Associazione ex Alunni Nobile Collegio Mondragone
Fondata il 2 febbraio 1922
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N° 12
DICEMBRE 2006-GENNAIO 2007
“Camera da studio”di Mondragone riportata in un articolo del 22 gennaio 1899 su
L’ILLUSTRAZIONE ITALIANA
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Nuova edizione semestrale dal 2001
Primo numero 14 luglio 1866 - Oggi on-line sul sito www.collegiomondragone.com
Il Mondragone
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INDICE DEGLI ARTICOLI
Giornata degli Ex a Mondragone – 2 Giugno 2006
pag. 3
Il Vento e il fuoco – Omelia di Padre Carlo Aquino S.I.
pag. 4,5
Il nostro sito su Internet
pag. 6,7
Mondragone :Il Collegio di Mater Pietatis
pag. 8,9
Un panorama degli studi storico-critici sulla Villa di Mondragone
pag.10-13
Ricordo di un compagno di camerata:Alessandro Baicoianu
pag. 14,15
Convittori famosi : Il Conte Mario di Carpegna, fondatore dello scoutismo cattolico
pag. 16-18
Conferenza del Molto Rev.mo P.Peter-Hans Kolvenbach S.I. a Rio de Janeiro
pag. 19-21
Tasca Pierantonio: il barone musicista
pag. 22,23
Laudatio di laurea” honoris causa” al Cav. del lavoro Gennaro Auricchio
pag. 24-26
A Virgilio – Poesia del Prof. Oscar Leonardo Cupini
pag. 27
Il Calendario Gregoriano
pag. 28-30
La Cappella Maggiore del Nobile Collegio Mondragone
pag. 31
Quote sociali pagate per l’anno 2006
pag. 32
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Edizione n° 12 – dicembre‘06-gennaio‘07 pag.2 di 32
Il Mondragone
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GIORNATA DEGLI EX A MONDRAGONE
DOMENICA 4 GIUGNO 2006
Alla giornata degli Ex sono intervenuti:
Rev. P. Carlo Aquino S.I.
(Vice Provinciale della Compagnia
di Gesù per il Centro Sud d’Italia)
P. Salvatore Pandolfo S.I.
P. Tiziano Repetto S.I.
Florestano Aielli e signora
Francesco Albano e signora
Amedeo.Amadei
Francesco.Autuori
Giannetto.Balsi
Gianbernardo.Benigni
Alberto.Bonaca.Bonazzi
Piero Antonio ed Elisabetta Bonnet
Alessandro Campeti e signora
Giuseppe e Maura Carafa Jacobini
Massimo Carafa Jacobini
Fausto Damiano e Fiorenza Cerrito
Ennio.Cortese
Luca Cortese
Giacomo Costa
Lucio Curato
Enrico Corsetti Antonini
Marcello Costanzo
Luigi Devoti
Domenico ed Annie di Paola
Consolini
Vincenzo Falzacappa
Paolo Federici
Gabriele Fiastri
Enrico Fiorelli
Alessandro Fiorelli
Gastone Fiorelli
Mario Garofoli
Antonio Gnoni Mavarelli e signora
Carlo Gregoretti
Guglielmo Guerrini Maraldi e
signora
Silvio e Enrica Irace
Luciano Koch e signora
Eros Leonzi e Laura
Giovanni Lucangeli
Enrico Luzi e signora
Franco Mancinelli Scotti
Giuliano e Paola Mauro
Piero ed Helène Marchetti
Ferdinando e Maresti Massimo
Maria Massimo Lancellotti
Giorgio Melucco
Signora Mimmi
Diego Romano Mongiò
Giuseppe Moroni Fiori
Marco e Claudia Pavonello
Celeste Pavoncello
Guido ed Agnese Salce
Massimo Scaramella e signora
Alessandro Sciolari
Lidia Sciolari
Mario Sonnino e signora
Vittorio e Nilla Spadorcia
Rolando ed Anna Tonarelli
Giorgio Trombetti
Fabio Valerj
Sergio Ziviani, figlio e nipote
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Edizione n° 12 –dicembre’06-gennaio’07 pag.3 di 32
Il Mondragone
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IL VENTO e IL FUOCO
Omelia di Padre Carlo Aquino S.I., Vice Provinciale
della Compagnia di Gesù per il Centro Sud d’Italia, in occasione
della Giornata degli Ex il 4 giugno 2006 a Mondragone.
Partendo dalle caratteristiche del vento e del
fuoco vediamo cosa può dire a noi la presenza
dello Spirito.
Alcune caratteristiche del vento
Il vento è imprevedibile.
"Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce,
ma non sai da dove viene e dove va; così è di
chiunque è nato dallo Spirito" (Gv 3, 8).
Aprirsi all'azione dello Spirito, significa
diventare creature "sorprendenti", inspiegabili.
Che non seguono le traiettorie obbligate del
buonsenso, le strade battute della mediocrità
generale, gli itinerari programmati del "fanno
tutti così", né i sentieri ben segnati dell'abitudine
e delle ripetizioni.
Non per nulla i primi monaci venivano
chiamati "figli del vento", proprio per
l'imprevedibilità della loro azione e delle loro
iniziative, per la novità sconcertante dei loro
gesti.
La vita cristiana e religiosa è fedele allo
Spirito nella misura in cui dimostra di essere
capace di "sorprendere".
Il vento è inarrestabile.
Nella sua azione irresistibile, travolge tutti gli
ostacoli, spazza via le paure, scuote i pregiudizi,
scrolla le sicurezze, fa piegare le resistenze più
accanite.
Non è possibile fermare il vento.
Occorre abbandonarsi alla sua forza travolgente,
assecondare il suo movimento impetuoso e
lasciarsi trasportare nella sua direzione.
Il vento si diverte a portarci dove noi non
vorremmo.
Niente paura. Andiamo a sbattere... in qualche
mondo nuovo.
Si va ad approdare a qualche "terra nuova".
Il vento, dunque, è una realtà dinamica, non
statica.
Non lo si possiede.
Si è posseduti da lui.
Non si comanda al vento.
Ci si mette a sua disposizione.
Il vento non lo si spiega. Se ne vedono gli
effetti.
Il vento è inafferrabile.
Non lo si può ingabbiare, amministrare,
controllare. Nessuno è libero come un santo.
Nessuno è meno addomesticabile di una
creatura afferrata dallo Spirito.
Al vento non si può imporre una direzione o
una misura. È lui che fissa la direzione e
stabilisce la misura.
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Edizione n° 12 – dicembre‘06-gennaio‘07 pag.4 di 32
Il Mondragone
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Una persona amica dello Spirito la si
riconosce perché è una creatura di
movimento.
Proviamo a riflettere. Accogliere lo Spirito,
nella propria vita, significa accogliere il vento. E
quando entra questo vento impetuoso, nel mondo
o in un'esistenza personale, c'è una sola certezza:
niente rimane come prima.
Lo Spirito ha la pessima abitudine di non
lasciare stare come sono né le cose né le
persone.
Si diverte a non lasciare niente e nessuno al
proprio posto.
"Questi uomini gettano il disordine nella
nostra città" (At. 16, 20).
La colpa non è loro. È del vento.
Ma lo Spirito si presenta anche sotto forma di
fuoco.
Alcune funzioni del fuoco
Il fuoco svolge una triplice azione: illumina,
riscalda, purifica.
Il fuoco tende a propagarsi.
È fatto per appiccarsi. Non riesce a stare nei
propri limiti..
"Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e
come vorrei che fosse già acceso!" (Lc 12, 49).
Cristo è piuttosto impaziente a questo riguardo.
C'è bisogno, perciò, di qualcuno disposto a
lasciarsi... incendiare.
Qualcuno che non abbia paura di scottarsi. Che
non si mantenga a distanza di sicurezza.
Acquista la sua incandescenza. Sopporta le sue
temperature.
Non buttarci sopra le ceneri della prudenza
per tenerlo a bada.
Soprattutto, sii disponibile alla dolorosa azione
purificatrice dello Spirito.
Il fuoco, per trasformare, deve liberare la
materia da tutte le impurità, le scorie, le macchie.
Non c'è conversione senza cambiamento, e
non c'è cambiamento senza purificazione, e
non c'è purificazione indolore.
Non c'è trasfigurazione senza faticosa ascesi.
Devi affidarti al fuoco se vuoi che la tua vita
acquisti trasparenza. "Ciascuno sarà salato col
fuoco..." (Mc 9, 49).
Dunque. Sei disposto a non difenderti dal
fuoco? Accetti questo incendio di Dio nella tua
vita?
Bada che, in questa prospettiva, possedere lo
Spirito significa... maneggiare il fuoco.
Significa diventare persone che non sono mai
innocue, di fronte alle quali non si può restare
indifferenti. Creature che lasciano il segno...
La familiarità col fuoco si esprime attraverso
una fede contagiosa.
Devi essere luce, sale ( il sale brucia, ha il
fuoco dentro! ), lievito.
Il tuo compito non è di rassicurare, ma di
provocare.
Guai se ti riduci ad essere la camomilla, il
benefico tranquillante di quanti ti avvicinano.
In tal caso lo Spirito è una realtà che non fa
per te.
Padre Carlo Aquino S.I.
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Edizione n° 12 –dicembre’06-gennaio’07 pag.5 di 32
Il Mondragone
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I NOSTRI SITI SU INTERNET
www. collegiomondragone.com
www.associazioneexmondragone.eu
Anche noi abbiamo un sito su Internet, anzi
ne abbiamo due !
Questa frase, a coloro di noi Ex che non
hanno dimestichezza con la informatica e non
dispongono di un computer, potrebbe far pensare
che la nostra Associazione è diventata proprietaria
immobiliare di una villa a schiera sul lago di
Garda o di un rustico nella Maremma toscana.
Nossignori !
Internet non ha niente a che fare con località
geografiche: è una rete di comunicazione tra gli
elaboratori elettronici, i computers appunto, sparsi
nei cinque continenti del globo terrestre.
E su questa rete, a differenza della normale
rete di telefonia, si possono trasmettere non solo
segnali di tipo sonoro, le “quattro chiacchiere”, ma
si è in grado di trasferire, scambiare, raggiungere,
scegliere e memorizzare tutte le informazioni di
tipo numerico-digitale ovvero non solo parole ma
interi documenti scritti, immagini, video, suoni.
Per tutto questo non basta più un normale
apparecchio telefonico: occorre disporre di un
computer opportunamente corredato di alcuni
dispositivi che consentano di accedere alla rete.
Ed il sito non è un luogo ameno di civile
abitazione ma semplicemente uno spazio virtuale,
cioè senza dimensioni reali, che si trova su questa
rete e che, con un modesta spesa di noleggio
annuale, la nostra Associazione ha acquisito il
diritto di utilizzare.
A che scopo ?
I siti sono i luoghi, gli spazi virtuali, dove
queste informazioni si trovano e sono messe a
disposizione dei navigatori di Internet per la
consultazione e, entro certi limiti, per l’utilizzo.
Avere un sito significa “abitare” nel
cyberspazio, poter pubblicare “on line” qualcosa
da comunicare a qualcun altro, far parte di quella
società di informazione che ogni giorno è sempre
più diffusa e che non possiamo far finta di non
conoscere.
E
anche
il
sito , come
ogni
“abitazione”, deve presentarsi gradevole,
accogliente, semplice e pratico al visitatore che
vi accede per interesse o magari solamente per
curiosità.
E siccome più che una “abitazione” il sito
è un “magazzino” di dati e documentazione, chi
vi si addentra merita di trovare ordine ed
organizzazione e non deve trovare difficoltà a
raggiungere i punti più remoti degli scaffali e
dei cassetti del suo archivio.
Vogliamo in queste poche righe
accennarvi ai contenuti che abbiamo raccolto
nei siti e ci auguriamo di stimolare così
l’interesse dei nostri colleghi e la voglia di
digitarne gli indirizzi.
Ci sono le pagine della “Presentazione”
e della “Storia” di Mondragone.
C’è la pagina degli “Alumni et Magistri
Vitae” con l’elenco di tutti i convittori, prefetti,
professori dal 1865 al 1953).
E per ricordarci della vita trascorsa ai
tempi del collegio, di dove studiavamo,
dormivamo, mangiavamo, abbiamo raccolto
quante fotografie ci è stato possibile reperire
delle camerate, delle scene di vita nel tempo
libero, nelle cerimonie ufficiali, nelle
manifestazioni sportive, e abbiamo aggiunto
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Edizione n° 12 – dicembre‘06-gennaio‘07 pag.6 di 32
Il Mondragone
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anche le cartoline, le stampe e le foto delle aule,
dei refettori, dei dormitori e delle camerette come
erano più di cinquant’anni fa.
Per consultare questi documenti basta aprire
la pagina “Album di fotografie”.
Per la parte del sito che si riferisce a tempi
più recenti, possiamo ammirare, partendo sempre
dalla suddetta pagina, la mostra fotografica delle
opere di pittura dei nostri compagni Cupini, Del
Drago, Ferreri, Salaroli, Serreqi che hanno
dedicato, in parte o completamente, la loro vita a
questa passione ed attività.
Ed inoltre non potevano mancare le riprese
fotografiche fatte in occasione della riunione
annuale a Mondragone per la giornata degli Ex e
nemmeno quelle delle riunioni conviviali fatte in
primavera ed in dicembre per gli auguri di fine
anno, e tanto meno le foto ricordo scattate alle
mostre, agli incontri dei nostri colleghi con
personaggi illustri e ad altre cerimonie.
E per arricchire ancor più la parte dedicata
ai tempi passati, abbiamo inserito altri documenti,
raggiungibili dalla pagina principale “Documenti
e Siti”, fra i quali: una poesia del nostro Prof.
Cupini , due carmi latini del Prof Padre Rocci S.I.,
la biografia di alcuni convittori famosi per le loro
opere e/o le loro gesta, memorie storiche e
descrittive
dell’Osservatorio
Meteorologico
Tuscolano attivo e funzionante a Mondragone
dalla seconda metà dell’ottocento alla prima metà
del novecento.
Abbiamo rintracciato, e si trovano anch’esse
sul sito, le copie de “Il Mondragone”, il giornalino
che veniva redatto a cura della camerata dei
grandi, dall’anno scolastico 1934/35 alla
chiusura
del
Collegio
nell’anno
scolastico1952/53.
E per quanto riguarda l’odierno ci sono le
pagine delle ”Comunicazioni” e delle “Ultime
Notizie”, la pagina delle “Convenzioni” che la
nostra Associazione ha stipulato, per esempio,
con i Musei di Roma.
E per i più curiosi c’è anche l’altro
nostro sito, raggiungibile dal primo con un
semplice “clik” del topolino, con la sua pagina
delle “Notizie”, delle “Riunioni Conviviali”,
delle “Giornate a Mondragone” e dei
“Documenti” , dove abbiamo raccolto la
documentazione più recente della vita della
nostra Associazione e le nuove edizioni del “Il
Mondragone” redatte e pubblicate a nostra
cura.
Nel costruire i nostri siti abbiamo cercato
di fare un buon lavoro attenendoci a dettami
dell’aspetto gradevole, della chiarezza,
dell’ordine e della facilità di consultazione
Se ci siamo riusciti a destare l’interesse o
almeno la curiosità e quindi la approvazione o
meno, lo lasciamo decidere a coloro che li
andranno a visitare.
rolando tonarelli - webmaster
(in Collegio dal 1947 al 1953)
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Edizione n° 12 –dicembre’06-gennaio’07 pag.7 di 32
Il Mondragone
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Il Collegio di Mondragone, si può
chiamare il Collegio di
Mater Pietatis
Questo articolo è stato tratto dal giornale: “ IL
MONDRAGONE ” n° 8 Anno X dell’8 giugno 1919
Altemps; ma vari dipinti della Cappella, come i
quattro evangelisti e i quadri della vita di S.
Gregorio, rimontano a quell’epoca.
Quando però nel 1871 la Cappella veniva concessa ai convittori Congregati di Maria – per certe
loro pratiche di pietà – essa era in tal stato, che gli
stessi congregati, aiutati dal loro direttore
P.Folchi, la vollero restaurare. E fu allora che si
pensò di porvi un quadro della Vergine, e scelta
un’immagine che sotto il nome di M. Pietatis si
venera nel noviziato d. C. d. G. di Roma ne fu
fatta fare copia dal pittore A. Dies.
Senza dilungarci sui pregi singolari
dell’originale di questa copia, che meritò
l’ammirazione del grande Pio IX, diremo
senz’altro che il 31 maggio 1877 l’immagine
veniva trasportata nella sua Cappellina con una
solennissima festa e processione che dovevano
tradizionalmente rinnovarsi ogni anno, alla chiusa
del mese Mariano. La nuova Augusta Titolare
della Cappella doveva però naturalmente
rivolgere a Sé tutta l’attività religiosa dei
Convittori Congregati, come 1’immagine
prediletta della loro celeste Patrona.
Mater Pietatis
A destra del principale portico del Collegio vi
è una Cappellina, dedicata a Maria sotto il titolo
di Mater Pietatis, e a S. Gregorio Magno. Essa
fu costruita sulla fine del 1575 dal Card. Altemps,
per la villa che doveva ospitare il vecchio amico
Card. Ugo Boncompagni, salito allora al trono
pontificio col nome di Gregorio XIII. E come la
villa – dal drago dei Boncompagni – fu chiamata
Mondragone, così la Cappella – dal nome del
nuovo Pontefice – venne dedicata a S. Gregorio.
Oggi non si ha più traccia dell’altare primitivo,
su cui celebrarono tre Pontefici: Gregorio,
Clemente VIII e Pio V, e forse anche S. Carlo
Borromeo, ospite a Mondragone del cugino Card,
E la sua Cappella fu il luogo di riunione del
Consiglio di congregazione; ogni camerata
cominciò a renderle visita ogni giorno; il quadro
di M. Pietatis prese a discendere tutti i maggi
nella Cappella grande; mentre il comitato dei
primi festeggiamenti diveniva permanente,
coadiuvato in ogni Camerata da appositi
“collettori” col preciso scopo di sempre più
arricchire la sua Cappellina. Ben presto quindi rei
ebbe un nuovo altare e suppellettili, tappeti, pareti
ecc., mentre si veniva ottenendo privilegi e
indulgenze speciali.
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Edizione n° 12 – dicembre‘06-gennaio‘07 pag.8 di 32
Il Mondragone
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E Mater Pietatis cominciò a ricambiare
generosamente l’affetto di Mondragone, come
quando per non dire d’altro, nell’epidemia
colerica. De1 1884 preservava dal pericolo
moltissimi ex-convittori di Napoli e le loro
famiglie, a Lei ricorsi.
Ma tutto ciò che di più bello e di più ricco
oggi vi si ammira è dovuto allo slancio
meraviglioso dei Comitati dai ‘99 fino al 902; il
solennissima 25° di Mater Pietatis. La brevità
prefissataci non ci consente dire di questa festa,
che à un posto così eminente negli annali del
Collegio, quanto vorremmo. Ricorderemo la
grandiosità unica del Comitato generale, di cui fu
anima il P. C. Rinaldi e presidente onorario il R.
P. Rettore C. Bonanni, e che operava anche fuori
di Collegio come p.e. a Napoli per mezzo del
Princ. di Crucoli D. F. Caracciolo, e a Roma col
Princ. d’Arsoli D. F. Massimo; e la mirabile gara
sorta tra la munificenza del M. R. P. Generale L.
Martin, del R. P. Provinciale A. Ferretti, del R. P.
Rettore e di ex-convittori e famiglie, e la
generosità di dame e artisti prestatisi
gratuitamente pei lavori.
I lavori in ricchi marmi,disegno del cav. Leonori,
incomparabilmente eseguito dal Cav. Medici,
capo d’arte marmista dei Sacri Palazzi; gli
affreschi, ritoccati dal Mecozzi; l’altare in tutto
marmo e di un fino elegante disegno che lega
perfettamente con gli stucchi di stile barocco; il
Ciborio, che per la sua preziosità e i pregi artistici
è un vero gioiello; i candelieri, opera del celebre
Brugo; e le quattro iscrizioni, del prof. P. Grossi
Gondi, sono la prova più bella di quanto quel
Comitato sentisse quella devozione a Mater
Pietatis, che anche in seguito fu sempre
tradizionale in Collegio; come nel marzo 1912 lo
riprovava lo slancio generoso di tanti alunni e exalunni nel riparare lo sfregio d’un furto sacrilego.
Clemente VIII
Passano di molto il centinaio gli ex-voto
d'argento dorato e d'argento di convittori; la
cornice della gran nicchia del quadro è tutta
ricoperta di medaglie guadagnate dagli alunni
come premio degli studi, e da loro offerte in
omaggio a Colei che è pietosa Sede della
sapienza; in una parola – benché molti dei superbi
arredi dell’altare della cappella siano dovuti alla
generosa devozione di distintissime Signore e
Signori – pure si può dire che quanto risplende e
addobba la Cappellina è dei convittori; con le
parole dello stesso P. Rinaldi “che il Collegio di
Mondragone, si può chiamare il Collegio di
Mater Pietatis”.
La pittura originale si trova presso la Residenza della
Compagnia di Gesù di Via degli Astalli a Roma.
La copia del pittore A. Dies, che si trovava nel Collegio
Mondragone, attualmente è presso la Casa S. Cuore per
Esercizi Spirituali dei Gesuiti a Galloro (Ariccia).
La Cappellina di Mater Pietatis
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Edizione n° 12 –dicembre’06-gennaio’07 pag.9 di 32
Il Mondragone
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Un panorama degli studi storico-critici sulla Villa Mondragone
( di Claudio Baldoni )
Un monumento storico-artistico – monimentum
– è tale, per definizione, in quanto testimonia e
rappresenta un particolare momento della storia
umana e una specifica volontà creativa, indirizzata
non soltanto all’aspetto legato al moneo, cioè a
comunicare ai contemporanei un determinato valore o
insieme di valori, ma anche e soprattutto a quello
relativo al memini, cioè a tramandarne la memoria ai
posteri.
Questo vale, naturalmente, anche per un
edificio nato per uso privato quando, come nel caso
della Villa Mondragone, la scala dimensionale, la
qualità architettonica e la rilevanza paesaggistica sono
tali da averla (certo anche per volontà dei
committenti) imposta sin dall’inizio all’attenzione del
pubblico e, anzi, da averla resa un elemento di
riferimento già nelle vedute a lunga distanza, quale
sfondo lontano degli scorci architettonici e urbani
della Città Eterna; ancor più, poi l’aspetto
“monumentale” si accentua per avere la Villa, nelle
due più recenti fasi della sua esistenza, assunto un
ruolo culturale ed educativo strettamente legato alla
vita intellettuale di Roma (e non solo).
È forse interessante, nel ripercorrere le
complesse vicende dell’edificio (che assumono
ampiezza millenaria se si guarda alla storicità del
sito), affrontare anche la dimensione delle analisi e
degli studi che gli sono stati dedicati, appunto come
documenti della memoria: di come, cioè, la
consapevolezza e la coscienza degli storici e degli
studiosi abbiano “metabolizzato” quella che è stata ed
è tuttora, indubbiamente, una delle più rilevanti
consistenze storico-artistiche nei dintorni dell’Urbe.
Alla stratificazione storica degli interventi che
hanno interessato e caratterizzato il prestigioso sito, si
aggiunge, dunque, un’ulteriore stratificazione: quella
degli studi, delle ricerche e delle analisi ad esso
rivolte nel corso dei secoli, influenzandone anche le
modalità di lettura e, nell’ultimo periodo, gli
interventi e (soprattutto) le proposte conservative.
La storia millenaria della Villa Mondragone e
della sua area può essere suddivisa in cinque fasi:
l’età romana, nella quale la maggiore presenza a noi
nota è la Villa probabilmente riferibile alla famiglia
dei Quintili; il periodo rinascimentale degli Altemps
che vide la nascita dei diversi nuclei edilizi e del
nome di Mondragone; l’epoca barocca della famiglia
Borghese, quando avvenne la ristrutturazione e
riorganizzazione su vasta scala che diedero al
complesso
monumentale
l’estensione
e
la
conformazione che – per grandi linee – tuttora lo
caratterizzano; il periodo del Nobile Collegio, seguito
a secoli di abbandono, che vide la rinascita dello
storico complesso e il suo inserimento nella vita
sociale e culturale (sia pure di un’élite ristretta,
soprattutto inizialmente), ma anche alcune alterazioni
pesantemente funzionali; il periodo attuale,
dell’Ateneo di Roma Tor Vergata, anch’esso seguito
a un (pur meno lungo e rovinoso) periodo di
abbandono, che ne ha visto l’inserimento a pieno
titolo nel circuito culturale internazionale – in quello
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Edizione n° 12 – dicembre‘06-gennaio‘07 pag.10 di 32
Il Mondragone
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che può essere considerato un potenziamento e un
ampliamento della funzione formativa della fase
“gesuita” – e consistenti interventi di ristrutturazione
e restauro, pur lungi dal concludersi e condotti (negli
anni, anzi ormai nei decenni) con intenti, ed esiti, di
alterno livello.
A ciascuna delle prime quattro fasi sono stati
dedicati specifici studi e ricerche che hanno arricchito
il valore di testimonianza della Villa Mondragone e il
suo peso nella pubblica coscienza; anche se, com’è
naturale, da maggior tempo e da più Autori sono state
affrontate le prime tre fasi e anzi, per quanto riguarda
molti testi divulgativi, soprattutto la seconda e la
terza, cioè quelle legate alla vita estiva della corte
pontificia, che vi si svolse prima “ufficiosamente”,
grazie all’amicizia di Marco Sitico Altemps con
Gregorio XIII, poi “ufficialmente”, come dimora del
papa Borghese, Paolo V.
A interessarci, qui, sono tuttavia le monografie
di studiosi scientificamente qualificati, che – oltre a
basarsi su ricerche svolte sul campo, negli archivi e
nelle biblioteche con i metodi delle discipline
specificamente
mirate
alla
conoscenza
e
documentazione di un monumento storico stratificato
(l’archeologia, la storia dell’arte e la storia
dell’architettura e del paesaggio, il rilevamento) –
siano specificamente dedicate alla Villa; per questo
motivo tralasciamo di esaminare anche alcune opere
metodologicamente valide e apportatrici di notizie
interessanti, come quello celeberrimo sulla Campagna
Romana di Giuseppe (e Francesco) Tomassetti, dei
primi anni del Novecento.
Da questo punto di vista, uno dei più rilevanti
contributi alla conoscenza storico-critica del sito di
Mondragone concerne dettagliatamente la prima fase
(oltre alla seconda e alla terza) e – a conferma di
quanto
dicevamo
sull’interrelazione
tra
la
stratificazione storica e quella degli studi – ci
proviene dalla quarta (quella del Nobile Collegio) e ne
è anzi frutto e testimonianza tra le più qualificate. Ci
riferiamo, naturalmente, all’opera del padre Felice
Grossi Gondi S.J., archeologo e studioso di altissimo
livello oltre che tra i più qualificati protagonisti della
storia educativa del collegio.
Il volume Le Ville Tuscolane nell’epoca
classica e dopo il Rinascimento. La Villa dei Quintili
e la Villa di Mondragone (Roma 1901) rappresenta il
coronamento delle ricerche condotte in proposito
(anche con precedenti pubblicazioni) dall’insigne
studioso gesuita, costituendo a tutt’oggi un
riferimento bibliografico fondamentale per chiunque
sia interessato al tema.
Agli studi del padre Grossi Gondi si aggiunge,
per la conoscenza storico-archeologica del sito, il
molto più recente saggio di Giuseppina Ghini su La
Villa dei Quintili a Monteporzio, in Archeologia
Laziale VII (Quaderni del Centro di Studi per
l’archeologia etrusco-italica, Roma 1987).
Per la fase Altemps, tra gli studi di riferimento,
oltre al volume di Grossi Gondi già citato, possiamo
considerare quello curato da Matilde de Angelis
d’Ossat, Tra Villa Mondragone e Palazzo Altemps
(Roma 2003).
Questa iniziativa editoriale ci fornisce un’ulteriore
conferma della stratificazione incrociata tra fasi
dell’edificio e ricerche storiche: essa, infatti, è stata
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Edizione n° 12 –dicembre’06-gennaio’07 pag.11 di 32
Il Mondragone
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promossa dall’Università degli Studi di Roma Tor
Vergata (pur se la studiosa non opera direttamente
presso questa struttura).
Per la fase Borghese, i maggiori contributi
specifici sono quelli di due storici dell’architettura
dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza,
Laura Marcucci e Bruno Torresi, che hanno rivolto il
loro interesse proprio alle ristrutturazioni del
Vasanzio, precedentemente poco analizzate nel
dettaglio. Opera della prima studiosa è il saggio su
Villa Mondragone a Frascati, in “Quaderni
dell’Istituto di Storia dell’Architettura”, s. XXVII, fasc.
169-174 del 1982 (Roma, 1983), mentre a entrambi,
in collaborazione, è dovuto l’altro su Declino e
rinascita di Villa Mondragone: progetti, restauri,
trasformazioni, nei fasc. 8-10 (Roma 1987) della
stessa pubblicazione periodica (sotto il titolo
collettivo
di Saggi in onore di Guglielmo De Angelis D’Ossat).
In questo secondo studio è anche presa in analisi la
quarta fase, con un esame della modifiche apportate
nel 1929 che, all’apprezzabile ricerca documentale,
unisce, tuttavia, qualche valutazione discutibile
dovuta
all’insufficiente
approfondimento
del
confronto tra la situazione precedente e quella
successiva all’intervento.
È doverosa un’eccezione alla regola di
esaminare soltanto i contributi specificamente
dedicati alla Villa, a proposito del capitolo dedicato
da Laura Tarditi nel volume Villa e Paese, dimore
nobili del Tuscolo e di Marino, edito come catalogo
della
mostra
organizzata
nel 1980
dalla
Soprintendenza e curato da Almamaria Tantillo
Mignosi.
Questo saggio ha infatti contribuito in modo
fondamentale a chiarire e approfondire molti aspetti
specifici dei diversi apparati pittorici costituiti dagli
affreschi realizzati nelle fasi Altemps e Borghese,
sintetizzando anche, con efficacia, quello che era
all’epoca lo stato delle conoscenze sulle diverse fasi
edificatorie.
L’analisi specifica del quarto periodo, quello
del Nobile Collegio, è stata affrontata soltanto in
tempi più recenti e, di conseguenza, offre un esempio
del raccordo, cui già abbiamo sopra accennato, tra la
Villa quale struttura dell’Ateneo di Tor Vergata e le
ricerche storiche promosse, al riguardo, nell’ambito
dello stesso Ateneo.
Un precedente a tali studi è tuttavia dovuto alla
stessa Associazione Ex Alunni, con il volume di
Enrico Fiorelli ed Enrico Giacobazzi Fulcini, Nobile
Collegio di Mondragone 1865 – 1953 (Roma 1995):
volume che, a una serie di utili stralci dal
difficilmente reperibile volume del padre Grossi
Gondi, unisce il pregio di essere il primo a riportare
una serie di documentazioni specifiche (annuario) su
docenti e allievi del collegio.
Tra le successive pubblicazioni, spicca
indubbiamente, per il pregio editoriale e lo stretto
riferimento alla quasi secolare vita del collegio, la
Villa spedita, catalogo dell’omonima mostra tenuta
nel 2002.
Curato dai prof. Diego Maestri e Rodolfo Maria
Strollo, il volume, che illustra una serie di materiali
appartenuti al collegio e una vasta collezione di
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Edizione n° 12 – dicembre‘06-gennaio‘07 pag.12 di 32
Il Mondragone
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cartoline illustrate, molte delle quali rese disponibili
dal prof. Franco Giannini (anch’egli operante presso
l’Ateneo). Non v’è dubbio che questa opera resterà
quale testimonianza storica della vita quotidiana della
Villa in riferimento a questa particolare fase storica e
quindi quale documentazione di ciò che il Nobile
Collegio rappresentò per la società e la cultura (non
solo italiane) dell’epoca.
Al prof. Strollo è dovuto anche il volume Villa
Mondragone tra scienza e conoscenza, voluto nel
2005 dal Preside della Facoltà di Ingegneria
dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata –
prof. Agostino La Bella – e dalla Provincia di Roma.
Questa interessante pubblicazione evidenzia i
numerosi nessi che la struttura, nei secoli, ha avuto
con la ricerca scientifica e tecnologica, a partire dalla
sua scelta come riferimento visivo per le
dimostrazioni del cannocchiale di Galilei, attraverso
una lunga serie di episodi (alcuni noti, come la
riforma gregoriana del calendario, altri meno), sino
all’attuale integrazione in una struttura di ricerca
scientifica quale, appunto, l’Ateneo romano;
integrazione che – peraltro – può essere considerata
una continuazione e un ampliamento di un fenomeno
già iniziato nella fase del Nobile Collegio. Al pregio
del volume contribuisce la presenza di un’efficace
sintesi cronologica e di un’ampia e accurata
bibliografia.
Lo stesso prof. Strollo ha approfondito e
ampliato i suoi studi in proposito dedicando alla Villa
Mondragone – e in particolare a quella che abbiamo
identificato come la sua quarta fase storica – una serie
di approfondite ricerche, in parte uscite su periodici
scientifici (ad esempio il n. 23, settembre 2002, del
Boletin de Arte del Dipartimento di Storia dell’Arte
dell’Università di Malaga), ma soprattutto pubblicate
nella Collana di Studi e Ricerche per il Disegno
dell’Architettura e dell’Ambiente che il professore
cura per l’editrice romana Aracne.
Specificamente dedicato all’analisi della Villa
Mondragone, con dettagliati riferimenti alla fase del
collegio, è il saggio contenuto nel terzo volume della
Collana, Disegno e conoscenza: contributi per la
storia e l’architettura (Roma 2006). Il titolo, Un caso
di rilievo filologico: il Piazzale Maggiore di Villa
Mondragone, si riferisce all’aspetto di maggiore
approfondimento del contributo in relazione al tema
complessivo del volume, ma risulta alquanto riduttivo
rispetto all’ampiezza degli argomenti affrontati, che
analizzano le vicende dell’edificio dagli ultimi anni
della proprietà Borghese, attraverso il passaggio ai
Gesuiti, sino a tutto l’arco temporale della “quarta
fase” e a sfiorare le vicende più recenti.
Sostanziose anticipazioni dello specifico tema
erano, comunque, già state inserite dall’Autore nel
secondo volume della stessa Collana, Architettura e
ambiente: casi di studio (Roma 2004), la cui
copertina reca un acquerello del prof. Maestri
raffigurante il Viale dei Cipressi e il Barco visti dal
Terrazzone. Nel saggio, ivi compreso, Il Complesso
delle Ville Tuscolane: considerazioni sulle fasi
evolutive venivano sviluppate, infatti, numerose
considerazioni specifiche sulle diverse fasi di
modifica della nostra Villa e, in particolare,
riferimenti (anche grafici) a quello che è poi diventato
il tema specifico del terzo saggio: gli ampliamenti
realizzati nel 1929 dall’arch. Clemente Busiri Vici per
la funzionalità del collegio con specifica attenzione
alla facies della grande corte detta Piazzale Maggiore.
Claudio Baldoni, architetto, si occupa in particolare
di temi relativi alla conoscenza e alla conservazione
del Patrimonio architettonico nonché alla
Rappresentazione grafica e alla relativa didattica.
Presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata è
dottorando nel XXI Ciclo in Ingegneria edile sul tema
Architettura e Costruzione; collabora con il corso di
Rilievo dell’architettura del prof. Strollo nella Facoltà
di Ingegneria nonché con la ScuolaIaD (Istruzione a
distanza) per il Corso di Laurea Edu (Scienze
dell’Educazione in una società multiculturale) e per il
Corso Master di primo livello RAP (Le discipline
della rappresentazione nel processo educativo)
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Edizione n° 12 –dicembre’06-gennaio’07 pag.13 di 32
Il Mondragone
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RICORDO DI UN COMPAGNO DI CAMERATA
Alessandro Baicoianu
Lo storico annuncio della chiusura del
Collegio apparve su l’ultimo numero del nostro
giornale “IL MONDRAGONE”, datato
maggio-giugno 1953.
La notizia colpì tutti, come un fulmine a
ciel sereno. Ma in particolare modo colpì quelle
classi di alcuni di quell’ultimo anno che non
avevano ancora completato (o appena iniziato)
il loro corso di studi e di formazione.
Queste generazioni, alle quali apparteneva
anche il sottoscritto, subirono un vero shock.
Un senso di smarrimento unito ad incertezza
per il proprio avvenire scolastico prese la
maggior parte di noi. Oltre al dispiacere per
l’allontanamento da un luogo divenuto ormai
centro di tanti motivi di affezione.
La girandola dei sentimenti che in quei
giorni di grande confusione si affollavano nelle
nostre menti e nei nostri cuori, venne descritta,
con sincera partecipazione, da uno di noi a
nome di tutti.
L’articolo, del titolo “Insieme, per
l’ultima volta”, apparve in quella stessa copia
de’ “Il Mondragone” di seguito all’annuncio
della chiusura. L’autore esprimeva tutto il suo
sconforto per quella drastica decisione ma non
cedeva alla rassegnazione, perché convinto che
lo “spirito di Mondragone” avrebbe prevalso.
E tutta la storia della nostra Associazione
di Ex-alunni, dalla chiusura del Collegio sino
ad oggi, è la chiara conferma.
Quel nostro compagno era uno dei migliori
allievi del Collegio.
Uno studente intelligente e studioso dotato
di una preparazione letteraria assai elevata per
un ragazzo della sua età.
Di carattere socievole ed allegro, si
distingueva per generosità e correttezza.
Si chiamava Alessandro BAICOIANU.
Di origine rumena, aveva quindici anni e
frequentava il V° Ginnasio.
Eravamo insieme nella Camerata dei
Mezzani.
Abbiamo saputo della scomparsa, avvenuta
in Svizzera lo scorso anno, solamente da pochi
giorni. Non eravamo più riusciti ad incontrarlo
dopo la chiusura del Collegio. Negli anni scorsi
abbiamo tentato tante volte di rintracciarlo, ma
invano.
Ci siamo andati a rileggere quel breve
articolo sull’ultima copia de’ “Il Mondragone”
del 1953, provando le stesse emozioni che
seppe trasmetterci allora. Così abbiamo pensato
di onorare la sua memoria riproponendo a tutti i
nostri compagni la lettura di quel brano, che
meglio segna la parola fine alla lunga storia del
nostro Collegio.
Grazie Alessandro!
Giuseppe
Moroni Fiori
( in collegio dal 1948 al 1953 )
Insieme, per l'ultima volta
Erano
le
6,30.
Tornavo
dalla
guardaroba lungo il corridoio adiacente al
cinema. Nel silenzio il rumore dei miei
passi risuonava contro le vaste pareti
perdendosi in lontananza come un'eco.
Nella semioscurità la mia ombra sì
rifletteva
contro
i
muri
bianchi
assumendo forme bizzarre.
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Edizione n° 12 – dicembre‘06-gennaio‘07 pag.14 di 32
Il Mondragone
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Mi sedetti su una panchina e cominciai
a riflettete.
Era proprio vero?
Non era dunque un sogno?
Era dunque possibile che io non dovessi
più rivedere questo immenso edificio che
per cinque anni mi aveva accolto tra le
sue mura?
Non avrei più rivisto gli studi, le aule, i
refettori, le sale, i corridoi, la panchina
stessa sulla quale sedevo? Mondragone
sarebbe morto. Pensavo. E ad un tratto
vidi sfilare un gruppo di convittori davanti
a me.
Non erano convittori qualunque,
erano quelli della mia camerata, i
compagni con i quali avevo trascorso
cinque anni di vita collettiva, interrotta
dalle brevi vacanze, al ritorno delle quali
ci sentivamo ancor più uniti.
Uno per uno sfilarono davanti a me. A
ciascuno avrei voluto dire quel che
sentivo.
Ognuno di loro aveva lasciato una
impronta sul mio carattere, ed io avevo
lasciato un'impronta sul carattere di
ciascuno.
I loro nomi? Inutile citarli. Facevano
parte dell'anima del Collegio come una
cosa sola. Ed in mezzo ad essi vidi un
Padre.
Cercai di riconoscerlo, ma mi fu
impossibile ricordarlo, e ad un tratto
capii: non era questo o quel superiore,
questo o quel prefetto.
Era la personificazione di tutti i prefetti,
di tutti i superiori, di tutti i professori che
per cinque anni mi avevano guidato con
la loro instancabile attività, coi loro
paterni insegnamenti.
Volli alzarmi, dire a questo Padre tutta
la riconoscenza che sentivo per lui, tutta
la gratitudine che provavo per ciò che
aveva fatto per me.
Ma la voce mi mancò: mi accorsi che
era un'impresa troppo ardua esprimere a
voce ciò che sentiva il cuore.
Chiusi gli occhi. Quando li riapersi
l'immagine era svanita.
Guardai l'orologio. Era tardi. Mi alzai e
mi avviai verso le scale.
Sorridevo perchè avevo capito, perché
avevo trovato la risposta alla mia
domanda: no, Mondragone non era, non
sarebbe morto: sarebbe stato vivo nel
nostro cuore, anche dopo la separazione.
Alessandro Baicoianu
(in Collegio dal 1948 al 1953)
Articolo tratto da: IL MONDRAGONE edizione del
maggio-giugno 1953, l’ultima pubblicazione del
Collegio.
L’ultima Vª Ginnasio 1952-1953
Da sinistra in alto: Giuseppe Carafa, Giulio
Taticchi, Vittorio Spadorcia, Alessandro Lante della
Rovere, Kosro Pakrevan e Giuseppe Ruini.
Giuseppe Cannizzo, Gaetano Arciuli, Gianbernardo
Benigni, Giuseppe Moroni Fiori, il Prof. Oscar
Cupini, Gian Alberto D’Ammassa Matteo
Maciocco, Alessio Rebecchini e in basso Filippo
Mazzonis.
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Edizione n° 12 –dicembre’06-gennaio’07 pag.15 di 32
Il Mondragone
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CONVITTORI FAMOSI
Il Conte MARIO DI CARPEGNA ( 1856 – 1924 )
Il testo è stato tratto anche dal libro: “Uomini per gli altri” di Padre Vito Bondani S.J.
Nacque a Roma il 19 Agosto 1856. Nel 1866
entrò nel Collegio di Mondragone aperto appena
nel 1865. Nel 1867 fu Congregato mariano.
Dopo il corso degli studi medi superiori compiuto
nello stesso Collegio iniziò di studi di Diritto alla
Sapienza di Roma e qui si laureò. Conseguita la
laurea con ardore giovanile si dedicò alla vita
pubblica secondo le direttive delle S. Sede.
Dopo la grande guerra tutte le sue preoccupazioni
furono mettersi al servizio della S. Sede e lavorare
nel campo dell'Azione Cattolica. Per lo straordinario
prestigio della sua attività fu eletto Presidente
dell'Unione Internazionale delle Opere Cattoliche
con sede a Parigi.
Così nacque lo Scoutismo con norme ben
determinate, con una promessa dove primeggiava il
nome di Dio. Anche il governo italiano prese in
sostanza questo modo di educare, ma essendo di
spirito liberal-massonico dalla promessa espulse il
nome di Dio.
Mario di Carpegna si accorse di questa grave carenza
e pensò non solo a prendere questo modo di educare
i giovinetti ma lo arricchì dello spirito cristiano nella
educazione della mente, nel fervore dello spirito
mediante una vita modellata sul Vangelo, nella
pratica dei sacramenti che danno e accrescono la
grazia. Ebbe frequenti contatti col fondatore
Baden-Power e soprattutto informava del suo lavoro
il Papa Benedetto XV mentre procurava di estendere
dovunque la sua attività in Italia e all'estero, in
Europa e negli altri continenti.
Benedetto XV
Nato a Genova 1854 – morto a Roma 1922
Papa dal 3 settembre 1914 al 22 gennaio 1922
Il ramo che in questo campo lo attrasse fu quello
dello Scoutismo. L’inglese Baden-Power che era
stato ufficiale nell’Esercito della Gran Bretagna nella
guerra contro i Boeri in Africa colse nell’attività dei
piccoli Boeri in favore del loro esercito il carisma di
quello che fu poi lo Scoutismo.
Con le piccole prestazioni, con i piccoli sacrifici
proporzionati all'età, educare i ragazzi, i giovanetti a
fare opere di servizio a bene degli altri.
Sorsero così i Capi-Scouts e con 1'approvazione del
Papa ebbe origine l'Ufficio Internazionale
Scoutistico Cattolico e Mario di Carpegna ne fu
eletto Presidente.
Si deve dire pertanto che Lui fu il fondatore dello
Scoutismo Cattolico nel mondo.
E nel 1925 durante il giubileo indetto dal Papa
Pio XI gli Scouts cattolici di tutto il mondo fecero il
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Edizione n° 12 – dicembre‘06-gennaio‘07 pag.16 di 32
Il Mondragone
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loro pellegrinaggio. Piazza S. Pietro rigurgitava della
massa di questi giovani esuberanti di vita in un
fervore ardente di pietà.
Cenni storico sullo scoutismo italiano dal 1910 al
1953.
1899 - L'idea di costituire un movimento giovanile
che sfruttasse a scopo educativo la tendenza dei
ragazzi all'avventura, venne a Sir (Robert Stepheson
Smyth) Baden Powell ( 1875-1941 ) durante la
guerra anglo-boera nella difesa di Mafeking: un
corpo di cadetti presi tra i ragazzi presenti nella
cittadella
servi'
da
portaordini
e
in
altre.necessita'.pratiche.
Sir Baden Powell penso' fin d'allora di fondare un
movimento di giovani nel quale fossero sviluppate le
qualita' dell'esploratore.
1907 - Tornato in patria scrisse " Scoutismo per
ragazzi " in modesti fascicoli bimestrali in cui
vengono esposti gli elementi basilari del nascente
movimento. I fascicoli vanno a ruba in breve tempo
e si deve ricorrere a una ristampa. Nella isola di
Brownsea, con 20 ragazzi, avviene la prima
esperienza
concreta
di
campo
scout.
Italia
1910 - Il movimento Scout valica i confini del
Regno Unito e si sviluppa nel mondo; prima in Cile,
poi in Francia, in Scandinavia e negli Stati Uniti.
E anche in Italia cominciano a fiorire i primi
gruppi: a Bagni di Lucca un baronetto inglese, Sir
Francis Fletcher Vane, istituisce la prima squadra di
esploratori.
A Genova un'associazione giovanile "Le Gioiose"
fondata nel 1905 dal Prof. Mario Mazza, dopo aver
conosciuto lo scoutismo, ne accetta i principi e
costituisce l'associazione Ragazzi Esploratori
Italiani(R.E.I).
Fu scelto come distintivo un giglio scolpito nell'arco
della cappella dei Lanaioli nella chiesa di Santo
Agostino a Genova.
1912 - Il Dottor Carlo Colombo, docente di Terapia
all'Università di Roma, che aveva istituito un corpo
di Giovani Esploratori Italiani ( G.E.I ), si unisce alla
associazione R.E.I.
1915 - Bufera nella R.E.I. Il problema se
l'associazione debba essere o meno confessionale
non trova una soluzione comune. si va verso la
scissione, nascono così
una associazione
confessionale ( Associazione Scout Cattolici Italiani
- A.S.C.I ) ed una aconfessionale ( Corpo Nazionale
Giovani Esploratori Italiani - C.N.G.E.I ).
1916- Nella prima riunione dell'ASCI , il 1 febbraio,
viene nominato commissario il conte Mario di
Carpegna e nel giugno dello stesso anno Benedetto
IV° approva l'Associazione e nomina il P. Giuseppe
Gianfranceschi assistente EcclesiasticoACentrale.
Intanto dalla mente di Baden Powell nascono i
lupetti.
1917 - Fondazione del primo Reparto scout cattolico
della Regione Emilia , il Bologna 1
1918A-ANasconoAiARovers.
1920 - Passata la Prima Guerra Mondiale, viene
indetto il primo raduno mondiale " Jamboree ", che
si ripeterà ogni 4 anni per fare esperienza di
fraternità scout.
Il conte di Carpegna partecipa come rappresentante
dell'Italia alla prima Conferenza Internazionale che
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Edizione n° 12 –dicembre’06-gennaio’07 pag.17 di 32
Il Mondragone
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si tiene a Londra e di cui percio' risulta fondatore,
massimo titolo dello scoutismo internazionale.
1921 - Viene organizzato in Val Fondillo, nel parco
d'Abruzzo, il primo campoNazionale.
1924 - Muore il conte Mario di Carpegna.
1926 - Si costituisce l'opera nazionale Balilla e per il
movimento Scout si profilano tempi duri.
1928 - Con un decreto del 9 aprile vengono
soppresse definitivamente le unita' scout in Italia, sia
appartenenti
all'ASCI
che
al
CNGEI.
Comincia cosi' la " GIUNGLA SILENTE ", cioe' il
perdurare di unita' clandestine, alcune delle quali
ebbero il coraggio di restare fino alla liberazione
diventando, negli ultimi anni, luoghi di resistenza
attiva. " LE AQUILE RANDAGE " dell'ASCI a
Milano, " IL LUPERCALE " a Roma, che riuniva i
capi del CNGEI, " I LUPI ", " LE AQUILE ", e " I
GALLI
"
a
Roma.
Tutti gli scouts italiani cominciarono a riunirsi per il
ritrovo della Promessa nel giorno di San Giorgio e
alcuni di essi poterono partecipare a qualche campo
o raduno scouts in Francia o in
Svizzera. Le Aquile Randage furono presenti anche a
tutti i Jamboree.
1941 - L'8 gennaio Sir Baden Powell muore in
Kenya , mentre la guerra dilaga in tutto il mondo.
1943 - Caduto il Fascismo risorgono in Italia le varie
unita' scout , per opera dei " Vecchi Scout " di un
tempo, ma subito l'occupazione tedesca ti obbliga a
rientrare nella clandestinita' e a bloccare
l'azione.di.sviluppo.
Intanto in agosto inizia lo scoutismo femminile
cattolico: Giuliana di Carpegna e Josette
Lupinacci pensano di offrire alle ragazze italiane
l'idea.scout. Nasce cosi' il guidismo, senza nessun
legame, allora, con la gia' iniziata esperienza dell'
UNGEI, il ramo femminile del Corpo Nazionale.
Il 26 dicembre dello stesso anno, nelle Catacombe di
Priscilla a Roma , ebbe luogo la promessa del
primo gruppo di Guide. 1945 - Anche le due
associazioni femminili stipulano una convenzione e
nasce la F.I.G.E. ( Federazione Italiana Guide
Esploratrici ).
1944 - Mentre Pio XII° approva il Guidismo, l'ASCI
e la GEI stipulano la convenzione per la formazione
della Federazione Esploratori Italiani ( F.E.I.)
1946 - La FEI ottiene il riconoscimento ufficiale da
parte del Bureau International.
1948 - La FIGE diviene membro a pieno diritto
dell'Associazione Mondiale delle Guide.
1953 - Si costituisce il M.A.S.C.I. (Movimento
Adulti Scout Cattolici Italiani).
Il testo: “Cenni storici sullo scoutismo italiano” è
stato preso da internet.
www.gigilander.libero.it/gruppo/asci_storia.html
UN NOBILE EDUCATORE SCOUT
“Mario di Carpegna, nobile romano di una
famiglia
originaria
del
Montefeltro
(Pesaro)
si può considerare il vero
fondatore
dello
scautismo
cattolico
mondiale.”
Così dice il gesuita P. Selvaggi sulla
rivista
“Verbum”
della
università
Cattolica di Rio de Janeiro (marzo 1957
pag. 36).
“Dalla storia si apprende che il conte è
stato un educatore di notevole spessore sia
per la testimonianza personale che per le
idee introdotte.
“A quasi 60 anni questo patrizio romano
dai capelli ormai candidi si lancia con
l’entusiasmo di un giovanotto nella nuova
impresa (di fondare lo scoutismo cattolico
in Italia).”
(Mario Sica - Storia dello
scautismo
in
Italia,
pag.73).
Mario di Carpegna ha dato il “LA” allo
scautismo italiano aiutandolo ad elaborare
una delle più significative proposte
pedagogiche.
A Carpegna (Pesaro), nel parco delle Querce,
c’è il monumento al conte Mario di Carpegna
che consta di un busto ( vedi prima foto ), una
grande scultura dell’Italia e del mondo, opera
dell’artista Umberto Corsucci di Monteflore
Conca.
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Edizione n° 12 – dicembre‘06-gennaio‘07 pag.18 di 32
Il Mondragone
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CONFERENZA del Molto Rev.mo P. PETER-HANS KOLVENBACH S.I.
tenuta a Rio de Janeiro Martedì 26 Settembre 2006
Il Molto Rev.mo P.Peter-Hans Kolvenbach S.I.
ha tenuto una conferenza nell’ambito del
Seminario Internazionale tenutosi a Rio de
Janeiro presso la Pontificia Università Cattolica
sul tema: La globalizzazione ed i Gesuiti;
origini, storia ed effetti. Questo campus si è
svolto in occasione della proclamazione
dell’Anno Giubilare dei Gesuiti 2006 che
commemora tre date importanti: i 450 anni dalla
morte di San Ignazio, i 500 anni dalla nascita di
San Francesco Saverio ed i 500 anni dalla
nascita del Beato Pietro Fabro. Col fondatore
Sant’ Ignazio, San Franceso Saverio ed il Beato
Pietro Fabro hanno partecipato alla fondazione
della Compagnia di Gesù.
L’intervento del Padre Generale è stato
molto applaudito così come alcune risposte date
alle interviste permesse alla fine della
conferenza. In alcuni passi il M. Rev.mo
P.Kolvenbach ha messo in rilievo l’importanza
della funzione degli Ex-alunni della Compagnia,
come si può constatare in occasione delle
riunioni internazionali dove si manifesta la
caratteristica educazione gesuitica che esprime
idee, percorsi e responsabilità esplicitamente
cristiane.
Così,
anche
nell’ambiente
universitario, si affronta naturalmente quel
dialogo di vita e di azione e si condividono le
umane preoccupazioni, riaffermando quello
spirito religioso ricevuto che trasmette,
riafferma e rispetta le proprie origini e le
proprie tradizioni culturali.
Per quanto riguarda coloro che hanno avuto
modo di studiare e formarsi nei collegi dei
gesuiti posso dire che da alcuni anni , lo stile
delle associazioni di Ex-alunni, è cambiato.
Nelle grande riunioni internazionali, si
ascoltavano alcune conferenze e si celebrava
l’evento secondo la cultura dei paesi dove si
tenevano le riunioni. Oggi gli Ex-alunni
comunicano tra loro quello che fanno nelle
locali Associazioni, prendono iniziative spesso
all’unisono con le scelte e le preoccupazioni dei
gesuiti locali. Se in certi posti le Associazioni
vengono in aiuto alle università ed ai collegi ,
dei quali sono i frutti, soprattutto per quanto
riguarda l’educazione, in altri posti i progetti
sono per aiuto ai poveri, soprattutto delle
persone “ in movimento “, rifugiati ed
immigrati, persone senza documenti e quelli che
chiedono asilo.
Il servizio ai rifugiati della Compagnia può
fare molto in Africa grazie agli aiuti delle
Associazioni Ex-alunni. Il bollettino della
Federazione Internazionale fornisce una lista
impressionante di ciò che le Associazioni fanno
e di quello che possono fare.
L’intesa con i gesuiti nella scelta di questi
progetti è valida, ma in fondo, l’attività di una
associazione dipende esclusivamente
dal
dinamismo dei suoi membri, gli Ex-alunni la cui
educazione ignaziana li spinge, con questa
formazione, non a guardare ai doni ricevuti,
come fine a se stessi , ma a condividerli con
altri, particolarmente con quelli ai quali il
Signore vuole essere di aiuto, i poveri di ogni
specie.
Per quanto riguarda le attuali Università
gesuitiche che si trovano nel mondo posso dire
che la Compagnia di Gesù, fin dalla fondazione
delle prime istituzioni educative nel secolo XVI,
ha avuto sempre un’attenzione speciale per la
persona che diventa studente. Già all’inizio del
secolo XVII, il Padre Diego Ledesma
menzionava
quattro
dimensioni
di
quest’attenzione personale per lo studente:
dotarlo di una competenza pratica, abituarlo a
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Edizione n° 12 –dicembre’06-gennaio’07 pag.19 di 32
Il Mondragone
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considerare la sua professione come una
responsabilità sociale e politica, abituarlo ad un
discernimento critico ed analitico dei problemi
che deve affrontare e fargli amare la propria
fede, dal lato non della sua funzione e della sua
vita, ma come fonte d’ispirazione e di
convinzione di tutto il suo agire. Queste quattro
caratteristiche dell’educazione gesuitica non
hanno perso d’attualità. I gesuiti erano convinti
che il modo migliore di aiutare e di cambiare il
mondo è quello di formare le persone come tanti
altri “ moltiplicatori” per questa impresa.
A proposito dell’inserimento di una
Università gesuitica in una economia di mercato
dettata dalle esigenze di una società capitalista
neoliberale che stiamo attualmente vivendo,
posso dire che se l’Università vuole restare
fedele alla sua vocazione, essa debba resistere
alle logiche economiche e finanziarie che
vorrebbero ridurla schiava del mercato.
Senza dubbio, l’Università deve formare gli
studenti al fine di renderli capaci di svolgere un
lavoro professionale ed assumere una
responsabilità che il mercato aspetta da loro, ma
questa formazione non potrà mai limitarsi ad
una programmazione solamente professionale e
d’ufficio.
Questo vorrebbe dire dimenticare che
l’economia non esiste esclusivamente per
rendere un lucro economico: l’economia esiste
per il bene dell’umanità e la formazione
intellettuale e tecnica non può, poi lasciare da
parte la risposta dell’Università alla domanda:
una economia, un mercato, perché e per chi ? Il
guadagno finanziario, l’efficienza economica, il
prodotto industriale hanno il loro posto in una
economia sana, ma sempre in funzione dei
valori che rendono questa economia umana ed
a servizio dell’uomo. E questo è anche
l’orientamento della Chiesa.
Circa la condizione dell’istruzione superiore
legata alla Compagnia di Gesù orientata alla
valorizzazione della vita e dell’essere umano
devo dire che è stata la 34° Congregazione
Generale, che ha dibattuto questa questione,
sotto l’ispirazione, che è sempre rimasta valida,
della 32° Congregazione Generale . Sempre
sulla linea di Sant’ Ignazio essa ha ricordato che,
ogni atto sincero ispirato da Cristo, richiede una
conversione personale continua e, per tutti , in
un modo od un altro, un contatto concreto con i
poveri di ogni genere e con la miseria.
Poco importano le condizioni di vita od il
ministero svolto, per accompagnare direttamente
tutti quelli che soffrono e che il Signore ha posto
sul nostro cammino.
Dobbiamo poi essere
sensibili e dare attenzione a tutti quelli con i
quali stiamo o saremo in contatto, secondo le
esigenze della carità evangelica assumendo la
responsabilità sociale del Buon Samaritano.
Dobbiamo partecipare a tutte le iniziative ed a
tutte le mobilitazioni per la creazione di un
ordine sociale più giusto in una “ civilizzazione
di amore”,così come hanno detto i nostri pastori
universali a partire da Paolo VI. In questi ultimi
anni, questo movimento si sviluppa nella e con
la Chiesa.
Le parrocchie assumono
responsabilità sociali.
Gli Esercizi Spirituali
sono volti alla diffusione dei dettami del Signore
e, quando si visiti una delle università, collegi o
scuole, i dirigenti sono capaci di dirvi che cosa
facciano, nel programma di studi, o per attività
extra-scolari, per concretizzare questa simbiosi
con i poveri dalla quale parlava Sant’Ignazio.
Il M.Rev. Padre Hans-Peter Kolvenbach S.I.
Circa la globalizzazione devo dire che per un
gesuita questa non debba assolutamente essere
qualcosa di sconcertante.
Anche se Sant’Ignazio non impiega gli stessi
termini , lui voleva che, seguendo il mistero
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Edizione n° 12 – dicembre‘06-gennaio‘07 pag.20 di 32
Il Mondragone
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dell’ Incarnazione, la Compagnia pensasse “
mondialmente “ e lavorasse “localmente“.
Lo spirito di un gesuita deve sempre muoversi
verso l’universale
e stare
concretamente
disponibile per servire, in ogni parte del mondo,
dove la mancanza di apostolato cattolico sia
maggiore. Egli deve inserirsi sul territorio,
apprenderne la lingua e le colture locali. Essere
aperto all’universale, vedendone i lati positivi ed
evitare
quelli che potrebbero manifestarsi
negativi e, allo stesso tempo, lavorare sul posto,
senza limitarsi solo a quello ed è ciò che
Sant’Ignazio vedeva come ideale anche per noi.
Per quanto riguarda il corpo docente è
necessario in primo luogo e nei termini possibili
scegliere professori che non si contentino di
trasmettere esclusivamente un sapere od un
saper-fare, ma che trasmettano l’interesse agli
studenti per i valori e la nozioni che la scienza
come scienza deve affrontare con la sua
applicazione nella vita e nella pratica. Nessuna
scienza è neutra. Se in altri tempi la teologia e la
filosofia e, più tardi le scienze umanistiche,
prendevano posizione di fronte ai problemi posti
dall’etica umana, ai giorni nostri tutte le scienze
dette esatte sono implicate in discussioni sopra
la bioetica , l ‘ambiente, e la giustizia sociale.
L’ideale è invitare professori che non si
cristallizzino
nelle loro specializzazioni
scientifiche e tecniche, ma, con tutto il rispetto
che la libertà accademica impone e propone,
vogliano scambiare con i loro colleghi i valori e
le esigenze morali insite nelle loro materie, così
che, in seguito, gli studenti possano trarne
profitto per il loro lavoro e per le loro future
responsabilità. Ed è la direzione dell’università
e delle facoltà che ha la responsabilità di
organizzare questi scambi interdisciplinari. E’
ben conosciuto il modo col quale il P. Arrupe
ha saputo rivolgere un appello, ai tre milioni e
mezzo di studenti, che studiano in centinaia di
università e nelle istituzioni educative della
Compagnia, ad essere e diventare uomini e
donne per gli altri, lottando così contro
l’individualismo regnante.
Per quanto riguarda le sfide della società
contemporanea la Compagnia di Gesù non fa
che riprendere quello che successe quando il
padrone della vigna chiamò Ignazio ed i suoi
“amici nel Signore” per continuare la sua
missione tra gli uomini e le donne del nostro
tempo, quelli e quelle che il Signore pose sul
nostro cammino.
Giovanni Paolo II ha interpretato chiaramente
questa missione.
Da una parte, si tratta di costruire il regno di
Dio, liberando l’umanità dal male sotto tutte le
sue forme, e, d’altra parte, di riconoscere e
promuovere l’amorevolezza di Dio che è
presente nella storia umana e che la trasforma.
Conseguentemente , nella condotta delle nostre
vite personali e di relazione, ed in tutti gli
incarichi che svolgiamo- sia che si tratti di
servizio pastorale,di lavoro universitario, di
educazione, o di ministero spirituale noi
dovremo vivere sempre in modo da tener
presente la crescita di questo regno di Cristo, nel
quale regneranno l’amore e la giustizia, e non il
peccato e l’odio dell’uomo. E quello che ci da
forza e ci ispira, è il fatto che portiamo questo
dono di Cristo, con fedeltà e coraggio, ad un
mondo che ne ha una terribile necessità per non
distruggersi.
***
Corrispondenza inviata alla Associazione Ex
Alunni del Nobile Collegio MondragoneFrascati dall’Avv. Giorgio Trombetti ( in
collegio dal 1947 al 1951 )
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Edizione n° 12 –dicembre’06-gennaio’07 pag.21 di 32
Il Mondragone
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Pierantonio Tasca: il barone musicista
( Entrato in Collegio nel 1869 )
Foto: Stabilimento Giacomo Brogi
Nel repertorio della stagione 2002-2003 del
Theater Erfurt, in Germania, troviamo che in data
26 ottobre 2002 è stata data l’opera lirica in due
atti “A Santa Lucia” di Pierantonio Tasca, un
compositore quasi del tutto sconosciuto, se non ai
musicologi, e non a tutti. Due righe appena, e con
date inesatte, gli dedica l’Enciclopedia della
Musica della Rizzoli (1974), dove è detto che in
arte firmava D’Antony, quattro righe il
Dizionario dei Siciliani illustri dell’editore
palermitano Ciuni (1939), anche qui con
inesattezze.
Ma in Germania ancora oggi si danno opere di
Tasca, nello stesso repertorio assieme ad opere di
Wagner, Strauss, Mascagni, Prokofjew, Berlioz,
Puccini, Verdi, ecc…, cioè assieme ai maggiori
compositori europei. Si tratta, perciò, di un
musicista, ritenuto all’estero di grande valore, ma
ignorato da noi: cosa, questa, a cui ormai siamo
assuefatti e non ci sorprende più di tanto. Eppure,
tra la fine dell’ ‘800 e i primi del ‘900, Tasca
godette di una sicura, certificata, fama europea.
E noi sappiamo chi fu.
Nato a Noto nel 1858 in una famiglia aristocratica
(il padre, Gaetano Mastrogiovanni Tasca fu tra i
massoni rivoluzionari del 1860), studiò nel
Collegio Mondragone di Frascati, il più
aristocratico Collegio d’Italia, gestito dai Gesuiti,
e in musica studiò prima il trombone e poi il
violino, assieme al principe Prospero Colonna
(entrato in collegio nel 1866) e al principe
Misciatelli, futuro vescovo.
Il suo esordio avvenne nel 1885 al teatro “La
Pergola” di Firenze, con l’opera “Bianca”, su
libretto di Enrico Golisciani. Aveva 27 anni. Il
successo di pubblico e di critica fu enorme. Sette
anni dopo, nel 1892, al Kroll’s Theater di Berlino,
ebbe la consacrazione europea con l’opera lirica
in due atti “A Santa Lucia”, ancora su libretto di
Golisciani e, come detto, ancora oggi essa viene
rappresentata. Il grande successo si rinnovò nel
1897 ancora a Berlino, al Westus Theater con
l’opera “Pergolesi”, su libretto di Eugenio
Checchi. Tante altre opere scrisse Tasca,
importanti e anche inedite, che non desidero
enumerare, giacché mi preme invece parlare de
“La Lupa”.
Narrano le cronache che Verga e De Roberto,
sulla scia del successo della mascagniana
“Cavalleria Rusticana” (1890), intorno al 189394 lavorarono al libretto d’opera “La Lupa”,
tratto dalla omonima novella, e proposero a
Ricordi di trovare in tempi brevi un musicista
che potesse musicarlo. Ricordi si rivolse a
Puccini che in un primo momento accettò, ma
poi rinunciò all’incarico perché il tema, privo di
romanze, non si confaceva alla sua arte. Anche
Mascagni, a quanto pare, rifiutò. Era quello il
momento dei trionfi del giovane musicista netino
che già coglieva allori all’estero e veniva
considerato tra i più interessanti compositori del
momento.
Ritirato il libretto, Verga e De Roberto si
rivolsero a Tasca, lo chiamarono, si incontrarono
e il compositore accettò l’incarico di musicare
“La Lupa”. Ne sono testimonianza le lettere di
Verga a Tasca. Sei mesi dopo il libretto era
musicato. Ma, come scrive il musicologo
Alessandro Loreto, l’opera era nata sotto una
cattiva stella. Alle iniziali difficoltà, si aggiunse
anche l’ostracismo delle case Ricordi e
Sonzogno nel limitare l’attività di Tasca,
cosicché l’opera non si potè rappresentare.
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Edizione n° 12 – dicembre‘06-gennaio‘07 pag.22 di 32
Il Mondragone
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L’occasione si presentò nel 1919 al Teatro
Massimo di Palermo, dove fu messa in cartellone.
Venne anche stampato il libretto. Ma qualche
giorno prima, per incomprensioni con l’impresa,
Tasca per tutelare la sua professionalità vietò la
rappresentazione e non se ne fece nulla.
Nel 1932 l’ing. Giantommaso Sallicano, fratello
del Podestà, si improvvisò impresario e allestì a
Noto un teatro all’aperto, chiamato “Littoriale”,
col preciso intento di far mettere in scena l’opera
del più che settantenne concittadino Tasca, ormai
ai margini della vita musicale nazionale. Venne
costruito un mastodontico teatro capace di 10.000
posti a sedere. Venne scritturato tutto il Teatro
alla Scala di Milano col Maestro Franco Ghione
direttore e concertatore, 100 professori
d’orchestra, 100 coristi, 40 bandisti, 12 ballerine,
12 cantori. Alla “Lupa” venne affiancata l’”Aida”
di Verdi: tre serate ciascuna, a giorni alterni. In
rappresentanza del Governo, all’inaugurazione
partecipò Ruggero Romano, sottosegretario alle
Comunicazioni, il gerarca netino poi fucilato dai
partigiani e appeso a piazzale Loreto con
Mussolini.
A leggere i giornali dell’epoca, fu un vero trionfo
di pubblico e di critica; ma i giornali, si sa, erano
già stati educati. Le cose invece andarono molto
diversamente. La prima sera, il 21 agosto, il
pubblico rimase deluso. L’opera apparve
scarsamente teatrale, priva di romanze e di
melodie, ridotta ad “un dialogo continuo e
snervante”. Colpa non solo del libretto, che Tasca
aveva cercato di modificare e di adattare, ma
anche del grave errore di avervi affiancato l’Aida,
per giunta con una messinscena spettacolare. Per
la replica del 23 si vendettero pochissimi biglietti
e l’impresario, per non addolorare Tasca e per
riempire il teatro, consentì l’ingresso gratuito a
moltissimi cittadini. Infine non si diede corso alla
replica del 25, con grande turbamento del
Maestro, e al posto della “Lupa” si diede ancora
l’Aida. Sallicano ci rimise molto di “tasca”sua.
Tasca morì a Noto il 12 giugno 1934 amareggiato
e obliato. Con lui sparì l’ultimo epigono del
verismo musicale italiano.
Ai funerali, fatti a spese del Municipio, partecipò
una gran folla di cittadini, ma anche personalità
del mondo artistico e autorità politiche: circa
10.000 persone. In chiesa venne eseguita la
“Messa di requiem” di Lorenzo Pelosi, mentre
Carmelo Sgroi tenne la “laudatio funebris”.
Al seguito del feretro la banda cittadina suonò la
marcia funebre composta dallo stesso Maestro.
da internet.
http://www.ilvaldinoto.net/displayarticle28.html
Composizioni scritte Da P. Tasca
Bianca, opera in tre atti, data alla Pergola di
Firenze nel 1884.
A Santa Lucia, opera in tre atti data al Froll's
Teater di Berlino nel 1892 con Gemma
Bellincioni e Roberto Stagno. La stessa opera fu
data al Teatro di Corte di Potsdam alla presenza
di Guglielmo II.
Pergolesi, operetta data a Napoli nel 1912.
La Lupa, opera in tre atti dalla tragedia di G.
Verga, su libretto di Fede-rico De Roberto, data
a Noto nell'Agosto del 1932.
Sette liriche per orchestra.
Ave Maria, per canto e piano.
Serenata, per orchestra.
Alta quies, per violoncello e piano.
Spasimo, per complesso d'archi.
Meditazione, per orchestra.
Elegia in morte di E. De Amicis, per orchestra.
Eroe, canto di guerra per orchestra.
Messa solenne, per orchestra e canto.
Marcia funebre, per banda.
Suite siciliana, per piano.
Messa di Requeiem, per orchestra e coro.
I vanniaturi, bozzetto per banda.
La madre, opera in tre atti inedita.
Scongiuro, opera in tre atti inedita.
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Articolo inviato da:
Enzo Papa , il 30 Aprile 2006
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Edizione n° 12 –dicembre’06-gennaio’07 pag.23 di 32
Il Mondragone
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Laudatio del prof. Gianfranco Piva
Preside della Facoltà di Agraria, per il conferimento della Laurea honoris causa
in Qualità e sicurezza alimentare al Cavaliere del Lavoro Dottor Gennaro Auricchio
( Convittore nel Nobile Collegio Mondragone dal 1926 al 1930 )
"Il Cavaliere del Lavoro Dottor Gennaro Auricchio, che dal 1945 ha assunto
responsabilità gestionali nella Gennaro Auricchio SpA, fondata
dall'omonimo nonno, e dal 1992 è Presidente del Consiglio di
Amministrazione, ha caratterizzato tutta la propria attività in relazione alla
ferma convinzione della funzione sociale dell'attività imprenditoriale.
Cosciente che alla base di ogni progresso sta il sapere, ha profuso le proprie
energie per la promozione della ricerca scientifica, per la formazione dei
giovani, per lo sviluppo e la creazione di strutture volte al trasferimento delle
conoscenze e alla realizzazione di servizi per l'attività sociale, culturale e
produttiva."
Università del Sacro Cuore - Cremona 9 Giugno 2006
Con questa motivazione il Consiglio di Facoltà
di Agraria ha ritenuto di conferire la Laurea honoris
causa in Qualità e sicurezza alimentare al Cavaliere
del Lavoro Dottor Gennaro Auricchio.
Gennaro Auricchio nasce a Collecchio (PR) il
4 ottobre 1914 da una famiglia che già nel 1877 a San
Giuseppe Vesuviano (NA) aveva fondato - nella
persona del nonno Gennaro Auricchio - una società di
produzione di formaggi.
Gennaro Auricchio studia a Frascati, nel
collegio Mondragone, dai Gesuiti, ai quali dichiara
di dovere molto della propria educazione e
formazione umana. Nel 1940 si laurea in Economia e
commercio all'Università degli Studi di Napoli. Per
una benevola coincidenza la data di conferimento di
quella Laurea è il 9 giugno, proprio come oggi
avviene per la Laurea “honoris causa” in Qualità e
sicurezza alimentare a tanti anni di distanza.
Gli Auricchio, grazie al "caglio speciale" o,
come si diceva, al "segreto" di don Gennaro, che dà
al Provolone AURICCHIO il suo sapore unico al
mondo, ben presto si impongono sul mercato e, sul
finire dell'Ottocento, il cognome dei produttori
diventa sinonimo del formaggio stesso, creando nel
consumatore uno stretto legame tra marca e qualità
del prodotto.
La lavorazione, agli inizi, non avveniva in un
unico stabilimento, perché, per ovvi problemi di
trasporto, il latte doveva essere trattato quasi sul
posto di produzione.
Ma ben presto, per fronteggiare le crescenti
richieste del mercato, si doveva aumentare la
produzione: il latte locale era scarso e per questo
motivo uno dei figli impegnati nell'attività patema,
Antonio, alla fine dell'Ottocento approda a Cremona,
dove trova una zona fertile e ricca di bovine da latte.
Con atto del 19/07/1944 Gennaro Auricchio
viene nominato curatore speciale della società,
mentre nel maggio 1945 Gennaro Auricchio viene
nominato procuratore generale per la filiale di
Cremona.
Sin dai primi anni di vita dell'azienda si opera
sia nell'area campana sia in quella cremonese, ma è
con atto del 31/03/1949 che la sede legale ed
amministrativa dell'Auricchio, ormai divenuta società
per azioni, viene trasferita da Roma a Cremona,
mentre a San Giuseppe Vesuviano la struttura
aziendale diviene una filiale.
Già all'inizio dell'esperienza cremonese si
procede a sostituire la lavorazione in caseifici terzi
con l'acquisto di caseifici e quindi con la lavorazione
in proprio.
Gennaro Auricchio continuerà in tutti questi
anni a ricoprire la carica di consigliere di
amministrazione, con l'attribuzione dei relativi poteri
fino al 21/12/92, data in cui verrà nominato
Presidente
del Consiglio di Amministrazione, carica questa che
riveste tuttora.
Nel 1976 la maggior parte della produzione si
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Edizione n° 12 – dicembre‘06-gennaio‘07 pag.24 di 32
Il Mondragone
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concentra nel modernissimo stabilimento di Pieve
San Giacomo, alle porte di Cremona, dove entrano
giornalmente
millecinquecento quintali dì latte
"calco", come ama sottolineare con orgoglio Gennaro
Auricchio per significare che l'approvvigionamento
di latte giunge da allevamenti che sono al massimo
entro un raggio di 100 km.
Dal 1979 Auricchio è presente sul territorio
nord americano, inizialmente con una produzione
propria, successivamente tramite un rapporto di jointventure (licenza di marchio) grazie al quale viene
realizzata una produzione di provolone in linea con il
gusto del consumatore statunitense.
Oggi l'azienda è presente sul mercato degli
USA sia con il provolone Auricchio, esportato
dall'Italia, sia con la linea di "Auricchio Americano",
prodotto negli Stati Uniti per soddisfare le differenti
esigenze dei consumatori americani.
Un evento di portata storica avviene nel 1992.
Di fronte alle avvisaglie della crisi economica e
allettata dalla generosa offerta di una multinazionale
straniera, una parte della proprietà mette in vendita il
50a/o dell'azienda. Gennaro Auricchio, nipote
dell'omonimo fondatore, con l'aiuto dei figli Antonio,
Gian Domenico e Alberto, rileva le azioni in vendita
e ricompone la proprietà in un unico nucleo familiare,
come era nel lontano 1877.
Da questo evento, parte il nuovo rilancio
dell'Auricchio.
In poco meno di quattro anni, l'Auricchio si
rinnova e si ingrandisce. Nel maggio 1993 acquisisce
l'azienda Ceccardi di Reggio Emilia. Nel corso del
1994 potenzia e rinnova un reparto di produzione
nella nuovissima struttura di Somma Vesuviana, dove
nel 1986 si era trasferita la filiale napoletana,
rilanciando così l'arte della lavorazione del provolone
Auricchio nei luoghi ove era nata più di cento anni
prima. Infine, nell'autunno 1994, viene rídisegnato il
lay-out e vengono modernizzati gli impianti dello
stabilimento produttivo di Pieve San Giacomo, una
struttura unica nel settore. Nel settembre del 1996
viene inaugurato un concentratore di siero
all'avanguardia in Europa. I residui dei processi di
lavorazione vengono così trattati nel pieno rispetto
dell'ambiente, rigenerati e destinati all'industria
farmaceutica.
La Gennaro Auricchio S.p.A. è tra le prime
industrie alimentari al mondo a gestire una
produzione eco-compatibile.
Nel 1997 1'Auricchio acquisisce dalla Nestlè
Italiana la divisione prodotti ovini della Locatelli,
costituita dagli stabilimenti di Cisterna di Latina e di
Macomer (Nuoro).
Questo importante investimento permette
all'Auricchio di portare al suo interno tutto il ciclo di
lavorazione del latte ovino, diventando un'azienda
casearia completa con una gamma di formaggi unica
sul mercato. Inoltre 1'AURICCHIO acquisisce il
marchio Locatelli per gli Stati Uniti, leader in quel
mercato del Pecorino Romano e delle caciotte: alla
leadership americana nel provolone si aggiunge il
primato nei formaggi di latte ovino.
Il figlio Gian Domenico ricorda un aneddoto.
"Quando si è concretizzata l'opportunità di acquisire
il marchio Locatelli per gli Stati Uniti, abbiamo
telefonato a nostro padre, che si trovava all'Isola
d'Elba per un breve periodo di vacanza. Dopo poche
ore era già su un piccolo aereo noleggiato per
raggiungere Cremona e sottoscrivere il contratto.
Questo è mio padre." Nasce un nuovo marchio
"Riserva Esclusiva Gennaro Auricchio", un sigillo di
qualità superiore.
La figura di Gennaro Auricchio - che fin dal
1940 si è impegnato direttamente con responsabilità
gestionali nella società - emerge dunque come quella
di un imprenditore moderno e dinamico che ha
contribuito allo sviluppo della sua azienda, operando
una serie di scelte gestionali che hanno fatto della
Gennaro Auricchio S.p.A. una realtà economica di
successo in grado di garantire un elevato numero di
posti di lavoro, in particolare in provincia di
Cremona.
Tra le numerose onorificenze e gli svariati
premi, un posto di assoluto rilievo spetta alla nomina
di Cavaliere del Lavoro conferitagli dal Presidente
Carlo Azelio Ciampi nel 2001.
Gennaro Auricchio, oltre a capacità
professionali di assoluto rilievo, possiede doti umane
che gli hanno procurato stima e simpatia da parte di
collaboratori e dipendenti. Rappresenta dunque una
realtà aziendale e una storia estremamente
significative per Cremona, anche a livello culturale e
sociale.
Per tutto questo la Facoltà di Agraria
dell'Università Cattolica del Sacro Cuore è lieta di
conferire al Cavaliere del Lavoro Dottor Gennaro
Auricchio la Laurea honoris causa in Qualità e
sicurezza alimentare. Al Dottor Gennaro Auricchio
esprimo i più sentiti apprezzamenti miei personali e
di tutti i colleghi della Facoltà.
Intervento di ringraziamento del Cav.
Dott. Gennaro Auricchio
Desidero anzitutto ringraziare il Magnifico
Rettore, il Preside e l'intera Facoltà per questa
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Edizione n° 12 –dicembre’06-gennaio’07 pag.25 di 32
Il Mondragone
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importante onorificenza che oggi, qui, mi viene
conferita.
Il Professor Piva vi ha già illustrato il mio
percorso professionale che in qualche modo ha
seguito l'affermarsi e la crescita della nostra azienda.
So che non dovrei essere io a dirlo, ma sono
particolarmente orgoglioso della motivazione in base
alla quale mi viene conferita questa laurea “honoris
causa” in quanto sin dagli inizi del mio impegno in
azienda, qualità e controlli delle materie prime e dei
formaggi sono sempre stati per me i principali
obiettivi da conseguire, mantenere e fare in modo di
tramandare ai miei figli e alle generazioni future.
Qualità e sicurezza alimentare sono alla base delle
ricette dei prodotti Auricchio, ricette che ci
tramandiamo da 130 anni e che ci hanno permesso di
ottenere la fiducia dei consumatori.
Come dicevo, sin dall'inizio della mia attività
sono sempre stato particolarmente attento alle
materie prime utilizzate: penso di essere stato una tra
i primi ad instaurare con i conferenti un rapporto di
reciproca collaborazione.
Conoscevo gli allevatori uno ad uno e sapevo
esattamente quanti capi avessero, come venissero
alimentati e munti. Ho sempre preteso, corree oggi
pretendiamo, un latte di assoluta qualità, con
specifiche caratteristiche di colore e composizione:
solo grazie a questa selezione e ad accurati controlli
riusciamo ad ottenere un latte con caratteristiche
idonee ad ottenere un formaggio di qualità. All'inizio
della nostra attività la produzione avveniva in
prossimità delle stalle anche per poter utilizzare
sempre e solo latte fresco e controllato. Quando,
successivamente, abbiamo concentrato la produzione
nello stabilimento di Pieve San Giacomo ho imposto
che venisse istituito un laboratorio per il controllo del
latte e di tutte le fasi di lavorazione.
Il nostro è ancora un prodotto "artigianale" ,
per gran parte fatto a mano secondo l'antica
tradizione, e per questo necessità di severi controlli
qualitativi per garantire i consumatori circa l'assoluta
igiene e sicurezza.
I formaggi Auricchio sono conosciuti e
consumati in tutto il mondo: è grazie alla cura ed al
rispetto della tradizione che da sempre abbiamo
riservato ai nostri prodotti che possiamo vantare una
tale tradizione.
Qualità e sicurezza alimentare sono le
principali caratteristiche richieste dal consumatore di
ieri, di oggi e di domani. Come ho sempre detto, sui
nostri formaggi è impresso il mio nome, il nome di
una famiglia e per questo ognuno di noi si è sempre
impegnato a favore della qualità.
Mesti principi mi hanno spinto e sostenuto
anche quando, nel 1945 insieme ad altri imprenditori
caseari, fondammo "Assolatte", nostro desiderio era
quello di creare un'istituzione in grado, oltre che di
coordinare l'attività di trasformazione del latte, di
garantire qualità e sicurezza di un comparto di
primaria importanza nell'economia nazionale e
mondiale.
Riandando con la memoria ai tanti anni della
mia vita è straordinario constatare le enormi
differenze che via via si sono maturate nel campo del
nostro lavoro, sempre ricercando una maggiore
efficienza scientifica per un migliore risultato.
Ma ciò che emerge in tutta qesta ricerca di
tecnologia straordinaria è la cura della formazione
degli uomini nelle cui mani sarebbero passati milioni
di tonnellate di latte: i miei casari che ancora ricordo
uno per uno, che ho giornalmente affiancato cercando
di risolvere insieme i mille problemi che una materia
viva come il latte, presenta.
E' la quasi maniacale passione per la ricerca
della qualità, del sapore, della setosità della pasta che
ci ha sempre accompagnato, che ci ha permesso di
creare un prodotto unico, che, mi commuove nel
ricordarlo, i nostri emigranti portavano con sé perché
rappresentava un legame con la Patria, con le buone
cose che la famiglia offriva nei giorni di festa; e
ancora ricordo proprio qui a Cremona, Antonio
Amato, allora presidente di Confindustria raccontare
di quando,giovane laureato, a New York per un
master impegnativo si concedeva, con alcuni amici, il
piacere di andare da uno dei nostri più vecchi clienti
americani , Di Palo, a mangiare il nostro provolone
piccante, facendoselo tagliare da una grande forma ,
che un poco leniva col suo ricco sapore così
famigliare la nostalgia di casa.
E' dunque con grande commozione e
gratitudine che di nuovo ringrazio questa Università,
per aver voluto conferire un così alto riconoscimento
all'impegno di tutta una vita, per ottenere un'altissima
qualità fondendo insieme la più avanzata tecnologia
con il rigoroso rispetto della tradizione persino
mantenendo il "segreto" sul nostro caglio come mi è
stato tramandato da mio nonno!
Grazie.
Gennaro Auricchio
Cremona, 9 Giugno 2006
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Edizione n° 12 – dicembre‘06-gennaio‘07 pag.26 di 32
Il Mondragone
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A VIRGILIO
Ode del Prof. Oscar Leonardo Cupini
Del glauco Mincio su le verdi sponde
i sussurranti calami a te il canto
nuovo d'Italia levano giulivi,
divin poeta.
Pesto ridente a le fragranti rose
la voce affida e Taranto feconda
da le superbe glebe te saluta,
vate di Roma.
Freme il Benaco ed il tranquillo Lario
gaio esultante con le cerule onde
l'inclito nome ai secoli affluenti
mormora lene,
mentre la Scizia e il Norico funesto
ne la brumale nebbia e nel letale
morbo echeggiando a te innalzano lieti
l'inno giocondo. .
Api ronzanti da la sacra quercia,
su l'olmo eccelso tortore gementi
tra l'alte selve d'Amarilli il nome
odono ancora.
Errano lenti su le fresche rive
nivei giovenchi, al desioso amante
il pomo gettai e ai salci Galatea
fugge ridendo.
Salve, Virgilio! Te con melodia
lungi echeggiante la saturnia terra,
di eroi e di biade madre ognor feconda,
fremente invoca,
A noi ritorna, o padre ! Altero voli.
per il sereno cielo sfolgorante
l'epico carme, a l'esule ramingo.
tra l'aspre lotte
de l'alma inquieta e de l'acerbe cure
alto conforto e l'adduceva pio
fuor de la fosca tenebra a la luce
del colle aprico.
Novello duca da I'infernal chiostra
traendo del pensier di Roma i figli
li guida, o padre, al dilettoso monte
di Muse attrici
di vera gloria sempiterno albergo,
onde di lauro cinta ancor sfavilli
la luce al mondo vincitrice sempre
1'itala gente.
Salve, Virgilio ! Chi ti disconosce
a lui nel core di pungenti rovi
ispida crebbe ed orrida la selva,
l'inebriante
vivido raggio del saper giammai
la mente ottusa scintillando avvinse
e turpe giacque rniserabil cosa
tra il vulgo inerte.
Plaudono i monti e mormorano i rivi, .
divin poeta, al tuo sublime canto,
volan con esso per l'azzurro immenso
l'Italia e Roma.
e Roma augusta nel tuo canto eterna
del Campidoglio su 1'immobil sasso
te nobil vanto de la nostra gente
al mondo addita.
Prof. Oscar Leonardo Cupini
Insegnane di Materie Letterarie nel
Nobile Collegio Mondragone
dal 1928 al 1953
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Edizione n° 12 –dicembre’06-gennaio’07 pag.27 di 32
Il Mondragone
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IL CALENDARIO GREGORIANO
GREGORIO XIII - Ugo
(Pontificato 1572-1885)
Boncompagni
(1502-1585)
Frequentatore abituale ed entusiasta della villa
Mondragone divenne il papa Gregorio XIII
Boncompagni che accampava un drago sullo
stemma di famiglia, da qui il nome Mondragone.
Al periodo degli Altemps risalgono gli affreschi
della palazzina detta “la Retirata”, costruita per
le nozze del figlio del cardinale con una Corsini,
e la Cappella di S.Gregorio decorata da
magnifici stucchi e dipinti.
Nel salone centrale della villa (Salone degli
Svizzeri) il papa Boncompagni emanò la bolla
con la quale fu istituito il Calendario Gregoriano
nel 1582.
Papa Gregorio XIII è universalmente ricordato
per la riforma apportata al CALENDARIO,
riforma invocata dal Concilio di Trento e che ben
si situa nella serie di interventi atti a ristabilire
l'unità cristiana in Europa, ormai frantumata. È
una riforma che per la sua importanza merita di
essere trattata approfonditamente. Nel 46 a.C.
Giulio Cesare, su consiglio dell'astronomo
alessandrino Sosigene, decise di promulgare una
riforma e di adottare un calendario solare, noto
come Calendario Giuliano, della durata di 365
giorni, fissando l'equinozio di primavera al 25
marzo; egli introdusse un anno bisestile di 366
giorni, ogni quattro anni. L'anno bisestile deve il
suo nome al fatto che il giorno che veniva
aggiunto era inserito dopo il 23 febbraio; questo
giorno venne definito "bis sextus dies antes
calendas martias" (sesto giorno prima delle
calende di marzo), divenendo così il "bisesto".
La necessità di questo aumento derivava dagli
stessi studi di Sosigene secondo il quale il Sole
percorreva un giro completo intorno alla Terra in
365,25 giorni. Per compensare lo scarto di 0,25
giorni per anno se ne sarebbero aspettati quattro
per avere un giorno intero da aggiungere al
calendario.
Ma l'anno dura 365,2422 giorni. Pertanto il
calendario giuliano introduce un errore di 0,0078
giorni all'anno, cioè un po' più di 11 minuti.
Questa cifra, apparentemente insignificante, col
passare dei secoli si ingigantisce, perché ogni
128 anni il calendario rimaneva indietro di un
giorno rispetto al sole, creando disagio per il
computo pasquale fissato in base alla domenica
dopo
l'equinozio
di
primavera.
Quando nel 325 d.C. venne convocato il
Concilio di Nicea, l'equinozio di primavera si
verificava 3 giorni prima della data stabilita dal
calendario di Giulio Cesare: quindi i padri
conciliari stabilirono che l'equinozio dovesse
essere fissato al 21 marzo, data che è rimasta in
vigore fino ad oggi.
Nonostante
l'aggiustamento
della
data
equinoziale, la lunghezza dell'anno non venne
migliorata dai padri conciliari che si attennero al
valore di 365.25 giorni. Ben presto, si rilevò
nuovamente una discordanza tra le date del
calendario e i principali fenomeni astronomici,
che andava progressivamente aumentando col
passare dei secoli. Vari tentativi di correzione dal
Medioevo fino al 1582, ma senza alcun successo,
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furono avviati da astronomi e studiosi di fama
come John of Hollywood (il Sacrobosco), Robert
Grossetete, Roger Bacon e più tardi Pietro
d'Ailly, Nicolò Cusano e Giovanni Muller detto
il Regiomontano.
Poiché l'antico calendario giuliano era ormai in
ritardo di 10 giorni sul corso solare, Gregorio
istituì, nel 1577, una commissione speciale atta a
studiare una soluzione al problema, dove vi
lavorò alacremente il gesuita tedesco l'astronomo
Christopher CLAVIUS, il quale utilizzò il
metodo indicato dal medico astronomo calabrese
(di Cirò) Luigi LILIO. Quest'ultimo presentò un
progetto in un libretto di dieci pagine, pubblicato
nel 1577. Purtroppo morì prima della
composizione della commissione e il suo
progetto fu portato a Roma e presentato al papa
dal fratello Antonio. Nello stesso anno, accolto il
progetto del Lilio, il pontefice inviò copia della
riforma a tutti i principi, alle repubbliche e alle
accademie, per avere un comune consenso.
Risposero in molti.
Per l'ideatore della riforma era prevista una
ricompensa: fu accordato al Lilio (quindi al
fratello Antonio) il diritto di pubblicare in
esclusiva il nuovo calendario per dieci anni.
Venne però revocato quando si comprese che
Antonio era del tutto incapace di far fronte alle
richieste: il ritardo nelle consegne per poco non
fece fallire la riforma. Gli storici hanno premiato
lo sforzo del Clavius, dedicandogli un grande
cratere sulla Luna, mentre il Lilio fu dimenticato.
La riforma venne attuata nel seguente modo: per
far tornare i conti, con la Bolla 'Inter gravissimas'
del 24 febbraio 1582, papa Gregorio XIII decretò
che il giorno successivo al giovedì 4 ottobre
1582 fosse il venerdì 15 ottobre; inoltre, per
mantenere la concordanza tra anno tropico e
civile, fu stabilito di sopprimere tre anni bisestili
ogni quattro secoli, mantenendo bisestili solo gli
anni secolari che risultano divisibili per 400.
Quindi furono non bisestili il 1700, il 1800, il
1900, mentre il 1600 fu bisestile. E dato che
nemmeno questo computo è del tutto esatto, ogni
4000 anni si omette un anno bisestile.
I principi e le spiegazioni della riforma furono
indicati nell'opera del Clavius pubblicata a Roma
nel 1603 dal titolo “Romani Calendari a
Gregorio XIII Restituti Explicatio” (Spiegazione
del
calendario
romano
rinnovato
da
Gregorio.XIII). Ma perchè proprio dal 4 al 15
ottobre? Fu scelto questo mese (è lo stesso
Clavius che lo spiega) perchè in esso ci sono
meno feste religiose e meno problemi per il
mondo degli affari.
Gregorio XIII firmò la bolla Inter gravissima
E venne attuata dopo il 4 ottobre in modo che i
frati francescani potessero celebrare in
quell'anno la festa di san Francesco, ma anche
perchè papa Gregorio, essendo bolognese, non
volle privare la sua città della festa di san
Petronio, sempre ricorrente al 4 ottobre.
Il computo gregoriano del tempo fu
immediatamente accolto dalle nazioni cattoliche
(oltre ovviamente lo Stato della Chiesa), quali
l'Italia, la Spagna, il Portogallo, i Paesi Bassi
spagnoli,
la
Danimarca,
la
Norvegia;
successivamente, molto gradatamente, dal resto
dell'Europa, almeno per usi civili e politici.
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Per la sua accoglienza universale di dovette
aspettare la fine della prima Guerra mondiale
; tale diffidenza era soltanto accademica, ma
anche religiosa.
Gregorio XIII era un vigoroso sostenitore della
Riforma cattolica e i popoli di diverso credo
religioso, rifiutarono il nuovo calendario
ritenendolo come un piano del pontefice per
riportare i cristiani ribelli sotto la giurisdizione di
Roma.
La riforma scatenò una serie di vivaci polemiche
tra gli scienziati dell'epoca; infatti molti non
erano convinti della bontà del nuovo sistema.
Alcuni dei principali scienziati del '500, tra cui il
matematico francese Francois Viete, il
professore di Keplero a Tubinga Michael
Maestlin e Giuseppe Giusto Scaligero divennero
acerrimi nemici di Clavius. Brahe e Keplero
erano favorevoli (la consideravano corretta e la
migliore in circolazione). Secondo loro, per il
calendario, non occorreva una precisione
eccessiva: la Pasqua era una festa e non un
pianeta! Lo stesso Galileo considerava Clavius
‘'degno di fama immortale’'.
Naturalmente ci furono numerose lamentele
perché i calendari di quell'anno erano già stati
stampati e dovevano quindi essere corretti o
rifatti; oltre a problemi di importanza
decisamente inferiore quali: le servitù e le opere
dei lavoratori agricoli volevano essere pagate
anche per i dieci giorni tolti dal calendario e
molti debitori non volevano soddisfare gli
impegni scadenti nei giorni soppressi.
Poiché il calendario gregoriano prevede mesi di
durata variabile, da un anno all'altro varia il
giorno della settimana corrispondente a una data
fissata, nonché il giorno corrispondente alla
Pasqua o all'inizio dell'anno. Per eliminare
questo inconveniente sono stati proposti
calendari più pratici, ad esempio un calendario
composto da 13 mesi uguali o un calendario
universale diviso in quattro trimestri identici.
Tuttavia, nessuno di essi è stato tuttora adottato.
Oltre al calendario cristiano, ci sono circa altri
40 calendari in uso in tutto il mondo. Nel
calendario bizantino l'anno 2000, ad esempio,
corrisponde al 7508, nel cinese al 4636,
nell'indiano (Saka) al 1921, nell'islamico al 1420
dall'anno dell'Hegira, mentre in quello ebraico al
5760.
Già ammalato da qualche tempo, il 10 aprile
1585, ricevendo un'ambasceria di principi
giapponesi accompagnati dai gesuiti, la morte
raggiunse papa Gregorio; aveva 84 anni.
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La Cappella Maggiore del Nobile Collegio Mondragone
Un articolo del prof. Rodolfo Maria Strollo,
leggermente più approfondito di quello uscito sul
nostro Bollettino del giugno 2006, pertinente la
Cappella Maggiore del Collegio, è stato
pubblicato dalla storica rivista “Castelli
Romani”
Questa è l’esatta indicazione bibliografica:
“La Cappella Maggiore del Nobile Collegio
Mondragone” in Castelli Romani, a. XLVI - XIV
n.s., n. 5, set.-ott. 2006, pp. 139-146.
Una riproduzione in pdf gentilmente
concessa dall’editore delle “Arti Grafiche
Ariccia” Nello Spaccatrosi, che qui ringraziamo
per la disponibilità, è possibile consultarla
sul nostro sito in internet.
.
Elenco dei partecipanti al pranzo del 14 dicembre al Circolo Parioli
per gli auguri di Natale e di fine anno 2006
Amedeo Amadei
Maria Arnaldi
Giuliano e Paola Mauro
Andrea Bianchi
Giuseppe Bonanno
Piero Antonio ed Elisabetta Bonnet
Giuseppe Borea e signora
Fausto Damiano e Fiorenza Cerrito
Luigi Comaschi
Enrico ed Isabella Corsetti Antonini
Lucio e Gian Luigi Curato
Domenico di Paola Consolini
Vincenzo Falzacappa
Franco Fanti Salvoni
Luigi ed Olga Filograsso
Enrico e Maria Paola Fiorelli
Gastone Fiorelli
Mario Garofoli
Antonio Franca Gnoni Mavarelli
Carlo Gregoretti e signora
Guglielmo Guerrini Maraldi
Luciano Koch e signora
Luigi Imperato
Franco Mancinelli Scotti e signora
Piero ed Heléne Marchetti
Ferdinando e Maresti Massimo
Giorgio e Augusta Melucco
Giuseppe Moroni Fiori
Marcello Pahor e signora
Luigi Pellicano
Lionello Pio di Savoia
Antonino ed Ada Rizzo Galimi
Luigi Rocchi
Guido ed Agnese Salce
Rodolfo Santovetti
Emilio ed Ica Serrao
Mario Sonnino
Vittorio e Nilla Spadorcia
Raffaele Spatocco
Mehmet Sthylla e signora
Oreste e Angela Turilli
Fabio Valerj
Giuliano e Mimmi Zincone
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Elenco quote pagate per l’anno 2006
Aielli Florestano
Altorio Giuseppe
Anania Giuseppe
Arroni Anderson Cesare
Astuto Enrico
Attolico di Adelfia Giacomo
Attolico di Adelfia Lorenzo
Auricchio Gennaro
Autuori Francesco
Balsi Giannetto
Benassi Fabio Massimo
Benigni Gianbernardo
Benini Luca
Bertelè Giovanni
Bettoja Sergio
Bianchi Andrea
Bilancioni Giulio
Bonaca Bonazzi Alberto
Bonanno Giuseppe
Bonnet Piero Antonio
Borea Giuseppe
Borghese Camillo
Borzì Vito
Broili Francesco
Burzacca Antonio
Cafiero Felice
Campeti Alessandro
Cannizzo Giuseppe
Capece Galeota Francesco
Capece Minutolo Gerardo
Capocchiani Bartolomeo
Caracciolo di Castagneto
Carlo
Carafa Jacobini Giuseppe
Carafa Jacobini Massimo
Carletti Tommaso
Carlizzi Giuseppe
Causo Roberto
Cerrito Fausto Damiano
Cesqui Alessandro
Chiavegatti Romano
Chieco Bianchi Alessandro
Cidonio Maurizio
Cini Giovan. Battista
Conforti Carlo
Corsetti Antonini Enrico
Corsi Roberto
Cortese Ennio
Cortese Luca
Cosentino di Rondè
Giovanni
Cosmelli Francesco
Costa Giacomo
Costanzo Marcello
Curato Baldassarre
Curato Lucio
Cimano Franco
D’Angelo Antonio
D’Angelo Guido
Dara Emanuele
D’Asaro Biondo Marco
De Agostini Dragonetti
Giulio
de Angelis Ennio
de Strobel de Haustadt
Daniele
del Drago Alessandro
del Drago Giovanni
del Drago Giuseppe
Dell’Osso Giuseppe
Di Paola Consolini
Domenico
Di Stefano Fabrizio
Di Stefano Mario
Diana Alfredo
Ermetes Augusto
Eupizi Brunamonti
Alfonso
Falzacappa Vincenzo
Fanelli Aldo
Fanti Salvoni Franco
Lamberto
Ferreri Enrico
Filograsso Luigi
Finesi Fabrizio
Fiorelli Enrico
Fiorelli Gastone
Foglia Manzillo
Francesco
Fröelichsthal Schoeller
Alexius
Fröelichsthal Friedrich
Fröelichsthal Vittorio
Garofoli Mario
Garzia Raffaele
Gaslini Alberti Egidio
Giacobazzi Enrico
Giannone Luigi
Gionni Costanzo
Gnoni Mavarelli Antonio
Gonzaga del Vodice
Maurizio
Gregoretti Carlo Maria
Guerra Francesco Paolo
Guerrini Maraldi
Guglielmo
Harvey Ugo
Imperato Gaetano
Imperato Luigi
Irace Sivio
Kakarrigi Valentin
Koch Luciano
Kripp Sigmund
La Lumia Nicolò
Lajolo Luigi
Laviosa Ernesto
Leone Alfonso
Leonzi Eros
Lignana Giuseppe
Lucangeli Giovan Battista
Luzi Enrico
Malfatti Gioacchino
Mancinelli Scotti Franco
Marchetti Francesco
Marchetti Piero
Masi Saverio
Massimo Ferdinando
Massimo Filippo
Melucco Giorgio
Mercurio Stefano
Moretti bruno
Moroni Fiori Giuseppe
Pacifici Tommaso
Pahor Marcello
Palopoli Ernesto
Panichi Giovanni
Pansini dè Mistura
Bonifacio
Parlapiano Calogero
Pascucci Michele
Patrizi Montoro Paolo
Pavoncello Marco
Pellicano Francesco Paolo
Pellicano Luigi
Perrone Capano Giuseppe
Petrossi Carlo
Piervitali Girolamo
Pio di Savoia Lionello
Pio di Savoia Manfredi
Prandi Ettore
Prestifilippo Orazio
Puca Franco
Puccinelli Pietro
Rebecchini Paolo
Rizzo Galimi Antonino
Rocchi Ettore
Rocchi Luigi
Rodinis Niccolò Matteo
Rossetto Fabrizio
Sabatini Claudio
Sabatucci Frisciotti
Stendardi Carlo
Sacco Nicola
Salaroli Gianni
Salce Guido
Sambucci Giovanni
Sanna Giuseppe
Santovetti Rodolfo
Sanvoisin Franco
Scalera Antonio
Scapinelli Giorgio
Scaramella Massimo
Schiavone Panni
Vincenzo
Serra Marcello
Serrao Emilio
Serreqi Jak
Shtylla Mehmet
Silla Fiorello
Solito Emilio
Sonnino Graziano
Sonnino Mario
Spadorcia Vittorio
Tarantini Orazio
Tedeschi Giovanni
Carlo
Terenzio Pio Carlo
Titi Angelo
Tonarelli Rolando
Trombetti Giorgio
Turilli Oreste
Valerj Fabio
Zerbi Francesco
Zincone Giuliano
Ziviani Sergio
L’Associazione ha ricevuto anche tre quote, mancanti del mittente, spedite dalla
Valle d’Aosta e da Roma uffici della posta di via Sicilia e del quartiere Prati .
R e d a zi o n e e d e d i t i n g a c u r a d i V i t t or i o S p a d o r c i a e R ol a n d o T o n a r e l l i
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Edizione 12 - associazione ex alunni nobile collegio mondragone