IL MONDO · 8 giugno 1954 • Pag. 4
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federalisti, ma uomtm di Stato
come De Gasperi e Spaal,c, Ade~
nauer e Mollet chiedono che il fu~
tu~~ · esercito europeo sia subordinato ad un potere politico dem~
cratico europeo.
4) La C.E.D. limita poco e male
la sovranità degli stati, ma non mi
sembra dubbio che la limiti. Le argomentazioni che si' fanno in senso ~contrario possono forse valere
per placare le confuse coscienze di
alcuni deputati e senatori, ma non
dovrebbero valere in una discussio. ne con il prof. Jemolo. Il probfema
è . di sapere se la ratifica della
C.E.D. debba o no seguire · nella
forma delle modifiche cosdtuziona- ·
li. Il prof. Jemolo propende a dare
una risposta positiva perchè secondo lui « non c'è un apposito articolo che preveda l'ipotesi di met~
tere in comune con altri stati una
qualche funzione della sovranità».
Che un così tenace e esperto di~
fensore della Costituzione italiana
possa dire ciò, non riesce proprio
a entrarmi nella testa.
Sembra che egli ignori che nella
Costituzione italiana c'è l'art. I I il
quale dice: « L'Italia ... consente, in
condizioni di parità con gli altri
Stati, alle limitazioni di sovranità
necessarie ad un ordinamento che
assicuri la pace e la giustizia fra
le Nazioni >~ .
Si tratta come dicono gli esegeti
della nostra costituzione di uno dei
cosiddetti articoli programmatici e
non normativi. Qualunque significato questa qistinzione possa avere
per altri articoli, in questo caso es- Settembre 19~. Prigionieri tedeschi passano per le strade di una città della provincia francese scortati da membri della Resistenza.
sa è giusta. La costituzione italiana
non poteva infatti stabilire normache rifiutavano in blocco, ma additivamente delle limitazioni alla soPARIGI, giugno
( POSTA DALLA F RANCIA )
rittura scacciare la politica quasi
vranità nazionale; poteva solo sta- [ ! ] L LIBRO testè pubblicato
fosse un demone da esorcizzare:
bilire che è lecito farlo. Un a limisu Les idées politiq.ues et
un punto come si vede in cui il
ta~ione reciproca di sovranità fra
sociales de la Résistance
mito. rivoluzionario e quello reastati non può avvenire che col coit~
Presses. Universitaires de
zionario si incontrano e si intrec. France, Paris, 1954) si
senso degli stati interessati e cioè '
ciano. Un tal rischio · non poteva
mediante un trattato internaziona- presenta come una raccolta antolosfuggire alle menti . più avvedute, e
le. L'art. II non può dunque avere gica di documenti clandestini, difnon sfuggì infatti a Léon Blum,
altro signihcato fuorchè quello di fusi dai resistenti francesi tra il
che sempre che ebbe la possibilità
autorizzare la conclusione di tra t- x94o e · il x9A4 : articoli di giornale
non trascurò di insistere sull'equitati che limitino la sovranità nazio- ciclostilati o stampati, dichiaraziovoco che si celava in una simile
nale. E poichè secondo l'art. 8o ìe ni programrnatiche, progetti di coposizione e di avvertire che i partiCamere autorjzzano con legge la stituzione, lettere, figurano nel vati
politici dovevano esistere anche
ratifica dei trattati' internazionali, lume, non già ordinati cronologinello sperato avvenire. poichè essi
l'art. I I autorizza la ratifica della camente, ma raggruppati secondo
erano le strutture indispensabili di
:. C.E.D., e domani di una i:ostitu~ la materia su cui essi vertono in
un sistema democratico.
zione federale, con legge e non se- prevalenza. Nei risultati concreti
Ma fu la forza stessa degli avveguendo le focme della revisione co- l'opera è ben lontana dall'essere un
stituzionale. Se così non fosse, l'ar- frammentario zibaldone, ma al con- sentimenti e gretto nelle idee come giustizia sociale si accompagnasse nimenti a persuadere gli uomini
ticolo 1 I sarebbe un inutile amme- tra rio riesce ad una completa storia Philippe Pétain abbia potuto esse- alla più ampia libertà politica, da della pericolosa illusione: l'aggresre il simbolo fisico di un'istanza cui scomparissero lotte e còntrasti, sione nazista alla Russia trasferì di
nicolo costituzionale, poichè con la ideologica e politica.
procedura della revisione costituzio-' · La . Resistenza francese, prima . di rinnovamento: ma il fatto esiste, povertà e sofferenze, dove non fos- colpo nelle fila della Resistenza il
naie si potrebbe sempre stabilire. ancora che un ordinato combatti- ed uomini che avevano altezza di se più distinzione di ceto e di cen- peso numerico ed organizzativo del
una limitazione di sov,.anità senza mento, fu un'appassionata protesta: sentimento e· mostrarono più tardi so, prevalenza dell'uomo sull'no- partito comunista e creò insieme
nessuna espressa dichiarazione del- il sentimento della dignità umana grande coraggio, come Beuve-Mery, . mo: la città felice. Poco importa in una situazione politica assolutala costituzione stessa.
offesa si accompagnava ad una co- poterono, sia p.yre per brevissimo fondo che nelle linee di questo o mente nuova ed impreveduta. Per
S) C'è ancora una quinta obbie- scienza se si vuole e_sagerata, ma tempo, illudersi e cadere nell'erro- quel progetto costituzionale il nuo- quanto il partito comunista si astezione che il prof. Jemolo fa sul non per questo meno nobile, del re e collaborare, sia p~re. indirètta- vo stato avesse forma di repubbli- nesse dal far politica e si presenPonte· (p. 692): cc Unità elllrope:, passato naz;on;1le; il ifiuto/ del!~ men~e ,::~1 ;r,~ch~ ~--~u?~scJ: to.r · ) ca presidc;nziale o prevedesse una . tasse sotto un'etichetta nazionale
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egli dice, l'avevam~, desid~rata aéì- collaborazione coi tede:_fhi, era antava era appunto l'ansia del can- profilò immediatamente il pericolo
che nella forma. pm radtcale , che che un modo per evitat e di ricono- rinnovamento · profoddo , d ,~ lle v
non lasciasse vestigia di sovranità scere l'irrimediabilità della disfat- chie strutture p"olitiche e Hociali fu giamento innovatore, la generosa, di un accaparramento politico delnazionale ... . perchè potesse essere ta; la sorda avversione al petaini- comune anche a tutti i giuppi del- pur se disaccorta, volontà eli una la resistenza a vantaggio dei soli
comunisti e la necessità per le altre
mediatrice fra America e Oriente... smo voleva innanzi tutto essere la resistenza: nei fogli Han destini totale rottura col passato.
nei discorsi di De Gaulle la
N aturalrnente questi nobili sen- forze politiche di render manifesta
~a ..~~J:O~~~~z:~)~;!;~~~= :ll'!~,:a una pun,tiglios~ riaffermazione del- come
nol~mic::~ contro la III Reoubblica timenti si accomoaenano a non oo- ed aperta la loro oresenza nerdi
1-SENTIMENTI
DELLA RESISTENZA
DI VITTORIO DE CAPRARIIS
liARCHIVIO
Il
IL MIRACOLO TELEGRAFICO.
- (( Giorni fa , essendosi sparsa la
.;voce che un' altra immagine della
Madonnina di Siracusa piangeva lacrime di sangue in quel di Cirò, nella
casa di una povera vedova con 6 figli a carico, la signora Antonietta
Cimino e la consorte dell'ing . Venditti che sono religiosissime, decidevano di comune accordo di raggiungere in macchina quel Comune. Allo
scopo si offriva il figlio maggiore delIa signora Cimino, il rag. Francesco,
ch'è uno dei più attivi funzionari del
Consor:zio Agrario di Catanzaro, e,
dopo aver comprato in città un fascio di garofani bianchi, partivano
in giardinetta alla volta di Cirò.
Adempiuto al voto, la comitiva rien trava a Catanzaro. L'indomani, alla
signora Venditti. perveniva da Cirò
il seguente telegramma: "Vostri fiori
sanguinano'' ». (Dal Corriere · Calabrese).
LO SCANDALO. - « Per venire ,
subito al punto diremo che la figura
del vero re costituisce una sfida e
una offesa al vangelo degli "immortali principi" e all 'etica moderna e
protestantica degli arrivati, dei selfmademen. Lo scandalo è appunto
questo : Re, non si può ''divenire''.
Invece, in via di principio, ognuno
può aspirare a divenire presidente di
una repubblica " . (Da Italia Monarchica).
L'ADOLESCENTE. - « L'onorevole Covelli ha un forte timbro di
voce, un gesto ampio che accompagna la parola ed ama assumere, nel
parlare, un· atteggiamento da adolescente smaliziato n. (Idem).
APPROFITTARE. - « L'impero
sanguinoso ed inumano dei britanni
sta crolla:1do in ogni parte del mondo. Fratello maltese, unisciti al grande movimento insurrezionale anti-inglese che sta divampando dovunque!
I Greci di Cipro, gli Spagnoli di Gibilterra, gli Egiziani di Suez sono già
sulla breccia: essi vogliono la libertà
e l'indipendenza. Anche tu vuoi la
tua libertà, la tua indipendenza : approfitta dunque della situazione int ernazionale >1. (Da l settimanale neofascista Asso di Bastoni) .
L'HIDALGO. - (( D el resto non
è accaduto nulla. Franco è sempre
hidalgo: può sparare ma non usare
scortesia ad una donna. Però quando
Elisabetta R egina era già sul Tamigi, allora Franco come Capo della
Spagna rivendicò il suo diritto di fare il punto su Gibilterra e la visita
sovrana n . (Dal settimanale -neo-fascista Il Nazionale) .
TRA~CINATO DALL'ENTT...TSIASMO. << Sopra un altro settore
particolarmente delicato dovrà esercitarsi la vigiianza: vogliamo dire sopra i costumi ginnici, che talvolta
sono stati adottati da squadre ginnastiche femminili e che non hanno
offerto alcuna garanzia di difesa del
pudore. Sia lecito ricordare che qualche Provveditore e Capo di Istituto,
trascinato dall'entusiasmo per lo
sport femminile, non l'ha fatto praticare dai Gruppi Sportivi Femminili >> scolastici con quelle cautele e
con qu ~ lle limitazioni, che le diretti
ve emanate dallo stesso Ministero
della Pubblica Istruzione avevano
fissato. E si son viste figliole nel
fi?re ·della ~iovinezza esibirla impudicamente m succintissimi costumi
non ne11e palestre di scuola, ma nell~
manifestazioni agonistiche provinciali
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La . Resistenza francese, prima di rinnovame nto: ma il fatto esi;;te, povertà e sofferenze, dove non fosnale si potrebbe sempre stabilire . ancora che un ordinato combatti- ed uomini che avevano altezza di se più distinzione di ceto e di cenuna limitazione di sov,.anità senza mento, fu un'appassionata protesta: sentimento e· mostrarono più tal-d i so, prevalenza dell 'uomo su !l 'uonessuna espressa dichiarazione del- il sentimento della dignità umana grande coraggio, come Beuve-Me ry, mo: la città felice. Poco importa in
la costituzione stessa.
offesa si accompagnava ad una co- poterono, sia p!Jre per brevissimo fondo che nelle linee di questo o
5) C'è ancora una quinta abbie- scienza se si vuole esagerata, ma tempo, illudersi e cadere nell'erro- quel progetto cost'i tuzionale il nuo·
zione che il prof. ,J emolo fa sul non per questo meno1 1\obile, ~el re · e collaborare sia ~re indirètta- vo stato avesse forma di repubbliPonte (p. 692): «Unità. et~ropelf, pa,;sato> naZion•le; H ~ifiur, dd!l. mente col v,ecchio ma~JO.
· ) q presidenziale o prevedesse una .
sorta di d ncellieralo : quel che con- ;
egli dice, l ' avevam~, desid~rata an- collab~raziohe coi tede~chi, era aliìJ'a ~a pait('1.jtfès~ ..-.: oen che nella forma- ptu rad1cale . che che un modo per evitat e di ricono- rinnovamento ' profoddo d .Jlè •J ~ tava era appunto l'ansia del can..f.l~m. lasciasse vestigia di sovranità scere l'irrimediabilità delia disfat- chie strutture politiche e ~ociali fu giamento innovatore, la generosa,
naziOnale ... : perchè potesse essere ta; la sorda avversione al petaini- comune anche a tutti i gruppi dei- pur se disaccorta, volontà di un a
mediatrice fra America e Oriente ... smo voleva innanzi tutto essere la resistenza : nei fogli .-landestini totale rottura col passato.
Naturalmente questi nobili senMa da un pezzo si irride all'idea una puntigliosa riaffermazione del- come nei discorsi di De Gaulle la
di un'Europa equidistante o sem- la grandezza francese contro ogni polemica contro la III Rèpubblica timenti si accompagnano a non poplicemente mediatrice; e nessuno dubbio e contro tutte le disgrazie è vivace ed implacabile. Ancora una co semplicismo e so~rattutto copripensa più che una lega (e soprat- del momento. Lo « storico>> che vo- volta Ia vecchia classe dirigente fu vano un grandissimo pericolo: nei
tutto un esercito) europea possa non glia spiegare la frammentarietà, il caricata di tutte le colpe e fatta se- discorsi di De Gaulle e di molti
essere sotto un effettivo protettora- procedere malsicuro e sparso della gno di un'avversione irriducibile: dei suoì compagni di Londra, coto d'ell' America... senza possibilità resistenza sulla fine del •40 e al- fu sufficiente la falsa notizia che me negli scritti clandestini della
di avere direttive politiche diverse l'inizio del •41 , non può solo ricor- Herriot aveva raggiunto De Gaulle Francia libera od · occupata, la teda quelle americane».
rere alla stanchezza generale del a Londra, perchè molti, che dal- nace avversione alla Terza RepubA ciò vorrei ribattere: in primo paese, alla propaganda dei comu- ' l'America si accingevano a recarsi blica si manifesta sovente n el riluogo l'unità europea non sarebbe nisti contro la dro/e de J[Uerre, al- in Inghilterra, rinunciassero almeno fiuto dei partiti politici, considemai una radicale distruzione delle la rapidità del crollo militare: a provvisoriamente a varcare l'ocea- ràti ormai come strutture sorpassasovranità nazionali, ma solo il tra- tutti questi motivi converrà ag- no. E nella passione della lotta con- te, e nella congiunta speranza che
sferimento di certe e ben precisate giungere, insieme a molti altri, an- tro l'occupatore tedesco e i suoi col- il movimento di resistenza dia luofunzioni sovrane dagli stati nazio- che il carattere di protesta istinti- laboratori francesi, è ben naturale go ad un solo grande partito, quelnali alla federazione, fra le quali va che assumerà la reazione di nu- che il nuovo stato, quello che sa- lo della liberazione, quello di tutcomunque dovrebbe esserci la poli- merosi francesi innanzi all'armisti- rebbe uscito dal moto popolare di ti i francesi. Si ha l' impre~ sione
tica estera.
zio. Era una moralità immediata liberazione, prendesse nella mente che i riformatori volessero bandire
In secondo luogo, nessuno che e irriBessa, feroce anche, nel s~nso dei più i colori dell'utopia: una dalla città da loro vagheggiata non
abbia seriamente pensato a questo antico della parola, quale si può repubblica dove la più aritmetica solo le tristi eredità eli un passato
problema, può mai aver seriamen- leggere nt!lle parole eli un Berna- ,
te definito come compito della nos dopo l'arresto del Mandel:
federazione europea quello di fa- « Se i vostri padroni non ci rendere da mediatrice; l'Europa uni- ranno Mandel vivo, voi dovrete pata dovrebbe risolvere i propri pro- gare questo sangue di ebreo in una
blemi di civiltà e di libertà, e misura che lascerà attonita la stodovrebbe cercarsi nel mondo que- ria: ogni goccia di questo sangue
gli alleati che essa ritenesse più vi- di ebreo versato in odio alla nostra
cini ai suoi interessi e ad i suoi antica vittoria ci è più preziosa
ideali. Ma soprattutto dovrebbe sce- della porpora d'un manto di cardiglierseli da sè, il che potrà acca- nale fascista; intendete bene queldere solo se sarà unita e forte. Cc- lo che voglio dire, ammiragli, mame il Piemonte era un protettorato rescialli, eccellenze) eminenze e redi Napoleone III, ma l'Italia era verenze? >>.
troppo grande per esserlo, e come
Nelle parole del Bernanos si può
Cavour ~ stato un grande uomo di leggere altresì la protesta contro un
stato perchè ha saputo fare passar·~ equivoco grossolano, che anch'esso
il proprio paese dal primo al se- va tenuto presente per intendere la
conçlo stadio, così oggi gli stati del- lentezza e timidità della prima Rel'Europa occidentale sono protetto- sistenza francese: l'equivoco creato
rati dell'America, mentre la Comu- dalla politica di Vichy. Il petaininità europea sarebbe troppo grande smo non er.a un accidente, qualcoper esserlo, e saranno considerati sa di assolutamente legato al gesto
padri dell'Europa quegli statisti che di un vecchio maresciallo di Fransapranno operare tale passaggio.
cia o che trovasse la sua giustificaIn terzo luogo vorrei che il pro- zione e la sua forza nel quadro di
fessar Jemolo mettesse su un piatto certe omertà di classe o di rango
della bilancia tutti i misfatti, ma e di alcun'e rivendicazioni econoproprio tutti, che può trovare nel- miche. Esso si poneva soprattutto
l' America, e tutti quelli che può come reazione alla III Repubblica,
trovare nell'U.R.S.S., li pesasse con come il definitivo seppellitore di
attenzione, e solo allora ci venisse· un sistema parlamentare nel quale
a dire se concepisce ancora vera- troppo spesso, durante l' entre-deuxmente come missione degna dd- guerres, si era denunciato, più a
l'Europa quella dell'equidistanza c torto che a ragione, la causa di
della mediazione. Ma se questo mo- tutte le debolezze c i mali della
do di giudicare ha una importan- Francia; come l'irriducibile avverza . morale, dal punto di vista poli- sario di un personale politico che
tico non è rilevante. Politicamente si preoccupàva piuttosto di piccoli
l'unica cosa che conta è che soio interessi personali e di categoria,
l'Europa unita potrà essere così for- trascurando i grandi interessi del
te da fare una politica indipenden- paese, e che attraverso scandali clate, anche eventualmente, se lo vo- morosi aveva fatto figura · di corlesse, quella, a mio avviso, disse:l- rotto e corruttore. Può sembrare
In tutta la Francia l'anniversario della Liberazione (1944) è stastrano ed incomprensibile che un
nata dell'equidistanza.
to commemorato insieme all'anniversario della battaglia della
Marna (1914).
ALTIERO SPINELLI uomo vecchio d'anni, freddo nei
n c61o costttuzwna1e, p01cfiè con la
swne nazista alla-Russia trasferì
colpo nelle fila della Resistenza. il
peso numerico ed organizzativo del
partito comun ista e creò insieme
una situazione politica assolutamente nuova ed imprevedu ta. Per
quanto il partito comunista si astenesse dal far politica e si presentasse sotto un'etichetta nazionale
assai divèrsa" 'dalla Jsua propria, si
profilò immediatamente il pericolo
di un accaparramento politico della resistenza a vantaggio dei soli
comunisti e la necessità per le altre
for ze politiche di render manifesta
ed aperta la loro presenza negli
organismi della resistenza. Evidentemente un tal processo di chiarificazione non poteva avvenire tutto
d'un tratto e senza attriti ed ostilità: . ma la crisi prodotta dal giraudismo fece precipitare i tempi e
valse ad eliminare le ultime opposizioni. Il gaullismo più fedele fu
costretto esso stesso a far leva sui
partiti polit~ci per liquidare l'equivoca posizione di Giraud e dei suoi
seguaci, singolare mistura di spirito antitedesco e di fedeltà al maresciallo, contro la lettera delle parole di lui ; e lo stesso movimento
di convergenza furono indotti a fare i movimenti di sinistra non inquadrati nei partiti, innanzi alla
minaccia eli un 'involuzione reazion aria del moto di liberazione.
Quando Giraud volle far appello
agli antichi consigli generali per
ry1ettere fuori gioco De Gaulle, quest'ultimo fu costretto a dar soddisfazione a quei gruppi della resisten za i quali erano poi i più forti
ed i meglio organizzati e che continuava no a riconoscere in lui il
loro capo ma · insistevano nel reclamare una struttura più democratica. Fu chiaro allora che quella parte del personale politico della Terza Repubblica che s'era astenuto
dal collaborare con Pétain e coi
tedeschi o che aveva addirittura
scelta la strada della lotta armata
avrebbe contribuito anche essa, insieme al nuovo ceto dirigente formatosi nella resistenza, alla costruzione dell a Quarta Repubblica.
I Francesi percorsero così . una
strada per certi versi analoga alla
nostra: sol che gli Italiani potevano contare già alla fine del '43 sulle lezioni di vent'anni di lotta clandestin a e di fuoruscitismo, cd evitare proprio per questa esperienza
l'assurdo ·rifiuto dei partiti e concentrare dal principio il loro sforzo nella costruzione ·di una organizzazione variamente articolata,
ma in cui le forze politiche fossero presenti con le loro precise fisionomie. E tuttavia diffusa anche
nel nostro paese fu l'illusion~ o la
speranza che la lotta di liberazione avrebbe dato vita ad uno Stato
interamente rinnovato: poichè comuny- a tutta la resistenza europea
fu lo spirito che l'animò, la restituzione piena degli uomini alla
um anità.
VITTORIO DE CAPRARIIS
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citarsi la vigil anza: vogliamo dire sopra i costumi ginnici , che ta lvolta
sono stati adottati da squadre ginnastiche femminili e che non hanno
offerto alc una garanzia eli difesa del
pudore. Sia lecito ricordare· che qualche Provveditore e Capo di Istituto,
trascina.to dall'entusiasmo per lo
sport femm inile, non l'ha fatto praticare dai '' Gruppi Sportivi Femminili » scolastici con quelle cautele e
con . qu ~ lle limitazioni. che le di.retti .. - ·
ve emanate dallo ~tesso Ministero
della Pubblica Istruzione avevano
fissato . E si son viste figliol e nel
fiore ·della giovinezza esibirla impudicamente in succintissirni costumi
non neile palestre di scuola, ma nell~
manifestazioni agonistiche provinciali
e nazionali, mentre le direttive stesse
limitano l'agonismo femminile all'Istituto ». (Da Iniziativa m ensile
dell'A zione Ca ttolica ).
IL BANCO DI PROVA . - ,, La
stagion·e balneare è il " banco di prova" della pudicizia femminile e. .. maschile >>. (Idem ).
CORSA PIANA. -"Non fare come quei dirigenti federali che insistevano per la partecipazione al torneo di ping-pong in senso gent•rale,
cosicchè ai circoli o sezioni che non
avevano il ping-pong non restava che
rimanere inattivi, invece queste organizzazioni possono organizzare la
corsa. piana .. . · ». (Dal m ensile comu nista Il Costruttore).
LA BOMBA . -"La riduzione dei
prezzi, nell' URSS, arriva contemporaneamente alla primavera. Con il
sole tepido che fa le prime comparse
sulle città che escono dal torpore invernale e che si sono appena tolto
il bianco manto di neve, arriva puntualmente ogni anno .la "bomba" dei
prezzi ». (Da Realtà sovietica) .
IL DOVERE . - << Occorre tener
presente che nell'URSS la critica non
è solo permessa e stimolata, ma che
per i comunisti, in particolare, e per
tutti i cittadini sovietici essa è " un
dovere" ·... Sarebbe però un errore
credere che essa si eserciti solo sulla
stampa. Essa si esercita anche in decine di migliaia di riunioni concernenti piccole e grandi questioni : nel -.
le officine, negli uffici, nelle scuole,
negli Istituti e nelle Università, nei
colcos e nei sovcos, sulle navi, nei
reparti dell' esercito, nelle assemblee.
di inquilini, nelle sessioni dei soviet
rionali, cittadini, di villaggio, eli provincia, di regione, di Repubblica e al
Soviet Suprex.no ». (Idem) .
I MONTONI. - « Non puoi veni re. È tardi , e potresti aver compassione dei cani madidi e desolati. N(m
puoi venire. Addio, che già la Avesha
turbina. Hai troppo da fare con i
tuoi montoni di raso che uno va e
l'altro viene tra gli stecconati celesti
e potresti , di notte, deviare in cerca
di brocche di liquirizia o di scarpine.
rosse attorno ai falò . Saresti cosl scema da scambiare le cripte per gobbe
di canotti. Va con Dio ». (Inizio del
romanzo ''Dove muoiono !(li zinl(ari »
di Fernando Porfìri, pubblicato su.
Fronte l.Jnico settimanale indipendente politico di Unione Nazionale).
CURA DEL MAL DI FEGATO.".Piccoli sbagli da cui potrebbe denvare, per quel che riguarda l'Italia,
che se questa: sua porca borghesia
dovrà morire, sarà soltanto per affogare nel ridicolo: poichè i neofascisti
avrebbero questa- volta la suprema
soddisfazion e di finire scannati in
compagnia dei democristiani, quanto
dei liberali e degli altri del " quadri partito" ; sicchè i redattori di Meridiano d'l t alia o di Asso di Bastoni
potrebbero salutare, penzolando da
un lampione, i redattori azion isti de
1l Mondo penzolanti a cura del mal
di fegato da un lampione dirimpetto >> . (Da Voce del Sud).
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•
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si restituiscono - Tutti i diritti sono riser vati - R egistrato
Tribuna le Milano 246 bis, 20- I -1949· -- Print ed in Italy .
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SJ1:TTIMANA LE POLITICO ECONOMICO E. LETTERARIO
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DI FRA N CO L IBON ATI
ferire il ritorno alla legge del 1948,
che è così poco progorzion<lle da
consentire la conquista della mag ·
gioranza assoluta dei seggi anche
se non si sia ottenuta la maggioranza · assoluta dei voti. Se i partiti
laici avessero agito in quel modo,
o se così agissero, perchè si è ancora in tempo, conquisterebbero il
consenso di tutti coloro che nel 53
furono decisamente ostili.
Nulla o quasi nulla invece è stato fatto sino ad oggi. E' stata nominata una commissione di M inistri, per l'esame del problema: i
Segretari dei quattro partiti democratici si sono riuniti ma nulla si è
concluso. Pare che siano sorti dei
dissensi sul siste~a da proporre al. la Can;era. Non vorremmo che la
discussione si trascinasse nei modi
e nei termini in cui si svolse quella che porrò alla formulazione del
progetto governa tivo della legge
del 1953. Non è azzardato affermare che una delle cause princi pali
della impopolaritù di quel progetto e del suo ins uccesso va ricercata
appunto nelle estenuanti .discussioni per stabilire la entità del premio. L'esperienza passata sembra
abbia giovato poco, se è vero, · come
si dice, che si è alla ricerca di un
sistema misto tra quello accolto
dalla legge del 1946 e quello della
legge del 1948 : una specie di compromesso con ii q tÌate s1 vorrebbe
ridurre quanto meno possibile il
premio dell a legge del 1948.
Un sistema elettorale non può e
non deve essere il risultato di un
compromesso tra partiti che vogliono uada nare se i a d is · to 'l
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A DISPETTO
UANDO il Governo Scelba si formò , i liberali e
i socialdemocratici posero
tr<~ le condizioni della loro collaborazione l'abrogazione della legge elettorale del 1953
e l'adozione di un sistema rigorosamente proporzionale. La richiesta liberale e socialdemocratica soddisfece quella parte dell'opinione
pubblica democratica che aveva
combattuto il sistema m.aggioritario ispiratore della legge del 1953·
Tanto più che quei democratici
proporzio nalisti erano rimasti delusi quando, subito dopo le elezioni
del 7 giugno, il Partito Socialista
Italiano, con l'implicito consenso
dei comunisti, aveva presentato un
progetto di legge con cui si chiedeva l'abrogazione della legge maggioritaria del '53 sic et simpliciter,
allo scopo di far rivivere la legge
del 1948 che, per il notevole premid· invisibile a favore dei partiti
più forti , h a di proporzion.ale più
il nome che la sostanza. L'un;co
deputato che dopo il 7 giugno si
era reso interprete dei sostenitori
del sistema proporzionale era stato
il liberale Martino con un suo progetto, il quale, emendato e . ritoccato in qu alche punt~'J, rappresenta
ancora oggi la base di partenza per
una nuova legge elettorale che vogl ia is pirarsi veramente ai criteri
de lia proporzionale. L. 'atteggiamento perciò dei partiti laici era stato
apprezzato e se ne attendeva lo
sviluppo nel l'a zione di Governo.
Il G abinetto Scelba è in funzione da pa recchi mesi m a in quan to
a legge elettorale poco o null a si è
ROMA 12 OTTOBRE 1954
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I SEGGI
*
EL LEGGERE i risultati
N
della Conferenza di Lonsoddisfatti comdra ed
gli stati democratici europei hanno
proClamato la loro rinunzia a dare
all'Europa democratica l'unica forI'
'r ~
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to e
e suo l n s uc ces·<so~u.;--;:;==;;:-:;-­
nelle t:stenuanti discussioni per stabilire la entità del premio. L 'esperienza passata semb ra
abbia giovato poco, se è vero, come
si dice, che si è alla ricerca di un
sistema misto · tra quello accolto
dalla legge del 1946 e quello t:iella
legge del r94S: un ~ specie di compromesso con il q ùnle s1 vorreb e
ridurre quanto meno possibile il
premio dell a legge del 1948.
Un sistema elettorale non può e
EL LEGGERE i risultati
non deve essere il risultato di un
della Conferenza di Loncompromesso tra partiti che vogliodra ed i soddisfatti comno guadagnare seggi a dis petto del
menti che hanno accomnumero dei voti ottenuti. Quando
pagnato questo evento,
un corpo elettorale, corne quello non sono riuscito a liberanni dal
del nostro' Paese, h a risposto nega- ricordo opprimente di quanto mi
tivamente ad un sistema maggiori- diceva una diecina di giorni or sotario, perfettamente lecito e ckmo- no un giovane tedesco: « Io, e con
cratico, perchè esso apparve -- ap- . me mili oni di concittadini miei
punto per le sfibranti contrattazio- coetan ei, siamo stati afferrati da rani cui dette luogo -- non già la gazzi, dalla Hitlcrjugend e poi dal ·
manifestazione spontanea di una la J.t' ohrmacht; una prepotente proesigenza politica veram ente sentita paga nd a aveva ficcato nei nostri
ma il ris1f ltato di un ·freddo calcolo cuo ri che sup re mo dovere era compolitico, si ha il dovere di discute- battere e mo rire per la potenza del re e tratta re la nuov a legge eletto - la Germania. Poi è venuta la co rale al lume dell 'esperienza fatta in siddetta rieducazione democratica.
relazione àlle esigenze che essa de- Tutto ciò cui eravamo stati costretve soddisfare. Il P aese ri chiede og- ti a credere era spazzato via, e
gi il sistem a proporzionale puro. E d'ora innanzi dovevamo essere pen
il sistema proporzionale puro eli- persu asi che soldato e tedesco samina l'utilizzazione dei resti che. rebbero stati termini antitetici ed
inconciliabili fra loro ; dovevamo
è una delle ca use principali del preimpa rare ad esse re placidi cittadini
mio così detto invisibile. Se i parinermi, e se il mondo appariva an titi bici sapranno avvertire qu esta
cora troppo pieno di lupi , dovevaesige_n za ·dd corpo elettorale avran- mo ricordare sempre che non c'erano reso il più grande servigio a se no lupi peggiori di quel che sastessi proprio in vista delle future remmo stati noi se armati. Succeselezioni. Di fronte alla D .C. che sivamente :1pparve l'ideale di una
non è favorevole all'adozione di un patria più grande, l'Europa, e ci si
sistema proporzionale puro, i tre disse che non ci sarebbero stati più
partiti laici debbono fare fronte co- soldati tedeschi, francesi, italiani,
mune. Essi debbono concordare tra ma solo soldati europei, addetti aldi loro il sistema da adottare per- la difesa della causa coJ;Uune. M a
chè una volta raggiunto l'accordo sembrava che i francesi avessero
potranno più fac ilmente ottenere il pur sempre i brividi al solo pensieconsen so dell a D .C.. M a se essi si ro che avremmo partecipa~o alpresenteranno, con1e è av venuto l'csèrcito europeo. Ed ora sono pronelle passate riunioni dei Ministri pr_jpAi f!:an cesi che ci vengono a
e dei Segretari , senza nessun con- ~e tutti sono d 'accordo, in
certo, il partito di maggioranza Germania e nei p:1esi ogg i nostri
avd buon gioco per far trionfare i ami c ~el ~esteflf "@ che non c'è bisuoi propositi. Occorre perciò che sogno di nessuna più grande parepubblicani. liberali e socialdemo- tria europea, che è giusto e dovecratici s'intendano al più presto sul roso ricostituire rapidamente un
esercito nazionale tedesco perchè
sistema da proporre. La · legge eletla patria tedesca deve essere difes;:;,
torale è strumento tr.f?ppo delicato e
e perchè il quadro delle nostre alimportante perchè possa essere sot- leanze attuali è migliore di quello
toposto a trattative e a contratta- in cui eravamo nel passato. Quanzioni. L 'opinione pubblica non può do quest'esercito sarà formato e,
sopportare che essa sia oggeuo di per il solo fatto di esistere. esige rà
nuove defatic::tnti discussioni e di che nelle scuole, nella stampa, nel calcoli più o meno interessa ti. Sta la radio, nella vita politica, sia opeproprio ai partiti laici rendersi in- rante e continuo l'imbonimento dei
terpreti di questa situazione e aclo- nostri crani per ottenere da noi la
prarsi affinch è la nuova legge elet- accettazione di ogni eventuale satorale sia ispirata alla proporzio- crificio. compreso quello supremo
nale pura. Un accordo fra i tre par- della vita, di quali forze d ivente
titi è necessario e urgente. Potreb- remo zimbello, qu:lle massiccia
be anzi essere, la nuov a legge elet- propagèlnda si precipiter? su~le notorale, il banco d i prova per un a stre coscienze e le storduà fino ad
intesa più vasta; intesa che , pur indurci a ripetere macchinalmente
movendo da un problema contin - gli slogans, senza sa per più discergçnte, potrebbe diventare perma- nere cosa ci sia dietro? l'.
La situazione della gioventù tenente.
FRANCO LIBONATI desca è partiwlarmente ~ragica co-
~l ppunto
Trieste. Conversazioni sul confine. ·
UNA FALSA
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EUROPA
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Dopo il f)Illimento
omesso dei
Nove a L.ondra, i probl ma dell'n ifica 'one dell'Europa ~embra farsi sem re più iflìcile oscuro.
Abbiamo fhiest~o~d Altier Spinel , di espr mere il
pensiero dei fed ralisti ital ani sul1a situazio e. Spinelli ci ha ~·ispo to con que to ar colo, che ~~bbli­
cbiamo ri:~ doci di rit rna e sull'argo~ento.
Dl ALTlERO
me tutto quel che accade a questo
tragico popolo, m:J è in sostanza
ugu ale a quell a della gioventù degli altri paesi. Non si può pensate
senza un senso di angoscia alle
nuove generazioni tedesche e fran cesi, itali~me e belghe e olandesi,
alle quali le nostre classi dirigent i
democratiche, dopo aver fatto balena re una speranza nuov;,1, . . d9e.co_
aver tentato fiaccamente ~n~­
~~i<CIS"&, si accir~ ora rassegnate ;1 consegnare run vero e
proprio ord igno infernale destina to <l scoppiare fra le mani nostre o
dei nostri figli.
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era reso mterprete dei sostenitori
del sistema proporzionale era stato
il liberale Martino con un suo progetto, il quale, emendato e . ritoccato in qu alche punto, rappresenta
ancora oggi la base CÌi partenza per
una nuova legge elettorale che vog lia ispirarsi veramente ai criteri
della pròporzionale. :ì: aueggifimento perciò dei partiti laici era stato
apprez:r.ato e se ne attendeva lo
sviluppo nell'azione di Governo.
Il Gabinetto Scelba è in funzione da parecchi mesi ma in quanto
a legge elettorale poco o nulla si è
fatto. Alla Camera esso affrontò la
discussione sull'abrogazione della
legge del 1953, senza un piano prestabilito, dando così l'impressione
di essersi lasciato sorprendere. Un
tentativo dei liberali di rinviare la
discussione allo scopo dì fare· abrogare la legge del 53 e contemporaneamente fare approvare la nuova ,
non ebbe esito positivo. Eppure il
fatto che ad avvantaggiarsi del sistem a elettorale del 1948 più degli
altri partiti fosse stata la D.C. (la
quale in quelle elezioni conquistò
la maggioranza assoluta dei seggi
all a Camera pur non avendo conseguito la maggioranza assoluta dei
voti, e ciò in virtù del premio invisibile) av rebbe dovuto imporre
ai partiti laici di affrontare e risolvère il problema all'iniz io dell a
attività del nuovo Gabi netto. Trop po evidente era che la D.C., abrogata la legge del 1953, avrebbe preferito q uelL del 1948, così com e ìa
preferiscono i comunisti e i nenniani. Ed infatti la D.C. non si
mostrò preoccupata dell 'abrogazione della legge del 19.53 senza che
a quellà ne fosse stata sostituita
un 'altr a.
I partiti la ic i avrebbero dovuto
difendere e sostenere il sistema proporzionale puro con tro tutti gli altri sistemi che. con un meccanismo
che va dal quoziente regionale all'utilizzazione dei resti pe r b lista
nazion ale prefabbricata o post-fabbricata , finiscono con lo snaturare
il carattere di pr'o porzionale perchè
assegnano ai partiti che raccolgono
un maggior numero di voti un
premio che può essere, come nel
sistema accolto dalla legge del 1948.
veramente cospicuo. Fallita la legge m aggioritaria del 1953 all a quale si mostrò ostiìe molta parte del l'opinione pubblica qualificata, i
partiti laici avevano buon gioco
pe; dimostrare che il sistema della
legge del 1948 comporta. per il suo
meccanismo, un premio invisib: 1c
che ne deforma il carattere ed il
significato. A vrehbero così . potuto
attirarsi la simpatia dell'opinione
pubblica delusa dai partiti di massa i quali, mentre avevano vigorosam ente attaccato la legge maggio "itaria del 53 contrapponendo ad
~ss a i l sistema proporzionale puro
come il più democratico, al momento opportuno avevano abbandonato l'antica posiz)one per pre-
LoNDRA si è arrivati alla p(\re-
A grina idea di tentare :wcora
una volta di fondare la sicurezza e
l'avvenire dell'Europa su un nuovo
patto di alleanza fra stati sovrani.
Eppure tutti sanno che i patti fra
stati sovrani valgono sempre se e
in quanto convengono alle parti
che li hanno conclusi .. Finchè gli
stati · restano sovrani, .1uperiorem
no11 rewgnOJcentc.;, finchè non c'è
un potere reale interessato a l mantenimento ed allo sviluppo delle
condizioni reali entro cui il patto
in questione può efie-ttivamente sopravvivere, nulla al mondo può
impedire che ogni singolo stato
persegua quelli che considera i pwpri fini se nza cu rarsi se in ta l modo si vengano a crea re condizioni
tali da ren dere assurdo ed inosserv<J bile il paqo cui pur sono legati.
Quando poi si arriva a tal punto
ci sono vari modi per liberarsi dell'impegno assunto: desuetudine,
anm.dlamento, revisione, violazione.
Tutti sanno che il terreno della
. ,JNELLI
diplomazia europea è coperto, per
così dire, dì patti fra stati sov1ani
tuttora in vigore eppur morti o
gravemente malati. Sono in vigore
ancora un patto anglo-russo, ed
uno franco-russo. entrambi antitedeschi. Nessuno . ricordava più il
patto di Bruxelles, anch'esso amitedesco. Questi trattati non hanno
in alcun modo impedito che la
realtà si svolgesse in ·modo completamen te differente da quanto era in
essi solennemente stabilito. C 'è un
patto che istituisce l'O.E.C.E., ma
nulla di serio è stato fatto per st::rbilire una reale coope razione economica fra gli stati così associati.
C'è un Patto Atlantico, che solo a
stento riesce a frenare le possenti
aspirazioni . centrifughe delle varie
diplomazie nazionali. E per poco
che si risa lga verso il passato non
s:i fa che incontrare cadaveri di
patti, su ciascuno dei quali la storia ha scritto una feroce chiosa derisoria. Il patto dell'O.N.U. non ha
impedito la rivalità russo-ameri cana , l'intesa franco-britannica, non
ha impedito l'armistizio di Pétain;
il patto d'acciaio si è concluso con
l'armistizio di Badoglio; i l patto
della Società delle Nazioni non ha
reso impossibile la guerra d' Abissinia; il patto Kellog che metteva
la guerra al bando ha come fin ale
la più terribile delle guerre.
Ma ciononostan te ci si sente dire che gli. accordi di Londra sono
<< l'atto
eli nascita di una nuova
Europa l', che r< l'Europa è salva n,
che << op, sì, si fa l'Europa J>.
La realtà è che la conferenza di
Londra è dì una estreru"a gravità,
perchè in essà i rappresent;,tn,ti de-
gli stati democratici europei hanno
proClamato la loro rinunzia a dare
all'Europa democratica l'unica forma politica adeguata ai problemi
di fronte aì quali essa si trova, ed
hanno deciso di ritornare al vecchio schema delle alleanze fra stati
sovrani . L a grande occasione favorevole che è esistita dalla fine della
guerra fino ad oggi svanisce con
la conferenza di Londra, . a meno
che un soprassalto di coraggio, di
previdenza e di generosità non ab-·
bia luogo in Francia nelle prossime settimane.
L a grande occasione era costituita dal fatto che la Repubblica federale tedesca non era ancora pienamente sovrana. Non la si poteva
tenere indefinitamènte in questa situ azione e non si era tuttavia dimenticato .cosa potesse significare
una Germania sovrana. La soluzione si imponeva da sè. Bisogn:Jva
non già restituire la sovranità alla
Germania, ma !imitarla insieme e
ugualmente a quella degli altri
paesi europei e mettere la Germ qnia in condizione di parità sotto
l'amministrazione di un governo
federale europeo, che, a nome di
tutti i popoli federati e sull a base
di leggi votate da un parlamento
eletto da tutti i cittadini europei,
avrebbe condotto la comune politica estera, militare ed economica
--- le tre materie che era troppo pe-·
ricoloso affidare ad una Germania
sovrana. _La Germania era pronta a
tale passo, perchè )'atroce ricordo
del proprio passato, il beninteso interesse nazionale e la simpatia
ideale per una vçra unione europea, confluivano nello stesso senso.
Ma in Francia ha prevalso la volontà gretta di difendere la propria
sovranità, cioè , i privilegi del proprio stato maggiore, della propria
economia corporativa, della propria diplomazia. l\ ~er mantenere
questo vecchiume, a nome di tutto
questo vecchiume e col favore dei
comunisti francesi, il cosiddetto uomo nuovo Menclès-France, ha pre~
ferito , che l'uguaglianza di diritti
da riconoscere alla Germania pren- ( ,
dt).k la forbt di restituzione ad es- L.~
sa del diritto di fare una politica
estera propria, una politica economica propria, di avere un esercito
nazionale proprio.
( ~·
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coNÒ~,zi~NE,
~lla
che si · posta
Germa.Qia e eh ~ accetti la
all:anza con 'i · de ocrazie occidentah, e che non onti sulla loro alleanza ove v gl
recuperare con
rriton tedeschi orien·
la forza i
tali. In • ri termin la Germani::
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IL MONDO • 12 ottobre 1954 • Pag. 2
•
la difesa
sue· ttuali frontiere orientali. utto il resto che si può leggere egli
acco di di Londra è relativamente
seco dario, compresa la tanto lammir ta decisione inglese di tepere
qua tro divisioni in Europa, quasi
che l'Inghilterra non abbia l già
tru pe in Europa e quasi noh d
sian nell'attuale impegno clausole
su" cienti a permetterle domahi di
1
ritir rsi se lo considererà nec~
· sario.
S si guarda il fondo dell cose,
si corge senza troppa d' colt~
che la sovranità armata te esca · è
ass poco conciliabile ~on 1Una salda allea. nza occidental~eLa sua
pe anenza nella N.A.'r O. è in
que o un elemento di cr si permanent , di cui i soli a ral grarsi sarann i signori del Cre lino. Fra
Ger ania e Francia ~vrane non
può sistere che rivali ' profonda
e ins perabile. Man
ano che la
Germ nia riarmandos diventerà
più ~ te, l'avversione -francese ~r
essa
drà crescendo irresistibilmente. A far da med~atori non ci
sara.nn~solo St~ti Un~'ti ed Inghilterra,
appanrà pre to come terza inco 10da l'U.R.S .. Fra GerU.R.S.S. le possibilità di
L'attuale goon lo desidera, ma u a Germani diventata nazionalista (e la pres nza dell'esercito e dello stato ma giore la faranno · diventa e tale), be ha come alleati del
omen
una Francia
J..,:lL~ .ostile ed u insie e di paesi occi/T
dentali a ec nom' ultra-protette e
uò desiderare vivamente di r an dare con la Russ1a le buone r lazioni dell'epoca
del patto ~ di R palio •.e-del pa~
·
· E la Russia può
considerare co. ì importante staccare la Germania all'America da po.ter ben indursi a farle grandi conuirle ad esempio,
a Germania orienta-
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Corea. Lezione alla Scuola per aviatori: gli allievi imparano i vari sistemi di fuga
in caso dJ prigionia.
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Ollenhaue sono i portaparola di
analoghe dsigenze in Germania. E
quando ~endès-Franée ha portato
alta vittoqa il vecchio stato francese sovra' o contro l'europeismo
che lo minçcciava, i rappresentanti
di tutti gli ~~ Itri stati europei hanno trovato del tutto naturale riassestarsi in~ · nelle sdruscite ma
apparentemei\te comode poltrone
delle sovranit2,1 nazional i.
l
l
\ormai sui governi e
sui loro ~- plomatici, sui parlamenti e sulle l ro delegazioni europee, che si pu contare, nè per elaborare, nè per ratificare la costituzione federale
cui l'Europa continua ad avere urg_ente ed assoluto bisogno. E' ai powli democratici di
EUJopa, riconosci ti come fonte prima del potere dei overni e dei parlamenti nazionali be bisogna chiedere e ott~nere ~h sia _data ~a parola. L'a:twne d1 uantl son(i) per---~*-~~~~~~~~~::-:--:~:::=:-liuasi, in ùgnuno ei nostri paesi,
viene che l'Europa così om'è è condannata irremissibilme te, deve consistere nell'ottenere c e i paesi uniti
nella Comunità del! carbone e dell'acciaio decidano cpn un regolare
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ON È PIÙ
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(TACCUINO]
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ACCORDO
SENZA FANFARE
SCRITTO giustamente Luigi
Salvatorelli sulla « Stampa n che
il raggiunto accordo per il TLT non
è s0ltanto la fine (la meno cattiva
possibile) di un lungo e difficile capitolo del passato. Esso è - può e
deve essere - l'inizio di un capitolo
nuovo, e più importante, per l'avvenire della nazione n. Era tempo che
si giungesse a questo punto, anche
perchè. come ancora dice Salvatorelli, la questione di Trieste « non. solo paralizzava l'azione del governo,
ma. perfino la libera manifestazione
dell'opinione nazionale H. E ci dobbiamo rallegrare che finalmente sU':ia
giunti ·{LI t r rrnine. pro(:edendo, con,. \ ?l.'
merliazwne alleata, sulla nornra.le
via diplomatica degli accordi diretti
fra i governi responsabili. senza dimostrazioni di forza, senza chiass(!.te
d~ studenti, senza manifestazioni di
ptazza. Non vorremmo però che proprio ora si cominciasse con i cortei.
con le fanfare e con i riti scenografi.ci. Meno
ersa · · ·
da dest ate. Abbiamo visto. a Roma,
il nostro bolso sindaco ingegner Rebecchini, procedere alla testa di uno
squallido corteo, martedì sera, lungo la via. del Corso: se del sindaco
Bartoli. commesso. viaggiatore in patriottismo, non abbiamo avuto notizia in questi giorni, e stato solo
perchè, purtroppo, egli si trova in
una clinica per cure conseguenti ad
una - delicata operazione chirurgica.
Inviamo a Bartoli i migliori auguri di guarigione e di salute prospera
per lunghi anni: ma che questa gli
arrida lontano dal governo di una
città come Trieste, che è chiamata a
risolvere problemi di grande serietà
politiCa, economica, sociale. L'ingegner Ba.rtoli ci sembra non sia all'al5ezza del _tJroblema che si pone: egli
~~ è dima:ft:rat0· in ·queSti anni (e ciò
sia detto tenendo conto delle doverose precisazioni chiarificatrici che
abbiamo fatto sino ad ora) nient'altro che un bersaglìere onorario. Noi
vorremmo, e sappiamo che insieme a
noi lo vogliono i triestini migliori,
più serietà nelle persone che si debbono assumere decisive responsabi1'
t
i
·
lr'l
.J;
Tori
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no ca.l"'ire che stava a loro far sì che
l' opimone pubblica riprendesse fiducia nella collaborazione delle forze
democratiche e :nella vitalità - come anche si disse - di un ~ centro
rinnovato H: hanno preferito correre
dietro al sogno anacronistico di una
ripresa individuale, l'uno a spese dell' altro ed affidarsi per il resto alla
forza del loro grande protettore . Così i socialdemocratici hanno finito per
regalare la R.A.I. all'Azione Cattolica invece di concordare una. azione
decisa con i liberali, e questi han?o
preferito perdere la Pubblica Istruzwne piuttosto che correre il rischio di
vedere agli Esteri un socialdemocratico . Sono soltanto due esempi tra
i tanti.
E tuttavia si esita a patrocinare
nuove formule, a suggerire rimaneggiamenti. In verità, non si vede .cosa si potrebbe suggerire di diverso;
si è costretti a riflettere se il rimedio
non risulti alla fine più grave del
male. Cosa potrebbe dare di meglio
un . "rimpasto" se non mutasse anche l'animo con cui ci si accinge all'impresa.? QU:ale s~occo pot~ebbe
avere una cnst se non ne vemssero
valutate anticipatamente tutte le
possibili conseguenze? I "minori "
possono riprendere la loro libertà
ù'azione. Ma sarebbe inutile dal momento che non sanno cosa farsene. Il
problema è un problema di coraggio
e di chiarezza di vedute. Al governo
o all'opposizione, non si potrà mai
combinare nulla sino a che non ci si
sarà intesi su ciò che si vuole.
Così. nella povertà delle pro~pett~­
ve e nella. mancanza di alternative, 11
presente governo si avvia a superare
anche l'ultima tempesta· dell' < affare
Montesi » (sempre che, naturalmente,
questo non ci riservi altri fatti nuovi: in questo caso nessuno può prevedere dove si andrebbe a parare)
mantenendosi nelle caratteristiche
che or~ai gli sembrano più proprie :
un governo {. d'affari H , che va avanti perchè nessuno si vuole assumere
la responsabilità di rovesciarlo , destreggtandosi alla meglio nel piccolo
cabotaggio parlamentare.
Noi non sappiamo quanto, in questo modo potrà durare; che cosa,
nel frattempo, saranno capaci di
preparargli dietro le quinte i suoi av\·ersari. Un punto, però, è chiaro.
In questo modo forse la democrazia cristiana si potrà anche salvare.
Dal giorno in cu1 i suoi dirigenti hanno scoperto la distinzione tra " funzioni eli governo >) e ,, funzioni di
partit o )) essa sta facendo rapidi progressi nella tecnica del bruciare i
governi
senza coinvolgere nella
tiammat.a il partito . Per i " minori »,
però, il gioco si presenta senza alcuna possibilità di ritirata. Forse non
tutto è perduto. Ma tunica maniera
di non perdere tutto è di azzardare
tutto . L ' esperimento che hanno iniziato riprendendo la collaborazione
con la democrazia cristiana è un esperimento di fondo, che non si porta a
compimento con le piccole furberie.
Il suo fallimento sarebbe nn fallimento definitivo. Bocciati a luglio e
ad ottobre non potrebbero sperare
in una " sessione di febbraio ».
IL PASSAPORTO
N ELLE
cronache italiane dei nostri t empi un capitolo a parte
potrà essere riservato al Passaporto,
inteso come strumento (~i prevenzione e di pena.. Da quakhe anno esso
non è più il modesto documento che
,consente al c ittadino << di . uscire dal
lt errilorio della ' R epubblica e di rientra.rvi, salvi gli obblighi d i legge »
di cui parla, all'articolo .r6 la Costituzione. E' diventato invece un premio per i buoni, una punizione per
i cattivi, una minaccia p er i buoni
che si pre!:Uime possano di ventare cattivi . Le Questure (p oichè è qui che
lo straord in ario documento si rila~,
c- ;
" r
\
l
•. ·
. ........
a rivendicare il rispetto di questo
fondamentale dirittq costituzionale e
che l'Esecutivo dicesse chiaramente
se intende, anche per questo verso.
ispirarsi al liberismo o al paternalismo.
Un'altra considerazione, di carattere più particolare, si riallaccia alla polemica sui rapporti tra intellettuali e partiti di estrema sinistra,
che anche noi abbiamo alimentato su
questa. rubrica . Ci si lamenta. che la
cultura « sia all'opposizione H, si giudica severamente il comportamento
di quegli intellettuali che aderiscono
a. manifestazioni per « la libertà della
cultura )) organizzate da socialisti o
comunisti . E va. bene. Però occorre
ricordare che proprio su episodi come quelli citati si approfondisce il
divorzio tra le forze democratiche ed
il mondo della cultura. Negare un
passaporto, cancellare dai paesi consentiti l'Austria p erchè da Vienna. si
può prendere l'aereo per Pra.ga (come se non si potesse raggiungere
egualmente queste località attraverso
altri paesi « consentiti )) ) . mantenere
registri in cui sono schedati gli intellettuali (( non conformisti " . oltre
che grave è stupido. E, come è noto,
la cretineria. è' sempre molto più pericolosa della malafede .
·
LA CORTESIA
D'ESSER VILLANI
SI
E' COSTITUITO un comitato
promotore per le onoranze a
Gioacchino Volpe. Questo comitato
- di cui fanno parte Gaetano De
Sanctis, Federico Chabod, Luigi Dal
Pane , Eugenio Dupré Theseider, Alberto Maria Ghisalberti. Walter Maturi, Ruggero Moscati, Ernesto Sestan, Franco Valsecchi - ha già invitati diversi cultori di studi storici
a mandare dei saggi, da raccogliere
in una miscellanea, per l'ottantesimc
compleanno di Gioacchino Volpe ,
che ricorrerà nel febbraio del 1956.
E' con un senso di profonda pena
che abbiamo letto, fra i membri del
comitato, i nomi di alcuni dei nostri
migliori amici. Ma proprio perchè lJi
loro presenza potrebbe trarre in inganno. avallando l'iniziativa come si
trattasse di un semplice riconoscimento del contributo dato dal Volp~
agli studi storici in Italia., dobbiamo
dire pubblicamente ìl nostro pensiero.
Secondo noi, Gioacchino Volpe
non ha fatto niente che meriti la gratitudine degli studiosi seri, dal giorno in cui per esaltare il fascismo,
cominciò a falsificare i fatti che aveva egli stesso vissuti. La prima dote
dello storico è la onestà intellettuale.
Uno storico " aulico ) non può essere un vero storico. Ma anche se un
nostro amico la pensasse diversamente da noi su questo punto non
a_vr~mmo ni_ente da ridire . Queilo che
Cl riesce spiacevole è che dei vecchi
antifascisti onorino Gioacchino Volpe . Si onorano le persone per bene;
n~m le persone come Volpe. Non dobbiamo anche noi fare di ogni erba
un fascio se non vogliamo aumentare
ancor più la confusione neali animi
che è una delle cause prin~ipali del:
l ' attuale marasma.
. Gioacchino Volpe e Giovanni Gentile sono . s~ati . gli e~p~:menti più rappresentativi d1 tuth 1 nostri " chie rici ~ · che, durante il fatidico ventenmo, hanno tradito.
. C~me in Giovanni Gentile i partigJam che l<? fecero fuori non potevan~ vedere Il filosofo, ma solo il fa?Clst~. così . noi non possiamo veder!'
~~ Gwacchmo Volpe lo storico; ve dta~no solo il fascista : il Volpe ch6
scr~sse la :;toria. d.el _movimento fasosta ~ .g li altr1 ltbn apologetici di
Mu~so~tm e del regime; il Volpe amico mhruo e consigliere del duce, dal
quale venne nominato deputato nel
~92;1 e accademico d'Italia nel 1929;
11. \- olpe . che ha compilato, per la Enctclo Jedta
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per lunghC'anni :- U"l;;. che - q~~;t-:;;-gìi
~rida lontane;> dal gov~rno. di una
c1ttà come Tneste, che e ch1amata a
risolvere problemi di grande serietà
politica, ec~m<;>mica, sociale . . L'in,gegner Bartoh Cl sembra n<?n Sla all al~
ezza del .problema che st pone : egh
Si è · dimos't:rato' in ·'q-uesh armi (e ciò
sia detto tenendo conto delle doverose precisazioni chiarificatrici che
abbiamo fatto sino ad ora) nient'altro che un bersagliere onorario. Noi
vorremmo , e sappiamo che . insieme a
n?.i lo . v~gliono i triestini mi[<liori,
p m seneta nelle pe~s<;me che si de~ bono assumere decisive responsabtlità n ell'amministrazione di Trieste
da. oggi in poi: perchè siamo d'avvi~
so che la partita diplomatica ci è
andata bene per miracolo in questi
ultimi anni, a dispetto dei gesti. molto spesso bersaglier~:schi , compiuti da .
prefe.tti, arl'l:basciatori e ministri degli
e~ten. E Siamo anche ~· av.v1so c.h~
s1 debba temere - dab gh uomm1
- il rischio che si possa ancora compromettere tutto.
Possiamo fare affidamento su una
certa serietà nell'affrontare quello
che è il vero. il fondo . l'autentico
problema di Trieste? Per carità di
pa;tri~ ce lo augu:iamo ancora, .e commclam? a registrare con placere
l'annunciO che i responsabili della
politica estera del M.S.I. saranno contro la soluzione che si è adottata coi
P!Ot~co11.1· di Londra. Pei monarchiCl è mcerto l' atteggiamento . ma vorremmo cbe fossero anche loro contrari . percbè il trovarci in disaccordo con un traditore accusato di omicidio cor:ne Filippo Anfuso. e con un •
uomo scwcco come Roberto Cantalupo ispirat.ori rispettivamente della
poiitica estera del M. S.I. e del
P.N :M., ci darebbe il conforto di
sentir rafforzata la bontà della nostra posizione ed il buon fondamento della futura politica triestina dello stato italiano.
EU
no
postuia no: quel~aari;' e sorrno. E ' ai po li democratici di
'd d'
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legg rmente sto l 1 a 1
s tng- Europa, nconosct tl com e fonte pnton Il giorno in cui la G er\nania ma del po tere dei .Q:overni e dei parsar di nuovo sovrana e arm:Ì.t~·lce lamenti naziona li \;he bisogn a chied
W h·10 t 0 n e 0
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ne sara?no ue:
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cere e ,ott~nere <; ~ sta . ata a pase, e l Europa sara dtvenuta 1 al- rola. L a~ione' dt *antl son per_ _ __:c!n~i__:d~e~l~1~a~n:.!:u;o~v~a~e~o~c:!a~.:-:--:::::::::--,;uasi in ognuno ei n~stri paesi
questa
uropa che ci viene
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c e . uro~a. c?s 1 ome e con a~ annu~ on~a, vse~ avve- nata trremtssibilme te, deve cons1n ire, cmrpuo solo vivacchiare, ve- stere nell'ottenere c e i paesi uniti
landa con menzogne, le proprie ri- nella Comunità delt.carbone e del1
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;va 1ttà mterne e a propna tmpotenacctalO ec1c ano c n un rego are
:za, bisogna dire un no netti..,~e trattato di convoca •e una vera aschiaro. I benpensanti possono~ semblea costituente~europea e di
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tre c e que c e St e ectso sottoporre a , costi t ztone a essa
a Londra era ormai inevitabile, redatta al voto pop !are. Il trattato
perchè il governo e il Parlamento · in questione deve ontenere in alfrancese non vogliono abbandona- tri termini: la leg~ elettorale del. ,
.
re la loro sovranità, perchè i te- l Assemblea
costlt ente
europea
deschi non possono più restare (che potrebbe anchf essere, opporinermi, perchè l'America vuole tunamente allargath quella della
CECA) 1 1 t d1Ìl
1 · · 'l
l'esercito tedesco, perchè la Russia
• a c a a r e e ezl<:>Dl, ~
lo impone con la sua minacciosa mandato a tale A s. emblea dt red1resenza. 1*;, "1 tentativo di fonda- gere entro un certo tempo determiP
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nato lo Statuto del e istituzioni pore una democrazia solida in Euro. .
.
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a su un sistema di alleanze fra huche fedcrah eur pee e del e oro
P
competenze, la d ta del referenstati sovrani e sulla restituzione dum finale da ten re in ogni paese
della piena sovranità alla Germa- d ll C
· .
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nia non diventa meno rovinoso per
e. a . omumta
er. a~cettazwne
o ti nfiuto della c stltuztone.
il fatto di essere diventato inevitaPoichè l'unità uropea non può
bile. Se c'è ancora una possibilità, essere realizzata elle presenti cir·
f
d' ·
· d'1 ·
.
.
d omam o ra leCl anm,
tmpe- costanze con un a to dt forza, nvodire questa rovina, c'è solo se si ha luzionario o milit 1re, che obblighi
il coraggio qi guardare le cose così gli stati nazionali a cedere ciò che
come sono realmente
·
·.
· ·
1 v utare
non sanno Pl~ ', mmlmstrare, oce orze che si metto- corre ottenere d ~ro consenso alla
sì come esse perano convocazione del! Costituente eue non co e poli ti- ropea. Ma le di p l ma zie devono esci, professar 'e giornalis si affan- sere escluse dalla edaztone d1 quenano a pre criver loro
sta costituzione e i parlamenti naUna pos bilità di o
zionali devono e sere esclusi dalla
.
sta prospe iva c'è.
sua rattfica finale
Una lotta po~itica con questo
esshe condotta. Può
,t PARTt E dal 1948, da q u ando cioè obiettivo può
.
.
. .
i go erni democratici europei esserlo anzttutt~ 111 Franoa, da
si sono tr vati sul tavolo il proble- quei gruppi eu r peisti che si sono
ma della nificazione federale eu- b a.ttuu· per 1a C D , ~ c h e, se voropea, fino al 30 agosto 1954, gior- ghono essere c rent1, devono ;~l
no del voto egativo sulla CED nel governo di Men ès-France che vien
· l
Parlamento ancese, la politica del- loro a prese?~ e l·1 . b.e1 n~u
tat?
l'unità europ a ha avuto una sua della su a pohu
e cwe la nnasocaratteristica
ondamentale. Sono ta dello stato m ggiore tedesco di.
. ~
stati i governi ed i parlamenti na- ch1arare
che no accettano 1 nsulzionali, cioè
detentori effettivi tati della confe enza di Londra a
delle sovranità ei singoli stati, che meno che non , ·ano accompagnati
hanno tentato dt spogliarsi di qual- da un trattato, c e la Germania di
cuna delle loro rerogative sovra- oggi accetterebb , il quale convochi
ne e di trasferirle a organi europei la Costituente europea, il quale
sovranazionali. Il tentativo è stato cioe. garant~sca
provvisorietà delpossibile grazie a ircostanze favo- la s1stemaz10ne ttenuta a Londra.
revoli eccezionaliss 1e e transeun- E se questa bat aglia dovesse esseti, ma è stato per c sì dire un ten- re perduta nel P 1rlamento francese,
tativo contro natura, e perciò con- nelle prossime s ttimane, occorrerà
dotto con esitazioni, con mezze riprenderla con t nacia in ciascuno
formule , con scarso
esiderio di dei nostri paesi, ccettando di anconcludere. In sei an i le forze
dare contro corre te, di avere conconservatrici nazionali so,no riaptro moderati, be pensanti, . nazioparse ed hanno ispirato di più in
nali1tti e comunis ·. Poichè se non
più l'azione dci vari sta · europei.
si ottiene ciò, le s vranità nazionàPella è stato il sintomo
l soprasli cadranno ugual ente, l'unità eusalto nazionalista in Italia. Bidault
ropea si farà ugual ente, ma la sua
e poi M e ndès-France sono stati i
còstituzione sarà s ritta col sangue
rappresentanti, velato il pri o, sco. e sancirà la
degli europei .
. perto il secondo, del conse· atoriRO
SPINELLI
smo nazionale francese. De er e
grungesse a- questo punto--;-anche 1~erch è. con~e anc<?ra ~ice Salva torelh , la questione d1 Tneste « non solo paralizzava l' azione del governo,
m a , pe:fi:no la li~era manifest!l-zione
d~ll opm!One n azlOna\e )) , E Cl ?-o~b1amo rallegrare che fjìnalrnente st~
giunti "al termine pro~edendo : con•-~mediazion e alleata, sulla nonn'ale
via diplomatica degli accordi diretti
fra i governi responsabili. senza dimostrazioni di forza, senza chiassate
di studenti. senza manifestazioni di
pi~zza. N~n vor~e~mo però ~he pr~pno ora s1 commc1a~se . ~on 1 cortet,
con le fanfare e con 1 nh scenografici. Meno bersaglieri ci saranno a.
Trieste. tanto megl io sarà: e non diciamo questo perchè mossi da un
sentimento poco riguardoso nei confronti di una benemerita specialità
del nostro esercito, ma soltanto perchè -:- loro .malgrado -:- questi valorosi sol.d at_t .h~no fimto T?er avere
la poco mvidiabiie sorte di rappre~entare simbolicamente un certo
aspetto deteriore della faciloneria nazionale. · Non c'è, da tempo, volgare impulso alla retorica che non si
ammanti delle piume di questi seri
e coraggiosi fantaccini veloci; non
c'è moment~ della storia italiana,
per q.ua~t<? gra ve, che . qu~cuno non
cerchi d1 mterpretare al ntmo della
rapida fanfara di questi bravi ragazzi audaci .
1 d o, ~· b er~ag1·Ien· _sono
. L oro ~agra
d1ventab la persomficaz10ne dei nostri difetti .. e ciò è accaduto proprio
per colpa di coloro che hanno cred_uto di far di essi l'esempio delle nostre virtù : come se le virtù di t~tto
un grande popolo potessero consistere nella generosa spregiudicatezza
che si addice a un corpo· scelto dell'eserci~o. n ella sp.ensierata atti~udin e a nsolvere rapidamente le s1tua~ioni di~icili , nell'ingenuo coraggio
1mprovv1satore. Forse perchè noi siamo, per nostro titolo di merito. un
popolo eh~ è. civilme~~e ~oco incline
alle seduzwm del 1mhtar1smo forse
proprio per questo siamo tentati a
id~n~ificarci in 9uelli eh~. dei bersaghen.. .sono . gh as~eth veral!lente
estenon: net fwcchi, nelle piUme,
nelle nappe, nelle fiamme, nelle trambette e nei cord~n~.
.
Seco!ldo le n<?tlZle . c.he .si han!lo finora c1rca le dtspos1z10m che 1l governo avrebbe preso a riguardo del
pass<;t&gio. dei poteri all'ItaJia. civili
e rmhtan nella Zona A del TLT
un::t parte' cospicua nell'ademp.i~en:
to della storica evenienza sarebbe
destinata ed affidata ai bersaglieri
dell'ottavo reggimento, attualmente
s~anzi~to in una guarnigione del Friuh. Chi lo conosce può testimoniare
che si tratta di un eccellente reggimento, che a quanto pare sarebbe
uno dei migliori che vanti il nostro
esercito. Gruenther, Montgomery e lo stesso Eisenhower - in occasione di ispezioni che essi compirono
nella zona tattica tenuta dall'ottavo
reggimen.to bersaglieri, si dichiararono orgogliosi ed onorati nel ricevere, al termine, l'omaggio del piurnetto tradizionale.
Leggendo queste attestazioni meritatissime da quei bravi soldati
- naturalmente anche noi provammo sentimenti di soddisfazione sincera : vorremmo tuttavia ché nelle
attu ali circostanze il difficile problema che ci attende, cioè il problema
del buon governo di Trieste, non venisse affrontato, con la speranza di
risolverlo , soltanto in chiave di bersaglierismo. Per gli inviati speciali
dei maggiori quotidiani . come secon,
do certi atteggiamenti dei responsabili governativi, si tratterebbe invece solo di una questione di bandiere
e di fanfare, di ammassamenti n elle
piazze. di sfilate, cortei . di orazioni
del sindaco Bartoli, di benedizioni
del vescovo Santin, di commozioni e
di emozioni suscitate. anzi di pathos
st
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Dl-- -
UE
a~ravl:tt: u~rrre eo assoluto
AH
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ESAMI D'OTTOBRE
UANTO sembrano antichi . e sciupati, i buoni propositi con cui
otto mesi fa l'attuale governo iniziò la sua azione. Doveva essere il
gover.n o della moralizzazione . del ri sanamento burocratico, della giustizia fiscale; la conclusione di un periodo di errori e di sm arrimenti, uno
sforzo disperato per riconquistare alla democrazia il terreno perduto nel le ultime elezioni.
Cosa ne è restato ? Oggi si ripete
che il governo ha mancato a tutte
le sue promesse e sì parla di crisi o
rimpasto. Si dice anche che cbsì non
può durare , che la democrazia perde
ogni giorno terreno e bisogna trovare .un mezzo, qualsiasi . mezzo . p er
usctre da questa lenta agonia . Sono
accuse severe, ma non infondate.
Ciò che colpisce, soprattutto, è la
incapacità dei responsabili a rendersi
esatto conto della situazione. quella
rassegnazione , quell'abbandono quegli sporadici scoppi di astratti 'f urori
c~e caratterizzano in ogni manifestaziOne la compagine governativa. Non
è colpa della « formula )) e forse
nemmeno degli uomini. Il vizio principale. piuttosto, è n ella incapacità
di tutti i gruppi della maggioranza
a comprendere il clima diverso in cui
si trovano ad agire. Non è più il clima del '48, non si può più vivere di
rendita', non ci si può più affidare ad
una divisione delle parti come è stata
quella del quinquennio degasperiano:
dove vi era un « grande )) che regolava a suo piacimento lo svolgimento della vicenda politica e tre " piccoli » che si contentavano di vivere,
sopportati, nella sua ombra.
Scelba, questa volta , aveva la sua
carta migliore nella collaborazione,
leale e paritetica, con i " minori » :
e l'ha sprecata. I < minori » doveva-
Q
N
E LLE cronache italiane dei n ostri tt>mpi un capitolo a parte
potrà essere riserva to al Passapor ~o.
inteso come str um ento <~I pr ev enziOne e di pena. Da qu alche anno esso
non è più il modest o documento che
consente al cit,tadino « di . uscire dal
Ìterritorio della Repubblica e di ri entrarvi , salvi gli obblighi di legge »
di cui parla, all 'articolo 16 la Costituzion e. E' diventato invece un premio per i buoni, una punizione per
.i cattivi , una minaccia per i buoni
che si presume possano diventare cattivi. L e Questure (poichè è qui che
lo straordin ario documento si rilascia o si nega) lo concede, lo rifiuta
o lo concede soltanto per certi paesi
a seconda della valutazione che ·essa s'è fatta d<~ l cittadino.
Cominciò. se ben ricordiamo , mentre era ministro dell'Interno l'attuale presidente del Consiglio . Il passaporto fu ritirato ad un esponente sindacale che aveva parlato male dell' Itali a ali' estero e fu negato ad un
gruppo di giovani che stavano per
recarsi ad un convegno comunista.
Poi il sistema si è rapidamente diffuso e p erfezionato . (E non dim enticheremo la pàrte che ha avuto in tale perfezionamento l'attuale segretario della D.C. Fanfani , all'epoca in
cui fn ministro dell'Interno) . Ora il
passaporto si ritira all'industriale ch e
vuol chiudere una fabbrica, al campione cicl ista che non vuol più v iv ere con l a mogli e , al personaggio ch e
si vuole indicare all 'opinione p ubblica come presunto responsabile eli un
reato che non gli è stato . tuttavia,
contestato. Oppure lo si concede, m a
cancellando alcuni paesi dove non si
desidera che il cittadino s i rechi.
Ricaviamo esempi di quest ' ultimo
caso dall'ultimo numero del Ponte. ·
T empo fa una delegazione torinese,
patrocinata dal Comune amministrato dai democristiani, doveva recarsi
a Buchenwald per presenziare ad una
cerimonia organizzata dagli ex internati n el campo di sterminio. Ai
suoi componenti fu n egato il passaporto 'per la Germania Orientale, dove appunto si sarebbe dovuta tenere
la manifestazione.
Ancora più recentemen te: « Ho
chiesto alla scadenza annuale - racconta il direttore della rivista Piero
Calamandrei - la rinnovazione del
passaporto . Con me l'avevano chiesta altri amici fiorentini: Enzo Enriques Agnoletti , Tristano Codignola, Paolo Barile, Alberto Predieri e
altri. Il p assaporto c'è st:at o rinnovato ma senza l'Aus tria . P èrch è senza l' Austria? Nessuno d i noi aveva
intenzione di andare in Austria in
queste vacanze . Ma, come elice Montaigne. per il solo fatto che 1' Austria
ci è stata proibita. subit.o c'è venuta
a tutti la voglia di partire per Vien na. Abbiamo chiesto spiegazioni.
Prima ci hanno detto ''disposizioni
di carattere generale ... niente da fare "; poi ci hanno aggiunto in un
orecchio " .. .il partito d'azione, chi
ha appartenuto al partito d ' azione ed ora non è favorevol e alla C.E.D .. .. " n.
Come ex azionisti contrari alla
C.E.D. i redattori del Ponte insomma , potevano recarsi in Austria e di
lì passare nei paesi d ' oltre cortina e,
chi sa, partecipare a riunioni, parlare
alla radio, lasciarsi andare a manifestazioni d 'antitalianità ...
Va da sè che tanto i membri della
delegazione torinese quanto i fiorentini del Ponte hanno protestato, mosso amicizie ed ottenuto infine i passaporti per tutti i paesi desiderati.
Ma ciò aggrava. se m ai, le considerazioni suggerite dalla vicenda. Un a ,
di carattere generale. riguarda i m etodi in atto per la concessione del
documento . Sarebbe ora , ci sembra,
che .l'opinione pu bblic a cominciasse
..•. · · ~"' ,-11 e:>ponenn p tù rappresentativi di tut ti i nostri " chierici » , che. durante il fatidico vent ennio, hanno tradito .
. C~m e in Giovanni Gentile i partigtam che l~ fecero fuori non potevano vedere Il filosofo ma solo il fa~cistél; . così . noi non possiamo v eden>. ,_
l': Gtoacchu:~o Volpe lo storico; vedia~no solo 11 fascista: il Volpe ch6
sc~1 sse la ~toria del movimento fasctsta. ~ .glt altri libri apologetici di
Mu~so~mi e del re~if:ne; il Volpe, amico mtlruo e constg ter e del duce dal
quale venne nominato deputat~ nel
~924 e accademico d'Italia nel 1929;
Il. Volpe.che ha compila t o, per la Enct ~lopedi~ Treccani, la voce sul faSCismo , 111 cu i spiega il carattere
<< meramente contingente e strumentale >~ della dittatura mussoliniana
concludendo che la rivoluzione 4: si è
-v:erat~en te incarnata sul T evere e di
lt ag tsce sul . mondo >~; il Volpe. anco!a _nostalg1co dell'ordine, della diSClplm~ . . deli a grandezza dell ' Ita lia
mu.ssol.I m.an a , che oggi deride i no~tn sf.orz.t per risollevarci dall'abisso,
m . cut Cl h a precipitati il suo DemiUrgo.
, Co~e potremmo protestare contro
l adoziOn e, quale libro ausiliare nelle
no.stre ~cu.ol e medie. della Storia degh ~tal,am e .dell'Italia, con la quale
gh msegna~h fascisti continuano ad
~~vele~are 1 nostri giovani. o contro
l mc~nco atiìdato a G ioacchino Volpe d1 provvedere , attraverso la radio
~Ila. n~wva ed ucazione civica degll
Italiant, se non denunciassimo l' errore commesso dai nostri amici che
h anno preso l ' ini ziativa delle· onoranze?
·
. Nè può e~sere una ragione su fficient~ Pt;r giUstificarli ìl ricordo che
alcum dt loro sono stati generosament,e protetti dal gerarca Gioacchin o ~ olpe contro le persec uzioni che
co.lp1vano altri intell ettuali antifascis~ t. Lo .st esso merito poteva essere
n .couoscm to a Giovanni Gentile. Crediamo non ci sia stato nessun gerarca c.he . n~m abbia provveduto a precostttuirsl, al momento opportuno,
una benemerenza del genere. Anche
co.loro ~he hanno fatto massacrare
gli ebret per impossessarsi dei loro
beni , in generale hanno protetto
qu<l;lcuno , pensando che gli ebrei salv~h a~rebbero potuto essere utili tesbmomando in loro favore. se ne
avess.ero avuto bisogno, mentre i
m?rtt ~on avrebbero certamente testtmomato contro.
. Le onoranze che si vorrebbero oggi promuovere non costi tuirebbero
un omag~io alla cultura. Significhere~be.ro, mvece, rendere omaggio a
ch1 SI è prosternato davanti alla tirannide; misconoscere i sacrifici d i
chi ha preferito la galera o l'esilio
alla servitù; offendere la memoria di
tutti coloro che furono assassinati
dai camerati ai quali sono andate e
vanno ancora le simpatie dell'ex segretario generale dell'Accademia di
Italia.
Come per frate Alberigo, per
Gioacchino Volpe è cortesia, da parte nostra, essere villani.
Chi desidera far stam·
pare avvisi Sll " Il, MONDO" è pregato di rivolgersi direttamente • anche per lettera o per tele·
fono · all'amministraz.
del seitimanale - Servi·
zio . Pubblicità · Milano,
Via Monte di Pietà n . lS
Telefono 870.741
l
l
•
Lasciato Toledo, attraversata la
Mancia, si entrò nell'Andalusia che
parve un'altra Spagna, addolcita
nell'aria e dovunque coperta d'olivi, d'aranci e di palme. Vi si giunse al tramonto, volli discendere
dalla macchina e proseguire a piedi
per qualch-e tratto per darmi l'illusione d'esservi arrivato camminando, mentre il cielo si arrossava vasto da una parte e la notte incalzava dall'altra. Quel rosso era già
africano e il sole era scomparso
dietro l'Oceano immediato. Il mio
passo sembrava accrescersi al contatto con la terra, per quella strada
tortuosa tra i colli, con qualche
grande albero di lato che nereggiava nel tronco contro l'ultima luce.
Poi uscirono le stelle tanto limpide
e splendenti da risultare più vicine.
Il gior~o dopo si giunse a Cordoba
ed era mio proposito visitare gli
eremiti che vivono sulle alture vicine, ma era stabilito che il mio
misticismo iniziale non dovesse oiù
( _ _F_ O
_ G_- _L_I_ E
_ T_ T-_I_ _
D_I_
_V_I_A_G_G_I_O_)
'
VIRTU ANDALUSA
UE
Sebbene si dica che la Spagna sia nelle mani dei preti, la vita è lasciata in libero godimento, forse
perchè questo godimento porta al peccato e il peccato al rimorso e il rimorso alla confessione e
la confessione ai preti. Questa è una mia ·scoperta gesuitica che regalo alla terra natale dei Gesuiti.
AH
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HA
EU
AH
DI GIOVANNI COMISSO
HA
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AL VOLTA mi prende il
ricor:do di certi tipi di
donna che non esistono
più e che hanno es1st1to
nella mia terra Veneta, negli anni lenti e oziosi dei due primi
decenni di questo secolo. Si potevano trovare tali donne nelle segrete case per l'amore delle piccole
città e le cortt'giane di Carpaccio
vanno considerate come loro antenate. Avevano una floridezza sensuak da giovani spose, un abbandono e un languore da donne riservate in una casa, senza fare altro
che dormire dalle piccole ore della
notte fino alle piccole ore del pomeriggio e nelle altre ore partecipare inesauste all'amore coi frequentatori abituali, accogliendo ognuno come un amante. Dense nella carne, profumate di ireos o di
violetta, senza un pensiero dietro
àl loro sguardo, erano impastate
dal piacere, dall'ozio e da una divina stupidità, riescendo vero sogno tra tutte le imperfezioni della
vita.
Queste donne, quJli ultimi esemplari felici, si ritrovano ancora in
Andalusia, ma viene da chiederci
come mai sussistano ancora nella
generale bruttezza degli uomini.
Forse sono appunto esse a generarla
sciupandoli, corrodendoli nella loro
giovinezza con una perdizione esasperata. Composte come di una
materia sanguigna diversa dagli uomini. sembra ·si accrescano dense,
levigate, avvolte in una nube · profumata di gelsomino, nutrendosi di
tutto il calore dell'uomo che intristisco~o. Qualcosa come le femmine di certi insetti, le quali dopo
averli dissanguati nell'amore finiscono coll'ucciderli e divorarli.
Donne, che in Spagna possono considerare come loro ava Maya nuda
di Goya.
IL MONDO • 8 marzo 1955 • Pag. 7_
bocca il volto della donna anzia'na,
come l'avesse prescelta a tutte le
altre ed ella glielo strinse con le
mani per baciarlo sulla bocca. Ma
l'altra, che ci aveva accompagnato
in quella casa, si interpose stizzita,
prendendolo a sè e iniziando con la
padrona una disifita serrata di cui
era difficile a~~~are le parole. Specie poi quando si interpose anche
la bionda che al nostro entrare aveva sentito l'informa~ione segreta
sussurrata all'orecchio della padrona. In quel battibecco che non finiva mi presi una di quelle donne che
più delle altre' mi ricordava quelle
di altri tempi delle segrete case per
l'amore della mia terra e aveva proprio c~me allora le palpebre velate
di azzurro. Attraversammo il patio
verso una piccola stanza e ridevo
nel pensare che Figallo avrebbe finito sbranato da quelle donne.
Andalusia, terra favolosa dove le
donne sono ancora lasciate a vivere
nell'abbandono alle supreme virtù
della loro carne, senza tormenti di
redenzioni sociali, senza vane illusioni di diritti elettorali, senza partiti e senza sindacati che le proteggano, senza. incatenato asservimento al lavoro delle fabbriche, senza
lezioni di ginnastica, consapevoli
solo di a.mare fino al peccato. Don·
ne che sono le bambine dei secoli
antichi, ricordo vivente lasciato in
questa terra dagli Arabi, dopo ottocento anni di dominio. Quella don·
na, nella piccola stanza non aveva
fatto con me alcun calcolo di denaro o di tempo, se mai ero io
l'idiota tentato di parlarne. Divinità
non classificata ancora, ella annientava tempo e denaro, questi due veleni che rattristano la nostra vita
moderna e mi reclinavo alla sua
adorazione, tra la densità del suo
corpo e il profumo primaverile di
gelsomino che si scioglieva dai suoi
capelli. Maya nuda di Goya, argentea nel suo petto mi affondava
nell'estasi.
Ma dalla stanza attigua venne un
chiasso indiavolato di donne tra le
· risate di Figallo. Apersi la porta
per vedere e sul vano illuminato
dell'altra porta, mi apparve la donna che ci aveva accompagnato a
quella casa, ignuda, e sembrava venire a patti con la bionda, nel reggere la tenda per farla entrare,
mentre Figallo ghignava faunesco,
coprendosi con un cuscino. Nel vedermi disse che la sarabanda era
appena incominciata e mi avrebbe
raccontato ogni cosa.
_
Verso l'alba nel rientrare all'albergo mi spiegò mezzo stordito che
la padrona di quella casa aveva imposto come obbligo, per concedergli
la stanza che dovesse prima usarla
con lei. Dopo averla disfatta come
uno straccio, si era infine ritirato
con la donna conosciuta per prima,
ma la porta era senza c:1tenaccio,
come al tempo dell'Inquisizione, ed
-'-"'-.. ""'"'
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..-.-.- .,.a ... .. ~.. .
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....,.,'0...,.- ..__.a
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coprenaos1 con un cuscmo. l"'ìlervedermi disse che la sarabanda era
appena incominciata e mi avrebbe
raccontato ogni cosa.
Verso l'alba nel rientrare all'albergo mi spiegò mezzo stordito che
la padrona di quella casa aveva imposto come obbligo, per concedergli
la stanza che dovesse prima usarla
con lei. Dopo averla disfatta come •
uno straccio, si era infine; ritirato
con la donna conosciuta per prima,
ma la porta era senza c~tenaccio,
come al tempo dell'Inquisizione, ed
era sopraggiùnta la bionda, pretendendo di avere la sua parte. E tutto
era finito gloriosamente.
Nelle prime luci del giorno s'incontravano per la strada solo alcuni
barocci e le sonagliere tintinnivano
al collo dei cavalli.
AH
UE
HA
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AH
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africano e il sole era scomparso
dietro l'Oceano immediato. Il mio
passo se mbrava accrescersi al contatto con la terra, per quella strada
tortuosa tra i colli, con qualche
grande albero di lato che nereggiava nel tronco contro l'ultima luce.
Poi uscirono le stelle tanto limpide
e splendenti da risultare più vicine.
Il giorr~o dopo si giunse a Cordoba
ed era rn,io proposito visitare gli
eremiti che vivono sulle alture vicine, ma era stabilito che il mio
misticismo iniziale non dovesse più
risorgere. Nel chiostro del convento
vidi uscire da una cella una specie
di gnomo alto poco più di un metro. Era un vecchio eremita . con la
testa piegata in modo da fare un
angolo retto con lo stomaco. Le sue
gambe si muovevano svelte ma
sembrava scivolasse, più che 'camminasse sulle pietre. La sua tonaca
aveva il colore della polvere, egli
pareva un'oca coperta di stracci e
passato nel giardino del chiostro lo
vidi nascondersi dietro a un roseto
alzandosi la tonaca per accovacciarsi_ nella posa orrenda di una strega
d1 Goya. Nell'orto vi erano altri
eremiti barbuti che fino allora avevano lavorato da muratori incalcinandosi e stavano attorno a una
vasca d'acqua per lavarsi con cura
la barba. La tonaca era tirata giù
dalle spalle rivelando una maglia
stracciata sul petto irsuto e ancora
Goya riapparve allucinante nel suo
disegno: «Senza Camicia sono felici ». Mi sentivo attrarre verso altri
Siviglia. La <guardia d'onore> al carro della Passione durant'e la processione della
aspetti della vita, più seducenti, più
pro[umati, ma il nostro albergo dal di un balletto che avrebbero ese- sa a .tutti .. Sempre più infervorato al collo stringendolo in un bacio
pauo per ogni pia.w offriva un guito la sera dopo. Ci si trovava dal successo e anche per incantare che credevo lo volesse soffocare. Elcampionario di cameriere, tutte vec- come in un collegio femminile, do- quella donna, alzatosi e posato un la era passata alla richiesta del dechie, querule e complottanti, nel ve, alla fine de,l l'anno scolastico, si piede sulla sedia, si scatenò come naro solo per obbligarlo a scendere,
presentare un bigli~::ttino, infantile fanno di quei balletti con passi ca- nei momenti buoni della sua ispira- non voleva che il loro incontro fosnella calligrafia, forse preparato denzati avanti e indietro, con pas- zione suonando e cantando le più se finito così, lo avrebbe portato in
dalla sola che sapeva scrivere, che saggi di quadriglia e movimenti variate canzoni. Cantò in spagnolo, una casa dove avrebbero potuto aveaugurava tante belle cose per le fe- delle braccia tutti in accordo. Ce ne in italiano e in francese con tale re una stanza. Indicando la strada
s~e imminenti. Vestite tutte eli riga- andammo indispettiti, io ero deciso furore che quei chitarristi spagnoli vi si giunse poco dopo. Entrammo
uno celeste facevano pensa re che il di andare a dormire, ma giunti da- non osarono più dibirsi. Ammirati, in un patio e aperta una porta ci
nostro albergo fosse una casa di ri- vanti all'albergo si intese da ·un caf- non lo avrebbero più l'asciato finire trovammo in un salotto illuminato
covero. Queste vecchie assediavano fè il solito battito di mani che ini- se la donna strizzandogli l'occhio dove a una grande tavola stavano
di più Figallo ed egli si difendeva ziava il .flamenco e l'accordo di una non l'avesse invitato a uscire. Con sedute alcune giovani donne assiecol dire che non teneva denaro e chitarra. Figallo, che, quasi intimi- lei aveva finito in un giardino dove me a una più anziana, ma fiorente
facendomi passare per suo segreta- dito d'essere nella patria delle chi- le aveva dato prova di altro furore, ancora. Entrando dissi che quella
rio le indirizzava a me per avere tarre, aveva lasciato fino allora ino- incominciando in un certo modo era una bellissima ·compagnia per
l'obolo. Queste vecchie serve ci de- perosa la sua dentro la macchina, che non doveva essere consueto per mettersi a giuocare a tombola; tutte
ludevano nella speranza eli favolosi andò a prenderla per metteda final- gli spagnoli, ma poi stanco di essa si diedero a ridere. La nostra comincontri con le donne dì quella ter- mente in aZione. Gli dissi che se l'aveva fatta accomodare nella mac- pagna raccontò subito di Figallo
ra, ma si presagiva che e.rano come combinava qualcosa di fantastico mi china, che stava davanti all'albergo, che era bravissimo a suonare la chicc:-rti alberi da giardino che masche- venisse a svegliare e ci lasciammo. dicendole sarebbe ritornato subito e tarra. Poi avvicinandosi all'orecchio
rano, a guisa di ville, nuclei di forVerso le tre della mattina lo in- sperava che stanca di attendere se della donna anziana,. le sussurrò
tificazioni munite e tremende. tesi rientrare e lo chiamai. Cordoba ne sarebbe andata. Aveva appena altre cose, subito intese da una
Qualcosa di assai diverso, in quella non era da meno di Barcellona, an- finito di raccontarmi la sua avven- bionda seduta accanto. Dall'inforCordoba more:;ca, doveva stare ce- che in questa città vi si viveva fol - tura, quando suonò il telefono: il mazione avuta così segretamente
lato dietro a questo sipario di ru- lemente alla notte. Entrato nel caf- portinaio diceva che una signorina quelle due donne parvero tanto ecgose arpie, furenti nel nero sguardo fè, aveva messo la sua chitarra in attendeva dì avere cento e cinquan- citarsi, che subito si alzarono per
tra i bianchi capelli piumeggianti. un angolo, ascoltando tranquillo le ta peseta. Gli risposi riferisse che si prenderlo al braccio e portarlo a
Nella notte dopo molto girare per suonate di tre chitarristi spagnoli, era disposti a fargliene avere solo sedere alla tavola. Io mi accomodai
strade malandate, si scoperse infine i quali invero non facevano che ri- cinquanta, ma Figallo intervenne, tra le altre.
Fu in questa strana sala che riun locale che sembrava allegro, ma petere sempre gli stessi motivi. Una non le avrebbe dato nulla, invece
ancora ci eravamo impastoiati in donna assai bella con la quale si era mi alzassi e scendessi con lui se vo- trovai quei tipi di donne che esinoiose schermaglie. Dopo poco nel scambiato sguardi brucianti andò levo vedere cosa fosse la Spagna di stevano nel principio di questo semezzo della . sala venne un gruppo al suo tavolo e lo pregò di suonare. notte. Mi vestii e scendemmo. Se- colo e che oramai non esistono più.
di giovani donne vestite modeste Si fece portare un bicchiere di bir- duta tranquilla nell';mtomobile vi Dense, levigate, .floridamente senda sera che, schierate su tre file da ra e strisci an dolo sulle corde appena era quella signorina, profumatissi- suali come giovani spose, avvolte
una direttrice, con scialle bianco allen tate prese a suonare sul tono ma di garofano, e subito felice di in nubi profumate di gelsomino, di
sulle spalle, presero a fare le prove della chitarra avaiana dando sorpre- vedere Figallo gli buttò le braccia gaggia e di garofano, riservate in
HA
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-
< Semanà Santa>.
quella casa, come in un harem. Il
nero sguardo di quelle donne era
attonito in una curiosità indolente,
sole senza un uomo che ·le ravvivassé in quelle piccofe ore della notte, facevano pensare d'essere ai bei
tempi della potenza spagnola, quando il meglio degli uomini se ne
stava lontano a combattere nelle
Fiandre o a insaccare oro e argento
nelle Americhe ed esse ·languivano
in vana attesa d'un ritorno. L'anziana, che doveva essere la padrona
di · quella casa, volle che Figallo
prendesse la chitarra. Egli rifiutò
seccato, ma tutte gli si strinsero attorno imploranti fino a farlo accondiscendere di suonare almeno un
solo rezzo. Uscì a prenderla dalla
macchina, ma passato qualche minuto, non lo si vide ritornare. La
donna che ci aveva accompagnato
ebbe il sospetto che se ne fosse andato via e aperse la · porta per andare a vedere. La luna illuminava
a metà il patio, lo richiamò, nessuno rispose, già gli lanciava una
·scarica di maledizioni, · quando dall'ombra, dove egli si teneva nascosto fece ·sentire un ·accordo e subito
prese a cantare. Dall'ombra passò
alla luce e avanzando lento venne
nella sala, sempre accompagnandosi
con la chitarra nel canto. Accelerò
sempre di più gli accordi fino a
terminare con un rabbioso miagolio da gatto innamorato, proteso
avido lo sguardo, rasentando con la
Sebbene si dica che la Spagna sia
nelle strette mani dei preti, la vita
è lasciata in ampio e .libero godimento, forse perchè questo ampio
e libero godimento porta al peccato
e il peccato al rimorso e il rimorso
alla confessione e la confessione ai
preti con sempre una generosa assoluzione dopo breve rampogna.
Con donne simili a quelle che abbiamo conosciuto a Cordoba, non
è certo necessario che romanzi riviste illustrate o il cinema cor;ompino la gioventù spagnola insegnando come si debba baciare una donna e andare oltre. Quindi se tutte
quelle produzioni vengono rigidamente censurate non fa nè caldo nè
freddo. I giornali sono stampati 'con
c~ratteri così imperfetti, come in
p~ccole stamperie parrocchiali, che
~Iene da pensare lo si faccia appoSitamente per non indurre a leggerli. Forse si vorrebbe che non si
sapesse neanche leggere e scrivere.
se l'organizzazione scolastica è tan"
to deficiente. Appena nasce un
bambino viene subito prenotato un
posto nella scuola statale per quando avrà l'età di frequentarla, ma
giunto quel momento si troverà
escluso perchè la scuola troppo piccola è ugualmente nelle condizioni
di non poterlo ospitare. Se la famiglia non è del tutto povera vi sono
certe scuole a pagamento tenute da
qualche signorina istruita che farà
lezioni per una classe unica e sommaria. Quelle gestite dal clero sono
già scuole per i ricchi e a Barcellona e ·a Madrid le scuole statali
straniere, italiane, francesi, svizzere e inglesi, che dovrebbero funzionare per i rispettivi nazionali, sono
invece in maggioranza frequentate
dagli spagnoli, perchè più economiche delle altre. In queste condizioni
l'analfabetismo è dilagante e così
l'amore in questo paese non trovando il freno e il pensarci sopra
di una corrispondenza scritta, precipita fulmineo fino alla corruzione e al vizio. .Questa è una mia
scoperta gesuitica che regalo alla
terra natale dei Gesuiti.
GIOVANNI COMISSO
•
IL MONDO · 8 marzo 1955 . Pag. 8
LA VITA LETTERARIA
*
HETELLO .
. lecchi ed.), vuoi essere,
nelle· intenzioni dell'autore, il primo di una trilogia che comprenda, come· sfondo e
avvenimenti, il periodo che va, all'incirca, dall'unità d'Italia _alla caduta del fascismo, ma senza altro
legame, da libro a libro, che (come
egli dice) « il filo » del tempo, cioè
la continuità cronologica. E poiché
il titolo generale dèl ciclo è Una
storia italiana, queste dichiarazioni
preliminari lasciano intendere come
a «storia)) sia qui da dare un senso
lato di racconto, di narrazione inquadrata in una cornice vera, di
fatti realmente accaduti. Un senso,
insomma, molto prossimo a quello
di «cronaca n, così caro al prece- .
dente Pratolini, che questa parola
ha usata nel titolo di più di una
sua opera.
E il romanzo conferma col suo
disegno, col suo andamento, con i
suoi modi l'esattezza di tale accezione: e . così apertamente, che meraviglia come si sia da taluno potuto parlare di romanzo storico,
scomodando grossi nomi. La tendenza prima di Pratolini è sempre
stata di ancorare le sue invenzioni
o evocazioni alla realtà di un ambiente sociale o politico, di una città (per lo più la sua Firenze), di
un quartiere (San Frediano, Santa
Croce ... ): il suo realismo, istintivo
per un verso e letterario, di tradizione prevalentemente toscana · (dal
bozzettismo ottocentesco a Tozzi, a
Cicognani; a Pea) per l'altro, ha
bisogno di questo sfogo e insieme
appoggio. Nelle sue vicende, anche
le più idilliche, umbratili, crepuscolari, l 'elem~nto tempo-costume ha
una parte, é un peso, non indifferenti: certo non minori di quanto
ne abbia quello natura-paesaggio.
Scrittore intimista, autobiografico,
elegiaco, Pratolini è portato a farsi
cronista dei suoi stati d'animo, del
suo autobiografismo, in quanto
questa proiezione o trascrizione del
proprio tempo interiore in un tempo esteriore gli sembra assicurare
prospettiva e oggettività ai suoi motivi lirici. È una proiezione che, co,_ !De si sa, egli ha tentato in misura
e con intensità varie, ma in modo
particolarmente ampio - il più am. pio prima di questo Metei/o - nelle Crona()he di poveri amanti, che
rispetto à .quella « familiare n del libro omonimo, e a quella del Quar-
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ETELLO, il nuovo romani zci di Vasco Ptatolini (Val•1
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< A
monizzarsi, hanno accentuato il loro ·dissidio, scadendo gli uni in un
realismo trito, documentario, e gli
altri più che mai isolandosi nel loro
elegismo. Oratoria ,e polemica da
un lato, poesia dall'altro: ciò che ne
andava di mezro era proprio la narrazione in quanto tale. E non per
nulla, parlando qui del suo penultimo romanzo, Le ragazze di San
Frediano, si era allegorizzato di un
Pratolini al bivio.
·Ora in Metello il tempo esterno
si dilata oltre la cerchia delle esperienze e dei ricordi autobiografici,
si fa retrospettivo, abbracciando il
trentennio 1872-1902, anno quello
della nascita del protagonista, questo del famoso sciopero dei muratori, durato quarantasei giorni e
conclusosi con la sconfitta della
classe padronale e col riconoscimento ufficiale dei sindacati operai. E
il tempo interno è dato dalle vicende del protagonista, da quando,
orfano di un renaiolo perito in Arno, viene allevato da una famiglia
di contadini, a quando, turnato in
città, si inizia alle ideologie socialiste, diventa un bravo muratore e,
dopo aver corso un poco la cavallina, marito felice e, tutto sommato, fedele, della bella Ersilia,
una sanfredianina tutta bontà e co-
·me non m'imp•r essionano a1Jatto ... ,
di una scala o giri di spirale anelanti ad un vertice ; ma posti l'uno
accanto all'altro, come altrettanti
pannelli di un affresco, con le stesse figure che tornano via via diversamente atteggiate nelle varie fasi
dell'azione, senza però che cotesta
diversità sia frutto di un intimo
sviluppo. Tra l'uno e l'altro pannello c'è sempre uno scatto, un salto: accentuati da quelle anticipazioni sul racconto cui alla fine di
ogni capitolo cruciale Pratolini si
lascia andare: una sorta di sommario di quel che seguirà, inammissibile in un romanzo vero e proprio ;
più che legittimo, appunto, in una
cronaca:
Ma è pur vero che in questa cronaca· è scomparso o ridotto al minimo quel dissidio, caratteristico
del precedente Pratolini, fra elementi realistici e motivi lirici. La
prima bella novità del Metello è
qui. Eppure la parte documentaria,
attinta non dall'esperienza diretta
o da ricordi personali, ma da libri,
giornali, cronache del ternpù, q • i
si presentava singolarmente insidio.sa. E altrettanto, se non più, l'ideologia politica, sociale, anzi socialista, cui il romanzo si ispira. Perché
non v'è dubbio che quegli anni,
quegli avvenimenti sono veduti dal-
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1
(Disegno di A. Bartoli)
realtà umana, per un'umanità fatta parlare di romanzo .storico e anche
di opere e giorni, di pazienza, di di romanzo in senso stretto; così è
lavoro e di speranza; è questa mol- fuori posto considerare Metello e
teplice coincidenza, dicevo, che ha le altre figure quali personaggi audeterminato la fusione o meglio tonomi, a tutto rilievo. Perché esse
l'osmosi di quelle due tendenze fi- sono, appunto, figure di un affresco,
nora inconciliate. L'immaginazione tenute alcune (come Metello) in
ha trovato il suo alimento e insie- ·primo piano, altre su piani diversi,
me il suo temperamento nella cro- e rese alcune di prospetto, altre solnaca; e questa è divenuta la trama, tanto di scorcio. Manca loro, del
o piuttosto la filigrana della fanta- personaggio inteso in quel modo,
sia. E la ricerca di oggettività si la continuità dei trapassi, un'intima
converte in narrazione oggettiva, in motivazione dei gesti e delle parolè
rappresentazione distaccata, serena, stesse. La loro vita fi sica, psicologiche sa serbarsi tale anche nei mo- ca, morale è la somma di tanti stati
menti più intensamente dramma- d'animo, vicende, atteggiamenti,
tici, quando facile sarebbe stato non la sintesi. Né, ciò dicendo, si
calcar la mano o abbandonarsi al- intende diminuirle, bensì caratterizla polemica, di qua esaltando di là zarle. La pienezza dell'arte di Pradenigrando. Pur mantenendosi fe- tolini va colta in questa -capacità di
dele al suo angolo visuale, Pratolini affrescatore, di armonizzatore di fisa riuscir cronista al disopra della gure ed episodi entro una cornice,
mischia. (Basti osservare come nel non pur temporale, ma spaziale:
ritrarre uno dei « padroni)), l'inge- quella Firenze sentita ancor essa cogner Badalati, renda omaggio alla ralmente, case, quartieri, cantieri,
sua tempra di lavoratore e di lotta- aria, cielo, lungarni, folla festante
tore). Egli non vuole insomma «di- o ~umultuante, amori, morti, mimostrare n ma racconla re : anch.: se seCle ...
alla radice del racconto c'è una veGrazie a quella raggiunta fusione
rità partecipata. P.artecipazione di od osmosi, l'equilibrio fra i vari
cui sono spia, malgrado quell'og- episodi è pressoché costante, e il filo
gettività, le forme verbali della nar- narrativo-cronistico .che li unisce,
razione : una terza persona che a lineare e scorrevole; nondimeno
momenti diviene prima plurale : un qualcuno si innalza sugli altri, per
dove la figura pm si avVlcma alle
dimensioni del personaggio perché
in quel conflitto a sua volta si affaccia tutto un mondo. (Pratolini
fin dai primi libri ha saputo infondere una freschezza sorgiva, un piglio estroso nelle sue donne, specie
se popolane). E accanto ad essi sono
d.a porre, per concretezza artistica,
le scene d'insieme, degli operai su
per i << ponti >> delle fabbriche, o
qu'ando all'alba si recano, di camp~gna -in città, al lavoro: pagine
mosse, luminose, vibranti, nelle
quali si espande quel senso di solidarietà umana, quel piacere della
convivenza sociale, dell'amicizia
con gli umili, che è tanta parte del
lirismo di Pratolini, quasi a correttivo del suo elegismo.
Ma il pregio maggiore del Metello è, dicevo, nella equabilità della
narrazione, in quel fluire di capitolo. in capitolo d'una vena che aggira o leviga - tranne poche eccezioni - ogni ostacolo; in quello
stile tanto più suggestivo quanto
meglio riesce a sliricarsi; in quel
lin-guaggio tutto cose, toscanamente
realistico ma senza leziosaggini,
sprezzato nei dialoghi ma senza
becerismi: e parlano operai e gente
del popolo. È che Pratolini · non
rifà loro il verso, ma se ne rende
interpr~te in un linguaggio di tono
medio o corrente, dal ritmo però
sorvegliato: altra riprova che qui il
sq_o ·- rsal.ismo non è grezzo documento ma realtà poetica. ·
ARNALDO BOCELLI
( BIBLIOTECA )
CARLO BO: Antolol{ia di poeti nel{ri. Parenti editore, Firenze, pagine 328, lire 2000.
Giovandosi del materiale offerto
dalle antologie del Ballagas e di Leopold Sédar-Senghor, Carlo Bo ha
messo insieme una silloge che riuscirà certamente utile. I poeti, presentati nei testi originali in francese e
in spagnolo e in traduzioni dovute,
oltre che a Bo, a Vittorio Sereni e a
Marise Ferro, appartengono al Messico e all'America Centrale, alle Antille, all'America del Sud e all'Africa;
di proposito è stata esclusa la poesia
negra nord-americana . Nella prefazione, si precisano i problemi cui il
concetto di poesia negra dà luogo e
si propongono le possibili soluzioni,
distinguendo tra i lirici di lingua
francese (rappresentati sopra tutto da
Aimé Césaire) e quelli di lingua spagnola.
Il libro esce in occasione del trentennale della casa editrice Parenti,
benemerita alle moderne lettere italiane .
E NRICO PEA : Il « Mal{l{io n in
Versilia, in Lucchesia e in Lunigiana. M. Carpena editore, Sar·
zana, pagg. 84, lire 1000.
Ecco un delizioso libretto, in ogni
senso: per l'amore con cui lo ha
stampato il Carpena di Sarzana, per
la freschezza, l'ori inalità con cui
- - -- -
~UI\..
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E ISTITUZIONI politiche, fatto. Credono di dirigere i loro
. una volta fondate, assumo-- concittadini ed in parte ciò è vero,
. no agli occhi dei posteri ma solo in assai piccola parte, peruno strano ed irreale aspet- chè in realtà tanto loro quanto i
1
to; Le difficoltà che si so- loro concittadini, obbediscono, quano dovute affrontare per portarle a si senza rendersene conto, a regole
compimento, lo sforzo di fantasia che devono accettare; si muovono
creatrice e di volontà tenace che ha entro argini che sono più forti di
·dato loro forma, l'incertezza che ha loro e determinano in · notevolissiregnato sovrana sino alla fine en- m~ misura lo sviluppo della loro
trano nell'ombra; i problemi che azwne.
grazie ad esse sono stati risolti o
Queste regole e questi argini sodissolti svaniscono, proprio per que- no le istituzioni. Pàrlando di esse
sta ragione, dalla ·memoria; i pro- Jean Monnet, chè è indubbiamente
blemi che si pongono come si pon- uno dei grandi costruttori di istitugono e non altrimenti perchè ci zioni della nostra epoca, diceva alsono queste determinate istituzioni, cuni anni fa: « I tragici avveniquasi non ci si accorge che senza :« menti che abbiamo vissuti, quelli
di esse nemmeno sdrebbero appar- « ai quali assistiamo, ci hanno for se
si, e che l'ambito entro cui le loro «dato una maggiore saggezza. Ma
soluzioni possono essere avvÌate è « gli uomini passano, altri verranno
assai fortemente determinato da es- « a sostituirei. Ciò che ._ potremo
se. 'Le istituzioni sembrano qualco- << lasciar loro non sarà la nostra esa di necessario, sì, ma di poco vi- « sperienza personale, che scompatale, e l'attenzione si concentra ' sulle « rirà con noi; ciò che potremo la·mobili e agitate vicende delle pas- « sciare sarà un insieme di istitusioni, degli interessi, delle ideologie. <<' zioni. La vita delle istituzioni è
In realtà la parte più appariscen- «più lunga di quella degli uomini;
te dell'azione politica degli uomi- « così le istituzioni possono, quanni, quella di cui sono pieni i gior- << do sono ben costrutte, accumulare
nali e le narrazioni, è la parte rela- << e trasmettere la saggezza delle getivamente più effimera. Consiste << nerazioni successive >>.
La costruzione delle istituzioni,
nel mobilitare certi sentimenti e interessi, nel conquistare certe posi- di questi equilibri permanenti di
zioni di forza, nel fare questo e forze1 di interessi 1 di costumi 1di uoquello che soddisfi ambizioni e va- mini, che determinano in modo
nità di quelli che dirigono, e in profondo ed a lungo l'azione quogenerale anche gli interessi ed i tidiana, è la parte più importante
sentimenti di quelli che sono di- della politica poichè è un'azione
retti. Tutto do è molto labile; ogni che esercita il suo potere non solo
costellazione di forze è superficiale sui contemporanei, ma anche sulle
e si dissolve rapidamente cedendo generazioni non ancora nate. La poil passo ad. un'altra. Altri uomini, . litica corrente, nel quadro di istialtre ambizioni, altre ideologie, al- tuzioni date, ha relativamente poco
tri interessi, si fanno continuamen- bisogno dell'ausilio dell'intelligente avanti. C'è qualcosa di patetico za. N es cis, fili mi, diqeva il grande
in questo agitarsi degli uomini po- statista svedese Oxenstierna, quanlitici e dei loro seguaci, che sem- tilla prudentia homines reKantur, e
brano condannati a metter su fra- noi vediamo tutti quanto poco rigili costruzioni e' ad assistere, ma- corso si faccia all'intelligenza ed
gari contribuendoci loro stessi, al alla logica nella vita politica che
disfacimento di quel che hanno ci circonda. L a politica corrente
DI ALTIERO SPINELLI
mira infatti solo ad ottenere il sopravvento di questo o quel gruppo
e poco si cura se nel far ciò incapRa in contraddizioni ed assurdi cà.
La politica della creazione delle
istituzioni deve invece tener, sì,
conto delle passioni, degli interessi,
delle vanità, delle ambizioni, poichè è questo il materiale con cui
deve costruire, ma è caratterizzata
soprattutto dali 'im portanz~ decisi va
che per essa ha, non già la superficiale ed effervescente ideolog:a,
ma l'intelligenza profonda e fred da
degli uomini e delle cose, poichè
se questa politica pecca contro la
ragione, la ragione alla lunga si
rifà e rende caduche le sue costruzioni. E' questo il motivo, credo,
per cui gli antichi avevano creato
una categoria a parte dell'azione
politica, quella del « saggio legislatore »~di cui troppo facilmente ~­
~ sitSorrirle'come di un'ingenu ità
storiografica.
Il merito principale del libro 1di
Garosci (Aldo Garosci, •<< Il pensiero politico degli autori del 'Fe<Jeralist' », Ed. Comunità, 1954) è, se
non vado errato, non già quello di
aver colmato, come suoi dirsi, una
lacuna della storiografia italiana, arricchendola di un notevole con ~ri­
buto alla conoscenza del come sono
nati gli Stati Uniti d'America. ts e
non si fosse trattato che di far \COnoscere meglio persone e cose 'di
quell'epoca, sarebbe probabilmente
bastato tradurre qualche buona opera americana. Garosci ha avuto una
ambizione più alta e l'ha saputa . esprimere . .EgJ.i J(a voluto mostra ~ci
di che n atura fosse l'intelligenza
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llq, ,
sa r:ruscu cronista ai Oisòpra ucua
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- ........ -...------ mi.schia. (Basti osservare come nel non pur temporale, ma spaziale:
ritrarre uno dei « padroni)), l'inge- quella Firenze sentita ancor essa cogner Badolati, renda omaggio alla ralmente, case, quartieri, ca ntieri,
sua tempra di lavoratore e di lotta- aria, cielo, lungarni, foll a festante
tore). Egli non vuole insomma « di - o tumultuante, amori, morti, mimostrare i> ma racconta re : anche se , secie ...
alla radice del racconto c'è una veGrazie a quella raggiunta fusione
rità partecipata. Partecipazione di od osmosi, l'equilibrio fra i vari:
cui sono spia, malgrado quell'og- episodi è pressoché costante, e il filo
gettività, le forme verbali della nar- narrativo-cronistico .che li unisce,
razione: una terza persona che a lineare e scorrevole; nondimeno
momenti diviene prima plurale: un qualcuno si innalza sugli altri, per
plurale non certo di maestà, ma ricchezza di motivi e forza di rapcorale. « Ebbero [i soldati] a che presentazione: come quello degli
fare con la gente, per quei vicoli amori di Viola e Metello, e quello
traversì o tutti in salita ... Entraro- dell'avventura di lui, già sposato,
no ... in alcuni di quei "baJsi dietro con I'Idina, e quelli in cui Ersilia
una sottana... Non ci si toglieva scopre la treso1 del marito e fa le
nemmeno le- mollettiere. Poi ma- sue vendette sull'amante. Questi ulgari si restava a cena con tutta la timi, anzi, con quel bel ritratto delfamiglia, si diventava amici, ci te- l'Ersilia nel quale, attraverso la genevano in conto di figlioli ... >> .
losia, si esprime un conflitto moraMa questa essendo la natura e le, sono forse i più profondi, come
struttura del libro, come è assurdo segno e 1 disegrio, del libro: quelli
AH
e
del preéedente Prato lini, fra e ementi realistici e motivi lirici. La
prim a bella novità del Metello è
qu:. Eppure la parte documentari a,
attinta non dall'esperienza diretta
o da ricordi personali, ma da libri,
giornali, cronache del tempù, q i
si pré'!entava singolarmente insidit)sa. E altrettanto, se non più, l'ideologia politica, sociale, anzi socialista, cui il romanzo si ispira. Perché
non v'è dubbio che quegli anni,
quegli avvenimenti sono veduti dall'« altra parte della barricata », da
quella dei lavoratori, dei popolani,
degli umili, coi quali· l'autore si
schiera anche per ragioni autobiografiche (si sa che Pratolini ha fatto da giovane i più disparati mestieri). Ma è appunto questo coincidere delle ragioni ideologiche con
le sentimentali, e di quella sollecitazione alla cronaca, all'oggettività,
con i motivi più fondi del proprio
lirismo, che sono d'amore per una
EU
....-------
politica dei costruttori delle istituzioni federali americane, di JstJtu-.
zioni che hanno dato l'impronta a
quasi centou ant'anni di storia di
quel popolo.
Per difendere tali istituzioni questo popolo ha combattuto, settanta
anni appena dopo la loro nascita,
.una dura guerra civile. Ma quanto
fossero vitali lo dimostra il fatto
eh(~ furono capaci di passare,
senza modificarsi sostanzialmente,
da istituzioni di una secondaria ed
appartata piccola comunità mercantile e rurale, a istituzioni del paese
più ricco e più potente del mondo,
ca pace ancor oggi di contenere entro i propri argini tutta la vigorosa
vita del suo popolo senza che praticamente esistàno movimenti seri
che abbiano il proposito di sovvertirne le leggi.
Se il semplice accenno a queste
circostanze deve far supporre nei
fondatori della costituzione americana un livello eccezionalmente alto di intelligenza politica, G arosci
ce la mostra in atto, seguendola con
attenzione e con finezza nel suo
sorgere e nel suo esplicarsi, concentrando la sua analisi prima sui
lavori della Convenzione di Filadelfia dove si è .scoperta per la prima volta nella storia umana la formula federale, e -;I!Ul « Federalist »
che per Harniltqn, Madison e Jay
era un'opera di propaganda diretta
a convincere della necess.ità di ratificare la costituzione, ma presen ta
in misura eccezionale quella fusione di passione politica e di c . rezazioza di idee che è peculiar
ne dci fu;·;datori di isti.t z
é
HA
..-....
UE
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AH
'-'-'.&..& .._ 4 "" ""'-'U>..o.
suo autobiografismo, in quanto claSSe padronale e col riconoscimenquesta proiezione o trascrizione del to ufficiale dei sindacati operai. E
proprio tempo interiore in un tem- il tempo interno è dato dalle vipo esteriore gli sembra assicurare cende del protagonista, da quando,
prospettiva e oggettività ai suoi mo- orfano di un renaiolo perito in Artivi lirici . .È una proiezione che, co- no, viene allevato da u~a famiglia
,-!De si sa, egli ha tentato in misura di contadini, a quando, tornato in
e con intensità varie, ma in modo città, si inizia alle ideologie sociaparticolarmente ampio- il più am- liste, diventa un bravo muratore e,
pio prima di questo Metello - nel- dopo aver corso un poco la cavalle Cronao .e di poveri amanti, che lina, marito felice e, tutto somrispetto à .quella « f~~iliare » del li- mato, fedele, della bella Ersilia,
bro omonimo, e a quella del Quar- una sanfredianina tutta bontà e cotiere, volevano costituire il suo af- raggio, orfana anche lei di un mufrancamento da quel mondo sogget- · ratore. Che è quanto dire - fra
rivo e · soprattutto da quei modi di tempo esterno e interno - un rimemoria lirica, entro i quali d'altra tratto di giovane lavoratore su uno
una Itaparte la sua sollecitudine sempre sfondo ·di una Firenze,
più profonda per la vita degli umi- lia, proletarie, fine e principio di
li, del popolo (specie fiorentino), secolo. Il quadro si è dunque, qui,
cominciava a dar segni di disagio, allargato di parecchio; ma che la
di costrizione. Ma si sa come poco sua struttura sia tuttavia di cronarispondente ai suoi fini sia riuscito ca, sta a provarlo quel procedere
quel tentativo: spunti di cronaca e della narrazione per episodi non
~~motivi Ji,ici, anziché fon,de"i o ,_ crescenti l'uno sull'altro quasi gradi
\..fJJ."VU~
7
Garosci mostra come la costituzione américana sia sona dal contrasto fra i sostenitori del governo
<< nazionale » che avrebbero voluto
in sostanza ridurre gli stati a semplici provincie ed i sosten'itori degli
stati che avrebbero voluto ridurre
il potere soprastatale, di cui pur riconoscevano la necessità a semplice
1
espressione di una lega di stati.
L'audacia costituzionale degli uomini riuniti a Filadelfia è consistita
nell'aver osato metter da parte le
tradizioni, distinguere campi di
azione differenti per i differenti
poteri sovrani, stabilire che stati
federati e stato federale sarebbero
stati ciascuno pienamente sovrano
nella sua sfera di azione, e che i
cittadini avrebbero · avuto una doppia << allegiance >> verso lo stato federato e verso lo stato federale a
seconda delle materie di compe enza dell 'uno o dell'altro. Se n n ci
fosse stata come premessa a struttura democratica del potere politico, il tentativo non avrebbe potuto
essere fatto altro che costruendo un
caotico ed instabile sistema di rapporti feudali. Ma anche su una base
democratica come sa rebbe stato facile, se fosse mancata la chiarezza
del pensiero, costruire cosnplicate
ed inconsistenti istituzioni confederali. Basta pensare ai barocchi progetti << europeisti » dei nostri go·vernanti europei, ed alla ten acia con
cui li pre~entano e ripresentano,
per rendersi conto della superiorità
del pensiero politico degli uomini
della Convenzione di Filadelfia.
Questa superiorità appare soprattutto nel caso di Hamilton, che non
solo è la personalitA di fatto dominante, ma nel libro di G arosci è
anche la personalità che più dà da
fare all'autore, il quale per temperamento sarebbe più portato a simpatizzare con il più equilibrato Ma- .
dison, ma è sempre di nuovo quasi ·
affascinato dalla complessa figura
del newyo rkese. Hamilton era sta-
•
francese (rappresentati sopra tutto aa
Aimé Césaire) e quelli di lingua spagnola.
II libro esce in occasione del trentennale della casa editrice Parenti,
benemerita alle moderne lettere italiane.
ENRICO PEA : Il « Ma!(gio n in
Versilia, in Lucchesia e in Lunigiana. M. Carpena editore, Sarzana, pagg. 84, lire 1000.
Ecco un delizioso libretto, in ogni
senso: per l'amore con cui lo ha
stampato il Carpena di Sarzana, per
la freschezza, l'originalità con cui
Pea ha illustrato il suo argomento.
Per « maggio n, in Versilia, Lucchesia e Lunigiaqa s'intende uno spettacolo eseguito all'aperto, per il popolo, .di carattere sacro: una specie,
appunto, di sacra rappresentazione
arrivata sìno a noi . Di tale ingenua
forma d'arte, il Pea ci offre diverse
vestigia, commentandole da par suo,
facendoci conoscere, oltre ai << maggi » d'intonazione religiosa, quelli di
argomento eroico, romantico e pastorale.
Un'operetta che non dovrebbe
mancare nello scaffale dei più esigenti lettori di poesia.
to assai dubbioso circa il risultato
dei lavori di Filadelfia, ove aveva
tentato di· presentare il suo progetto
di governo fortemente unitario. Ma
una volta la costituzione redatta,
egli l'ha firmata , '\ l'ha ~ difesa
nel Federalist e~rapplicata facendo
parte della prima amministrazione
federal'lta di Washington, comprendendo le immense possibilità
·
che essa offriva.
Di questo sforzo dello spirito
umano, che è ancora assai poco noto alla boria europea, Garosci fa
una analisi profonda di cui dobbiamo essergli tanto più grati, in quanto seguendolo nella sua meditazione, ci si può render sempre meglio
conto di quanta attualità abbia per
gli europei l'esperienza americana
della fine del XVIII secolo. Troppo
si dice e si ripete che i problemi
americani di allora erano differenti
da quelli delle demòcrazie europee
di oggi. Benchè ciò sia vero, resta
il fatto che il problema fondamentale è lo stesso, il problema di come
conservare la sovranità degli stati
in certi campi e creare in altri una
comune sovranità superiore. I costituenti di Filadelfia hanno fatto
una scoperta politica che haimportanza non solo per l'America del
XVIII secolo, ma per tutti gli altri
paesi che si trovano di fronte agli
stessi problemi, così come l'esperienza parlamentare inglese è stata
una scoperta che ha servito fino ad
oggi a tutti i popoli che si sono trovati di fronte al problema della
progressiva costruzione di una società democratica. Garosci vuole essere uno storico e nel libro non trae
esplicitamente queste conclusioni.
Ma è anche uomo politico e non
me ne vorrà se le tirerò io, dicendo
che il libro dovrebbe essere letto
dagli europei come se esso portasse
il motto: mutato nomine, de te fabula narratur.
· ALTIERO SPINELLI
EUROPA FEDERATA-
Pag. 2
Il pool degli arma· me ti
Sn questo pr-ogetto fran cese di
• pool degli armamenti » - l'ul• ·o parto della fantasia fnnzio·
:!llalista, e, ·per quel · che se ne sa,
:.on certo il più vitale - è ancora prematuro pronunziarsi in
aodo definitivo, alla vigilia della Conferenza parigina su di es·
10, e quando lo stesso governo
Jlroponente non ha né idee né
proposte precise sulla sua effettiva struttura e sul suo esatto
funzionamen o. Ma tutto lascia
credere che non sarà una cosa
~eri a.
HA
Se così non fo sse ; se esso muoyesse da · genuine p ~eoccupazioni
tli integrazione europea, allora
Yarrehbe la pena di muovere ad
esso le due fondamentali obiesioni che i federali sti hanno sem-·
pre mo sso alle integrazioni a
llèttore, anche a quelle che per
la loro dose di << supernazionalità », come il Piano Schuman, o
per J a loro eccezionale impot··
tanza politi ca, come la C.E.D., li
trovavano, sia pure con molte ri·
.erve, favorevoli.
La prima è che sotto molti per non dire tutti - i vari pools
progettati · (tipico quello delfagricoltura) si cela solo un ac·
eordo di interessi costituiti dei
vari Paesi per assi curarsi stabilmente la divi sione dei mercati e
il mantenimento di alti prezzi:
eioé esattamente il contrario del·
funificazione economica, la quale costituisce solo la vernice
esterna e propagandi stica, ma
Don la sosta:nza vera di questi
progetti, che è invece tipicamen·
te nazionalistica e corporativill!li ca.
La fe ttura delle grandi linee
del piano, quale è per ora dato
eonoscerlo, non è tale da -dissi·
pare queste preoccupazioni. Vi
I!Ono previsti due p eriodi; ùiiO
l.ran sitorio fìno al 195'7, e uno
définitivo- (e si sa ohe mai co·
m e m questi casi (( il n'y a que
le provisoire qui dure » ), il pe·
riodo transitorio, che dovr·ebbe
d ar tempo alle industrie nazio·
nali di adattarsi al nuovo regime « comunitario », e in cui non
vi sareb be, PJ,"aticamente, nesso·
oa << dose di supernazionalità >>,
ne~meno apparente, l'Agenz.i a
d egli armamenti comprendereh·
b e ,due comitati, di standardiz·
zazione e di produzione. Quanto
alle coDipetenze, si sa che l' Agenzia do vrebbe ripartire fra i
membri le forniture americane,
elaborare un programma di fa·h ·
bricazioni belliche, dare le comm es~e rela ti ve e distribuire i prodQtti. Al di fuori di tali commes-
Anzitutto ·in esso può ravvisar·
si - è la tesi della stampa inglese - una vera e proprio manovra interna di Mendés-France.
Per assicurarsi la ratifica defini·
tiva degli Accordi di Parigi anche da parte del « Conseil de la
Republique >> , e, più in generale,
per conservare la sua popolarità
nel Paese, alla quale è demagogicamente attaccatissimo, e per cui
nulla trascura (dai colloqui con
la folla alla radio, alle gite a
Positano come un divo del cinema), il Premier francese, ha bi·
sogno di far vedere che egli rimane << coriaceo >> nel problema
tazione di un riarmo su base
nazionale di una Germania sovrana, non si può parlare di volon·
tà), c'è anche la velleità, dicevo, di sottoporre a un controllo
unHaterale la produzione bellica
t ed esca, e - poichè uno d ei compiti dell'Agenzia progeti ata dovrebbe esser anche la ripartizione degli aiuti americani ~ quello di effettuare tale distrihn.ziò·
ne · in funzione degli interessi
francesi, e non dell'interesse strategico generale.
Ma <<le accademie si fanno, oppure non si fanno >>, diceva il
marchese Colombi: e una volta
accettata la necessità, per la sicut·ezza occi dentale, del riarmo te·
desco, è logico che questo riar·
mo, n ei limiti previsti dal trat·
tato, sia effettuato con rapidità
e con efficienza, ed è giu sto per·
ciò che alla Germania spetti, almeno· in nn primo momento, la
più g.rossa fet·ta di aiuti. Se ciò
potrà avere, come anche noi fe·
deralisti pensiamo,
pericolose
conseguenze, e accrescere la dif·
fidenza e J.a rivalità d ei Paesi
UE
Strumento
di politica interna
AH
di ANDREA CHITI- BATELLI
europei o ccidentali - qu esta è
appunto la logica interna d ell'U.E.O., e bisognava che la
Ft·ancia ci pensasse prima. Non
è certo Mendés che può dare del·
le lezioni di federalismo, di supernazionalità: egli può darne,
semplicemente, di nazionalismo:
e ne ha già da:te, infatti, non
poche. (Si attaglia a lui perfettamente la definizione di Hamilton: «Fra gli o stacoli più gravi
all'unificazione si deve annove·
rare l'ambizione perversa di una
certa categoria di persone, che
per innalzare se stèsse sperano
più dalla divisione, che dal·
l'Unione sotto nn solo Governo
federale, perchè non potrebbero avere in questo la {uazione
preminente che hanno nel proprio Paese >> . Ha ragio.ne, a questo propo sito, La Voce Repubbli·
cana. «Il progetto ha il torto di
riproporre soluzioni che la Fran·
eia ha alternativamente sostenu·
to e fatto cadere in quest'ultimi
anni (secondo che giovavano o
EU
del controllo d el riarmo tedesco,
e gli o cco rre perciò qualche soddisfazione almeno formale. A
Londra gli inglesi avevano potuto ta gliar corto, rimandando la
questione a nno studio ulteriore
e limitandosi, intanto, ad impostat·e il problema più urgente,
quello del riarmo tedesco. Del
controllo di questo se ne sarebbe
parlato in seguito.
Ora che Mendés-France ha già
in mano la ratifica d ell'Assero·
blea nazionale può esiget·e evi·
dentemente di più, e non mancherà di giocare questa· carta.
Questa interpretaz-i one britannica è in fondo ottimista (i più
pe>ssimisti si ~hiedono invece se
que.sto non sia un'altro bastone
fra le ruote che l'<< infido » Men·
dés-France vuoi porre all'U.E.O.,
per tornare di nuovo ai suoi an·
ti chi amori neutralisti: ma noi
non crediamo che il « Pella di
Sinistra >> franc·e se voglia, pm
dell'italiano, tra-r re tutte le lo·
giche conseguenze che un èven·
tuale fallimento dei banchi di
prova da lui proposti). E se que·
sta tesi britannica fosse vera, il
progetto francese sarebbe anco·
ra meno serio di quanto noi pen·
siamo.
A conferma di tale tesi po·
trebbero citarsi le prime sommarie informazioni che ci vengono
da Parigi, dove appunto, dal 17
scorso, è riunita una Conferen·
za · di esperti d ei sette Paesi per
discutere per alcune settimane (i ·
maligni dicono per alcuni mesi)
il problema.
A Mendés, appunto per non
presentarsi a mani vuote al Par·
lamento, basterebbe per ora una
prima abbastanza rapida intesa
sul periodo transitorio (proprio
quello, vedi caso, in cui manca
qualsiasi « dose >>, anche fasulla,
di << supernazionalità >>); quanto
al resto, come scrive il Messaggero, è probabile che si giunga << a
un accordo su una formula di
largo compromesso>> (probahil·
mente, come vogliono i tedeschi,
relativamente al. solo problema
della standardizzazione: « il che
significa un vasto ripiegamento
rispetto alle attuali proposte francesi )), tanto più logico in quan·
to, secondo l'ultima edizione di
esse, del pool dovrebbe far par·
te anche la Gran Bretagna, o stile a priori a qualunque << dose >>
su pen1azionale. E noi non po s·
siamo se non rallegrarci, in questo e in tutti i casi analoghi, che
l'« aria fritta l) si presenti n ella
veste più adatta ad essa riconosciuta da tutti come tale.
Tanto è lontana, dal pro getto
fran cese quella
<<impostazione
realistica dell'integrazione euro·
pea )l di cui favoleggiano gli ingenui, o falsi in genui, mende·
siani d ella Stampa!
HA
In fieri era invece rimasto a
Parigi un altro Ente, per allora
aohanto « envi sagé », quello sulla
produzione e standardizzazione
delle armi, relativamente al quale la Francia ha poi presentato
an progetto, che una conferen·
sa di esperti sta ora discutendo
a Parigi.
Bastano anche solo queste c.on·
siderazioni - notiamolo di pas·
saggio per r es pingere nella
maniera più categorica, come
sprovvisto, di ogni serietà o di
ogni buona fede, l'atteggiamen·
to di molta stampa ufficiale e
ufficiosa, e segnatamente di quel
Monde italiano che per i pro·
blemi europei è La Stampa, la
quale afferma che « l'integrazione>> prevista nel progetto fran·
cese «questa volta avrà una ha·
se molto più realistica di quella
su cui si fondava la C.E.D. >>, e
che è quindi «piuttosto strano
che a questa realizzazione prati·
ca si oppongano propdo quelli
che erano stati finora fra i suoi
più decisi sostenitori » . Chi non
sa vedere la differenza tra la si·
tuazione passata e la presente,
chi non riesce a comprendere
quale sarebbe stato il senso euro·
peo di un inizio di integrazione
dell'indu stria bellica, nel quadro
di i stituzio ni realmente supernazionali, come quelle previ st e
dalla C.E.D. e dalla Comunità
Politica che ad essa doveva se·
guire; e quale, invece, il senso
anti-europeo, cioè monopoli stico
e wrporativistico, del progetto
francese, inserito in un qua dro
di sovranità nazionali di nuovo
gelose, sospettose, chiuse ed osti·
li, non capisce nulla dei problemi europei, e noi non dobbia·
mo perdere il tempo a replicare,
se costui interpreta - come in
fondo è naturale, - l a nostra opposizione come stizza non anco·
ra digerita per la caduta della
C.E.D.
Ma veniamo alla seconda obie·
zione federali sta, e ancor più importante.
Un << mercato militare lo
diremo con le parole del Monde,
non certo sospetto di simpatizza·
re con .le no stre tesi - <<è infi·
nitamente più complesso di quello del carbone e dell'acciaio, poichè si estende praticamente a
tutte le industrie di trasformazione, ivi compresa quella aeronau·
ca, quella automobilistica, le
chimiche, le· tessili e così via >> .
Ora un controllo così esteso, in
quanto relativo, praticamente a
tutta l'attività industriale di un
Paese, non può aversi se non si
ha una vera e propria autorità
politica europea dotata di ampi
poteri nel campo dell'economia,
degli investimenti, del bilancio
(chi fornirà i fondi per pagare le
commesse ?), della moneta; é non
è efficace se questi poteri no-n
sono realmente <<supernazio na·
li », cioè se le decisioni ad essi
relative non possono essere pre·
se dall'autorità europea indipen·
dentemente dalla volontà dei Governi o dei Parlamenti nazionali. Ciò è quanto dire che se si
vuoi davvero creare un'Agenzia
degli armamenti che non sia un
pure nome, è condizione preli·
minare indispensabile creare uno
Stato federale europeo, il cui esecutivo aobbia, tra gli altri, anche
i compiti che ad essa si dice di
voler attribuire (come si è accennato in principio, lo stesso
deve ripetersi parola per parola
anche per l'« ante per il controllo sugli armamenti).
In caso contrario, quell'Agenzia, anche se, per ipotesi impo s·
sihile, fo sse dotata di ampii po·
· teri, cesserebbe di funzionare, e
il pool si sfascerebbe, al primo
contrasto serio fra i maggiori Stati aderenti.
E, d'altra parte, come dicevo,
quell'ipotesi è impossibile, per·
chè solo se crea veramente una
indissolubile patria comune gli
Stati possono accettare il gravis·
simo sacrificio di sovranità insi·
to nell'abbandono di certe produzioni belliche - cioè ~ella rinunzia all'auto sufficienza in un
settore così importante e decisivo - abbandono che, altrimenti,
senza quella fondamentale garan·
zia, si risolverebbe in una gra·
vissima, inginsLifìcabile menoma·
UE
••• e il pool delle armz
L' integrazione
anti.-europeista
zione dell'indipendenza nazio·
naie.
Ma questo ragionamento appare ingenuo e fuori posto in questo caso per chè in realtà, come
si osservava in principio, il pro·
getto è appunto un <<pure no·
me >> e non merita di essere preso così sul serio.
AH
Negli Accordi di Parigi (Prot.
4) è sta·ta prevista, in tutti o
quasi i suoi particolari, la creazione di un evanescente «Ente
per il controllo sugli arm"àii1e'ilti» nei Paesi dell'U.E.O. adec·
i&ione della :W·a~w,. formto 1 un assai ipotetico pote·
re ispettivo «a intervalli irregolari » (art. ll) sulla produzione
(ma non sui <<procedimenti di
P,roduzione, art. lO), praticament_e sprovvisto di ogni effettivo
potere di colpire le infrazioni riscontrate (potrà solo - · art. 20
-'- informare il Consiglio del·
l'U.E.O., il quale «prenderà i
provvedimenti che reputerà necessari in base a una pro·
eedura da stahilh·si » ), e i cui·
chimerici compiti saranno comunque riassorbiti e praticamente
esercitati dal N.A.T.O. (art. 7-b
e 8: il controllo non concerne i
depositi e le truppe (!gli ordini
del N.A.T.O., che li effettuerà
per conto proprio; vedi anche
artt. 14 e 6). Un organo, dunque,
e'be potrà dare un po' di noia
ai Paesi più piccoli e più d ebo·
li; ma non certo infr enare o
prevenire efficacemente eventuali violazioni degli Accordi da
parte dei più forti.
rJ,
se nessun'altra produzione bellica dovrebbe esser autorizzata.
Per il secondo periodo, poi, il
piano fran cese non suggerisce so·
luzioni definitive quanto alle
strutture e alle procedure.
EU
LJEnte per il controllo
sugli armamenti .••
Strumento
di. discriminazione
Ma in r ealtà accanto a questo
innegabile movente di pure poli tica int erna, c'è anche, n ella
proposta franc ese, la velleità (do·
po l'abbandono del principio su·
pernazionale, e la passiva accet-
no ai suoi interessi nazionali, aggiungiamo noi) d eludendo, ac·
canto ai maggiori Paesi, anche i
minori, che cominciano a nutri·
re diffidenze ed o stilità per . altalene di questo genere >>.
Questo del resto è il punto di
vista statunitense sull'argomento.
Gli americani hanno ormai co-mpreso troppo bene, fin dall'espe·
cimento dell'O.E.C.E., con quale
senso dell'interesse generale i
nostri Paesi siano capaci di predisporre un piano europeo e di
ripartirsi in base a quèllo - e
non in base a meschini e unila·
terali interessi nazionali - il gen ero so aiuto di oltre Atlantico:
tant'è vero che l'idea dell'assegnazione ad un organo europeo, dopo quell'infelice esperimento, fu
abbandonata già quando fu isti·
tuito la Mutual Security Agency
per gli aiuti militari. La ratifica
della C.E.D. sarebbe stato l'ulti·
mo mezzo per persuadere gli Sta·
ti Uniti a rivedere questo loro
più che giustificato scetti cismo.
Cercare di farli cambiare parere
o ggi sarebbe tempo perso.
Pericolo
del superdirigismo
Resta il problema d el1a produzione e della sua disCi plina. Ahbiamo già detto che sotto questa
eti chetta si cela una volontà ege·
monica fr ancese; e abbiamo anche detto che, anche se l'inten·
zione di integrare e standat·dizzare la produzione b elli ca fosse
ge nuina, non è certo attraverso
il sistema d el « pool >>, di un superdirigismo europeo che si p uò
raggiungere quell'obiettivo (eh è,
anzi, è probabile ch e se ne rag·
giungerebbe uno opposto, cristallizzando ancor più gli interessi
costituiti e raffon)ando l'auto co·
sci enza d ei contrastanti interessi
nazi onali).
Quanto al primo punto, sono
significative le obie:I.Ìoni d ella
Gran Bretagna: essa ritiene importante armonizzare la propria
produzione bellica con quella
degli Stati Uniti e d el Canadà,
ma non è disposta a far conces·
sioni a un pool eu rop eo, che le
darebbe scarse ga r anzie. Altre.t"'
tanto significative sono le obiezioni olandesi contro quel <<mio
scuglio di snpernazionalismo e
di cooperazione intergovarnati~
va >> che è, secondo l" Aja, il pro•
getto fra.lilcese, il quale - specie
sotto il profilo della standardiz,.
zazione - avrebbe il solo risul•
tato di cr ear e nn doppione rio
spetto al N.A.T.O ., che già si
o ccupa del problema .
Quanto al secondo punto, sono significative le obiezioni tedes-che. Anche se, di etro le pre•
se di po sizione del dott. Erhard,
in pieno accot·do con gli indu·
striali tedeschi, d eve vedersi .
esclusivamente una difesa degli
interessi economici nazionali e
del principio della «no n di scri·
mi nazione >> (e non cert~ un at•
teggiam ento
«europeista >> ), è
indubbio che le critiche da essi mo s.se <Ìoincidono in notevo•
le misura con le nostre. Un'A·
genzia degli armamen ti come
quella prospettata ·non creerebbe
un merca to europeo d ella pro•
duzione b ellica : limiterebbe sol·
tanto alcune prod uzioni (in particolare carri armati e ar ti glierie) in determinati Paesi, e so•
prattutto in German ia, a esclusivo benefi cio della Francia; e
ne imporrebbe, nello stesso tem•
po, altre me.no redditizie, e tali
da rallentare la produzione çj,.
vile.
Naturalmente, alla Germani!a
possono
essere offet·te grosse
contropartite per questo sacrificio (che essa peraltro conti"
nua, e con ragione, a dichiarare
inaccettabile, in quanto contrario insieme al principio dell'eco·
no mia di mercato e . a quello
della o: parità di diritti » ).
La posizione italiana
A proposito della Saar, a pro•
posito dello sfruttamento in comune dei territori africani, a
proposito, in genere, di accordi
economici bilaterali, la Francia
ha molte ca·rte da giocare, e
un' intesa a due alle spalle
degli altri partecipanti puq
sempre rivelarsi possibile
Qui appunto dovrebbe farsi
sentire, e autorevolmente, la VO•
ce del Gover no italiano in difesa dei nostri interessi. Si peno
si che perfino l'Olanda, Paese
che non può certo pretendet"e
d'avere, nel qua dro dell'aHeatto
za atlantica, un peso maggioré
del nost-r o, h a avuto il coraggio
di riprendere, co n una coererio
za che le fa onore, la tesi d~
e ssa sempre sostenuta, durante
la discussione sulla C.E.D. e so•
prattutto sulla Comunità Politi·
ca: nessun'altra au torità supero
nazionale, se prima e anzitutto
non si crea un vero mercato
europeo unificato.
In appoggio a questa tesi, sa•
rebbe stato facile riproporre il
tema in termini anche più rigorosi: accettiamo il pool degli ar-a
mameuti solo come nn caso pat•
ticola're di una ge~erale unifi.
cazio·ne genuinamente superna•
zionale di tutta l'economia euro•
pea, estesa non solo alle mer.c·i
(ciò ohe interessa so prattntto gli
ol~ndesi), ma anche ai ca pitali e
soprattutto alla mano d'opera
(che interessa soprattutto noi
italiani). Altrimenti non ne vediamo la necessità, e vedj'<~mo
inveoo chiaramente i p ericoli
che può rappresentare per noi
un
monopolio
franco-tedesco
della produzione bellica, senza
che ci sia gara n tita alcuna con·
tropartita.
Ma l'Olanda, anche l'Olanda,
h a una sua politica est era. L'lta•
lia, invece, d al 7 giug no in poi,
non ne ha alcuna.
CHI CI LEGGE
èuns emplì1 P IPtt ore
CHI Sl Al,i1[JNA
è un ferlPL. am ico
-~---
--------- --------- ------
-~-----"=----
Una copia L. 30
Roma· l rebbraio 1955
Q"INDICINJILE
Anno VIli· N. l
.... lo e costroppu.
EU
HA
(
AH
UE
caso specifico, mentre il Presidente della siderurgia francese .
Ricard, venuto a Roma, n on riu~
sciva a dire o a dare niente
di positivo con i suoi colleghi
italiani, a Lussemburgo dove
gli interessi itala-francesi si
devono armonizzare nel quadro
sopranazio nale, non ad un incontro si era giunti , ma ad uno
seontro, dato che i francesi a ve.:
vano cercato di violare un impegno preso all'apertura del
mercato comune del rottame.
Data la fermezza delle proteste italiane, l'opposizione francese ha ceduto pochi giorni dopo, quando la sessio ne del Consiglio Speciale di Ministri ha
deciso la proroga della Cassa di
Bruxelles.
Pure qualche impressio ne è
rimasta: la visita degli esperti
fra ncesi non era una cosa seria
e .g li accordi proposti da Mendès non avevano alcuna solidità e non implicavano alc'Jn
effettivo impegno fra ncese: né
verso l'Italia né verso l'Europa.
HA
EU
La r ;-dio italiana e alcuni
giornali h a nno dato notizia del
V Congresso dell 'U nion Européenne des Fédé ralistes ril evando l'esistenza di una fantom at ica ala modera t a, rappresentata dall'avv. Orsello e dal
Senatore Caron, in contrasto
con la tesi massimalista del Segretario Generale del MFE, Altiero Spinelli.
Per quanto riguarda il senat ore Caron ci è s uffi ciente riporta re un qualsiasi brano del ·
suo coraggioso discorso al Congresso per chiarire in maniera
ir.refutabile la sua posizione:
«Questa
concezione
(della
est rema cautela) - dice il senatore Caron - è quella che
contrappone i cosidetti " realisti " ai cosidetti " dottrinari "
che vengono anche definiti, addirittura "nichilisti ": in accordo, certo inconsapevole, col
giornale francese Le Monde, il
quale parlava tempo addietro,
a questo proposito, di "federalismo mistico" - della critica
in essa implicita è in realtà
molto vecchia, e ci riporta molti anni addietro: a quando ancora nei nostri Congressi al
principio «costituzionalista», definito astratto, dei federalisti
" teorici " - i quali non si stancavano di rip etere che la
" question préamble" era la limitazione delle sovranità - si
sentiv a contrappor r·e il sano
met-cdo f'!'TI-pir ' ~ c. .:l - i " Lmziu:nalismo ", che già avrebbe compiuto progres si sostanziali con
la creazione di agenzie specializzate come l'OECE e l'Unione
Europea dei paga1nenti , o con
la so-stituzione di organismi senza poteri come il Consiglio di
Europa - . Qu esto ritorno a errori che credavamo definitivamente confutati dalla stessa
esperienza di questi ultimi anni, è un significativo e doloroso
sintomo che conferma il grave
regresso che l'idea europea ha
sub.ito, anche fra gli stessi federalisti ».
Per quanto riguarda l'avv .. Orsello, non riu sci amo a comprendere in quale maniera egli possa essere stato considerato esponente di una tendenza cosidetta « mode rata », dal momento
che non ha mai preso la parola durante il Congresso .
Inoltre, la mòzione conclusiva, approv ata all' u nanimità dai
delegati del Congresso , è stata
ampiamente
riassunta
dallo
ste sso L e Mo nde, sotto il sign ificativo titolo « L 'Unione Europ ea
d e i F edera l ~sti si schi era ormai
"all'opp osizione"» .
Saremmo l ieti di conoscere
in ch e modo l a radio abb ia potuto divulgare una notizia così
pale semente fa lsa .
AH
l
L'ala moderata
del Congres,s o U. E. F.
UE
/
l)a ormai sette anni « Europa Federata » esamina la politica
italiana, europea. e mondiale dal punto di' vista della necessità
di arrivare ad una Federazione dei popoli liberi d'Europa. Il
suo contributo alla formazione di una coscienza politica non
solo vagamente europeistica, ma recisamente federalista europ~a. non è stato trascurabile. Quando si potrà tracciare la
storia della lenta ma continua evoluzione dell'azione dei due
primi ministri deglì Esteri della Repubblica Italiana - Carlo
Sforza e Alcide De Gasperi - il loro passaggio dall'europeismo
al federalismo, non si potrà. ignorare il nost ro piccolo giornale
nel quale non solo i federalisti di tutta Italia si riconoscevano,
ma si ritrova il lievito ideale che ha fatto maturare e precisare
la t•olitica estera dei due Ùomini di stato, al loro seguito, di
quegli uomini politici dei vari partiti democratici, che hanno
compreso la necessità degli Stati Uniti d'Europa.
All'inizio del suo ottavo anno di vita, rivolgendosi ormai
ad un pubblico più vasto, essa sente H dovere di riesporre
senza equivoci le grandi linee della sua politica, che è poi la
politica dei federalisti di tutta Europa.
·
Fin dall'inizio della nostra azione H nostro avversario è
nòn già questo o quel gruppo politico o sociale, ma il sistema
St~elle sovranità nazionali. Riprendendo un termine inci·
sivo della Rivoluzione francese possiamo chiamarlo l'« Ancien
Règime >> degli Stati Nazionali sovrani. Come il vecchio re.g ime delle casie sociali e della monarchia assoluta continuava,
in Francia alla fine del XVIII seco·l o, ad esistere, senza tuttavia essere più capace di rendere alla società i servizi che
soli potevano giustificarne la permanenza; così oggi l'Antico
Regime degli stati nazionali sovrani continua ad esistere, ad
assicurare un insieme di privilegi a certi gruppi ed a determinare una certa politica fondamentale degli stati europei
senza essere più capace di rendere ai nostri paesi i servizi che
soli potrebbero giustificarne la permanenza.
I popoli liberi d'Europa banno oggi bisogno di instaurare un
mercato cGmurte che permetta uno sviluppo delle forze pro·
· duttive corrispondente alle possibilità offerte dalla tecnica
" modern-a e di una politica soci&-le cile 'tenga corl to della soli- darietà che lega le sorti delle varie class·i, regioni e nazioni
euro}Jee; Hanno bisogno di una politica estera sicura di sè;
che sia un contributo alla pace, un'alleanza fra pari con l' America, un'assistenza generosa ai popoli asiatici che tentano per
la 11rima vo.Jta l'esperienza democratica, una decisa volontà
di liquidare il colonialismo in Africa, una ricerca di forme
• di coesistenza col mondo sovietico tali da indebolire progressivamente il sistema delle tira.nnidi comuniste. Hanno bisogno
di una politica ·militare capace di assicurare la loro indipendenza.
Gli stati sovrani con il loro ,potere di fare ciascuno per
pro1nio conto la propria politica economica, sociale, estera e
milit-are rendono impossibile il raggiungimento di questi obiettivi e riducono la sorte dei nostri popoli a quella di fuscelli
sbattuti qua e là dal primo vento che si leva.
Le questioni di comune interesse di tutte le nazioni europee,
non sono decise dall'insieme di esse esprimenti la loro volontà
come unico popolo europeo, rappresentato da un Parlamento
europee, governato da un governo europeo. Vengono decise
dai corpi diplomatici, dagli stati maggiori, dai gross i interessi
monopolistici e . corporativi e dai loro portavoce politici di
mentalità grettamente nazionale.
Per qualche anno dopo la fine della guerra, questi gruppi,
responsabili della catastrofe europea, hanno dovuto tacere, ed
è stato possibile ad uomini di stato come De Gasperi, Schuman,
Adenauer di tentare una politica di unificazione europea. Ma
la lentezza e le esitazioni con cui l'hanno fatta ha permesso
alle forze della conservazione nazionale di rialzare il capo e
di riprendere il loro predominio nei singoli stati, i qÙali ormai
continuano a parlare, si, d'Europa, ma in realtà sono tornati
sulla fatale via delia r icerca di impossibili o comunque . transitori equilihri fra stati sovrani. Questa politica di conservazione dell'antico regime degli stati sovrani non può portare che
a sempré nuove contradclizi'oni, crisi, difficoltà, umiliazioni.
Ad essa bisogna contrapporre la lotta per conquistare al
POllOlo delle Nazioni Europee il diritto di decidere esso stesso
delle istiJuzionui che si deve dare e della politica che queste
devono fare. Gli stati nazionali, e per essere più esatti i
gove rni ed i parlamenti dei paesi democratici oggi riuniti nella
Comunità del carbone e dell'acciaio, de vono essere indotti a
riconoscere la loro fondamentale incapacità ed incompetenza
circa le sorti deWEuropa, ed a chiamare il popolo europeo
ad eleggere un'Assemblea Costituente Europea che rediga la
costituzione degli Stati Uniti d'Europa e la sottometta per
apJlr ovazione finale ad un referendum popolare europeo.
«Europa Federata» si propone di dare il suo contributo a
questa lotta, che sarà lunga e dura, smascherando il falso
euro11eismo con cui oggi si cerca di coprire la miope politica
di conservazione nazionale, indicando le conseguenze necessariamente disastrose eli questa politica, mostrando le possibilità
pratiche che voHa a volta si presenteranno, di U!'cire dal vicolo
cieco in cui i n c·stri popoli si trovano, facendo appello a tutte
le forz<· democratiche, politiche, culturali, professionali, economiche.
Più ancora che nel pa.ssato « Europa Fe1lerata » sarà un
giornale di battaglia. Se saprà assolvere questo suo compi1o,
i nostri lettori ci aiutino, restandole fedeli e facendola conoscere, a rendere la sua voce più diffusa e più forte.
ALTIERO SPINELLI
Ramadier alla CECA
Annunciate le dimissioni di
Monnet, si è posto a Lussemburgo e nei pa esi della CECA il
problema della sua sostituzione. Spettava al Governo francese le designazioni, al Consiglio dei Ministri dei sei Paesi
la. nomina, anzi le nomine : le
nomine, cioè del nuovo membro
dell'Alta Autorità, prima, e
successivamente lH nolt'ina del
Pr.e siden te dell'Alta Au torità.
Molto dipendeva dalla designazione del Governo francese:
perché il candidato francese
aveva « chances » di divenire
Presidente solo nella misura in
cui fosse stato un a personalità
politica di grande rilievo. Un
tecnico. dell'industria, nominato
Membro, non avrebbe avuto invece alcuna possibilità di essere nominato alla P residenza .
E' chiaro, dunque, che se Parigi avesse designato un espe~­
to della Chambre Syndacale .
questo avrebbe indicato che il
governo di Mendès teneva a tal
punto in «non cale» la C:E:CA.
da rinunciare persino alla pÒssibilità di ottenerne la presidenza.
Come si deve allora giudican.
la designazione di Ramad ier ?
Ramadi er ha indubbiamente il
prestigio di un ex Presidente
del Consiglio di Francia (e questo gli varrà quasi certamente
la nomina a P r e sidente dell'Alta Au torità). Ma non h a certamente un passato da europeisia
se si pensa alle sue prese di
posi zione sulla CED. I noltre, negl i ulti m i anni il suo prestigio
politico è p rofondamente calato ,
ed il suo insuccesso n ell e ele-
zioni politiche n e è al tempo
stesso la consegue nza e la cau5a. Né i suoi più recenti interventi sulla scena p olitica stanl~o ad indicare un particolare
rigore o una ferma volontà di
agtre. Né si può tacere l'impreparazione tecnica del neo design a t o.
·
Dirt:mo allora che MendèsFra nce ha co n sapevolmente voluto Ramadier, per ,tnostrare il
_d isinteresse del governo francese alla CECA?
Sarebbe quest'ultima un'illu5ione ingiustificata . Perché non
bisogna dimenticare che le
personalità europeiste di primo piano: R-. Mayer, gli Schumann ecc. se invitati, avrebbero
rifiutato, perché preferiscono
svolgere la loro azione in Francia. Come, del resto, ha fatto
Monnet.
E allora? Impossibilitato ad
ottenere il consenso di un uom o politico di primo piano, richiesto da Lussemburgo di non
scegliere un tecnico, il governo
francese si è rivolto a Ramadier. Forse non c'erano altre
scelte possibili.
E questo è fors e l'aspetto più
triste e desolante del problema.
Invito a V anoni
Il Piano Vanoni, di cui si parla in altra parte del giornale ,
si fonda sulle premesse generali
dell'incremento annuo del 5%
del reddito nazionale, e della
co ooerazione ;:nternazipnale per
tp1artto rig U<-· 1-.cta il pareggio
della bilancia dei pagamenti e
gli investime nti stranieri. Il
ministro del Bilancio si è rivolto per qutsta seconda parte all'OECE dove ha ottenuto caldi
consensi e assicurazioni di vivo interesse. In realtà chi ricord a la lunga serie di buone
intenzioni e di ottimi progetti,
e poi gli scarsi e deludenti risultati di cui è ricca la pur
breve storia di questo organismo, sa assai bene quanto siano precari e le p ossibilità di tramutare in solida realtà l e gene riche assicurazioni ottenute
per il progetto Vartoni. E non
potrebbe essere diversamente,
dato il carattere « internazionale » dell'organismo stesso.
Poiché a nche noi siamo vivam ente intere ssati alla buona
riu scita di questo «schema di
svilupp o della occupazione e
del r e ddito in Italia». ci sia lecito indicare all'on. V ano ni la
via maestra da p ercorrere perché si real izzino possibilità reali e stabili di una autentica pol it ica economic a europ ea: la via
di una attiva p oliti ca p er la organizzazione federa le dell' Europa , e non quella della timida
e incerta cooperazione internazionale .
Collaborazione a Roma
e calci al Lussemburgo
Mentre Mendès-France era in
visi t a a Roma , accompagnato da
una numero sa delegazione di
esperti e di uomini d'affar i, venuti per concordare con i co~
leghi itali ani nuo ve forme di
cooperazicne economica, a Lussemburgo il ràp p resentan te del
Governo francese nel Comitato
di Coordinamento del Consiglio
Speciale di Ministri della Comunità Ca rb one Acciaio, Monsieur
A lby , a ssumeva u na posizione
graveme'nte p regiud izievole sia
per la siderurgia italiana che
per il mercato comune carbo-siderurgico. Non ci dilu ng he r emo
qui a rife rire il pro ble ma te cnico, relati v o alle Casse di Bruxelles per la parequazione del
rottame importato: diremo solo
che si tratta va di un tiro veramente mancino g iuocato non
solo ai no stri d an ni, ma ancne
ai danni d i Mendé s-France e
della su a coerenza politica.
Infatti, Vo ce R epu bblicana e
24 Or e misero chiaramente in
ev id enza la contr a d di <. ione di
un Go verno, che ch ie de va collabora zione a Rom a e dava calci a Lussemburgo sottolineavano che l'ep isodio del r ottame
era una schi a rrian+e conferma
della prec arie tà delle intese bilaterali. T anto è vero ch e nel
RAMADIER
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