Rassegna del 04/02/2013
INDICE RASSEGNA STAMPA
Rassegna del 04/02/2013
UNIVERSITÀ DI FIRENZE
Tirreno Pisa
04/02/13 P. 15
Due posti in area amministrativa
Sole 24 Ore - Nova
03/02/13 P. II
L'imitazione del cervello made in Italy
Giovanni De Paola
1
2
MONDO UNIVERSITARIO
Stampa
04/02/13 P. 14
"Nessuna fuga dagli atenei"
Flavia Amabile
3
Unita`
03/02/13 P. 18
La crisi dell'università è figlia di anni di tagli
Francesco Benigno
4
Libero
03/02/13 P. 1
Troppi laureati tanti disoccupati
Giampaolo Pansa
5
Giornale
04/02/13 P. 38
Meno corsi di laurea e studenti in netto calo
Elso Noro
8
Manifesto
03/02/13 P. 1
L'università che ci meritiamo
Alessandro Dal Lago
Manifesto
03/02/13 P. 4
«Vogliamo indietro gli 8 miliardi tagliati finora»
Sole 24 Ore
03/02/13 P. 16
Università, vale il rischio-rendimento
Marco Liera
12
Unita` Toscana
03/02/13 P. 27
Diritto allo studio il pilastro della nostra riforma
Maria Chiara
Carrozza Gaetano
Caravella
14
Avvenire
03/02/13 P. 2
Parlamentari, per l'università «adottate» un ricercatore
Andrea Lavazza
16
Manifesto
03/02/13 P. 4
Gabbie salariali per le borse
Roberto Ciccarelli
17
Manifesto
03/02/13 P. 4
Il ministro torna al Politecnico
Avvenire
03/02/13 P. 2
Sì alla tecnologia in classe No agli insegnanti-robot
Roberto Carnero
20
Avvenire
03/02/13 P. IV
Tra chip e dna alla ricerca della memoria perfetta
Giuseppe Lupo
21
Corriere Della Sera Corriereconomia
04/02/13 P. 8
E la Bocconi batte Harvard: sua la prima business school
Italia Oggi Sette
04/02/13 P. 46
Nell'Mba vincono gli Stati Uniti
Filippo Grossi
23
Giornale
04/02/13 P. 14
Poveri studenti americani strangolati dai debiti
Michele Di Lollo
24
Giornale
04/02/13 P. 14
L'ultima invasione cinese è nel mercato dei laureati
Eleonora Barbieri
25
Manifesto
03/02/13 P. 4
Espulsioni shock ad Harvard
Giornale
04/02/13 P. 20
Macché choosy: i giovani vogliono fare i contadini
Cristiano Gatti
28
Repubblica
04/02/13 P. 21
Altro che giovani schizzinosi metà dei laureati cambia città
Corrado Zunino
30
Sole 24 Ore
04/02/13 P. 7
Stage, tirocini, relazioni sociali:il lavoro si costruisce già all'università
Marco Biscella
32
Sole 24 Ore
04/02/13 P. 7
Le imprese non trovano laureati
Eugenio Bruno
34
Italia Oggi Sette
04/02/13 P. 11
Dipendenti e collaboratori con esperienza di ricerca certificata
Italia Oggi Sette
04/02/13 P. 11
Start up, conto alla rovescia
Italia Oggi Sette
04/02/13 P. 20
Nuovi standard di qualità all'Ufficio marchi-brevetti
39
Italia Oggi Sette
04/02/13 P. 46
CORSI & MASTER
40
Repubblica
04/02/13 P. 18
Il prof che insultò Musy rischia la sospensione "Ignobile quel biglietto"
Sara Strippoli
41
Sole 24 Ore
04/02/13 P. 7
Un giovane su cinque «finanzia» i genitori
Francesca Barbieri
43
Sole 24 Ore
04/02/13 P. 7
Le grandi società puntano su Its e apprendistato
Claudio Tucci
44
Sole 24 Ore
04/02/13 P. 10
Atenei cari e vuoti
Sole 24 Ore
04/02/13 P. 12
Innovazione con il freno tirato
Sole 24 Ore
04/02/13 P. 15
Lavoro
Sole 24 Ore
04/02/13 P. 15
Debutta il libretto dei saperi
Francesca Barbieri
50
Sole 24 Ore
04/02/13 P. 15
Quel «repertorio» a rischio fallimento per troppa burocrazia
Giampiero Fatasca
52
Sole 24 Ore - Nova
03/02/13 P. I
L'italiano che doma il grafene
Leonardo Malsano
53
Sole 24 Ore - Nova
03/02/13 P. II
Con il grafene si punta a superare la legge di Moore
Indice Rassegna Stampa
9
11
19
22
27
36
Cinzia De Stefanis
37
45
Enrico Netti
46
49
54
Pagina I
INDICE RASSEGNA STAMPA
Rassegna del 04/02/2013
Sole 24 Ore - Nova
03/02/13 P. II
Sì alla prima cura che «spegne» gene
55
Sole 24 Ore - Nova
03/02/13 P. II
Fotografati i pensieri dei pesci
56
Sole 24 Ore - Nova
03/02/13 P. II
1.000 euro al chilo per la scienza
Sole 24 Ore - Nova
03/02/13 P. II
Un decalogo per la nuova lotta al cancro
Sole 24 Ore - Nova
03/02/13 P. III
Dal nanotech ai disabili,le idee per città intelligenti
Stampa
04/02/13 P. 1
Cosa c'entra la finanza con l'istruzione?
Tirreno
03/02/13 P. 4
Tre milioni di euro per la clinica hi-tech
Tirreno
03/02/13 P. 1-4
Vado dai privati e risparmio sull'ecografia
Corriere Della Sera
03/02/13 P. 47
Con le ossa fragili potrò avere un altro figlio?
68
Sole 24 Ore
04/02/13 P. 3
SPECIALE":"Malattie cardiovascolari negli anziani: stesso accesso alle cure?"
69
Sole 24 Ore
04/02/13 P. 6
SPECIALE:"L'artrosi"
70
Qn
04/02/13 P. 35
«Così abbiamo indagato le fabbriche di anticorpi
72
Qn
04/02/13 P. 35
Leucemia mieloide, la guarigione dietro l'angolo
73
Qn
04/02/13 P. 35
Emoglobina
74
Qn
04/02/13 P. 35
Farmacologia
Tirreno
04/02/13 P. 45
Una nuova tecnica chirurgica e il glaucoma fa meno paura
57
Francesca Cerati
58
60
Antonio Scurati
61
SANITÀ
63
Stefano Bartoli
64
SEGNALAZIONI
Indice Rassegna Stampa
75
Gian Ugo Berti
76
Pagina II
DUE POSTI IN AREA AMMINISTRATIVA Università di Firenze. Nota: è indetto
un concorso pubblico per due posti di categoria C, posizione economica Cl, area amministrativa, con rapporto di lavoro a tempo indeterminato e pieno per l'assunzione di personale disabile iscritto negli elenchi di cui all'art. 8
della legge 12 marzo 1999, n. 68, emanato con
Decreto direttoriale n. 2420 (129548) del 28
dicembre 2012. Bando: Gazzetta Ufficiale n. 7
del 25 gennaio.
Scadenza: 21 febbraio.
-----------------------------,,,,
Università di Firenze
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is,
Pagina 1
FLAGSH I P/I
L'imitazione del cervello made in Italy
La ricerca italiana lavorerà
sulla simulazione cerebrale:
dalle funzionalità all'imaging
ottico fino alle malattie
di Giovanni De Paola
tiamo creando il telescopio per
vedere nel cervello le implicazioni mediche e tecnologiche».
Richard Walker dell'Ecole Polytechnique
Fédérale de Lausanne ha scritto la proposta del progetto "Human Brain", vincitore
del bando europeo Fet (Future emerging technologies) insieme al progetto "Graphene" di un miliardo di euro di fondi. Sono
stati scelti tra una lista di sei progetti presentati 3 anni fa. «Vogliamo creare una nuova generazione di computer che imitino architettura e circuiti del cervello, si chiamano neuromorfici - è l'obiettivo di Walker -.
Non sostituiranno l'informatica attuale,
ma faranno cose che l'informatica attuale
fa male. Sono molto più veloci e consentono un enorme risparmio energetico: un
grosso computer consuma milioni di watt,
il cervello umano solo 20-30 watt». Raccoglieranno tutte le informazioni sul cervella
che i ricercatori hanno acquisito abbinate a
quelle sui più potenti database. Il finanziamento appena assegnato coprirà la fase di
lancio del progetto, circa 54 milioni di euro
per 30 mesi, con durata prevista di 1o anni,
e richiederà un investimento complessivo
di 1,19 miliardi di euro.
In "Human Brain" l'apporto degli italiani è rilevante, 5 i partner tricolore: Consorzio interuniversitario Cineca, Lens-Università di Firenze, Università di Pavia, Politecnico di Torino, Provincia Lombardo Veneta Ordine Ospedaliero di San Giovanni
di Dio - Fatebenefratelli. Il progetto è coordinato dal neuroscienziato Henry
Markram
Polytechnique
dell'Ecole
Fédérale di Losanna e vi partecipano in totale 87 istituti di ricerca europei e internazionali. L'Italia ospiterà un'infrastruttura
del progetto nel centro di supercalcolo del
Cineca che si occuperà di fornire una piattaforma per l'analisi di ingenti quantità di
dati riguardanti anatomia, fisiologia, genemica e molte altre discipline collegate
alle neuroscienze. «Vogliamo - racconta
Enrico Macii del Politecnico di Torino creare in 1o anni un simulatore che possa
di fatto ricostruire le funzionalità del cervello umano, cioè con capacità di calcolo
che sono svariate migliaia di volte superiori a quelle che i calcolatori di oggi sono in
grado di offrire». Il Politecnico di Torino si
occupa di acceleratori hardware neuromorfici. «Vogliamo arrivare a simulare il
comportamento del cervello più semplice,
quello del topolino, poi quello della scimmia, fino al cervello umano» dice Macii.
L'unità di ricerca dell'Università di Pavia
coordinata da Egidio D'Angelo del dipartimento di Brain and Behavioral Sciences è
impegnata nello sviluppo di modelli mate-
matici dei neuroni e la loro integrazione
in reti neuronali di larga scala.
«Noi ci occupiamo di coordinare l'imaging ottico - dice Francesco Saverio Pavone del Lens-Università di Firenze - ci occupiamo del connettoma, cioè di ricostruire
in maniera dettagliata l'intera rete e mappatura delle connessioni del cervello mediante tecniche di imaging ottico. Abbiamo già ottenuto la prima immagine completa di un cervello di topolino. Ora abbiamo una risoluzione che è centinaia di volte superiore a quella di una risonanza magnetica. Vogliamo arrivare a circa un migliaio di volte in più e avere immagini a
più colori tridimensionali con la possibilità di poter tracciare le connessioni da una
parte all'altra del cervello, ad esempio caratterizzare cervelli di animali con particolari patologie cerebrali». «Stiamo creando
un nuovo strumento di ricerca - ha detto il
neurologo Giovanni Frisoni - che consente di simulare malattie, capirne meglio le
cause, per arrivare a nuove terapie: malattie del cervello, Alzheimer, Parkinson, depressione, ansia, fino all'emicrania. Vogliamo modellare il funzionamento del
cervello anche in condizioni di diverso tipo, in casi di malattie psichiatriche o malattie neurodegenerative». Nel 2015, secondo Walker, vedrà la luce il primo tipo
di piattaforma capace di supercalcoli.
O RIPRODUZIONE RISERVATA
Human brain. II progetto ha vinto il bando europeo Fet da 1 miliardo di euro insieme al "Graphene"
Università di Firenze
Pagina 2
"Nessuna fuga dagli atenei"
Il ministro dell'Istruzione Profumo: "Dietro la statistica una realt t diversa
Calano gli studenti anziani, ma la crescita dei laureati italiani è superiore alla media Ue"
FLAVIA AMABILE
ROMA
°inistro Francesco Profumo, i dati raccontano di
una crisi profonda dell'università. In dieci anni
—denuncia il Cun, il Consiglio Universitario Nazionale - gli
iscritti sono calati del 17%, come se
l'intera Statale di Milano non esistesse più. Che sta succedendo ?
«Credo che per dare giudizi si
debba partire da dati che abbiano
valore statistico reale. In quel caso invece è stato considerato un
anno di riferimento in cui c'è una
bolla dovuta a due elementi. Da un
lato ci sono gli studenti partiti con
il vecchio ordinamento che hanno
tentato di iscriversi al nuovo per
ottenere la laurea breve. Questo
T RAS F ORMAZ I ONE
«Ora sta crescendo
l'attenzione per la qualità
del titolo che si ottiene»
ha un grande valore sociale ma
crea una bolla nei dati. E poi c'è un
altro gruppo di dipendenti della
pubblica amministrazione che
frequentavano le università per
effetto di accordi che consentivano loro di laurearsi e di ottenere
crediti. Dai dati risulta invece che
prima dell'avvio del nuovo ordinamento, nel 1999-2000, gli immatricolati erano 278 mila e 278 mila
erano dieci anni dopo. Nel 20032004, invece, quando la riforma
era operativa, quasi 64 mila studenti neo-iscritti avevano più di
23 anni. Dieci anni dopo gli stessi
studenti sono solo 18 mila. La bolla si è annullata».
Insomma la Statale che non c'è
Mondo Universitario
più era solo di studenti anzianotti. I
dati assoluti però confermano che
dal 2005 il calo dei nuovi iscritti è
stato costante, tantissimi osservatori ed analisti hanno esaminato il
fenomeno.
«Nel corso di questi anni ad essere
crollate sono le immatricolazioni di
chi ha più di 19 anni, e cioè di quelli
che sono passati dal vecchio al nuovo ordinamento. E va considerato
anche l'aspetto demografico. Tra il
1999 e il 2011 si sono persi 70 mila
diciannovenni per il crollo delle nascite, mentre il numero dei diplomati è rimasto costante. E evidente
quindi che più correttamente va
detto che la scolarità è aumentata».
Ministro, la disillusione nei confronti
delle università è forte e la crisi non
ha fatto che aumentare la loro incapacità di rispondere alle esigenze degli studenti.
«I dati ci mostrano come solo una
parte di coloro che hanno fatto parte della bolla si sono poi davvero
laureati. Ma mostrano anche un sistema stabile. La media di crescita
dei laureati in Italia è superiore a
quella dell'Ue a 21 che è del 4% e dei
Paesi Ocse che è del 3,7%. Paesi come la Francia e la Germania sono
fermi al 2,8% e all'1,3%. Partendo
da una situazione peggiore abbiamo avuto l'opportunità di crescere
di più. Il sistema universitario italiano non presenta anomalie e ha
una buona tenuta, superiore alle
aspettative: la crisi risale al 2007
determinando difficoltà da parte
delle famiglie e minore propensione a decidere di investire risorse in
questi studi».
LE BORSE DI STUDIO
«Saranno rimodulate
per favorire chi è
svantaggiato o fuorisede»
mento e la valutazione, il primo
passo per avere dati certificati su
tutto il territorio nazionale in modo
che gli studenti scelgano l'università più adatta ed efficiente».
Non tutti però possono permettersi
di iscriversi dove vogliono...
«Stiamo lavorando per garantire il
diritto allo studio. Fra pochi giorni
ci sarà un decreto che premierà
chi vale».
Le associazioni di studenti sostengono che sarà l'ennesimo taglio alle
borse di studio.
«Non interverremo sulle quantità ma
ci sarà una rimodulazione su base geografica che permetterà di favorire
gli studenti svantaggiati e fuorisede e
penalizzare i fuoricorso».
Dopo poco più di un anno sta per lasciare il ministero . Che cosa sente di
non aver fatto durante il suo mandato?
«La possibilità di far capire che alcuni settori come scuola e università non possono seguire i tempi della politica ma sono investimenti a
lungo rilascio, indispensabili, da
tenere in considerazione sempre e
comunque».
Ci sono università dove le matricole
restano per mesi senza poter fare
piani di studio ed altre in cui si va
avanti comunque, anche senza sapere granché.
«Quelli di cui ho parlato finora sono
dati medi. t chiaro che il quadro
non è omogeneo in tutto il Paese.
ma diverso da regione a regione e
da università a università. Il vantaggio rispetto al passato è che oggi
quando studenti e famiglie scelgono non badano più solo ad ottenere
la laurea ma alla qualità del titolo. E
esistono dati oggettivi che consentono agli studenti di fare la scelta
migliore. Nei giorni scorsi abbiamo
approvato il decreto sull'accredita-
Pagina 3
La ffisi dell'università
è
figlia di anni di tagli
Francesco
Benigno
IN UNA CAMPAGNA ELETTORALE, COME QUESTA, ATTRAVERSATA DA VENTATE DI ESASPERATO POPULISMO ESI-
STONODEGLI IDOLAPOLEMICI , dei totem della comunicazione che attraggono tutta l'attenzione e impediscono di vedere approfonditamente le cose. È come se non fosse possibile, ad esempio, andare al di là del dibattito sull'abolizione totale o sulla rimodulazione dell'Imo: come se abolendo l'Imo o riducendola non si dovessero cercare i soldi
da qualche altra parte, o come se, una volta abolita l'Imu
questo Paese che adesso è fermo, culturalmente prima
ancora che economicamente, fosse - con un tocco di bacchetta magica - pronto a rimettersi in marcia. Attorno a
questi totem si schierano spesso tifoserie disposte più a
riconoscersi per slogan che ad accettare gli argomenti
altrui e questo disporsi a falange impedisce di guardare
in faccia i problemi molto seri che il Paese ha davanti.
Lo stato dell'università italiana è un ottimo esempio di
questa situazione. Il Consiglio Universitario nazionale
(Cun) ha ora lanciato l'allarme sul calo delle iscrizioni
(-17% dal 2003 all'anno scorso, e quest'anno non sarà
certo meglio) facendo notare come l'Italia sia sensibilmente sotto la media europea per numero di laureati,
così come d'altra parte lo è per gli investimenti nella ricerca. Nel commento ai dati, peraltro già noti, si tira in ballo
da una parte il ciclo economico negativo e la contrazione
delle risorse per il diritto allo studio, la riduzione dei corsi di laurea (1195 in meno), il crescente ricorso al numero
programmato. Diciamo con più nettezza quello che il
Cun non ha potuto o voluto dire a chiare lettere. Negli
anni di governo di Berlusconi l'antica diffidenza nei confronti dell'università pubblica
si è mescolata a nuove, presunte certezze, cui il ministro Tre01
monti ha dato voce: tra esse
ti .1: ` ì soldi che una serie di ripetuti tagli
lineari (- 5% l'anno) avrebbe
miracolosamente migliorato
la qualità del sistema dell'istruzione superiore. Come se a
uno zoppo si tolga la stampella
immaginando che così cammini meglio. A ciò si aggiungeva
la convinzione che l'autonomia del sistema universitario
fosse stata un completo fallimento e che solo una gestione dal centro potesse assicurare l'efficienza del sistema:
da un lato sopravvalutando così le capacità delle strutture direttive del ministero e dall'altra evitando una riflessione sul tipo di autonomia che si è sperimentata, vale a
dire un'autonomia senza responsabilità, una carota (peraltro piccola e povera) senza bastone. Il tutto entro una
cornice di depotenziamento del ruolo dell'università pubblica, di mancanza di un progetto di competitività delle
sedi italiane nel quadro internazionale e nel contesto di
una campagna di stampa che prendendo spunto da una
serie di casi di malcostume, dipingeva l'università italia-
Mondo Universitario
na come l'epicentro dei mali del Paese (mentre ne era
solo lo specchio fedele): nepotismo più inefficienza, più
arroccamento nelle posizioni di privilegio. Questa strategia è culminata nell'esperienza di governo del ministro
Gelmini ispirata all'idea della salubrità della dieta dimagrante per l'università: che cioè riducendo l'offerta formativa e snellendo l'università, con meno docenti e magari meno sedi, tutto si sarebbe rimesso al meglio. Ora siamo al redde rationem e presto ci diranno che bisognerà
fare tutto all'incontrario: contrordine compagni.
Quello che colpisce nella discussione attuale, incentrata su dove trovare i soldi per l'università è ancora una
volta la tendenza a schierarsi a coorti: i coloni che vedevano nella strategia dell'affamare il cavallo l'unica soluzione, ora, davanti ai risultati penosi che abbiamo sotto gli
occhi, tacciono; ma si ergono altri opposti tifosi che vogliono solo difendere il diritto allo studio, senza se e senza ma, e cioè senza precisare di quale studio; e per i quali
aumentare le tasse universitarie è un tabù, anche nel caso di aumenti legati al reddito e a una possibilità così di
finanziare le borse di studio peri meritevoli non abbienti.
Soprattutto, questo confuso dibattito si svolge senza uno
straccio di progetto sul ruolo dell'università nello sviluppo del Paese e nel contesto della accresciuta competitività internazionale. Mentre tutti sappiamo come un'istruzione superiore di qualità sia un prerequisito fondamentale di uno sviluppo duraturo nei Paesi avanzati, oltreché
un volano indispensabile alla crescita sociale e culturale
del Paese.
Pagina 4
Troppi laureati
tanti disoccupati
Ho letto pagine
e pagine di giornale sul crollo
degli
iscritti
nelle università italiane. E
ho notato
che molti
opinionisti
piangono. Il Bestiario invece
ride soddisfatto. Come mai?
La bestia che scrive queste righe sarà forse una jena? Ma
no, è un signore dal cuore
d'oro che non si compiace
delle disgrazie di un'Italia che
ama. Tuttavia, il calo delle
matricole negli ultimi dieci
anni, da 338 mila a 280 mila
(meno 58 mila) è davvero una
sciagura? Proviamo ad andare
oltre le apparenze.
Anche il sottoscritto (...)
segue a pagina 15
L
Mondo Universitario
Pagina 5
Best î ari o
Meno universitari? Bene così
Vuoi dire meno disoccupati
Il mondo ê cambiato, e non è necessariamente un brutto segno il crollo
di iscrizioni negli atenei. Molti dei quali sono inutili e di poco valore
segue dalla prima
GIAMPAOLO PANSA
(...) è un laureato di tanti anni
fa, in Scienze politiche, con il
massimo dei voti, la lode e la
dignità di stampa grazie a una
tesi di quasi mille pagine. Mi
concedete un po' di amarcord?
Correva il 1954 e nell'estate
avevo preso un'ottima maturità classica. Dissi a mio padre,
operaio del telegrafo, e a mia
madre, artigiana modista, che
mi sarebbe piaciuto andare
all'università. Dove? A Torino.
Potevo fare il pendolare in treno, alzandomi ogni mattina alle sei. E le tasse di quell'ateneo
non erano poi così alte rispetto
al nostro reddito famigliare.
I miei genitori non avevano
studiato. Papà Ernesto, quinto
di sei figli orfani di padre, aveva iniziato a faticare quando
aveva appena nove anni e si
era fermato alla quarta elementare. La mamma Giovanna, dopo la quinta, all'età di
dieci anni era stata messa al lavoro in una pellicceria. Le
bambine come lei venivano
chiamate "piccinine" perché
dovevano imparare a cucire,
prima con l'ago in mano e poi
con la macchina Singer. Entrambi mi risposero: bene, tu
invece andrai all'università!
Lo dissero con orgoglio e, insieme, con un ammonimento. Mio padre lo formulò
Mondo Universitario
nel modo seguente. Caro
Giampa, siamo disposti a
pagarti gli studi a Torino, però devi meritare i
nostri sacrifici. Dovrai
frequentare con diligenza le lezioni. E affrontare gli esami
senza ritardi. Lo
vedi questo taccuino? Qui segnerò se rispetti il corso di studi e i
voti che prenderai.
Se farai il pelandrone, andrai
a lavorare in fabbrica. Per
esempio all'Eternit, che sta a
un passo da casa nostra. Non è
un posto comodo perché lì
maneggiano l'amiarnto, però le
paghe sono decenti. Oppure
alla Feroce. Sai di che cosa parlo? Certo, gli operai piemontesi
chiamavano così la Fiat, il regno di casa Agnelli affidato a
un dittatore: Vittorio Valletta.
Un colosso industriale pronto
per il boom dell'auto, grazie al
miracolo economico che stava
iniziando.
Decisi di iscrivermi a Scienze
politiche perché speravo di fare il giornalista, una professione sognata sin da ragazzo. A
Torino era un corso di laurea
della facoltà di Giurisprudenza. Gli studenti erano pochi,
una cifra surreale vista con gli
occhi di oggi: non più di quaranta o cinquanta al primo anno. Ma a frequentare le lezioni
eravamo una trentina, non di
più. I professori ci conosceva-
no per nome, come accadeva
al liceo. E anche noi li conoscevamo bene.
Mostravano caratteri diversi.
C'era il prof dal cuore buono,
quello austero, il bizzarro, l'autoritario e scostante. Ma tutti
erano docenti super-super, accademici di grande valore, con
una sfilza di ricerche e di pubblicazioni alle spalle. Il loro potere sugli studenti era assoluto.
E non esitavano a darcene una
prova. Insomma erano dei
veri baroni, ma di solito dal carattere bonario.
Ne descriverò uno:
Luigi Firpo, ordinario
di Storia delle dottrine
politiche. Aveva 39 anni, alto, possente, profilo
da principe rinascimentale, naso adatto alla figura. Ci
assaliva
con
un'erudizione smagliante, ma
sapeva essere spiccio, pratico,
capace di andare al sodo con
un piglio che oggi diremmo
manageriale. Aveva un carattere battagliero e lo rivelò del tutto quando cominciò a scrivere
per la "Stampa" una rubrica
con tanti lettori: "Cattivi pensieri".
A Firpo piaceva tenere la briglia corta sulla nostra piccola
truppa. E volle mettere subito
in chiaro com'era fatta la gerarchia. Per subito intendo la
prima lezione del suo corso
inonografico. Dedicato agli
scritti giovanili di Carlo Marx
sulla "Gazzetta renana". Tra
parentesi dirò che Firpo non
era affatto un marxista e neppure un signore di sinistra.
Tanti anni dopo, venne eletto
deputato per il Partito repubblicano.
Per introdurre il corso su
Marx, Firpo presentò a noi pivelli
una
dotta
lezione
sull'educazione sessuale dei
giovani aztechi. Con una crudezza di dettagli che fece quasi
svenire le ragazze della prima
fila. Figlie della buona borghesia torinese, avevano scelto
Scienze politiche per evitare
facoltà pesanti come Medicina
(«Troppi malati e tutto quel
sangue!») o il Politecnico, considerato un covo di secchioni
che studiavano ventiquattro
ore al giorno e non badavano
alle femmine.
A lezione conclusa, chi si alzò a fare una domanda che tutti avevano sulla punta della lingua? Il sottoscritto. Chiesi:
«Professore, vorrei sapere che
cosa c'entrano gli aztechi con
gli scritti giovanili di Marx».
Firpo mi rivolse un'occhiataccia: «Quando ti rivolgi a un docente, devi alzarti e restare in
piedi». Poi iniziò a interrogarmi.
«Come ti chiami?». «Giampaolo Pansa». «Da quale città
vieni?». «Da Casale Monferrato, professore». «Che cosa è
successo da voi nel 1630?».
«Abbiamo respinto l'assedio
degli Spagnoli». Firpo mi trafisse con un'occhiata beffarda:
«Tra gli aztechi e Marx non esiste nessun rapporto. Ma oggi
Pagina 6
ho deciso così per dimostrarvi
che qui comando io e faccio
quello che mi pare e piace!».
Volete un altro esemplare
dei professori che mi hanno
condotto alla laurea? Ecco
Alessandro Passerin d'Entrèves, aveva 52 anni e insegnava
Dottrina dello Stato e Relazioni
internazionali. Era stato amico
di Piero Gobetti, poi si era conquistato la cattedra di Studi
italiani al Magdalen College di
Oxford. Parlava uno splendido
inglese e nell'aspetto ricordava
il duca di Windsor: snello, quasi secco, di sobria eleganza, la
cravatta sempre perfetta.
Passerin trascorreva le estati
nel castellotto di famiglia: una
piccola fortezza al centro di
Entrèves, sotto il Monte Bianco. Qui impiegava una parte
delle vacanze a scrivere agli allievi lettere oggi impensabili.
Ne ho conservata una diretta a
me: «Caro Pansa, temo di non
aver saputo rispondere in modo adeguato a un'obiezione
che Lei mi ha rivolto durante
l'anno accademico da poco
concluso. Vorrei provare a farlo adesso con queste righe...».
Che cosa hanno insegnato
questi professori a un ragazzo
di provincia? Prima di tutto a
essere se stesso, senza truccare
le carte, senza spacciare balle.
Erano imbattibili nel fiutare chi
bluffava e tentava di fare il furbo nel rapporto con loro, du-
Mondo Universitario
rante le esani e nel preparare
la tesi di laurea. Quindi mi incitarono a dichiararmi senza
timore e a dire sempre come la
pensavo. E infine che era indispensabile studiare, studiare e
ancora studiare. Con un traguardo in mente.
Ricordo un consiglio di Firpo, carico della sua forza aggressiva: «Devi sempre proporti un obiettivo non perseguito
da altri. Cerca una strada nuova e non aver paura di percorrerla. Datti il coraggio di osare.
Scoprirai che, al di là dei risultati, è un buon sistema per non
annoiarsi. Un po' come succede quando si corteggia una
donna» aggiunse sornione.
Poi questo mondo venne
spazzato via dal famigerato
Sessantotto. Una stagione orrenda che ogni tanto ci offre i
suoi cascami. Venerdì, nel comizio fiorentino in coppia con
Matteo Renzi, Pierluigi Bersani
ha evocato il timore che «il
classismo si ripresenti negli
studi universitari». Una battuta
demagogica della Casta rossa.
Che cosa volete che m'importi se le matricole dell'università in dieci anni sono calate
di 58 mila? È fatale che sia così.
In Italia esistono 66 atenei, in
gran parte inutili e di poco valore. Secondo l'economista Tito Boeri sarebbero addirittura
80. Il risultato di questo caos è
già scritto: troppi laureati, tanti
disoccupati.
Pagina 7
FENOMENO 1 QUESTI TEMPI
Meno corsi di laurea
e studenti in netto calo
Iscritti e corsi di laurea in netto
calo, colpa del taglio dei fondi e
delle rette che continuano a salire in un periodo in cui le famiglie fanno fatica a campare. Ci
voleva un ridimensionamento,
nonsipoteva continuare atenere inpiedi corsi insignificanti frequentati da meno di 10 persone
l'anno. Ai tempi di «mani pulite»tutti stravedevano perla figura del pm, e di uno in particolare, chemettevain ginocchio i potenti, entusiasmo che ritraduceva in un'esplosione di iscritti alle facoltà digiurisprudenza. Tutti sognavano le aule di tribunali
e ora ci si ritrova con un sovraffollamento di avvocati. Vorrei
capire se la fuga degli studenti
può essere una diretta conseguenzadi un anno emezzo digoverno deiprofessori. Sarebbeinteressante capire di quanto sono scese le iscrizioni alle facoltà
tipo Economia e Commercio.
Elso Noro
Mondo Universitario
Pagina 8
ANVUR E NON SOLO
L'università
che ci meritiamo
Alessandro Dal Lago
1 documento sullo stato
dell'università italiana elaborato dal Cun e ampiamente commentato in questi
giorni dalla stampa è più di
un rapporto. E la certificazione di un'agonia. I dati sono
noti ma vale la pena riassumerli in poche righe: diminuzione degli immatricolati del
17% negli ultimi dieci anni, riduzione del corpo docente
del 22 % dal 2006 a oggi, taglio
inarrestabile del finanziamento ordinari o , delle borse di studio e dei fondi della ricerca.
Grazie a questo dimagrimento forzato , i dati sulle prestazioni del sistema non possono che essere peggiorati.
I
Basti dire che nella classifica del numero dei laureati
l'Italia è al 34mo posto su 36
paesi Ocse.
Oddio, in questo panorama di deflazione (anzi, di depressione) culturale e scientifica c'è una vistosa eccezione:
l'Anvur, la famigerata Agenzia
di valutazione dell'università
(ampiamente sbeffeggiata in
Italia e all' estero per le sue
procedure insensate , gli errori
marchiani e l'avversione di
cui gode nel mondo accademico), ma che ci costa più di
300 milioni di euro in tre anni.
Uno spreco di denaro privo di
senso: se mai l' abilitazione nazionale avrà una conclusione
(ciò di cui tutti dubitano), il
90% degli abilitati non potrà
essere reclutato dagli atenei
per la mancanza di fondi, e
quindi tutto sarà stato inutile.
Una vera beffa per chi sinceramente credeva, facendo domanda, di essere riconosciuto
per il suo merito di ricercatore, invece che per l' appartenenza a qualche cordata o tribù accademica.
Tuttavia, la vicenda Anvur,
se inserita sullo sfondo dell'agonia dell'università, ci dice molto sulla lungimiranza
del sistema politico italiano,
di centrodestra e centrosinistra, in tema d'innovazione
scientifica e ricadute della ricerca sul benessere comune. I
ministri, consulenti e opinionisti che hanno gonfiato la necessità di una valutazione oggettiva, quantitativa e neutrale dell'università, all'insegna
dello slogan «basta con i fannulloni!», sono gli stessi che si
auguravano fino all'altro ieri
la diminuzione di studenti e
professori, l'aumento delle
tasse, lo sgonfiamento di un sistema troppo cresciuto e così
via. Penso a Perotti, Giavazzi,
Gelmini e tutti gli altri. Un coro di profeti di sventura, le cui
previsioni alla fine si sono avverate: oggi l'università italiana, saccheggiata in nome del
merito, della serietà, del rigore ecc. produce meno laureati, dottori di ricerca, docenti
di qualsiasi altro paese sviluppato - ed è un vero miracolo
che continui a sfornare un numero di brevetti e pubblicazioni scientifiche che la collocano al settimo posto nel mondo.
Ma, appunto, tutto questo
ha un significato che trascende le vicende dell'università.
Per sintetizzare in poche parole il problema: il ceto politico
italiano non ha mai ritenuto
che valesse la pena investire
nella ricerca e quindi nell'università pubblica.
CONTINUA i PAGINA 4
il manifesta
Q ui.lovoglio
Mondo Universitario
Pagina 9
DALLA PR I MA
Alessandro Dal Lago
L'univer sità
che Cl mer itiamo
Qui appare un paradosso clamoroso: i governi
C del nostro paese sono
sempre stati colonizzati da professori universitari. Tra i primi
che mi vengono in mente, Amato, Prodi, Urbani, Berlinguer, Diliberto, Brunetta ecc. per non
parlare del governo in carica che
annovera tre rettori e professori
di ogni genere e statura. Ebbene,
come spiegare l'evidente e costante disinteresse di questi accademici per l'istituzione da cui
provengono? Una risposta malevola potrebbe essere che tutti costoro hanno usato l'università
per fare carriera politica. Ma forse quella più realisti ca è che tutti
o quasi hanno voluto un'università adeguata a un paese ai margi-
Mondo Universitario
/FOTO ALEANDRO BIAGIANTI
ni delle economie più ricche.
Qui sta probabilmente il nodo
della questione università. Un sistema politico di ampie vedute
sa che un'università ben finanziata, capace di lavorare non solo
per le aziende ma anche per lo
sviluppo culturale dei suoi abitanti in campi non immediatamente remunerativi, non è solo
un lusso. È un investimento sul
futuro. Permette alle giovani generazioni sia di competere in
campo scientifico e linguistico,
sia di aprirsi la mente, di godere
di capacità critica e di indipendenza di pensiero. Di giudicare
le scelte politiche ed economiche di chi li governa, di arricchire le proprie esperienze non solo
in tema di listini di borsa e nuovi
software, ma magari di arte, letteratura e altri mondi. Se tutto questo sembrasse un'utopia andate
a dare un'occhiata ai corsi di laurea in Germania o negli Usa. Certo, anche lì si taglia e si riduce, ovviamente, ma nessuno si sognerebbe di dire, come il mitico
Oscar Giannino, che la diminuzione degli immatricolati è una
buona cosa. O che è meglio rinunciare ai corsi di antropologia
o letteratura per quelli di economia aziendale, come se questa
fosse un'alternativa razionale.
Un'università fatta di Bocconi e politecnici in sedicesimo a vantaggio dei privati, ma a spese dei contribuenti - è stato
l'obiettivo costante dei governi
di centrosinistra e centrodestra
negli ultimi 25 anni. Un'università di questo tipo è perfetta per
un'economia di servizi, di piccole aziende, di una Fiat che chiacchiera in Italia e investe in Am eri ca, di speculazioni finanziarie e
banche allo sbando. Questo è oggi il nostro paese e questa è la
sua università.
Pagina 10
CORTEO A ROMA
«Vogliamo indietro
gli 8 miliardi
tagliati finora»
«Scuola, sanità, acqua sono beni
comuni. Con questo striscione si
é aperta ieri la manifestazione
che ha attraversato il centro di Roma per concludersi sotto la pioggia verso le 17 al Colosseo.
«Mentre i candidati alle elezioni parlano di finanziamento alla
scuola, il ministero prepara l'ennesimo piano di tagli, pensa a eliminare un anno di scuola superiore o a ridurre un anno alla matema. Se il prossimo governo
non darà indietro gli 8 miliardi tagliati alla scuola noi continueremo a protestare» hanno sostenuto i promotori della manifestazione aderenti al Coordinamento
Nazionale Scuola.
Molti docenti sono confluiti
nella Capitale da Ferrara, Pescara, Napoli, Lamezia Terme e han no chiesto l'assunzione dei precari a tempo indeterminato su tutti
i posti vacanti, secondo quanto
stabilito dalla normativa europea
che impone la stabilizzazione dei
lavoratori che lavorano da oltre
tre anni a tempo determinato nelle scuole. Sostegno e rilancio dell'istruzione pubblica è stato chiesto da Sandro Medici, presidente
del X municipio della Capitale e
candidato sindaco indipendente
a Roma: «Questa battaglia si muove in un orizzonte generale che
salvaguarda il carattere pubblico
del welfare».
Mondo Universitario
Pagina 11
V
40
Università, vale il rischio-rendimento
Marco
Liera
-
li allarmanti dati pubblicati giovedì sul crollo degli iscritti alle Università italiane hanno sollevato un ampio dibattito. Proviamo ad affrontare il tema
da un punto di vista della finanza personale.
L'iscrizione all'università
è un investimento in capitale
umano.
Risorse che le famiglie decidono di dedicare a una
istruzione supplementare,
nell'attesa che i giovani migliorino le loro competenze
in un determinato settore e
acquisiscano in tempi accettabili la capacità di generare
un reddito dignitoso.
La percezione (che, per
Mondo Universitario
quanto distorta possa essere,
è sempre la determinante delle decisioni umane) è che il
profilo rischio-rendimento
atteso di questo investimento stia peggiorando.
Sostenere gli oneri connessi a un corso di laurea appare
sempre meno giustificato se
si guarda all'aspettativa di ritorno (misurato dalla capacità reddituale che l'istruzione
consente di acquisire).
Da una parte i costi univer-
sitari da tempo salgono oggettivamente a un ritmo più alto
dell'inflazione. In Italia negli
ultimi anni i costi universitari sono cresciuti a un tasso
che va da tre a quattro volte
quello dell'indice dei prezzi
al consumo, secondo una stima di Federconsumatori.
Negli Stati Uniti (dove gli
iscritti alle università non
stanno scendendo, a differenza dell'Italia), il costo di un ciclo quadriennale in un college è salito di 12 volte negli ultimi 3o anni, un ritmo quadruplo rispetto all'inflazione
(fonte: Bloomberg).
Dall'altra parte, sono percepite in diminuzione le
possibilità di trovare un impiego redditualmente soddisfacente al termine di un
corso di laurea.
Evidenziare che ancora
oggi un laureato ha maggiori probabilità di conseguire
nel tempo redditi più elevati di un non laureato, in Italia come negli Stati Uniti,
non è una prova schiacciante per stimare il miglior profilo rischio-rendimento di
un investimento in istruzione universitaria. Lo sarebbe se fosse possibile misurare i redditi conseguibili da
una stessa persona, con o
senza una laurea.
Non può al contrario essere escluso che i laureati siano
persone particolari che in
ogni caso - anche senza aver
frequentato con successo
l'università - avrebbero potuto conseguire redditi più alti
di quelli che non sono mai entrati in un'accademia.
E ovvio che l'università resta la porta d'accesso esclusi-
Pagina 12
va per professioni particolarmente delicate (come quella
dei medici o degli ingegneri
edili), con le aspettative reddituali che ne conseguono.
Ma al di fuori di questi casi,
e al netto di valutazioni extraeconomiche sulla necessità
di elevarsi culturalmente odi
assecondare passioni personali, l'investimento in istruzione universitaria da parte
delle famiglie si dovrebbe
confrontare con alcune alternative, avendo come unico
metro il profilo rischio rendimento atteso.
Queste alternative possono essere rappresentate
dall'investimento in percorsi
formativi più brevi e meno
costosi dell'università, finalizzati a migliorare le possibilità occupazionali in settore
ben determinato (per diventare un bravo assicuratore o
consulente finanziario non è
necessaria la laurea in economia!), c/o nell'aiuto economico per l'avvio di una attività
imprenditoriale.
O anche nella scelta di non
compiere alcun investimento in istruzione aggiuntiva
per via delle notevoli incertezze sul profilo rischio-rendimento atteso, cogliendo però le - non molte - opportunità occupazionali che si aprono per i diplomati.
Purtroppo temo che per
non pochi giovani italiani
questa alternativa sia perseguita anche in assenza di occupazione, nella più totale
rassegnazione.
Della serie: «Non investo
su di te perché percepisco
che qualsiasi progetto è caratterizzato da un profilo rischio-rendimento perdente,
anche se gli studi che hai fatto fino a oggi sono insufficienti a darti un lavoro»
Mondo Universitario
Pagina 13
Diritto allo studio
il pilastro
della nostra
riforma
L'INTERVENTO
MARIA CHIARA CARROZZA*
GAETANO CARAVELLA-
I DATI EMERSI DAL RAPPORTO DEL
CUN SULL 'UNIVERSITÀ SONO UNA
FOTOGRAFIA IMPIETOSA, Un
campanello d'allarme che non
suona con la necessaria forza. Ne
viene fuori un'Italia in cui il sapere
non è volano di crescita e
strumento di mobilità ma un
accessorio.
L'assenza di mobilità sociale oggi
è uno dei più grandi vincoli alla
crescita: se in Europa è ben chiaro
(in Germania e Francia la
percentuali di studenti borsisti sono
al 25% e 30% da noi al 9%) per la
destra la questione non era
prioritaria. Per noi sì e in Toscana
l'abbiamo dimostrato realizzando,
con forti investimenti regionali, un
sistema di diritto allo studio
premiato dai risultati degli studenti
borsisti e pochi giorni fa dal
Governo.
Dal MIUR però ancora un
attacco: lo schema di decreto sul
dsu potrebbe comportare
un'ulteriore riduzione dei
beneficiari, dimostrando come il
richiamo all'Europa per Monti sia
valido a giorni alterni.
Cambiano infatti i criteri
economici per l'accesso alle borse
con tre soglie ISEE discutibili
(14.300euro al sud, 17.150 al centro,
20mila al nord) spesso inferiori alle
attuali. Si alza il numero di crediti
richiesti ogni anno per il
mantenimento della borsa, mentre
gli appelli diminuiscono, manca
l'orientamento e viene eliminato
quel "bonus" di crediti, attivo in
Toscana, utilizzabile per
raggiungere le soglie fissate in casi
particolari che impediscano il
sereno svolgimento degli studi.
*rettore SantAnna candidata Pd
**resp. Univ. Giovani
Democratici Toscana
SEGUE A PAGINA 28
Mondo Universitario
Pagina 14
Diritto allo studio
il pilastro
della nostra
riforma
U
N TER V EN TO
MARIA CHIARA CARROZZA
GAETANO CARAVELLA
SEGUE DALLA PAGINA 27
Viene poi introdotto l'istituto della revoca, assente in Toscana ma in vigore
in altre regioni, per cui lo studente che
non raggiungesse il numero di crediti
necessari , oltre a perdere la borsa per
gli anni successivi , dovrebbe restituire
il valore della borsa e dei servizi goduti, con effetti deterrenti sulle iscrizioni, specie perle famiglie a basso reddito. E ancora viene stabilita un 'età massima di iscrizione per poter godere dei
servizi: 25 anni, negando quindi, al
tempo del lifelong learning, la possibilità di studiare a chi come unica colpa
ha quella di non averne gli strumenti.
Ancora una volta nell'operato di
Profumo e Monti sembra mancare
una strategia : dopo aver fatto poco
per l'università , oggi invece di uniformare il sistema del diritto allo studio
sugli esempi virtuosi, si decide di giocare al ribasso col rischio di infliggere un
duro colpo a chi, come in Toscana, ha
lavorato per migliorare i servizi, aumentando i beneficiari e rendendo efficiente il sistema. Bersani ha ribadito
come non sia degno di un Paese civile
che ci siano ragazzi che non possono
studiare perché non se lo possono permettere. Con noi l'investimento in diritto allo studio sarà un pilastro della
riforma dell'Università, l'Italia giusta
si costruisce così: va sbloccato il Paese
valorizzando il merito attraverso le pari opportunità.
Mondo Universitario
Pagina 15
IN CAMPAGNA ELETTORALE POCA ATTENZIONE ALLA RICERCA
Parlamentari, per l' `versità
`cercatore
«adottate»
ANIJRFA LAZZA
carsa attenzione ai
temi
dell'università e
della ricerca, assenza di
sensibilità per cultura e
scienza. I: accusa è fin
troppo facile nei
confronti dei partiti che
si presentano ai cittadini per il voto del
24 e 25 febbraio. I soldi non ci sono, con
la cultura non si mangia, l'università
produce disoccupati mentre mancano
operai specializzati e artigiani, ripetono i
politici. Che poi infieriscono senza pietà.
Il Fondo di finanziamento ordinario
all'università è sceso di più di un
miliardo dal 2008 a oggi, con una serie di
tagli programmati. I fondi per i Prin
(Progetti di ricerca di interesse
nazionale) sono diminuiti da 85 milioni
(2011) a 38, mentre i Firb (destinati ai
giovani) sono calati da 50 milioni a 29.
Considerando che il Pil è in discesa al
massimo di un paio di punti percentuali,
sull'università si abbatte una mannaia
ingiustificata, mentre altri Paesi si
avvantaggiano in termini di crescita
economica e civile dai massicci
investimenti in cultura (non a caso
siamo al 34° posto su 36 nell'Ocse per
percentuale di laureati). Una piccola e
provocatoria proposta ci sentiamo allora
di lanciarla. Senza cadere nel facile
populismo di chi, dopo ogni scandalo,
invoca tagli indiscriminati sia del
numero degli eletti sia dei loro
compensi, forse è possibile spendere
meglio una parte di quei fondi destinati
alla rappresentanza democratica. Si
consideri il fatto che i 945 parlamentari
eletti, oltre alla più che dignitosa
indennità mensile, ricevono anche un
«rimborso delle spese per l'esercizio del
mandato» pari a 3.690 euro per i
deputati e 4.100 euro peri senatori.
Secondo le regole della Camera, metà
della cifra è versata forfettariamente
senza giustificativi, l'altro 50% «a titolo
di rimborso per specifiche categorie di
spese che devono essere documentate:
collaboratori; consulenze, ricerche;
gesti one dell'ufficio; utili zzo di reti
pubbliche di consultazione di dati;
convegni». In altre parole, si tratta di un
Mondo Universitario
contributo volto a fare sì che il
parlamentare possa informarsi,
aggiornarsi e approfondire le proprie
conoscenze per partecipare o dare avvio
con cognizione di causa al processo
legislativo, compito delicato e
complesso dalle ricadute generali, di cui
è evidente l'impossibilità di
sopravvalutare l'importanza. E altresì
noto che in moltissimi casi i
"collaboratori" sono in realtà
"portaborse", volenterosi assistenti dal
ruolo più di promozione del consenso
che di esperti, spesso poco pagati e
senza contratto formale, come hanno
documentato varie inchieste
giornalistiche, oppure parenti e amici
reclutati per fare una cosa "in famiglia".
Perché allora ciascun parlamentare non
destina 1.346 euro il mese per pagare la
borsa di un giovane dottorando (chi
dopo un esame di ammissione
intraprende un percorso di formazione e
studio post-laurea, primo gradino della
carriera accademica) ricevendone in
contraccambio consulenza scientifica
per la propria attività. Per deputati e
senatori - con solo un quarto del proprio
rimborso - significherebbe potere
contare su una documentazione
rigorosa per le materie di interesse. Per
945 giovani studiosi costituirebbe la
possibilità di avere un reddito assicurato
per 5 anni (due oltre il percorso del
dottorato, che peraltro garantisce
soltanto alla metà dei vincitori la borsa
mensile di 1.346 euro lordi). Per gli
atenei significherebbe sgravarsi di tali
pagamenti con la possibilità di bandire
più posti di dottorato o di destinare ad
altri impieghi di ricerca la somma
risparmiata. Certo, la preferenza andrà a
dottorandi di aree poli tico-economichegiuridiche, ma anche esperti di altre
discipline sono necessari alla
legislazione nazionale, che spazia dalla
sanità all'agricoltura, dalla sicurezza sul
lavoro agli scavi archeologici, solo per
fare qualche esempio. Pur essendo una
procedura volontaria, potrebbero esservi
alcuni ostacoli formali, ad esempio
quelli del regolamento stesso del
dottorato. Ma sarebbe questa
un'occasione in più per mostrare che
flessibilità ed efficacia si possono
mettere in campo per superare le
strettoie burocratiche se è per una
buona causa. Si innescherebbe forse una
spirale virtuosa tra competenze rigorose
immesse nel circuito della politica e
ricerca scientifica. Cercando di evitare il
rischio di "politicizzare" i giovani
studiosi (la cui attività accademica non
dovrebbe essere in alcun erodo
influenzata; i parlamentari avrebbero
ancora le risorse per un "segretario" agli
affari correnti), essi avrebbero anche
l'opportunità - dedicando parte del
proprio tempo ai dossier di base del
processo legislativo - di fare apprezzare
l'utilità di cultura e ricerca per il bene
complessivo del Paese. Ecco allora
l'impegno concreto (minimo) che un
partito potrebbe assumere in campagna
elettorale come segnale di attenzione
alla ricerca, all'università e ai suoi futuri
protagonisti.
© PiNPOU;zioNE PISEPVArA
Pagina 16
DIRITTO ALLO STUDIO • Profumo approva criteri più restrittivi e «territoriali» per assegni e alloggi
Gabbie salariali per le bo
Roberto Ciccarelli
Nel decreto ministeriale sul
diritto allo studio universitario che la conferenza
Stato-Regioni esaminerà giovedì
7 febbraio sarebbe contenuto un
nuovo taglio al fondo nazionale
delle borse di studio. L'allarme è
stato lanciato dal coordinamento universitario Link, dall'Unione degli Universitari e dagli studenti InfoAut. Per gli studenti il
ministro Profumo avrebbe intenzione di inasprire i criteri di accesso alle borse di studio, con il
rischio di escludere il prossimo
anno il 45% degli aventi diritto.
Il provvedimento applica
uno dei decreti attuativi della riforma Gelmini e riguarda 112mila borsisti per l'anno accademico
2011-12. Una cifra che risente
dei tagli al fondo per il diritto allo
studio che solo due anni prima
interessava 147 mila studenti per
una spesa di 399 milioni di euro.
Con la «rimodulazione» dei livelli essenziali delle prestazioni prevista dal decreto il numero dei
borsisti
interessati
potrebbe
scendere a poco più di 89mila
studenti.
Il decreto determina due indi-
Per il 2013 previste
solo 89mila borse.
II fondo precipita
sotto i 400 milioni.
A Berlino è 2 miliardi
Mondo Universitario
catori per assegnare una borsa di
studio: il merito e la condizione
economica delle famiglie di provenienza. Da un lato abbassa la
soglia massima di accesso e dall'altro differenzia l'assegnazione
della borsa regione per regione.
Chi aspira a una borsa di studio in Lombardia deve dimostrare di avere un reddito Isee di 20
mila euro. In Sicilia deve avere
14.300 giuro. Il limite per tutti è
poco più di 20 mila giuro all'anno. Il decreto terrà conto del rigonfiamento del valore fiscale
degli immobili prodotto dall'Imu, oltre ai conti correnti bancari e postali, titoli di stato, pensioni di invalidità e contributi
previdenziali, insomma i normali risparmi privati delle famiglie.
Se l'Isee di un lavoratore dipendente è di 14.683 euro, con i nuovi indici lieviterà fino a 19.969.
Se l'Isee di un lavoratore dipendente è oggi di 17.436 euro, domani aumenterà a 23.314. «Bel
trucco a favore dei furbetti del
Welfare - scrivono gli studenti
sul portale InfoAut - è una promozione di massa nella categoria nominale dei "ricchi", escludendoli così dalle tutele».
suo Isee supera il 20 mila euro.
Pur con soglie di reddito diseguali, entrambi concorreranno per i
posti in una residenza universitaria che nel frattempo sono stati
tagliati. Dunque, che ci sia o meno un taglio nel decreto, il problema riguarda l'Isee. Una sua variazione di mille giuro corrisponde
all'espulsione di diverse centinaia di studenti dalla fruizione di
una borsa di studio. «E' l'ultimo
colpo di coda di Profumo prima
delle elezioni» denuncia Link.
Poi c'è la vicenda dei «vincitori di borsa non idonei». Come si
può leggere nella tabella pubblicata in questa pagina, infatti, gli
«idonei non beneficiari« in Italia
erano 45mila nel 2010-2011 con
un valore Isee minimo pari a 17
mila euro in tutte le regioni. Questo significa che hanno vinto
una borsa di studio, ma non hanno trovato ospitalità in una stanza delle residenze universitarie.
Esistono casi dove invece le stanze sono state affittate ad altri studenti e non concesse ai vincitori
di borsa.
Anche il criterio del merito
non convince gli studenti per-
Il ministro Profumo è intervenuto per smentire l'esistenza
dei tagli. Per lui il decreto interviene solo con questa operazione sui criteri dell'accesso. Per gli
studenti del coordinamento
Link, il discorso è un altro. Sotto
accusa è il cambiamento dei criteri Isee e la loro differenziazione
su base regionale che allarga la
distanza tra il Sud e il CentroNord del paese. Uno studente
meridionale potrà accedere alla
borsa di studio solo se il suo Isee
non supererà i 15 mila euro, mentre uno studente settentrionale
potrà fare domanda anche se il
Pagina 17
ché il decreto renderebbe i requisiti così restrittivi da rendere
impossibile ad uno studente di
conseguire un numero di crediti
formativi tale da mantenere una
media alta. L'Udu fa notare che
il decreto diminuisce l'importo
delle borse destinate agli studenti residente e ai pendolari dal 7
al 12%, mentre lo aumenta per i
fuorisede ai quali viene tagliata
l'integrazione per l'alloggio e la
mensa. Il decreto fissa i limiti di
età per ottenere la borsa: 25 anni massimo per la laurea triennale, 32 per quelle magistrali o a ciclo unico.
Il fondo per il diritto allo
studio era pari, nel 2010-11, a
431 milioni di euro, comprensivi
dei contributi delle regioni e delle tasse degli studenti. In Francia lo stesso fondo è di 1,6 miliardi di euro, in Germania di 2. I tagli hanno costretto gli enti al diritto allo studio e gli atenei, oltre
che le regioni, ad aumentare le
tasse agli studenti. Ma inutilmente, visto lo strano destino a cui
sono andati incontro gli idonei
non beneficiari. Pur pagando
più tasse, spesso sono costretti
ad affittare una stanza, oppure a
tornare a casa.
/FOTO EMBLEMA
NUMERO DI IDONEI , DI BORSISTI , DI IDONEI
NON BENEFICIARI , PER AREA GEOGRAFICA (A.A. 2010/11)
Aventi
diritto
Borsisti
NORD
67.164
58.892
8.272
13,8
CENTRO
45.605
37.348
8.257
14,2
SUD e ISOLE
68.543
39.982
28.561
20,3
181.312
136.222
45.090
15,8
ITALIA
Aventi
diritto
non beneficiari
borsa
Aventi
diritto/!scritti
regolari
Fonte: Elaborazione su dati MIUR elaborazione di F. Laudisa su Roar.it
Mondo Universitario
Pagina 18
II ministro torna
al Politecnico
Il ministro dell'università
Francesco Profumo tornerà al Politecnico da
Torino. «La mia esperienza al governo è stata
molto positiva, ora sono
in aspettativa obbligatoria dal Politecnico di
Torino e al termine di
questo mio mandato
tornerò a fare il professore». «Ho potuto dare ha detto - un contributo
in termini di gestione di
alto livello. Mi ero proposto non di fare riforme,
di cui c'è stato un eccesso in questi anni, ma di
far funzionare meglio,
oliare il sistema ed è
quello che ho cercato di
fare sulla scuola , l'università e la ricerca».
Mondo Universitario
Pagina 19
LIMITI DI UN'ACCELERAZIONE IMPROVVISA
S'i alla tecnologia in classe
No agli insegnanti-robot
ROBERTO CARNERO
e nuove tecnologie (computer, tablet,
smartphone...) rischierebbero di
soffocare negli studenti la capacità di
approfondimento, lo spirito critico, l'abilità a
strutturare ragionamenti complessi. Quando
si parla di scuola e new media, c'è da tener
conto anche di queste motivate riflessioni e
analisi critiche e non solo delle valutazioni entusiastiche, tese a
mostrare le "magnifiche sorti e progressive" dei nuovi strumenti
che, se applicati alla didattica (dai libri di testo elettronici alle
lavagne interattive multimediali), giungerebbero, come un
raggio di sole in una stanza buia, a svecchiare un insegnamento
ancora ottocentesco. Che la direzione del cambiamento sia di
tipo tecnologico è certo. Si tratta di un mutamento inevitabile e
per molti versi positivo. Ogni strumento che incontri il favore
dei ragazzi, oggi tutti "nativi digitali", può servire a integrare e perché no? - a migliorare l'insegnamento tradizionale. E bene
però che l'amore del nuovo e per il nuovo non conduca,
quando si parla di queste cose, a trascurare di evidenziare
anche i limiti e gli "effetti collaterali " di un'accelerazione
tecnologica troppo spinta. Se tutta l'attenzione è puntata sugli
strumenti e non sulle persone, ciò che si rischia di mettere a
repentagli o è l'elemento essenziale del fare scuola, cioè la
relazione educativa tra docente e discente. Tale processo di
"spersonalizzazione" dell'insegnamento è molto evidente,
all'università, nei cosiddetti "campus telematici", che in Italia
sono una dozzina e contano attualmente 42mila iscritti (con un
aumento del 200% rispetto a 3 anni fa). Veri atenei, che
rilasciano titoli di laurea validi a tutti gli effetti, in cui gli alunni
studiano da casa, al proprio computer, dal quale seguono
lezioni pre-registrate da professori lontani magari centinaia di
chilometri. Ovviamente, c'è del buono in tutto ciò: ad esempio
la possibilità per gli studenti -lavoratori di seguire i corsi quando
sia loro comodo, conciliando più facilmente i tempi dello studio
con quelli del lavoro. Certo è, però, che così assistiamo al totale
ribaltamento del modello universitario nato nel Basso
Medioevo (e proseguito sino ad oggi), quando gli studenti, i
clerici vagantes, migravano da un'università all'altra, in tutta
Europa, per seguire i migliori maestri sulla piazza: ora, invece,
sono i maestri a entrare nelle case degli studenti tramite lo
schermo di un pc. Il problema è che questa impostazione ipertecnologica si sta diffondendo sempre più anche nella scuola e
Mondo Universitario
rischia di impoverire quella relazione umana tra chi insegna e
chi impara che è parte fondamentale del processo di
apprendimento. Prendiamo le "piattaforme didattiche", grazie
alle quali gli studenti svolgono esercizi nelle varie materie
tramite computer, in modalità, come si dice, "autocorrettiva".
La piattaforma ti dice se la tua risposta a un certo quesito è
corretta o errata, in quest'ultimo caso ti indica l'alternativa
giusta, ma non ti spiega il perché. C'è poi un altro rischio: che
insegnanti ideali del futuro siano ritenuti i più preparati
nell'utilizzare le tecnologie. Pensare una cosa simile sarebbe
riduttivo se non fuorviante: chiaramente vogliamo docenti
aggiornati, capaci di parlare lo stesso linguaggio dei loro alunni
per farsi da loro capire, ma non possiamo dimenticare che il
requisito di un buon insegnante è, innanzitutto, la preparazione
nella propria disciplina, unita alla passione nel trasmetterla.
Tutto il resto viene dopo, ed è, caso mai, conseguenza di questa
condizione di partenza. Insomma, non vorremmo che le nostre
scuole finissero con l'assomigliare a quel ristorante giapponese
del quale un quotidiano qualche giorno fa proponeva una
fotografia certamente curiosa ma pure un po' inquietante: al
posto dei camerieri, robot che stanno in carica due ore e
possono lavorare per altre cinque e che - commentava giulivo
l'articolista - sono anche capaci di dieci espressioni facciali
diverse! Ci piacerebbe che, almeno nelle nostre scuole, i
rapporti tra maestri e allievi continuassero a essere un po' più
genuini.
© RPRODIV_I.^.NE RISERVATA
Pagina 20
TRA CHIP E DNA ALLA RICERCA DELLA MEMORIA PERFETTA
ATLANTE
II MAGIN RI }
uando scrivo, sono ossessionato dalla paura di
perdere tutto . Posiziono
continuamente il cursoe del mouse sull'icona del vec:hio f oppy disk e dicco una, due
+otte di seguito . Prima di spejnere il computer, cerco di ar:hiviare i miei dati su quante più
:hiavette possibili e stampo an:he te pagine inutili. Pile di ri;me di carta finiscono sotto i
lenti detta stampante , ma è t'uiico modo che ho la sera per anlare a tetto tranquillo . Non sia
nai che durante la notte arrivi uia di quelle sofisticate pertur)azioni magnetiche, di cui rac:ontano i film catastrofici, e can:elti ogni cosa.
'urtroppo i procedimenti infor-
Mondo Universitario
matici non garantiscono sicurezza: anche loro invecchiano, si
smemorizzano , se passa troppo
tempo dimenticano il linguaggio
che ti ha programmati e decidono di non funzionare più. È il
problema che ci affligge da quando esistiamo : riuscire a conservare una parte di noi , trovare il
deposito a cui affidare il frutto
del nostro passaggio sulla terra.
Le abbiamo provate tutte: incidere graffiti sulla roccia , scrivere sulla carta , ammonticchiare
informazioni nel cervello dei catcotatori. E ogni volta siamo sempre rimasti con il dubbio che fosse la scelta corretta . Le pietre
potevano andar bene peri disegni di caccia e per i testi brevi
(te Tavole di Mosè ), ma quante
montagne sarebbero state impiegate per narrare l'Iliade? Lo
stesso vate per la carta : prende
fuoco , si bagna , si secca , si sfarina...
Alla fine degli anni Settanta abbiamo pensato di assicurarci la
sopravvivenza inviando netto
spazio un paio di sonde, la Voyager 1 e 2 , con la missione di portare fuori dal sistema salare il
canto delle balene, il cinguettio
degli uccelli , il suono del vento,
te terzine di Dante, la musica di
Bach. La memoria del mondo. Se
fosse capitata una catastrofe,
qualcosa almeno si sarebbe salvato. Quei viaggi erano stati programmati per fornire, in un ipotetico incontro con altre forme di
vita, il fior fiore della nostra specie: vedete di cosa siamo stati ca.
paci. Ma quei satelliti non tor•
neranno più indietro, si perde.
ranno anche toro nel buio che c
avvolge e il problema non è rì•
sotto.
Adesso gli scienziati vorrebberc
darci una mano. Hanno scoper•
to che il Dna può essere un(
straordinario magazzino di infor.
mazioni: è sconfinato , si con•
serva a lungo nel tempo (dicon(
fra i 500 o i cinquemila anni!) E
occupa pochissimo spazio. So•
prattutto non è soggetto a can.
cellazioni. Se lo fosse , perdereb.
be i codici genetici e i nostri fi.
gli, i figli dei nostri figli, un mat•
tino si sveglierebbero con il na.
so a proboscide di elefante e
piedi palmati di una papera.
La «doppia etica » - assicurano
gli scienziati - è il migliore degli hard disk: dove, se non ti, conservare gallerie di immagini e di
film, opere letterarie e musicati?
In un capello potrebbero starci
le canzoni del festival di Sanremo, su un mittimetro dì pelle la
British Library, su un pezzo d'unghia i dipinti del Louvre. Magari, in un futuro non così tontano, ci insegneranno pure ad archiviare fornendoci un kit «fai da
te». Atta fine di una giornata di
lavoro, anziché salvare i documenti su una pen drive, prenderemo l'abitudine di tirare un sopracciglio con una pinzetta e riversarci dentro i nostri testi.
Apparentemente verrebbe la tentazione di gridare urrà, finalmente! Adesso non moriremo più
e anche fra 50 secoli si potranno decodificare te nostre opere.
Ma a chi servirebbe ? Ammesso
che sia un sogno e non un incubo avere un corpo tappezzato di
quadri, libri, sinfonie ; ammesso
sia questa la parvenza di immortalità che inseguiamo, non
considero i nostri tessuti un retrobottega dove accumulare
scorte.
I libri (come il resto delle cose
fantastiche) sono messaggi da
infilare in bottiglia e lanciare in
mare. It toro destino è viaggiare. Poi, se si dissiperanno nel
vento come polline o moriranno
e daranno frutti come grano, non
tocca a noi decidere.
Pagina 21
E la Bocconi batte Harvard:
sua la prima business school
italiana l'unica business school straniera con sede
in India: l'ha appena aperta, battendo anche Harvard, la Sda Bocconi a Mumbai, in joint venture, come
la nuova legge vuole, con il partner locale Alessandro
Giuliani, imprenditore ed ex alunno dì via Sarfatti che
da anni fa consulenza alle aziende che vogliono entrare in quel mercato. Bocconi mette il capitale, Giuliani è
il collaudato riferimento locale, oltre che managing director. Aperta dopo uno studio iniziato nel 2008, la
scuola si chiama Misb, Mumbai business school, e fornisce Il Pgpb, Post graduate program in business: un
master biennale di management e finanza, in «forte
connessione con il mondo delle aziende», precisa la
brochure fresca di stampa. I corsi sono iniziati in luglio
per la classe di 30 ragazzi che provengono da 15 stati
dell'india, «in cerca di esposizione internazionale», dicono, e che potranno passare un semestre in Italia.
L'obiettivo è averne 70 l'anno prossimo, con due classi. La settimana scorsa sono volati a Mumbai anche gli
studenti della Bocconi di Milano, per il primo campus
all'estero nella nuova sede: l'unica all'estero.
Inaugurato ufficialmente il 23 ottobre, quando ha
iniziato anche i primi corsi executive per Icìci, la maggiore banca privata dei Paese, il Misb intende formare
la nuova classe dirigente indiana all'europea, preparandola a gestire anche le aziende italiane in India.
Ma ciò che dà il senso della ricercata integrazione è
la composizione dell'advìsory board, in via di formazione in questi giorni. Ne fanno parte, già confermati, Fabio Gallia di Bnl-Bnp Paribas e Roberto Colaninno di
Piaggio e Alitalia, ed è in arrivo un terzo italiano. Presidente è Ashox Jha, ex segretario del Tesoro e presidente di Mcx, la Borsa privata di Mumbay, in più c'è Nari
Prasad Kanoria della finanziaria Srei, joint venture in-
Anjana
Grewal, senior
professor
al Misb Bocconi
Mondo Universitario
diana di Bnp Paribas: la stessa che nel dicembre 2011
portò al Comune dì Milano, in ritardo di dieci minuti,
l'offerta per l'acquisto della Sea alternativa al fondo
F2i di Vito Gamerale, che alla fine vinse la gara.
Fra ì docenti dei Mìsb c'è l'indiana Anjana Grewal
(corporate governance e marketing), gli altri sono professori della Bocconi. «Vogliamo costruire luoghi di ricerca con imprese e banche, per sviluppare la conoscenza dei mercato indiano utile per le aziende italiane», dice Stefano Caselli, prorettore agli affari internazionali della Bocconi, guida accademica dei Misb e promotore, con il rettore Andrea Sironi e il consigliere delegato Bruno Pavesi, dell'iniziativa.
Un esempio è it Centre of excellence on insurance, Il
Centro studi sulle assicurazioni presieduto da Deepak
Sood, presidente anche dei Life insurance Committee
alla camera di commercio di Mombay e responsabile,
fino a poche settimane fa, di Future Generali, joint venture dei leone in India.
Stefano Caselli,
guida accademica
dei Misb Bocconi
Pagina 22
II r(anking 2013
VF
vede ila clcassi cta unga solca italian a (Scia Bocconi) tra, le prime cento
Nell'Mba vincono gli S tati Uniti
Harvard, Stanford e Pennsylvania i migliori master
PAGINA A CURA
DI FILIPPO GROSSI
arvard scavalca
Stanford e si colloca
al primo posto asso. luto nel ranking FT
relativo ai migliori master
di business administration.
Le due prestigiose università statunitensi si danno il
cambio (Stanford nel 2012
era infatti al primo posto
nella classifica pubblicata
dal Financial Times), ma
più in generale sono le business school americane a
fare la parte del leone piazzando ben sei master Mba
nelle prime dieci posizioni
del ranking. Oltre ad Harvard e Stanford, al terzo posto si conferma l'university
of Pennsylvania, al quinto la
Columbia business school e
al 9° e 10° posto si classificano il Mit e l'university of
Chicago.
Ottimo risultato anche
per l'Mba di Sda Bocconi,
unica italiana tra le prime
100 classificate dal Financial Times, che rispetto al
2012 scala ben tre posizioni
al mondo e una in Europa
nel ranking FT. Il Master of
201; :
201__
business administration della scuola di management milanese si colloca così al 39°
posto al mondo ( nel 2012 era
42esima) e al 14° in Europa
(l'anno passato era al 15°
posto).
Il ranking FT si basa su
20 parametri , comprendenti
i dati forniti dalle scuole e
le valutazioni degli studenti;
in particolare , il posizionamento deriva da risultati
apprezzabili in tutti i parametri , soprattutto in merito
all'internazionalizzazione
della classe e al value for
money, misurato come rapporto tra la variazione del
salario in uscita dal programma rispetto a quello
di ingresso e al costo del
programma. Grandi passi
avanti per il master Ceibs
China che passa dal 24° posto al 15 °, mentre sale ancora di altre due piazze (dal
10° all'8 ° posto ) l'università
di Hong Kong Ust business
school. Prima delle università europee per i master in
business administration si
conferma la London Business school che conserva il
quarto posto in classifica.
-© Riproduzione riservata-
Master
Harvard Business School
Stanford Graduate School of Business
Unïversity of Pennsylvania: Wharton
London Business School
Colun7bia Business School
lnsead
UK:
S
F=r'ance / Sir:ç7apore
lese Business School
stî ár?
Hong Kong UST Business School
:hina
MIT: Sloan
University of Chicago_ Booth
9B Business School
University of California at Berkeley. Haas
16
Northwestern University: Kellogg
20
`tale School of Management
24
Ceibs
ïf3
Das-treacrs4th College: Tuck
26
Univer5ity of Cambridge: Jud
15
Luke University: Fuqua
Li S
US
Sç-,ain
US
I MD
New York University: Stern
ltaiy
Fonte: Rr;aru:'saf 'T ìrne:, ï?,.nf<rix3 ?/;L<= 2073
Mondo Universitario
Pagina 23
II buco globale ha superato i tre trilioni di dollari
ivoveiri studenti americani strangolati dai debiti
Una famiglia su cinque non può più restituire i prestiti per lo studio
Michele 0i Collo
Tasse, prestiti, donne, strizzacervellie lavoro. Queste sono le cinque principalifonti dipreoccupazione per un giovane americano. Le prime quattro co stituiscono, economicamente parlando,
le uscite. Mentrel'ultimavoce, quellalavorativa, dovrebbe garantire il riassetto
dellabilancia. Se quest'ultima è inferiore alla somma delle altre qualcosa non
funziona. Parlare di budget finanziario
quando si è poco più cheventenninon è
mai facile. Neppure se seilaureato evivi
negli Stati Uniti d'America.
La crisi economica esplosa nel 2008
per molti resta un problema di numeri
virtuali, sigle che scorrono suitabelloni
delle borse mondiali. Si sente p arlare di
bolla immobiliare, di prestiti subprime
ma al cittadino comune tutto questo
spesso suona strano. Negli ultimi anni
negli States qualcosa è cambiato. Una
disoccupazione all'8% - con picchi al
15% - non si era mai vista. Le entrate iniziano a scarseggiare, i salari calano e un
intero sistema rischia il collasso. Da qui
nasce l'ultima minaccia per il benessere dei giovani che non riescono più a
rimborsare quei prestiti con cui di norma si finanzia il college.
Kimberly Ross viene da Racine,
Wisconsin. Ha preso la laurea da pochi
mesi, in estate, e lavora a tempo pieno
nel settore marketing di un'azienda.
Sempre da poco ha scoperto che a suo
carico pendono ben 5 prestiti. Un totale
di cinquantatre mila dollari perl'universitàdiRomeovilleinIllinois. I suoi genitori sono originari del
Kentucky. Lì prima
che iniziasse gli studi
le fecero firmare delle
carte che non aveva
ben compreso. «Abbiamo bisogno di te per
riempire dei moduli».
Eognifirmaèunpezzo
di responsabilità in
più che si mette in tasca. Ogni rata del pre-
ficoltà di una famiglia su cinque, a rip agare i debiti contratti ai tempi della scuola. Il buco ammonta in media intorno a
25miladollari, maadestare preoccupazione è lavelo cità con cui si è giunti al totale. In soli tre anni il buco è cresciuto
del 14,3%. Nel 2012 ha toccato untrilione di dollari e solo due anni fa il problema non superava i 100 miliardi. É stima-
to che cresca di circa 3
milioni di dollari al secondo. E un ordigno al
default. Il rischio è reale, fa sapere l'Associazione Nazionale degli
Avvocati che tutela i
consumatori. In un
studio pubblicato si ricorda quanto sia dura
per un neolaureato
uscire da questo tunnel. Il 9% di loro è in difficoltà. La legge
americana, ricordano, prevede che
«una volta dichiarato di non poter più
pagare, l'intero importo del prestito è
immediatamente esigibile». Il governo
non fa sconti, limitando anche l'accesso al credito futuro. Il problema è orizzontale e copre ogni fascia di reddito.
Non è una questione di ricchi o pove-
ri. Lafinancial bubble student loans (la
bolla finanziaria dei prestiti agli studenti) si diffonde in un'economia senza garanzie, almeno nell'immediato. Negli
Usa investire nell'istruzione è normale,
così come richiedere un prestito non
viene considerato un azzardo. Ma è diventato un lusso. Un ragazzo che sceglie cosa studiare deve fare i conti con
un mercato del lavoro diverso da quello
dei loro padri. Esistono lauree e lauree.
Corsi di studi che permettono diguadagnare meglio rispetto ad altri. Il campo
scientifico, l'ingegneria, l'economia offrono vantaggi che l'archeologia o le arti figurative non contemplano. Basti
pensare che il primo stipendio annuo
per un ingegnere chimico ammonta ad
oltre 55mila dollari. Fino a 10 anni fatuttipotevano ricorrere alfamoso prestito,
oggi non è più così. Andare all'università senza le idee chiare, alla ricerca di se
stessi è come acquistare titoli tossici a
Wall Street. I contivanno fatti prima. La
situazione è peggiorata con il diffondersi della crisi. Le nuove generazioni non
possono ignorare la recessione, lasciandosi cullare da un sistema economico
che non pensa in ottiche recessive. Un
meccanismo che favorisce l'indebitamento nasce perunasocietàin crescita,
in cui le entrate sono certe. L'America di
oggi, questo must, fatica a sostenerlo.
stito varia dai 200 ai 300 dollari e con lo
stipendio che percepisce non sempre
riesce a coprirli. Il debito cresce a causa
degli interessi. Ecco la crisi che bussa alla porta del cittadino qualunque.
Lo scorso ottobre, il Pew Research
Center ha pubblicato un rapporto sullo
status dei giovani e dei prestiti universitari.I dati che emergono mostrano la dif-
Mondo Universitario
Pagina 24
La rivoluzione degli atenei
L'ultima invasione cinese
è nei mercato dei laureati
Il governo ha deciso di investire 250 miliardi l'anno per «produrre»
195 milioni di ingegneri, informatici e manager entro il decennio
di Eleonora Barbieri
a Cina che non vuole rimanereindietrosuniente, ora è concentrata su
una nuova sfida: quella dei cervelli. Produrre nonpiù solo parti di ricambio e magliette, giocattoli e vetture, ma laureati:
giovani, preparati, pronti a
competere con gli studenti
americani, inglesi, giapponesi
e tedeschi. Pronti a farsi assumere come manager, ingegneri, informatici, esperti dimarketing, creativi dalle grandi società. Pronti a invadere il mercato
del
lavoro,
non più solo
dal basso, come manovalanza a costi
inferiori, ma
anche dall'alto, in quei posti al vertice
che finora sono sempre rimasti nelle
manideglioccidentali.
Il governo
cinese affronta l'impresa a
modo
suo,
cioè in stile
piano quinquennale: un
investimento
da 250 miliardi di dollari
l'anno che alla fine, entro il
decennio, dovrebbe portare a 195 milioni di studenti
uscitidacollege e università. Un esercito. Competitivo, agguerrito, voglioso di entrare nel mondo delle industrie
e delle multinazionali del Nord
America e dell'Europa. Oggi in
Cina ci sono otto milioni di laureati l'anno e tre ragazzi su cinque ottengono un diploma delle superiori. Rispetto al'96, un
progresso enorme: i diplomati
erano solo uno su sei. Ma - come spiegaunlungo articolo dell'Herald Tribune dedicato al
boom dei laureati made in China - anche i numeri di oggi sono, inproporzione, segno diarretratezza: sono le stesse percentuali che gli Stati Uniti avevano raggiunto a metà degli anni Cinquanta. Però le previsioni dicono che in sette anni la Cina colmerà il divario: recupererà oltre mezzo secolo e arriverà
allepercentuali americane, settantacinque diciottenni su cento con il diploma di una high
school. Nell'ultimo decennio i
laureati sono quadruplicati, il
numero di college e università
è raddoppiato (2.409). Le cifre
non dicono tutto, ma molto:
una crescita senza sosta, una
avanzata programmata come
tutto il resto, come gli investimenti nei settori dell'energia,
studenti che vanno all'estero,
spesso con borse di studio: l'anno scorso negli atenei americani si è raggiunto il record di presenze, 194mila, il triplo di cinque anni prima. Le multinazionali (General Motors, General
Electric, Ibm, Intel) se ne sono
accorte e hanno già assunto migliaia di laureati delle università della Repubblica Popolare.
Che anche sulfronte delle infrastrutture non vuole essere da
meno dei rivali americani e come produce studenti, allo stesso ritmo costruisce campus, biblioteche, dormitori, dipartimenti e aule avveniristiche.
L'unico fronte su cui i cinesi
non riescano a tenere il passo è
quello degli insegnanti: alla
nuova Cina affamata di studio
mancano professori, quelligiovani, motivati, innovatori, comunicativi. Quelli che servono
per formare laureati brillanti e
inventivi, non soltanto soldatini con voti eccellenti. Ci sono
molti docenti alla prima cattedra, ce ne sono moltissimi alle
soglie della p ensione: maiquarantenni con alle spalleuna certa esperienza sono pochi (e
quei pochi non sono attratti dagli stipendi bassi, meno di trecento dollari al mese). La Cina
della rivoluzione universitaria
li cerca disperatamente. Soprattutto cerca laureati e corsi di
qualità: i numeri appunto sono
molto, ma non tutto. Se gli studenti migliori vanno ancora in
America aperfezionarsi, unmotivo c'è. Mala rincorsa è più che
cominciata e il governo sa in
quale direzione vogliamuoversi: non soltanto produrrelaureati, ma imprenditori di successo. Menti creative. Menti che
possano garantire un futuro all'economia del gigante cinese,
anche quando i vantaggi della
manodopera abasso costo finiranno: allora ci vorrà l'innovazione, e per l'innovazione civogliono cervelli preparati. Perciò lagrande macchina si è messa in moto, a colpi di miliardi.
RIVALITA
Pechino vuole «dottori»
competitivi con quelli
statunitensi ed europei
Le università sono
raddoppiate e i docenti
non sono abbastanza
delle auto ibride, delle biotecnologie e dell'information technology. Aumentano anche gli
Mondo Universitario
Pagina 25
spesa Per VFStruzìOw in Or§a
di is€rfffi raWwagve s$ta
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Stagi uniti
Owl
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Fonte: New YorkTimes
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L'EGO
LUNGA
MARCIA
Un gruppo
di studenti
cinesi: una
formazione
universitaria
di qualità è
la nuova sfida
del Paese
'00
Mondo Universitario
'02
'04
'06
'08
'10
Pagina 26
ESPULSIONI SHOCK
AD HARVARD
Almeno 60 studenti sono stati sospesi per uno
o 2 anni (il che equivale
al ritiro) dalla facoltà di
Arti e Scienze dell'università americana di Harvard dopo essere stati
sorpresi a copiare un
compito a casa. Contro
altri 30 l'ateneo ha preso misure disciplinari. Il
copiato di massa era
venuto alla luce la scorsa primavera, durante
un'esercitazione in cui
gli insegnanti rilevarono
troppi compiti simili
(125 su 279) nonostante le istruzioni di svolgere l'esercizio da soli.
Si tratta del più grave
scandalo di questo tipo in un'università della prestigiosa Ivy League. Il preside della
facoltà di Arti e Scienze di Harvard, Michael
Smith, ha dichiarato
chiuso il caso.
Mondo Universitario
Pagina 27
Studio della Coldiretti
Macché choosy: i giovani
vogliono fare i contadini
Piuttosto che fare l'impiegato un italiano su due tra i 18 e i 34 anni
preferirebbe lavorare la terra. Cioè l'esatto contrario di suo padre
dì Cristiano Gatti
ai prendere per verità
bibliche i risultati dei
sondaggi, maquest'ultimo conferma una tendenza
che comunque tutti abbiamo da
tempo annusato nell'aria: il mito dell' alta finanza e del terziario
avanzato ci ha letteralmente disillusi. Dal Dopoguerra, è il secondo risveglio brutale. Fino
agli anni Settanta abbiamo creduto ciecamente nella fabbrica,
tanto da spostarci in massa verso le città industriali. Segue prima delusione. Eccoci allora travolti dall'euforia yuppista, anni
Ottanta e Novanta, tutti convinti
che il denaro non necessariamente debba arrivare dal sudore e dalla fatica. Nuovo equivoco. La batosta cosmica del terzo
millennio, oltre ad averci squadernato altre verità, provoca ora
l'effetto-retromarcia, questo generale ravvedimento contenuto
nei dati Coldiretti-Swg: un italiano sutre lascerebbe ilproprio lavoro perfare il contadino, la metà dei giovani preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che
lavorare in banca.
Ci si capisce: certo non tutti
quelli chehanno risposto al sondaggio hanno ben chiaro quanto duro sia il lavoro in agricoltura. Lastessaidea che hanno igiovani dell'agriturismo risente
molto di un richiamo nuovamente modaiolo, di immagini
patinate e ruffiane alla Mulino
Bianco, relax, cibo, natura e sorriso perenne, dal risveglio all'imbrunire.
Mondo Universitario
Maalnetto delle nostre- solite
- infatuazioni per sentito dire,
per conformismo e spirito di
branco, resta comunquevivo un
preciso segnale: ifuochifatuidella vita metropolitana, delle carriere rampanti nella City finanziaria e nei p alazzi delle multinazionali, cioè ilgrandemito dellavoro virtuale è esploso come la
bolla della finanza.
Gli italiani, persino gli italiani
giovani, non si vergognano più
di amare, sognare, coltivare la
Zappare i campi è duro
Ma più sano del lavoro
e delle vite virtuali
terra. All'alienazione del carrierismo in giacca e cravatta, alla dittatura del risultato e del profitto,
ri-cominciano a preferire la libertà e l'equilibrio, la semplicità
e la concretezza della campagna, benchè sia una campagna
faticosa, sudata, polverosa. Solo
cinquant' anni fa l a terra era simbolo di arretratezza sociale e ritardo culturale, adesso è un approdo ambito di salute, sicurezza, serenità. Agricoltura come cibo, ambiente, qualità della vita.
Come cose vere.
Non a caso, prima ancora dei
sondaggi, che in fondo misurano solo orientamenti, sogni eintenzioni, risultano molto significativi altri dati, questi reali e
concreti. Cresce notevolmente
ilnumero deigiovani che rimettono mano alle aziende agricole abbandonate dai padri, cresce - del26per cento - ilnumero
dei ragazzi che si iscrivono ai
corsi universitari in scienze
agroalimentari.
E ancora presto per dire che
l'Italia starestiituendo all' agricoltura le braccia troppo velocemente sottratte nei decenni precedenti, quando padri e madri si
vergognavano di avere figli sui
trattori o nelle stalle e contribuivano a ingrossare gli inutili eserciti di avvocati, medici, ingegneri disocuppati. É anzi assai improbabile che l'Italia torni a diventare nazione essenzialmenteagricola. M arestiamo pur sempreil Giardino d'Europa, dannazione. Restiamo pur sempre il
forziere del mondo che detiene
e conserva - peraltro malamente - l'ottanta per cento dei beni
culturali. Siamo il luogo del pianeta dove si cucina e si mangia
meglio. Continuiamo ad essere
considerati - nonostante tutto il paradiso terrestredellavitabella, che non ha niente da spartire
con la bella vita.
Ce n'eravamo scordati, riconosciamolo. Se adesso la metà
di noi, anche solo a livello di desiderio, vorrebbe tornare alle
origini, tirando fuori dalla soffitta della storia il no stro patrimonio migliore, questo è un buon
segnale. L' agri coltura non è tuttapoesia. Lavorare i campi e gestire gli allevamenti è qualcosa
di molto duro, in tanti casi e in
certe stagioni è più crudele e
più cruento delle guerre sanguinose sui pacchetti azionari. Ma
l'idea che la nostra vita non sia
più spesa per produrre fumo,
ma arrosto, non ha prezzo.
Pagina 28
i giovani in eta compresa tra i
18 Ci 34 annichepreferirebberogesti re un agriturismcs piuttosto che fa re g l i i ni pi egati
gliitalianidiogn i etachescam bierebbero volentieri il propriolavoroconquellodeìi'agricoitore
aumento ! record ) nelle iscriZioni all'Universita nei corsi di
laurea in scienze agroalimentari: una rivoluzione
gli iscritti alla Coldi retti la maggiore associazione di rappresentanza e assistenza de¡¡'
agricoltura italiana
Paolo Rossi
ha un resort
Pablitodeì ]+ilundiai,con ami
co Lu3gi Polaggi, ha aperto un
agriturisr-no,ilPcrggiaCenn;na
a Bucine, ptov;ncia di Arezzo
Marco Columbro
si è dato al bio
VIA DALLA Cl ' Vita sana, libertà , piacere di vivere : ecco perchè vogliono tutti tornare alle origini
L'attore gestisce con l'ex moglie ia . Locanda Vesiirna, acri
turismo bio ed ex monastero
olivetano aSantAn;brocioSiena
Michelle Ferrari
dall'hard al verde
Gopcsaverabbaridor3atz3'hard
edessersi spQsataconilp;;rto
arricrre gestisce L`isola che
non C e= a*Li.:rlflasGO, I.a Spezia
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produce vino
Mick Bucknell, alias Simply
Lted.haaportoun' aziendav;ni
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e nel Siracusaino. v ino rosso...
Ricchi e Poveri
in campagna
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rassi, provincia d: Alessandria:
La locanda di N9au3nia!4baria
Mondo Universitario
Pagina 29
Altro che giovani schizzinosi
metà dei laureati cambia città
Canlaixiligiainmariopermare lmbro, "Gli ingeo neriipiù disponibili
ROMA - I laureati italiani non
sono schizzinosi né indolenti.
Ora è certificato: l'aggettivo
choosy del ministro Fornero, che
fece seguito all'ancor più perentorio "sfigati" del suo sottosegretario Martone, non trova riscontro nell'ultimo lavoro sul tema.
Lo ha commissionato la Fondazione sussidiarietà, ci hanno lavorato il dipartimento di sociologia dell'Università Cattolica e il
Consorzio AlmaLaurea, che da
dieci anni monitora i percorsi
formativi e professionali dei neolaureati italiani. Questa volta,
chiedendo a 5.730 neo] aureati se
sono stati disponibili a trasferire
la propria residenza in un'altra
città o accettare lunghi trasferimenti casa-lavoro, i153 per cento
ha mostrato un'adattabilità elevata con picchi superiori alla media tra gli uomini (63%), gli ingegneri (60%), iresidenti al Centro-
Sud (60%, dieci punti in più rispetto al Nord), gli autonomi
(60%) e i lavoratori precari (60%).
I più "adattivi le definizioni
sono del dossier, alle esigenze del
mercato oggi guadagnano 100
euro al mese in più. Nel concreto,
il 54 per cento ha svolto uno stage
in Italia, il 9 per cento all'estero.
Nei programmi di studio fuori
confine primeggiano, ovviamente, i laureati in lingue: uno su
tre l'ha fatto. Poi gli agrari: uno su
cinque. Decisamente più diffusi
gli stage in patria, frequentati dagli psicologi (74%), gli architetti
(62,7%) e gli autori di studi politici e sociali (il 60,8%). Fanno poche esperienze, siain Italia che all'estero, i laureandi e laureati in
Legge. L'attivismo universitario
(stage nel periodo di laurea, master subito dopo) consente un
guadagno netto superiore: 1.381
euro contro 1.263 (l'attivismo è
Mondo Universitario
ancora più importante della disponibilità a trasferirsi).
Il lavoro della Fondazione sussidiari età prende in analisi, quindi, i "tipi" post-universitari. I due
blocchi forti sono i "precari in
cerca di gloria", pari al 39,6% egli
"adattivi ma deboli", il 34,8%. I
primi sono stati intraprendenti
durante la laurea e hanno un'elevata disponibilità ad adattarsi ai
tempi e ai luoghi di lavoro. Sono
laureati in atenei del Sud Italia in
lingue, ingegneria, economia o
statistica. Lavorano nel settore
chimico, metalmeccanico, nelle
telecomunicazioni, nell'elettronica. Hanno partecipato al programma Erasmus e hanno contratti di lavoro a tempo detenninato. I "precari in cerca di gloria"
hanno già cambiato tre lavori e
chiedono ampia autonomia.
Provengono da famiglie di ceto
medio-basso e oggi guadagnano
1.265 euro al mese.
Gli "adattivi ma deboli" sono
stati poco attivi in facoltà, ma ora
simostranomoltoflessibili. Sono
inprevalenza donne che-vivono e
lavorano al Nord, nel curriculum
non hanno stage né esperienze
all'estero . Chiedono , più che stabilità, orari di lavoro adeguati.
Occupati a tempo parziale nel
commercio, le loro famiglie sono
di ceto medio - basso . Guadagnano 1.212 euro . "Le élites intraprendenti" sono il 14,5% e al lavoro chiedono massima soddisfazione. Figli del ceto dirigente
del Nord, sono laureatiin materie
politico- sociali ed economicostatistiche, in ingegneria. Hanno
preso master o portato a termine
dottorati. Il loro voto di laurea è
sopra la media, conseguita presto. Guadagnano 1.352 euro. "I
rassegnati ", infine, sono F I 1,1%:
per lo più donne del Nord, sentono la laurea poco efficace rispetto al lavoro trovato . Provengono
dafamiglie del cetomedio dipendente e vogliono sicurezza contrattuale. Si sono laureate tardi, e
guadagnano 1.164 euro.
Giorgio Tedone, dottore in Scienze politiche: "Una provocazione"
"Il mio titolo di studio in vendita su eay
ma nessuna azienda mi ha chiamato"
l' i 1 t
ROMA-«Dopo aver messo invenditailmio diploma avrei preferito ricevere telefonate dalle aziende più che dai giornalisti»
ammette Giorgio'I'edone, 26 anni, laureato in scienze politiche
e marketing, autore diunaweb-provocazione che non è passatainosservata. Tendo laure a causamancato utilizzo" è l' offertasurreale che Giorgiohapostato alcunigiornifasu eBay, il portale più famoso di vendite online.
La tua allora non era una semplice provocazione.
«L'ho fatto anche per mostrare le nozioni di marketing che
ho studiato anche seguendo un corso a Londra. Dalle aziende
nonho avuto riscontri, mamolti miei exprofessori sisono complimentati per come ho utilizzato gli strumenti della comunicazione virale».
Questa trovata almeno ha contributo a riaccendere i riflettori sulla condizione dei giovani laureati.
«Certamente. Le mie difficoltà sono le stesse di moltissimi
coetanei. Neanche il 10%o dei miei excolleghi oggi riesce amantenersi autonomamente».
Dichièlacolpa?
«Anche dell'università italiana, troppo distante dal mondo del
lavoro. Non mi stupisce che sempre meno ragazzi vi si is crivano».
Secondo alcuni la colpa è anche dei giovani, troppo "choosy„
«Non mi sento schizzinoso quando dico " no" ai cali center.
Se inltalianontroverò lavoro nelmio settore, farò lavaligiaetornerò all'estero».
Pagina 30
L'adattabilità al lavoro
La top ten
r.
portanti
....ara lavoro
(% di laureati con adattabilità "alta"
o "molto alta")
59,9
(valori %)
Ingegneria
5
dei neolaureati ha
un'adattabilità
elevata
Crescita
professionale
43,5
Ampi margini
di autonomia
e responsabilità
Stipendio
buono
Lavoro utile
alla società
60%
tra gli ingegneri
e i residenti
al Centro-Sud
fffffttfiftfft
fftttffttttfft t
ttttttfttt
ftttfttft
orari adeguati
e flessibilità
Ambiente
positivo,
55,3
stimolante
e dinamico
Politico-Sociale
53,4
Stabilità
e sicurezza
Giuridico
del lavoro
51,8
Economico-
48 7 Statistico
Scientifico
33,3
Insegnamento
Mondo Universitario
Pagina 31
L'indagine.1 risultati del settimo Rapporto della Fondazione perla sussidiarietà
Stage, tirocini, relazioni sociali:
il lavoro si costruisce già all'università
-Marco Biscella
r., u Volete un buon percorso
professionale e un lavoro che vi
darà soddisfazione? Cominciate a darvi attivamente da fare
già durante gli anni dell'università, prima di arrivare a prendere la laurea. Innanzitutto, siate
molto «imprenditivi e disposti a
impegnarvi in varie direzioni»,
cercate di maturare «esperienze di studio all'estero, stage e tirocini», coltivate «varie specializzazioni» e «una ricca dotazione di capitale sociale relazionale». Con questo spirito d'iniziativa pro-attivo potete candidarvi
a entrare nelle "élites intraprendenti", formate da giovani laureati,che oggi «lavorano a tempo
indeterminato», soprattutto nei
settori «education, chimica/petrolchimica e manifatturiero»,
con un nesso tra laurea e lavoro
svolto «molto alto e di elevata
specializzazione» e che guadagnano in media tra i loo e i 200
euro in più rispetto al resto dei
giovani laureati. Peccato che a
questo profilo -tracciato a partire da un indice complesso, che
' comprendel'attivismouniversitario, l'adattabilità al mercato e
l'utilizzo dei canali di ricerca appartenga solo un neolaureato
su sei. E gli altri? Sono "precari
in cerca di gloria" (39,6%), "adattivi ma deboli" (34,8%) oppure
"rassegnati" (u,1%).
...........................................................................
«E1 ITE INTRAPRENDENTI»
Chi si attiva subito
ha maggiori chance
di trovare un posto a tempo
indeterminato, soprattutto
nel manifatturiero
Mondo Universitario
A fare emergere questi identikit è il Rapporto "Sussidiarietà
e..." 2013, dedicato a "neolaureati e lavoro" promosso dalla Fondazione per la sussidiarietà in
collaborazione con il dipartimento di Sociologia dell'Università Cattolica e con il Consorzio
AlmaLaurea (laricercaverràufficialmente presentata a Roma,
giovedì7,alle io.3o,presso laSala Aldo Moro di Palazzo Montecitorio). L'indagine ha coinvolto 5.750 laureati a distanza di
quattro anni dal conseguimento del titolo, e tutti già impegnati in diverse attività lavorative
(per inciso, un laureato impiega
in media 4,8 mesi per trovare la
prima occupazione).
«La prima evidenza di questa
indagine - spiega Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà - è che il
laureato attivo in università,
adattabile, collaborativo nella ricerca del lavoro, aperto ai rapporti e inserito in un mondo associativo appare il più adatto alla sfida dei tempi».
Questo settimo Rapporto sullasussidiarietà, infatti, nonmanca di riservare qualche sorpresa. La prima? «A differenza di
quanto si è soliti supporre - aggiunge Vittadini - le reti informali, le raccomandazioni, entrano in azione soprattutto quando
si è in presenza di percorsi universitari "deboli", di fatto poco
richiesti dal mercato. Nella ricerca di un lavoro, per esempio,
i canali di mercato (agenzie, autopromozione, social network)
risultano più efficaci nel 48,4%
dei casi, percentuale doppia rispetto ai canali relazionali, cioè
parenti, amici, conoscenti, che
consentono di accedere a professioni che offrono un minor
utilizzo delle competenze, stipendi più bassi e minore stabilità contrattuale. E tra chi ha un indice di capitale sociale relazionale basso, il 41% ha anche un
basso indice di realizzazione
nel lavoro».
Seconda sorpresa: questa
non è, nel suo complesso, una generazione"choosy". Infatti, utilizzando un indice basato sulla
disponibilità a trasferire la propria residenza in altra città o Paese e a svolgere lunghi trasferimenti casa/lavoro, si scopre
che il 53% dei neolaureati ha
un'adattabilità elevata, con p"te-superiori alla media tra gliuomini (63%), gli ingegneri (6o%),
i residenti al Centro-Sud (6o%,
dieci punti in più rispetto al
Nord), chi ha un lavoro autonomo oppure non standard (6p%).
In uno scenario in cui è sempre più indispensabile che le
persone acquisiscano competenze, conoscenze e abilità spendibili non più solo all'interno di
un'azienda e che maturino un atteggiamento rivolto all'apprendimento attivo sul posto di lavo-
ro, che ruolo può giocare la sussidiarietà-ilprincipio che impone di dare priorità alle iniziative
che nascono "dal basso" - alle dinamiche di passaggio dagli studi universitari al mondo del lavoro? «Oggi il titolo di studio, il
"pezzo di carta" - conclude Vittadini - non è più sufficiente in
sé per garantire una scalata sociale ai giovani. Viviamo purtroppo inun Paese dovelamobilità sociale ascendente risulta .
ampiamente bloccata. Per due
motivi: da un lato, l'università
italiana, appiattita su un livello
buono, non è però selettiva, non
premia il merito, fa poca specializzazione e internazionalizzazioné, quindibisognaincrementare master, dottorati, stage
all'estero, interazioni, con il
mondo produttivo. Dall'altro, il
mercato del lavoro fa fatica o è
incapace diprendere le persone
più valide. Allora occorre valorizzare lo studente non più solo
come singolo, bensì come rete
che si relaziona con il mondo
scientifico, sociale, culturale,
produttivo. Qui la sussidiarietà
è ad altissimo livello».
® RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 32
La mappa dell'«attivismo universitario»
Laureati che hanno svolto le seguenti attività durante gli studi
universitari (più scelte possibili, valori %)
Orientamento
Stage
da parte di
Enti Soggetti Tutoraggio pubblici
privati università . Italia Estero
Agrario
5,0
11,7 56,4 22,2
17,7
2,5 62,7
Architettura
6,1
10,7
5,8
4,4
2,9 57,1
Chimico-farmac.
2,3
22,6
Economico-statistico
11,6 57,4
9,3
13,4
46,5
0,7 55,5
4,7
0,9
Educazione fisica
7,2
4,5 54,0
Geo-biologico
6,1
8,2
27,6
Giuridico
3,2 23,2
9,6
3,6
23,3
11,3
8,4
Ingegneria
40,2
9,6 48,1
Insegnamento
4,7
7,1 53,4
4,2
13,4
6,8 57,1
20,1
6,1
6,7
Letterario
10,4 56,1 29,5
15,0
Linguistico
28,2
3,7 48,9
1,3
5,3
Medico
8,7
6,5 60,8 14,0
Politico-sociale
8,5
29,0
3,5 74,0
4,5
6,1
Psicologico
19,1
4,6 38,7
2,4
9,2
Scientifico
26,8
8,3 49,5
8,9
'Uomini
33,1
10,6
6,2 57,3
8,6.
Donne
26,9
7,7
WE~
Fonte: Rapporto sulla sussidiarietà 2012
Mondo Universitario
Pagina 33
Le imprese non trovano laureati
Ogni anno il «mismatch» tra domanda, e offerta frena l'assunzione di 50mila under 30
Eugenio Bruno .
Gira e rigira l'Italia si conferma ilPaese dei mille paradossi. Specie nel mondo del lavoro.
Daunlato, il tasso di disoccupazione giovanile resta oltre la soglia di guardia (a dicembre al
36,6% secondo l'Istat); dall'altro, le aziende fanno fatica a
riempire i vuoti d'organico. Al
gap di 65mila diplomati tecnici,
più volte lamentato dagli industriali, si aggiungono gli oltre
45mila laureati che le imprese
non riescono ad assumere per il
mismatch tra domanda e offerta
dipersonale conuntitolo di studio immediatamente spendibile sul mercato. E così i posti restano vacanti e i neolaureati ripiegano su occupazioni per cui
basta il diploma. Un fenomeno
preoccupante, più dell'allarme
"matricole in calo" lanciato dal
Cun la settimana scorsa.
Dei 45.900 laureati che mancano all'appello quasi la metà
(19.7oo) riguarda altrettanti "reduci" della facoltà di ingegneria. Ma del gruppo fanno parte
anche i4.6oo profili del ramo
economico-statistico, 7.800 del
campo medico-sanitario e
3.800 di quello giuridico. Viceversa, sul fronte dell'offerta,
continuiamo aregistrare un surplus di 48mila unità nei campi
meno appetibili sul mercato. Si
va dai 15.ioo laureati in discipline politico-sociali ai 10.2oo del
settore letterario. E, passando
ai4.4oo psicologi e 3.700 architetti a spasso, si arriva giù ai 700
con una laurea in agraria e ai
50o in chimica o farmaceutica.
Un'ulteriore prova che, crisi
o non crisi, la domanda di laureati continua a essere sostenuta
e spesso mevasagiunge dai dati,,
del sistema informativo Ëxcelsior diUnioncamere. Che, adifferenza di altri database sul tema, parte dalle richieste delle
aziende. Ebbene nel 2012 la domanda censitasi è assestata sulle;58.90o unità. In calo rispetto
ai74.15Ó dell'annoprima se consideràta in valore assoluto, ma
Mondo Universitario
in aumento (dal 12,5% al 14,5%)
se rapportata alla domanda
complessiva di occupati. A tirare sono soprattutto i settori del
made in Italy tradizionale (alimentare, moda, meccanica) e
l'Ict, laddove arrancano ancora
commercio, turismo e costruzioniL'indagine di Unioncamere
testimonia inoltre come in Italia il fenomeno dell'over education sia tutt'altro che debellato.
Partendo dai58.9oo profili citati, lo studio quantifica in22.2oo i
laureati under 3o richiesti sul
mercato. Di cui il 41,9% è destinato a professioni intellettuali,
scientifiche e di alta specializzazione, il 36,5% aprofessioni tecniche, ma ben il 20,3% a profili
di impiegato. Troppo spesso
nei call center. Come se non ba...........................................................................
LE «CASELLE» DA RIEMPIRE
Mancano all'appello
soprattutto gli ingegneri,
ma anche i profili del ramo
economico-statistico,
medico-sanitario e giuridico
...........................................................................
stasse, nel 45% dei casi l'under
3o assunto si rivela inadatto al
lavoro trovato, perché privo di
formazione (19%), esperienza
(9,8%) o delle caratteristiche
personali adatte alla professione. In un altro 28% delle situazioni censite, invece, è il lavoro
a non essere adatto a chi lo sta
cercando.
Guardando avanti emerge innanzitutto l'esigenza che le numerose banche dati sui laureati
si parlino meglio. E se possibile
prima. Una spintapotrebbe arrivare dall'entrata a regime del
consorzio Cinecaz.o, che entro
giugno '2013 dovrà completare
la fusione con gli altri due consorzi (Cilea e Caspur) e arriverà a monitorare 66 atenei.
Per Giuseppe Roma, direttore generale del Censis, la disomogeneità dei database è .solo
una concausa. Peraltro superabile se si desse vita a «un sistema di tracciabilità della storia lavorativadeilaureati».Asuo giudizio, il vero limite è l'assenza
di lauree triennali veramente
formative. «In tutte le economie europee la vera occupabilità è quella intermedia, che è
spesso legata alle lauree intermedie».
Di «Paese bloccato» parla il
vicepresidente di Confindustria per l'Education, Ivan Lo
Bello. «E ancora diffuso il luogo
comune che abbiamo troppilaureati e che la laurea non serve
per entrare nel mondo del lavoro. Niente di più sbagliato. In un
Paese come il nostro, che paga
una crisi demografica molto
acuta - aggiunge -, l'unica speranza di crescita va riposta in
un capitale umano avanzato
che si lega al mondo produttivo
e lo rende più innovativo e competitivo. I giovani non devono
scoraggiarsi: la laurea è importante, ma serve orientarsi bene
nella scelta dell'università, tenendo conto della domanda delle imprese e del mercato del lavoro».
Sul mismatch tra domanda e
offerta, Lo Bello spiega che «alle imprese mancano ingegneri,
economisti, giuristi d'impresa,
chimici, tecnici specializzati.
Ogni anno - commenta - l'università italiana produce circa
5omila laureati destinati alla disoccupazione o alla sottoccupazione, mentre le imprese cercano 5omila profili professionali
che non trovano». Già, ma cosa
fare per invertirelarotta? «Bisogna avvicinare i giovani al lavoro già durante il percorso formativo, spiegandogli l'opportunitàche il nuovo apprendistato offre loro p er svolgere l'ultimo anno della laurea triennale in
azienda o, addirittura, per fare
un dottorato in azienda, mettendo a fattor comune competenze acquisite on the job e competenze di ricerca degli atenei».
0 RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 34
La fotografia
LO SQUILIBRIO DELLE COMPETENZE
Differenza tra numero di laureati che le imprese
intendono assumere e laureati dell'anno precedente
Domanda superiore
all'offerta
IL TREND
Il numero di laureati richiesti dal mercato del lavoro
in Italia dal 2008 al 2012
I01 Offerta superiore
Laurea vecchio ordinamento
o specialistica (scala sx)
%sul totale (scala dx)
alla domanda
I
Ingegneria
91 Laurea triennale
(scala sx)
19.7 00
2008
Economico-statistico
14.600
45.000
40.000
Medico-sanitario
7.8001
35.000
30.000 101
Giuridico
3.800
25.000
20.000
Chimico-farmaceutico
-500
15.000
10.000
Insegnamento
-600
5.000
0
0
Note: * senza preferenza
ronte: Excelsior- Unioncamere
Agrario
VINCE L'ALTA SPECIALIZZAZIONE
Le professioni per le quali sono stati richiesti laureati
nel 2012
Scientifico
Educazione fisica
Assunzioni di Laureati
Totale assunzioni
«undër30»
di laureati
Valori Incidenza
Valori Incidenza
% assoluti
assoluti
.%
-1.400
Geo-biologico
1.100
200
0,9
Architettura
24.700
41,9
9.31)0
41.9
24.700
42,0
8.100
3 (,,5
8.200
13,9
4.500
20,3-
200
0.4
100
0,5
22.200
100,0
Psicologico
Linguistico
Letterario
Politico
sociale
-15.100
Fonte: elaborazioni Confindustria Education su dati Eurostat
Mondo Universitario
58:900
r
100,0
Fonte: Excelsior-Unioncamere
Pagina 35
Dipendenti e collaboratori con esperienza di ricerca certificata
La legge 17 dicembre 2012 n. 221
prevede una serie di requisiti
perché una società con la forma
giuridica di società di capitali
(costituita anche in forma di cooperativa ) possa qualificarsi come
start up innovativa.
L'elenco dei requisiti è contenuto nell ' articolo 25 della legge 22112012 che prevede: i soci,
persone fisiche, detengono al momento della costituzione e nei 24
mesi successivi, la maggioranza
delle quote o azioni del capitale sociale e dei diritti di voto
nell'assemblea ordinaria dei soci;
è costituita e svolge attività d'impresa da non più di 48 mesi dalla
data di presentazione della domanda; ha la sede principale dei
propri affari e interessi in Italia;
a partire dal secondo anno di attività della start - up innovativa,
il totale del valore della produzione annua, così come risultante dall 'ultimo bilancio approvato entro sei mesi dalla chiusura
dell'esercizio , non è superiore a
5 milioni di euro ; non distribuisce e non ha distribuito utili; ha
quale oggetto sociale esclusivo o
prevalente lo sviluppo , la produzione e la commercializzazione
di prodotti o servizi innovativi
ad alto valore tecnologico; non è
stata costituita da una fusione,
scissione societaria o a seguito
di cessione di azienda o di ramo
di azienda. Inoltre è richiesto
che siano posseduti almeno uno
dei seguenti elementi per potersi
qualificare come start up innovativa:
- le spese in ricerca e sviluppo
sono uguali o superiori al 20% del
maggiore valore fra costo e valore totale della produzione della
start up innovativa. Dal computo
per le spese in ricerca e sviluppo
sono escluse le spese per l 'acqui-
Mondo Universitario
sto e la locazione di beni immobili. In aggiunta a quanto previsto
dai principi contabili , sono altresì da annoverarsi tra le spese in
ricerca e sviluppo : le spese relative allo sviluppo precompetitivo e
competitivo , quali sperimentazione, prototipazione e sviluppo del
business plan, le spese relative
ai servizi di incubazione forniti
da incubatori certificati , i costi
lordi di personale interno e consulenti esterni impiegati nelle
attività di ricerca e sviluppo, inclusi soci ed amministratori, le
spese legali per la registrazione
e protezione di proprietà intellettuale , termini e licenze d'uso.
Le spese risultano dall 'ultimo bilancio approvato e sono descritte
in nota integrativa . In assenza di
bilancio nel primo anno di vita, la
loro effettuazione è assunta tramite dichiarazione sottoscritta
dal legale rappresentante della
start up innovativa;
- impiego come dipendenti o collaboratori a qualsiasi titolo, in
percentuale uguale o superiore
al terzo della forza lavoro complessiva , di personale in possesso
di titolo di dottorato di ricerca o
che sta svolgendo un dottorato
di ricerca presso un ' università
italiana o straniera , oppure in
possesso di laurea e che ha svolto, da almeno tre anni , attività di
ricerca certificata presso istituti
di ricerca pubblici o privati, in
Italia o all ' estero.
- è titolare o depositaria o licenziataria di almeno una privativa
industriale relativa a una invenzione industriale , biotecnologica, a una topografia di prodotto
a semiconduttori o a una nuova
varietà vegetale direttamente
afferenti all'oggetto sociale e
all'attività d'impresa.
(D Riproduzione riservata
Pagina 36
Da Ir f (7arnere ulteriori indícaziorzi sui dati da f ornire e la tiioclulistica da compilare
Start up, conto alla rovescia
Iscrizione ne lla sezi
Pagina a cura
DI CINZIA DE STEFANIS
tart up innovative
alle prese con l'iscrizione nella sezione
speciale del registro
imprese entro il 17 febbraio.
Una guida on-line realizzata da InfoCamere (braccio
informatico delle camere
di commercio) all'indirizzo
http://startup.registroimprese.it fornisce tutte le
informazioni sulle modalità
di iscrizione. In particolare
contiene un tutorial per le
società già costituite (prima del 19 dicembre 2012)
su come iscriversi (entro il
17 febbraio 2013) nella sezione speciale, quali le informazioni da fornire e la
modulistica da compilare e
inviare contestualmente on
line. Adempimento bu-
e speciale entro i
2012 n. 221 una serie di
esenzioni ai fini della costituzione e iscrizione dell'impresa nel registro delle imprese, agevolazioni fiscali,
nonché deroghe al diritto
societario e una disciplina
particolare nei rapporti di
lavoro nell'impresa.
La start-up, a differenza
delle altre aziende, è esonerata dal pagamento dell'imposta di bollo e dei diritti di
segreteria dovuti per l'iscrizione nel registro delle imprese nonché dal pagamento
del diritto annuale dovuto
alle camere di commercio.
Potrà assumere personale
con contratti a tempo determinato della durata minima
di 6 mesi e massima di 36
mesi. All'interno di questo
arco temporale, i contratti
potranno essere anche di
breve durata e rinnovati
più volte.
Dopo 36 mesi, il contratto
potrà essere ulteriormente
rinnovato una sola volta,
per un massimo di altri 12
mesi, e quindi fino ad arrivare complessivamente a 48
mesi. Dopo questo periodo,
il collaboratore potrà continuare a lavorare in start up
solo con un contratto a tempo indeterminato. La startup può remunerare i propri
collaboratori con stock option, e i fornitori di servizi
esterni (come ad esempio
gli avvocati e i commercialisti) attraverso il work for
equity.
rocratico fondamentale, in
quanto l'articolo 25, commi 8
e 9, della legge 17 dicembre
2012 n. 221 (di conversione
al dl 18 ottobre 2012 n. 179
c.d. decreto sviluppo-bis)
pone l'iscrizione nella sezione speciale del registro
imprese (si veda tabella in
pagina) come condizione
per ottenere le agevolazioni previste per tali nuove
tipologie societarie.
Al fine di favorire l'iscrizione, per la start-up innovativa sono state previste
dalla legge 17 dicembre
Mondo Universitario
? e r ia
investono prevalentemente
in start-up.
Il beneficio fiscale è maggiore se l'investimento riguarda le start-up a vocazione sociale e quelle che
operano nel settore energetico.
È stato previsto per le
start up un accesso semplificato, gratuito e diretto al
fondo centrale di garanzia,
un fondo governativo che
facilita l'accesso al credito
attraverso la concessione di
garanzie sui prestiti bancari. Concesso un sostegno ad
hoc nel processo di internazionalizzazione delle startup da parte dell'Agenzia
Ice. Il sostegno include l'assistenza in materia normativa, societaria, fiscale, immobiliare, contrattualistica
e creditizia, l'ospitalità a titolo gratuito alle principali
fiere e manifestazioni internazionali, e l'attività volta a
favorire l'incontro delle start
up innovative con investitori
potenziali per le fasi di early
stage capital e di capitale di
espansione.
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Il regime fiscale e contributivo che si applica a questi
strumenti è vantaggioso e
concepito su misura rispetto
alle esigenze tipiche di una
start-up. Può godere di un
accesso prioritario alle agevolazioni per le assunzioni
di personale altamente qualificato.
Sono stati poi introdotti
incentivi fiscali per investimenti in start up provenienti da aziende e privati per gli
anni 2013, 2014 e 2015.
Gli incentivi valgono sia
in caso di investimenti diretti in start-up, sia in caso
di investimenti indiretti per
il tramite di altre società che
Pagina 37
Quando
Per le imprese costituite prima del 19 /12/2012, il termine per l'invio
della domanda di iscrizione alla sezione speciale delle start up innovative scade il 17 febbraio 2013. In tutti gli altri casi non è previsto
alcun termine
Come
Per iscrivere la società alla sezione speciale delle start up innovative
deve essere inoltrata apposita domanda in forma telematica tramite una comunicazione unica al registro delle imprese. Alla domanda
dovrà essere allegata una dichiarazione sottoscritta esclusivamente
con firma digitale del legale rappresentante che attesti il possesso dei
requisiti previsti dalla legge
Informazioni
La domanda di iscrizione alla sezione speciale si produce indicando le
seguenti informazioni nel quadro relativo all'attività prevalente dell'impresa, presente nella modulistica registro Imprese:
+
breve descrizione dell'attività svolta e delle spese in ricerca e sviluppo;
+
elenco delle società partecipate;
•
titoli di studio ed esperienze professionali dei soci e del personale che
lavora nella start up innovativa, esclusi eventuali dati sensibili;
•
esistenza di relazioni professionali, di collaborazione o commerciali con incubatoci certificati, investitori istituzionali e professionali,
università e centri dì ricerca
•
elenco dei diritti di privativa su proprietà industriale e intellettuale
Esenzione
Dal pagamento dei diritti di segreteria, dall'imposta di bollo nonché
dal pagamento del diritto annuale (tale esenzione opera dal momento
dell'iscrizione nel RI e dura non oltre il quarto anno di iscrizione)
Mondo Universitario
Pagina 38
Nuovi stan d ard di q ua lita
all'Uffi cío m arc h i- b revetti
Nuova carta dei servizi per i' ìJami , l'Ufficio per l'armonizzazione di marchi e brevetti nel mercato interno.
Il documento definisce gli obiettivi in termini di prestazioni che gli utenti sono in diritto di attendersi e
stabilisce una serie di standard , concreti e misurabili,
in tre aree fondamentali ( accessibilità, tempestività e
qualità delle decisioni).
In particolare , la Carta stabilisce che il centralino
dell'Uami è tenuto a rispondere ad almeno il 95% delle
chiamate ricevute entro 20 secondi . In 2 giorni al massimo devono essere evase almeno l'80% delle richieste
pervenute e il 90 % del trattamento dei reclami non
può protrarsi per un periodo superiore ai 14 giorni.
Sul versante della tempestività del servizio offerto,
la carta indica in 25 giorni il termine massimo dalla
ricezione alla conclusione dell 'esame degli impedimenti assoluti . Mentre sul fronte delle opposizioni, non
dovrebbero trascorrere più di dieci settimane dalla
conclusione della fase contraddittoria del procedimento alla notifica della decisione. Sedici settimane
sono invece il termine ultimo per un procedimento di
annullamento mentre il deposito di registrazioni internazionali dovrebbe concludersi al massimo in 43
settimane . IJn capitolo a parte meritano i ricorsi. Dalla
ricezione all'invio della notifica dovrebbero passare
al massimo 90 giorni . Che salgono a 8 mesi dal rinvio
alle commissioni alla notifica delle decisioni ex parte
o inter partes.
Mondo Universitario
Pagina 39
È in partenza il 12 febbraio 2013
il master in EuroprogettazioneEuropa 2020 proposto da Eurogiovani-Europa Cube. Il master internazionale si terrà a Milano, dal 12
al 16 febbraio 2013, con lo scopo di
formare una nuova generazione di
professionisti esperti nelle richieste
di finanziamento all'Ue. Si tratta di
un programma di alta formazione
dedicato a coloro che vogliono studiare, comprendere e vivere l'Europa e che si tiene attraverso una
formula intensiva-executive di 5
giorni comprendente lezioni frontali e interattive di base, esercitazioni
pratiche, laboratori e project work.
Il master fornisce, in particolare,
competenze per imparare a impostare concretamente il lavoro per
una proposta progettuale che abbia
tutti gli elementi per essere vincente,
valutata positivamente e finanziata. Il focus tematico Europa 2020,
parte integrante del programma
del master, è infatti mirato ad approfondire le questioni legate alla
programmazione dei finanziamenti
e della strategia comunitaria per il
prossimo periodo 201412020. La
frequenza e il titolo riconosciuto dal
master danno diritto all'iscrizione
diretta al Registro europeo degli europrogettisti. Tutte le informazioni
sono reperibili sul sito www.eurogiovani. it, oppure si può contattare
la segreteria del master all'indirizzo email: [email protected].
Partirà nel mese di marzo 2013
il master universitario di I livello
in Sviluppo locale organizzato da
Corep e dall'università degli
studi del Piemonte orientale.
Il corso, giunto quest'anno alla
sua X edizione, si svolgerà ad
Asti e ha come scopo principale
quello di fornire ai partecipanti
®. competenze scientifiche e tecniche per intervenire nei rapporti
tra società locale
e sviluppo socioeconomico territoriale, con particolare attenzione
alla crescita e valorizzazione del
capitale sociale e
Mondo Universitario
in generale delle
capacità relazionali, nonché al
funzionamento
dei sistemi socioeconomici e istituzionali locali.
Al termine del
corso, gli studenti saranno in
grado di disegnare e coordinare
progetti di sviluppo territoriale,
gestire e monitorarepolitiche locali,
realizzare piani di marketing territoriale e, infine, sostenere e orientare
le pubbliche amministrazioni nel
processo decisionale e nell'attuazione delle loro politiche. Per ulteriori
e più dettagliate informazioni si
consiglia di consultare il seguente
indirizzo: http://www.masl.formazione.corep.itImas112o scrivere
a [email protected].
Scadono il 15 febbraio 2013 i
termini per iscriversi al master
di II livello in Reach organizzato dall'università Ca' Foscari di
Venezia. Il master in registration,
evaluation, authorisation and
restriction of chemical substances
(Reach) scatterà il 22 febbraio 2013
e si prefigge di fornire le basi metodologiche, le conoscenze e le competenze necessarie per
l'implementazione del
regolamento europeo
Reach (EC190712006)
e di tutte le normative
europee e nazionali a
esso collegate o a esso
riconducibili. I partecipanti acquisiranno
le conoscenze tecnicoscientifiche egiuridiche
necessarie per affrontare le diverse problematiche connesse con la
gestione delle sostanze
chimiche in Europa e
saranno in grado di
gestire, per esempio, la
procedura di
registrazione delle sostanze prodotte o importate e
i relativi forum per
lo scambio di informazioni (Sief),
oltre a sviluppare
competenze in merito all'identificazione delle sostanze
estremamente problematiche (Svhc) e
le conoscenze gestionali
per tenere tutti i rapporti necessari
con l'agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) e le autorità
nazionali competenti. Per maggiori
informazioni, consultare il sito web:
www.uníve.it.
Fino all'8 febbraio 2013 ci si
può iscrivere al master in Comunicazione istituzionale organizzato
dall'università degli studi Tor
Vergata di Roma. Si tratta di un
master universitario di II livello
che si propone di perfezionare la
qualificazione professionale di
coloro che già svolgono attività di
informazione e comunicazione in
uffici stampa e uffici relazioni con
il pubblico presso enti pubblici e
privati e di preparare professionisti capaci di operare nell'ambito
della comunicazione istituzionale
e pubblica, acquisendo strumenti
per la comunicazione nella e con la
pubblica amministrazione. I partecipanti acquisiranno, in particolare, la capacità di promuovere l'immagine delle istituzioni pubbliche,
conferendo conoscenza e visibilità
alle loro attività e a eventi d'importanza locale, regionale, nazionale e internazionale
e, infine, di favorire la
comunicazione con la
p.a. e tra le p.a. Per
iscriversi al master
e per avere maggiori informazioni, occorre consultare il
sito web: www. uniroma2.it o scrivere
all'indirizzo email:
comunicazioneistituzionale@baicr it.
A
Pagina 40
Il prof che insultò Musy
rischia la sospensione
"Ignobile quel biglietto 99
Topino, l'università loprocessa: Teve spiegare
SARA STRIPPOLI
TORINO - Una storia dentro la
storia. Agghiacciante quasi come quella principale, l'aggressione al consigliere coni una] eAlberto Musy. Un annodi indagini
hanno portato in carcere il faccendiere nullafacente ma uomo
di intrecci plurimi Francesco
Furchì. Ma quel biglietto scarabocchiato e messo in rima durante una lezione dal professor
Pier Giuseppe Monateri, «Acerbis nano celo ha insegnato. Sparare agli stronzi non è reato», ha
fatto inorridire la famiglia di Musy. E finirà adesso davanti al rettore dell'Università degli Studi di
Torino. Spiega il prorettore dell'Ateneo Sergio Roda: «Siamo
stupiti e amareggiati nel profondo da un episodio che è accaduto nelle aule universitarie e che ci
coinvolge tutti anche perché la
vittima è un collega, e si trova in
un letto in coma». Sarà il Senato
accademico avalutareleconclusioni di questo primo colloquio:
«Eventuali sanzioni saranno decise tenendo conto delle indagini della magistratura e del codice
etico approvato dal nostro ateneo».
Acerbis Nano è la marca del
casco indossato dal killer e lo
«stronzo» di cui si parla è senza
alcun dubbio Musy, l'avvocato e
consigliere del Terzo polo che
del professore di Diritto comparato è stato allievo anche nel dottorato di ricerca. Annidi rapporti, collaborazioni e anche contrasti, tanto che lo «studente» Musy
era poi finito ad insegnare all'Università del Piemonte orientale
e non nell'ateneo torinese.
Le dichiarazioni pubbliche di
Monateri, un luminare del diritto italiano che alcuni colleghi
non esitano a definire «dannunziano», non avevano risolto l'enigma: «So che sembra brutto,
Mondo Universitario
LA VITTIMA
Alberto Musy, docente
e avvocato, in coma
dal 21 marzo scorso
ma il giorno che lo scrissi ero all'università, nell'atrio c'era una
contestazione studentesca e
qualche striscione con slogan simili. Io stavo facendo un esame e
ad uno studentefeciunadomanda proprio sul concetto di colpa,
partendo dal caso Musy. Scribacchiai quella cosa, ma senza
pensare». Una giustificazione
che «è assai peggio di quel gesto
ignobile», il commento della sorella di Alberto Musy, Antonella.
Laqualehaannunciato azionilegali nei confronti di Monateri e
commentato con durezza anche
la reticenza del professore (che
nonèindagato) arivelareallapolizia i suoi sospetti su Francesco
Furchì, che conosceva bene e
aveva personalmente raccomandato a suo fratello perché lo
inserisse nella sua lista civicaAlleanza per la città. «Mi vergogno
L'ACCADEMICO
Giuseppe Monateri,
docente anche lui, autore
del biglietto di insulti a Musy
sono contento di poter chiarire».
Ieri, Francesco Furchì, del
quale sabato è stato convalidato
il fermo - sette gravi indizi pesano contro di lui - è stato ricoverato in psichiatria per comportamenti violenti nei co nfronti di altri detenuti. Atteggiamenti che
qualcuno tuttavia sospetta possano essere parte diuna strategia
difensiva.
ma spiegherò tutto», dice adesso
il docente di diritto comparato,
che critica l'ateneo per aver annunciato la decisione ai giornali
prima di averla comunicata ufficialmente a lui: «Dovevano dirmelo direttamente, ma in fondo
Pagina 41
L'AUUUAIU
II 21 marzo scorso,
Alberto Musy è colpito
sotto casa con sei
proiettili. Per mesi
resta il giallo
sull'attentatore
L'ARRESTO
Mercoledì scorso
la polizia ferma
Francesco Furchì:
avrebbe sparato
a Musy per rancori
personali
LA FRASE SHOCK
Nella stanza
del professor
Monateri, in ateneo,
è trovato un biglietto
di insulti contro
il collega Musy
L'UOMO COL CASCO
Per gli inquirenti
è Francesco Furchì l'uomo
ripreso da una telecamera
dopo aver sparato
a Musy il 21 marzo scorso
Mondo Universitario
Pagina 42
Luogo comune da sfatare. Dopo i 25 anni sempre più figli aiutano economicamente la famiglia
Un giovane su cinque «finanzia» i genitori
di Francesca Barbieri
B amboccíoní, Neet,
choosy? Macché!
Sempre più ragazzi
mettono mano al portafoglio
per aiutare i genitori,
soprattutto quelli dai 25 anni
in su. A sfatare il luogo
comune e certificare il nuovo
trend sono i dati elaborati nel
Rapporto Giovani, la ricerca
che l'Istituto Toniolo di studi
superiori ha avviato nel 2011,
in collaborazione con
l'Università Cattolica e la
Fondazione Cariplo.
L'indagine - realizzata da
Ipsos su un campione di 9mila
under 30 - evidenzia che il 73%
delle famiglie mantiene i
propri figli fino al
compimento dei 25 anni, con
"bonifici" mensili che
arrivano a i5o euro per 4
nuclei su dieci, mentre quasi il
2b% sborsa anche il doppio, e
solo il 27% della prole è del
tutto indipendente.
La situazione, però, cambia
quando si sposta il focus sulla
fascia che va dai 25 ai 29 anni:
nel 55,4% dei casi i giovani non
chiedono più denaro a
mamma e papà, mentre solo il
12,8% riceve fino a 3oo euro.
Al contrario, quasi uno su
cinque (18,1%) offre un
contributo economico alla
famiglia d'origine. La punta
più elevata di aiuto "al
contrario" si tocca tra chi
lavora e vive ancora con i
genitori, dove il 30% dei figli
contribuisce al bilancio
familiare.
Anche chi ha staccato
definitivamente il cordone
ombelicale, andando a vivere
per conto suo, in parte aiuta i
genitori: il flusso è di ritorno
nel 2o% dei casi, quota
pressoché identica a quella di
chi, invece, continua a
ricevere soldi dai genitori
nonostante sia uscito dalle
Mondo Universitario
mura domestiche. Il valore più
basso di sostegno dalle nuove
generazioni verso mamma e
papà si registra, invece, tra chi
non studia e non lavora: a
fronte del 55% di supporto
economico che arriva dai
genitori solo nel 5% dei casi si
verifica un flusso in direzione
opposta.
La famiglia, nel complesso,
resta per i giovani di ogni età
punto di riferimento
essenziale nella vita
quotidiana. Oltre 1'80% degli
intervistati da Ipsos afferma)
che l'esperienza familiare è di
aiuto nel coltivare le sue
passioni e nell'affermarsi nella
vita, mentre oltre l'85%
dichiara che i genitori
rappresentano un sostegno
nel perseguirei propri
obiettivi. In particolare, i19o %
di chi studia è finanziato da
mamma e papà, sia che viva
con loro sia che abiti altrove.
I principali risultati emersi dal
sondaggio condotto da Ipsos
per conto dell'Istituto Toniolo
su un campione
rappresentativo di 9mila
giovani tra i 18 e i 29 anni,
intervistati tra aprile e
settembre 2012.
011 GIOVANI TRA 18E24ANNI
1173% è "finanziato" dai propri
genitori (i143,4% riceve fino a
150 euro al mese, circa i119% da
151 a 300 euro, poco più del
10%.da 301 euro in su), mentre il
27% non riceve niente
02 1 GIOVANI 'rRA 25 E 29 ANNI
1155% non riceve soldi dalla
famiglia d'origine, mentre il
18,1% "finanzia" mamma e papà
(10% con importi mensili fino a
150 euro)
03 1 GIOVANI CHE LAVORANO E
VIVONO CON LA FAMIGLIA
Quasi uno su tre versa una
quota mensile alla famiglia
(il 13,6% fino a 150 euro,
il10,4% da 151 a 300 euro,
il 3,6% da 301 a
500 euro e il 2,8% da 501 euro
in su)
Ma non solo. La famiglia
resta importante anche dopo il
matrimonio. I193,2% dei
giovani intervistati ritiene
infatti che i genitori possano
essere d'aiuto nell'accudire i
figli, il 90,3% nella gestione
economica e l'82,3%
nell'acquisto di una casa.
[email protected]
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Pagina 43
1 casLL Eni, Telecom Italia e Finmeccanica
Le grandi società
puntano su Its
e apprendistato
Claudio Tucci
Maggiore collaborazione
tra università e imprese. Con
l'obiettivo di orientare l'offerta
formativa alle reali esigenze delle aziende. Perché, se da un lato,
non è vero che i datori di lavoro
"snobbano" i laureati; dall'altro,
la formazione del candidato
non sempre è coerente con le
esigenze aziendali.
Un'anomalia tutta italiana,
che nonostante la riforma del
"3+2" «nonhamaifatto decollare le cosiddette lauree brevi
professionalizzanti che consentono un inserimento piùveloce e più mirato nel mondo
del lavoro», sottolinea Attilio
Oliva, presidente dell'associazione TreeLLLe.
C'è quindi una difficoltà da
parte delle imprese a utilizzare
le attuali lauree triennali . Ma
c'è anche una forte esigenza di
orientare bene i giovani e di avere una buona disponibilità di
profili con un background formativo eccellente dinaturatecnica. Eni, per esempio, nelprossimi 4 anni intende assumere
circa 2.600 persone, di cui
300-400- neolaureati l'anno, e
300 figure senior con esperienze specifiche. Laricerca è rivolta soprattutto agli ingegneri
(nonostante gli atenei ne sfornino in percentuale inferiore al
12%); e serve inoltre avere una
buona conoscenza dell'inglese
ed essere disponibili a viaggiare dato che Eni opera in oltre 8o
Paesi e la maggioranza degli assunti.in Italia dopo alcuni anni
dall'inserimento viene destinata al circuito internazionale
(Africa, Medio Oriente, Asia).
Negli ultimi anni, mediamente,
Eni ha investito in formazione
70 milioni di euro, ed erogato
3,5 milioni di ore di formazione.
t<Telecom Italia - evidenzia
la responsabile Sviluppo e Sele-
Mondo Universitario
zione, Ida Sirolli - ha avviato un
nuovo modello di relazione con
le università che mette al centro
la valorizzazione del talento e
un nuovo modo di fare ricerca
che prevede di lavorare congiuntamente alle università (anche fisicamente, attivando dei
laboratori congiunti) per ittrasferimento industriale dell'innovazione.
Nel
periodo
2071-2012 abbiamo attivato oltre
330 contratti di alto apprendistato per laureandi in ingegneria/economia e abbiamo finanziato circa ioo borse di dottorato e formato 50 laureati (conlaurea specialistica) in 3 master di
L ' :1. Zrw3LE
La riforma dei «3+2»
non ha mai fatto decollare
le lauree triiennali,
che sono poco apprezzate
dalle aziende
........................................................................
II livello completamente finanziati da Telecomltalia».
Il punto è che oggi «c'è una
suddivisione troppo netta tra
università, che sviluppa il sapere, e l'azienda che insegna ilmestiere», ricorda il responsabile
Sviluppo e Formazione di
Finmeccanica, Francesco Mantovani. Serve quindi un dialogo
più stretto tra scuola e impresa,
come avviene con gli Its, appena decollati. Ne12oi2 Finmeccanica ha assunto in Italia 1.300
persone, di cui4oo laureati (280,
in ingegneria). E stato inoltre
lanciato il progetto «Ticket Tö
Work» finalizzato a riconoscere, in fase di selezione, il valore
di ogni esperienza di lavoro - in
quanto fonte preziosa di arricchimentopersonale eprofessionale.
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Pagina 44
Atenei cari e vuoti
Ho letto che le università italiane si
stanno svuotando: quasi 6omila
studenti in meno in dieci anni. Diminuiti
anche i docenti e i corsi di laurea, per le
minori risorse su cuipossono contaregli
atenei. Pare che non funzioni più la
vecchia equazione «meno chance di
trovare un'occupazione, piùgiovani
parcheggiati in ateneo». Del resto, se si
pensa che per iscriversi e frequentare
una facoltà servono diverse migliaia di
euro all'anno (quando non si devono
aggiungere altri soldiper l'alloggio nel
caso dei fuori-sede), è normale che per le
famiglie meno abbienti la laurea dei
figli sia destinata a rimanere un
miraggio, così come il possibile
avanzamento nella scala sociale. E
visto che il lavoro scarseggia e le borse
di studio sono poche e di modesta entità,
è difficile pure che ungiovane riesca ad
autofinanziarsi l'istruzione superiore.
A.B.
email
Mondo Universitario
Pagina 45
Nel 2012 per il secondo anno consecutivo sono calate (-4% le domande di brevetto unificato europeo
Innovazione con ilfreno tirato
La richiesta di Confindustria: credito d'imposta automatico e strutturale
Enrico Netti
-- È sempre stato un must delle imprese italiane: fare ricerca
per conservare il vantaggio sui
concorrenti.Unmodello oggi in
affanno a causa della crisi. Innovazione con il freno tirato, visto
che'per il secondo anno consecutivo diminuisce il numero di
richieste di brevetto europeo,
strumento utile per "difendere"
il risultato della ricerca nell'area della Ue.
A confermare il calo sono proprio i dati diffusi dall'European
patent office di Monaco diBaviera, ente che registra le richieste
di brevetto unificato europeo.
Mentre le richieste trasmesse
ne12o12 a Monac o da tutto il mondo sono state ben 258mila
(+5,7%) e, dopo l'esame, sono stati rilasciati 65.700 brevetti
(+5,8%), quelle giunte l'anno
scorso dall'Italia, secondo i dati
preliminari, sono state 4.706, in
flessione di circail40r" sul 2011, anno'già segnato da un calo.
L'Italia va in controtendenza: la Germania registra un
+3,4%, il Regno Unito un +4,4%,
la Finlandia addirittura un +13
per cento. Meglio di noi fa anche la penisola, iberica: dalla
Spagna sono arrivate 2.500 domande (+2,3%) e dal Portogallo,
che occupa il 40 ° posto, i4o richieste (+lo%). Un quadro allarmante, perché nel passato le
Pmi italiane innovavano e soprattutto brevettavano. E ora?
«La crisi impedisce a moltissime imprese di guardare al medio-lungo periodo. Le loro attività di ricerca e brevettazione
sembrano- congelate e anche
quelle realtà con una buona situazione economica spesso non
se la sentono di investire nel loro futuro - commenta Micaela
Modiano, partner dello Studio
Modiano & partners, che conta
su un team di circa 75 professionisti in Italia e all'estero -. Altri
in Italia fanno innovazione, ma
Mondo Universitario
poi non la "difendono" con il brevetto, mentre in Germania si
brevetta perché c'è maggiore
consapevolezza sull'uso,dei brevetti per "bloccare" la concorrenza illecita».
La necessità di fare ricerca,
dunque, si scontra con le presenti difficoltà, che rappresentano
un evidente svantaggio competitivo per chi vuole continuare a
investire nell'innovazione. Tanto che nel documento diproposte recentemente elaborato da
Confindustria si sottolinea l'urgenza di definire un chiaro scenario di medio-lungo periodo
che punti sulla ricerca e l'innovazione. « È fondamendatale spiegano da Viale dell'Astronomia-introdurre un credito d'imposta del lo%, automatico e
strutturale, sugli investimenti
in innovazione delle imprese, oltre a un'aliquota maggiore per
le commesse di ricerca alle università e ai centri di ricercapubblici». È necessario, inoltre, definire un sistema efficiente di finanza per massimizzare risorse
pubbliche e private. «Un'impre-
B revetto u
h0fic-tY9
e
oSi ottienecon una procedura
unificata di deposito, esame e
rilascio e permette di diventare
titolari di brevetto
automaticamente valido nei
Paesi dell'Unione che hanno
sottoscritto l'accordo: oggi quelli
della Ue a 27 con l'esclusione di
Spagna e Italia. Il brevetto
unitario dovrebbe entrare in
vigore nel 2014. La sua validità è
ventennale.
sa che realizza un investimento
in R&S in Francia - fanno sapere da Confindustria-ha diritto a
un credito d'imposta, automatico e strutturale, del 3o% annuo,
che arriva al40% se lo siutilizza
perla prima volta».
«Il gap tecnologico versoi nostri concorrenti è forte, ma la
battaglia non è persa, perché in
molti settori come biotech, robotica e meccanica di precisione siamo competitivi - incalza
Renato Ugo, presidente dell'Associazione italiana ricerca industriale (Airi) -. Il problema è la
scarsità'delle risorse che influisce sulla fuga dei cervelli».
Un giudizio in sintonia con
quello di Franco Masera, senior
advisor di Kpmg che rimarca:
«Si deve investire sulle risorse
umane perché nel medio-lungo
periodo accrescono l'innovazione, mentre spesso a chi fa ricerca non si dà la dovuta dignità».
Su tutti continua ad aleggiare
l'emergenza risorse, troppo
scarse e ben lontate dal 3% del
Pil fissato dalla Ue entro il 2o2o.
«Il calo delle richieste è preoccupante, ma le Pini devono
evitare di rimanere nell'ambito
del solo segreto industriale» avverte Paolo Lazzarini, associato
dello studio Nctm.
E sempre sul fronte legale c'è
da registrare un altro fenomeno: a causa della crisi si registra
un calo dei contenziosi a difesa
del know how. «Spesso per difendere la proprietà intellettuale sono necessari investimenti
considerevoli - conclude Gabriele Cuonzo, partner e socio
fondatore dello Studio Trevisan'& Cuonzo - con costi fuori
portata per una Pmi». Un altro
handicap è poi rappresentato
dall'inefficienza e dai tempi lunghi del processo. L'ennesimo
spread che danneggia le imprese italiane.
[email protected]
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Pagina 46
Un campanello d'allarme
DALL'ITALIA
Iltrend delle richieste di brevetto europeo
2008
5.437
2009
4.806
2010
4.946
'2011
4.879
GLI INVESTIMENTI
S pesa in ricerca, a prezzi correnti . In milioni di*euro
2012
4.706
2008
2009
2010
18.993
19.209
19.625
2011 (*) 2012 (**)
19.756
14.314
r
Fonte: European patent office
42
Nota: (*) prev.; (**) esclusi atenei
Fonte: elab. Airi su dati Istat
IL TREND
I rn
ì
j
í
t
.! ,
2008
1,21 - 2008
106.643
2008
9.942
2009
1,26,
2009
109.768
2009
9.778
2010
1,26
2010
112.212
2010
9.548
2011(*)
1,25
2011 (*)
Nd
2011.(*)
9.161
2012 (*)
Nd
2012 (*)
Nd
2012 (*)
8.469
Fonte: elaborazione Airi su datiIstat
Nota: (*) previsioni
NOI E GLI ALTRI
H
Le domande di brevetti
I
ITALIA
GERMANIA
FRANCIA
Perilsecondo anno consecutivo
sonoin calo le doiñande:di
brevetti e in termini assoluti si è
tornati ai livelli del 2003. Con
una quota dell'1,8%il nostro
sistema Paese si piazza al decimo
posto. La migliore performance
nel2007'con 5.628 domande
Alle spalle di Stati Uniti e
Giappone, dopo annidi trend
stabile, cresce (+3,4%) la
Germania, dove, per esempio,
si è rivelato particolarmente
efficace ilsostegno pubblico
perfar decollare la filiera
delle biotecnologie
Con un aumento modesto
(+0,6%) n é l 2012 i l Paese si
colloca al sesto posto per
domande trasmesse. Le imprese
contano su un forte sostegno
dello Stato, che si concretizza in
un credito d'imposta, automatico
estrutturale, de130%l'anno
Mondo Universitario
Pagina 47
1\1O :I N
Alpmedo Ferruccio Dardanello,
presidente di Unioncamere, èil
nuovo presidente delle Camere
di Commercio dell'euroregione
Alpmed (Liguria, Piemonte,
ProvenceAlpes Côte d'Azur,
Rhône-Alpes, Valle d'Aosta,
Corsica e Sardegna).
Assifer
o Maurizio Manfettotto,
amministratore delegato di
Ansaldo Breda Spa stato
nominato presidente di
Assifer, Passociazione,
adèrèntea FederazioneAnie
che rappresenta l'industria
ferroviaria nazionale.
Buongiorno
n Lucia Predolin è stata
promossa global content
strategy and licensing director
di Buongiorno. La-nuova carica
va ad affiancarsi all'attuale
di global marketing
communication director.
FederSalus
n Marco Fiorani, food
supplements business
manager del Gruppo Angelini,
assume la carica di presidente
di FederSalus, l'associazione
di categoria che riunisce le
principali aziendeitaliane
operanti nel settore degli
integratori alimentari.
Ferpi
n Il consiglio direttivo di Ferpi
ha assegnato al direttore
relazioni esterne di Msc
Crociere, MaurizioSalvi, la
delega alle Relazioni con i
media.
Mercer
a Guido Cutilloèstato
nominato responsabile
dell'area executive
remuneration e board related
servicesiç MercerItalia.In
passato, Cutillo è stato Italy
h'ead oftalentand reward
consultingin Aon Hewitt Italia
e, precedentemente, director
di Hay Group.
Ntt Data
a Novità in Ntt Data, società
specializzata in servizi e
soluzioni It, dove Patrizio
Mondo Universitario
Ma petti subentra a Thomas.
Balgheim come nuovo.
presidente e ceo perla regione
Emea.
Primi sui motori
a A Cesare De Giorgi, che in
passato ha contribuito aliancio
e allo svi luppo di
Omnitel-Vodafone e ha
collaborato con Expa2015,
è stata affidata la direzione
marketing di Primi Sui Motori.
Samsung
® Carlo Barloccoèilnuovo
senior vice president, head of
sales & marketing di Samsung
Electronics Italia.
Spotify
® EaVeronicaDiquattrocheè
stata affidata la responsabilità
del mercato italiano di Spotify,
uno dei principali servizi
di musica on demand
in streaming. Proviene
da Google, dove ha lavorato
ricoprendô diversi ruoli prima
di contribuire al lancio
del mercatoAndroid
e di Google Playin Italia.
IJnimpresa
® L'Unione nazionale di
imprese (Unimpresa) ha un
nuovo comitato di presidenza
e, ogni membro, ha una delega
specifica: Alfonso D'Alessio
(dottrina sociale detta chiesa),
Valerio Ricci (Mezzogiorno),
Paolo Stern (relazioni
industriali), Emilio Ferrara
(politiche agroalimentari),
Alessandro Borrani
(internazionalizzazione),
'Giuseppe Granata (legalità),
Angelo Montana (formazione e
ricerca), Luca Biffani
(innovazione e tecnologia),
Generoso Andria (credito e
finanza), Ciro Oliviero
(urbanistica, ediliziae
territorio), Alessandro San soni
(giovani imprenditori), Luigi
Scipione (politiche legislative
e tributarie), Irma Casula
(terzo settore), Marcello Galli
(reti d'impresa), Heten Alford
(Responsabilità sociale
d'impresa).
LE SEGNALAZIONI
[email protected]
Pagina 48
UNIVERSITÀ CATT63LiCA
Nuovi modelli
per «educare»
i giovani
,Ùn approccio innovátivò
perprevenire
comportamenti a rischio
tra le nuove generazioni
nell'era dei media e dei
sociál netwórk. È questo
l'obiettivo dei corso di alta
formazione «Tra media e
peer education. Modelli e
pratiche per una
prevenzione 2.0»,
promosso da Università
Cattolica, Asi del Verbano -Cusio - Ossola,
Associazione Contorno
Violae Cooperativa. Lotta
contro l'emarginazione.
Il corso sirivolge agli
operatori Asl, degli enti
locali, della scuola e del
terzo settore e a
professionisti interessati ad
ampliare le proprie
competenze nell'ambito
della prevenzione primaria
dei comportamenti a
I, rischionelle età giovanili.
Articolato in 8 moduliper
un totale di 96 ore
suddivise in54ore dì
lezioni teoriche e 42 ore di
laboratorio e lavoro di
gruppo; il corso prevede
seminari e lezioni
magistrali, unaparte
intermedia sia laboratoriale
sia sul campo e una parte
finale rivolta.alllo sviluppo
di progetti operativi da
implementarenelle realtà
territoriali e organizzative
dei partecipanti.
Leiscrizioni al corso, che
prenderà il via a marzo,
dovranno essere effettuate
entroii'prossimo 15
febbraio (quotádi
iscrizione ia5o euro).
www.unicattit
Mondo Universitario
Pagina 49
Tutti i percorsi di studio sarari no passati ai raggi X coni I sistema diva [utazione delle competenze
Debutta il libretto dei saper!
Nel curriculum anche esperienze extra-scolastiche certificate
Francesca Barbieri
Oltre al titolo di studio ci saranno anche le esperienze "extra", come quelle legate ad attività di volontariato, al servizio civile o, perfino, a iniziative svolte durante il tempo libero. L'obiettivo?
Tracciare una mappa completa
di tutte le competenze "spendibili" da ciascun lavoratore, raccolte all'interno di una specie di "libretto dei saperi", utilizzabile
per trovare, cambiare o conquistare un lavoro migliore. Una sorta di curriculum supercertificato, che riassume ed evidenzia il
background formativo del candidato. E rende più confrontabili i
percorsi di studio seguiti, grazie
a un sistema nazionale di certificazione basato sul rispetto di determinati standard minimi.
Lo prevede il decreto legislativo varato dal Governo Monti l'u
gennaio scorso e "bollinatQ" dalle Regioni, in attesa di pubblicazione sulla GazzettaUfficiale, dedicato all'apprendimentopermanente e alla validazione delle
competenze acquisite in percorsi non tradizionali. Per rimediare
a una situazione deludente, fotografata dai numeri. Secondo i dati Isfol 2011 gli adulti tra i 25 e 64
anni che hanno partecipato a corsi di formazione negli ultimi 12
mesisono appenail7,9% deltotale, mentre per l'Istat oltre l'80%
non raggiunge il livello 3, necess ario per garantire il pieno inserimento nella sociètà della conoscenza. Risultati troppo negativi
per stare al passo con le richieste
di un mercato del lavoro asfittico, che assorbe sempre meno lavoratori e dove la concorrenza
per un posto è agguerrita.
Il decreto legislativo in rampa
di lancio -ennesimo tassello attuativo della riforma Fornero, legge
92/2012 - prevede che potranno
essere certificati anche gliapprendimenti sul luogo di lavoro, nel
tempo libero, nel contesto familiare. Madovranno essere ricompre-
Mondo Universitario
si in un «Repertorio nazionale dei
titoli di istruzione e formazione e
delle qualifiche professionali»,
che sarà accessibile per via telematica.Unpassaggio-chiave, atteso da tempo, che dà attuazione alle raccomandazioni arrivate dalla Commissione europea a partire dal 2006, fino all'ultima dello
dicembre scorso. «Questa ópportunità - precisa Elisabetta Perulli,
ricercatrice dell'Isfol - già è presente in Italia in alcune realtà re-
Standard minimo
•Alla base del sistema
nazionale di certificazione
delle competenze c'è la
definizione di livelli
essenziali e standard minimi,
che devono essere garantiti su
tutto il territorio nazionale,
anche in riferimento
all'individuazione e
validazione degli
apprendimenti nonformali e
informali.
Gli enti pubblici autorizzati
a certificare le competenze,
adottano i livelli essenziali
delle prestazioni esercitando
le rispettive competenze
legislative e regolamentari.
Gli standard definiscono, ad
esempio, le conoscenze e
abilità necessarie per una
certa professione; gli obiettivi
dell'apprendimento, il
contenuto dei programmi, i
requisiti d'accesso; il livello
di risultato che deve essere
raggiunto dalla persona'
soggetta a valutazione; le
regole per ottenere un
certificato o un diploma.
gionali, ma ora dovrà essere estes a atutticon regole comuni nazionalie la certificazione potrà essere richiesta dagli interessati rivolgendosi adappositi servizi che saranno allestiti sul territorio soprattutto acuradelle Regioni».
I contenuti del repertorio dovrebbero essere definiti, secondo
il provvedimento, rendendo confrontabili gli elementi essenziali
deidiversititolidistudio, compresi anche quelli di formazione professionale «perché -spiega Perulli-se èvero che unapersonaimpara ovunque, anche in ufficio e nella vita, tutte queste competenze
devono essere leggibili, comparabili, valide e spendibili o nel mondo del lavoro o per tornare a studiare, indipendentemente da dove sono state acquisite».
E da questo grande "albo" potranno attingere quei soggetti definiti come "entititolati" - autorizzati a certificare le competenze delle persone, comprese Camere di commercio, scuole, università e altre istituzioni formative. Il decreto legislativo disciplina anche gli standard minimi che
gli enti titolati devono seguire
nella certificazione delle competenze. Gli standard definiscono,
ad esempio, le conoscenze e abilità necessarie per una certa professione, il contenuto dei programmi e i requisiti d'accesso.
Un impianto complesso, che
perla messa inpraticarichiede diversi passaggi, da realizzare entro 18 mesi dall'entrata in vigore
del decreto: dalla costruzione del
Repertorio nazionale delle competenze alla definizione di uno
standard chiaro e ben definito
che diventi parametro riconosciuto da tutti gli operatori. Senza contare che il nuovo sistema
non incontra il favore delle parti
socialiche ne contestano lastruttura centralizzata e l'eccesso di
burocrazia (si veda Il Sole 24 Ore
de115 gennaio).
O RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 50
Novità in arrivo
ENTI Al1TORIZZATI ALLA CERTIFICAZIONE
S
Definizione
Soggetti pubblici e privati che siano in possesso
di un'autorizzazione o accreditamento regionale
a certificare te competenze, compresele Camere
di commercio, te scuote, le università e le istituzioni
formative
Compiti
Possono certificare le competenze déller persone,
attingendo dal repertorio pubblico
IL REPERTORIO DELLE COMPETENZE
Il Repertorio nazionale dei titoli di istruzione e
formazione standardizza gli elementi essenziali dei
diversi titolo esistenti , compresi:anche i titoli di
formazione pròfes5iònate.
Il Repertorio costituisce la base da utilizzare perla
certificazione dette competenze
I TASSELLI MANCANTI
I
:::: a I
2
Mondo Universitario
Entro 18 mesi dall'entrata in vigore del decreto devono
essere compiuti i seguenti passaggi:
• costruzione del Repertorio ñaziòna le
dellecompetenze
• definizione di uno standard chiaro e ben definito che
diventi parametro riconosciuto da tutti gli operatori
• coordinamento delle qualifiche presenti in tutti
i repertori di istruzione eformazione codificati a
livello nazionale, regionale odi provincia autonoma
• integrazione nel repertorio delle qualifiche previste
dai contratti collettivi nel repertorio nazionale
• attivazione de[['organismo nazionale
di accreditamento degli enti -titolati a eseguire
la certificazione
Pagina 51
.....................................................................................................................................................
Quel «repertorio»
a rischio fallimento
pertroppaburocrazia
di Giampiero Falasca
o schema di decreto legislativo sull'apprendimenJLsto permanente approvato
dal Consiglio dei Ministri pur
avendola finalità condivisibile
di creare un sistema nazionale
di certificazione delle competenze, presenta alcune criticità.
Il provvedimento prevede che
una serie di soggetti definiti come "enti titolati" possano certificare le competenze delle persone, attingendo daun repertorio pubblico dove sono - o meglio, dovrebbero essere - elencate tutte le possibili competenze. Nella lista di questi enti possono rientrare tutti i soggetti
pubblici e privati che siano in
possesso di un'autorizzazione
o accreditamento regionale a
certificare le competenze, comprese le camere di commercio,
le scuole, le università e le istituzioni formative.
Il decreto definisce anche la
nozione di apprendimento
(che viene configurato come
un diritto individuale), con diverse variabili. Viene definita
come "apprendimento permanente" qualsiasi attività di apprendimento intrapresa dalle
persone in modo formale, non
formale e informale, nelle varie
fasi dellavita, al fine di migliorare le conoscenze, le capacitàe le
competenze, in unaprospettiva
personale, civica, sociale e occupazionale. Viene definita come
"apprendimento formale" l'attività che si svolge nel sistema di
istruzione e formazione e nelle
università e istituzioni di alta
formazione artistica, musicale
e coreutica, e che si conclude
con il conseguimento di un titolo di studio o di una qualifica o
diploma professionale, consegúiti anche in apprendistato.
Infine, si definisce 1`appren-
Mondo Universitario
dimentononformale",comel'attività caratterizzata da una scelta intenzionale della persona,
che sirealizza al difuori deisistemi di apprendimento formale,
in ogni organismo che persegua
scopi educativi e formativi, ánnche del volontariato, del servizio civile nazionale e delprivato
sociale e (in questo caso) nelle
imprese, e come "apprendimento informale" l'attività che, anche a prescindere da una scelta
intenzionale, si realizza nello
svolgimento, da parte di ogni
persona, di attivitànelle situazioni di vita quotidiana e nelle interazioni che in essa hanno luogo,
nell'ambito del contesto dilavoro, familiare e del tempo libero.
Il decreto legislativo disciplina anche gli standard minimi
che gli enti titolati devono s eguire nellacertificazione dellecompetenze, con norme complesse
e ridondanti; ad esempio, siprevede che l'attestato della competenza debbacontenerei dati anagrafici dellapersona.
Infine, viene istituto il repertorio nazionale dei titoli di
istruzioni e formazione che, come abbiamo già detto, dovrebbe costituire labase cui attingono gli enti titolati perla propria
attività di certificazione.
I contenutidi questo repertorio dovrebbero essere definiti,
secondo ilprovvedimento, mediante la standardizzazione degli elementi essenziali dei diversi titolo di istruzione e formazione esistenti, compresi anche ititoli di formazione professionale. Considerato che la storia dei repertori di questo tipo
è costellata da fallimenti o, nei
casi migliori, da apparati burocratici scollegati dal mercato
del lavoro, non si capisce laragione per cui il decreto legislativo opera questa scelta.
OR I PRODUZIONE RISERVATA
Pagina 52
L'italiano
che doma
il grafene
Sulla «plastica del XXI
secolo» la Ue investirà
un miliardo in ricerca:
per recuperare il tempo
perduto nella corsa
mondiale ai brevetti
di Leonardo Maisano
Europa questa volta ha calato l'asso. Investiràun miliardo nella ricerca sul grafene,
il materiale che per molti sarà la "plastica del XXI secolo", con un grande progetto che coinvolge
istituzioni di diciassette Paesi. L'Italia è due
volte in prima linea. Con il Cnr e, dall'altra
sponda della Manica, con Andrea Ferrari, 40
anni, professore di nanotecnologie all'università di Cambridge dopo la laurea in ingegneria nucleare al Politecnico di Milano. Ferrari è fra gli iniziatori della nuova avventura
scientifica paneuropea nella sua nuova posizione al vertice del Graphene Centre di Carabridge, operativo da venerdì scorso. Cervello in fuga, per usare un luogo comune? «No,
per cortesia - esclama - nessuna fuga. Ho
avuto opportunità interessanti qui a Cambridge, ma non escludo affatto di lavorare in
futuro in Italia». Più che una bizzara congiunzione astrale è stata la straordinaria potenzialità del grafene a far incrociare la volontà britannica con quella europea, affiancando finanziamenti miliardari targati Bruxelles con i milioni che Londra ha concesso
al centro di Cambridge e ad altre università
del Paese. Una determinazione che nasce
dalla voglia di smentire un'infelice tradizione, esercizio che l'esecutivo di David Came-
ron ha affidato anche al professore italiano.
«Non c'è dubbio - spiega Ferrari - che il
governo voglia mettere fine alla lunga storia
di ricerca nata in questo Paese ed emigrata,
metaforicamente, all'estero dove poi sono
stati raccolti i frutti industriali e commerciali. Così quando nel 2010 i docenti dell'università di Manchester, Andre Geim e Konstantin Novosolev, hanno ricevuto il premio Nobel, l'esecutivo si è mosso per garantire fondi, sperando di dare un contributo al rilancio industriale di un Paese a lungo inclinato
sui servizi finanziari». I due ricercatori di
origine russa hanno dimostrato che il grafene si comporta come un materiale a due dimensioni, passaggio che ha illuminato la
via verso ulteriori indagini scientifiche.
Mentre Londra ragionava sugli stanziamenti con i primi milioni in distribuzione a Manchester, Cambridge, Imperial di Londra e
università di Exeter, a Bruxelles entrava in
fase operativa l'idea dei progetti Flagship,
ovvero ricerche avanzate da remunerare
con un miliardo di euro. «Una cifra mai vista
neppure lontanamente - aggiunge Andrea
Ferrari - perchè gli stanziamenti sono
nell'ordine dei milioni, raramente delle decine per singolo progetto». Tanto è bastato
per allertare le migliori menti dell'Unione.
Nove istituzioni, dalla Gran Bretagna alla
Svezia, passando per gli scienziati del nostro Cnr, hanno collaborato, ottenendo i fondi per preparare il Flagship Grafene da presentare a Bruxelles per "sfidare" decine di
progetti concorrenti. Una ricerca di 6oo pagine ha motivato le buone ragioni per credere in un materiale straordinario, più resistente del diamante, con una conduzione superiore al rame, flessibile come la gomma.
«Al primo screening del concorso - dice Ferrari, che ha avuto la responsabilità di tracciare e guidare la road map scientifico-tecnologica di Flagship Grafene - eravano in ventitre. Poi siamo rimasti in sei, ridotti a quattro
e alla fine i vincitori: il nostro progetto si è
piazzato primo, mentre quello sul cervello
umano secondo». L'iniziativa ha attratto
l'attenzione di cinquecento istituzioni interessate a partecipare alla ricerca che verrà,
ma alla fine i nove pionieri del progetto ne
hanno selezionate settantasei.
I fondi saranno divisi con quote diverse
fra i centri e i Paesi, ma lo sviluppo sarà armonico. Non assisteremo, cioè, alla concorrenza di Cambridge verso Cnr o di Manchester, dove lavorano i due Nobel, contro Stoccolma. Una collaborazione paneuropea a
conferma che l'interazione a Ventisette garantisce una massa critica di denari e cervelli capace di ridare slancio alla ricerca industriale europea. Un passo delicato riguarda
lo sfruttamento industriale delle future scoperte anche perchè del miliardo Ue, solo metà arriva dalle casse di Bruxelles. Gli altri 5oo
milioni devono essere mobilizzati dai Paesi
membri. Il ruolo delle singole nazioni (l'Italia si è impegnata a versare 5o milioni nei
prossimi dieci anni) nel progetto Flagship
deve essere ancora messo a punto. E non è
un problema secondario. «Gli avvocati - precisa Ferrari - si vedranno nelle prossime settimane per creare il framework legale della
proprietà intellettuale generata dalla ricerca
che verrà. Ma una cosa è certa la ricaduta economica e occupazionale sarà prevalentemente in Europa».
Tra i promotori del progetto
Andrea Ferrari, che guida
il Graphene Centre a Cambridge
Mondo Universitario
Pagina 53
Con il grafene si punta
a superare la legge di Moore
I
1 grafene rappresentaunarivoluzione simile a quella a cui abbiamo assistito nel secolo scorso
con l'utilizzo dei polimeri per produrre plastica». Non ha dubbi il ricercatore italiano
Vincenzo Palermo dell'Istituto perla sintesi organica e la fotoreattività del Cnr, raccontando del progetto "Graphene".
«Il Cnr si occuperà di dare il suo contributo nelle parti relative all'energia e ai na-
nocompositi», indica Luigi Ambrosio, direttore del dipartimento di Scienze chimiche e tecnologie dei materiali del Cnr. Il
Centro nazionale di ricerche è uno dei
partner italiani del progetto "Graphene"
insieme al Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Istituto italiano di tecnologia, Bruno Kessler Foundation, Università di Trieste, ST Microelectronics. Il progetto è diretto da jari Kinaret, dell'Univer-
sità di Chalmers, in Svezia, e vi partecipano più di loo gruppi di ricerca, con 136
ricercatori principali, tra cui quattro vincitori del premio Nobel. Al nostro dipartimento di Fisica - spiega Giulio Cerullo
del Politecnico di Milano - si concentrerà
sulla fotonica e la nanoelettronica».
«Per quanto riguarda la fotonica - continua Cerullo - si cercherà di sfruttare le
proprietà uniche del grafene, in particolare la sua estrema velocità di risposta e la
sua capacità di lavorare a qualunque lunghezza d'onda, a qualunque colore della
luce». Le scoperte sul grafene hanno permesso ai fisici Konstantin Novoselov e Andre Geim di vincere il Premio Nobel per la
fisica nel 2010.
«L'ambizioso obiettivo a lungo termine di questo progetto - racconta Roman
Sordan, del laboratorio Lness del Polo di
Como del Politecnico - è superare le limitazioni imposte dalla legge di Moore sulla potenza di calcolo dei computer, rimpiazzando nei circuiti integrati i semiconduttori convenzionali come il silicio con
il grafene».
«Il grafene - fa notare Palermo - a differenza del silicio, è fatto di carbonio, il carbonio è lo stesso materiale che costituisce
la plastica e anche il nostro corpo. Il grafene può essere funzionalizzato, modificato chimicamente in tantissimi modi. Nel
lungo termine potremmo avere un materiale che si integri con tutti gli oggetti della nostra vita quotidiana: un'elettronica
basata sul carbonio che sia più pervasiva». (g.d.pa.)
© RIPROD PIONE RíSERVATA
Mondo Universitario
Pagina 54
FDA
Sì alla prima cura
che «spegne» gene
Approvato il primo farmaco
"antisenso", che funziona cioè
spegnendo un particolare gene.
A dare l'ok alla sua messa in
commercio è stata la Food and
drug administration
statunitense che in un
comunicato spiega che il
medicinale (che si chiama
kynamro) ha come indicazione
una malattia genetica rara
(l'ipercolesterolemia omozigote
familiare) che alza talmente il
livello di colesterolo da causare
infarti entro i 3o anni. Il farmaco
agisce "spegnendo" il gene che
codifica un trasportatore del
colesterolo nel sangue. La
decisione è importante perché
apre la strada ad altre terapie
basate sullo stesso principio.
Mondo Universitario
Pagina 55
IN GIAPPONE
Fotografati
i pensieri dei pesci
Per la prima volta un team di
ricercatori è riuscito a «vedere» i
pensieri di un pesce vivo. La
nuova tecnologia, pubblicata su
«Current Biology», sarà uno
strumento utile per studiare la
percezione e i disturbi
psichiatrici. La ricerca condotta
dal National institute of genetics
del Giappone e dalla Saitama
University è la prima a mostrare
le attività cerebrali in tempo reale
in un animale vivo durante
l'esecuzione di comportamenti
naturali. il team ha sviluppato
una sonda fluorescente sensibile
all'attività neuronale dei pesci
zebra con cui ha mappato ciò che
accade nel cervello del pesce
quando si muove per catturare la
preda e la mangia. La tecnica ha
rilevato i circuiti cerebrali e i
composti chimici coinvolti in
comportamenti complessi.
Mondo Universitario
Pagina 56
SCARTI INO -
Li
1.000 euro al chilo
per la scienza
Non solo bioenergie. Gli scarti
industriali, come bucce di
pomodoro, agrumi già spremuti,
olive macerate, vinacce eccetera,
possono valere anche i.ooo euro
al chilo se ben usati e indirizzati
alla ricerca scientifica. Per
ottenere molecole per l'industria
farmaceutica, alimentare e
cosmetica. «In Italia - dice
Fabrizio Adani, del dipartimento
di produzione vegetale di Agraria
dell'Università dì Milano - ogni
anno si producono ìn media 12
milioni dì tonnellate di scarti
agroindustriali, solo la frazione
organica arriva a 9 milioni». E
grazie all'innovazione è possibile
estrarre molecole come
polifenoli, carboidrati, omega 3,
omega 6, pigmenti. «Scarti
industriali e idee non mancano conclude - ma le risorse da
destinare per portare avanti un
processo così interessante
languono».
Mondo Universitario
Pagina 57
1
Un decalogo
per la nuova
lotta al cancro
La neoplasia costa 9 00 miliardi di dollari, pari
all'1,5% del Pil globale. L'appello degli oncologi
ai Governi per ridurre i costi e aiutare i malati
di Francesca Cerati
gni anno il cancro sottrae
all'economia mondiale circa
900 miliardi di dollari in perdita di produttività e costi sal'equivalente dell'1,5%
0
del Pil globale. Così, già nel 2011, a un summit Onu i leader di tutto il mondo hanno
concordato di voler ridurre del 25% la mortalità prematura per malattie non trasmissibili entro il 2025. Che, nel caso del cancro,
significa salvare almeno 1,5 milioni di vite
all'anno. Ma le attuali strategie non consentono nemmeno di avvicinarsi a questo
obiettivo. «Servono nuove e incisive misu-
Con le attuali misure già
si potrebbe salvare più di
un milione di persone all'anno
re per promuovere la ricerca scientifica,
modificare gli stili e gli ambienti di vita, riprogettare i sistemi sanitari e riformare le
politiche sanitarie» ha precisato Douglas
Hanahan, dell'Istituto svizzero per la ricerca sul cancro illustrando lo stato dell'arte
della ricerca farmaceutica di questo settore, aggiungendo: «Se la domanda era "il
mondo sta vincendo la guerra al cancro? A
livello globale, la risposta è chiaramente
no». A confermalo sono i casi in aumento
della malattia e lo stallo nella ricerca.
Le stime dell'Oms indicano infatti che il
numero di nuovi casi diagnosticati ogni anno raddoppierà nei prossimi 25 anni e raggiungerà i 22 milioni nel 2030. Il paradosso è che chi si può curare si ammala di meno perché le campagne preventive (contro
il fumo, per esempio) e la formazione (l'abitudine a sottoporsi regolarmente al pap
test e alla mammografia) hanno permesso
Mondo Universitario
di ridurre i casi nel mondo occidentale, ma
il restante 65% della popolazione non ha
né i mezzi per curarsi, né è messa in condizioni di adottare stili di vita adeguati. Il caso del tumore al polmone nei paesi a basso
reddito dove i fumatori sono moltissimi ne
e una prova.
Anche i più recenti farmaci mirati, progettati per attaccare la composizione genetica del tumore, non riescono a soddisfare
le aspettative: i prezzi, esorbitanti, dei trattamenti stanno diventando insostenibili
anche per i paesi "ricchi". Un esempio? Un
annodi trattamento con vemurafenib da solo costa 91.000 dollari e anche se prendiamo tra le sei nuove molecole approvate nel
2011, la più economica (Zytiga per il cancro
della prostata avanzato) costa all'anno
44mila dollari, con un allungamento della
vita media da 5 a 16 mesi. Alexander Eggermont, direttore generale del Gustave Roussy Cancer Institute francese, ha infatti detto che i "modelli economici di medicina molecolare sono molto incerti".
Domani, in occasione della giornata
mondiale contro il cancro, i loo esperti di
oncologia (clinici, ricercatori, politici, giornalisti, rappresentanti dell'industria e delle associazioni dei pazienti) che hanno partecipato al World oncology forum - che si è
tenuto a Lugano l'ottobre scorso per il trentennale della Scuola europea di oncologia
(Eso) fondata da Umberto Veronesi - lancieranno un appello ai Governi affinché
prendano misure urgenti per contrastare
l'aumento dei casi di cancro a livello mondiale. Non solo, hanno anche individuato
una strategia in 1o punti per fermare questa "epidemia globale". Che prevede, oltre
alla riduzione dei decessi a livello globale
un "pacchetto" di cura del cancro per i paesi poveri. L'obiettivo è di ottenere quello
che è accaduto per la cura dell'Aids in Africa: una decina di anni fa, nessuno riteneva
possibile avere farmaci antiretrovirali per
curare i pazienti africani con Hiv. Oggi sono più di 8 milioni le persone nei paesi a
basso reddito in trattamento. Bisogna agire per interrompere questa escalation. Già
ma come? «Di certo, la lotta contro il cancro non potrà più essere solo medica e
scientifica, ma anche sociale, culturale e politica - precisa Ugo Rock, presidente della
Eso -. Anche in questo campo la ricetta è
quella di eliminare spese irrazionali e inappropriate, per rendere più efficiente l'organizzazione dei servizi e più efficace l'uso
delle risorse». Il tema va affrontato nel suo
complesso - interviene Alberto Costa, direttore scientifico dell'Eso -. E stata una reale sorpresa calcolare che già adesso si potrebbe evitare più di un milione di morti
all'anno, con un risparmio che oscilla tra i
e 2 milioni di euro.
Anche l'Italia non fa eccezione. Il nostro
territorio è segnato da una profonda diseguaglianza nella diagnosi e nel trattamen-
Pagina 58
to come riporta un nuovo studio dell'Istituto nazionale dei tumori di Milano che evidenzia come al Nord il 4S% dei tumori della
mammella è diagnosticato a uno stadio precoce , mentre al Sud le percentuali scendono, arrivando al 26% di Napoli e Ragusa, dove sono frequenti i casi che presentano già
metastasi al momento della diagnosi, pari
rispettivamente a 9,6% e 8,1 per cento. Sebbene a questa diagnosi ritardata corrisponda una differenza di sopravvivenza a cinque anni relativamente contenuta (89% al
Nord a fronte dell'85% al Sud), la scoperta
di un tumore allo stato iniziale è un fattore
di grande importanza per la paziente perché consente di ricorrere a trattamenti chirurgici meno invasivi e a terapie più semplici, garantendo una migliore qualità di vita e
un minore costo sociale.
STRATEGIE GLOBALI
World cancer day
Il 4 Febbraio si celebra il World Cancer Day, la
Giornata mondiale contro il cancro. Sostenuta
dall'Uicc (Union for international cancer
contro) ) l'iniziativa mira a sensibilizzare
l'opinione pubblica e le istituzioni sul tema e a
promuovere le modalità più congrue per
sconfiggere la malattia.
© RLPRODllZLONF RIiFRVAAA
UNA SPESA PRESTO INSOSTENIBILE
Proiezione al 2030 dì tutti i casi
di tumore distribuiti per livello
di sviluppo dei Paesi e per sesso.
Dati in milioni
PREVISIONE 2030
22.200
Livello di sviluppo
del Paese
Molto alto
Medio
TOTALE CASI
NEL MONDO
-v-
8.302
1.074
ï3%
1.031
22%
5.533
67%
ifomi
e leucemie
nfoidí croniche
1.20.000
Melanoma
120.000
forra
ai Hodgkin
100.000
Meno spesa
I miliardi di euro spesi nei primi 9 mesi del 2012 per la
spesa farmaceutica nazionale totale, 3/4 dei quali rimborsati dal Ssn. La spesa a carico dei cittadini, é stata
pari a 5.766 milioni di euro, -0,9% rispetto al 2011.
Mondo Universitario
Pagina 59
Dal nanotech ai disabili,
le idee per città intelligenti
Dalle nanotecnologie al social commerce, dalla realtà aumentata alle piattaforme
per disabili, sono i terreni su cui si svilupperanno le idee che cambieranno la vita a dieci milioni di persone, come ha voluto Changemakers. Il programma di accelerazione
d'impresa, promosso da Telecom Italia ed
Expo Milano 2015, ha scelto dieci idee su
cui puntare. E i 27 giovani dei team vincitori, che hanno in media 26 anni e provengono da tutta Italia, verranno ospitati gratuitamente, dal 1° marzo al 3o aprile, in un
campus tecnologico a Milano, dove vivranno e lavoreranno per sviluppare dieci nuove startup sostenibili e innovative.
Alla fine del percorso - curato da Make
a Cube, incubatore specializzato in imprese ad alto valore ambientale, sociale i progetti verranno infatti presentati a
una platea di potenziali investitori e partner aziendali in grado di garantirne la realizzazione.
Il processo di selezione ha coinvolto oltre 1.,00 under 3o di 21 Paesi diversi. L'intento di Changemakers è stato promuovere lo sviluppo di idee d'impresa in grado
di rendere Milano e le altre città del mondo più smart, vivibili, ecologiche, solidali
e competitive.
Le dieci idee vincenti sono le seguenti.
Orange Fiber è un progetto di moda che
trasforma in trattamenti vitaminici per
abiti e in materia prima tessile, gli scarti
agrumicoli, grazie a ricerca e sviluppo e
nanotecnologie. Fifth Element Project è
una piattaforma di terapia e learning per
bambini autistici basata sul movimento e
su servizi di assistenza remota. C'è poi Tooteko che rende qualsiasi superficie cliccabile, aggiunge una traccia audio agli oggetti, con una tecnologia a basso costo (ultrasuoni) e senza l'ausilio del computer; il
digitai device potrebbe quindi aiutare i disabili visivi a ottenere informazioni rispetto agli oggetti e i bambini a leggere e
scrivere. Trail Me Up è un sistema di real-
Mondo Universitario
tà virtuale aumentata che permette di fare visite guidate in luoghi accessibili solamente a piedi quali per esempio parchi naturali, deserti, foreste; per chi vuole partecipare è previsto un sistema di reclutamento attraverso il sito (www.trailmeup.
com), che permette di suggerire una destinazione e proporsi come fotografo-mappatore del percorso stesso.
Smart Ground è un servizio collocato alla radice della filiera agroalimentare, ottimizzando le necessità derivate dalle diverse attività; la piattaforma digitale vuole
aiutare milioni di agricoltori a gestire meglio la propria produzione. Bircle è
un'app mobile per creare e scaricare guide turistiche accessibili per i disabili motori. Recyproco è un social commerce che
unisce i protagonisti del mondo del riuso
e dell'up-cycling: artigiani, artisti, aziende, imprese Sociali, centri del Riuso, semplici cittadini. Brand Security garantisce
univocità, tracciabilità e verifica del
brand sempre e ovunque nel mondo grazie a Nfc e Firma Digitale. Infine PanPan è
un'applicazione per smartphone che permette di porre domande in tempo reale a
persone che si trovano in una qualunque
area geografica. Knock'nswap è una multipiattaforma (virtuale e reale) per lo scambio di oggetti, competenze e tempo nella
propria città. (a.mac.)
http://changemakers . expo2015.org/
Fabio Zaffagnini.
Fondatore di TrailmeUp, una
delle 10 idee vincenti a
Changemakers
Pagina 60
[1, C.1ISO
Cosa c'entra
la finanza
con l'istruzione?
AN°PONJO SCUR.ATI
università non è una
bottega artigiana. E
9L non deve esserlo.
Non è e non deve essere un
ufficio di collocamento, né
tanto meno una Borsa valori. I valori di cui l'università
è depositaria non si scambiano, grazie a Dio, sulle
piazze finanziarie.
CONTINUAA PAGINA 14
!: .I'i l. dl 11rrlu
w
----------------
Mondo Universitario
Pagina 61
í-ì
agli eccessi finanziari ci fanno solo del male
ANTONIO SCURATI
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
gici che portano i drammatici tagli dei
finanziamenti pubblici perché non
immediatamente redditizi.
Assistiamo a un paradosso riNon si motivano i docenti costringenvelatore. Non passa giorno
doli tutti, che insegnino fisica nucleare o
senza che il mondo della fifilologia romanza, ad applicare improvnanza non si dimostri un perverso
visate logiche di marketing al proprio laanti-modello, incline ad aggravare le
voro. Soprattutto non si motivano gli stunostre crisi economiche e a precipidenti alla scelta universitaria dandone
tare la nostra crisi morale. Eppure,
un'idea meramente strumentale, utilitaquando finalmente l'opinione pubbliristica e mercantile. Si motivano, invece,
ca pare allarmarsi per il drammatico
ribadendo che in essa risiedono valori
calo di iscrizioni alle nostre universisuperiori, intrinseci e finalizzati a sé stestà, ecco che gli opinion maker corrosi: l'acculturazione, l'emancipazione delno in soccorso dell'università applil'individuo, la conoscenza dell'uomo e
cando al suo caso il linguaggio della
mondo, l'intelligenza del proprio tempo.
finanza. «Il rendimento del capitale
Che questi valori si declinino attraverso
per laurearsi è circa pari al 10%, moll'acquisizione di una cultura economica,
to maggiore del rendimento di un
scientifica o umanistica, poco importa.
portafoglio medio di azioni e obbligaDalla valorizzazione di questi valori dizioni (3,6 %)». Frasi come questa ci
scenderanno, poi, in via indiretta, grandi
hanno costretto a leggere nei giorni
vantaggi economici- in termini di cresciscorsi - accanto ai titoli sullo scandata e sviluppo - per l'individuo e la società.
lo Mps - i grandi quotidiani nazionali
Ma il sapere deve essere desiderato
di questo nostro bizzarro Paese.
come premio a se stesso perché il sisteA questo punto è necessario pren- ma universitario possa prosperare. Gli
dere posizione. La mia è la seguente: studenti che vivono l'università come un
l'applicazione al mondo universitario vergognoso «parcheggio» sono proprio i
di questa logica finanziaria, di questo delusi da una sua concezione meramenlinguaggio da mutui subprime e da te strumentale. Quelli che invece si apderivati, non lo soccorre ma gli asse- passionano allo studio di là di ogni calcosta il colpo letale. Anzi, proprio que- lo, sono i migliori (e i più redditizi e pro-
La logica mercantile
e speculativa è all`origine
della desertificazione
della vita e del sapere
Non si motivano i docenti
costringendoli ad applicare
improvvisate lezioni
sta colonizzazione dei territori del sapere (e della vita) da parte di una logica basso mercantile e speculativa è all'origine della loro desertificazione.
Vale lo stesso per la cultura. Tra l'affermare che «con la cultura non si
mangia» e l'affermare che «con la cultura si mangia» non corre molta differenza: sono entrambe figlie della stessa visione e degli stessi errori strate-
fitteveli). Dovrebbe essere proibito per
legge applicare all'università termini orribili e incongrui come «spendibilità». In
un Paese povero di etica pubblica come
il nostro, il dilagare linguistico del
«market» evoca sempre di più la marchetta. Se tutto si riduce a «fare i danè»,
visti i modelli sociali dominanti, è molto
probabile che i nostri potenziali studenti
all'istruzione preferiscano lo spaccio,
Mondo Universitario
l'estorsione e la prostituzione. Sono conti sbagliati i conti della serva.
E veniamo alla bottega artigiana.
Non sto qui riproponendo il divorzio tra
la teoria e la pratica (quello c'è già), ma
una nuova (antica) alleanza. I saperi teorici senza la pratica sono monchi, ma
quelli pratici senza la teoria sono ciechi.
Torniamo, allora, ai padri nobili. Un solo esempio. Il Rinascimento italiano
nacque dalla sublimazione in arte dei
secolari saperi coltivati nelle botteghe
artigiane. Nella Firenze del '400 tutti i
grandi artisti che sono ancora oggi il
nostro vanto impararono il mestiere in
botteghe artigiane. Sandro Botticelli
fece il suo apprendistato in quella di Filippo Lippi, ma rimase un ottimo facitore di Madonne finché non frequentò
lAccademia Platonica di Marsilio Ficino (finanziata da Cosimo de' Medici, il
più abile banchiere del suo tempo),
aprendosi, così, a una conoscenza superiore che riscopriva le scuole dei millenni fondendole in un'unica, grandiosa
visione dell'uomo e del suo posto nel cosmo. Dalla frequentazione di quella
«università» scaturirono capolavori
come «La primavera» e «La nascita di
Venere». Sua e nostra gloria.
di marketing al proprio lavoro
Pagina 62
*
Tre a oni di curo per la clinica hi4ech
la
Venturina, una nuova struttura per cavalcare il business: colori soft e macchinari all'avanguardia
Almeno tre milioni di euro di
investimenti complessivi a
lungo termine con la previsione di un break-even, cioè il pareggio di bilancio ed il momento dal quale si dovrebbero iniziare a conteggiare utili,
che, secondo la dirigenza,
non arriverà prima di dieci anni. Ed inoltre macchinari e
strumenti
all'avanguardia,
mille metri quadrati di ambienti dai colori soft e rassicuranti, musica di sottofondo a
volume ultraconfortevole. Ma
soprattutto l'assicurazione di
un'offerta in grado di soddisfare, secondo le promesse, tutte
le esigenze di natura specialistica e diagnostica».
Se qualcuno crede nel business legato all'espansione
dell'offerta sanitaria privata,
quello nato in questi giorni a
Venturina è decisamente
l'esempio più concreto: il Medical Group, appena aperto in
via dell'Industria, promette infatti nella sua presentazione
«professionalità, tecnologia e
polifunzionalità».
E, ovviamente, tariffe concorrenziali con quelle offerte
dal servizio sanitario pubblico, accentuate nella convenienza da una serie di promo-
zioni legate a questo particolare periodo di lancio della loro
offerta che spazia dalla diagnosticafino alle visite specialistiche.
«E pensare che l'idea è nata
quando il nostro coordinatore, il dottor Alberto Bussotti,
ha avuto bisogno di sottoporsi
a due esami clinici e si è trovato ad andare in due posti diversi e lontani percorrendo
qualcosa come duecento chilometri - spiega l'amministratore delegato Michele Fruzzetti -. Così ci siamo chiesti se
non si poteva offrire qualcosa
che andasse veramente avan-
*,i ;;,,%_, ,
Venturina : la sala operatoria del Medical Group ( Foto Paolo Barlettani)
Sanità
Pagina 63
SANITA: EFFETTO TICKET
S. BARTOLI PAG.4-5
Vado dai privati
e risparmio
sull'ecografia
Ticket super ari;
corivicuc i' privali
Sanità
Pagina 64
Ticket sup crean:
conviene il privato
Dalle analisi alle radiografie, l' sl penalizza i redditi medi
l 2012 però due prescrizioni su tre sono state gratuite
di Stefano Bartoli
File infinite ai centri di prenotazioni delle Asl? Attese di mesi, se
non di anni anche per un esame
di routine? Pendolarismo obbligato da una struttura all'altra
per completare un check-up? E
tutto pagando, alla fine, una cifra rilevante, pari se non superiore, almeno in una serie di casi, a
quella chiesta nei tanti centri privati sparsi per la Toscana. Insomma, il paradosso è servito. A
furia di incrementi, di ti cket, superticket e supplementi vari, come quello per la digitalizzazione
delle risposte, si scopre che, almeno per le fasce che dichiarano un reddito medio e medio-allo non vale proprio la pena di
sottoporsi a trafile lunghe e complicate: le strutture private hanno fiutato l'affare e propongono
tariffe a dir poco concorrenziali
per la maggior parte degli accertamenti diagnostici, dalle analisi
del sangue fino alle radiografie,
con pochissime eccezioni che ri guardano sostanzialmente gli
esami più tecnologici e le terapie più lunghe e complicate.
E così, come di può vedere
dalla tabella pubblicata in queste pagine, bastano una serie di
telefonate per scoprire che
un'analisi completa del sangue,
di quelle che il medico di base
prescrive
quando
vuole
"testare" periodicamente le condizioni di salute di un paziente,
possono costare mediamente
33 euro nel privato come nel
pubblico, almeno per la prima
fascia di reddito, cioè quella al di
sotto dei 36.151 euro, con la differenza che, sempre presso le
Asl, si può crescere fino a 73 euro per chi dichiara un reddito, Ir-
Sanità
pef o attraverso la certificazione
Isee (cioè l'Indicatore sociale
economico equivalente che diventerà prossirnannente obbligatorio per chi chiederà le prestazioni agevolate) al di sopra dei
100mila euro. Ma si può risparmiare anche sulla classica radiografia "panoramica" dei denti
(30 euro contro una cifra oscillante tra i 36 ed i 66 della prima
fascia in cui sono compresi anche i dieci euro della digitalizzazione). Oppure sulla radiografia
alla spalla (26 nel privato contro
un minimo di 36 con i ticket), al
torace (stessi importi) o al ginocchio (35 euro contro i 36 del servizio sanitario). I laboratori privati, nonostante la comprensibile voglia di accaparrarsi pazienti, la maggior parte delle volte si
devono però arrendere di fronte
ad un'ecografia (65 contro i 46
della prima fascia od al massimo
i 76 di quella più alta), oppure ad
una Risonanza Magnetica o ad
una Tac (da 128 a 300 euro nelle
strutture private contro un range di 48-82 euro del servizio pubblico.
La carica degli esenti. Il tutto comunque, come spiegano dalla
Regione Toscana, in un quadro
che vede un vero e proprio esercito di "esenti". I risultati relativi
al 2012, viene sottolineato da Firenze, evidenziano che la maggior parte delle prestazioni, più
o meno i due terzi, cioè il 66,5
per cento, è completamente alleggerito dal ticket, con la conseguenza che su circa 12 milioni di
ricette, quasi 8 sono state erogate a titolo completamente gratuito. «E evidente - viene commentato - che qualunque sia la tariffa
applicata dal privato, per tali
soggetti è più conveniente acce-
dere alla prestazione in regime
pubblico o convenzionato». Va
ricordato, a questo proposito,
che sono previsti due livelli di
contribuzione e cioè il ticket ordinario a livello nazionale e la
quota ricetta di 10 euro da applicare a tutte le ricette ambulatoriali erogate a soggetti non esenti, a patto che il "valore" della
prestazione prescritta non sia inferiore. In base alle scelte regionali, chi ha un reddito Irpef od
Isee che non supera i 36mila giuro non paga questa quota integrativa, con la conseguenza che
1'88 per cento del totale delle ricette vede ridurre la convenienza a rivolgersi fuori dellaAsl.
Prestazioni in calo. Il quadro attuale vede comunque un calo
delle richieste alle strutture pubbliche che però, come spiega Gabriele Morotti, direttore amministrativa dell'Azienda sanitaria
dell'area livornese, «era già iniziato nel 2011 ed è attribuibil e alla crisi economica». «Comunque la flessione c'è - prosegue
Morotti -, in particolare nel numero degli esami richiesti, mentre per quanto riguarda gli incassi la flessione è un po' più contenuta. Insomma, chi prima faceva esami di routine periodicamente adesso rimanda di più,
magari facendosi le analisi del
sangue unavolta di meno».
«Il problema - aggiunge Filippo la Marca, uno dei coordinatori toscani di Cittadinanza attiva,
Tribunale dei diritti del malato è che adesso si diventa "ricchi"
troppo presto: basta avere una
casa, magari arrivata in eredità,
ed un reddito discreto per trovarsi nella fascia più alta. Chiaro
che in questo modo, dovendo
pagare ticket simili o molto spes-
so addirittura superiori, di fatto
si privilegia il privato provocando una fuga dal pubblico. Senza
considerare che un'ulteriore
spinta apriva anche dai tempi di
attesa e da situazioni singolari:
nei giorni scorsi a Livorno una signora che ha dovuto ripetere
un'analisi del sangue dopo venti
giorni si è vista arrivare una lettera con la restituzione del ticket e
la comunicazione che il campione prelevato era stato buttato
via. Il motivo? Solo il fatto che il
medico non aveva indicato lanecessità della ripetizione urgente
sulla richiesta e, in nome del risparmio, un paziente non può
fare due esami del sangue al di
sotto di un intervallo di almeno
due mesi».
Richieste eccessive. «In realtà
non si tiene conto che chi guadagna di più paga anche più tasse
già in partenza - conclude Pier
Francesco Greco, titolare di un
laboratorio a Montecatini Terme e presidente toscano di Federlab, la federazione degli operatori sanitari privati -, ma intanto si devono fare i conti con la
rottura delle convenzioni da parte delle Asl, come hanno già fatto a Livorno ed annunciato in altre realtà. Questo porterà sicuramente dei problemi sulle liste
d'attesa e, a parte esami costosi
come la Tac, ci renderà ancora
più competi ti».
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Pagina 65
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ANALISI DEL SANGUE E URINE, CHECK-UP DI BASE
Glicemia 2 euro, Azotemia 2, Uricemia 3,
Colesterolo totale 2, Colesterolo Hdl 2, Colesterolo Ldi 1,
Trigliceridi 2, Esame emocromocitometrico 4,
Transaminasi Gp 2, Transaminasi Go 2, Gamma Gt 2,
Creatinina 2, Esame completo urine 3
Prelievo venoso: 4 euro
Totale spesa laboratorio privato: 33 euro
Totale spesa AsI: 26 euro di ticket,
10 euro per la digitalizzazione.
Più il contributo legato al reddito,
per un totale di 36 euro (fascia 1),
41 (fascia 2), Si (fascia 3), 66 (fascia 4)
Totale spesa AsI: 33 euro di ticket. Più un supplemento
su due ricette (obbligatorie quando si superano
RADIOGRAFIA TORACE
Laboratorio privato : 26 euro
le 8 prescrizioni) legato al reddito, per un totale
di 33 euro (fascia 1), 43 (fascia 2), 63 (fascia 3),
73 (fascia 4)
Totale spese AsI: 26 euro di ticket,
10 euro per la digitalizzazione.
Più il contributo legato al reddito,
per un totale di 36 euro (fascia 1),
41 (fascia 2), Si (fascia 3), 66 (fascia 4)
il contributo 1
-- -
ri
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1 - 0 coro
RADIOGRAFIA PANORAMICA DEI DENTI
Laboratorio privato: 30 euro
Totale spesa AsI: 26 euro di ticket, 10 euro
per la digitalizzazione. Più il contributo legato al reddito,
per un totale di 36 euro (fascia 1),
41 (fascia 2), 51 (fascia 3), 66 (fascia 4)
ECOG RAFIA AL SENO
Laboratorio privato : 65 euro
Totale spesa AsI: 36 euro di ticket,
10 euro per la digitalizzazione.
Più il contributo legato al reddito,
per un totale di 46 euro (fascia 1),
Si (fascia 2), 61 (fascia 3), 76 (fascia 4)
ECOGRAFIA OSTEOARTICOLARE
(BRACCIO, GAMBA, MANO, POLSO, ECC.)
Laboratorio privato : 50 euro
Totale spesa AsI: 38 euro di ticket,
10 euro per la digitalizzazione.
Più il contributo legato al reddito,
per un totale di 48 euro (fascia 1),
53 (fascia 2), 63 (fascia 3), 78 (fascia 4)
MAMMOGRAFIA
Laboratorio privato : 60 euro
Totale spesa Asi: 38 euro di ticket,
10 euro la digitalizzazione.
Più il contributo legato al reddito,
per un totale di 48 euro (fascia 1),
53 (fascia 2), 63 (fascia 3), 78 (fascia 4)
ECOG RAFIA COMPLETA DELL'ADDOME
Laboratorio privato : 65 euro
RADIOGRAFIA GINOCCHIO
Laboratorio privato : 35 euro
Totale spesa AsI: 38 euro di ticket,
10 euro per la digitalizzazione.
Più il contributo legato al reddito,
per un totale di 48 euro (fascia 1),
53 (fascia 2), 63 (fascia 3), 78 (fascia 4)
Totale spesa AsI: 26 euro di ticket,
10 euro per la digitalizzazione.
Più il contributo legato al reddito,
per un totale di 36 euro (fascia 1),
41 (fascia 2), Si (fascia 3), 66 (fascia 4)
RISONANZA MAGNETICA E TAC
Laboratorio privato : 128-300 euro
RADIOGRAFIA GINOCCHIO
Laboratorio privato : 35 euro
Totale spesa AsI: 38 euro di ticket,
10 euro per la digitalizzazione.
Totale spesa AsI: 26 euro di ticket,
10 euro per la digitalizzazione.
Più il contributo legato al reddito,
per un totale di 36 euro (fascia 1),
41 (fascia 2), Si (fascia 3), 66 (fascia 4)
Più il contributo legato al reddito,
per un totale di 48 euro (fascia 1),
58 (fascia 2), 72 (fascia 3), 82 (fascia 4)
Sanità
RADIOGRAFIA SPALLA
Laboratorio privato : 26 euro
Pagina 66
FISIOTERAPIA FISICA (CICLO
DI ULTRASUONI, MASSAGGI
E GINNASTICA RIABILITATIVA
PER BRACCIA, GAMBE,
CERVICALE ECC.)
Laboratorio privato : 250-300 euro
Totale spesa Asl: 38 euro di ticket.
Più il contributo legato al reddito,
per un totale di 38 euro (fascia 1),
70 (fascia 2), 90 (fascia 3),
120 (fascia 4)
'he71 , ,7m r
A Iato
un esame
radiologico
(Corbis)
Sanità
Pagina 67
C ori le o2irri Ú 6;lj'4,lÓ
¡wt %'65 %í% ve ;`e wn ïiii;` /'r f i j;i; /'r?
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Risponde
M aria Luisa Brandi
Ordinario di Endocrinologia e Malattie
del Metabolismo Università di Firenze
Prima di avventurarsi in una nuova
meravigliosa gravidanza, sono necessari
esami più approfonditi, quali una
valutazione qualitativa ossea (es. con
Sanità
TAC periferica ossea quantitativa) e
biochimica (calcemia, fosforemia, PTH,
25(OH)D3, fosfatasi alcalina ossea,CTX,
calciuria delle 24 ore, fosfaturia delle 24
ore, fT3, fT4, TSH, emocromo,
protidogramma, creatinina clearance,
screening per celiachia).
É poi importante applicare
al suo caso la «carta di rischio FRAX»,
che permetterà di valutare
anche la sua storia familiare
In poche parole, il caso va pesato bene
da uno specialista nel settore delle
malattie del metabolismo osseo, che
potrà decidere se somministrare,
o meno, un farmaco antifratturativo
per aumentare la massa ossea,
unitamente a vitamina D e calcio, se
insufficiente nella dieta. Infine, si potrà
programmare una gravidanza serena.
Pagina 68
Da sapere
MALATTIE CARDIOVASCOLARI NEGLI ANZIAN
STESSO ACCES SO ALLE CURE?
Niccolò Marchionni
Ordinario di Geriatria Università
di Firenze, Presidente SICGe
Nel 2009 le malattie cardiovascolari hanno causato in Italia il 38%
di tutti i decessi: prima causa di
morte, concentrata tra gli ultra65enni, colpiti dalle-varie manifestazioni dell'arteriosclerosi coronarica. Negli ultimi 30 anni, la
cardiologia ha prodotto enormi
rivoluzioni terapeutiche: tra queste, le tecniche di riapertura (con
farmaci o angioplastica) delle coronarie occluse durante infarto;
o farmaci che dominano con
grande efficacia ipertensione arteriosa o eccesso di colesterolo
circolante. Avanzamenti che hanno largamente contribuito a produrre lo "tsunami demografico"
che abbiamo sotto gli occhi: il
tasso di mortalità per malattie
cardiovascolari si è molto ridotto,
con prolungamento dell'aspettativa di vita media e conseguente
invecchiamento della popolazione. Del quale oggi molti parlano
- invece che di un successo della
medicina - con toni preoccupati,
per ipotetici problemi di sostenibilità dei sistemi previdenziale e.
sanitario. Una prospettiva che fa
ventilare striscianti ipotesi di razionamento delle risorse, in evidente conflitto con l'art.32 della
Costituzione: "La Repubblica tutela la salute come fondamentale
diritto dell'individuo e interesse
della collettività...".
Di fatto, i sistemi sanitari europei
non sembrano in grado di garantire un'assistenza adeguata alla
crescente popolazione anziana.
Un allarme lanciato nel gennaio
2012 dal British Medical Journal:
l'80% dei medici della UE è pre-
Sanità
occupato per le cure che riceverà
da vecchio, e il 50% è convinto
che il principale ostacolo all'accesso degli anziani a trattamenti
ottimali sia il pervasivo ageismo
della sanità. Neologismo che indica un «atteggiamento di discriminazione verso gli anziani sulla
base della loro età cronologica».
In effetti, molti studi di pratica
clinica segnalano il sotto-trattamento degli anziani, e il settore
della cardiologia non fa eccezione: l'uso dell'angioplastica coronarica in corso di infarto diminuisce all'aumentare dell'età, e.dopo
la fase acuta ai più anziani vengono prescritti meno farmaci per
la prevenzione delle recidive; il rischio di ictus in corso di fibrillazione atriale aumenta con l'età,
ma gli anticoagulanti che ridu.cono tale rischio sono prescritti
agli ultra75enni in meno del
50% dei casi indicati. Tutto questo non solo, o non tanto, per risparmiare risorse alle volte costose, ma nel timore che le reazioni
avverse dal trattamento più appropriato - ma anche più aggressivo - produca nei fragili anziani
più danni che benefici. In realtà,
analisi condotte negli ultimi anni
dimostrano che il beneficio clinico netto di queste terapie "salva-vita" è non solo comparabile,
ma spesso addirittura superiore
nei più vecchi. Proprio per superare questo evidente paradosso,,
nel marzo 2012 cardiologi e geriatri hanno fondato la Società
Italiana di Cardiologia Geriatrica
(SICGe): un think-tank interdisciplinare che vuole disegnare le
strategie per promuovere il superamento di queste barriere alle
cure più appropriate dei cardiopatici anziani.
Pagina 69
....................................................................
] Primopiano
;................ .......................:......_........................................................ ......
Professor Marco Matucci-Cerinic,
Presidente della Società Italiana
di Reumatologia, Professore Ordinario
presso il Dipartimento di Medicina Interna
dell'Università degli Studi di Firenze
e Direttore della Divisione di Reumatologia
del Dipartimento di Biomedicina
dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria
Careggi a Firenze
Lo scheletro è un capolavoro di ingegneria:
sostiene tutto il peso del corpo e al tempo
stesso ne consente il movimento, garantendo la possibilità di svolgere tutte quelle
azioni quotidiane, dalla più semplice alla
più complessa. Per gli oltre 5,6 milioni di
malati reumatici ogni movimento è contrassegnato dal dolore e la quotidianità
equivale ad una sfida.
Colpendo circa 4 milioni di persone, l'artrosi (osteoartrosi o osteoartrite) è la più
diffusa malattia reumatica ed è una delle
cause principali di disabilità nell'anziano.
È una patologia articolare ad evoluzione
cronica caratterizzata da lesioni degenerative della cartilagine, il tessuto connettivo
che ricopre e protegge le ossa sopportando il carico esercitato sulle articolazioni
soprattutto durante il movimento. Le forme più frequenti sono l'artrosi generalizzata, l'artrosi delle ginocchia, quella cervicale, lombare, delle mani e delle anche
e l'artrosi generalizzata della colonna.
La patologia comincia a manifestarsi intorno ai 40 anni d'età, colpendo soprattutto le donne, per poi svilupparsi lentamente ma progressivamente nel corso della vita. La fascia di età più colpita è quella
sopra i 60 anni e negli ultrasessantacinquenni è pressoché costante. Dolore,' rigidità e progressiva limitazione nei movimenti, a volte associate a deformazioni,
sono i sintomi della patologia spesso comuni ad altre malattie reumatiche.
Nonostante le cause siano sconosciute, si
titiene che nella maggior parte dei casi la
corrosione della cartilagine sia dovuta ad
una combinazione di fattori genetici e ambientali.
Sanità
Nell'artrosi della mano è stata riscontrata
una predisposizione familiare; sovrappeso
e alterazioni del menisco possono essere
causa di artrosi del ginocchio, mentre le
lussazioni dell'artrosi dell'anca. Sebbene
predisposizione genetica ed età non siano
fattori di rischio modificabili, è possibile
intervenire su fattori meccanici o sul controllo del peso. Questo fa si che, a differenza di altre malattie reumatiche, l'artrosi
possa essere "prevista". L'approccio terapeutico deve tenere conto dei fattori di
rischio relativi alla particolare forma artrosi:ca e generali, dei sintomi (intensità del
dolore, grado di disabilità, localizzazione)
e del livello del danno strutturale. La European League Against Rheumatism (EULAR) ha elaborare delle linee guida, adat-,
tate in Italia dalla Società Italiana di Reu-
Pagina 70
matologia in due Consensus per il trattamento dell'osteoartrosi dell'anca e dei
ginocchio, che prevedono l'affiancamento di misure di carattere generale
(educazione del paziente alla conoscenza della malattia, ginnastica
o uso di tutori) a un approccio
farmacologico personalizzato i
cui obiettivi sono il cuntrolló dei
dolore, della rigidità, il rallentamento
della malattia e il ripristino delle funzioni articolari.
La terapia per il controllo dei dolore
prevede come prima scelta, per il buon
rapporto rischio-beneficio e l'alta tollerabilità, l'impiego dei paracetamolo;
nei pazienti che non rispondono a questo
trattamento vengono prescritti i tradizionali antinfiammatori FANS, sostituito con
i COXIB in quei pazienti a rischio gastrointestinale. Altri farmaci impiegati sono i
condroprotettori, farmaci in grado di proteggere il metabolismo del tessuto cartilagineo, e gli antidolorifici.
o.artrosi o, secondo là torrente
terminologia anglosassone,
osteoartrite (osteoarthritis), è
una malattia degenerativa che
interessa le articolazioni.
È una delle cause più
comuni di disturbi dolorosi,
colpisce circa il 10% della
popolazione adulta generale,
e il 50% delle persone che hanno
superato i 60 anni di età. Durante il
manifestarsi ditale patologia nascono
nuovo tessuto-connettivo e nuovo
osso°attorno alla zona interessata.
Generalmente sono più colpite le
articolazioni più sottoposte ad usura,
soprattutto al carico del peso
corporeo, come le vertebre lombari o le
ginocchia.
l'articolazione interessata presenta
caratteristiche alterazioni della cartilagine,
con assottigliamento, fissurazione,
formazione diosteofiti marginali e zone di
osteoscierosisubcondrale nelle aree di carico.
La terapia locale si effettua invece, mediante infiltrazioni di cortisone e/o di acido
ialuronico.
Diagnosi precoce e terapia corretta restano
le armi fondamentali per combattere l'artrosi, la prima malattia reumatica per numero di soggetti colpiti, e ridurre il suo rilevante impatto socio-economico. Ad essa,
infatti, corrispondono costi diretti elevatissimi che compreñdono le spese previdenziali, il ricovero ospedaliero, l'assistenza
ambulatoriale, gli accertamenti diagnostici
e le terapie riabilitative. Ad essi vanno
sommati_i costi indiretti riconducibili alla
perdita di giornate lavorative, al peggioramento della qualità della vita del paziente e agli ausili assistenziali non rimborsabili.
Sanità
Pagina 71
LOTTA AL MIELOMA, UNO STUDIO DI SIMONE CENCI DEL SAN RAFFAELE
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SI
O
fabbr che
i
R ICERCATORI del San Raffaele,
coordinati da Simone Cenci
dell'Unità di malattie
dell'invecchiamento hanno
annunciato di aver identificato
un meccanismo molecolare che
regola il differenziamento delle
plasmacellule, le fabbriche degli
anticorpi circolanti, la loro
emivita e la quantità di anticorpi
che producono.
LE PLASMACELLULE sono
deputate alla produzione di
anticorpi, e si è scoperto che al
tempo stesso ne frenano la
produzione. Un comportamento,
per così dire, apparentemente
controproducente (come tenere
in auto un piede sull'acceleratore
e l'altro sul freno) ma che
risponde a una perfetta filosofia
sostenibile: una maggiore
produzione accorcerebbe la vita
delle plasmacellule, generando
un profondo difetto della risposta
anticorpale e della memoria
immunologica. Attraverso un
meccanismo di cannibalismo
selettivo, prima sconosciuto, le
plasmacellule digeriscono una
parte del reticolo endoplasmico,
il compartimento dove gli
anticorpi vengono fabbricati,
creando l'equilibrio migliore tra
sintesi e risorse energetiche.
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Simone Cenci, coordinatore
dello studio - sono molteplici.
«Imparare a modulare questo
meccanismo, cioè identificare i
punti deboli delle plasmacellule,
potrebbe permetterci in futuro di
combattere con maggiore
efficacia alcuni tumori come il
mieloma multiplo, oppure
aiutarci a produrre più
efficacemente e a costi più bassi
anticorpi monoclonali usati per
la ricerca e la terapia di
numerose malattie».
LO ST UD I O è reso possibile
grazie a finanziamenti di
Ministero della Salute, European
Calcified Tissue Society,
Associazione Italiana per la
Ricerca sul Cancro e Multiple
Myeloma Research Foundation.
í`íA ",3yWACELL LE
rosi appaiono
al microscopio
i tessuti precursori
degli anticorpi
«I R ISVOLTI applicativi di
questa scoperta - dichiara
SIMONE CENCI Responsabile
dell'Unità di malattie dell'invecchiamento
del San Raffaele di Milano
Segnalazioni
Pagina 72
L'EMATOLOGO BAC
NI SULLE FORME CRONICHE
Leucemia mieloide, la guarigione dietro l'angolo
G RAZIE Al N U OVI inibitori della tirosin-chinasi come
nilotinib, più potenti ed efficaci del capostipite imatinib,
un numero significativo di pazienti (quattro-cinque su
dieci tra quanti ottengono la risposta molecolare totale,
ovvero la scomparsa delle tracce di cellule atipiche in
corso di leucemia mieloide cronica) potrebbero arrivare
a sospendere la terapia perché guariti. Questo risultato
è frutto della strategia Path io Cure voluta da Novartis
che ha portato allo sviluppo di tecniche di monitoraggio
in tutta Italia e allo sviluppo di studi che si pongono
l'obiettivo di interrompere le cure in una percentuale
più elevata di pazienti. Lo ha affermato un qualificato
Segnalazioni
panel di esperti riuniti a convegno al Carlton Monrif
Hotel di Bologna. In questo senso sta per partire lo
studio ENESTFreedom, che mira proprio a valutare
la possibilità di sospensione della terapia con nilotinib.
«LA SC ENA terapeutica è stata dominata da
imatinib, al quale fanno oggi compagnia almeno altri
quattro inibitori delle tirosin-chinasi - ha affermato
Michele Baccarani, docente di Ematologia
all'Università di Bologna - . Il trapianto di staminali
ematopoietiche è ora impiegato solo in casi di provata
resistenza agli inibitori delle tirosin-chinasi».
Pagina 73
Contro le carenze i ferro
nasce «Anernia lliance»
Nel mondo sono 700 milioni
le persone che soffrono di
anemia da carenza di ferro.
Su queste basi si è costituita
«Anemia Alliance», una
piattaforma che riunisce
esperti di diversa estrazione
con il prof. Francesco Fedele
(Policlinico Umberto I °
Roma) in veste di presidente
onorario. Progetto promosso
da «Fondazione Carta» e
Associazione Parlamentare
per la tutela e la promozione
del diritto alla prevenzione
con il patrocinio del Senato
della Repubblica e con un
grant non condizionato di
Vifor Pharma.
Segnalazioni
Pagina 74
Mai smettere le terapie
Sentire pri ma il medico
Nei Paesi occidentali
l'aderenza al trattamento
farmacologico, tra persone
con malattie croniche, si
ferma al 50%. Per ovviare a
questo problema è stato
varato il «Manifesto per
l'aderenza alla terapia
farmacologica», iniziativa
dall'Associazione per il
diritto alla prevenzione con
contributo educazionale di
Merck Serono. Interventi
di Achille Patrizio Caputi,
ordinario di Farmacologia
a Messina, e di Stefano
Cianfarani, associato di
Pediatria all'Università di
Roma, Tor Vergata.
Segnalazioni
Pagina 75
OCCHI E VISTA
Una nuova tecnica chirurgica
e il glaucoma fa meno paura
di Gian Ugo Berti
ra il glaucoma fa meno
paura. La nuova, rivoluzionaria tecnica chirurgica (il primo intervento in Italia
è stato eseguito a Pisa dal prof.
Marco Nardi) si sta dimostrando veramente efficace e risolutiva, grazie anche ai minori effetti
collaterali. Ciò consente, fra l'altro,di praticarlo a livello ambulatoriale con immediata dimissione della persona. «Sia chiaro
- precisa Nardi, direttore
dell'Unità Operativa di Oculistica Universitaria all'Azienda
Ospedaliero Universitaria Pisana - che per questo progressivo
aumento della pressione interna all'occhio capace di portare
alla cecità, molti casi si affrontano con specifici colliri. Il problema è che i paziente su 2, spesso
anziano, non segue la cura, anche perla comparsa di bruciore,
arrossamento, mal di testa e riduzione della lacrimazione,
peggiorando la situazione». Per
i 30mila pazienti toscani, la diagnosi è stata infatti tardiva, proprio perché la malattia non dà
all'inizio disturbi. Si continua a
vedere bene nella parte centrale
e non si fa caso alla perdita visiva laterale (sovente si sbatte con
il braccio contro lo stipite della
porta,etc.) . Poi anche quella
centrale sparisce. E si cerca in
Segnalazioni
Visita oculistica (Foto Vip)
qualche modo di correre ai ripari.
«Il nuovo intervento propone, in particolare, un'incisione
molto più piccola - aggiunge
Nardi, presidente della Società
italiana del glaucoma - che non
necessita di sutura a differenza
della precedente. Poi agisce sulla cornea e non su congiuntiva e
sclera, parti dell'occhio prive di
vasi sanguigni. Quindi è un intervento non diverso da quello
della cataratta, che si esegue a livello ambulatoriale, più rapido,
senza necessità di ricovero e minor rischio d'infezioni. Dunque
la storia del glaucoma - conclude Nardi- è destinata senz'altro
a cambiare volto. Ciò non toglie, però, come rimanga importante l'efficacia della prevenzione e della diagnosi precoce».
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