anno XldVII - n. 5
inaggio 1999
mensile dell'Aime, aswiazione unitaria di comuni proMnce e q ' o n i
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Q u a r t i e r e
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r u b r i c a di U m b e r t o S e r a f i n i
Un'anima per l'Europa?
Dal 12 al 16 maggio', si svolge a Ragusa
la VI1 Conferenza delle Città gemellate
del Mediterraneo, cui sono dedicate
alcune pagine di questo numero.
Le immagini che illustrano "Comuni
d'Europaw di questo mese sono
quindi tutte di scorci della splendida
provincia di Ragusa.
In copertina: Cavo d'lspica, "U Campusantu"
Chiaroscuro
di Urnberto Serafini
1 nostri obiettivi,
la nostra determinazione
di Fabio Pellegrini
Tre domande a R o d i
di Pier V~rgilioDostoli
Occasione d i crescita per promuovere
pace e sviluppo
h Domenico Arezzo
-- -
L'Europa è nella nostra cultura
di Giorgio Mauheudakis
11 dialogo e la cooperazione
mediterranea
di k n n i n o G x i i
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7
6
L'Europa e i giovani
&Giovanni iantone
L'industrializzazione
del Mezzogiorno
di Sivona Parudo
Sempre a fianco
degli- enti tenitoriali
Le recensioni d i Comuni d'Europa
di Sonii ~ ~ a vcolonna
io
14
Dovremmo dire piu che un'anima per l'Europa,
un'anima per noi che vogliamo l'Europa, la
nostra Europa: che non è un'Europa qualunque. Ripetiamo ancora una volta che una unità
europea, da quando è deceduto l'eurocentrismo - cioè l'assetto per cui dal Paese o dai
Paesi europei dominanti si regolavano gli equilibri del mondo -, è una realtà ormai richiesta
dalla geopolitica: e quest'ultima può generare
tante Europe diverse, al loro interno e nei rapporti col mondo. Al suo interno si tratta per
noi di una Europa di "liberi e uguali" - si,
anche "agiata", ma certo non una Europa dei
due terzi due che godono la felicità della vita e
uno che sia ammesso agli "avanzi" della mensa
(o alla scarsa padronanza, da parte del ceto
debole, dei mezzi conoscitivi e tecnici per
costruirsi la propria felicità)-. Ai suoi rapporti
col mondo si tratta per noi del19Europa dei
cosmopolitici: che non sono i platonici irenisti
- i pacifisti che non vogliono far male a nessuno, e non si muovono -, ma coloro - come
ammoniva Seeley, il grande storico inglese a
metà dell'ottocento - che costruiscono giorno
per giorno la democrazia, con le sue regole,
non solo negli ma fra gli Stati e fra tutte le
comunità umane - la democrazia dell'interdipendenza planetaria, come si dice ora -.
Orbene, dobbiamo costruire l'Europa unita,
senza dubbio, ma i nostri principi, come una
religione, la precedono e ci muovono (e ci
muoveranno] all'agire nel successo e nell'insuccesso, irremovibili: e siamo sempre stati (a proposito di una élite europea, di cui parleremo
tra poco) i persuasori di questa Europa, e soltanto di questa.
Stiamo uscendo dal "Secolo breve", nel quale la
"pace perpetua" di Kant e il mondo che l'aveva
ispirata sono stati travolti dalla filosofia del suo
più radicale antagonista in campo etico e politico, Hegel, e dai palesi e meno palesi discendenti di costui: questi ultimi inquinano tuttora
tanta politica, filosofia e "cultura media" - d'ltalia, d'Europa e del resto della Terra -, proprio
mentre la costruzione europea è a una svolta;
ma vale sottolineare subito che, quando fascismo, nazismo loro amici e alleati di comodo
trionfavano, i federalisti sconfitti preparavano la
rivincita, anche se sono ora assai spesso, a torto, dimenticati, proprio nel momento in cui si
presenta l'esigenza dell'klite di cui già abbiamo
fatto un cenno e su cui ora verremo. Comunque è forse utile ricordare, senza esitazioni, che
Hegel è il teorico "esemplare" dello Stato organico, il modello più decisamente contrario alla
costruzione della pace dei cosmopolitici - oltre
che, come premessa ostile, di ogni Stato liberaldemocratico -; Hegel esalta la guerra, difende
la concezione di un mondo nazionalistico e
imperialistico (inevitabilmente tale). si muove
da una società corporativa e da una strategia
che si basa su un intreccio di interessi e su una
"legge" statale ferrea per ragioni di comodo
(evitare l'anarchia della libertà], nega ogni
Comuni
dTmm
dignità alla persona umana e al suo sviluppo
autonomo, morale e civile (esattamente al contrario di Kant e all'uomo della sua "critica della
ragion pratica"). Qui vorrei solo aggiungere due
riflessioni post-hegeliane. Solo apparentemente
autonoma dal neo-hegelismo e la grande utopia marx-leninista, di cui l'inganno che essa
conduca alla pace già si comincia a svelare nella prefazione al Manifesto di Ventotene (1941),
scritta (e non firmata) dal filosofo Eugenio
Colorni. L'altra riflessione è il richiamo a una
felice critica dell'amato Heidegger avanzata
severamente da Hanna Arendt: quella di esistenzialismo solipsistico. In effetti I'umanesimo
di Heidegger (e, perché no? quello di Gentile] è
sognato dal filosofo - che si permette di criticare la corruzione dello Stato liberaldemocratico -, senza curarsi di quali uomini reali esso
viva e come venga realizzato. Un soggetto trascendentale disincarnato - si potrebbe dire per
Gentile -, proprio come ha osservato nel 1957
Giulio Preti ("Praxis ed empirismo") e come tentai invano di farmi spiegare nel 1937 dallo stesso Gentile, il cui Stato etico era, a mio awiso,
fondato sulla sabbia.
Mentre stavo ragionando tra me e me su questa questione dell'anima, è uscito un volumetto su "Un'idea del19Europa", proprio di colui
che andrà (o mi sbaglio? avrà l'appoggio del
Parlamento Europeo?) a presiedere la Commissione esecutiva comunitaria di Bruxelles, dopo
il salutare scandalo che ha fatto saltare I'équipe presieduta da Santer, coi suoi - in parte
colpevoli e in parte incolpevoli - colleghi. Nel
volumetto di Prodi c'è perfino un paragrafo
intitolato "un'anima per l'Europam, ma per la
verità tutto il testo gira intorno al problema.
Ho appena finito di leggere le 147 pagine fitte,
che meritano una assai più meditata lettura
della mia, di necessità - per ora - assai sbrigativa. Con una limitazione un po' miope il volumetto si potrebbe considerare una rimeditazione, un chiarimento e un prezioso sviluppo del
Piano Delors - che Prodi non fa a tempo a
ricordare come sia stato messo dai governi nel
cassetto e mai sottoposto a una analisi politica, complessiva e strategica -. Indubbiamente
molte delle 147 pagine vanno in ogni caso lette e rilette dai colleghi del Ccre, e anche (e
soprattutto?) dai membri del Comitato (istituzionale) delle Regioni, così attenti agli sviluppi
corporativi del loro Comitato, ma che mi
lasciano talvolta un po' incerto su un loro
spregiudicato e coraggioso contributo alla
costruzione dell'Europa federale. lo mi contenterò qui di avanzare alcune prime considerazioni d'insieme, che vorrei fossero valutate
come prive di qualsiasi atteggiamento aprioristico verso I'autore: tutt'altro.
Prodi, l'economista Prodi. si richiama continuamente alla priorità della politica, chiede ripetutamente un "rinforzo" (generico) delle istituzioni comunitarie, ma non denuncia il fallimento
segue a pagina 15
maggio 1999
1 nostri obiettivi, la nostra determinazione
di Fabio Pellegrini
poche settimane dalla caduta
del Muro di Berlino, present a m m o alla Commissione di
Bruxelles una proposta per un programma di cooperazione con i poteri territoriali dell7Europa c e n t r a l e e d o r i e n t a l e
("Ecco", divenuto "Ecos" e successiva-
maggio 1999
mente "Ecos e Ouverture" nelle formulazioni della Commissione).
L'entusiasmo per le aperture e le prospettive che si intravedevano per 1'Europa e r a n o t e m p e r a t e e c o n t e n u t e dalla
consapevolezza dei pericoli e dei rischi
esistenti. Vedevamo le potenzialità di
Comuni
d'Empa
sviluppo democratico, economico-sociale
e politico-culturale per i l nostro continente, superando divisioni e lacerazioni
storiche, che si intrecciavano con i pericoli di e s p l o s i o n e di vecchie e n u o v e
contraddizioni, al ritorno di esasperati
nazionalismi c h e avrebbero riproposto
tensioni e drammi sanguinosi nel nostro
continente. Per questo, allo sforzo di
aiutare i nostri colleghi eletti locali dell'Europa centrale e orientale nel loro
impegno di costruzione e di radicamento
della democrazia, si accompagnava la
preoccupazione per l'insufficiente consapevolezza dei governi dell'Europa occidentale di operare le giuste e necessarie
scelte, collegate ad una visione strategica comune di riforma dell'unione europea e delle istituzioni mondiali (Onu,
Fmi, Bm). Caduto i l Muro di Berlino,
caduto il comunismo, erano finiti tutti i
problemi. Pensavano alla "fine della storia" piuttosto che all'inizio di una "nuova" storia.
1 permanere di schemi ideologici
della guerra fredda portarono la
maggior parte dei governi conservatori occidentali e dell'unione europea a puntare più sulle fratture che alle
trasformazioni democratiche. Non seppero cogliere la necessità di una transizione democratica perseguita da Gorbaciov, credettero utili, se non inevitabili,
divisioni nel c u o r e d e l l ' E u r o p a , ma
s o p r a t t u t t o lo s m e m b r a m e n t o della
Federazione jugoslava, punto cruciale di
una delicatissima area geopolitica: i Balcani. Rinunciarono alla prospettiva di
una transizione democratica della Federazione, per perseguire la destabilizzazione dell'area con i l riconoscimento
della Croazia ( e della Slovenia) p e r
ragioni diverse da quelle dei tedeschi,
solleticati dall'idea di ricreare un'area di
loro influenza nelllEuropa, o di quella
Vaticana, di sostenere la creazione di
uno Stato di cattolici in un'area multireligiosa, o l'ingenua(?), sicuramente velleitaria a c c e t t a z i o n e di De Michelis
(Ministro degli Affari Esteri dell'epoca),
che riteneva di poter contrastare l'egemonia tedesca nel centro Europa con le
sue "poligonali" (pentagonali, esagonali
ecc. ecc.). Con uno Stato, quello italiano, senza cultura e strutture politicodiplomatiche adeguate, con una economia debole e t e c n o l o g i c a m e n t e n o n
competitiva, con una finanza pubblica
dissestata, "velleitaria" è forse dire poco.
Fu in quel momento che la Comunità
europea venne indebolita, soprattutto
nell'esigenza di definire una politica e
una strategia comune per se e per I'intero continente.
Purtroppo quelli che erano stati i gridi
d'allarme, presto diventarono tragiche
scelte e l'origine delle nuove tragedie.
Oggi - senza motivi di soddisfazione - si
comincia a riconoscere, come ha detto
recentemente l'ex cancelliere tedesco
Helmut S c h m i d t ( u n o dei più lucidi
uomini europei viventi), l'errore e la gravità di aver agito per la disarticolazione
della Federazione jugoslava.
La guerra di Bosnia fu la sanguinosa
conseguenza, il dramma del Kosovo il
1
proseguimento. La Bosnia e Sarajevo,
sentimmo e lo dicemmo allora, rappresentavano la prova generale dell'Europa
per poter affrontare con adeguata
responsabilità e consapevolezza un inevitabile futuro di società multietnica, multireligiosa e multiculturale. Come ha
scritto Serafini nel numero di aprile di
"Comu.ni d'Europan: l'Europa meticcia
non ammette prevaricazioni egemoniche.
La prova non riuscì e la questione del
Kosovo è il suo appello; ma purtroppo
non si vedono segni di rawedimento.
M a n c a s o l o c h e i governi e u r o p e i ,
seguendo gli americani che non capiscono quasi niente dell'Europa, scelgano il
distacco, l'indipendenza del Kosovo dalla
Federazione, o anche la divisione, ed il
resto verrà da se: una destabilizzazione
generale dell'area che interesserà, oltre la
Serbia e l'Albania, i l Montenegro, la
Macedonia, l'Ungheria, la Bulgaria, la
Grecia, la Turchia e non solo questi Paesi. Sarebbe un altro bel capolavoro. Gravissimo errore anche appoggiore i guerriglieri dell'uck.
Allora prevalevano in Europa i governi
conservatori e questa è l'eredità che ci
hanno lasciato. Oggi 13 Paesi su 15 dell'unione europea sono a direzione socialista, socialdemocratica o comunque con
maggioranze di centro-sinistra. Ma se
pensiamo a come poche settimane fa a
Berlino i Capi di Stato e di Governo delI'lJnione europea discussero di "Agenda
2000" e del Bilancio europeo [che rappresenta soltanto 1'1,27% del PlL dei
"Quindici"), misuriamo la lontananza
politico-culturale rispetto alla necessità
di fare dell'unione europea una scelta
strategica per superare l'impotenza politica dell'Europa, puntare ad una riforma
istituzionale democratica per darsi una
politica estera, della sicurezza e della
difesa comune; tutto ciò accompagnato
da un impegno politico e finanziario di
sostegno ai Peco, e non solo a quelli
oggi candidati all'ingresso nell'unione
europea. Un sostegno finalizzato, attraverso la cooperazione, al rafforzamento
della democrazia, quale presupposto per
un effettivo sviluppo economico e sociale, e questo come condizione della fiducia dei cittadini nelle nascenti istituzioni
democratiche (una specie di circolo virtuoso), per realizzare quella stabilizzazione dalla quale sembra che oggi, invece, ci si voglia allontanare.
L'idea della "grande Europa", dell'Europa
"Casa comune" era questa. Se allora si
fosse agito coerentemente con questo
obiettivo è facile pensare che Milosevic a
Belgrado non ci sarebbe s t a t o più da
qualche anno e la ex URSS non sarebbe
diventata quella maceria economica che
è, con grave danno non solo per quei
popoli, ma anche per l'economia europea e mondiale.
Queste poche e generali considerazioni valgono per comprendere quale sarà il compi-
Comuni
d'Empa
to del nuovo Presidente della Commissione
di Bruxelles e del nuovo Parlamento europeo che sarà eletto il 13 giugno.
L'on. Prodi dovrà affrontare cinque anni
cruciali per il futuro dell'unione europea: 1) la realizzazione della moneta
unica ed una politica macro-economica
per la crescita, la competitività e I'occupazione; 2) l'allargamento, appunto, che
non è una concessione benevola ai Paesi
candidati, né un optional di lusso, ma
una stridente e urgente necessità; 3) una
politica estera e di difesa comune; 4)
awiare il processo decisionale per una
nuova Costituzione europea, evitando di
ripetere l'inefficace e burocratico metodo
intergoverna tivo.
Viste così le cose, e difficile condividere
la presentazione della stampa italiana
(che per provincialismo, non ha collegato
la candidatura a questa prospettiva) di
un Prodi allontanato dalla politica italiana. Noi riteniamo che, al di l à della conferma di una ritrovata credibilità ed
autorevolezza dell'ltalia, sia più importante la Presidenza della Commissione
europea che fare il Presidente del Consiglio dei Ministri italiano.
11 Presidente designato ha iniziato a muoversi bene, consapevole di questo grande
impegno; lo aiuteremo nel suo lavoro.
Anche per quanto concerne le elezioni
e u r o p e e del 1 3 g i u g n o , di q u e s t o si
dovrebbe parlare e su questi obiettivi
confrontarci per chiedere i l consenso
degli elettori.
L
o s f o r z o c o l l e t t i v o c h e gli
italiani h a n n o f a t t o - con
consapevolezza e m a t u r i t à
politica - per risanare l'economia ed il
bilancio pubblico, meriterebbe oggi un
confronto politico di altro livello. Credo
sia s t a t o un esempio straordinario di
grande partecipazione politica e democratica dei cittadini, forse si dovrebbe
risalire alla Costituente per trovare una
partecipazione così diffusa e generale
come quella per entrare tra i primi nel1'Euro. Dopo tale impegno, anche di
sacrifici, agli italiani dovremmo dare
l'opportunità di capitalizzare tanti sforzi, consentendo loro di scegliere, tra i
candidati, coloro che dimostreranno
capacità, convinzione, determinazione
per rendere il Parlamento europeo protagonista di una stagione di riforme e
di sviluppo democratico dell'unione
europea, dei Paesi membri, p o r t a n d o
un necessario contributo ad una cooperazione europea e internazionale
democratica, per la costruzione di' una
pace stabile e duratura.
11 forte tessuto dei poteri territoriali,
degli eletti locali e regionali, di tutte le
componenti federaliste, daranno un contributo in tal senso: le difficoltà e le tragedie che balenano sui nostri cieli non
dovranno scoraggiarci, anzi, devono caricarci di ulteriore determinazione.
maggio 1999
I T A L I A N O
I L
I V U O V O
P R E S I D E I V T E
D E L L A
C O M M I S S I O N E
E U R O P E A
Tre domande a Prodi
di Pier Virgilio Dastoli
"La responsabilità non può essere un'idea vaga, una nozione irrealista nella
pratica. Essa deve andare di pari passo
con l'esercizio permanente di responsabilizzazione. E' difficile trovare qualcun o c h e a b b i a il m i n i m o s e n s o di
responsabilità. Ma questo sentimento è
essenziale ... La nozione di responsabilità costituisce la manifestazione più
avanzata della democrazia".
Sembra un paragrafo tratto da un libro
di diritto pubblico o amministrativo; è
invece una lezione di morale politica
che il comitato di esperti - nominato di
comune accordo dal Parlamento e dalla
Commissione (a seguito del mancato
"scarico" di bilancio da parte dell'Assemblea all'esecutivo) - ha inflitto alla
Commissione Santer e , attraverso di
essa, a tutte le istituzioni europee che
peccano - ciascuna nel proprio ambito
ed al proprio livello di responsabilità di scarsa cultura democratica.
Nella vicenda che ha portato, a metà
marzo, alle dimissioni di ciascuno dei
commissari, ogni istituzione europea e
t u t t i i governi nazionali dovrebbero
intonare il mea culpa. Certo ed in primo luogo la Commissione europea che,
b e n p r i m a della p r e s i d e n z a S a n t e r
( 1 995-1 999), aveva permesso e spesso
promosso un'applicazione perversa del
sistema francese dei "gabinetti ministeriali", ed aveva gestito il d a n a r o del
bilancio comunitario come se esso fosse di proprietà di un'eurocrazia europea
pronta ad elargirlo insieme con generosità e supponenza, e non già danaro
pubblico da spendere nell'interesse dei
contribuenti europei. Ma, oltre ed al di
là della Commissone europea, l'autorità
di bilancio (e cioè il Consiglio dell'Unione ed i l Parlamento europeo) che
co-decide sulle spese della Comunità
ed in particolare sulle risorse da attribuire al f u n z i o n a m e n t o dell'amministrazione europea.
Troppo spesso ad una nuova competenza della Comunità prima e dell'Un i o n e poi o allo sviluppo di a z i o n i
comuni, non è seguito il rafforzamento
dell'apparato amministrativo europeo,
c o s i c c h é la C o m m i s s i o n e è s t a t a
costretta a ricorrere - spesso malvolentieri - a società e agenzie esterne. E' il
caso dell'aiuto alimentare ed umanitario - che appare in queste settimane
drammaticamente urgente e necessario
- o, molto più in piccolo, della cooperazione con le organizzazioni non
governative della società civile - indimaggio 1999
spensabili moltiplicatori di opinione che ricevono pochi denari, in ritardo e
sulla base di procedure kafkiane, per
svolgere un ruolo di supporto dell'azion e delle istituzioni europee.
Stupisce che il Parlamento europeo
abbia a p p r o f i t t a t o l e s t a m e n t e della
buccia di banana di una serie di riprovevoli casi maldestri di ordinario nepotismo (dove al posto dei nipoti c'erano
gli amici e gli amici degli amici), avend o invece lasciato correre le occasioni
ben più gravi della "mucca pazza" e del
silenzio della Commissione sulla riforma dell'unione. In quest'ultimo caso il
Parlamento europeo aveva chiesto alla
Commissione, nel novembre 1997, di
presentare un rapporto entro il iovembre 1998, cosa che la Commissione non
ha f a t t o e per la quale essa n o n ha
nemmeno ritenuto di dover giustificare
la sua omissione. E stupisce che il Parl a m e n t o europeo abbia rinunciato al
suo potere di inchiesta, per cederlo ad
un comitato di esperti, certo dotati di
grande equilibrio e grande esperienza
professionale, ma totalmente sprovvisti
della legittimità democratica degli eletti dai popoli. 1 governi infine avrebbero
dovuto mettere ordine da tempo nella
gestione nazionale del danaro europeo,
s e è vero - come è d e n u n c i a t o ogni
anno dalla Corte dei Conti europea che la grande maggioranza delle truffe
al bilancio dell'unione viene perpetrata
a livello nazionale e non solo nei paesi
del Sud dell'Europa.
11 Consiglio europeo ha risolto rapidamente i l problema della designazione
di un n u o v o P r e s i d e n t e , s e n z a d a r e
eccessivo peso a tutti i problemi giuridici posti da una situazione istituzionale completamente nuova ed inattesa.
11 fatto che la Commissione Santer resti
in carica (eventualmente con un Presidente ad interim) fino a settembre può
disturbare questa o quella parte politica, che avrebbe voluto giocare la carta
di una sorta di "gogna" europea per un
paio di commissari in chiave inequivocabilmente pre-elettorale. Ma è tuttavia
evidente a tutti che la cosa essenziale è
la scelta di una Commissione forte, utilizzando in pieno i poteri che il Trattat o di Amsterdam conferisce al suo Presidente, tenendo anche conto che l'opportunità politica e l'efficienza istituzionale vuole che la Commissione Prodi
designata e nominata nei prossimi trequattro mesi sia rinnovata in gennaio
per il periodo 2000-2004.
Comuni
d'Europa
11 primo ruolo della nuova Commissione
sarà certamente quello di mettere ordin e nella propria casa, rafforzando i l
proprio carattere collegiale, rinnovando
i rapporti tra i commissari e I'amministrazione e mettendo un freno all'app l i c a z i o n e perversa del sistema dei
gabinetti. Poiché la Commissione non è
o non è solo il Consiglio di amministrazione dell'unione europea ma il govern o (seppure in fieri), il primo ruolo
politico di Romano Prodi e dei suoi
commissari sarà quello di mettere sul
tavolo del P a r l a m e n t o e u r o p e o , dei
governi e dell'opinione pubblica un
rapporto sulla riforma dell'unione che
contenga tre elementi essenziali:
le linee-guida di un progetto di revisione costituzionale dei Trattati. 11
Movimento europeo ha chiesto all'Aja
di dare all'unione un patto costituzionale da sottoporre per approvazione ai
cittadini europei in un referendum
europeo;
un nuovo metodo che escluda la forma inefficace e non democratica del
negoziato diplomatico e che, sulla
base del progetto della Commissione,
avvii una sorta di codecisione costituzionale fra Parlamento europeo e
Consiglio dell'unione;
un calendario che preveda un accord o sulla revisione costituzionale
entro il 2002 (cinquant'anni dopo la
Ceca e nell'anno della sostituzione
delle monete nazionali con I'Euro), in
modo tale che la sua entrata in vigore avvenga entro la fine della legislatura europea ( 2 0 0 4 ) e prima della
fine dei negoziati di adesione.
Qual'è l'opinione del presidente designato Romano Prodi su questi tre punti?
Se riforma profonda ci deve essere (e le
sfide congiunte dell'Euro e dell'allargamento lo impongono), la cultura della
responsabilità e della democrazia deve
essere accompagnata dalla creazione di
un sistema di governo dell'unione nel
quale l'Esecutivo europeo risponda certo dei suoi atti davanti al Parlamento
europeo ma sia dotato di poteri - limitati ma reali - nella politica economica
e fiscale, nella politica estera e nello
sviluppo di uno spazio europeo di cittadinanza e di sicurezza.
Pier Virgilio Dastoli
Segretario griirrule drl Moviriie~ito
europro iiiter~ici~ionale
LE
C I T T À
G E M E L L A T E
D E L
M E D I T E R R A N E O
S I
I N C O N T R A N O
A
R A G U S A
Occasione di crescita
per promuovere pace e sviluppo
di Dornenico Arezzo
P
romuovere a Ragusa assieme all'Aiccre il V11 incontro delle Città gemellate del Mediterraneo è sicuramente motivo di orgoglio per la Città che rappresento
come Primo Cittadino.
Ragusa, città ospitale, affascinante esenipio del barocco siciliano, geograficamente
al centro dellqArea del Mediterraneo, può
essere considerata u n ' a u t e n t i c a "porta
d'Europa", dalla quale si dipartono "ponti" di colleganiento tra i paesi del Mediterraneo e dell'Europa.
Oggi più che mai è infatti indispensabile
a b b a t t e r e barriere culturali ed etniche,
che provocano inevitabilmente conflitti e
non contribuiscono di certo allo sviluppo
delle regole democratiche, presupposti
indispensabili per la crescita civile di
ogni popolo.
Dal confronto delle culture, dalla cooperazione economica, dai programmi comunitari, dai flussi migratori, dal ruolo delle
donne in tutta quest'area, dalla pace dei
popoli, dal r i s p e t t o dei diritti u m a n i ,
tematiche importanti che verranno trattat e in queste giornate ragusane, sicuramente sapremo trarre delle indicazioni per
porre le basi di una reciproca crescita culturale, civile ed economica.
Dobbiamo contribuire tutti a creare una
coscienza europea nei cittadini e favorire quel processo di cambiamento che l i
veda coinvolti maggiormente nelle scelte
volte allo sviluppo della democrazia e
dei diritti uniani.
Per raggiungere obiettivi di cooperazione
e crescita culturale, sociale ed economica
dei cittadini d'Europa, è necessario sviluppare relazioni di geniellaggio e partenariato tra le città del Mediterraneo.
Ragusa ha già a w i a t o una serie di iniziative t e n d e n t i ad allacciare rapporti
c o n i paesi viciniori; mi riferisco alla
Scuola Regionale dello Sport, struttura
Comuni
d'Empa
aperta alla partecipazione anche di atleti
dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, al Corso di laurea in scienze tropicali e s u b t r o p i c a l i della Facoltà di
Agraria, il cui indirizzo culturale è dirett o alla ricerca in u n particolare settore
dell'agricoltura, al Corso di laurea in ling u e e l e t t e r a t u r e straniere, a u t e n t i c o
passe-partout per allacciare rapporti con
le popolazioni d'oltremare.
obbiamo insomma lavorare insierne instaurando un clima di collaborazione, che superando i nazionalismi
riesca f i n a l m e n t e a costruire l'Europa
dei popoli, c h i a m a t a a c o o p e r a r e c o n
l'intera area del Mediterraneo.
D
Dornenico Arezzo,
Sindaco di Ragusa
maggio 1999
L'Europa è nella nostra cultura
di Giorgio IMattheudakis
Dopo sei anni di splendida esperienza e di collaborazione con I'Aiccre la nostra Federazione approda alla 7a prova organizzativa del
Convegno di Ragusa.
11 rapporto che lega noi all'Aiccre e alla Kedke può essere considerat o u n rapporto basato sull'amicizia, sulla conoscenza profonda
degli uomini e delle istituzioni. Uomini come Martini, Punzi, Pellegrini e ora Badaloni da parte italiana e come i Sindaci Papamikroulis, Tambakidis, Giannikos e Archontakis da parte greca, come anche
monsieur Casagrande, madame Lucke e ora Mrs Haritos hanno inciso positivamente sul nostro attaccamento alla grande idea dell'Europa e specificamente sul valore del gemellaggio.
La mia esperienza personale sembra coincidere con quella della
nascita della ~ o n f e r e n z à(la prima Conferenza si svolse a Rethimnon
la mia Città nativa], ma se si volesse tenere conto anche della promozione, da parte mia, del gemellaggio della mia Città nativa con
quella adottiva di Castenaso (19851, si potrebbe dire che l'idea e lo
spirito del gemellaggio facciano parte della mia cultura, del mio
modo di vedere i rapporti tra i popoli; e ciò credo sia importante in
particolare ora, in un momento in cui l'Europa sta nascendo con
buoni propositi, ma con auspici non tanto ottimistici, vista la difficoltà di alcuni paesi di seguire il passo degli altri nello Sme, e ciò a
causa anche delle loro marcate differenze strutturali.
L'apparire inoltre nella nostra regione di fatti bellici, che coinvolgon o in modo diretto i nostri paesi, ci rattrista e crea forti e legittime
preoccupazioni, sapendo di non poter incidere più di tanto per aiutare i cittadini delle città a noi sorelle e in difficoltà.
Lo stesso disagio provammo tutti noi partecipanti lo scorso anno
alla Conferenza di Pafos, ove le drammatiche circostanze ci fecero
vivere da vicino le amare realtà che vivono nel 20" secolo paesi a
noi amici e a due passi da casa nostra.
Gemellaggio significa, per chi ha vissuto i momenti di gioia che
vivono i giovani durante gli incontri, poi con i ricordi, poi ancora
con i contatti - pur difficoltosi a causa delle diversità linguistiche una grande educazione civica, ove si trasmettono le più diverse sollecitazioni emotive, di cultura, di civiltà e di sensibilità collettiva.
Questo spirito ha colto il legislatore europeo, creando i partenariati,
creando i programmi di sviluppo combinato e mirato, creando i
programmi di scambio di studio e di esperienze già sperimentate in
modo che le acquisizioni dei pochi diventino arricchimenti per tutti.
Le prime conferenze diedero alle Città la possibilità di ampliare le
loro conoscenze, le ultime stano creando dei momenti di studio e di
approfondimento delle tematiche e delle problematiche che affliggono la nostra società, sia nella vita quotidiana sia nei rapporti tra i
vari Stati a noi vicini.
La scelta di Ragusa è stata fortemente voluta, per l'alto significato
che riveste a livello mondiale la presenza della Base di Comiso nel
suo territorio, ma anche per ciò che rappresenta Ragusa per la Sicilia. Ragusa è una realtà produttiva agricola di estrema importanza
per l'economia siciliana e dell'ltalia intera, motivo per il quale va
valorizzata, e questa nostra 7a Conferenza le darà certamente la
giusta collocazione, che peraltro si merita.
Dichiarare dunque'il mio credo a questa nobile idea è per m e puramente un atto formale, ma contribuire affinché questa idea porti
dei benefici alle popolazioni e alle amministrazioni delle nostre
Città presuppone u n immenso dispendio di energie, di fatiche, di
rinunzie ed una costanza di impegno, per portare a termine i progetti prefissi e programmati; questo spirito h o trasmesso alla mia
organizzazione e il nostro impegno ci sarà fino in fondo.
Giorgio Mattheudakis
Presidente della Federazione delle Cornunitu
e Coiifrateriiite elleniche in Itrilia
maggio 1999
Comuni
d'Empa
P E R
U N A
N U O V A
I N I Z I A T I V A
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D E L L E
C O L L E T T I V I T À
T E R R I T O R I A L I
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11 dialogo e la cooperazione mediterranea
di Vannino Chiti
Vannino Chiti,
Presider~tr della Regioiie Toscana e Presidente della Co~~ferenza
delle Regiorzi Periferiche Murittime (CRPh1)
È innegabile il ruolo importante che può avere la cooperazione tra le
collettività regionali e locali nel Mediterraneo, e ciò tanto da un punto di vista puramente politico, che a livello economico e sociale. Siamo in molti, soprattutto attorno alle sponde mediterranee, a pensare
che questo partenariato dovrà essere rafforzato in futuro per permettere I'instaurazione di una vera zona di pace e di stabilità - ma anche
di prosperità - attorno al "Mare Nostrum".
Nella mia regione, in Toscana, abbiamo già sviluppato da molti anni
un partenariato stretto con le collettività delle rive sud ed est, in particolare con i nostri partners tunisini, israeliani e palestinesi e sono
cosciente di quanto questo arricchisca l'esperienza di noi tutti.
La Dichiarazione di Barcellona del 1995 - ed il Regolamento MEDA
che l'ha seguita - aveva permesso un primo grande passo in avanti
proprio nella cooperazione. Malauguratamente, proprio per quel che
concerne la cooperazione decentrata, si è obbligati a constatare che
nessun reale progresso è stato fatto dopo quella data. Ritornerò poi su
questo punto. Ora, se gli Stati membri hanno il compito di fissare i
grandi assi di cooperazione tra le due sponde e i y a n d i orientamenti
delle politiche comuni, alle collettività regionali e locali deve essere
affidata la missione di mobilitare le energie e le competenze locali per
rafforzare al loro livello gli assi di tale cooperazione.
Permettetemi di citare, in termini di esempio, alcuni dei temi nei quali
il ruolo delle autorità regionali mi sembra particolarmente importante,
senza voler per nulla limitare i campi di iniziativa e di cooperazione.
Vorrei in primo luogo citare qualche politica settoriale, di carattere
più spiccatamente economico, dove le regioni possono, con i loro
partners locali, essere u n o dei principali motori della costruzione di
reti di cooperazione:
nel campo del sostegno alle piccole e medie imprese, se pure certe
misure non possono che essere immaginate che a livello nazionale o
comunitario, vc ne sono altre che possono essere completate e riprodotte al livello regionale. Penso all'incoraggiamento alla costruzione
di reti tra imprenditori; alla promozione delle politichc di filiera che
permettano di scambiare i vantaggi comparativi tra le due sponde ad
esempio nell'agroalimentare, nella pesca, nel tessile-abbigliamento o
anche dell' elettronica;
nel sostegno al processo di innovazione e di trasferimento di
tecnologie. Alcuni programmi comunitari s o n o già orientati in
questo senso. Sarebbe perciò augurabile oggi di fare ulteriori passi
nella formalizzazione delle reti di cooperazione su temi più precisi
e pressanti, senza predefinirli, ma m e t t e n d o in c a m p o un serio
lavoro di approfondimento con la partecipazione dei centri di
ricerca delle rive nord e sud del Mediterraneo. Questi approfondimenti potrebbero affrontare di preferenza temi quali l'ambiente,
la salute, le energie rinnovabili, o ancora le tecnologie dell'informazione e delle telecomunicazioni. Sono numerose le reti che già
operano in questi ambiti tra le nostre regioni europee e potrebbero utilmente ampliarsi rafforzando la cooperazione con le regioni
delle rive sud ed est del Mediterraneo;
lo sviluppo delle politiche di formazione e delle risorse umane fa
parte delle priorità della cooperazione mediterranea. Sebbene il problema delle risorse umane si ponga con maggiore acutezza nei paesi
delle rive sud ed est del Mediterraneo, si tratta pur sempre di un tema
comune a tutto lo spazio mediterraneo, anche a quello europeo, e
molte delle regioni che si affacciano su questo mare, anche per le loro
competenze, possono dare contributi importanti di progresso.
Altri temi fanno parte più tradizionalmente dei campi d'intervento
delle collettività regionali:
gli scambi culturali sono un primo insieme importante di questa
cooperazione che non può essere sottovalutato, soprattutto quando
costituiscono la base di iniziative di cooperazione che valorizzano il
patrimonio culturale delle rive sud ed est, permettendo una migliore
valorizzazione delle politiche turistiche. Si tratta di un punto importante di mutua apertura tra d u e mondi, soprattutto nel campo degli
spettacoli viventi;
I'interdipendenza delle rive del Mediterraneo in materia di ambiente non deve essere certamente dimostrata. Numerose iniziative sono
già state realizzate in questo campo e degli obiettivi chiari sono stati
individuati nel quadro della Convenzione di Barcellona e nel partenariato Euromediterraneo. 11 proseguimento ed il rafforzamento di
queste iniziative deve essere integrato nel nuovo partenariato Euromediterraneo ed è evidente che le regioni avranno un importante
ruolo da giocare. La dimensione dei problemi da affrontare è tale
che è spesso difficile prccisare i rispettivi ruoli dei differenti attori, tra
la scala comunitaria, quella nazionale e quella regionale. Pare tuttavia che materie come quelle dell'acqua, delle foreste, dei rifiuti, della
conservazione del patrimonio naturale, costituiscano temi privilegiati
di cooperazione a scala decentrata.
Ho lasciato per ultimo, ma perché mi sta più a cuore, il tema complessivo della pianificazione del temtono e dei trasporti. Le problematiche
della programmazione territoriale in senso ampio, fanno certamente
Comuni
d'Empa
maggio 1999
della CRPM. Credo che non sia pretenzioso affermare che quell'incontro e stato un successo reale, aticlie se una parte importante
del lavoro resta ancora da fare.
Permettetemi (li sintetizzare i due elementi di fondo della dichiarazione:
I ) L'instaurazione di una concertazione e di una informazione le più
strette possibile tra le Regioni. gli Stati del partenariato Euromediterratieo, e le Istituzioni comunitarie nell'ambito del processo di
Barcellona. Le Regioni e le collettività locali europee devono essere
cliiairiate a partecipare alla elaborazione, alla preparazione ed alla
esecuzione della p a r t e di MEDA consacrata alla cooperazione
decentrata. Questo punto è stato oggetto di una prima discussione
tra gli Stati nell'ambito della conferenza sulla cooperaziotie clie si i.
tenuta a Valencia il 28/29 gennaio scorso, con riferitiietito agli esiti
dell'incontro di Siracusa. Sembra anche augurabile che, d o p o la
Conferenza dei Ministri degli Affari Esteri di Stoccarda del 15- 16
aprile 1999, un programma quadro di lavoro definisca le priorità da
realizzare nel periodo 2000-2006 concernenti i temi della cooperazione decentrata di MEDA.
2) Una continuazione si5teriiatica tlell'iniziativa di Siracusa con I'organizzazionc di un Foriit-ii antiiiale della cooperazione decentrata nel
Mediterraneo. Questo Forutii dovrà essere triangolare, riunendo cioè
gli Stati, le collettività regiotiali e locali e la Commissione europea.
Dovrehhero essere associati al Forum, i l Parlarnento europeo, il Comitato delle regioni ed il Comitato Ecotiomico e Sociale, nonché gli
analoghi organismi rappresentativi a livello nazionale. Questo Forum
potrebbe tenersi l'anno prossimo in Andalusia a seguito dell'invito del
Presidente Chavez e nel 2001 a Nablus, in Palestina, a seguito dell'invito del Sindaco G. Al-Shaka'a.
Per tutte queste teniatiche e per questi motivi, pare opportuno costituire un gruppo di riflessione che associ le diverse organizzazioni interregiotiali ivi compreso, naturalmente, il CCRE.
11 nostro obiettivo a breve termine è quello di assiciirare una presenza delle nostre organizzazioni in modo da valutare di persona I'awio
del processo di cooperazione decentrata, a beneficio dell'insieme
delle nostre collettività regionali e locali, tanto quelle europee, che
quelle delle due sponde sud ed est del Mediterraneo.
parte dei temi più complessi da realizzare fisicamente, ma sono al tempo stesso i campi più propizi agli scambi proficui di esperienze.
Temi e argomenti quali:
la gestione delle città e delle loro tensioni sociali;
l'habitat:
I'urbanizzazione dei litorali;
le reti di infrastrutture locali;
la gestione dei conflitti nell'uso delle risorse;
lo sviluppo turistico;
la valonzzazione economica dei litorali marittimi;
ecc. ecc.
sono altrettante fonti di cooperazione tra collettività, tanto a livello
regionale, che locale. La competenza delle regioni in materia di sviluppo integrato può essere inoltre utilizzata coi1 profitto in questi tipi
di cooperazione, riversando in queste iniziative le competenze e le
esperienze acquisite con la gestione dei Fondi Strutturali.
Ma se da un lato la volontà politica di portare a buon fine queste
azioni di cooperazione nel Bacino Mediterraneo tra le collettività
regionali e locali è ogni volta dicliiarata e ribadita, dall'altro, gli strumenti per favorirla e sostenerla, peraltro previsti a Barcellona orrnai 4
anni fa, sono ancora oggi non attuati.
È di fronte a questa evidenza che assieme ad altri Presidenti di Regioni, menibri della CRPM, che abbiamo deciso di reagire.
Essendo ritnasti senza risposta i numerosi messaggi inviati alla Commissione europea negli ultimi tre anni, abbiamo voliito rilanriare
concretamente, negli ultimi mesi, questo processo. trovatido I'appoggio di un certo numero di Stati menibri dell'unione ed anche di
Stati e di collettività delle rive sud ed est del Mediterraneo. Debbo
dire che abbiamo trovato, sii questi temi. iin sostegno cotivitito dei
Governi della Spagna, della Francia, della Grecia e dell'ltalia. che
continuano a sostenerci condividendo convintamente tra loro e con
noi una visione veramente comune.
Questa mobilitazione si è concretizzata con I'organizzazione di un
primo incontro, a Siracusa nei giorni 15 e 16 gennaio scorso. che
accoglieva l'invito del Presidente della Regione Siciliana Angelo
Capodicasa e che si è svolta col sostegrio del Segretariato Generale
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maggio 1999
Comuni
d'Europa
L ' I M P E G N O
D E L
C O M U N E
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N E L L A
P O L I T I C A
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di Giovanni Santone
Giovanni Santone. assessore d r l Cortlurre di Ptrdoi?a
p
.
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.
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-
~
Cosa significa oggi parlare di Europa in rapporto alla popolazione giovanile?
Certamente l'Europa economica che cosi faticosamente i governi
hanno costruito può risultare un tantino ostica a dei giovani che si
accingono spesso per la prima volta a fare un'esperienza fuori dai
confini della propria nazione e che devono passare mentalmente
dai localismi nostrani ad una visione "europea" dei valori e delle
diverse culture.
E quale può essere il ruolo di un ente locale che da molti anni ha
fatto della mobilità e della visione europea uno dei punti cardini
del suo programma a favore dei giovani?
Sicuramente in una realtà come quella padovana, dove esistono
presenti nel nostro territorio ben i 1 8 comunità diverse provenienti
dal nord al sud del mondo, è necessario continuamente sviluppare
strategie che awicinino le diverse comunità, che creino situazioni di
ascolto e di conoscenza; allora ben vengano le occasioni che 1'Unione europea offre attraverso i suoi programmi di mobilità giovanile, perché sono un ulteriore tassello per la costruzione di quell'Europa delle genti che se ben compiuta permette di facilitare
anche gli aspetti economici e di superare i particolarismi degli Stati.
Per cercare di rispondere in maniera chiara e puntuale alla necessità
dei giovani di conoscere altre realtà formative, lavorative e di svago,
al fine di favorire al massimo le loro potenzialità e abituarli ad
essere cittadini dell'Europa, il progetto giovani prosegue ormai da
molti anni una politica tesa a sviluppare occasioni di mobilità in
Europa, perché siamo convinti che necessariamente la crescita di
una comunità passa attraverso la possibilità che viene data ai suoi
cittadini di partecipare alle occasioni europee, e quindi a quelle in
particolare che l'unione europea offre ai giovani e a quanti lavorano per costruire una comune "casa Europa".
Nella nostra città, le opportunita di scambi in particolare e di mobilità in generale si sono caratterizzate sempre più come un'offerta
del progetto giovani non solo ad utenti singoli, ma anche ad associazioni o gruppi di amici o anche a scuole.
Volendo sintetizzare, l'amministrazione comunale organizza:
1 . scambi in collaborazione con la Regione Veneto in base ai protocolli d'intesa che la stessa ha con il Ministero degli esteri;
2. scambi, su presentazione di progetti, con il contributo dell7Unione europea, sia all'interno del programma "Gioventù per l'Europan,
sia attualmente con il programma "Azioni prioritarie - Servizio
volontario europeo";
'3. scambi organizzati all'interno dei rapporti di gemellaggio che ha
la città di Padova, e con alcune realtà straniere con cui nel tempo si
sono consolidati rapporti di partenariato;
4. supporto logistico alle iniziative di scambio che nascono nel territorio dalle diverse agenzie (dalle scuole alle associazioni).
Da anni i nostri giovani hanno quindi l'opportunità di incontrare
coetanei europei all'interno di progetti che li vedono discutere dell'Europa, dei problemi dell'occupazione, delle tematiche ambientali,
dei temi legati ai processi di immigrazione in atto nei paesi europei,
del volontariato e in generale di tutti quei temi che fanno parte
delle conversazioni giovanili.
Nel corso degli anni l'impegno della nostra amministrazione è stato
quello di rendere sempre più fruibili ad un numero maggiore di
giovani e di enti queste offerte, anche agevolando le proposte di
associazioni giovanili del territorio e con una intensificazione dei
rapporti sia con le città gemellate che con diversi partner europei,
che nel corso degli anni hanno visitato il nostro centro.
Alla base c'è l'idea di un servizio pubblico realmente aperto e dalla
parte dei giovani, che tenga conto del loro desiderio di muoversi ed
incontrarsi con altri; per permettere ciò abbiamo lavorato orientati
all'organizzazione di una rete tem'toriale europea in grado di attivare
scambi e rapporti, che assicurino ai giovani un articolato sistema di
informazioni e che permetta loro di scegliere tra diverse opportunita,
traducendo I'esperienza viaggio in un'occasione di crescita individuale e collettiva per un rapporto costruttivo con le realtà diverse.
Nel corso degli anni abbiamo realizzato scambi con moltissime
realtà europee, dal Portogallo alla Grecia passando per la Francia, la
Svezia e la Spagna ed altri ancora. Con gli anni ci siamo resi conto
che era necessario offrire anche situazioni di più largo respiro e
quindi abbiamo partecipato al programma pilota dell'lJnione europea "Servizio volontario europeo", che viene riproposto come un
programma ormai entrato a regime; un programma che ha tutte le
caratteristiche europee: scambio di esperienza, occasione formativa,
costruzione di un progetto lavorativo, ecc.
Sempre nell'area degli scambi abbiamo poi pensato di capitalizzare
anche ad altri I'esperienza maturata e per questo motivo è partito
nel settembre scorso, tra i servizi del progetto giovani, lo "spazio
Europa", un servizio che si sviluppa attualmente verso tre direzioni:
promozione di attività che possono permettere la costruzione di
progetti da sviluppare in ambito europeo a gruppi e associazioni
giovanili;
comunicazione sui progetti europei a cui le diverse realtà possono
accedere;
informazioni sulle occasioni europee della promozione della creatività, dello studio e delle esperienze formative e di lavoro possibili.
In ogni caso si tratta di portare avanti un dialogo con i giovani sull'Europa, dialogo al quale devono partecipare gli stessi giovani e
che comporta per l'ente soprattutto quattro compiti:
l'informazione;
la garanzia di una prima possibilità di mobilità;
l'accompagnamento di quanti vogliono spendersi in prima persona nelle esperienze;
politiche di attenzione verso tutti i paesi che si affacciano sul
bacino mediterraneo.
Infine dovremmo confrontarci con il fatto che ci sia sempre più una
maggiore attenzione all'impatto di queste politiche sulla città e ci
sia soprattutto la coscienza di far partecipare i giovani, perché ad
essi sia offerta una politica coerente con gli spot che ci indicano il
comune cammino europeo.
Comuni
d'Empa
I N
M A R G I N E
A L
RAPPORTO
C E R - S V I M E Z
S U L L ' I N D U S T R I A
M E R I D I O N A L E
L'industrializzazione del Mezzogiorno
di Silvana Paruolo
assi di s v i l u p p o i n d u s t r i a l e
tra i più bassi d'Europa e tassi di disoccupazione tra i più
elevati: questa la condizione del Mezz o g i o r n o nell'era dell'Euro. E' q u a n t o
emerge dal R a p p o r t o sull'industria
meridionale e sulle politiche di i n d u strializzazione redatto per iniziativa di
Cer-Svimez (ed. il Mulino): un rapporto
corposo, ricco di dati e di analisi.
Dalla fine degli anni '50 al primo shock
petrolifero, il ritmo di crescita dell'occ u p a z i o n e m a n i f a t t u r i e r a del M e z z o giorno ha superato quello dell'industria
settentrionale, grazie a u n mix di aiuti
agli investimenti, miglioramenti delle
condizioni infrastrutturali, capacità
tecnico-organizzative delle grandi
i m p r e s e di a f f r o n t a r e - m e g l i o d e l l e
piccole imprese - esternalità sfavorevoli
( p e r servizi, c r e d i t o , r a p p o r t i c o n le
amministrazioni, ecc.).
Dalla metà degli anni ' 7 0 fino agli anni'
più recenti. la situazione muta radicalmente. Lo sviluppo industriale si orienta verso settori e dimensioni di imprese
p r o f o n d a m e n t e diversi d a q u e l l i del
passato. 1 nuovi stabilimenti sono
( a n c h e s e n o n e s c l u s i v a n ~ e n t e )d i
d i m e n s i o n i p i c c o l e e m e d i o piccole.
L ' o c c u p a z i o n e i n d u s t r i a l e t e n d e nel
complesso a diminuire. Nel Mezzogiorn o - sottolinea il rapporto - t u t t o ciò
significa che il processo di industrializzazione si arresta. La perdita di occupazione manifatturiera verificatasi tra il
1981 - 1991 n e l M e z z o g i o r n o è rneno
rilevante che nel Centro-Nord, ma molt o più negativa s e si considera il s u o
basso livello di industrializzazione.
La ristrutturazione dimensionale del settore manifatturiero (perdita di occupazione: 1 1,10/0),per'il centro-nord si inquadra
nella tendenza ("fisiologica" per una economia ad elevato livello di sviluppo complessivo e ad alto tasso di occupazione)
alla progressiva terziarizzazione del tess u t o produttivo. Nel Mezzogiorno, ha
invece riflesso l'esaurirsi di quel modello
di sviluppo fondato prevalentemente sulla localizzazione di impianti di grande e
m e d i o - g r a n d e d i m e n s i o n e di o r i g i n e
esterna che, a partire dai primi anni '60,
aveva reso possibile un progressivo e diffuso avanzamento della industrializzazione. Nel corso degli anni '90, le difficoltà
dell'industrializzazione meridionale si
s o n o ulteriorrnente accresciute. Data la
minore propensione all'export, l'industria
meridionale ha beneficiato p o c o della
svalutazione del 1992, ed è stata penalizzata dalla decelerazione dei consumi
privati interni.
C o n t e m p o r a n e a m e n t e al d e c l i n o d e l
maggio 1999
nlodello basato sull'intervento pubblico
in comparti industriali ad alta intensità
di capitale, nel M e z z o g i o r n o si s o n o
manifestati segni di nascita e di primo
consolidamento di un modello di industrializzazione basato sulla imprenditorialita locale, f o r t e m e n t e o r i e n t a t o al
mercato internazionale, la cui struttura
si è a w i c i n a t a al modello di specializz a z i o n e del r e s t o del p a e s e . S o n o
c o m u n q u e riscontrabili specifici e l e m e n t i di d e b o l e z z a s t r u t t u r a l e , q u a l i
m i n o r e a p e r t u r a verso i mercati di
esportazione e assai scarsa integrazione
sistemica delle piccole imprese meridionali, e ciò c h e n e consegue.
Nel Mezzogiorno i punti di forza del
modello di specializzazione italiano macchinari industriali e tessile - vi registrano una presenza decisamente debole. Finora, le produzioni dei settori tradizionali a basso valore a g g i u n t o h a n n o p o t u t o svilupparvisi, grazie a u n a
d o m a n d a in espansione e al sommerso:
s o n o p o c h e le imprese c h e h a n n o p u n t a t o con successo su innovativita e
qualità del p r o d o t t o e sulle fasce alte
del mercato. Inoltre, il processo di integrazione internazionale dei sistemi
industriali del M e z z o g i o r n o è a n c o r a
fragile e l i m i t a t o a d a l c u n e r e g i o n i .
A b r u z z o , Molise e Basilicata s o n o le
uniche regioni c h e m o s t r a n o una progressiva d i m i n u z i o n e del n u m e r o dei
settori in cui vi è specializzazione che,
contemporaneamente, si concentrano e
si rafforzano.
Nella introduzione al rapporto, Salvatore Cafiero e Giorgio Ruffolo sottolinean o che, sull'insoddisfacente risultato
del processo d'industrializzazione, nel-
Comuni
d'Europa
l'ultinlo ventenni0 ha certamente pesat o la perdita della capacità di orientam e n t o sia d e l l a p o l i t i c a i n d u s t r i a l e
nazionale sia di quella regionale.
"Ci si è mossi in controtendenza rispett o agli altri paesi in ritardo dell'Ue, i
quali, d o p o aver percorso negli anni ' 8 0
la strada delle misure generali (sopratt u t t o di flessibilizzazione del mercato
del lavoro e di alleggerimento fiscale),
h a n n o s u c c e s s i v a m e n t e r i l a n c i a t o le
misure specifiche e i nlodelli di gestione decentrati e dinamici.
D
i r e c e n t e , a n c h e l'ltalia h a
preso a muoversi in q u e s t a
direzione, a t t r i b u e n d o un
ruolo crescente agli strumenti di prog r a m m a z i o n e c o n t r a t t a t a . (...) Ma in
a s s e n z a di u n a s t r a t e g i a i n d u s t r i a l e
nazionale, si rischia di d a r vita a interventi dai risultati circoscritti e precari.
L'articolazione locale della c o n t r a t t a zione programmata non annulla, ma
postula u n deciso indirizzo di politica
industriale nazionale."
Per il r a p p o r t o , la v a l o r i z z a z i o n e del
tessuto industriale esistente e il consolidamento delle esperienze di sviluppo
già in a t t o n o n deve significare rinuncia a s t r u m e n t i di i n t e r v e n t o p e r le
v a s t e aree in cui i l processo di i n d u strializzazione n o n procede o è in crisi
o n o n è neppure a w i a t o .
Che fare? Abbattere le diseconomie
esterne e predisporre strutture di servizio in ambiti territoriali delimitati, da
individuare, con riferimento però a t u t t o il territorio meridionale, comprese le
aree periferiche e o più svantaggiate.
L'impegno per favorire lo sviluppo delle
piccole-medie imprese locali e la local i z z a z i o n e di q u e l l e del Centro-Nord
n o n deve escludere quello per richiamare investimenti della grande iinpresa,
nazionale ed estera, in u n a prospettiva
di complementariti e integrazione.
L e o p p o r t u n i t à di grandi investimenti
esterni n o n possono essere perdute dal
M e z z o g i o r n o . Di cruciale o p p o r t u n i t à
s a r e b b e p o t e r avvalersi di s t r u t t u r e
d o t a t e di capacità tecnico - professionali e di s n e l l e z z a o p e r a t i v a t i p o la
DATAR in Francia, la WDA nel Galles,
I'lDA in I r l a n d a . La s t e s s a U n i o n e
Monetaria p u ò costituire un potente
strumento di coordinamento. Nell'azione svolta ad attenuare le disuguaglianze, u n ruolo di rilievo va d a t o al recupero delle politiche per le infrastrutture,
i n t e s e n o n q u a l e m e r o i n t e r v e n t o di
sostegno della domanda, ma quale elem e n t o f o n d a m e n t a l e di u n ' e f f i c a c e
politica dell'offerta.
L ' A T T I V I T À
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F O R M A Z I O N E
D E L L ' A I C C R E
A L
3 1
M A R Z O
1 9 9 9
Sempre a fianco degli enti territoriali
Da maggio 1997 I'AICCRE ha sviluppato una
serie di iniziative rivolte agli amiiiinistratori ed
ai funzionari degli Enti locali e regionali italiani.
L'iniziative riguardano principaliiiente la formazione europea con particolare riferimento
alle problematiche istituzionali e a quelle relative ai Fondi strutturali, alla Riforma degli
stessi e alle politiche coiiiunitarie, nonchè alla
assistenza tecnica finalizzata principalmente
alla costituzione di strutture Europa all'interno delle Amministrazioni.
/\lliiririi: Assistenza tecnica
Dr.sii~irir(~ri:
dirigenti e funzionari della Provincia Massa-Carrara (n" 12)
D(ll(~:maggio 1997 (n" 7 gg)
Serlf,: Provincia di Massa-Carrara
Arlii~iici:Stage
Dr\ii~ioloi-i: consiglieri regionali e funzionari
dei consigli regionali (n" 35)
Dultl: 11-12-13 marzo 1998
S r d r : Bruxelles
.Atrii,irri: Seminario formazione - Ambiente,
Turismo e strumenti finanziari
Drsriri«r«ri: operatori Legacoop (n" 20)
Drirri: 314 luglio 1997
Setlc: Roma - AICCRE
Airii8irii: Seminario formazione - Strumenti
finanziari UE per EE.LL.
Drsliiiriiriri: amministratori e funzionari
EE.LL. della Provincia di Napoli (n" 35)
D < J ~ [28
J : marzo 1998
Setlr: Marina di Licola - Pozzuoli (NA)
L'AICCRE ha seguito due principali linee per
sostenere al meglio questa attività:
un progetto cofinanziato (25%) dalla DG X
della Conlmissione europea relativo alla formazione ed informazione degli Enti locali e
regionali italiani. Budget 800 milioni. Scadenza 3 1 ottobre 1999.
. * u n progetto finanziato al 100% dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Funzione Pubblica nel quadro del
Programma PASS 2a annualità. Questo progetto, denominato EUROPELAGO, è finalizzato alla Formazione, Costituzione dell'Ufficio
Europa e Sostegno progettuale dei Comuni
delle isole minori dell'0b. 1 Italia, comuni
aderenti all'ANCIM - Associazione Nazionale
dei Comuni delle Isole Minori. Budget 1 . l 4 8
milioni. Scadenza 31 dicembre 1999.
Attii,itli: Seminario formazione - Strumenti
finanziari UE per EE.LL.
D r \ i i n u r r i r i : amministratori e funzionari
EE.LL. Regione Friuli V. G. (n" 45)
n(frci: 12 settembre 1997
Si,r/r: Udine
È importante sottolineare che tutte le attività
vengono svolte sul campo, presso le Amministrazioni destinatarie dell'azione, con un taglio
molto operativo che tiene conto delle specifiche esigenze della singola Amministrazione.
Alcune attività sono state organizzate e realizzate con la collaborazione delle Federazioni
regionali AICCRE.
Sono già organizzate altre iniziative che verranno attuate nel corso del 1999.
P r o s e g u i m e n t o corso di f o r m a z i o n e
per i dirigenti della Regione Lazio:
8,9,15,16/1V - 27,28/V e 3,4,10,
ll,I7,18/Vl
Corso di formazione per funzionari degli
Enti locali della Regione V e n t o :
5,6,7,8,9/Vll
Corso di formazione e assistenza tecnica
Comune di Massa: da maggio a dicembre
Corso di formazione e stage per funzionari
della Regione Lazio - Assessorato Politiche
agricole: da ottobre 1999 a gennaio 2000
2" ciclo corso di formazione per dirigenti
della Regione Lazio: da settembre 1999 a
febbraio 2000
FORMAZIONE
realirzat;~cori il sostrgrio clella Comrni~sioiie
eurol:ea
Sono state organizzate n" 28 attività formatiw
N" 13 sono state realizzate con la collaborazione delle Federazioni regionali:
n" 1 Lombardia
per n" 6 giorni
n" 1 Emilia-Romagna
per n" 4 giorni
n" 3 Friuli venezia Giulia
per n" 3 giorni
n" 7 Campania
per n" 7 giorni
n" 1 Liguria
per n" 3 giorni
Per un totale di 94 giornate e oltre 570 ore di
formazione
A l l i i ' i l i : Seminario formazione - Ambiente,
Cultura e strumenti finanziari
De\iincirriri: amministratori e funzionari
EE.LL. e regionali italiani (n" 120)
Drit(1: 17118 settembre 1997
Srrlr: Viareggio (1-U)
Atriiliri~:Seminario formazione - Strumenti
finanziari UE per EE.LL.
L ) e s t i n u t r i r i : amministratori e funzionari
EE.LL. provincia di Salerno [n" 35)
Dnlri: 13 ottobre 1997
S r d r : Vietri sul Mare (SA)
AtriiJirii: Seminario formazione - Strumenti
finanziari UE per EE.LL.
D r s r i i l a r t i r i : amministratori e funzionari
EE.LL. provincia di Avellino (n" 30)
D [ J ~ [27
J : ottobre 1997
Srrlr: S. Felice di Cavriglia (AV)
Arrillitil: Corso formazione - Strumenti finanziari UE per le Pari opportunità
Dc.>riririinri: funzionari EE.LL. Provincia di
Terni (n" 30)
D ( J ~ ( 2711
J : 1/97, 411 2/97, 15/01/98, 19/01/98
Srdc.: Temi
rlttii'itri: Seminario formazione - L'Unione
europea
Dr~ririoruri:operatori Legacoop (n" 30)
Uulci: 9 dicembre 1997
SCL/C:
Firenze
Arrii'irri: Seminario formazione - La politica
della concorrenza
Dr\liiiuirrri: amministratori e funzionari
EE.LL. della Provincia di Terni (n" 25)
Dril(r: 23 febbraio 1998
S('t/c: Temi
Aliirmitii:Seminario formazione - Strumenti
finanziari UE per EE.LL.
D r i i i ~ i ( i l r i r i :amministratori e funzionari
EE.LL. della Provincia di Caserta [n" 20)
»uru: 27 febbraio 1998
Sedt': Caserta
.-\lrii'iiii: Seminario formazione - Strumenti
finanziari UE per EE.LL.
» r t r i n ( r t u r i : amministratori e funzionari
EE.LL. della Provincia di Benevento (n" 35)
D(liri: 28 febbraio 1998
S r d r : Benevento
Comuni
dE~lropa
.irtii'ifÙ: Corso formazione - Agenti per lo sviluppo
D c s r i i ~ r i l u r i :Informatori socio-economici
Regione Lazio (n" 25)
Dflrli: 4-5-6- 1 1 -1 2- 13-1 8-1 9-20 marzo 1998
Setlc: Roma - AICCRE
A t r i v i r i : Corso di formazione - Politiche
comunitarie
l ) c . ~ ~ i l ~ r i ~funzionari
c~ri:
EE.LL Regione EmiliaRomagna (n" 25)
Dfllri: 31 marzo e 1,2,3, aprile 1998
S r d r : Bologna
AlliiJiik: Seminario di formazione-informazione - EURO
Drslinutciri: EE.LL Regione Friuli Venezia Giulia (n" 120)
D(ll<l:23 aprile 1998
Sede: Udine
A i r i i , i l i ~ :Corso di formazione - Politiche
comunitarie
L)c.ytill(~lriri:amministratori e funzionari dei
Comuni della C.M. Unione delle Valli di Malvito (n" 20)
L ) ( J ~ Q9-10-1
:
7-1 8-24-25 giugno e 1-2 luglio
1998 (8 gg)
Srtlc: Malvito (CS)
A i r i i l i i t i : Corso di formazione - Politiche
comunitarie
De\lirlutnri: dirigenti e funzionari della Provincia di Frosinone (n" 30)
U u r ~ 16
: e 17 giugno e 8 e 9 luglio 1998 e
13- 14 ottobre 1998
Frosinone
Arrii'ilii: Seminario di informazione - Politica
sociale
Desrill(iluri: operatori Legacoop (n" 30)
Drrru: 3 luglio 1998
Scrle: Roma
Anii,irti: Seminario di informazione - EURO
Drili~lr~lciri:
operatori Legacoop (n" 25)
Diit(1: i 4 luglio i 998
Sede: Roma
A l l i i l i i i l : Corso f o r m a z i o n e - Politiche
comunitarie
D c s r i ~ u t ~ r dirigenti
i:
Consiglio regionale
Lombardia (n" 25)
D ~ i r u :9-10-17-23-24 settembre e 5 ottobre
1998
Scdc: Milano
A l l i i 8 i r r j : Corso di formazione - Politiche
comunitarie
Dt%iliriiriri: Funzionari Provincia di Varese (n" 20)
maggio 1999
L ' A T T I V I T À
D I
F O R M A Z I O N E
llritrc: 2 8 / 1 0 / 9 8 , 10-11- 17-1 8 / 1 2 / 9 8 , 1415/01199 e 2-3/03/99
Sede: Varese
Attiijiià: Seminario formazione - Strumenti
finanziari UE per EE.LL.
Derriiitrirrri: a m m i n i s t r a t o r i e f u n z i o n a r i
EE.LL. della Provincia di Napoli e Avellino
Dura: 30-31 ottobre 1998
Serle: S. Felice di Cavriglia (AV) Marina di
Licola - Pozzuoli (NA)
A i i i i 3 i t u : Corso di formazione - Politiche
comunitarie
De.stiiiururi: dirigenti e funzionari del Comune
di Ancona (n" 25)
Drit(i: 4-5-1 7-1 8-19/02/99 e 4-5/03/99
Sede: Ancona
Attii,ità: Seminario di formazione-informazione - EURO
D e s t i ~ a i u r i EE.LL
:
Regione Friuli Venezia Giulia (n" 70)
Drrtri: 12 febbraio 1999
Sede: Udine
A t t i i l i t à : Corso f o r m a z i o n e - P o l i t i c h e
comunitarie
Destiiiairiri: dirigenti e funzionari del Comune
di Milazzo (URP)
Da tu: 8-9- 10 marzo 1999
Serlc: Milazzo
Attii'ità: Seminari di formazione-informazione
Destiii(irnri: EE.LL Regione Liguria (n" 120)
Daia: 16- 17- 18 marzo 1999
Serie: Andora (SV), Genova, La Spezia
Attiilità: Corso di formazione
(nel quadro del Piano integrato di formazione
della regione Lazio)
Destirlatiiri: dirigenti Regione Lazio [n" 100)
Dnia: 18-1 9-25-26 marzo 1999 (modiilo 7"
corso C e D)
Sede: Roma
D E L L ' A I C C R E
Drrta: 21/V11 1998
Srde: Serrara Fontana (NA)
Datn: 25/Vll 1998
Serle: La Maddalena (55)
Dato: 27/Vll 1998
S(.rle: Carloforte (CA)
Darri: 28/Vil 1998
Sede: Sant'Antioco (CA]
Doia: 3/Vlll 1998
Sede: Anacapri (NA)
Datri: 4/Vlll 1998
Sede: Capri (NA)
D~stiriotnr-i:Comuni di Barano d'lschia, Serrara F o n t a n a , Forio d'lschia, Lacco Ameno,
Casamicciola
D~iiri:18/XI l998
Destiiialari: Comune di Lipari
Dairi: 18, 19/IX 1998, - 15, 16.171X 1998 19, 20, 211x1 1998
Deitiilritari: Comune di Santa Marina Salina
Drita: 18, 19/IX 1998, - 15, 16, 17/X 1998,
10, l l , 121x1 1998
-
Desiiiiritori: Comune di Malfa
Data: 18, 19/IX 1998, - 15, 16, 17/X 1998,
10, l l , 121x1 1998
-
Destiiiritrit-i: Comune di Pantelleria
Daio: 12, 131x1 1998, 18, 19, 20,21/XI 1998
Dairi: 31/VIII 1998
S t d e : Pantelleria (TP)
Desliii(itrrri: Comune di Ustica
Dnta: 29, 3011X 1998 - 9, 10. 11/XI 1998
Dato: 4, 5/IX 1998
Sedc,: Lipari (ME]
Destiiiatnri: Comune di Capri, Anacapri
D(itn: 1911 1999
Dnta: 7/1X 1998
Sede: Malfa (ME)
Destiiirctari: Comune di Anacapri
Drrtn: 1911 l999
Dotu: 8/IX 1998
Sede: Santa Maria Salina (ME)
Drsriiiatori: Comune di Forio
Drita: 2711 1999
Dnta: 12/IX 1998
Sede: Procida (NA)
Destinatari: Comune di Procida
Dairr: 2711 1999
Datri: 14/IX 1998
Sede: Barano d'lschia (NA)
Desti~laiori:Comune di Serrara Fontana, Lacco Ameno, Casamicciola, lschia
Data: 2811 1999
Datn: 15/IX 1998
Srde: Lacco Ameno (NA)
Datu: 29, 30.11 1999
Sede: lschia (NA)
]A FA5E - FORMAZIONE
A t t i i ~ i t à :Lancio e presentazione
Data: 15, 18/IV 1998
S ~ r l e Capri
:
(NA)
ATTIVITA:
ASSISTFNW
UFFICIO
EUROPA
Datn: 9, 10/111 1999
Srde: Lipari (ME)
Attiilità: Presentazione FAD
Datri: 31/111 1999
Srde: Lipari (ME)
1 9 9 9
Data: 28, 29/Vlll 1998
Sede: Favignana (V)
È stata svolta attività per n" 9 3 giornate per
un totale di oltre 700 ore.
Attiititii: Presentazione FAD
Daia: 24/111 1999
Serie: Roma
M A R Z O
Desiinurari: Comune di Favignana
Datri: 16, 1711X 1998, - 8, 9, 10/X 1998.
6, 71x1 1998
EUROPELAG O
Aitiiliiii: Formazione informatico-telematica
Dairi: 7, 10/Vli 1998
Serle: Roma
3 1
Doia: 17, 181Vlll 1998
Sede: Ustica (PA)
Daru: 15,1611 1999
Sede: Leni (ME)
A t f i i * i t à :Formazione istituzionale
Data: 22, 27/VI 1998
Sede: Roma
A L
Dain: 29-30/111 1999
Sede: Lipari (ME)
5,
Destinatari: Comune di Forio
Data: 09/11 1999
D e s t i t i a t n r i : C o m u n e di Serrara F o n t a n a ,
Casamicciola,
Darci: 161111 1999
Drstitiutrrri: Comune Casamicciola. Serrara
Fontana, Lacco Ameno
Daio: I511V 1999
Destiilatari: Comune di Ustica
Dnta: 18, 19, 2011 l999 - 11, 12/111 1999
Desiitiritari: Comune di Sant'Antioco
Dala: 1311 1999, 03/11 1999, 51111 1999,9/1V 1999
l l l ~FASE - SOSTEGNO
P R O G E ~ A L ~
Desriritrtari: Comuni di Barano d'lschia, Procid a , Serrara F o n t a n a , Forio d'lschia, Lacco
Ameno, Casamicciola
Dntri: 24/IX 1998
Destiilrirrrri: Comuni di Capri e Anacapri
Dutn: 26/IX 1998
Destit~atat-i:Comuni di Barano d'lschia, Procida, Serrara F o n t a n a , Forio d'lschia, Lacco
Ameno, Casamicciola, Capri e Anacapri
Dnlri: OllX 1998
Destinatari: Comune di Carloforte
Datu: 1311 1999, 21-2211 1999, 4/11 1999, 41111
1999, 8/IV 1999
Desiintrtriri: Comune di La Maddalena
Datn: 1411 1999 - 1811 1999 - 4/11 1999 - 15/11
l999 - 2/lll 1999 - 18, 19/111 1999 - 8/IV 1999
Destirlutnri: Comune di Malfa, Salina
Duin: 21111 1999
Dc~sririaiuri:Comune di Malfa, Salina
Dntn: 8, 91111 1999
114 FASE - COSTITUZION~
UFFICIO
EUROPA
A ~ T I V I Ihc;~cu~~lzz~/lonir:
TA:
UFFICIOEIJROPA
Drrtti: 181Vll 1998
Serle: Casamicciola (NA]
Drstiiiatori: Comuni di Lacco Ameno, Casamicciola, Capri e Anacapri
Dntri: 031x1 1998
Destiiiorriri: Comune di Favignana
Drrtrr: 19, 20111 1999
Dlitn: 20/VII 1998
.?ed(,: Forio (NA)
Desiiiintari: Comuni di Capri e Anacapri
Dnta: 121x1 1998
Dr.sriiiaiori: Comune di Lipari
Ilara: 21111 1999 - 8,9/111 1999 - I/IV 1999
maggio 1999
-
Comuni
d'Empa
L
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M
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R
O
P
A
Un Sottosegretario, due manager,
un boiardo di stato
di Santi Flavio Colonna
"Civiltà della Informazione", "villaggio
globale ", "realtà Virtuale", "navigare in
internet':.... il tema della Comunicazione
occupa grande spazio nei mezzi di
comunicazione sociale.
C'è chi dogmaticamente afferma essere
giunto lo strumento che rende possibile
la democrazia diretta, come se la crescita democratica di una società fosse solo
un problema tecnologico non u n problema etico e culturale.
Per contro c'è chi esorcizza e demonizza
globalizzazione e la diffusione delle nuove tecnologie.
In u n caso e nell'altro il tema viene
affrontato con una mentalità dualistica
competitiva da Roma - Lazio. Si pensa di
essere semplici e moderni si ragiona invece in modo semplicistico e ottocentesco.
La realtà invece [quella virtuale compresa] è complessa.
Se vogliamo essere moderni, non possiamo ignorare che la Scienza oltre a darci
televisione, e computer ha scoperto, sviluppando il "sistema semplice" di Galileo,
il sistema complesso: la "complessita " dei
problemi. Tra il bianco e il nero esiste una
gamma di grigi, la luce è data da una
gamma di colori. Quelli dell'arcobaleno ,
da sempre simbolo di pace, che possiamo
ammirare quando il cielo torna sereno.
Ragionare su la Comunicazione ignorandone la complessita può essere comodo
per vendere computer ma non serve per
utilizzarli al meglio: al servizio dell'Uom o e delle Comunità u m a n e [Locali,
Nazionali, Plurinazionali].
Il Sottosegretario di Stato, i due manager pubblici, e il "boiardo d i stato"
affrontano il tema da angolazioni e in
forme e modi diversi. La diversità delle
opinioni moltiplica la quantità e la qualità delle informazioni.
Ciò consente, a chi lo vuole, di vivere
criticamente questa Civiltà dell'informazione, di capire e entrare nei suoi problemi. Di utilizzare da protagonista i
nuovi m e z z i , le nuove tecnologie per
esprimersi e comunicare e di non , "consumatore passivo ", farsi indottrinare o
peggio ingannare.
Tre libri d e d i c a t i a i problemi della
Comunicazione tre opinioni ed approcci
diversi danno un contributo a cogliere e
destrutturare la complessità del problema. ne sono autori
I l Sottosegretario
Vincenzo Vita - ["L'inganno multimediale"
Meltemi (1 6.000)]
Vincenzo Vita con "L'inganno multime-
d i a l e " s m e n t i s c e u n a s e r i e di l u o g h i
comuni su parlamentari e politici e in
m e n o di c e n t o pagine riesce a dare un
quadro esauriente, da informazioni, dati
sul processo di globalizzazione in atto,
compie un'analisi concreta basandosi su
d a t i scientifici ed economici p r o p o n e
una problematica realistica ed elabora
proposte che t e n e n d o doverosamente le
c o m p o n e n t i t e c n i c h e ed e c o n o m i c h e
r i a f f e r m a n o i l p r i m a t o della Politica
q u a n d o è supportata dal rigore morale
e culturale.
Completano il saggio una bibliografia e un
elenco di riferimenti legislativi essenziali,
certamente non esaustivi ma essenziali.
zio pubblico radiotelevisivo e la proposta
di una via italiana al servizio pubblico,
pur con i suoi limiti e il permanere di
antiche chiusure e tentazioni egemoniche,
merita attenzione. Dovrebbe essere confrontata e discussa in un ampio democrat i c o d i b a t t i t o nella C o n v e n z i o n e " d a
Albertano da Brescia a Mc Lhuan a Mc
Brite - QUALE COMUNlCAZlONE PER IL
TERZO MILLENNIO ? COMIJNICARE : per
conoscersi / per unirsi nella "diversità" /
per costruire la Pace". C o m p l e t a n o i l
v o l u m e tredici a p p e n d i c i preziose per
capire l'orientamento dell'Azienda e una
interessante bibliografia nella quale stupisce la mancata citazione del Documento
Mc Brite (è edito dalllER1)
Un Boiardo di Stato
Ettore Bernabei con Giorgio dell'Arti [" L'Uomo d i f i d u c i a " di Mondatori
(33.OOO)l
La ricca colta informata testimonianza di
Ettore Bernabei (Dc, Pci, Yalta il ruolo
delllAmerica - Comunicazione e potere come leggere i giornali - ragionando sul
terrorismo - ragioniamo sull'Europa - il
localismo limiti sussidiarietà - composizione del potere - politica ed economia sinistra e statalismo - destra economica e
dc - impresa e libertà di mercato - Suez e
gli elettrici - costo e finanziamenti dei
partiti, Mattei, San Donato milanese e la
Base - lo scandalo Montesi, "la stampa"
anti democristiana - cultura radicale travestita da sinistra - tre filoni popolari 1 De Gasperi, liberale 2 - Fuci, antifascismo,
Montini 3 - i professorini - metafisica e
concretezza - la mancanza di radici culturali democratica ma poco cristiana Chiese o giornali) può essere letta in due
m o d i diversi, u n i n t e r e s s a n t e libro di
curiosità e di aneddoti divertenti o una
sorniona divertita "indiscrezione" dell'Uom o di Fiducia.
Scegliete voi quella c h e preferite. Noi
abbiamo scelto la seconda sapendo che
"l'uomo di fiducia" non può fare "per la
contraddizion c h e non consente" indiscrezioni.
Due manager
Franco Iseppi e Vittorio Bossi - ["II ruolo
e la missione del sevizio pubblico" prefazione di Roberto Zaccaria ERI (25.000)]
11 libro di Franco Iseppi e Vittorio Bossi
illustra il nuovo corso della azienda pubb l i c a r a d i o t e l e v i s i v a e t e s t i m o n i a la
volontà del nuovo Consiglio d'amministrazione di trasformare l'azienda da centro di potere a struttura di servizio.
L'analisi e la riflessione sul tema del servi-
Comuni
d'Empa
* La Convenzione (sarà presentata in un
prossimo numero di Comuni d'Europa)
promossa dal1 'A.D. C.P. in collaborazione
con le associazioni europeiste e delle
autonomie locali e dai deputati al Parlam e n t o europeo c o n il Patrocinio del
Ministero della Comunicazione verrà
proposta all'associazionismo, alle realtà
sociali, ai partiti a@ne maggio a Brescia
e si terrà a Napoli a$ne novembre.
maggio 1999
continuo do pog. 2
che sta attraversando la costruzione europea
"intergovernativa" (quella del T r a t t a t o di
Amsterdam). Lo trattiene un owio criterio di
opportunità, data la sua posizione ancora precaria a Bruxelles? Sarà: ma non si ricava che
l'attuale trend, non solo è sbagliato, ma che il
netto passaggio a un'Europa sovranazionale
richiede ben altra mobilitazione umana che la
sua saggia considerazione che le esigenze create
dall'Euro "vogliono" un'Europa capace, unitariamente, di decidere. La sua stessa richiesta di
un'anima per l'Europa dà la sensazione che
Prodi non abbia presenti quelle radici storiche,
che hanno reso il federalismo tutt'altro che una
pianta s p u n t a t a all'improwiso, con Robert
Schuman, De Gasperi, Adenauer, a n c h e s e
accompagnati dall'onnipresente Jean Monnet.
Durante il "Secolo breve" è cresciuta una straordinaria pépinière inglese di federalisti [Liotiel
Curtis!), che ha tentato di trasformare (sconfitta) il Commomwealth britannico in una Federazione supercontinentale, seguita poi dalla formidabile Federa1 Union (e da Lord Lothian,
anibasciatore inglese a Washington); Coudenhove Kalergi ha avanzato l'idea della Paneuropa, divenuta politica in atto di un governo,
quello francese di Briand [respinta dall'ltalia
fascista, dall'unione Sovietica leninista. dal
Regno Unito dove si stava affermando il conservatorismo nazionalista, ma nori respinta dalla
moribonda Repubblica di Weimar) ... Prodi
accenna spesso all'America della prevalenza tecnologica: ma a parte la spericolata "autodeterminazione" dei popoli di Wilson (e Roosvelt da
giovane era u n ragazzo di Wilson), questo
dopoguerra si è iniziato con Fullbrigth (d'accordo, discepolo di Jean Monnet) e con I'americano Piano Marshall, fatto fallire nelle sue mire
federaliste proprio dai restaurati governi democratici europei. Frattanto la Resistenza europea
aveva generato "spontaneamente" le forze confluite [I 947 a Montreux] nell'union européenne
des féderalistes: donde una pluralità di organizzazioni federaliste, tuttora vive e operanti, che
hanno creato e creano migliaia di "quadri" politici, di cui neanche compare un nome, nelle
147 pagine che abbiamo letto. Certo, nel governo Prodi ha lavorato, appoggiato in pieno dal
Presidente, un federalista degli anni Trenta
(Ciampi, seguace del Manifesto liberalsocialista
di Guido Calogero): ma poi?
So che la sola citazione delle organizzazioni
federaliste solleva il sorriso di molti inconsapevoli; so che tanti ignorano o fingono di ignorare la stretta collaborazione, nei momenti cruciali, fra De Gasperi e Spinelli; infine non si riflette
abbastanza sulla formazione del Club del Coccodrillo, che permise a Spinelli di creare una
forza portante nel Parlamento Europeo. Ma a
me non interessa qui di esercitare un patriottismo rivendicativo su una azione continua, assillante, fuori e dentro i partiti, che abbiamo compiuto per tanti e tanti anni, col disprezzo di
ogni personale carriera politica: a me interessa
riproporre le considerazioni che feci. poco dopo
gli accordi di Maastricht, a Delors - intervenuto
a Barcellona a un Bureau del Ccre - il quale,
meravigliato del mio silenzio, mi chiedeva cosa
maggio 1999
pensassi degli accordi. Gli dissi che mi sarei battuto a favore, come feci per la Ced, sino al limite delle mie energie, ma che - privi come erano
gli accordi sulla moneta unica del codicillo sulla
Comunità politica sovranazionale. fatto aggiungere al Trattato della Ced da De Gasperi, su
suggerimento di Spinelli - ci saremmo trovati
nelle presunte "condizioni cogenti" che si sono
in effetti realizzate e che fa presenti, con ottimismo, Prodi nel suo libretto: ma che, malgrado tutto, il crescente nazionalismo "politico"
dei governi ci avrebbe fatto correre il rischio di
veder "smorzare" l'occasione e di awiarci a una
Europa confederale o peggio, tradendo le speranze che suscita la premessa - ma solo premessa - della "rivoluzione monetaria" (che può
fallire o decadere nei modi che la fantasia
antieuropea è in grado di inventare). Tant'è: ora
sta a chi crede nel federalismo di creare, con le
elezioni, un Parlamento Europeo idoneo a giocare il ruolo. che la storia gli assegna. Ma patriottismo a parte - come si muove una forza
federalista, quale che sia, capace di creare un
Parlamento all'altezza della situazione? capace
di superare, con una autentica Costituzione
europea a indirizzo federale, l'erroneo completamento politico e democratico di Maastricht
awenuto (male) col Trattato di Amsterdam, che
certo non ci porta all'Europa sowanazionale?
Naturalmente - ho reagito così più volte all'ardente impazienza di Altiero - se tutto fallisce,
oggi, non siamo all'ultima spiaggia: e neanche lui
ci credeva nel profondo. Ma la élite di Prodi non
mi soddisfa, è di maniera e priva di talune necessane e spregiudicate autocntiche. Ha mai nflettuto all'affermazione, non infrequente in Francia,
che si trova nel volumetto, della classica collezione universitaria e popolare "que sais-je?", sulla
Mittel Europa? che cioè esiste un fondamentalismo cattolico. espresso nel cordone sanitario che va dal Veneto all'Austna, alla Slovacchia, alla
Polonia - contro il cristianesimo greco-ortodosso
o, se volete, la tradizione bizantina: emblematicamente rinforza questa convinzione la beatificazione (awenuta?) di Monsignor Stepinac. Dico
questo con tutto il rispetto dovuto al cattolicesimo nella costruzione europea (l'ultimo eroe è stato senza dubbio un grande statista come Kohl].
Ma parliamo di Europa - della nostra Europa nel
mondo - e torniamo (come abbiamo iniziato)
alla "nostra" anima, che nella formazione della
élite deve sostenere un impegno incrollabile, con
la capacità di far leva sulle giovani generazioni,
ndonando nobiltà e virtù alla politica. Usciamo
finalmente da un triste "revisionismo" filosofico
europeo. Tralasciamo - come quasi ovvio Mantain e il suo costruttivo dialogo col gruppo
"cosmopolitico" di Chicago, e mi piace poi rifarmi all'europeo Habermas e all'americano Rawls,
che, pur cosi diversi. si b a t t o n o entrambi,
postkantiani, sul fronte cosmopolitico: nel loro
nome penso alla conclusione del "Secolo breve",
al nuovo millennio, e ad una autentica riforma
dell'0rganizzazione delle Nazioni Unite (nel cui
quadro - affermava nella mozione che fu approvata dal Congresso americano il senatore Fullbrigth, non certo maitre à penser degli Usa
attuali - era da auspicare la formazione degli
Stati Uniti d'Europa).
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nel mese di maggio 1999
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Anno XLVII Numero 5 - renatoserafini.org