscire? emettendo un suono stridente, allora la
madre rimuoverà la terra per aiutare i piccoli ad andare in superficie, li raccoglierà con la
bocca per portarli al sicuro nell’acqua, dove li sorveglierà per un mese.
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Samarcanda: nel mezzo della via della seta
“Non e' poi così lontana Samarcanda, corri cavallo, corri di là... ho cantato
insieme a te tutta la notte corri come il vento che ci arriverà”.
Così recitava il testo di Roberto Vecchioni del lontano 1977. Appena si nomina il nome
di questa città viene in mente il titolo di quella canzone, e navigando su internet si
trovano siti di ogni genere: agenzie di viaggi, Radio Taxi, siti su animali, centri ippici,
circoli interculturali, cooperative ecc. insomma di tutto e di più, ma sull’antica città
dell’ Uzbekistan si sa poco o nulla. È conosciuta soprattutto per essere nel mezzo
della Via della seta nel percorso tra Cina e Occidente, quindi un “ponte”tra Oriente e
Occidente. Ha avuto un ruolo molto importante nella storia, poiché fu la città più ricca
dell’Asia Centrale, ed è stata fondata circa nel 700 a.C. Si trova a 702 metri sopra il
livello del mare ed è stata una terra ambita dai conquistatori di ogni tempo: gli
Achemenidi (prima dinastia dell’Impero persiano), Alessandro Magno, l’Impero
Sasanide di Persia (dinastia indigena), gli arabi con l’Islam, i persiani, diverse dinastie
turche, dai mongoli che la saccheggiarono guidati da Khan Baraq, dal mongolo-turco
Tamerlano, che la fece ricostruire rendendola stupenda agli occhi della gente. Furono
create negli anni successivi dal nipote Ulugh Beg scuole scientifiche dove si
apprendeva la matematica e l’astronomia, ma subì un lento declino dopo che spostarono
la capitale a Bukhara, dove nacque il 20 Luglio nel 810 Bukhari, tradizionista
musulmano, che significa “colui che si fa latore di informazioni che riguardano la
religione, la storia il diritto islamico”, infatti riportò molti detti del Profeta
Muhammad (Maometto). Nel 1868 Samarcanda divenne parte dell’Impero russo, poi
capitale del Turkestan russo e capitale dell’ Uzbekistan sovietico per ben cinque anni:
dal 1925 al 1930. Oggi è reclamata dai tagiki (Tagikistan).
Insomma, una città che non ha mai trovato pace e contesa per la sua bellezza dai
conquistatori. Interessanti le Madrase e la Moschea di Bibi Khanum, la più grande
dell’Asia Centrale, tutta blu e turchese, con archi alti 30 metri, quattro minareti,
decine di cupole e centinaia di colonne di marmo bianco. Pensate, sarebbe dovuta
diventare – secondo alcune fonti- la moschea più grande dell’Islam.
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TANZANIA
Si trova nell’Africa Orientale tra il Kenya, Mozambico, Uganda, Burundi e Zambia. La capitale è
Dodoma, ma fino agli anni 70 era Dar es-Salaam “La Casa della Pace”, la più grande città del
Tanzania e ribattezzata così da Seyyid Majid, figlio di Sa’id bin Sultan della dinastia omanita
(Oman), nel 1866, in principio Dar es-Salaam si chiamava (Mzizima) che significa “La Città
sana”, fondata da coloni provenienti da Barawa in Somalia. Successivamente la Tanzania fu
conquistata dai tedeschi e poi dagli inglesi. Dopo la seconda guerra mondiale, esattamente il 9
Dicembre 1961, il Tanganika, unito con l’isola Zanzibar per formare lo stato di Tanzania,
ottenne l’indipendenza dal Regno Unito e nel 1962 fu fondata la Repubblica di Tanganika. A
205 miglia a sud dell’equatore, tra Tanzania e Kenya si trova il Kilimangiaro. Non è una
montagna, bensì un vulcano spento, forse il più grande al mondo, tra le sette più alte vette del
pianeta, meriterebbe un articolo a parte. Molte sono le etnie presenti in Tanzania, la maggior
parte appartengono al ceppo bantu, come:
1. Sukuma
2. Nyamwezi
3. Hehe
4. Bena
5. Gogo
6. Bahaya
7. Makonde
8. Chagga
9. Ha
10. Nyakyusa
Tra le etnie nilotiche:
1. Nomadi masai
2. Luo
Ognuno di questi gruppi ha la sua lingua, ma la lingua nazionale è lo Swahili.
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ALEPPO
Città siriana settentrionale dalla lunghissima storia, Aleppo ( ‫ ) ح لب‬è la
città più popolosa della Siria, poco più della capitale Damasco, e sorge a
350 Km da Damasco e per millenni fu tappa obbligata lungo le rotte che
collegavano l’Oriente all’Occidente. Considerata un paradiso e in terra e
la culla della civiltà Il suo nome arabo è Halap o Halab, Halb al-Shahha,
cioè “Aleppo la grigia”, ma il grigiore si riferisce solo al colore della
pietra calcare degli edifici e non certo al suo carattere, visto che si
tratta di una delle città più animate e dinamiche di tutto il paese. Visitata, secondo la tradizione, da Abramo
nel passaggio attraverso la terra di Canaan, Aleppo era nota agli inizi del III millennio a.C. come una delle
città più ricche di tutta l’area. Sorta in una posizione strategica a metà strada tra il mare e l'Eufrate, è una
tra le città più antiche al mondo. Fu testimone di innumerevoli dominazioni, riuscendo pero’ a mantenere
sempre un ruolo di primo piano, e divenendo, con la dominazione araba, sede di moschee, scuole
coraniche, bagni, palazzi e caravanserragli. Il cuore della città è la Cittadella fortificata che sorge su sette
stratificazioni successive, comprese fra il III millennio a.C. e il XII-XIII secolo. Fra i monumenti, da visitare il
Palazzo Reale con la Sala del Trono, due moschee e un cenotafio dedicato a San Giorgio, che i musulmani
chiamano il “santo verde”. Da non perdere i celebri suk: un dedalo inestricabile e animatissimo di oltre 12
Km di vie strettissime e coperte dove è possibile trovare ogni genere di merci, fra cui il sapone preparato
secondo un’antica ricetta a base di olio di oliva e di estratto di alloro, considerato la specialità della città.
DAMASCO
Altra città della Siria è Damasco o Dimašq (
), che si trtrova a sud
ovest del paese. Poco più piccola di Aleppo, è anch’essa uno dei primi
insediamenti umani. Di origine mesopotamica, fu poi conquistata dai
Romani e dagli Arabi. Fu poi la capitale del califfato omayyade dal 661 al
750 e fu solo con la vittoria degli Abbasidi che la sede califfale fu spostata
a Baghdad. Da sempre ritenuta importante come città del “vicino
Oriente”, è anche la quarta città santa dell’ Islam dopo La Mecca, Medina
e Gerusalemme, ugualmente santa per gli sciiti e sunniti. É importante
anche per i cristiani perchè qui l'apostolo Paolo compì la sua conversione, inoltre nella grande moschea
degli Omayyadi è conservata la reliquia di San Giovanni Battista venerata dai musulmani. Da visitare i
numerosi musei, le madrase, le moschee storiche e i siti archeologici. Importante è il Museo Nazionale
Siriano, che fu fondato nel 1919 e che raccoglie antichità classiche, bizantine e islamiche, rinvenute in varie
località del paese.
Qui si possono rintracciare le prime testimonianze di alfabeto e di note musicali, oltre allo stadio e al
minareto più antichi della storia. Molto importante l’attività artigianale, soprattutto delle sete e stoffe
(dette proprio damaschi) e quella mercantile. A Souq al-Hamidiyya, un antico mercato che conduce nel
cuore della capitale, si possono fare affari: su entrambi i lati della strada si trovano una miriade di negozietti
che vendono corredi ricamati, abiti da sera e gioielli. Damasco è nota anche per il suo clima mite dovuto
alla vicinanza col mare e ai molti corsi d'acqua che vi passano, come il fiume Barada e i suoi canali.
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RADIO TROPICAL
Kamal Uddin “Illallah” (Nasheed shop) Ricordate l’articolo
“Nasheeds in Bangladesh” del N. 26? Tra i vari artisti bengalesi
sicuramente è tra i più amati nel genere “nasheed”. Questo cd
contiene 10 nasheeds in arabo, inglese, urdu e bengalese, uno
più bello dell’altro. Il munshìd (cantante di nasheed) da la
dimostrazione che è in grado anche di recitare –tra l’altro molto
bene- il Corano, con la sua voce melodiosa, nel Cd è inclusa la
Sura “Ar- Rahman” tratta dal Corano. Il video “Illallah” in
bianco e nero è interessante. Nato in Inghilterra da una famiglia originaria del Bangladesh,
Kamal ha cominciato a scrivere testi nel 2005, inseriti nel primo cd “In the name of Allah”.
www.thenasheedshop.com
Karkadan “Karkadance” (Universal) Il genere di Karkadan
e il modo di presentarsi è totalmente l’opposto di quello di
Kamal Uddin, solo la barbetta hanno in comune.
Controverso rapper tunisimo dall’aspetto truce si presenta
al pubblico italiano con questo suo primo cd. Dopo le
collaborazioni con Club Dogo e Marracash il rapper
tunisino immigrato in Italia 7 anni fa, inizia la carriera solista con un album anticipato dal
singolo “Discoteque”, davvero brutto e commerciale, oltre che superato, un po’ meglio gli altri
brani dell’album. Il suono è arabeggiante ma internazionale, misto di hip hop e dance con testi
di attualità come la convivenza tra etnie differenti e l’integrazione, cantati in arabo-tunisino
francesizzato. Tra i titoli: “Ali Bom” e “Etnicity” dove sogna un’Italia multietnica e
globalizzata. Non è questa la vera strada dell’integrazione, proprio non ci siamo.
D’EspairsRay “Redeemer” (Universal Music) Ce lo siamo fatti arrivare nientemeno che dalla
Florida, anche se di solare c’è poco nel ritorno dei mitici giapponesi (vedi N.21-22-23), al terzo
album in studio, dove cercano nuove strade pur
mantenendo con dignità il loro metal alternativo e
industrial.
Mamdouh “I primi nasheed: 2001-2005” (Canti
Islam) Essenziale questa raccolta, racchiude i brani
più significativi di Mamdouh dal 2001 al 2005, tratti
dai suoi primi lavori da: “La mezza Luna” a “Ya
habibi Moustafa” (vedi n. 13 e 14). Ristampe anche dei
suoi cd “L’Islam è amore”, “Luna è sorta sopra di
noi” e “Fratelli Uniti per Allah”, preceduti del Dvd
“L’Islam è amore” che contiene 30 suoi video
nasheeds.
Per
l’ordinazione:
[email protected]
24
Saba “Biyo (Water is love)” (Egea)Vi ricordate di Saba (N. 24), cantautrice italo-etiope che fa
anche l’attrice e la doppiatrice? Si accompagna in scena con un’inseparabile tanica gialla che fa
da altoparlante e arriva col secondo lavoro Biyo (in somalo=acqua), un album per sensibilizzare
sull’emergenza idrica nel continente africano. Dopo ritmi pop-dance finalmente ecco sonorità
più interessanti etno-jazz cantate in somalo, inglese, francese, wolof e bassà, oltre a un brano in
italiano che racconta dell’amore fra la regina di Saba (che le dà il nome) e Salomone.Tra gli
strumenti etnici utilizzati: krar, masinko e washinti.
A-One “Jeet Kune Do” (Kiss-Star) Gli A-One(组合)sono una boyband cinese di cinque giovani
elementi dalle facce pulite che hanno debuttato nel febbraio dell’anno scorso. Vengono anche
chiamati “Insect boyband” e ogni membro del gruppo ha il nome di un insetto! Il brano “Niu
Lang Zhi Nv” (Cowherd and the fairy) è basato su una leggenda romantica cinese vecchia di 2
millenni (registrata per la prima volta durante la Dinastia Jin, 256-420 e tramandata
successivamente in varie versioni comprese quelle operistiche).
Mohammed Mounir “Ta'm El Beyout” (Alam Al Phan) Ricordate Mohammed Mounir ( ‫ح‬
‫ ) ن ير‬artista egiziano di Assuan sul lontano N. 5 (e ristampa 5-8)? Amato dai giovani e un po’
meno dai tradizionalisti, torna con un album di 12 brani di pop-folk che si mescolano musica
nubiana, reggae, africana e jazz. Oltre che cantare, nell’album suona le tastiere e il sax. A giugno
parteciperà all’inglese Liverpool Arabic Arts Festival 2010.
Warrior King “Virtuous Woman” (VP Records) Warrior King è un giovane e promettente
artista giamaicano seguace del rastafarianesimo: nei suoi testi la lotta contro la negatività e
l’oppressione per fare affermare la cultura dell’amore dando vibrazioni positive. 18 i pezzi del
suo album reggae d’esordio.
Narakam “Burning at Moment” (Mort Productions) Dalla Cina, un cd che non ti aspetti: i
Narakam (ex Hades) col loro death metal in 8 brani in lingua madre (i titoli sono tradotti anche
in inglese) ci sanno fare! L’ondata metal porta questo album veramente ben suonato e
arrangiato, con atmosfere evocative e misticheggianti. Ben curato anche l’artwork, coi musicisti
ritratti in uno stile tra il fotografico e il disegno.
Geoffrey Gurrumul Yunupingu “Gurrumul” (101 Distribution) Un timido aborigeno cieco dalla
nascita sta diventando famoso in tutto il mondo dopo aver duettato anche con Sting. Voce
d’incanto e canzoni in lingua yolngu che sono un mix di malinconia e dolcezza. Le sue semplici
ballate acustiche raccolte nell’album che porta il suo nome.
Angra “Holy Land” (Lucretia) Album del 1996 per i prog-metallers brasiliani Angra, famosi in
tutto il mondo, che qui si avvalgono anche di parti di percussioni brasiliane e latinoamericane.
L’album è un concept col tema dei viaggi alla scoperta del continente latinoamericano nel 1500,
illustrato anche nella mappa che si trova nel libretto.
Junior Kelly “Though Life” (VP Records) Con Warrior King (vedi sopra) si è esibito
recentemente in Italia; Nato a Kingston, Junior è diventato negli anni un punto di riferimento
del reggae. I testi dei 17 brani parlano di redenzione, giustizia, razzismo e temi sociali.
25
Utada Hikaru “This Is The One” (Island
Def Jam) Utada Hikaru (宇多田ヒカル)
nippo-americana figlia d’arte classe 1983, la
conoscevamo per il singolo “Colors”, dolce
malinconico
e
tipicamente
orientale.
Scopriamo invece che Utada (familiarmente
Hikki) è l’artista che ha venduto più album
in Giappone e che le sue canzoni pop sono
spesso utilizzate per sigle, colonne sonore,
ecc. “This is the one” è l’ultimo album, in
inglese per il mercato U.S.A. con la
collaborazione di Tricky, distribuito con
successo e preceduto dal singolo “Come back to me”.
Adnan Sami “Teri Kasam” (T-Series) Merita un ascolto questo Sami, un curioso cantante pop
indiano che mescola anche un po’ ingenuamente, desi, musica classica e ritmi moderni
occidentali. Tra i brani migliori “Tauba!” e “Pal do pal”.
Rock dalla Nuova Zelanda? Vi consigliamo i cd di alcuni veterani: The Chills “Heavenly Pop
Hits - The Best of The Chills” (Flying Nun Records) da Dunedin, tuttora attivi, che basano la
loro musica alternative e indie su chitarre e tastiere; 16 brani più un secondo cd nell’edizione
limitata. The Church “The Church”/”Of Skins And Heart” (EMI Parlophone): il primo titolo
è quello americano, il secondo riguarda la prima edizione per il mercato australiano. Da
Canberra, sono attivi da 25 anni e famosi anche da noi, col loro rock psichedelico e un po’ punk.
Il loro primo album del 1981, scarno post punk che li ha
fatti conoscere al mondo. The Clean “Anthology” (Flying Nun Records/Merge Records) anche
loro da Dunedin, monumentale raccolta in 2 cd con vecchi brani e rarità dei primi anni ’80, tra
punk rock e suoni alternativi.
Paulina Rubio “Gran City Pop” (Universal Music Latin) Vi ricordate della cantante messicana
Paulina Rubio, famosa qualche anno fa coi tormentoni “Lo haré por
ti”, “Vive El Verano” e “Y yo sigo aquí”? Paulina è ancora attiva sia
come cantante che come attrice, il suo ultimo lavoro è sempre in
spagnolo e mescola pop latino coi generi popolari del suo paese noti
come ranchera e boleros. Un grande successo di vendite, come
sempre, arricchito dalla deluxe edition con dvd con video, foto e
documentario sulla lavorazione del disco.
Yusa “Haiku” (Tumi Music) Yusa è una giovane musicista della
nuova onda cubana che si oppone alla dittatura di Castro con la
musica. Suona diversi strumenti e canta. Nel suo ultimo cd (il terzo) mescola funk,soul, jazz e
hip hop mantenendo un legame con le origini africano-caraibiche.
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Dentro al dragone - L’ANNO DELLA TIGRE
Ogni dodici anni il ciclo si ripete: secondo il calendario cinese (che è
basato sulle fasi lunari), il 14 febbraio 2010 si è celebrato il capodanno
cinese e l’ngresso nell’anno della tigre (tigre in cinese si dice Lao Hu, ma
per indicare il segno zodiacale solo Hu: 虎). Le comunità dagli occhi a
mandorla hanno celebrato questo evento in tutto il mondo con euforia; c’è
grande aspettativa per quest’anno anche per l’enorme crescita a livello
economico della Cina, questo è l’anno del cambiamento e dell’azione!
Al termine dell’anno del Bufalo i cinesi hanno dato il benvenuto a quello
della Tigre, che ha invaso il paese raffigurata ovunque: questa festa coincide anche il nostro San Valentino.
Unico punto in comune con il nostro capodanno sono il rosso portafortuna e i fuochi d’artificio, in cui i
cinesi sono i maestri.
Ma cosa fanno i cinesi per il Capodanno? Come vuole la tradizione, circa 240 milioni di cinesi si sono messi
in viaggio nello stesso giorno (!?) per celebrare la festa in famiglia. Il capodanno cinese (e vietnamita),
adottato anche in Giappone, si festeggia riunendo le famiglie, ovunque si trovino. Le fabbriche e gli uffici
chiudono – per molti è l’unica volta in tutto l’anno -. Tutti si spostano in treno, in aereo e, nelle campagne,
anche su carretti, visto che su 1,3 miliardi di abitanti, solo 65 milioni hanno un’auto, un esodo epico!
Un aiuto alla migrazione è arrivato dalla tecnologia: Google ha lanciato un servizio speciale di orientamento
per i viaggiatori con tragitti, informazioni e mappe dedicate, gli operatori telefonici China Mobile e China
Unicom con circa 14 miliardi di sms di auguri in viaggio in pochi giorni, hanno fatto comunicare i cinesi con
guadagno di oltre 12 milioni di euro.
Nei 15 giorni di celebrazioni ufficiali le attività sono continue:
nel primo, per esempio, bisogna rendere omaggio agli Dèi del
Cielo e della Terra, visitare i parenti più anziani, scriversi poesie
e scambiarsi le tradizionali bustine rosse portafortuna che
contengono denaro.
Secondo giorno: si fanno omaggi agli antenati e cibo extra con
coccole per i cani, anche randagi (il giorno è considerato il
compleanno ufficiale di tutti i cani). Si fanno visite, preghiere e
banchetti spesso seguendo le regole con cura maniacale. Ad
esempio, porta sfortuna ad entrambi per tutto l’anno fare visita
nel terzo e quarto giorno. E a complicare il tutto, regole e riti
cambiano da regione a regione e da città a città. Ogni bambino
avrà il suo pupazzetto raffigurante la tigre, insieme alla tradizionale busta beneaugurante piena di soldi che è
abitudine regalare ai più piccoli e ai ragazzi che non si sono ancora sposati.
La tradizione Cinese afferma che la Tigre tiene lontani gli spiriti, il fuoco e i ladri. L’anno è sotto l'elemento
metallo, così come sarà il prossimo, quello del Coniglio, che inizierà il 2 febbraio 2011. I nati sotto questo
segno, secondo la tradizione, hanno il difetto di essere sospettosi, ma sono magnetici, fascinosi, vanitosi,
passionali, audaci, competitivi, generosi e molto rispettati dagli altri segni. Tutta una festa con un grave
allarme pero’…come stanno le tigri, quelle vere? Quelle rimaste sul pianeta sarebbero solo 3200 esemplari e
il rischio estinzione è vicino: la colpa? Come al solito dell’uomo…
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MOSTRE & RASSEGNE
Yayoi Kusama – I want to live forever Personale per quest’artista giapponese con dipinti, sculture di grandi
dimensioni, installazioni e disegni. Milano, PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea, dal 27/11 al 14/2.
Giappone. Potere e Splendore 1568-1868. Una grande selezione di oltre
duecento capolavori provenienti dai più prestigiosi musei giapponesi.
L’esposizione, curata da Gian Carlo Calza, è rimasta aperta a Palazzo
Reale di Milano dal 7-12 all’8-3.
Festima - Festival Des Masques Celebrazione folkloristica del popolo
Dogon con musiche percussive, balli con i figuranti che indossano le
tipiche maschere rituali. Si svolge ogni inizio anno a Dédougou
(Burkina Faso). www.mankan-te.de/e/e_feste.html
Cina - Rinascita contemporanea. Un grande evento dedicato all’arte
contemporanea cinese in un percorso tra oltre 50 artisti e più di 180
opere - dipinti, installazioni, sculture e video – che si propone di
illustrare l’arte degli ultimi quindici anni della Repubblica Popolare Cinese. Milano, Palazzo Reale, dall’11
dicembre al 7 febbraio 2010.
Inca – Origine e misteri delle civiltà dell’oro Una raccolta di reperti archeologici che ripercorre le tappe
principali delle civiltà che si sono susseguite in Perù e documenta le loro straordinarie realizzazioni. Brescia,
Museo di Santa Giulia, fino al 27/6.
Ostrega! Seta, from north-east to east Due mostre alla Biblioteca Riese Pio X fino al 10 gennaio e agli Spazi
Bomben di Treviso fino al 17-1. Foto e video che testimoniano uno straordinario viaggio attraverso l’Asia
(vedi “Voci dal Nilo”).
Shunga Movies – Rassegna di Cinema Erotico Giapponese e Islam e Cinema. Due rassegne etniche
imperdibili al Cinema Gnomo di Milano: la prima (19-24/1), collegata alla mostra Shunga, con film ispirati a
racconti giapponesi, la seconda (26-31/1) con film spesso già visti legati all’Islam ma anche con qualche
riscoperta, come “Il messaggio” (vedi N. 12).
Naoshima Nome di una piccola isola nel Mar del Giappone (Seto Inland Sea), un posto unico al mondo,
paradiso artificiale-sperimentale trasformato in un tempio dell’arte contemporanea, una perfetta fusione tra
arte e natura. Si trova a Seto Inland Sea, a un’ora e venti di aereo da Tokyo e a circa 13Km dalla città di
Takamatsu, nella prefettura di Okayama.
Where Three Dreams Cross: 150 Years of Photography from India, Pakistan and Bangladesh Se siete a
Londra nei primi mesi dell’anno, non perdete questa mostra fotografica di artisti dei tre paesi asiatici, attuali
perchè la loro presenza è notevole soprattutto nell’East End della città. Londra, Whitechapel Gallery, dal 211 all’ 11-4.
Salaam Iran Una tre giorni dedicata ai fermenti culturali nella Repubblica di Khomeini dal cinema ai
social network promossa dal sindaco Vittorio Sgarbi. Salemi (TP), Centro Kim e altri luoghi, dal 24 al 25/1.
Masao Yamamoto - Kawa = Flow In mostra le opere di uno dei piu' importati fotografi giapponesi, con lavori
raffinati e poetici tra buddhismo e minimalismo. Milano, Lorenzelli Arte, dal 18/1 al 13/2.
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Sushidio è un surreale spettacolo teatrale sull'amore in cui gli spettatori possono mangiare e allo stesso tempo
far parte della storia, un “metaforico suicidio al sapore di riso e pesce crudo”. Il tutto visto attraverso il
cinema giapponese e ambientato in un sushi-bar. Milano, Spazio Al-Kimiya Lab dal 12/2 al 2/3.
Tokyo Untitled è la mostra del giovane talento nostrano Renato D’Agostin con bianchi e neri scattati
nell’avveniristica megalopoli giapponese. Milano, Spazio Forma, dall’11/2 al 7/3.
Australia Today è un’inedita mostra in Italia di arte delle tribù aborigene australiane: oltre duecento opere di
137 artisti delle tribù più arcaiche del continente. Roma, Palazzo Incontro, dal 18/1 al 7/3.
Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina. Sempre affollatissimo, vivace e un po’ caotico, offre
la possibilità di vedere vecchi e nuovi film, documentari e corti da un po’ tutto il mondo. L’edizione di
quest’anno (Milano, 15-21/3 luoghi vari) è stata la ventesima ed è stata vinta da Une vie toute neuve di Ounie
Lecomte (Corea del Sud/Francia, 2009).
Habanos Festival è il tradizionale festival del Sigaro, e i cubani, nonostante la crisi, non ci rinunciano e
prendono come testimonial il grande fumatore W.Churchill. L’Avana (Cuba) luoghi vari, dal 22/2.
L’Africa nel pallone. Alla vigilia dei Mondiali di Calcio in Sudafrica, una mostra fotografica di 20 artisti
dedicata alle gioie e delusioni del calcio nel continente nero. Milano, Casa del
Pane-Casello Ovest Porta Venezia dal 16 al 21 marzo.
Made in China è una mostra legata al Festival cinematografico Sguardi Altrove.
Un progetto che declina gli altri linguaggi artistico/espressivi e che spazia dallo
sguardo onirico della fotografa italiana Bruna Rotunno su Shangai notturna alle
calligrafie e alle installazioni dell’artista cinese Chen Li. Il progetto si completa
con la proiezione di video sperimentali realizzati da artisti della nuova
generazione dei videomaker cinesi e otto workshop.Milano, Triennale Bovisa, dal 5/3 al 5/4.
Shin Il Kim – Into L’ artista di origine coreana presenta un’evoluzione del progetto Active Anesthesia esposto
nella sua prima mostra a Milano due anni fa. Partito da una riflessione sullo stato di passività, di
intorpidimento dei sensi, che caratterizza per molti aspetti la nostra vita quotidiana e in particolare il
rapporto con i media, cerca di risvegliare una condizione attiva, un nostro sguardo sul mondo più consapevole
e partecipato; ne esce un’esperienza visiva complessa e rarefatta che richiede di acuire l’attenzione dello
spettatore. Milano, Galleria Riccardo Crespi, dal 12/2 al 2/4.
FIUMI DI VITA: INDO
Il nome potrebbe rimandare anche alle terre sudamericane, ma l’Indo è in
realtà un fiume dell’Asia meridionale lungo 3.060 Km, il principale del
Pakistan e il più lungo ed importante del subcontinente indiano. Nasce negli
altipiani del Tibet presso il lago Mansarovar, scende dalla catena del Kailas,
attraversando le alte pianure tibetane, verso nord. Scorre nel Kashmir e passa
attraverso strette gole per circa 300 Km, attraversa la catena del Ladakh, passa
vicino a Leh, piega verso sud. Nel Pakistan riceve il fiume Kabul, entra poi
nelle pianure del Punjab, bagna Dera Ismail Khan e Dera Ghazi Khan e riceve il Panjnad, proveniente da est.
Scorre poi lungo il margine occidentale del deserto di Thar, attraversa Kotri e Hyderabad e sfocia nel Mare
Arabico presso Karachi con un ampio delta di 8.000 Km² circa. Risorsa idrica fondamentale per l'economia
del Pakistan , ogni anno vi viene organizzato il Festival di Sindhu Darshan nel Ladakh, sulle rive del fiume,
per favorire il turismo nel Kashmir. Il nome viene proprio dal termine in sanscrito per indicare il fiume, cioè
Sindhu.
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VOCI DAL NILO
I libri consigliati
“La caccia (Duds hunt)” di Tetsuya Tsutsui, Mondadori, pagg. 152, € 9,80. Un folle gioco senza regole in
cui si trova il giovane protagonista Nakanishi che deve raggiungere una forte somma di denaro, alla base
di questo manga del 2002 edito anche da noi qualche anno fa.
“Messaggio Divino” di Mamdouh AbdEl Kawi Dello Russo, El Dìn Ed, pagg. 14. Seguito di “Mondi
Religiosi” (N. 12), l’autore riprende e approfondisce l’argomento Religioni e Filosofie Orientali, partendo
proprio dal capitolo finale di “Mondi Religiosi” dal titolo “Religioni a Confronto”. Libro scorrevole del
2002 e ristampato nel 2008. Si scarica gratuitamente da internet: http://islamvero.splinder.com
“Il sari rosso” di Javier Moro, Il Saggiatore, pagg. 590, € 18,50. In questo corposo volume, la storia
avventurosa dell’italiana Sonia Gandhi, che attualmente presiede il partito del Congresso al governo e
che è la donna più potente dell’India.
“Notturni. Cinque storie di musica e crepuscolo” di Kazuo Ishiguro, Einaudi, pagg. 192, € 19. Interessante
questa raccolta di 5 racconti onirici e surreali tra ironia e disagio, accompagnati dalla musica.
“Muhammad il più grande di tutti i tempi” di Ahmed Deedat, trad. di Mamdouh AbdEl Kawi Dello
Russo, El Dìn Ed, pagg. 47. “Quando mi chiesero –spiega Deedat- per ragioni organizzative quale fosse
l'argomento della mia conferenza e libro, ispirato da Lamartine dissi: Muhammad (Maometto) il Più
Grande”. Nella classifica di Michael H.Hart presente nel suo libro “I Cento più grandi della storia”
Maometto è al primo posto. http://islamfrunal.splinder.com
“Il club dei desideri impossibili” di Alberto Torres Blandina, Guanda, pagg. 183, € 15. Vincitore del
premio Las Dos Orillas nel 2007, un romanzo di narrativa sudamericana. Un aeroporto internazionale
dove passa un fiume di persone con un bagaglio non solo di valigie, ma anche delle esperienze più
diverse.
“Nollywood” di Pieter Hugo, Prestel Publishing, pagg. 119, € 40,51. L’industria cinematografica
nigeriana (vedi N. scorso) dà origine a questo curioso volume fotografico che si sofferma più che altro
sulle immagini più grottesche dei film di genere horror o “juju”.
“Valzer con Bashir – Una storia di guerra” di Ari Folman e David Polonsky, Rizzoli, pagg. 144, € 18.
Ricordate il film omonimo del N.28? Esiste anche la trasposizione a fumetti, storia di un giovanissimo
soldato israeliano nella Beirut del 1982, testimonianza dell’assurdità della guerra.
“Bollywood in cucina” di Mankani Bulbul, Logos, pagg. 176, € 15,95. Sono più interessanti le foto e la
cura del libro che distolgono da queste ricette di attori famosi indiani.
“Rock the casbah!” di Mark Levine, ISBN, pagg. 272, € 17. In realtà il titolo originale è “Heavy Metal
Islam”, un argomento di cui parlavamo sul N.scorso (vedi Acrassicauda su “Radio Tropical”): il rock e il
metal occidentali che influenzano i ragazzi del medioriente, ma anche del Pakistan, di Iraele e
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dell’Africa, un viaggio musicale tra voglia di rinnovamento mantenendo le proprie radici religiose, sociali
e politiche.
“Ostrega! Seta, from north-east to east” di A.A.V.V., Ostrega! Associazione Culturale, pagg. 182, € 35.
Resoconto fotografico di un curioso viaggio di oltre 14.000 Km in pullman di un gruppo di veneti alla
volta della Cina che ha anche dato vita a 2 mostre (vedi Mostre e Rassegne).
“Una Rosa delicata: la donna nell’Islam” di Mamdouh AbdEl Kawi Dello Russo, El Dìn Ed, pagg. 22.
L’argomento “Donne con il velo” occupa intere pagine di giornali, copertine di riviste, con i soliti luoghi
comuni: burka, infibulazione, repressione ecc. Ci sono film e libri dedicati a questi argomenti, che
descrivono spesso la donna musulmana come una donna triste, una figura visibile ma invisibile, priva di
rispetto, d’identità. In realtà non è così, la donna nell’islam ha molti più diritti di quanto si possa
immaginare. Libro del 2003, si può scaricare anche dal sito www.huda.it
“Che il velo sia da sposa!” di Abdel Aal Ghada, Epoché, pagg. 204, € 15. Definita la “Bridget Jones
d’Egitto”, la storia ironica e divertente di Bride, trentenne a caccia di marito in una sfilata di strampalati
pretendenti, caricature di uno stereotipo maschile che travalica le frontiere egiziane.
“Il colore del vento” e “La notte dei leoni” di Kuki Gallman, Mondadori, pagg. 186 e 200, € 8,40 cad. Il
primo libro contiene gli appunti dell’autrice nel decennio ’74-’84, e il secondo parla della
missione di conservazione della natura e degli animali della sua Africa.
“Viva per raccontare” di Immaculée Ilibagiza con Steve Erwin, Corbaccio, pagg. 282, €
15,60. Scritto da una sopravvissuta al genocidio in Ruanda, è la storia di uno
sconvolgimento della vita e della forza di andare avanti.
“Vish Puri e il caso della domestica scomparsa” di Tarquin Hall, Mondadori, pagg. 271, €
18,50. Definito “il primo giallo indiano”, un romanzo dal ritmo magistrale e avvolgente
che ci trascina, attraverso l'occhio di un protagonista indimenticabile, in un mondo familiare dove
dominano l'astuzia e i piccoli grandi intrighi.
“Tutto il giorno è sera” di Preeta Samarasan, Einaudi, pagg. 398, € 21. Interessante esordio di questa
scrittrice indiana che ambienta una vicenda familiare nella complessa Malesia del 1980.
“Le ceneri di Bombay” di Cyrus Mistry, Metropoli d’Asia, pagg. 416, € 16,50. Interessante già dal nome
questa nuova casa editrice che propone un romanzo ambientato negli anni ’90 tra azione, lotta politica,
speculazione edilizia, corruzione e scontri interreligiosi.
“Le chiese e i cristiani in Medio Oriente” di Mamdouh AbdEl Kawi Dello Russo, El Dìn Ed, pagg. 20.
Questo libro chiarirà certe questioni riguardo i cristiani arabi: le chiese, il loro rapporto con i musulmani
ecc. Gesù in arabo si chiama (Aissa), per i cristiani arabi è (Yasua). La Chiesa Copta d’Etiopia conta 25
milioni di fedeli è la chiesa cristiana più numerosa del continente africano. I cristiani copti sono la
minoranza cristiana più numerosa nel mondo arabo. http://islamvero.splinder.com
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“Profumo di ghiaccio” di Yoko Ogawa, Il Saggiatore, pagg. 217, € 16. L’indagine della giornalista Ryoko
dopo il suicidio del compagno Hiroyuki in questo enigmatico giallo giapponese.
“L’enigma di Hu” di Jonathan D.Spence, Adelphi, pagg. 214, € 14,46. Storia di fantasia di Hu, copistatraduttore, il primo cinese in Occidente, portato da padre Jean François Foucquet dalla Cina del XVII
secolo in Francia,; incapace ad adattarsi, sarà abbandonato al suo misero destino.
“Storia degli indiani d’America” di Siegfried Augustin, Odoya, pagg. 512, € 22. Da Pocahontas a
Geronimo, da Cavallo Pazzo a Toro Seduto, tutti i grandi protagonisti e le drammatiche vicende della
lotta per la sopravvivenza di un grande popolo.
IL RICETTARIO
Kawareh Bi Hummus (cucina giordana)
Ingredienti: 1 piedino di vitello, 1 cucchiaio di curcuma, 250 g di ceci, 4
cucchiai d’olio, 2 uova, sale, pepe. Preparazione: Mettere i ceci a mollo in
acqua per uno o due giorni, cambiando l'acqua di tanto in tanto. Lavare e
pulire con cura il piedino, metterlo in una pentola colma a metà d'acqua
bollente e bollire. Estrarlo dall'acqua e asciugarlo. Mettere a scaldare l'olio
in una pentola, e rosolarvi il piedino. Rigirarlo da tutte le parti, in modo che
risulti ben dorato in superficie, salarlo, cospargerlo di pepe e di curcuma,
poi unirvi i ceci ammollati e coprire completamente. Quando il liquido avrà
raggiunto l'ebollizione, abbassare la fiamma e proseguire la cottura, molto lentamente per 3 ore
circa. Estrarre il piedino dal suo brodo di cottura, disossarlo e spezzettare la carne. Poi rimetterlo
nel tegame coi ceci e scaldarlo di nuovo. Intanto rassodare le uova per 8 minuti, in acqua salata,
passarle sotto l'acqua fredda e sgusciarle, tritarle.
Phing Sha (cucina tibetana)
Ingredienti: 250 g di spaghettini, 250 g di carne tritata mista, 200 g di patate, 4 pomodori da pelare,
1 cipolla , 1 pezzetto di radice di zenzero, 2 cucchiai d'olio, sale. Preparazione: Mettere l'olio a
scaldare in una padella, rosolarvi la cipolla tritata finemente, poi aggiungervi la carne. Salare e
mescolare con cura. Continuare a friggere la carne dolcemente, aggiungervi la polpa tritata dei
pomodori pelati e le patate, sbucciate e tagliate a dadini. Coprire e far cuocere piano. Intanto lessare
gli spaghetti, scolarli e mescolarli alla carne. Cospargere il miscuglio con zenzero grattugiato
finemente e farlo friggere dolcemente, rimestandolo di tanto in tanto, finché le patate non saranno
cotte. Durante quest'ultima fase di cottura si dovrà aggiungere qualche mestolo d'acqua bollente,
servire caldo.
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Il gandhi musulmano
Spesso, quando si pensa a personaggi storici del passato recente, che rappresentano la pace, la
positività nel mondo, si pensa subito a Gandhi, a Madre Teresa di Calcutta, a Martin Luther King, a
Nelson Mandela e a pochi altri, tutti provenienti dal mondo cristiano, indù o dal jainismo come
Gandhi. E nel mondo islamico? C’è Abdul Ghaffar “Badshah” Khan, conosciuto come “il Gandhi
musulmano”, a molti qui in Italia il suo nome non dice nulla, eppure è stato un riformatore nel
mondo islamico e per questo molto perseguitato. Nacque nel 1890 in un piccolo villaggio pashtun
a Utmanzai, dominata dai britannici, che reprimevano la popolazione indiana, la umiliavano. In
questo clima per nulla tranquillo visse Abdul Ghaffar, il quale si oppose di arruolarsi nelle truppe
britanniche, rifiutando così ai privilegi, come studiare in Inghilterra. A lui questo non interessava,
l’importante era restare accanto alla sua famiglia, di combattere a denti stretti e
con dignità al fianco della sua gente. La sua aspirazione era simile a quella di
Gandhi, cioè liberare il popolo dalla dominazione britannica e allo stesso tempo
concentrarsi nel far progredire il popolo ridotto alla povertà e non solo,
mancava l’istruzione, l’educazione sanitaria ecc. Cominciarono così a boicottare
tutto ciò che era britannico, a fare scioperi e manifestazioni di dissenso, Abdul
Ghaffar come Gandhi, era per la non-violenza. I Khudai Khidmatgar “i servi di
Dio” si sostituirono alle bande rivoltose. Abdul Ghaffar ripeteva spesso che “un
pashtun non-violento impaurisce gli inglesi assai di più di un pashtun violento”. Infatti con questa
storia della non-violenza la popolazione accettava più volentieri di collaborare fra loro, diventando
sempre più numerosa e spaventando il Raj britannico. Loro non erano ribelli armati, bensì gente
pacifica che non collaborava e boicottava i britannici. Abdul Ghaffar strinse rapporti con diversi
esponenti del movimento di liberazione indiano e soprattutto con Gandhi. Entrambi erano molto
religiosi e sostenevano l’unione tra indù e musulmani nella resistenza al
colonialismo, per costruire sempre più compatti un’unica ed unita nazione
indiana, basandosi sull’amore verso il prossimo, perché suo simile in quanto
essere umano ed indiano. La parola principale è Pace, e per ottenerla era
collaborare: indù con musulmani. Esatto, era proprio la collaborazione l’unica
via per progredire e mantenere l’identità indiana. Abdul Ghaffar amava spesso
dire: “Ho un solo metro di misura, ed è la misura del proprio arrendersi a Dio”
e quindi al volere di Dio, senza per questo rimanere passivi ed accettare il dominio britannico.
Arrendersi totalmente a Dio e non all’uomo britannico invasore. Abdul Ghaffar, detto anche
“Badshah khan” che significa “il re dei khan”, visse per lungo tempo in carcere, sia sotto gli inglesi,
sia sotto il governo pakistano (1948). Dedicò tutta la sua vita per la lotta dei diritti del suo popolo
pashtun. Indebolito per le diverse malattie, morì, rimanendo sempre fedele al detto “non è questa
la vita in cui riposarsi”, questo spiegava il suo essere attivo. Allah gli regalò lunga vita, per poi
passare all’Altra Vita all’età di… 98 anni! Tanti anni di battaglie, di sofferenze e umiliazioni. “La
pazienza e la giustizia è la nostra arma, ed è l’arma del nostro Profeta Muhammad (Maometto):
nessun potere sulla terra può resisterle”. Queste sono le parole che scrisse ai suoi seguaci.
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METROPOLI MULTIETNICA
NEGOZI:
Snubar è un catering kasher (segue le
regole religiose ebraiche) che fa anche consegne di
pranzi a domicilio a Milano. Per informazioni: 3388018081. EthnoBrera (Via Fiori Chiari, 8.
www.ethnobrera.it) è un piccolo negozio che propone
antiquariato e artigianato da più di 20 diversi paesi del
mondo. Da Atom Plastic (Via Volta, 6) potete trovare
per la prima volta “giocattoli per adulti”, ma anche borse, abbigliamento, oggetti, riviste e altri oggetti
trendy. Ci chiedono dove trovare le bambole-portafortuna kokeshi giapponesi a Milano (vedi N.29):
rivolgetevi a Surimono (C.so Monforte, 20/25), un negozio di cui abbiamo già parlato sui primi numeri, qui
ne hanno di diversi prezzi e modelli. Prada (C.so Venezia 3) propone la linea Kanji Jeans, una collezione in
stile giapponese con disegni esclusivi e ideogrammi dipinti a mano: 25 modelli sono unici, opere d’arte
decorate a mano da un maestro giapponese e invecchiati ad arte con una serie di trattamenti totalmente
artigianali. Supergulp (Ripa di Porta Ticinese, 51) è un negozio un po’ caro ma indispensabile per gli amanti
dei fumetti, dei film, gadget ecc dal Giappone ma non solo. Siddharta Goa Store (V.le Premuda, 12)
continua la tradizione dei negozi etnici di oggettistica, abbigliamento, gioielli, arredamento ecc dai paesi
orientali iniziato dal primo Siddharta Himalayan Emporium (C.so XXII Marzo, 40) e poi dal Siddharta Far
East (V.le Forlanini, 45). Etnik (Roma, Campo De’ Fiori www.etnik.eu) è una azienda che importa
dall'Oriente mobili in stile coloniale e moderni, complementi d'arredo, oggettistica, abbigliamento,argento
e accessori moda. L’Angolo Peruviano (Via Baldissera, 4) è un piccolo negozio di oggettistica ma anche di
ingredienti vari per bevande e tisane peruviane.
RIVISTE:
Dal Libano arriva Samandal, primo
fumetto-magazine multilingue (in arabo,inglese,francese) aperto a contributi da ogni parte del mondo.
Speriamo che arrivi presto anche in Italia e nel patrio Medio Oriente. È uscito il primo numero di Cosplay
rivista tutta italiana della Aaron Works dedicata al fenomeno tutto giapponese del travestirsi da eroe
preferito dei fumetti, cartoni, ecc.
ASSOCIAZIONI & CENTRI, SPORT:
Il Centro Hui Ling di Canton è un progetto del PIME
di Suor Sandra Covini, missionaria in Cina che qui si occupa di disabili mentali, soprattutto bambini, che
altrimenti non avrebbero speranze di aiuti. Per informazioni Parrocchia del Preziosissimo Sangue. Via Cipro,
10, Milano, tel. 02/711212.
CORSI,RELIGIONE,VIAGGI:
Corsi di lingue: Tamarmatza
(ebraico – Milano, per informazioni: 349-2858973); Lingue in Comune (ivrit: ebraico moderno, turco e russo
- www.lingueincomune.it o www.formazioneincomune.it). Istituto Cervantes (Via Dante, 12), indirizzo di
riferimento per tutti coloro che vogliono imparare lo spagnolo.Si tengono anche proiezioni di film
sudamericani e altre iniziative.
TV:
Atlantide (su La7) condotto in studio da Francesca Mazzalai ha dedicato un’interessante puntata alla
Muraglia Cinese, la più grande opera edificata dall’uomo e definita da alcuni “il cimitero più lungo del
mondo” a causa del sangue e del sudore dei cinesi che l’hanno costruita. Crimson Wing – Il mistero dei
fenicotteri rosa (su Sky Cinema 1 e 1 HD) di Disney Nature è un reportage in esclusiva per l’Italia che segue
la vita di questi straordinari animali sul Lago Natron in Tanzania settentrionale; dal 21 aprile il
documentario uscirà in blu-ray.
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ESSENI
Chi erano gli Esseni? Il nome di origine latina Esseni, in greco Essaioli o Essenoi, potrebbe derivare
dall’ebraico “hasidium” (pii), oppure dall’aramaico “asya” (medico). Erano una comunità di origine
ebraica, una sorta di setta monastico-cenobitica di studiosi che vivevano isolati in grandi comunità
sparse qua e là (Siria Palestinese, Giudea e Mar Morto), seguendo una dottrina di ascetismo e
purezza, per molti versi simile a quella dei primi cristiani o dei monaci buddhisti. Nati forse nella
metà del II sec. a.C. e scomparsi verso la fine del I sec. d.C., pare che avrebbero anche incontrato
Gesù. Il fondatore era detto Maestro di Giustizia, predicava una vita di povertà, lontana dai fasti di
Gerusalemme; i suoi seguaci, rifugiatisi nel deserto, dividevano in comunità il frutto del loro lavoro
e si dedicavano allo studio e alla riflessione delle sacre scritture. Il loro Vangelo viene attribuito
all'apostolo Giovanni.
Essi si stanziarono nella zona del Mar Morto, vicino a Ein Gedi, e qui fondarono la loro comunità
basata sulla comunanza dei beni, sul celibato e sull’assenza di sacrifici. La loro vita era regolata da
un capo, non avevano schiavi ma si servivano a vicenda, erano pacifici portando armi solo per
difendersi da eventuali attacchi, non potevano mangiare cibi alterati e cotti, quindi probabilmente
erano vegetariani.
Furono riscoperti con il casuale ritrovamento dei cosiddetti “Manoscritti del Mar Morto” che
avrebbero nascosto in grotte, proprio nel luogo dove essi vennero ritrovati, prima di essere eliminati
dai Romani.
Nel 1947, all’interno di grotte situate nei pressi di Qumran (Deserto della Giudea, presso il Mar
Morto), vennero ritrovati infatti centinaia di rotoli interi di documenti e numerosi frammenti degli
stessi, su cui sono riprodotti i testi della Bibbia, accuratamente custoditi, contenuti in anfore
sigillate ed avvolti singolarmente in bende di lino. Nei rotoli ritrovati non compare il nome Esseni.
Tra i rotoli vi sono opere che sono sicuramente collegate agli scritti esseni, ma ne sono presenti altre
che non sono interamente di provenienza essena. Il testo più importante è la Regola della Comunità,
o Manuale di Disciplina, uno dei primi manoscritti ad essere conosciuti e anche uno dei più
conservati, che descrive il processo di iniziazione e il cerimoniale richiesto per l'ammissione dei
nuovi membri, alcune concezioni fondamentali dei gruppo di Qumrán, e le regole che
disciplinavano la vita quotidiana e le assemblee comunitarie. Buona parte di questi scritti è già stata
pubblicata.
Gli Esseni erano impegnati nello studio della Bibbia per ritrovare il loro ruolo nella storia del
mondo e composero delle opere di esegesi biblica.
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Shorinji Kempo
Lo Shorinji Kempo è una disciplina marziale
e
filosofia
giapponese
creata
per
esercitare la mente ed il corpo. Molto
popolare in Giappone, nonostante sia
nata in tempi recenti - fu fondata nel 1947
dal maestro Doshin So, dopo la Seconda
Guerra Mondiale, una sconfitta che ha
segnato e cambiato radicalmente tutte le
concezioni dei giapponesi -. Il concetto
mira a creare individui dal carattere
equilibrato e si concentra sulla singola
persona, sull’educazione che infonde coraggio, compassione e giustizia. La società ideale è vista
priva di qualsiasi guerra con uno spazio di vita ideale per l’uomo. Lo Shorinji Kempo è basato sulla
filosofia Kongo-Zen, che insegna l’unione essenziale del corpo e della mente con gli esseri umani
che trovano la propria felicità e soddisfazione vivendo metà per se stessi e metà per gli altri.
Comprende complessivamente più di 600 tecniche, offrendo tutti i
possibili strumenti di difesa per ogni tipo di situazione, e punta a
migliorare le qualità fisiche e mentali delle persone che lo praticano.
Queste le basi della disciplina:
-Vivere credendo nei propri potenziali individuali
-Guidare le nostre vite dal punto di vista in cui crediamo
-Agire in considerazione della felicità degli altri
-Agire con giustizia, coraggio e compassione
-Agire e guidare le nostre vite in cooperazione, creando legami comunitari
Lo Shorinji Kempo consiste in tre elementi essenziali: filosofia, tecniche e sistema educativo.
Si pone come la naturale continuazione dell’antica arte marziale tramandata nei secoli insieme
con la meditazione zen dai monaci Buddhisti del Monastero di Shorinji (Shaolin-ssu) in Cina, che la
usavano come pratica di autodifesa e come esercizio fisico vitalizzante. Qui fu portato nel VI
secolo d.C. dall’India dal monaco Bodhidharma, 28° Patriarca Buddhista, che iniziò al Kempo un
gruppo di monaci Buddhisti cinesi, che per secoli, attraverso il susseguirsi delle varie generazioni,
hanno tramandato gli insegnamenti sia del Kempo, come metodo di autodifesa e di sviluppo di un
fisico sano, sia della meditazione zen come disciplina spirituale..
Molto diffuso in Giappone e in Estremo Oriente, lo Shorinji Kempo viene insegnato con successo
anche in Europa solo da pochi anni; qui la pratica è consentita anche alle culture non Buddhiste,
ma mantiene intatta la forma tradizionale, che vuole la Meditazione Zen e la Filosofia Kongo Zen
praticate allo stesso livello delle tecniche del Kempo.
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LE PORTE DELL’ORIENTE: MACAO
Macao (in cinese 澳門,Aomen) è un piccolo territorio
costiero che si affaccia sul mar Cinese meridionale.
Situato a 65 Km da Hong Kong, sulla foce del Fiume
delle Perle, è stata una colonia portoghese (Macau) ed è
ora una delle due regione amministrative speciali della
Repubblica Popolare Cinese (l’altra è Hong Kong). La
piccola Macao era il più antico insediamento europeo in
Asia, molto importante dal punto di vista del commercio
e dell’industria; territorio speciale portoghese, è costituito
da una penisola rocciosa e da due isole (Taipa e Coloane),
alla foce del fiume Zhujiang, presenta un'affascinante
fusione di popoli, stili di vita ed elementi architettonici mediterranei e asiatici che
colpiscono subito il viaggiatore. Incastonata tra la Cina continentale e il Mar Cinese
meridionale, Macao conserva testimonianze dell'espansione coloniale che il Portogallo
condusse nel Cinquecento in queste terre. Camminando per
le vie acciottolate e pittoresche del centro, sembra infatti di
trovarsi in qualche antico barrio di Lisbona. Il centro
cittadino di Macao è Patrimonio Unesco e racchiude le
testimonianze perfettamente conservate del passato
coloniale portoghese: pavimentazioni a ciottoli, chiese
cattoliche, fontane colorate, roccaforti di pietra, antiche
chiese barocche, storiche missioni e maestosi colonnati.
Le origini di Macao vanno nel periodo della Dinastia Qin
(221-206 a.C.), quando era un luogo modesto e di poca
importanza facente parte della contea Panyu, nella
prefettura di Nanhai (l’attuale Guangdong); poi, dal 1557 i
Portoghesi ottennero il permesso di fondare una piccola enclave in territorio cinese,
come ricompensa per avere liberato la zona dai pirati. Fu scelta Macao, riconosciuta
come tale dalla Cina nel 1670, e da allora la città costituì per secoli il porto principale
per gli scambi con la Cina, ma, in seguito alle guerre dell'Oppio e della cessione di
Hong Kong alla Gran Bretagna, perse il suo lustro ed entrò in fase di declino.
Il nome Macao si suppone derivi dal tempio dedicato a Mage, costruito nel 1448 per la
dea Matsu. Le fu dato il titolo ufficiale di Cidade do Nome de Deus, de Macau, Não há
outra mais Leal (Città nel Nome di Dio, Macao, Nessun'altra più Leale) e rimase sotto
il suo dominio, per l’appunto fino alla fine del ventesimo secolo (20-12-1999).
Formata da due concelhos (comuni) e sette freguesias (frazioni), è oggi un’ambìta mèta
degli abitanti della Cina, attratti dai numerosi casinò; la città offre infatti una varietà
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di case per il gioco d'azzardo; qui si trovano inoltre chiese barocche, antiche fortezze in
pietra, tranquilli parchi, musei, alberghi e ottimi ristoranti.
Il museo di Arte di Macao ospita mostre itineranti e una collezione permanente di arte
tradizionale cinese.
Da vedere le maestose rovine della Chiesa di San Paolo (Ruinas de Sao Paulo) simbolo
di Macao, costruita nel XVII secolo; la facciata e la scalinata sono tutto ciò che resta,
tuttavia le magnifiche statue, i ricchi portali e i realistici bassorilievi fanno ritenere
che fosse il più grande monumento della Cristianità in Asia.
Progettata da un padre gesuita italiano, fu costruita nel 1602 da profughi giapponesi
sfuggiti alle persecuzioni cristiane di Nagasaki, ma nel 1835 un incendio distrusse
tutto lasciando la parte della facciata oggi visibile.
Da vedere anche la Chiesa di San Lorenzo con un magnifico soffitto dipinto; in passato
una delle sue due torri è stata utilizzata come
prigione.
La Torre di Macao, alta 338 mt., si erge sopra il
centro Congressi e Spettacoli; è possibile raggiungere
le
piattaforme
panoramiche
situate
al
sessantunesimo piano: i più intrepidi - assicurati da
corde – possono scegliere la cosiddetta “passeggiata
in cielo”, ovvero su una stretta piattaforma senza
ringhiera che circonda la cima della torre, e potranno
lanciarsi dalla sommità per mezzo di corde elastiche.
Principali risorse del paese, oltre al turismo, sono la pesca e l’industria. Le lingue
ufficiali sono il mandarino e il portoghese, ma il cantonese è la lingua più usata.
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ASTRO BOY
Astro Boy, vero nome Tetsuwan Atomu (鉄腕アトム, “Atom dal pugno di
ferro”) è un personaggio fondamentale per gli anime, il più famoso creato da
Osamu Tezuka e il primissimo ad essere trasmesso in tv.
Nacque su Atom Taishi (letteralmente, “Atom l'ambasciatore”), un'opera
precedente di Tezuka ed è molto simile a Capitan Jet (Jetter Mars), un altro
personaggio sempre di Tezuka. Vide la luce sulla rivista giapponese Shonen
Manga prima come Captain Atom e poi come Astro Boy, a partire dal lontano
1951 ed è stato il primo fumetto manga ad essere poi trasposto in cartone
animato: era il 1° gennaio 1963, quando in tv apparve in bianco e nero la prima puntata di “Astro
Boy”, anime prodotto dalla Mushi Production, a cui seguì il primo anime di robot, “Super Robot
28” tratto dal manga di Mitsuteru Yokoyama.
Creato nella città futuristica di Metrocity da uno scienziato, il
professor Tenma, con le sembianze del figlio scomparso in un
incidente stradale, che pero’ in lui rivede continuamente il suo
dramma, e decide a un certo punto di liberarsene. Inizialmente
il robottino dai grandi occhioni sgranati finisce in un circo come
fenomeno da baraccone, poi viene riscattato dal Dottor
Ochanomizu, successore del Professor Tenma al dipartimento
scientifico, che lo rende libero, gli costruisce una famiglia di
robot e gli consente di frequentare le scuole proprio come un bambino normale. Astro Boy è
dotato di super poteri, grazie ai quali aiuta lo scienziato a combattere contro le guerre, le
discriminazioni e le ingiustizie sociali. Ma, nonostante il suo grande contributo alla causa
dell’umanità, viene spesso rifiutato ed emarginato dai suoi compagni di scuola, che lo considerano
solamente una macchina. Tezuka, noto come il “dio del manga” inventa una sorta di Pinocchio del
futuro, un tenero bambino robot dalle espressioni e dai sentimenti umani che ha contribuito a
diffondere nel mondo il fenomeno dei manga, diventando poi il “papà” di tutti i successivi anime
giapponesi, da Mazinga a Ufo Robot, a Gundam. La serie tv, realizzata dal ’63 al ’66, era composta
da 193 episodi. In Italia è stata trasmessa la versione a colori del 1980, per un totale di 52 episodi.
Recentemente Astro Boy è stato protagonista di un film d’animazione digitale in 3D, una
superproduzione internazionale che non ha riscontrato però molto successo. Ne sono stati tratti
anche videogiochi, cortometraggi, una nuova serie a colori di 50 episodi nel 2003, e un altro
vecchio film che racchiude gli episodi 46,56 e 71.
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L`ANNO DELLA TIGRE