PANE E NON SOLO - I cibi, i libri
Mostra in tema di EXPO 2015 - Cura et studio Collegii Ambrosiani Doctorum
Biblioteca Ambrosiana, 14 aprile – 12 luglio 2015
VETRINA I,
n. 1 Dalla Creazione al Banchetto dei giusti in Gerusalemme
B 32 inf. - BIBBIA EBRAICA, Ketuvim (Agiografi), sec. XIII
VETRINA II,
n. 2-4 Ambrosia divina e asparagi imperiali
2. Ilias picta, Il banchetto degli dèi (frammento X; Omero, Iliade, I, 598-604) – sec. V/VI
3. I 69 sup., Ovidio, Heroides volgarizzate, foglio 62 recto Banchetto
4. Tristano Calco, Mediolanensis Historia, A 188 inf., fol. 11 Banchetto di Cesare – sec.
XV/XVI
VETRINA III,
n. 5-6 Il cibo e la scienza: Zoologia e Arte medica
5. Ms. Arabo A 125 inf. - Al-Muhtār bin Hasan IBN BUTLĀN, Risālat Da‛wat al-atibba’ a. 1273
6. Ms. Arabo D 140 inf. - AL-ĞĀHIZ, ‛Amr bin Bahr, Kitāb al-Hayawān – sec. XV
VETRINA IV,
n. 7 “Ytala praeclaros tellus alis alma poetas”
7. Simone Martini, Manoscritto del Virgilio appartenuto a Francesco Petrarca, ca.
1340
VETRINA V,
n. 8-11 Botanica, allevamento, agricoltura
8. H 75 inf. Terenzio, Commedie, Adelphe, fol. 60 recto: pulitura e preparazione del
pesce – sec. IX
9. Physiologus greco, E 16 sup., foglio 41 recto (Amos sul sicomoro), sec. XIII
10. Libro d’ore borromeo, S.P. 42, fol. 12 (vini, selvaggina, allevamento) – sec. XV
11. F 218 inf., Morandi, Hortulus botanicus, foglio 177 recto, Solanum Lycopersicon
VETRINA VI,
n. 12-13 Purità di corpo e di spirito
12. De balneis Puteolanis, Balneum quod arculus dicitur - fol. 7 verso / 8 recto – ca. 1470
13. H 106 sup., Vizi e virtù di Lorenzo d’Orléans, fol. 41 verso
VETRINA VII,
n. 14-15 La Cena di Pesah a Gerusalemme
14. Evangeliario greco, D 67 sup., foglio 79 verso/ 80 recto: Ultima Cena – sec.
XII/XIII
15. Evangelica Historia, L 58 sup., fogli 41 verso-42 recto: Ultima Cena - sec. XIV
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VETRINA I, n. 1
Dalla Creazione al Banchetto dei giusti in Gerusalemme
Bifoglio dipinto su pergamena, inserito al termine di un magnifico codice biblico di grande formato
composto da 134 fogli, tipico dell’area askenazita o tedesca, copiato dal sofer (scriba) Yaqov bar
Shemuel per Yosef bar Mosheh di Ulm, negli anni 1236-1238, riccamente miniato. Il manoscritto è
il terzo di una Bibbia completa, le cui miniature riflettono stili di varie scuole dell’Europa centrosettentrionale; il testo della Bibbia è vergato in grafìa ebraica franco-askenazita in carattere
quadrato, disposto su tre colonne, e risente dell’influsso della scrittura gotica del tempo.
Le due pagine finali qui esposte, non miniate ma dipinte con tecnica diversa ed originale,
sono celebri perché raffigurano temi inusuali nell’iconografia ebraica: nella pagina di destra una
visione del cosmo con al centro il sole, la luna e 15 stelle entro i sette cieli, negli angoli esterni i
quattro esseri viventi descritti da Ezechiele; nella pagina di sinistra i tre animali delle origini – Ziz,
Leviatan, Behemòt – e il Banchetto escatologico dei Giusti o ‫ סעודת הצדיקים‬Se‛udàt ha-Zaddiqim che
si compirà a partire da Gerusalemme nei tempi del Messia (cf. Salmi 50,11; Talmud babilonese,
Baba Bathra 74b-75a). Le scene s’ispirano a temi cari alla tradizione talmudica e mistica del ‫מעשׂה‬
‫ בראשׁית‬Ma‛aseh Bereshit (La Creazione della luce, dei cieli, dell’universo) e del ‫מעשׂה מרכבה‬
Ma‛aseh Merkavah (Il Carro della visione di Ezechiele) fiorita a Babilonia nei secoli V-VI e
successivamente coltivata in Spagna e in Francia all’inizio del secondo millennio.
1. Ms. Ebraico B 32 inf. - BIBBIA EBRAICA, Ketuvim (Agiografi), sec. XIII (Fogli 135v-136r)
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VETRINA II, n. 2-4
Ambrosia divina e asparagi imperiali
2. Ilias picta, Il banchetto degli dèi (frammento X) (Iliade I, versi 598-604)
3. I 69 sup., Ovidio, Heroides volgarizzate, foglio 62 recto [cm 26 x 16] Banchetto
4.
Tristano Calco, Mediolanensis Historia, A 188 inf., fol. 11 verso
5.
6.
Terenzio, Adelphe, H 75 inf., foglio 64 recto: pulitura e preparazione del pesce;
Tristano Calco, Mediolanensis Historia, il banchetto di G. Cesare a Milano, f. 11 verso
-
H 75 inf., Terenzio, Commedie, Adelphe, f. 64 r: pulitura e preparazione del pesce
14. Ovidio, Heroides, I 69 sup., foglio 62 recto, Banchetto
2. Ilias picta, Il banchetto degli dèi (frammento X) (Iliade I, versi 598-604)
3
3. I 69 sup., Ovidio, Heroides volgarizzate, foglio 62 recto [cm 26 x 16] Banchetto
4
4. Tristano Calco, Mediolanensis Historia, A 188 inf., fol. 11 verso
Tristano Calco
Mediolanensis Historia
Latino; fine sec. XV - inizio sec. XVI
Membranaceo, mm. 325 x 221; ff. II, 71, II
A 188 inf.
Il codice, databile tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento, ci conserva la redazione
della Historia Mediolanensis Patria (= Storia patria di Milano) di Tristano Calco (†1515),
archivista della cancelleria sforzesca, che in quest’opera ripercorre, in ventidue libri, la storia di
Milano dalle origini fino al 1322. La preziosità e singolarità di questo codice pergamenaceo,
vergato in semicorsiva libraria, è costituita dal fatto che il testo è accompagnato da accurate
miniature a penna e acquerello che illustrano i principali momenti della storia milanese. Al f. 11v
Tritano Calco riprende un episodio narrato dallo storico greco Plutarco: Caio Giulio Cesare, mentre
era governatore della Cisalpina (dal 59 al 55 a.C.), una sera fu invitato a cena nella domus milanese
di un ricco e influente personaggio di nome Valerio Leone. Durante la cena furono serviti asparagi
conditi con burro; gli ufficiali di Cesare, abituati all’olio di oliva e non al burro (che a Roma era
usato non come condimento ma come unguento) giudicarono quel cibo barbaro e rozzo; Cesare
invece, non solo apprezzò la pietanza insolita, ma rimproverò i suoi ufficiali per essere stati loro a
dimostrarsi rozzi nei confronti dell’ospite. In fondo al foglio la miniatura illustra la cena di Cesare,
come se fosse un vero e proprio “cenacolo”: al centro l’ospite principale e ai lati i commensali.
Ovviamente i personaggi sono rappresentati “anacronisticamente” rivestiti in sontuosi abiti
rinascimentali.
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VETRINA III, n. 5-6
IL CIBO E LA SCIENZA: al-Hayawān - al-atibba’ (Zoologia e Arte medica)
5. Ms. Arabo A 125 inf. - Al-Muhtār bin Hasan IBN BUTLĀN, Risālat Da‛wat al-atibba’ (Il
Simposio dei medici), sec. XIII
Splendido codice su carta di 122 fogli, in formato medio, copiato in Alessandria d’Egitto nel 1273
da Mu|ammad bin Qaisar al-Iskandar†. Il manoscritto vergato in elegante scrittura nash†
vocalizzata, comprende tre scritti medici, il primo dei quali composto nel 1058 dal medico, filosofo
e teologo arabo di fede cristiana nestoriana Ab™ ðasan al-Mukht…r ibn ‘Abd™n ibn Sa‘d™n ibn
Bu¥l…n (m. 1066). L’autore visse alla corte degli ‘Abbasidi in Baghd…d, ed ebbe come maestro un
prete nestoriano, Ab™ al-FaraÞ ibn al-¦ayyib, un commentatore di Aristotele, Ippocrate e Galeno, il
quale si interessava anche di botanica e scrisse di satira, vino e qualità naturali. In Egitto e in
particolar modo al Cairo, Ibn Bu¥l…n intraprese diverse controversie contro Ibn Riÿw…n (medico,
astrologo e astronomo egiziano) su temi quali le citazioni e le idee filosofiche di Aristotele sul
luogo, il movimento e l’anima. Egli si trasferì a Costantinopoli nel 1054, dove, su richiesta del
Patriarca Michele Cerulario, compose un trattato sull’Eucarestia e l’uso del pane senza lievito.
Durante lo scisma che avrebbe portato alla separazione della Chiesa greca da quella latina, Ibn
Bu¥l…n passò gli ultimi anni della sua vita come monaco in un monastero presso Antiochia. La sua
opera medica più importante è il Taqw†n al-¡i||a (il rinvigorimento della salute), un trattato
d’igiene dedicato a rispondere ad alcune domande generali sui quattro elementi naturali, gli umori e
i caratteri emotivi. Egli studiò la natura e il valore della nutrizione, come anche l’influenza
dell’ambiente, dell’acqua e del clima sulla salute. Altra opera importante è la Ris…lat Da‘wat
(Da‘at) al-a¥ibb…’ (Il banchetto dei medici), che tratta di temi di etica medica, con una satira sui
medici ignoranti. Questa lettera-trattato è accompagnata da undici miniature di alta qualità, di
scuola siriana con influssi dell’Asia centrale evidenti nell’abbigliamento e nei lineamenti dei
convitati, esempio unico dell’arte iconografica mamelucca del secolo XIII. La miniatura esposta
(foglio 15 recto), raffigura una scena di brindisi fra l’ospite e i suoi invitati, vestiti con raffinata
eleganza e accompagnati da un suonatore.
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6. Ms. Arabo D 140 inf. animali), sec. XV
AL-ĞĀHIZ,
‛Amr bin Bahr, Kitāb al-Hayawān (Il Libro degli
Questo codice di medio formato, magnifico esempio dell’arte libraria dell’età mamelucca, è stato
copiato nel secolo XV; comprende solo, su 87 fogli cartacei, la parte iniziale superstite dell’opera. Il
testo arabo, vocalizzato, è scritto in bella calligrafia, e contiene parti dei libri I e II dell’opera
enciclopedica di zoologia di al-Ğāhiz (Bassora, 776 – 869), così soprannominato a motivo della
deformazione degli “occhi sporgenti”. L’autore, di origini probabilmente abissine, divenne
“eminenza grigia” del Califfo di Baghdad; teologo mutazilita (cioè “neutrale” tra le opposte tesi
circa la scomunica del peccatore) e polemista, discusse il problema, sempre attuale, dell’armonìa tra
fede e ragione. Il “Libro degli animali” è il suo capolavoro incompiuto, nel quale inserisce sul tema
della zoologia interessanti riflessioni di teologia, metafisica, sociologia e psicologia, anticipando
aspetti della moderna teoria evoluzionista.
Il codice è illustrato da trentadue splendide miniature di scuola siriana: nelle pagine esposte
(28 verso –29 recto) compaiono, sul foglio di destra, tre grosse carpe dipinte in oro e minio, tra due
piante, sul foglio di sinistra una scena di harem tipicamente femminile, avente per uniche
protagoniste tre donne, che quindi non sono tenute a velarsi i volti: Umm Ğa‛far, consorte del
califfo Mu‛awiyya I, è in atto di prendere la frutta da un’alzata presentatale da due ancelle, mentre
in basso, in una vasca, nuotano otto carpe, simbolo di vita, felicità e abbondanza.
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AL-GIAHIZ, Kitāb
al-Hayawān (Trattato di zoologia)
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VETRINA IV, n. 7
“Ytala praeclaros tellus alis alma poetas”
Italia alma mater di poeti nutriti da pastori e agricoltori
7.Simone MARTINI, Manoscritto del Virgilio appartenuto a Francesco Petrarca
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VETRINA V, n. 8-11
Botanica, allevamento, agricoltura
8. H 75 inf. Terenzio, Commedie, Adelphe, fol. 64 recto: pulitura e preparazione del
pesce
9. Physiologus greco, E 16 sup., foglio 41 recto (Amos sul sicomoro) [disegni a penna.]
10. Libro d’ore borromeo, S.P. 42, fol. 12 (vini, selvaggina, allevamento)
11. F 218 inf., Morandi, Hortulus botanicus, foglio 177 recto: Solanum Lycopersicon
8.Terenzio, Commedie, Adelphe, fol. 60 recto: pulitura e preparazione del pesce
H 75 inf., sec. IX
Terenzio, Commedie, Adelphe (H 75 inf.), foglio 60 recto: preparazione del pesce
Questo foglio fa parte di un codice membranaceo composto da tre parti di diversa età, consistenza e
argomento. La parte principale abbraccia ben centoventi fogli – contiene quasi al completo
(mancano l’Andria e parti dell’Eunuchus e del Phormio) le commedie di Publio Terenzio Afro,
autore latino del II secolo a. C. La particolarità di questo codice, vergato in scrittura minuscola
carolina del secolo IX, sta nelle molte pagine illustrate con disegni al tratto sovente arricchite da
coloriture ancora visibili, che riprendono modelli più arcaici e descrivono lo spazio teatrale, in cui
spiccano i personaggi vestiti con le maschere e gli abiti di scena.
Il foglio che esponiamo raffigura la preparazione del pesce in vista di un banchetto di nozze. Nella
terza scena del terzo atto Siro, un servo, consegna allo schiavo Dromone il pesce che ha acquistato,
accompagnandolo con queste parole: “Pulisci gli altri pesci, Dromone; invece questo capitone bello
grosso lascialo sguazzare un po’ nell’acqua. Lo spineremo quando vengo io. Non prima”. E infatti
il disegno mostra i pesci acquistati, alcuni dei quali sono deposti per terra, mentre uno è già tra le
mani di Dromone che lo sta preparando. Il capitone, riconoscibilissimo per la forma allungata,
sporge la testa da una sorta di bacile (o forse di fontana) nel quale è stato posto in attesa di divenire
esso pure oggetto del pranzo festivo, e conferisce un tratto di freschezza e ironia alla scena, alla
quale sembra quasi partecipare con curiosità. Si nota pure la porta della cucina, stilizzata, e Demea,
uno dei personaggi principali che dialoga con Siro.
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9. Physiologus, il Profeta Amos come raccoglitore di sicomori (E 16 sup), foglio 41 recto
Questo prezioso manoscritto pergamenaceo in minuscola greca, databile intorno al XIII secolo e
con numerosi disegni al tratto, fu acquistato a Taranto nel 1606 (una nota di quell'epoca aggiunta sul
risguardo recita: Questo libretto assai antico parla delle nature e delle proprietà di molti animali e
pietre. Ha anche contenuto matematico e astrologico e soprattutto di carattere superstizioso, da
non mostrare a tutti. E' stato acquistato con alcuni altri codici molto buoni a Taranto nel 1606) e fa
quindi parte del patrimonio della Biblioteca Ambrosiana fin dalla sua apertura, nel 1609.
Contiene un'opera composta in greco ad Alessandria tra il II e il IV secolo d.C. e che ebbe molta
fortuna, tanto da essere tradotta già nella tarda antichità e nel primo medioevo in diverse lingue
(latino, siriaco, etiopico, armeno...). Essa tratta degli animali e delle piante in termini morali e
allegorici, descrivendone le proprietà e riportando racconti attinti anche da fonti precendenti. Il
titolo “Il Fisiologo” (Physiologus) è in realtà desunto dal modo in cui vengono introdotte le
descrizioni e i racconti: “Il Fisiologo dice...”, laddove “fisiologo” significa “naturalista”.
Non si conosce l'autore del testo, che è stato variamente attribuito a diversi padri della Chiesa (tra
gli altri, Epifanio di Salamina e Basilio di Cesarea).
Il foglio che presentiamo fa parte del capitolo dell'opera dedicato al profeta Amos. Costui afferma di
sé (Am 7,14) che prima della chiamata divina a profetare, egli era pastore e raccoglitore di sicomori,
e proprio in quest'ultima attività lo mostra il disegno che viene esposto, nel quale si nota il profeta
che si è arrampicato sull'albero e che reca con sé un cesto per la raccolta dei frutti. Il sicomoro,
infatti, produce frutti commestibili, paragonabili a quelli del fico, oltre a fornire un legno pregiato,
che nell'antico Egitto veniva utilizzato per la fabbricazione dei sarcofagi.
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10. Libro d’ore borromeo, S.P. 42, fol. 12
Latino; terzo quarto sec. XV
Membranaceo, mm. 100 x 75; ff. I, 222, I
Preziosissimo manoscritto, vergato in gotica libraria, giunto in Ambrosiana nei primi del
Seicento. È un tipico Libro d’Ore rinascimentale, che serviva per la preghiera e la devozione
personale, anche se i testi erano attinti in genere dalla liturgia. Fu confezionato come dono
di nozze per un matrimonio della nobile famiglia milanese Borromeo e deve la sua
preziosità alle splendide miniature che lo adornano a ogni pagina, opera accuratissima di
Cristoforo de Predis (1440-1486), fratello del più celebre pittore Giovanni Ambrogio. Al f.
12r, a commento del calendario del mese di novembre, è rappresentata una animata scena di
vita quotidiana milanese. Sulla destra si vede la piazza della cattedrale di Milano (e si può
notare la riproduzione della antica facciata della chiesa di Santa Maria Maggiore, che fu poi
demolita per fare spazio all’attuale Duomo) con l’allestimento di un mercato di pollame: un
avventore sta infatti contrattando con la venditrice; al centro un garzone fa il servizio a
domicilio nella casa di un nobile gentiluomo (rivestito di eleganti abiti rossi), portandovi
selvaggina viva e morta; infine a sinistra si nota la cantina dove due domestici stanno
spillando dalle botti il vino novello e ne stanno osservando con competenza il colore.
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11.F 218 inf., Morandi, Hortulus botanicus, foglio 177 recto, Solanum Lycopersicon
(pomodoro), a. 1725
Il Cavaliere milanese Giovanni Battista Morandi, disegnatore, incisore e studioso di botanica, nel
1744 pubblicò presso lo stampatore P. F. Malatesta un’edizione in folio della sua Historia botanicopractica, seu plantarum, quae ad usum medicinae pertinent, nomenclatura, descriptio et virtutes
(Storia pratica botanica, cioè nomenclatura, descrizione e benefici delle piante medicinali), illustrata
con incisioni da lui stesso realizzate, che si vendeva per 2 zecchini aurei. L’Ambrosiana, nel 1756,
acquistò per 33 zecchini l’opera completa manoscritta del Morandi, in 5 volumi illustrati a colori:
Hortulus botanicus pictus sive collectio plantarum, quae in diversis Europae, Asiae, Africae et
Americae locis nascuntur (Piccolo orto botanico illustrato, cioè Raccolta delle piante che nascono in
vari luoghi d’Europa, Asia, Africa ed America), con oltre 1200 figure di piante, fiori e frutti.
L’opera descrive, fondandosi su autorevoli fonti e studi, le principali piante note agli europei nel
secolo XVIII, elencandone proprietà dietetiche e curative.
Del Flos Solanis o pomodoro (Solanum Lycopersicon), detto anche “Poma amoris” qui
rappresentato al foglio 177, Morandi nota che « da molti il frutto, anche acerbo, è mangiato con
pepe, sale e olio, anche cotto »; in calce l’autore rimanda alla pagina 108 del suo volume a stampa,
dove nella Classe XXIX il pomodoro è più ampiamente descritto e definito Tumatle Americanorum.
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VETRINA VI, n. 12-13
Purità di corpo e di spirito
9. De balneis Puteolanis, Balneum quod arculus dicitur - Bagni di Pozzuoli: il Bagno
detto Archetto (fol. 7 verso / 8 recto)
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10. H 106 sup., Vizi e virtù di Lorenzo d’Orléans, fol. 41 verso: le virtù cardinali
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VETRINA VII, n. 14-15
La Cena di Pesah a Gerusalemme
14. Evangeliario greco, D 67 sup., foglio 79 verso/80 recto: Ultima Cena
sec. XII-XIII - Membranaceo; mm 291 x 204; ff. I, 138 -D 67 sup.
Codice italogreco, di probabile origine campana, databile tra il secolo XII e il seguente.
Si tratta di un evangeliario, cioè il libro liturgico che riporta i brani di vangelo che si
leggono durante la liturgia e selezionati secondo i giorni e le feste dell’anno liturgico. Il
testo biblico è accompagnato da numerose miniature dai colori vivaci. In particolare, al f.
79v è rappresentata l’ultima cena, secondo lo schema tipico della tradizione bizantina. Il
Signore Gesù è assiso all’estrema sinistra di una tavola semicircolare, mentre gli apostoli
sono disposti a corona. Si può notare l’evangelista Giovanni che reclina il capo sul petto
del Signore, mentre Giuda il traditore si protende sulla tavola per ghermire con le mani il
cibo da uno dei due vassoi che imbandiscono la mensa. È non è senza significato che i
due vassoi contengano pesci: infatti è noto che il pesce è un simbolo cristologico in
quanto il suo nome in greco è composto dalle lettere inziali della frase: «Gesù Cristo
Figlio di Dio Salvatore». Quindi è come se Giuda con il suo tradimento ghermisse la
persona stessa di cristo. Sulla pagina a fronte è infine rappresentato l’episodio
dell’arresto di Gesù nel Getzemani: il Signore è circondato dai soldati mentre Giuda gli
dà il bacio del tradimento; in basso Pietro sta tagliando l’orecchio al servo del Sommo
Sacerdote, secondo quanto ci narrano i vangeli.
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Evangelica Historia, L 58 sup., foglio 41 verso
Latino; terzo quarto sec. XIV
Membranaceo; mm 228 x 182; ff. I, 80
L 58 sup.
Questo codice, vergato in una elegante scrittura gotica, è noto con il titolo di Evangelica Historia:
narra infatti la vita di Gesù così come ci è tramandata dai vangeli canonici, intercalando però anche
episodi tratti dai vangeli apocrifi, per terminare con alcune vicende narrate negli Atti degli Apostoli
fino ad arrivare all’assunzione di Maria Vergine e alla caduta di Gerusalemme. Il testo è illustrato, a
ogni pagina, da 158 raffinati disegni a penna, opera di un anonimo artista attivo nella Lombardia di
metà Trecento in piena epoca viscontea. Ai ff. 41v-42r sono rappresentate due scene dell’ultima
cena tra di loro in diretta successione. A sinistra troviamo la rappresentazione tradizionale del
“cenacolo” con Gesù al centro, tra i dodici apostoli (sei per parte); si può notare l’evangelista
Giovanni che reclina il capo sul petto del Signore e Giuda il traditore (identificato dall’aureola
nera), subito a destra di Gesù, mentre sta intingendo il boccone nel piatto centrale della tavola. A
destra la scena è più dinamica e meno convenzionale: il Signore Gesù porge il calice ai discepoli,
accalcati in gruppo davanti a lui, mentre il primo di essi (forse Pietro) protende le mani per
accogliere il dono del vino eucaristico. Si può notare che anche Giuda è presente, perché tra le
dodici aureole ne compare una nera a identificare il traditore.
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15. Evangelica Historia, L 58 sup., fogli 41 verso-42 recto: Ultima Cena
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SOMMARIO DEI MANOSCRITTI ESPOSTI:
-
De balneis Puteolanis – Le Terme di Pozzuoli
-
Ilias picta, fr. X, Il banchetto degli dèi
-
Virgilio di F. Petrarca: tavola dipinta da Simone Martini
4) A 125 inf. Symposium medicorum, foglio 15 recto
5) A 188 inf., Tristano Calco, Mediolanensis Historia, fol. 11verso: Il banchetto di G. Cesare a
Milano
6) B 32 inf. Bibbia ebraica, fol. 135 verso-136 recto
7) D 140 inf., al-Giahiz, Zoologia, fogli 28 verso – 29 recto
8) F 218 inf., Morandi, Hortulus botanicus, foglio 177 recto, Solanum Lycopernicum
9) H 75 inf. Terenzio, Commedie, Adelphe, fol. 60 recto: pulitura e preparazione del pesce
10) D 67 sup., Evangeliario greco, foglio 79 verso: Ultima Cena
11) E 16 sup., Dioscoride greco, foglio 37 recto (pesca) – 41 recto (bacchiatura) [disegni a penna]
12) H 106 sup., Vizi e virtù di Lorenzo d’Orléans, fol. 41 verso
13) I 69 sup., Ovidio, Heroides volgarizzate, foglio 62 recto [cm 26 x 16] Banchetto
14) L 58 sup., Evangelica Historia, fogli 41 verso-42 recto: Ultima Cena
15) S.P. 42, Libro d’ore borromeo, fol. 12.
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PANE E NON SOLO - I cibi, i libri