Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 1
Gnomonica
Storia, Arte, Cultura e Tecniche degli Orologi Solari
Bollettino della Sezione Quadranti Solari dell’+U.A.I. – Supplemento al N°
N° 8
SPED. IN A.P. 70% FILIALE DI BELLUNO
Di AstronomiA UAI
Gennaio 2001
TAXE PERCUE – TASSA RISCOSSA – BELLUNO CENTRO
In questo numero:
R. Anselmi, Gli orologi conici ad angolo orario – A. Cintio, Calcoli per un orologio
solare – N. Severino, Cristoforo Clavio, la vita, le opere – A. Gunella, Studio
comparato sul comportamento e sulla psicologia dello gnomonista medio – N.
Severino, Le meridiane di Giacomo Brindicci Bonzani – A. Gunella-M.Valdes, Sul
disegno dell’orologio orizzontale Euphorus di Aquileia – Giorgio Mesturini, Due
meridiane del 1754 a Casale Monferrato – Paolo Auber, La grande meridiana a
camera oscura dell’Edificio di Borsa a Trieste – E. Del Favero, Le ore di un quadrante
che non c’è più - M. Arnaldi, Divertissments, la gnomonica illustrata nelle lettere
capitali del Rinascimento
Redazione - Nicola Severino, Via Lazio, 9 - 03030 Roccasecca (FR) Italy
Phone 0776 - 56.62.09
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Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 2
Sommario
Editoriale
pag.
R. Anselmi, Gli orologi conici ad angolo orario
A. Cintio, Calcoli per un orologio solare
N. Severino, Cristoforo Clavio, la vita, le opere
A. Gunella, Studio comparato sul comportamento e sulla psicologia dello gnomonista medio
N. Severino, Le meridiane di Giacomo Brindicci Bonzani
A.Gunella-M.Valdes, Sul disegno dell’orologio orizzontale Euphorus di Aquileia
G. Mesturini, Due meridiane del 1754 a Casale Monferrato
P. Auber, La grande meridiana a camera oscura dell’Edificio di Borsa a Trieste
E. Del Favero, Le ore di un quadrante che non c’è più.
Dalla Redazione
M. Arnaldi, Divertissments, la gnomonica illustrata nelle lettere capitali del Rinascimento
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Gnomonica, organo della Sezione Quadranti Solari dell’U.A.I. fondato da Nicola Severino nel settembre
1998.
Progetto editoriale, grafica di copertina, impaginazione
Nicola Severino
Supervisione tecnica a cura di
Alberto Cintio.
Hanno collaborato:
Riccardo Anselmi, Mario Arnaldi, Paolo Auber, Alberto Cintio, Enrico Del Favero, Roberto Facchini,
Alessandro Gunella, Giorgio Mesturini, Nicola Severino, Manuel Valdes
Redazione presso cui inviare il materiale: Nicola Severino - Via Lazio, 9 - 03030 Roccasecca Staz. (FR) -Tel.
0776 - 56.62.09
e-mail [email protected]
Redazione tecnica: Prof. Alberto Cintio, Largo S. Maria, 1 – 63010 Altidona (AP)
Supplemento al n.
, rivista dell’Unione Astrofili Italiani
Vic. Osservatorio, 5 – 35122 PADOVA
Registrata al Tribunale di Roma al n. 413/97
Spedizione in abbonamento postale art. 2 Legge 662/96.
Autorizzazione PT filiale di Belluno.
Stampa: Tipografia Editoria DBS, via E. Fermi, 5 – 32030 Rasai di Seren del Grappa (BL)
Direttore responsabile: Franco Foresta Martin
In copertina: Orologio solare murale verticale con un tracciato orario non convenzionale, risale al XVII secolo
ed è stato restaurato nel 1995. La foto e le informazioni sono tratte dal libro Slunecni Hodiny, pubblicato da J.
Jirasko, L. Pok, T. Starecky, nel 1998 a Praga.
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Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 3
Editoriale
?
La notizia delle mie presunte dimissioni da redattore di questa rivista, ha
certamente spiazzato molti dei frequentatori della mailing list Gnomonicaitalia, mentre ne
sono rimasti all’oscuro tutti coloro che non hanno accesso ad Internet ed alla suddetta lista
per cui non si è avuto modo di conoscere anche il pensiero di questi ultimi. Ma
francamente penso sia bastato il coro di voci incoraggianti, giunte da tantissime parti,
sempre sulla suddetta lista, a farmi retrocedere in un baleno dal mio intento. Tuttavia, mi
restano diverse perplessità relativamente alla troppo scarsa collaborazione in confronto al
numero degli appassionati e comunque resta di fatto che il mio tempo libero si è di molto
accorciato nell’ultimo anno. Resto nella speranza che il mio compito sia facilitato dal
contributo di tutti voi e su questo punto vorrei dire due parole.
Come è stato messo bene in evidenza nei messaggi che mi sono stati rivolti sulla
lista Gnomonicaitalia, gli articoli devono esprimere liberamente il pensiero, le idee, le
ricerche e le attività di tutti gli appassionati, a qualsiasi livello. Quindi, si faccia avanti il
neofita che ha scoperto questa o quella meridiana in conventi, contrade, castelli, ecc.,
dalla semplice descrizione, allo studio complesso delle stesse; si faccia avanti
l’appassionato che ha realizzato la sua meridiana sul muro della sua casa descrivendo
procedure, dubbi ed esperienze pratiche a cui potrà eventualmente rispondere e
commentare qualcuno tra gli esperti in materia; si faccia avanti colui che, visitando per
caso una biblioteca, ha scoperto un libro antico sugli orologi solari. Per lo studioso è
prezioso anche solo sapere la collocazione di un qualsiasi libro su questo argomento.
Il bello nella gnomonica è proprio il fatto che tutto fa brodo, ma un brodo saporito.
Raccontare l’emozione dell’incontro con la prima meridiana, o delle attività gnomoniche
rustiche di borgata, è linfa essenziale per alimentare la passione per questa particolare
disciplina. E’ come fare astronomia teorica, ma nello stesso tempo godere del semplice e
sublime spettacolo offerto dal cielo ad occhio nudo o con un binocolo.
Non c’è divario tra articoli tecnici ed articoli in cui si raccontano le prime esperienze,
o almeno non è nell’intento di questa rivista stabilire qualche differenza. Ognuno racconti
la sua, senza altri problemi, il lettore ne trarrà comunque un certo interesse.
Non puo’ essere un problema quello della scarsità di materiale per fare una rivista
come Gnomonica, nonostante abbia personalmente stabilito un numero piuttosto elevato
di pagine fin dall’inizio perché ero convinto che i collaboratori non mancavano e che il
numero degli appassionati cresceva ogni giorno sempre di più. Ora che nessuno deve
porsi il problema di presentare articoli non all’altezza di quelli scritti dalle grandi firme, mi
aspetto davvero di poter comporre una rivista che spazi dalla gnomonica tecnica, alla
scoperta di meridiane, al racconto di una visita in biblioteca, alle curiosità e via dicendo.
Mentre scrivo questo editoriale, mi sono giunti per posta elettronica diversi articoli
da “nuove firme” che mi confermano la volontà di tutti a collaborare serenamente e
rendono un redattore come Nicola felice di poter finalmente comporre una rivista che sia
veramente di tutti.
Nicola Severino
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GLI OROLOGI CONICI AD ANGOLO ORARIO
Riccardo Anselmi, Saint Vincent, Aosta
La maggiore difficoltà che si incontra nel progettare un orologio conico è rappresentata dalla posizione del cono. Se l’asse del cono
è puntato sulla polare, come avveniva negli orologi romani, le linee solstiziali e equinoziali coincidono con altrettante circonferenze i
cui centri giacciono sull’asse del cono. Se, invece, il cono è disposto verticalmente le linee diurne non sono né cerchi né coniche. Le
linee orarie astronomiche, italiche, babiloniche e gli equinozi si ottengono come intersezione di piani con il cono. Il problema delle
linee diurne, sebbene più complesso, è riducibile all’intersezione di una retta (generatrice del cono di luce) con il cono supporto
dell’orologio. Quest’ultima considerazione è valida anche per la lemniscata perché rientra nella stessa tipologia. Altri posizionamenti
del cono sono solo interessanti dal punto di vista teorico e tutt’altro che facili da affrontare. Prima di trattare succintamente
l’argomento del titolo, devo fare, comunque, un breve accenno alle meridiane cilindriche perché la superficie del cilindro, come
quella del cono, è sviluppabile su piano e, quindi, consente di progettare l’orologio su piano, ottenendo uno spolvero che può essere
comodamente adagiato sul solido per la trasposizione delle linee. È interessante osservare l’aspetto delle linee orarie astronomiche
di un quadrante cilindrico e di uno conico, non declinanti, ottenute sviluppando i due solidi.
In
figura 1 sono rappresentate le linee orarie delle ore 6 e delle ore 8, per l’orologio cilindrico convesso e quelle delle ore 4 e delle 6 per
quello concavo. Si dimostra facilmente che le linee orarie di un quadrante cilindrico sono cosinusoidi.
In figura 2 si può notare, a sinistra, la parte bassa di un cono sezionato da due piani inclinati. Un piano, visto di taglio, appare come
un segmento di estremi C e C’, inclinato di ϕ°(latitudine). L’intersezione Γ è una ellisse di eccentricità pari a sin ϕ / cos ω . La
curva, corrispondente a Γ sul cono, rappresenta la linea oraria delle 6. Il secondo piano, coassiale al primo e ruotato in senso
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Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 5
antiorario di 30°, determina un’ellisse (o anche altra conica) la cui intersezione rappresenta la linea oraria delle 8. L’inclinazione del
secondo piano è funzione di ϕ e di α, angolo di rotazione. La nuova inclinazione ϕ’, si ricava dalla formula seguente,
tan ϕ' =
sin 2 ϕ + tan 2 α
.
cos ϕ
La
seconda
ellisse, proiettata sul piano di base risulta sfasata,
rispetto all’altra, di τ°, valore che si ricava dalla
seguente formula:
tan τ =
tan α
. La parte destra
sin ϕ
della figura 2 rappresenta lo spolvero dell’orologio
conico convesso. Come si può notare le due linee
orarie si rivelano all’analisi curve trascendenti. “C” è il
centro dell’orologio dal quale fuoriesce lo stilo polare,
passante anche per C’, la cui lunghezza non incide
sulla dislocazione delle varie linee orarie.
La figura n°3 mostra ancora l’orologio conico ma
nella parte concava ricavata prendendo come centro
il punto C’ sul cono. Le due linee orarie così rappresentate sono quella delle ore 6 e quella delle ore 4. I quadri 4 e 5 raffigurano due
orologi conici il cui sviluppo inizia da una generatrice non allineata con il segmento CC’ (a 90°da quella che passa da C’). Si
possono osservare chiaramente sia la parte concava, a sinistra, che la convessa, a destra. Non mi soffermo oltre su questo
interessante argomento che fa parte della memoria presentata al X° Seminario di Gnomonica. La configurazione delle linee orarie
può essere eseguita con l’apposito software disponibile, in futuro, sul sito web http://digilander.iol.it/sundials .
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CALCOLI PER UN OROLOGIO SOLARE
Alberto Cintio, Altidona, AP
L’argomento non è affatto nuovo e tanti sono i procedimenti matematici che dal ‘700 ad oggi sono stati
proposti. La Gnomonica o Scioterica in questi ultimi 15 anni è rifiorita dalle sue ceneri e già ha fatto passi da
gigante divenendo un argomento attraente e coinvolgente per cui molti hanno prodotto studi e metodi
matematici pubblicati sia negli Atti dei Seminari (giunti alla decima edizione), sia sulla neonata rivista
“Gnomonica” che già passa al settimo numero. Si tratta in genere di lavori molto profondi, specialistici,
esaurienti e proprio per questo accessibili a pochi. Da qui è nata l’esigenza di cogliere fior da fiore e di
presentare un metodo matematico per quanto possibile più semplice e quindi accessibile a un pubblico molto
più vasto: richiede infatti solo alcune fondamentali nozioni di trigonometria.
1 - Altezza e azimut del Sole
L’altezza (AL) è la distanza angolare del Sole dal piano dell’orizzonte e l’azimut (AZ) è la distanza angolare
della direzione Sole dalla linea meridiana , misurata sul piano dell’orizzonte. Sono i primi due valori da
calcolare, necessari sia per trovare la declinazione di una parete (DP) sia per calcolare poi i punti nodali di un
orologio e calendario solare.
Metodo empirico. Osservando la fig. 1 (piano orizzontale) si intuisce come dalle misure dello gnomone (GN) e
della sua ombra (OP) si possano ricavare l’altezza e l’azimut:
AL = arctg GN / OP
AZ = arctg PX / PY
Occorre ricordare che l’azimut in astronomia si misura in base alla posizione del Sole rispetto al Sud con valori
positivi verso Ovest e negativi verso Est, per cui quando il Sole è a Est AZ = -90°, quando è a Sud AZ = 0° e
quando è a Ovest AZ = +90°.
Metodo matematico. Permette di calcolare le coordinate altazimutali del Sole per ogni giorno dell’anno e per
ogni ora del giorno e si riduce a due sole formule prese dalla trigonometria sferica che qui non dimostriamo:
sen AL = sen DS * sen LA + cos DS * cos LA * cos AN
cos AZ = (sen DS * cos LA - cos DS * sen LA * cos AN) / cos AL
ove le variabili da immettere sono soltanto tre:
LA = latitudine del luogo, che si può prendere da una cartina geografica o meglio ancora dalle tavolette al
25.000 dell’I.G.M.
DS = declinazione del Sole, ossia la distanza angolare del Sole dall’equatore celeste. Si può prendere dal
grafico, a forma di otto, della equazione del tempo (EqT), detto analemma o lemniscata che si trova ormai in
tutti i testi di geografia astronomica in uso nelle scuole superiori.
AN = angolo orario del Sole, che si definisce come la distanza angolare del Sole dal meridiano del luogo con
senso negativo verso Est e positivo verso Ovest. Ad ogni ora corrispondono 15° per cui: se il Sole culmina sul
meridiano del luogo alle ore 12, si avrà che alle ore 11 l’AN = -15 e alle ore 14 l’AN = +30°
Il problema è quello di stabilire l’ora della culminazione del Sole perché varia da luogo a luogo per effetto della
longitudine e da un giorno all’altro per effetto dell’EqT.
LG = longitudine: ad ogni grado di LG corrispondono 4 minuti di tempo. Se il Sole culmina alle ore 12:00 sul
15° meridiano, detto di Catania o dell’Etna, è già culminato alle 11:56 sulle località poste lungo il 16°
meridiano, mentre culminerà alle 12:04 sulle località poste lungo il 14° meridiano e alle ore 12:08 su quelle
poste lungo il 13° e così via. Convenzionalmente si prende con segno positivo per le località a Ovest di
Greenwich e con segno negativo per le località a Est, come l’Italia.
EqT = equazione del tempo: il Sole culmina sul 15° meridiano alle ore 12:00 solo in quattro giorni dell’anno: 14
Aprile, 15 Giugno, 1 Settembre e 24 Dicembre. Negli altri giorni anticipa o ritarda fino a un massimo di 16
minuti e questi si possono desumere dall’analemma. Ad esempio: ai primi di Novembre il Sole anticipa il
passaggio sul meridiano del luogo di 16 minuti, ossia culmina alle 11:44 e l’EqT = -16. A metà Febbraio il Sole
ritarda di 14 minuti, ossia culmina alle 12:14 e l’EqT = +14.
Ecco le formule che permettono di calcolare sia l’istante (in ore e frazioni decimali) della culminazione del
Sole, sia l’angolo orario per ogni ora del giorno, intendendo per ora quella dell’orario civile, ossia quella del
segnale Rai. La LG e l’EqT vanno prese, ovviamente, col proprio segno, come indicato sopra:
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culminazione = 13 + LG / 15 + EqT / 60
AN = 15 * (ORA - 13 - EqT / 60) - LG
2 - Declinazione di una parete verticale
E’ la misura da prendere con maggiore accuratezza perché da essa dipende la precisione di una meridiana.
La declinazione della parete (DP) si definisce come l’angolo compreso tra la linea meridiana Nord-Sud e la
linea rappresentata da uno gnomone ortostilo perpendicolare alla parete. Anche qui si assumono, per
convenzione, valori negativi verso Est e positivi verso Ovest, per cui se la parete guarda esattamente a Est la
DP = -90°, se guarda a Sud la DP = 0° e se guarda a Ovest la DP = +90°.
Metodo empirico: consiste nell’aspettare il momento esatto della culminazione del Sole, che è anche il
momento in cui il Sole si trova esattamente a Sud e misurare l’angolo tra la direzione della parete e la
direzione del Sole, materializzata nell’ombra di un filo a piombo o di uno gnomone verticale su un piano
orizzontale.
Metodo matematico: permette, con una sola formula, di calcolare la DP in qualsiasi ora di qualsiasi giorno:
basta misurare la lunghezza dello gnomone ortostilo (GN) e la lunghezza della sua ombra (OP) proiettata su
una parete verticale. Si osservi la fig. 2: con GN (gnomone) e OP si calcola la diagonale del parallelepipedo;
con questa e l’angolo d’altezza (AL) si calcola la misura della sua proiezione sul piano orizzontale; con questa
e GN si calcola l’angolo compreso, che sottratto all’azimut (AZ) porta alla DP. Ecco la formula conclusiva:
DP = AZ +/- arcos (GN / cos AL / sqr (GN2 + OP2))
Si utilizza il segno positivo quando l’ombra va verso sinistra dell’osservatore che guarda alla parete ed ha il
Sole alle spalle, mentre si utilizza il segno negativo in caso contrario, che è quello della figura. Mettendo in
sequenza le formule riportate sopra, si ottiene un piccolo programma utile per calcolare la declinazione di una
parete verticale:
10 LA = 43.17
latitudine in frazioni decimali
20 LG = -13.71
longitudine Est
30 DS = -21
declinazione del Sole
40 GN = 25
gnomone in cm
50 HH = 10.5
ora civile in frazioni decimali
60 EQ = -12.75
equazione del tempo in minuti
70 OP = 12.6
ombra in cm
80 PG = 3.1416: RA = PG / 180: LA = LA * RA: DS = DS * RA:
radianti
90 AN = 15 * (HH - 13 - EQ / 60) - LG: AN = AN * RA
angolo orario
100 AL = SIN(DS) * SIN(LA) + COS(DS) * COS(LA) * COS(AN)
110 AL = ATN(AL / SQR(1 - AL ^ 2))
altezza
120 AZ = (SIN(DS) * COS(LA) - COS(DS) * SIN(LA) * COS(AN)) / COS(AL)
130 AZ = PG / 2 + ATN(AZ / SQR(1 - AZ ^ 2)): AZ = AZ * SGN(AN)
azimut
140 AA = GN / COS(AL) / SQR(GN ^ 2 + OP ^ 2)
150 AA = ATN(1 / AA * SQR(1 - AA ^ 2))
160 DP = AZ / RA - AA / RA * SGN(OP)
170 PRINT USING "AL = ####.##”; AL / RA;
PRINT USING “AZ = ####.##”; AZ / RA;
PRINT USING “DP = ####.##"; DP
I risultati sono: AL = 23.09
AZ = -20.92
DP = 34.82
3 - Punti nodali di un orologio verticale
Per punti nodali si intendono le intersezioni tra le linee orarie e le curve di declinazione, dalla cui unione nasce
la griglia tipica di un orologio-calendario solare. Con riferimento alla fig. 2 si tratta di calcolare l’ascissa (PX) e
l’ordinata (PY) del punto P, relative a un piano cartesiano avente per origine degli assi il piede dello gnomone
ortostilo (GN). Con GN e l’angolo differenza tra AZ e DP si trova sia PX che la misura della proiezione; con
questa e AL si trova PY:
PX = GN * tan (AZ - DP)
PY = -GN * tan AL / cos (AZ - DP)
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Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 8
Ecco il programma che fornisce le coordinate di tutti i punti nodali necessari per costruire un orologio
calendario su pareti verticali comunque declinanti:
10 LA = 43
20 DP = 28
30 GN = 30
40 PG = 3.14: RA = PG / 180: LA = LA * RA: DP = DP * RA
50 FOR HH = 10 TO 16
60 AN = 15 * (HH - 12) * RA
70 FOR D = -1 TO 1: DS = 23.5 * D * RA
80 AL = SIN(DS) * SIN(LA) + COS(DS) * COS(LA) * COS(AN)
90 AL = ATN(AL / SQR(1 - AL ^ 2))
100 IF AN = 0 THEN AZ = -DP: GOTO 130
110 AZ = (SIN(DS) * COS(LA) - COS(DS) * SIN(LA) * COS(AN)) / COS(AL)
120 AZ = PG / 2 + ATN(AZ / SQR(1 - AZ ^ 2)): AZ = AZ * SGN(AN)
130 PX = GN * TAN(AZ - DP)
140 PY = -GN * TAN(AL) / COS(AZ - DP)
150 PRINT USING "########.##"; HH; D * 23.5; PX; PY
160 NEXT: PRINT : NEXT: END
ora
10.00
10.00
10.00
13.00
13.00
13.00
16.00
16.00
16.00
declinazione
-23.50
0
+23.50
-23.50
0
+23.50
-23.50
0
+23.50
Facsimile di alcuni risultati
ascissa
ordinata
-45.77
-17.81
-74.95
-66.13
-2584.10
-4221.73
-7.03
-12.52
-3.46
-30.17
4.85
-71.27
13.79
-2.12
25.59
-15.51
52.88
-46.50
4 - Altre applicazioni
Orologio orizzontale: osservando la fig. 1 si intuisce subito che con le misure dello gnomone (GN) e
dell’altezza del Sole (AL) si può calcolare la lunghezza dell’ombra sul piano; con questa e l’azimut si calcolano
PX e PY relative a un piano cartesiano avente l’origine degli assi nel piede dello gnomone verticale. Le righe
da sostituire sono:
130 PX = GN / tan AL * sin AZ
140 PY = GN / tan AL * cos AZ
Curve di declinazione: alla riga 70 compare il valore di 23.5°, che è il valore della declinazione del Sole ai due
solstizi di Giugno e di Dicembre. Volendo avere le altre curve occorre mettere il valore di 20° per i mesi di
Maggio, Luglio, Novembre, Gennaio e il valore di 11.5° per i mesi di Aprile, Agosto, Ottobre, Febbraio.
Longitudine: calcolando l’angolo orario senza tener conto della longitudine (LG) l’orologio solare fornisce il
Tempo Solare Vero (TSV) che differisce dal Tempo Medio Civile (TMC = quello del segnale RAI) sia per la LG
che per l’EqT. Per inserire la longitudine occorre sostituire:
60 AN = (15 * (HH - 13) - LG) * RA
Ora babiloniche e ore italiche: le ore babiloniche sono quelle contate a partire dal sorgere del Sole (horae ab
ortu), mentre quelle italiche partono dal tramonto (horae ab occasu), ma per comodità di calcolo prendiamo in
considerazione le ore mancanti al tramonto (horae ad occasum: è solo la differenza a 24) in modo da avere
una situazione simmetrica con le ore babiloniche. Quando il centro del disco solare si trova sull’orizzonte, AL =
0° per cui basta azzerare la formula dell’altezza per ricavare l’angolo orario dell’istante del sorgere e del
tramonto:
AN = arcos (-tan DS * tan LA)
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Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 9
Si assume con segno negativo per il sorgere e positivo per il tramonto. Per le ore successive al sorgere basta
aggiungere progressivamente 15° e per le ore mancanti al tramonto basta togliere 15° ogni ora, per cui la
formula definitiva è:
italiche AN = arcos(-tan DS * tan LA) - HH * 15
babiloniche
AN = - arcos(-tan DS * tan LA) + HH * 15
Quando HH = 0 si ha l’AN dell’istante del sorgere o del tramonto; quando HH = 1 si ha l’AN del Sole a un’ora
dopo il sorgere o a un’ora prima del tramonto e così via.
Nord
AL
P
AZ
GN
PY
E
W
Sud
PX
O
Fig. 1
O
gnomone
ombra
N
raggio
PY
AL
P
DP
proiezione
PX
Fig. 2
AZ
S
9
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Cristoforo Clavio: la vita, le opere.
Nicola Severino, Roccasecca
Schlusse Christophorus, meglio conosciuto come Cristoforo Clavio di Bamberga, dove nacque nel
1537, entrò giovanissimo (1555) nella Compagnia dei Gesuiti a Roma ed effettuò i suoi studi a
Coimbra, nel Portogallo. Ebbe la cattedra di matematiche al Collegio Romano, che durò dal 1565
fino alla sua scomparsa. Prese parte attiva alla preparazione della Ratio studiorum della Compagnia
di Gesù ed ebbe un ruolo molto importante nello sviluppo delle scienze matematiche nell’Ordine.
Si racconta che nel periodo in cui cominciò, per la prima volta, a mettere in discussione le teorie
fisiche di Aristotele, soprattutto quelle riguardanti il moto, Cristoforo Clavio chiese che le
quaestiones, poco utili a comprendere le cose della natura, fossero sostituite nei programmi delle
scuole gesuitiche dalla matematica; l’ignoranza della quale, egli sosteneva, aveva portato molti
filosofi, nel corso della storia, a commettere troppi errori nelle teorie fisiche, il cui studio razionale
era ritenuto indispensabile per una corretta formazione culturale dei Padri della Chiesa (1 ).
Tra le sue opere principali si annota una traduzione latina degli Elementi di Euclide, Euclidis
elementorum libri XV (1574), arricchita di note originali, la quale fu divulgata anche fuori
dell’Europa, come testimoniato dalla traduzione in cinese del Padre Matteo Ricci, che fu un suo
scolaro. E’ noto che Clavio ricevette l’appellativo di Euclide del XVI secolo, e certamente lo
meritò, non tanto per originalità di scoperte o di teorie, ma per il meraviglioso dono di sintesi con il
quale chiarificò ed unificò tutto il sapere delle scienze matematiche fino al suo tempo. Ebbe anche
una intensa corrispondenza scientifica con i suoi allievi e con uomini illustri. A lui soprattutto si
rivolse Galileo nel viaggio a Roma del 1611 per superare le prime diffidenze contro le sue scoperte
astronomiche. Ma qualcuno sostiene che Clavio non si pronunciò nettamente in proposito, altri
invece che lo incoraggiò e sostenne le sue prime scoperte. Ebbe, inoltre, corrispondenza anche con
Tycho Brahe e con il matematico e astronomo Gio. Antonio Magini. Grande fu il suo contributo alla
definitiva redazione della riforma gregoriana del calendario e del computo ecclesiastico per la quale
fu incaricato dal Papa Gregorio XIII. Cristoforo Clavio è uno dei primi autori a scrivere una
sommaria ricapitolazione sulla storia degli orologi solari. Solo poche righe che mettono in evidenza,
tra l’altro, la carenza informativa in proposito e lo scarso zelo degli scrittori precedenti che hanno
trattato l’argomento. Quel breve sommario è stato riscritto (senza che nessuno ne avesse mai citato
la fonte!), da quasi tutti gli autori e fino ai nostri giorni. Ma Clavio, rispettosamente, ricorda almeno
gli uomini che hanno scritto prima di lui e che hanno posto le basi, le fondamenta su cui poter
erigere questo monumento gnomonico letterario. Egli ricorda Apollonio, Teodosio, Euclide,
Aristarco, Tolomeo ed altri per l’Antichità. Ma non trascura di menzionare i suoi colleghi quali
Federico Commandino, Pietro Nonio, Daniel Barbaro che scrisse sugli orologi solari nel
Commentario al libro IX dell’Architettura di Vitruvio. Ricorda anche Albategno (del sec. IX), che
nella proposizione 56 del Libro de scientia stellarum trattò della descrizione delle ore ineguali in
orologi solari costruiti per qualsiasi latitudine. E ancora Oronzio Fineo, Giovanni Corrado Ulmero
Germano, Gio. Battista Vimercato, Andrea Schonero di Norimberga, Giovanni Padovano da
Verona, Francesco Maurolico Abate siculo, Giovanni Battista Benedetto, e un certo Petrus
Rodericus Hispanus, certamente un padre spagnolo appartenente al suo stesso ordine religioso.
La sua autorità, nel campo delle matematiche, lo spinse anche ad amendare gli errori commessi da
alcuni di detti gnomonisti. Così egli parla di un clamoroso errore di Oronzio Fineo sull’orologio
astronomico orizzontale e verticale; di Federico Commandino al quale attribuisce un’errata
distribuzione delle linee orarie nell’orologio italico; infine, della errata esposizione di J. Battista
Benedetto sull’orologio verticale declinante.
1
E. Cochrane, L’Italia del Cinquecento, Laterza, Bari, 1989, pag. 236.
10
Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 11
Scritti
Gnomonices Libri Octo, Romae, 1581. Questo volume è formato da 654 pagine di grande
formato, con caratteri a stampa che variano da 1,5 a 2 millimetri di grandezza; circa 600 figure
geometriche esplicano le metodologie esposte dall’autore, e moltissime tavole rendono possibili i
calcoli per le trasformazioni dei vari sistemi orari. Oserei dire che visto in versione moderna,
sarebbe un libro di circa 2000 (o più) pagine di pura gnomonica! Una vera enciclopedia.
Nell’atto di sfogliarlo si avverte subito come una sensazione di completo smarrimento davanti ad un
così vasto ed erudito lavoro. D’altra parte, l’autorità di Clavio e la sua nota erudizione viene più
volte ribadita anche dai suoi colleghi, come ad esempio Valentino Pini che di lui scrive: Huomo
acutissimo nelle suddette scienze, e miracoloso ne’ lineamenti dell’opere sue.
Elencare gli argomenti trattati in quest’opera sarebbe possibile solo attraverso un indice di almeno
40 pagine. Ma Clavio non si preoccupava di scrivere trattati di divulgazione intelligibili, intesi come
divulgazione per tutti. Per questo risulta difficile trovare qualcuno che abbia letto ed analizzato per
intero il suo lavoro, come egli stesso forse avrebbe sperato. E di questo ne abbiamo una
straordinaria prova dalla viva voce di studiosi che ebbero a lamentarsi più di due secoli fa. Nella
Ciclopedia inglese, del 1751, tradotta in italiano da M.G. Secondo (2 ), è scritto: Il primo che per
professione scrisse sulla Gnomonica è il Clavio, che dimostrò tutto, teoria ed operazioni, nella
rigida maniera degli antichi Matematici; ma così intricatamente, che noi possiamo accertare, di
non averlo neppure letto alcuno.
Fabrica et usus instrumenti ad horologiorum constructionem...Romae, 1586.
L’amicizia con i padri spagnoli che Clavio coltivava gelosamente attraverso una intensa
corrispondenza, si rivelò molto preziosa, soprattutto quando ebbe modo di comunicare con un suo
collega il quale gli mandò dei fogli manoscritti di gnomonica che contenevano interessanti relazioni
su nuovi strumenti per facilitare la costruzione di orologi solari murali, orizzontali e verticali
declinanti. Clavio si mise subito al lavoro per escogitare le metodologie più appropriate all’uso
dello strumento e ai vari metodi di disegnare, con questo, i diversi orologi solari. I suoi studi furono
raccolti in un libro pubblicato a Roma cinque anni dopo la Gnomonices, dal titolo Fabrica et usus
instrumenti ad horologiorum constructionem... L’importanza di quest’opera, e dello strumento
che in essa viene descritto, è facilmente intuibile se si tiene conto che a quei tempi era molto sentito
il problema di come tracciare facilmente e con sufficiente esattezza i diversi orologi solari su
superfici murali. E’ noto che il problema fu definitivamente risolto con la pubblicazione dei libri dei
due scienziati Picard e M. De la Hire, in cui venivano esposti i metodi per tracciare le linee orarie
per punti, ricavati analiticamente, come in uso ancora oggi. Mentre dal XVI secolo, più
precisamente dal 1586, si andarono perfezionando vari strumenti, sulla base di quello descritto dal
Clavio che, attraverso tutte le possibili varianti e miglioramenti apportati in più di un secolo, portò
alla realizzazione dello Sciatére e del Trigono 3 .
La teoria e l’uso di questa macchina per costruire orologi solari, denominata semplicemente
strumento, viene quindi divulgata per la prima volta da Clavio, il quale ne attribuisce l’invenzione
all’autore spagnolo che gli aveva mandato i fogli manoscritti: ...Il primo inventore di questo metodo
così chiaro e facile da applicare è di uno spagnolo, il cui nome è Joannes Ferrerius, uomo
acutissimo... Clavio si lamentò di aver potuto esaminare solo alcuni fogli e non tutta l’opera di
questo spagnolo che, probabilmente, è andata perduta.
Ciclopedia inglese tradotta da Giuseppe Maria Secondo, Napoli, 1751, Tomo V, pag. 106
N. Severino, Gli strumenti per costruire gli orologi solari nel XVI secolo, ATTI del IV seminario Nazionale di Gnomonica, Crespano del Grappa,
1992.
2
3
11
Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 12
Sempre in questo suo secondo libro dedicato alla Gnomonica, Clavio tratta per tutto il capitolo
ventesimo dei vari modi di trovare la declinazione dei muri misurandola rispetto al punto cardinale
Est, cioè rispetto al Circolo primario verticale, chiamato in Astronomia Primo Verticale. Tutt’oggi,
tradizionalmente, la declinazione gnomonica viene misurata in questo modo. Tutto il capitolo
ventunesimo (8 pagine), invece, è dedicato al fenomeno della retrogradazione dell’ombra, spiegato
con metodologie geometriche, soffermandosi (particolare trascurato dagli autori moderni) anche sul
famoso miracolo del profeta Isaia che operò la retrocessione dell’ombra sull’orologio del Re di
Giudea Achaz , attorno al VII secolo a. C. Egli ci fa sapere che di questo fenomeno ne diede una
prima dimostrazione Pietro Nonio al cap. II del Libro 2 De Navigatione e si pronuncia, in seguito,
rimanendo in equilibrio tra scienza e fede, sostenendo che la retrogradazione dell’ombra
nell’orologio di Achaz, avvenuta per virtù di un fatto divino (miracolo di Isaia), non contrasta con la
retrogradazione dell’ombra studiata e dimostrata da lui (Retrocessione umbrae, quà exposuimus,
non adversari retrocessione umbrae in horologio Achaz virtute divina facta) 4 .
Un nuovo metodo
Nel 1599 Cristoforo Clavio pubblica, sempre a Roma, un nuovo libro di Gnomonica:
Horologiorum nova descriptio. Un’altra pietra miliare. Un altro capolavoro che segna la fine della
gnomonica geometrica e l’inizio di quella analitica. Dopo pochi anni, gli orologi solari si sarebbero
progettati col calcolo trigonometrico. E’ questo, probabilmente, il primo libro di gnomonica in cui
vengono esposti i primi metodi per disegnare gli orologi solari per punti, con il concorso delle
tangenti. Metodo che si perfezionò nello spazio di oltre un secolo, come abbiamo detto, fino a
Picard.
Nella parte finale del libro, oltre a una cinquantina di tavole con gli archi semidiurni, seminotturni,
altitudini, orizzonti, verticali, e via dicendo, Clavio anticipa i tempi inserendo una sequenza di
problemi (17 in tutto) di astronomia sferica risolti per seni, tangenti e secanti, inerenti ai metodi
analitici per la costruzione degli orologi solari. In particolare egli enuncia quelle regole per ritrovare
i segmenti orari mediante il procedimento analitico, che saranno esposte nelle opere di Ozanam,
circa cento anni dopo, e chiamate analogie.
Vorrei, a questo proposito, ricordare un altro gesuita, forse discepolo di Clavio, di nome Gio.
Girolamo Chinig, che scrisse un libricino rimasto inedito, in cui si insegnavano metodi per costruire
orologi solari all’italiana (cioè per le ore italiche), per via di numeri. Questo lo sappiamo per merito
di Gio. Francesco Palmieri che, appassionato di gnomonica, nel 1620 diede alle stampe, a Siena, un
libretto in cui descriveva i metodi del padre Chinig, altrimenti rimasti sconosciuti.
Nel 1598, ovvero sette anni prima della sua scomparsa, scrisse le Tabulae astronomicae
nonnullae ad horologiorum constructionem..., della massima utilità per una corretta applicazione
dei nuovi metodi da lui descritti.
L’ultimo lavoro specifico sulla Gnomonica che si conosce, di Clavio, fu pubblicato a Roma nel
1603, e si intitola Compendium brevissimum describendorum horologiorum Horizontalium ac
Declinantium. E’ un libretto di 24 pagine che si presenta come una integrazione del libro
precedente, in cui insegna a descrivere anche gli orologi solari italici e babilonici, declinanti e non,
col metodo delle tangenti. Inoltre, al cap. VII descrive un metodo per traslare un progetto di
orologio solare dalla carta sul muro, in qualsiasi grandezza.
Tra le altre opere di qualche attinenza con la gnomonica, è da ricordare una sull’astrolabio, edita a
Roma nel 1593, nonchè un’altra, di cui non si è mai sentito parlare, intitolata De re gnomonica, in
folio, pubblicata a Roma nel 1587. Questa è riportata nel catalogo della Biblioteca Slusiana (parte
4
Fabrica et usus instrumenti ad horologiorum constructionem..., cap. XXI, pag. 109.
12
Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 13
III, pag. 379), redatto da Giovanni Gualtero nel 1690, in cui però stranamente non viene citata la
Gnomonices...
In conclusione, Cristoforo Clavio non fu solo l’Euclide, ma anche lo Gnomonista del secolo XVI.
Un successo meritato in fin dei conti. Con la sua capacità di sintesi e una sconfinata erudizione,
fondendo elementi astronomici, matematici e artistici, riuscì a fare della Gnomonica una vera
scienza. La sua passione rivive, ancora oggi, nei suoi trattati. E non smettono di destare meraviglia a
noi posteri che, come gli uomini della Ciclopedia inglese, possiamo dire di non poter neppure
leggerli alcuno, ora che il latino è dominio di pochi.
Bibliografia gnomonica: Gnomonices libri octo, in quibus non solum Horologiorum solarium, sed
aliarum quoque rerum quae ex Gnomonis Umbra cognosci possunt, descriptiones geometrice
demonstrantur, Romae, apud Franciscum Zannettum, 1581, altre edizioni nel 1602, 1612 ; Fabrica
et usus instrumenti ad horologiorum descriptionem horarum a meridie et media nocte
exquisitissima, et nunquam ante hac in lucem edita, Romae, 1586, altre edizioni nel 1593 e 1599 ;.
De re gnomonica, Roma, 1587; Astrolabium, Romae, impensis Bartholomei Grassi, ex typ.
Gabiana, 1593 ; Horologiorum nova descriptio, Romae, apud Aloysium Zanettum,1599 ;
Compendium brevissimum describendorum horologiorum horizontalium ac declinantium, A.
Zanettum, Romae, 1603 ; Tabulae astronomicae nonnullae ad horologiorum constructionem maxim
utiles et notae on novae horologiorum descriptionem quae ad horologia extruenda plurimum etiam
conducunt, P. Jo. Hays, 1603 e Romae, 1605; Tabula altiudinum solis pro horis astronomicis in
signorum initijs, ad omnes gradiis altitudinis poli borealis, ex typographia Aloysij Zannetti,
Romae, 1603 ; Operum mathematicorum , in 4 libri, di cui il libro 4 dedicato alla gnomonic, Mainz
1612 ; Sfera di Gio Sacro Bosco, tradotta e dichiarata ...Con nuove aggiunte di molte cose notabili
e varie dimostrazioni utile, e dilettevoli, in cui alle pagine 374-382 tratta degli orologi solari.
Da “Boeotia” di Plauto
(riscoperta e traduzione di Roberto Facchini da Trieste)
Che gli Dei facciano confondere chi inventò il telefonino e chi
per primo pose qui un Personal C.!Perché a me poveraccio hanno
ridotto la giornata a brandelli da nulla.
Quand’ero ragazzo l’unico mio e-mail era il porta-lettere,un
internet assai migliore e preciso di tutti questi.Quando lui dava
l’avviso so godeva del leggere, salvo il caso che non ce ne
fosse.Ora invece,che ce n’è troppo,si va a riposare solo se manca
la corrente.
E così da quando la città è piena di computer e cellulari,la
maggior parte della gente va in giro tutta scombussolata per lo
stress.
Gnomonica è la rivista degli gnomonisti italiani. E’ la tua rivista. Collabora inviando articoli
sulla realizzazione di meridiane, censimenti, studi tecnici, ricerche storiche, curiosità,
recensioni. Non facciamo spegnere il fuoco della creativita’ gnomonica italiana.
13
Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 14
Il regalo di Natale ?
L’Orologio di Giulio Cesare !
su : www.averoma.com .
www.AVEROMA.com 
Vrbs , 24.10.2000
MMDCCLIII
Ab Vrbe Condita
AVEROMA e la misurazione del Tempo
Tutti sappiamo che al tempo dell’antica Roma il tempo era misurato con meridiane e clessidre . Ma
soprattutto sappiamo che le ore della giornata erano diverse rispetto a quelle dell’ora moderna . Per es.
mentre per noi è Mezzogiorno , per i Romani era l’Hora VI .
Come avere su un orologio moderno anche l’Hora della antica Roma ? Ci ha pensato AVEROMA, sito web
dedicato alla vita quotidiana degli antichi Romani, che l’ha ricostruita su un orologio attuale.
Oggi si misurano le 24 ore del giorno considerando la 1° ora all’una di notte . Invece gli antichi Romani
misuravano solo le XII Hore indicate dal sole sulla meridiana . La I era all’alba (circa le 6 di oggi) e la XII al
tramonto (circa le 18) . Le 12 ore della notte, dal tramonto all’alba, erano misurate in 4 Vigiliae , cioè come
turni di guardia delle sentinelle (ciascuno di 3 ore) .
L’ Horologivm di Caio Givlio Cesare ( così è stato chiamato) è dunque un orologio solare (quindi antistress) ,
che non mancherà di soddisfare quanti hanno il desiderio di avere o regalare un oggetto particolare .
Questo è l’unico orologio al mondo che indica l’ora dell’antica Roma .
Siamo certi che a Natale l’Orologio di Caio Giulio Cesare sarà il regalo più nuovo e più ricercato . Per gli
appassionati di orologi e di storia , per i curiosi , gli studenti, i turisti , i collezionisti , e le aziende , l’Orologio di
Caio Giulio Cesare è visibile sul sito www.averoma.com e nei seguenti AveRomapoints :
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P.za San Pietro – Terminal Gianicolo quinto piano
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, indetto dal Comune di Roma sotto l’alto patrocinio della Presidenza della Repubblica Italiana che promuove
progetti che leghino Internet alla cultura .
AVEROMA di Emanuela Mastria - e-mail: [email protected] –
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Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 15
Studio comparato sul comportamento e sulla psicologia dello
gnomonista medio
Alessandro Gunella, Biella
Herrn Dr. A.G. e Herrn Dr. G.P. noti studiosi di psicologia comparata dell’Università d'An Dorn (Skt. Johann
Collegium) e gnomonisti a loro volta, hanno compiuto un accurato studio, comparando soprattutto i dati
raccolti negli ultimi 10 Seminari di Gnomonica tenuti in Italia, e sono giunti a definire la figura dello gnomonista
medio, elaborando le conclusioni che vengono qui riassunte nei punti essenziali.
Riteniamo utile pubblicare quanto ci viene comunicato da costoro, nella traduzione del collega MAGUN, al fine
di aprire una piccola inchiesta fra i lettori. Chi non è d’accordo, ma soprattutto chi si ritrova in esse, è pregato
di fare pervenire le sue considerazioni a questa Rivista; vedremo di raccoglierle e pubblicarle nel prossimo
numero. Se non altro per confermare o meno le conclusioni dei suddetti ricercatori
Lo gnomonista medio non ha dubbi, ma solo certezze.
Lo gnomonista medio è forte delle sue conoscenze, per cui sente le argomentazioni altrui, ma
non le ascolta; tuttavia è disposto a parlare dell’argomento con continuità, per ore.
Lo gnomonista medio è geloso delle proprie scoperte, o presunte tali, e le custodisce in sé, come
segreti cui solo lui può accedere; tuttavia vorrebbe che i “non gnomonisti” lo stessero ad
ascoltare. E sarebbe al colmo della felicità se lo stesse ad ascoltare almeno uno degli altri
gnomonisti.
Lo gnomonista medio è soggetto agli stimoli esterni al suo Io, ma non se ne cura, e procede
come se non ci fossero, salvo sopportare con stoicismo eventuali cocenti delusioni.
Lo gnomonista, medio o non, teme le domande del principiante gnomonista, perché potrebbero
riguardare proprio quel caso particolare per cui è impreparato.
Lo gnomonista medio è disposto a scannarsi per accedere ad un orologio solare, o per impedire
che altri acceda prima di lui
Lo gnomonista medio ha illusioni didattiche; ritiene che nessuno, o quasi nessuno degli allievi
delle Scuole Medie (chissà perché, suo obiettivo preferito) provi disinteresse per argomenti che
riguardano sole, stelle, pianeti eccetera. Ma poi, in cuor suo, preferisce la disillusione; così ha la
sensazione di aver fatto tutto il possibile per trovare proseliti, e che l'insuccesso sia dovuto a
cause non dipendenti da lui; la coscienza è a posto, e la concorrenza pure.
Lo gnomonista medio ha una moglie e dei figli, che sopportano con ironia il suo chiodo fisso,
perché pensano che se ne avesse di altro genere sarebbe peggio; accettano il male minore con un
sorriso stanco.
Lo gnomonista medio non si crede mai tale, ma sempre al di sopra della media. Il guaio è che
così la media si alza, e lui rientra.
Lo gnomonista medio ha sempre un manoscritto che attende di essere pubblicato, ma gli Editori
non lo capiscono, in quanto ne fanno solo un fatto commerciale.
Lo gnomonista medio invidia in cuor suo gli astrologi, perché essi, pur trattando la meccanica
celeste guardandosi bene dall'esibire dimostrazioni matematiche, riescono ad avere più clienti di
lui.
Lo gnomonista medio vende ombre, non fumo. Ma la sua serietà generalmente non è capita.
Lo gnomonista medio, pur lavorando “alla luce del Sole”, amerebbe farsi pagare “in nero”.
Lo gnomonista medio non esiste.
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Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 16
Le meridiane di Giacomo Brindicci Bonzani, gnomonista Vigezzino (1914-1995)
Giacomo Gim Bonzani, Villette Vb – Adattamento testo di N. severino
Un amico scrisse “c’è un paese dove,
quando manca il sole il tempo si ferma”.
Si tratta del paese di Villette, il più
piccolo comune della Val Vigezzo, noto ai
pellegrini religiosi di Re, per aver dato i
natali a Giovanni Zuccone che scagliò la
sacrilega
pietra
all’immagine
della
Madonna, originando il miracolo del
sangue di Re. Ma oltre a questo ed
all’amenità
della
posizione
aprica,
Villette è ormai noto come “il paese delle
meridiane”.
Infatti da più di trent’ anni a oggi, sono
apparsi sulle pareti delle case, numerosi
ed ornamentali orologi solari, meglio (ed
erroneamente) noti come meridiane. La
moda di questi antichi misuratori del
tempo, oggi in epoca di orologi atomici, è
diventata più uno sfizio che una
necessità. E’ un costume in crescita, non
solo a Villette, ma pure in Val Vigezzo e
nell’Ossola intera, anche grazie al
diffuso utilizzo del Computer per i
calcoli ed il disegno.
Pioniere in valle della diffusione della
scienza gnomonica (l’antica sciaterica) è
stato l’ing. Giacomo Brindicci Bonzani di
Villette. Prerogativa sua, oltre alla
citata primogenitura locale, è stata
quella di aver esteso i suoi quadranti
solari a tempo medio civile (ora dei
comuni
orologi)
anche
su
pareti
fortemente declinanti (Est-Ovest), così che le curve orarie ad “otto”, dette
lemniscate, producessero effetti estetici di indubbia efficacia (oltre che,
naturalmente, offrire ai lettori l’ora esatta). I suoi primi orologi solari furono però
tradizionali, del tipo francese, a tempo solare vero locale. Altra caratteristica dei suoi
quadranti, fu l’uso quasi costante dello stilo con disco gnomonico dorato.
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Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 17
Giacomo Brindicci Bonzani eseguì numerosi calcoli e progetti di quadranti solari dai
primi anni ’60 al 1995, quando scomparve improvvisamente. Aveva lasciato due
meridiane incompiute, che furono concluse da un altro villettese, suo allievo di
gnomonica e figlioccio: l’arch. Giacomo “Gim” Bonzani. Per molte di queste
realizzazioni, si avvalse della collaborazione preziosa del prof. Giovanni Simonis,
architetto e di pittori locali quali Antenori, Materni, Mattei, Pirinoli, Poletti, Rinolfi ed
altri.
Giacomo Brindicci Bonzani era nato a Milano nel 1914 da Nicola ed Emma Bonzani di
Villette. Studiò a Milano diventando ingegnere nel 1938. Fu ufficiale degli alpini sul
fronte occidentale (col fratello dr. Luigi) ed internato in Svizzera dal 1943 al 1945.
Esercitò poi la professione a Milano ed in Lombardia. Non abbandonò mai il paese di
sua madre. Con Greppi e Gallione collaborò al costruendo santuario Re, progettandone
la cupola. Fu promotore dell’autonomia di Villette da Re e divenne sindaco del
ricostruito comune di Villette dal 1957 al 1990. Fu pure in quegli anni presidente del
Consorzio di Bonifica Montanara dell’Ossola, poi del Consiglio di Valle (oggi Comunità
Montana). La passione per la gnomonica e l’astronomia, lo spinse a contattare i
maggiori esperti nazionali in materia per approfondimenti e scambi di pareri tecnici.
A Villette, nella sua casa materna costruì un piccolo, ma funzionale osservatorio
astronomico per fotografare gli astri. Si spense a Milano nel Luglio del 1995.
Apprezzare
Il tempo
E valutare la preziosità
Di ogni minuto,
È sempre stato
Nelle caratteristiche
Dei villettesi
In ogni secolo…
E scandirne il tempo
Sul ritmo solare,
Antica ambizione;
Donde le numerose
Meridiane
Antiche e moderne
Davide Ramoni
Le meridiane
(Note:NR=Non realizzate – Il n° indica quanti quadranti in parete)
VILLETTE - Casa propria,1
17
Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 18
- Casa propria, curvadelle12 sul terrazzo,1 NR
- Chiesa parrocchiale,1
- Municipio,2-(premiata a Brescia al concorso di gnomonica)
- Casa Bocci,2
- Casa Amodei,1, NR
- Casa Pidò,3
- Tomba di famiglia 1,NR
- Asilo infantile,1
- Casa propria Alpe Blitz,1
CARAVEGGIA
-
Casa alla Pila,2
Casa Greppi,1
Casa Selva Bonino,1
Casa Frangi,1
Casa Garbani,1
Casa Romano,1 ( 1,NR)
TOCENO
-Baita Carimali alla colma ,1
S.MARIA MAGGIORE
MALESCO
DRUOGNO
Inoltre:
-
- Casa Meregalli,1
Casa Barbieri J., 1
Casa Barbieri, 1
Casa Mattei ,1
Casa Simonis,1
Vecchio Municipio,1 ( restauro )
Rifugio CAI al Cado,1 (col prof. Castelnuovo )
Casa Passarin, 1
Casa Moneta, 1
Casa Prinoli, 1 (orizzontale su pietra)
Casa Minoggio, 1
- Casa Meroni, 1
- Casa Piantanida, 1, NR
- Restauro meridiane:
- Casa Poscio (su marmo) a Domodossola
- Studio Bonacci, 1 a Villadossola
- Rifugio Mores, 1 alta Val Formazza
- Casa Ambrosoli. NR, 1 a Ghiffa
- Proprio Studio, NR, 1 a Milano
- Ritaratura di 2 orologi solari nella Certosa di Pavia
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Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 19
IN MERITO AL DISEGNO DELL’OROLOGIO ORIZZONTALE DI AQUILEIA
A. Gunella – M. Valdes
Madrid, dicembre 2000
L’articolo di Paolo Auber, documentato e interessante “La meridiana orizzontale di Aquileia - Il plinto di
Euporus” (Gnomonica nº 7) mi ha suggerito tre idee che spero siano gradite agli gnomonisti interessati
agli orologi greco/romani.
•
•
•
Quali erano i valori delle Latitudini noti al principio della nostra era?
Quanta importanza attribuire agli errori commessi nel misurare e mediare le distanze?
Esiste un altro metodo per calcolare la latitudine per cui sono stati disegnati gli orologi orizzontali?
Per tentare una risposta alla prima domanda, copio le latitudini contenute nel trattato di Vitruvio. Le latitudini di Atene, Rodi
e Taranto sono inferiori, dell’ordine di un grado, a quelle determinate con i metodi di oggi. Possiamo supporre che la loro valutazione
sia stata fatta osservando l’ombra di uno gnomone all’equinozio.
Nel caso di Aquileia (w = 45,7°)
Vitruvio potrebbe aver determinato una
latitudine di 44,7°. L’esprimerla nella forma
abituale dell’epoca porta a:
gnomone = ombra = 1, e quindi al valore w
= 45,0°.
Roma
Atene
Rodi
Taranto
Alessandria
gnomone
9
4
7
11
5
ombra
8
3
5
9
3
Vitruvio
(º)
41,63
36,87
35,54
39,29
30,96
attuale
differenza
(º)
(º)
41,90
0,27
37,98
1,11
36,45
0,91
40,48
1,19
31,20
0,24
Partendo da tale latitudine, lo
gnomonista romano dovette calcolare le
distanze es ed ew per uno gnomone alto
50,4 mm, trasferirle sulla pietra già spianata, e incidere le linee. Quasi 2000 anni dopo, noi, gnomonisti di oggi, misuriamo queste
distanze e le introduciamo nelle nostre formule per trovare l’angolo Tutte le operazioni elencate implicano la possibilità di
commettere errori.
Come si vede nel quadro a lato,
Auber (per la declinazione solare ε = 24°)
supporre un errore di 1 mm in ciascuno
Murphy, nella forma più sfavorevole),
una variazione fra 42,21° e 44,81° .
errore (mm)
ew
es
r
-1,0
+1,0
74,0
73,0
75,0
30,0
31,0
29,0
0,41
0,42
0,39
per i valori di es = 30 ed ew = 74, Paolo
ottiene la latitudine di 43,54°. Però basta
dei due dati (accumulati, secondo le leggi di
perché l’espressione della latitudine subisca
Questo modo di esaminare gli
errori è un piuttosto approssimativo. Il
43,54
42,21 44,81
ϕ
trattamento degli errori possibili dovrebbe
essere affrontato in modo più rigoroso; però il
dargli una veste scientifica riempirebbe di
formule e di quadri questa pagina. Credo di
potermi permettere la leggerezza di affermare che queste considerazioni portano a ritenere (vista la grandezza dei valori ew ed es)
che l’orologio fu disegnato per una latitudine prossima a quella che all’epoca era stimata per Aquileia,
Commento
Tutti sanno che la latitudine stimata, secondo i dati di molti orologi greco - romani, non coincidono con la latitudine misurata
oggi per il luogo di rinvenimento. Molti fattori influenzano questa irregolarità:
- orologi trasferiti, con il cambiare della residenza dei possessori
- difetti di esecuzione
- orologi fabbricati in serie, venduti per località non note al momento della fabbricazione
…..
Nel caso dell'orologio del circo di Aquileia c'è una differenza fra la sua latitudine attuale (w = 45,7°) e quella calcolata
attraverso vari metodi. L'Autore stima la latitudini secondo i tre metodi più conosciuti.
Esistono altri metodi per calcolare la latitudine di disegno di un orologio, premesso che in molti orologi greco - romani
conservati uno può trovare delle sorprese, nell’analizzare i dati incisi su di essi.
19
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Uno dei procedimenti consiste nel misurare l’angolo ( ) dei tratti delle iperboli solstiziali tra le ore IV e V.
La relazione fra tale angolo, i valori della latitudine, la
4
5
(tan.ϕ * cas.d − tan .δ) * (cos. .d − cos. .d )
declinazione (± 24°) e la lunghezza semidiurna si esprime per
6
6
tan.α = cos .ϕ *
1
4
5
mezzo della relazione a lato. Se conosciamo e possiamo
cos. .d + cos.d * (sen. .d − sen . .d )
6
6
6
calcolare per mezzo di approssimazioni successive.
α angolo di un ramo della iperbole
ϕ latitudine
δ declinazione
(semidíurno)
Un’altra via consiste nel misurare gli angoli delle d = a cos(− tan.ϕ * tan.δ )
le linee orarie con la meridiana ( n) e in accordo con la relazione a lato trovare il valore di Se intendiamo operare con
precisione dobbiamo ricordare che le linee orarie non sono delle rette, e tuttavia
n π sen .(ϕ + γ )
possono essere sostituite da segmenti di retta per latitudini modeste.
tan .α n = tan . . *
6 2
sen .γ
n π
sen .( . )
6 2
tan .γ =
* tan 24°
n
π
sen.( * (d 24° − ))
6
2
α n angolo della línea oraria n
Nelle figure dell’articolo di Paolo Auber si possono misurare gli angoli
- segmento IV-V dell’iperbole del solstizio invernale
- segmento IV-V dell’iperbole del solstizio estivo
- ora V
Latitudine di calcolo
29,5°
29,0°
20,47°
37,49°
39,11
impossibile (troppo grande)
Riassumendo
•
•
•
•
La latitudine di Aquileia è di 45,7º, ed in epoca romana probabilmente era stimata in
44,7º
D’accordo con i dati dell’ombra dell’ora sesta la latitudine di calcolo sarebbe
appross. 43,5º
Le pendenze delle iperboli solstiziali portano a stimare una latitudine di
appross. 38,6º
L’inclinazione dell’ora I non è ammissibile per nessun orologio ad ore temporarie (la maggior pendenza corrisponde alla
latitudine di 53º e raggiunge il valore 19,55º)
Questa disparità nei risultati deve corrispondere a circostanze particolari, o a un determinato sistema di calcolo e di
tracciamento. Però immaginare quali possano essere stati tali fattori è una ulteriore domanda, che eccede l’ambito di questa breve
nota.
Manuel M. Valdés
Asociación de Amigos de los Relojes de Sol de Madrid
Traduzione ed adattamento a cura di Alessandro Gunella, Biella.
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DUE MERIDIANE DEL 1754 A CASALE MONFERRATO
Giorgio Mesturini, Casale Monferrato (AL)
[email protected]
Casale Monferrato, cittadina piemontese di una certa rilevanza storica, di lontane origini
gallo/romane, è situata sulla riva destra del Po, tra il fiume ed i primi contrafforti delle colline che
segnano il confine meridionale della pianura padana e possiede un discreto patrimonio di
monumenti tardomedievali, rinascimentali e barocchi; anche la dotazione di opere gnomoniche in
città è particolarmente ricca, potendo sfoggiare sui propri palazzi sia quadranti solari antichi sia di
recente costruzione. Una tradizione, quella gnomonica, che riserva all’appassionato “cacciatore di
meridiane”, che voglia addentrarsi tra le vie ed i vicoli del centro storico, non pochi spunti di studio
e curiosità interessanti.
Oggetto della breve descrizione che segue sono due tra i quadranti solari più antichi non solo della
città, ma di tutta la provincia di Alessandria, la storia dei quali presenta per certi versi aspetti oscuri
o, per lo meno, poco conosciuti.
Si tratta di due quadranti datati 1754, visibili all’interno del Chiostro di S. Croce, sede da alcuni
anni del Museo Civico, che annovera importanti raccolte di dipinti del Guala, Musso, Morbelli ed
altri, di reperti archeologici (della tarda età del bronzo) provenienti dalla vicina necropoli di
Pobietto, ed infine dotato di una sezione interamente dedicata alla raccolta ed alla conservazione dei
gessi modellati dallo scultore simbolista locale Leonardo Bistolfi, seconda in Europa per
importanza.
Figura 1- Il grande quadrante ad ore italiche declinante a est (foto G. Mesturini).
Il più grande dei due quadranti (vedi figura 1) si trova nel cosiddetto “Chiostro Grande di S. Croce”
costruito nella seconda metà del XV° secolo a ridosso delle mura medievali della città, oggi
scomparse, precisamente sull’ala ovest, proprio sotto le finestre del Museo Civico appena citato. E’
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Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 22
un quadrante ad ora italica, di grandi dimensioni (cm 235 x 205) recentemente oggetto di un
restauro conservativo forse un po’ sommario e frettoloso ancorché non ancora del tutto terminato,
che non pare essere stato sufficiente a restituire all’opera la brillantezza dei colori e la visibilità
delle linee che doveva avere in origine, prima del forte deterioramento dovuto alle intemperie.
Fortemente declinante a levante, con falso stilo perpendicolare alla parete, il quadrante presenta le
linee orarie numerate con numeri arabi da 8 a 18. E’ pure presente in rosso la linea equinoziale, vale
a dire la traccia che percorre l’ombra della punta dello stilo nei giorni di equinozio, con i simboli
dei segni zodiacali entranti di Ariete e Bilancia; sono pure presenti i segni zodiacali del Capricorno
e del Cancro. In alto firma dell’autore e data: I.A.G.A.F. 1754, mentre sul lato sinistro si
intravedono tracce del motto, probabilmente aggiunto nel XIX° secolo: TEMPORA TEMPORE
TEMPERA.
Come è ben noto agli amici gnomonisti appassionati che segue con affetto la nostra rivista, gli
orologi solari ad “ora italica”, usati fino ai primi del 1800, dividevano il giorno in 24 ore,
coincidendo la prima ora del giorno con il momento del tramonto. Questo tipo di quadrante segnava
le ore dall’alba alle 24 (tramonto) ed aveva l’inconveniente di doversi adeguare alla variazione del
tramonto nell’arco dell’anno; lo stesso momento della giornata era individuato, al variare delle
stagioni, con ore diverse. Infatti il mezzodì coincideva all’incirca con l’ora 19a in inverno, e con
l’ora 16a in estate.
Il sistema italico aveva tuttavia il vantaggio di indicare quante ore mancavano al tramonto, dato
questo di primaria importanza nella civiltà contadina monferrina dell’epoca, poiché solo il
sopraggiungere del buio segnava nel contado la fine della lunga giornata lavorativa.
Alle spalle dell’edificio adibito a Museo è presente un altro chiostro detto “Chiostro Piccolo di S.
Croce”, oggetto anch’esso di recentissimo restauro, con recupero di rimarchevoli lunette ad
affresco, attribuite alla scuola del Caccia. Il Chiostro Piccolo, che fa parte dell’importantissimo
complesso architettonico dell’ex Convento Agostiniano, è l’anello di collegamento architettonico di
unione tra Chiostro Grande e Museo Civico da un lato, e Chiesa di S. Croce dall’altro. Del chiostro
piccolo non si sa molto, se non che dovrebbe essere di epoca quattrocentesca, chiamato da alcuni
studiosi “chiostro dei morti”, ricavato in quel periodo dalla chiusura di un piccolo slargo antistante
il palazzo Gaspardone, mettendo così in comunicazione diretta la chiesa di S. Croce con il chiostro
principale del convento.
Sulla parete del chiostro piccolo esposta ad ovest, tra le finestre del Museo Civico, fa bella mostra
di sé una “strana meridiana”, che nasconde, secondo la mia modesta opinione, una storia singolare
e, per certi versi, non ancora chiarita.
Si tratta di un quadrante solare molto piccolo, di dimensioni cm 60 x 55, datato 1754 e siglato da
I.A.G.A.F (vedi figura 2); data e sigla sono gli stessi del quadrante descritto in figura 1. Questo
secondo quadrante è posto molto in alto (oltre 7 metri) rispetto alla posizione di osservazione di chi
si trovi nel cortile del piano terreno, nell’unica zona del chiostro raggiunta dai raggi del sole nelle
ultime ore della giornata.
Le ore segnate sono quelle “italiche” , e sono indicate con numeri arabi dal 18 al 24.
Sovrapposte a quelle italiche sono altresì presenti le ore “francesi”, subentrate in uso alla fine del
secolo XVIII, e già utilizzate oltralpe fin dal seicento, indicate con numeri romani dal II al VII. E’
probabile che l’uso dell’ora francese, ancorché non in uso in Piemonte nel 1754, sia stata
espressamente richiesta dalla guarnigione militare franco-spagnola che, fin dal 1745, aveva
occupato l’adiacente chiesa di S. Croce destinandola, con l’arrogante prepotenza tipica di quel
periodo storico, ad ospedale e ricovero per le truppe.
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Figura 2 – Il piccolo quadrante declinante ad ovest (foto G. Mesturini)
Sono presenti sul quadrante i segni zodiacali del Capricorno e del Cancro, e quelli dell’Ariete e
della Bilancia posizionati sulla linea degli equinozi. Lo stilo in ferro, purtroppo mancante, era
perpendicolare alla parete e di piccole dimensioni. Si vede ancora il foro nel muro che lo conteneva.
Le stranezze che rendono questo quadrante particolarmente singolare sono due, il motto e
l’indicazione d’uso. Il motto è tracciato in dialetto casalese e recita: Son Posà Chi Per Apagà I
Curius. (Sono stato messo qui per appagare i curiosi).
Si tratta di una frase inusuale, quasi offensiva, probabilmente di dileggio verso coloro i quali hanno
voluto la costruzione del quadrante, in una posizione così poco felice, tale da ricevere i raggi del
sole soltanto nel tardo pomeriggio, con dimensioni insufficenti, così da rendere difficoltosa la
lettura dell’ombra dello stilo.
L’indicazione d’uso dice così: Hore Gallicae Et Italicae Ad Abusum Campanae.
Era l’indicazione che le ore segnate erano quelle francesi (galliche) oltre a quelle italiche da
campanile, cioè sfasate di mezzora ad uso dei rintocchi dell’Ave Maria, da suonarsi mezzora dopo il
tramonto. La frase che veniva normalmente scritta però era: …Ad Usum Campanae; non sappiamo
evidentemente il motivo di questo “Abusum”.
La figura 3 mostra un disegno del quadrante leggermente ritoccato che evidenzia le scritte citate.
L’ipotesi che viene azzardata, assolutamente non confortata da documentazioni e studi specifici,
potrebbe essere la seguente: gli gnomonisti I.A. e G.A. (probabilmente due fratelli, attivi nel basso
piemonte attorno alla metà del XVIII secolo e autori anche di una coppia di meridiane sulla parete
volta a Est del cortile di Palazzo S Giorgio, attuale Palazzo Municipale), sono stati commissionati
dai Padri Agostiniani del Convento di S. Croce, a dipingere una grande meridiana ad ore italiche
nella parete volta ad Est del chiostro grande del convento. Non sappiamo quali potessero essere i
termini contrattuali con il committente dell’opera, tuttavia la meridiana viene tracciata e messa in
funzione, adornata dei tradizionali segni zodiacali, della data 1754 e della sigla I.A.G.A.F, iniziali
dei nomi dei nostri ipotetici fratelli i cui nomi iniziavano appunto con I.A. e G.A, mentre la F finale
sta per FECIT, come d’uso corrente all’epoca.
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Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 24
L’abate del convento, uomo pio e spirituale, poco avvezzo alla forzata convivenza territoriale con i
militari d’oltralpe, e spinto forse dal capo della guarnigione francese occupante l’attigua ex chiesa, e
che non capiva le strane ore italiche poiché abituato ad un sistema differente di suddivisione del
giorno, quello detto appunto ad ore francesi, ordinò ai due pittori di eseguire un’altra meridiana nel
chiostro piccolo, che potesse essere vista direttamente dai locali della guarnigione le cui finestre si
affacciavano sul chiostro piccolo, e che servisse pure a determinare i rintocchi dell’Ave Maria
mezzora dopo il tramonto.
Il quadrante avrebbe quindi dovuto avere insieme entrambi i sistemi di scansione del tempo, sia ad
ore italiche “ad usum campanae” che ad ore francesi.
I fratelli pittori e gnomonisti opposero un certo rifiuto, perché si resero immediatamente conto che
non esistevano pareti adatte alla bisogna, se si escludeva una piccola porzione di muro posto in
posizione purtroppo molto alta e quindi di difficile lettura. Inoltre nel periodo passato al convento
per l’esecuzione dell’opera precedente erano stati piuttosto infastiditi dal continuo ad acutissimo
suono della campana del convento, che oltre ai richiami per le correnti funzioni religiose, per il
mezzodì e per l’Ave Maria, suonava pure tutte le ore, da mattina a sera. Con l’uso delle ore italiche
i rintocchi di ogni ora erano in estate 9 all’alba, crescenti fino a 24 al tramonto. Un bel concerto di
campane!
Ma l’abate, cocciuto, deciso e desideroso di accondiscendere all’imposizione militare, ordinò ai due
fratelli di dipingere al più presto la seconda meridiana, pena il non pagamento del lavoro appena
finito per la meridiana principale.
I fratelli pittori, che vivevano esclusivamente dei pochi introiti del loro lavoro di artigiani e che
probabilmente avevano pure famiglie numerose da mantenere, dovettero fare buon viso a cattivo
gioco, apprestandosi, non senza mugugnare, a soddisfare “ob torto collo” i desideri ed i dettami
ricevuti.
Decisero quindi di comunicare ai posteri il segno di questo loro stato d’animo, scrivendo il motto
del quale possiamo ancora rilevare l’inequivocabile tono ironico, e l’indicazione d’uso del
quadrante con quell’evidente ed inconsueto errore di scrittura.
Non sono a conoscenza delle ripercussioni di tale azione, ma sono convinto che la presenza delle
scritte non siano state rilevate da nessuno per almeno due secoli, in quanto le scritte stesse sono alte
non più di un paio di centimetri, come se fossero state fatte appositamente per non essere viste da
una certa distanza.
Quella appena descritta è la ricostruzione “romanzata” di quanto deve essere avvenuto in quei
chiostri nel lontano 1754, ma sono convinto che la verità non deve essere troppo distante e diversa
da quella che vi ho proposto.
Sarebbe interessante riuscire a trovare negli archivi qualcosa di più preciso, specialmente per quanto
riguarda la vita e le opere degli oscuri autori di così importanti e precisi strumenti scientifici, che
fanno rivivere, nell’era tecnologica dei computers, i fasti l’antica arte gnomonica.
Il quadranti descritti sono censiti nell’Archivio Quadranti Solari U.A.I. con le sigle: TON-0052
(quello illustrato in figura 1) e TON-0056 (quello illustrato in figura 2), relative alla provincia di
Alessandria, per il censimento del quale sono coordinatore provinciale.
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Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 25
Figura 3 – Il quadrante di figura 2 ritoccato per evidenziare le scritte (by G. Mesturini)
Bibliografia di riferimento:
“Casale Monferrato”
“Casale: immagini di una città”
“Il Monferrato” bisettimanale,
“La Guida del Monferrato”
di I. Grignoglio,
di A Castelli – D. Roggero
di G. Mesturini, pag. 19
di AA. VV.
Editrice Media, 1983
Editr. Piemme, 1986
30 luglio 1999,
Editrice Il Monferrato, 2000.
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Padova Astronomia, Vic. Osservatorio 5, 35122 Padova, specificando nella
causale la dicitura pacchetto gnomonico.
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Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 26
La grande Linea Meridiana a camera oscura dell’ “Edifizio di Borsa” a Trieste
Paolo Auber
Premessa
Il presente articolo, quasi per intero, e’ gia’ comparso sull’ ”Archeografo Triestino” nella sua edizione piu’
recente, quella del 2000; questa pubblicazione ha luogo, sotto forma di un ponderoso libro, annualmente,
quasi senza interruzioni dal 1829, e rappresenta, in un certo senso, la coscienza storica della mia citta’.
Sembra che sia fra le piu’ antiche edite in Italia tutt’ora. Vi vengono pubblicati articoli di archeologia, storia
locale, e storia della scienza.
Il libro viene pubblicato dalla Societa’ di Minerva, Sodalizio culturale fondato nel 1810 da Domenico Rossetti.
L’attuale presidente della Societa’ di Minerva e’ l’arch.Gino Pavan, noto studioso di architettura, di storia
dell’architettura, e di archeologia. L’arch.Pavan e’ stato per moltissimi anni Sovrintendente ai Beni Culturali a
Trieste con competenza su tutto il Friuli-Venezia Giulia: a suo tempo ha voluto mettere a disposizione dei
lettori di questo foglio una interessantissima meridiana cinese, recensita da Nicola Severino e da me su
Gnomonica 6.
Chiedo scusa in anticipo ai lettori di Gnomonica per le parti che non sono prettamente gnomoniche o storicognomoniche ma che, al contrario, sono di esclusivo stampo “locale”. Chi non ha radici nelle nostre provincie
portera’ pazienza (lo spero).
Anche alcuni passi di storia della gnomonica potranno avere il sapore di banalita’ per i lettori di Gnomonica; mi
auguro che qualche osservazione originale mi permetta di meritare il loro perdono.
Un ultima precisazione: chi ha gia’ letto la ristampa dell’ Archeografo Triestino da me distribuita si puo’
tranquillamente limitare a leggere questa premessa e il successivo paragrafo “In dettaglio gli inconvenienti” .
In dettaglio gli inconvenienti
Per un pubblico di gnomonisti sara’ bene precisare puntualmente quali sono gli inconvenienti che affliggono
l’importante monumento gnomonico. Tutte le lastre e i relativi intarsi di bronzo sono stati sollevati di 30 cm
circa nel corso dei (necessari) lavori del quadriennio 1976-79, conservando, peraltro, perfettamente
l’allineamento della Linea M. con la direzione del Meridiano Terrestre (da me verificato: il passaggio al
meridiano e’ puntualissimo). Il foro gnomonico e’ stato, invece, lasciato in situ e quindi tutte le letture di data,
altezza, declinazione, equazione del tempo sono inevitabilmente andate a pallino.
Ancora: un capitello che sostiene un’architrave al di sopra di una delle monumentali colonne doriche del
grande atrio d’ingresso, sicuramente monco all’origine per consentire il passaggio del pennello di luce solare,
e’ stato restaurato con troppo zelo per cui, dalla fine di novembre alla meta’ di gennaio, l’immagine solare
viene impedita e non si puo’ formare sul pavimento.
I lavori di riadattamento non sono enormi e quindi e’ lecito coltivare la speranza che questi inconvenienti
vengano eliminati; nel caso del monumento gnomonico di Abu Simbel in Egitto il dislivello era di 65 m....la
spesa fu di 40 milioni di dollari ...del 1964(!). In quel caso si mosse addirittura l’UNESCO! Per la Linea
Meridiana dell’Edifizio di Borsa di Trieste, penso, non sara’ necessario.
Naturalmente, nella beneaugurata ipotesi di un recupero dell’altezza del foro gnomonico nella sua posizione
corretta rispetto al tracciato, occorre sapere di “quanto” esso dev’essere sollevato. Il calcolo da me effettuato
tiene conto anche della rifrazione atmosferica: sono pochi centimetri al solstizio d’inverno ma a suo tempo il
progettista non puo’ non averne tenuto conto. Un arrotondamento sulle unita’ di misura in uso all’epoca (i
Klafter Viennesi) puo’ aiutare a rifare in modo piu’ corretto il persorso progettuale dell’epoca.
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Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 27
L’oggetto
Cenni storici
La prima pietra dell’ “Edifizio di Borsa” (ora noto come “Borsa Vecchia” ), attualmente sede della Camera di
Commercio, venne posata nel 1802; i lavori proseguirono, su progetto di Antonio Mollari, non senza
inconvenienti, fino al 1806, anno in cui l’edificio venne inaugurato. Vari lavori di completamento si
susseguirono fino al 1820, anno in cui venne realizzata anche la Linea Meridiana.
Descrizione
Le illustrazioni permettono di individuare
l’ubicazione dell’oggetto : il pianterreno dell’edificio
(Fig.1) , il grande atrio d’ingresso con l’indicazione
della Linea Meridiana e del foro gnomonico
praticato nel muro perimetrale (Fig.2) , la vista
frontale dell’edificio con l’indicazione dell’apertura
gnomonica (Fig.3).
La pavimentazione dell’atrio e’ decorata (ma, come
vedremo, non di semplice decorazione si tratta) da
un particolare disegno, disposto sulla diagonale
dell’ambiente: si tratta della grande Linea
Meridiana, opera di Antonio Sebastianutti che firmò
l’opera nel 1820, in pieno periodo neo-classico.
E’ un grande rettangolo di circa m 13 x 1, disposto
esattamente nella direzione nord-sud, che
comprende
-diverse tracce gnomoniche
-indicazioni numeriche
-la rappresentazione dei segni zodiacali,
in parte in pietra e in parte in bronzo: essa venne
tracciata per raccogliere nei vari periodi dell’anno, in
diverse posizioni astronomicamente predeterminate,
l’immagine ribaltata del Sole, come accade appunto
in una camera oscura. Il foro gnomonico sarebbe
l’obiettivo, ancorche’ privo di ottica, ricavato all’interno del grosso muro frontale, all’incirca in corrispondenza
dell’angolo destro per chi guarda l’uscita. Un’ ampia fessura verticale, strombata, permette ai raggi solari di
raggiungere l’interno dell’ambiente con i diversi angoli d’incidenza propri dei vari periodi dell’anno.
L’immagine fotografica del sole si forma sul pavimento: basti pensare che la recente eclisse, quasi totale a
Trieste, dell’11 agosto 1999 e’ stata seguita in alcune sue fasi, dagli appassionati, sul pavimento della Borsa
Vecchia; in altre Linee Meridiane (piu’ grandi di questa, come ad esempio a Palermo) si possono normalmente
osservare persino le macchie solari.
Piu’ nel dettaglio, all’interno di una cornice (non originale) che separa opportunamente la Linea Meridiana dal
resto della pavimentazione, si trovano diversi tracciati ed indicazioni numeriche il cui complesso consente la
funzionalita’ globale dello strumento gnomonico e contribuisce a migliorare la parte estetica:
-la Linea Meridiana vera e propria (Fig.4) e’ costituita da una serie di tasselli rettangolari di colore nero,
intarsiati nella pietra d’Aurisina, di larghezze diverse (cm 12 - cm 4,7) e di altezze diverse le quali
scandiscono il diverso gradiente della lunghezza d’ombra nel corso dell’anno; essa raccoglie l’immagine del
sole alle ore 12:00 ,Tempo Vero Locale (Fig.5).
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Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 28
-la Linea Meridiana e’ accompagnata, a destra e a sinistra (sarebbe ad ovest e ad est) da due serie di tasselli
romboidali disposti su due linee ideali, che, nonostante l’apparenza immediata, non sono parallele alla Linea
Meridiana ma, al contrario, vanno a convergere, per precisi motivi gnomonici, sulla sua continuazione ideale
in un punto all’esterno dell’edificio, il cosiddetto punto polare (detto anche centro) da cui scaturiscono tutte le
linee orarie. Esse rappresentano: la linea oraria delle 11:55 ad ovest e delle 12:05 ad est. Questi particolari
“segnali orari” hanno, come vedremo, un significato specifico.
I romboidi sono stati sagomati dal progettista in questo modo particolare perche’ cosi’ si ottiene quella
specificita’ grafica che ogni gnomonista cerca nel disegno di un quadrante solare: l’andamento iperbolico delle
linee diurne. Partendo, con lo sguardo, dal solstizio d’inverno (a nord) e proseguendo verso sud si colgono,
infatti, le terne di tasselli, quelli esterni inclinati in versi opposti, che alludono ad un tratto d’iperbole diurna,
concava, per chi guarda. In effetti si riscontra una piccola inesattezza che non inficia, peraltro, la funzionalità
dello strumento gnomonico: proseguendo, difatti, sempre dallo stesso punto di vista, verso il foro gnomonico
(sud) le iperboli dovrebbero diminuire la loro curvatura fino a diventare, attraversato l’equinozio, convesse
anziche’ concave. Ma il posizionamento capovolto di alcuni tasselli impedisce non solo la corretta impressione
della concavita’ dal 28 febbraio fino all’equinozio ma anche della successiva convessita’ fino al solstizio
d’estate (fig.6), lasciando intendere, tramite questo dettaglio, che la progettazione, o quanto meno
l’esecuzione dell’opera, non era di mano prettamente “gnomonica”: infatti il progettista era un orologiaio. Cio’
e’ peraltro congruo con l’ipotesi di un progetto “multidisciplinare” che viene presentata nel presente lavoro:
-nello spazio fra la Linea Meridiana e la linea delle 11:55 si trovano il valore della declinazione del sole, cioe’ la
sua distanza sferica dall’equatore celeste, variabile durante l’anno a intervalli temporali non regolari;
-nello spazio fra la Linea Meridiana e la linea delle 12:05 si trovano i valori dell’ altezza del sole, cioe’ la sua
distanza sferica dall’orizzonte celeste, anch’essa variabile durante l’anno, a intervalli non regolari;
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Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 29
-all’esterno delle due linee orarie anzidette, si trovano ancora, ad esse adiacenti, le indicazioni dei giorni nei
vari mesi, salvo nei periodi dell’anno in cui il gradiente giornaliero non lo consente perche’ troppo limitato
(nelle vicinanze dei solstizi);
-piu’ esternamente ancora si trovano i nomi dei mesi ed anche il valore dell’ equazione del tempo espressa in
secondi, ad intervalli di dieci giorni circa; questo dato e’ indispensabile per trasformare il tempo vero (fornito
dalla meridiana) in tempo medio (fornito dai cronometri meccanici). Esso rappresenta quindi un cardine nella
funzionalita’ dello strumento, ancorche’, in un sistema cosi’ sofisticato come quello realizzato dall’orologiaio
Sebastianutti, il valore non andasse rilevato sullo strumento, bensì su un tabulato molto piu’ dettagliato che
sicuramente doveva essere a
disposizione degli operatori;
-incolonnate con i nomi dei mesi e
con i valori dell’equazione del tempo
sono incastonati nelle lastre di
marmo dei bellissimi bassorilievi in
bronzo, disegnati e fusi con grande
maestria, che rappresentano i segni
zodiacali. Purtroppo il calpestio del
pubblico in questi 180 anni ha
livellato queste bellissime opere
d’arte d’epoca neoclassica togliendo
loro quasi completamente ogni
rilievo. D’altra parte ,magra
consolazione, il medesimo calpestio,
evitando il deposito di ossido, le ha
mantenute lucenti nel loro contorno
originario;
-a nord, oltre la traccia estrema del solstizio invernale, si trovano le indicazioni dei dati piu’ sopra descritti, da
est verso ovest, nel dettaglio:
-EQUAZIONE
-GIORNI
-ALTEZZA
-in corrispondenza della Linea Meridiana è riprodotto il segno zodiacale del capricorno (solstizio invernale) e,
inoltre, la direzione del punto cardinale nord, tradizionalmente a forma di giglio stilizzato
-DECLINA (zione)
-GIORNI
-(A)EQUAZIONE
e ancora la firma dell’autore:
ANT.o SEBASTIANUTTI FECE PER DISPOSIZIONE
DELLA DEPUTAZIONE DI BORSA IN
TRIESTE LI 23 SETT.e 1820
Venuta meno la sua utilizzazione pratica la Meridiana cadde in disuso e subi’ le conseguenze del disinteresse
generale fino verso la meta’ degli anni ’70 di questo secolo, quando riguadagno’ l’attenzione dei dirigenti e
dei vari responsabili della Camera di Commercio: dobbiamo essenzialmente a loro se l’opera e’ stata liberata
29
Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 30
ultimi decenni del ‘700 e nei primi dell’800.
Qualche dato gnomonico si ricava dallo schizzo ( fig.7).
da mobili metallici che vi si appoggiavano
(rilasciando ruggine) ed e’ stato ricuperata
dal degrado in cui era caduto tutto l’edificio
dopo 170 anni di cedimenti fondazionali. I
lavori, che interessavano tutto l’edificio,
furono importanti ed impegnativi, e si
conclusero nel 1980: un volume (vedi
bibliografia) raccolse le varie relazioni sui
lavori svolti sotto il profilo storico, tecnico,
edilizio. Un capitolo di questo volume
venne lodevolmente dedicato alla Linea
Meridiana, un importante monumento della
storia tecnologica nella nostra città’, che
ora ama giustamente definirsi Città’ della
Scienza.
Pur apprezzando l’egregio lavoro fatto,
occorre tuttavia sottolineare che la
sensibilità corrente, anche a livello
divulgativo, nei riguardi della scienza
gnomonica
e’
sorprendentemente
cambiata in questi ultimi 20 anni e quindi
alcune incompletezze del tutto tollerabili
allora richiederebbero oggi qualche
rifinitura in più.
Come vedremo, la cura con cui venne
presa in carico la Linea Meridiana da parte
dei responsabili della Camera di
Commercio di Trieste alla fine del restauro
non trova, purtroppo, l’eguale nei riguardi
di altri oggetti coevi, di altre città’ italiane,
pur coinvolte nello stesso processo di
aggiornamento tecnico, sia pure sotto la
spinta di motivazioni anche diverse, negli
-Gnomonica e usi civili
Tradizionalmente si è sempre ritenuto che il compito della traccia luminosa sulla nostra Linea Meridiana fosse
quello di scandire la cessazione delle operazioni di Borsa; che questa potesse essere stata, in qualche
periodo successivo, la sua funzione precipua, non si puo’ escludere proprio del tutto ma... quasi, ecco perche’:
innanzitutto sembra che delle vere e proprie contrattazioni di titoli finanziari, come le intendiamo noi oggi, non
sono mai avvenute in quell’ambiente, ed infine, quand’anche ci fossero state, ci sarebbe stata la necessita’,
con la stessa precisione, di un’ora d’inizio (oltre che della cessazione) che lo strumento ovviamente non e’ in
grado di dare, dato che segna solo il mezzodi’ + o - 5 minuti.
Un motivo ben piu’ importante emerge invece quando si consideri la Linea Meridiana nel contesto dei
progressi scientifici dell’epoca e della volontà di aggiornamento del ceto mercantile triestino.
Ma, a questo punto, occorre illustrare brevemente l’evoluzione delle tecniche di misura del tempo, che trova le
sue radici migliaia di anni fa nel mondo egizio.
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Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 31
Il contesto storico
-Gnomonica e calendario
Fu l’incontro della cultura egizia con la scienza e la tecnica greca, nel periodo ellenistico, che diede un
grandissimo impulso alla ricerca matematica, astronomica, geometrica e gnomonica.
Si pensi solo alla rivalutazione, avvenuta in tempi molto recenti, del ruolo di Aristarco di Samo nella visione
eliocentrica del cosmo.
Per restare nell’ambito della
misurazione del tempo, nonchè in
quello, ad essa strettamente
connesso, del rilevamento della
periodicità annuale delle stagioni, va
rilevato che il punto di massima
espressione di questa ricerca fu la
modifica del calendario da parte di
Giulio Cesare il quale si servì di un
astronomo e studioso greco,
Sosigene. Tale modifica si baso’
essenzialmente sulle osservazioni
gnomoniche che si tramandavano da
generazioni in un contesto grecoalessandrino, che evidenziavano la
periodicita’
quadriennale degli
equinozi come cardine per la misura
del tempo su una base “stagionale-annua”. In questo caso, cosi’ come nella successiva riforma gregoriana
sarebbe interessante approfondire il significato ecumenico, globalizzante di un provvedimento il cui senso
politico non puo’ sfuggire: la riforma del calendario, concepita su una base stagionale-astronomica con grande
influenza sul ritmo delle attivita’ umane, comportava l’affermazione di una superiorita’ tecnico-scientifica sia da
parte della elite al potere nei riguardi della politica “interna” sia, più in generale, da parte del mondo culturale
greco-romano nei confronti degli altri popoli che facevano parte dell’impero.
Probabilmente la grande meridiana di Augusto costruita nel Campo Marzio, aveva come scopo, oltre ad altri
piu’ noti, anche quello di verificare la validità del calendario giuliano, il quale aveva incontrato qualche
difficolta’ nelle fasi iniziali della sua introduzione: cio’ doveva avvenire, comprensibilmente, per mezzo di uno
strumento eretto e ubicato a Roma e non altrove.
Anche la riforma del calendario varata quindici secoli piu’ tardi dal Papa Gregorio XIII (1582), aveva come
base scientifica le osservazioni gnomoniche: queste non avvenivano all’aperto come facevano gli antichi egizi
che usavano come gnomoni gli obelischi, bensì all’interno di grandi edifici religiosi che si prestavano molto
meglio allo scopo, dato che nella loro penombra l’immagine del sole risultava perfettamente delineata e a
fuoco e quindi adatta alla precisione richiesta. Prima della riforma del calendario le Meridiane fiorentine di
Paolo Toascanelli (S.Maria del Fiore) e di Egnazio Danti (S.Maria Novella) erano disponibili per questo tipo di
ricerca. Il ruolo della Chiesa cattolica in questo grandioso progetto di ricerca scientifica e’ stato giustamente
rivalutato di recente da un grande studioso della Storia della Scienza, J.Heilbron, non cattolico e quindi non
sospettabile di pregiudizi di parte.
Ovviamente la Chiesa non finanziava questi studi, non incoraggiava i suoi religiosi ne’ tantomeno consentiva
l’uso delle sue cattedrali per uno scopo di “ricerca pura”, come si direbbe oggi: un concetto che, se era mai
esistito, era scomparso completamente dai tempi dei matematici greci e alessandrini. Lo scopo che animava
la Chiesa cattolica nella ricerca astronomica era, al contrario, quello della determinazione univoca della data
della Pasqua, come stabilita dal Concilio di Nicea, dato che questa ricorrenza, basilare nel calendario liturgico,
doveva avvenire nella domenica successiva al plenilunio immediatamente seguente all’equinozio di primavera.
Nel 325 dC , al tempo del Concilio di Nicea, l’equinozio cadde il 21 marzo: e’ comprensibile quindi il disagio
dei massimi vertici della Chiesa, coscienti che, dopo tanti secoli, l’imprecisione del calendario giuliano portava
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a uno slittamento inaccettabile dell’equinozio di primavera rispetto il 21 marzo e, di conseguenza, una
notevole incertezza nella determinazione della data della Pasqua.
Un altro aspetto andrebbe, forse, approfondito e cioè se, per caso, da parte del papato, più ancora che un
puro e semplice rigore nel rispetto delle delibere di un concilio, non ci fosse l’aspirazione al recupero di un
primato civile nel mondo cristiano, ancorche’ su di un piano non strettamente religioso, primato che era
divenuto precario dopo la riforma protestante.
Qualcosa di simile e’ avvenuto negli anni ’60 di questo secolo fra i due colossi mondiali, Stati Uniti e Unione
Sovietica, ognuno dei quali intendeva imporre la propria supremazia nel campo spaziale, punta di diamante
del progresso scientifico-tecnologico.
Il fatto che il calendario riformato, un modo di scandire il tempo che e’ ovvio e scontato per noi, sia stato
accettato da qualche nazione non cattolica nel XX secolo, ben quattro secoli dopo che il papa l’aveva fatta
entrare in vigore, lungi dal suggerirci la pretesa di paragonare il papato del ‘500 agli Stati Uniti di oggi, ci fa
capire quanto fosse accurata e progredita la scienza “cattolica” dell’epoca.
Papa Gregorio si fece appositamente costruire in Vaticano una meridana a camera oscura, e cosi’ potè
osservare personalmente ciò che i religiosi-studiosi da molto tempo andavano affermando e cioè che il 21
marzo la traccia luminosa del sole non percorreva una linea retta, come si sarebbe dovuto verificare
all’equinozio di primavera, ma una bella iperbole di declinazione. Si tratta della famosa Torre dei Venti, che
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ospita, tuttora funzionante, la famosa Linea Meridiana orizzontale; casualmente, essa ha, più o meno, le
stesse dimensioni della Linea Meridiana del Sebastianutti, ma per il resto e’ molto diversa, non fosse che per
la piu’ bassa latitudine.
In questo contesto vale la pena di sottolineare che la grande scienza gnomonica del ‘600 era essenzialmente
una scienza italiana, prima ancora che ecclesiastica.
Tornando a Trieste a titolo di curiosita’ si noti la data dell’inaugurazione dell’opera (o consegna ai Deputati di
Borsa) : il 23 settembre, il giorno dell’equinozio d’autunno. Questa data, diciamo “laica”, era stata forse scelta
in contrapposizione all’equinozio di primavera, ricorrenza cardinale per il calendario liturgico cattolico.
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Gnomonica e longitudine
Prima della scoperta della retta d’altezza, si determinava il punto nave a coordinate separate. Ai crepuscoli si
rilevava l’altezza della stella Polare, angolo che corrisponde alla latitudine. Di giorno si misurava l’altezza di
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culminazione del sole: il complemento a 90° di questo valore, dedotta la declinazione dell’astro, rappresenta
sempre la latitudine.1
Per la determinazione della longitudine invece la situazione era in alto mare, e lo sarebbe stata ancora per
moltissimo tempo.Basti ricordare quanto riportano le cronache delle traversate di Colombo: c’era un addetto
che lanciava in acqua un oggetto galleggiante, legato da una sagola annodata ad intervalli regolari .
Contemporaneamente, tramite una clessidra, si valutava il tempo necessario a sfilarsi di un certo numero di
“nodi” : cosi’ si effettuava una valutazione della velocita’ del naviglio .Da questo dato, nel presupposto che la
nave seguisse la rotta “a latitudine costante”, si calcolava la distanza percorsa sul globo terrestre da cui, con
un ulteriore calcolo, la longitudine. E’ noto che nell’ occasione dell’eclisse di luna Colombo effettuo’ anche una
valutazione della longitudine, su di una base astronomica, ma con risultati molto scadenti.
Ai tempi di Galileo la situazione non era migliorata per niente per cui grandi speranze si aprirono per la
soluzione di questo problema non appena, dopo averne fatto la scoperta (1610), egli percepì l’estrema
regolarità del moto dei satelliti di Giove, un paradigma del sistema solare.
Egli escogito’ addirittura un apparecchio, il celatone, che, almeno in teoria, permetteva di stabilire osservando
Giove e i suoi satelliti attraverso di esso, quale fosse la differenza di longitudine del natante rispetto il porto di
partenza. L’apparecchio, teoricamente corretto, non consentiva pero’ un uso pratico causa diverse difficoltà
legate al rollio della nave, imperizia dell’addetto ecc.
Le conoscenze di astronomia erano avanzatissime anche ai tempi di Colombo, basti pensare che proprio
egli stesso riusci’ a impressionare dei nativi, guadagnandone in prestigio e considerazione, dato che pote’
prevedere un’eclisse di luna; questo e’ noto. Meno noto e’ che il ciclo metonico della luna,conosciuto sin
dall’antichita’, che consentiva tra l’altro di prevedere le sue eclissi, era stato perfezionato con grandissima
precisione da “scienziati” provenienti tutti dall’ambiente ecclesiastico cattolico, sempre per il problema della
determinazione della data della Pasqua.
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Un altro metodo, molto sofisticato, venne escogitato dagli astronomi, che si servirono della distanza, in azimut,
fra sole e luna per determinare la longitudine. Gli astronomi lo sostennero allo stremo, anche quando, dopo la
meta’ del ‘700, non era più difendibile.
Un quarto metodo, ed e’ quello che alla fine prevalse, venne messo a punto: esso si serviva di orologi
meccanici i quali venivano regolati sul mezzogiorno del porto di partenza, di cui si conosceva molto bene la
longitudine. Gli orologi meccanici precedenti, in uso sin dal medio evo, venivano regolati sul mezzodì ogni
giorno(Sole Vero): i nuovi cronometri a Tempo Medio tenevano il passo, teoricamente in modo perfetto,
abbastanza bene in pratica, per sei mesi dal verificarsi del perigeo all’apogeo, giorni nei quali, per definizione,
il “Sole Vero “ coincide con il “Sole Medio”. A bordo delle navi bastava rilevare il mezzodì locale e
sincronizzare l’orologio di bordo: la differenza con l’orologio regolato sul mezzodì del porto di partenza dava
,dopo una piccola correzione, la longitudine, misurata in ore, minuti e secondi; una semplice moltiplicazione
per 15 avrebbe dato l’angolo in gradi.
La correzione da effettuare era dovuta, sempre,
allo sfasamento del tempo vero rispetto il tempo
medio, ed e’ per questo che sulle casse dei primi
cronometri veniva indicata l’Equazione del
Tempo per tutti i giorni dell’anno. A questo punto,
più o meno consapevolmente, e’ venuta
estremamente utile alla tecnologia ,la riforma del
calendario di papa Gregorio, un gesto
squisitamente “politico” al momento della sua
emanazione. Infatti l’equazione del tempo e’
legata a ben precisi fatti astronomici e quindi
un’ottimale “messa in fase” dell’anno civile
rispetto l’anno astronomico (anno tropico), cosi’
come previsto proprio dalla riforma gregoriana,
garantisce che la differenza fra l’Equazione del
Tempo “vera” e quella “media” rilevata sulla
cassa di un cronometro, e quindi ritenuta valida
indipendentemente dall’anno in corso, sia
minimale!
Chiunque fa, oggigiorno, un volo transoceanico si
accorgerà che, all’arrivo, l’ora del proprio orologio
non e’ più sincronizzata con quella locale e, se
vuole adeguarsi ai ritmi del posto dovrà
spostarla. Se invece, vuole fare altri balzi con
l’aereo intorno al mondo, lasci l’orologio andare
avanti con l’ora di casa, potrà in qualsiasi
momento disporre della differenza di longitudine
(sara’ una longitudine un po’ grossolana,
calcolata in multipli di 15 gradi) con il sito di casa
propria semplicemente confrontando questo orologio con gli orologi dei residenti.
La tecnologia era validissima, senonchè in alto mare perdeva in affidabilità perché gli orologi erano
sensibilissimi alle variazioni di temperatura, alla salsedine, all’umidità, alle scosse provocate dalle vibrazioni
dello scafo.
A distanza di 200 anni dalle prime traversate oceaniche la situazione non era affatto migliorata, dal punto di
vista “terra terra” ( sarebbe meglio dire “mare mare ”)di chi doveva valutare la propria posizione trovandosi in
mezzo all’oceano, per settimane privo di riferimenti visivi con la terra ferma. Fatto sta che chi stava in mare
aperto non era in condizioni di percepire di quanto si fosse avvicinato alla costa opposta dell’oceano con un
metodo univoco, certo , in una parola, affidabile...Tutte le nazioni più impegnate, nel commercio, con i paesi
oltreoceano, erano maggiormente interessate al problema, la Spagna, la Francia, l’Inghilterra...I naufragi
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erano frequentissimi, e buona parte di essi era dovuta alla indeterminatezza della longitudine; il loro costo, in
termini economici e sociali (come si direbbe oggi) era enorme.
Essenzialmente a causa di questa carenza tecnologica, nel 1707 avvenne una gravissima sciagura : tutta la
flotta comandata dall’ammiraglio Shovell naufrago’ (2000 persone perirono) in avvicinamento alle coste
britanniche a causa dell’imprecisione nella longitudine. Fu questo fatto di estrema gravita’ che indusse la
Corona britannica ad emanare il “Longitude Act”: un premio di 20000 sterline (qualcosa come 3/4 miliardi di
lire oggi ) venne garantito a chi, orologiaio o astronomo che fosse, consentisse al capitano in navigazione
oceanica di valutare la longitudine con un errore, sulla sua misura in ore/minuti/secondi inferiore a 4 secondi
per ogni giorno di lontananza dal porto di partenza.
Grazie a questo atto, di grande portata per tutta l’umanita’, se vogliamo, l’orologiaio John Harrison, aiutato in
seguito dal figlio William, si diede da fare e alla fine riusci’ a creare un cronometro dotato di bilancere a lamina
bimetallica sistemandolo in un alloggiamento adatto alla navigazione: esso corrispondeva alla specifica
dell’atto della Corona britannica, essendo meno sensibile alle variazioni di temperatura e dotato di un sistema
di lubrificazione estremamente sofisticato. Le peripezie cui J.Harrison e suo figlio William dovettero sottostare
per far accettare la propria tecnologia e farsi liquidare, solo in parte, il sostanzioso premio sono ora note:
appena 200 anni dopo e’ stata loro resa giustizia (vedi bibliografia).
Fatto sta che nel 1775(due anni prima il premio di 20000 sterline era stato liquidato a J.Harrison solo in
parte) il Re d’inghilterra teneva personalmente sotto controllo, in locali ben sorvegliati, un cronometro
costruito da J.Harrison e andava giornalmente ad osservarne il comportamento; contemporaneamente il
cap.Cook, in navigazione intorno al mondo, aveva imbarcato diversi esemplari di questi cronometri
permettendo cosi’ di collaudarne la validita’ in modo definitivo.
Occorre pero’ sottolineare che gli oggetti predisposti dall’ orologiaio Harrison portavano tutti dei numeri sulla
cassa che facevano parte, a modo loro, della tecnologia: era l’equazione del tempo ossia la differenza,
teoricamente calcolata e tecnicamente verificata, fra il cronometro meccanico, perfettamente regolare,
paradigma di un “sole medio” e il “sole vero” che invece, causa l’orbita kepleriana della Terra ( e la sua
inclinazione sul piano equatoriale), determina, nel corso dell’anno, un certo sfasamento l’equazione del
tempo, appunto. Per sincronizzare i cronometri di J.Harrison sul mezzogiorno del porto di partenza si doveva
fare riferimento a questi numeri(uno diverso per ogni giorno), a meno di non dover attendere uno dei quattro
giorni all’anno in cui l’equazione del tempo e’ nulla, ma non solo, occorreva anche una linea meridiana, molto
precisa che determinasse l’istante del mezzogiorno solare locale.
Non e’ un caso che la meridiana del Sebastianutti riporti, a intervalli regolari durante l’anno, il valore
dell’equazione del tempo, in secondi.
Nella cattedrale di S.Petronio a Bologna,che era una legazione pontificia, dopo un primo tentativo, non
perfettamente riuscito, da parte del padre domenicano Egnazio Danti (1536-1586), era stato costruito il più
importante monumento gnomonico mai realizzato dall’uomo, da parte dell’astronomo Gian Domenico
Cassini(1625-1712), che aveva ricevuto la sua educazione scientifica di base dai Padri Gesuiti. Grazie a
questo strumento (altezza del foro gnomonico di 27 m) erano state effettuate, per lunghi anni, delle misure di
estrema precisione, importantissime per la storia della astronomia, della scienza e dell’umanità; accanto ad
essa vennero posizionati, in seguito (1758), da parte dei fabbricieri (erano i componenti di una commissione
che aveva la responsabilità della parte edilizia riguardante la cattedrale di S.Petronio) ben 3 orologi meccanici:
n 1 cronometro a ora vera locale
n 1 cronometro a ora media locale
n 1 cronometro a ora italica (un’antico sistema che faceva partire l’inizio della giornata mezz’ora dopo il
tramonto)
In seguito ne venne aggiunto un quarto
1 cronometro a ora media del fuso (Europa centrale)
Sembra che questi cronometri siano tuttora visibili (Heilbron).
Aggiungo solo che la figura di G.D.Cassini e’ stata finalmente rivalutata, e non solo nell’ambiente degli addetti
ai lavori:persino una sonda spaziale e’ stata denominata “Cassini”.
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-Gnomonica e strategia
Su questo non c’e’ dubbio: l’Inghilterra possedeva, nel 1775 e negli anni seguenti una tecnica d’avanguardia
che permetteva ai naviganti di determinare in modo affidabile la propria posizione in mare, cosa negata a chi
non ne disponeva. E’ evidente che, da un certo momento in poi, quando esattamente non e’ dato di sapere,
tutti i commerci finanziati dalla Corona britannica e da società ad essa vicine, le circumnavigazioni, le
esplorazioni, le operazioni militari, si servivano di navi che non sarebbero salpate dai porti inglesi se non
dotate di un cronometro “a tempo medio” perfettamente lubrificato e sincronizzato con la meridiana più vicina.
Anzi, fintanto che la tecnologia non fu del tutto accettata e riconosciuta, venivano imbarcati anche decine di
esemplari, non e’ dato di sapere se per fare una media o piuttosto per poterli sottoporre a una specie di
“collaudo”.
Nazioni rivali, compagnie concorrenti si arrangiassero...e’ la legge dell’aggiornamento tecnico: chi investe
nella ricerca, prima o dopo si gode il suo ritorno economico e ”strategico” .
Molti altri orologiai imitarono, modificarono e migliorarono il lavoro di Harrison, ma la modalita’ costruttiva dei
cronometri rimase, ancora per molto tempo, fra le nazioni marinare, una tecnica “britannica”...tant’è che alcuni
avanzano l’ipotesi
che principalmente grazie a questo nuovo strumento tecnico le navi britanniche
divennero signore degli oceani !
Questa nostra ricerca e’ limitata alle Linee Meridiane esistenti in porti italiani e quindi esamineremo lo
scacchiere del mediterraneo ove operava la flotta britannica, con il suo bagaglio di innovazione tecnologica.
Il principale alleato della Corona britannica nel Mediterraneo era, all’epoca che ci interessa, il Re di Napoli
Ferdinando IV di Borbone (poi Ferdinando I come Re delle due Sicilie). Che l’Inghilterra considerasse questa
alleanza “strategica”, come si direbbe oggi, lo si comprende dalla continua presenza a Napoli della flotta
inglese, comandata dall’Ammiraglio H.Nelson, ma anche di una specie di plenipotenziario, piuttosto che un
semplice ambasciatore, sir W.Hamilton; dopo la rivoluzione napoletana del 1799 l’appoggio inglese alla
“restaurazione” del Borbone consentì ai reali la nota repressione.
Ferdinando, che aveva sposato Maria Carolina, una delle figlie di Maria Teresa, amava la natura, si dilettava
nelle partite di caccia. Le cronache triestine riportano la sua visita nella villa di Barcola della famiglia Prandi (
29 agosto 1790) per assistere alla pesca del tonno. Sulla targa che ricordava l’avvenimento il re viene definito
”attento osservatore delle cose notevoli”.
Nonostante l’amore per la natura da parte del Re, e’ difficile escludere che il progetto(1790-1793) di costruire
a Napoli un grande osservatorio astronomico, compresa una grande Linea Meridiana, nel palazzo Farnese,
fosse, in realta’, ispirato dal desiderio degli inglesi di poter disporre di una “stazione di servizio” a Napoli per
regolare i cronometri a Tempo Medio a bordo delle loro navi militari. Di conseguenza anche la Marina Militare
Napoletana si trovo’ ad essere all’avanguardia in Europa, almeno sotto questo profilo.
Il progetto dell’astronomo Giuseppe Cascella non fu realizzato, principalmente per le cattive condizioni
di visibilità del cielo dal sito prescelto; l’osservatorio venne realizzato piu’ tardi poco distante, nel parco di
Capodimonte, in posizione dominante. Dalla vicenda si potrebbe dedurre la “centralita’ ”, come si direbbe oggi,
della Linea Meridana nei confronti del resto del progetto, dato che un ambiente cosi’ grande come la sala
della Biblioteca di Palazzo Farnese non era facile ne’ da reperire ne’ da costruire! Nel palazzo Farnese fu,
infatti, realizzata solo la linea Meridiana (Pompeo Schiantarelli architetto- i disegni dello Zodiaco sono firmati
dal Tischbein). La gran Sala della Biblioteca e’ diventata ora “il Salone della Meridiana” del Museo Nazionale
di Napoli dove la meridiana e’ funzionante e visibile.
L’astronomo Cascella e’ noto, peraltro, per la pubblicazione delle effemeridi dell’Osservatorio di Capodimonte.
L’amore per la natura e per la scienza di Ferdinando non spiegherebbe però, da sole, la costruzione di una
nuova Linea Meridiana a Palermo: essa venne inaugurata nel 1801,subito dopo la prima fuga del Re (1799)
da Napoli, sempre protetto dalla flotta inglese. C’e da credere che avesse ben altro da pensare, in quei
momenti.
Anche la Linea Meridiana del Duomo di Palermo e’ tuttora perfettamente funzionante.
Nel frattempo anche Catania e Messina si dotarono, rispettivamente nel Monastero dei frati Benedettini e nel
Duomo, di due Linee Meridiane. Da notare che il costruttore della meridiana di Messina era l’astronomo
A.M.Jaci, il quale si occupo’ approfonditamente proprio dei problemi legati alla determinazione della
longitudine.
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Il Duomo di Messina crollo’ durante il terremoto del 1908 ma venne ricostruito, compresa la Linea Meridiana,
tutto fu poi distrutto dalle bombe nel 1943.
-Gnomonica e navigazione commerciale
Solo in seguito, trascorso un adeguato periodo di “sfruttamento” dell’invenzione da parte degli inglesi, prima
strategico e poi economico, la tecnologia divenne di dominio corrente; i cronometri a “Tempo Medio” che
sbagliavano meno di 4 secondi al giorno vennero prodotti pure da altri orologiai e le compagnie non legate alla
corona, le marine militari di altre nazioni, le compagnie commerciali di altri paesi poterono usufruirne.
E’ documentato che nel 1815 piu’ di 5000 cronometri “a Tempo Medio” navigavano a bordo di navi europee e
non, guardati a vista, coccolati dal loro capitano, ticchettanti garanzie della possibilità di poter ottenere in
modo semplice ed immediato la propria posizione purche’ a mezzogiorno fossero visibili sole ed orizzonte.
Ed e’ a questo punto che le grandi Linee Meridiane a camera oscura, non più puri strumenti di ricerca
scientifica, entrano, con una certa diffusione, nel contesto civile; con questo fatto, come vedremo, tutta la
Scienza Gnomonica si appresta a vivere una stagione di estrema importanza nel processo di aggiornamento
tecnologico del tempo.
A Genova assistiamo alla costruzione di due linee meridiane (1814); purtroppo esse sono, oggigiorno, poco
valorizzate in loco.
A Trieste nel 1816 ci fu un finanziamento da parte della Deputazione di Borsa e del Comune a favore dell’
I.R.Accademia di Commercio e di Nautica. E’ lecito immaginare che i Deputati di Borsa, rappresentanti di tutto
il ceto mercantile, fossero ben consapevoli del fatto che, se la formazione del personale navigante era
importante, anche la disponibilità di attrezzature tecnologicamente avanzate non lo fossero da meno. Ed ecco
l’incarico all’orologiaio Sebastianutti del 14 Marzo 1820. L’insegnante di Astronomia era allora presso l’I.R.
Accademia di Commercio e Nautica Michele Andrea Stadler de Breitweg; fu proprio questo studioso ad
approvare, su richiesta della Deputazione di Borsa, l’egregio lavoro dell’orologiaio Sebastianutti, prima della
liquidazione delle competenze : 725 Fiorini pagati al costruttore il 13 febbraio 1821. Il Breitweg era stato, negli
anni scolastici 1772-74, allievo di Padre F.S.Orlando, un P.Gesuita, il primo insegnante-astronomo residente
a Trieste. Da una ricerca negli Archivi ho rintracciato le delibere della Deputazione di Borsa riguardanti i
rapporti con l’orologiaio Sebastianutti: curiosa quella del 7 novembre 1820 in base alla quale il Sebastianutti
otteneva di poter operare nell’atrio dell’edificio di Borsa senza essere disturbato da nessuno che non fossero
gli stessi Deputati quando dovevano riunirsi.
-Gnomonica e segnale orario
La tecnologia della lamina bimetallica, impiegata in modo diffuso nella costruzione dei bilancieri dei
cronometri, ebbe, ovviamente, ricadute anche nei campi più diversi, al di fuori di quello marittimo.
Cito qui di seguito alcuni eventi ,legati alla costruzione di meridiane o di Linee Meridiane, molto indicativi di
quanto in quel periodo fosse fortemente sentita l’esigenza di trasferire al contesto del vivere civile la nuova
tecnologia dei precisissimi cronometri “aTempo Medio”. 2
Nel 1784 anche l’astronomo Lalande, gia’ sostenitore del metodo della differenza azimutale fra sole e luna per
la determinazione della longitudine, raccomandava la diffusione delle Linee Meridiane di questo tipo.
Nel 1780 venne realizzata una linea meridiana nella chiesa di Saint Pierre a Ginevra, dalla quale una
campana avvisava prima dell’approssimarsi e poi dello scoccare del mezzodì; in quell’anno la stessa citta’,
Per completezza, pur trattandosi di un oggetto di molto precedente, non si può non nominare il caso della
Linea Meridiana realizzata nel 1730 dall’astronomo J.P.Grandjean de Fouchy per il Conte di Clermont, a
Parigi nel palazzo del “Petit Luxembourg”, essendo il primo caso riportato di Linea Meridiana realizzata per la
sincronizzazione di orologi meccanici.
2
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Ginevra, la citta’ degli orologiai, attribuì al Tempo Medio valore legale accantonando, per sempre, il Tempo
Solare Vero.
Altre città seguirono l’esempio degli svizzeri, in un processo lento ma inarrestabile: Londra nel 1792, Berlino
nel 1810, Parigi nel 1816.
Per quanto riguarda il contesto austriaco, di cui Trieste faceva parte, nel 1786 il conte di Wilzek, Commissario
Imperiale nel Lombardo-Veneto, emise un decreto per la riforma della misura del tempo. In Italia, come detto
sopra, per motivi di “integralismo religioso” (come si direbbe oggi) la vita civile era regolata sulle ore “italiche”
24 ore uguali che si contavano a partire da mezz’ora dopo il tramonto, il momento della preghiera del Vespro;
una situazione decisamente intollerabile per la sensibilità di oggi, ma anche per gli innovatori di allora, per cui
il mezzogiorno, ossia il culminare dell’astro solare, cadeva alle ore 18 in corrispondenza degli equinozi, ossia
il 21 di marzo e il 23 di settembre, intorno alle 16 d’estate e addirittura verso le ore 20 d’inverno! Ebbene, il
conte di Wilzek, in un contesto di profonda e generale innovazione e unificazione di tutto l’Impero, ispirato
dall’Imperatore Giuseppe II ,impose di abbandonare le ore “italiche” per quelle “francesi” dette anche
“ultramontane”( che poi sarebbero le nostre ore “astronomiche”). Il decreto stabiliva inoltre che in ogni citta’
dovesse venir realizzata una meridiana (non necessariamente una Linea Meridiana a camera oscura) per
regolare gli orologi meccanici al mezzogiorno... si trattava ancora del mezzogiorno vero ;per il tempo medio
dovevano passare ancora degli anni!
Trieste comunque con la sua Meridiana, nel 1820, era sicuramente all’avanguardia nei territori austriaci.
Dopo piu’ di un secolo dall’emanazione del “Longitude Act” e sessant’ anni dopo il collaudo a bordo della
nave del cap.Cook, probabilmente i cronometri “figli”,” nipoti” e ”pronipoti” dell’ “H1” di J.Harrison sbagliavano
meno di un secondo al giorno in navigazione e, forse, presentavano lo stesso scarto in una settimana se posti
a terra in ambiente protetto, eppure la necessita’ di sincronizzare questi cronometri con l’immagine del sole
su una Linea Meridiana non era per niente scemata, tanto che l’astronomo Quetelet dell’osservatorio di
Bruxelles ricevette l’incarico, tramite un decreto(1836) del re del Belgio (vedi bibliografia), di costruire cinque
Grandi Linee Meridiane a camera oscura nelle città’ di Gand, Liegi, Anversa, Ostenda e Bruges
(evidentemente Bruxelles era gia’ attrezzata). Vennero realizzate tra il 1836 e il 1839 (all’appello
mancherebbe Liegi, forse si trovava in un edificio che non esiste piu’) e ci confermano che ancora a quel
tempo,in Belgio, ben 17 anni dopo l’iniziativa della Deputazione di Borsa di Trieste, il sistema piu’ diffuso per la
sincronizzazione dei cronometri a Tempo Medio era quello di utilizzare le Linee Meridiane.
L’astronomo Quetelet suggeriva di realizzare Linee Meridiane nelle chiese ed edifici pubblici di altre 41 citta’:
evidentemente intendeva fare del Belgio, la sua patria, il paese piu’ “puntuale” d’Europa. Di queste ultime ne
risulterebbero realizzate solamente tre nelle citta’ di Termonde, Alost, Malines.
Nel frattempo un’invenzione venuta dall’America, il telegrafo, rese obsoleto il suo programma ed anche ogni
altro sforzo progettuale di gnomonizzazione forzata: esso consentiva la trasmissione del segnale orario alla
velocita’ della luce, per cui era sufficiente una sola Linea Meridiana o, come vedremo, un attrezzo conosciuto
come cannocchiale meridiano, per ogni nazione che disponesse di una rete telegrafica.
Sulle navi il telegrafo non esisteva, per cui le cose continuarono ancora per un bel po’ con la sincronizzazione
legata alla terra ferma ma non era piu’ necessaria una meridiana in ogni porto d’armamento; era sufficiente
che questo fosse dotato di telegrafo per essere in grado di fornire un segnale orario perfettamente
sincronizzato. Peraltro ci sono indizi che anche la nostra Linea Meridiana dell’ Edifizio di Borsa potesse far
parte di un sistema del genere. Alcune date: 1849, viene aperto il primo ufficio telegrafico per dispacci statali
nel palazzo del governatorato; 1850, vi possono accedere i privati; 1856, l’ufficio telegrafico viene trasferito al I
piano dell’Edifizio di Borsa e vi rimane fino al 1860. 1856,1860 ,queste ultime due date suggeriscono
un’ipotesi piuttosto suggestiva: per un certo periodo il segnale orario disponibile grazie alla Linea Meridiana e
al suo cronometro “madre” avrebbe potuto essere trasmesso ad altre localita’ dell’entroterra ed anche, mi
sembra logico, ad altri porti del Litorale, sempre per assistere la navigazione.
Infine la precisione dei cronometri, prima che il sistema GPS soppiantasse il tutto, venne garantita, in
navigazione, fino a tempi recentissimi, dal segnale orario trasmesso via radio.
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-Conclusioni
Il moderno sistema GPS (Geo Positioning System), il sistema che consente, oggidì, a chiunque di rilevare
giorno e notte la propria posizione, sia che si trovi in mare aperto o in pieno deserto, potrebbe, volendo,
essere paragonato, mutatis mutandis, al sistema in vigore nei primi decenni dell’800 per la determinazione
della longitudine. Una linea meridiana di quei tempi, di dimensioni sufficientemente grandi, ben progettata e
ben costruita in un porto, potrebbe venir paragonata ad uno dei satelliti che costituiscono l’ossatura del
moderno sistema GPS.
Nell’ottica di questo paragone sorge spontaneamente una domanda: varrebbe la pena di investire risorse
scientifiche e tecnologiche non indifferenti per allestire e mandare in orbita un satellite integrato nel sistema
GPS, per poi usarlo solamente per un banale segnale orario? Evidentemente no. E infatti l’ipotesi che noi
avanziamo e’ che lo scopo per cui fu costruita la meridiana del Sebastianutti sia stato proprio quello della
sincronizzazione di un cronometro “madre” col quale potevano essere tarati i cronometri di bordo delle navi
che scalavano Trieste. Un oggetto simile, forse appartenente ad una “generazione” successiva, potrebbe
essere giunto fino a noi: presso l’Istituto Nautico di Trieste si conserva tuttora un cronometro marino (Fig.8)
che porta la firma “Guglielmo Sebastianutti” sul quadrante e “Guglielmo Sebastianutti- Trieste” sulla cassa . Si
tratta di uno strumento che adotta accorgimenti tecnici tipici di un’epoca successiva: infatti Guglielmo era
l’unico figlio (3) dell’autore della nostra Linea Meridiana, una tradizione di famiglia. 3Purtroppo non esiste più
la sospensione cardanica che sosteneva il cronometro nella cassa ; esso appoggia attualmente su quattro
aste fissate ad una basetta. Manca pure l’alloggiamento cilindrico che proteggeva i meccanismi. Un vero
peccato.
Avalla questa ipotes, sul tracciato a pavimento dell’Edifizio di Borsa, la linea oraria delle 11:55 (quella delle
12:05 e’ stata certamente tracciata per motivi di simmetria). Non bisogna dimenticare, infatti, le modalita’ con
le quali veniva fornito, non solo a Greenwich ma anche a Trieste (esiste documentazione), il segnale orario
delle ore 12:00 a beneficio di tutta la citta’ ma principalmente ad uso delle navi presenti in porto: un oggetto di
colore e di forma facilmente riconoscibile veniva sollevato bene in vista, esattamente 5 minuti prima del
mezzodì (appunto alle 11:55) in modo da allertare gli ufficiali di bordo. Dal 1833, anno di costruzione della
Lanterna, la procedura era infine la seguente: allo scoccare del mezzodi’ l’oggetto veniva fatto cadere di
colpo, un cannone sparava un colpo e contemporaneamente un fanale sistemato sull’edificio adiacente (ora
caserma della Guardia di Finanza) si spegneva.
La linea oraria delle 11:55 sul tracciato del nostro strumento sopperiva sicuramente ad una necessita’ molto
simile, l’allerta prima dell’evento che nel nostro caso era la sincronizzazione col cronometro “madre”.
Presso l’Istituto Nautico di Trieste, erede della gloriosa Accademia di Commercio e Nautica, si conserva
anche un altro reperto interessantissimo che riguarda in qualche modo la nostra vicenda: un cannocchiale
meridiano, detto “dei passaggi” (Fig.9), adatto ad individuare il passaggio al Meridiano del sole in modo molto
piu’ comodo e preciso rispetto una Linea Meridiana, costruito dalla ditta Frodsham di Londra. Probabilmente
si tratta dello stesso apparecchio che venne acquistato dalla Accademia di Commercio e Nautica nel 1833 per
iniziativa del nuovo insegnante di Astronomia prof. Vincenzo Gallo. Lo scopo dell’acquisto poteva essere
quello di abbandonare (o affiancare?) le osservazioni sulla Linea Meridiana dell’Edifizio di Borsa, in un
processo di aggiornamento di cui il prof. Gallo si rese protagonista nei decenni successivi. Se questo fu l’atto
per cui la nostra Linea Meridiana divenne obsoleta (o forse non piu’ protagonista ma comprimaria), possiamo
addirittura individuare nei 13 anni trascorsi dal 1820 al 1833 il periodo in cui essa svolse il suo ruolo centrale di
supporto tecnologico alla marineria triestina.
Antonio Sebastianutti nacque a Pers, nei pressi di S.Daniele del Friuli nel 1777, ma visse e opero’ a Trieste
dove infatti sono rimaste le sue opere e dove morì il 2/12/1869,alla bella età di 92 anni; il figlio Guglielmo
nacque a Trieste il 29/11/1824 e cesso’ di vivere a Milano il 30/10/1881.L’ultimo indirizzo di Guglielmo a
Trieste, nel 1870, fu in via della Annunziata N.6, a pochi passi dall’Accademia di Commercio e Nautica. Il
nome Guglielmo non è frequente in Italia: viene da pensare che l’autore della nostra Linea Meridiana
desiderasse emulare il grande orologiaio britannico inventore del bilancere a lamina bimetallica assegnando al
figlio lo stesso nome che John Harrison aveva dato al suo, William.
3
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Il ricalcolo dei dati gnomonici
-Premessa
Gli orologi meccanici in uso sin dal medioevo, e fino alla seconda meta’ del XVIII secolo, non erano in grado di
tenere il passo per un lungo periodo e dovevano venir regolati ogni giorno sul Mezzogiorno Solare Vero e
quindi “sbagliavano”(parlando con una sensibilita’ moderna) anche un quarto d’ora, in ritardo e in anticipo, in
certi periodi dell’anno.Al contrario, i nuovi cronometri, che chiameremo anche cronometri a Tempo Medio,
realizzati in Inghilterra dal 1715 in poi, ma adottati operativamente molto piu’ tardi, tenevano il passo durante
una traversata oceanica...ossia per diverse settimane.
Lo strumento gnomonico dell’Edifizio di Borsa di Trieste (Antonio Sebastianutti-1820) venne progettato e
realizzato allo scopo di rendere ottimale la fruizione della nuova tecnologia.
Esso era un sofisticato strumento di ingegneria “astronomica” destinato a tenere perfettamente sincronizzato
un cronometro “madre”(l’ operazione veniva fatta tutti i giorni probabilmente,nuvole permettendo!) al quale
potevano fare comodamente riferimento i capitani delle navi oceaniche che imbarcavano i cronometri “figli”,
quando rientravano al porto d’armamento, Trieste.
Nella auspicata eventualita’ di un complessivo recupero della funzionalita’ originaria della linea meridiana
occorre ricalcolare i dati gnomonici, se non proprio quelli del progetto dell’autore, almeno quelli
che, congruenti con il progetto storico, siano compatibili con la situazione attuale.
-I dati disponibili
Per mezzo di una corda metrica, sono stati determinati, due dati fondamentali per il ricalcolo gnomonico:
-la distanza fra la posizione estiva “s” (solstizio estivo- “s” sta per “summer” in inglese) e quella dell’equinozio
(“e”):
es= 3350 mm
-la distanza fra la posizione dell’equinozio (“e”) e quella del solstizio invernale “w” (“w” sta per “winter”):
ew =8677 mm
La lunghezza della L.M. : ew + es =12027 mm
-L’inclinazione dell’asse terrestre
Essendo trascorsi 180 anni dalla progettazione e costruzione della linea meridiana occorre calcolare
l’inclinazione dell’asse terrestre; partendo dalla nota formula, con .8 secoli trascorsi prima del 1900 si
ottiene:
e=23.463 °
-La rifrazione atmosferica
Il fenomeno della rifrazione atmosferica, che da’ luogo ad una “deviazione” dei raggi luminosi quando essi
transitano attraverso l’atmosfera terrestre, era ben noto ai tempi della costruzione della linea meridiana
e quindi non puo’ essere trascurato,almeno in via preliminare.
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Applicando per l’altezza del foro gnomonico ,rispetto il piano della meridiana, un valore ipotetico
H=5470 mm
si ottengono i seguenti valori di “allungamento”,D, dell’ombra(in realta’ si tratta di luce, anziche’ di “ombra”
trattandosi di una meridiana a camera oscura, ciononostante continueremo a chiamare “ombra” la distanza del
punto “proiettato” dalla base dell’ortostilo) vera rispetto quella ,piu’ corta, provocata dalla rifrazione atmosferica
al solstizio invernale:
Dw=33 mm
agli equinozi:
De=3 mm
al solstizio estivo:
Ds=1 mm
Eventuali variazioni del valore di riferimento per H non comportano sensibili differenze nel calcolo della
rifrazione.
I dati della rifrazione portano ai nuovi valori, corretti, per es,ew (valori “veri”, suffisso “v”)
esv= 3352 mm
ewv=8707 mm
-Congruenza dei dati
Il rapporto fra i dati rilevati fornisce il valore
r=esv/ewv= .385
Questo rapporto,in linea teorica (rcalc) e’, pero’, legato strettamente alla latitudine f ed alla inclinazione e
dell’asse terrestre dalla
rcalc=(1-tan(f)*tan(e))/(1-tan(f)*tan(e));
questa formula esprime nulla piu’ che la seguente circostanza : i segmenti ewv ed esv risultano essere “visti”
sotto lo stesso angolo ( e ), che si “allarga”, intorno alla latitudine f , in un senso d’estate, nell’altro
d’inverno.
Applicando il valore della latitudine
f=45.65 °
e inoltre il valore della inclinazione terrestre dell’epoca e (vedi sopra) si ottiene un valore di r (rcalc)
perfettamente uguale, un dato coerente con i dati astronomici.
Si ottiene poi per H
Hprogetto(coerente)=5450 mm
Questo valore di H si “arrotonda” naturalmente sulle unita’ di misura in uso all’epoca, i Klafter Viennesi
Hprogetto(coerente)= 2 Klafter / 5 piedi / 3 pollici
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Ancora: la coordinata orizzontale del foro gnomonico rispetto la posizione degli equinozi, compresa la rettifica
per la rifrazione atmosferica
Leprogetto(coerente)= 5572 mm
Quest’ultimo approccio assicura l’estrema precisione e cura con cui venne realizzata la Linea Meridiana, non
solo riguardo la lettura dell’ora (il mezzogiorno solare) ma anche quanto attiene la posizione della traccia
luminosa del sole nel corso delle stagioni. L’orologiaio Sebastianutti chiedeva, in effetti, alla meridiana solo di
essere precisa riguardo il “segnale orario” ossia il passaggio al meridiano del sole; poi, dalla consultazione dei
dati disponibili sui libri avrebbe potuto regolare esattamente i suoi cronometri. E’ peraltro legittimo formulare
l’ipotesi di un qualche coinvolgimento, nel progetto, dell’astronomo de Breitweg, che sicuramente possedeva
le competenze specifiche; se poi si pone l’attenzione sul personaggio, Richter di Binnethal, che affianco’ il de
Breitweg nell’approvare i lavori, nientemeno che un generale (Tenente Maresciallo, sarebbe oggi un generale
di Brigata) si puo’ persino aggiungere l’ipotesi di un qualche interesse strategico, un po’ tardivo per la verita’,
per lo strumento da parte delle autorita’ militari autriache.
Si conferma cosi’ la validita’ del progetto che prevede il recupero della posizione originaria del foro gnomonico
(Fig.7) rispetto il tracciato così come oggi e’ posizionato.
-I valori di es,ew nel tempo
Partendo dall’altezza Hprogetto si calcolano le varie lunghezze d’ombra (inverno-w,equinozio-e,estate-s) alle
date della nostra era 1820, 2000, tenendo in conto anche la rifrazione atmosferica e si ottiene la tabellina
seguente
anno
e
ombraW
1820
2000
2100
23.463 14249
23.439 14230
23.426 14221
ombraE
5572
5572
5572
ombraS
2222
2224
2226
es+ew
ew
es
3350
3347
3345
8677
8660
8649
sw
12027
12006
11995
valori rilevati..................................................................................3350.................8677..................12027
A titolo di curiosita’ viene, in piu’, proposto il calcolo per l’anno 2100 della nostra era per evidenziare come sia
es, come ew diminuiscano nel tempo, a causa del diminuire dell’obliquita’ dell’eclittica, come gia’ evidenziato
sopra. I nostri nipoti vedranno nei prossimi cent’anni restringersi la “forbice” fra la posizione estiva del sole e
quella invernale (sarebbe la “lunghezza” della linea meridiana) di un centimetro circa ! A parte che i nostri
nipoti avranno ben altri problemi se il livello dei mari sara’ piu’ alto di... metri e’ fin troppo facile per noi, oggidi’,
fare questi conteggi, dopo che gli astronomi sono riusciti a sviscerare questo problema, ossia se l’obliquita’
diminuisca o meno nel tempo e di quanto...Per i grandi gnomonisti del ‘600 (G.D.Cassini ed altri) che
operarono con la grande meridiana a camera oscura di Bologna (cattedrale di S.Petronio) con un foro
gnomonico di ben 27 metri di altezza la cosa rivestì aspetti a volte problematici perche’, pur intuendo come
stavano le cose, essi non erano in grado di raggiungere un risultato univoco non disponendo di dati
omogenei in tempi abbastanza distanti fra di loro. Oggi la grande fisica sta dibattendo un problema, per certi
aspetti, simile...e’ variabile nel tempo la costante di gravitazione universale? La vita umana e’ troppo breve e
anche la vita della fisica moderna lo e’ per poter dare una risposta a questo quesito! Ma questo, ovviamente,
non c’entra con la gnomonica...
Piuttosto ce n’è quanto basta da lasciarsi impressionare da questa evidenza (ben percepibile nel nostro
contesto civile: se la Linea Meridiana non avesse subito rimaneggiamenti basterebbe osservare la macchia
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Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 45
luminosa il giorno del solstizio d’inverno per accorgersi che non viene raggiunta la posizione estrema prevista
dai progettisti nel 1820 ) di un noto fatto astronomico, il restringersi del cono di precessione, che alla lunga
porterebbe il nostro pianeta ad avere un “anno” senza piu’ stagioni: uno scenario davvero inquietante. Per
buona ventura ci sono altri calcoli a tranquillizzarci.
NB: tutte le indicazioni orarie dell’epoca, relative alla Linea Meridiana, si intendono per Tempo Vero Locale.
Ringraziamenti:
L’autore ringrazia l’arch.Gino Pavan per il costante incoraggiamento e i preziosi consigli
L’autore ringrazia il Cap. Sergio degli Ivanissevich per i preziosi suggerimenti e consigli in particolare riguardo
le tecniche di navigazione dell’epoca
Infine desidero ringraziare il collega Gianni Ferrari per la sua grande disponibilita’
Biobliografia:
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Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 46
LE ORE DI UN QUADRANTE CHE NON C’E’ PIU’
Enrico Del Favero, Milano
Sommario: Vengono illustrate le caratteristiche di un quadrante solare costruito nel 1889 e costituito da due
distinte sezioni con diversi rami di lemniscate. Se ne segue la storia, riferita a documenti ufficiali sulle modalità
di misura del tempo in Italia, fino alla sua demolizione avvenuta nel 1939.
Nei primi mesi del 2000, durante una lezione del suo corso sui quadranti solari tenuta da Roberto Moia del
Gruppo Milanese Quadranti Solari presso l’Università delle terza età dell’Umaniter di Milano, un allievo del
corso portò ai presenti una vecchia fotografia scattata dal padre con l’immagine di una meridiana un po’
diversa dalle solite.
Dato che la foto portava sul retro l’indirizzo del luogo in cui era stata scattata, da una prima rapida indagine
venne subito fuori che il quadrante era da tempo scomparso per colpa, si ipotizzò allora, dei bombardamenti
dell’ultima guerra mondiale.
Nella figura 1 riportiamo
l’immagine un po’ sbiadita (la foto
non era delle migliori) del
quadrante scomparso e nella 2 la
ricostruzione “in chiaro” dei testi in
essa contenuti.
Si tratta, come è possibile vedere,
di una delle meridiane a tempo
medio costruite verso la fine del
1800 e costituite da due quadranti
affiancati uno all’altro, uno valido
in primavera ed estate e l’altro in
autunno e inverno. I due gnomoni,
identici, sono del tipo a disco con
foro centrale sostenuto da uno
stilo, con linee diurne, pure
identiche, riferite ai giorni di
ingresso del sole nei vari segni
zodiacali.
Le linee o meglio le “curve orarie”, intervallate di 30’ una dall’altra, sono invece diverse nei due quadranti e
costituite dai rami di lemniscate relativi ai giorni di validità dei due strumenti. Come è noto, con tale particolare
tipo di costruzione si rende la lettura dell’ora media indicata dalle lemniscate molto più chiara di quella in cui le
curve ad otto delle stesse siano riportate nella loro completezza su di un unico quadrante. Tale ultima
disposizione, in verità molto più frequente di quella del “nostro” quadrante, genera spesso dubbi, sopra tutto
fra i non esperti della materia, sul ramo di lemniscata che deve essere utilizzato per la lettura dell’ora nelle
varie stagioni.
Nel rettangolo di base del quadrante si trova, oltre all’indicazione dei giorni dell’anno in cui è indifferente usare
l’una o l’altra parte del quadrante (i punti di incrocio dei due rami di lemniscata e quelli delle loro congiunzioni
nei solstizi di estate e di inverno), anche il nome del costruttore l’ing. Carlo Sacchi, di cui non è stato possibile
ritrovare memoria storica, e la data di costruzione, il 1889,
Quello che interessa qui far notare è che, sicuramente, nel 1889, la linea verticale che separa le due parti del
quadrante proseguiva verso l’alto fino alla linea orizzontale, e non esisteva quindi il riquadro triangolare datato
1895.
Si deve ritenere infatti che a quel tempo il quadrante, ubicato in Corso di Porta Vittoria in una zona abbastanza
centrale della città, intendesse in qualche modo fungere da orologio campione, magari non troppo preciso, su
cui regolare ogni tanto i vari orologi meccanici portatili in possesso dei cittadini, forse non ancora precisi e
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Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 47
affidabili come gli attuali, o servisse comunque come indicatore dell’ora per quelli che tali orologi magari non
potevano ancora permetterseli.
Il tutto magari in concorrenza, si fa per dire, con i vari orologi meccanici posti su torri e campanili (gli orologi
elettrici pubblici, sistemati su appositi sostegni, erano ancora di là da venire), e con i suoni delle campane a
mezzogiorno, queste ultime forse azionate su indicazioni dell’Osservatorio di Brera o della meridiana a camera
oscura del Duomo.
A proposito di “segnali orario” del passato, andando un po’ indietro con gli anni, le cronache ricordano che,
verso la fine del 1700, il passaggio del sole sulla linea meridiana a camera oscura del Duomo veniva
segnalato da un alfiere che stava sul posto ad un altro di vedetta sul Palazzo della Ragione a circa 300 metri
dal Duomo. Questo, a sua volta, ripeteva il segnale ad un artigliere posto con il suo pezzo sulla Torre del
Filarete del Castello Sforzesco, a circa 800 metri dal Palazzo della Ragione. Un colpo di cannone annunciava
quindi il mezzogiorno con sufficiente precisione a tutta la cittadinanza.
Comunque a fine ottocento, ai tempi dell’ing. Sacchi, il tempo era regolato “ufficialmente” dal Regio Decreto
del 22/9/1866, emanato quindi negli stessi giorni in cui, al termine della terza guerra di indipendenza e con la
pace di Vienna, anche il Veneto venne riunito al Regno d’Italia (vedi l’allegato A dell’Appendice).
Anche la meridiana del Sacchi segnava quindi, come molte altre costruite allora in Italia, ma ne rimangono in
giro pochissime, il tempo medio di Roma, dal 1871 proclamata, al posto di Firenze, capitale d’Italia.
Essa tiene cioè già conto della così detta costante locale, differenza fra il tempo vero, o medio, di Milano e
Roma, funzione a sua volta della differenza di longitudine fra le due città moltiplicata per 4 minuti e pari a circa
13 minuti [(12,454°-9,192°)x4’].
Per inciso, sarebbe interessante sapere se sono stati costruiti e/o esistono ancora quadranti solari regolati con
il tempo medio “ufficiale” di Palermo o di Cagliari, città di riferimento per i “tempi” della Sicilia e Sardegna,
stabilite dal Decreto come uniche eccezioni al generale uniformarsi di tutto il resto dell’Italia al tempo di Roma.
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Ma nel 1893 le cose cambiarono radicalmente, rispettivamente con i Regi Decreti del 10/8/1893 e 10/10/1893,
riportati ai punti B e C dell’Appendice. Il tempo “ufficiale” divenne, questa volta in tutta Italia, “il tempo solare
medio del meridiano situato a 15 gradi all’est di Greenwich che si denominerà dell’Europa Centrale”.
Due anni dopo, nel 1895, probabilmente lo stesso Sacchi si preoccupò di adeguare alle nuove disposizioni il
proprio quadrante, ormai superato, facendo fare ai passanti volonterosi un piccolo, ma per fortuna semplice
calcolo. Aggiungendo cioè, come recita la scritta aggiuntiva del riquadro triangolare posto al centro del
quadrante, 10 minuti, [(15°-12,454°)x4’], al tempo medio di Roma segnato dalla meridiana si poteva ottenere il
più moderno e ufficiale tempo dell’Europa Centrale, o per noi dell’Etna dove passa il meridiano a 15 gradi
all’est di Greenewich.
Si tratta forse di uno dei pochissimi casi di un quadrante solare relativamente moderno che è passato indenne,
o quasi, attraverso una riforma temporale dei nostri giorni, dopo i molti altri, in verità molto più lontani nel
tempo, di riutilizzo, più o meno corretto, di uno stesso quadrante, e magari anche di qualche sua linea oraria,
per sistemi orari diversi o in posizioni diverse da quella originaria.
Rimane ancora una “curiosità”, segnalata qualche mese fa da Giovanni Paltrinieri che ha scovato una
immagine del quadrante di cui abbiamo parlato sul Popolo d’Italia (giornale ufficiale del regime fascista, anche
perché fondato dal “giovane” Benito Mussolini nel 1914) del 27/8/1939, anno XVII dell’era fascista, altro modo
abbandonato di segnare il tempo. L’articolo, che riportiamo integralmente al punto D dell’Appendice, indica
chiaramente data e motivi della scomparsa del quadrante con il clima, forse un po’ troppo rassegnato, che
accompagnò la distruzione volontaria dello stesso.
Abbiamo ritenuto di qualche interesse intrattenere i lettori con la storia di questo quadrante solare un po’ fuori
dal normale, vissuto solo 50 anni, sopra tutto come ripasso “dal vivo” e con l’appoggio di documentazione
ufficiale dell’epoca, non sempre di facile reperimento, degli avvenimenti che hanno portato al nostro attuale
modo di misurare il tempo.
APPENDICE
DOCUMENTO A
N. 3224
EUGENIO
PRINCIPE DI SAVOIA-CARIGNANO
LUOGOTENENTE GENERALE DI S. M.
VITTORIO EMANUELE II
PER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTA’ DELLA NAZIONE
RE D’ITALIA
In virtù dell’autorità a Noi delegata;
Sulla proposta del Nostro Ministro Segretario di Stato per i Lavori pubblici;
Abbiamo decretato e decretiamo:
Art. 1.
Il servizio dei convogli nelle ferrovie, quello dei telegrafi, delle poste, delle messaggerie e dei piroscafi postali
nelle Provincie continentali del Regno d’Italia, verrà regolato col tempo medio di Roma a datare dal giorno in
cui sarà attivo l’orario delle strade ferrate per la prossima stagione invernale 1866-67.
Art. 2.
Nelle isole di Sicilia e di Sardegna, i servizi predetti saranno regolati ad un meridiano preso sul luogo nelle
rispettive città di Palermo e Cagliari.
Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sia inserito nella raccolta ufficiale delle leggi e
dei decreti del Regno d’Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.
Dato a Firenze addì 22 settembre 1866.
48
Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 49
EUGENIO DI SAVOIA
Registrato alla Corte dei conti addì 3 ottobre 1866.
Reg. 37 Atti del Governo a C. 136. Ayres.
Luogo del Sigillo. V. Il Guardasigilli BORGATI.
S.JACINI
DOCUMENTO B
N. 490
UMBERTO I
PER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTA’ DELLA NAZIONE
RE D’ITALIA
.
Visto il regio decreto 22 settembre 1866, n. 3224;
Udito il consiglio dei ministri;
Sulla proposta del Nostro ministro segretario di Stato pei lavori pubblici,
Abbiamo decretato e decretiamo:
Art. 1.
Il servizio delle strade ferrate in tutto il Regno d’Italia verrà regolato secondo il tempo solare medio del
meridiano situato a 15 gradi all’Est di Greenwich, che si denominerà tempo dell’Europa centrale.
Art. 2.
Il computo delle ore di ciascun giorno pel servizio ferroviario verrà fatto di seguito da una mezzanotte all’altra.
Art. 3.
Le disposizioni precedenti entreranno in vigore nell’istante in cui, secondo il tempo specificato all’art. 1
incomincerà il 1° novembre 1893, e da quell’istante cesserà di avere vigore qualunque altra disposizione
contraria.
Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sia inserito nella raccolta ufficiale delle leggi
e dei decreti del Regno d’Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.
Dato a Roma, addì 10 agosto 1893.
UMBERTO
Registrato alla Corte dei conti addì 23 agosto 1893.
Reg. 192 Atti del Governo a f. 137. PETRECCA
Luogo del Sigillo. V. Il Guardasigilli F. SANTAMARIA-NICOLINI
F. GENALA
(Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno il 31 agosto1893. n. 205)
DOCUMENTO C
N. 590
UMBERTO I
PER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTA’ DELLA NAZIONE
RE D’ITALIA
Visto il regio decreto 22 settembre 1866, n. 3224;
49
Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 50
Visto il regio decreto 10 agosto 1893, n. 490, con il quale si è disposto che il servizio delle strade ferrate in
tutto il regno si regolato secondo il tempo solare medio del meridiano situato a 15 gradi all’Est di Greenwich,
che si denominerà dell’Europa Centrale, e che il computo delle ore di ciascun giorno pel servizio ferroviario sia
fatto di seguito da una mezzanotte all’altra;
Ritenuta la necessità di prendere disposizioni consimili pei servizi dei telegrafi, delle poste, delle messaggerie
e dei piroscafi postali;
Udito il consiglio dei ministri;
Sulla proposta del Nostro ministro segretario di Stato per le poste e pei telegrafi;
Abbiamo decretato e decretiamo:
Art. 1.
Il servizio dei telegrafi, delle poste, delle messaggerie e dei piroscafi postali in tutto il Regno sarà regolato da
1° novembre del corrente anno secondo il tempo solare medio del meridiano situato a 15 gradi all’Est di
Greenwich.
Art. 2.
Tranne pei telegrafi internazionali, il computo delle ore di ciascun giorno sarà fatto, per tutti i servizi predetti, di
seguito da una mezzanotte all’altra.
Art. 3.
Le disposizioni di cui sopra entreranno in vigore nell’istante in cui, secondo il tempo precisato, incomincerà il
1° novembre 1893, e da quell’istante cesserà di avere vigore qualunque altra disposizione contraria.
Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sia inserito nella raccolta ufficiale delle leggi e
dei decreti del Regno d’Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.
Dato a Monza, addì 19 0ttobre 1893.
UMBERTO
Registrato alla Corte dei conti addì 27 ottobre 1893.
Reg. 192 Atti del Governo a f. 77. E. ANGELOTTI
Luogo del sigillo. V. Il Guardasigilli G. ARMO’.
C. FINOCCHIARO APRILE
(Pubblicato nella Gazzetta ufficiale del Regno il 28 ottobre 1893, n. 255)
DOCUMENTO D
DAL “POPOLO D’ITALIA” 27 AGOSTO 1939, XVII
“Pereunt et imputantur” (passano le ore e dovrai rispondere del modo come le hai impiegate); così si potrebbe
tradurre liberamente la frase latina, che abbiamo visto una volta sul quadrante di una meridiana. Passano le
ore… E sono passate anche per questo “cronometro solare a tempo medio di Roma”, che l’ingegnere Carlo
Sacchi ha studiato e disegnato nel 1889 sul muro di cinta, prospiciente il Corso di Porta Vittoria, dell’antica
casa dei Martinitt.
Con le altre costruzioni della zona, la meridiana scomparirà fra qualche giorno per fare posto al cantiere che
erigerà il nuovo palazzo della Questura. Se il vecchio orologio solare avesse ancora continuato a vivere
avreste visto la proiezione dell’occhio luminoso salire gradualmente col passare dei giorni, e poi ancora, in
generale, cominciare a discendere, tessendo così il diagramma della vita.
Ha vissuto cinquant’anni giusti, ma ormai da alcuni lustri crediamo che la meridiana servisse soltanto ai papà,
che la spiegavano ai bambini quando tornavano da scuola e dal maestro avevano sentito parlare degli orologi
degli antichi.
Chi pensava più di regolare il suo orologio sull’ora troppo approssimativa, indicata dall’asticciola di ferro,
anche se sul quadrante figurasse quella parola pomposa e sicura di cronometro? Per questo abbiamo voluto
farne la fotografia: per ricordarcene almeno al momento in cui sparisce. Guardate: segna le 10,15. Con tutti gli
50
Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 51
orologi elettrici che sono disseminati per la città, ormai la vecchia meridiana era divenuta assolutamente
inutile.
Ma, come di tutti coloro che se ne vanno, abbiamo voluto darle l’estremo saluto anche perché fu onesta.
“Pereunt et imputantur”. Il tempo è sempre galantuomo.
Dalla redazione
v L’amico Nando Roveda, ci ha segnalato che tra i banchetti dei libri usati in un
mercatino che si tiene la prima domenica di ogni mese a Torino, ha trovato un libretto
di argomento gnomonico dal titolo L’art de tracer les cadrans solaires, scritto da A.
Mahistre, stampato a Parigi nel 1864 da Mallet-Bachelier, scritto ovviamente in
francese e consta di una trentina di pagine.
Ringraziamo Nando per la segnalazione che
sicuramente giungerà gradita a quanti amano
spulciare tra i polverosi banchi dei mercatini
antiquari alla ricerca di “cose gnomoniche”
particolari.
v Giuseppe Maggioni ci scrive da Cernusco
Lombardone (LC), chiedendo come si fa per
ricevere la nostra rivista e ci manda alcune foto
della sua giovanissima attivita’ gnomonica.
Ringraziamo l’amico Giuseppe, sperando che
diventi un nostro fedele lettore.
v Le Gnomoniste della Commission des Cadrans solaires du Québec, Vol 7 n° 3
Septembre 2000. Questa rivista, nella sua semplicità, è molto carina con 8 fogli
stampati da ambo i lati e con immagini in b/n e colori. In questo numero si parla
soprattutto di “anelli equinoziali”, del Pantheon romano e degi quadranti solari cinesi.
La stessa rivista si può vedere al sito http://cadrans_solaires.scg.ulaval.ca/
v Il Sagittario, n° 21 – 22/2000, Anno VII, periodico del Centro Studi e Ricerche
Serafino Zani, sempre interessantissimo e colmo di iniziative scientifiche e gnomoniche
didattiche. In questo numero ospita molte foto relative agli strumenti gnomonici
realizzati da quanti hanno partecipato al concorso “Le ombre del tempo”.
v Hidokei, 1, n° 2, la prima rivista della nuova Japan Sundial Society, sui cui contenuti
e’ abbastanza difficile “esprimersi”, visto che è scritta totalmente nella lingua originale!
Ma mi riprometto di scrivere un breve articolo per il prossimo numero sugli argomenti
trattati. Ringrazio intanto Sumi Yoichi per averci fatto conoscere questa nuova rivista.
v Herbert Rau (Wurstmacherweg 40a D – 13158 Berlin) ci ha inviato un prezioso
libretto di 67 pagine con molte immagini in b/n che è una sorta di necrologio gnomonico
di Maria Koubenec (1899-1995), pubblicato dalla Regionalbibliothek Neubrandenburg
nel 2000.
v Gianni Ferrai ci ha fatto dono del consueto ed originale foglietto gnomonico di auguri
natalizi con una bella immagine di una meridiana artistica.
v Renzo Nordio ha realizzato un'altra bellissima cartolina di auguri natalizi,
impreziosendola con un dipinto a mano.
v Renzo Righi, ci ha inviato l’indispensabile calenadrio gnomonico del 2001, ricchissimo
di informazioni e foto. Si intitola “Segni sapienti, segni del tempo”. In evidenza le
bellissime immagini degli orologi solari realizzati da Righi negli ultimi anni. Immagini di
un’attività gnomonica tra le piu’ importanti in Italia, nata per passione nell’ambito dei
primissimi seminari nazionali di gnomonica organizzati dalla SQS dell’UAI e portata ai
51
Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 52
massimi livelli con impegno, determinazione. Renzo ha una vena artistica molto
originale ed è sempre aperto alle innovazioni che provengono dalla vasta cultura
storica della gnomonica e dagli approfondimenti scientifici. Grazie, Renzo, per le
emozioni gnomoniche che sai regalarci.
v Trovato un antico seguace di Kircher - Karl Scwarzinger, ha gentilmente fatto dono
alla redazione di un bellissimo libro di gnomonica che raccoglie anche un censimento
delle meridiane di Praga. E’ stato scritto da Josef Jiràsko (nato nel 1922), Lubor Pok
(1931) e Tomàs Stàrecky (1962). Consta di 198 pagine con moltissimi disegni originali
per la parte teorica generale e molte immagini a colori delle meridiane di Praga (le foto
di questa rubrica sono tutte tratte da questo volume). Per sei capitoli gli autori trattano
dell’argomento cominciando dalle nozioni di astronomia di posizione per poi descrivere
le regole fondamentali della Gnomonika. Segue quindi l’ultima parte che comprende la
descrizione di 57 orologi solari di Praga e dintorni. Le belle immagini lasciano capire
subito che si tratta di orologi solari che raccontano di un’antica ed elevata tradizione
gnomonica che si colloca senz’altro ai primi posti in Europa. Sembra immediato il
confronto con le bellissime meridiane tirolesi e della tradizione armena. Si nota
fortemente, oltre che la capacità di progettazione e realizzazione da parte degli antichi
gnomonisti, la spiccata ed elevata vena artistica dei dipinti. Siamo davanti alla classica
gnomonica in cui l’arte ha la stessa parte della scientificità dello strumento. Una nota
curiosissima che mi ha colpito subito è l’aver visto una meridiana, descritta al n. 18
dell’elenco, probabilmente esistente in Prazsky Sion, che rispecchia fedelmente nel
suo disegno artistico gli orologi solari che il gesuita Athanasius Kircher descrisse nel
libro VI della sua Ars Magna Lucis et Umbrae, del 1936. Neanche a farlo apposta,
questa meridiana fu realizzata verso la fine del 1600. Nessun dubbio, quindi,
certamente l’autore era un seguace di Kircher. Penso di far cosa gradita agli
appassionati, nel riportare qualche immagine di alcune di queste belle meridiane
descritte in questo libro.
Fig. 1 Simpatica meridiana sul tetto di un edificio
che mostra solo l’ora 12.
Fig. 2 Meridiana artistica ortiva
Probabilmente realizzata su un convento
di suore carmelitane.
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Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 53
Fig. 3
Un altro esempio antico
di meridiana, risalente al
1631 in cui l’autore ha
volutamente eseguito un
orologio solare con due
sistemi orari, babilonico
ed italico, abbinati allo
“zodiaco gnomonico”,
cioè alle sette curve di
declinazione.
Nota
particolare: la volontà
dell’autore di isolare il
tracciato orario babilonico
da quello italico e dalle
curve di declinazione.
Voleva forse rendere più
leggibile un orologio
solare che sappiamo tutti
essere molto intricato di
linee quando ci sono
questi due sistemi orari?
Fig. 4
Ecco il seguace di Kircher.
Un disegno praticamente
identico alla Botanologia
sciaterica
di
Kircher
pubblicata nel 1636. Dato il
periodo cui risale questo
orologio, è facile pensare
che l’autore abbia voluto
imitare il grande gesuita.
53
Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 54
Fig. 5
In quest’altra bella meridiana
artistica, si vede un tracciato
non normale sul quale
qualcuno
potrebbe
esprimersi se riuscisse a
capire cosa significa. Invito i
lettori a scrivere in redazione
eventualmente scoprissero
di che cosa si tratta.
v
IL SAGITTARIO, n° 25/2001- CONCORSO GNOMONICO LE OMBRE DEL TEMPO. Sempre
interessantissimo questo giornale del Centro Studi e Ricerche Serafino Zani. In particolare riporta diverse
notizie gnomoniche. Innanzitutto l’ultima pubblicazione di gnomonica dell’Unione Astrofili Bresciani che si
intitola l’ora di fratello sole, scritto da Piero Gaggioni, dedicata alle meridiane della Valtellina e della
Valchiavenna. Peccato che non si abbia a disposizione una copia per poterne fare una recensione. Si
apprende, inoltre, che è in corso una nuova iniziativa in seno alle attività “Casa della Natura” del Museo di
scienze naturali, che prevede la realizzazione di una “Via delle meridiane” lungo la strada ben esposta a
sud che collega l’abitato di Mompiano alla polveriera. Tali meridiane sarebbero da costruirsi sulle case e
villette che costeggiano la strada su iniziativa dei proprietari. Infine, la notizia dell’indizione della VII
edizione del Concorso internazionale per costruttori di quadranti solari, patrocinato dall’U.A.I. e dalla
Società Astronomica Italiana. Per tutte le informazioni necessarie, ci si può rivolgere all’Osservatorio
Astronomico Serafino Zani, c/o Centro studi e ricerche Serafino Zani, Via Bosca 24, C.P. 104 – 25066
Lumezzane (BS).
v Sono disponibili gli arretrati di Gnomonica dal numero 1 al numero 6 su CD
rom in formato PDF Acrobat file, impaginato e curato dalla North American
Sundial Society. Una copia costa £. 30.000, da inviare in contanti
all’indirizzo della redazione di Gnomonica in busta chiusa e per posta
prioritaria
v Si ricorda agli autori di articoli che intendono collaborare con questa rivista
di scrivere pezzi non troppo lunghi (lunghezza media compresa tra 4-8
pagine ed un massimo di 4 figure o grafici), di impaginare il testo in formato
Word.doc possibilmente includendo già le immagini in formato JPEG. Sono da
evitare disegni e grafici prodotti con Autocad.
54
Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 55
DIVERTISSEMENTS:
LA GNOMONICA ILLUSTRATA NELLE LETTERE CAPITALI DEL RINASCIMENTO
Mario Arnaldi: Lido di Adriano - Ravenna
In questo breve articolo, mi sono voluto divertire (per questo l’ho voluto intitolare divertissements) a mettere
insieme alcune delle numerose lettere capitali che ho incontrato sfogliando diversi libri antichi che mi sono
capitati fra le mani. La maggior parte del materiale, però, proviene da due volumi moderni americani che
raccolgono molto materiale iconografico antico, e che utilizzo di solito per il mio lavoro di decoratore. Ho scelto
volutamente le lettere capitali, piuttosto che gli zibaldoni dei frontespizi, perché di per sé sono veri e propri
quadretti, piccole chicche, e spesso illustrazioni sintetiche di un concetto gnomonico.
Fra tutte queste immagini, ne spicca una che non rappresenta un oggetto gnomonico, ma ho voluto inserirla
ugualmente perché, secondo me, si tratta di un piccolo gioiello sicuramente poco conosciuto: il ritratto di
Oronzio Fineo.
Due astronomi osservano il cielo con strumenti
gnomonici.
Uno dei due astronomi è abbigliato alla maniera
orientale (forse Tolomeo) seduto alla cattedra
sembra insegnare al secondo astronomo che,
seduto su uno scranno davanti a lui e vestito con
abiti occidentali, sembra confermare con
interesse quanto gli viene insegnato. A terra,
vicino la cattedra del primo vecchio, si vede una
sfera armillare da mano. Dal banco pende fuori
un altro strumento, forse un astrolabio, mentre il
secondo vecchio osserva il cielo con un
quadrante (usato al rovescio, però), sul cui dorso
è visibile un probabile notturnale con la sua
alidada, o un calendario lunare, come è possibile
vedere in alcuni esemplari simili.
Da: Almagestum Cl. Ptolemei, Petri Liechtenstein
Coloniensis Germani, anno Virginei partus 1515, die
10 Ja., Venetiis.
Quadrante
Un bel quadrante (orologio solare portatile
contenuto in una quarta di cerchio) con linee
orarie rettilinee fa da sfondo alla lettera M
raffigurata in questa stampa. Sono ben visibili il
filo con il piombo, e sul lato destro il calendario
su cui regolare la perlina mobile.
Da: "Geographia - Tabulae" di Tolomeo, pubblicato
nel 1525.
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Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 56
Ignudo riceve una squadra e un orologio portatile
da una scimmia.
Questa immagine è di difficile o certa spiegazione,
perché plurimi possono essere i suoi significati. Il più
immediato sembra quello dissacrante di un uomo di
scarso intelletto che riceve due strumenti di
conoscenza da un animale che per antonomasia si
intende ignorante. Il secondo significato potrebbe
essere che l’animale dopo aver cercato di
scimmiottare l’uomo, restituisce a quest’ultimo gli
strumenti del suo sapere. Una variante potrebbe
essere che la scimmia li sta rubando all’uomo. Per
ultimo, la scimmia raffigura Ermete Trismegisto (il dio
Thot egizio) che passa all’uomo mortale alcuni
strumenti di conoscenza.
Da: Handbook of Renaissance Ornament, Dover ed.,
ISBN 0-486-21998-4
Ritratto di Oronzio Fineo.
Oronzio Fineo noto per essere stato uno dei maggiori
gnomonisti del rinascimento e per aver descritto la
Navicula de Venetiis, è stato raffigurato qui in un
medaglione all’interno della lettera iniziale del suo
nome.
Da: Handbook of Renaissance Ornament, Dover ed.,
ISBN 0-486-21998-4
Orologio solare cilindrico
portatile.
All’interno di questa bella Q è stato disegnato un bel
esemplare di orologio solare portatile cilindrico,
cosiddetto “orologio del pastore”. i
Questo tipo di orologio portatile era molto in uso fin
dall’antichità, ed è stato certamente uno dei più
riprodotti fino ai nostri giorni.ii
Da: "Geographia - Tabulae" di Tolomeo, pubblicato
nel 1525.
56
Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 57
Doppio orologio solare verticale, non
declinante, con calendario.
Sul campo di fondo a questa lettera capitale che
assomiglia molto al mio monogramma è raffigurato un
doppio orologio solare verticale. Il primo in alto, a ore
oltramontane talvolta chiamate erroneamente
astronomiche, mentre in basso l’orologio è ad ore
temporali, con tanto di curve mensili e segni zodiacali.
Da: "Geographia - Tabulae" di Tolomeo, pubblicato
nel 1525.
Orologio solare verticale non declinante.
Un semplice orologio solare verticale ad ore oltramontane è
racchiuso dentro a questa C. La forma di questo orologio è
molto simile a quella incisa negli avori di Norimberga.
Da: "Geographia - Tabulae" di Tolomeo, pubblicato nel 1525.
57
Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 58
Astrologo.
Astrologo impegnato in calcoli sul globo.
Alle sue spalle uno strano strumento, si tratta di un
cilindro cavo con i simboli dei sette pianeti ovvero
giorni della settimana, disposti dal basso verso l’alto
come era il loro antico ordine, cioè: Luna, Mercurio,
Venere, Sole, Marte, Giove e Saturno. In alto si vede
un anello decentrato che sembra portare i simboli
zodiacali.
Probabilmente, ruotando lungo la circonferenza del
cilindro, si poteva leggere il dominio di ogni pianeta
sulle ore del giorno.iii
Da: Handbook of Renaissance Ornament, Dover ed.,
ISBN 0-486-21998-4
Osservazione stereografica del cosmo.
L’immagine sembra voler mostrare graficamente la
teoria della proiezione stereografica della sfera
celeste, usata soprattutto nella costruzione di
astrolabi.
Ai due fianchi della lettera H altri due astronomi,
invece, osservano la volta celeste con l’uso di due
particolari quadranti.
Da: Handbook of Renaissance Ornament, Dover ed.,
ISBN 0-486-21998-4
Gnomonisti presso un gruppo di orologi
solari monumentali.
Due gnomonisti stanno probabilmente controllando i
loro grafici e calcoli, per mezzo dell’osservazione
diretta su un gruppo di orologi solari scolpiti in un
monolite. Sono visibili, un orologio verticale declinante
90° Ovest (sulla faccia opposta è certamente
collocato il suo gemello rivolto ad Est), un orologio
solare verticale non declinante collegato con lo
gnomone a vela ad un altro orizzontale e circolare, nel
taglio diagonale dovrebbe esserci un orologio polare,
mentre sulla sommità è visibile un orologio solare
sferico a terminatore d’ombra (la posizione dei cerchi
solstiziali è errata).
Da: Handbook of Renaissance Ornament, Dover ed.,
ISBN 0-486-21998-4
58
Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 59
Allegoria del tempo.
Allegoria del tempo inserita nella lettera V, facente
parte di una serie di lettere capitali del sec. XVI o XVII.
L’autore ha voluto mostrare l’evoluzione del computo
orario nei secoli. Nell’immagine si possono distinguere
facilmente i vari simboli del tempo che passa
inesorabile: una clessidra a sabbia, uno scappamento
a foliot, e un orologio solare, rappresentano il modo
degli antichi mentre la mostra di un orologio
meccanico con le dodici ore e, al centro, i quattro
quarti d’ora, rappresenta probabilmente il metodo
moderno.
È interessante notare come l’incisore non abbia
saputo segnare correttamente le ore sulla fascia
dell’orologio solare, probabilmente questa sua
ignoranza in materia è anche la causa della presenza
del foliot sopra la clessidra.
Da: Bizarre & ornamental Alphabets, edited by Carol
Belanger Grafton, Dover Publ. Inc., New York, ISBN
0-486-24105-X
Mario Arnaldi
[email protected]
i
Secondo alcuni autori questo orologio viene chiamato “del pastore” perché utilizzato grandemente dai pastori dei
Pirenei. Secondo me, questo fatto è ancora da provare, prima di tutto perché, nel passato, ne è documentato un grande
utilizzo da tutti gli strati sociali, e poi perché la sua origine non sembra affatto pirenaica. Credo, piuttosto, che
l’attributo gli sia stato conferito, molto probabilmente, nel secolo XV, quando in un libro d’Ore stampato a Parigi da
Philippe Pigochet in un’illustrazione della Natività appare un pastore con un orologio cilindrico in mano. Mai prima di
allora, infatti, questo tipo di orologio portatile si era chiamato così, in tutti i manoscritti medievali che ne trattano l’uso e
la costruzione si chiama “Horologium viatorum” cioè, orologio del viandante.
ii
Mario Arnaldi – Karlheinz Schaldach,
iii
Ringrazio Alessandro Gunella per avermi suggerito questa probabilissima ipotesi, tuttavia sarei curioso di sapere se
qualcuno dei lettori ha un’idea diversa su questo strano oggetto.
59
Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 60
Una pagina tratta da Gnomonices Libri Octo di C. Clavio del 1581
(collezione Severino)
60
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DIVERTISSEMENTS. la gnomonica illustrata nelle lettere capitali del