Laboratorio di storia contemporanea
Istituto per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea della provincia di Vicenza «Ettore Gallo» - Istrevi
No. RD/2012/1
ISTITUTO STORIA DELLA RESISTENZA
E DELL’ETÀ
DELLA
CONTEMPORANEA
PROVINCIA DI VICENZA
ETTORE GALLO
Recensioni e dibattiti
Responsabile di collana Giuseppe Pupillo – [email protected]
Diario di Lino Camonico,
martire bassanese della Resistenza
SONIA RESIDORI
Recensione su
È questa l’ora .... diario di Lino Camonico,
Martire bassanese della Resistenza, a cura
di Francesco Tessarolo, Attilio Fraccaro
editore
SONIA RESIDORI
[email protected]
Sonia Residori, storica e bibliotecaria, è
membro
del
comitato
scientifico
dell’IstReVi. Si è occupata di storia delle
donne, demografia storica e storia della
criminalità. Attualmente si occupa di
tematiche legate alla Resistenza e al
secondo
conflitto
mondiale.
Ha
pubblicato recentemente: Il coraggio
dell’altruismo: spettatori e atrocità
collettive nel Vicentino 1943-‘45 nel
2004, Il massacro del Grappa: vittime e
carnefici del rastrellamento (20-27 settembre 1944) nel 2007, Il Guerriero giusto e l’Anima
bella: l’identità femminile nella Resistenza Vicentina, 1943-’45 nel 2008.
La collana Recensioni e Dibattiti del Laboratorio di storia contemporanea è pubblicata a
cura dell’Istrevi e intende promuovere la discussione critica su ricerche e libri dedicati alla
storia contemporanea vicentina e veneta.
I quaderni del Laboratorio di storia contemporanea
sono scaricabili all’indirizzo: www.istrevi.it/lab
Per contatti: [email protected]
Istituto per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea
della provincia di Vicenza «Ettore Gallo»
c/o Museo del Risorgimento e della Resistenza – Villa Guiccioli
Viale X Giugno 115 -
I-36100 Vicenza
Diario di Lino Camonico, martire bassanese della Resistenza
È questa l’ora ....
diario di Lino Camonico,
Martire bassanese della Resistenza,
a cura di FRANCESCO TESSAROLO,
Attilio Fraccaro editore
Il lavoro di Francesco Tessarolo è il n.7 dei “Quaderni della
Resistenza Vicentina” che è dedicato a Giulio Vescovi, nome di battaglia
Leo, comandante della brigata Fiamme Verdi della divisione Sette Comuni.
Giulio che non era uno storico, ma un partigiano che credeva con tutto se
stesso negli ideali della Resistenza e come tale era il depositario, il custode
di quella memoria. Il suo timore più grande era che, una volta scomparsi i
protagonisti della guerra di Liberazione, quella fase della nostra storia
nazionale cadesse nel dimenticatoio, o, peggio, fosse sovvertita da qualche
spinta revisionistica. Per questo era un tenace sostenitore della
pubblicazione di questi “Quaderni” e di ogni altro studio sulla Resistenza,
così come di convegni, incontri, presentazioni di libri. Di lui è rimasto il
ricordo indimenticabile di un uomo dal grande
rigore morale e di una grande idealità.
Il
“Quaderno”
è
la
pubblicazione,
annotata con impegno e scrupolo da Francesco
Tessarolo, del diario di Lino Bortolo Camonico,
uno dei ragazzi uccisi durante il massacro del
Grappa, l’operazione militare che tedeschi e
fascisti portarono a termine tra tra il 20 e il 29
settembre 1944 e che ebbe come esito la
fucilazione o l’impiccagione di centinaia di
Lino Camonico a 18 anni
giovani uomini.
dal libretto universitario
Il diario tenuto per pochi mesi, dal 7 ottobre 1943 all’agosto del
1944,è una testimonianza preziosa dell’intimo vissuto proprio di uno di
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quei ragazzi nei mesi successivi alla dichiarazione dell’armistizio italiano
con le forze Alleate.
Studente universitario, iscritto alla facoltà di medicina dell’Università
di Padova, Lino Bortolo è consapevole di vivere un momento storico
cruciale per la storia del Paese, ma anche per i destini individuali. I bandi
di arruolamento della leva obbligatoria emanati dalla rinata Repubblica
Sociale riguardarono soprattutto le classi del 1925 e 1926, ma
progressivamente compresero tutte le classi fino al 1914, e per i renitenti e
i disertori fu emanato un decreto che stabiliva la pena di morte, per i
giovani come per i genitori in una sorta di corresponsabilità parentale.
Il carattere del conflitto che coinvolgeva anche la popolazione civile
non lasciava alcuna possibilità ai giovani di rinviare la decisione di scelta
di campo che diventava necessaria e impellente e condotta in assenza di un
chiaro riferimento istituzionale. Furono mesi difficili durante i quali la
coscienza civile di molti ragazzi chiamati a scelte drammatiche, era
lacerata, tormentata e tuttavia ambienti familiari e sociali potevano spesso
incoraggiare quale direzione prendere.
Leggendo le stringate righe del diario di Camonico, la scelta di
aderire alla Resistenza sembra quasi l’esito naturale della sua formazione,
dei suoi studi e soprattutto della frequentazione di amici come Lucio Iess,
Gianni Zonta, l’amico Bepi, forse Giuseppe Montanari, e poi più tardi il
prof. Mantovani con suo nipote Jacopo, pure studente di medicina. Ma ad
un certo punto del diario e della vita di Bortolo Lino compare una figura
inquietante: Licia Eleonora Naldi, una giovane impiegata del ministero
dell’Aeronautica, ospitata in casa. Fra i due giovani si sviluppa la
familiarità della convivenza e la simpatia complice la stessa età, anche se
Licia, che dorme nella stanza accanto, con l’andar dei giorni, finisce per
esercitare un certo fascino su Lino Bortolo.
La
famiglia
Camonico
non
può
neppure
immaginare
la
trasformazione che in brevissimo tempo porterà la ragazza da semplice
impiegata ministeriale a segretaria-amante del ten. Alfredo Perillo. Questi,
pur appartenendo al Deposito Contraereo della Rsi, nel luglio del 1944 era
stato nominato dai tedeschi capo dell’Ufficio Politico germanico di
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Bassano, ovvero responsabile della sicurezza del territorio occupato. In
altre parole, egli doveva essere in grado di
impedire, o almeno contrastare, l’attività
partigiana per mezzo di un servizio spionistico.
Perillo,
quindi,
informazioni
procedeva
sull’attività
a
raccogliere
dei
partigiani
attraverso una fitta rete di spie e svolgeva
un’attività
di
carattere
poliziesco
come
indagini sulle forze e tendenze politiche dei
gruppi partigiani, nomi dei comandanti,
operava arresti e interrogatori. Disponeva di
Eleonora Licia Naldi a 22 anni,
dalla carta d’identità
al momento dell’arresto
più di 30 informatori ed Eleonora Naldi era
uno di questi.
In seguito all’arresto di Lucio Iess, poi deportato a Mauthausen, il
giovane Camonico avverte un qualche legame tra la bella ospite e quanto è
accaduto all’amico, ed affida le sue intuizioni al diario che si interrompe
però poco dopo, il 15 agosto 1944. Da altre fonti sappiamo che il 26 agosto
Lino Bortolo, accompagnato dalla Naldi, che probabilmente era riuscita a
fugare i dubbi del giovane, raggiunse sul Grappa il posto di blocco di
Solagna presidiato dai garibaldini, con l’intenzione di unirsi ai partigiani.
Lino venne subito accolto, e scelse il nome di battaglia di “Medoro”. La
Naldi, invece, non convinse il comando partigiano e dopo essere stata
ospitata per una notte, venne rispedita in pianura.
Tra il 18 e il 20 settembre tutto il massiccio del Grappa venne
completamente circondato da un anello di posti di sbarramento, armati di
mitragliatrici e collocati sulle strade pedemontane, ad un centinaio di
metri l’uno dall’altro, per “ingabbiare” i distaccamenti partigiani ed
impedire così ogni via di fuga all’accerchiamento. Dopo aver approntato i
posti di blocco con personale in gran parte tratto dalla Brigata Nera di
Vicenza, il 21 settembre 1944 le truppe tedesche partirono all’attacco
sbaragliando in poche ore le formazioni partigiane, inferiori di numero,
scarsamente armate e malamente addestrate. Alle ore 13 del 21 settembre,
il Comando partigiano diramò alle formazioni l’inevitabile, ed anche
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tardivo, “si salvi chi può”. Gli altri giorni, quelli che vanno dal 22 fino al
mattino del 29 settembre, furono dedicati al massacro, alla distruzione del
territorio e delle case, ma soprattutto alla caccia all’uomo, condotta con
ogni mezzo per catturare coloro che erano riusciti a filtrare attraverso i
posti di blocco. Lino Bortolo fuggì dal Grappa verso nord, cercando di
raggiungere Fonzaso dove viveva la sorella, che lo avrebbe senz’altro
aiutato. Invece fu catturato e portato ad Arten, dove venne condannato a
morte, dopo esser stato seviziato, da una sorta di tribunale presieduto da
Wilhelm Niedermayr, appartenente alla Sicherheitspolizei/SD (SiPo/SD)
di Roncegno, Kommando Andorfer.
Il lavoro di Francesco Tessarolo si presenta come una pubblicazione
di agile lettura, che in modo corretto porta alla conoscenza di un pubblico
più vasto, un episodio poco noto della Resistenza bassanese. Purtroppo
alla fine del “Quaderno” sono anche presenti una decina di pagine di
Lorenzo Rossi con il titolo “Gli ultimi momenti di “Medoro”, pagine che
nulla hanno di serio ed affidabile. Piene di errori, anche macroscopici, ad
evitare i quali sarebbe bastata la lettura di un paio di libri, propongono una
ricostruzione poco rispettosa del sacrificio di Lino Bortolo Camonico.
Sbagliare il nome dei reparti artefici del rastrellamento e del massacro
come fa il Rossi, significa rigettare nell’oblio ancora una volta le
responsabilità dei carnefici. Fare storia è una passione, farla correttamente
è un dovere civico.
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Diario di Lino Camonico (recensione)