Un’operaia alla Fiat di Melfi accusata dall’azienda di fare “troppe maternità”
viene trasferita a Chivasso per poterla licenziare. Le famose tutele crescenti
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Giovedì 23 luglio 2015 – Anno 7 – n° 200
e 1,50 – Arretrati: e 3,00
Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma
tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230
Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)
Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009
La Striscia della guerra Ieri la visita del premier italiano
Islamismi In Lombardia arrestati due presunti terroristi
Gaza, la feroce faida
di Hamas “aiuta”
le bombe di Israele
Viaggio per la Libia
sulle tracce
dei 4 italiani rapiti
q BORRI, MARRA E ZUNINI A PAG. 16 - 17
» MARCO TRAVAGLIO
N
q MILOSA E PORSIA A PAG. 14 - 15
Romanzo Viminale
Ecco il manuale per spiare
i computer degli italiani
Caso Hacking Team, nelle mani sbagliate è un’arma micidiale
p Il programma “Rcs” – fornito al ministero dell’Interno ma anche a strutture di
intelligence e a diversi governi – può controllare
e manipolare la massa di
dati che transitano nei nostri pc o smartphone. Ora è
on line a disposizione di tutti dopo che la società è stata
attaccata dagli hacker
Sul web I segreti per violare e controllare i pc Ansa
LA FONDAZIONE OPEN
Lobby e favori: Boldrini e 5 Stelle
chiedono spiegazioni a Renzi
q LILLO E MASSARI,
CON UN COMMENTO DI U. RAPETTO
A PAG. 2 - 3
CENTRALE DEI VELENI Il sottosegretario e l’ex ad Sorgenia
“De Vincenti ha fissato la riunione
per smontare le perizie dei pm”
p Inchiesta sull’impianto di Vado Ligure:
sms, conversazioni e incontri con Mangoni,
ora “promosso” a Fincantieri. “Meglio non
parlare al telefono”. La procura voleva
intercettare il politico a pranzo: ipotesi
di “organizzazione di attività corruttiva”
q DI FOGGIA, VECCHI E ZANCA A PAG. 4 - 5
DA “BIKOS” AL “DEVID”:
TOP TEN DELLE GAFFE
DI MATTEO MR. BEAN
IL GIALLO CROCETTA
E IL CORTOCIRCUITO
DELLE ISTITUZIONI
q SCANZI A PAG. 13
q CAPORALE A PAG. 9
q SANSA A PAG. 6
MAGGI E TRAMONTE
SCRITTORI E MASSA
La cattiveria
Ha cento anni e l’ospedale
le dice che è incinta.
Controllate se è stata
a Cesano Boscone
WWW.SPINOZA.IT
MILANO
Strage di Brescia Lagioia: “Basta
due ergastoli
con la zavorra
41 anni dopo
di Pasolini & C.”
q BARBACETTO A PAG. 7
q TRUZZI A PAG. 19
Il Cortigiano Johnny
Bruti Liberati
fermò un fascicolo:
azione disciplinare
q A PAG. 6
on che gli ascolti in tv
siano tutto: ci sono anche programmi bellissimi che raccolgono poco share. Purtroppo non è il caso di
quello condotto da Gianni Riotta su Rai3 al posto di Ballarò, di
cui ha prima dimezzato e poi ridotto a un terzo il pubblico. E
così, nel giro di due settimane,
ha messo d’accordo i critici e i
telespettatori, candidandosi alla palma del Telecane di tutti i
tempi per il più brutto talk show
della storia della televisione italiana e forse mondiale, in
bianco e nero e a colori. L’indice, anzi il mignolo di gradimento registra percentuali da albumina: roba che, se tornasse il
monoscopio, avrebbe più ritmo
e più brio, raccoglierebbe più
gente e costerebbe pure meno.
Già il titolo, 47-35 Parallelo It a l ia , non aiuta: c’è chi l’ha
scambiato per una nuova sigla
di radiotaxi e telefona compulsivamente al 4735, col prefisso
della propria città, quando trova occupati gli altri centralini.
Poi ci sono i contenuti, si fa per
dire, che Johnny Raiotta così
sintetizzò alla vigilia: “Racconteremo ciò che funziona e ciò
che non funziona in Italia”.
L’impressione è che, a suo avviso, ciò che funziona sia il governo e ciò che non funziona
siano le opposizioni. Ma, per dire che il governo funziona, basta e avanza l’ufficio stampa di
Palazzo Chigi, comunque più
prudente di Tg1, Tg2, Tg3 e Porta a Porta (ultimamente Vespa,
al confronto di Riotta, pare Che
Guevara). “Non so se faremo ascolti, ma se parli all’intelligenza degli italiani il pubblico ti
premia. Se non ti segue, hai sbagliato qualcosa”. Ecco, la seconda che hai detto.
Non era mai accaduto che un
programma finisse tra lanci di
bottiglie (all’incolpevole Malika Ayane, trovatasi inopinatamente fra il pubblico e il conduttore) e tumulti di piazza,
con Johnny che attacca la polizia come ai bei tempi dell’ultrasinistra. Qualcuno insinua
che il giornalista puntasse alla
direzione del Tg3, ma noi non ci
crediamo: per chi ha diretto il
Tg1 e il Sole-24 ore, sarebbe una
diminutio inaccettabile. No, il
suo proposito era “l’innovazione”: fargliela vedere a quei beceri conduttori di talk show,
sempre lì a cercare il pelo
nell’uovo di un paese così ben
governato, come si fa l’informazione 2.0, anzi 47-35. Infatti,
nella prima puntata, ripeteva a
pappagallo: “Questo non è un
talk show”. E tutti a domandarsi: e che minchia sarà, allora?
Poi è arrivata la risposta: è una
boiata. L’ottimismo obbligatorio e la retorica delle “buone notizie” sono noia allo stato puro,
specie se la buona notizia è Expo (il più grande flop della storia d’Italia dopo 47-35 Parallelo
Italia).
SEGUE A PAGINA 24
2 » PRIMO PIANO
UN PROBLEMA MONDIALE
Le ripercussioni
all’estero dell’attacco
alla società milanese
| IL FATTO QUOTIDIANO | Giovedì 23 Luglio 2015
PANAMA ACCUSATO MARTINELLI
La stampa panamense è stata tra le prime ad essere interessate all’attacco ad Hacking team.
“I dati diffusi – si legge sul quotidiano La Prensa –
hanno rivelato che Panama ha acquistato apparecchiature spia da parte della società tra il 2011 e
il 2014”. Al governo, l’ex premier Ricardo Martinelli (in foto), su cui pendono già numerose accuse
di intercettazioni illegali.
SUD COREA ATTIVISTI CONTRO IL NIS
Ieri, alcuni attivisti coreani hanno annunciato l’intenzione di depositare denunce contro i dirigenti
delle agenzie di spionaggio. La settimana scorsa, il
suicidio di un agente che si assumeva la colpa del sistema di spionaggio. “È necessaria un’indagine sul
servizio nazionale di intelligence (Nis) – hanno detto dalle pagine del The Korea Herald–ma c’è bisogno
anche di raid disposti dagli ufficiali giudiziari”.
COLABRODO La guida a disposizione dei criminali
» MARCO LILLO
E ANTONIO MASSARI
L’
applicazione è fruibile tramite un’interfaccia semplice e
intuitiva”. È il paragrafo 1 del manuale per l’utente che vuole installare e
utilizzare l’agente Rcs (Remote control system), il sistema che consente di intercettare e pedinare in maniera
digitale ogni nostro spostamento, telefonata, fotografia, email e tutto ciò che possiate immaginare, a patto
che transiti da uno sm artphone o da un computer.
Questo è il sistema che è stato utilizzato per trasformare
il pc del faccendiere Luigi
Bisignani in una cimice che
registrava tutti i suoi colloqui. In quel caso, come in
molte altre indagini nei confronti di mafiosi e corrotti,
però c’era un pubblico ministero a vigiliare sull’uso dei
dati.
Adesso invece potrebbe
aprirsi un far west informatico. L’interfaccia “semplice
e intuitiva”, così come il software Rcs, è online ed è possibile scaricarla da più di un
sito web. Il punto è che anche il manuale delle istruzioni, di appena 122 pagine
comprensibili anche per chi
mastica poco il linguaggio
informatico, è disponibile
on line e se non bastasse porta il timbro del nostro ministero dell’Interno. Per
quanto possa sembrare assurdo, è proprio il manuale
adottato dal Viminale sin dal
2008, a spiegare come sferrare un attacco a telefoni e pc
dei cittadini e delle istituzioni.
L’hackeraggio
del 6 luglio
Dal ministero dell’Interno
commentano che è lo stesso
manuale utilizzato da qualsiasi cliente della Hacking
Team, l’azienda italiana che
ha creato i sistemi Rcs e Galileo: i 400 gigabite che contengono ogni segreto della
società sono stati hackerati
e dal 6 luglio sono stati diffusi on line. “Non c’è nessun
pericolo grave – spiegano
dal Viminale – perché dal
giorno successivo alla fuga
di dati sul web tutte le società informatiche hanno cominciato a elaborare antivirus che impediscono a questo sistema di intercettare e
spiare i computer e i telefonini. Fino a quando era segreto era possibile ma ora
tutto è pubblico”.
Anche David Vincenzetti, l’amministratore delegato di Hacking Team – che
con il Fatto Quotidiano ieri
ha preferito non parlare –
subito dopo la “fuga di file”
ha dichiarato: “Se non viene
Furto Hacking Team,
svelato il kit-Viminale
per diventare spioni
Il manuale adottato dal Ministero dell’Interno fin dal 2008
è consultabile sul web e, nelle mani sbagliate, può essere micidiale
aggiornato è inefficace. È estremamente improbabile
che diventi un’arma al servizio dei terroristi perché è
parziale ed è obsoleto. Il rischio vero è che i nostri
clienti possano essere ‘scoperti’ dalla comunità degli
antivirus. Però abbiamo
suggerito ai clienti le contromisure. A fine anno comunque uscirà il nuovo software”. Al Viminale sono sereni e Vincenzetti tenta di
tranquilizzare i suoi clienti
ma qualsiasi cittadino o amministrazione che non abbia aggiornato i propri programmi in questo momento
resta vulnerabile. L’arma è
in rete. Per una persona che
disponga delle competenze
necessarie è sufficiente scaricarla da un sito web e installarla sul pc per spiare il
mondo.
Pratico, comprensibile
e semplice in 69 paragrafi
Le 122 pagine del manuale
SICUREZZA ZERO
I
L’agente
RCS
Il Remote
control
system
consente di
intercettare
ogni nostro
spostamento
o azione
digitale
con pc
e telefonini
n
affidato al ministero dell’Interno e – in questo momento
– disponibili per chiunque
sono di una semplicità inquietante. In 69 paragrafi si
contano ben 65 “figure” che
122
Le pagine di facili istruzioni
comprensibili anche per chi mastica
poco il linguaggio informatico
guidano, passo dopo passo,
l’utente: dall’installazione
all’attacco. Una volta montata la console dei comandi è
sufficiente digitare il codice
IP dell’obiettivo per iniziare
l’operazione – figura 4 – e
decidere da una schermata
elementare – figura 11 – cosa
spiare. Il manuale rivela, però, un particolare che le difese delle ‘vittime’ dell’uso
giudiziario del software di
Hacking Team già hanno
fatto notare: con un semplice clic sulla schermata “add
d ow n lo a d” - figura 13 – è
possibile non solo monitorare ma anche modificare il
contenuto: si possono inserire sul pc del soggetto spiato documenti che non ha
mai posseduto o cancellare
quelli che invece ha salvato.
Con le ovvie conseguenze
sul piano probatorio. La fi-
Disponibile
on line
Sopra
a sinistra,
il manuale
di Ht per
il Viminale
Nessun dato è al sicuro, il sistema “ruba” le password e ci rende vulnerabili
Come funziona il “fantasma” che prende
il controllo di tutti i nostri dispositivi
l sistema di intercettazione
Rcs elaborato dalla Hacking
Team è un’arma micidiale in
grado di controllare l’intera
L’agente Rcs
massa di dati che transitano
Il sistema Rcs non soltanto è
attraverso i nostri computer o in grado di intercettare – può
smartphone. È invisibile, ma monitorare sma rt ph on e o
se la immaginassimo come se computer anche quando sono
fosse una bomba o un kala- scollegati – ma soprattutto
shnikov, è possibile descriver- raccoglie gran parte delle inla in tutte le sue componenti. formazioni e delle attività che
Se qualcuno la usasse contro abbiamo effettuato. È in grado
un cittadino, o se infettasse u- di ricostruire i tasti che abbiana piattaforma della pubblica mo digitato, le nostre connessioni ai siti web,
a m m i n i s t r a z i otutte le informane, da quelle dei
zioni che riguarministeri a quella
dano i documenti
dei servizi segre(anche quelli
ti, passando dalle Anche spenti
cancellati o mobanche dati della Se è possibile
dificati), qualsiasanità pubblica,
si documento abpotrebbe realiz- accedere
biamo stampato,
zare un attacco di alla macchina,
le telefonate efproporzioni ifettuate con
n im ma g in a bi li . si può “infettare”
Sk ype, l’es ecuL’arma è online.E senza neppure
z i o n i d e i p r oqueste sono le
grammi che absue componenti avviarla
biamo eseguito e
principali.
Ansa
rileva tutte le nostre password.
È di fatto invisibile ai sistemi di
protezione più utilizzati.
Melting tool
Dopo aver configurato l’agente Rcs bisogna installarlo
sull’obiettivo che intende sorvegliare. Si crea un file con l’estensione “.exe” dentro il quale quest’arma si nasconderà.
Questa fase si chiama melting
tool: produce un file perfettamente identico al programma
.exeche abbiamo installato nei
nostri computer ma che, in
realtà, incorpora l’agente Rcs
e consente la sua “installazione silente”: l’arma viene installata nel pc o nello smartphone senza che l’utente possa rendersene conto.
Vettore d'infezione
Se è possibile accedere fisicamente al telefono o al computer è possibile “infettare” la
macchina senza neanche avviare il sistema operativo. È
sufficiente usare un cd rom o
una chiavetta usb. Con gli stessi strumenti si dovrà poi disinstallare il programma. La potenza di quest’arma si comprende bene, però, quando si
attacca l’obiettivo senza avvicinarsi fisicamente al computer. Bisogna monitorare la
connessione del target: il sof-
tware Injection traccia le connessioni http, intercetta le richieste di download, quindi
infetta on line il suo obiettivo.
Injection Prox
L’Injection Proxy è l’elemento più devastante di quest’arma. È in grado non solo di
modificare i dati che transitano sul nostro pc mentre navighiamo sul web, ma può addirittura iniettarli, senza che il
suo bersaglio se ne accorga. In
altre parole, qualcuno può iniettare sul nostro pc o sul nostro smartphone, a nostra insaputa, documenti o navigazioni che non ci appartengono
e non abbiamo mai effettuato.
Ogni agent Rcs, infatti, può aggiungere o rimuovere documenti, trasferendoli dal proprio server al computer controllato o viceversa.
A. MASS.
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PRIMO PIANO
Giovedì 23 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO |
IL NYT L’HACKER HACKERATO
“Hacking Team, i creatori di software per
la sorveglianza informatica, assaggiano
la loro stessa medicina”: è stato questo il
geniale titolo di un pezzo pubblicato dal
New York Times subito dopo la notizia.
Rende l’idea di come un sistema di controllo basato su pratiche di hacking possa essere a sua volta hackerato.
ECUADOR ”PRATICA ILLEGALE”
“Quello che fa il programma di Hacking
Team non è altro che comune phishing –
spiega la testata equadoriana La Hora
National, citando la spiegazione del sito
Torproject.org – Una pratica ritenuta illegale e punibile dalla legge ma, se non altro, ognuna di queste azioni era giustificata da un ordine del tribunale”.
»3
MESSICO “NON È STATO LO STATO”
“L’indagine sul caso Hacking Team per
l’acquisto di attrezzature per spionaggio
è finita e non è stata trovata alcuna prova
di qualsiasi rapporto commerciale con
qualsiasi agenzia di Stato”: a riferire le
parole del controllore generale messicano Bladimiro Hernandez Diaz (in foto),
ieri, il quotidiano online El Sol de Tijuana.
L’ESPERTO
Su Wikileaks
Alcune mail rivelano
il suo utilizzo
da parte di Aise, Ros
e polizia giudiziaria
MINISTERO
DELL’INTERNO
Enigmi e software
Codice Da Vinci
HACKING TEAM è una società italiana con
sede a Milano, specializzata in forniture a governi,
intelligence e aziende di tutto il mondo per il
controllo remoto delle comunicazioni via internet,
gps, radio e telefonia: l’azienda, in sostanza,
produce e vende software che servono per spiare
computer e dispositivi mobili
n
IL 5 LUGLIO 2015 è stata oggetto di un attacco
informatico che ha portato alla luce oltre 400
gigabyte di documenti, comunicazioni e-mail,
codici sorgente della società e dei rappresentanti
governativi di un lunghissimo elenco di Stati.
Hacking Team ha sempre dichiarato di fornire
servizi solo a governi o agenzie governative, ma
dai dati divenuti pubblici sono emersi rapporti con
società private e “Stati canaglia” nelle liste nere di
Stati Uniti, Europa ed Onu. Reporter senza
frontiere aveva inserito Hacking Team nel suo
elenco dei “Nemici di Internet”
n
LA CONSEGUENZA della diffusione dei dati di
Ht, come ha dichiarato la stessa azienda, è che
ora “terroristi, estorsori e altri possono sfruttare
questa tecnologia a loro piacimento, se ne hanno
le capacità tecniche”. Come ha scritto l’hacker
Matteo Flora, “dal 6 di luglio uno dei più sofisticati
e perfezionati sistemi di intercettazione a livello
globale è libero e disponibile a chi ha anche
limitate capacità di comprendere ed installare il
codice”, chiunque ha “l’opportunità di replicare,
migliorare ed installare una delle più sofisticate
armi digitali in circolazione”
n
n IL PRODOTTO di punta di Ht si chiama Da
Vinci (o Galileo), è un virus che permette di
violare i sistemi operativi. Garantisce l’accesso in
remoto a email, chiamate VoIP, Sms, scambio di
documenti, navigazione su Internet, posizione
Gps. È in grado di entrare anche in software come
Skype, permettendo di eseguire intercettazioni
attivando a distanza webcam e microfono
gura 14 mostra una schermata utilizzabile anche da
un bambino: è sufficiente
cliccare sulle dodici finestre
per spiare tutti i documenti
che il target manda in stampa, le password, il traffico
web, le telefonate Skype, le
fotografie salvate, i file audio e video, i tasti che ha digitato sulla tastiera, decidendo ogni quanti minuti
desideriamo essere aggiornati sui suoi movimenti. È
questa la bomba che circola
in rete, quindi in tutto il
mondo, e che può polverizzare i segreti di chiunque.
La bomba
e il governo silente
Rispetto a questo rischio il
silenzio del governo diventa
giorno dopo giorno sempre
più imbarazzante. La sensazione di trovarsi di fronte a
un apprendista stregone
che ha perso il controllo della situazione è forte se si
scorre la lista dei clienti che
hanno foraggiato con milioni di euro in questi anni
Hacking Team comprando
la licenza per l’uso della sua
arma informatica. La Polizia Postale (in cambio del
software e del manuale ora
disponibile a tutti e anche
de ll’assistenza), ha speso
per esempio una somma che
supera gli 800 mila euro.
Ora il mostro foraggiato
dallo Stato potrebbe rivoltarsi contro i cittadini. Se la
fase attuale – gratuita e pubblica ma incontrollata – pone dei rischi enormi anche
l’uso fatto finora in segreto
Nessun pericolo grave
perché le aziende
informatiche hanno
già creato gli antivirus
e quindi non è possibile
utilizzare il Remote
control system
AUDIO RIFERITO
DA UNA FONTE
Quando finisce
di mandarti
la roba
io cancello tutto
e poi sono
cazzi tuoi
quello che devi fare
pone dei grandi dubbi. Chi
ha utilizzato i software della
Hacking Team in questi anni e per quali scopi?
Il servizio segreto interno, l’Aisi, assicura di non aver mai usato i software in
questione mentre dalle mail
pubblicate sul sito Wikileaks appare chiaro l’utilizzo
da parte del servizo segreto
estero, l’Aise, e dei corpi di
polizia giudiziaria, dal Ros
dei carabinieri allo Scico
della Guardia di finanza, fino alla Polizia Postale. Non
è neanche chiaro se, questo
strumento, sia pacificamente utilizzabile per fini istituzionali, ovvero per le indagini delle procure, considerato che il garante della privacy, Antonello Soro, in
un’intervista a la Repubblica, ha detto che bisogna riportare l’utilizzo di questi
strumenti “entro il perimetro della Costituzione”. E ha
aggiunto: “Le modalità tradizionali di intercettazione
comportano procedure determinate e limitate nel
tempo, prorogabili solo dal
magistrato, sottoposte a misure severe previste dal codice penale. L’intera operazione è tracciata. Invece Galileo può essere cancellato
dall’operatore che lo controlla a distanza senza lasciare tracce rilevabili neppure con tecniche sofisticate. Senza contare che le intercettazioni possono durare un tempo infinito”.
Nonostante queste dichiarazioni, a due settimane
dal “furto” dei dati, continua l’assenza di dibattito
politico sul tema. Eppure,
on line, non sono disponibili
soltanto i file per installare il
programma e il manuale d’istruzioni del Ministero
dell’Interno, ma anche audio sui quali è necessario fare chiarezza.
Centinaia
di file vocali
Il sito http://ht.transparencytoolkit.org ha infatti realizzato un mirror del computer di Hacking Team, violato dall’ormai celebre hacker di nome Phineas Fisher,
per mettere a disposizione
del web i suoi contenuti. Ci
sono tutte le fatture, tutti i
clienti, tutte le corrispondenze e le migliaia di mail
pubblicate con tanto di motore di ricerca da Wikileaks.
E soprattutto ci sono centinaia di audio.
In pratica stiamo parlando, a tutti gli effetti, di intercettazioni ambientali. In
molte – secondo una fonte
qualificata che le ha ascoltate – si sente digitare all’interno di chat online. Il suono tipico di Whatsapp o Facebook. Sappiamo che il software è in grado di ricostruire i passaggi delle nostre dita sulla tastiera, ma non chi
sia stato intercettato.
Sono operatori della stessa Hacking Team che registravano se stessi per fare una prova? Erano soggetti
che venivano infettati? E da
chi? Si tratta di persone sotto indagine? Perché queste
intercettazioni ambientali
erano depositate nei 400 gigabyte della Hacking Team?
In un file – riferisce sempre
la nostra fonte – si ascolta un
uomo che dice: “Quando finisce di mandarti la roba io
cancello tutto e poi sono
cazzi tuoi quello che devi fare...”. Chi sta parlando? Di
quale roba si tratta? Cosa
stanno salvando e cancellando? E c’è anche chi s’innervosisce dicendo: “Porca
miseria, voglio conoscere
questo risultato” e poi esulta: “beccato!”.
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SONO ARMI
COMPONIBILI
COME MOBILI
DELL’IKEA
» UMBERTO RAPETTO
Q
uel che è accaduto
ad Hacking Team
nel microcosmo di
Internet evoca l’incidente
della Union
Carbide,
con la sola
n o n t r as cu ra bi le
d i f f e r e nza che l’allucinante disastro di Bhopal
era geograficamente e
temporalmente contenuto. La diffusione di codici
maligni è infatti destinata
a propagarsi ben peggio di
quanto abbia fatto la ferale
nube di isocianato di metile quel lontano 2 dicembre
1984. E non sarà facile trovare un antidoto, e farlo in
fretta, per evitare un olocausto dei diritti civili e per
salvarci da un apocalittico
conflitto economico, politico, militare. Un vero arsenale di armi (non dimentichiamo che l’acco rdo
multilaterale di Wassenaar include il software di
intrusione tra le tecnologie
ad uso duale sottoposte a
controllo sulla produzione
e sulla esportazione) è
pronto per essere scaricato
online. A differenza di cannoni, fucili e bombe, questo
armamentario può essere
riprodotto all’infinito a
vantaggio di chiunque. Le
istruzioni in formato sorgente somigliano ai mobili
componibili dell’Ikea che
ognuno con un po’ di pazienza può trasformare in
arredo perfetto. E su Internet, come in quel grande
magazzino, ci sono tutte le
istruzioni per “montare”
quel che serve e per adoperarlo al meglio. I Governi
di mezzo mondo hanno incentivato la produzione di
simili soluzioni informatiche, incuranti che determinati strumenti di spionaggio avessero infinite controindicazioni, indifferenti al rischio che quei “tool”
facessero mille altre cose
oltre quelle dichiarate, impassibili al pensiero che
l’impiego di quei “p r ogrammini” non sarebbe rimasto a lungo prerogativa
delle istituzioni ma avrebbe trovato agevole commercializzazione a vantaggio di buoni pagatori o
di nuovi barbari pronti oggi al download. I terroristi
potranno adoperare le
stesse armi che avrebbero
dovuto debellarli. Nessuno si chiede chi abbia ordinato, pagato e adoperato
quelle “cose” alimentandone il business.
L’autore è ex generale
della Guardia di Finanza
4 » POLITICA
| IL FATTO QUOTIDIANO | Giovedì 23 Luglio 2015
ALLA FESTA PD A ROMA
D’Alema: “Le tasse?
Vanno ridotte prima
ai poveri, poi ai ricchi”
RIDURRE le tasse è un obiettivo
giusto, si tratta di vedere quali sono le
priorità: le mie priorità sono ridurre la tassazione sul lavoro e sulle famiglie più povere e i lavoratori”. Lo ha detto Massimo
D’Alema, arrivando alla Festa dell’Unità di
Roma. L’attacco si riferisce alla “rivoluzione copernicana” annunciata sabato dal
premier Matteo Renzi (via la Tasi sulla pri-
q
ma casa nel 2016, poi sforbiciata a Ires e
Irap nel 2017 e tagli all’Irpef nel 2018). “Ridurre la tassazione sul lavoro e sugli investimenti avrebbe un effetto maggiore in
termini di sostegno alla ripresa e in termini
di equità sociale”, ha spiegato D’Alema, ricordando che “il sistema fiscale deve corrispondere secondo la Costituzione ad un
principio di equità sociale e di proporzio-
nalità al reddito e quindi non si parte levando le tasse ai più ricchi ma ai più poveri. È
ovvio”. E alla domanda se dunque la sua agenda sarebbe diversa da quella del premier, risponde: “Renzi ha annunciato tutto,
nel corso di tre anni. Si tratta di una manovra grosso modo di 50 miliardi in cui c’è
dentro tutto. Si tratta di vedere da dove cominciare”.
A LORO INSAPUTA
Il M5S: ”Il premier riferisca
sui 100 mila euro versati
da Bat alla sua Fondazione
mentre veniva varato il
decreto accise”. Boschi: “Open
non c’entra col governo”.
» CARLO DI FOGGIA
E DAVIDE VECCHI
M
aria Elena Boschi riesce a scindere i suoi ruoli
con una tale capacità che quando indossa i panni da ministro si dimentica
degli altri. È già accaduto a dicembre, quando l’esecutivo
di cui fa parte ha varato un decreto che interessava la banca
popolare guidata dal padre e
di cui lei è socia e il fratello dipendente. L’evento si è ripetuto ieri durante la riunione
dei capigruppo: ai senatori
del Movimento 5 Stelle che
chiedevano un intervento del
premier in aula per spiegare
perché la British American
Tobacco(Bat) ha versato 100
mila euro alla sua fondazione
e se grazie a questo stanziamento ha ottenuto in cambio
agevolazioni normative, il
ministro Boschi ha risposto
che “la fondazione Open non
ha legami con il governo”.
Questione di ruoli, dunque. Perché lei della fondazione è consigliere e dal 23
gennaio 2012 segretario generale, cioè la seconda carica
più importante dopo quella di
presidente e tesoriere affidata ad Alberto Bianchi, avvocato del premier e nominato
nel cda Enel dall’esecutivo.
Per dire. La poltrona di segretario generale è talmente rilevante che dal 2007 a oggi
Matteo Renzi l’ha affidata
solamente a due persone: il fidatissimo fundraiser Marco
Carrai e a Boschi. Che è anche ministro. Prima di diventarlo ha avuto tempo di essere
pure un finanziatore della Open con 8.800 euro. Lu ca
Lotti è stato più generoso:
9.600 euro. Anche lui dal gennaio 2012 è entrato nel cda
della fondazione – in cui siedono anche Carrai e Bianchi –
e dal febbraio 2014, come Boschi, ha varcato Palazzo Chigi
con i galloni di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con deleghe all’editoria.
Tra i finanziatori figura poi una buona parte della segreteria del Pd, dal tesoriere Francesco Bonifazi (12.800 euro
devoluti alla causa renziana)
a Ernesto Carbone (20 mila), al consigliere economico
del premier Yoram Gutgeld
(4.200) a Ivan Scalfarotto
(7.800). Sarà una questione di
ruoli quindi. E ieri Boschi era
in quello di ministro.
Tutto è partito dalla vicenda rivelata dal Fatto: i 100 mila euro versati dopo il primo
luglio 2014 dalla Bat alla fondazione di Renzi nel pieno
Testimonial
Renzi inaugura lo stabilimento di Philip Morris.
A destra: Boschi e Lotti.
Sotto: Bianchi
LaPresse
Il governo si nasconde
sui favori a Big Tobacco
della “battaglia delle accise”.
Al Senato i pentastellati hanno chiesto, in riunione di capigruppo, che il premier riferisca in Parlamento. “È normale che un presidente del
Consiglio possa farsi finanziare la propria Fondazione
da grandi gruppi direttamente interessati dalle scelte
dell’esecutivo?”, attacca il senatore Bruno Marton. L’assegno viene staccato dopo
l’incontro tra il premier e il
gran capo di Bat, Nicandro
Durante. Sono i giorni in cui
il governo si appresta a varare
il decreto di riordino del settore, atteso da tutti gli operatori, che alza la componente
fissa dell’accisa, una misura
COLPI DI CALORE
» GIANNI BARBACETTO
Milano
È
tutta colpa del caldo, se
non si può sapere quanti
sono i visitatori. Così almeno
prova a spiegarla il commissario Giuseppe Sala. Davanti
alla più autorevole delle platee: nientemeno che il consiglio d’amministrazione di Expo spa.
MARTEDÌ 21 luglio, riunione
del cda. La presidente Diana
Bracco, i tre consiglieri e i tre
sindaci ascoltano la relazione
dell’amministratore delegato
Sala sui nove punti all’ordine
del giorno. Il più “caldo” riguarda “l’andamento ingressi, dopo l’articolo apparso sul
Fatto Quotidiano”. Cioè dopo
la pubblicazione su questo
5 mln
I soldi versati
dal 2007 al think
thank renziano
auspicata dal colosso americano Philip Morris e che avrebbe danneggiato le marche di fascia bassa (di Bat). A
luglio, invece, il testo, ultimato, salta più volte all’ultimo giro di boa dal Consiglio dei ministri, e nella versione finale
l’incremento è più basso di
quello circolato nelle bozze e
invocato da Philip Morris: sal-
ta la stangata, mentre gli americani ottengono uno sconto
del 50% sull’accisa per i nuovi
prodotti realizzati nello stabilimento di Crespellano.
La richiesta dei 5Stelle è
stata respinta dalla maggioranza, con il voto contrario di
Pd e Ncd. La spiegazione viene riferita dalla senatrice Michela Montevecchi in aula.
Per la Boschi “non si possono
inseguire indiscrezioni di
stampa”. Stessa linea dei capigruppo Pd Luigi Zanda e
Ncd Renato Schifani. Eppure si parla di un assegno cospicuo, staccato da una multinazionale del tabacco a favore della fondazione del
premier nel periodo in cui si
sta discutendo il provvedimento più atteso dal settore.
“Quanto questi finanziamenti arrivano a condizionare
queste scelte? Sono domande
legittime”, attacca Marton.
Nulla da fare. L’informativa è
stata respinta.
Il versamento della Bat
campeggia nel sito della Fondazione Open alla voce tra-
sparenza. Il tesoriere Alberto
Bianchi ieri ha confermato al
Fatto di aver reso noto i nomi
di tutti i finanziatori che hanno firmato la liberatoria. Sono ancora una piccola parte
rispetto alla cifra complessiva raccolta: 1,2 milioni nel
2014, circa 5 dal 2007. Ma
tant’è. Nell’elenco, oltre ai
nomi già pubblicati, figurano,
tra le altre, due fiduciarie:
Sant’Andrea della Deutsche
Bank (25 mila euro) e la Simon della famiglia Grande
Stevens, il gigante che gestisce un patrimonio di 4,5 miliardi ha versato 20 mila euro.
Il colosso della sanità privata
Garofalo, 25 mila euro.
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Milano L’incredibile spiegazione del commissario al cda della società di gestione
Miraggio di Sala: “Visitatori di Expo?
Il numero non si conosce per il caldo”
giornale dei dati dei primi due guarda”, dice. Poi spiega che
mesi, di molto inferiori alle di- con il caldo estivo i computer
chiarazioni del commissario: collegati ai tornelli vanno in
1 milione e 800 mila visitatori tilt e non registrano più gli inin meno di quelli dichiarati da gressi. E che la calura spesso
Sala a maggio e
impedisce angiugno.
che la lettura eAlmeno il
lettronica del coconsiglio d’amdice a barre sui
m i n i s t ra z i o n e Dati crudeli
ticket nei cellupuò sapere la ve- Il “Fatto” aveva
lari.
rità? No, risponNon solo: “In
de di fatto Sala, smontato le cifre
alcune fasce orache inizia una fornite dal
rie”, spiega Sala,
confusa spiega“quando le code
zione sui tornelli manager: 1,8
ai tornelli si albloccati dal Ge- milioni di ingressi
lungano, o quannerale Estate.
do arrivano sco“La polemica del in meno in 2 mesi
laresche o grupFatto non mi ripi numerosi, fac-
cio sospendere l’obliterazione elettronica per rendere più
veloci gli ingressi”. Conclusione: “I presenti non coincidono con i registrati”.
COSÌ NESSUNO saprà mai
quanti sono davvero i visitatori di Expo. La spiegazione
del commissario suona strana
per più d’un motivo. Strana la
vulnerabilità elettronica dei
tornelli (ma come li hanno
progettati, visto che sono costati ben 4,8 milioni di euro?
Non hanno previsto che d’estate fa caldo?). Strano che Sala non tenga conto degli ingressi, visto che una parte dei
suoi emolumenti è legata ai ri-
sultati ottenuti. Ma ancor più
strano e anomalo è il fatto che
il commissario si assuma la
responsabilità di sospendere
il controllo elettronico ai tornelli, impedendo così alla società e ai suoi azionisti (governo, Comune di Milano, Regione Lombardia, Camera di
commercio) di avere i numeri
esatti degli ingressi e di mantenere un monitoraggio costante dei visitatori anche per
ragioni di sicurezza.
Gli altri punti rilevanti
dell’ordine del giorno riguardavano l’assemblea nazionale del Pd che si è tenuta sabato
18 luglio nell’aud itor ium
dell’esposizione universale
POLITICA
Giovedì 23 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO |
LA RIFORMA
ILVOTOFINALE del Senato sulla riforma della Rai è stato fissato per il 31 luglio,
per arrivare all’approvazione definitiva nella
prima parte di settembre e rinnovare i vertici di
Viale Mazzini prima dell’autunno. Non ci sarà
alcun maxiemendamento, né un decreto: ma
solo un emendamento del Governo “non integralmente sostitutivo del provvedimento”, come detto ieri dal ministro per le Relazioni con il
q
Rai, voto il 31 luglio
cambio ai vertici
entro l’autunno
Parlamento Maria Elena Boschi. Lo stesso sottosegretario Giacomelli, intervenendo in Aula
al termine della discussione generale, ha sottolineato la necessità di completare “tutto il
percorso parlamentare senza comprimerlo,
pur non dimenticando l’esigenza di evitare una
lunga prorogatio” dei vertici di Viale Mazzini, il
cui mandato è già scaduto. Solo se il provvedimento si dovesse arenare, si procederà,
»5
quindi, al rinnovo del cda con la legge Gasparri.
Giacomelli dovrebbe presentare il 29 luglio un
emendamento sulle modalità di prima applicazione della legge. Altre modifiche arriveranno dall’opposizione e dalla minoranza Pd. Il
Movimento 5 Stelle dovrebbe avere l’ok sull’introduzione di criteri e incompatibilità per l’elezione a consigliere e sulla trasparenza della
gestione aziendale.
La Boldrini:
“Subito una legge
sulle lobby”
I
POTERI FORTI
Avvocati
sotto padrone:
diritto di difesa
e ddl Guidi
» MARCO PALOMBI
Al Ventaglio, la presidente della Camera fa l’elenco
delle urgenze. E chiede trasparenza sui fondi alla politica
» PAOLA ZANCA
L
INUMERI
25.000
Il versamento del Gruppo Garofalo una delle “sette sorelle” della sanità
privata, con cliniche nel CentroNord Italia (tra cui Toscana,
Piemonte ed Emilia Romagna) fatto attraverso cinque assegni
staccati dalle singole strutture (così
non si passa dal cda)
20.000
Sono arrivati dalla fiduciaria
torinese Simon, controllata dalla
famiglia Grande Stevens (prima
Franzo, poi Riccardo), usata dalla
famiglia Agnelli per schermare
quote importanti dell’accomandita:
ora amministra un patrimonio di 4,5
miliardi. Le fiduciarie servono a
schermare i veri proprietari. L’altra
presente nell’elenco di Open è la
Sant’Andrea, della Deutsche Bank
(20 mila euro)
Visioni milanesi
Un visitatore si protegge dal sole coprendosi
la testa con un sacchetto mentre assiste
allo spettacolo dell'Albero della Vita nel sito
di Expo
Ansa
(con polemiche perché il consiglio d’amministrazione di
Expo spa non ne era stato informato); l’avvio di transazioni con aziende che hanno lavorato per il Palazzo Italia
(P&I, Nemesi, Castelli, Stylcomp) e che chiedono compensi maggiori di quanto pattuito; i rapporti con Arexpo
(la società pubblica proprie-
a prima volta, questa domanda, Laura Boldrini l’ha fatta
l’anno scorso, alla vigilia di
Natale: “Siamo davvero sicuri che il privato finanzi la politica
perché ha amore della cosa pubblica? Non saranno alla fine tutti a presentare il conto?”. Risposte, come
noto, zero. Così, ieri, alla cerimonia
del Ventaglio, quella con cui la presidente della Camera saluta la stampa parlamentare prima delle vacanze, ha pensato bene di ribadire il concetto, che non dev’essere chiaro a
tutti: “Non c’è più il finanziamento
pubblico ai partiti, vogliamo fare una
legge sulle lobby?”. La Boldrini ci tiene a precisare che questo è un tasto
su cui batte da mesi, che non si è fatta
“condizionare dalla cronaca”, ovvero dalla notizia che Matteo Renzi ha
ricevuto, tramite la fondazione Open, un finanziamento da 100 mila
euro dalla British American Tobacco. Per rispondere all’interrogativo della presidente, sì, loro alla
fine il conto l’hanno presentato: tanto che il tentativo del
governo Renzi di aumentare
le tasse sulle sigarette, un
anno fa, si è fermato ad una
soglia quasi indolore per
gli amici finanziatori della fondazione del premier.
La questione è sempre la stessa: l’abolizione
del finanziamento pubblico
ai partiti (che sarà definitiva
taria delle aree); e le bonifiche
dei terreni.
La discussione su quest’ultimo punto è stata rinviata al
prossimo cda. Tema scottante, su cui continua a chiedere
chiarezza il gruppo consigliare Cinquestelle in Regione.
Nelle aree sono state infatti
trovate sostanze inquinanti,
tra cui idrocarburi, fibre mi-
Sicuri che
il privato
finanzi
la politica
per amore
della cosa
pubblica?
Non è che
alla fine
presentano
il conto?
LAURA
BOLDRINI
dal 2017) pone un serio problema di
trasparenza sui nuovi canali attraverso cui la politica prende ossigeno.
Per questo serve una legge. La Boldrini da tempo ripete che è “preoccupata” e che “non è soddisfatta” di
come il Parlamento ha liquidato il
rapporto tra partiti e finanziatori
privati. Dieci giorni fa ha incaricato
il presidente del gruppo misto Pino
Pisicchio di costruire una proposta
per un Codice etico dei parlamentari: una carta di cui si sono già dotati
diversi paesi europei, le cui esperienze sono state messe a confronto
a inizio giugno in un seminario organizzato proprio a Montecitorio in
collaborazione con il Consiglio
d’Europa.
rimandate al dopo Expo,
quando bisognerà far tornare
i terreni alla Tabella A. Ma a
quel punto chi le pagherà? I
venditori delle aree o Expo
spa?
Dalla Severino alla trasparenza
Il codice etico che manca
Alcuni aspetti della “condotta” dei
parlamentari sono già stati affrontati dalla legge Severino e dal Codice
di autoregolamentazione che è stato
varato un anno fa dalla commissione
Antimafia. Sono quelli che riguardano le incompatibilità e le incandidabilità, ovvero i requisiti che
hanno portato alla compilazione della contestatissima
lista degli “impresentabili” prima delle Regionali
del maggio scorso. Ma c’è
un corposo elenco di faccende che resta fuori da questa maglia. Conflitti di interesse,
rapporti con i lobbisti, accettazione di finanziamenti e di regali: sono
alcuni degli aspetti che il Codice etico dovrebbe affrontare. Ma le resistenze sono tante. Ammette lo
stesso Pisicchio, che da tre legislature tenta invano di presentare progetti di legge in materia, che attualmente i gruppi di pressione (ex parlamentari convertiti al lobbismo, esponenti del sistema economico)
all’interno delle Camere “non lavorano alla luce del sole”. E che la degenerazione dell’uso delle fondazioni non rispecchia i principi minimi di trasparenza: “I privilegi fiscali
e l’abbassamento degli obblighi di
rendicontazione - spiega il deputato
- erano giustificati da interessi superiori, culturali e sociali. Ma qui, con
la fine dei partiti si sono moltiplicati
i think tank e non si capisce bene cosa facciano”. L’associazione Openpolis ne ha contati 65: tradotto, significa che ci sono 557 politici che
fanno parte di associazioni e fondazioni.
Nella commissione Affari Costituzionali del Senato, una proposta
che modifichi la legislazione sulle
lobby è incardinata. La Boldrini ieri
l’ha ripetuto: “Speriamo che entro la
fine della legislatura il Parlamento si
dia da fare”.
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nerali artificiali, amianto...
Per chiudere in tempo i lavori e non essere costretto a
fare tutte le bonifiche necessarie, Sala nell’estate di due
anni fa ha emanato un provvedimento (il numero 5 dell’8
agosto 2013) con cui ha disposto il passaggio dei terreni Expo dalla Tabella A alla Tabella B del Testo unico ambientale: significa che sono state
abbassate le soglie di rigore
nei controlli ambientali, con
la motivazione che quelli di Expo sono terreni da utilizzare
per un “evento temporaneo”.
COSÌ LE BONIFICHE sono state
l ddl che va sotto il nome di “legge annuale
sulla Concorrenza” è
un concentrato di ideologia: aprire i
mercati, aprirli a
tutti i costi, aprirli
p u r c h e ssia, aprirli
abb asta nza
che possano entrarci le imprese più grandi e farne il loro terreno di
pascolo come sempre accade in questi casi.
Il ddl firmato da Matteo Renzi, Federica Guidi
e altri si preoccupa ora di
spalancare ai capitali anche gli studi legali, organi
che amministrano il sensibilissimo tema del diritto di difesa dei cittadini, e
senza nessuna regola se
non un pannicello caldo.
Funziona così: quando la
legge sarà approvato salvo modifiche non alle
viste - i cosiddetti “soci di
ca pi ta le ” potranno diventare proprietari di uno studio e - a differenza
che per le altre professioni - senza alcun limite. In
uno studio di ingegneri i
soci di capitale non possono avere più di un terzo
delle quote, per le associazioni di avvocati no: si
può salire anche al 99%. I
relatori della legge (Fregolent e Martella del Pd)
hanno presentato un emendamento che prevede che “decisioni o deliberazioni” della società
siano adottate solo col
consenso di due terzi dei
soci professionisti. Una
garanzia un po’ l a bi l e
quando parlano i soldi.
Facciamo un caso limite. Una banca finanzia al
99% lo studio di dieci giovani avvocati e gli indirizza i suoi clienti: quanto
peseranno i due terzi dei
voti che l’istituto di credito lascerà ai dieci professionisti? Peraltro la
banca sarebbe titolare
del 99% degli utili (e i legali sostanzialmente dei
dipendenti): quanto vorrà discutere di opzioni
che rendono una difesa
magari meno remunerativa ma più utile per le ragioni dell’assistito? La
banca ha investito, non
ha impegni deontologici
col cliente. Una preoccupazione questa condivisa
dal Consiglio nazionale
forense e dalla commissione Giustizia della Camera, ma non dal governo e da una maggioranza
senza più alcuna autonomia decisionale.
6 » POLITICA
| IL FATTO QUOTIDIANO | Giovedì 23 Luglio 2015
COMMISSIONE ANTIMAFIA
Pd contro Bindi
su Mafia Capitale
Lei: “Serve decreto”
TIRRENO POWER
» FERRUCCIO SANSA
L’
accusa: una riunione
organizzata dal vice-ministro Claudio
De Vincenti per mostrare uno studio dell’Istituto
Superiore della Sanità che
“invalida” la perizia dei pm.
Quella che parla di 440 morti
per la centrale di Vado.
Governatori, sindaci, sindacati, perfino vescovi. I manager Sorgenia e Tirreno Power le provano tutte. Ma il loro asso nella manica, secondo
i pm, è De Vincenti (ci sono
anche passaggi sul ministro
Federica Guidi, nessuno dei
due è indagato).
I MAGISTRATI savonesi avevano chiesto di registrare i suoi
colloqui: “In un ristorante di
Roma verrà organizzato un incontro tra” i vertici Cir-Sorgenia “Andrea Mangoni, Francesco Claudio Dini e De Vincenti...”, si richiede la registrazione del “colloquio che lascia
ben presupporre l’organizzazione di attività corruttiva”.
Ma il gip boccia la richiesta.
Pranzi, telefonate, sms e
mail. Il vice di Renzi è in stretto
contatto con la società. Il passaggio più scomodo: “Claudio
(De Vincenti) ha fissato una
riunione con il ministero della
Salute e quello dell’Ambiente... per fare in modo, insomma, il ministero della Salute dica che c’è questo studio dell’I-
Pranzi e sms
I pm: possibile “attività
corruttiva”. A Mangoni
(ex ad Sorgenia): “Non
parliamo al telefono”
stituto Superiore della Sanità
che... diciamo così... fortemente critico verso le perizie e le
invalida... e che a quel punto
auspicabilmente il ministero
dell’Ambiente ne tenga conto”.
Per i pm la politica a livello
locale (con pressioni sull’Istituto Tumori) e a livello nazio-
SI È SCONTRATA CON IL PD , poi ha
proposto un decreto per i Comuni infiltrati “partendo dall’esempio di Roma”. La presidente della commissione Antimafia Rosy
Bindi e i Dem hanno di nuovo incrociato le lame
ieri, nell’ufficio di presidenza della commissione. Il capogruppo dem, Franco Mirabelli, ha
chiesto la cancellazione della seduta fissata
per ieri sera su Mafia Capitale. “Non possiamo
q
esprimerci prima della relazione di Alfano
sull’eventuale scioglimento del comune di Roma” ha detto con toni accesi. Ma la Bindi, sostenuta anche dalla presidente della Camera
Boldrini (“Che il Parlamento si esprima sul caso è giusto e opportuno”), ha replicato che per
annullare la convocazione serviva la richiesta
dei due terzi dell’ufficio di presidenza (impossibile, viste le assenze). Ha però accettato un
compromesso: dopo la sua relazione, niente
discussione, temutissima dai dem. E così dopo
le 20 la presidente ha parlato in commissione,
invocando “un decreto del governo che, traendo spunto dalla situazione romana, introduca
strumenti ad hoc per affrontare le difficoltà di
Comuni molto grandi non da sciogliere o infiltrati solo in parte”. Bindi ha poi chiesto nuove
norme sullo scioglimento degli enti locali.
Le riunioni di De Vincenti
per frenare i magistrati
Le mosse del sottosegretario per smontare la relazione dei pm su Vado Ligure
I personaggi
Andrea Mangoni, ex amministratore
delegato
di Sorgenia
ora in Fincantieri. Sotto,
la sede
della Tirreno
Power a Vado
Ligure.
La Presse/Ansa
Al governo L’attuale sottosegretario allo Sviluppo Economico Claudio De Vincenti
nale (Istituto Superiore della
Sanità) mira a minimizzare i
dati tragici della perizia. A parlare, il 14 luglio scorso, è Andrea Mangoni, all’epoca ad di
Sorgenia e nel cda di Tirreno
Power. Un manager vicino al
centrosinistra che lo sostenne
ai vertici Acea e Fincantieri.
All’altro capo del filo Francesco Claudio Dini, direttore Affari Generali del Gruppo Cir e
oggi nei cda Ansa ed Espresso.
Entrambi sono indagati. Il 28
luglio ancora Mangoni cita una mail di De Vincenti che parlerebbe di “spunti per velocizzare...”. Il vice-ministro si riferiva alla centrale?
A luglio 2014 Mangoni parla
con De Vincenti di Tirreno Power, ma non vuole usare il telefono. Perché? “Vorrei parlartene a quattr’occhi, non per
questa via”. Il 4 agosto c’è un
incontro e Mangoni alla sua
collaboratrice racconta di un
documento da inviare: De Vincenti “suggeriva indirizzari
ancora più impegnativi... tipo
Renzi, Del Rio”. L’incontro,
L’INCHIESTA
Tutti i reati
La Procura di Savona il 18 giugno
ha chiuso l’inchiesta sulla
Tirreno Power. Diversi i reati
contestati: dal disastro
ambientale colposo aggravato e
disastro sanitario colposo
aggravato per gli amministratori
e i dirigenti dell’azienda;
all’omicidio colposo plurimo e
abuso d’ufficio per i responsabili
aziendali e gli amministratori
pubblici
Le intercettazioni
“Tanto che ce frega, stamo a fa’ a
legge”, “Cerchiamo di fare una
porcata leggibile”. Sono queste
alcune delle frasi di pezzi grossi
del ministero dell’Ambiente,
finito nel mirino per i 440 morti
della centrale di Vado Ligure
soprattutto sulla questione del
mercato elettrico, è “molto virile” (parole di Mangoni). Il
manager smorza in un sms:
“Abbiamo idee diverse, ma da
quando sei arrivato tu le politiche sono decisamente cambiate (in meglio)”. De Vincenti: “Confido nella tua amicizia
cui tengo moltissimo”.
COLLOQUI FREQUENTI, come
quello in cui Mangoni arriva a
parlare in prima persona del
Pd: “A noi ci viene da lì... a livello istituzionale ma anche
parlamentare di collegi... intendo dire nostre... di Pd una
richiesta di avere un segnale
da parte del Governo”. Il manager pare chiedere a De Vincenti di tenere calmi i politici
liguri. Il vice-ministro risponde: “Fammi sentire Claudio
Burlando (governatore della
Liguria, Pd, ndr)... tieni conto
che come spesso fanno i parlamentari devono mettersi in
mostra... devo evitare di dare
l’impressione di ingerenza”.
Burlando (indagato con tutta
la sua giunta) riferisce a una
collaboratrice: “Mi ha chiamato De Vincenti dice di convocare una riunione”. Il 14 ottobre Mangoni parla con Massimiliano Salvi (Tirreno Power): De Vincenti “mi ha detto... per noi sarebbe di importanza capitale, per potervi dare tutto l’appoggio necessario,
far sopravvivere i gruppi a
gas”.
Ma c’è anche un passaggio
sul ministro Guidi e sull’ex
collega Corrado Clini: “Dini
riferisce che la Guidi e Clini sarebbero d’accordo per la soluzione proposta dall’azienda”.
La stessa Guidi che incontrò
Paola Severino, ex ministro e
legale Tirreno Power. Ma i
vertici della società si incontrano anche con pezzi grossi
dei sindacati con cui concordano la strategia. E addirittura
la moglie di Pasquale D’Elia, uno dei responsabili della centrale di Vado, parla con una
suora e chiede un appuntamento con il vescovo.
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L’accusa al procuratore Il caso assegnato al pm Robledo con 5 mesi di ritardo
MILANO
Fascicolo Sea “dimenticato” in un cassetto,
azione disciplinare contro Bruti Liberati
» GIANNI BARBACETTO
P
ochi giorni fa ha annunciato la data in cui andrà in pensione: il 16 novembre 2015, data scelta per “rimanere in servizio fino alla conclusione
di Expo 2015, l’evento che ha visto un
impegno particolare dell’ufficio e
mio personale”. Ma a un soffio dall’uscita di scena, sul procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati piove
un’azione disciplinare: per il fascicolo Sea dimenticato in cassaforte nel
2011. È la Procura generale della Corte di cassazione a disporre una “in-
c ol p az i on e ”, cioè
Alfredo Robledo.
un’accusa per un “ilPrima era stato dato a
lecito disciplinare,
un altro aggiunto,
Francesco Greco,
per avere, venendo
meno ai propri doveche lo aveva passato
ri di diligenza, graveal pm Eugenio Fusco,
mente violato la legil quale lo aveva restige per negligenza i- Edmondo Bruti Liberati, procura- tuito al procuratore
nescusabile”. Il fasci- tore capo di Milano Ansa
perché di competencolo sulla gara per la
za del dipartimento
vendita di azioni Sea (aeroporti di Mi- reati contro la pubblica amministralano) da parte del Comune di Milano zione, allora guidato da Robledo.
gli era arrivato il 25 ottobre 2011 dalla Bruti annunciava la riassegnazione a
Procura di Firenze, ma solo il 15 mar- Robledo, ma poi tratteneva il fascicozo 2012 veniva assegnato all’aggiunto lo in cassaforte fino a metà marzo.
Bruti deve ora essere sottoposto a
procedimento disciplinare, scrive il
procuratore generale Pasquale Ciccolo, perché “non provvedeva alla
immediata iscrizione nel registro degli indagati, benché tale iscrizione risultasse doverosa”, e perché “violava
il principio della legalità del procedere nelle indagini preliminari”, con una “completa stasi investigativa, nonostante l’imminenza della gara”,
che avvenne il 16 dicembre 2011 e fu
vinta dal fondo F2i di Vito Gamberale.
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LAGIORNATA
DI CRONACA
CAMPANIA
“De Luca,
sospenderlo
comporterebbe
un danno grave”
LA SOSPENSIONE
di Vincenzo De Luca
dalla carica di presidente
della giunta regionale della
Campania “comporterebbe
la lesione irreversibile del
suo diritto soggettivo
all’elettorato passiva, posto
il limite temporale del
mandato elettivo”. È
quanto scrivono i giudici
della prima sezione civile
del Tribunale di Napoli nelle
motivazioni dell’ordinanza
con cui confermano il
“congelamento” della
sospensione dalla carica in
base alla legge Severino. La
decisione è di ieri.
“L’applicazione della
sospensione - spiega il
Tribunale - comporterebbe
un danno non riparabile né
risarcibile”. Soddisfatto De
Luca che parla di una “una
bella pagina di giustizia a
tutto merito della
magistratura napoletana,
cui rendo onore”. Adesso si
attende la valutazione
finale della Corte
costituzionale alla quale il
Tribunale ha rinviato gli atti.
e
CARMINATI&CO.
I giudici: politici
“senza dignità”,
“scandalizzano
perfino Buzzi”
IL SECONDO filone di
inchiesta di “Mafia
Capitale”, culminato il 4
giugno scorso con altri
arresti, ha portato alla luce
condotte illecite “che si sono
protratte sino ad epoca
prossima all’emissione
dell’ordinanza del gip con
modalità che dimostrano una
abitualità sconcertante”. È un
passo della motivazione
dell’ordinanza del tribunale
del riesame di Roma del 18
giugno scorso. Le attività
corruttive, scrive il collegio,
“hanno coinvolto nel comune
di Roma pubblici ufficiali e
anche un assessore
dell’attuale consiliatura”. Il
tribunale attribuisce a
Pedetti, ex consigliere, “un
inqualificabile
comportamento” quando,
alterando con altri un bando
di gara “senza alcuna dignità
attende istruzioni da Buzzi”.
Sull’ex consigliere Caprari
scrive: “È significativo che
riesca a ‘scandalizzare’ Buzzi
con una richiesta
(l’assunzione di 3 persone)
valutata eccessiva perfino
dall’imprenditore”.
e
POLITICA
Giovedì 23 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO |
BILANCI OPACHI
La Corte dei Conti:
sciogliete il consiglio
regionale dell’Abruzzo
CI SAREBBERO gravi inadempienze nella gestione complessiva
dei conti: consuntivi non approvati da
due anni a questa parte, disavanzo ignorato e spese a go go. Non sono bastate le
lettere di sollecito, adesso la Corte dei
Conti è arrivata alla minaccia finale: il
consiglio regionale dell’Abruzzo va sciolto.
q
L’accusa di aver violato le norme sui conti
riguarda sia l’attuale Giunta regionale guidata dal Pd Luciano D’Alfonso ma anche la
precedente di centrodestra dell’ex presidente, Gianni Chiodi. Ora la parola va al
Consiglio dei Ministri che chiederà una relazione del ministero competente. Poi il
governo deciderà se concedere alla Regione un periodo per mettersi in regola, se
»7
commissariare il bilancio o se scegliere la
strada più dura, ovvero attivare l’iter per lo
scioglimento. Da Pescara minimizzano,
spiegando che “alcuni elementi evidenziati dalla Corte dei Conti costituiscono ostacoli già superati dalla Regione ed altri
sono in fase di superamento”. Ma l’opposizione, come prevedibile, è già sulle barricate.
Piazza Loggia, due ergastoli
Quarantuno anni dopo
Condannati Maggi e Tramonte (ormai 80enni) per la strage “nera” di Brescia
cello Soffiati, che la portò a Brescia. Soffiati e
Digilio (l’unico condannato per la strage di
i sono voluti 41 anni, tre inchieste e tre- piazza Fontana, di cui si era autoaccusato) sodici processi per arrivare finalmente a no morti, dunque non possono più essere conuna condanna per la strage di Brescia. dannati. Ma erano solo due militanti di Ordine
Ergastolo per Carlo Maria Maggi, il ca- Nuovo, che non potevano certo decidere da sopo della cellula veneta di Ordine Nuovo, e per li una strage come quella di Brescia. Era Maggi
Maurizio Tramonte, il fascista fonte “Tritone” il capo della cellula veneta in grado di dare l’ordine. È Maggi infatti che il 25
dei servizi segreti. Erano stati
assolti nella terza indagine
maggio 1974, tre giorni prima
della strage, in una riunione
sulla strage di piazza della Giustizia in appello
Loggia. Poi la Cassazione ha Nel 2012 tutti assolti,
ad Abano Terme dice che bicancellato l’assoluzione e orsogna fare un grande attentadinato un nuovo processo la Cassazione l’anno
to, che bisogna proseguire
d’appello che ieri si è concluso scorso ha chiesto
nella strategia stragista inicon due ergastoli.
ziata il 12 dicembre 1969 in
È provato, dunque, che l’e- un nuovo processo
piazza Fontana a Milano: lo risplosivo che uccise otto perferisce Tramonte, militante di
sone e ne ferì più di cento, quel
Ordine Nuovo che era diven28 maggio 1974 a Brescia, è la gelignite con- tato un informatore del Sid (il servizio segreto
servata nella trattoria di Venezia “Scalinetto”, militare) con il nome in codice di “fonte Tridove si ritrovavano gli uomini di Ordine Nuo- tone”. Il generale del Sid Gianadelio Maletti,
vo, e poi consegnata da Carlo Digilio a Mar- che gestiva la fonte, la tenne nascosta e si guar-
» GIANNI BARBACETTO
C
dò bene dal passare le informazioni di “Tritone”, preziosissime, ai magistrati che indagavano sulla strage. È il giudice istruttore di Milano Guido Salvini a scoprire, negli anni Novanta, chi è “Tritone”,
che è così portato a giudizio.
Del ruolo di Maggi parlano Il 28 maggio 1974 a Brescia: 8 morti e oltre 100 feriti Ansa
anche altri due militanti di Ordine Nuovo, il veneto Nicola Rao e il milanese sima riflessione su quegli anni dal ’69 al ’74”, ha
Pietro Battiston, in una conversazione inter- dichiarato Manlio Milani. Il giudice Salvini
cettata nel 1995, in cui commentavano la par- oggi commenta: “Questo esito è il premio per
tenza da Venezia, il giorno prima della strage un impegno, quello della Procura di Brescia,
che non è mai venuto meno in tanti anni. Se la
di Brescia, di una valigia di esplosivo.
Tutto ciò non fu ritenuto sufficiente dai giu- Procura di Milano avesse fatto altrettanto,
dici del primo processo d’appello a Brescia, credo che sarebbe stato possibile andare ancontraddetti dalla Cassazione. Ora la Corte che per piazza Fontana al di là di quella respond’assise d’appello di Milano ha messo un punto sabilità storica che comunque le sentenze hanfermo in una lunga storia di stragi sempre sen- no accertato in modo indiscutibile nei confronti delle stesse cellule di Ordine Nuovo al
za colpevoli.
Soddisfatti, finalmente, i famigliari delle centro del processo per piazza della Loggia”.
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vittime. “La sentenza impone una profondis-
8 » POLITICA
| IL FATTO QUOTIDIANO | Giovedì 23 Luglio 2015
Lo sberleffo
L’ELEGANTE “CHI”
TRA LE DUE LADY
» FD’E
CALCIOMERCATO
» FABRIZIO D’ESPOSITO
D
ieci piccoli verdiniani e alla fine non ne
rimase nessuno. Oppure, aspettando
Godot Denis, che suona bene.
Infine, meglio ancora: il deserto dei verdiniani, con le
sentinelle renziane della Fortezza Bastiani (Palazzo Chigi) che invano aspettano le
truppe del soccorso. Giunti a
questo punto della storia, o
del tormentone, le cose stanno nei termini riferiti da un
senatore che ha detto no a Denis Verdini la scorsa settimana: “Se Denis non chiude nelle
prossime 24-36 ore allora è finita. Sta perdendo sempre più
credibilità agli occhi di Renzi
e questo gruppo nasce con un
marchio infame come peccato originale”. Ed è per questo
che ogni mattina, dalle otto in
poi, le sedute verdiniane nel
suo bar preferito in piazza
San Lorenzo in Lucina a Roma, il bar Ciampini, sono interminabili. A fargli da scudiero e assistente c’è Antonio
Angelucci, deputato di FI
nonché ras delle cliniche in
Lazio e Puglia ed editore di Libero.
Tra ex cosentiniani
ed eterni craxiani
La storia è nota e va avanti da
ormai cinque mesi. Finito il
patto del Nazareno tra Renzi
e Berlusconi, lo sherpa
Lombardo tratta
L’ex governatore offre
due parlamentari:
“Ma prima del sì voglio
parlare con Renzi”
dell’accordo, cioè il berlusconiano plurinquisito Verdini, ha scelto di puntare le
sue fiches sull’amico “Matteo”. Poi sono arrivate le Regionali, il renzismo ha subìto
la prima batosta e Verdini ha
perso la prima deadline per
presentare la sua lista di nuovi Responsabili. Adesso la
TV D’ESTATE
,
CENE A PARTE, l’eleganza non è
mai stata la cifra del berlusconismo.
Anzi. E la regola vale per tutto l’universo
composito che ruota attorno al vecchio Re
Sole di Arcore. Così ieri il pink-magazine
della Real Casa ha dato una magistrale prova di cattivo stile. A pagina 34, dunque, c’è l’annunciatissimo
servizio fotografico sulla festa per il compleanno della neotrentenne Francesca Pascale, fidanzata del
Condannato e biondissima per l’occasione.
Tantissime le foto, compresa una con il figlio
di Giggino Cesaro detto la polpetta, e cioè Armando la polpettina, incastrato tra B. e Sallusti.
Il “dolce” della festa pascaliana (non nel senso del
filosofo, of course) arriva però dopo il veleno nella
rubrica delle lettere, in cui il direttore Alfonso Signorini incornicia una lettera contro Veronica Lario, ex
seconda moglie dell’ex Cavaliere. Chiede un lettore
di nome Aldo: “Perché si parla ancora di lei? Berlusconi è felice di vederla in giro coi suoi soldi?”. Ovviamente, Signorini si prende la briga di rispondere:
“Caro Aldo, capisco che non le possa ispirare simpatia una signora che, ogni volta che apre gli occhi al
mattino, si porta a casa, più o meno, cinquantamila
euro”. È la legge spietata del berlusconismo. Guai
all’eleganza e allo stile. Contano i soldi, solamente.
Psicodramma Verdini,
36 ore per fare il gruppo
L’ex scudiero di B. non riesce ad arrivare a 10 senatori. “Se non si sbriga è finita”
Sodali
A lato, Vincenzo D’Anna
e Raffaele
Lombardo.
D’Anna, vicepresidente
del gruppo
Grandi autonomie e libertà, è noto per
la sua oratoria vibrante.
Lombardo è
invece l’ex governatore della Sicilia. Ansa
Fuoriuscito Denis Verdini, 64 anni, ormai ex braccio destro di Silvio Berlusconi LaPresse
caccia è alle battute conclusive, in un modo o nell’altro.
O dentro, o fuori. In cinque
mesi, l’ex forzista ha “intervistato” almeno 30 senatori,
promettendo poltrone di sottogoverno o di presidenze di
commissione. Allo stato i sicuri sono sei. Tre ex cosentiniani: Vincenzo D’Anna di
Gal, Ciro Falanga ed Eva
Longo dei neoconservatori
fittiani; l’azzurro Riccardo
Mazzoni (con cui Verdini ha
condotto la fallimentare operazione dell’inserto toscano
del G io r na l e); l’eterno craxiano Lucio Barani (vicino
all’ex governatore campano
Stefano Caldoro); il sesto è lo
stesso Verdini, ovviamente.
La partita di “Raffaele”
e le elezioni in Sicilia
Fin qui le certezze. Ma a Palazzo Madama per fare un
gruppo ci vogliono dieci senatori. Chi sono gli altri
quattro, ammesso che l’operazione vada in porto? Le caselle sette e otto del gruppo
IPROTAGONISTI
LUCIO
BARANI
Craxiano non
pentito, fa
parte di Gal
RICCARDO
VILLARI
Ex presidente
Vigilanza Rai,
ora in Fi
ANTONIO
SCAVONE
Legato a
Raffaele
Lombardo,
in Gal
GIUSEPPE
COMPAGNONE
Tesoriere
di Gal, anche
lui vicino a
Lombardo
che si chiamerà Alleanza liberalpopolare sono in teoria
occupate da due uomini
dell’Mpa Raffaele Lombardo, l’ex governatore siciliano
condannato in primo grado a
sei anni e otto mesi per concorso esterno alla mafia. I
due si chiamano Antonio
Scavone e Giuseppe Compagnone e fanno parte di Gal. I
verdiniani danno per scontate le loro firme. In realtà il loro sì sarebbe stato congelato
da una richiesta esplicita
dello stesso Lombardo a Verdini: “Prima di dire di sì, voglio un colloquio con Renzi
per capire cosa succederà alle prossime Regionali in Sicilia”. Nel frattempo, come ogni giocatore che si rispetti,
Lombardo ha pure incontrato, ieri, Berlusconi.
Un vagone di inquisiti
e le mosse di Zanda
Alla casella numero nove, infine, sempre i verdiniani,
hanno scritto il nome di Riccardo Conti. Lui e Verdini
hanno in comune un processo per la vendita di un immobile a Roma. Secondo l’accusa, Verdini avrebbe preso un
milione da Conti. Vicende
giudiziarie e politiche s’incrociano spesso in queste
trattative per i nuovi Responsabili di Renzi. Non a
caso, fino all’altro giorno,
circolava un’affilata battuta
al Senato: “Sta nascendo il
governo Renzi-Verdini-Cosentin o-Lombardo -Cuffaro”. Detto di ex cosentiniani
e lombardiani, il riferimento
all’altro ex governatore siciliano, oggi in galera, era a
causa di Giuseppe Ruvolo,
cuffariano di Gal. Ma Ruvolo, così come Riccardo Villari o Domenico Auricchio, si è
sfilato in extremis. Merito di
Berlusconi? No. Lo zampino
di B. c’entra con Auricchio.
La retromarcia di Ruvolo, invece, si deve a Zanda, capogruppo del Pd che non vuole
farsi scavalcare dai verdiniani in materia di renzismo.
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Il conduttore e Migliore (Pd) contro il sindaco. Lui: “Non ho responsabilità”
Nuovo flop del programma di Riotta, polemiche
con De Magistris sugli scontri nella piazza del talk
» MARCO FRATTARUOLO
P
arallelo Italia, il talk-show condotto da Gianni Riotta su Rai3, martedì
sera ha registrato soltanto il 3,69 per
cento di share nonostante la puntata
sia stata movimentata dalle proteste di
alcuni contestatori che circondavano
il palco da cui trasmetteva a piazza
Municipio a Napoli.
LA PUNTATA D’ESORDIO, la settimana
scorsa, aveva segnato uno share del 5,4
per cento, metà dell’ultima serata del
Ballaròdi Massimo Giannini. Gli ascol-
ti ancora in calo, sono
dalle forze dell’ordiperò passati in seconne). Migliore, che ha
do piano rispetto agli
lasciato Sel, già aspiincidenti, con tanto di
rante governatore
bottiglia lanciata
della Campania e ora
mentre cantava Malitra i possibili nomi del
ka Ayane. Su FacePd per contendere il
book Riotta, con un Gianni Riotta con Malika Ayane
municipio a Luigi De
lungo post, ha parlato Ansa
Magistris, su Twitter
di “contestatori di
ha scritto: “Vor rei
professione, manovrati da un noto po- scusarmi a nome della città”, dispiaciulitico locale”. Il deputato Pd Gennaro to che “15 provocatori diano questa imMigliore, ospite della trasmissione, era magine della nostra terra. Proprio sotil vero bersaglio dei contestatori di e- to il Comune…”. Puntini di sospensione
strema sinistra (tre dei quali fermati che insieme all’allusione di Riotta paio-
no indicare come responsabile ultimo
dei disordini il grande assente della serata, De Magistris (non coinvolto nella
trasmissione, a differenza del governatore campano Vincenzo De Luca).
DAL COMUNE DI NAPOLI non sembra-
no turbati: il sindaco, “ospite del Vaticano, non ha avuto modo di assistere in
diretta ai fatti” e quindi “non è nelle
condizioni di commentare”. Un portavoce di De Magistris aggiunge comunque che “tenere una piazza tranquilla è
compito altrui, non dell’amministrazione”.
LEGGE LUMACA
Unioni civili,
il governo frena
ancora: dal Mef
niente relazione
L
a parola d’ordine in
casa Pd sulle unioni
civili è “far vedere
che andiamo avanti”. Ma in
realtà, nonostante la bocciatura della Corte di Strasburgo, ieri l’iter della legge ha avuto
u n u l t eriore rallentamento. Era attes a i n C o mmissione Bilancio la relazione del Mef sul
costo della reversibilità
della pensione per le casse
dello Stato. Non è arrivata.
Il capogruppo dem, Luigi
Zanda, però, ci ha tenuto a
far calendarizzare in Aula
il provvedimento prima
della pausa estiva. Un
pro-forma. La condizione
per l’approdo in Aula è che
sia “concluso” l’esame della commissione e dunque
lo scenario più probabile
resta uno slittamento a settembre.
“Sulle unioni civili il
tempo è scaduto. Il Parlamento non può tralasciare
questo tema o metterlo in
secondo piano”, è l’allarme della presidente della
Camera Laura Boldrini.
Ma il segretario della Cei
Nunzio Galantino precisa: “L’unica cosa che chiediamo al governo è di essere attento ai bisogni dei
singoli ma non fare dei bisogni dei singoli la misura
del bene comune”.
E le dichiarazioni di Ncd non fanno ben pensare
sul futuro del provvedimento. “No a equiparazione del matrimonio, adottabilità dei figli e reversibilità”, sono i paletti
di Ncd ribaditi da Angelino Alfano. Il tema, dice,
“non fa parte del patto di
governo”, dunque non casca il governo se la maggioranza dovesse dividersi. Anche qualche cattolico del Pd è pronto a invocare il voto di coscienza in
Aula su alcuni punti. Proprio sui tempi del provvedimento, si è scatenato su
Twitter un acceso botta e
risposta tra il senatore del
Pd Andrea Marcucci e il
collega di Ap Roberto Formigoni. “Il Pd sogna, e si
impegna a votare ddl Cirinnà in Senato entro il 31
luglio. Ma la commissione
non ha neppure iniziato ...
Cirinnà non passerà!!”, ha
scritto il senatore centrista. Immediata la replica
di Marcucci: “Unioni civili saranno legge dello Stato non il 31 luglio ma qualche settimana dopo, certamente entro fine anno”.
WA.MA.
POLITICA
Giovedì 23 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO |
INCHIESTA A REGGIO CALABRIA
Le ’ndrine riciclano
con i giochi online:
sequestrati 2 miliardi
LALONGAMANUS della ‘ndrangheta era arrivata anche alle scommesse
online individuate come il sistema ottimale
per riciclare il denaro proveniente dagli affari
illeciti - in particolare il narcotraffico - ma anche per incrementare i già miliardari introiti.
A portare alla luce quello che da tempo era un
sospetto più che fondato è stata l’operazione
“Gambling”, coordinata dalla Direzione di-
q
strettuale antimafia di Reggio Calabria e condotta da tutte le forze di polizia della città: carabinieri, Guardia di finanza, Squadra mobile
e Dia, insieme a Scico e Nucleo speciale frodi
tecnologiche di Roma della Finanza di Roma.
Un’inchiesta - condotta dai pm Giuseppe
Lombardo, Stefano Musolino, Sara Amerio e
Luca Miceli - che ha portato a 41 arresti, ma
soprattutto al sequestro in tutta Italia e all’e-
Crocetta prova a resistere
Altre smentite lo aiutano
»9
stero di beni per due miliardi di euro: 11 società estere, 45 imprese operanti sul territorio nazionale, 1.500 punti commerciali, 82
siti nazionali e internazionali e innumerevoli
immobili. Un patrimonio messo su anno dopo anno dalle cosche grazie al reinvestimento dei proventi di un’attività illecita partita
con le minacce al titolare di un punto scommesse e cresciuta poi a dismisura.
Fatto a mano
Dopo la Procura di Palermo, anche Catania e Messina negano l’esistenza
della conversazione sulla Borsellino. Si muove il pg della Cassazione
vicenda sollevata dal consigliere di Forza Italia
Pierantonio Zanettin. “Non risulta alcuna traccia di questa telefonata nei nostri uffici. Siamo
entre altre due procure, Catania e Mes- assolutamente certi che non ci sia alcun elesina, smentiscono l’intercettazione fanta- mento al riguardo qui in Procura a Messina”, ha
sma tra Crocetta e Tutino, il Pg
detto Guido Lo Forte. “La ridella Cassazione sospetta insposta è negativa”, gli ha fatto
vece che la “talpa”si annidi tra La Giunta perde pezzi eco, lapidario, Michelangelo
i magistrati: Pasquale Ciccolo Oggi il governatore
Patanè. Notizie che hanno rafha chiesto al pg di Palermo Roforzato l’umore di Crocetta,
berto Scarpinato una relazio- parlerà in Regione:
che dopo avere trascorso la
ne per verificare se esistono “Mi colpiscono perché
mattina a ribadire, in trasmisprofili di propria competensioni radio e tv, che non si diza”. Che sono quelli discipli- sono omosessuale”
mette per capire se questa è unari nei confronti dei magina democrazia compiuta: “In
un Paese democratico chi destrati sospettati, in modo surreale, di avere consegnato al settimanale un’in- cide se una persona è colpevole non può essere
tercettazione che quattro procure hanno un giornale che magari non vuole ammettere
smentito. E ad accendere riflettori e sospetti una bufala soltanto per mantenere la reputanei confronti delle toghe a Roma è anche il co- zione”. Nel pomeriggio ha diffuso nelle redamitato di presidenza del Csm che sta valutando zioni il testo della sua appassionata autodifesa
se autorizzare l’apertura di un fascicolo sulla che leggerà oggi pomeriggio nell’aula dell’as-
» GIUSEPPE LO BIANCO
Palermo
M
IL DOSSIER
» ANTONELLO CAPORALE
I
l sintomo dell’anomalia italiana consiste nella
“tentazione di agganciare
ogni tentativo di ribaltamento degli equilibri politici a
qualche iniziativa della magistratura”. Nel cuore della terza esternazione in meno di
sette giorni il procuratore di
Palermo Francesco Lo Voi
chiede al potere romano di lasciarlo in pace. È la terza volta
che deve smentire e per la terza volta (ma questa affrontata
in una intervista al Corriere)
dichiara di non saperne nulla.
Di più: le parole dette da Matteo Tutino a Rosario Crocetta
(“Lucia Borsellino va fermata,
fatta fuori. Come suo padre”)
avrebbero assunto la forma di
prova regina a carico di Tutino sul quale la procura indaga.
Non esiste quella frase. Lo dice Lo Voi, lo dicono i suoi colleghi di Catania, di Messina e
–riferisce l’Ansa –di Caltanissetta. Crocetta e Tutino hanno
mai parlato della Borsellino?
Bisogna riavvolgere il nastro
di ciò che è capitato tra il 16 e il
17 luglio per illustrare una vicenda giudiziaria che –stando
ai fatti finora conosciuti – trascolora nel giallo d’estate con
cromature da spy story.
16 luglio ore 11.17
L’Ansa batte l’anticipazione de L’Espresso. Una frase,
meno di un rigo: “Lucia Borsellino va fermata, fatta fuori.
Come suo padre”. La Borsellino si è dimessa accusando la
semblea regionale: ‘Mi rendo
conto che se questa storia viene vista da Milano, da chi non
conosce i fatti di Sicilia, Tutino
sembra Totò Riina e io uno che
lo ascolta e sta zitto mentre si
organizza una strage – c’è
scritto – Anche Toto’ Cuffaro
si rivolse a lui per dimagrire,
solo che nessuno teorizzò che
Tutino potesse influenzare le scelte di quel
presidente, non essendo Toto’ gay”.
E MENTRE dalla giunta Crocetta si smarca Con-
findustria, con le dimissioni, secondo boatos
raccolti dall’Ansa, di Linda Vancheri, assessore
alle attività produttive espressione dell’associazione degli industriali siciliani, il governatore resta arroccato sulla sua poltrona, rifiutandosi di revocare l’incarico a Patrizia Monterosso, dirigente regionale condannata dalla corte
dei conti a pagare 1,2 milioni di euro. “Non sia-
mo di fronte ad un fatto penale ma a un fatto
amministrativo – è la filosofia del presidente –
e non sarebbe certo il primo dirigente d’Italia
condannato dalla Corte dei Conti. Qualunque
dirigente può fare un errore e pagare, se revocassi il contratto andremmo incontro a risarcimenti”. E con la stessa nonchalance ha liquidato i boatos sulle dimissioni della Vancheri.
Matteo Tutino, infine, resta agli arresti domiciliari: il tribunale del riesame gli ha negato la
libertà.
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Le reazioni A un’ora dal lancio dell’Ansa sull’Espresso intervengono tutti. Poi Lo Voi li corregge
Il giallo intercettazione
ora per ora e la fretta
dei vertici dello Stato
politica, e in primis il presidente Crocetta, di non aver
difeso e tutelato il suo piano di
moralizzazione.
Ore 11,23
Parla Crocetta: “Non ho
sentito la frase su Lucia, forse
c’era una zona d’ombra, non
so spiegarlo. Tant’è che io non
replico. Ora mi sento male”.
Crocetta rende plausibile la
conversazione e persino il suo
tenore. La propria estraneità
la prova imputando il fatto a
zone d’ombra.
Ore 12,34
Lucia Borsellino è certa:
“Non posso che sentirmi intimamente offesa e provare
La scheda
vergogna per loro”.
Ore 13.19
n POLEMICHE
Matteo Renzi telefona allaE INCHIESTE Borsellino e l’abbraccia. È la
Tutino, amico
prima telefonata della giornae medico
ta, il primo pensiero di Renzi.
di Crocetta,
Mattina presto, dunque.
è arrestato
Un passo indietro
il 29 giugno
L’Espressoha scelto –spesL’Espresso,
so succede – per la copertina
il 16 luglio,
di privilegiare un ritratto di
riferisce
Wolfgang Schaeuble. La notidi una frase
zia dell’intercettazione è a padi Tutino
gina 30 e il titolo è: “Mettiaa Crocetta
moci una Crocetta sopra”. La
contro
firma è di Pietro Messina, un
la Borsellino
collaboratore palermitano di
lunga data. L’articolo si apre
con la frase intercettata ma Mattarella è anche presidennon aggiunge dettagli. Fa ri- te del Csm e certo non è ipolevare che l’intercettazione tizzabile che la presa di posi“imbarazza” il governatore. zione sia avvenuta senza aver
Crocetta è imbarazzato per- verificato con le fonti più qualificate la veridiché sa? Il depucità di quella che
tato regionale
è allo stato una
Pippo Digiacoindiscrezione
mo dichiarerà
giornalistica.
l’indomani: “So- A caldo
Ore 15.57
no mesi che gira Così il presidente
Il presidente
la notizia di
un’interc etta- siciliano: “Non ho
del Senato Pietro
Grasso commenzione imbaraz- sentito la frase,
zante. L’h an no
ta: “Su Lucia Borsellino parole
f a t t o s a p e r e a forse c’era una
me, a Borsellino, zona d’ombra,
schifose”. Grasso è stato procua Crocetta, ad altri. Ne ho parlato non so spiegarlo”
ratore nazionale
antimafia. Palercol presidente umitano e magina settimana prima della pubblicazione”. An- strato. Le “parole schifose” eche il Fatto Quotidianosapeva sistono.
che correva questa voce e il 10
Ore 16.39
luglio, intervistando CrocetIl legale di Tutino dichiara
ta, gli aveva domandato se a- che il suo assistito non ha mai
vesse mai parlato con Tutino pronunciato quella frase
di Lucia Borsellino. “Mai” fu
Ore 17.20
la risposta.
“Agli atti dell’ufficio non
risulta trascritta nessuna teOre 15.55
È il presidente della Re- lefonata del tenore di quella
pubblica a prendere posizio- pubblicata dalla stampa tra il
ne. La sua prudenza è prover- governatore Crocetta e il dotbiale, e il suo gesto – la tele- tor Tutino”. Dopo 5 ore dalla
fonata di solidarietà fatta al divulgazione della notizia il
mattino a Lucia Borsellino – procuratore della Repubblica
dirada ogni possibile dubbio. di Palermo smentisce. È evi-
dente che quella smentita non
sia stata richiesta o non sia
giunta al Quirinale.
Ore 17.32
Il procuratore Lo Voi assicura che sono state “già ricontrollate tutte le telefonate”.
Essendo numerose è presumibile che per il riascolto siano state necessarie alcune ore, non i minuti che separano
la smentita dalle dichiarazioni delle più alte cariche dello
Stato.
17 luglio ore 10.30
Il direttore de L’Espresso
conferma che il dialogo esiste
“ma non fa parte degli atti
pubblici”. Spiega che il giornale non è in possesso dell’audio ma “il nostro cronista l’ha
ascoltato. Poi ha potuto ricopiare la trascrizione”. Aggiunge: “La conversazione fa
parte dei fascicoli secretati di
uno dei tre filoni di indagine
sull’ospedale Villa Sofia di Palermo. Stiamo parlando di oltre 10mila pagine”.
Ore 12.39
Di nuovo il procuratore di
Palermo: “Ribadisco che l’intercettazione non è agli atti di
alcun procedimento di questo ufficio e neanche tra quelle registrate dai Nas”.
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Da Gela
Rosario Crocetta, sindaco
della lotta alla
mafia. Governa la Sicilia
dal novembre
2012 Ansa
Commenta
Pietro
Grasso,
presidente
del Senato,
magistrato
palermitano:
“Su Lucia
Borsellino
parole
schifose”
Renzi
era stato
il primo
a reagire
con un
messaggio
all’ex
assessore.
Più tardi
tocca a
Mattarella
10 » CRONACA
CINQUE STELLE
Di Maio: “Non
usciremo dall’euro”
Proteste sul web
| IL FATTO QUOTIDIANO | Giovedì 23 Luglio 2015
LUIGIDIMAIO ammette: “Non credo che arriveremo all’uscita dall’euro”. E sul web scatta la protesta. Intervistato
da Gianni Riotta durante Parallelo Italia, il
deputato dei 5Stelle aveva detto: “L’uscita
dall’euro sarebbe l’estrema ratio, non credo
che ci arriveremo. Noi siamo l’ottava potenza mondiale, l’Unione Europea senza di noi
non può esistere”. Il vicepresidente della
q
Camera aveva poi aggiunto: “Noi del M5s
vogliamo chiedere ai cittadini italiani se
questo euro va bene: se ci diranno di no attraverso un referendum andremo ai tavoli
europei con un potere contrattuale in più,
quello di dire veniamo nel nome del popolo
italiano e vogliamo che cambiate i trattati:
se li modifichiamo l’euro può anche restare,
se facciamo un euro a due velocità per i pae-
Melfi, l’operaia in maternità
trasferita a mille chilometri
“Bigliettaio violento
sul tram dell’Atac”:
ma viene smentita
Il caso di Giorgia Calamita, prima esternalizzata poi spedita dalla Basilicata a Chivasso
sto che Lei è sempre in maternità!”, si sente dire Calamita dal responsabile dell’Unità operativa. Al sindacato
che chiede incontri per discutere del problema la risposta è sempre la stessa: la
lavoratrice è sempre in maternità quindi è assenteista.
Le denunce continue, i 14 volantini affissi in bacheca dalla Fiom, sembrano non servire. Fino a quando il sindacato decide di diffidare l’azienda e la stessa Calamita si
rivolge alla Consigliera di
Parità della Provincia di
Potenza che fissava un incontro per il 24 aprile 2015
disertato dall’azienda. Allo
stesso tempo partiva la lettera di trasferimento presso la
sede di Chivasso ad oltre
1.000 chilometri con effetto
» SALVATORE CANNAVÒ
D
a Trevico a Torino.
Si chiamava così il
film di Ettore Scola
e Diego Novelli che
negli anni 70 voleva raccontare la vita difficile degli operai emigrati dal Sud e venuti
a lavorare a Torino. La parodia di quel film, oggi, potrebbe essere da Melfi a Chivasso. Mille chilometri di distanza non per emigrare in
cerca di lavoro ma costretta
al trasferimento per ragioni
che la Fiom-Cgil e i legali
considerano una vera discriminazione.
Quei mille chilometri rappresentano la distanza che
l’operaia Giorgia Calamita,
di 43 anni, dovrà attraversare, secondo la sua azienda, la
Fenice Spa, per prendere
servizio nella sua nuova postazione. Un trasferimento
improvviso, deciso lo scorso
aprile nel pieno di un contenzioso tra Calamita, da poco
madre di due bambini, e la società. Che si chiama Fenice
ed è del gruppo francese Edf,
ma che lavora stabilmente
nel gruppo ex Fiat, oggi Fca,
nel caso in questione nello
stabilimento Sata di Melfi.
Proprio alla Sata, Giorgia
Calamita è stata assunta nel
1992 con un contratto di formazione e lavoro che però si
trasformerà in un contratto
di “impiegata tecnologa (V°
livello metalmeccanico)
quando passa, senza soluzione di continuità, al gruppo
Fenice. Una classica operazione di terziarizzazione
delle mansioni, pratica comune nelle aziende italiane e
in particolare alla Fiat.
Tutto va bene fino a quando l’operaia non ha i suoi due
figli. Prende il congedo obbligatorio ma poi, dal 2009,
anno del suo ritorno in produzione, continua a prendere congedi maternità fino a
chiedere il part-time che le
viene concesso. A questo
punto la sua mansione viene
La catena
Lo stabilimento FiatSata a Melfi,
il più automatizzato LaPresse
dequalificata. Da “tecnologa”viene destinata a mansioni di archiviazione e registrazione del lavoro altrui. Di
fronte alle sue proteste e a
quelle del sindacato Fiom
che la rappresenta - Calamita è molto attiva in fabbrica l’azienda, secondo i legali
della lavoratrice, adotta “un
atteggiamento, inutilmente
e gratuitamente aggressivo”.
Si verificano diversi scontri
con affermazioni dispregiative fatte in presenza di altri
operai: “Non prendo neppure in considerazione la questione delle sue mansioni vi-
si del Sud dell’Europa può anche rimanere”.
Il video dell’intervento, postato sul blog del
Movimento, ha però suscitato diversi commenti irritati. “Queste dichiarazioni di apertura all’euro sono inaspettate dopo tutto
quello che il M5S ci ha abituati a sentire”
commentava un utente. Mentre altri hanno
scritto di “carte cambiate sul tavolo”, invo
cando “l’uscita dall’euro, e basta”.
Dopo i due figli
Per l’azienda il congedo
parentale è sinonimo
di assenteismo. Scatta
la denuncia della Fiom
dal 4 maggio 2015.
A quel punto non è restato
altro che rivolgersi al Tribunale e rendere pubblica la vicenda sulla quale è stata presentata un’i nt er rog az io ne
parlamentare.
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Su Facebook una testimone racconta:
”Ha aggredito la passeggera di colore,
poi l’ha colpita e le ha detto scimmia”
S
ono passate da poco le otto di ieri. Sul
tram 5 dell’Atac a Roma il controllore
chiede i biglietti. Arriva davanti a una ragazza nera, le chiede il biglietto e scoppia
un violento litigio. Sono le poche informazioni sicure di un’aggressione letta in due
modi opposti.
L’Atac diffonde un comunicato, afferma che il suo dipendente è stato aggredito
dalla donna, un’aggressione tale che la
centrale operativa dell’azienda ha richiesto l’intervento dei carabinieri. “Il verificatore - continua il comunicato - veniva
soccorso dal personale medico per un
trauma contusivo al volto ed una ferita lacero contusa all’avambraccio provocata
da un morso della passeggera”. Per lei, sostengono,
si ipotizzano i reati di aggressione e interruzione
di pubblico servizio. Alla
vicenda però ha assistito
anche una sindacalista,
Marta Oliverio, che scrive
la sua testimonianza su
Facebook prima di affidarla ai carabinieri ribal- LaPresse
tando la versione dell’Atac: “Sul tram il controllore chiede ripetutamente ad una ragazza nera l’abbonamento, lei lo mostra la prima volta e la seconda volta si spazientisce, era un tipo peperi no”. Il racconto continua: “Lui la
prende per i capelli e le dà un pugno in bocca, chiamandola ‘scimmia’”. La giovane
“perdeva sangue dalla bocca e aveva varie
treccine dei capelli per terra”. La testimone è rimasta fino all’arrivo dei carabinieri,
a cui lei e un’amica hanno affidato il loro
racconto, mentre la ragazza denunciava il
controllore.
A. G.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pisani, la pendrive della trattativa col clan Zagaria
» VINCENZO IURILLO
Napoli
L’
ex capo della Squadra Mobile di Napoli Vittorio Pisani era in stretto contatto con
Giuseppe Fontana, l’imprenditore camorrista di punta del
“sistema Medea”, la spartizione scientifica tramite “la somma urgenza” degli appalti per
la rete idrica campana alle ditte del boss Michele Zagaria.
Fontana fu presentato a Pisani
da Francesco Piccolo, un testimone di giustizia sotto
scorta per aver denunciato le
estorsioni del clan e Pisani avrebbe avviato con Fontana e
con altri imprenditori collusi
una trattativa, poi andata a
buon fine, per porre fine dopo
16 anni alla latitanza del capo
del clan dei Casalesi. Una cattura ‘concordata’, che avrebbe
garantito a Zagaria la possibilità di esportare la pen-drive
con l’archivio dei suoi segreti
ai familiari e a Fontana e altri
imprenditori del “sistema” la
possibilità di rifarsi una vergi-
I Ros: per catturare il latitante la polizia aprì un canale
con gli imprenditori collusi coi Casalesi per gli appalti
Indagine
Medea
A sinistra Pisani, sopra
l’indagato
Carlo Sarro
Ansa/LaPresse
nità e continuare a fare affari
grazie ai politici loro amici. La
ricostruzione è una ipotesi investigativa contenuta in una
informativa di 518 pagine del
Ros di Caserta, depositata
nell’inchiesta della Dda di Na-
poli che vede indagati per concorso esterno in associazione
camorristica il deputato di
Forza Italia Carlo Sarro (rischia l’arresto per turbativa
d’asta), l’europarlamentare
azzurro Fulvio Martusciello,
l’ex senatore Udeur Tommaso Barbato (in carcere). Il rapporto dedica il XVI capitolo al
mistero della scomparsa di una chiavetta Kingston a forma
di cuore: Zagaria, dopo averci
inserito i dati del suo archivio
in extremis, sarebbe riuscito a
sottrarla alle perquisizioni
successive alla cattura, tra l’alba e la mattina del 7 dicembre
2011, nel bunker di Casapesenna. Vicenda scoperta quasi
per caso grazie alle intercettazioni dei fratelli Pezzella in una Jeep Cherokee. Pisani, che
insieme ad altri due poliziotti
scese nel covo per far risalire
Zagaria alla luce, non è indagato. Zagaria avrebbe deciso
di consegnarsi a Pisani e agli
uomini dello Sco - dove il poliziotto prestava servizio dopo essere stato costretto a lasciare la guida della Squadra
Mobile per un’inchiesta senza di riscontri non possono
dell’Antimafia dalla quale è da sole macchiare la figura di
stato assolto in primo grado e Pisani. Però il fratello di Giuin appello – in cambio di alcu- seppe Fontana, Orlando Fonne rassicurazioni. La data tana, è in galera con l’accusa di
dell’arresto non sarebbe ca- aver pagato 50.000 euro ad un
suale: è avvenuta nell’immi- poliziotto non identificato in
nenza dell’udienza prelimi- cambio della pen drive del
nare di Pisani riboss. Pino Fontalanciandone
na, in un interrol’immagine apgatorio del 13
pannata. Bisogennaio 2014 dignerebbe però La penna Usb
ce: “Pisani conspiegare perché Conterrebbe
vocò me e un alZagaria abbia
tro imprenditore
c o n s e g n a t o l a l’archivio coi
e ci chiese inforchiavetta duran- segreti del boss.
mazioni utili per
te la cattura, nei
la cattura di Za30-40 secondi di È sparita, forse
garia. Ma non
‘buio’ delle tele- passata di mano
gliene fornimcamere, e non
mo”. I Ros non gli
con calma, nei durante l’arresto
credono. Sottoligiorni precedenneano che l’i nti, ad uno dei
contro fu mediafiancheggiatori che avevano to da Francesco Piccolo, un aaccesso nel villino-bunker. mico di Fontana. I due progetForse l’assalto delle forze tavano un’associazione antidell’ordine non avvenne nel racket di presunte vittime di
giorno stabilito, ma fu antici- Zagaria, stoppata sul nascere
pato. Ipotesi. Congetture. Pi- da Tano Grasso.
ste investigative. Che in as© RIPRODUZIONE RISERVATA
ECONOMIA
Giovedì 23 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO |
I DATI ISTAT ED EUROSTAT
Istat, produzione
industriale positiva
Ma cresce il debito
DA UN LATO c’è il debito pubblico che è salito, nel primo trimestre,
e ha superato il 135 per cento (a dirlo è
l’Eurostat). Dall’altro, l’Istat diffonde i
dati sull’industria italiana: il fatturato totale, nel primo trimestre è cresciuto in
termini tendenziali del 2,4 per cento: con
un incremento dello 0,6 per cento sul
mercato interno e del 5,8 per cento su
q
quello estero.
Sul fronte degli ordini industriali, dopo il
balzo mensile del 5,4 per cento di aprile,
che aveva fatto toccare il maggior incremento registrato da oltre quattro anni, il
mese di maggio ha registrato un ritorno in
rosso, con un calo dell’indice del 2,5 per
cento su base mensile e dello 0,5 per cento sull’anno. Sul mese, da aprile a maggio
» 11
risultano in calo anche le vendite al dettaglio (contraltare a un rialzo tendenziale). Intanto, secondo l’Eurostat, nel primo
trimestre, il debito italiano avrebbe raggiunto 2,184 miliardi di euro e si tratta del
secondo maggiore aumento (3 punti percentuali) registrato tra i paesi Ue, dopo il
Belgio, rispetto agli ultimi tre mesi del
2014.
La strategia dell’ad Armani per rendere la società “autonoma
finanziariamente”: pedaggi sul Gra e sulla Salerno-Reggio Calabria
IL DOPO CIUCCI
» DANIELE MARTINI
S
i pagherà un pedaggio anche sul Grande raccordo
anulare di Roma, sui 470
chilometri della Salerno-Reggio Calabria (quando
prima o poi sarà finita), sui circa
800 chilometri di raccordi e autostrade Anas come la Catania-Siracusa-Gela. Il nuovo
presidente e amministratore
dell'azienda pubblica delle
strade, Gianni Vittorio Armani,
riprende un vecchio cavallo di
battaglia del suo predecessore,
Pietro Ciucci, e lo squaderna nel
corso di un'audizione alla Camera. Prima di diventare operativa, l'intenzione del nuovo capo Anas deve ovviamente passare al vaglio dei ministri competenti, a cominciare da Graziano Delrio, titolare dei Trasporti
e delle Infrastrutture. E finora
ogni volta che l'azienda delle
strade ha provato ad introdurre
l'argomento, è sempre stata respinta con perdite.
Ecco la nuova Anas:
addio tangenziali
e autostrade gratis
sere pagata e riscossa. Forse
stanno pensando ad una formula tipo “pedaggio ombra”.
Armani dice di puntare a un
obiettivo preciso: rendere la società pubblica autonoma da un
punto di vista finanziario. Con
un duplice scopo: non farla più
essere un'”azienda con il cappello in mano nei confronti della
politica” come il neo presidente
aveva annunciato subito dopo
l'insediamento in un'intervista
al Sole 24 ore. Ma soprattutto
metterla in grado di essere privatizzata, così come il governo
di Matteo Renzi dice di voler fare. Condizione essenziale per-
L'INTENZIONE del nuovo capo
Anas appare però chiara, evidenziata in una delle slides illustrate ai parlamentari: con i pedaggi “si imputerebbero i costi
delle infrastrutture stradali a
chi fruisce del servizio e in ragione del grado di utilizzo, secondo criteri di mercato”. Far
pagare gli automobilisti è il punto centrale della strategia della
nuova Anas in versione Armani,
un disegno che rischia di somigliare come una goccia d'acqua
fin dalle prime battute a quello
del dimissionato (dal governo)
Ciucci. Avvertendo forse questo
A senso unico
La proposta, resa
possibile da un decreto,
deve avere il sì del
ministero dei Trasporti
Al casello L’ad Armani vuole il pedaggio su tutte le autostrade Ansa
pericolo e di fronte alle perplessità che subito sono cominciate
a serpeggiare di fronte all'idea
dei pedaggi, in serata il presidente ha cercato di correggere il
tiro e all'agenzia di stampa AdnKronos ha voluto spiegare che
“la nuova tariffa stradale non è
un pedaggio”, ma sarà a carico
della fiscalità generale. Cioè,
sembra di capire, sarà a carico di
tutti i contribuenti e non solo degli automobilisti, anche se non è
affatto chiaro come potrebbe es-
ché l'Anas possa essere messa
sul mercato con qualche speranza che gli investitori siano
interessati a comprarla è che garantisca utili. E l'unico modo
che l'azienda delle strade avrebbe di produrre reddito vero e
non quello da burletta presentato finora durante la gestione
Ciucci sarebbe proprio quello di
far pagare l'uso delle strade.
Armani ha ricordato che la
trasformazione dell'Anas avviata nel 2002 si è fermata a mezz'aria soprattutto perché “è rimasta inattuata la disciplina
convenzionale e legale che già
consente, in via generale, alla società di applicare tariffe sulle
tratte in concessione”. E invece
secondo il nuovo presidente, già
5 anni fa sarebbe stato approvato un decreto che consente all'Anas di introdurre i pedaggi
sulle sue strade. Oggi l'azienda
pubblica si finanzia soprattutto
in due modi: ricevendo circa
800 milioni di euro dalle concessionarie autostradali private, tipo Autostrade per l'Italia
dei Benetton, in base al contratto di programma con lo Stato.
Più circa 2 miliardi di euro l'anno direttamente dallo Stato per
la costruzione di nuove strade e
infrastrutture.
ARMANI in questi giorni ha av-
viato anche la riorganizzazione
interna dell'Anas avocando a sé
quelle funzioni in passato ad altissimo rischio, come le riserve e
le varianti in corso d'opera. È
stata inoltre nominata la nuova
terna della Vigilanza interna la
cui guida è stata affidata a un generale della Finanza, Umberto
Fava. Al suo posto finora c'era
Alberto Brandani, uno stagionato politico democristiano di area fanfaniana, chiamato lo
“zio” da Pier Ferdinando Casini.
I numeri
25
mila
chilometri
di strade
e autostrade
affidate
all’Anas
700
milioni di euro
circa: è il
fatturato della
società che,
nel 2014 ha
registrato un
utile di 17,6
milioni di
euro, in
crescita
rispetto a
quello
del 2013
(3 milioni)
50
milioni di
euro: è il
dividendo
che l’Anas
ha distribuito
al Ministero
dell’Economia
e delle
Finanze
dal 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Appalti, ricatto dei grandi gruppi a suon di esuberi
» ANDREA GIAMBARTOLOMEI
I
Gavio minacciano duemila
licenziamenti contro il nuovo Codice degli appalti e il promotore degli emendamenti
chiave, il senatore Pd Stefano
Esposito, parla di “ricatto dei
concessionari”. Stamattina i
dipendenti del gruppo protesteranno a Tortona (sede del
colosso delle autostrade creato da Marcellino Gavio, ora
amministrato dal figlio Beniamino) contro la legge in arrivo.
MERCOLEDÌ scorso alcuni diri-
genti del gruppo e i rappresentanti dell’Ance (società dei costruttori) di Alessandria hanno annunciato ai sindacati
2.044 licenziamenti nel caso
in cui la legge delega per il nuovo Codice degli appalti passasse alla Camera così come è stata votata al Senato. Il testo prevede che le società in house del
gruppo non potranno compiere lavori di progettazione, costruzione e manutenzione
Sciopero contro le regole per i concessionari. Esposito (Pd):
“Le aziende non vogliono le gare, spezzano i rapporti politici”
delle tratte autostradali in
concessione e anzi saranno estromesse dalle gare. Finora,
invece, i concessionari potevano affidare il 60% dei lavori
alle loro società e dovevano assegnare il restante 40% con
gare pubbliche. La norma tocca pesantemente anche gli interessi del gruppo Atlantia che
fa capo alla famiglia Benetton
e che controlla Autostrade per
l’Italia, la maggiore concessionaria italiana. Esposito difende questa impostazione molto
criticata anche dai sindacati:
“Il testo chiude un’epoca di
proroghe con cui i concessionari delle tratte autostradali
hanno fatto impresa: creavano
delle ditte a cui affidavano la
manutenzione senza gara. Finisce l’epoca di appalti e subappalti affidati in house, procedura molto opaca”, spiega il
politico che ricorda anche co-
Da Tortona
Marcellino
Gavio,
creatore
dell’impero
delle autostrade del Nord
LaPresse
me “queste società hanno avuto legami stretti con la politica,
che era subalterna e perennemente a disposizione”. Nelle
parole di Esposito c’è una trasparente allusione agli storici
rapporti tra il gruppo Gavio e
ambienti politici del centrosinistra emersi in una serie di in-
chieste giudiziarie che, fin dai
tempi di “Mani pulite”, hanno
visto coinvolti a più riprese esponenti del gruppo Gavio.
“I concessionari privati
stanno facendo un ricatto occupazionale per fare pressioni
sui legislatori e anche per ristrutturare le loro aziende”,
denuncia. I sindacati alessandrini però dubitano che gli annunci fatti dal gruppo di Tortona siano solo strumentali. La
società prevede ricadute negative senza quei lavori, con
2.044 licenziamenti sui 5.600
lavoratori della galassia. Hanno annunciato esuberi anche
la Pavimental e la Spea Engineering del Gruppo Atlantia
che potrebbero mandare a casa 900 dipendenti del settore
manutenzione e costruzione e
650 lavoratori della più grande
azienda di progettazione italiana. “Entro un anno tutti i lavori dovranno essere messi a
gara e i dipendenti potrebbero
perdere il lavoro.
IL LEGISLATORE non ha inseri-
to una clausola sociale come
accade per gli appalti dei servi zi”, spiega Massimo Cogliandro, segretario della Fillea Cgil di Alessandria. Concorda Pierluigi Lupo della Filca Cisl territoriale: “Più che una protesta contro il codice degli appalti, che nella sostanza è
giusto, è contro l’assenza della
clausola. Ci vorrebbe una soluzione tarata sugli edili”. La
clausola sociale è un salvagente che impone alle ditte che subentrano in un appalto di riassumere gli operai impegnati
nei lavori. Questa non sarebbe
una via percorribile per il senatore: “Lo Stato non può farsi
carico dei ricatti dei concessionari. La battaglia per difendere il lavoro va fatta contro
queste società che non vogliono il mercato”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
12 »
P G
| IL FATTO QUOTIDIANO | Giovedì 23 Luglio 2015
iazza rande
L’odio che dilaga in Europa
contro la Merkel è un pericolo
Una ventina di giorni fa ho inviato
nell’etere una specie di consiglio ai
tedeschi e alla Merkel di far capire
quanto sarebbe stato vantaggioso
per la Germania riconoscere, seppure con grande ritardo, un risarcimento per i danni causati dai nazisti alla Grecia. Dicevo che è pericoloso l’odio che dilaga per l’Europa contro questa Germania che
ci sottomette senza usare i carri armati. L’episodio della Merkel che
cerca di consolare la bambina palestinese ha fatto un botto incredibile e preoccupante per l’economia
tedesca, perché se inizia il boicottaggio di tutto ciò che è tedesco sono davvero cavoli amari. Purtroppo il mio consiglio è stato pubblicato solo da un giornale trentino diretto da un uomo che sa fare il suo
mestiere (e non ha la puzza sotto il
naso come tanti suoi colleghi che
sanno parlare solo di Renzi, Berlusconi e Salvini) così i vantaggi che
poteva avere la Germania (e di riflesso tutti gli Stati oppressi
dall’euro) sono andati perduti. Voglio concludere con questa domanda: possibile che i grandi e geniali
economisti che guidano il mondo ignorino il valore dell’immagine?
Forse qualcuno in alto sta facendo
la politica, orribile e criminale, del
tanto peggio tanto meglio.
A DOMANDA RISPONDO
GIAMPIERO BUCCIANTI
DIRITTO DI REPLICA
FURIO COLOMBO
Quanti immigrati
ci stanno in Italia?
CARO FURIO, sono un lettore del Fatto dal primo numero.
Ti chiedo: quanti migranti possiamo accogliere e dove
trovare le eventuali risorse per assisterli.
BRUNO
LA DOMANDA è involontariamente succube della cul-
tura Salvini-Lega -Meloni-CasaPound. È come se i medici africani, europei, americani, che si battono contro
ebola si domandassero: “d’accordo, è una malattia grave
e infettiva. Ma quanti malati di ebola possiamo curare?”.
Così come alle epidemie (specialmente se altamente infettive) non rispondono i ragionieri ma i medici, allo stesso modo il problema degli sbarchi non può essere affrontato sulla base della domanda contabile “quanti ne posso
prendere?” e neppure con un generoso slancio umanitario. La domanda è politica. Perché il fenomeno di un trasbordo di popoli asiatici (Medio Oriente) e africani verso
l’Europa è un grande, inevitabile problema politico che
una cosa ha in comune con le grandi epidemie. È infettivo,
e può trasformarsi in guerra. Non nel senso di invasione
armata (fantasia cara a tutti i tipi di destra) ma nel senso
di degenerazione ed estensione di ciascuno dei conflitti
(alcuni anche molto vicini) che tormentano chi fugge.
Qui va collocato un punto che io ripeto con ostinazione
praticamente una volta al giorno, che nessuno ha smentito, e che viene lasciato cadere anche dai politici più miti,
per non irritare la cultura leghista. Da almeno due anni la
grandissima maggioranza di coloro che riescono ad arrivare vivi dalla nostra parte del Mediterraneo sono profughi, sono rifugiati, sono scampati alle macerie delle
proprie case e alle persecuzioni di cui è vittima il gruppo,
etnia o popolo o religione di cui fanno parte. E non sono
più manodopera in cerca di lavoro e di una vita migliore.
In un mondo che sta autodistruggendosi, una cosa funziona bene: le informazioni. In qualunque villaggio nel
ANGELO CASAMASSIMA ANNOVI
Il mutuo, un tempo acceso
con felicità, ora è un incubo
Chi non ricorda la fiducia con cui
affidavamo alle banche i nostri risparmi e quella nostra timida soggezione nei confronti di chi ci parlava di interesse semplice ed interesse composto calcolando a mente vantaggi e svantaggi del modesto
libretto al portatore in cui porre
trepidanti qualche sudato risparmio. Ecco, è da lì, che si è sviluppato
un mostro. Quanti disperati dopo
aver perso il lavoro vengono sopraffatti dal mutuo acceso con tanta felicità, ma gli interessi sugli interessi si accumulano, proprio come per la Grecia. Quando si parla di
riduzione del debito tutto ruota sugli interessi, perché ogni prestito
innesca un giro finanziario il cui
guadagno sugli interessi è l’unico
scopo, e non accetta perdite se non,
moltiplicate e scaricate sulle comunità. Ma i mutui non possono
essere ripagati se non ritrovi il lavoro e se tutte le risorse di una nazione non siano destinate a ricostruire posti di lavoro: l’arida Germania della Merkel sa bene che pagare i debiti e basta non permetterà
ai greci di tornare a sviluppare le
attività, quindi il lavoro, ma la risposta è una sola: quella crudele
data alla ragazzina in lacrime.
Inviate le vostre lettere (massimo 1.200 caratteri) a: il Fatto Quotidiano
00193 Roma, via Valadier n° 42 - [email protected]
Antimafia, ecco chi recita
due ruoli nella stessa tragedia
Ho avuto il piacere di conoscere
Paolo Borsellino e devo riconoscere la sua grande onestà e dignità di
uomo e di magistrato. Fino all’ultimo ha lottato contro la collusione
stato-mafia, sacrificando la sua vita
per il bene del suo Paese. La figlia
Rita ha gli stessi valori e lo ha dimostrato, come del resto il fratello
Tancredi, oltretutto hanno un
comportamento di educazione e di
rispetto nei confronti di alte cariche, che per anni sono stati e continuano ad essere presenti alle
commemorazioni di Borsellino e di
Falcone, ma poi voltate le spalle
tornano alle logiche di faccendieri
che confondono i valori di giustizia
e onestà con l’ipocrisia e l’omertà.
Mi torna alla mente il maestoso intervento del procuratore Scarpinato alla cerimonia di commemorazione del giudice Falcone, maggio
2013, dove senza tanti giri di parole
spiegò, l’imbarazzo di trovarsi in-
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Redazione
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cuore dell’Africa sanno che qui non c’è lavoro, e che anche
i cittadini dei luoghi in cui vorrebbero andare se la cavano male. Ma se verso quel villaggio sta arrivando Boko
Haram, che porta morte, distruzione, stupro e schiavitù
delle donne e dei soldati-bambini, fuggire, per un padre di
famiglia, è dovere. Avrete notato che nessuno ci dà più
questo dato: quanti rifugiati, quanti migranti, arrivano
ad ogni sbarco? Avrete notato che tutte le rivolte dei cittadini “bianchi”, organizzate con tempismo, gran teatro
e un cocktail nuovo, per l’Italia, di stupidità e crudeltà (se
occorre anche con la partecipazione straordinaria di certi presidenti di Regione) cercano, assediano e cacciano
rifugiati già debitamente registrati come rifugiati (cioè
con diritto legale di asilo) e ragazzini fuggiti soli o rimasti
soli (“minori”, dicono i relativi atti amministrativi). Se
mai i pochi che sono saltati sui barconi per il richiamo
(non vi pare un po’ strano, in tempo di Grecia?) della vita
comoda e felice di noi europei, non vogliono restare in
Italia. Si dirigerebbero verso il nord Europa se le frontiere non fossero illegalmente chiuse. Hanno attraversato tutta l’Africa per trovare un’Europa più barbara,
che fa Shengen e nega Shengen. E hanno trovato uno strano Paese pieno di orgoglio, di petti gonfi, di autocelebrazioni, a cui tutti gli altri Paesi vicini chiudono le frontiere,
e l’Italia, che sprizza gloria da tutti i pori, se le lascia chiudere. Il lettore che mi scrive deve rendersi conto che l’Italia è dentro l’Europa e che Italia ed Europa, insieme,
hanno mezzi, modi, strategie e risorse per affrontare un
problema grande ma risolvibile, e a cui siamo legati se
non altro per altruismo egoista: se tutto quel mondo crolla, ci crolla addosso.
Furio Colombo - il Fatto Quotidiano
00193 Roma, via Valadier n° 42
[email protected]
sieme a personaggi che in poche
parole, recitavano due ruoli nell’unica tragedia.
CLAUDIO MARCHETTI
In Italia chi scrive le regole
grammaticali non le conosce
Oggi ho avuto un dubbio con il verbo odiare, ma l’ho risolto prima attraverso le mie reminiscenze scolastiche (fornitemi a suo tempo da
insegnanti “terroni” molto vituperati al nord dai soliti squallidi razzisti e da chi sollecita il razzismo) e
poi con la visita al portale della
Treccani. Non ho fatto bene? Io penso di sì, visto che c’è gente che sostiene che ormai la maggioranza
degli italiani usi il termine “mi odi”,
e non “mi odii” per dire di essere
odiato e che, pertanto, “mi odi” sia
il termine corretto da utilizzare coniugando il verbo “odiare”. E ci risiamo. Gli ignoranti scrivono le regole di grammatica e fanno anche
testo. Invece, chi scrive i testi di
grammatica e sintassi in modo per-
Centri stampa: Litosud, 00156 Roma, via Carlo Pesenti n°130,
20060 Milano, Pessano con Bornago, via Aldo Moro n° 4;
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Resp.le del trattamento dei dati (d. Les. 196/2003):
Antonio Padellaro
Chiusura in redazione: ore 22.00
Certificato ADS n° 7877 del 09/02/2015
Iscr. al Registro degli Operatori di Comunicazione al numero 1859
fetto deve essere mandato a casa, se
insegnante, perché non serve a nulla. Quello che conta, è ciò che accettano per termini corretti le persone che non capiscono la grammatica né la sintassi italiana.
ARMANDO SANTORO
La riforma deforme spaventa
la tribù dei musi lunghi del Pd
Un parlamentare Pd, (pare, della
Tribù dei musi lunghi) intervistato
dal Fatto Quotidiano, su possibili
aiuti della falange verdiniana per le
così dette riforme (deformi) al suo
governo in carica, ha affermato di
rabbrividire all’idea, di un Pd renziano che dimostra di avere una idea di “potere”, più che di “Paese”.
In un paese come il nostro, dove il
tasso del malaffare arriva sino alle
più alte istituzioni pubbliche, si dovrebbe fare una legge per agevolarle. Il danno sarà enorme: ricordiamo sempre che si deve osservare
l’articolo 54 della Costituzione.
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La ricostruzione di Casula e Sansa
sul mio ruolo nella vicenda Ilva si
affida al pettegolezzo e a una intercettazione tra due estranei che parlano di me ed evidentemente millantano. I fatti dicono altro. Il 26 ottobre 2012 avevo rilasciato l’Autorizzazione integrata ambientale
con un piano di interventi da attuare entro tre anni, ancorato rigidamente alle regole europee. Il 15 novembre 2012 Ilva aveva accettato
piano e relativi impegni, stimati in
circa 3 miliardi, senza l’erogazione
di un solo euro di fondi pubblici:
certamente non un regalo per l’impresa. Tra alterne vicende (sequestri, dissequestri, bocciatore delle
decisioni della magistratura locale
da parte della corte costituzionale…), che non posso descrivere per i
limiti che mi sono stati imposti dalla direzione del quotidiano, ero
riuscito a far confermare l’impegno da Ilva l’impegno. L’azienda aveva proposto una diversa scansione degli interventi ma senza dilazioni. La richiesta di Ilva doveva
essere approvata dalle autorità di
controllo ma queste, forse condizionate dalle iniziative del Gip, non
avevano risposto e avevano avviato
contestazioni a Ilva per il mancato
rispetto dei tempi che Ilva stessa aveva richiesto di rimodulare. Il tira
e molla era finalizzato a sottrarre
Ilva alla proprietà, con l’illusione
che una nuova “statalizzazione” avrebbe salvato la capacità produttiva. Così è scattato il commissariamento. Un errore, perché Ilva è stata deresponsabilizzata e lo Stato ha
dovuto assumersi oneri non previsti dall’accordo del novembre
2012. Se fosse stata seguita la strada
tracciata, oggi Ilva sarebbe il più
grande cantiere d’Europa per la
trasformazione sostenibile di un
impianto siderurgico.
CORRADO CLINI,
GIÀ DIRETTORE GENERALE
E MINISTRO DELL’AMBIENTE
Ciò che l’ex ministro Corrado Clini definisce “pettegolezzo” è in realtà il risultato
di un’indagine denominata “ambiente
svenduto” grazie alla quale è emerso il
quadro tragico in cui vivono i cittadini di
Taranto e i lavoratori dell’Ilva anche grazie alle varie autorizzazioni integrate
ambientali rilasciate dal ministero nel
quale Clini era da tempo direttore generale. Un’inchiesta che, sui gravi indizi di
colpevolezza dei soggetti coinvolti, ha
trovato conferme in ogni grado di giudizio cautelare. Confermiamo ogni singola
parola di quanto scritto nell’articolo e
aggiungiamo che sarebbe interessante, a
nostro avviso, che Clini spiegasse su
quali basi afferma che le autorità di controllo siano state condizionate dalle iniziative del Gip. Per il bene dei tarantini e
degli operai.
F.C. E F.S.
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PIAZZA GRANDE
Giovedì 23 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO |
GIUSTAMENTE
LA HIT PARADE
DI MATTEO MR BEAN
M
atteo Renzi non
smette mai di omaggiare il maestro Berlusconi.
Anche nelle gaffe. Ecco un best of delle figuracce renziane. Sarebbero molte di
più, ma lo spazio è come Renzi:
tiranno.
SCHULZ PUÒ ATTENDERE.
A margine dell’incontro bilaterale a Strasburgo, Renzi fa più
volte attendere Schultz per concedersi ai selfie: “Vai, chi ci fa la
foto? Vai Martin, vieni anche tu
con noi”. Neanche fosse al bar di
Rignano.
UMANISTI SI NASCE.
Scarabocchiando alla lavagna
come un maestro Manzi per
sempre ripetente, scrive: “Cultura umanista”. Sarebbe “umanistica”, ma pazienza.
QUEL SUO CAPPOTTO FINO.
Incontrando la
Merkel, che chiama
“An g el a ” n ea n ch e
fosse sua sorella, si
presenta indossando
un cappottone risalente alla Prima
Guerra Mondiale.
Non contento di ciò,
sbaglia pure ad abbottonarlo.
» ANDREA SCANZI
via smartphone, gli ordina di rimettersi la giacca. Mesi dopo,
forse per donare buonumore ai
soldati in Afghanistan, si presenta vestito da involtino in tuta
mimetica. Immagini che resteranno.
SPEZZEREMO LE RENI ALL’ISTRIA.
Nel salotto di Vespa regala
perle di storia: “Nel 700, 800 e
900 si occupavano militarmente
altri stati. Noi ci prendevamo l’Istria, Nizza e la Savoia”. Quando
Vespa osa correggerlo, Renzi
sbotta: “Vabbè, non stiamo lì a
fare i precisini”. Sempre da Vespa ammette: “Noi siamo quelli
che abbiamo alzato le tasse”. Alè.
ENI SEGRETA.
A Otto e Mezzo dichiara: “L’E-
ni è un pezzo fondamentale dei
nostri servizi segreti”. Anche
questa, però, più che una gaffe
pare un lapsus freudiano.
CINGUETTII INGRATI.
Renzi ama Twitter ma Twitter non ama lui. Scrive “Republica”con una “b”, aggiunge una “s”
alla parola “leader”. Un’ecatombe. Poi: “Al Cern di Ginevra,
l’Europa che ci piace, l’Europa
che funziona”. La Meloni lo crivella così: “Ci stai dicendo che
l’Europa che funziona è quella
fuori da Ue e Euro? O è solo un
epic fail?”. La seconda, grazie.
DANTE CHI?
Citando Dante a Strasburgo,
sentenzia: “Fatti non foste per
viver come bruti ma per seguir
virtute e conoscenza”. Sarebbe
“canoscenza”, ma “non stiamo
qui a fare i precisini”.
UNA GOBBA A NAIROBI.
Credendo di dover
andare in trincea e
non a un incontro diplomatico, si presenta a Nairobi con un
giubbotto antiproiettili che fuoriesce vistosamente dalla
giacca, creando un caso diplomatico e più
che altro un’allegra
gobba andreottiana.
Bei momenti.
MANIGLIONI DELL’AMORE.
Durante lo streaming con Di Maio, si
piazza a favor di telecamera esibendo la
camicia bianca e regalando un parossismo di adipe. Lo staff,
I
l bello dei Supereroi è che anche quando li credi morti, anche quando li vedi sparire in
una nube di polvere, sotto un
meteorite, un cingolato o un
grattacielo di cento piani, loro alla
fine tornano sempre. È successo a
Superman, a Capitan America, a Iron Man e a Batman, è successo
perfino a Elektra di Daredavil, non
potevamo certo rimanere orfani
della nostra eroina prediletta, Alessandra Moretti, tornata finalmente nei migliori teatrini della
penisola col nuovo capitolo della
sua saga: Lady Like returns. Confesso che mi mancava. E sospettavo fortemente che dietro alla sua
momentanea sparizione ci fossero
le trame del suo disegnatore Matteo Renzi.
L’HA CONFESSATO lei stessa alla fe-
sta del Pd a Verona, raccontando ai
presenti che erano lì (perché non
avevano l’aria condizionata a casa,
mica per altro), che durante la
campagna elettorale l’agenzia di
comunicazione del premier, la
Dotmedia, le ha chiesto di abbandonare tacchi e gonnelline alla Alessandra Moretti per lasciar spazio a rigidi tailleur da ferrotranviere. Insomma, hanno preteso di far
morire Lady Like per sostituirla
con Lady Tranvài. Diciamolo. Nel
ruolo di Lady Tranvài la nostra Alessandra era veramente triste.
Niente più accavallamenti di gambe in tv, niente più parrucchiere
ma caschetto lisciato in casa con la
IL DEVID DI MAICHELANGELO.
Incontrando Neta-
LA VENDETTA
VA SERVITA
DALL’ESTETISTA
» SELVAGGIA LUCARELLI
piastra “Bellissima” di Diego Dalla
Palma, niente più estetista. Pare
che per trasformarla in Lady Tranvài, Renzi le abbia chiesto non solo
di smettere con le cerette, ma di evitare anche il Gilette a tre lame e di
farsi crescere i peli sotto le ascelle.
che consiglia i pantaloni elasticizzati alla Boschi, io due domande sui
‘sti consulenti d’immagine me le
sarei fatta, ma Lady Tranvài non
pensava. Eseguiva. E così, lei che
temeva così tanto i look mascolini
alla Rosy Bindi, l’hanno fatta girare
per i mercati veneti vestita come
Umberto Bindi,
LADY LIKE
sperando che gli eLa Moretti è tornata, come lettori dimenticassero l’intervii supereroi che risorgono.
sta suicida al Corriere. Lei, dal canto
E finalmente può tornare
suo, ci provava a
fare quella brava,
a depilarsi (cosa che
intelligente e cesil premier le impediva)
sa, ma glielo leggevi negli occhioni
diventati un po’
Ed è per questo che durante le re- meno azzurri che ti stava dicendo
gionali è apparsa poco in tv. Non e- “Io non sono un ferrotranviere, mi
ra per non sovraesporsi, era per na- disegnano così”. Alla fine Lady
scondere i baffi alla Tom Selleck. Tranvài non ha funzionato, il catDel resto, quello che Renzi e la Dot- tivo Zaia l’ha fatta fuori ed è resumedia chiedeva, la nostra eroina scitata lei, l’eroina la cui criptonite
faceva. Certo, visto che Dotmedia è il pelo superfluo: Lady Like. Più
probabilmente è anche l’agenzia bella, brava e intelligente che mai è
» 13
Una patrimoniale,
l’unica seria
politica del fisco
nyahu, allude alla bellezza del
“Devid di Maichelangelo”. Poi,
fuorionda, si dilunga sul fascino
della Joconda di Leonardo do
Nascimento de Araujo (oltre che
da Vinci).
SHISH IS THE WORD.
Durante un epifanico intervento al Digital Venice, sciorina
un monologo lisergico in inglese. Ogni tanto rivolge lo sguardo
verso l’alto, tipo Verdone o tipo
cernia. “Shish”, “Bikosa”, “Destracciar”, “Ukrai”: parole forti.
IL PICCHETTO DI BARACK.
Incontrando Obama, scrive
sul guestbook della Casa Bianca
“goverment” invece di “government” e “United States” senza
“the” davanti. Il meglio però lo
ha dato poco prima. Prima si posiziona nel punto sbagliato,
frapponendosi tra picchetto e ospite d’onore. Poi, quando parte
la musica, si incammina con passo da bombolone infortunato.
Quindi, invece di rivolgersi ai
militari nel saluto d’ordinanza,
stringe la mano a Obama. Idolo.
IL BOMBA.
Renzi ama bullarsi. Tipo: “L’Iran? Vigilo io” (auguri, vai);
“Tutti mi vogliono come mediatore” (può essere, ma non si sa
per mediare cosa: forse la sagra
dei baccelli a Cincelli). Oppure:
“Scusate il ritardo, ma ho passato la notte a salvare l’Europa”.
Poi è arrivata l’ambulanza, e per
prima cosa gli ha tolto il pigiamino di Superman che indossava.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
tornata quella di prima, abilissima
nel salire sui treni giusti e senza
neanche l’abito del ferrotranviere.
Ed eccola lì a cinguettare che non è
lei ad aver perso in Veneto, ma Lady Tranvài. Che non si manda una
candidata in campagna elettorale
sobria, accollata e col caschetto
con l’effetto crespo.
DEL RESTO, è cosa nota che Zaia ab-
bia vinto a colpi di minigonne e tacco 12, che Zaia sia potuto andare
dall’estetista e lei no. Era una guerra impari. Pare che in piena par
condicio Zaia abbia perfino fatto una pulizia del viso e lei no. Infine, la
nostra Lady Like, a proposito della
debacle in Veneto, ha ricordato di
come Lady Tranvài in quel periodo
abbia lasciato intuire, sbagliando,
un forte collegamento tra la sua
candidatura e il governo nazionale, perché il Veneto ha una sua autonomia. Ma tu guarda, all’epoca era un europarlamentare, per sua
ammissione fu chiamata da Renzi
in piena notte che la invitava a mollare tutto e a candidarsi in Veneto,
e i veneti hanno pure pensato che
fosse filogovernativa. Gente di malafede. Fortuna che Lady Tranvài è
morta per sempre. Fortuna che è
tornata lei, l’unica eroina capace di
volare sopra gli insulti come Superman, di arrampicarsi dappertutto come l’Uomo Ragno, di cambiare forma e coalizione come i
Mutanti e di strapparsi la camicia
da ferrotranviere come Hulk. Bentornata Lady Like.
» BRUNO TINTI
È
arrivata una nuova ondata di
“annuncite”. E Renzi se l’è presa
subito: il suo sistema immunitario, per questa particolare patologia,
non funziona. Diminuiremo sostanziosamente le tasse, ha detto. Che, se coincidesse
con l’avvenuto pagamento dei debiti, la ripresa economica e il
conseguente aumento
del Pil, sarebbe non solo
una buona cosa ma una
cosa doverosa. Detta così,
invece, è una cosa sbagliatissima.
Le tasse hanno una caratteristica: alla
gente non piacciono. Sicché, quando
possono, non le pagano. Beh, la gente.
Diciamo gli italiani, i greci, gli spagnoli,
insomma (ma guarda che caso) i poveri
dell’Europa. Perché gli Europei del
Nord le pagano. Ne consegue che, in linea di prima approssimazione, alzare o
diminuire le aliquote cambia poco: non
pagare il 55% di imposta non dà un risultato diverso da non pagare il 35%.
E sia chiaro, questa storia dell’evasione dovuta ad aliquote troppo alte è una
palla: gli evasori evadono tutto il possibile; quello che pagano è lo stretto indispensabile per minimizzare il rischio
di un accertamento.
Però l’abbassamento delle aliquote
qualcosa cambia, in realtà: fa respirare
l’88% dei cittadini, quelli che le imposte
sul reddito le pagano fino all’ultima lira.
Sono i lavoratori dipendenti e i pensionati che, sia chiaro, evaderebbero volentieri anche loro; ma non possono, i
soldi lo Stato glieli prende subito, prima
che possano metterci le mani sopra. Gli
altri, il 12%, le partite Iva, di “nero” vivono e di “nero” continuerebbero a vivere.
Insomma, aumentare o diminuire le
aliquote di imposta ha pochissimo impatto sulla fascia dei contribuenti più
ricchi. E quindi Renzi deve far finta di
aver avuto un colpo di genio: scoprire
l’acqua calda. Qual è l’unica imposta che
non si può evadere? La patrimoniale. I
beni su cui si applica sono lì, basta contarli: immobili, rendite finanziarie, beni
mobili registrati. E, con un altro colpo di
genio, si possono tassare beni di valore
quali collezioni d’arte, gioielli, mobili
antichi etc: basta acquisire i contratti di
assicurazione che quelli che li possiedono hanno certamente stipulato. E non
ha importanza chi sia il reale o apparente (società schermo) proprietario: se
non si paga, sequestro; lo Stato si tiene
quello che gli compete e restituisce il resto.
LE OBIEZIONI sono note. La patrimonia-
le incide su beni in relazione ai quali le
imposte e tasse sono già state pagate; è
una doppia tassazione. Sì, e allora? Se la
progressività non può essere assicurata
con il sistema delle aliquote perché il popolo italiano (e greco, spagnolo etc) è incivile, lo si farà con altri sistemi; per esempio con la patrimoniale. E anche: garantite servizi decenti e pagheremo. Prima di tutto è una palla. E poi i servizi
pubblici italiani sono più che decenti, a
cominciare da un’assistenza sanitaria
che gli altri Paesi se la sognano. Infine:
certo che i servizi pubblici possono e devono essere migliorati; ma chi l’ha detto
che, fino ad allora, gli evasori sono legittimati a evadere? La legittima difesa
contro lo Stato è un’invenzione di Berlusconi, il che basterebbe a far capire che
si tratta di una stupidaggine. Se ciò non
bastasse, è sufficiente studiare un po’ di
diritto.
Una chicca: con una patrimoniale generalizzata, l’Imu sulla prima casa potrebbe benissimo essere abolita, avremmo gettito più che a sufficienza per riportare l’Italia all’onor del mondo.
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14 » ESTERI
| IL FATTO QUOTIDIANO | Giovedì 23 Luglio 2015
CINA AI WEIWEI RIPRENDE IL PASSAPORTO
L’artista Ai Weiwei, sempre critico verso le politiche
di Pechino, ha riavuto dalle autorità cinesi il passaporto ed è libero di tornare a viaggiare dopo lo stop
forzato di quattro anni. Il passaporto, confiscatogli
nel 2011 a seguito dell’arresto con 81 giorni di prigione senza capi d’imputazione, gli darà la possibilità di
recarsi in Germania dove vive suo figlio di 6 anni e poi
a Londra alla Royal Academy of Arts. Ansa
SIRIA DRONE UCCIDE LEADER DI AL QAEDA
Nella guerra al terrorismo, gli Usa hanno centrato un
nuovo obiettivo della loro “kill list”: con un razzo sparato da un drone, hanno eliminato nel Nord della Siria
Muhsin al-Fadhli, leader di un gruppo di veterani di
al-Qaida, il Khorasan. Un “operativo” che avevano
nel mirino sin dalla prima massiccia ondata di raid
aerei in Siria, lo scorso settembre, ma che finora era
riuscito a farla franca.
L’INCHIESTA Arrestati un nordafricano e un pachistano.
Progettavano atti terroristici. Obiettivo: la base Nato di Ghedi
Brescia-jihad: la cellula
che studiava l’attentato
» DAVIDE MILOSA
V
Milano
ivono nel profondo nord
d’Italia. Permesso di soggiorno regolare. Lavoro
regolare. Famiglia, amici. Integrati nella ricca Lombardia. Tra Manerbio, Saronno e
Brescia, a un passo dal lago di Garda. Ma la loro è una vita d’apparenze, di verità nascoste. Perché
sotto a tutto c’è un’adesione profonda alla jiahd e allo Stato Islamico. È questo l’impressionante
identikit ricostruito dalla procura di Milano. Inchiesta lampo,
quella istruita dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli. Ieri
due arresti di peso: Lassaad Briki,
tunisino classe ‘80 e Muhammad
Waqas, pachistano di 27 anni. Entrambi sono accusati di appartenere all’Is con lo scopo, scrive il
giudice nella sua ordinanza d’arresto, “di commettere atti di violenza e con finalità di terrorismo
sul territorio italiano”.
QUESTA LA NOVITÀ, rispetto alla
precedente indagine, sempre della Digos di Milano, su Maria Giulia Sergio, alias Fatima, la giovane
napoletana convertita al Califfato
L’INTERVISTA
e partita per la Siria. Anche qui, i
due progettavano la partenza verso le terre occupate dall’Is. Prima
però volevano lasciare il segno.
Tra i loro obiettivi: le forze dell’ordine, chiese e soprattutto la base
militare di Ghedi in provincia di
Brescia. Al di fuori del lavoro e
della famiglia, la loro è una vita de-
I tweet dell’odio
”Siamo già Roma,
i nostri coltelli sono
affilati e pronti
per la macellazione”
Bakr Al Baghdadi”. L’indagine
milanese nasce nell’aprile scorso
dopo che la Polizia postale intercetta 230 tweet dal profilo Omar
Moktar nel quale compare l’hashtag Islamic State in Rome. Vengono postate frasi e fotografie. Foglietti con la scritta Islamic State
in Rome riprese davanti al Duomo
di Milano, in metropolitana, lungo le autostrade, a Roma. E poi le
frasi. “Ora agiamo con le foto nelle
vostre strade, presto agiremo con
i coltelli affilati. Ci metteremo sul
vostro trono”.
LAME E JIAHD. “Siamo già a Roma,
dicata completamente ad Allah.
“Io – dice intercettato Briki – ho
solo voglia di fare la jiahd e se Allah mi dà la possibilità di farlo lo
faccio”. Risponde Waqas: “Io aderisco a settembre”. E ancora: “La
guerra sarà più urbana, come ad
esempio in Assasin’s Creed o un
altro gioco famoso della playstation”. Dice Briki: “Io quando lavoro ho sempre la testa lì”. Il tunisino
risulta il più convinto “tanto - scrive il gip - che si segnala il suo giuramento di fedeltà al califfo Abu
i nostri coltelli sono pronti per la
macellazione”. In poche settimane, la polizia associa quei tweet a
un nome e a un volto. È quello di
Briki. L’indagine entra nel vivo a
fine aprile. Le intercettazioni aiutano a costruire il profilo svelando
anche il secondo indagato. I due si
vedono nella casa di Manerbio dove abita il pachistano. Discutono
solo di jiahd. Di arruolarsi e di colpire in Italia. Studiano sul manuale intitolato “How to survive in the
west”, guida al combattente che
vive in Occidente. Progettano di
acquistare armi a Saronno e individuano nella base di Ghedi l’o-
Precedenti
Tra Roma
e Milano
Attentati
I due arrestati
progettavano
azioni in Italia.
Entrambi risultano regolari e con un lavoro fisso. Sul
web divulgavano l’ideologia del Califfato LaPresse
La cellula
qaedista
Il primo luglio
il Ros di Roma
arresta tre
persone.
Sono
accusate di
proselitismo
sul Web
Fatima la
convertita
Nel novembre
2014 la Digos
di Milano
intercetta le
parole di
Giulia Sergio.
Emerge una
fotografia
dall’interno
dell’Is
biettivo principale da colpire. “Io
- dice Briki - voglio fare una cosa
prima di partire”. Waqs: “Io odio
tanto i carabinieri”. Briki: “Qui c’è
una base militare”. L’attacco alla
base Nato “è una grande porta per
il jennah (paradiso, ndr)”. Di più:
Waqs rivela di avere un amico che
entra nella base. Dice il tunisino:
“Basta ammazzare e se non ammazzo brucio un aereo perché io
prendo una molotov”. A giugno
viene intercettata una conversazione su Facebook tra Briki e un
mujaheddin attivo in Siria. Entrambi sono della città di Kairouan. Il combattente lo esorta:
“Vieni allo Stato, lascia il paese
della miscredenza, qui troverai la
tua dignità”. Briki è in contatto anche “con soggetti contigui agli attentati commessi in Tunisia”. La
strage del Bardo (18 marzo) e
quella di Sousse del 26 giugno. Pochi giorni dopo, il 3 luglio, il tunisino è sulla spiaggia del massacro a scattare fotografie.
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L’esperto Josè Reveles racconta connivenze e impotenze del governo nella caccia al narco-boss evaso
“Il Messico non riprenderà mai El Chapo”
» ROBERTA ZUNINI
L
a latitanza del Chapo, alias
Joaquín Archivaldo Guzmán Loera, il 60enne Re dei
narcotrafficanti messicani è
destinata a durare a lungo”.
Josè Reveles, uno dei più noti
giornalisti investigativi messicani esperti di organizzazioni criminali, conosce nei dettagli la vita e la carriera del
“dominus” di Sinaloa per averne scritto la biografia dopo
la sua prima fuga da un carcere
di massima sicurezza . Anche
l’11 luglio “El Chapo” (il corto)
è riuscito a evadere attraverso
un tunnel di un chilometro e
mezzo, dotato di impianto di
ventilazione e illuminazione,
scavato sotto la sua cella.
Del resto, il sovrano dei mafiosi messicani di tunnel ne sa
qualcosa, visto che, grazie ai
corridoi sotterranei realizzati dalla sua manovalanza sotto
la frontiera con gli Stati Uniti,
ha conquistato il diritto a esportare tutta la cocaina prodotta in Colombia, oltre
all’oppio e alla marjuana che
cresce nei suoi feudi.
Perché ritiene che sarà difficile per la polizia federale e
l’esercito scovarlo?
Tunnel sotto
la cella
Il pasaggio
sotterraneo
da cui è fuggito El Chapo,
che ora si nasconderebbe
nello Stato di
Sinaloa, dove
è nato
Perché El Chapo è protetto da
una rete fittissima di amici e
collaboratori, ovviamente
pagati profumatamente, che
operano in tutte le Istituzioni
messicane, a tutti i livelli. Inoltre, attorno a lui c’è un enorme cordone di sicurezza
che lo tutela fisicamente. Sono pistoleri scelti, sicari, cecchini, in grado di combattere
vere e proprie battaglie con le
forze di sicurezza. Sono certo
che si trovi sulle montagne
dello Stato di Sinaloa, dove è
LaPresse/Ansa
sabile di quanto accaduto.
L’ira degli Stati Uniti
Il “capo dei capi” stava
per essere estradato:
ora Obama striglierà
il presidente Neto
nato. Si tratta di zone dove
non riesce a entrare nemmeno l’esercito.
L’esercito non riesce o non
vuole?
Il problema a questo punto
non è se l’esercito voglia o non
voglia. È il presidente Peña
Cosa avrebbe potuto fare il
presidente?
Nieto in persona che lo esige.
Per lui è imperativo scovarlo,
pena l’indebolimento dei rapporti con gli Stati Uniti. El
Chapo stava infatti per essere
estradato negli Usa. Se non
verrà trovato, gli Usa riterranno il presidente il respon-
Trattandosi del Chapo, avrebbe dovuto fare di tutto perché
la sorveglianza fosse al massimo livello. Proprio perché
questo criminale può comprare chiunque con cifre da
capogiro, doveva essere predisposto nei suoi confronti un
sistema di controllo capillare
dentro e fuori la prigione. Se ci
fosse stato un controllo affidabile, ci si sarebbe accorti
che da mesi c’erano uomini
che stavano lavorando nella
zona per costruire il tunnel.
El Chapo è uno degli uomini
più ricchi del Messico. Le sue
proprietà e il suo denaro sono mai stati oggetto di investigazione?
Secondo la rivista Forbes, El
Chapo ha un patrimonio di 1
miliardo di dollari, ma io sono
certo sia molto più ingente.
Eppure la magistratura non
ha mai investigato in tale direzione e le sue proprietà non
sono mai state toccate e nemmeno il suo denaro.
Che però il cartello di Sinaloa
aveva provveduto a depositare anche all’estero, presso
la banca statunitense Wa-
chovia, poi acquistata da
Wells Fargo?
L’esperto finanziario Martin
Woods ha rivelato che il cartello de El Chapo aveva depositato senza problemi, direttamente attraverso la cassa di
cambio messicana, la somma
di 378 milioni di dollari. L’investigazione delle autorità
statunitensi si è conclusa con
una sanzione di appena 110
milioni di dollari nei confronti della Wachovia. Una cifra
ben lontana dalla multa di 2
miliardi e 100 milioni comminata alla Hsbc, che ammise di
aver accettato denaro sporco
da un cartello messicano.
Ciò significa che El Chapoha
goduto finora di un trattamento di favore non solo negli ambienti finanziari messicani.
Esatto. Ma ora le cose sembravano essere cambiate, grazie anche alla richiesta di estradizione degli Usa. Di cui
però quasi nessuno sapeva,
tranne il diretto interessato,
guarda caso. E proprio per
questo è evaso con la complicità di molti, non solo delle
guardie carcerarie arrestate.
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ESTERI
Giovedì 23 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO |
AUSTRALIA RESPINTI I RICHIEDENTI ASILO
Per la prima volta in oltre 12 mesi, un barcone di richiedenti asilo è entrato in acque australiane, ma è
stato intercettato da una nave della marina militare
e si ritiene sia stato respinto verso il Vietnam, da cui
proveniva. Il peschereccio era stato avvistato all’alba di lunedì da una nave che eseguiva manutenzione
di una piattaforma petrolifera a 150 chilometri dalla
costa nord-ovest dell’Australia.
» 15
PARIGI CONTRO IL PACCHETTO NO LOGO
In Francia arriva la protesta dei tabaccai infuriati per
l’introduzione, dal 2016, del cosiddetto pacchetto
neutro che secondo loro favorirà contrabbando e
acquisto di tabacco all’estero. Ieri mattina, intorno
alle 6, hanno rovesciato 4 tonnellate di carote davanti alla sede del Partito socialista. “Sono il colore
simbolo dei tabaccai”, hanno spiegato i manifestanti contro il pacchetto no-logo. Reuters
SULLE TRACCE DEI SEQUESTRATI Il viaggio dalla frontiera tunisina a Tripoli attraversa le zone
spartite tra i clan tribali e le coste dove operano bande criminali più o meno legate al jihad
Slalom fra le trappole libiche
» NANCY PORSIA
A
Tripoli
Le tappe
rriviamo a Ben Guerdan,
l’ultimo avamposto della
Tunisia al confine con la
Libia. Attraversiamo a
piedi la frontiera insolitamente
deserta, forse per i postumi del
mese santo di Ramadan. Sul versante libico l’aria si fa subito pesante: davanti al passaporto italiano, gli uomini della sicurezza
alla frontiera di Ras Jadeer sono
divenuti cauti. Vogliono fare ulteriori controlli sull’autista che è
venuto a prendermi per portarmi
a Tripoli. L’autista, imbarazzato,
mi ricorda che 4 italiani sono stati
rapiti sullo stesso tratto di strada
che corre dalla frontiera alla capitale solo 48 ore prima. Rapiti tra
la città di Zuwara e il complesso
petrolifero a guida Eni di Mellitah.
LA
RIVOLTA
Nel 2011,
l’anno delle
primavere
arabe, molti
cittadini sono
scesi in piazza
contro il
regime
n
LA
CACCIATA
In fuga da
Tripoli
Gheddafi fu
catturato e
ucciso il 20
ottobre
n
GINO POLLICARDO, Fausto Piano,
Filippo Calcagno e Salvatore Failla della Bonatti, sarebbero stati
fermati e prelevati da un commando armato nel villaggio di
al-Tawileh, area di competenza
del municipio di Zuwara, la città
abitata dalla comunità della minoranza A ma z i gh , berberi. La
banda si è eclissata con i 4 tecnici,
lasciando l’autista immobilizzato
e ritrovato dalle forze di sicurezza
all’interno del bagagliaio dell’auto. L’unico testimone del sequestro è ancora in cura per le ferite
riportate nell’attacco. Le autorità
inquirenti di Zuwara avrebbero
già inoltrato la richiesta per interrogarlo. “La dinamica è la stessa
riscontrata nel sequestro del tecnico Marco Vallisa e dei suoi due
colleghi della Piacentini, un anno
fa”, ha spiegato al Fatto una fonte
a Zuwara. Lo scorso anno Marco
Miliziani libici nell’area costiera della Tripolitania. A destra, Alfano Ansa
Vallisa fu prelevato con i suoi colleghi dalla foresteria della Piacentini, al centro di Zuwara. Fu subito
intercettato e arrestato il palo tunisino e, poi, catturati i due mandanti, uno di Tripoli e l’altro di Sabrata, città sulla costa a 20 chilometri da Zuwara nella direzione del complesso Mellitah.
Sabrata è famosa oltre che per
le antiche vestigia romane anche
per la massiccia presenza di fondamentalisti islamici, legati alla
rete di Al Qaeda del Nord Africa e
oggi in joint venture con le cellule
cosiddette dormienti dello Stato
Islamico che fa capo al califfato di
Al Baghdadi. Per Zuwara, Sabrata
sta diventando un vicino sempre
più scomodo e ingombrante.
Mentre negli ultimi mesi le autorità di Zuwara hanno arrestato alla frontiera alcuni ragazzi tunisini, sospettati di far parte di gruppi
islamici fondamentalisti, a Sabrata si moltiplicano le cosiddette
cellule dormienti del fondamentalismo islamico. “Tutto lascerebbe pensare a un coinvolgimento
della rete criminale organizzata
SOLO UN MESE FA L’ITALIA festeggiava il rientro dell’ultimo dei rapiti in Libia, il medico catanese Ignazio Scaravilli rimasto nelle
mani di ignoti sequestratori per 5
mesi. Con il rapimento dei 4, il bilancio è schizzato a 9 rapiti in 18
mesi. I numeri possono suggerire
un accanimento verso la comunità italiana, ma l’Italia è rimasta la
sola in Occidente a presidiare l’ex
colonia, nonostante il deteriorarsi della sicurezza. Questo è l’unico
dato che conta per i gruppi criminali alla ricerca delle cifre da capogiro pagate con i riscatti, a prescindere da un’eventuale connes-
“Non si tratta”
Il ministro dell’Interno
Alfano esclude
trattative con eventuali
trafficanti di uomini
sione con gruppi islamici fondamentalisti. D’altronde, la produzione Eni sarebbe cresciuta del
37% da gennaio a maggio 2015 rispetto alla capacità produttività
del 2014, secondo i dati del ministero dell’Economia italiano.
In auto verso Tripoli, la strada è
libera. Davanti al compound Mellitah, non c’è traccia del
check-point che dalla fine della
Rivoluzione era a protezione del
sito. Tuttavia le fiamme delle torce del groviglio di tubi che è l’impianto continuano ad ardere. Anche nei pressi di Ponte 27, a una
cinquantina di chilometri da Tripoli, non c’è traccia di check point.
Eppure proprio qui operano i criminali di Jeish Al Qabail.
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Il bavaglio del Cremlino pronto ad abbattersi sul giornale d’opposizione Novaya Gazeta
RUSSIA
» GIUSEPPE AGLIASTRO
Mosca
U
IL CAOS
Dopo la
caduta di
Gheddafi nel
Paese, a
seguito di
gravi scontri,
si è creata una
situazione di
instabilità,
precipitata
dopo il colpo
di Stato del
generale
Khalifa Haftar
n
di Sabrata - ha continuato la fonte
- l’autista alla guida del veicolo degli italiani è di Sabrata, gli uomini
di turno alla frontiera il pomeriggio del sequestro pare fossero anche di Sabrata”, conclude l’uomo.
D’altronde la pista di un rapimento per mano di Jeish Al Qabail, (tribù d’onore in arabo), responsabile
delle centinaia di rapimenti e furti
d’auto sulla litoranea perde terreno. Al di là della retorica di un’escalation di tensione - all’indomani della sigla dell’accordo sotto egida Onu per l’unità nazionale tra la tribù nell’Ovest del paese unico alleato insieme alla città di
Zintandelle autorità di base a Tobruk, e la coalizione armata Fajr
Libia (che ieri ha detto di esser estranea alla vicenda, dicendo però
che i 4 “potrebbero esser liberi entro 10 giorni”, ndr), che guida la
città di Misurata, Jeish Al Qabail
non ha alcuna agibilità nell’area di
Zuwara. Il ministro degli Interni
Alfano ha precisato, a proposto di
voci di un possibile sequestro da
parte di bande di trafficanti di uomini per uno scambio con detenuti in Italia, che “l'unica cosa esclusa è che si tratti con gli scafisti”.
na banalissima parolaccia potrebbe servire al
Cremlino come pretesto per
far chiudere i battenti a Novaya Gazeta, una delle poche
testate russe non asservite al
potere e in prima fila nel denunciare la presenza di soldati di Mosca nel sud-est ucraino.
L’espressione incriminata
- una versione volgare della
parola “in d o l e nz a ” che ha
come radice l’organo genitale femminile – è costata al
giornale dove lavorava Anna
Politkovskaya, uccisa nel
2006 - un secondo “avvertimento” in 12 mesi, e questo –
stando alla legge russa – potrebbe essere sufficiente a
Niet parolacce o chiudete: l’avvertimento
di Putin al giornale della Politkovskaya
far scattare la revoca della licenza di pubblicazione. La
parolaccia era in un brano estratto da “Cristallo in un castone trasparente”, un nuovo
romanzo del corrispondente
di Novaya Gazeta dall’Estremo Oriente Vasily Avchenko.
ED ERA PERSINO stata in par-
te occultata da una serie di asterischi piazzati strategicamente a sostituire alcune lettere. Ma non c’è stato niente
da fare: “Poteva chiaramente
essere letta”, ha dichiarato
inflessibile Vadim Ampelonsky, portavoce di Roskomnadzor, l’ente statale che sor-
to che presenterà comunque
ricorso in tribunale contro
l’avvertimento perché “varie
deviazioni dalla regola sono
possibili nei lavori letterari”
e “se si legge il testo si capisce
che si tratta di magnifica letteratura”.
LA PROCEDURA per la chiu-
Anna Politkovskaya e Vladimir Putin LaPresse/Ansa
veglia i mass media.
La legge violata dalla parolaccia di Avchenko è quella
del 2013 che vieta frasi volgari sui mass media. Ma un’altra
controversa legge promulgata lo scorso anno da Vladimir
Putin vieta espressioni poco
educate anche nelle arti, dal
cinema al teatro, dai concerti
ai programmi di intrattenimento in radio e in tv. Il direttore di Novaya Gazeta, Dmitry Muratov, ha annuncia-
sura di Novaya Gazeta potrebbe però anche non essere
mai avviata: “Nonostante il
fatto che abbiamo effettivamente il diritto di rivolgerci
al tribunale con la richiesta
che sia revocata la licenza - ha
sentenziato il portavoce di
Roskomnadzor -, noi, come
organo di controllo gestiamo
i nostri diritti in modo assennato”.
In ogni caso, anche se le autorità russe dovessero trattenersi dall’assestargli un colpo mortale, sul giornale d’opposizione pende comunque
minacciosa una pericolosa
spada di Damocle, e questa
vicenda rivela chiaramente il
tipo di controllo che il governo di Mosca esercita sui media. Del resto anche il motivo
del precedente “avvertimento” a Novaya Gazeta appare
pretestuoso a molti: un articolo di Yulia Latynina intitolato “Se noi non siamo l’Occidente, allora chi siamo?”
che le autorità russe lo scorso
ottobre hanno pensato bene
di bollare come “e stremista”.
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16 » ESTERI
| IL FATTO QUOTIDIANO | Giovedì 23 Luglio 2015
IRAN BOEHNER: BLOCCHEREMO L’ACCORDO
“Faremo tutto il possibile per fermare l’accordo sul
nucleare raggiunto fra Iran e Paesi del 5+1”. È l‘attacco del presidente della Camera Usa, il repubblicano John Boehner, dopo che il presidente Barack
Obama è tornato a difendere l’accordo: “Le critiche
fanno eco alla mentalità e alle politiche che hanno
fallito in passato”. L’intesa adesso dovrà essere approvata dal Congresso degli Stati Uniti. Ansa
LONDRA PRIMARIE, BLAIR CONTRO CORBYN
Il candidato anti-austerity Jeremy Corbyn, vola – secondo i sondaggi – nella corsa per la leadership del
Partito laburista britannico, allo sbando dopo lo
smacco elettorale di maggio. Il 43% dei consensi ha
spaventato Tony Blair: “Se vincerà Corbyn, i laburisti
potrebbero rischiare di non governare per 20 anni e
significherebbe pensare che “gli elettori sono stupidi” scegliendo “un ritorno agli Anni ‘80”.
IL REPORTAGE
Miscela esplosiva
Il movimento che
comanda nella Striscia
pensa solo a riarmarsi
e a proseguire la faida
con i rivali di Ramallah
» FRANCESCA BORRI
I
Gaza
nutile dirgli che non sono
musulmana. Non sono
neppure palestinese. E
che comunque, ho avuto
l’ennesima ricaduta di tifo, ho
la febbre, e quindi il Corano
mi autorizza a rompere il Ramadan. Ed è inutile, in realtà,
dirgli qualsiasi cosa, perché il
poliziotto di Hamas che mi
ferma per tre ore, colpevole di
avere con me una bottiglia
d’acqua, non ha divisa né distintivo: so che è di Hamas solo perché sono a Gaza. E alla
fine, intasca 100 dollari sottobanco e mi lascia andare.
Questa è Hamas, oggi. Stanno
lì ai check-point a illuminarti
con la torcia e accertarsi che il
tizio al volante sia tuo padre o
tuo marito. Controllano che
non ti fumi una sigaretta, che
non ti guardi la partita in tv
stappandoti una birra. Controllano che tu non scriva un
rigo contro di loro.
Tutto intorno, a un anno
dall’ultima guerra, è fame e
disperazione. Di 137mila abitazioni danneggiate, 9mila
distrutte, non una è stata ricostruita. Gli sfollati sono
100mila. All’Onu stimano che
siano necessari 30 anni perché Gaza torni come prima.
In 51 giorni Israele ha rovesciato sulla Striscia di Gaza,
360 chilometri quadrati, in ognuno circa 5mila persone, età media 15 anni, una quantità
di esplosivo equivalente all’atomica di Hiroshima. Quello
che è rimasto di Shejaiya, l’area bombardata con più ferocia, è tutto rattoppato con ritagli di stoffa, lamiere, cartoni. Iuta. Assi di legno. O niente.
I palestinesi continuano a
vivere in queste case scardinate dall’artiglieria, cammini, e invece che finestre vedi
divani, tavoli, frigoriferi. Vivono così, su questi pavimenti inclinati, i pilastri spezzati,
tra macerie miste a ordigni inesplosi e scaglie di amianto,
sotto soffitti che stanno per
crollare. Abu Nidal, come
tanti altri, sta su un tappeto
steso su polvere e sabbia,
scalzo, le scarpe ordinatamente allineate a fianco alla
porta che non c’è, e guarda
fuori da uno squarcio di mortaio - guarda un bambino che
tenta invano di trasformare
un foglio di carta in aquilone.
Abitava qui con moglie e figli,
dieci persone, in tutto, e dopo
avere pagato 2mila dollari
Estremisti
Manifestazione di Hamas
inneggiante
allo sceicco
Yassin, ucciso
dagli israeliani nel 2004
LaPresse
La morsa Israele-Hamas
sulle macerie di Gaza
per un anno di affitto di una
nuova casa, ora non ha più
nulla, vive di elemosina, “non
di solidarietà”, precisa, “perché ho incontrato più giornalisti che Ong”. I figli sono
meccanici. Avevano un’officina al piano terra, di cui non
sono scampati alla guerra che
pezzi sparsi appesi agli alberi,
un parafango, due copertoni.
Una batteria incastrata tra
i rami. Eppure cammini, e alcune case, invece, sono fresche di intonaco. Sono come
nuove. Perché l’unico settore
dell’economia che tira, qui, è
il mercato nero del cemento.
Ognuno ha diritto a una tonnellata, costa 20 shekel, 5 eu-
Conflitto a puntate
Il bellicismo della cricca
di potere nell’enclave
palestinese è tutta
manna per Netanyahu
ro. Ma non è sufficiente a riparare i danni, e quindi viene
rivenduta: tra i 40 e i 60 euro
- dipende dalla qualità: 1,1 milioni di tonnellate sono entrate da Israele, ma le più ambite
sono le 8mila entrate dall’Egitto: perché sono adatte anche ai tunnel. Il 90% dei tunnel non esiste più. Sono stati
demoliti quasi tutti dall’Egit-
CONFINATI SUL MARE
Senza risorse
Leadeship
contro
Khaled Meshaal e Abu
Mazen, presidente
dell’Anp a Ramallah LaPresse
1,8 MILIONI AMMASSATI LUNGO LA COSTA
Gaza è davvero una “Strisca”, un breve lembo
che confina per una decina di chilometri con
l'Egitto e una cinquantina con Israele, che la
occupò nel '67 e ne mantiene tuttora il controllo
militare aereo, navale e di frontiera, oltre che
sugli approvvigionamenti di base, inclusa
l'acqua, i medicinali e l'energia. Vi sono
schiacciate circa 1 milione e 800mila persone,
stando al censimento dell'anno scorso. Ha una
storia antica, pre-egiziana, da sempre
caratterizzata dalla sua posizione di transito e
crocevia tra i potentati e gli imperi mediterranei,
nonché dall'assenza di una vera e propria
autonomia.
Dal 2007, al seguito delle elezioni dell'anno
precedente, è governata da Hamas - guidato da
Khaled Meshaal - che Usa e Ue boicottano e
includono tra le “organizzazioni terroristiche”.
Solo da allora, negli scontri e nelle azioni
militari israeliane, sono rimasti uccisi almeno
cinquemila palestinesi, in larga parte civili. Solo
l’anno scorso, secondo fonti israeliane, oltre
20mila persone sono rimaste senza casa.
to, in realtà, non da Israele.
Prima della guerra. Sono stati
demoliti dal generale al-Sisi,
nemico degli islamisti.
Hamas è in difficoltà: il
contrabbando era la sua principale fonte di finanziamento. Riduttivo anche definirlo
contrabbando: era regolamentato da una commissione
di controllo, con centinaia di
tunnel: ognuno, in media,
rendeva 100mila euro al mese. Il contrabbando copriva il
70% del bilancio di Gaza. Ora
Hamas ha perso anche molti
dei suoi amici del Golfo, concentrati su altre emergenze,
sulla Siria, l’Iraq, e ha rapporti tesi con l’Iran, per via del
mancato sostegno ad Assad. E
quindi cerca di racimolare il
possibile imponendo tasse.
BALZELLI E TUNNEL, COSÌ SI
FINANZIA IL “PARTITO”
Perché Gaza, in realtà, ora è
sotto assedio solo virtualmente. Si trova più o meno
tutto. Anche la Nutella: e tutto
entra da Israele. Questo però
significa non solo che tutto
viene comprato a prezzi abbastanza alti, i prezzi di Israele
piuttosto che della Turchia, o
dell’India: ma anche che tutto
viene tassato tre volte: da Israele, da Hamas, e anche
d al l ’Autorità Palestinese perché da un anno, in teoria, si
ha un solo governo, qui, anche
se poi, come sempre, Hamas
controlla Gaza e Fatah controlla la West Bank: ma altrimenti Hamas non aveva più di
che pagare i suoi 40mila dipendenti pubblici. Il risultato
è che è tutto molto più caro.
Hamas ricarica il 10% sul cibo,
il 25 sulle auto. Il 100% sulle
sigarette. Alla fine una Fiat
Panda, a Gaza, costa quasi
20mila euro. Anche se la di-
soccupazione è al 43%, e uno
stipendio medio è di 300 euro.
Anche se i due terzi dei palestinesi dipendono dagli aiuti
umanitari.
La vera forza di Hamas è
sempre stata la debolezza di
Fatah. Da quando la We st
Ban k ha scelto la strada
dell’Onu, la trattativa a oltranza con Israele, Hamas,
con i suoi razzi, è diventata sinonimo di resistenza. Ma non
ha ottenuto che morti e macerie. E dopo tre guerre, qui
nessuno ha dubbi, ormai: Hamas fa il gioco di Israele. Ebaa
Rezeq ha 31 anni, ed è una delle ricercatrici locali di Amnesty International.
“Hamas non governa. Non
è né islamico né niente. C’è solo una cricca che fa affari con
l’assedio - con i tunnel ieri,
con Israele oggi. Hamas sostiene di non avere un euro
per i dipendenti pubblici. Ma
non è un segreto: l’unica ricostruzione in corso è quella dei
tunnel. E del suo arsenale. E
per Israele è perfetto. Uno,
due anni, e bombarderà tutto
di nuovo”, dice. L’u l ti m a
guerra si è conclusa con un accordo identico a quello della
guerra precedente.
Perché poi, mentre l’attenzione internazionale è tutta
per Gaza, quella di Israele, invece, è altrove. “Israele mira
alla West Bank, non a Gaza.
Anzi. Se si libera di Gaza, si libera di 1,8 milioni di arabi. E
può annettersi la West Bank
mantenendo la maggioranza
ebraica. Tra un po’saremo noi
palestinesi i coloni di una West Bank tutta israeliana”, dice
Mustafa Barghouti, uno dei
mediatori più noti. Sono anni,
però, che Mustafa Barghouti
non media con gli israeliani.
La sua attività principale,
ormai, è mediare tra Fatah e
Hamas. Il Consiglio Legislativo non si riunisce dal 2007. Il
mandato di Mahmoud Abbas
è scaduto nel 2010. E tutti concordano: solo nuove elezioni
possono sbloccare le cose. E
ESTERI
Giovedì 23 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO |
USA POLIZIA UCCIDE UN NERO IN OHIO
Polizia ancora una volta nella bufera negli Stati Uniti per l’uso della forza letale: un nero disarmato,
Samuel Dubose, di 43 anni, è stato ucciso a Cincinnati, in Ohio, con un colpo di pistola alla testa
sparato da un poliziotto bianco della squadra che
pattuglia l’università locale, dopo essere stato
fermato perché la sua auto era priva della targa
anteriore.
» 17
CAMERUN DOPPIO ATTACCO KAMIKAZE
Un doppio attacco kamikaze è avvenuto nel nord del
Camerun, nella regione di Maroua, e il bilancio è di
almeno 15 morti. Lo hanno riferito a Reuters alte fonti
militari, spiegando che la prima esplosione è avvenuta in un mercato e la seconda in un quartiere molto
popolato. Si tratta del secondo attacco di questo
mese nel Paese, che ha dispiegato migliaia di soldati
per combattere contro Boko Haram.
LA VISITA
Presente
e passato
La devastazione di Gaza
City dopo i
raid israeliani
di un anno fa.
A sinistra, la
città costiera
negli anni ‘50
e manifestazione di Hamas per lo
scheicco Yassin fondatore
del movimento
però tutti hanno paura: paura
di scontri tra Fatah e Hamas.
Mentre non si discute che di
questo, e Fatah arresta gli attivisti di Hamas, Hamas gli attivisti di Fatah, Mohammed
Dahlan, un tempo a capo della
sicurezza dell’Autorità Palestinese, ora di un patrimonio
di 120 milioni di dollari, distribuisce mazzette di banconote.
Charity del Golfo a lui riconducibili donano 5mila
dollari ai neosposi. 5mila dollari alle famiglie delle vittime
della guerra. 5mila dollari a
chiunque abbia bisogno di
qualsiasi cosa. E in un certo
senso, è vero, Mohammed
Dahlan rispetto a Fatah e Ha-
L’INTERVISTA
mas rappresenta il nuovo; è il
solo leader palestinese ad avere una sua milizia privata.
“Nessuno qui sostiene Hamas. Ma non si ha più alcuna
attività politica: nessuno tenta di cambiare le cose”, dice
M. M., uno dei fondatori del
movimento 15 Marzo, che nel
2011, sulle orme di Tunisia e
Egitto, scese in piazza per
chiedere riforme e democrazia.
LE BARE, UNICA SOLIDARIETÀ DAI CUGINI CISGIORDANI
E che in un raro esempio di
unità nazionale, finì manganellato da Hamas a Gaza e da
Fatah a Ramallah. “Ogni energia è drenata dallo sforzo di
Hamas non
governa.
Non è né
islamico né
niente. C’è
solo una
cricca che fa
affari con
l’assedio.
Ricostruisce
solo i tunnel
sopravvivere. Anche perché lenzio rafforza Hamas”.
I palestinesi vogliono semla battaglia è impossibile senza la West Bank. E dalla West plicemente andare via da qui.
Bank l’unica solidarietà, du- Tutti. Perché non c’è più neprante la guerra, è stata una do- pure acqua potabile, a Gaza,
nazione di bare”. Niente di solo acqua salata, solo acqua
tutto questo però finisce sui di mare: rimani appiccicaticgiornali. E non solo perché cio tutto il giorno, tutti i giorni
- per anni. Ogni tanto, in rispoHamas ti segue passo passo.
Non ti lascia parlare libera- sta a un razzo, gli israeliani
mente con nessuno. “Raccon- bombardano. Ma in mezzo altate tutti le stesse cose. I ra- la Siria, allo Yemen, all’Iraq,
gazzi del parkour, la scuola di non fa più notizia. Vogliono
surf. Quelli che si sono verni- andare via anche quelli di Haciati le case colorate, quello mas che ti controllano. Ti
che con le macerie ha costrui- chiedono aiuto per un visto
to una piscina. Il migliore caf- per l’Italia. E la sera, per difè di Gaza. Minchiate. Propa- menticare, sono lì a stordirsi
gandate quest’idea che esiste- di Tramadol, un antidolorifire è resistere. Ma non è affatto co per animali che è usato covero”, dice Fady Hanona, 28 me una sorta di ecstasy. E che
a n n i , d o c u m e n t a r i s t a . ufficialmente è vietato. Se te
“Un’intera generazione or- lo trovano addosso, ti arrestamai non conosce
no. Sharif ha 36
che Gaza. Non
anni e quattro ficonosce che quegli. Un tempo aste quattro straveva una piccola
de. Violenza, po- Senza futuro
rivendita di rivertà. Bambini Una generazione
cambi e accessoche ti dicono: ho 5
ri per auto: ma eanni e 3 guerre”, ormai non
ra tartassato daldice. “Al più, nel- conosce violenza, l e e s t o r s i o n i ,
la vita, friggeranperché è vicino a
e povertà. I bimbi Fatah.
no falafel”.
In effetti, una ti dicono: ho 5
È stato arrestato tre volte. E
delle tipiche storie amate da noi anni e 3 guerre
per tre volte ha
provato a ragstranieri è per esempio Tamara
giungere l’EuroAbu Ramadan. Ha 19 anni, e pa: ma è stato scoperto, con il
studia violino da youtube. I suo visto contraffatto, ed è
piccoli Paganini di Gaza che stato rispedito indietro. Anaggirano l’assedio. Invece è la che se per i palestinesi l’ostaprima ad ammetterlo: “Da colo non è tanto il visto: è l’Eyoutube non si capisce nien- gitto. Raggiungere l’aeroporte”. La sua non è una storia di to del Cairo. Nel 2015, la frontenacia. È una storia di mise- tiera di Rafah è stata aperta
ria. “Voi venite qui una volta per un totale di 12 giorni. Si ha
sola, ma noi che ci conoscia- una specie di lista d’attesa: ma
mo, vediamo quanto siamo hanno priorità i malati - a Gacambiati. Come siamo crolla- za il 30% dei farmaci essenti. Perché non abbiamo la mi- ziali è esaurito: e quindi sono
nima prospettiva. Passate le passati solo 3mila palestinesi
serate in quei quattro caffè sul su 15mila. La soluzione è pamare e scrivete che c’è vita. gare. 3mila euro, e un poliziotQui non c’è nessuna vita. Le to viene a chiamarti per nome.
storie tristi non vendono: ma Chiedo a Sharif cosa sogna
per non rovinare la cena ai vo- dell’Europa, mi dice: “Farmi
stri lettori, tacete, mentre noi la doccia la mattina”.
siamo alla fame. E il vostro si© RIPRODUZIONE RISERVATA
Abraham Yehoshua Lo scrittore israeliano: senza soluzione in Palestina Medio Oriente nel caos
“Altro che Iran, fate la pace tra noi”
» ROBERTA ZUNINI
È
triste e contento allo stesso tempo Abraham Yehoshua. Lo scrittore e intellettuale israeliano ritiene che
l’accordo sul nucleare firmato
dalle potenze internazionali
con l’Iran non mini la sicurezza di Israele, anzi tolga per il
pretesto alla teocrazia sciita di
continuare a minacciare Israele. “Nutro delle perplessità a proposito dell’implementazione dell’intesa perché non
sarà facile sorvegliare un Paese così chiuso e determinato a
dominare il mondo islamico.
L’atomica senza dubbio fa comodo agli ayatollah ma il fatto
che abbiano alla fine concluso
l’accordo significa che la parte
più liberale dell’Iran sta ini-
ziando a contare nel contesto
politico interno”.
Non teme che ora l’Iran senza più restrizioni economiche possa arricchirsi e eludere la sorveglianza degli ispettori?
Ho delle perplessità ma confido nella determinazione degli Stati Uniti e delle altre potenze a fare rispettare i termini dell’accordo.
Dietro Hamas a Gaza ed
Hezbollah in Libano, i principali nemici di Israele c’è l’Iran. Non se ne approfitteranno?
No. Hezbollah e Hamas sono
troppo impegnate a combattere l’Isis. Gli sciiti libanesi
sono al fianco di Assad in Siriae Hamas deve controllare
le cellule jihadiste che sono
cresciute nella Striscia e rappresentano una grave minaccia per la sua egemonia.
cordo con l'Iran, per risolvere
la questione israeliana , ora il
Medio Oriente non sarebbe in
questo caos.
La visita di Matteo Renzi in
Israele e Territori Occupati,
conclusa ieri, ha rassicurato
il vostro premier Netanyahu?
Non credo. Queste visite lasciano il tempo che trovano se
non fanno parte di un piano
più ampio e compatto di tutta
l'Europa per risolvere i conflitti del Medio Oriente, a partire da quello israelo-palestinese. Un singolo stato non
può fare nulla.
Per questo è triste?
Sì, perché se l'Europa e la comunità internazionale avessero profuso la stessa energia
spesa durante questi mesi, anzi anni, per raggiungere l'ac-
Forse non è successo perché
i vostri ultimi governi guidati da Netanyahu non lo vogliono risolvere.
Se Usa e Ue avessero
messo lo stesso
impegno applicato
al nucleare di Teheran
sarebbero riusciti
in un’intesa storica
Ho sempre denunciato la
mancanza di volontà di Netanyahu e dei suoi partner di
coalizione di risolvere il conflitto fermando la proliferazione delle colonie ebraiche
in Cisgiordania. Ma è anche
vero che i palestinesi sono divisi tra lor e pensano agli interessi di corrente anzichè al
bene della popolazione. Per
questo ci vuole un impegno
vero della comunità internazionale.
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Renzi tra
la Knesset
e il contentino
a Betlemme
» WANDA MARRA
C
hi boicotta Israele,
boicotta se stesso”.
Matteo Renzi davanti alla Kessnet, il Parlamento ebraico,
si guadagna
la standing
ovation. I
toni, gli
accenti, le
citazioni
dicono più
delle parole.
Scandisce: “Sulla sicurezza di Israele non ci possono essere compromessi".
Ma soprattutto il premier
italiano si lascia andare
all’abbraccio con Benjamin Nethanyau. E alla mozione degli affetti, con le
citazioni ispirate. Da Enzo
Sereni, collaboratore di
Ben Gurion che dopo aver
salvato molte vite nella
Germania nazista, venne
ucciso a Dachau a Elio
Toaff, a Nedo Fiano, lo
scrittore fiorentino sopravvissuto ad Auschwitz,
per poi omaggiare tra gli
applausi Asher Dishon,
presente alla Knesset, che
“70 anni fa decise di arruolarsi volontario nella brigata ebraica”.
Gli osservatori assicurano che la visita in Israele (con breve passaggio in
Palestina) è andata bene.
Di certo Renzi non ha
smentito il suo ormai noto
equilibrismo (volgarmente definibile “ma anche”) in politica estera:
formalmente ha difeso gli
Usa e l’accordo sul nucleare con l’Iran, nonostante gli anatemi che gli
hanno ribadito gli israeliani, ma si è esposto a sufficienza anche con la scelta di intervenire alla Kessnet e con la passeggiata
nella Città vecchia di Gerusalemme per chiarire
che Israele è al top delle
sue priorità. Non a caso
nella delegazione italiana
c’era anche il manager
fiorentino Marco Carrai,
il suo “Gianni Letta”,
quello che gestisce i rapporti e soprattutto gli affari con Israele. Formalmente ineccepibile pure
nella formula usata con
Abu Mazen al quale ha ribadito che l'unica soluzione è quella di “due popoli e due Stati”. Ma non si
è sbilanciato anche quando il leader palestinese gli
ha fatto notare che “la
continua costruzione di
insediamenti fa perdere
speranza al popolo palestinese”. Del riconoscimento dello Stato palestinese, però, non c’è traccia.
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18 » ECONOMIA
EVASIONE FISCALE
I greci non pagano
l’Iva: ogni anno
7,5 miliardi in meno
| IL FATTO QUOTIDIANO | Giovedì 23 Luglio 2015
CONTO IVA: la Grecia, secondo uno
studio del Centro ellenico di Ricerche Economiche, perde 7,5 miliardi di euro all’anno
per pagamenti Iva non riscossi. Per calcolarlo
sono stati messi a confronto i dati ufficiali: il
gettito dell’Iva potenziale e quello reale. Dal
2009, il tasso di mancata riscossione è stato
tra il 29 e il 38 per cento e, secondo il Centro, per
migliorare l’efficienza del meccanismo biso-
q
gna sviluppare nei cittadini il “senso del dovere”. Alla radice del problema, ci sarebbe la necessità di ripristinare la fiducia del contribuente nei confronti dello Stato per la gestione del
fisco. Un’altra analisi, invece, mostra che in
Grecia la metà delle unità abitative destinate
ad accogliere turisti non sarebbe registrata per
quell’uso e non pagherebbe né tasse sui redditi, né Iva. Alexandros Lamnidis, direttore ge-
nerale della Sete (che ha effettuato l’indagine),
ha presentato al ministero dell’Economia e del
Turismo e a quello delle Finanze i risultati di una
prima tornata di ispezioni su 2 mila case. Almeno mille non erano in regola: appartamenti,
ville e ville di lusso affittate tramite il web che in
alcuni casi, secondo Lamnidis, producono un
fatturato di migliaia di euro alla settimana sulle
quali non vengono pagate le tasse.
GRECIA Il premier porta al voto nella notte il secondo pezzo dell’intesa firmata con Ue, Bce e Fmi:
l’ala sinistra del partito non lo segue e gli contesta la scelta di restare nell’Eurozona a tutti i costi
» MARCO PALOMBI
U
miliazione della
Grecia parte seconda. Nella notte, mentre il nostro giornale
va in stampa, il Parlamento di
Atene è riunito per approvare
un secondo pezzo di misure
previste dall’accordo firmato
da Alexis Tsipras coi creditori
che sta spaccando in due il suo
partito, Syriza. Il voto è scontato per due motivi: il contenuto del decreto è stato depotenziato accantonando per ora la questione delle pensioni e
l’abolizione degli sconti fiscali
per agricoltori e isole turistiche. Oggi si vota “solo” la riforma del codice civile e le regole europee sui salvataggi
bancari, quelle che prevedono
Decreto blindato
Il Parlamento non ha
potuto fare modifiche
La presidente: “Questa
procedura è illegale”
che paghino anche i correntisti sopra i 100mila euro.
TSIPRAS - dando per scontato
che gli oltre 30 dissidenti di
Syriza che non hanno appoggiato il primo decreto post-accordo continuino a non votare
- deve affidarsi alle opposizioni che lo hanno salvato la scorsa settimana: i centristi di To
Potami, gli avanzi del Pasok e i
PIRATI PER CASO
L’euro spacca in due Syriza,
Tsipras s’affida ai moderati
La scheda
120 VOTI
circa su 300.
Sono quelli
di cui dispone
al momento
Tsipras
in Parlamento.
Ora il suo
governo
si regge sulle
opposizioni
moderate
n
CIRCA 40
I dissidenti
di sinistra
di Syriza
nella Camera
di Atene
n
Proteste Membri del movimento “Io non pago”, ieri durante il dibattito sul secondo decreto, davanti al Parlamento Ansa
conservatori di Nea Demokratia. Di fatto Tsipras, se resterà
in sella, governerà fino alle elezioni d’autunno con una
nuova maggioranza.
Il dibattito in Parlamento di
ieri - scandito dai cori di chi
protestava fuori - è stato molto
teso, in particolare sulla riforma del codice civile. Il ministro della Giustizia, Nikos Paraskevopoulos, è arrivato a di-
chiarare che, pur essendo a favore di molti degli emendamenti presentati, non poteva
concedere modifiche al testo
perché era stato concordato
coi creditori. Questo procedimento “non garantisce l’esercizio del potere legislativo del
Parlamento e il voto dei deputati secondo coscienza”, ha
scritto la presidente del Parlamento greco, Zoe Konstando-
poulou, dissidente di Syriza, in
una lettera a premier e presidente della Repubblica. La riforma che è andata al voto stanotte include, ad esempio, l’eliminazione dei testimoni nei
giudizi civili, punto che ha fatto inorridire associazioni di
avvocati e giuristi d’ogni colore. Niente da fare: i creditori
vogliono processi veloci.
In attesa di prove parla-
mentari più consistenti - le
pensioni, appunto, o la questione delle isole turistiche Alexis Tsipras deve constatare che l’ala sinistra del suo partito lo tratta ormai più o meno
come un nemico. Poco conta,
in questo senso, il sondaggio
che colloca Syriza al 42,5%
delle intenzioni di voto: bisognerà vedere la situazione alla
luce della scissione che sem-
bra profilarsi nel partito di
maggioranza relativa.
Il premier, dopo aver “depurato” il governo dalla sinistra interna, in questi giorni ha
lasciato trapelare giudizi non
lusinghieri sui dissidenti del
suo partito: se avete un piano B
perché non lo mostrate ai cittadini? Ieri Piattaforma di Sinistra, l’ala radicale di Syriza,
ha risposto sul sito iskra.gr con
una serie di osservazioni che
scavano un solco profondo
con la linea del governo.
TSIPRAS ammette - scrive la
corrente guidata dall’ex ministro Panagiotis Lafazanis - che
in sei mesi non ha mai avuto un
piano B e non si capisce come
questo possa ridurre le sue responsabilità: se non aveva alternative, perché non ha accettato un accordo meno oneroso a febbraio? È ovvio, insomma, che il governo non potrà ottenere nulla nelle trattative per il terzo piano di salvataggio che stanno per partire.
La questione, in sostanza, è la
permanenza nell’euro: Piattaforma di Sinistra accusa Tsipras di essere d’accordo coi
media nel dire bugie e screditare gli studi e le opinioni sugli
effetti positivi della Grexit sulla situazione del Paese.
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Pireo Nel cantiere c’erano 5 mila operai. Ora solo ruggine e uomini asserragliati nei battelli
Marinai senza mare, vita nelle navi occupate
» MICHELA IACCARINO
Pireo (Atene)
N
é in acqua né a terra un
pezzo di Grecia è in lotta.
Tra il Pireo e il porto di Perama, nel cantiere navale abbandonato di Drachona, il
diario di bordo della nave ammutinata Teofilos narra di una tempesta a terra ferma.
Tutta la vita lui ha vissuto come una bandiera al vento e ora gli è rimasta in faccia una
stoffa bruna di rughe. “Non
abbandonerò questa nave
finché non mi daranno i miei
soldi. Ci devono un anno e
passa di salario. E noi queste
navi non gliele diamo”.
UN PAIO di volte ha messo pie-
de fuori di qui, ma mangia,
dorme e vive sul colosso di
ferro Teofilos - 7 piani, 125
metri - da più di un anno. Una
nave vuota, ormeggiata come
una balena di ferro. Nel suo
stomaco da solo, dal 27 giugno
2014, vive il rivoluzionario
marinaio Celios. Falce, martello e ancora.
In questo cimitero di vascelli dove prima lavoravano
5.000 operai, Celio e i suoi assomigliano a pirati sperduti
in un deserto di cemento. Anche l’equipaggio in attesa della Nel Lines, Naftiliaki Eteria
Lesvou, compagnia nautica
di Lesbo che da un anno non
eroga salari, conta in tutto tre
centinaia di licenziati senza
stipendio. “I porti non li chiudono, li fanno arrugginire, così quando arriveranno a comprare gli stranieri costeranno
un euro”. Il porto che affaccia
sul distretto di Kerazini è già
quasi tutto della cinese Cosco. I container che coprono
la vista dell’orizzonte occupano il 70% del suolo.
Le navi della Nel occupate
sono quattro. Celios vive nella più grande - due discoteche
a bordo- ora senza luce e
senz’acqua. Alle 8 accende il
barman. Sisi “l’abbiamo nominata nostro capitano”, plebiscito di un equipaggio diviso su 4 barche occupate, comprese Aqua Jewel e Aqua Maria. Ioannis Avradinis, maggior azionario della Nel, “mi
deve 40mila euro di salari e di
vita”, dice Kostas. La sua voce
fuori campo dall’altra nave
accanto a quella di Celio arriva anche contro vento.
IL VECCHIO e il mare. Il vec-
Il porto del Pireo Ansa
generatore per vedere il telegiornale. Se scorre la faccia di
Tzipras, la parola del coro dei
lupi di mare è malaka, coglione. Sisi ha 24 anni ed era secondo ufficiale sull’E u r opean Express, dove ora vive
da un anno, insieme a Stavro e
Kostas, il meccanico e l’ex
chio e il porto. Forse solo il
vecchio e la nave. La totalità
degli oceani e degli anni nelle
rughe sulla fronte. Celios non
smette mai di avere in faccia
quel sorriso a forma di ferro di
cavallo. Capelli al vento, ciocche bianche e alcune ancora
nere, come nastri che non si
lega mai e lascia al vento. Parla greco, turco, bulgaro, inglese e un paio d’altre lingue balbettate vicino e lontano dai
confini in cui è nato, provincia
di Xanti. “Bambino mare, a-
desso kaputt”. Si imbarcò a 14 anni fa Temistocle sconfisse i
anni la prima volta, da Livor- persiani e ora approdano i
no facendo spola in Argenti- low cost idiots al porto del Pina. I suoi 60 anni li ha passati reo. Nella Grexit Walt Disney
dei poveri frotte
al largo in un
di turisti cercamondo che ogni
no le vacanze al
giorno aveva la
sole, come il titofaccia di un porlo del brano dei
to diverso e non Rabbia salata
Clash, per a
si aspettava di fi- “Non lascerò
cheap holiday in
nire così: imbarquesta barca
other people’s
cato sulla terra.
Il suo panora- finché non mi
misery - una vacanza economima non cambia
da un anno, è un pagheranno.
ca nella miseria
degli altri. Nike o
muro di cemen- Alexis? È solo
to del dry dock
Tanatos, vittoria
o morte, è scritto
che copre l’oriz- un coglione”
zonte dove navisullo stesso lunganti e mozzi
go pezzo di piehanno scritto negli anni i loro tra che vede Celio ogni giorno
porti di provenienza: Tai- fino al faro che continua a inwan, Burgas, Odessa mama. Il tervallare luce verde e luce
mare qui intorno è una cimi- rossa per le barche anche se
niera liquida, una striscia bi- non arrivano più. “Questa per
tuminosa, infinite sfumature noi non è mai stata una prodi lercio. Ci sono più gru che fessione. Questa è la nostra vioperai nel porto che ha di ta”.
fronte Salamina, dove 2.500
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» 19
Giovedì 23 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO |
Il Fatto Speciale
Riflessioni
impolitiche/5
L’accusa di Alberto Asor Rosa
La letteratura italiana, quella prodotta da chi è nato dopo il
1960, è – in meccanico passo doppio con la società – una
massa indistinta di storie individuali senza capacità di presa
sul presente, cioè di fare politica, costruire società? E poi:
esiste ancora una società letteraria capace di imporre gusti,
poetiche, visioni del mondo? È vero che la massa di scrittori o
lo scrittore/massa hanno ucciso la critica consegnandosi al
desiderio di profitto dell’industria editoriale? Questi sono
alcuni dei temi sollevati dallo storico della letteratura Alberto
Asor Rosa, che dopo 50 anni ha arricchito il suo saggio del
1965 “Scrittori e popolo” con una postilla intitolata “Scrittori
L’INTERVISTA
L’INTERVENTO
“Basta nostalgie
La letteratura
è ancora viva”
» SILVIA TRUZZI
N
on è facile rintracciare Nicola Lagioia,
freschissimo vincitore del Premio Strega con La ferocia(Einaudi). La
nostra chiacchierata per questo ciclo di riflessioni impolitiche su Scrittori e massa comincia da lontano: “Quando
nel ’97 arrivai a Roma, mi sembrò di attraversare una città di
prefiche: tutti a piangere Moravia e Pasolini. Ti dicevano
che, per privilegio d’anagrafe,
il meglio che poteva capitarti
era fare il nano a vita sulle spalle dei giganti. Ma a furia di celebrarli, questi giganti, abbiamo finito per metterceli in
spalla”.
Asor Rosa dice che è morta la
società letteraria. E la letteratura?
Si continuano a scrivere romanzi importanti. Il confronto col passato appare ingeneroso a causa di un’illusione ottica. Non riusciamo a smarcarci dal monumento di Moravia e Pasolini, ma loro sembravano nani davanti a giganti
come Proust e Joyce, i quali
fuggivano da montagne che si
chiamavano Tolstoj e Dostoevskij, che a propria volta
avevano il problema di Shakespeare, di Cervantes... Il passato appare migliore del presente perché nel presente siamo infilati fino al collo. La distanza impedisce di vedere
tutte le piccole miserie che sono il pane quotidiano per i
contemporanei di ogni epoca.
Di Hegel ricordiamo la Fenomenologia dello spirito, non
che respingesse le richieste di
riconoscimento dei figli naturali dicendo che “allora” (al
momento del concepimento)
“ero nell’accidentale, ora sono nell’essenziale”.
Tasto dolente: la critica non
esiste più.
Un esperimento come quello
di Piero Ottone che chiamò
Pasolini a scrivere sulla prima pagina del Corrierecontro
la propria stessa linea editoriale, oggi sarebbe impossibile. Nessun giornale ha il coraggio di accogliere scrittori e
intellettuali capaci di rivelar-
e massa”. Sul “Fatto” hanno già risposto gli scrittori Trevi,
Montesano, Murgia e Buttafuoco, il direttore editoriale di
Longanesi Giuseppe Strazzeri, il critico Andrea Cortellessa e
il “venerato maestro” Alberto Arbasino. Oggi tocca a Nicola
Lagioia, vincitore del premio Strega, e a Dario Buzzolan,
scrittore (“Se trovo il coraggio”, Fandango) e autore tv.
si ospiti ingrati. Nessuno che
abbia tra l’altro il coraggio (né
forse ormai la competenza) di
portare avanti una battaglia
letteraria su piani squisitamente estetici. L’ultimo caso
che ricordo è il Foglio quando
si innamorò de La versione di
Barney di Mordecai Richler.
Stiamo parlando di 15 anni fa.
Grazie al cielo, la mia personale “gita a Chiasso” l’ho fatta
a minimum fax (dove ci si
scambiavano tranquillamente mail con David Foster Wallace e capitava di incontrare
scrittori come Rick Moody,
Jonathan Lethem, Jennifer
Egan) e nella redazione de Lo
Straniero di Goffredo Fofi (da
cui passavano e continuano a
passare con dieci anni di anticipo - da Matteo Garrone alla Socìetas Raffaello Sanzio tutti i nomi destinati a contare
qualcosa sul piano artistico).
E poi c’è la Rete, i blog letterari
- da Doppiozero a Le parole e le
cose a minima e moralia di cui
sono uno dei fondatori - dove
nel migliore dei casi si trovano contributi più evoluti di
quelli che passano per i circuiti tradizionali.
Il suo romanzo ora è tra i dieci
più venduti.
Vero, ma resta folle attribuire
valore ai libri sulla base del
successo commerciale. Oggi
NICOLA
LAGIOIA
Non riusciamo
a smarcarci
dal monumento
di Moravia e Pasolini,
ma loro sembravano
nani davanti a giganti
come Proust e Joyce
Premio
Strega
Nicola
Lagioia,
vincitore
al Ninfeo
Ansa
uno scrittore viene celebrato
pubblicamente se muove
molte copie. Ma così Kafka,
Musil, Faulkner, la Woolf,
Bolaño, Malcolm Lowry dovrebbero essere gli ultimi della classe, invece sono i primi!
Lei fa anche l’editor a minimun fax. Cosa risponde
all’accusa di conformismo di
Asor Rosa?
Da scrittore nessuno mi ha
mai imposto nulla. Da editor,
posso dire che per me si tratta
di un lavoro maieutico. L’autore ha l’ultima parola, il compito dell’editor è fare rilievi,
mettere pulci nell’orecchio,
aiutare l’autore a far diventare il suo libro ciò che già è.
Cosa pensa della sostanziale scomparsa della poesia?
Credo che tutte le grosse case
editrici dovrebbero avere una
collana di poesia in perdita.
Da una parte la poesia è preziosa, dall’altra non vende.
Anche gli intellettuali dovrebbero metterci del loro: bisogna ricreare un terreno di
coltura per chi fa versi. È possibile solo smettendo di arare
i propri pregiudizi, mettendosi un po’ in discussione.
È vero che lo scrittore è ridotto a uno storyteller?
Lo storytelling, di per sé, non è
un male, anche se mi appartiene poco. È la capacità affabulatoria che non mancava al
Calvino de I nostri antenati. Il
problema è quando lo st orytelling viene messo al servizio del potere, quando ad esempio si usa la fabula per aiutare la politica a vendere fumo. Fumo d’autore, ma pur
sempre fumo.
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Lo scrittore
non deve pensare
(e poi non esiste)
» DARIO BUZZOLAN
L
punto è: le distinzioni che fondano il suo discorso valgano
ancora? Commerciale/non
commerciale; puro/impuro;
alto/basso: a me pare non dicano più nulla. Dobbiamo
sforzarci di andare oltre, essere più sottili e attenti, se vogliamo riacquistare corpo.
Di quale “società letteraria”
parliamo? Di quella che ti cataloga, tu commerciale lui alto,
tu venduto lui puro? Allora ne
facciamo volentieri a meno. Se
vogliamo poter dire che Fabio
Volo (che AR sferza) non ci
piace, dobbiamo trovare altre
quello che scrive “per”qualcosa, per fondare un mondo, un
gusto, per formare le coscienze (come AR pare suggerire),
allora la battaglia è persa. Lo
scrittore deve raccontare. Liberamente; ed è già molto. A
pensare, di lì in poi, dovrebbe
essere la comunità cui appartiene. Se il dialogo è interrotto,
se la fabbrica delle opinioni e
del gusto è in mano ad altri, uno può pure scervellarsi, ma
nulla accadrà.
o scrittore non esiste.
Scrive libri, li pubblica,
li vende; ma non esiste.
Nel nostro dibattito
pubblico lo scrittore non conta. Perché il dibattito ha luogo
nei media, e i media chiedono
altro. Lo scrittore interviene
sotto mentite spoglie: giornalista improvvisato; esperto in
un qualche tema cui il suo ultimo libro può essere accostato (tipo invitare Kafka a un diHA COLPE il fantasma dello
battito sulla responsabilità ciscrittore? Certo che sì. Ma per
vile dei giudici); oppure, in cariaprire il diasi scelti, star logo, per torcon la scrittuDIBATTITO nare all’e s ira che si sbriPUBBLICO stenza, ha biciola sotto
sogno di ben
l’ego del peraltro che
sonaggio. L’iSi interviene
“pensare di
dea che lo
in maschera: cronisti
più”. Ha bisoscrittore abbia un legame
improvvisati, esperti di g n o d i u n o
forzo ora
essenziale
qualcosa. Tipo invitare simp
ensabile.
con la comuDa parte denità cui apKafka a un dibattito
gli editori
partiene, e
sulla responsabilità
(che oggi
dunque poschiedono rosa essere acivile dei giudici
manzi a giorscoltato sen- Autore Dario Buzzolan
nalisti, chef,
za bisogno di
pretesti, non ha cittadinanza. ragioni dalle molte copie ven- soubrette, atleti…), dei critici
dute. Io preferisco concen- (che devono essere più curiosi
DI FRONTE A QUESTO vagare trarmi su quanto lascia da pen- e farsi custodi, non idolatri,
da spettri, la lettura di Scrittori sare un libro, venda due o della tradizione), dei giornali,
e massa di Asor Rosa è decisi- 100mila copie. AR sostiene delle tv, ossia di tutto un marva, un perfetto impasto tra ciò che oggi la letteratura (Hei- chingegno inerziale che oggi
che dovremmo imprimerci in degger lo diceva della scienza) “pensa” solo a breve termine.
mente e ciò da cui dobbiamo non pensa. Io ricordo cosa ri- Per questo non trovo utile
liberarci. Perché AR ha ragio- spose Montale quando lui schierarmi pro o contro Asor.
ne a sostenere che lo scrittore stesso gli chiese il senso della Non certo per terzismo (dio ne
oggi è vittima di atomismo in- folgorante poesia “Asor, nome scampi), o perché non meriti
dividualistico, che non esiste gentile, (il suo retrogrado/è il risposte; ma perché la scomuna società letteraria che gli più bel fiore)…”. Disse: “Non lo messa, oggi, è trovare nuove
stia attorno, che il commercio so più”. Provocazione, certo. domande da cui ripartire.
ha avuto il sopravvento. Ma il Ma se lo scrittore “pensante”è
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SECONDO TEMPO
Giovedì 23 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO |
» 21
Cultura | Spettacoli | Società | Sport
Secondo Tempo
Geppi al posto di Sabelli
Tour, Froome domina
Processo del lunedì su Rai3
Claudio Sabelli Fioretti lascia “Un
giorno da Pecora” su Radiodue
Al suo posto, al fianco di Franco
Lauro, subentra Geppi Cucciari
Arrivo solitario a Pra Loup.
Nibali in rimonta scala posizioni.
Contador cade e perde terreno. Si
ritira tra le lacrime Van Garderen
Un classico per gli appassionati: dal
24 agosto torna su Rai Tre il
“Processo del lunedì”. Sarà condotto
da Enrico Varriale e Andrea Delogu
Il talento disadattato
LA MORTE DI E.L.DOCTOROW
E.
» CATERINA SOFFICI
Pillola
MARADONA, ALTRI
GUAI
Claudia Villafane, l’ex moglie di Diego
Armando
Maradona,
accusa l’ex
Pibe de Oro
di truffa. Villafane, 52 anni, è comparsa davanti a
un tribunale
di Buenos Aires con la figlia Giannina
per contestare all’ex marito la sottrazione di 6 milioni di dollari
dai conti bancari. Maradona non si è visto e ha affidato la difesa a un programma tv
n
L.Doctorow (Edgar Lawrence) aveva 84 anni ed era malato da tempo di tumore al polmone. I suoi nonni
erano fuggiti dalla Russia ed
erano emigrati negli Stati Uniti alla fine del Diciannovesimo secolo. Doctorow era
quindi un ebreo russo, ma
anche un ebreo americano e
le due cose si fondevano nella sua identità di ebreo newyorkese doc, nato e cresciuto nel Bronx. Rimarrà
nella storia della letteratura
americana come uno dei
grandi romanzieri del Novecento e questo è sicuro.
Perché pochi come lui hanno saputo raccontare le
storture, gli orrori e le nevrosi della società americana. Sullo sfondo c’è sempre
anche l’Europa, dai cui orrori la sua famiglia era scappata.
Nuova strada,
stessa anima:
riapre la Rizzoli
a New York
» ANGELA VITALIANO
R
I SUOI personaggi rimango-
no un ibrido, gente che non
sta bene nella propria pelle,
in nessun luogo e in nessun
tempo. Dei disadattati perfettamente integrati. O dei
normali dissociati. Come
tutti noi, in fondo e chi racconta in maniera magistrale
la follia dell’animo umano
scrive di norma grandi romanzi. Doctorow raccontava l’America scrivendo romanzi storici. Partiva cioè
da fatti e personaggi realmente accaduti e da situazione del passato, per analizzare il presente. Prima di
dedicarsi completamente
alla scrittura, aveva lavorato
negli anni Sessanta come editor. Aveva sistemato i testi
di alcuni grandi, come Norman Mailer e Ian Fleming. E
questo certamente gli era
servito per imparare “i ferri
del mestiere” e per affinare
le sue doti di narratore. Lo
hanno definito un “postmod e r no ”, che nel suo caso
vuol dire tutto e niente e il
suo nome appariva con regolarità nella lista dei papabili Nobel. Accanto a quello
di un altro grande vecchio
della letteratura americana,
Philip Roth, anche se l’accostamento è curioso, perché i
due non potrebbero essere
più diversi e anche i loro lettori sono antagonisti: chi ama l’uno raramente ama anche l’altro.
Il suo libro più famoso (e
quello che l’ha reso famoso)
è stato Ragtime, uscito nel
1975 (da cui Milos Forman
ha tratto il film omonimo),
INAUGURAZIONE
L’ebreo russo-americano
che aveva capito gli Usa
Partiva cioè
da fatti e
personaggi
realmente
accaduti
e da
situazioni
del passato,
per
analizzare
il presente
“Ragtime”
è il suo libro
più famoso:
un romanzo
su New
York,
problemi
razziali
e vita nelle
periferie
un romanzo su New York
dove parla di tutto: dai problemi razziali alla vita nei
quartieri di periferia ai diritti dei lavoratori. R a g ti m e
compare nella lista dei 100
migliori romanzi del XX secolo redatta dalla Modern
Library. Altri suoi libri di
successo sono L’acquedotto
di New York e La città di Dio.
Con Billy Bathgate (sempre
New York, bande di gangster anni Trenta, gang di ebrei e irlandesi) e La Marcia
(romanzo storico sulla
guerra di secessione) vinse
Il Pen e il national Book Critics Circle. Da Il libro di Daniele (ispirato alla storia vera dei coniugi Rosenberg e
dei loro figli, negli anni della
Guerra Fredda e del maccartismo, condannati a
morte come spie sovietica)
fu portato sul grande schermo da Sidney Lumet in Daniel, un classico della storia
del cinema. Di recente aveva pubblicato di nuovo dei
libri bellissimi. Una raccolta
di racconti (Tutto il tempo
del mondo, Mondadori) che
sono frecce fulminanti con
personaggi indimenticabili.
TEMA sempre il solito: eroi
senza nome in una folle America (adesso post 11/9) e
La coscienza di Andrew (appena uscito, sempre per
Mondadori), che sbeffeggia
il presidente Bush e indaga i
meccanismi perversi del
potere e del suo mantenimento. Era un narratore puro, che amava scrivere libri,
punto e fine. Non gli interessava il successo, non aveva
cura dei suoi lettori. Ciò che
importava per lui era scrivere il libro. Il dopo non era più
una sua faccenda. Perché,
sosteneva, “lo scrittore si
può sentire davvero gratificato solo nel momento in cui
scrive: quando hai finito di
scrivere un tuo libro, qualsiasi cosa gli accada, ormai
non ti riguarda più”. Gli interessava l’impegno e la denuncia, molto progressista,
ovviamente. Per tutto questo forse Doctorow non avuto il successo editoriale che
meritava (e sembra probabile che non l’abbia rincorso
più di tanto). Ma ieri, quando si è saputo della sua morte, il presidente Obama ha twittato: “E.L. Doctorow è
stato uno dei più grandi
scrittori americani. I suoi libri mi hanno insegnato molto, ci mancherà”. State certi
che i suoi libri scaleranno di
nuovo le classifiche. E se
E.L. fosse ancora vivo, scriverebbe un racconto sui tweet di Obama e questo pazzo mondo governato da Internet.
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iapre lunedì, al numero 1133 di Broadway, a New York, la
storica libreria Rizzoli, inaugurata, nella sua location originale, sulla
Quinta
strada, nel
1964, da
Angelo Rizzoli. Quella del
NoMad, il quartiere di Manhattan che si snoda a nord
di Madison Avenue, è la
terza sede della libreria
che, l’anno scorso, era stata “sfrattata”, nonostante
le proteste dei cittadini,
dalla townhouse sulla
57ma strada, quella, per
capirci, dove Robert De
Niro e Meryl Streep si incontrano nel film Innamorarsi. “Per più di 50 anni –
ha detto Laura Donnini,
amministratore della RCS
Libri - la libreria ha attirato i clienti piu colti ed esigenti di tutto il mondo, offrendo loro volumi di alta
qualità che spaziano
dall’arte, al design, alla
moda così come testi di letteratura e saggistica”. Una
decisione “co r a gg i o sa ”,
salutata con grande entusiasmo nel corso di un’affollata inaugurazione, alla
quale ha preso parte anche
Diane von Fursterberg
che ha ricordato come, da
sempre, la Rizzoli sia stata
un punto di incontro prediletto dai newyorchesi e
dai turisti. All’interno del
celebre St James Building,
la libreria combina i dettagli della storica struttura
con la sua prestigiosa storia senza mancare di aggiungere dettagli innovativi del design del XXI secolo. I frequentatori abituali si sentiranno “a casa”
anche qui, merito di quelle
prestigiose scaffalature di
ciliegio e dei candelabri
che sono stati “salvati” e
reinstallati. Non manca uno spazio eventi, per presentazioni di libri, concerti e iniziative culturali. Di
grande effetto anche la
carta da parati realizzata
in esclusiva che riproduce
motivi surreali di città italiane che galleggiano fra le
nuvole, mongolfiere e figure zodiacali.
22 » SECONDO TEMPO
| IL FATTO QUOTIDIANO | Giovedì 23 Luglio 2015
Cinema
LA FESTA
“CINEMA REALE”
A Specchia (Lecce) fino al 25 luglio un evento interamente dedicato
al documentario: 50 opere in programma e un focus sulla crisi di Atene
Guardare alla Grecia oggi
tra corpi, inganni e movimenti
S
» MARIATERESA TOTARO
pecchia, Lecce, profondo
sud. Un borgo incastonato
nelle terre del Salento, poco
meno di cinquemila abitanti
e un paesaggio tra i più belli
d’Italia. È la location che fino al 25 luglio ospiterà la FeBox Office sta del Cinema del Reale. Un
festival fuori dal comune
dedicato al cinema documentario. “Qui non ci sono
star, né premi, né un tappeto
Spy
rosso – racconta il direttore
515.716
artistico Paolo Pisanelli –
euro
qui si festeggia il cinema più
tot 597.481
spericolato, più intenso, più
euro in 5 gg
vero”.
Giunta alla sua dodicesima edizione, la rassegna
quest’anno si sviluppa su tre
Babadook parole chiave: corpi, ingan478.613
ni, movimenti. Una delle
euro
novità di quest’anno è un fotot 612.506
cus dedicato alla Grecia, con
euro in 5 gg
un omaggio ai grandi autori
del cinema greco e con la
proiezione dei documentari di Daphné Hérétakis, Eva
Terminator Stefani e Konstantina KotGenisys
zamani.
1
2
3
456.448
euro
tot 1.924.752
euro in 2 sett
4
Jurassic
World
204.320
euro
tot 13.928.567
euro in 6 sett
TRE REGISTE che hanno rac-
contato la loro nazione, nelle sue rivoluzioni e contraddizioni, ma anche nelle speranze e nelle nostalgie. “Ho
iniziato a girare nel 2008.
Sette anni fa non avrei mai
immaginato che il mio paese
potesse trovarsi un giorno in
queste condizioni. È una situazione molto complessa
in cui Tsipras non è affatto
l’unica speranza possibile. –
spiega la giovane regista, autrice di Ici rien (Qui niente,
ndr), Daphné Hérétakis –
Anche se il referendum è
stata un’ottima cosa, le decisioni assunte dopo sono
state una grande delusione
per noi greci”. Il suo è un documentario dedicato a Exarchia, il quartiere di Atene dove iniziarono le contestazioni, ancora oggi teatro
di scontri con la polizia,
“luogo di ritrovo degli spiriti
inquieti, di estremisti e anarchici” come lo definisce
una delle voci narranti, ma
anche “valvola di sicurezza”
di una città simile che assomiglia sempre più ad una
pentola a pressione. “Sono
scioccata dalla non reazione
dei greci al terzo memorandum di Tsipras. Mi aspettavo grandi disordini, reazioni violente... invece nulla.
Ma non credo che la calma
reggerà a lungo. È solo la
quiete prima della tempesta”, racconta la Hérétakis.
Bathers (Bagnanti, ndr) è,
invece, uno dei documentari di Eva Stefani. I non più
giovani bagnanti delle località termali, in un contesto
nostalgico ma energico, esprimono la loro passione
Location
La Festa
del Cinema
del Reale
di Specchia
(Lecce)
per la vita, la poesia, l’ami- documentari musicali come
cizia, ma soprattutto per la Muscle Shoals, La Banda, un
democrazia. Nel “p i cc ol o film di Klaus Voswinckel,
parlamento” della città, fat- che racconta la storia di Grato per lo più di uomini, ci si zia Donateo, la prima maeincontra, si discute, si pro- stra donna di una banda nel
pone e si contesta perché Salento, Killer Road Live,
“questa è la democrazia”. docufilm in cui la voce di
Alle donne spetta invece il Patti Smith accompagnata
culto della bellezza, della dai Soundwalk collective è
cura del corpo, che acqua e protagonista del racconto
fango ringiovaniscono.
della tragica morte di Nico,
“Per curare una palma bi- attrice, modella e vocalist
sogna dormirci accanto, per dei primi Velvet Undersentire il punteruolo che ground.
Anche se non ci sono star
mangia il suo cuore”. È una
delle metafore
e gli artisti li si
più intense di
può incontrare
Wa sh in gto ni a,
al bar o in giro
uno dei due corper il borgo, gli
tometraggi di Il direttore: “Qui
ospiti della Fefiction (insieme non ci sono star,
sta del Cinema
a Arundel) di
del reale sono
K o n s t a n t i n a né premi,
prestigiosi: il
Kotzamani.
regista Premio
qui si festeggia
Un labirinto
Oscar Alex Gibemozionale in il cinema più
ney, la svizzera
cui tutti, perso- spericolato, più
M a r i a n n L ene, piante e aniwinsky, autrici
mali vivono in intenso, più vero
e autori italiani
una atmosfera
tra cui Pippo
tropicale e surD e l b o n o , C oreale di un’Atene visionaria, stanza Quatriglio, Leonarma fondamentalmente tri- do Di Costanzo, Massimo
ste e decadente.
Donati e Alessandro Leone,
Francesco Cordio, Antonio
OLTRE ALLE 50 proiezioni in Bigini, Roberto Nanni, Anprogramma, l’agenda è ricca gelo Marotta e i pugliesi
di eventi speciali in cui tutto Gianni De Blasi, Claudia
il paese è coinvolto: mostre, Mollese, Fabrizio Bellomo,
performance musicali e ar- Paola Crescenzo, Giacomo
tistiche, esposizioni foto- Abruzzese, Giuseppe Margrafiche, laboratori, merca- co Albano. Mattatori delle
tini, seminari. Senza dimen- serate Danio Manfredini,
ticare l’omaggio a Gian Vit- autore di teatro contempotorio Baldi, produttore di raneo e Stefano Andreoli,
Pier Paolo Pasolini, da poco blogger e fondatore di Spiscomparso.
noza.it.
Tra le anteprime alcuni
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NELLESALE In sala arriva anche un detective-movie cinese che mostra le ombre dell’enorme espansione economica
Videogiochi Anni 80, alieni e tanti Pixel
per la gioia dei Nerd che salvano il mondo
Pixels
Regia: Chris Columbus
Attori principali: Adam Sandler, Michelle
Monaghan
Durata: 105 min.
,,,,,
il presidente degli Usa Kevin James, affiancati dal
sexy colonnello Michelle Monaghan. Non inedito, ma il soggetto è buono: l’idea di un mondo disintegrato, ovvero ridotto ai Pixels del titolo, da
alieni ludici e nostalgici convince, decisamente
meno lo sviluppo. Ok l’idea di videomessaggi dallo spazio (ri)affidati a Reagan, Madonna e Fantasilandia, super il cammeo del papà di Pac Man
Toru Iwatani, ma i combattimenti sono stracchi,
la parodia stiracchiata, la noia… yawn. Dal 29 luglio in sala, per soli nerd.
CHI DI GIOCHI gioisce di giochi perisce. In un
best of dell’umanità sparato nello spazio finiscono anche i videogames anni ’80, da Donkey Kong
a Galaga e Centipede, e il misunderstanding è servito: gli alieni li intendono quale atto minaccioso Federico Pontiggia
dei terrestri e ci invadono proprio seFuochi d’artificio
guendo quegli Arin pieno giorno
cade, gli antenati
Regia: Diao Yinan
dei Call of Duty
Attori principali: Liao Fan
contemporanei. La
Durata: 106 min.
salvezza del mondo
,,,,,
intero è nella mani
di quattro vecchi
NEL CARBONIFERO nord della
smanettoni: il nerd
Cina un ex detective torna su un
buono Adam Sancaso che lo aveva appassionato
dler, il cospirazionianni prima, ma un congedo a
sta Josh Gad, il gacausa di una ferita da fuoco lo aleotto Peter Dinklaveva bloccato nelle indagini. La
ge e - udite, udite! - Smanettoni Un’immagine dal film “Pixel”
pista lo porta a conoscere una donna, vedova di
un operaio seviziato in una miniera di carbone: la
relazione che imbastisce con lei diventa l’inizio di
una spirale infernale, con scoperte sorprendenti
per l’investigatore e gli spettatori. Orso d’oro a
Berlino 2014, il terzo lungometraggio del 46enne
Diao Yinan è splendido: potente dello sguardo
consapevole e appassionato del suo regista, è un
detective-movie mescolato al melodramma con
chiare “interferenze” nel cinema sociale. L’espansione economica cinese costa cara ai suoi
cittadini sempre sottoposti a crescenti e pericolose contraddizioni che certo non sfuggono agli
occhi di chi fa cultura e cinema: anche alla luce di
questo, Fuochi d’artificio in pieno giorno si impone
tra le migliori produzioni della Cina contemporanea, “profetiche” come solo le autentiche espressioni artistiche riescono ad essere. Da oggi
in sala.
Anna Maria Pasetti
Kristy
Regia: Oliver Blackburn
Attori principali: Haley Bennett, Ashley
Greene
Durata: 86 min.
,,,,,
“KRISTY!”, e poco importa se si chiama Justine
(Bennett): ammazzare Kristy significa ammazzare Cristo. Diffusa sul suolo americano, connessa tramite smartphone e dialogante a colpi di vi-
Mondi lontani Dal film cinese “Fuochi
d’artificio in pieno giorno”
deo delle esecuzioni, una setta satanica 2.0 si
“interessa” a giovani, belle e gentili prede: Justine, rimasta sola al college per il Thanksgiving, è la
prossima vittima designata. Darà, almeno, del filo da torcere? Non si direbbe, perché va subito a
letto col fidanzato, e sappiamo la verginità essere
un potente salvavita nell’horror di stretta osservanza: Kristy ci fa o ci è? Domanda buona per un
survival movie studentesco, che ibrida satanismo e gang, punta sul femminile e non lesina suspense e incongruenze (il mancato scoppio
dell’airbag…). Ne viene un discreto pareggio, con
la buona performance della Bennett (e della
Greene), la sensazione del già visto e un auspicio: chi scriverà un bel saggio sulla felpa con cappuccio nel teen horror americano? Dal 30 luglio
in sala.
Fed. Pont.
SECONDO TEMPO
Giovedì 23 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO |
» 23
Teatro
ERESIA DELLA FELICITÀ Fino al 25 luglio al Castello Sforzesco di Milano: interpreti,
un “plotone” di 200 adolescenti provenienti da cinque regioni d’Italia, Belgio e Senegal
L
Ricarica
UNDER 30
Da stasera a
domenica, al
Teatro Sociale di Gualtieri
(Re) in scena
“Direction
Under 30”,
Festival di
Mutuo Soccorso Teatrale con artisti,
giurati e critici con meno
di 30 anni
n
SAN VITTORE GLOBE
THEATRE
Stasera al Parenti di Milano, San Vittore Globe
Theatre,
compagnia
dentro e fuori
dal carcere
che presenta
uno spettacolo dedicato
a Alda Merini, Testori e
Shakespeare
n
Foto Mario Spada
esportata con successo in
mezza penisola e nel mondo.
Gli imberbi attori, provenienti dalle molte Non-Scuole, dopo un’esperienza simile
nel 2011 a Santarcangelo (per
cui hanno vinto un premio Ubu speciale), sono approdati
a Milano per chiudere la rassegna Da vicino nessuno è
normale, che ogni anno anima l’estate meneghina negli
spazi dell’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini e che ora,
eccezionalmente, trasloca in
centro città. Sono loro l’esercito dei “calzoni neri” e delle
“bluse gialle/con tre metri di
tramonto”: si presentano con
un gesto ai compagni; recitano le poesie cantando in ottonari o a ritmo di rap; intonano l’inno della propria tribù; sulle note dell’Internazionale gridano in egiziano,
suonano percussioni africane, traducono il russo in albanese; fanno scongiuri; ballano, sotto gli occhi vigili di
Martinelli, delle loro guide,
dei testimoni e del blasonato
fotografo Mario Spada, che li
sta seguendo per confezionare un Diario giornaliero di
immagini, oltre a quello giornalistico redatto da alcune
testate locali.
» CAMILLA TAGLIABUE
a poesia è una cosa da ragazzi; anche Benedetto Croce
sosteneva che “fino a 18 anni
tutti scrivono poesie; dopo,
possono continuare a farlo
solo due categorie di persone: i poeti e i cretini”. Ecco
perché soltanto un “plotone”
di oltre 200 adolescenti può
“imbracciare i versi crepitanti di Vladimir Majakovskij, quando lui pure era un
giovane ribelle, e sentiva la
tempesta nell’aria”, spiega il
regista Marco Martinelli, ideatore e direttore di Eresia
della felicità, una “creazione
a cielo aperto”dedicata al più
famoso Orfeo della Rivoluzione russa, poi da essa deluso e tradito: questo potentissimo e anomalo spettacolo, a metà tra una lezione
classica e un happening avanguardista, è in scena fino
a sabato 25 luglio lungo le
mura del Castello Sforzesco
di Milano a partire dalle
18.30.
GLI SPETTATORI, o meglio i
“testimoni”, possono appollaiarsi all’ombra dei bastioni
per tutta la durata della performance (2-3 ore), oppure
optare per una sosta di pochi
minuti, come i turisti a zonzo
per la città, a pochi passi dalla
pomposa porta dell’Expo in
piazza Castello.
Ma è sotto la Torre del Filarete che va in scena l’Expo
migliore, non tanto perché lo
spettacolo è “inserito nel
programma ufficiale” dell’evento monstre, quanto perché si partecipa a un rito collettivo ma non retorico,
gioioso ma non garrulo, meticcio ma non posticcio: alla
prima, per dire, mentre l’assessore alla Cultura del Comune, Filippo Del Corno, sedeva ingiacchettato sull’erba
dell’ex fossato, una signora in
chador assisteva all’opera coi
figlioletti, affacciata dal ponte levatoio – ed esclusi i pre-
Cento lingue, dialetti
e idiomi per recitare
Majakovskij e Ariosto
senti, a Milano, musulmani
in teatro non se ne vedono
molti, così come i politici...
Anche sul palco è un crogiuolo di culture e voci: i bravissimi interpreti (a cui si
chiede venia per non poterli
menzionare qui uno per uno,
come meriterebbero) appartengono a 11 “tribù” di cinque
regioni d’Italia più due di
Belgio e Senegal, per un totale di circa 15 idiomi tra dialetti e lingue straniere.
I versi di Majakovskij, ma
pure quelli di Aristofane o Ariosto, sono qui declinati e
declamati in romagnolo e in
wolof senegalese, in cinese e
in sardo, in calabrese o nella
parlata ruvida di Scampia,
per cui la fortuna “roinosa”
dell’Orlando diventa icasticamente “ca zzimmo sa”.
Guidati dal corifeo Martinelli, questi “molti”sono arrivati
“al Castello come un’epidemia, parola che alla lettera si-
Performance
Si può assistere allo
spettacolo
intero o
optare per
una breve
sosta
EPPURE il vino è “triste” (di-
gnifica “l’arrivo nel paese”... I
molti sono una particolare
forma di ebbrezza. I molti sono l’anarchia possibile, imprevista, la sorpresa che
rompe il disegno registico”,
scrive nelle note il direttore,
già fondatore del Teatro delle Albe di Ravenna, con Ermanna Montanari, Luigi Dadina e Marcella Nonni, e ideatore della Non-Scuola,
pratica teatrale-pedagogica
con gli adolescenti che è stata
ceva Pavese, un altro morto
suicida e “senza pettegolezzi” come Majakovskij), e
all’ebbrezza della festa dionisiaca si accompagna sempre la malinconia: “I molti
qui sono i piccoli”, spiega il
regista. “Bambini pieni di
grazia, adolescenti sgraziati
in bilico tra l’età dell’oro e l’età del grigio – per questo, forse, ancor più commoventi”.
Cosa fare allora, “mamma”,
se il “figlio è magnificamente
malato” e “ha l’incendio nel
cu or e?” “Dite ai pompieri
che su un cuore in fiamme ci
si arrampica con le carezze”.
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CIAKSIGIRA Il nuovo film di Giuseppe Piccioni. E Ozpetek vola a Istanbul
Ex Machina
Regia: Alex Garland
Attori principali: Domhnall Gleeson, Oscar Isaac
Durata: 108 min.
,,,,,
DANNY Boyle, il regista Oscar di The Millionaire,
deve averlo scocciato, e lo scrittore britannico Alex Garland, per lui sceneggiatore, tra gli altri, di
28 giorni dopo e Sunshine, ha tentato la via in solitaria: l’esordio alla regia con Ex Machina, triangolo maieutico e futuribile tra l’apprendista stregone Domhnall Gleeson, il capo genio e sregolatezza Oscar Isaac e la sua creatura, un’intelligenza artificiale coscienziosa e - non guasta - dalle
bellissime fattezze femminili (Alicia Vikander, in
ascesa). Nulla di nuovo sotto il sole artificiale
della fantascienza, ma la luce cade bene: interrogativi etici, dilemmi
morali, tensione psicologica, il tutto carburato nel caro e vecchio
rapporto uomo-macchina. Aggiungete dialoghi felici e interpretazioni efficaci, ed Ex Machina non potrà deludervi: un robot, pardon,
un film dal cuore di silicio. Dal 30 luglio al ciIl robot
nema.
Fed. Pont.
Da “Ex Machina”
» FABRIZIO CORALLO
G
iuseppe Piccioni inizierà a girare a
settembre in Salento Questi giorni,
film scritto con Pierpaolo Pirone e
Chiara Ridolfi e prodotto da Matteo Levi
per 11 Marzo Cinematografica e Rai Cinema
interpretato da quattro giovanissime semi
debuttanti: Marta Gastini (rivelatasi nella
serie I Borgia e nell’horror Il rito con Anthony Hopkins), Maria Roveran (Piccola
Patria), Laura Adriani e Caterina Le Caselle
a cui si aggiungeranno Margherita Buy, Filippo Timi e Sergio Rubini. In scena un
gruppo di ragazze di una piccola cittadina
del Sud che quando una di loro si trasferisce
a Belgrado da un’amica decidono di seguirla
per pochi giorni vivendo un momento di
forti aspettative nei confronti della vita, accompagnate ognuna da una questione personale non ancora risolta.
FERZAN Ozpetek porterà al cinema il suo ro-
manzo Rosso Istanbul dopo averlo sceneggiato con Gianni Romoli e Valia Santella: il
film verrà realizzato interamente in Turchia
tra ottobre e novembre da Rc Produzioni e
Rai Cinema con un cast ancora in via di definizione. Una sera un regista turco che vive
a Roma decide di prendere un aereo per Istanbul, la città in cui è nato e cresciuto.
L’improvviso ritorno a casa accende a uno a
Quattro amiche
tra il Salento,
Belgrado
e le vite irrisolte
uno i ricordi e la sua città coglierà ancora una volta il protagonista di sorpresa. “È un
film sul Ritorno. Il mio, a Istanbul. Dopo tanti film girati in Italia, viaggio di nuovo
verso Oriente per raccontare
l’emozione dell’incontro e
scontro tra le mie due culture”, spiega l’autore.
LUCA Miniero dirigerà una
bambino e si ritroverà costretta con esiti imprevedibili a chiedere aiuto a musulmani e
buddhisti.
REDUCE dal bel successo ottenuto con The
Youth Madalina Ghenea ha iniziato a girare
in Alto Adige Condemned to love, una commedia romantica in cui recita con Darren
Criss, noto per la serie tv Glee, sotto la guida
di Barry Morrow, al suo debutto alla regia
dopo aver vinto un Oscar per la sceneggiatura di Rain Man.
DOPO Irrational Man presen-
tato quest’anno a Cannes e ancora inedito in Italia Woody
Allen sta per iniziare le riprese
di un nuovo film in cui tornerà
a dirigere Parker Posey questa
volta insieme a Blake Lively,
Kristen Stewart, Jesse Eisenberg e Bruce Willis.
LA STAR di The Imitation Game
nuova commedia per Cattle- Il regista Ferzan Ozpetek
Benedict Cumberbatch recita
ya e Rai Cinema che raccon- sta per girare il nuovo film
per i Marvel Studios in Doctor
terà in modo buffo una serie
Strange, un nuovo film di Scott
di contrasti che nascono tra diverse comu- Derrickson incentrato sulle vicende di un
nità religiose che vivono in una piccola isola neurochirurgo che in seguito a un terribile
del Mediterraneo. Quella cattolica a causa incidente automobilistico scopre il mondo
del calo delle nascite italiane non riesce a segreto della magia e delle dimensioni altertrovare nessuno in grado di dar vita a Gesù native.
24 » ULTIMA PAGINA
Dalla Prima
» MARCO TRAVAGLIO
I
l giornalismo, specie in tv, o è
contro o non è. Senza contrasti, passioni e un filo di sangue,
non c’è motivo perché uno resti
incollato tre ore al teleschermo. Col caldo che fa, poi. Infatti
chiunque abbia tentato un talk
filogovernativo, senza il mestiere e la ruffianeria di un Vespa, ha miseramente fallito. Bastava chiedere informazioni ai
conduttori che dal 2002, dopo
l’editto bulgaro, subentrarono
a Santoro al servizio di B. e sfiorarono lo zero share, che alla
Rai - per l’effetto zapping – è
più proibitivo dello zero alla
schedina. Resta da capire perché la Rai si sia rivolta a Raiotta
che, a parte la barba, è sempre lo
stesso. Quello che, nel 2007 al
Tg1, bucò clamorosamente e
volontariamente il V-Day di
Grillo (una notizietta di 29 secondi da studio senza lo straccio di un filmato), atto di nascita
di un movimento discretamente rilevante. E che poi, intervistando B., gli lasciò dire “Ho
fatto di tutto per trattenere Biagi alla Rai, ma lui se ne volle andare per intascare una lauta liquidazione”. E che infine irruppe nel genere horror vantando il “record di ascolti in tutte le edizioni del Tg1 nella giornata del terremoto in Abruzzo”. Un’autopompa funebre rimasta ineguagliata.
Passato al Sole-24 con gran
sollievo degli altri quotidiani,
nel 2009 corresse una stroncatura di Noi, ultimo libro di Veltroni, sfuggita al suo controllo,
con un personale intervento riparatore: “Quando l’autore di
un libro è un personaggio noto,
i recensori spesso finiscono
con il mettere sotto critica l’autore, non il volume. E Noi è destinato a subire questa sorte ineluttabile”, slap slap. Poi annunciò trionfante che “le grandi firme del giornale” avevano
eletto Uomo dell’Anno il ministro Tremonti. Purtroppo le
grandi firme del Solesmentirono all’istante e all’unisono l’insano gesto: Tremonti l’aveva eletto Johnny Lecchino, dopo
ampio e lacerante dibattito con
se stesso, allo specchio.
Tornato infine alla Stampa
per la gioia delle altre testate,
iniziò a twittare forsennatamente in favore di Filippo Sensi, portavoce di Renzi, dunque
emblema della “sinistra raziocinante, da sempre minoranza
a me cara”, “un popolare blogger romano, un timido e appartato giornalista”. L’Impero dei
Sensi. Il 12 gennaio 2014 Raiotta compì 60 anni il giorno dopo
dei 39 di Renzi, e cinguettò un
memorabile “Urca non lo sapevo che anche @matteorenzi è
un Capricorno #auguri, e si affidi alla razionalità del segno”,
riuscendo così, in soli 140 caratteri, a fare gli auguri al politico più potente d’Italia, esaltandone la razionalità, ma anche a se stesso, buttando lì che
anche lui è un razionalissimo
Capricorno. Lingua fronte-retro, con leccata e autoleccata
incorporata. Casomai la sua
passione per Matteo fosse
sfuggita a Matteo e alla Rai, il
Cortigiano Johnny tenne una
lectio magistralis ad alto contenuto erotico al think thank
irlandese IIEA, sdilinquendosi per il nostro “giovane premier fotogenico, forte, intelligente, sexy, digitalmente esperto” e per “il suo meraviglioso governo”. Il tutto in inglese. Perché lui è bilingue. In
tutti i Sensi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
C’
è Alessandra Moretti che dice
di aver perso in Veneto per il
sostegno dato a Renzi e per
“un look da tranviere”. C’è Raffaella
Paita , sconfitta in Liguria e che nega il
saluto al ministro Andrea Orlando: “Eravamo amici, mi ha mollato”. C’è Sara
Biagiotti, sindaco sfiduciato di Sesto
Fiorentino che dice: “Ho vissuto la pagina più nera di Sesto dopo il fascismo”. Tre donne del Pd, tre storie, la
stessa cocente delusione, lo stesso tentativo di scaricare altrove il proprio insuccesso. Proprio come avrebbero fat-
| IL FATTO QUOTIDIANO | Giovedì 23 Luglio 2015
STOCCATA E FUGA
Lo scaricabarile
della politica
non è soltanto
il vizio dei maschi
» ANTONIO PADELLARO
to i loro colleghi uomini, ma
con in più il detto e non detto di
aver pagato il prezzo del genere femminile in una politica dominata pur sempre da una visione
maschile e maschilista dei rapporti di
forza. Eppure, per esempio, la Moretti
meglio avrebbe fatto a riflettere sui
troppi giri di valzer nel partito (Bersani, Letta, Renzi e domani chissà) che
non hanno certo giovato alla sua immagine di forte coerenza e alla sua popolarità. E se è stata travolta dal leghista Zaia la colpa non può essere, siamo
seri, per la sua rinuncia agli abiti e
al trucco da ladylike. Sui clamorosi errori della Paita, che hanno spianato la strada al forzista
Toti, si potrebbe scrivere un saggio di autolesionismo elettorale mentre, a quanto si sa, in quel di Sesto Fiorentino si litiga sulla ciccia di un aeroporto e di un inceneritore, altro che fascismo. Dalla presenza, ancora troppo
limitata, delle donne in politica, dipende la crescita della democrazia. Lo scaricabarile lasciamolo ai maschi.
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