DIPARTIMENTO DI MARKETING BANCARIO
ABSTRACT PRESENTAZIONE DELLA RICERCA
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Lunedì, 26 Marzo 2012 ore 16.00
Sala delle Colonne
Banca Popolare di Milano
Via San Paolo, 12 Milano
La crisi bancaria e finanziaria odierna ha obbligato le banche, soprattutto quelle medio - piccole,
ad un riposizionamento strategico. Un'alternativa vincente si sta rivelando la sollecitazione
del territorio d'origine per dare un nuovo impulso all'attività tradizionale.
La ricerca presentata nel Convegno La Banca del Territorio vuole dare un contributo alla
comprensione del fenomeno tramite una serie di esempi analizzati in dettaglio ed una conclusione
sui possibili scenari evolutivi.
Banche e Territorio: le diverse strategie seguite in Italia dal Mondo del credito
cooperativo, dalle banche popolari e dai gruppi bancari nazionali ed internazionali.
di Gaia Tisci
Il mio contributo alla ricerca La banca del territorio, condotta nell'ambito del dipartimento di
Marketing Bancario di AISM, si è prefissato l'obiettivo di dimostrare come il territorio costituisca un
punto di riferimento fondamentale per gli istituti bancari, sia per quelli a vocazione locale come le
banche cooperative, sia per quelle realtà che costituiscono gruppi bancari noti ed attivi a livello
nazionale se non internazionale.
A tale scopo, sono state dapprima descritte le caratteristiche delle banche di credito cooperativo,
istituti di dimensioni medio - piccole nati ed attivi in ambiti geografici specifici e nei quali la figura
del socio riveste una doppia importanza: in quanto cliente e in quanto, spesso, dipendente,
necessariamente residente nel territorio di competenza della banca.
Successivamente è stata fornita una breve panoramica sulle banche popolari, dal punto di vista
normativo vicine all’organizzazione delle banche di credito cooperativo, ma attive non solo e non
tanto nel territorio d’origine ma anche in altri contesti e i cui soci non sono tenuti a risiedere nella
città o nella regione in cui la singola banca è nata. Si tratta spesso di realtà che sono a capo o che
fanno parte di gruppi la cui rete commerciale conosce la dimensione regionale se non nazionale e
alcune di queste banche sono quotate in Borsa.
Un’ulteriore tipologia di impresa bancaria è quella delle banche nazionali e straniere attive su tutto
il territorio nazionale, tramite gruppi articolati e comprendenti società specializzate in determinati
prodotti, servizi o segmenti di mercato.
Il lavoro di ricerca ha poi preso in esame alcune realtà bancarie appartenenti alle tre tipologie
descritte, focalizzandosi sull’ambito geografico di azione ma soprattutto sul mix di prodotti e servizi
offerti. Quest’ultimo denota una forte attenzione per il territorio da parte di tutte le banche prese
in considerazione, con diverse declinazioni a seconda del tipo di impresa bancaria. I prodotti e i
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servizi sono standardizzati ma presentano caratteristiche particolari per andare incontro alle
persone che vivono nel territorio della banca di credito cooperativo o cassa rurale.
Per esempio, la Banca di Credito Cooperativo di Monastier e del Sile, che ha la propria rete di
sportelli nel Veneto Orientale, propone alcuni prodotti che dimostrano l’attenzione prestata al
territorio da parte di questa banca, nel rispetto dei valori tipici delle BCC. Ai soci, abitanti
dell’ambito geografico dell’istituto, sono riservate condizioni migliorative sulle condizioni di conto
corrente, come l’azzeramento delle commissioni. Si tratta di un risparmio di spesa che può incidere
positivamente sul bilancio familiare. La BCC di Monastier fa anche da garante per i mutui prima
casa su immobili acquistati in asta tramite una convenzione stipulata con le province di Treviso e di
Venezia, andando incontro alle esigenze abitative di molte famiglie del territorio.
Il Credito Cooperativo Valdarno Fiorentino, invece, prevede come condizione per l’apertura del
conto giovani il possesso di almeno 5 azioni della banca: in questo modo si intavola e si costruisce
una relazione di lungo periodo con la clientela giovane del territorio, introducendola peraltro alla
cultura bancaria.
La BCC di Leverano, in provincia di Lecce, segue anch’essa la linea del rapporto stretto e di
scambio con i soci del territorio, riservando loro condizioni favorevoli di tasso (applicando dunque
uno spread minore) sul credito.
A tutti questi prodotti e servizi strettamente bancari si aggiungono anche iniziative di vario tipo che
sostengono lo sviluppo delle persone del territorio, ad esempio in senso formativo: la stessa BCC di
Monastier e del Sile offre la possibilità ai soci e ai figli di questi ultimi la possibilità di iscriversi ad
un master a un prezzo agevolato.
Anche le banche popolari offrono un mix di prodotti e servizi di tipo standardizzato ma con un
occhio di riguardo verso il territorio d’origine delle stesse. Si pensi per esempio alla Banca Popolare
dell’Emilia Romagna, che destina i proventi del libretto di risparmio per bambini ad un’istituzione
del territorio, l’Antoniano di Bologna, che svolge opere educative e di carità, in particolare nei
confronti dei piccoli. La stessa banca, come molti altri istituti, presta inoltre attenzione alla
sostenibilità nell’uso delle risorse naturali e dell’energia e prevedendo finanziamenti agevolati per
l’installazione di impianti fotovoltaici.
La Banca Popolare di Spoleto, attiva in diverse regioni del Centro e del Nord Italia, segue la
tendenza delle banche di territorio, ossia della concessione del credito a tassi agevolati ai soci, che
spesso sono anche dipendenti. Questa banca, che opera non soltanto a Spoleto e dintorni,
stabilisce una relazione con uno o più territori tramite il rapporto di scambio e di fiducia con i soci.
Lo stesso dicasi per la Banca Popolare di Bari, che adotta un comportamento simile nei confronti
dei soci, applicando spread sui tassi dei finanziamenti in maniera decrescente rispetto alla
partecipazione azionaria dei soci.
Infine, come esempio di realtà bancaria di livello nazionale è stata citata Monte dei Paschi di Siena,
che, per esempio, propone delle carte prepagate “etiche”, il cui canone di adesione è destinato in
parte ad associazioni ed enti territoriali, come l’ospedale pediatrico Mayer di Firenze.
In definitiva, tutte le banche si relazionano con uno o più territori e con i portatori di interesse che
in questi ambiti geografico - culturali vivono e lavorano. I prodotti e i servizi proposti sono tutti
simili fra loro, ciò che cambia sono le condizioni particolari riservate a determinate categorie di
persone (giovani coppie, piccole imprese …), con un’attenzione particolare ai soci, tratto che
contraddistingue le banche cooperative dalle altre realtà bancarie.
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Comunicare nel Territorio.
di Paolo Romeo
Il territorio, nella relazione sulla comunicazione, rappresenta il teatro operativo delle banche che
scelgono di avere come riferimento del proprio agire la comunità locale. Secondo la relazione “Ciò
che rende comunità i gruppi e le categorie è il senso di appartenenza, la comunanza di valori e la
comune percezione di interessi derivanti dalle caratteristiche che contraddistinguono i gruppi e le
categorie stesse, che da meri agglomerati statistici diventano fattori di coesione sociale, culturale,
economica e talvolta antropologica.”
Dunque il territorio è il luogo nel quale le dinamiche sono caratterizzate dal comune sentire dei
soggetti che vi risiedono. Un comune sentire condizionato dai molteplici aspetti che caratterizzano
gli individui e le comunità (scolastiche, familiari, aziendali, ecc.) di cui fanno parte e che diventa
oggetto di analisi per quelle imprese che individuano nel territorio il proprio ambito operativo.
Realizzare un piano di comunicazione territoriale significa fare proprie le finalità aziendali,
ricollocandole nel contesto territoriale con modalità adeguate a creare il consenso indispensabile al
conseguimento dei fini accolti nel piano stesso. La comunicazione, intesa come processo strategico
aziendale, promuove l’azienda nel territorio rendendola parte di quel comune sentire che rende le
comunità qualcosa di specifico le une rispetto alle altre. E’ quindi evidente che si tratta di un
processo tanto più efficace quanto più profonda è la conoscenza dei soggetti che animano il
territorio (le amministrazioni locali, le piccole-medie imprese, le associazioni e i cittadini) e delle
dinamiche che li condizionano, in un senso o nell’altro.
La relazione “Comunicare nel territorio” riprende i concetti fondamentali della precedente relazione
“La comunicazione bancaria” presentata nel convegno di giugno nel 2010 articolandoli nel
contesto territoriale. In quel convegno la comunicazione bancaria veniva rappresentata come
processo funzionale allo sviluppo e alla gestione delle relazioni di interesse aziendale che, in questo
nuovo convegno, risiedono nel territorio.
Nulla di nuovo, dunque, se non il contesto particolare cui facciamo riferimento. Non cambiano,
infatti, i soggetti della relazione che restano quelli comuni a qualunque tipo di azienda, bancaria in
particolare, cambiano invece le dinamiche che ne condizionano l’agire e le strategie così come
cambia il modo di interagire con gli stakeholder che benché fra loro diversi (quindi parte di
specifiche comunità di interesse) fanno parte di una medesima comunità identitaria. E’ in questo
tipo di comunità che la “Banca del territorio” si inserisce, distinguendosi da altre banche che
possono operare sul territorio, anche con efficacia, ma senza divenirne parte.
La banca del territorio, infatti, viene percepita dalla comunità come parte della comunità stessa
solo se ha saputo interagire con la stessa cogliendo l’occasione dei momenti qualificanti della
ritualità collettiva, quella che rafforza l’identità. Ciò vale sia per il sostegno offerto alla squadra
locale che per il modo in cui si è presenti nelle fiere o nelle festività locali, ma vale anche per la
politica di sponsorizzazione per un restauro piuttosto che per la promozione di premi ai figli dei
soci dell’azienda, e così via.
L’esercizio d’impresa, per la banca del territorio, non rappresenta solo lo sviluppo delle attività
tipiche comuni alle altre banche, ma lo sviluppo di una strategia in cui i valori e le attività
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contribuiscono in modo concreto al consolidamento della percezione della banca quale espressione
specifica della comunità. E’ attraverso la strategia aziendale che i dipendenti, i clienti, gli azionisti,
i soci, i fornitori diventano il tramite non solo per conseguire le finalità d’azienda ma anche per
dare impulso allo sviluppo del territorio. E questo è uno degli aspetti che rende differente la banca
tradizionale rispetto a quella del territorio, per la il conseguimento dei fini aziendali dipende
dall’individuazione del territorio più adeguato (ovunque si trovi) a rendere remunerativa la propria
attività mentre per la seconda il conseguimento degli obiettivi finalistici è in gran parte legato
all’aver saputo condizionare lo sviluppo del territorio in modo che esso risulti remunerativo per
l’azienda bancaria. Una differenza sottile ma non secondaria.
Come sviluppare l’attività comunicativa? Anzitutto in termini di immagine e di reputazione,
ovviamente. Fra la banca e la comunità occorre vi sia sintonia e la cura dell’immagine rappresenta
il biglietto da visita che parla prima di ogni altra forma di comunicazione. Dall’agenzia al modo di
interloquire dei dipendenti, dalla presenza nelle fiere alla capacità/possibilità di valorizzare progetti
utili, la banca ha mille e più occasioni per migliorare l’immagine che gli stakeholder hanno di lei.
Nei territori vi sono diversi soggetti la cui finalità costitutiva è data dalla cura della comunità, in
evidenza troviamo le amministrazioni locali, ad esempio i Comuni. I Comuni istituzionalmente,
presiedono a bisogni fondamentali di cittadini e imprese. Si tratta di bisogni di diversa natura,
singoli e collettivi, il cui soddisfacimento può generare benessere e anche un miglioramento
economico (si pensi, ad esempio, ad un comune in cui grazie alla cura degli edifici e degli spazi
pubblici aumenta il turismo) o sociale (si pensi, ad esempio, ai temi del welfare comunale). Altri
soggetti partecipano allo sviluppo del territorio: le associazioni imprenditoriali, le associazioni non
profit, le cooperative abitative, ecc. Il rapporto privilegiato fra la banca e questi soggetti non
sempre deve basarsi solo sull’attività bancaria ma anche su attività di tipo promozionale, su eventi,
sulla condivisione degli sforzi per lo sviluppo di progetti il cui effetto finale lo si misura in tempi non
sempre brevissimi e la cui ricaduta in termini di benefici viene misurata non necessariamente sul
singolo risultato ma sul sistema territoriale. E questa è un’altra delle differenze sostanziali rispetto
all’agire delle banche tradizionali.
Anche i progetti su internet possono aiutare le banche del territorio a realizzare strategie di
insediamento e consolidamento nella propria comunità. Può apparire un paradosso per chi pensa
che comunicare tramite internet significhi rivolgersi unicamente al mondo lontano. Non solo non è
così ma, anzi, un adeguato utilizzo di internet aiuta a far crescere proprio nel territorio che ci sta
intorno e a consolidarne le attività. Un esempio è rappresentato dalle reti civiche, ormai poco note
perché soppiantate per alcuni aspetti dai cosiddetti social network, ma che se fossero sostenute e
affiancate da progetti di comunicazione bancaria potrebbero diventare un potente elemento di
crescita socio-economica. Un progetto che mi viene in mente a tal proposito, realizzato dalla rete
civica di Milano, prevedeva lo sviluppo di strumenti telematici a disposizione delle piccole e medie
imprese. Tali strumenti erano concepiti non solo per realizzare mini-siti con cui essere presenti
nella “grande tela” ma anche per sviluppare una capacità organizzativa di comunicazione con i
clienti (reali o potenziali), con i fornitori e i venditori (tramite una intranet a costo zero) e realizzare
la formazione dei propri dipendenti sugli strumenti di informatica da ufficio. Quanto inciderebbe,
sullo sviluppo delle imprese, un’attività del genere specie se sponsorizzata e affiancata da una
banca il cui obiettivo è di avere clienti benestanti? Intrecciare fra loro i servizi telematici offerti
dalle banche, dai comuni e dalle iniziative private (ad esempio quello della citata Rete Civica di
Milano) rappresenterebbe un’occasione per rendere i progetti di comunicazione un formidabile
strumento di crescita economica e sociale, con ricadute positive sull’intero territorio.
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Comunicare nel territorio, dunque, non rappresenta una strategia adatta ad astratti e romantici
concetti in cui coltivare astratti sensi di appartenenza, bensì perseguire la modernizzazione e la
crescita di ciò che ci sta intorno considerandolo il bene più importante di cui disponiamo.
Il Business Plan come supporto e strumento di accesso al credito per le PMI.
di Matteo Campana
In una materia complessa come la finanza d'impresa caratterizzata da impegnative scelte
strategiche, risulta importante avere alcuni punti cardinali utili a guidare i capitani d'impresa nella
procella dei mercati. Inoltre, quando un’impresa per finanziare il proprio sviluppo, o per far fronte
ad esigenze di liquidità, si rivolge ad una banca, una delle fasi cruciali per poter accedere al
credito è quella relativa alla presentazione all’istituto di credito di un progetto che racconti il punto
di partenza e di arrivo degli affari aziendali, sia con riferimento allo sviluppo interno sia
contestualizzati nell’ambiente in cui essa opera. Tale progetto può essere ben esplicitato in un
Business Plan.
La redazione del Business Plan da un lato serve alla banca per valutare non solo il merito
creditizio, ma anche il posizionamento dell’azienda sul mercato e le relative prospettive di
crescita; dall’altro l’impresa con il Business Plan può fare una vera e propria auto diagnosi della
propria situazione reddituale presente e prospettica che può aiutare il management ad
intraprendere le giuste scelte e le giuste azioni in materia di decisioni sia economiche, sia
finanziarie.
La banca, nel concedere o meno il prestito all’impresa, adotta alcuni criteri generali che l’azienda
deve mettere in risalto nel Business Plan da presentare: non deve mancare, in particolare, oltre
ai dati relativi alla natura giuridica dell’impresa, anche la descrizione della struttura
proprietaria attuale e passata mettendo in risalto anche eventuali capacità ed esperienze
maturate dai responsabili, dai dirigenti e dai proprietari anche in altre realtà aziendali.
Molto importante è altresì la descrizione del settore in cui l’impresa opera, il posizionamento
rispetto ai competitor, i canali di vendita sviluppati e da sviluppare per i prodotti/ servizi offerti
unitamente a previsioni sui ricavi e sui livelli di redditività attesi nei prossimi anni.
Nel Business Plan, inoltre, l’impresa deve mettere ampiamente in risalto il fine del credito
richiesto, spiegando ad esempio come il capitale concesso dalla banca possa permettere alla
società di fare un vero e proprio salto di qualità, specie se la finalità è quella relativa all’acquisto di
nuove macchine, impianti ed attrezzature ed in genere l’avvio di nuovi business sfruttando le
opportunità commerciali e distributive del mercato.
La banca è chiaramente molto attenta anche alla capacità di rimborso dell’impresa, e per questo
è fondamentale mettere bene in evidenza la capacità di produrre utili anno su anno,
generare flussi di cassa e/o prevedere operazioni straordinarie, come ad esempio
la dismissione di attivi, in grado di far aumentare nel prossimo futuro le disponibilità finanziarie.
Il Business Plan diventa un elemento importante, con il bilancio, per la valutazione dell’Impresa. La
sua valenza diventa sempre più forte ed esso è un elemento utilizzato dalla banca
nell’assegnazione del rating, che determina la possibilità o meno per l’impresa di accedere al
credito bancario. Il prospetto dei flussi di cassa, nonché lo stato patrimoniale ed il conto
economico aziendale sono utilizzati per attribuire un rating all’impresa. L’attenzione del sistema
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creditizio sta spostando sempre più l’attenzione ai flussi di cassa attuali e prospettici e non
solo alle garanzie offerte dell’impresa o dall’imprenditore.
Con le normative attuali (tipo Basilea 2) il Business Plan assume un ruolo importante anche nella
fase di continuità aziendale, in quanto può fornire elementi utili alla misurazione del rischio
di credito e alla attribuzione del rating in base alla condivisione di un documento unico
integrato che presenta le capacità di fotografia attuale del management dell’impresa, la capacità
di formulare obiettivi specifici ed attuabili e di stendere un piano di sviluppo sostenibile e definito
nelle risorse.
Esso costituisce un’ottima fonte informativa, attingendo alla quale il gestore della relazione può
fare adeguatamente pesare le variabili strategiche e di mercato, arrivando a incidere
concretamente sul rating. Occorre tenere presente che l’analista della banca si focalizza soprattutto
sui seguenti punti: qualità dell’idea imprenditoriale, qualità dei responsabili dell’impresa, fattibilità
commerciale del piano, importo necessario per il finanziamento, motivazioni della richiesta, piani di
rimborso dell’importo da finanziare.
Ecco che il Business Plan diventa supporto alle richieste verso lo “stakeholder banca” ma anche
strumento di dialogo con tutti gli altri stakeholder e shareholder, trasferendo su carta una
progettualità che equilibra, con dati e serie storiche, analisi di mercato e previsioni la parte più
visionaria ed audace che sono l’ispirazione dei capitani d’impresa e che comunque deve trovare
una base empirica che sveli l’attuabilità e le condizioni di realizzo del progetto d’impresa.
Come il maggior credito bancario può favorire la ripresa economica.
di Lino Lunardi
Numerosi interventi legislativi e altrettante iniziative ministeriali hanno introdotto interessanti
opportunità fiscali e produttive le quali però, per essere concretamente attuate, necessitano,
soprattutto nelle fasi iniziali delle start-up, anche del sostegno bancario. Quest’ultimo non va inteso
necessariamente come ricorso all’erogazione di finanziamenti e mutui. Le imprese chiedono alle
proprie banche, ad esempio, una conferma dei fidi in essere, maggior sostegno nelle operazioni
con l’estero, sconfinamenti tecnici, operazioni insomma legate ad esigenze quotidiane ed
operative, che giorno dopo giorno consentano di far fronte agli impegni del calendario fiscale e
contributivo, senza perdere l’opportunità di cogliere opportunità di studio e di sviluppo di nuove
idee, progetti, prodotti.
Mai come oggi “banca del territorio” è sinonimo di banca maggiormente attenta e sensibile alle
esigenze di liquidità. La necessità delle imprese, in primis, di far fronte alle spese circolanti e delle
famiglie (microimprese), di individuare un’alternativa al congelamento del mercato di mutui e
prestiti, richiede una riflessione su come una maggiore fiducia degli operatori creditizi può aiutarle
a sostenere ed espandere le loro attività e la propensione al risparmio.
Da una lettura in negativo del titolo del presente contributo, si possono fare altresì alcune
riflessioni su “come un MINOR credito bancario aumenterà la RECESSIONE economica”.
In difficoltà non sono solo le aziende che investono in prodotti e mercati, ma anche,
paradossalmente, quelle che realizzano opere pubbliche per conto di enti locali o che comunque
vendono prodotti ed erogano servizi alla committenza pubblica. Le note difficoltà che
caratterizzano anche gli enti pubblici in questi anni, legate a nuovi meccanismi di ridistribuzione
della finanza pubblica, si riversano inevitabilmente sulle imprese (private) loro fornitrici. Ritardi ed
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intoppi burocratici non consentono alle aziende di utilizzare nei tempi previsti il denaro ricevuto in
prestito dalle banche.
I ritardi nel pagamento da parte della clientela e sempre più spesso anche da parte della pubblica
amministrazione (PA), non consentono alle imprese di disporre della liquidità necessaria per il
pagamento dei contributi previdenziali ed assistenziali dei titolari e dei loro dipendenti.
L’esito negativo, ad esempio, della certificazione di regolarità contributiva (Durc), penalizza
soprattutto le imprese del comparto edilizio, impossibilitate così a partecipare a gare pubbliche e
appalti ma anche ad ottenere nuove commesse o concludere i cantieri in corso. La situazione
diviene paradossale quando è la stessa PA a bloccare i pagamenti alle imprese fornitrici in quanto
queste ultime, a loro volta, non sono in regola con il proprio DURC .
Ad aggravare la situazione del mercato, con un effetto domino, dal 2011 è stato introdotto il
divieto per contribuenti ed imprese di utilizzare crediti tributari (in compensazione di debiti
tributari) in presenza di cartelle esattoriali aventi un ruolo superiore ad euro 1.500. E’ il caso tipico
delle imprese esportatrici o di quelle legate al settore edilizio, caratterizzate da acquisti con
aliquota Iva del 21% e vendite con aliquote Iva del 10% e/o del 4%, strutturalmente quindi
sempre a credito di Iva nei confronti dell’Erario. La combinazione di questi due vincoli può essere
paralizzante soprattutto per le piccole e medie realtà imprenditoriali, impossibilitate ad utilizzare
tale credito Iva in momenti in cui, a causa di una momentanea mancanza di liquidità, per esempio
collegata ad inattesi insoluti da parte della clientela, non sono nel breve periodo in grado di pagare
i contributi previdenziali.
Tali problematiche, unitamente ai sempre più stringenti e concatenati vincoli amministrativi e
burocratici, e all’introduzione di strumenti giuridici e agevolazioni fiscali (da ultimo proprio
l’esenzione da tassazione – cd. exit tax – sui complessi aziendali trasferiti all’estero) possono
sostenere ed incentivare la delocalizzazione di realtà imprenditoriali che non trovano in Italia
adeguate possibilità di accesso al credito bancario e al supporto finanziario.
Di fronte a questi fenomeni, in assenza di un cambio di rotta nella contrazione delle linee di
credito, privando il sistema delle piccole imprese di un sostegno tradizionale fondamentale , il
risultano non potrà che essere che gli utili (margini) reddituali aziendali saranno girati alle banche,
per poter continuare ad utilizzare gli affidamenti in corso. Al di là dell’importante recente accordo
tra l’ABI e la Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), che mette a disposizione delle banche circa 10 miliardi
per sostenere le PMI, di cui 2 da utilizzare per sbloccare i crediti che le imprese vantano verso la
PA, tale iniziativa rimane una convenzione isolata in un unico grande evento, quanto dovrebbe
rappresentare invece una possibilità anche per altre banche del territorio.
La necessità delle aziende di sviluppare il loro business anche per il tramite di nuove forme di
aggregazione (reti, distretti), di anticipare il ricambio generazionale (patto di famiglia), di tutelare il
loro know-how (registrazione di marchi e brevetti), delle professioni di svilupparsi anche mediante
forme societarie (Società tra professionisti - Stp), dei giovani di cogliere le nuove opportunità
imprenditoriali (Società Semplificata a Responsabilità Limitata – SSRL), non possono prescindere
dal coinvolgimento anche e soprattutto del circuito creditizio integrato nel loro territorio.
Alcuni strumenti pragmatici non risolvono il problema del credit crunch ma danno un aiuto
significativo in un periodo storico in cui la mancanza di finanziamenti alimenta ad un circolo vizioso
di effetti negativi.
Il dialogo sincero banca-impresa su queste opportunità raggiungerebbe l’obiettivo di rafforzare il
modello di banca commerciale sul territorio, rinunciando alle operazioni speculative finanziarie per
ri-tornare finalmente a finanziare l’economia reale.
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Un ritorno al futuro: possibili scenari evolutivi delle banche del territorio.
di Giancarlo Cervino
La riforma dei criteri sul rapporto capitalizzazione/impieghi imposti dagli accordi di Basilea, la crisi
economica ed il “credit crunch” non possono diventare un alibi per sottrarre le banche alla loro
funzione fondamentale ed originaria di regolatore della liquidità del sistema economico “reale”
contrapposto a quello virtuale dell’economia finanziaria “di carta”: la funzione di redistribuzione dei
fondi provenienti dal risparmio delle famiglie verso gli investimenti imprenditoriali che a loro volta
creano ricchezza per famiglie.
Questo circolo virtuoso non sarebbe altrimenti possibile senza la funzione di intermediario e
garante svolta dagli intermediari bancari e finanziari.
E questo ruolo delle banche non può prescindere, per essere veramente efficace, dalla territorialità
della loro azione.
Lo scopo principale della ricerca del Dipartimento di Marketing Bancario dell’AISM è quello di
mettere in luce la sempre maggiore necessità che la banca del territorio sia sempre più presente
nel territorio sia attraverso i nuovi strumenti tecnologici, sia attraverso nuove e sempre più
articolate politiche di comunicazione con gli attori del territorio e non soltanto con la propria
clientela, sia essa acquisita che potenziale, ma soprattutto attraverso un ritorno di figure
professionali quali il responsabile clientela della filiale oppure il direttore responsabile stesso nella
gestione fondamentale del ruolo della banca: quello appunto di esercizio del credito.
Gli scenari evolutivi sono quindi di un ritorno al passato più che nella ricerca di nuove soluzioni
future.
Quello che si è voluto puntualizzare in questa ricerca, che ha utilizzato dei criteri essenzialmente
qualitativi senza insistere in analisi quantitative, è che è necessaria, oggi più che mai, una crescita
ed uno sviluppo qualitativo delle banche del territorio nel territorio.
Quello che può sembrare un gioco di parole divertente, è in realtà la chiave di volta del sistema, al
di là delle analisi macroeconomiche e politiche che molte volte sono puramente demagogiche.
Una rete efficiente e sana di banche del territorio può aiutare il territorio stesso a non impoverirsi o
ad entrare in una spirale recessiva dagli effetti imprevedibili.
Ma soprattutto è necessario un ritorno al futuro della banca del territorio e dei suoi uomini e donne
operativi nel territorio con una finalità di spinta propulsiva allo sviluppo dello stesso.
È, in conclusione, necessaria un’azione capillare di comunicazione e di azione, soprattutto nel
settore del credito, ma anche in quello degli investimenti e degli impieghi per cercare di ripristinare
quella fiducia necessaria allo sviluppo del sistema territoriale e degli attori che vi operano.
Milano, 26 Marzo 2012
Si ringrazia per l’ospitalità
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Presentazione Ricerca: La banca del Territorio