Lezione universitaria nell’ambito del Corso di Scienza Politica del
Professor Roberto Di Quirico – Università di Cagliari
LA POLITICA LOCALE
CARLO PALA
Università degli Studi di Sassari
Institut d’Etudes Politiques, CRAPE, Rennes
CAGLIARI, 9 Dicembre 2013
IL CONCETTO DI POLITICA LOCALE
A lungo, la politica locale è stata concepita come una sotto-categoria della
politica più importante (quella degli Stati, dei governi, dei parlamenti, dei
partiti, ecc…)
Poi, però, la scienza politica si è resa conto che la partecipazione politica
dei cittadini aumentava proprio a questo livello di governo e che le
migliori performances avvenivano a livello locale – rivalutazione della
politica locale
DEFINIZIONE: la politica locale è una branca della scienza politica che
studia le realtà politiche sub-statali, sia nella dimensione del conflitto tra il
centro e la periferia, sia nell’ambito del potere e delle istituzioni locali
Molto importante è la capacità di identificazione che la politica al livello
locale produce: i cittadini partecipano di più perché si identificano con un
livello di governo che deve risolvere i loro problemi più pressanti
(trasporti, sanità, istruzione, tempo libero, servizi ecc…)
Inoltre, la politica locale è fondamentale perché spiega come si genera la
classe politica nazionale: infatti, quasi tutti i politici nazionali si sono
formati in precedenti esperienze locali
I CONCETTI DI CENTRO E PERIFERIA
Questi concetti, fondamentali nello studio della politica locale, si
affermano storicamente nel momento di formazione degli Stati
nazionali. Qui si provvide alla costruzione di stati assoluti,
caratterizzati dall’accentramento dei poteri e, spesso, delle risorse
– iniziano a formarsi i primi contrati tra il “centro” e la “periferia”
che durano ancora oggi
Se prendiamo in considerazione tre dimensioni minime (politica,
culturale, economica), possiamo arrivare alle definizioni:
CENTRO: porzione del territorio (città, regione) in cui sono
concentrate le risorse delle dimensioni minime e dove si esercita
il potere di decidere
PERIFERIA: zone dello Stato-Nazione caratterizzate dalle
cosiddette tre d: distanza dalla politica, dipendenza economica,
differenza culturale – spesso storicamente le tre d si sono
politicizzate
IL CONFLITTO ETNO-NAZIONALE
SPESSO, IL CONFLITTO TRA IL CENTRO E LA PERIFERIA SI
POLITICIZZA
Quando avviene, nasce il cosiddetto “conflitto etno-nazionale”, nato
proprio per ribellione della periferia verso il centro
In modo particolare, le cause scatenanti sono di carattere culturale:
problema della lingua minoritaria sottomessa a quella
standardizzata – relazione con la modernizzazione e
industrializzazione (es.: basco, sardo, bretone, gaelico, occitano
ecc…
Altre cause sono storiche (passato di autogoverno e posizione
strategica, governo locale), economiche (presenza o assenza di
risorse materiali)
Ruolo dei partiti etnoregionalisti (diverse varianti, da protezionisti a
indipendentisti) e dei movimenti etno-nazionali – problema della
violenza politica
Importanza dell’identità territoriale: l’insieme del sentimento di
appartenenza a un territorio, al suo popolo e alle sue
caratteristiche (alla sua nazione, quindi) – dalla razza alla cultura
LE “NAZIONI SENZA STATO”
LA SARDEGNA E IL CONFLITTO ETNONAZIONALE
La “questione sarda” nasce per rivendicare la differenza della
regione rispetto al resto dell’Italia – in chiave moderna,
dalla fine dell’800
Problemi prima di carattere socioeconomico e poi culturale
Il regionalismo sardo si politicizza autonomamente con la
nascita del PSdAZ nel 1921
La specificità dell’isola approda allo Statuto speciale del 1948
Si rafforzano le spinte indipendentiste negli anni ’60 e
ritornano oggi, con diverse modalità
L’importanza sempre più crescente di lingua e identità
regionale - Nazione senza Stato?
Partiti indipendentisti oggi e rivalutazione dell’approccio
locale
ATTORI POLITICI ETNOREGIONALISTI
I partiti autonomisti, federalisti e indipendentisti in
Sardegna oggi
Il PSdAZ, indipendentista e autonomista
La concezione di “regione” e “nazione” per questi partiti
A Manca, Progres, iRS, Rossomori come nuovi soggetti
dell’etnoregionalismo sardo
I contatti con i regionalismi europei – le concezione
dell’Europa dei popoli e delle Nazioni federate di Simon
Mossa
IL GOVERNO LOCALE
• Il principale aspetto in cui si articola la politica locale è il
cosiddetto governo locale (local government): le modalità
di governo delle realtà di piccole dimensioni
• Il governo locale si articola principalmente negli organi
periferici dello Stato, ma soprattutto negli “enti territoriali” –
si definiscono soprattutto i base la grado di decentramento
o accentramento che lo Stato concede loro – Il COMUNE e
la PROVINCIA
• Nel decentramento, abbiamo che lo Stato si “fida”
maggiormente delle realtà locali; nell’accentramento, che le
controlla di più
• Local government vs Modello napoleonico
IL FEDERALISMO
Il federalismo come patto (foedus) che tiene assieme realtà politiche
che starebbero da sole – il federalismo come meccanismo per
una convivenza civile
Il federalismo prevede due livelli di governo (uno federale e gli altri
federati) nei quali solo uno prende decisioni finali sui diversi
aspetti della vita dei cittadini – 3 principi di separazione
(ripartizione competenze tra il governo federale e i federati),
autonomia (i due ordini sovrani nel territorio) e partecipazione
(diritto dei federati si partecipare alle decisioni federali)
La federalizzazione, come processo di costruzione delle unità
federali; le cause sono di ordine socio-economico, politico e
culturale
Conseguenze forti (pluralismo, partecipazione, controllo) e deboli
(minore capacità di realizzare decisioni, boicottaggi degli stati
federati allo stato federale)
IL POTERE LOCALE
In modo particolare al livello locale, si è osservato come il potere
realmente gestisca la realtà politica, molto più che le norme – il
ruolo dei partiti e della classe (élite) politica
Ci si inizia ad interrogare su chi realmente prende le decisioni a
livello locale, come le prende, perché, e quanti sono coloro che
prendono le decisioni
Tale analisi è centrale per lo sviluppo dei vari studi sulla politica
locale, tanto da dar vita a due scuole distinte molto importanti:
la scuola elitista e la scuola pluralista
Gli elitisti propongono un approccio detto “posizionale”: il potere
deriva specialmente dalle risorse (economiche soprattutto, ma
non solo) che si possiedono
I pluralisti propongono invece un approccio “relazionale”: il
potere deriva soprattutto non dal quanto potere si ha, ma dal
modo in cui si interagisce con altri attori
L’APPROCCIO ELITISTA
Per l’approccio elitista, il potere, in questo caso locale,
è appannaggio quasi esclusivo di una minoranza di
persone dotate in particolare di risorse economiche
Subordinazione del potere politico a quello economico
Potere locale basato su un vertice gerarchico e coeso,
in cui le risorse materiali hanno la meglio
Struttura piramidale con ruoli definiti e preordinati
L’APPROCCIO PLURALISTA
Un famoso politologo, Dahl, effettuò studi a livello locale
concludendo che l’immagine elitista non era veritiera –
struttura di potere pluralista, con elites istituzionali e non
Il potere politico non è detto che sia assoggettato al potere e
alle risorse economiche, ma invece appare legato alla
capacità di creare consenso – quindi primato della politica
Ruolo principale delle Istituzioni e attenzione non solo ai gruppi
di interesse ma anche agli elettori
La politica come meccanismo principale
LE POLITICHE LOCALI
La capacità di costruire consenso a livello locale è
legata alla capacità di costruire politiche pubbliche,
sia a livello elettorale e che non – si riducono le
risorse ma aumentano i bisogni dei cittadini
La possibilità di attrarre sviluppo economico – “nuovo
regionalismo” come ambito specifico di una nuova
politica ed economia locale
La politica a livello locale si basa sempre più sugli
attori operanti a livello locale – questo genere
conflitti tra i vari gruppi urbani o locali (es., NIMBY)
Vi ringrazio per l’attenzione!
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