VIENNA, 1900: “uno dei periodi più fertili, originali e creativi
nell’arte (...) oltre che nella filosofia”
(Allan Janik e Stephen Toulmin, Wittgenstein ‘s Vienna, 1973)
•ARTE: Gustav Klimt, Koloman Moser, Oskar Kokoschka, Egon Schiele
•ARCHITETTURA e DESIGN: Otto Wagner, Josef Hoffmann, Adolf Loos,
Joseph Maria Olbrich, (Secessione)
•LETTERATURA: Robert Musil, Karl Kraus
•PSICOLOGIA: Sigmund Freud, Ernst Mach
•FISICA: Ernst Mach
ALOIS RIEGL
Der moderne Denkmalkultus. Sein Wesen, seine Entstehung,
1903
“Le considerazioni esposte in questo scritto devono la loro genesi al tentativo
intrapreso per incarico della Presidenza della Imperial Regia Commissione
Centrale per i Monumenti Artistici e Storici di progettare un piano per una
riorganizzazione della tutela pubblica dei monumenti in Austria. Che il bisogno
di una tale riorganizzazione diventi oggi sentita da tutti e urgente ha come
presupposto necessario che negli ultimi anni nelle nostre opinioni sull’essenza
e sulle esigenze della cultura dei monumenti si è verificato un profondo
mutamento”, (“ein tiefgreifender Wandel” )
“tutto il processo che dal valore del monumento intenzionale, attraverso il
valore storico, ha condotto infine al valore dell’antico, esaminato da un punto
di vista generale, è soltanto una manifestazione parziale dell’emancipazione
(Erlösung) dell’individuo che domina il nuovo Tempo (die neuere Zeit) “
FRIEDRICH NIETZSCHE: EMANCIPAZIONE DALLA SOGGEZIONE
ALLA STORIA E “GENEALOGIA” COME ANTIDOTO ALLA
MALATTIA STORIOGRAFICA
GENEALOGIA COME METODO STORICO:
• Metodo di analisi storica e metodologia per la storia della cultura
• Contrapposto alla storiografia tradizionale come credenza nell’esistenza
di un passato in sé come totalità dell’avvenuto che lo sguardo panoramico
dello storico è in grado di ricostruire
• Non guarda all’origine, come verità in sé del passato, ma sostituisce alla
ricerca dell’Ursprung l’esercizio di una domanda centrata sul valore
• E’ alla ricerca dei punti discontinuità, venendo a sostituire la continuità con
la dispersione
• Sguardo prospettico: consapevole di essere uno sguardo finito, da un
determinato e finito punto di vista: di esercitare cioè, in un caleidoscopio di
prospettive provvisorie, uno sguardo inevitabilmente soggetto a pre-giudizi
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NIETZSCHE:LA GENEALOGIA DELLA MORALE
Il vostro falso amore
del passato,
un amore da becchini è
una rapina di vita:
voi lo sottraete al futuro.
La genealogia è grigia;
meticolosa e pazientemente
documentaria.
Lavora su pergamene confuse,
raschiate, più volte riscritte.
Friedrich Nietzsche, Poesie e
frammenti poetici, autunno 1888
Michel Foucault, Nietzsche, la
genealogia, la storia, 1971
“Il primo impulso a rendere noto qualcosa delle mie ipotesi sull’origine della
morale, mi venne da un libretto chiaro, pulito e intelligente, anzi anche un po’
saccente, in cui incontrai chiaramente, per la prima volta, un tipo contrario e
perverso di ipotesi genealogiche, e cioè il tipo inglese, che mi attirò con
quella forza di attrazione propria di tutto ciò che è all’opposto, agli antipodi”.
“ chi (…) impara, a questo punto, a domandare, vedrà, come è capitato a
me, spalancarglisi davanti un orizzonte nuovo e sconfinato; una possibilità
simile a una vertigine lo scuoterà; ogni tipo di diffidenza, di sospetto, di
terrore balzerà fuori; la fede nella morale, in ogni morale, vacillerà - e alla
fine si farà strada una nuova esigenza”.
NIETZSCHE: Genealogia della morale, 1887
GENEALOGIA COME CRITICA DEI VALORI
“abbiamo bisogno di una critica dei valori morali, di porre in questione
finalmente proprio il valore di questi valori, - e per fare ciò abbiamo
bisogno di una conoscenza delle condizioni e delle circostanze da cui sono
stati prodotti, in cui si sono sviluppati e modificati (...), conoscenza che fino
ad oggi non solo non è esistita, ma non è stata nemmeno mai auspicata. Si
è accettato il valore di questi valori come dato, come qualcosa di effettivo,
al di là di ogni discussione”
“tutte le scienze saranno ormai chiamate a spianare la strada al compito
futuro dei filosofi - compito che consiste, per il filosofo, nel risolvere il
problema del valori, nel fissare l’ordine gerarchico dei valori”
NIETZSCHE: Genealogia della morale, 1887
GENEALOGIA CONTRO LA CHIMERA DELL’ORIGINE
COME LUOGO DELLA VERITA’
GENEALOGIA COME ATTENZIONE PER LA DISCONTINUITA’
“Paul Rée, come gli Inglesi, ha torto nel tracciare delle genesi lineari, – nel
disporre, per esempio, secondo le sole modalità dell’utile tutta la storia
della morale: come se le parole avessero mantenuto intatto il loro
significato, i desideri la loro direzione, le idee la loro logica; come se
questo mondo di cose dette e volute non avesse conosciuto invasioni,
lotte, rapine, mascheramenti, stratagemmi. Ne viene per la genealogia,
un’indispensabile riserva: ritrovare la singolarità dei fatti, al di fuori di
ogni lineare finalità; aspettarli là dove meno li si aspetta ed in ciò che
sembra non avere storia (...); cogliere i loro ritorni, non tanto per tracciare
la curva lenta di un’evoluzione, quanto piuttosto per ritrovare le differenti
scene dove hanno giocato ruoli differenti; definire anzi il punto della loro
lacuna, il momento in cui non hanno avuto luogo”.
MICHEL FOUCAULT, Nietzsche, la genealogia, la storia, 1971
GENEALOGIA E’ RICERCA DELLA PROVENIENZA
“La genealogia non si contrappone alla storia come la vista altera e profonda
della filosofia allo sguardo di talpa dell’erudito; al contrario si oppone allo
spiegamento metastorico delle significazioni ideali e delle teleologie indefinite.
Si oppone alla ricerca dell’«origine». (...) Ora se il genealogista si prende
cura di dare ascolto alla storia piuttosto che prestar fede alla metafisica, cosa
scopre? Che dietro alle cose c’è “tutt’altra cosa”: non il loro segreto essenziale
ed eterno, ma il segreto che esse sono prive di essenza, o che la loro essenza
fu costruita pezzo per pezzo partendo da figure che ad esse erano estranee”
“Fare la genealogia dei valori, della morale, dell’ascetismo, della conoscenza,
non sarà mai dunque partire alla ricerca della loro “origine” trascurando come
inaccessibili tutti gli accidenti della storia; al contrario, sarà attardarsi nelle
minuzie e negli imprevisti degli inizi; prestare una scrupolosa attenzione
alla loro beffarda bassezza; aspettarsi di vederli nascere, una volta calata la
maschera, con il volto dell’altro; non avere pudori nell’andare a cercarli là
dove sono – “frugando i bassifondi” ; (…) Il genealogista ha bisogno della
genealogia per scongiurare la chimera dell’origine”
“La gloriosa origine è il “germoglio metafisico che rispunta nella considerazione
della storia e che fa ogni volta credere che al principio di tutte le cose si trovi il
più perfetto ed il più essenziale”: ci piace credere che all’inizio le cose erano nel
pieno della loro perfezione ; che esse uscirono splendenti dalle mani del
creatore o nella luce senza ombre del primo mattino (…). L’origine storica
invece è bassa”.
MICHEL FOUCAULT, Nietzsche, la genealogia, la storia, 1971
“La ricerca della provenienza non è fondande, al contrario: inquieta ciò che
sipercepiva come immobile, rende frammentario ciò che si credeva unito;
rivela l’eterogeneità di ciò che si immaginava unitario”
MICHEL FOUCAULT, Nietzsche, la genealogia, la storia, 1971
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GENEALOGIA COME “ENTSTEHUNG”
“termini come Entstehung o Herkunft sottolineano con maggior precisione
di Ursprung l’effetto proprio della genealogia”. In Nietzsche Entstehung
designa “l’emergenza, il punto di sorgenza. È il principio e la legge
particolare di un’apparizione. (...) L’emergenza si produce sempre
all’interno di un certo stato di forze. L’analisi della Entstehung deve
svelarne il gioco, il modo in cui esse lottano le une contro le altre”
“Troppo spesso si è inclini a cercare la provenienza in una continuità priva
di interruzione (...), l’emergenza designa invece un terreno di scontro.
(...) Le differenti emergenze che si possono individuare non sono le figure
successive di una stessa significazione; ma sono altrettanti effetti di
sostituzioni e spostamenti, di conquiste mascherate, di rovesciamenti
sistematici”
MICHEL FOUCAULT, Nietzsche, la genealogia, la storia, 1971
FOUCAULT: ALLA STORIA GLOBALE SI SOSTITUISCE UNA
STORIA GENERALE, UNA STORIA EFFETTIVA
“E il grande problema che si porrà – che si pone alla ricerca storica – a
questo tipo di analisi storiche non consiste più tanto nel sapere per quali
strade abbiano potuto determinarsi le continuità, in che modo un unico
disegno abbia potuto conservarsi e costituire per tanti spiriti diversi e
successivi, un orizzonte unico (…); il problema non è più quello della
tradizione e della traccia, ma quello della frattura e del limite, non più
quello del fondamento che si perpetua, ma quello delle trasformazioni che
valgono come fondazione e rinnovamento delle fondazioni. (…) Sembra
insomma che la storia del pensiero, delle conoscenze, della filosofia, della
letteratura, moltiplichi le fratture e cerchi tutti gli ostacoli della
discontinuità, mentre la storia tout court sembra cancellare, a vantaggio
delle strutture prive di labilità, l’irruzione degli avvenimenti”.
MICHEL FOUCAULT, L’archeologia del sapere, 1969
CARLO SINI: GENEALOGIA COME RIFLESSIONE FILOSOFICA
SULLA ESIGENZA STORICA
“Qual è il segreto dello sguardo storiografico? Esso vuole la conoscenza obiettiva,
“pura”, cioè purificata, non affetta dall’interesse del soggetto. In tal modo il soggetto si
estranea dalle pratiche viventi irriflesse che gli derivano dalla tradizione (...). La sua
pratica del “disinteresse” obiettivo è ancora un “interesse”, una posizione del soggetto in
una sua peculiare figura (...). La radice di questo disinteresse metodico è quello sguardo
panoramico istituito dalla metafisica greca”
“la pratica storiografica è un accadere che mira a produrre l’accaduto, cioè un mosaico
infinitamente perfettibile di eventi in sé e per sé secondo l’idea della totalità completa
(...): totalità dell’accaduto in sé e per sé, ovvero come sarebbe potuto apparire allo
sguardo imperturbabile di Dio”. Essa riduce le “mobili e cangianti unità di senso” a
“quanti di accadimento puro, panoramicamente contemplati dall’esterno”
CARLO SINI, Etica della scrittura,1992
MICHEL FOUCAULT: UNA NUOVA STORIA
“Al posto di quella cronologia continua della ragione che si faceva
invariabilmente risalire all’inaccessibile origine, al suo fondamento iniziale
(…) la discontinuità (…) è diventata uno degli elementi fondamentali
dell’analisi storica”
La nuova storia “ha portato alla individuazione di serie differenti che si
giustappongono, si succedono, si accavallano, s’incrociano senza che si
possano ridurre ad uno schema lineare”
“La nuova storia (…) problematizza le serie, le scansioni, i limiti, i dislivelli,
gli scarti, le specificità cronologiche, le strane forme di persistenza, i
possibili tipi di relazione”
MICHEL FOUCAULT, L’archeologia del sapere, 1969
FOUCAULT: L’ARCHEOLOGIA DEL SAPERE
“La storia ha cambiato posizione nei confronti del documento. (…) la storia
nella sua forma tradizionale si dedicava a <memorizzare> i monumenti del
passato, a trasformarli in documenti, (…) oggi invece la storia è quella che
trasforma i documenti in monumenti”.
“c’era un tempo in cui l’archeologia, come disciplina dei monumenti muti,
delle tracce inerti, degli oggetti senza contesto e delle cose abbandonate
dal passato, tendeva alla storia e acquistava significato soltanto mediante
la restituzione di un discorso storico; si potrebbe dire, giocando un poco
con le parole, che attualmente la storia tenda all’archeologia, alla
descrizione intrinseca del monumento”.
MICHEL FOUCAULT, L’archeologia del sapere, 1969
GENEALOGIA SGUARDO FINITO E PROSPETTICO
“indietro si può guardare solo retrocedendo il nostro punto di vista”
CARLO SINI, Immagine e conoscenza, 1996
“Per far questione del (proprio) passato, bisogna quindi stare in una differenza
da esso avendolo in sé: porre una questione genealogica significa stare
consapevolmente nella propria differenza dall’inizio, in quanto provenienti da
esso. È lo scarto di questa differenza nella continuità ciò che fa la visibilità del
cammino genealogico”.
CARMINE DI MARTINO, Grammatica e pragmatica del messaggio, 1996
“questo significherebbe stare in pratiche (...) che appunto non sono le nostre, e che in
quanto non sono le nostre non hanno un passato come il nostro, non vivono il passato
come lo viviamo noi”.
CARLO SINI, Immagine e conoscenza, 1996
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3
CARLO SINI: GENEALOGIA COME DIFFERENZA NELLA
CONTINUITA’
“non ci sono delle cose che in loro stesse permangono (...). Non è che
qualcosa di per sé si conservi. Permane in quanto viene ripetuto, e in quanto
viene ripetuto viene colto anche nella sua differenza”
“non c’è una cosa che è il passato; non è che ci sono delle cose che hanno
la caratteristica di essere presenti, attuali, e delle cose che in loro stesse hanno
la caratteristica di essere passate”
“le cose sono passate solo in quanto sono ripetute. Però proprio perché faccio
questo, perché ripeto l’altro, già questo fatto mette l’altro nel passato e mette
me nella sua differenza dal passato, stabilisce una differenza nella continuità”
“nella genealogia quel che è accaduto di fatto (senza di che la genealogia non
sorgerebbe, non sarebbe possibile) cioè la ripetizione che si fa passato, la
continuità che si fa differenza, diventa un problema consapevole. Questa è
la genealogia”.
GENEALOGIA ESERCIZIO ETICO
“il paradosso della genealogia è quello di dire il carattere finito e
particolare di ogni pratica, a cominciare da se stessa, in termini
universali, essa dice che “ogni” messa in opera della verità è sempre
un’impresa finita. (...) Di qui il suo carattere etico: la genealogia non ha
verità più universali delle altre, più vere di quelle delle altre pratiche(...):
essa è certamente comprensione o ricomprensione conoscitivamente
significativa del passato e della nostra soggezione al passato; ma più
radicalmente ancora, essa è un esercizio etico, cioè una educazione del
soggetto filosofico ad abitare l’apertura, il limite, la soglia delle sue
pratiche”
CARMINE DI MARTINO,
messaggio,1996
Grammatica
e
pragmatica
del
CARLO SINI, Immagine e conoscenza, 1996
PASSATO,
PRESENTE,
FUTURO:
GENEALOGIA
COME
CONSAPEVOLEZZA DELLA CIRCOLARITA’ DELLE TRE ESTASI
TEMPORALI
“nella genealogia quel che è accaduto di fatto (senza di che la genealogia
non sorgerebbe, non sarebbe possibile) cioè la ripetizione che si fa passato,
la continuità che si fa differenza, diventa un problema consapevole. Questa è
la genealogia. Diventa il consapevole problema di come si è soggetti al
passato, soggetti che interrogano il passato per comprendere il presente
e quindi la propria destinazione futura”
CARLO SINI, Immagine e conoscenza, 1996
“circolarità che esige un presente per la differenza e la distanza dal passato
e che esige ancor più un futuro, perché il presente effettivamente accada nel
suo tendere e intendere, facendo del passato ciò che ancora attende al
varco nel futuro”
CARLO SINI, Presentazione, in Laura Gioeni, Genealogia e progetto,
2002
IL TITOLO: Der moderne Denkmalkultus. Sein Wesen, seine
Entstehung
IL “DER MODERNE DENKMALKULTUS” COME ESERCIZIO
GENEALOGICO APPLICATO ALLA CULTURA DEI MONUMENTI
DUE COMPITI:
DENKMAL = MONUMENTO (Denk[en] = pensare; Mal = segno)
KULTUS = (dal lat. colo, colui, cultum, colere : coltivare) cultura, cura,
trattamento, mantenimento, educazione (e non “culto” che il tedesco è Kult)
•“il primo compito da svolgere è sembrato dunque quello di definire in modo
più chiaro possibile l’essenza del Denkmalkultus
alla luce del
cambiamento verificatosi al suo interno”
WESEN = ESSENZA
ENTSTEHUNG = PROVENIENZA, EMERGENZA, GENEALOGIA
•“ed indicare la sua relazione genetica con le precedenti fasi di sviluppo”
Es. in rif. all’emergere dei valori di memoria:
“indubbiamente questo nuovo interesse storico-artistico si limitò innanzitutto alle
opere delle civiltà antiche nelle quali gli italiani del Rinascimento preferirono scorgere i
loro antenati (cosa che spiega anche il loro odio contemporaneo verso il gotico,
supposto barbaro). In ciò si può individuare un collegamento per una ricostruzione
storico-genealogica con la precedente concezione dei monumenti intenzionali dal
significato soprattutto patriottico”
Laura Gioeni - Corso di Teorie e Storia del Restauro - a.a. 2012-13 - lez_7.pdf
4
“ENTWICKLUNG” (SVILUPPO, SVOLGIMENTO) COME
NOCCIOLO DI OGNI CONCEZIONE STORICA MODERNA
• “il nocciolo di ogni concezione storica moderna è appunto l’idea dello
sviluppo” (Entwicklung)
• “secondo i più moderni concetti noi colleghiamo ciò con questo ulteriore
modo di vedere: quello che è stato una volta non può più essere di nuovo e
tutto ciò che è stato rappresenta l’anello (Glied) insostituibile e inamovibile
di una catena di sviluppo (Entwicklungskette)
•“il monumento ci appare in quanto anello necessario (unentbehrilches) nella
catena di sviluppo della storia dell’arte (Entwicklungskette der
Kunstgeschichte)”.
IL CONCETTO DI “SVOLGIMENTO” IN NIETZSCHE
“Hegel tagliò corto con tutte le consuetudini e i vizi della logica allorché osò
insegnare che i concetti di specie si sviluppano l’uno dall’altro; innovazione che
ha portato per la prima volta nella scienza il decisivo concetto di
«svolgimento»”
Friedrich Nietzsche, La gaia scienza, 1882
“che i grandi momenti nella lotta tra gli individui costituiscano una catena, che
in essi attraverso i millenni si uniscano le vette dell’umanità a guisa di giogaia
(...) è questo il pensiero fondamentale che si esprime nell’esigenza di una storia
monumentale”.
“poiché noi ora siamo i risultati di precedenti generazioni, siamo anche i risultati
dei loro smarrimenti, passioni ed errori, anzi, crimini; non è possibile liberarsi
totalmente da questa catena. Se anche biasimiamo quegli smarrimenti e ce
ne consideriamo sottratti, tuttavia non è annullato il fatto che noi proveniamo da
essi”
Friedrich Nietzsche, Sull’utilità e il danno della storia per la vita, 1874
RIEGL, Cap. I: I valori del monumento e il loro sviluppo storico
SVILUPPO DELLA CULTURA E DELLA SCIENZA COME CATENA
DI ANELLI NECESSARI E INAMOVIBILI
(Die Denkmalswerte und ihre geschictliche Entwicklung).
“mettiti in viaggio per il passato(...) la tua vita acquisterà così il senso ed il
valore di un mezzo e di uno strumento del conoscere. Devi fare in modo che
ogni tua vicenda i tuoi tentativi, le tue confusioni, i tuoi errori (…) tutto entri
senza lasciare residui nel tuo disegno. E questo disegno deve essere quello
che ti trasforma in una catena di anelli della cultura necessariamente
legati l’uno all’altro in modo che, partendo da questa necessità, tu possa
renderti conto della necessità del cammino della cultura in generale”
Friedrich Nietzsche, Umano, troppo umano, 1878
• ogni singolo fatto, per quanto piccolo o conflittuale, riveste un’importanza
determinante in quanto anello insostituibile della catena di sviluppo della storia,
in un processo di progressivo spostamento dell’interesse dall’Individuale – il
monumento singolo - all’Universale – la storia in quanto sviluppo
“chi conosce l’intero corso dello svolgimento della scienza valuterà
l’importanza di un qualsiasi movimento scientifico odierno in modo più libero e
corretto di quanto possa fare colui che, limitato nel suo giudizio al periodo di
tempo che egli stesso ha vissuto, vede solo la direzione che la scienza ha
preso momentaneamente”.
Ernst Mach, del libro Die Mechanik in ihrer Entwicklung historischkritisch dargestellt (La meccanica nel suo sviluppo storico critico), 1883
• la categoria dello sviluppo assume un significato liberatorio nella direzione
dell’emancipazione da una visione della storia dell’arte – e del restauro –
tradizionale, per comprendere come il valore storico venga gradualmente a
trasformarsi in valore dell’antico.
• ampliamento del concetto di monumento e dell’interesse verso tutti periodi della
storia dell’arte anche quelli tradizionalmente considerati di decadenza
• presa in carico del concetto di sviluppo nell’ottica di uno sguardo genealogico
MONUMENTI STORICI E MONUMENTI ARTISTICI: UNA
PRIMA TRASVALUTAZIONE
• che cosa si è inteso finora con “monumenti storici e artistici”?
• vale a dire, “che cosa è il valore artistico e che cosa è il valore storico” ?
• non si tratta di definire che cosa è un monumento storico e che cosa è un
monumento artistico, ma piuttosto di domandarsi a quali condizioni ad un
manufatto è attribuito un valore artistico (per l’opera d’arte) oppure un
valore storico (per il monumento storico).
MONUMENTO INTENZIONALE
“opera della mano dell’uomo, creata allo scopo
determinato di conservare sempre presenti e vivi singoli
atti o destini umani (...) nella coscienza delle generazioni a
venire”
• Riegl attua una prima trasvalutazione: ogni monumento d’arte è
monumento storico e viceversa, ogni monumento storico è anche
monumento d’arte
• “i monumenti artistici fanno parte dei monumenti storici e
germinano nel loro stesso ambito”
Laura Gioeni - Corso di Teorie e Storia del Restauro - a.a. 2012-13 - lez_7.pdf
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VALORE ARTISTICO ASSOLUTO E VALORE ARTISTICO
RELATIVO
VALORE ARTISTICO ASSOLUTO
VALORE ARTISTICO RELATIVO
• opinione “antica”
• opinione“nuova”
• valore oggettivo
• valore soggettivo “inventato dal
moderno osservatore, stabilito a suo
piacimento e a piacere del quale
cambia”
• il giudizio estetico si fonda sulla
rispondenza ad un canone
“è importante rendersi conto che qualunque monumento d’arte è senza eccezioni
contemporaneamente un monumento storico, perché rappresenta un certo
stadio dello sviluppo dell’arte figurativa (...). E viceversa, ciascun monumento
storico è indubbiamente anche un monumento d’arte, perché anche un
monumento della scrittura così secondario come un pezzo di carta stampata con
brevi appunti trascurabili, contiene, oltre ad un valore storico per lo sviluppo della
produzione della carta, della scrittura, dei materiali occorrenti per scrivere ecc., tutta
una serie di elementi artistici”
PRIORITA’ DELL’ISTANZA STORICA NELLA TUTELA DEI
MONUMENTI
“la tutela dei monumenti deve tener conto di questo, perché il valore
artistico, che è in un certo qual modo un valore pratico fluttuante, pretende
sempre più considerazione in confronto al valore storico e di memoria di un
monumento; questo valore però è da eliminare dal concetto di
“monumento”. Se ci si dichiara per la concezione del carattere del valore
artistico che si è sviluppato irresistibilmente negli ultimi tempi come risultato
finale dell’attività complessiva di ricerca storico artistica, incalcolabile nelle
sue specificazioni, compiuta nell’Ottocento, d’ora innanzi non si dovrà più
parlare di “monumenti artistici o storici” ma soltanto di “monumenti storici” e
solamente in tal senso questa espressione troverà in seguito applicazione”
• “costituisce la parte essenziale del
concetto
di
monumento,
indipendentemente da quanto vi è
di storico”
• il giudizio estetico si fonda sulla
valutazione della capacità di un
monumento di venire incontro al
moderno Kunstwollen (valore di
contemporaneo).
• non ha “posto alcuno nel concetto
di monumento”
VERSO UN NUOVO CONCETTO ALLARGATO DI MONUMENTO:
UNA SECONDA TRASVALUTAZIONE
• Dalla considerazione del valore artistico del monumento in quanto valore
contemporaneo ne discende che “il senso e il significato di monumento
non spettano alle opere in virtù della loro destinazione originale, ma siamo
piuttosto noi, i soggetti moderni, che li attribuiamo ad essi”.
• Ulteriore conseguenza è riconoscimento dell’importanza di ogni
manufatto “senza riguardo al suo significato e alla sua destinazione”
originale (dai monumenti intenzionali ai monumenti involontari).
VALORE STORICO
I VALORI DI MEMORIA: IL VALORE STORICO E IL VALORE
DELL’ANTICO (ALTERSWERT = VALORE DI VECCHIEZZA)
• considera il monumento originale come
intangibile, da conservare quanto più
inalterato possibile per la futura attività di
ricerca storiografica
• avanza dunque sul monumento “esigenze di
intramontabilità, di eterno presente, di
ininterrotto stato di formazione”
VALORE STORICO
VALORE DELL’ANTICO
• sensibilità ottocentesca verso i
monumenti
• caratterizza lo sguardo rinnovato
dell’uomo
del
Novecento
(il
moderno Denkmalkultus)
• ciò che interessa è “l’opera nella
sua
forma
generale,
non
snaturata, così come discese dalla
mano del suo creatore e in cui
cerchiamo di vederla o almeno di
ripristinarla”
• il valore di memoria “non aderisce
all’opera nel suo stato di formazione
originario, ma aderisce all’idea del
tempo trascorso dacché fu iniziata,
che si rivela sensibilmente nelle
tracce dell’antico”.
• il valore storico è tanto più elevato quanto
maggiore è il grado di manifestazione dello
stato originale, concluso, del monumento
• il punto di vista del valore storico guarda con
interesse esclusivo allo stato iniziale,
considerando le alterazioni e il degrado come
un disturbo
• l’Ottocento, secolo dello storicismo, si dedica
“al rintracciare ed esaminare accuratamente i
fatti particolari (...) nel loro puro stato
originario” e considera le forme artistiche
come tali nel loro stato originario come canoni
dell’arte, espressione di un valore artistico
assoluto
Laura Gioeni - Corso di Teorie e Storia del Restauro - a.a. 2012-13 - lez_7.pdf
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VALORE DELL’ANTICO
IL VALORE DELL’ANTICO COME NUCLEO DEL
MODERNO DENKMALKULTUS
“Il valore storico (...) doveva trasformarsi gradualmente in un
valore di sviluppo (...). Questo valore di sviluppo per l’appunto
è il valore dell’antico (...); ed è perciò il prodotto conseguente
del valore storico che si formò quattro secoli prima. Se non
fosse esistito un valore storico quindi non avrebbe potuto
sorgere un valore dell’antico. Come l’Ottocento fu il secolo del
valore storico, così il Novecento sembra diventare il secolo del
valore dell’antico. Per ora tuttavia, ci troviamo ancora nella
fase di transizione che, secondo natura deve essere anche
allo stesso tempo una fase di lotta”
“Come i monumenti intenzionali sono compresi
nei monumenti storici involontari nello stesso
modo si troveranno inclusi tutti i monumenti
storici tra quelli antichi. Viste unicamente
dall’esterno le tre classi di monumenti si
separano dunque una dall’altra a causa
dell’aumento costante di ampiezza in cui il valore
in quanto memoria (valore dell’antico) acquista
validità”.
•Nella classe dei monumenti
intenzionali sono valide solo
quelle opere che con volontà
del loro creatore, devono fare
ricordare un preciso momento
del passato.
•Nella classe dei monumenti
storici il cerchio si estende a a
quelli che si riferiscono ancora
ad un preciso momento, la cui
scelta dipende però dalla
nostra volontà soggettiva
•Nella classe dei monumenti
antichi,
infine
viene
considerata ciascuna opera
della mano dell’uomo senza
riguardo al suo significato e
alla sua destinazione in quanto
dimostra esternamente e in
modo
sufficientemente
percettibile nient’altro che di
essere esistito e vissuto già
molto tempo prima del tempo
presente”
• si rivela nelle imperfezioni, nella
mancanza di organicità, nella tendenza
al degrado della forma e dei colori.
• si fonda proprio sulla possibilità di
percepire la vecchiaia del monumento
• i segni del trascorrere del tempo ne
sono parte integrante (cfr. pittoresco per
Ruskin)
• il valore dell’antico non considera le
qualità oggettive del monumento ma
solo quelle che individuano il suo aprirsi
e dissolversi nella “generalità, al posto di
quelle che ne rivelano l’individualità
originale, conclusa e oggettiva”
• un
manufatto
acquista
valore
monumentale ai nostri occhi di soggetti
moderni per il solo fatto di dimostrare
“esternamente
e
in
modo
sufficientemente percettibile nient’altro
che di essere esistito e vissuto già molto
tempo prima del tempo presente”
UN DOPPIO MOVIMENTO DALL’INDIVIDUALE ALL’UNIVERSALE
• se le opere concluse rappresentano i simboli del divenire, del farsi
necessario e regolare, l’opera distruttiva della natura è simbolo
dell’altrettanto necessario e regolare trascorrere:
“Appena l’individuo (sia esso creato dall’uomo oppure dalla natura) è
formato, comincia l’attività distruttiva della natura, cioè delle sue forze
meccaniche e chimiche, che tentano ancora una volta di scomporre
l’individuo nei suoi elementi e di combinarlo con la amorfa totalità
della natura. Dalle tracce di questa attività si comprende che un
monumento non è sorto in tempi recentissimi, bensì in un tempo più o
meno passato, e sulla chiara possibilità di percepire le sue tracce si fonda
perciò il valore di antico di un monumento”
IL MOVIMENTO A SPIRALE DELL’ETERNO RITORNO COME
FONDAMENTO DEL MODERNO DENKMALKULTUS
• I due termini del divenire costruttivo - il definirsi dell’Individuo - e del
trascorrere distruttivo - il ritorno nell’Universale - entrano in circolo:
“così come il trascorrere è continuo e interminabile, la legge del corso
circolare, sulla cui percezione sembra poggiare il godimento del moderno
osservatore di monumenti antichi, non esige la stasi ma il movimento
incessante della trasformazione”
“è piuttosto della limpida percezione del corso regolare e circolare del
divenire e del trascorrere secondo la legge di natura che l’uomo moderno
si rallegra a cominciare dall’inizio del Novecento”
“dal punto di vista del valore dell’antico infatti non la conservazione dei
monumenti deve essere mantenuta in eterno per opera dell’intervento
umano, quanto piuttosto la perenne esposizione al pubblico del corso
circolare del divenire e del trascorrere; tale esposizione è garantita anche
se i monumenti oggi esistenti saranno sostituiti in futuro da altri monumenti”
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UN MONDO DIONISIACO
“volete sapere che cosa è per me il mondo? (...) Ebbene il mondo è un
prodigio di forza, senza principio e senza fine, una compatta e bronzea
grandezza di forze che non diviene né più grande né più piccola, che mai si
consuma ma solo si trasforma. (...) Questo mio mondo dionisiaco che
eternamente crea ed eternamente distrugge se stesso, questo mondo
misterioso della doppia voluttà, questo mio «al di là del bene e del male»
senza scopo, a meno che non si veda uno scopo nella gioia del circolo, senza
volontà, a meno che un anello non abbia volontà di se stesso. (...) Questo
mondo non è nient’altro che la volontà di potenza”
Friedrich Nietzsche, frammento, giugno-luglio 1885
“la volontà di potenza (…) Il suo vero nome, dice Nietzsche, è la virtù che
dona. E che la maschera sia il dono più bello testimonia della volontà di
potenza come forza plastica, come la più alta potenza dell’arte”
Gilles Deleuze, Sulla volontà di potenza e l’eterno ritorno, 1972
IL VALORE DELL’ANTICO
DISTRUZIONE
LAVORA
ALLA
SUA
STESSA
• il valore di antico si oppone così anche ad ogni attività volta alla
conservazione del monumento:
Sia “evitato, in ogni modo, dal punto di vista del valore di antico,
l’intervento arbitrario della mano dell’uomo sulla consistenza raggiunta
dal monumento; esso non deve subire né un’addizione, né una riduzione,
né il completamento di quanto si è degradato coll’andar del tempo ad
opera della natura, né l’eliminazione di quanto si è aggiunto al
monumento deformandone al contempo la forma originale e conclusa.
(…) Il culto del valore di antico lavora alla sua stessa distruzione”
IL MODERNO DENKMALKULTUS ESIGE UNA NUOVA LEGGE
DI TUTELA
• l’emergere della considerazione per il valore di antico rende inadeguato il
corpus dei regolamenti ereditati dal secolo precedente:
“nell’Ottocento fu trasferita in modo certo a tutti i periodi artistici la fede in un
canone oggettivo dell’arte (...). Secondo le concezioni ottocentesche infatti
in ogni espressione artistica si sarebbe celata una parte del canone perfetto.
Di conseguenza ciascuna espressione estetica avrebbe meritato una
conservazione perenne delle proprie testimonianze per il nostro godimento
estetico, e quindi tutte le opere per riguardo ai numerosi e contraddittori
valori di contemporaneo avrebbero dovuto essere difese dai baluardi di una
legge. Le leggi e i regolamenti dell’Ottocento (…) dovevano mostrarsi
inadeguate quando il valore di antico cominciò ad emergere”.
LA MODERNA TUTELA DEI MONUMENTI
“una moderna tutela dei monumenti dunque, in primo luogo, dovrà tenere
conto di questo valore (dell’antico). Ciò naturalmente non può e non deve
impedire ad essa di verificare il diritto di esistenza degli altri valori di un
monumento - valori di memoria e valori di contemporaneo - quando ne
incontra; né di valutare la rispettiva legittimità in contrasto col valore di antico
e di salvaguardare quelli quando questo dovesse risultare scarso”.
“per l’attuale tutela dei monumenti appunto rimane sempre come obbiettivo
principale evitare il conflitto tra tutti e due i valori”.
“tuttavia il conflitto non assumerà quasi mai forme assai acute nelle questioni
di conservazione (...) ma soprattutto nelle questioni di restauro”.
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I VALORI DI CONTEMPORANEO: IL VALORE DI NOVITA’ IN
RAPPORTO AL VALORE DELL’ANTICO
• Il valore di novità è attribuito ad un manufatto che si “presenta come nuovo”,
avendo “carattere concluso di forma e di colore”:
“Tutta la tutela dei monumenti dell’Ottocento si fondava essenzialmente su
questa concezione tradizionale: l’intima fusione del valore di novità con il
valore storico. Ogni traccia evidente del degrado dovuto alle forze della natura
doveva essere eliminata; l’incompleto, il frammentario doveva essere
completato, in modo da ristabilire un insieme uniforme e concluso.
Nell’Ottocento la reintegrazione del documento nello stato originale è stata la
meta ammessa e propugnata apertamente e con entusiasmo di tutta la tutela
nazionale dei monumenti”.
“Un monumento che porta con sé le tracce della degradazione deve essere
liberato dalla traccia dell’antico e, attraverso un ampio completamento di forma
e colore, deve riguadagnare il carattere di novità tipico delle nuove creazioni.
Perciò il valore di novità può essere conservato in un solo modo che è in
contraddizione assoluta con il culto del valore dell’antico”.
I VALORI DI CONTEMPORANEO: IL VALORE D’USO IN
RAPPORTO AL VALORE DELL’ANTICO
“(…) per esempio un edificio antico che ancora oggi viene utilizzato deve
essere conservato in una condizione tale che possa alloggiare uomini senza
metterne in pericolo la vita e la salute. Ogni lesione provocata dalle forze
della natura deve essere sanata immediatamente; l’infiltrazione dell’umidità
deve essere impedita o almeno bloccata, e così via”.
“una parte essenziale di quel gioco vivente delle forze della natura, la cui
percezione è presupposto del valore di antico andrebbe perduta in modo
insostituibile con la cessazione dell’utilizzo dei monumenti (…): l’utilizzazione
pratica e continua di un monumento possiede anche per il valore di antico un
significato importante e senz’altro spesso indispensabile”,
LA CONSERVAZIONE SI APRE AL PROGETTO
Le conseguenze ultime del cambiamento che Riegl auspicava:
• La pratica del restauro, in luogo di uno sguardo necrofilo al passato, quell’
“amore da becchini”, quella “rapina di vita” di cui parlava Nietzsche, deve
divenire una vitale partita doppia tra permanenza e mutazione, tra
conservazione e progetto del nuovo: in tal modo la pratica del restauro, in
quanto pratica consapevolmente genealogica - così come scrive Carmine Di
Martino della genealogia - “comprende e ricomprende entro la sua
inobiettivabile soglia, il senso delle altre pratiche”, così come “ogni pratica
mette in opera l’intreccio delle precedenti pratiche dal suo punto di vista”.
• La Storia dunque da imbalsamante venerazione riacquista utilità per la vita
solo aprendosi verso il Progetto, in una visione che rilancia la Storia fatta
nella storia da farsi attraverso il superamento del Restauro verso una pratica
di cura e conservazione dell’esistente che non esclude ma, anzi, trova il
suo senso nel progetto nel nuovo.
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ALOIS RIEGL Der moderne Denkmalkultus. Sein