TESTATA GIORNALISTICA STUDENTESCA
Interfacoltà Uni.Ge.
Apartitica e aconfessionale,
a cura dell’Ass. “L’Orma del Viaggiatore”
G E N OVA
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PASTICCERIA - PRODUZIONE PROPRIA
C.so Montegrappa, 7/r - Tel. 010 8370526
A. A. 2008-2009 Reg. Trib. GE 25/2006
Numero 2
PASTICCERIA - PRODUZIONE PROPRIA
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Aprile 2009
L’ORMA
Concorso letterario e fotografico
Editoriale
Sistemi universitari
a confronto
La riforma Gelmini è
stata al centro del dibattito politico e di quello
studentesco per lungo
tempo.
Tante sono state le proteste da parte degli studenti che in questi mesi
hanno sfilato più volte
per le strade, hanno
organizzato lezioni alternative “occupando”
le facoltà e cercando di
fare sentire a tutti la propria voce.
Da ben più lungo tempo, però, c’è scontento riguardo al tema
dell’inserimento
nel
mondo del lavoro.
Sicuramente la crisi
globale non aiuta gli studenti a inserirsi nel mercato del lavoro. Nello
scorso numero abbiamo
preso il toro per le corna
e abbiamo cercato di
capire se il nostro modo
di concepire l’università
è davvero cosi penalizzante nei confronti di chi
cerca lavoro.
Abbiamo visto come il
rapporto tra università e
lavoro ci sia ma come si
debba migliorare sensibilmente perché il mercato del lavoro si apra ai
giovani neolaureati.
Siamo gli unici che dobbiamo fare i conti con le
riforme?
Siamo solo noi a
protestare con le istituzioni perché la situazione attuale non va
bene? Siamo sicuri che
l’erba del vicino sia sempre quella più verde?
Confrontiamoci con gli
altri. Analizziamo i pro e
i contro dei sistemi universitari degli altri paesi
e facciamo proposte
concrete per migliorare il
nostro. Dobbiamo quindi
essere noi i primi a metterci in gioco e a capire
quello che non va.
Possiamo trasformare il
presente se lo conosciamo realmente e abbiamo sempre davanti a noi
la certezza che il futuro
è nelle nostre mani.
Stefano Risso
[email protected]
“Periferie” di grandi città
Premiazione Concorso “Orme Oltremare” Edizione 2008.
Parte la quarta edizione
dell’ormai
immancabile
concorso letterario Orme
Oltremare,
promosso
dall’Associazione L’Orma
del
Viaggiatore,
che
quest’anno si arricchisce
della sezione “Fotografia”
per dare spazio anche a
chi si esprime attraverso
immagini piuttosto che con
parole.
Il tema è “Periferie”.
Dare spazio all’Arte non significa tanto dare spazio alla
trasmissione di un valore
estetico, quanto lasciare
una porta aperta: chiedere
di raccontare uno spaccato della propria o altrui
esistenza,
un’emozione,
una fantasia, un episodio
curioso o un ricordo che ha
segnato la vita è chiedere
di comunicare.
La comunicazione, sia scritta che visiva, non è altro
che un modo per relazionarsi con gli altri e magari,
tramite la relazione, sco-
COMUNE DI GENOVA
TEATRO
(Foto Archivio Orma)
prire qualcosa di sé, trovare quello che si cercava
o rendersi conto di aver
perso qualcos’altro, cambiare, in una parola crescere.
Banalmente si può dire che
l’importante non è vincere,
ma partecipare perché è
una buona occasione per
mettersi in gioco e condividere esperienze.
Allora armatevi di penna,
computer o macchina fotografica e…a tutti voi buon
lavoro!
L’ORMA
MANIFESTAZIONI
L’ORMA
Onda
Concorso
Informagiovani
Tullio Solenghi
28 febbraio 2009. L’Anno
Accademico viene inaugurato dal Rettore Giacomo Deferrari ma la cerimonia inizia con 50 minuti
di ritardo. A Balbi 5 infatti
è in corso l’ultima, in ordine cronologico, manifestazione organizzata da
parte del Movimento Studentesco dell’Onda che
protesta contro la “Legge
Gelmini” e i tagli al personale amministrativo e (...)
Anche quest’anno “L’Orma
del Viaggiatore” bandisce,
come è consuetudine oramai consolidata, il concorso letterario “Orme
Oltremare”, giunto alla
sua quarta edizione, che
di anno in anno raccoglie sempre più adesioni
e consensi. Ricordiamo e
ringraziamo i vincitori della scorsa edizione: Olivia
Costanzo, con Carùgi e
carugi, (...)
Informagiovani è lo sportello
creato dal Comune di Genova per offrire informazioni e
assistenza su temi fondamentali per i giovani dai 15
ai 29 anni che spesso si ritrovano catapultati nel mondo del lavoro senza un’idea
chiara su cosa li attenda. Si
trova a Palazzo Ducale al
piano terra insieme ad Antenna Europe Direct, Comuneinforma e Sportello del
cittadino. (...)
Ha sessant’anni, è nato a
Genova ed è un pilastro del
teatro italiano: in due parole è Tullio Solenghi. L’abbiamo ascoltato in radio ai
suoi esordi, visto in tv, a teatro e addirittura sul grande
schermo: attore, comico e
presentatore in un solo volto, che inoltre si è aperto al
pubblico con un sito internet elegante e ricco di informazioni interessanti (www.
tulliosolenghi.com). (...)
continua a pag. 2
continua a pag. 3
continua a pag. 10
continua a pag. 11
Indice
e in più...
Napoli pag. 2
Alloggi Erasmus
pag. 3
Speciale Estero
pag. 4
Antenna Europe
pag. 10
Giochi
pag. 12
2
MANIFESTAZIONI STUDENTESCHE
L’ORMA
Gli studenti: «Siamo ancora ben radicati nelle facoltà. La protesta continua»
L’Onda è diventata davvero un’élite?
Antonio Gibelli : «Si sono arroccati e hanno smesso di dialogare con gli altri»
Scritte sui muri di Balbi 5.
(Foto Stefano Risso)
(segue dalla prima)
(...) decide di invadere l’Aula
Magna. Una protesta iniziata
il 24 ottobre scorso con una
grande
manifestazione
pubblica.
Un vero e proprio “funerale”
per le vie della città con
il corteo funebre che ha
accompagnato la simbolica
bara contenente il feretro
dell’università italiana fino
a Palazzo Ducale dove
gli studenti hanno lasciato
fiori e candele. In seguito
quasi in tutte le facoltà
si è deciso di occupare i
locali e di organizzare delle
Assemblee Permanenti dove
si è discusso liberamente
e si è cercato di fare vera
informazione.
Serate
culturali con la presenza di
personaggi d spicco dello
spettacolo e cineforum.
Con queste modalità gli
studenti hanno scelto di dire
NO alla “Legge 133” che
nel frattempo ha completato
il suo iter parlamentare.
Il culmine vero della protesta
è arrivato con la grande
manifestazione organizzata
del 14-16 novembre a
Roma con una discreta
partecipazione
(circa
170 studenti) dell’ateneo
genovese. Una festa per
dimostrare che gli studenti
ci sono e che vogliono dire
la loro.
Il 12 dicembre un altro
grande corteo, che al suo
termine è confluito con quello
organizzato dai sindacati in
Piazza Caricamento. Verso
la fine dell’anno gli studenti di
Scienze Politiche terminano
la loro occupazione dell’
Albergo dei Poveri. Viene
annunciata infatti il 10
febbraio 2009 l’apertura
in via delle Fontane di una
nuova sede del movimento.
La protesta in occasione
dell’inaugurazione dell’anno
accademico
è
stata
fortemente condannata da
parte di tutti i professori. Chi
si è schierato apertamente
contro il gesto dell’ invasione
dell’ aula magna è stato il
professor Antonio Gibelli,
docente della facoltà di
Lettere e Filosofia, che nelle
fasi preliminari è stato molto
vicino al movimento per poi
dichiarare in un’ intervista
su Repubblica: «L’Onda
è morta. C’è un riflusso
forte. Ormai è rimasta una
élite che non è riuscita a
costruire, nè mantenere
un dialogo con tutti gli altri
studenti dell’ Università.
Quando hanno deciso di
invadere l’Aula Magna io
me ne sono andato. Ho
detto agli studenti alle ultime
assemblee che hanno perso
gli altri per strada e che
facendo cosi non si va da
nessuna parte».
La risposta da parte degli
studenti arriva per voce di
Andrea Sbarbaro facente
parte del collettivo di
Scienze della Formazione:
«Non possiamo parlare per
tutto il territorio nazionale.
A Genova il movimento
ha
partecipato
talvolta
chiudendosi, e trovandomi
contrario alla cosa, come nel
caso della manifestazione
del 12 dicembre quando
non abbiamo sfilato con la
CGIL. I gruppi studenteschi
dell’Onda sono rimasti ben
radicati nelle facoltà, e stanno
dialogando con successo
non solo con altri studenti
e docenti, ma anche con il
mondo dell’associazionismo
genovese». La protesta
quindi va avanti anche se
il movimento sembra aver
perso consensi. Quello
che sembra certo è che la
provocazione del professor
Gibelli
abbia
creato
scompiglio all’ interno del
gruppo di protesta che ora
sta cercando in tutti i modi
di riorganizzarsi. Ora ci
si domanda quale futuro
possa avere l’Onda e cosa
voglia fare di concreto.
Stefano Risso
[email protected]
NAPOLI
L’A.D. di Publitalia riceve il prestigioso riconoscimento dalla Suor Orsola Benincasa di Napoli
Laurea ad Honorem per Giuliano Andreani
47 anni di onorata carriera e ancora da dare tanto alla Tv
Giuliano Andreani.
I maghi esistono ancora,
e Giuliano Andreani è
senza dubbio uno di questi. Per anni ha lavorato in
Sipra, la storica conces-
(Foto Archivio)
sionaria di pubblicità della
Rai, diventandone direttore nel ‘91, poi ha militato
in Mediaset S.p.A dove dal
’96 ricopre la posizione di
amministratore delegato.
Giuliano Andreani è così la
massima espressione della
pubblicità italiana la cui preparazione ed eccellenza è
stata premiata lo scorso 20
febbraio presso l’Università
Suor Orsola Benincasa di
Napoli, con una laurea magistrale honoris causa in
Scienze della Comunicazione.
Una folla attenta e composta ha riempito l’’aula
magna dell’ateneo napoletano ed accolto i tanti
studenti, esperti e curiosi,
giunti a rendere omaggio
a colui che, da Carosello in
poi, ha provato a cambiare
il volto della pubblicità italiana: dapprima con gli spot
semplici e fortemente evocativi, poi con l’invenzione
dell’elevator, lo strumento
di pubblicità dinamica che
appare oggi sui moderni
schermi televisivi durante
un programma per promuovere quello successivo.
A quasi 47 anni di carriera, infatti, Andreani non
solo può sentirsi vicino alle
nozze d’oro con la pubblicità
ma può ammettere soprattutto di vantare un bagaglio
di esperienze straordinario.
Ha iniziato quando lo spot
era ancora chiamato reclame, e le unici automobili
con diritto di visibilità nella
nostra televisione erano le
Fiat. Un’arte, la sua, che
come ha spiegato durante
la discussione della tesi
dal titolo “Io e la pubblicità”
è stata sempre al servizio
della pubblicità, quella vera
e intrigante, dapprima bistrattata e intesa solo come
fastidio dallo spettatore, poi
riconosciuta come vero e
proprio linguaggio, studiata,
analizzata e indagata per
scoprirne sempre di nuove.
Attualmente, Andreani è
in forza a Mediaset, sede
negli ultimi mesi di continue
polemiche circa le scelte di
programmazione in occasione di importanti fatti di
cronaca. «Non possiamo
pensare che la gente torni
a casa stanca e trovi in tv
solo programmi impegnati –
ha commentato – scegliere
è possibile, perché non farlo?». La seduta di laurea di
venerdì 20 febbraio, che ha
visto la sua nomina come
Dottore in Comunicazione, è iniziata con la proiezione di una rassegna di
diverse immagini, partendo
Andreani mentre riceve la laurea.
(Foto Archivio)
proprio da Carosello fino ai
giorni nostri, testimonianza esplicita e tangibile dei
continui cambiamenti della
pubblicità italiana attraverso le emittenti commerciali
ed è continuata poi con un
discorso piacevole ed appassionante circa le tante
esperienze dell’ad di Publitalia. Soddisfatti per questa iniziativa si sono detti
tutti i massimi esponenti
dell’ateneo napoletano, in
primis Lucio D’Alessandro,
Preside della Facoltà di
Scienze della Formazione,
secondo il quale: «Andreani
rappresenta uno de personaggi più importanti della
comunicazione
pubblicitaria italiana, sicuramente
la persona più indicata per
ricevere questa laurea».
Alessia Coscino
[email protected]
3
ALLOGGI PER STUDENTI
L’ORMA
Ex Hotel Milano Terminus, Fieschine e Balbi 34 ospitano gli studenti stranieri
Le nuove residenze universitarie genovesi
Entro il 2010 verrà soddisfatta al 100% la domanda di alloggi per gli aventi diritto
Manifestazioni in via Balbi.
(Foto Marco Serretta)
Inaugurazione Casa dello Studente Gastaldi.
Ogni anno sono circa un
milione gli studenti europei
che si spostano da una
nazione all’altra per motivi
di studio e non sono pochi
quelli che scelgono Genova
come meta universitaria. Gli
studenti Erasmus non sono gli
unici: nel nostro Ateneo sono
iscritti anche molti studenti
extra
Unione
Europea.
L’università della nostra
città si è dovuta rimboccare
le maniche per poter
rispondere alle esigenze che
gli studenti stranieri portano
con sé insieme alla valigia
(Foto ARSSU)
e il bisogno di un alloggio
economico è uno di questi.
Lo scorso anno avevamo
incontrato il dott. Rossi,
direttore dell’Arssu, l’Azienda
Regionale
dei
Servizi
Scolastici e Universitari, il
quale ci aveva raccontato i
numerosi progetti, finanziati
da Comune e Regione «per
fare di Genova una città
universitaria».
Obiettivo
principale: soddisfare al
100% la richiesta di alloggio
per gli studenti aventi diritto,
che siano italiani, europei
ed extraeuropei. A distanza
di circa due anni, possiamo
affermare che questi sono
stati in parte realizzati.
Dopo un restauro durato circa
due anni, il 30 giugno 2008, è
stata inaugurata la Casa dello
studente di Corso Gastaldi,
che offre una disponibilità
di centosessanta posti letto:
centosedici camere singole
e ventidue doppie. Grazie ai
lavori iniziati nell’aprile 2006,
finanziati dalla Regione
Liguria, sono state realizzate
dodici aule studio e sette aule
informatiche: servizi fruibili
da tutti gli studenti. Quella di
Corso Gastaldi non è però
l’unica: con una disponibilità
di centododici camere, a non
molta distanza, c’è la Casa
dello Studente di Via Asiago.
Anche qui le aule studio
sono a disposizione di tutti
gli studenti.
Si contraddistinguono dalle
due case le residenze
studentesche distribuite per la
città. Acquistate e restaurate
dall’Arssu a seguito di un
accordo con il Comune i
Genova “per il Recupero
del Centro Storico”, questi
alloggi sono tutti nuovissimi
e offrono ai loro inquilini ogni
tipo di confort: dall’angolo
cottura alle sale internet e
Claudio Burlando consegna l’edificio agli studenti.
studio. Tra queste, è stata
inaugurata a gennaio una
delle residenze di via Balbi,
Ex Hotel Milano Terminus,
abitata per lo più da studenti
polacchi, albanesi e russi
iscritti nell’Ateneo di Genova.
La custode Luana, che vigila
ogni mattina sull’ingresso
della residenza ci racconta
che questo edificio è
abitato solo dagli studenti
aventi diritto iscritti presso
l’Università di Genova; gli
Erasmus possono usufruire
di queste alloggi solo se la
richiesta di borse di studio è
inferiore all’offerta, particolare
che viene confermato anche
(Foto ARSSU)
da tre inquilini albanesi
di passaggio. Con l’Ex
Hotel Milano Terminus e le
residenze di S. Maria del
Castello, casa Paganini,
Fieschine e Balbi 34, già
a servizio degli studenti,
insieme alla futura residenza
di Vico Marinelle, l’Arssu
entro l’anno accademico
2009/2010 potrà soddisfare
il 100% della domanda degli
studenti che fanno richiesta
di alloggio, sperando che tra
questi vi siano sempre più
studenti stranieri!
Giulia Piaggio
[email protected]
CONCORSO LETTERARIO
Riparte il concorso letterario all’insegna degli esordienti
Orme Oltremare 4° edizione
Nuova sezione aperta alla fotografia
(segue dalla prima)
(...) Alice Cehovin con Giro
d’Italia nei vicoli, Lucia Obbi,
La rondine e il suo gatto,
infine Beatrice Massaini, Vicoli e vincoli.
Il successo dell’edizione
2008, che ha visto la partecipazione di centinaia di scrittori emergenti, e la crescita,
anche numerica, avvenuta
all’interno del gruppo, hanno
fatto si che la quarta edizione del concorso letterario
“Orme Oltremare” venisse
riprogettata in maniera innovativa. Le modifiche più importanti rispetto alle edizioni
precedenti vanno nel senso
della migliore qualità offerta
ai partecipanti, e nel senso
del riconoscimento al lavoro
dei giovani, con uno sbarramento di età ai 35 anni compresi: noi de “L’Orma”, gruppo composto da giovani,
crediamo negli sforzi, e nei
sogni, di coloro che sono il
nostro futuro. Ma c’è di più:
questa edizione prevede
per la prima volta una sezione dedicata alla fotografia, che avrà il suo dovuto e
largo spazio anche in sede
di premiazione, inseguendo
una apertura a tutte le forme
d’arte che aspira ad essere
più ampia possibile.
Il tema dell’edizione 2009
è “Periferie”, scelto per la
sua attualità – ricordiamo
soltanto l’episodio delle rivolte nelle banlieue francesi del 2005, lampadina
d’allarme per problematiche
tutt’oggi affatto risolte – e
per la sua universalità, quindi da intendersi nelle sue più
larghe, simboliche e immaginifiche, accezioni. Periferie della vita e periferie del
pensiero, ma, perché no, le
stesse periferie dell’arte,
parafrasando il titolo di un
libro del grande poeta postmontaliano Vittorio Sereni,
Gli immediati dintorni (1962)
– della poesia appunto.
Gli elaborati dovranno essere spediti all’indirizzo
mail
concorsoletterario@
lormaonline.com secondo
le modalità specificate nel
bando, dal 1 aprile al 31 luglio 2009.
«Dopo l’esperienza positiva
dell’anno scorso abbiamo
deciso di introdurre delle
novità. Innanzi tutto è stata
circoscritta l’età dei partecipanti. Abbiamo ritenuto che
potesse fungere da stimolo
per i giovani autori sapere di
competere con scrittori co-
etanei e non troppo esperti,
allo stesso tempo è anche
un incoraggimento a mettersi alla prova. Verrà data
inoltre la maggiore visibilità
possibile al maggior numero di opere, quelle ritenute
meritevoli naturalmente, sia
letterarie che fotografiche,
sul nostro sito www.lormaonline.com. Il concorso fotografico è invece una esperienza nuova che speriamo
riscuota successo. Il tema
è comune per entrambe le
categorie a dimostrazione
che una stessa parola può
avere una interpretazione
plurima e differente che può
trovare eco sia nelle parole
che nelle immagini», quanto
afferma la presidentessa
Alessandra Vignoli promuovendo il concorso.
Per maggiori informazioni e per scaricare il bando
completo invitiamo calorosamente a contattarci, e
a consultare il nostro sito
www.lormaonline.com alla
voce “Concorso Orme Oltremare”.
Auguriamo a tutti una buona
partecipazione!
Mirko Risso
[email protected]
La Presidentessa Alessandra Vignoli durante la premiazione della fortunata
edizione “Orme Oltremare” 2008.
(Foto Stefano Risso)
SPECIALE ESTERO
4
L’ORMA
162 corsi di laurea, formazione di Grado, Post-grado e dottorato
Università Spagnola “sotto processo”
In corso l’adeguamento ai parametri dell’ Unione Europea
Facciata dell’Università di Salamanca
Italia e Spagna provano una
spiccata attrazione l’una per
l’altra: così ci dicono i dati
sulla mobilità studentesca
e guardando alle loro realtà
universitarie
emergono
somiglianze nelle modifiche
in corso e nelle proteste di
fronte alle innovazioni che si
stanno introducendo.
Il
sistema
universitario
spagnolo
prevede
che
siano gli atenei ad indicare
(Foto Chiara Cifatte) il numero di posti disponibili
per le immatricolazioni, ma
l’accesso è regolato da
prove d’ammissione con
graduatorie stilate a livello
nazionale. Per gli studenti
provenienti da altri paesi
dell’Unione Europea sono
invece le singole università
che decidono se effettuare
esami d’ingresso e di
verifica delle conoscenze
linguistiche.
L’organizzazione
attuale,
in via di esaurimento,
si compone di un primo
ciclo di studi di 3 anni, al
termine del quale si ottiene
la Diplomatura e i 2 anni
successivi che conducono
alla Licenciatura. Entro il
2010, con l’attuazione del
Processo di Bologna, firmato
nel 1999 dai paesi dell’UE
per rendere i titoli di studio
equiparabili tra Stati membri,
il primo livello di formazione
accademica, Grado, durerà
4 anni e terminerà con la
licenciatura,
eliminando
i diplomi di formazione
tecnica. Il Post-grado, di 2
anni, consisterà in master.
Gli interessati alla ricerca
concorrono per i dottorati che
si concludono con una tesi e
rilasciano il titolo di “doctor”.
Dal 2001 si utilizzano i crediti
ECTS (European Credit
Transfer System) e gli esami
sono scritti, i voti vanno da
5,“aprobado” a 10 “Matrícula
de Honor”. Il fatto che nei
gradi di studio precedenti
il dottorato non venga
prodotta una tesi non deve
far pensare che gli studenti
spagnoli leggano, ripetano e
basta: ogni esame prevede
una parte pratica con lavori
di gruppo ed esposizioni
in aula. Per l’abilitazione
alla professione non sono
previsti costosi esami di
Stato… almeno per ora.
Il “Plan Bolonia” ha suscitato
ferventi
proteste
con
manifestazioni e occupazioni
a cui han preso parte
studenti e professori che
vedono con preoccupazione
la partecipazione dei privati
al sistema universitario
pubblico e denunciano
l’aumento dei costi per
il post-grado come una
penalizzazione per le classi
sociali più basse. Per far
fronte all’aumento dei costi
sono previste delle borse
“becas-préstamos” che il
laureato dovrà restituire
con interessi salvo nel caso
in cui non abbia trovato
un lavoro ben remunerato
nei 15 anni seguenti la
laurea.
Preoccupazioni
derivano dai criteri scelti
dall’ Agencia Nacional de
Evaluación de la Calidad
y Acreditación (ANECA)
preposta alla valutazione dei
corsi: secondo i movimenti
di protesta le facoltà
umanistiche corrono il rischio
di essere svantaggiate
perché meno funzionali
agli interessi delle grandi
imprese economiche.
Il ministro della scienza
e
dell’innovazione
Cristina Garmendia ha
dichiarato «Il processo di
Bologna è irreversibile,
ma
non
implicherà
una
mercificazione
dell’Università». Il Governo,
pur aderendo alle direttive
dello Spazio Europeo di
Educazione
Superiore,
prevede fasi intermedie e
un continuo confronto con il
Consiglio delle Università.
Chiara Cifatte
[email protected]
Biblioteca Pubblica di Salamanca
(Foto Chiara Cifatte) INTERVISTA
Cosa può offrire un ateneo pubblico spagnolo di provincia ad uno studente italiano
Nella terra del Chisciotte
Corinna Sperotto, ex della Cattolica di Milano, racconta la sua esperienza
della tua esperienza?
«All’inizio era tutto stupendo, anche se a volte mi
mancavano famiglia, amici
e fidanzato. Ho trovato tanta
gentilezza e disponibilità, la
famosa ospitalità spagnola,
il clima, il cielo sempre azzurro, muoversi a piedi,
svegliarsi all’ultimo perché
la facoltà è a cinque minuti...
un sogno per una studentessa pendolare fuori sede».
La Facoltà di Lettere dell’Universida de Castilla - La Mancha (Foto Annalisa Rizzo) Spesso si pensa che le università private vivano una
situazione migliore e possano essere più “competitive”
nel confronto con l’estero.
Corinna Sperotto dopo ha
scelto di lasciare definitivamente Milano per Madrid
e laurearsi in Filologia Hispanica.
Perché hai scelto di partire
per l’Erasmus e perchè
la UCLM, Universidad de
Castilla - La Mancha?
«Ero al secondo anno
di Lingue e Letterature
straniere e sin dell’inizio i pro-
fessori ci avevano spronato
a partire. Le opzioni possibili erano solo quattro: Madrid, troppo cara, Alicante
senza esami convalidabili
e Siviglia, lontana dal castigliano standard. Quindi
scelsi Ciudad Real, una piccola cittadina ad un’ora da
Madrid con appena 60mila
abitanti. L’ideale per staccare da Milano e vivere nella
Tierra del Quijote».
Il primo impatto: quali
sono state le cose che ti
hanno colpito di più, nel
bene e nel male, all’inizio
Finita la borsa Erasmus
hai scelto di restare in
Spagna abbandonando la
tua carriera universitaria
italiana a pochi esami
dalla fine della Laurea triennale: perchè una scelta
così radicale?
«Ho pensato: dove posso
imparare meglio la lingua, la
cultura e la letteratura spagnola che qui? Il mio sogno
fin da piccola era diventare
insegnante di lingue ed il
destino ha voluto che fosse
lo spagnolo. Inoltre c’erano
l’appoggio incondizionato
di mia madre, l’essere single, il costo della vita più
basso rispetto a Milano e la
chance di avere una laurea
quinquennale, senza gli inconvenienti del 3+2».
Sei ancora convinta di
aver fatto la scelta giusta?
«Continuo per la mia strada convinta di aver fatto la
scelta giusta. Certo, la lontananza da casa si fa sentire e vivere sola con compagne d’appartamento che
non conosci è una continua
sfida. Ma se tornassi indietro rifarei lo stesso».
Cosa consiglieresti agli
studenti che stanno pensando alla Spagna come
meta Erasmus?
«Non posso che consigliare l’Erasmus a tutti, in
qualunque Paese. Per
quanto riguarda la Spagna
è il paese del divertimento ma bisogna anche
lavorare duro. L’Erasmus
è un’esperienza unica, che
tira fuori il meglio e il peggio di ognuno, non importa
se si rimane indietro con
esami e tesi, l’importante è
quello che realmente siete
e sapete. Tra dieci anni a
nessuno interesserà dove,
quando e come vi siete laureati, ma se siete davvero
bravi nel vostro lavoro».
Quali sono i tuoi progetti
per il futuro? Tornerai in
Italia?
«Il futuro prossimo é in direzione opposta all’Italia: a
settembre andrò sei mesi in
Portogallo e poi altri sei mesi
in Messico. Per ora il ritorno
in patria non è una priorità,
ma chissà che un giorno...
per ora rimango aperta a
ogni opportunità».
Quali
sono
secondo
te i problemi più gravi
dell’Università italiana e
quali invece i punti da valorizzare?
«I problemi dell’università
italiana sono evidenti: mancanza di fondi, di programmi
di studi stabili e indirizzati
all’ambito lavorativo, mancanza di motivazione da
parte di studenti e professori, la disuguaglianza fra
università e titoli di studi, il
clientelismo. Il nostro punto
di forza: l’ottima preparazione teorica dei nostri professori che si trasmette ai
buoni studenti, che magari
con un’esperienza all’estero
potrebbero apprezzare e
migliorare il nostro Paese».
Annalisa Rizzo
[email protected]
SPECIALE ESTERO
L’ORMA
5
Accanto all’università statale la Francia ha una vasta scelta per l’offerta formativa
Il sistema francese
Lo studio si svolge all’università attraverso i Travaux Dirigés
Appena usciti dalla maturità
gli studenti francesi si
interrogano sulle scelte per
il futuro. Non solo possono
scegliere
fra
diverse
facoltà universitarie, ma
hanno anche una vasta
gamma
di
alternative:
grandi scuole, scuole per
brevetti professionali (BTS),
diploma universitario tecnico
(DUT), istituto universitario
professionale (IUP).
Per quanto riguarda le
università, in Francia i
finanziamenti provengono in
gran parte dalla regione più
che dallo stato e a regione
ricca corrisponde una più
vasta offerta formativa. Le
tasse universitarie, però, si
pagano in base al reddito
familiare.
Solitamente le facoltà sono
raggruppate in campus con
accanto gli alloggi: il campus
a sua volta è diviso in area
umanistica e area scientifica.
Per alcuni indirizzi molti
francesi preferiscono i corsi
degli istituti professionali
e tecnici come BTS,
DUT e IUP. Questi ultimi
affiancano lo studio teorico
all’esperienza che arricchisce
maggiormente il curriculum
di un ingegnere, un chimico
o un giurista.
Le grandi scuole, invece,
sono fondazioni private che
offrono corsi in Commercio,
Ingegneria
(Politecnico)
e Scienze politiche. Sono
prestigiose
e
quindi
esclusive: la selezione si
basa sul voto di maturità e
sulle graduatorie calcolate
sulla media di esami scritti
e orali riguardanti le materie
di indirizzo e le motivazioni
dello studente a entrare nella
scuola.
Ammesso che si entri, il
costo complessivo della
formazione è superiore a
quello universitario, ma alla
fine della scuola si ha una
grande probabilità di essere
subito inseriti nel mondo
del lavoro e avere una
professione ben retribuita e
stabile.
Vista la possibilità di scegliere
le grandi scuole, l’università
statale solitamente non
vincola le facoltà al numero
chiuso, tranne nel caso
di
alcuni
insegnamenti
prestigiosi come Medicina
all’università di Lione.
L’organizzazione dell’anno
accademico è comune
sia alle grandi scuole che
all’università: le lezioni si
T.D. all’università.
svolgono da settembre a
metà maggio, mentre i periodi
per gli esami sono concentrati
in una o due settimane a fine
semestre in cui ogni giorno
c’è una prova scritta di non
più di due ore. La settimana
prima degli esami le lezioni
sono sospese per permettere
agli studenti di prepararsi.
Si studia molto sugli
appunti, quindi è importante
frequentare perché i libri non
bastano.
Ad aiutare gli universitari ci
sono i Travaux Dirigés (TD),
gruppi di lavoro di poche
persone in cui il professore
una o due volte a settimana
chiarisce e approfondisce le
lezioni, oltre a dare esercizi
che corregge in classe.
La struttura complessiva dei
corsi è distribuita su tre anni
per la licence che corrisponde
alla laurea breve e sui due
di master, ovvero la laurea
specialistica.
Per superare ogni semestre è
necessario avere una media
dei voti non inferiore a dieci
su venti, altrimenti si accede
(Foto Archivio) al semestre successivo, ma
l’anno dopo si deve ripetere
il semestre non superato. Si
può provare a recuperare
gli esami in due sessioni
speciali a fine giugno e a
inizio settembre, anche
perché se si hanno entrambi
i semestri non superati non
si può accedere all’anno
successivo.
Pierre Hernandez
[email protected]
Agnese Campodonico
[email protected]
INTERVISTA
Confronto con l’Italia nell’intervista a chi ha trascorso Oltralpe un intero anno accademico
La Francia secondo Federica
«Attenzione alle politiche sociali, sostegno ai giovani e più meritocrazia»
il sostegno di studenti e di
giovani. Il sistema bancario prevede sconti e agevolazioni sui conti appena
aperti. Il sistema ferroviario
poi, a mio avviso, propone
tariffe un po’ elevate, ma
bisogna riconoscere che i
servizi forniti sono buoni e
anche in questo caso sono
previste agevolazioni per i
giovani e gli studenti».
Campus a Strasburgo.
Allontanarsi dalle cose aiuta
a vederle più nitide, si dice.
In questo caso la distanza
chilometrica tra Sassari, città nel cuore della Sardegna,
e Toulouse, terra francese
a un passo dai Pirenei, ha
aiutato Federica a costruirsi
un’idea chiara delle differenze e somiglianze che intercorrono tra i due paesi, “universitariamente” parlando.
Federica ha infatti trascorso
un anno di studio presso
l’Université des Sciences
Sociales di Toulouse, nel
sud della Francia, grazie
alla borsa vinta nell’ambito
(Foto Archivio) del progetto Erasmus per la
sua facoltà, Scienze Politiche. A lei abbiamo fatto cinque domande a bruciapelo,
invitandola a rispondere di
getto, senza troppo riflettere, per tracciare un ritratto
il più possibile spontaneo
e obiettivo (per l’occhio italiano s’intende) del sistema
francese.
Che cosa ti ha colpito, al
primo impatto, dell’università d’Oltralpe?
«Penso che sia maggiormente orientata verso politiche sociali, soprattutto per
Un aspetto dell’organizzazione che importeresti
senza esitazione nelle
università italiane?
«I cosiddetti “travaux dirigés”. I TD sono una forma
d’insegnamento tipicamente francese che permette
di applicare le conoscenze
apprese durante i corsi teorici in esercitazioni pratiche
o di introdurre nozioni approfondite. Gli studenti lavorano individualmente alla
presenza del professore,
che interviene per aiutare o
correggere gli esercizi. I TD
prevedono gruppi di lavoro
ridotti, proprio per consentire all’insegnante di seguire
passo passo ogni allievo e
intervenire sulle singole difficoltà. Due per semestre
sono normalmente obbliga-
tori (per lo meno nelle facoltà di giurisprudenza ed economia di Toulouse) e sono
equiparati ai nostri “seminari”, ma senza dubbio si
tratta di strumenti molto più
interattivi e quindi più utili
per un apprendimento pratico delle singole materie. Insomma si ha la sensazione
di applicare davvero quello
che si studia sui libri».
Tocchiamo un tasto potenzialmente dolente…il
rapporto preparazione-valutazione agli esami: trovi
più o meno meritocratico
il sistema francese rispetto al nostro? E perché?
«Trovo il sistema francese
più imparziale. Per gli esami scritti nessuno studente
è tenuto a fornire il proprio
nome, ma un codice identificativo. E anche agli orali
non ci si presenta col classico libretto che raccoglie tutti
i voti, ma solo col tesserino
universitario che attesta il
diritto a sostenere la prova.
Nient’altro. Il problema consiste semmai nel fatto che a
nessuno viene dato il massimo punteggio attribuibile
(20/20), poiché si ritiene che
solo il docente possa avere
una preparazione così ele-
vata. Tutto sommato penso
che questo sistema sia leggermente più meritocratico
rispetto a quello italiano».
Rimanendo sul tema della preparazione, trovi sia
più facile in terra francese
l’accesso al mondo del lavoro dopo la laurea?
«Senza dubbio si acquisisce
una maggiore preparazione
pratica e si usufruisce più
comunemente del contatto
tra università e aziende».
Se avessi l’opportunità
di proseguire gli studi
all’estero sceglieresti ancora una volta la Francia?
«Sì, vorrei seriamente tornarci per altri tipi di esperienze che possano arricchire il mio curriculum: adoro il
sistema francese!».
Troppo breve l’intervista per
essere un ritratto dell’università dei nostri cugini d’Oltralpe. Ma forse uno schizzo, disegnato dalle parole di
Federica, di come funziona.
Un risultato, in effetti, molto
francese.
Francesca Garré
[email protected]
SPECIALE ESTERO
6
L’ORMA
Tre livelli caratterizzano il sistema universitario canadese
Come studiare in Canada
I campus offrono servizi anche per la vita extra-accademica
Una delle sedi universitarie di Ottawa.
Le università canadesi sono
fondazioni pubbliche o
private che offrono un’ampia
scelta di studi, ma hanno tutte
tre livelli caratterizzanti, per
ciascuno dei quali il titolo di
livello inferiore è prerequisito
per accedere allo stadio
superiore: sono Bachelor,
(Foto Stefano Lupo) Master e Doctoral.
La durata e le competenze
dei diversi cicli sono
variabili rispetto alle diverse
province in cui è organizzato
amministrativamente
il
Canada e anche fra un
ateneo e l’altro.
In generale i corsi Bachelor
rappresentano il primo livello
di istruzione universitaria
dopo il diploma di scuola
superiore, possono avere
durata
triennale
o
quadriennale e rilasciano
diplomi di primo ciclo. I corsi
Master rappresentano il
secondo livello di istruzione,
durano un anno e rilasciano
un diploma di secondo ciclo.
Al Doctoral si può accedere
dopo aver conseguito un
Master e di solito ha una
durata di tre anni.
Le università canadesi, però,
non si limitano a offrire solo
lauree, ma organizzano corsi
che conducono a diplomi o
certificati, per i quali sono
necessari uno o due anni
di studi in una determinata
disciplina.
Ogni università stabilisce
autonomamente le regole
di ammissione; di norma
si procede ad un attento
esame delle domande di
ammissione e dei curricula
dei candidati.
Gli studenti stranieri devono
essere in possesso di un
diploma che corrisponda alla
scuola superiore canadese,
mentre non è fra i requisiti
obbligatori la conoscenza
di una delle due lingue
ufficiali.
Il primo anno si può
usufruire di alcuni servizi
di orientamento fra cui
tavoli di lavoro e consulenti
che aiutano a decidere
il percorso formativo più
idoneo. Comunque durante
tutto l’arco della carriera
universitaria si può disporre
di servizi di tutorato e
assistenza.
Le tasse possono variare
in base alla località,
all’istituzione e al programma
scelto. Il Canada dispone di
numerose borse di studio
offerte in parte dallo Stato
e in parte da fondi privati,
quali fondazioni o industrie.
Inoltre, ogni anno, tutte le
province offrono agli studenti
prestiti a tasso agevolato che
prevedono la restituzione di
parte del prestito quando
si comincia a lavorare e
ad avere uno stipendio e
comunque non prima di sei
mesi dalla fine degli studi. Il
Ministero degli Affari Esteri
canadese
offre
alcune
borse di studio agli studenti
provenienti dall’Italia che
partecipano a programmi di
scambio universitari.
Tutte le università canadesi
forniscono agli studenti iscritti
a tempo pieno all’università
alcune possibilità di alloggio
nei campus. Tuttavia, i posti
disponibili sono pochi e le
liste d’attesa molto lunghe.
Esistono
possibilità
di
alloggio anche per studenti
stranieri purché si pianifichi
per tempo il soggiorno
e si inoltri la richiesta di
alloggio con largo anticipo.
Un’alternativa
valida
è
l’alloggio presso famiglie.
I campus sono provvisti di
librerie, servizi di tutorato e
centri di orientamento post
laurea.
C’è anche spazio per la
vita
extra-accademica:
si può entrare in una
delle
tante
squadre
sportive dell’università o
interuniversitarie, partecipare ad attività ricreative o fare
un salto al fitness centre, se
l’università ne è dotata.
Fonte principale:
www.er-go.it.
Per ulteriori approfondimenti
si consiglia il sito delle
novantaquattro università
canadesi associate:
www.aucc.ca.
Agnese Campodonico
[email protected]
INTERVISTA
L’importanza delle lezioni-seminario per coinvolgere gli studenti
Stefano Lupo racconta l’università canadese
L’esperienza di uno studente italiano all’università di Ottawa
Stefano Lupo, 23 anni, è
nato a Genova ed è iscritto
all’Università di Genova, Facoltà di Scienze Politiche,
corso di Laurea specialistica
in Politiche ed Economia
del Mediterraneo. Ha conseguito la laurea triennale
in Scienze Internazionali e
Diplomatiche,
curriculum
Organizzazioni e Relazioni
Internazionali, nel 2007: é
arrivato all’Università di
Ottawa il 28 Agosto 2008
e rimarrà fino al 2 Maggio
2009. Racconta così la sua
esperienza in Canada.
Puoi confrontare il sistema
universitario
canadese
con quello italiano?
«Il sistema universitario
canadese è strutturalmente
diverso da quello italiano.
Lo studente viene coinvolto
maggiormente nella vita
dell’università e nella partecipazione alle lezioni, che
non sono mai unicamente
frontali come in Italia, ma
strutturate sulla base di un
continuo dialogo e interazione con il professore. Lo
studente è così più motivato
allo studio. L’età media dei
professori è di circa 10-15
anni inferiore a quella dei
professori italiani. Questo
non è da interpretare necessariamente come un evento
positivo, ma sicuramente il
ridotto scarto di età tra professore e studente favorisce
una maggiore comprensione. Lo studente è monitorato nei suoi studi attraverso continue prove e letture,
con un solo esame finale;
sembra quasi di tornare al
Liceo: mia personale opinione è che questo risulti un
minimo stressante rispetto al
sistema italiano. Unica pecca del sistema canadese è
l’enorme costo del materiale didattico, in primo luogo i
libri».
Com’è stato il primo impatto con l’università?
Hai trovato chi ti aiutava a
orientarti?
«Dopo una fisiologica settimana di ambientamento
ho ampiamente superato il
disagio e le difficoltà dovute
all’essere in un altro continente e in un’altra università e dover praticare due
lingue, inglese e francese,
perché l’Università di Ottawa è la più grande università bilingue d’America.
Lo studente è tutelato ed
aiutato nelle sue scelte, dovunque domande e perples-
sità sono accolte con cortesia. È in funzione anche un
servizio di tutor che fornisce
adeguate risposte ai dubbi
dello studente straniero».
La tua preparazione italiana ti ha aiutato negli studi?
«Diciamoci la verità, lo studente italiano è lasciato
completamente solo nel
sistema universitario, quindi
sviluppa una particolare capacità di adattamento nel
districarsi tra le mille difficoltà della vita universitaria;
pertanto qui ad Ottawa ho
come avuto l’impressione
di essere letteralmente “viziato”: no preoccupazioni,
no ritardi, nessun problema.
La naturale capacità dello
studente italiano a barcamenarsi in tutto non serve.
Semplicemente qui non ti
lasciano da solo. Per quanto riguarda la preparazione
universitaria e culturale
vera e propria, trovo che
lo studente italiano sia mediamente più preparato di
quello nordamericano, soprattutto in Storia, al di fuori
della Storia Americana vige
una pressoché totale ignoranza, e in Geografia, qui
proprio non sanno nulla di
Stefano Lupo.
nulla.
Per il resto, essendo la totalità degli esami strutturati su
prove scritte, penso che lo
studente nordamericano non
sviluppi adeguate capacità
espositive orali. Positivo, invece, il fatto che lo studente
americano non sia costretto
allo studio mnemonico di
libroni immensi, ma venga
maggiormente
stimolato
tramite un approccio seminariale delle lezioni. Credo
che complessivamente la
mia preparazione di base mi
abbia aiutato molto».
Descrivi la vita extra-accademica di un universitario
(Foto Archivio) straniero in Canada?
«La vita extra-accademica a
Ottawa è piuttosto tranquilla:
tonnellate di pub, qualche
discoteca, generalmente la
gente è molto simpatica e si
organizzano molte feste in
casa, che poi è l’unico modo
per tirare fino a tardi visto
che tutto chiude alle due!
Si conoscono molti studenti stranieri, quasi tutte le
mie amicizie sono studenti
stranieri».
Pierre Hernandez
[email protected]
Agnese Campodonico
[email protected]
SPECIALE ESTERO
L’ORMA
7
Un sistema simile a quello italiano con regole più severe
Studiare in Austria
Impossibile rifiutare i voti e sostenere gli esami più di quattro volte
Interno della Facoltà di Innsbruck.
L’inchiesta
riguardo
ai
sistemi di studio stranieri
si sposta anche sui nostri
“vicini di casa” al di là del
Brennero, in Austria, dove
il folklore tirolese abbraccia
un’istruzione molto simile a
quella italiana, presentando,
però, alcune peculiarità.
Per capire meglio come
sia strutturato il sistema
(Foto Archivio) universitario in Austria,
è necessario premettere
che gli studi superiori si
dividono in: Universitaeten
e Fachhnochschulen. Le
prime, le “Universitaeten”
(università), si differenziano
in facoltà tradizionali come
Economia, Scienze sociali,
Scienze naturali, Lingue
eccetera, e in università che
offrono percorsi di studio
specialistici come nella
medicina oppure nelle arti:
musica, disegno industriale,
arti visive; i secondi, invece,
“Fachhochschulen”,
sono istituti di indirizzo
scientifico,
fortemente
orientati sull’acquisizione di
competenze professionali
e al rapido inserimento nel
mondo del lavoro con corsi
più brevi rispetto a quelli
universitari. Da ormai dieci
anni il sistema d’istruzione
austriaco
ha
adottato
nei propri corsi di studio,
medicina e odontoiatria a
parte, la struttura a due cicli
“Bachelor/Bakkalaureus” e
“Master/Magister”: i corsi
di laurea di primo livello
richiedono dai tre ai quattro
anni di studio, grazie ai
quali si consegue il titolo
Bakkalaureus (baccelliere);
questa prima fase è
necessaria per accedere al
secondo ciclo, che richiede
uno o due anni di studio,
al termine dei quali viene
acquisito il titolo Magister
(laureato).
Per
quanto
riguarda il dottorato (PhD),
che a sua volta richiede
il possesso di una laurea
di secondo livello, sono
necessari dai due a più
anni di studio, a seconda
del settore, per poi riceve la
nomina di Doktor (dottore).
Come funziona il sistema
d’istruzione nella pratica?
Così come in Italia, anche
in Austria il lavoro dello
studente viene misurato
tramite l’accumulo dei crediti
formativi con il sistema
ECTS (“European Credit
Transfer and Accumulation
System”), che è ampiamente
utilizzato nei corsi di laurea
di primo, secondo livello e
nei programmi di dottorato
di tutte le università e
Fachhochschulen. L’anno
accademico
si
divide
in due semestri, quello
invernale (Wintersemester)
inizia ad ottobre e termina
a fine gennaio, mentre
il
secondo
semestre
(Sommersemester) dura da
febbraio a fine settembre.
Sebbene
la
struttura
austriaca assomigli a quella
italiana, è importante parlare
anche della questione degli
esami, il culmine dello
studio: questi possono
essere in forma orale,
scritta e basarsi in parte
su esercitazioni pratiche,
non è possibile rifiutare i
voti e si possono tentare
per un massimo di quattro
volte, pena l’espulsione
dalla facoltà. Il sistema
di votazione adottato è
numerico, con la particolarità
dell’affiancamento di giudizi
che variano da 1 (“sehr
gut” – “molto buono”) a
5 (“nicht genuegend” –
“insufficiente”).
I
corsi,
invece, sono organizzati
in
attività
teoriche
(VO
–
“Vorlesungen”),
esercitazioni pratiche (UE
– “Übungen”) e seminari
(SE – “Seminaren”), mentre
i programmi di studio sono
costituiti da corsi obbligatori
(“Pflichtfächer”), integrativi
delle materie principali
(“Wahlfächer”)
e
corsi
facoltativi
(“Freifächer”).
Si può dire, dunque, che
il
sistema
universitario
austriaco è molto simile al
nostro, anche se fortemente
caratterizzato dall’ indole
numero uno della società
austro
tedesca:
la
disciplina. Forse che un po’
di severità aiuti a non andare
alla deriva in un settore tanto
importante?
Roberta Saettone
[email protected]
INTERVISTA
Da Genova ad Innsbruck
L’esperienza di Erica Autelli
«Il primo giorno in facoltà è stato traumatico»
Leopold Franzens Universitat di Innsbruck.
Erica Autelli è nata a Genova, ma studia da ben cinque
anni in quel di Innsbruck per
diventare insegnante. Ha 23
anni e le idee ben chiare riguardo al suo futuro, tanto da
avere il coraggio di trasferirsi
all’estero definitivamente per
studiare e, un domani, per
lavorare nel campo dell’istruzione: la sua ambizione è
quella di insegnare al liceo,
per cui studia inglese e italiano in aggiunta a pedagogia.
Sentiamo cosa può dirci di
più.
Cosa puoi dirci del sistema
universitario in Austria?
«Oltre ai cicli Bachelor/Master, vi sono studenti, io inclusa, che studiano ancora
(Foto Archivio) secondo il sistema universitario composto da 5 anni, per
ottenere il titolo di “Magister”,
ma non tutti gli studi sono
organizzati in questo modo:
ad esempio, gli studenti di
medicina seguono un corso
di studi di sei anni. Anche se
il sistema universitario austriaco diventa più conforme
alle altre università europee,
vi sono comunque delle particolarità che è necessario
segnalare, ad esempio gli
esami, che si possono dare
al massimo quattro volte, con
consecutiva espulsione dalla
facoltà con il fallimento della
quarta prova; inoltre, a differenza del sistema universitario italiano, non vi è la possi-
bilità di rifiutare i voti».
Per quale motivo hai deciso di trasferirti all’estero
per studiare?
«Mi sono trasferita in Austria
principalmente per poter convivere con il mio ragazzo, che
proviene dalla Germania, abbiamo dunque cercato una
via di mezzo. Inoltre, ho sempre provato un certo fascino
per le lingue. Qui ho avuto la
possibilità di migliorare il mio
tedesco e di studiare sia italiano che inglese per diventare insegnante».
Conoscevi già la lingua prima di trasferirti?
«Sono venuta in Austria dopo
tre anni di studio di tedesco
al liceo, dunque il mio tedesco non era molto buono,
ma conoscevo le espressioni
principali. Non credo che sarebbe stato molto semplice
trasferirsi senza avere alcuna conoscenza della lingua,
anche perché l’università
richiede un certo livello di
competenza linguistica (C1),
per cui è necessario essere
preparati per poter superare
l’esame e diventare uno studente riconosciuto a tutti gli
effetti dall’università».
In Austria sono presenti i
campus universitari oppu-
re è necessario trovarsi un
alloggio da sé?
«Vi sono diversi campus qui
a Innsbruck. E’ comunque
possibile cercarsi un altro alloggio, che si può trovare tramite un giornale settimanale
oppure con l’aiuto dell’università».
Com’è stato il primo giorno
a Innsbruk? E in università?
«La prima volta che sono
venuta a Innsbruck era con
il mio ragazzo, per iscriverci
all’università; siamo scesi da
Brennero in macchina e il termometro segnava 35 gradi.
Era una giornata stupenda e
sono rimasta affascinata dalla città e dal suo paesaggio.
Il primo giorno all’università
è stato traumatico perché il
mio certificato di lingua C1,
svolto al “Goethe Institut” di
Genova, non è stato riconosciuto, quindi ho dovuto ripetere l’esame a Innsbruck,
secondo altre procedure. Alla
fine, comunque, l’esame austriaco è risultato essere molto più facile di quello fatto in
Italia!»
Che tipo di rapporto c’è
tra università e lavoro? Gli
studenti vengono messi in
contatto con qualcuno?
Erica Autelli.
(Foto Archivio) «L’università sta sviluppando
un centro d’informazione per
il lavoro, ma ciò non mi riguarda, dato che voglio diventare insegnante. L’università
provvederà ad organizzarmi
l’anno di tirocinio, dopodiché
sarò io a dover prendere in
mano io la situazione».
Cosa pensi, invece, del sistema universitario italiano?
«Non ho mai studiato in Italia, ma secondo quello che
ho sentito, si sente di più la
mancanza dei soldi nelle università italiane che in quelle
austriache».
Roberta Saettone
[email protected]
SPECIALE ESTERO
8
L’ORMA
Come funziona il sistema universitario di fiamminghi, valloni e di Bruxelles
Belgio: un altro approccio allo studio
Esami più difficili, ma più disciplina: ecco perché ci si laurea prima
Tre regioni compongono il
Belgio, diverse per lingua
e per cultura: le Fiandre a
nord con una popolazione di
lingua fiamminga, la Vallonia
a sud, totalmente francofona,
e la regione di Bruxelles al
centro, ufficialmente bilingue.
Stretto tra la Francia, la
Germania e i Paesi Bassi,
il minuscolo Lussemburgo
e il freddo mare del Nord,
questo piccolo paese (misura
circa 1/10 del territorio
italiano) è particolarmente
interessante per chi lo visita
proprio grazie alle differenze
linguistiche e culturali che
lo contraddistinguono e
che derivano dall’antica
distribuzione sul territorio
belga di due popolazioni di
diversa stirpe.
Al di là di queste differenze,
intrinseche nella realtà belga,
il sistema universitario è
simile in tutto il paese: quattro
sono i cicli di insegnamento
offerti
dall’università,
a
seconda delle aspirazioni e
della facoltà scelta.
Il primo ciclo, che possiamo in
parte paragonare alla nostra
cosiddetta “laurea triennale”,
porta il nome di candidature,
o kandidatt, e dura due o tre
anni. Ricopre solitamente
un campo multidisciplinare
di studi e comprende un
numero di esami minore
rispetto all’università italiana.
Il secondo ciclo è una sorta
di “specializzazione”: dura
altri due o tre anni ed è il
momento in cui gli studenti
si dedicano ad una precisa
area di studio. Alla fine di
questo ciclo, si ottiene una
licenza (licentiaat) o un
titolo professionale (come
farmacista, medico o medico
veterinario).
Il terzo ciclo corrisponde in
linea di massima al nostro
“dottorato”: richiede cinque
o sei anni in cui gli studenti
dedicano studi e ricerche
ad una disciplina specifica.
Al termine di questo ciclo,
esattamente come accade
in Italia, si lavora ad una tesi
di dottorato che poi si discute
pubblicamente.
Il quarto ciclo consiste in un
esame che permette agli
studenti con dottorato di
ottenere una qualificazione
che consenta loro di
insegnare ad un livello
superiore secondario.
Visto così, il sistema
universitario belga non
sembra poi differire molto
dal nostro. Cosa cambia
realmente?
Pur essendo in numero
minore, si può dire che
in Belgio gli esami siano
tendenzialmente più difficili
rispetto ai nostri. Solitamente,
si tratta di test scritti, con
domande a risposta aperta
sul programma svolto. A
volte, il professore permette
agli studenti di consultare
appunti e dispense: in questo
caso però le domande
corrispondono spesso a veri
e propri “case studies”, che
necessitano quindi di buone
capacità di ragionamento
e di utilizzo delle fonti, oltre
alle conoscenze acquisite
attraverso lo studio. È, inoltre,
tendenzialmente più arduo
prendere voti alti rispetto
alla media dell’università
italiana.
Ma nonostante l’evidente
difficoltà
del
sistema
universitario
belga,
la
frequente
organizzazione
di
attività
pratiche
e
ricerche di gruppo stimola
l’interesse degli studenti,
che partecipano alle lezioni
con maggiore motivazione,
affrontando così gli esami
con più facilità. E l’approccio
allo
studio
differisce
sensibilmente da quello dello
L’Università di Leuven nelle Fiandre.
studente medio italiano:
anche perché in Belgio ci
sono due sessioni d’esame,
a gennaio e a giugno, e la
data della prova è unica (una
per sessione) ed uguale
per tutti. Ciò impedisce di
rimandare all’infinito la laurea
e permette di conseguire
l’agognata pergamena in
(Foto Archivio) tempi
considerevolmente
minori.
Per
informazioni
sul
sistema universitario belga,
consultare il sito http://www.
efors.eu/belgio-sistemauniversitario.
Francesca Lodigiani
[email protected]
INTERVISTA
Intervista ad una studentessa che ha trascorso sei mesi in un’università belga
Studenti preparati per il futuro
«In Belgio l’università ha una più stretta relazione con il lavoro»
«Sicuramente quello belga.
Proprio per il tipo di preparazione che ho descritto,
nel sistema universitario belga si rileva infatti un’evidente
e più stretta relazione con
il mondo del lavoro, per il
quale si è più pronti con un
tipo di istruzione di questo
genere».
L’Université LIbre de Bruxelles.
Giada ha 27 anni e, nel
2007, ha avuto l’opportunità,
grazie al progetto Erasmus, di trascorrere sei mesi
presso una delle più importanti università del Belgio,
l’Université Libre de Bruxelles.
L’abbiamo incontrata per
chiederle di raccontarci la
sua esperienza e di darci
la sua opinione riguardo
al sistema universitario di
questo paese.
Giada, cosa ne pensi,
data la tua esperienza, del
sistema universitario belga confrontato con quello
italiano?
«A livello di organizzazione
amministrativa non ho trovato il sistema universitario
belga particolarmente efficiente. Il piano è lo stesso
rispetto a quello italiano,
mentre come preparazione
è piuttosto evidente che si
tratta di due differenti siste-
(Foto Archivio) mi universitari. L’ULB (Université Libre de Bruxelles) è
improntata ad una preparazione costituita da solidi basi
teoriche, supportate però
da analisi di casi pratici, sviluppo di lavori di gruppo o di
progetti individuali».
Quale dei due sistemi prepara, secondo te, in maniera migliore gli studenti al
futuro lavorativo che li attende alla fine degli studi?
Come si svolgono le prove
d’esame in Belgio? Per
quanto hai potuto vedere,
gli esami sono più o meno
difficili rispetto ai nostri?
«Spesso, in molti paesi, gli
studenti Erasmus sono facilitati in sede d’esame. Invece all’Université Libre de
Bruxelles, almeno nei corsi
che ho frequentato e per
quanto ho potuto vedere,
non viene fatta distinzione
di nessuna sorta tra studenti
stranieri e belgi. Gli esami
sono in linea di massima abbastanza difficili, pochi orali
e molti scritti; posso dire che
si tratta di prove serie e i voti
sono tutti meritati».
Ci sono molti studenti
universitari che vivono da
soli?
«La maggior parte».
E’ facile per uno studente
trovare un alloggio? I costi sono molto alti?
«Trovare alloggio è abbastanza facile; infatti, ci
sono molti annunci, anche
all’università, oltre ad un
servizio di supporto per la
ricerca di un alloggio. Alcuni
hanno diritto ad una stanza
in residenza, generalmente
situata all’interno del campus o nelle immediate vicinanze».
Hai avuto modo di beneficiare di qualche agevolazione in quanto studentessa presso un’università
belga? Insomma, fuori
dalle righe, perchè si
dovrebbe andare a studiare in un paese famoso soprattutto per le frequenti
precipitazioni meteo?
«No, direi proprio di no. Per
quanto riguarda gli esami,
erano previste penalizzazioni anche per errori lessicali
e di ortografia... ma sicuramente ne è valsa la pena
per i mille risolti positivi,
esperienza di vita impagabile!»
Francesca Lodigiani
[email protected]
SPECIALE ESTERO
L’ORMA
9
Sono venti le facoltà riconosciute, 130mila gli iscritti ai politecnici
La Finlandia
Attenzione al mondo del lavoro e alla vita di gruppo
In Finlandia l’istruzione
di livello superiore viene
impartita da Università e
Politecnici. Le Università
rivolgono generalmente la
propria attenzione in modo
particolare alla ricerca
e alla sperimentazione,
mentre
i
Politecnici
costituiscono un’alternativa
legata in modo più diretto
ed immediato al mondo del
lavoro e all’acquisizione di
competenze professionali.
L’istituzione dei Politecnici
è piuttosto recente e risale
agli anni ’90: ad oggi la
Finlandia ospita in totale 29
Politecnici, a testimonianza
del successo di tale
iniziativa.
Le facoltà riconosciute
in Finlandia sono 20: 10
multidisciplinari,
3
ad
orientamento tecnologico,
3 riguardanti tematiche
economiche e di gestione
aziendale e 4 accademie
d’arte. Gli studenti iscritti
alle università sono circa
170.000 oltre ai 130.000
studenti iscritti a politecnici
(complessivamente circa
il 6% della popolazione
finlandese), ciascuna facoltà
regola autonomamente i
criteri di ammissione.
Gli studi universitari sono
completamente gratuiti, ma
soltanto finché seguiti entro
i termini previsti. Qualora
uno studente si trovasse in
significativo ritardo rispetto
al piano di studi infatti,
sarebbe costretto ad un
periodo di interruzione degli
studi e al pagamento di
pesanti tasse. Sono presenti
numerose
associazioni
studentesche, che sono
considerate un elemento
fondamentale
a
livello
formativo. A confermare
tale attenzione il fatto che
il pagamento della quota
associativa ad una o più di
tali associazioni consente
di ottenere numerosi sconti
ed agevolazioni.
A
partire
dal
2005,
in
conseguenza
del
“Government Decree on
University
Degrees
n.
794” dell’anno precedente,
la Finlandia adotta un
nuovo sistema di laurea
che ricorda da vicino il
ben noto meccanismo del
“3+2”. Anche in questo
caso infatti il ciclo di laurea
viene diviso in un triennio di
formazione di base da 180
crediti formativi seguito,
eventualmente,
da
un
biennio di specializzazione
da 120 crediti, per un totale
di 300. Fanno eccezione
la facoltà di medicina e
odontoiatria (6 anni, ciclo
unico) e la laurea di primo
livello in belle arti, per cui
sono necessari 210 crediti.
A
seguito
della
specializzazione è possibile
seguire un periodo di
dottorato, la durata prevista
è di 4 anni e il sistema non
è regolato dal meccanismo
dei crediti formativi. Il
periodo di studio è diviso
in term (simili ai semestri):
il primo da agosto a
dicembre, il secondo da
gennaio a maggio. I corsi
sono costituiti, in genere,
oltre che da lezioni frontali,
dette lectures, da attività
pratiche come seminari
o esercitazioni. Molti dei
corsi sono offerti anche
in lingua inglese e per
gli studenti stranieri è
comunque possibile seguire
gratuitamente corsi di lingua
finlandese.
Il giudizio di esame viene
Veduta della Cattedrale di Helsinki.
espresso con un valore
numerico in una scala
da 1 (insufficiente) a 5
(eccellente) o in alternativa
tramite un giudizio sintetico
(ad esempio insufficiente,
soddisfacente,
buono,
eccellente). Per ulteriori
approfondimenti è possibile
consultare, ad esempio,
i siti: http://www.minedu.
(Foto Archivio)
fi/minedu/education/
universities.html, in cui
sono presenti i link ai siti
delle Università finlandesi
o
http://www.minedu.
fi/minedu/education/
polytechnics_list.html,
dedicato ai Politecnici.
Damiano Verda
[email protected]
INTERVISTA
L’esperienza di uno studente nel politecnico della capitale finlandese
L’Erasmus di Giovanni Napoli
«Un orientamento più pratico e meno teorico»
Giovanni Napoli.
Giovanni Napoli, studente secondo anno del corso
di laurea specialistica in
ingegneria informatica, ha
trascorso un periodo in Erasmus presso l’Evtek Institute of Technology, politecnico che dedica particolare
attenzione alle tematiche
riguardanti l’IT (Information
Technology), con sede a
Espoo, nell’interland di Hel-
(Foto Archivio)
sinki.
Giovanni, come è maturata la decisione di trascorrere un periodo Erasmus
in Finlandia?
«Alcuni miei amici, di ritorno
dall’Erasmus, mi avevano
consigliato quest’esperienza senza riserve. La possibilità inoltre di trascorrere
un periodo in una realtà così
diversa da quella italiana ha
giocato senz’altro un ruolo
importante nella mia scelta,
oltre alla qualità dell’istituto
Evtek».
Nessuna
indecisione
quindi?
«La vigilia della partenza è
stato un giorno molto particolare. Una volta ultimati i
preparativi, la riflessione su
quello che accadrà il giorno
successivo e da lì in poi mi
pare quasi inevitabile, così
come un minimo di preoccupazione. Preoccupazione
che però, devo dire, sono
molto contento di aver superato».
Il tuo arrivo in Finlandia.
«Dopo l’atterraggio in aeroporto, ho trovato ad attendermi un ragazzo incaricato
proprio dell’accoglienza a
studenti ERASMUS, che mi
ha guidato fino all’appartamento, che condividevo con
un ragazzo tedesco e uno
francese».
Come hai fatto a trovare
questa sistemazione?
«Principalmente
grazie
all’aiuto dell’Evtek. L’azienda Hoas ha infatti stipulato
una convenzione con l’università e ha acquisito interi
palazzi dedicati ad ospitare
anche studenti universitari.
Le spese comunque sono
state a mio carico, senza
particolari agevolazioni, anche se mitigate dalla borsa
di studio ERASMUS».
Cosa ti ha colpito inizialmente?
«Una grande attenzione
verso la vita universitaria intesa non soltanto come momento di studio ma come
occasione di incontro, come
modo di creare un gruppo,
molti gruppi. Ad esempio
mi ha interessato molto
il fatto che alcune attività
non direttamente connesse
allo studio universitario e
all’apprendimento venissero valutate anche in termini
di crediti formativi. Proprio
l’accoglienza agli studenti
Erasmus, ad esempio. O
ancora la periodica organizzazione di eventi, anche
non particolarmente impegnativi: nel corso dell’anno
possono fruttare qualche
credito in più».
E per quanto riguarda lo
studio vero e proprio?
«I corsi hanno un taglio diverso rispetto a quelle che
erano le mie abitudini, più
semplice e meno approfondito da un punto di vista teorico ma con una maggiore
attenzione al lato più immediatamente connesso con la
pratica. Le lezioni teoriche
erano spesso accompagnate da esercitazioni pratiche,
che in alcuni casi ho trovato
impegnative. Mi ha colpito
inoltre come molti studenti
finlandesi scegliessero di
seguire, come me, corsi in
lingua inglese, per migliorare la padronanza della lingua».
Un episodio che ricordi
con piacere.
«Il breve periodo in passato
in Russia, a S. Pietroburgo,
che aveva come obiettivo
quello di consentire agli studenti di entrare in contatto
con un’altra realtà, è stata
un’esperienza davvero divertente».
Quali le differenze che hai
riscontrato rispetto al sistema italiano.
«Principalmente sottolineo
ancora una volta un orientamento meno teorico e più
pratico, più professionalizzante, oltre ad una maggiore
attenzione ad attività collaterali, specie se favoriscono
l’interazione tra studenti».
Damiano Verda
[email protected]
INFORMAGIOVANI
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L’ORMA
Un vasto orientamento sui temi più vicini ai giovani
Informagiovani: un’opportunità per guardarsi intorno
Conosciamo meglio lo sportello del Comune di Genova dedicato ai ragazzi
Postazioni computer presso Informagiovani.
(segue dalla prima)
(...) A tutti capita di dover riflettere e orientarsi riguardo
a formazione, lavoro, vita sociale, sanità, studio e lavoro
all’estero, ma anche attività
culturali e tempo libero, vacanze, turismo e sport. Per
qualsiasi ricerca, dubbio o
chiarimento su questi argo-
menti Informagiovani mette
a disposizione operatori specializzati, postazioni gratuite
per la consultazione di Internet, bacheche tematiche,
guide e dossier autoconsultabili, un indirizzo di posta
elettronica, un numero verde
e il sito internet.
Abbiamo incontrato Roberta
(Foto Agnese Campodonico) Gazzaniga,
un’operatrice
che ci ha spiegato le
opportunità più interessanti
offerte da Informagiovani
e che cosa c’è dietro a uno
sportello pubblico come
questo che vede circa
trecento passaggi al giorno.
Uno dei servizi più richiesti è
la Green Card che permette
di fruire sconti e agevolazioni
in molti esercizi pubblici della
città. Hanno successo anche
la bacheca Trovalloggio per
gli universitari che cercano
appartamenti a Genova e
la tessera Ostelli AIG per gli
sconti in Italia e all’estero.
C’è anche uno sportello
dedicato interamente al
servizio civile che si può
svolgere anche all’interno
di Informagiovani stesso.
Inoltre si è instaurata una
collaborazione con Celivo
che propone incontri nella
sala attigua allo sportello
per far conoscere il mondo
del volontariato. È altresì
importante segnalare la
presenza di un servizio di
videointerpretariato per utenti
sordo-muti.
Gli operatori di Informagiovani
controllano tutti i depliant
esposti e li aggiornano
continuamente, così come
aggiornano i dossier ogni
mese circa. Oltre a filtrare
tutte le informazioni che
arrivano allo sportello da
associazioni, enti e persone
con progetti da esporre o
eventi da segnalare, chi
lavora allo sportello si occupa
anche di due banche dati:
una a uso interno per avere
a disposizione coordinate
di tutti coloro che mandano
informazioni e una per fornire
schede di presentazione
degli stessi sul sito internet.
Oltre alla banca dati, il sito
internet offre news su
iniziative del Comune, una
panoramica sulle tematiche
di informazione, una sezione
interamente dedicata al
servizio civile, i link per la
ricerca di biblioteche urbane
e sportelli del cittadino e
una sezione per illustrare
la Green Card. Dunque un
lavoro articolato e preciso
per mettere a disposizione
il maggior numero di servizi
possibili.
«Informagiovani
si
sta
facendo conoscere grazie
al sito, ma soprattutto grazie
al passaparola - commenta
Roberta - a conferma del
fatto che chi si rivolge a noi
di solito rimane soddisfatto».
Sito
internet:
www.
informagiovani.comune.
genova.it
E-mail:
informagiovani@
comune.genova.it
Numero verde: 800085324
Agnese Campodonico
[email protected]
ANTENNA EUROPE
A Palazzo Ducale l’Europa è a portata di mano
Antenna Europe Direct
A Genova una delle 39 sedi italiane dello sportello che collega i cittadini all’Europa
Gli studenti conoscono
l’Europa attraverso i periodi
di studio e lavoro all’estero,
esperienze che avvicinano
persone cresciute lontano
l’una dall’altra, ma che imparano a muoversi per il
continente con disinvoltura.
I ventenni d’oggi si sentono
europei e un importante
mezzo per sviluppare questa
identità è Antenna Europe
Direct, uno sportello gratuito che dal 2005 si trova a
Genova a Palazzo Ducale e
mette in contatto la Commissione Europea con i suoi cittadini fornendo informazioni
sulle risorse e le normative
che fanno parte del quotidiano. (anche se non sempre
ce ne rendiamo conto.)
LaTV satellitare. (Foto Informagiovani)
Nelle sale del Ducale è (inoltre) possibile usufruire di un
televisore che via satellite
permette la visione di Canale
Europa: «Coloro che si rivolgono ad Antenna chiedono informazioni per problematiche sanitarie incorse
all’estero o per sapere come
agire in caso di problemi con
acquisti fatti in altri paesi
dell’Unione» ci spiega Roberta Gazzaniga, refe-rente
per l’Antenna a Genova,
«Fanno riferimento al nostro
sportello anche giovani che
vogliono spostarsi in Europa
per ragioni di studio o lavoro
e gli illustriamo le possibilità
in questo senso disponibili
sulla rete EURES».
Rivolgendosi allo sportello
di Antenna, inoltre, gli utenti
possono reperire documenti
utili per capire come varie
tematiche si sono sviluppate
negli anni, infatti alcuni studenti si appoggiano a questo
servizio per raccogliere materiale per le loro tesi. La
sede genovese di Antenna
Europe Direct conserva dei
dossier catalogati per argomento e li mette a di-sposizione degli utenti: «Si vede
come la gente pur potendo
avere accesso a tante infor-
Home page del sito www.europa.eu
mazioni via internet desidera
parlare con delle persone
reali.», racconta Roberta
Gazzaniga, «C’è una complessa gestione per fornire un
servizio completo ed accessibile: Il lavoro di front-office
e di back-office si dirama nei
contatti con le associazioni
e la società civile, oltre che
con le istituzioni dell’Unione
Europea. La responsabile
per la parte di progettazio-
ne a Genova è Alessandra
Risso».
Partendo dalla consapevolezza che la comunicazione è parte integrante
della democrazia, l’Europa
fornisce informazioni e raccoglie le opinioni dei suoi
membri attraverso il sito
internet www.europa.eu e
un numero verde 00 800
67891011. Dall’altro capo
del filo risponde Bruxelles,
(www.europa.eu) attraverso operatori che parlano tutte le lingue dei paesi
dell’Unione.
Segnaliamo,
infine,
che Antenna
partecipa
all’organizzazione della festa dell’Europa il 9 maggio,
un’occasione per riflettere
sulla nostra cittadinanza europea.
Chiara Cifatte
[email protected]
TEATRO
L’ORMA
11
Gli esordi, le esperienze e i consigli dell’attore genovese
Dieci domande a…Tullio Solenghi
Dai “Promessi Sposi” ai monologhi in teatro. Ecco come si diventa artisti completi
(segue dalla prima)
(...) In occasione del suo
ultimo spettacolo, “L’ultima
radio”, che si è tenuto in città al Teatro Duse, approfittiamo della sua disponibilità
per conoscere meglio la sua
formazione, le sue opinioni e
i consigli per chi senta la necessità di entrare nel mondo
della recitazione.
Il suo lungo viaggio verso il
successo ha inizio all’età di
diciassette anni, frequentando la scuola di teatro presso
il “Teatro Stabile di Genova”,
al quale rimarrà fedele per
ben sette stagioni consecutive; qui esordisce con “Madre Courage” e successivamente approda negli studi
televisivi al fianco di Pippo
Baudo per poi gettarsi in alcune commedie tv come “La
pulce nell’orecchio”.
Il 1982 è un anno da ricordare: assieme ad Anna Marchesini e Massimo Lopez
crea il celebre Trio, che si
fa conoscere al pubblico
italiano prima in radio, con
il varietà “Helzapoppin Radio Due”, poi in televisione
con la parodia de “I promessi sposi”, grazie alla quale
il Trio giunge all’apice del
successo con un ascolto di
ben 14 milioni di telespetta-
Tullio Solenghi in un intenso primo piano.
tori, e infine a teatro con “In
principio era il trio”. Nel 1994
il gruppo si scioglie e nello
stesso anno Solenghi presta
la voce al perfido Scar de “Il
re leone” della Walt Disney;
due anni dopo torna sul piccolo schermo assieme alla
Marchesini con alcune commedie come “La rossa del
Roxy bar”. Successivamente sarà alla conduzione di
“Striscia la notizia” con Gene
Gnocchi, col quale azzarderà la parodia del programma
stesso, “Striscia la beriscia”.
Musical, spot televisivi e
ancora tv alla conduzione
di “Domenica In” con Giancarlo Magalli e in seguito
Home page del sito web di Tullio Solenghi.
ospite fisso a “Quelli che il
calcio”. Nel 2003 presenta i
premi E.T.I. – gli Olimpici del
Teatro, e poco dopo torna a
recitare. Nel 2008 celebra
i 25 anni della nascita del
(Foto Archivio) Trio assieme alla Marchesini e Lopez nello spettacolo
televisivo “Non esiste più la
mezza stagione”, ricordando i vecchi successi e riproponendo alcune rivisitazioni
delle celebri gag. Con “L’ultima radio” (regia di Marcello
Cotugno), suo ultimo lavoro,
Tullio Solenghi conferma la
sua carriera con uno spettacolo intriso della sua spiccata ironia e capacità recitativa
interpretando un malinconico conduttore radiofonico
che deve affrontare la sua
ultima trasmissione e, approfittando della situazione,
si lascia rapire dai ricordi
nostalgici della sua carriera
e della sua vita, sfogandosi
col suo pubblico dinnanzi a
un microfono.
Cerchiamo di scoprire qualcosa di più su questo celebre personaggio.
Come ha fatto ad entrare
nel mondo teatrale? Inizialmente era la sua unica
occupazione?
«Dopo essermi diplomato
alla scuola del teatro stabile di Genova, in attesa di
eventi, mi iscrissi al primo
anno di Biologia, avevo dato
appena 5 esami, quando mi
capitò, dopo aver sostenuto alcuni provini, di essere
scritturato proprio dal teatro
stabile di Genova, da lì è
partito tutto».
Come ha gestito al tempo
il lavoro?
«Non avendo ancora nessun lavoro avrei dovuto parallelamente gestire l’università, ma ben presto la mia
nuova professione di attore
mi assorbì talmente che dovetti rinunciare a proseguire
biologia, che poi non era di
certo la mia passione…».
E’ facile avere successo
avendo talento o conoscendo le “persone giuste”?
«Il talento è fondamentale,
soprattutto in teatro non si riesce a “darla a bere” se non
c’è il talento. Poi come in
tutte le professioni possono
capitare momenti di fortunate coincidenze, o incontri
importanti, e questi di certo
aiutano».
Grazie a quale delle sue
doti pensa di aver ottenuto successo?
«Oltre ad un talento di base,
credo di aver avuto una giusta dose di varie componenti che hanno contribuito ad
avere successo: Determinazione, Serietà professionale,
Voglia di sperimentare sempre il nuovo, sereno distacco dagli eventi, soprattutto
in età avanzata».
Come si cattura il pubblico giovanile?
«Con la validità di una proposta che contenga tutte le
caratteristiche di cui sopra.
Se invece ci si rassegna ad
esibire stancamente il mestiere senza una scintilla di
novità, di adrenalina, si finisce per deludere non solo il
pubblico dei giovani, anche
in generale tutti gli altri».
Cosa può dirci del mondo
teatrale? E’ tanto competitivo?
«Di sicuro esiste la competitività, come in ogni altra
professione, va distinta però
quella corretta esercitata col
proprio mestiere, da quella
che ricorre a compromessi,
conoscenze raccomandazioni, esattamente come in
ogni altro settore ahimè…».
Come trova la situazione
attuale della Genova teatrale?
«Da Genova ormai manco
da anni e non sono perfettamente aggiornato, di sicuro però, rispetto a quando
ho iniziato io, era il lontano
1970, sono nate molte interessanti realtà che costituiscono tutt’oggi una interessante alternativa al sempre
valido Teatro Stabile. Mi riferisco al teatro della Tosse,
all’Archivolto, e così via…».
(www.tulliosolenghi.com) Crede che ci sia la possibilità per i giovani di oggi
di entrare nel mondo teatrale o è un settore “in via
di estinzione”?
«Il teatro non si estinguerà
mai, di questo sono certo.
Sicuramente oggi la televisione propone modelli assai
più agevoli ed abbordabili
del difficile mestiere dell’attore di teatro. Un mestiere
però che, se approcciato
con talento e preparazione,
riesce ancora a dare grandi
soddisfazioni».
Cosa pensa del teatro dal
punto di vista dei ragazzi?
Tende ad allontanarli oppure scatena una appassione?
«Il teatro andrebbe insegnato come disciplina fondamentale nelle scuole e non
relegato a qualche sporadico stage, allora se ne capirebbero tutte le sue valenze,
anche quella della semplice
relazione tra le persone,
della tecnica espressiva,
della costruzione drammaturgica».
Come attore è meglio lavorare con monologhi,
e quindi da solo, oppure
con dialoghi, ad esempio
con mitico “Trio”?
«Di solito alterno le due
cose. Ora che porto in giro
da tre anni il mio monologo
sulla radio, sento l’esigenza
di “tornare a fare gruppo”. Infatti il mio prossimo impegno
sarà con una compagnia di
almeno otto elementi, a fianco del mio amico e collega
Maurizio Micheli».
Roberta Saettone
[email protected]
12
GIOCHI
(a cura di Damiano Verda)
L’ORMA
IL BALLO IN MASCHERA
“Uno è il bugiardo” dice Pulcinella
“Due sono i bugiardi” dice Arlecchino
“Tre sono i bugiardi” dice Brighella
“Quattro sono i bugiardi” dice Balanzone
“Cinque sono i bugiardi” dice Stenterello
“Sei sono i bugiardi” dice Gianduia
“Sette sono i bugiardi” dice Meneghino
“Otto sono i bugiardi” dice Rosaura
“Nove sono i bugiardi” dice Pantalone
“Dieci sono i bugiardi” dice Colombina
Chi dice la verità?
TRE CANNIBALI E TRE MISSIONARI
Tre cannibali e tre missionari devono attraversare un fiume su una barca.
a) Solo un cannibale ed un missionario sanno remare.
b) Il numero dei missionari deve sempre essere maggiore o eguale a quello dei cannibali su entrambe le rive del fiume, altrimenti i cannibali si mangiano i missionari...
c) La barca può trasportare al massimo due persone (cannibali o missionari)
Come avviene l’attraversamento del fiume?
(Le SOLUZIONI e altri giochi sono on line, al nostro sito www.lormaonline.com)
L’ORMA ASPETTA TE!
Cerchiamo nuovi collaboratori!
Se sei giornalista o ti piacerebbe provare ad esserlo...se vuoi scrivere di
vita universitaria, cinema, teatro, musica, eventi e viaggi contattaci a:
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Direttore Responsabile: Stefano Risso
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Webmaster: Annalisa Rizzo
Impaginazione e Grafica: Diana Anna Dellacasa, Erika Tovo
Ufficio Stampa: Giulia Piaggio
Collaboratori: Agnese Campodonico, Alessia Coscino, Pierre Hernandez Perez, Francesca Lodigiani, Mirko Risso, Roberta Saettone.
Editore: Associazione Editoriale “L’orma del viaggiatore” Presidente: Alessandra Vignoli Vicepresidente: Chiara Cifatte
Tesoriere/ Segretario: Diana Anna Dellacasa. Consigliere: Annalisa Rizzo
Tipografia: Grafica LP - Via Pasquale Pastorino 34 16162 Genova Bolzaneto
STAMPATO CON I FINANZIAMENTI DELL’”UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI GENOVA”
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Sistema universitario finlandese