“La bella addormentata nel bosco”, l’origine del balletto di ?aikovskij - 04-02-2015
di Agnese Maugeri - Sicilia Journal, Giornale online di notizie - http://www.siciliajournal.it
“La bella addormentata nel bosco”, l’origine del balletto di
?aikovskij
di Agnese Maugeri - 02, apr, 2015
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di Agnese Maugeri
Catania- un nuovo incontro con la musica e non solo, presso la sala Museion dell’Ersu promosso
dall’A.E.D.E
(Association européenne des enseignant). Il musicologo
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Giuseppe Montemagno, in questo terzo appuntamento ha presentato il magnifico balletto di ?ajkovskij
“La bella addormentata nel bosco” che fa parte della fortunata triade insieme al “Lago dei Cigni” e “Lo
schiaccianoci”.
Il professore inizia parlandoci di Vsevolozhsky, direttore dei teatri russi in quel tempo, fu proprio lui a
rivolgersi a ?ajkovskij per concepire le musiche del balletto. Nel 1875 il compositore russo aveva
composto il famoso balletto “Il Lago dei Cigni” per il pubblico del Bolshoi di Mosca che aveva riscosso
un esito contrastato perché era lungo, complesso e articolato, lontano dai canoni della danza dell’epoca.
Questi elementi che avevano sfavorito “Il lago dei cigni” al momento del suo debutto, diventarono
motivo di merito per ?ajkovskij nel momento in cui Vsevolozhsky volle rilanciare la danza al teatro
Mariinskij di San Pietroburgo.
Proprio per questo, sottolinea Montemagno, nel 1886 appena il principe si insediò come direttore dei
teatri imperiali russi ,organizzò un piano d’azione a lunga scadenza che assicurava una collaborazione
duratura tra il teatro Mariinskij e ?ajkovskij riprendendo “Il lago dei cigni”, mettendo poi in scena nel
1890 “La bella addormentata nel bosco” e tre anni dopo nel 1893 lanciando l’ultimo balletto della
fortunata terzina “Lo schiaccianoci”.
I tre balletti rappresentarono una piccola grande rivoluzione nella storia della danza perché per la prima
volta la musica aveva una complessa drammaturgia che dava spessore agli intrecci estremamente
complicati.
Montemagno prosegue la sua spiegazione, prima di allora vi erano stati solo una serie di titoli che si
fondavano sulla enucleazione di alcuni temi associati a determinati personaggi utilizzati in ambito di
balletti detti in “pantomima” dove molto spesso il gesto attraverso il quale si esprimeva il ballerino era di
facile comprensione per gli spettatori.
Questa struttura apparentemente semplice dei drammi coreografici venne messa per la prima volta in
discussione da ?ajkovskij con “Il lago dei cigni” nel 1875 per poi essere maggiormente ripresa e
amplificata nel 1888 quando insieme al direttore Vsevolozhsky affrontò la sua nuova fase compositiva e
la riforma del balletto classico nei teatri di San Pietroburgo.
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La geniale coppia per realizzare delle coreografie di notevole impatto aveva bisogno di un coreografo,
serviva per tanto un nome di spicco della danza internazionale dell’epoca e fu scelto quello di Marius
Petipa danzatore francese nato a Marsiglia.
Il professore spiega che Petipa aveva imparato in Francia il grande repertorio romantico e aveva esportato
in Russia i noti titoli come Giselle, quando si trasferì nel 1856.
La prima Aurora ballerina protagonista del “La bella addormentata nel bosco”
era un’italiana Carlotta Brianza che si era trasferita a San Pietroburgo, afferma Montemagno, perché la
città russa negli ultimi anni del ‘800 era la mecca della danza classica.
L’idea del soggetto da mettere in scena venne a Vsevolozhsky grandissimo intellettuale bibliofilo e
francofilo, scelse proprio questa favola poiché era uno degli undici titoli che si trovavano in un’antologia
di fiabe pubblicata nel 1697 a Parigi intitolata “Contes de ma mère l’Oye – I racconti di mamma oca” di
Charles Perrault all’interno della quale si erano finalmente trascritte le fiabe conosciute solo tramite
tradizione orale.
Le favole di questa raccolta erano tutte famose, “Il gatto con gli stivali”, “Cenerentola”, “Cappuccetto
rosso”, “Pelle d’asino”, “Barba Blu”, “Pollicino”, “Le Fate”, “Enrichetto dal ciuffo blu”, “Griselda”, “I
desideri ridicoli” e “La bella addormentata nel bosco”, molte delle quali furono successivamente riprese
dai fratelli Grimm.
Charles Perrault, spiega Montemagno, era vissuto alla corte di Luigi XIV e aveva partecipato alla
“Querelle des anciens et des modernes” in merito alla realizzazione di nuovi generi letterari, ponendosi
tra i moderni. La questione aveva stabilito che insieme al dramma e al romanzo potevano esistere altri
generi come le favole, di certo non meno appassionanti e con strutture complesse.
Vsevolozhsky tra gli undici titoli scelse proprio La bella addormentata per il suo forte legame con la
Francia e perché voleva creare “il balletto dei balletti” ricco di fasto e alto livello, svolgendo l’azione
all’interno della corte del Re Sole che nella trasposizione del balletto, per occultare l’identità del nobile,
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prese il nome di Re Florimondo XIV.
?ajkovskij, si impegnò di riproporre nella sua composizione la musica dell’epoca della corte francese.
Tutto questo è il quadro storico che il professore Montemagno ci ha fornito, dentro il quale si svolse la
vicenda della
bella addormentata che debuttò il 3
gennaio del 1890 nel corso di una recita privata per lo Zar Alessandro III, la prima aperta al pubblico fu
invece il 15 gennaio dello stesso anno.
Della trilogia di Cajkovskij “La bella addormentata nel bosco” fu forse il balletto minore, perché le
intenzioni di Vsevolozhsky, ottime nella carta, si rivelarono un boomerang durante l’attuazione del
balletto.
Il desiderio, infatti, di creare il “balletto dei balletti” summa delle contradizioni dell’epoca, rese La bella
addormentata il balletto più lungo e difficile, per questo nel tempo si preferì allestire il Lago dei Cigni o
lo Schiaccianoci.
Montemagno proseguendo nella sua illustrazione dice che la fiaba “La bella addormentata nel bosco” ha
un canovaccio molto semplice, così Cajkovskij decise di dare spessore alla trama grazie alle letture e agli
avvenimenti in cui era coinvolto in quegli anni. Durante lo stesso periodo stava nascendo “La dama di
picche”, un’altra opera lirica appassionante e post-romantica del repertorio del compositore russo, che
debuttò sempre nel 1890, tratta da un racconto di Alexander Puskin, il fondatore della lingua letteraria
russa contemporanea.
“La bella addormentata nel bosco” fu concepita come la lotta di due forze antagoniste, il bene e il male
che si contrappongono senza tregua, questa è l’idea di fondo che stava sia dietro balletto, sia nell’opera
“La dama di picche” ma la ritroviamo anche nella IV sinfonia di ?ajkovskij scritta proprio in quegli stessi
anni e dedicata alla sua mecenate. Nella melodia si palesa il “fatum” della vita degli uomini, questo
destino era costituito da presenze positive e negative.
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Il male nella bella addormentata afferma Montemagno,
viene presentato subito, nel prologo, quando il Re Florimondo e sua moglie decidono di dare una festa per
il battesimo della loro figlioletta Aurora.
Nell’ultima parte del prologo si ha l’entrata in scena, durante il ricevimento, delle sei madrine che
danzano un difficile “pas de six”, capitanate dall’incantevole fata dei Lillà. Finito il ballo, così come
nella favola, il cielo si oscura, scende la notte e arriva il personaggio negativo della storia, la strega
Carabosse, che non era stata invitata al battesimo per colpa di una dimenticanza del maggiordomo di
corte. Arrivata al centro della scena la strega maledice la bambina stabilendo che una volta grande verrà
punta da un ago e morirà. Solo l’intercezione del bene, mediante la fata dei Lillà, volgerà in meglio la
situazione dicendo che Aurora non morirà ma cadrà in un sogno centenario, insieme a tutti gli abitanti del
castello.
Il libretto di un testo coreografico a differenza di un’opera, spiega il professore, può essere soggetto a
svariate riscritture. Questo è ciò che accadde a “La Bella addormentata nel bosco” dove il personaggio
della strega Carabosse,
proprio per la sua caratteristica
eccessiva, fuori dagli schemi, fu più volte ripreso. Quando il balletto fu rimontato nel 1970 dal coreografo
britannico Sir Frederick Ashton, il ruolo della strega lo riservò a se stesso, un’interpretazione molto
originale che diede vigore al personaggio.
Montemagno prosegue dicendo che finito il prologo passano sedici anni prima che inizi il vero balletto, il
trascorrere di questi anni evidenzia la grande idea che si cela nella drammaturgia musicale di ?ajkovskij,
cioè il concetto di “balletto di formazione” che racconta la crescita della protagonista.
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Aurora diventa una bellissima principessa e il Re Florimondo decide di instituire una festa a corte per la
presentazione della figlia ai pretendenti che provengono dai quattro lati del mondo.
Questo passaggio, spiega il professore, è il momento più manierato del balletto che però non cade mai
nello stucchevole, con “l’adagio della rosa” brano celeberrimo della storia della danza, i quattro principi
presentano alla principessa ricchi doni, pietre preziose e gemme, ma la fanciulla viene attratta da una
semplice rosa, simbolo della sua purezza.
Arriverà presto Carabosse, sotto mentite sembianze di vecchina e darà alla giovane un fuso, lei si pungerà
realizzando la profezia della malefica strega e la principessa e l’intera corte sprofonderanno in un sogno
letargico per cento anni cristallizzando ogni cosa.
Montemagno incanta la platea con le sue conoscenze eccelse in materia musicale raccontando che
?ajkovskij era un artista moderno aperto al mondo e quindi durante il sonno di Aurora volle fare un
omaggio ad un altro famoso collega Wagner, di cui il russo conosceva bene la produzione.
Nel 1876 Wagner aveva concluso il suo “Anello del nibelungo”, un enorme ciclo di quattro spettacoli
lirici, l’episodio scelto da ?aikovskij fu quello della prima giornata “La valchiria” in cui il dio dei
nibelunghi Gotham porta la figlia Brunilde, che identifica la sua ragione tradita, in una roccia,
l’addormenta e la circonda di fuoco; la giovane resterà tra le fiamme fin quando il puro eroe Siegfried la
risveglierà.
Il secondo atto del “La bella addormentata nel bosco”
spiega il professore, se da una parte è quello privo di una corposa trama, perché gli avvenimenti sono
semplici, il principe Desireè dopo cento anni, durante una passeggiata nel bosco, scova il castello
incantato; dall’altra è il momento più saliente, perché ?ajkovskij riprende tutti gli elementi cardine della
drammaturgia musicale contemporanea.
Alla fine dell’atto il principe incurante degli stratagemmi messi in opera da Carabosse per impedirgli di
raggiungere le stanze dove dormiva la principessa, arriva da Aurora, si innamora della bellissima giovane
e con un bacio la risveglia rompendo l’incantesimo su tutta la corte.
Montemagno prosegue la spiegazione parlando del terzo atto, l’ultimo del balletto, intitolato “Le nozze
d’Aurora”. Nel 1922 una celeberrima compagnia russa trapiantata a Parigi “Balletts Russes” decise di
scindere questo atto rappresentandolo da solo.
Le nozze di Aurora sono la summa di questo balletto grazie all’inventiva di Vsevolozhsky , in esso erano
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previste diverse
danze messe in scena per allietare gli ospiti
del matrimonio, l’idea brillante fu quella di far diventare queste danze un grande quiz a cui tutti erano
invitati a partecipare, perché i protagonisti erano i personaggi illustri delle fiabe di Charles Perrault.
Il finale del “La Bella Addormentata nel bosco”, afferma Montemagno, prevede dopo la coda l’apoteosi,
una grande creazione coreografica che degnamente conclude questo balletto firmato da tre grandi
luminari Vsevolzhsky, Cajkovskij e Petipa, trionfo del bene, della luce e dell’amore.
Agnese Maugeri
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