C.P.G.
CENTRO DI PASTORALE GIOVANILE
DIOCESI DI VERONA
A M O R I I N CO R S O
STRUMENTI DI LAVORO PER LA PASTORALE DEI GIOVANI INNAMORATI
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AMORI IN CORSO
“Cassetta degli attrezzi” per operatori pastorali
Strumento di lavoro modulare per la pastorale dei giovani innamorati
Editing
Ivan Marchi
Hanno partecipato alla stesura
Roberta e Nicola Lonardi, Vanna e Pierattilio Tedeschi, Chiara e Matteo Scarperi,
Mattea e Marco Polo, Anna e Diego Ambrosi, Don Alberto Giusti.
Si ringrazia
Azione Cattolica Diocesi di Verona, settore Giovani.
Centro Diocesano di Pastorale Famigliare di Verona
Curia Diocesana di Verona
Copertina:
Autore: Ivan Marchi
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Stampato pro manoscritto
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Indice
Introduzione
Premessa
Istruzioni per l’uso
Conoscersi
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Se stiamo insieme
Maschio e femmina li creò
C’è tutto un mondo intorno
Comunicazione
Volersi bene
66
Dall’innamoramento all’amore
Mi ami? Ma come mi ami?
Uno sguardo al futuro
94
Il coraggio di puntare in alto
Eventi Speciali
106
La preghiera: una linfa inesauribile
Fidanzati e parola: testimonianze di coppie
San Valentino
Parlami d’amore: frasi celebri sull’amore
Versi d’amore
Posti carini da visitare
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INTRODUZIONE
PERCHÉ TRE SUSSIDI?
Il sussidio che tieni in mano è una parte di una triplice proposta che la Diocesi offre a chi
accompagna i fidanzati perché li aiutino a dare un senso cristiano al loro fidanzamento
e poi al loro matrimonio.
La proposta si inserisce nel progetto pastorale 2005-2008 nel quale il Vescovo parlando
degli itinerari di formazione al matrimonio dice: “Questi itinerari non dovranno essere
“conferenze” di istruzione, ma esperienze nelle quali, accompagnati da coppie animatrici,
i fidanzati vengono coinvolti in una ricerca, sufficientemente distesa nel tempo, per
scoprire la buona notizia cristiana del matrimonio”(Annunciare quel Gesù, pag.20).
Già da alcuni anni il Vescovo aveva dato indicazioni perché si passasse dal tradizionale
corso fidanzati, fatto di una serie di conferenze di esperti, ad un percorso costituito da
varie esperienze di gruppo che aiutassero i fidanzati ad interrogarsi sulla loro Fede e a
scoprire il messaggio evangelico sul matrimonio.
Considerando poi che il fidanzamento oggi dura in genere molti anni, è sorta l’esigenza
di un accompagnamento che non si riduca a qualche incontro prima del matrimonio
tralasciando completamente i lunghi anni del fidanzamento.
Per rispondere a queste esigenze la Diocesi propone questi sussidi preparati in
collaborazione dal Centro di pastorale Familiare, dall’Azione Cattolica e dal Centro di
Pastorale Giovanile, e che si articolano in questo modo:
1. Un sussidio per accompagnare la partenza
Si intitola “Amori in corso” è preparato e seguito dal Centro di Pastorale Giovanile. Non
è un vero e proprio itinerario ma una serie di proposte di vario tipo che hanno lo scopo
di accompagnare a modo di flash l’esperienza dell’innamoramento quando questo
raggiunge un minimo di stabilità. Possono essere adoperati per un minipercorso, ma
anche come incontri isolati, per creare una presa di coscienza e dare una impostazione
cristiana a chi parte nel cammino dell’amore.
2. Un sussidio per accompagnare il cammino
Si intitola “Il corso dell’amore” ed è curato dall’Azione Cattolica. Se il cammino
del fidanzamento dura parecchi anni è inutile lasciare tutti questi anni senza un
accompagnamento evangelico aspettando l’ultimo periodo prima del matrimonio. Il
sussidio si propone di accompagnare almeno per un biennio il percorso dei fidanzati
aiutandoli a valorizzare in maniera evangelica questa importante esperienza della loro
vita.
3. Un sussidio per accompagnare “l’arrivo”
Quando il cammino di coppia si è ormai consolidato e i due hanno deciso di sposarsi
nasce l’esigenza di guardare esplicitamente al matrimonio e alla vita di famiglia. Il terzo
sussidio dal titolo: “Amarsi per sempre” vuole aiutare i fidanzati nell’ultimo tratto di
strada preparando esplicitamente il matrimonio.
A CHI SONO RIVOLTI?
I sussidi sono rivolti ai sacerdoti e alle coppie accompagnatrici. Spetta a loro adattarli
alle singole situazioni poiché è impossibile prevedere in un sussidio tutte le variabili e
le necessità che si presentano nella realtà.
I sussidi escono in una “edizione provvisoria” perché vogliono essere strumenti di
lavoro. I vari operatori che li useranno potranno vederne gli aspetti positivi, ma anche
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suggerire correzioni e integrazioni. Fra qualche anno, con i suggerimenti di tutti,
potranno eventualmente ricevere una stesura più completa e definitiva.
COME USARLI?
Ciò che i Vescovi chiedono prima del matrimonio sarebbe propriamente il terzo
percorso. Ma l’esperienza dice che ci sono coppie di giovani che chiedono qualcosa in
più, chiedono che la loro esperienza di fidanzamento sia accompagnata dalla fede e
segnata dalla presenza del Signore Risorto.
Tocca ai sacerdoti e agli operatori pastorali accompagnarli e “osare” qualcosa in più in
riferimento anche a tutti i fidanzati senza aspettarsi ovviamente che tutti accolgano la
proposta.
In un tempo come il nostro in cui la famiglia sta vivendo profonde trasformazioni sarà
un servizio importante e carico di futuro far scoprire ai fidanzati e a tutta la comunità
cristiana il “mistero grande” che l’amore umano porta dentro di sé.
Don Gaetano Pozzato
Vicario per la pastorale
Gennaio 2006
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AMORI IN CORSO
Sgombriamo subito il campo dai dubbi: questo non è un sussidio destinato ad un
CORSO FIDANZATI !!. L’idea di creare uno strumento di lavoro destinato alla pastorale
dei giovani innamorati, parte dall’esigenza, di venire incontro ad un’esigenza sempre
più avvertita di non lasciare i giovani da soli in un momento tanto delicato quale è la
stagione dei primi innamoramenti, con la scoperta di un sentimento molto più profondo
che travalica la semplice amicizia.
Si tratta di una scoperta che rappresenta una svolta nella vita dei giovani, e che si
accompagna spesso ad un frenetico alternarsi di sentimenti, dalla gioia al dolore, dalla
spensieratezza al dubbio, dalla sicurezza all’incertezza, che rischia di lasciare i giovani
smarriti di fronte all’incapacità di gestire questo momento della loro vita.
Ci si dirà che al giorno d’oggi i giovani sono molto più “svegli” ed imparano molto presto
che cosa sia l’amore ed i trucchi per gestire queste relazioni.
Ma i giovani sanno veramente che cosa sia l’Amore, quello con la A maiuscola, quel
sentimento che fonde in sé tutta una miriade di atteggiamenti, dalla conoscenza, al
rispetto ed alla fiducia reciproci, all’amicizia, alla stima, alla condivisione?
Difficile rispondere, anche se qualche dubbio lo si può nutrire. Il modello affettivo che
al giorno d’oggi viene proposto ai giovani è quello di una libertà assoluta, senza alcun
tipo di ostacolo morale o religioso. L’amore è un bel gioco da giocare subito e con
grande intensità, quasi che debba esaurirsi in pochissimo tempo.
Noi invece crediamo alla possibilità di poter affiancare i giovani sin da questi momenti, non
certo per instradarli fin da subito verso il matrimonio, ma aiutarli a capire esattamente
il senso profondo della relazione affettiva che li vede protagonisti. E proprio per questo
proponiamo uno strumento formativo che speriamo sia capace di accompagnare la
crescita nella capacità di amare delle coppie all’inizio della loro storia.
Ecco perché questo non è un vero sussidio, ma ci è piaciuto identificarlo sin da subito
con l’immagine della “cassetta degli attrezzi” dove ogni operatore di pastorale giovanile
potrà trovare gli strumenti che più ritiene opportuni per il proprio lavoro e soprattutto
idonei al materiale umano a disposizione.
Certo questa cassetta ha un proprio ordine: una cassetta fatta a cassetti: quelli dedicati
alla fase della conoscenza, tesi ad aiutare i giovani ad approfondire il proprio rapporto
a partire proprio dalla conoscenza reciproca non banale, ma seria e tesa a capire
veramente la personalità dell’altro, non limitandosi all’esteriorità o alla superficialità. Si
passa poi ai cassetti tesi ad approfondire l’aspetto dell’affettività, del modo di vivere
la propria relazione anche dal punto di vista fisico, in rapporto ai valori, in primis quello
della castità, promossi dal messaggio evangelico.
Si arriva poi alla sezione dedicata ai cassetti tesi a far gettare alla coppia uno sguardo
verso il futuro. Arriva il momento delle scelte, del decidere se si ha voglia di continuare
a coltivare quella piccola e fragile piantina che è la relazione con l’altro sesso, o se
invece si vuole una relazione a termine.
All’interno di questi cassetti, gli strumenti più vari: dall’analisi della Parola con il
conseguente invito alla riflessione personale e di gruppo, ai giochi/test tesi a scavare
in profondità nell’animo di ognuno, ai lavori di gruppo, ai canti, alla visione di film,
ogni animatore potrà individuare i più idonei al proprio gruppo ed al proprio scopo, non
dovendo necessariamente attuarli tutti.
Anche in merito alle modalità organizzative sarà la fantasia degli animatori unita alle
esigenze del gruppo, a decidere se adottare il classico modello dell’incontro serale,
piuttosto che l’uscita di una giornata o di un week-end.
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Infine ci sono poi i cassetti sparsi: più che cassetti tematici, sono cassetti dove trovi
dentro un po’ di tutto: strumenti molto diversi tra loro che possono aiutare in circostanze
molto diverse. Difficile spiegare, meglio utilizzarli.
Consapevoli che la cassetta d’attrezzi, poi uno se la costruisce da sé, ci auguriamo
che possa essere utile per il vostro lavoro; certo, non è lo strumento sistematico (per
questo ci sono gli altri due sussidi), ma crediamo possa essere il giusto “stuzzichino”…
che faccia venir la voglia delle portate principali!
A questo punto non ci resta che augurare a tutti un buon lavoro
La commissione Giovani innamorati del CPG
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ISTRUZIONI PER L’USO
Riteniamo utile ricordare quanto ingrediente fondamentale di questo strumento, sia il
vostro progetto e la manodopera. Può essere che vi serva per un “pronto intervento”,
per un lavoro saltuario, per un progetto più consistente.
Le schede vi offrono materiale vario, raccolto secondo il tema della scheda: a voi
decidere come usarlo in base a cosa volete raggiungere. In particolare, nelle schede
troverete:
SCHEDA BIBLICA
La scheda biblica è un approfondimento su un passo importante in ordine al tema della
scheda: trovi proposta una spiegazione ed applicazione accessibile a tutti: se la prende
in mano un don o una persona che ha studiato teologia può arricchirla, se la prende in
mano chi non ha studi particolari…può capirla!
FILMS
Niente quanto i films possono aiutare ad “identificarsi” nella storia rappresentata, a
evocare sentimenti e situazioni, capaci poi di far partire discorsi e discussioni. Abbiamo
ritenuto importante indicare in alcuni casi più titoli, perché la scelta possa essere più
ragionata. Solitamente la scheda è tratta dal sito degli esercenti cinematografici cattolici
www. acec.it
GIOCHI – TEST
Utili per affrontare temi impegnativi in modo distensivo; un modo di lavorare che è
serio, ma che non appaia “spaventosamente serio”.
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TESTI
Solitamente negli incontri con gli innamorati è bello dare loro dello spazio per confrontarsi
in coppia; può a questo proposito sottoporre la lettura di una pagina, che li “costringa”
a riflettere su una “cosa terza”, evitando il rischio di parlarsi addosso.
A volte però questi testi sono più rivolti agli animatori, per aiutare loro ad approfondire
il tema.
CANZONI
Un po’ come i films, ma con il vantaggio che la canzone in cinque minuti è ascoltata;
inoltre si presta di più ad essere elemento di identificazione della propria storia.
PREGHIERE
Passo bellissimo da proporre ai giovani innamorati per comprendere che la loro storia
è accompagnata da un Dio il cui nome è Amore
VARIE ED EVENTUALI
Tutte le altre cosucce un po’ strane che trovi nell’ultima parte del sussidio: per inventarsi
momenti particolari da condividere insieme
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CONOSCERSI
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CONOSCERSI
1– Se stiamo insieme …..
Io non ti dimenticherò mai.
Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani,
(Isaia 49,16-17)
Questo cassetto è destinato a iniziare un cammino tra giovani per una progressiva
consapevolezza dello stare insieme anche come coppia di innamorati. A volte viviamo
gli avvenimenti senza pensare al filo rosso che li lega e alla sorgente da cui sono
scaturiti. L’inizio di qualsiasi scelta racchiude un valore e un richiamo profondo che gli
avvenimenti che seguono poi chiedono di vivere.
Obiettivo:
Conoscersi tra giovani coppie, creare un clima di accoglienza e confronto reciproco,
dove le coppie sono chiamate, nella massima libertà di espressione, a confrontarsi su
come è nata la loro “storia d’amore” alla ricerca di un senso a quanto stanno vivendo.
PREGHIERE
Io non ti conoscevo
Non ti pare meraviglioso?
Io non ti conoscevo,
tu ignoravi la mia esistenza.
Pensa: e se le strade della vita
sulle quali noi camminiamo
non si fossero mai incontrate?
Una inezia, un ostacolo qualunque,
e noi saremmo rimasti lontani,
non ci saremmo conosciuti mai.
Sono talmente convinto
che era necessario che noi ci incontrassimo
che questo pensiero mi fa paura.
Dovevamo incontrarci,
perché qualcuno ci guidava
PIETER VAN DER MEER
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CANZONI
Riccardo Cocciante: SE STIAMO INSIEME
Ma quante storie ho gia’ vissuto nella vita
e quante programmate chi lo sa’
sognando ad occhi aperti
storie di fiumi di grandi praterie senza confini
storie di deserti
E quante volte ho visto dalla prua di una barca
tra spruzzi e vento, l’immensita’ del mare
spandersi dentro e come una carezza calda
illuminarmi il cuore
E poi la neve bianca gli alberi gli abeti
l’abbraccio del silenzio
calmarmi in tutti i sensi
sentirsi solo e vivo tra le montagne grandi
e i grandi spazi immensi
E poi tornare qui, riprendere la vita
dei giorni uguali ai giorni
discutere con te
tagliarmi con il ghiaccio dei quotidiani inverni
No non lo posso accettare
Non e’ la vita che avrei voluto mai desiderato vivere
Non e’ quel sogno che sognavamo insieme fa piangere
Eppure io non credo questa sia l’unica via per noi
Se stiamo insieme ci sara’ un perche’
e vorrei riscoprirlo stasera
se stiamo insieme qualche cosa c’e’
che ci unisce ancora stasera
Mi manchi sai, mi manchi sai....aaii....
E poi tornare qui riprendere la vita
che sembra senza vita
discutere con te e consumar cosi’
i pochi istanti eterni
No non lo posso accettare
che vita e’ restare qui a logorarmi in discussioni sterili
giocar con te a farsi del male il giorno
di notte poi rinchiudersi
Eppure io non credo questa sia l’unica via per noi
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Se stiamo insieme ci sara’ un perche’
e vorrei riscoprirlo stasera
Se stiamo insieme qualche cosa c’e’
che ci unisce ancora stasera
Mi manchi sai, Mi manchi sai.
Jovanotti: BELLA
E gira gira il mondo e gira il mondo e giro te
Mi guardi e non rispondo ah,
perché risposta non c’è nelle parole
Bella come una mattina d’acqua cristallina
Come una finestra che mi illumina il cuscino
Calda come il pane ombra sotto un pino
Mentre t’allontani stai con me forever.
Lavoro tutto il giorno e tutto il giorno penso a te
E quando il pane sforno ah, lo tengo caldo per te…
Chiara come un ABC
Come un lunedì di vacanza dopo un anno di lavoro
Bella, forte come un fiore, dolce di dolore
Bella come il vento che ti ha fatto bella
Amore, gioia primitiva di saperti viva
Vita piena giorni e ore batticuore
Pura dolce mariposa, nuda come sposa
Mentre t’allontani stai con me forever.
Bella come una mattina d’ acqua cristallina
Come una finestra che mi illumina il cuscino
Calda come il pane ombra sotto un pino
Come un passaporto con la foto di un bambino
Bella come un tondo grande come il mondo
Calda di scirocco e fresca come tramontana
Come la fortuna tu così opportuna
Mentre t’allontani stai con me forever.
Bella come un’armonia come l’allegria
Come la mia nonna in una foto da ragazza
Come una poesia o Madonna mia
Come la realtà che incontra la mia fantasia
Ah ah, la la la, bella
TESTI
Come nasce la coppia
Forse ci si incontra per caso, ma sicuramente non a caso si rimane insieme!
Indipendentemente dall’evoluzione che la famiglia subirà in futuro, rimane fondamentale
il problema della scelta del partner.
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Infatti i pregi e i difetti della famiglia di oggi, sono i pregi e i difetti che stanno alla base
di quella scelta che determina l’impostazione di un rapporto a due.
La vita della coppia ha inizio al momento dell’incontro, con l’innamoramento, ed è
sempre un avvenimento straordinario, colorato di emozioni e sentimenti intensissimi.
Ciò che caratterizza questo incontro è il desiderio, più o meno consapevole, di entrare
nel mondo psicologico dell’altro, di essere al centro della vita di un altro. Da questo
momento l’altro ha il compito, in realtà molto arduo, di soddisfare i nostri bisogni
affettivi, di rassicurarci del valore di noi come persona, di dare un senso alla nostra
esistenza, di confermarci, pressoché continuamente, che siamo amati.
La coppia nasce nel momento in cui reciprocamente una persona manda questi segnali
di richiesta e l’altro risponde con segnali di accettazione. Da quel momento inizia per
la coppia, e per ciascuno dei due, un lungo e non facile cammino, durante il quale
emergeranno più chiaramente i bisogni già citati e altri che si presenteranno via via
e che dovranno essere soddisfatti tenendo presenti le reciproche necessità e quella di
crescere insieme.
Che sia un cammino lungo e faticoso è esperienza di ciascuno di noi e non a caso i
grandi amori – grandi e bellissimi appunto perché illusori, cantati nei romanzi o nella
lirica- terminano spesso con la morte perché impossibilitati ad accettare la realtà, fatta
di tante quotidianità, di ostacoli, di imprevisti, di malintesi.
Tutto ciò chiarisce come la scelta non sia tutta cosciente, ma ad essa concorra molto
di inconscio, cioè qualcosa che sfugge alla possibilità di comprensione, di verifica, di
controllo. Inoltre la scelta è sempre bilaterale: si sceglie in due, anche se la scelta non
sempre avviene contemporaneamente.
La spinta inconscia verso l’altro ci deriva dalle esperienze infantili, dal tipo di amore di cui
siamo stati oggetto da parte dei genitori, dalla loro modalità di vivere e di manifestarsi
l’amore, dal desiderio di rivivere le cose belle vissute con i nostri genitori.
Se dunque i motivi consapevoli della scelta possono essere estetici, sentimentali, erotici,
quelli non consapevoli hanno la loro radice molto lontano nel tempo, in immagini di vita
coniugali che da bambini abbiamo fatte nostre e in base alle quali selezioniamo, tra
tanti possibili compagni/e di vita, colui/colei che pensiamo possa essere in grado di
riportare in vita, dentro di noi, sensazioni, emozioni e sentimenti vissuti o desiderati
come piacevoli.
Non si conosce l’altro, quindi, ma lo si riconosce, come persona attesa e già presente,
con quelle caratteristiche, nella nostra mente.
“Amare vuol dire cercare consciamente quel che ci è mancato e ritrovare spesso
inconsciamente quel che abbiamo già conosciuto” (Olivier)
(Da E. Belotti, E Bigi, Margherite nella vita di coppia, Edizioni Celtis, brescia, 2001, p. 30-31)
L’uso del linguaggio comune, ha portato ad identificare l’amore e la “salute” della vita di
una coppia con lo “stare bene insieme”. Una “definizione” che implicitamente racchiude
al suo interno la consapevolezza che la relazione che non produce benessere non sia né
positiva, né tantomeno da proseguire (non stiamo più bene insieme).
Vale la pena quindi introdurre alla riflessione su questi testi: sia per cogliere il giusto
valore delle emozioni, che per intuire la dimensione oblativa dell’amore. L’amore non si
improvvisa, prevede una lunga scuola di apprendimento.
Se stiamo insieme, qual è il perché?
FORMARSI ALL’AMORE
L’amore vero, l’amore forte, l’amore costante.
È Cristo il grande maestro dell’amore. Cristo è molto esigente in fatto di amore: lui ha
amato tanto da dare la vita fino all’ultima goccia di sangue, ci ha amati fino a morire
per noi.
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Il giovane che non sa formarsi all’amore non può risolvere i problemi della sua sessualità.
Non ti illudere, la formazione all’amore è una scuola ardua, ma se ti fidi di Cristo, lui
saprà condurti.
Amare è voler bene, è volere il vero bene ed è fare il vero bene della persona amata.
Amare è elevare, mai abbassare; è rafforzare, mai indebolire; è comunicare felicità,
mai sprofondare la persona che si ama nella frustrazione e nella colpa.
Amare è mendicare la fragilità di chi si ama, amare è colmare il vuoto, è dare un ideale,
è trasmettere fede e speranza.
Amare non è mai cercare il proprio interesse, non è mai sfruttare, non è mai
strumentalizzare la persona che si ama. Amare significa prima di tutto debellare il
proprio egoismo. Amare è donarsi. Non ti stringe il cuore a vedere tanti fallimenti
nell’amore, tanti matrimoni sfasciati, tante famiglie distrutte? Perché succedono queste
catastrofi? Per un motivo molto semplice: all’origine di quel matrimonio non c’era
sufficiente formazione all’amore. Forse nessuno aveva mai detto a quei giovani: ma
l’avete vinto il vostro egoismo? Se non l’avete fatto, credete proprio che il vostro sia
amore? Amare è donarsi. Ma come fa a donarsi chi non si possiede? Chi non è giunto
ancora al controllo del suo egoismo? Chi non se ne è mai posto il problema con serietà?
Donarsi è vivere per la persona amata, è sacrificarsi per la persona amata.
L’amore che non è eterno, non è amore. L’amore che non è esclusivo, non è amore.
L’amore che non è puro, non è amore. L’amore che non segna tutta la vita, non è amore.
Sono necessarie due tappe nella formazione all’amore sono come due piattaforme di
lancio che devono essere conquistate con la tua generosità: primo: devi formarti nel
prendere; secondo: devi formarti nel dare. Così il tuo prendere non deve mai essere
egoistico; non puoi strumentalizzare, non puoi impoverire, non puoi defraudare la
persona che ami. Poi devi formarti a dare, dare senza impoverire, senza abbassare,
senza regredire e far regredire. Devi imparare a dare e a ricevere al fine di progredire
insieme nel dare e nel ricevere.
(Lino Pedron, Sessualità dono di Dio)
L’ALTRO
PRIMA DI ME: LA GRATUITÀ
Dio mi ama senza secondi fini. Non ha bisogno di me. Mi ama gratuitamente. Nella
pienezza dell’unione che unisce il Padre, il Figlio e lo Spirito, la gioia di Dio è piena e
non manca di nulla. Dio ci ha chiamati alla vita senza altro fine che quello di rendere
partecipi anche noi di questa intima gioia, per sempre, senza limiti.
L’amore umano è genuino quando viene donato senza secondi fini, solo perché l’altro è
amabile. Nell’esperienza dell’innamoramento è racchiuso questo appello: l’altro, l’altra
risulta amabile per quello che è, al di là di quello che può dare a me, e si sperimenta
il desiderio di poter dare amore “come Dio ha amato noi”. All’opposto della gratuità
dell’amore divino sta l’atteggiamento di chi guarda all’altra persona solo per quello
che può dare o, cosa ancora più umiliante, tratta l’altro soltanto come un’occasione
per sentirsi appagato. Animati dall’amore di Dio, siamo chiamati anche noi a trattare
gli altri mirando alloro bene, senza secondi fini. Quando abbiamo sperimentato di
essere anche noi capaci di voler bene a qualcuno senza altri interessi, siamo in grado
di intuire qualcosa dell’ amore divino, per il quale “c’è più gioia nel donare che nel
ricevere” (At. 20,35). In quei momenti scopriamo di poter superare l’infantile bisogno
di cercare l’altro per avere da lui qualcosa. Scopriamo che l’amore non è conquista, non
è dire a qualcuno “tu sei mio”. Al contrario, è dono, è gioia di poter dire a qualcuno “io
sono tuo”. In questa natura gratuita dell’amore sta anche la fecondità della sofferenza,
del dolore di una malattia, della stessa solitudine accolta e offerta. Là dove la vita si fa
dono senza aspettative dì ritorno, appare in tutta la sua verità e grandezza l’amore.
(Dal Catechismo dei giovani/2: p. 332)
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TESTIMONIANZA
Attività:
Invitiamo a incontrare una coppia della comunità che racconti la sua storia e
il senso che dà alla loro vita lo stare insieme. Sarà interessante che la coppia
sottolinei i diversi perché dello stare insieme, nelle varie fasi di vita di coppia
affrontate, aiutando a comprendere l’importanza di continuare a cercare nuovi
perché. In alternativa,o per la lettura personale o di coppia, viene di seguito
proposta la testimonianza di Gianna Berretta Molla: la fine richiama l’inizio!
Una vita che ha saputo spiegare tutto quello che era nascosto in piccolo fin
dall’inizio.
Testimonianza di una santa contenta:
Gianna Berretta Molla
Gianna nel suo vestito bianco di sposa, il 24 settembre 1955, nella basilica di San
Martino a Magenta. L’ha voluto bellissimo quel vestito, nel sogno di ricavarne, un
giorno, una pianeta da regalare a un figlio prete. È forse l’immagine che sintetizza
meglio l’ideale di vita di Gianna Beretta Molla, la madre di famiglia beatificata il 24
aprile 1994, che ha preferito morire piuttosto che sopprimere, per salvarsi, la figlia che
portava in grembo, la quarta del suo felice matrimonio con l’ingegner Pietro Molla. Di
lei è noto soprattutto questo gesto, il sacrificio totale di sé alla creatura che si stava
formando nel suo seno. Meno noto è l’impegno di donna, di cattolica fervente e attiva,
di medico, di madre e di moglie che ha caratterizzato un’esistenza che è stata sì molto
devota, ma anche assolutamente normale e piena di gioia.
«Non mi sono accorto di aver avuto accanto una santa», dice oggi l’ingegner Molla,
85 anni, che ancora si emoziona ricordando la moglie. «Adesso, ripensandoci, sento
profetiche le parole di don Giuseppe Beretta, fratello di Gianna. al nostro matrimonio,
che la invitavano alla santità. Eppure stando al suo fianco non me ne accorgevo. Anzi,
Gianna mi ha insegnato a vivere meglio.
Quando ci siamo fidanzati io avevo avuto ben poca vita sociale, al cinema ci sarò stato
in tutto tre volte. E lei mi ha detto: “Eh no, mica giusto. bisogna cambiar sistema,
andare ai concerti, alla Scala, a teatro, al cinema”. Sciava, dipingeva, suonava il piano,
le piaceva ballare, si truccava. Quando entrava in sala parto aveva le unghie laccate.
Era una santa. Ma una santa contenta» .
E così una donna innamorata della vita è diventata famosa in virtù della sua morte.
Aveva già tre figli, Gianna, quando durante la quarta gravidanza, nell’estate del 1961,
le scoprirono un grosso fibroma uterino. Gli specialisti le prospettarono tre scelte:
asportazione del fibroma e dell’utero, il che le avrebbe salvato la vita, sacrificando
però quella del concepito; asportazione del fibroma e interruzione della gravidanza,
cosa che le avrebbe permesso di avere altri figli; infine, asportazione del fibroma
facendo tutto il possibile per non interrompere la gravidanza. Lei scelse quest’ultima
strada che, da medico, sapeva essere per lei molto pericolosa. Una mattina,15 giorni
circa prima del parto, mentre stavo per andare in fabbrica, quasi per caso Gianna mi
disse: “Se dovrete decidere tra me e il figlio scegliete il figlio”. E ha ripetuto la stessa
cosa altre volte, anche al professore che stava per operarla, raccomandandogli di fare
molta attenzione per salvare la gravidanza.
“Era una famiglia molto religiosa”, spiega monsignor Antonio Rimoldi, professore
emerito di Storia della Chiesa alla Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale e autore
della biografia della Beretta Molla per la causa di beatificazione. «Ma la Gianna era una
ragazza normalissima, buona e allegra, un po’ pigretta. Poi, verso i 15 o 16 anni. la
conversione. A quel punto la sua spiritualità prende il volo. «Frugando tra le sue carte”,
racconta Rimoldi. «abbiamo trovato il suo messalino quotidiano, tutto consunto, si
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vede che l’ha usato moltissimo. Gianna è venuta a contatto con la Parola. di Dio
conservata nella liturgia e l’ha masticata profondamente».
Dopo il ginnasio, un liceo brillantissimo. Quindi l’università (due anni a Milano, la
laurea a Pavia, infine la specializzazione in pediatria a Milano. Poi la pratica di medico,
di base in ambulatorio a Mesero e pediatra all’asilo nido di Ponte Nuovo di Magenta. E
intanto l’impegno di cristiana fervente, culminato negli anni spesi nell’ Azione cattolica
di Magenta «Dobbiamo pregare con fede, con speranza, con carità. Con umiltà, con
devozione e con riverenza... Persino il lavoro può essere preghiera», scriveva alle sue
ragazze, alle quali offrì questo programma di vita spirituale: «Preghiere mattina e sera,
eseguite bene, non a letto, ma in ginocchio e in raccoglimento. Santa Messa, pratica
insostituibile, impareggiabile. Santa Comunione, possibilmente. Massima libertà:
deve riceverla chi se la sente, chi comprende cosa vuoI dire. Meditazione, almeno
dieci minuti. Visita al SS. Sacramento. Santo rosario: senza l’aiuto della Madonna, in
Paradiso non si va».
«Era una donna forte, una cristiana coerente ma non bigotta», dice Rimoldi. «Era fuori
dagli schemi. In tempi in cui l’Azione cattolica vietava alle ragazze il trucco del viso,
lei si truccava, ci teneva a presentarsi bene, per la sua dignità di donna. Da ragazza
Gianna pensava di recarsi in missione anche lei, come medico laico. Ma dopo l’incontro
con Pietro Molla capì che la sua vocazione era un’altra. «Sulle prime era confusa»,
sottolinea Rimoldi. «Così presentò il problema al suo confessore, monsignor Enrico
Ceriani, il quale le rispose: “Se le ragazze brave non si sposano, e si sposano solo
le cervellone, che famiglie avremo? Faccia una novena, rifletta e decida”» Lei fece
una novena, rifletté e decise di sposare il suo Pietro. Anche questa scelta denota una
grande fortezza, perché in un certo senso infrangeva i suoi sogni di ragazza. Ma una
volta deciso, non ebbe dubbi: Gianna era felice di essere moglie e madre” ,”Gianna ha
vissuto sempre nell’amore di Gesù”, continua monsignor Rimoldi, «che si manifesta in
primo nella sua ultima settimana di vita: non ha voluto calmanti per essere presente
fino alla fine, si è sentita in croce con Gesù. E in mezzo al]e sofferenze ha raggiunto
il vertice della mistica più volte in quel letto d’ospedale l’hanno sentita dire “Gesù, ti
amo, dammi la forza”. Ma la sua morte non aggiunge niente, la santità di Gianna è la
santità quotidiana di una donna normale. Nel corso della causa di beatificazione è stato
documentato anche un miracolo, in favore di una donna brasiliana che stava morendo
dopo un parto cesareo, per la quale una suora aveva pregato Gianna. Ma un vero
miracolo è stato la sua vita».
Una vita condotta nell’umiltà e nella riservatezza, sottolinea il marito. «Dei suoi scritti
non sapevo niente, li ho trovati per caso nella vecchia casa dei Beretta. Leggendoli ho
capito da dove veniva la forza di Gianna. E ho capito anche che è stata un’antesignana
nel modo di vivere con gioia la fede. Tutto per lei era dono di Dio. E della fiducia nella
Provvidenza aveva fatto il perno della sua vita. Anche negli ultimi giorni continuava a
pregare e a sperare che il Signore le concedesse di vivere ancora. Le piaceva stare al
mondo, tanto che un mese prima di morire mi chiese di portarle da Parigi dei cataloghi
di moda, perché voleva qualche vestito nuovo. Il suo sacrificio non l’ha fatto per
andare in Paradiso, ma per amore verso la sua creatura. L’ha aiutata questa enorme
fiducia nella Provvidenza: si rendeva conto che se fosse morta avrebbe lasciato quattro
figli, ma sapeva che per il bimbo che aveva in seno era assolutamente indispensabile,
mentre per gli altri era necessaria, ma non indispensabile. A loro avrebbe pensato la
Provvidenza».
«Forse il motivo di questo interesse sta nel fatto che era una madre di famiglia», dice
Pietro Molla. Ma forse, a conquistare tanti cuori in tutto il mondo è anche il sorriso di
Gianna, che appare in tutte le fotografie che sono rimaste di lei. «Sorrideva sempre»,
ricorda commosso il marito, «il sorriso ce l’aveva nell’anima. Gianna era una donna
serena, una santa contenta».
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GIOCHI – TEST
COME MAI CI SIAMO RITROVATI INSIEME?
Tempo: 60 minuti
Modalità: Ognuno lavora individualmente e deve rispondere alle domande che gli
verranno poste al posto del partner, pensando a cosa il partner risponderà. Poi ci
si trova in assemblea e una coppia alla volta viene fatta sedere in centro e mentre
l’animatore legge le domande i due ascoltano le risposte che ha dato l’altro.
Gioco: Preparare dei foglietti riportando abitudini e modi di fare ai quali ognuno è
invitato a rispondere al posto del partner:
•
•
•
•
•
•
La prima cosa che mi è piaciuta di lui/lei
Ci siamo messi insieme perché…
Provo a descrivere il momento che mi ha fatto perdere la testa
Quando penso a lui/lei, la prima cosa che mi viene in mente è
La mia canzone preferita è
Se fossi un fiore sarei
FILMS
Schede tratte dal sito www.acec.it
SCELTA D’AMORE - LA STORIA DI HILARY E VICTOR * (DYING YOUNG)
Soggetto: Hilary O’Neil, un’avvenente giovane di cultura elementare, dopo aver
sperimentato la convivenza con un uomo del quale ha scoperto l’infedeltà, desiderosa
di essere economicamente indipendente, riesce a farsi assumere come infermiera dal
miliardario californiano Richard Geddes per assistere il ventottenne figlio di questi.
Victor, da dieci anni ammalato di leucemia e soggetto a terribili periodiche crisi causate
dalla cura chemioterapica. Dapprima atterrita poi mossa a pietà, Hilary viene coinvolta
in una vicenda sentimentale che culmina con una fuga a due in un villaggio di pescatori:
qui i giovani vi trascorrono giornate di svago e d’amore. Poiché ha interrotto la terapia
anzitempo, Victor con la morfina tenta di nascondere il dolore che lo ha assalito di
nuovo: traumatica è la scoperta dell’inganno da parte di Hilary, che telefona disperata
al padre di Victor perché lo faccia ricoverare in ospedale. Per convincere Victor a fare
la cura. Hilary, che ama sinceramente lo sfortunato giovane, gli promette che resterà a
lui vicina nel bene e nel male.
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Valutazione: il profondo amore che unisce i due giovani e la coraggiosa decisione della
donna di dedicarsi alla difficile assistenza del malato per dargli, con la sua presenza, il
coraggio di lottare per contrastare la cruda malattia, danno al film una valenza positiva.
Efficace l’interpretazione dei due attori.
MOONLIGHT MILE - Voglia di ricominciare (Moonlight Mile)
Soggetto: Inizio degli anni ‘70 nel New England. La data del matrimonio tra Joe Diana
stava ormai per avvicinarsi, quando la morte della ragazza in un tragico incidente ha
interrotto tutto all’improvviso. Ora Joe non ha il coraggio di lasciare la casa dei genitori
di lei, Ben e JoJo, e resta a vivere con loro in una camera nella mansarda. Padre e madre
cercano di reagire, ma in modo diverso, ora rabbioso ora rassegnato. Joe fa di tutto
per proporsi come il marito che avrebbe dovuto essere e che loro due si aspettavano:
aiuta Ben a cercare di far condannare il colpevole contro gli intoppi della burocrazia;
lo segue in alcune attività commerciali che vuole intraprendere. Succede però che Joe
rivede di nuovo Bertie, sua precedente amica, e a lei confida che lui e Diana in realtà
si erano lasciati tre giorni prima dell’incidente decidendo di non sposarsi più. Qualche
tempo dopo, di notte, Joe esce di casa, va all’ufficio postale dove risiede Bertie, e tra i
due riprende la passione di un tempo. Quando torna a casa, JoJo é ad aspettarlo e gli
dice che ha capito che non si sarebbero sposati. A questo punto Joe fa saltare l’affare
che Ben aveva in corso, e poi, al processo in tribunale, depone dicendo la verità sul
rapporto con Diana. Ormai ogni legame con il passato é reciso.
Valutazione Pastorale: Un dramma ‘da camera’, quasi un testo teatrale sulle
inquietudini di un’America anni ‘70 tesa e insicura. La cornice storica ha un peso non
secondario: c’é una guerra in corso (in Vietnam) che crea tanti lutti, ossia tanti ‘vuoti’
innaturali difficili da colmare. E’ l’assunto tragico in base al quale non é possibile che
i figli muoiano prima dei genitori. Vuoti dunque ossia buchi profondi che perdita di
equilibrio, di sicurezza in se stessi, di capacità di riconoscimento. L’elaborazione del
lutto avviene, in modo molto ‘americano’, secondo il percorso del confronto prima con
se stessi e poi con la concretezza della vita che in ogni caso va avanti. La presenza di
Joe diventa il punto centrale con cui fare i conti. Liberarsi la coscienza e mettere avanti
la verità diventa la premessa indispensabile per progettare un altro futuro. Tra qualche
manierismo un po’ letterario, emergono alcune notazioni che sanno di autenticità
e, pur mancando un accenno alla compassione e ad una prospettiva più ampia del
dolore terreno, costruiscono un ventaglio di situazioni realistiche, possibili, sofferte.
Film interessante che, dal punto di vista pastorale, é da valutare come accettabile e
nell’insieme problematico.
LA STRADA VERSO CASA (Wo de fu qin mu qin (The road home))
Soggetto: Luo Yusheng, uomo d’affari che lavora in città da molti anni, torna nel luogo
natale nella Cina del nord per il funerale del padre, già maestro del villaggio. L’anziana
madre vuole che le antiche tradizioni per la cerimonia funebre siano mantenute e così
Luo, mentre si impegna per rispettare quel desiderio, ripensa ai racconti sentiti da
ragazzo sul fidanzamento dei genitori. Suo padre, Luo Changyu, arrivò nel villaggio
come nuovo maestro e ben presto si innamorò di Zhao Di, che viveva con la madre
cieca. La ragazza lo ricambiava e, quando tra i due sembrava avviarsi una relazione,
Changyu fu richiamato in città per non meglio precisati problemi politici e i due rimasero
lontani per oltre due anni. Avuto il permesso di riprendere a fare il maestro, Changyu
era tornato in paese. Lui e Zhao Di, più che mai innamorati, si erano finalmente sposati
e non si erano più lasciati. Ora il figlio Luo si offre di pagare le persone che, secondo la
tradizione, dovranno portare a piedi la bara del padre per molte miglia, dall’ospedale
al luogo del villaggio in cui sarà sepolto. Il giorno del funerale tantissimi ex alunni
dell’uomo si presentano e spontaneamente si ofrono di portare la bara senza alcun
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compenso. Prima di tornare in città, Luo dapprima propone alla madre di andare con
lui, ma lei rifiuta. Poi onora anche l’ultimo desiderio del padre e per un giorno insegna
simbolicamente nella scuola del villaggio.
Valutazione Pastorale: Autore di tanti titoli importanti dell’ultimo decennio, che hanno
raccolto allori nel principali festival del mondo e hanno permesso di aprire molte finestre
per una migliore conoscenza dell’impenetrabile ‘Pianeta Cina’, Zhang Yimou propone
in questa occasione una storia tanto facile e lineare all’apparenza quanto delicata e
profonda nei dettagli e nelle sfumature. Un innamoramento, fatto di timidi sguardi e
di incerti approcci, l’esplodere dell’amore, la separazione misteriosa e non spiegata, il
ricongiungimento in un equilibrio affettivo pieno e totale. Tutte queste fasi hanno ritmi
lenti, il tempo del sentimento non è mai ozioso, cresce a poco a poco, arricchisce le
persone che lo vivono. Il confronto tra il ‘vecchio’ e il ‘nuovo’ é stridente ma va affrontato
senza paura. La ritualità del funerale, la strada da percorrere con la bara intesa come
desiderio di eternità, di prosecuzione delle tradizioni, il senso di riconoscenza degli
ex alunni sono tutti momenti che scandiscono un bisogno di memoria e di valori che
comunque non possono essere persi. Girato cromaticamente in due parti (a colori
quella dei ricordi felici, in b&n quella dell’oggi grigio e problematico), il film ha quindi
toni dolenti ma anche di denuncia. Il regime di Pechino ha osteggiato la realizzazione,
e tutta la parte relativa all’improvviso richiamo del maestro é stata tagliata. Tuttavia il
significato resta chiaro, con la contraddizione tra un indottrinamento educativo imposto
dall’alto e un rapporto di fiducia, di stima, di affetto che invece si stabilisce tra alunni e
maestro negli sperduti paeselli dello Stato. Film di grande sostanza che propone anche
frequenti agganci a temi di fede (il dialogo finale tra la vecchia madre e il morto). Dal
punto di vista pastorale, il film è da valutare come raccomandabile, e poetico nel taglio
lirico che caratterizza il racconto.
SCHEDA BIBLICA
salmo 139
Introduzione:
Non senza motivo, questo salmo ha trovato una vasta eco in varie rielaborazioni
poetiche che il tesoro dell’innologia cristiana si è prodotto. Anche oggi le sue parole sono
provate come classica testimonianza di quello che la teologia delimita con i concetti di
onnipresenza, onniscienza e onnipotenza di Dio. Perché qui in una più ampia cornice
si esprime una delle questioni antropologiche che sono poste di continuo ed a cui si
tenta di rispondere ogni volta che la relazione tra Dio e l’uomo ha occupato il pensiero
dell’uomo. Perciò non è stupefacente che, in specie tenendo conto della generalità
in cui si pone la questione, ci provengano idee analoghe anche al di fuori dell’Antico
Testamento, soprattutto presso gli induisti (cfr. Atharwa Veda 4,z6), ma anche presso
i Cananei e Greci e nell’islam, senza che se ne possa dimostrare la dipendenza esterna
quanto a fonti letterarie.
Rispetto ai paralleli, il salmo fa riconoscere la sua peculiarità anticotestamentaria, in
specie perché esso si muove non in una fredda concettualità di costituzione di idee
teologiche, ma nella sfera dell’esperienza personale della realtà di Dio, nella quale il
poeta vede inserita tutta la sua esistenza. Non per caso egli riveste i suoi pensieri nella
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originale forma mista di inno e supplica, e parla di Dio interpellandolo sulla base del
rapporto personale «io-tu», e non nella forma di proposizioni obiettive ad altri su Dio.
Perfino dove riflessioni concettuali fanno saltare la cornice dell’inno, il poeta non scivola
nelle vie di un pensiero astrattamente filosofico, ma ragiona sotto il segno premonitore
della sua esistenza determinata da Dio. Questo alle sue parole dona quei vivaci e
freschi colori, che ancora oggi interpellano immediatamente il lettore. …
Partendo da un’esperienza personale di Dio, le idee del canto si muovono in sezioni di
significato a sé, tuttavia non arti colate stroficamente, benché si trovino tra di esse
in stretta connessione. I vv. 1-6 parlano dell’onniscienza di Dio; i w-7-1 2 della
sua onnipresenza; i vv. 3-16 della sua onnipotenza; i vv. 17-18 concludono la
riflessione sulla natura di Dio con l’ammissione dell’umana incapacità di comprendere
la grandezza di Dio. Non senza connessione con l’intero problema, nei vv. 1922 segue una supplica per la distruzione degli empi, e í vv.23-24 portano come
clausola una supplica personale perché Dio metta alla prova e guidi lui, l’orante.
(A WEISER, I Salmi, Paideia, Brescia, 1984, p.820-822)
Dietro la storia di ogni persona e di ogni coppia c’è la mano di Dio: Il Salmo diventa
allora una guida per rileggere in questa chiave tutta la propria storia.
Attività:
Si può pregare il Salmo a cori alterni (maschi e femmine) e poi lasciare spazio per una
risonanza dei versetti che hanno colpito di più
Sal 139
Signore, tu mi scruti e mi conosci,
2 tu sai quando seggo e quando mi alzo.
Penetri da lontano i miei pensieri,
3 mi scruti quando cammino e quando riposo.
Ti sono note tutte le mie vie;
4 la mia parola non è ancora sulla lingua
e tu, Signore, già la conosci tutta.
5 Alle spalle e di fronte mi circondi
e poni su di me la tua mano.
6 Stupenda per me la tua saggezza,
troppo alta, e io non la comprendo.
7 Dove andare lontano dal tuo spirito,
dove fuggire dalla tua presenza?
8 Se salgo in cielo, là tu sei,
se scendo negli inferi, eccoti.
9 Se prendo le ali dell’aurora
per abitare all’estremità del mare,
10 anche là mi guida la tua mano
e mi afferra la tua destra.
11 Se dico: “Almeno l’oscurità mi copra
e intorno a me sia la notte”;
12 nemmeno le tenebre per te sono oscure,
e la notte è chiara come il giorno;
per te le tenebre sono come luce.
13 Sei tu che hai creato le mie viscere
e mi hai tessuto nel seno di mia madre.
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14 Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;
sono stupende le tue opere,
tu mi conosci fino in fondo.
15 Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
intessuto nelle profondità della terra.
16 Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi
e tutto era scritto nel tuo libro;
i miei giorni erano fissati,
quando ancora non ne esisteva uno.
17 Quanto profondi per me i tuoi pensieri,
quanto grande il loro numero, o Dio;
18 se li conto sono più della sabbia,
se li credo finiti, con te sono ancora.
23 Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore,
provami e conosci i miei pensieri:
24 vedi se percorro una via di menzogna
e guidami sulla via della vita.
Scheda:
Si può rispondere alle domande prima individualmente e poi in coppia e poi con una
risonanza in gruppo.
1. Quale visione ho della mia/nostra storia personale: è un caso, un destino o dono
della Provvidenza di Dio?
2. Sono contento di ciò che sono/siamo o che ho/abbiamo? Riesco a far mie/nostre le
parole del salmista: “Ti lodo perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le
tue opere”?
3. Quali sono i momenti belli e brutti che ci hanno accompagnato? C’è un senso al loro
interno? Come sono significativi per il presente?
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CONOSCERSI
2-Maschio e femmina li creò
Dio creò l’uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò;
maschio e femmina li creò.
(Gn 1,27)
Questo cassetto è destinato a stimolare una conoscenza più approfondita tra le coppie
di innamorati, e soprattutto tra gli stessi innamorati. Proprio a partire dal brano della
Genesi si può comprendere come la diversità costituisca un dono e una ricchezza. E’
dalla scoperta e dall’approfondimento del maschile e del femminile della coppia che
la stessa ha la possibilità di crescere e di arricchirsi giorno dopo giorno. La coppia
è chiamata a fare fatica, a sviluppare quel dialogo e quelle forme di comunicazione
che permettano innanzitutto di comprendere le rispettive sensibilità e le peculiarità
di ciascuno. Dal dialogo nasce la conoscenza, dalla conoscenza nasce il rispetto dei
ritmi di ognuno, di tutto quel mondo di particolarità, hobby, manie, che costituiscono
l’originalità di ogni persona umana e la cui conoscenza costituisce la prima vera sfida da
vincere per ogni coppia che voglia veramente essere tale. Come in un puzzle l’unione
di pezzi diversi crea una figura unitaria, così i giovani innamorati sono chiamati ad
operare la cernita dei “pezzi” della loro vita capaci di combaciare, per dare vita giorno
dopo giorno al miracolo dell’amore.
Obiettivo:
Con la presente scheda si vogliono fornire alcuni strumenti che possano aiutare le
coppie a scoprire le differenze che li contraddistinguono come uomo, come donna e
come singoli all’interno del loro rapporto e a scoprire che la loro unione è chiamato a
diventare immagine di Dio.
“Il fatto stesso che si nasca o uomini o donne dice il nostro limite: non bastiamo da soli,
non bastiamo a noi stessi, ma siamo fatti per l’altro, per l’incontro, per il dialogo. Dice
però anche la nostra grandezza: l’incontro è possibile, è possibile uscire dalla solitudine
e amare. In questo incontro siamo anche portatori di un dono specifico: essere uomo e
essere donna costituiscono due modalità di amare, di pensare, di agire, che chiedono
complementarietà e sono vicendevole ricchezza.” (CDG/2 pag. 329)
PREGHIERE
Davanti all’amore
Forse che le differenze, le distinzioni, le diversità
ti divertono, Signore?
Perché nell’infinito gioco della vita
non ci vuoi uno uguale all’altro, Creatore buono?
Ai nostri occhi le differenze sembrano lustrini che ci attirano
e, come bambini, talora le vorremmo tutte, per trattenerle.
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O per essere sicuri di non avere di meno.
Quante volte, Signore, ho desiderato di non essere io
in questo corpo
in questa storia
in questi limiti.
E andavo in giro con il motore acceso dell’invidia
per veder se potevo rapinare qualcosa
di quelli che avevano successo.
Ma poi è arrivato il tuo messaggero
si, è arrivato lui
si, è arrivata lei
a dirmi, nel gesto dell’amore:
è bene che tu sia come sei
per me sei unica
per me sei unico.
E’ questo che mi ha detto il tuo messaggero
tu, che sei Amore, tratti ogni diversità come unicità.
Ciascuno è unico
ora lo so,
davanti all’Amore.
(M. Zattoni Gillini)
CANZONI
… nel momento della conoscenza non vi è subito la percezione delle diversità tra uno
e l’altro, tutto sembra uguale e in sintonia…
Le cose in comune - Daniele Silvestri
Le cose che abbiamo in comune sono 4.850
le conto da sempre, da quando mi hai detto
“ma dai, pure tu sei degli anni ‘60?”
abbiamo due braccia, due mani ,due gambe, due piedi due orecchie ed un solo
cervello
soltanto lo sguardo non è proprio uguale perché il mio è normale, ma il tuo è troppo
bello [...]
Le cose che abbiamo in comune sono facilissime da individuare
ci piace la musica ad alto volume fin quanto lo stereo la può sopportare
ci piace Daniele, Battisti, Lorenzo le urla di Prince, i Police
mettiamo un CD prima di addormentarci e al nostro risveglio deve essere lì
perché quando io dormo... tu dormi quando io parlo... tu parli
quando io rido... tu ridi quando io piango... tu piangi
quando io dormo... tu dormi quando io parlo... tu parli
quando io rido... tu ridi quando io piango... tu ridi
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Le cose che abbiamo in comune sono così tante che quasi spaventa
entrambi viviamo da più di vent’anni ed entrambi, comunque da meno di trenta
ci piace mangiare, dormire, viaggiare, ballare sorridere e fare l’amore
lo vedi, son tante le cose in comune che a farne un elenco ci voglio almeno tre ore...
ma...
Allora cos’è cosa ti serve ancora, a me è bastata un’ora...
“Le cose che abbiamo in comune!”, ricordi sei tu che prima l’hai detto
dicevi “ma guarda, lo stesso locale le stesse patate , lo stesso brachetto!”
e ad ogni domanda una nuova conferma un identico ritmo di vino e risate
e poi l’emozione di quel primo bacio le labbra precise, perfette, incollate
Abbracciarti, studiare il tuo corpo vedere che in viso eri già tutta rossa
e intanto scoprire stupito e commosso che avevi le mie stesse identiche ossa
e allora ti chiedo, non è sufficiente? cos’altro ti serve per esserne certa
con tutte le cose che abbiamo in comune l’unione fra noi non sarebbe perfetta?
Quando io dormo... tu dormi quando io parlo... tu parli
quando io rido... tu ridi quando io piango... tu piangi
quando io dormo... tu dormi quando io parlo... tu parli
quando io rido... tu ridi quando io piango... tu ridi... ma...
Allora cos’è cosa ti serve ancora, a me è bastata un’ora...
Le cose che abbiamo in comune sono 4.850
le conto da sempre, da quando mi hai detto “ma dai, pure tu sei degli anni ‘60?”
abbiamo due braccia, due mani ,due gambe, due piedi due orecchie ed un solo
cervello
soltanto lo sguardo non è proprio uguale perché il mio è normale, ma il tuo, oh: è
troppo bello!
troppo bello!
Quando io dormo... tu dormi quando io parlo... tu parli
quando io rido... tu ridi e quando io piango... tu ridi... troppo bello!
TESTI
Il problema è che erano diversi. Frase banale, in fondo tutti sono diversi gli uni dagli
altri. No, il problema è che loro erano più diversi rispetto a tutti gli altri che sono diversi
gli uni dagli altri.
Entrambi coraggiosi, entrambi esuberanti, la loro storia era un tira e molla fra i loro
due modi di essere, in cui l’uno cercava di adattarsi all’altro, per poi ritornare più
fortemente di prima sulle proprie posizioni.
Sabina era convinta che per Max ci volesse una ragazza ‘inesperta’ in amore, mansueta
e che si fidasse di lui ciecamente, intelligente, ma non troppo...
Del resto, il suo uomo ideale era forse un ambizioso professionista, medico o notaio
o commercialista, che poteva competere con lei sul piano dell’impegno profuso nello
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studio e nel formarsi un futuro. Ed invece? Sabina e Max. Due mondi che si scontrano
con forza e si ammaccano, si piegano, rotolano e si accendono.
Lui, invece, si era innamorato al solo vederla, l’aveva amata ogni giorno di più e gliela
aveva dimostrato in tutti i linguaggi. Il suo scopo era quello di farla stare bene, farla
ridere, farla godere, farla sentire la più bella, la migliore di tutte le creature.
E lei, lei si era innamorata a fuoco lento, aveva assaporato la passione fisica per la
prima volta, la pace interiore per la primissima volta.
Ma, dopo due anni di risate, giri di notte, vacanze con gli amici, sere a lume di candela,
litigi rari e furibondi, riavvicinamenti imprevedibili, ecco che la diversità irrompeva nel
loro rapporto come un lampo di luce che squarcia a metà l’omogeneità di un cielo tutto
nero.
Alcuni dicevano: “Io non ho mai visto una coppia più affiatata di voi due”; molti altri,
con tono fermo ed occhi sicuri dicevano: “Io non credo nella vostra storia, siete troppo
diversi”.
Mille dubbi nella testa, la paura di aver preso un abbaglio, il brutto presentimento che
la gente avesse ragione; fra loro non avrebbe potuto funzionare, la voglia di buttare
tutto all’aria e la voglia contraria di ricostruire, sperare e credere. Perché non capiva
che sarebbe bastato amarlo! Non che non lo amasse, ma io dico amarlo veramente,
pensare a lui per lui, pensare a loro come un unione, non staccarsi e allontanarsi
appena qualcosa non andava secondo i progetti.
In questo, Sabina era tutta sbagliata, egoista e perfezionista, esigente nella sua fragilità
di alcuni momenti, ora guardava il telefono muto, temendo che questa volta lui si fosse
incazzato sul serio.
Finalmente il nonno fu pronto a ricevere Sabina. Erano quattro giorni che lei sentiva il
bisogno di vederlo, ma lui, a causa della chemio, stava troppo male per farsi vedere da
lei, lei che era sensibile, lei che gli voleva troppo bene.
Cme nelle situazioni più paradossali fu lui, ottantacinque anni, tumore allo stadio
più avanzato, a fare prima, a rivolgerle la domanda. “Bene nonno, tu piuttosto, ti
trovo benone, sei sempre bellissimo...”. “No, nipotina, non mi inganni, che c’è? So che
qualcosa ti turba, lo vedo che c’è un velo di preoccupazione nei tuoi occhi; avanti, come
va con Max?”. Lei avrebbe voluto rassicurarlo, ma in realtà aveva bisogno di parlarne
con lui, aveva bisogno di sentire che almeno lui benediva e approvava la loro unione,
ora aveva bisogno di lui. “Nonno, il fatto è che siamo diversi, tanto diversi, questo a
volte ci allontana.
Lui la interruppe, la guardò come chi ormai vedeva tutto dall’esterno, tutto piccolo,
tutto passato.
Lei meritava una risposta sincera ma tranquillizzante e lui, così le disse: “Tesoro, non
crearti dei patemi d’animo, sei così giovane. Non prendere decisioni affrettate...Certo la
diversità è un arma a doppio taglio: potreste scannarvi e dirvi addio, oppure diventare
complementari in maniera perfetta”.
‘Complementari in maniera perfetta’, questa immagine non usciva più dalla mente
di Sabina, era quello che voleva raggiungere, era quel discorso di libertà che voleva
sentire, era mano macchiata e stanca che voleva stringere.
Era novembre e, neanche si erano accorti, Sabina e Max, che le giornate erano brevi
ormai come i loro attimi sereni. …
Povero Max, si era innamorato proprio di lei che non lo apprezzava; così non si sentiva
amato e camminava per strada a testa alta, per non far vedere di sentirsi avvilito;
certo, lui ne era sicuro, lei prima o poi avrebbe avuto fiducia in lui, nelle sue risorse,
nelle sue qualità.
Invece, era un sabato pomeriggio, Max era tornato a casa dopo una partita di pingpong con un amico, quando squillò il telefono, era Sabina, più dolce del previsto, visto
il periodo, che gli domandava particolari sulla partita ed altro ancora, palesemente con
l’intento di prendere tempo.
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Max sentì nell’aria qualcosa che lo disorientava, avvertì come un presentimento oscuro
e, piano piano, capì che lei iniziava a parlare di sentimenti incerti, di rapporti che
vengono portati avanti solo per paura, di mancanza di punti di vista in comune e, dopo
tante parole, che Max sentiva precipitargli sul collo come stalattiti aguzze, la interruppe
dicendo: “ Amore, spiegati meglio, che vuoi dire?”.
Lei rispose: “Max, voglio dire che è finita. Ma non ti rendi conto che non posso renderti
felice?, lo sai che vivo di dubbi ormai da molto tempo, lo sai che il sentimento non
basta?, ci vuole una conferma quotidiana per stare insieme e poi che...”. E mentre lei
continuava a parlare concitatamente, Max iniziò a sentire solo un forte rombo nelle
orecchie, improvvisamente la sua gola diventò secca, non riusciva a sentire niente; era
in piedi con il telefono stretto nella mano, la testa gli girava vorticosamente, si sedette
sul letto, pensava: “non ‘ possibile senza Sabina, la mia vita senza Sabina, no, non è
possibile, non è possibile...”. “Max, ci sei o no! Sembra che sto facendo un monologo, ti
giuro che non è facile nemmeno per me, io forse riesco a parlare così solo perché non
ti vedo, sai al telefono è più facile, ma ho paura di cambiare idea, insomma, vuoi dire
qualcosa?”.
Max non aveva molto da dire, ma alla fine cercò di far uscire qualche parola: “Io vedo
solo che tu sei riuscita a parlare tanto ed io non riesco a dire niente. Non riesco ad
abituarmi all’idea di stare senza te, con tutti i tuoi dubbi. Forse ho paura che senza di
te potrei accorgermi di stare meglio”. Quest’ultimo pensiero fu quello che colpì di più
Sabina: lei aveva messo tutto sulla bilancia, ma non aveva mai pensato di poter stare
meglio senza di lui, questa era una follia. Ma non fece trapelare il suo sgomento, anzi
ribadì: “Max, è proprio finita”.
RIFLETTIAMO
“Sono anni che stiamo assieme ed hai capito talmente poco di me… della mia vita”.
Quante volte nei litigi di coppia si sente questa frase. Non sono sufficienti alcuni anni
trascorsi assieme per capire l’altro…forse nemmeno una vita intera. Spesso si tende a
cristallizzare l’altro in un’immagine priva di difetti o a cogliere nell’altro soltanto quello
che è utile e piacevole. Il resto interessa di meno. La sua vita interiore, i suoi desideri,
la sua sensibilità, i suoi progetti, le sue delusioni, le amarezze … restano nell’ombra.
“Noi due siamo del tutto diversi e sinora siamo andati d’accordo così bene solamente
perché non ci siamo compresi affatto” (E. M. Remarque). Ma questa mancata
comprensione prima o poi viene a galla e crea fratture.
LE RAGIONI DELL’ALTRO
Nei momenti di conflittualità le persone spesso si sentono come “monadi senza
finestre”, mondi di vita impenetrabili in cui nemmeno la persona amata riesce veramente
ad entrare … e si finisce col lottare per imporre la propria idea e cambiare l’altro o col
far finta di niente, rassegnandosi a condividere una solitudine a due.
E’ importante capire che le ragioni dell’altro prima di essere idee, parole, azioni sono
pezzi di vita. Ci differenziano completamente la sessualità, la biografia familiare e
personale, il contesto umano e sociale di sviluppo.
IO, IO, IO ED ANCORA IO
Per capire l’altro partiamo sempre dal nostro “io”, perché tendiamo sempre a conoscere
ed interpretare gli altri secondo i nostri schemi mentali, i nostri vissuti esistenziali,
la nostra sensibilità. Tra noi e la persona amata c’è sempre una lente che è tutta la
nostra vita. E questa lente può deformare o addirittura rendere l’altro non conoscibile.
L’espressione “non ti capisco” o “il tuo modo di pensare è totalmente diverso dal mio”,
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“non possiamo capirci perchè apparteniamo a due mondi diversi” sono dichiarazioni
aperte di questa incomunicabilità generata dall’altrui diversità. E’ come se fossimo
uno specchio in cui si riflette il nostro volto, anziché il volto dell’altro. Dobbiamo
invece diventare come un vetro limpido che lascia trasparire, che fa vedere il volto
dell’altro. Se l’uomo e la donna non sanno cogliere il mistero della persona e non sanno
coinvolgersi in un progetto comune, si sentiranno sempre più disturbati dalla diversità
fino a rifiutarla. Ciò che all’inizio attrae diventa fatica e disagio da sopportare.
CI INTERROGHIAMO PRIMA SINGOLARMENTE E POI A COPPIE
•
Quali sono le diversità dell’altro che più mi danno fastidio, mi mettono a disagio,
che faccio fatica ad accettare?
•
Quali sono le diversità che più mi aiutano a crescere?
•
Quali sono gli aspetti del partner che credi di conoscere? Quali quelli che vorresti
conoscere meglio?
•
Quando scopro che l’altro è “altro”, diverso da me, quali sono i primi e più
spontanei sentimenti che provo?
•
In cosa vorremo cambiare per testimoniare all’altro il nostro amore e quali
difficoltà incontriamo in noi stessi per realizzare questo cambiamento?
•
Preferisco condividere ogni istante della mia vita con l’altro o preferisco avere
e lasciare lo spazio per gli interessi e le passioni personali?
IN GRUPPO
(tale confronto è particolarmente indicato per gruppi di persone che siano già affiatati,
in quanto il confronto può risultare difficile; agli animatori, comunque, valutare la
fattibilità di questa discussione)
Proviamo a comunicarci le riflessioni che abbiamo fatto in coppia.
Ad ogni coppia, poi, le altre provano a comunicare la diversità che colgono in loro due.
Non è un gioco al bersaglio ma solo un modo per capire, con un punto di vista esterno,
ciò che ci differenzia… non solo motivo di difficoltà, ma anche di armonia.
ACCETTARE LE DIVERSITA ’… PER CRESCERE LIBERI INSIEME
E’ possibile superare queste difficoltà per giungere a capire le ragioni dell’altro con un
amore vero, sincero, disilluso e coraggioso, teso a costruire e a non abbattersi, che non
immobilizza l’altro in un’immagine fissa che non permette di conoscere la persona, ma
solo l’idea della persona. Accettare le ragioni dell’altro significa spesso rinunciare al
nostro modo di pensare e di agire. Significa rinunciare alle nostre abitudini, tradizioni,
alla nostra sensibilità per entrare nella vita dell’altro. Il nostro egoismo può essere
il grande ostacolo per accettare un modo diverso di pensare, di vedere e di agire.
Significa lasciar spazio all’altro, rinunciando a far prevalere la nostra vita su quella
sua. San Paolo nell’inno alla carità dice che la carità non si gonfia. Gonfiarsi significa
estendere la propria vita e dilatarla al punto di sottrarre spazio all’altro.
Non si tratta di rinunciare a se stessi, ma di trovare sé nell’altro. L’alterità è una grande
ricchezza, che ci scomoda e ci disorienta annullando le nostre certezze, ma che ci
chiama anche fuori dalla nostra terra, da noi stessi. L’altro diventa il mezzo ed il fine per
cambiare e crescere. Non vogliamo più cambiare l’altro, ma essere cambiati dall’altro e
non solo si lascia spazio alla sua vita, ma si giunge a coglierla e a condividerla.
Il cammino per capire le ragioni dell’altro è lungo e faticoso. Suppone un allenamento
della persona alle virtù della relazione, un superamento delle proprie limitatezze e
soprattutto un grande amore. E’ un cammino simile a quello di Abramo, al quale Dio
chiede di uscire dalla sua terra e lasciarsi guidare dalla Sua Parola. Solo l’amore può
operare questo miracolo, perché quando si ama, si giunge ad affidare la propria persona
alla persona di cui ci si fida.
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UN PRIMO FONDAMENTALE SI ALL’ALTRO
“Nell’esperienza di attrazione che l’io prova per l’altro/a ci si trova di fronte a qualcosa
di irriducibile, la differenza sessuale. L’essere maschio è attratto dall’altro modo di
essere umano che è l’essere femmina e l’essere femmina è attratta dall’altro modo di
essere umano che è l’essere maschio. Ciò ha qualcosa di originario. Da sempre questo
altro genera in noi curiosità, stupore, voglia di sapere, ammirazione.
Ma l’io che matura fa esperienza che non esiste la “categoria” maschio o femmina, ma
sempre quell’uomo/quella donna lì con la sua unicità. Nessuno dice: “se tu non fossi
una donna (o un uomo) io non mi sarei innamorato di te”; ma ciascuno dice: “se tu
non fossi quel particolarissimo modo di essere uomo/donna, io non mi sarei sentito
attratto/a da te”.
E così il ragazzo/a dice il primo sì a favore di lei/lui: sì è bene che tu sia la donna/
uomo che sei emersa/o dalla tua storia con tutti i limiti e i difetti, ma anche con la tua
“invenzione” specialissima; tu ha inaugurato un tuo modo di essere donna/uomo che
mi affascina, mi attrae, mi riempie di gioia. Si, è bene che tu sia la donna/uomo che
sei.” (Bonetti - Scalabrini – Zattoni - Gillini Innamorati e fidanzati pag. 33)
•
•
•
Quali sono le caratteristiche del tuo ragazza/o da cui ti sei sentito particolarmente
attratto/a?
Quali sono le caratteristiche che non sei ancora riuscito ad accettare?
Cosa ti fa pensare a lui/lei come ad “un’invenzione specialissima”?
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GIOCHI – TEST
Test lui/lei
CONOSCENZA DI SÉ E DELL’ALTRO
1 - MOMENTO PERSONALE
Questionario: “La conoscenza di sé e dell’altro”
Sono elencate una serie di parole-aggettivi che esprimono alcuni aspetti della nostra
personalità.
Ti chiediamo di segnare con una crocetta nella prima colonna quali di questi aspetti
ritrovi in te mentre nella seconda colonna quelli che ritrovi nel/nella tuo/a partner.
Io Tu
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□ □
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□ □
□ □
Forte
Spirituale
Rigido/a
Ambizioso/a
Protettivo/a
Di larghe vedute
Insensibile
Sensibile
Estroverso/a
Leale
Calmo/a
Criticone/a
Gentile
Realista
Vendicativo/a
Procrastinatore/trice
Generoso/a
Remissivo/a
Intraprendente
Irresponsabile
Timido/a
Io Tu
□ □
□ □
□ □
□ □
□ □
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□ □
□ □
□ □
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□ □
□ □
□ □
□ □
□ □
□ □
□ □
□ □
Fiducioso/a
Sportivo/a
Autonomo/a
Emotivo/a
Fedele
Taccagno/a
Insicuro/a
Egoista
Dipendente
Affettuoso/a
Allegro/a
Pigro/a
Non aggressivo/a
Tenero/a
Logico/a
Romanico/a
Loquace
Irragionevole
Fermo/a
Manipolatore/trice
Lavoratore/trice
Io
□
□
□
□
□
□
□
□
□
□
□
□
□
□
□
□
□
□
□
□
Tu
□
Concreto/a
□
Serio/a
□
Superficiale
□
Idealista
□
Ansioso/a
□
Paterno
□
Prepotente
□
Tollerante
□
Materna
□
Sospettoso/a
□
Socievole
□
Intuitivo/a
□
Riservato/a
□
Aggressivo/a
□
Risoluto/a
□ Spendaccione/a
□
Testardo/a
□
Parsimonioso/a
□
Comprensivo/a
□
Leggero/a
2 - MOMENTO DI COPPIA
a) CONFRONTO DI COPPIA: Dopo aver, ciascuno per conto proprio, lavorato, confrontate i
due questionari e comunicate le vostre scoperte e come vi sentite. Vi suggeriamo di
non scusarvi, come pure di non accusarvi, ma di ascoltarvi con il cuore, aiutandovi l’un
l’altro a trovare le radici di ciò che avete segnato per voi e per il vostro moroso/a in
fatti e situazioni concrete.
b) AL TERMINE DEL CONFRONTO DI COPPIA: Quali aspetti di diversità scoperti, oggi, riteniamo
possano essere elementi di ricchezza per la nostra unione?
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Il gioco
Parlare di sè e individuare le differenze tra “noi due” può essere più difficile di quanto
sembri, per questo vi suggeriamo un piccolo gioco che la coppia, da sola, può fare per
provare a “rompere il ghiaccio”.
“Sovrapponiamo le nostre mani?!?”
Supponiamo di attribuire alle dita della nostra mano destra i seguenti significati:
•
pollice = fisicità
•
indice = sentimento
•
medio = valori
•
anulare = spiritualità
•
mignolo = complicità
A questo punto si consegnano ad ogni ragazzo e ad ogni ragazza una foglio bianco e un
pennarello (di colore diverso l’uno dall’altro) e li si invita a:
•
tracciare sul proprio foglio la sagoma della propria mano destra (da fare ognuno
per conto proprio)
•
scambiarsi i fogli con le sagome disegnate sopra (lui da a lei il foglio con la
propria sagoma e viceversa)
•
disegnare una nuova sagoma (sempre ognuno per conto proprio) su quella
dell’altro/a cercando di sovrapporre maggiormente le dita che corrispondono ai
quegli argomenti che sembrano essere maggiormente condivisi
confrontarsi in coppia, usando i due disegni come base di partenza, sui vari
argomenti rappresentati dalle dita cercando di approfondire le diverse scelte
fatte nel sovrapporre le due sagome.
FILMS
L’UOMO PERFETTO
Soggetto: Lucia, giovane pubblicitaria in un’agenzia di Milano, è innamorata di Paolo
fin dall’infanzia e non riesce ad accettare che Maria, la sua migliore amica, stia per
sposarlo. Dopo una festa, rimasta sola con Paolo, Lucia passa la notte con lui e lo
esorta a lasciare Maria, ma non riesce a convincerlo. Allora contatta un attore ancora
sconosciuto ma di bella presenza, Antonio, con il compito di sedurre l’amica e quindi
di indurla a lasciare libero Paolo. Lucia addestra Antonio a diventare l’uomo perfetto,
insegnandogli tutti i gusti e le preferenze di Maria. Il piano sembra funzionare: Maria
è affascinata da Antonio, mentre Paolo continua a pensare a quella notte con Lucia. La
relazione fra Paolo e Maria comincia a incrinarsi, e alla stesso tempo nasce una simpatia
crescente tra Lucia e Antonio. Tra equivoci e malintesi Antonio scopre, indignato, i piani
di Lucia. Lei, pentita, convince Paolo a tornare da Maria, che ben volentieri accetta di
andare verso il matrimonio e, per di più, organizza un incontro a sorpresa all’aeroporto
tra Antonio e Lucia. I due possono così abbracciarsi e dichiararsi amore reciproco.
Valutazione Pastorale: Dice Luca Lucini, già regista di “Tre metri sopra il cielo”: “E’
una commedia brillante che si sviluppa attorno ad un divertente intreccio d’amore, non
privo di equivoci. Il mio film è tecnicamente il remake di un film spagnolo fortemente
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personalizzato e ri-ambientato a Milano in fase di sceneggiatura...Una volta la motrice
del sentimento era la passione, adesso è qualcosa di più razionale che probabilmente
lascia insoddisfatti...”. Le dichiarazioni sono giuste, il risultato è un prodotto azzeccato,
qua e là esile ma anche misurato, spigliato e coinvolgente. Il punto centrale è
rappresentato dal contrasto tra passione e razionalità. Lucia mette in atto un gioco
razionale, ossia studiato a tavolino, ma poi lei e il suo complice restano vittime della
loro stessa rete, e non possono nè vogliono opporvisi. Insomma la ricerca del vero
amore sembra sopraffatta dalla indecisione affettiva oggi dominante, ma quando uno
meno se lo spetta scocca la scintilla, alla quale bisogna lasciarsi andare. Tutto è detto
nel tono scherzoso della commedia degli equivoci, con dialoghi vivaci e attori molto ben
disposti sullo sfondo di una Milano, città più europea che italiana. Dal punto di vista
pastorale, il film è da valutare come accettabile e nell’insieme brillante.
SCHEDA BIBLICA
Da dove vengono l’essere maschio e l’essere femmina che ho incontrato nella mia
esperienza di te e di me? Un papà, sollevando in alto la sua piccola di tre anni, estasiato
dai suoi modi cosi femminili scoppia a dire: “Ma da dove viene fuori questa bimba!”.
E la piccola tutta seria gli risponde: “Ma dalla pancia della mamma, papà!”. Già, è
la domanda che viene dalla meraviglia: ma da dove viene l’essere maschio/femmina
originariamente? Non viene forse dalla “pancia di Dio?” Ascoltiamo:
Genesi 2,18-25
18 Poi il Signore Dio disse: “Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che
gli sia simile”. 19 Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche
e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati:
in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva
essere il suo nome. 20 Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del
cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l’uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile.
21 Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli
tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. 22 Il Signore Dio plasmò con la
costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. 23 Allora l’uomo
disse:
“Questa volta essa
è carne dalla mia carne
e osso dalle mie ossa.
La si chiamerà donna
perché dall’uomo è stata tolta”.
24 Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i
due saranno una sola carne. 25 Ora tutti e due erano nudi, l’uomo e sua moglie, ma
non ne provavano vergogna.
Il racconto della creazione della donna (Gn 2,18 ss.) ben descrive la percezione
di tale irriducibile differenza da parte dell’uomo maschio, pur nella sua essenziale
identità con la donna («Questa volta essa è carne della mia carne ed osso delle
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mie ossa», Gn 2,23). Eva è cavata da Adamo per essere differente, anche se ha
in comune con lui l’essenza personale. Dio la plasma con la costola di Adamo e
gliela pone di fronte, come un interlocutore che egli non si può dare, né può,
tantomeno, dominare come può fare con tutti gli altri esseri viventi (imporre il
nome, nel linguaggio biblico, significa stabilire la propria signoria). Proviamo
a raffigurarci - molti artisti lo hanno fatto - lo sguardo di Adamo che vede
per la prima volta Eva vicino a sé... Fin dal principio la donna è posta davanti
all’uomo (e viceversa) come un dono. Una presenza inimmaginabile, del tutto
irriproducibile, eppure profondamente corrispondente a sé.
L’uomo e la donna sono identicamente persone, ma sessualmente differenti
Tale differenza pervade tutto l’essere umano, fin nell’ultima sua particella: il corpo dell’uomo, infatti, è in ogni sua cellula maschile, come quello della donna è femminile.
La differenza sessuale si presenta così, ad un tempo, come interna ed esterna all’io.
Infatti se, da una parte, essa porta l’alterità all’interno della persona stessa, dall’altra
ne segna la strutturale insufficienza, aprendolo al fuori di sé. «E Dio disse: “Non è
bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile”» (Gn 2,18).
L’altro è per me tanto inaccessibile quanto necessario. La natura sessuata rappresenta
uno dei luoghi originari in cui l’uomo fa l’esperienza della propria contingenza
creaturale. O - più precisamente anche se in termini un po’ più tecnici - della propria
ontologica dipendenza e della conseguente capacità di relazione.
Il disegno originario di Dio nel farci maschi o femmine ha a che fare con l’educarci a
capire il peso dell’io e il peso dell’altro.
La differenza sessuale si rivela così come «scuola elementare» per l’uomo. Si tratta
di imparare 1’io attraverso l’altro e l’altro attraverso 1’io.
Il bisogno/desiderio dell’altro che, come uomo e come donna, io sperimento non è
pertanto il marchio di un handicap, di una deficienza, ma piuttosto l’eco di quella
grande avventura di pienezza che vive nell’Unitrinità di Dio, perché siamo stati creati
a Sua immagine. «A immagine di Dio lo creò. Maschio e femmina li creò» (Gn 1,27).
Il gioco dell’alterità, infatti, è in Dio stesso. Dalla nostra fede abbiamo conoscenza
del fatto, straordinario e misterioso, di un io che è all’origine di tutto, il Padre.
Egli dona il proprio essere ad un altro il quale, accogliendo totalmente tale dono e
restituendolo, è generato, il Figlio. E la reciprocità tra i due è così perfetta che il
frutto di questa relazione è Dio stesso, nella persona dello Spirito Santo.
Nel mistero della Trinità è presente la più radicale differenza che si possa sperimentare
o anche semplicemente intuire. La massima differenza all’interno della più assoluta
identità’.
(A. Scola, Uomo-donna, il caso serio dell’amore, Marietti, GenovaMilano,2002, pp. 16-18)
Scheda:
1. Qual è il senso che la creazione dell’uomo come maschio e come femmina può
dare alla nostra vita?
2. Alla fine del secondo brano, l’autore scrive: ”Ora tutti e due erano nudi, l’uomo
e sua moglie, ma non ne provavano vergogna”. Cosa significa?
3. La creazione dell’uomo riguarda sia la dimensione fisica sia la dimensione
spirituale che sono per l’autore inscindibili. Nella vita quotidiana come viviamo le
relazioni con gli altri e con il nostro partner: con tutto noi stessi o con solo una
parte
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CONOSCERSI
3 - C’E’ TUTTO UN MONDO INTORNO
Per ogni cosa c’è il suo momento,
il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
(Qo 3,1)
All’infuori della coppia ruota tutto un mondo di relazioni, di conoscenze, di relazioni che
interagiscono con la coppia stessa in modo più o meno intenso, più o meno condizionante.
Oltre alla conoscenza reciproca, alla coppia è necessario anche l’equilibrio con il quale
gestire tutte queste relazioni: famiglie, amici, compagni di studi, colleghi di lavoro…..
Dio. Un grave errore che la coppia potrebbe fare è quello di diventare esclusiva ed
escludente: crede di bastare a sé stessa e si chiude alle altre relazioni. Un errore
diametralmente opposto è quello che porta una coppia a non gestire in modo equilibrato
le relazioni con gli altri al punto tale da non trovare tempo per sé stessa.
Non può permettersi di isolarsi dal mondo che la circonda, ma non deve nemmeno
rimanerne soffocata. Per ogni cosa deve essere trovato il momento adatto: c’è il
tempo per stare con gli amici, c’è il tempo in cui è opportuno stare da soli, c’è il
tempo per ascoltare i propri familiari, c’è il tempo in cui cercare di far valere la propria
indipendenza.
OBIETTIVO: aiutare la coppia a riflettere sui rischi legati all’isolamento; aiutarla a
comprendersi dentro uno sguardo più grande, come un tassello importante dentro la
vita delle persone che stanno accanto; far intuire ai giovani innamorati che hanno un
posto anche all’interno della comunità.
PREGHIERE
Il dono dell’incontro
(Margherita)
O Padre,
fa che non smettiamo mai di meravigliarci
dinanzi alla ricchezza nascosta di ogni persona.
Ti ringrazio per il dono dell’incontro
Che permette la comunione
Dell’Amore
E la nascita di un nuovo cuore.
Aiutaci ad accogliere sempre
Il mistero dell’altro
E non permettere che dimentichiamo
Che ogni uomo sulla Terra
Anche il più misero
Ha qualcosa da insegnarci
E da dare.
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LA VITA IN DUE
Grazie, Signore,
perché ci hai dato l’amore
capace di cambiare
la sostanza delle cose.
Quando un uomo e una donna
diventano uno nel matrimonio
non appaiono più come creature terrestri
ma sono l’immagine stessa di Dio.
Così uniti non hanno paura di niente.
Con la concordia, l’amore e la pace
l’uomo e la donna sono padroni
di tutte le bellezze del mondo.
Possono vivere tranquilli,
protetti dal bene che si vogliono
secondo quanto Dio ha stabilito.
Grazie, Signore,
per l’amore che ci hai regalato.
Giovanni Crisostomo
CANZONI
Noi Due
Noi due abbiamo vissuto
solo per noi due
la nostra casa la nostra vita
il nostro amore.
Noi due ci siamo isolati
pazzi di felicità
noi due ci siamo negati
sempre ogni libertà.
Credimi ci siamo creati
una prigione di malinconia
dove ci siamo ubriacati
di piacere e di monotonia.
Noi due, noi due, noi due
che pazzi siamo stati.
Noi due, noi due, noi due
ci siamo consumati
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ci siamo bruciati col fuoco
acceso da noi
ora è spento è inutile soffiarci
su è inutile.
Si la passione muore
e per la tenerezza è tardi ormai
e poi dopo un grande amore
con la tenerezza che ci fai.
Credimi quando cade il vento
è il momento di fuggire via
forse siamo ancora in tempo
per salvare almeno un pò di
nostalgia.
Noi due, noi due, noi due
che pazzi siamo stati.
Noi due, noi due, noi due
ci siamo consumati
stiamo vivendo soltanto in
memoria di noi
e l’orgoglio non accetta la realtà,
a la vanità non basterà per
vivere
TESTI
“Nessuna coppia è un’isola!”
Una volta era di moda l’adagio ‘nessun uomo è un’isola’. Ma lo slogan è estensibile.
‘Nessuna coppia è un’isola’.
Vien da sorridere quando l’innamorato proclama: ‘Tu sola mi basti!’. Una volta si
metteva in bocca agli asceti e ai santi (quante cose si fanno dire ai santi!) la frase: ‘Dio
solo mi basta!’. E ci si dimentica che Dio stesso non si basta: infatti è tre persone e, per
aggiunta, crea il mondo e si fa uomo per frequentare gli uomini.
Essere coppia è un evento sociale.
Evento sociale naturalmente e ovviamente. Non si è costretti a fabbricare ex nuovo la
dimensione sociale di una coppia. Uomo e donna si uniscono e, pur senza avvedersene,
creano un nuovo fatto che riguarda tutti: il mobiliere e l’agente delle tasse, il pizzicagnolo
e il prete, il medico e l’ufficio anagrafe.
Anche le coppie clandestine sono un evento sociale. Almeno per il fatto che quell’uomo
e quella donna si sottraggono dall’essere disponibili ad altri uomini e ad altre donne.
Pur essendo un evento sociale, non tutte le coppie hanno coscienza di essere inserite
nell’intelaiatura di tutta la società. Fanno parte di un ampio disegno, ma non vi
collaborano attivamente, perché non lo conoscono.
Semplicemente sono trascinate dentro la società, che le ingorga e le conduce dove
vuole. Si ode parlare di ‘coppia aperta’. Ciascuno a questa frase, ambigua e polivalente,
attribuisce il significato che più gli comoda. Negli anni ‘68, ormai passati all’archeologia, il
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significato più corrente - e corrivo - era la noncuranza dell’obbligo della fedeltà: ciascun
membro della coppia si prendeva la licenza di accoppiarsi ad altri. Non si trattava di
coppia aperta, ma coppia sciolta, almeno provvisoriamente. Infatti, non era la coppia,
che in quanto tale, aderiva a un’altra coppia, bensì un membro che da solo si recava
altrove.
La ‘coppia aperta’ è la coppia che nel suo insieme si apre.
Si apre perché prende consapevolezza di non essere un assoluto, una parentesi
monodica, chiusa in uno scafandro. I due assieme si accorgono di essere parte del
mondo.
Si apre quando, guardandosi attorno, individua ciò che altri si attendono da essa e
che cosa essa si attende dagli altri, per specificare i punti di contatto e le forme di
comunicazione.
Si apre quando comincia a vedere che il mondo abbisogna di essa coppia, per camminare
più sereno e più spedito. Si apre quando aumenta nei figli. Aprendosi si arricchisce.
I piccoli e ristretti stimoli che una persona singola riesce a inviare a un’ altra, i doni
personali reciproci, spesso non si attivano, perché la coppia nemmeno dubita di esserne
dotata. Nei raduni tra coppie di sposi, spesso la coppia, mentre ascolta le esperienze di
un’altra coppia, esce con l’esclamazione: ‘Anche noi possiamo fare altrettanto!’.
Ma esiste una diversa apertura, larga all’infinito: la coppia scopre di far parte del
progetto di Dio. Infatti, la coppia non è solamente un fatto personale o un affare tra
due, e neppure una mera funzione sociale, è anche e soprattutto un alleato di Dio
nell’attuazione del suo stesso amore infinito su questa terra. Come Gesù, nella sua
missione, è la manifestazione e la presenza del Padre nel mondo, altrettanto, nella sua
funzione specifica, la coppia è manifestazione e presenza della Trinità tra noi.
Due che si uniscono e si amano non sono indifferenti a Dio, che è amore. La coppia che
si unisce suscita la tenerezza di Dio. Oltre la tenerezza, il Padre cede alla coppia parte
del suo stesso compito: amare, creare, educare.
La coppia non è frutto spontaneo e casuale, emergente da incontri fortuiti. Addirittura la
coppia non ha la giustificazione di esserci in se stessa. Dio giustifica la nostra esistenza,
e Dio giustifica l’esistenza della coppia. Lui la progetta, perché sia luogo della sua
compiacenza, fucina del suo beneficare.
http://www.messaggerosantantonio.it/messaggero/pagina_articolo.
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GIOCHI – TEST
LAVORO DI GRUPPO
Per il lavoro di gruppo sarebbe opportuno dapprima lavorare come singola coppia e
successivamente formare piccoli gruppi di coppie (max 3-4). Nel caso si opti per la
variabile dell’incontro aperto ad amici i gruppetti dovrebbero essere formati da due-tre
coppie e dai rispettivi amici .
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1 - MOMENTO DI COPPIA
Il lavoro viene svolto divisi in coppia in un luogo che permetta alla stessa di poter
parlare sulle decisioni da prendere.
Ogni coppia segna sul foglio di carta che è stato distribuito:
1. quali sono le persone che sentono più vicine al loro stato di coppia utilizzando il
simbolo del triangolo se si tratta di un maschio e quello di un cerchio se si tratta di
una femmina. Ritraete voi stessi al centro del foglio con triangolo e un cerchio perché
vi presentate come coppia e disponete i vostri amici, familiari, persone che ritenete
importanti da segnare sempre sul foglio che avete davanti, intorno a voi alla distanza
che ritenete più giusta. Quanto più qualcuno è vicino, tanto più avvicinerete a voi
il suo simbolo. Scrivete i nomi delle persone nei simboli corrispondenti. Variando la
grandezza dei simboli, potrete esprimere l’importanza che ha per voi ciascuno dei
vostri amici.
2. ora osservate il vostro disegno e scrivete, accanto a ogni simbolo, che cosa
ritenete importante di quella persona.
3. successivamente pensate, per ciascuna persona, all’ostacolo più grande che si
frappone tra voi impedendovi di avere un rapporto più vicino. Indicate l’ostacolo con
una parola e con un simbolo adatto.
2 - MOMENTO IN PICCOLI GRUPPI
Dividetevi in piccoli gruppi di 3 al massimo 4 coppie ciascuno…parlate di come vi
siete sentiti e avete affrontato la ricostruzione della vostra vita di coppia nella gruppo
di persone che vi ruotano attorno. Come vi siete sentiti? Che cosa avete provato?
Solitudine o senso di appartenenza? Avete a sufficienza veri amici? Qual è l’ostacolo più
grande? Di cosa siete più soddisfatti?
3 - MOMENTO IN GRANDE GRUPPO
Una volta ritornati con il grande gruppo si riforma un cerchio unico in modo da poter
valutare l’esperienza tutti insieme. Quali sono state le impressioni su questo gioco da
parte dei partecipanti? Lo hanno trovato utile? Che cosa ha fatto capire? Che cosa ci si
porta a casa
 VARIABILE: INCONTRO APERTO AD AMICI
Lo schema dell’incontro in questo caso dovrebbe lasciare molto spazio alla discussione
ed al confronto tra le coppie ed i loro amici. Ovviamente è opportuno dapprima che il
confronto avvenga in piccoli gruppi (max 3-4 coppie e rispettivi amici) nei quali si cerchi
di capire come la coppia viene vista dagli altri e come la coppia crede di comportarsi
verso gli altri, esponendo e facendo emergere con grande serenità e franchezza
(altrimenti la discussione sarebbe sterile e vana), quelle che sono le difficoltà nel vivere
con equilibrio il rapporto con gli altri ma anche le eventuali ricchezze.
Anche in questo caso al lavoro di circa un’ora tra piccoli gruppi dovrebbe fare seguito
una risonanza generale dove un rappresentante per gruppo dovrebbe esporre la sintesi
della discussione e l’animatore dovrebbe avere il compito di fare sintesi di quanto
emerso.
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FILMS
“ COME TE NESSUNO MAI”
(1999) .
Il film presenta i problemi veri o presunti tali di giovani alle prese con i primi approcci
sentimentali. Si intrecciano perciò i rapporti con l’altro sesso, con gli amici e compagni di
scuola, con i genitori. Ovviamente il film presenta aspetti che meritano una discussione
approfondita (la ricerca immediata del soddisfacimento del piacere fisico), ma anche
indica alcuni atteggiamenti nel rapporto con gli altri che la coppia dovrebbe discutere:
ad esempio il rispetto reciproco e della propria intimità verso gli altri: è giusto andare
a raccontare agli amici anche aspetti profondamente intimi della coppia? E’ giusto
lasciarsi condizionare dal giudizio degli amici ?
Soggetto: Primo giorno: Silvio e Ponzi, amici e compagni di classe in un liceo di
Roma, accettano di partecipare all’occupazione della scuola solo con l’obiettivo di fare
colpo sulle ragazze. Ne parlano la sera con gli altri ragazzi, tra cui Martino, molto
invidiato perché ha già una relazione con Valentina. Secondo giorno: viene decisa
l’occupazione. Gli studenti sfondano le barricate ordinate dal preside e si dividono nelle
varie aule. Silvio si trova accanto a Valentina, entrano nella stanza buia dell’archivio
e qui si baciano. Questo fatto, che doveva restare segreto, dopo qualche ora é sulla
bocca di tutti. Lo sa anche Martino che, infuriato, decide di vendicarsi. Lo apprende poi
anche Claudia, amica di Valentina e segretamente innamorata di Silvio. I genitori di
Silvio, ex sessantottini, minacciano di cambiarlo di scuola e gli impediscono di dormire
nell’edificio insieme agli occupanti. Terzo giorno: la polizia entra a scuola. Gli studenti
scappano. Silvio e Claudia si trovano a fuggire insieme sul motorino. A casa, Silvio
parla di Claudia col fratello maggiore che alla fine lo esorta ad andarla a cercare. Silvio
e Claudia si rivedono e il nuovo incontro scioglie ogni dubbio. Silvio ora ha le idee
chiare: l’amore conta più di tutto.
Valutazione Pastorale: Gabriele Muccino, il regista, é nato a Roma nel 1967; nel
ruolo di Silvio, il protagonista, c’é suo fratello Silvio, nato nel 1982. Quest’ultimo
ha collaborato alla stesura dei dialoghi, portando diretta testimonianza del modo di
parlare in uso negli istituti scolastici italiani contemporanei. “Il film - dice Gabrielenasce dall’idea di raccontare una generazione, quella dei sedicenni, che da un po’
di tempo il nostro cinema stava trascurando. Non sono rappresentati tutti i ragazzi
di quest’età ma alcuni di essi con le loro storie, simili, ne sono convinto, a decine
di altre”. Tenendo presente questo punto di partenza, c’è da osservare che il film
offre un quadro nell’insieme realistico, composto da tutte quelle situazioni di crisi e
di disagio che caratterizzano questi difficili anni di transizione della nostra società:
la caduta dei valori, la perdita di senso, la mancanza di punti di riferimento, la
confusione nella progettualità. Una situazione ampiamente (forse troppo) discussa,
che il film fotografa con aderenza, con stile narrativo fluido, scorrevole, partecipato.
E’ anche vero, d’altra parte, che, andando avanti, il racconto non riesce ad evitare
compiacimenti e opportunismi. Nè il disinibito modo di esprimersi, né l’insistito cicaleccio
sulle esperienze sessuali, né gli snobistici atteggiamenti da figli di borghesi sono
oggetto di qualche autocritica, soprattutto in relazione alla pesante eredità negativa
lasciata ai ragazzi di oggi dal ‘68 e dintorni. La mancanza di remore e l’ottica del
soddisfacimento immediato dei bisogni caratterizzano questi sedicenni, sollevando molti
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punti interrogativi. Dal punto di vista pastorale, questo affresco dai toni antropologici
va visto con attenzione e cautela, per le molte contraddizioni che lo punteggiano:
discutibile quindi,e segnato da ambiguità che il dibattito può aiutare a chiarire.
Altra segnalazione è per il più recente “CHE NE SARA’ DI NOI” (2004) di Giovanni
Veronesi.
Matteo (Silvio Muccino), Manuel (Elio Germano / Respiro) e Paolo (Giuseppe Sanfelice /
La stanza del figlio) sono tre amici che dopo l’esame di maturità decidono di festeggiare
partendo per un viaggio insieme. Quale? Il sogno di varie generazioni: fare l’interail e
spostarsi in Europa.
Matteo però ha una storia con Carmen (Violante Placido / L’anima gemella), una ragazza
più grande di lui, che ha deciso di partire per la Grecia ignorandolo.
Disperato Matteo convince, con l’inganno, i suoi amici a partire alla volta di Santorini
con la convinzione di potersi riunire a Carmen.
L’esperienza sarà una sorta di viaggio iniziatico per i tre che prenderanno coscienza,
o tenteranno, di alcune fondamentali regole di vita e ne usciranno profondamente
cambiati.
Al termine della proiezione l’animatore propone alle coppie di esprimere le proprie
impressioni in relazione allo specifico argomento del rapporto tra la coppia e gli altri,
cercando di far evidenziare alla coppia eventuali analogie tra la propria storia e gli
episodi o situazioni rappresentati dal film.
SCHEDA BIBLICA
Prima lettera ai Corinzi di san Paolo, capitolo 12
S. Paolo rivolge la sua parola scritta alla comunità di Corinto, una comunità molto divisa
al suo interno a motivo delle grandi differenze di doni, di capacità, di compiti. Lo Spirito
santo ha rivestito abbondantemente di ogni dono spirituale i cristiani di Corinto, che
però rischiano di travisare tutto mettendosi in competizione. Soprattutto chi ha ricevuto
dallo Spirito doni molto particolari, come il “parlare in lingue” e il fare guarigioni, si
ritiene più importante all’interno della comunità, quasi con il diritto di supremazia sugli
altri fratelli. Paolo richiama l’immagine del corpo, dove la diversità e l’interdipendenza
delle parti sono il motivo della funzionalità:
Non siamo tutti uguali, abbiamo ricevuto dal Signore doni diversi, tutti importanti, ma
non qualcuno più importante di altri.
E se anche ci fosse chi ha ricevuto doni più importanti di altri, una funzione è comunque
preziosa solo in relazione al corpo cui appiartiene, perché nessun membro del corpo ha
senso se staccato da esso.
Anche la coppia più bella…, se vive isolata in se stessa, perde di significato e si
impoverisce.
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Prima lettera ai Corinzi di san Paolo, capitolo 12
12]Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur
essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. [13]E in realtà noi tutti siamo
stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi
o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito. [14]Ora il corpo non risulta di
un membro solo, ma di molte membra. [15]Se il piede dicesse: «Poiché io non sono
mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe più parte del corpo.
[16]E se l’orecchio dicesse: «Poiché io non sono occhio, non appartengo al corpo»,
non per questo non farebbe più parte del corpo. [17]Se il corpo fosse tutto occhio,
dove sarebbe l’udito? Se fosse tutto udito, dove l’odorato? [18]Ora, invece, Dio ha
disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha voluto. [19]Se poi tutto
fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? [20]Invece molte sono le membra,
ma uno solo è il corpo. [21]Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»;
né la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». [22]Anzi quelle membra del corpo che
sembrano più deboli sono più necessarie; [23]e quelle parti del corpo che riteniamo
meno onorevoli le circondiamo di maggior rispetto, e quelle indecorose sono trattate
con maggior decenza, [24]mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha
composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne mancava, [25]perché
non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle
altre. [26]Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un
membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. [27]Ora voi siete corpo di
Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte.
Commento: provate a leggere questo commento come indirizzato a voi
coppia
Io credo che sia un brano eccezionale da meditare e da amare.
Incomincia con quell’affermazione di equilibrio. «Il corpo è uno solo ma le membra
sono molte». Non esiste un corpo con un membro solo e non esiste un corpo con delle
membra separate.
Le membra debbono essere molte perché ci sia un corpo, però debbono essere unite a
fare un corpo solo. Quindi: unità nella ricchezza.
E la varietà delle membra non diminuisce l’unità del corpo al contrario. Che la mano
sia diversa dall’occhio, non toglie l’unità del corpo; anzi e proprio quello che forma il
corpo, perché se fosse tutto occhio, dice S. Paolo, non ci sarebbe l’odorato o l’udito o
queste cose qui.
Ora cosa vuol dire questo?
Vuol dire che ci sono due principi fondamentali da capire e da interiorizzare:
Il primo è il senso della nostra responsabilità. Tu non puoi dire: io non appartengo al
corpo, io non ho una responsabilità nel corpo. Tu non puoi dire: siccome io sono laico
non appartengo al corpo; oppure, siccome io non ho cultura, io non appartengo al
corpo, oppure, siccome io sono peccatore, non appartengo al corpo; siccome ho dei
limiti, non appartengo al corpo.
Nessuno può dire: Non c’è bisogno di me.
Questo non ha senso nella Chiesa. Nessuno può dire: Non c’è bisogno di me.
Siccome Gesù Cristo vuole raggiungere il mondo intero, e siccome tu sei un pezzo
di questo mondo, fino a che tu sei un pezzo di questo mondo, la tua presenza è
indispensabile, perché su quel pezzo di mondo che è la tua vita, hai potere tu e nessuno
può sostituirti lì dentro. Nessuno può entrare dentro al tuo cuore e fare le scelte al tuo
posto e nessuno può vivere nella tua famiglia al tuo posto, e nessuno può trasformare
in Cristo il mondo che hai tu in mano senza la tua responsabilità, senza il tuo impegno.
Tu sei un pezzo di mondo su cui hai responsabilità, hai potere, e siccome questo pezzo
di mondo lo devi trasformare in Gesù Cristo, bene! Di te c’è bisogno nella Chiesa. E
nessuno si può tirare indietro. Quindi nessuno può dire: Siccome io non sono così, così
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e così io non appartengo al corpo di Cristo. Non c’è bisogno di me. Nessuno può dire
questo.
Il secondo: ci vuole anche il senso complementare della propria indigenza.
Nessuno può dire: lo faccio da solo. Nessuno può dire: siccome io sono prete, non ho
bisogno degli altri, o siccome io sono intelligente, non ho bisogno degli altri, o siccome
io sono santo, non ho bisogno degli altri, perché io non sono il corpo di Cristo.
Io sono il corpo di Cristo insieme con gli altri, ma solo insieme con gli altri, solo nella
unità che ci lega, non da solo. Anzi, l’immagine del corpo dice anche qualche cosa di
più che abbiamo già detto, ma voi portate pazienza. E cioè, che se tu nella tua vita non
accogli la ricchezza degli altri, non hai neanche la tua.
Vuol dire: se una mano volesse essere staccata dal corpo, non sarebbe più una mano
perché, se volete, avrebbe ancora la composizione chimica della mano, ma non
avrebbe più la funzione della mano, non sarebbe più capace di indicare o di prendere,
di afferrare perché, staccata dal corpo, la mano non ha movimento, non ha funzioni,
perde quella ricchezza che è esattamente il fatto che la mano esprime la mia testa,
esprime le mie decisioni, esprime il mio affetto verso una persona quando gli faccio
“ciao”, e tutte queste cose. Se viene meno al rapporto con il resto del corpo la mano
non è più neanche una mano.
E questo vale nella Chiesa. Se un prete si stacca dalla Chiesa, può dire messa finché
gli pare per conto suo, ma non è mica prete, non compie mica un servizio effettivo,
cioè, alla fine, perde la sua ricchezza di segno. E quello che vale per il prete, vale
evidentemente anche per i laici, vale per ciascuno di noi.
Un membro staccato dal complesso del corpo non è più neanche un membro. Anche
se ne ha l’apparenza, anche se le doti gli rimangono, se gli rimane il sacramento
dell’Ordine o quello che volete, gli rimane solo la realtà essenziale, ma non la funzione,
e quindi non il significato, e quindi non la vita.
Allora, senso di responsabilità.
Nessuno può dire: non c’è bisogno di me.
(da http://www.cistercensi.info/monari/1985/me031185.htm)
Quale significato date a questo brano?
Che cosa vuole dire alla nostra vita di giovane coppia di innamorati?
Come interpretate il vostro rapporto con le persone e le realtà che vi circondano alla
luce di questo brano?
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CONOSCERSI
4–COMUNICAZIONE
“La comunicazione è bella e profumata come una rosa
È burrascosa come il mare in tempesta
È delicata e fragile come il vetro
È pungente come i rovi dei campi”
Il primo assioma della comunicazione afferma che “Non si può non comunicare” in
quanto in una qualsiasi situazione di interazione si esprimono comportamenti che hanno
un valore comunicativo (Watzlawick, Beavin, Jackson, 1971). Qualsiasi comportamento
che noi adottiamo, che sia di attività o inattività, di parola o di silenzio, ha un significato
e trasmette un messaggio oltre che su piano fisico, anche su piano intellettuale, morale
e spirituale: Comunicare è vivere.
Nell’interazione con l’altro si hanno continui scambi comunicativi che all’interno di
un rapporto di coppia assumono importanza vitale per la conoscenza reciproca e la
crescita della relazione stessa. Le modalità di comunicazione sono tra le più svariate
in quanto si utilizzano diversi canali di trasmissione che si dividono in verbali, come
una chiacchierata, una litigata o una serenata, e non verbali, come il silenzio, uno
sguardo, un sorriso, un profumo particolare, un abbraccio, una stretta di mano oppure
un atteggiamento particolare come, ad esempio, il regalo di un fiore.
Obiettivo
Questo cassetto si propone di aiutare la coppia a comprendere l’importanza della
comunicazione come strumento di conoscenza di sé e dell’altro
Con la scheda sulla “comunicazione”, allora, si intende presentare le diverse e varie
sfaccettature di quale può essere l’espressione di un messaggio che viene ricevuto
dell’altro e può creare un rapporto di amore e/o odio, un litigio, una discussione,
un’interrogazione, un momento di comprensione, un momento di ascolto, ecc. Abbiamo
scelto alcuni degli aspetti che in cui la comunicazione si evidenzia come strumento di
dialogo in una coppia.
PREGHIERE
TACENDO TI AMAI
Il nostro amore è nato quando,
tacendo, ci siamo accorti di parlare
la stessa lingua.
Ci siamo guardati l’uno nell’altro,
come in uno specchio fedele.
E ciascuno ha visto sorgere, nell’altra anima,
l’immagine di se stesso.
E solo quel giorno in cui tu eri me e io ero te,
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noi due eravamo una cosa sola,
fusa nei ricordi del nostro amore.
Come la fiamma nata dalla terra,
questa cosa nostra,
fatta della nostra carne e più ancora del nostro spirito,
tendeva verso l’alto.
NINO SALVANESCHI
Preghiera dei Fidanzati (Giacomo Perico)
Signore, ti ringrazio d’averci dato l’amore
ci hai pensato “insieme” prima del tempo,
e fin d’ora ci hai amati così,
uno accanto all’altro.
Signore, fa’ che apprendiamo
l’arte di conoscerci profondamente;
donaci il coraggio di comunicarci le nostre aspirazioni,
gli ideali, i limiti stessi del nostro agire.
Che le piccole inevitabili asprezze dell’indole,
i fugaci malintesi, gli imprevisti e le indisposizioni
non compromettano ciò che ci unisce,
ma incontrino invece, una cortese e generosa volontà di comprenderci.
Dona, Signore, a ciascuno di noi
Gioiosa fantasia per creare ogni giorno
Nuove espressioni di rispetto e di premurosa tenerezza
affinché il nostro amore
brilli come una piccola scintilla del Tuo immenso amore.
Approfondimento per una riflessione sulla preghiera.
La preghiera sopracitata è solitamente indirizzata a un pubblico di persone che prendono
un impegno reciproco e lo comunicano alla comunità dichiarandosi “fidanzati”. E’
ricca di spunti e di aspetti che una qualsiasi coppia dovrebbe considerare se decide
di intraprendere la vocazione matrimoniale, ossia la scelta di una vita insieme. Alla
base di tutto c’è la richiesta di aiuto rivolta al Signore, affinché nella coppia si riesca a
comunicare e ad accettare quanto l’altro comunica di sé, mantenendo vivo il rispetto
e la tenerezza che fanno brillare l’amore di coppia che il Signore dona a loro. E’ chiaro
come in questa preghiera sia viva la consapevolezza che l’amore di una coppia non
dipenda dalla coppia stessa, ma dal Signore che la alimenta di amore.
Data la tipologia di coppie “morosi” con cui ci si trova a lavorare diversa dalla tipologia
coppie “fidanzati”, si propone una sorta di provocazione nella lettura meditata di
questa preghiera, che parla di comunicazione e di una richiesta di aiuto a Dio nel poter
comunicare in maniera adeguata all’altro.
1.
C’è qualcosa che mi colpisce in questa preghiera? Se sì, in quale sua parte?
Se no, riesco a spiegare il perché?
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2.
Sono d’accordo con l’affermazione ci hai pensato “insieme” prima del
tempo?
3.
Ci sentiamo sicuri di conoscere il nostro partner? conosciamo i suoi limiti
e i suoi pregi? Le sue aspirazione e ideali? E lui che cosa conosce di me?
Che cosa voglio raccontare di me?
4.
Anche nella nostra coppia si vivono malintesi, indisposizioni, asprezze?
Se sì, come ci comportiamo? Come comunichiamo? Che cosa vorremmo e
potremmo fare per comunicare meglio?
5.
Come ci comunica l’altro i suoi stati d’animo? Come io faccio altrettanto?
Mi sento capito e ascoltato dall’altro? Che cosa vorrei e potrei fare per
migliorare la nostra comunicazione di coppia?
6.
Questa preghiera è una continua richiesta di aiuto al Signore per poter
comunicare con il mio partner, mi trovo anch’io a chiedere aiuto al
Signore per poter comunicare con il mio partner?
7.
L’ultima parte della preghiera chiede al Signore un dono: Gioiosa fantasia
per creare ogni giorno nuove espressioni di rispetto e di premurosa
tenerezza . Come ti comporti quando senti che l’abitudine dello stato di
coppia diventa pensante?
8.
Ti ricordo inoltre che la preghiera non finisce qui, ma prosegue con
affinché il nostro amore brilli come una piccola scintilla del Tuo immenso
amore. Questa parte è la più importante perché sta ad indicare come
l’amore di coppia non può fermarsi al solo aspetto umano ma necessita
dell’aiuto e dell’Amore di Dio per poter essere alimentato. Hai mai pensato
a questo? Cosa significa per te il fatto che è il Signore che alimenta
l’amore per il tuo partner? Cosa c’è di vero in tutto questo?
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CANZONI
SORPRENDIMI (Stadio)
Sorprendimi
con baci che non conosco ogni notte
stupiscimi…
e se alle volte poi cado ti prego
sorreggimi, aiutami
a capire le cose del mondo
e parlami, un po’ più di te, io mi dò a te
completamente…
Adesso andiamo nel vento e riapriamo le ali
C’è un volo molto speciale non torna domani
Respiro nel tuo respiro e ti tengo le mani
Qui non ci vede nessuno siamo troppo vicini
E troppo veri…
Sorprendimi…
E con carezze proibite e dolcissime
Amami…
E se alle volte mi chiudo ti prego
Capiscimi, altro non c’è che la voglia di crescere insieme
Ascoltami, io mi do a te e penso a te
Continuamente…
Adesso andiamo nel vento e riapriamo le ali
C’è un volo molto speciale non torna domani
Respiro nel tuo respiro e ti tengo le mani
Qui non ci vede nessuno siamo troppo vicini
E troppo veri…

RACCONTAMI (Francesco Renga)
Semplice parlare con te
dietro un telefono ascoltarti ridere
capire che è dolce
e solo per un attimo
ignorare i brividi che non senti più.
Amore raccontami...
Amore racconta l’inverno che c’è
Tu.. distante
sei così grande da farmi perdere
sono qua
a rincorrere parole, inventare ancora scuse
...Accorgermi che
non sei più parte di me.
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Nelle stanze del mio cuore
ti ho sentita piangere
un amore inutile
ti ho vista delusa
sempre più lontana
una stella pallida che non brilla più.
Amore raccontami...
Amore racconta l’inverno che c’è.
Tu.. distante
sei così grande da farmi perdere sono qua
a rincorrere parole, inventare ancora scuse
...Accorgermi che
sembra impossibile.
Piove e ormai
non ho più domande e poi...
Ora è tardi ci sentiamo
più avanti se vuoi
amore dove sei?

RIDERE DI TE (Vasco Rossi)
Ti sì che sei speciale,
ti invidio sempre un po’
sai sempre cosa fare
e che cosa è giusto o no!
Tu sei così sicura
Di tutto intorno a te
E sembri quasi un’onda che,
che si trascina a me.
Lascia stare che ho qualche anno in più
Meno male che sei convinta tu
Io sto uguale mi chiedo solo se
Faccio male a volte a ridere di te, a ridere di te
Le stelle stanno in cielo e i sogni non lo so,
so solo che son pochi, quelli che s’avverano.
Lo so che sei una donna, onesta?! Non lo so,
soprattutto con se stessa, con se stessa forse no.
Lascia stare che ho qualche anno in più
Meno male che sei convinta tu
Io sto uguale adesso penso che
Chissà quante volte hai riso tu di me.

LA NOSTRA RELAZIONE (Vasco Rossi)
La nostra relazione è qualcosa di diverso
Non è per niente amore
E forse neanche sesso.
Ci limitiamo a vivere dentro nello stesso letto
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Un po’ per abitudine o forse anche un po’ per dispetto.
Non è un segreto dai lo sanno tutti
E tu sei buffa quando cerchi
Di nasconderlo alla gente
Che ci vede litigare
Per qualsiasi cosa o niente
Per la noia che da sempre
Ci portiamo dentro è inutile negarlo!
La nostra relazione oramai non ha più senso
Tu hai le tue ragioni e io sono forse troppo stanco
Tra l’altro non è facile ricominciare tutto
Lasciamo stare dai
Non rifacciamo un letto ormai disfatto.

VIVIMI (PAUSINI)
Non ho bisogno più di niente adesso che
Mi illumini di amore immenso fuori e dentro
Credimi se puoi
Credimi se vuoi
Credimi e vedrai non finirà mai
Ho desideri scritti in alto che volano
Ogni pensiero è indipendente dal mio corpo
Credimi se puoi
Credimi perché
Farei del male solo e ancora a me
Qui, grandi spazi, poi noi, cieli aperti che ormai
non si chiudono più
c’è bisogno di vivere da qui
Vivimi senza paura
che sia una vita che sia un’ora
non lasciare libero disperso
questo mio spazio adesso aperto ti prego
Vivimi senza vergogna
anche se hai tutto il mondo contro
lascia l’apparenza e prendi il senso
e ascolta quello che ho qui dentro.
Così diventi un grande quadro che dentro me
Ricopre una parete bianca che è anche stanca
Credimi se puoi
Credimi perché
Farei del male solo e ancora a me
Qui, tra le cose che ho
Ho qualcosa di più
Che non ho avuto mai
Hai bisogno di vivermi di più
Vivimi senza paura
che sia una vita che sia un’ora
non lasciare libero, disperso
questo mio spazio adesso aperto ti prego
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Vivimi senza vergogna
anche se hai tutto il mondo contro
lascia l’apparenza e prendi il senso
e ascolta quello che ho qui dentro
E avverto in me
La fantasia, le attese , i giorni di una illimitata gioia
Hai preso me
Sei la regia
Mi inquadri e poi mi sposti in base alla tua idea
Vivimi senza paura
sia una vita che sia un’ora
non lasciare libero disperso
questo mio spazio adesso aperto ti prego
anche se hai tutto il mondo contro
lascia l’apparenza e prendi il senso
e ascolta quello che ho qui dentro

NON L’HAI MICA CAPITO (Vasco Rossi)
Scusa non ho capito puoi ripetere che cosa avevi da fare
Di tanto importante da non potere proprio proprio rimandare
Non mi dire ti prego non mi dire che dovevi solo studiare
E ti sembra un buon motivo questo per non farti neanche più sentire
Sì che ho capito, ti interessa più la scuola
E poi del resto chissà come sei brava
Ma scusa, tra i vari interessi che hai
dimmi che posto mi dai
Ti
Ti
Ti
Ti
Ti
Ti
voglio
voglio
voglio
voglio
voglio
voglio
bene
bene
bene
bene
bene
bene
non lo hai mica capito
lascia stare il vestito
non cambiare discorso dai non scherzare
smetti di giocare
a un certo punto ti devi dare
non puoi farti eternamente corteggiare
Scusa cosa me ne frega del vestito che hai mi piace come sei
Non mi devi trattare come tutti quei maschietti che ogni tanto ti fai
Chissà che cosa pagherei per poter vedere dentro quella testa cos’hai
Se mi stai prendendo in giro ti giuro non ti perdonerei
Ti voglio bene non lo hai mica capito
Ti voglio bene lascia stare il vestito
Ti voglio bene non cambiare discorso dai non scherzare
Ti voglio bene smetti di giocare
Ti voglio bene a un certo punto ti devi dare
Ti voglio bene non puoi farti eternamente corteggiare
Sì che ho capito, ti interessa più la scuola
E poi del resto chissà come sei brava
Ma scusa, tra i vari interessi che hai
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dimmi che posto mi dai, mi dai, mi dai
Ti
Ti
Ti
Ti
Ti
Ti
voglio
voglio
voglio
voglio
voglio
voglio
bene non lo hai mica capito
bene lascia stare il vestito
bene non cambiare discorso dai non scherzare
bene non capisci niente
bene, Bene un accidente
bene nonostante tutto ….Ti voglio bene, ti voglio, bene, ti voglio bene.

UN RAGGIO DI SOLE (JOVANOTTI)
Che lingua parli tu, se dico vita dimmi cosa intendi
E come vivi tu se dico, forza, attacchi o ti difendi.
T’ho detto amore e tu m’hai messo in gabbia,
m’hai scritto sempre, ma era scritto sulla sabbia.
T’ho detto eccomi e volevi cambiarmi
T’ho detto basta e m’hai detto non lasciarmi.
Abbiamo fatto l’amore e mi hai detto mi dispiace,
mi hai lanciato una scarpa con il tacco
e poi abbiamo fatto pace.
Abbiam rifatto la’amore e ti è piaciuto un sacco
E dopo un po’ mi hai lanciato la solita scarpa col tacco
Gridandomi di andare e di non tornare più,
io ho fatto finta di uscire e tu hai acceso la TV
e mentre un comico faceva ridere
io ti ho sentito che piangevi, allora son tornato
ma tanto già lo sapevi…
Che tornavo da te senza niente da dire
Senza tante parole ma con in mano
Un raggio di sole per te che sei lunatica
Niente teorie, con te solo pratica.
Praticamente amore ti porto in dono
Un raggio di sole per te, un raggio di sole per te…
Che cosa pensi tu, se dico amore dimmi cosa intendi
Siamo andati al mare e mi parlavi di montagna
Abbiamo preso una casa in città e sogni la campagna
Con gli uccellini, le anatre e le oche,
i delfini, i conigli, le api, i papaveri e le foche
e ogni tanto ti perdo o mi perdo nei miei guai,
ho lo zaino già pronto all’ingresso,
ma poi tanto già lo sai
Che ritorno da te senza niente da dire
Senza tante parole ma con in mano
Un raggio di sole per te che sei lunatica
Niente teorie, con te solo pratica.
Praticamente amore ti porto in dono
Un raggio di sole per te, un raggio di sole per te…

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UNA SU UN MILIONE (Alex Britti)
Accettami così ti prego non guardare
Nella mia testa c’è un mondo da ignorare
Voglio che tu sia mia complice discreta
Accettami e sarai la mia bambola di seta.
Accettami e vedrai andremo fino in fondo
Non pensare a cosa è giusto e cosa sta cambiando.
Andiamo al polo nord o il sud se preferisci
Accettami ti prego dimmi che ci riesci.
Non ho detto mai di essere perfetto
Se poi ti aiuto io a scoprire ogni mio difetto,
se ne trovi di più ancora mi sta bene
basta che restiamo ancora così insieme.
Amo, amo ho qualcosa che si muove
Su e giù per lo stomaco più freddo della neve.
Amo, amo è un buco alla ciambella
La sua dolcezza effimera la rende così bella.
Accettami e vedrai insieme cresceremo
Qualche metro in iù e il cielo toccheremo.
Più altri dei giganti più forti di godzilla,
faremo una crociera su una nave tutta gialla.
Andremo su un’isola che sembra tutta disegnata
Con colori enormi e un mare da sfilata.
Per quanto mi riguarda ho fatto già il biglietto
Ti prego non lasciarlo
Accanto a un sogno in un cassetto.
Amo, amo ho qualcosa di speciale
Su e giù per lo stomaco è come un temporale.
Amo, amo è il sugo sulla pasta
Finchè non è finito non saprò mai dire basta.
Amo, amo è un dono di natura
Perché la nostra storia non sia solo un’avventura.
Amo ,amo è una semplice canzone
Serve a me per dirti
che sei una su un milione.

Le canzoni presentate riguardano diverse modalità di comunicare qualcosa a qualcuno
rispetto alla relazione che sta vivendo con il proprio partner. Questi autori vogliono
comunicare qualcosa. A voi che cosa comunicano?
Dopo una lettura e un possibile ascolto delle canzoni (l’animatore può scegliere se farle
ascoltare tutte o scegliere alcune tra le presenti o altre canzoni che non sono state
riportate) sarebbe interessante che ogni coppia scegliesse il brano che la colpisce e
cercasse di capire:
•
Che situazione sta descrivendo l’autore?
53
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•
Che emozioni esprime?
•
Cosa suscita in voi?
•
Vivete emozioni simili nella vostra relazione di coppia?
•
Sapreste spiegare i motivi per cui avete scelto proprio quel brano?
•
Avete una canzone “vostra”, che non è detto che sia tra le presenti, in cui vi
identificate come coppia o come singoli all’interno della coppia? Se sì, riuscite
a ricordarla e a motivare la scelta di questa canzone? Di cosa parla? Perché vi
piace? Che emozioni vi passa?
TESTI
La comunicazione è anche ascolto.
“Solitamente quando qualcuno ci interpella pensiamo a cosa rispondere e nel contempo
sottraiamo alcune energie mentali indispensabili per far funzionare al 100% il nostro
ascolto. Accade spesso che in compagnia del nostro amico e del nostro partner non
ascoltiamo fino alla fine il loro punto di vista. Succede anche che convinti di aver capito
con chi ci stiamo relazionando, crediamo di sapere già che cosa pensa e che cosa ci sta
chiedendo così udiamo le parole scorrere velocemente e ancora prima che l’altro finisca
sappiamo che cosa è giusto dire.
In una relazione a due non basta udire, bisogna saper ascoltare e distinguere quello
che è mio da quello che è tuo per non confondere ma per accogliere, partecipare e
condividere assieme all’altro le proprie esperienze e i propri pensieri. Non è possibile
comunicare se non si crea il vuoto per accogliere l’altro dentro di noi.
Ne deriva che:
• Udire è: afferrare i suoni e farmi raggiungere da essi
Ascoltare è: essere attento a te, non solo a ciò che mi dici, ma a ciò che sei tu
• Udire è: raccogliere informazioni
Ascoltare è: prendermi cura di te
• Udire è: fare un viaggio con la testa
Ascoltare è: fare un viaggio con tutto me stesso, gli occhi, le orecchie, le mai,
il cuore…
• Udire è:dare importanza alle parole
Ascoltare è: accogliere e dare importanza ai tuoi sentimenti, ai tuoi bisogni alle
tue speranze standoti fisicamente vicino”
Quando io odo è per il mio profitto, per il vantaggio che ne posso trarre.
Quando ascolto invece è per il vantaggio dell’altro, è perché tu ne tragga profitto,
perché il mio ascolto ti fa bene.
Non importa che il messaggio dell’altra persona ha significato per me, è lei che ha
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significato per me, che è importante per me, che mi colpisce.
Non posso ascoltare senza che tutto il mio essere ne sia coinvolto.”
Ascoltare è lasciarsi “toccare”
Ascoltare è lasciarsi “toccare” dalla vita delle persone e dei poveri in particolare.
E’ uno sfiorarci e conoscersi. E’ ascoltare e cogliere che c’è una rete misteriosa
che lega le nostre vite, ed è una delle cose che ci possono portare a sentire il
mistero. Ascoltare è scendere. Se noi non riusciamo ad udire il grido degli ultimi,
niente avverrà dentro di noi. Scendere per incontrare i poveri, è fare verità
dentro di noi, perché “i più lontani dai centri di potere, sono i più vicini al cuore
delle cose”. Ascoltare è scendere ed avvicinarci al cuore delle cose.
- Padre Alex Zanotelli APPROFONDIMENTO
•
Sappiamo ascoltarci senza interromperci?
•
Come mi sento quando mi accorgo che l’altro non mi sta ascoltando? Che
emozioni provo? Come mi comporto? Riesco a comunicare che “non mi sento
ascoltato”?
•
Mi rendo conto di quando anch’io non ascolto l’altro? Quando avviene? Come
avviene? Quali sono i difetti del mio ascolto?
•
Dopo che ho ascoltato, come mi comporto? Sono pronto a giudicare?
•
Quali sentimenti riusciamo a mostrare all’altro quando quello che ci riferisce
suscita in noi qualcosa?
•
Riesco a leggere il linguaggio del corpo e a capire se l’altro prova a comunicarmi
qualcosa?
•
Il silenzio dell’altro mi comunica qualcosa? Sempre o in certi momenti?
Sapresti ricordare quali sono i momenti in cui senti che nel silenzio passa un
messaggio?
•
Quali sono gli ostacoli che ci frenano nell’ascoltare ciò che l’altro ci dice?
Anche quando si litiga si comunica.
Ogni coppia vive momenti di pace e serenità e momenti conflittuali dove il litigio prende
il sopravvento. Vorremmo suggerirvi come affrontare la conflittualità che può nascere,
purchè non diventi elemento di rottura, ma si presenti come stimolo per ben risaldare
la vostra relazione.
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GIOCHI – TEST
IL GIOCO è :
“COSA VOLETE COMUNICARE con ARTURO E GERTRUDE?”
Introduzione del gioco
La comunicazione è uno strumento affascinante. Molto spesso comunichiamo senza
conoscere e comprendere che cosa provochiamo nell’altro e come lo provochiamo.
Solitamente quando si comunica qualcosa all’altro lo si fa per lanciare un messaggio
che parte in un certo modo ottenendo dei risultati. Questi non sempre coincidono con
le aspettative di chi ha lanciato il messaggi iniziale. Infatti da un medesimo messaggio
inviato si possono ottenere risposte diverse,
Es. 1: Una coppia al ristorante. Lui: Amore mi passi il sale?
Lei: Sì, amore, ecco.
Es. 2: Una coppia al ristorante. Lui: Amore mi passi il sale!
Lei: Ma perché non te lo prendi da solo?
Che cosa ci vuole comunicare una risposta di questo tipo? C’è un problema? Che cosa
voleva dire Lei a Lui? Come può rispondere lui? Decide di scusarsi, o arrabbiarsi, o fare
l’indifferente, o di chiedere spiegazioni in proposito?
Il gioco “cosa volete comunicare con Arturo e Gertrude” ha lo scopo di far capire ai
giocatori che ognuno di noi comunica qualcosa di sé in relazione a sé stesso ma anche
all’altro e lo fa esprimendosi secondo un proprio modo di pensare, vedere, vivere e
sentire le esperienze vissute fino ad ora. I personaggi che verranno interpretati hanno
una loro personalità, delle aspettative, degli atteggiamenti, dei ricordi, delle emozioni,
degli stati d’animo, delle paure, delle motivazioni. Dovranno comunicare all’altro, nel
caso del gioco, a livello verbale quanto richiede il personaggio che interpretano con
modalità, toni e contenuti adeguati alla scheda del personaggio che avranno compilato
delle caratteristiche del personaggio stesso.
Materiale per il gioco
Ad ogni squadra vengono consegnati un foglio bianco e tre schede:
•
il foglio bianco serve a scrivere le battute del dialogo tra Arturo e Gertrude
che la squadra utilizzerà nel secondo tempo per capire che cosa l’Altro ha
comunicato di sé.
•
due schede su “che cosa vuole comunicare il mio personaggio” da compilare
prima di iniziare il secondo tempo,
•
una scheda su “che cosa ci ha comunicato l’Altro” da compilare durate il secondo
tempo e da sistemare durante il terzo tempo.
Spiegazione del gioco
Vengono formate due squadre (la squadra dei maschi e quella delle femmine) che
si posizionano nella stanza una di fronte all’altra. Le due squadre rappresenteranno
rispettivamente Arturo, la squadra maschile, e Gertrude, la squadra femminile.
Ogni squadra deve cercare di capire quali emozioni, sentimenti, paure, ricordi,
comportamenti il proprio personaggio vuole comunicare e lo scrive sulla scheda “che
cosa vuole comunicare il mio personaggio” che sarà distribuita in duplice copia in ogni
squadra. Ad ogni squadra verrà consegnata anche la scheda “che cosa ci ha comunicato
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l’Altro” che andrà compilata nel secondo tempo e sistemata nel terzo tempo.
In ogni squadra c’è la figura del registratore che è un componente del gruppo scelto
dalla squadra. Egli deve compilare in duplice copia insieme al suo gruppo la scheda
sul proprio personaggio su “che cosa vuole comunicare il mio personaggio”, scrivere le
battute delle due squadre su un foglio e compilare la scheda “che cosa ci ha comunicato
l’Altro” che potrà essere compilata durante il secondo tempo e sistemata insieme al
gruppo nel terzo tempo.
Vengono proposte delle situazioni di coppia dove si deve prendere una decisione, che
viene suggerita già in partenza.
L’animatore dovrà scegliere la situazione che gli piace tra quelle in elenco (vedi sotto)
e leggerla ad alta voce così che le due squadre abbiano ben chiaro che cosa devono
comunicare.
Ovviamente le due squadre dovranno adottare modalità di comunicazione che conducano
prima possibile alla presa di decisione comunicata dall’animatore. Inoltre dovranno
aggiungere al dialogo tra i due personaggi sentimenti, scuse, emozioni, ricordi, paure,
stati d’animo che rendano vivi i personaggi delle due squadre secondo la scheda che
hanno precedentemente compilato e che la squadra avversaria dovrà cercare di capire
dal dialogo del gioco.
Ogni squadra dovrà identificare che cosa ha comunicato l’altro personaggio e scriverlo
sulla scheda “che cosa ci ha comunicato l’Altro” cercando di compilarla in ogni su
parte.
Regole del gioco
Le regole sono:
1. comunicare quanto viene letto dall’animatore.
2. ogni squadra deve farsi un’idea del personaggio che deve impersonare e
compilare la scheda “che cosa vuole comunicare il mio personaggio?”.
3. comunicare quanto è stato scritto del proprio personaggio sulla scheda “che
cosa vuole comunicare il mio personaggio?”.
4. Raccogliere più dati possibili sull’altro personaggio nella scheda “che cosa ci ha
comunicato l’altro?” .
Scopo del gioco
Lo scopo del gioco è cogliere più materiale possibile riguardo agli aspetti dell’altro
personaggio che lo stesso comunica durante il dialogo cercando di giungere alla
decisione finale.
L’arbitro deciderà chi vince confrontando la scheda consegnata da entrambe le squadre
sul proprio personaggio “che cosa vuole comunicare il mio personaggio?”. con la scheda
che la squadra avversaria avrà consegnato alla fine del gioco sull’altro personaggio
“che cosa ci ha comunicato l’altro?” . La valutazione avverrà sotto l’attenzione delle
due squadre che potranno spiegare i motivi delle loro scelte e di quanto hanno capito
e ascoltato sull’altro.
Tempo
Il gioco è diviso in tre tempi:
il primo tempo consiste nella compilazione della scheda sul proprio personaggio,
il secondo tempo consiste nel dialogo tra i due personaggi Arturo e Gertrude,
il terzo tempo consiste nella comunicazione interna tra la squadra dei dati raccolti
sull’altro personaggio.
Ogni tempo ha una durata massima di massima di 30 minuti.
L’animatore che funge da arbitro del gioco fa iniziare il secondo tempo dal momento in cui
le due squadre hanno consegnato compilata la propria scheda sul proprio personaggio
L’arbitro può fermare il tempo in caso di disguidi o chiarimenti da parte delle due
squadre. Il tempo è supremo rispetto al giungere della decisione finale della situazione
scelta dall’arbitro: quello che viene detto in 30 minuti è sufficiente per passare al terzo
tempo.
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Elenco di situazioni
1. Gertrude vuole andare al cinema a veder un film romantico, ma ad Arturo non
piacciono i film romantici. Decisione finale: Vanno al cinema.
2. Arturo vuole uscire con i suoi amici e Gertrude. A Gertrude non piacciono i suoi
amici Decisione finale: Arturo riesce ad uscire con gli amici e va da Gertrude.
3. Arturo porta un regalo costoso a Gertrude dopo un po’ che sono insieme. A
Gertrude non piacciono i regali troppo costosi. Decisione finale: Accetta il regalo
e…
4. Gertrude vuole andare a ballare. Ad Arturo non piacciono i luoghi chiusi.
Decisione finale: Vanno a ballare.
Scheda n°1
IL NOSTRO PERSONAGGIO E’……………………………………
“Che cosa vuole comunicare il mio personaggio?”
ASPETTI DEL PERSONAGGIO
DATI RACCOLTI
ATTEGGIAMENTO INIZIALE
MOTIVAZIONE
COMPORTAMENTO
STATI D’ANIMO
EMOZIONI
PAURE
RICORDI
PENSIERI
IDEE
PROPOSTE
ATTEGGIAMENTO FINALE
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Scheda n°2
L’ALTRO PERSONAGGIO E’……………………………………
“Che cosa ci ha comunicato l’altro?”
ASPETTI DEL PERSONAGGIO
DATI RACCOLTI
ATTEGGIAMENTO INIZIALE
MOTIVAZIONE
COMPORTAMENTO
STATI D’ANIMO
EMOZIONI
PAURE
RICORDI
PENSIERI
IDEE
PROPOSTE
ATTEGGIAMENTO FINALE
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FILMS
E’ un modo diverso ma altrettanto utile di provocare una discussione. L’animatore,
che ovviamente sarebbe opportuno visionasse precedentemente il film, introduce la
visione spiegando la scelta del film in relazione all’argomento trattato, suggerendo
gli aspetti più significativi sui quali concentrare la maggior attenzione, chiarendo che
dopo la proiezione vi sarà una breve risonanza durante la quale confrontarsi su quanto
visionato.
Ci permettiamo di suggerire la visione di una serie di film che potete adattare al gruppo
di coppie morosi con cui vi trovate e all’argomento della comunicazione che vi stimola
di più.
1. Per parlare di come affrontare un litigio suggeriemo di vedere un film che è proprio
all’antitesi di “buon litigio” ed è: “ LA GUERRA DEI ROSES”.
Soggetto: a Washington, Barbara Rose dopo diciotto anni di sereno matrimonio
allietato fin dall’inizio dalla nascita di due figli, Josh e Carolyn, vuole dividersi dal marito
Oliver perché dopo un presunto infarto di questi si è accorta che la possibilità di restare
vedova non le dispiaceva affatto, in quanto il marito che le ha dato tutto ciò che una
donna può desiderare (tra cui Susan, una governante per la loro casa perfetta piena di
oggetti d’arte) tutto preso dalla propria carriera di avvocato non ha mai tenuto conto
della sua individualità. A malincuore Oliver si rivolge a Gavin D’Amato, un avvocato
amico di famiglia, per accordarsi sul divorzio: da questo momento inizia fra i coniugi
una guerra accanita in quanto né l’uno né l’altra vogliono lasciare la dimora in cui hanno
vissuto. Costretti a vivere separati nella stessa casa, limitano con tanto di piantina
a colori i rispettivi habitat. L’accordo è finito ( e i due figli ancora giovanissimi ne
risentono), mentre subentrano ripicche, scherzi atroci, rivalse e cattiverie in un turbine
di porcellane preziose (sono di Oliver, ma Barbara infuriata le manda in briciole) e di odio
reciproco. In realtà Oliver vuole ancora molto bene alla moglie, ma Barbara si è stufata
di fare la donna di casa, essendosi scoperta vocazioni manageriali. Gavin D’Amato
tenta la riconciliazione, ma la cocciutaggine dei due è come un muro insormontabile.
I reciproci perfidi dispetti determinano dapprima la totale devastazione della loro
splendida abitazione e successivamente la loro morte dopo essere precipitati nel vuoto
appesi ad un grande lampadario.
Valutazione Pastorale: una storia comica, asprigna e anche amara allietata da molte
situazioni spiritose prima di un tragico ed inatteso finale, raccontata dal regista Danny
De Vito qui anche attore nella parte di un avvocato che tenta di distogliere un suo cliente
dal divorziare ed incentrata sugli scherzi tra due coniugi. C’è dell’umor nero spesso e
volentieri e ci sono alcune gag sapide, mentre volano nella stanze della bella dimora
dei Rose giade e porcellane costosissime, che la decisa casalinga infrange e lancia
con piacere. La casa, un tempo sognata come nido di amore, diventa un vero campo
di battaglia, con tanto di tavole di legno inchiodate, suppellettili date alle fiamme e
trappole per topi disseminate a minacciare i piedi scalzi di Oliver. Più che sui sentimenti
ed il loro naufragio, la regia punta abilmente sulle stravaganze, i graffi e le astiose
vendette, a volte quasi parodiando e sfiorando in toni burleschi le frontiere dell’horror.
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Si può concludere con la rituale “moralità”: in ogni divorzio per passionali che siano le
motivazioni e le cause, anche dolorose i problemi e gli impicci della divisione della “roba”
sono tali e tanti, che vale la pena di pensarci a lungo prima di decidersi. Eccellenti i tre
interpreti: implacabile e grintosa Kathleen Tumer; più innamorato, ma inviperito il capo
di casa (Michael Douglas); sempre comico e paradossale Danny De Vito
Al termine della proiezione l’animatore propone al gruppo di discutere sul film seguendo
lentamente le domande dell’approfondimento aspettando le risposte da parte del
gruppo che farà esercizio di ascolto e comprensione di un film così forte sull’aspetto
della comunicazione.
GRIGLIA DI DOMANDE PER L’ APPROFONDIMENTO:

Cosa fa cambiare il rapporto dei due coniugi?

Che emozioni vivono i protagonisti? Che emozioni provi nel vedere il film?

Che cosa ci vuole comunicare questo film? Quale messaggio lancia?

E’ per tutti lo stesso messaggio?

Che cosa ricevi dal messaggio del film? Che cosa vuoi fare tuo nel rapporto con
il partner?
SCRIVI SU UN FOGLIETTO UN MESSAGGIO DOVE COMUNICHI COSA VUOI MIGLIORARE
DELLA TUA COMUNICAZIONE CON IL TUO PARTNER.
2. 50 volte il primo bacio
Per parlare di come sarebbe la relazione di coppia per una donna con un uomo
innamoratissimo che ogni giorno le conquista con espedienti nuovi e non avere così
mai lo spettro della routine “ammazza-sentimento. Anche in questo caso si suggerisce
di vedere un film che è proprio all’antitesi di una crescita quotidiana di coppia in quanto
si evidenzia la bellezza e le emozioni della fase dell’innamoramento che per un disturbo
amnesico della donna farà fatica a sfociare in un rapporto d’amore in quanto ogni
giorno è sempre il primo giorno.
L’idea della memoria a breve termine che si cancella non è nuova nel
panorama cinematografico, basti pensare al recente Memento, ma applicarla
ad una commedia è stato il colpo di genio di Gorge Wing, colto al volo da
Adam Sandler e Drew Barrymore nelle loro vesti di produttori ed attori.
Henry Roth (Adam Sandler/Mr. Deeds) è un naturalista che vive alle Hawaii all’insegna
del: “rimorchia una turista e sparisci non appena se ne torna sul continente”. Un
sistema di vita particolarmente divertente ed efficace che consente di restare sempre
liberi. Perfetto, finché Henry non incontra Lucy (Drew Barrymore / Duplex) una ragazza
affascinante, ma con un piccolissimo problema: a causa di un incidente Lucy ogni
mattina non ricorda tutto quello che gli è successo il giorno prima; la sera quando va a
letto rimuove i ricordi della giornata precedente. Per Henry è l’inizio di un’odissea senza
fine che lo costringe a riconquistare Lucy ogni giorno, cercando nel frattempo di evitare
il padre ed il fratello che non vedono certo di buon occhio le sue attenzioni.
Di fatto Adam Sandler - che qui ci stupisce una volta tanto con un film che non è
un inno all’idiozia semplicistica dell’americano medio, ma forse il merito è più di
Peter Segal (Terapia d’urto) - non fa che concretizzare il sogno di ogni donna:
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avere un uomo innamoratissimo che ogni giorno le conquista con espedienti
nuovi e non avere così mai lo spettro della routine “ammazza-sentimento”.
Il tutto è condito da gag divertenti e da personaggi di contorno molto azzeccati, tipo
il dottore interpretato da Dan Aykroyd o il samoano della tavola calda. Due appunti,
uno sull’onnipresente Rob Schneider, amico di Sandler, ma spesso più irritante che
divertente, l’altro sulla protagonista femminile che non è proprio il massimo, o forse
sono io che ce l’ho con la Barrymore.
Al termine della proiezione l’animatore propone al gruppo di discutere sul film seguendo
lentamente le domande dell’approfondimento aspettando le risposte da parte del
gruppo che farà esercizio di ascolto e comprensione di un film così forte sull’aspetto
della comunicazione.
GRIGLIA DI DOMANDE PER L’ APPROFONDIMENTO:

Manca qualcosa in questo rapporto? Se si, che cosa? Se no, sareste disposti
a comunicare al vostro partner che questo tipo di rapporto vi soddisfa? Che
reazione suscitereste nell’altro?

Vi piacerebbe vivere una storia di questo tipo? Se sì quale ruolo vorreste
interpretare?

Vi creerebbe soddisfazione sapere che il vostro rapporto si può mantenere in
questa forma?

Che cosa ricevi dal messaggio del film? Che cosa vuoi fare tuo nel rapporto con
il partner?
SCRIVI SU UN FOGLIETTO UN MESSAGGIO DOVE COMUNICHI COSA VUOI MIGLIORARE
DELLA TUA COMUNICAZIONE CON IL TUO PARTNER.
3. Prima dammi un bacio
Una storia d’amore che dura per sempre al di là delle contingenze
drammatiche che dividono due persone nel corso della loro vita: questo
è il filo che segue l’opera prima (al cinema) di Ambrogio Lo Giudice.
Adele e Marcello nascono nello stesso istante dello stesso giorno in un lontano aprile
del 1927. Da allora i due percorrono la loro strada uniti nell’anima da una forza che,
senza giri di parole, potrebbe chiamarsi amore (i due si “sposano” anche, scambiandosi
due pezzi di copertone al posto degli anelli). Poi arriva la guerra che inevitabilmente
divide le vite di tutti. I due bambini, prima di lasciarsi, si giurano amore eterno.
Riusciranno le loro storie a riunirsi di nuovo e per sempre, diventando una storia sola?
In effetti la Storia, non solo dei due personaggi, è una specie di sottotesto dell’intero
film. Dall’atmosfera di purezza (i bambini) e laboriosità (la terra che fa sudare) dello
spazio che intercorre tra le due guerre, fino ad arrivare allo scoppio della seconda
atrocità mondiale e il ricominciare dopo, distrutti ma fiduciosi. E poi gli anni cinquanta,
i sessanta, il boom economico, la contestazione, la lotta per le questioni morali:
sullo schermo passa una parte della storia d’Italia che attraversa quarant’anni
appassionanti. Certo tutto questo non è che una sorta di feedback al di sotto del
racconto principale che è ovviamente la storia distante ma vicina di Adele e Marcello.
Se Lo Giudice avesse privilegiato la storia del nostro paese forse avremmo avuto un
“romanzo” sulla falsariga di “C’eravamo tanto amati”, il capolavoro di Scola. Invece il
nostro regista ha privilegiato (scelta assolutamente legittima) il racconto di un sentimento
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amoroso che va al di là dei limiti temporali. Forse proprio in questo, però, risiede il limite
del film: i due personaggi vivono come se tutti i cambiamenti, il dolore, le speranze
di quegli anni non li avessero assolutamente toccati. Certo, anche questa visione
potrebbe essere soltanto la legittimazione di una favola (i due personaggi che vivono in
un mondo che è solo loro), però lascia dei rimpianti immaginare i due personaggi che
imperterriti continuano ad amarsi, coinvolti nel cambiamento epocale del periodo preso
in considerazione dal film. Sarebbe stato bello poter dire: diversi ma sempre gli stessi.
Comunque il film è decisamente gradevole, anche nel suo rimanere sotto le righe,
al contrario di molto cinema italiano goffamente “sopra le righe” (d’altra parte come
abbiamo detto, “Prima dammi un bacio” è una favola). La recitazione pacata dei tre attori
principali (Stefania Rocca, Marco Cocci e Luca Zingaretti) aggiunge anziché sottrarre
all’economia del racconto. Anche il commento musicale di Lucio Dalla non fa altro che
dimostrare che questo nostro autore è proprio bravo quando vuole essere bravo. Alla fine
rimane una sensazione di semplicità che rende il film assolutamente lineare e sincero.
D’altra parte perché chiedere di più alla storia di un bacio?
SCHEDA BIBLICA
TRA BABELE E PENTECOSTE, IL DRAMMA DELLA COMUNICAZIONE
Anche la coppia può sperimentare al suo interno il dramma dell’incomunicabilità:
l’incapacità di comprendersi. Il brano della Genesi cerca di rispondere alla domanda
profonda sul perché delle lingua diverse tra gli uomini come espressione più lampante
e drammatica dell’incomunicabilità.
La Pentecoste viceversa appare come l’anti-Babele: l’opera dello Spirito apre alla
comprensione reciproca popoli di lingue diverse, aprendo una possibilità nuova al
dramma dell’incomprensione.
Genesi 11,1-9
La torre di Babele
Tutta la terra parlava la stessa lingua e usava le stesse parole.
Dirigendosi verso l’Oriente, gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Scinear, e
là si stanziarono. Si dissero l’un l’altro: «Venite, facciamo dei mattoni cotti con il fuoco!»
Essi adoperarono mattoni anziché pietre, e bitume invece di calce. Poi dissero: «Venite,
costruiamoci una città e una torre la cui cima giunga fino al cielo; acquistiamoci fama,
affinché non siamo dispersi sulla faccia di tutta la terra». Il SIGNORE discese per vedere
la città e la torre che i figli degli uomini costruivano. Il SIGNORE disse: «Ecco, essi sono
un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è il principio del loro lavoro; ora
nulla impedirà loro di condurre a termine ciò che intendono fare. Scendiamo dunque
e confondiamo il loro linguaggio, perché l’uno non capisca la lingua dell’altro!» Così il
SIGNORE li disperse di là su tutta la faccia della terra ed essi cessarono di costruire la
città. Perciò a questa fu dato il nome di Babel, perché là il SIGNORE confuse la lingua
di tutta la terra e di là li disperse su tutta la faccia della terra.
Atti 2,1-11
La Pentecoste: lo Spirito Santo scende dal cielo
Quando il giorno della Pentecoste giunse, tutti erano insieme nello stesso luogo.
Improvvisamente si fece dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, e
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riempì tutta la casa dov’essi erano seduti. Apparvero loro delle lingue come di fuoco
che si dividevano e se ne posò una su ciascuno di loro. Tutti furono riempiti di Spirito
Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro di esprimersi.
Or a Gerusalemme soggiornavano dei Giudei, uomini religiosi di ogni nazione che è sotto
il cielo. Quando avvenne quel suono, la folla si raccolse e fu confusa, perché ciascuno li
udiva parlare nella propria lingua. E tutti stupivano e si meravigliavano, dicendo: «Tutti
questi che parlano non sono Galilei? Come mai li udiamo parlare ciascuno nella nostra
propria lingua natìa? Noi Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea
e della Cappadocia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle
parti della Libia cirenaica e pellegrini romani, tanto Giudei che proseliti, Cretesi e Arabi,
li udiamo parlare delle grandi cose di Dio nelle nostre lingue».
Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E « com’è che li udiamo parlare delle
grandi cose di Dio nelle nostre lingue?» (Atti 2,7-8).
Tutti ricordano la cornice della Pentecoste descritta da Luca negli Atti degli Apostoli:
la dispersione, la confusione “babelica” sono cancellate dalla forza unificante e
illuminante dello Spirito Santo che nella Chiesa fa a tutti professare la stessa fede
in Cristo, pur nella diversità delle lingue e delle culture.
L’esperienza dello Spirito
Luca descrive l’esperienza dello Spirito utilizzando i simboli classici dell’azione potente
e sovrana di Dio: il vento e il fuoc o ’. Lo Spirito è un dono di Dio, viene dal « cielo »,
non è un prodotto della suggestione umana. È’, una forza irresistibile che sfugge al
controllo e alle manipolazioni umane. Gesù all’intellettuale e teologo giudeo Nicodemo
che vuole sapere « come » agisce Dio, dice: « Il vento soffia dove vuole e ne senti la
voce, ma non sai da dove viene e dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito »,
(Gv 3,8.)
L’irruzione dello Spirito che pervade con la sua azione unica e singolare ogni persona è
visibilizzata da Luca con l’immagine delle lingue di fuoco che si dividevano e si posarono
su ciascuno di loro. L’azione interiore e trasformante dello Spirito diventa esternamente
una nuova capacità di comunicazione: incominciarono a parlare altre lingue. (Rinaldo
Fabris)
L’esperienza di Babele
Ebbene, questo rimando allusivo a Babilonia ci permette di presentare brevemente la
celebre pagina di Genesi 11,1-9. La “torre di Babele”, infatti, è uno dei soggetti che
più prepotentemente si è insediato nell’immaginazione popolare e nella storia dell’arte.
Questa pagina biblica ha la sua forza soprattutto nel messaggio religioso che propone.
Attraverso la prepotenza oppressiva — che è una nuova incarnazione del “peccato
originale” presentato nel capitolo 3 della Genesi — si trasforma la ricchezza della varietà
delle culture, delle razze, delle nazioni, descritta nel precedente capitolo 10, in un
groviglio di esclusivismi, tensioni razziali, prevaricazioni e nazionalismi imperialistici.
L’autore biblico fonde nel suo racconto elementi differenti. C’è l’avversario
tradizionale di Israele, Babilonia, il cui nome (Babel), che significa “porta di Dio”
(cioè città perfetta), viene liberamente interpretato sulla base del verbo ebraico
balal, vuol dire “confondere”. C’è, poi, la “torre” che rimanda alla ziqqurat, cioè al
tipico tempio mesopotamico a gradoni che aveva al vertice il santuarietto del dio. A
Babilonia questo tempio era grandioso e portava il nome di Entemenanki , cioè “casa
delle fondamenta dei cielo e della terra”, ed è per la Bibbia il simbolo dell’idolatria.
C’è, infine, la diaspora dei popoli in forme opposte e divise di cultura, segno del peccato
di orgoglio delle grandi potenze castigato dal Signore che «disperse gli uomini su tutta
la terra» (11,8). Babilonia diventa, così, l’emblema dell’oppressione blasfema, del
potere che sfida Dio e s’illude di dominare il mondo, creando divisioni, odio, miseria.
Provate ad indivisuare nella vostra esperienza di coppia i momenti di “Babele” e i momenti di “Pentecoste”.
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VOLERSI BENE
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VOLERSI BENE
5– DALL’INNAMORAMENTO ALL’AMORE
Si può amare una persona non solo con il cuore, ma anche con la testa.
Anzi. Si deve amare una persona anche con la testa. Se una relazione rimanesse sempre
allo stadio istintivo, all’inebriante rapimento delle emozioni, sarebbe fisiologicamente
destinata a consumarsi come una candela. La fase dell’innamoramento deve per forza
di cose esaurirsi: si presenta un grande e decisivo bivio: o la relazione termina perché
si è esaurita la carica affettiva e non si è riusciti a fare un passo avanti, oppure si apre
davanti ai giovani innamorati un mondo nuovo, un rinnovare giorno dopo giorno i propri
sentimenti, le proprie emozioni anche attraverso il vaglio critico della razionalità, che
fa comprendere agli innamorati il dono prezioso dell’amore reciproco, quello che non
annulla i difetti dell’altro, che non mi fa vedere una realtà edulcorata, ma che mi mostra
l’altro nella sua realtà, me lo fa amare per la sua diversità. Il cuore e l’affetto da soli
non bastano più. Serve un salto di qualità, la capacità di capire che una relazione può
avere alti e bassi, ma che potrà resistere a qualsiasi scossone solamente se questo
amore sarà maturo e saldo.
OBBIETTIVO: Questo cassetto si propone di aiutare in primo luogo “il singolo” della
coppia a vivere il/la partner “così com’è”, nei suoi limiti, qualità, capacità e incapacità,
risorse. In un secondo tempo questa scheda vuole essere uno stimolo per la coppia a
fare un salto di qualità: AMARSI…come Dio ama noi!
PREGHIERE
SALMO 70 (ogni coppia legge un versetto)
In te mi rifugio, Signore,
ch’io non resti confuso in eterno.
Liberami, difendimi per la tua giustizia,
porgimi ascolto e salvami.
Sii per me rupe di difesa,
baluardo inaccessibile,
poiché tu sei mio rifugio e mia fortezza.
Mio Dio, salvami dalle mani dell’empio,
dalle mani dell’iniquo e dell’oppressore.
Sei tu, Signore, la mia speranza,
la mia fiducia fin dalla mia giovinezza.
Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
dal seno di mia madre tu sei il mio sostegno;
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a te la mia lode senza fine.
Sono parso a molti quasi un prodigio:
eri tu il mio rifugio sicuro.
Della tua lode è piena la mia bocca,
della tua gloria, tutto il giorno.
CANZONI
“Sei la più bella del mondo” (RAF)
Ogni tuo pensiero, ogni singolo movimento
Ogni tuo silenzio ogni giorno di più
Io trovo in tutto quel che fai io vedo in tutto quel che sei
La ragazza che da sempre è stata nei sogni miei.
E tutto quanto il mondo intorno è più blu
Non c’è neanche una salita quando ci sei tu
Tu che sei la perfezione per fortuna che ci sei
Apro le mie braccia al cielo e penso.
Sei la più bella del mondo
La più bella per me
Ed era tutta la vita che
Non aspettavo che te
più del sole
più del mare
più del cielo
Sei la più bella del mondo
Religione per me
Mi piaci da impazzire
Mi piaci come sei.
più del sole
più del mare
più del cielo
Fai quello che senti manifesti i tuoi sentimenti
Mostrandoli con il ritmo del tuo cuore
E se qualche strega o una befana ce l’ha su con te
Non c’è odio sul tuo viso ma un sorriso perché
Sei la più bella del mondo
Una vertigine
Combinazione di cellule
Dove uno sbaglio non c’è…
più del sole
NB: Questa canzone esprime bene e fin da subito la fase dell’Innamoramento, che
verrà in seguito approfondita.
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TESTI
APPROFONDIMENTI PER GLI ANIMATORI:
“Dall’Innamoramento…”
L’Innamoramento va visto come un processo che inizia dal primo incontro dei partner
dove, nel preludio del corteggiamento, segni, messaggi, gesti, movimenti corporei
possono essere utilizzati per esprimere molte sensazioni, emozioni, stati d’animo al di
là di quelle espresse verbalmente.
In questa fase vi è il cosiddetto “perdere la testa” che con le sue percezioni distorte,
le sue idealizzazioni è utile a regredire a livelli onnipotenti, tenendo distante ogni
“appiglio” alla realtà.
Durante questo periodo si può parlare di REGRESSIONE dell’amore. Pensiamo a quante
volte per esempio gli innamorati si parlano in un linguaggio infantile e fanciullesco,
affibbiandosi nomignoli e vezzeggiativi che, utilizzati in situazioni diverse, risulterebbero
un po’ strani o un chiaro segno di patologia. Questo linguaggio di solito è quello che
usano la madre ed il bambino all’inizio del loro rapporto…
<<L’altro, proprio come nostra madre nell’infanzia, ci appare unico, meraviglioso,
grandioso nel suo essere. Da innamorati non vediamo l’altro nella sua realtà, diversità
e complessità. Ci innamoriamo per il bisogno, proprio di ciascuno di noi, di riconoscerci
RIFLESSI nell’altro. L’altro è lo SPECCHIO dei nostri desideri, bisogni, della immagine
idealizzata di noi stessi.>> (N. Sorrentino, “Ad amare si impara-Dall’innamoramento
all’amore”).
L’IDEALIZZAZIONE è un aspetto molto importante dell’innamoramento e spesso anche
nell’amore. Così come l’ ESCLUSIVITÀ intesa come chiusura della coppia al mondo,
alla società, in un privato dove gli innamorati si concedono di vivere in una dimensione
romantica e idealizzata.
L’innamoramento provoca anche un’esplosione della personalità, come dice J.Willi,
perché visti dall’esterno appaiono diversi… più “belli” , più pazzi, quasi stregati. Gli
innamorati diventano così sordi ad ogni richiamo alla ragione, convinti che l’amore
supera ogni cosa, ogni ostacolo…
“…ALL’AMORE”
Ad un certo punto però il sogno inizia a calarsi nella realtà, e questo accade quando
vi è il confronto inevitabile tra aspettative e realtà… e alle illusioni seguono spesso le
delusioni.
Per superare questo grande ostacolo bisogna fare un passaggio da AMORE ROMANTICO…
PRIVATO a RELAZIONE PUBBLICA: dalla scelta di due individui si passa all’unione di due
mondi/ambienti diversi (famiglia e amici).
L’amore matura comporta fatica e soprattutto PASSIONE. La parola passione deriva dal
latino passio - traduzione dal greco pathos - che significa soffrire, sopportare. Questo
ci offre la possibilità da considerare l’amore in tutte le sue parti, anche contrastanti:
affetto, collera, desiderio, odio, attesa…
Non è facile accettare che l’amore si accompagni a sentimenti di ostilità verso l’altro,
eppure a volte questa accettazione è necessaria per la salute psichica.
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Ri-conoscere e accettare questi sentimenti, stati d’animo permette alla coppia di
elaborarli: non bisogna rimuovere o lasciare sedimentare queste delusioni, ma occorre
una capacità elaborativi per vivere questa scoperta in modo equilibrato. BISOGNA
ANDARE AL DI LÀ DELLA SODDISFAZIONE IMMEDIATA DEL BISOGNO!!
Se il passaggio è reciproco vi sarà una fusione con l’amato, ciascuno avrà l’esigenza di
entrare nell’altro, cercando di capire i pensieri e le sensazioni e mettendoli in sintonia
con essi. E questa sintonia farà poi nascere la sensazioni di essere fatti l’uno per
l’altro.
In seguito a questa maturazione vi sarà anche la voglia di interrogarsi sul senso della
relazione, sul futuro della stessa…
GIOCHI – TEST
♦
TEST: I DUE VOLTI DELL'AMORE
INNAMORAMENTO
* E’ un sentimento che fa centro su di sé (Egoità).
* E’ desiderio dell’altro, in realtà è desiderio di essere desiderati,
confermati e valorizzati dall’altro.
* Il darsi all’altro è funzionale, seduttivo, cioè è solo per essere
amato.
* E’ un vuoto che ha bisogno di essere colmato.
* Nasce dall’inconscio che proietta sull’altro i suoi desideri
personali.
* Preesiste alla conoscenza dell’altro che è immaginato.
* Finisce quando si conosce l’altro e si constata che non risponde
alle proprie attese.
* E’ un fenomeno psicologico.
AMORE
* E’ volontà che fa centro sull’altro (Alterità).
* E’ voglia di vivificare, far esistere, affermare l’altro/a, fare che
l’altro/a sia.
* La dedizione all’altro/a è incondizionata.
* E’ un pieno che vuoi dare gratuitamente.
* E’ suscitato dalla presenza concreta dell’altro/a allo scopo di
portargli/le aiuto.
* Nasce e progredisce con la conoscenza.
* E’ fondato sulla conoscenza dell’altro/a che è infinito.
* E’ un evento etico.
Provate a verificare se queste affermazioni suonano per voi vere o
false mettendo a fianco di ogni frase una F (falso) o una V (vera).
Poi confrontate le vostre risposte, verificate se concordano o meno e motivate le vostre
scelte.
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– GIOCO DEGLI INNAMORATI –
Questo gioco vuole far “rivivere” il momento dell’innamoramento alle diverse coppie. È
un lavoro apparentemente banale.
Lo scopo è quello di divertire la coppia, di farla ridere e giocare proprio come accade
nel primo periodo dell’innamoramento.
Ogni coppia avrà tanta carta ed insieme del materiale per colorare/incollare (tempere,
pennarelli, matite, carta per collage, stoffe, colla vinilica,…), con tutto questo materiale
dovrà costruire o disegnare qualcosa che rappresenta la loro storia: un simbolo, un
oggetto, un momento, una situazione.
Il tempo è molto (60 min.), ma vuole aiutare la coppia ad entrare lentamente in questo
gioco importante, e vuole anche aiutare l’animatore a spiegare bene il gioco.
NB: Se questo incontro viene organizzato in un’uscita di 2 giorni, il materiale da
costruire può essere raccolto dalla coppia attorno alla casa (sassi, erba, sabbia, foglie,
pezzi di legno), il gioco diventerebbe ancora più interessante e divertente.
Dopo la costruzione la coppia è invitata a rispondere a delle domande molto semplici
che evidenziano lo stato d’animo, le difficoltà, gli aspetti divertenti o meno.
DOMANDE:
–
Come vi siete sentiti nel progettare il vostro disegno/segno che rappresenta la
vostra storia, e che in un certo senso vi rappresenta?
–
Quali sono state le sensazioni provate dall’inizio del progetto fino alla fase
dell’esecuzione?
–
È stato divertente? … o noioso? Perché?
In seguito la coppia si racconta, descrive ciò che ha fatto in libertà oppure anche
seguendo le domande sopra analizzate.
È un momento importante di conoscenza degli stati d’animo, della bellezza a rivivere la
“fase del principe azzurro”.
In questo momento bisogna far sperimentare alla coppia il divertimento, e se nel
raccontarsi emerge il lato negativo, le difficoltà, il fatto che “non è sempre così…
magari!”, da parte dell’animatore deve esserci l’ascolto e nello stesso tempo la capacità
di tralasciare per un momento la negatività perché questo aspetto si affronterà più
tardi !!
GIOCO DELL’AMORE SQUILIBRATO
- dall’innamoramento… ALL’AMOREScopo del gioco: fiducia reciproca, collaborazione
Materiale: /
Svolgimento:
Le coppie si mettono uno di fronte all’altro tenendosi per mano o per i polsi in modo
rassicurante. Uno dei due assume una posizione di squilibrio mentre l’altro lo trattiene
facendo da contrappeso.
Le coppie sperimentano varie posizioni, alternando la funzione di contrappeso.
Variazione:
Schiena contro schiena, sperimentando le stesse posizioni
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DOMANDE:
Come è andata?
Siete sempre riusciti a mantenere l’equilibrio? Se no, come vi siete sentiti?
E vedendo che gli altri riuscivano, o magari faticavano come voi, cosa avete
provato?
Questo gioco è importante farlo prima dell’analisi del testo della prima lettera di Giovanni
(1Gv 4,7-21) perché le coppie sperimentano a livello corporeo il vero significato della
fiducia, dell’amore sostenuto anche nella fatica; il gioco fa vivere alla coppia la difficoltà
di essere sempre complici, e capaci di accettarsi nelle difficoltà… vi saranno infatti alcune
coppie che, per posizioni troppo complicate, non riusciranno a mantenere l’equilibrio.
Questo è normale e giusto, bisogno solo saperlo accettare!
FILMS
Dietro l’ironica dolorosa constatazione della fatica di amare, il film si presta ad un’analisi
critica dei passaggi fondamentali che è importante si realizzino nella vita di una coppia
dall’innamoramento in poi
MANUALE D’AMORE
Soggetto: L’INNAMORAMENTO - Il giovane Tommaso, disoccupato, vede la coetanea
Giulia, se ne innamora, la corteggia con insistenza, fino a quando le chiede di sposarlo,
e lei accetta. LA CRISI - Nello stesso albergo dove Giulia e Tommaso sono in viaggio
di nozze, si trovano anche Barbara e Marco, marito e moglie. Quando tornano a casa a
Roma, i due devono fare i conti con un rapporto in forte crisi. Lui non si sente pronto
per avere figli, lei non capisce i dubbi di lui. Mentre, su una panchina, si lasciano
andare ad un abbraccio, Marco vede che la sua macchina sta per essere portata via
dal carro attrezzi. ABBANDONO - Ad ordinare la rimozione é la vigilessa Ornella, che
poi si fa convincere a non procedere. Nei giorni successivi Ornella verifica di persona
che il marito Gabriele la tradisce. Va via di casa con il figlioletto, e rifiuta ogni proposta
di riconciliazione. Solo dopo avere avuto un rapido rapporto con Alberto, inquilino nel
palazzo e giornalista televisivo, Ornella decide che è il momento di tornare a casa.
ABBANDONO - Nella libreria dove Tommaso lavora, il dentista Goffredo acquista un
audiolibro intitolato ‘Manuale d’amore’. Goffredo non sa darsi pace per essere stato
abbandonato dalla moglie, e invano prova a ricontattarla. La sua disperazione lo porta
un giorno sul mare e poi in un locale sulla spiaggia gestito dalla giovane Livia. I due
fanno amicizia, e poi lui decide di fermarsi da lei. Livia é la sorella di Tommaso.
Valutazione Pastorale: Si tratta di una commedia che cerca di replicare ai giorni
nostri la fortunata stagione del film ad episodi, di lunghezza variabile, talvolta
indipendenti, talaltra (come in questo caso) tenuti insieme da qualche esile punto di
contatto. Parlando genericamente di amore e affrontando qualche variante, più o meno
originale, delle mille sfumature degli affetti, il copione vuole essere una sorta di piccolo
compendio degli affanni sentimentali, un diario minimo di inciampi, bugie, sincerità,
incomprensioni. Si può dire che non ci sia niente di nuovo, ma l’impaginazione dei
quattro episodi é abbastanza controllata e non sgradevole, affidata ad un miscela,
che mette insieme le vecchie (é già tale Carlo Verdone) e le nuove generazioni (Silvio
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Muccino), il cinema da grande schermo (Margherita Buy), e quello paratelevisivo
(Luciana Littizzetto). Sostenuta da una indovinata colonna sonora, da una comicità da
feuilleton (tipo ‘Cielo, mio marito!)e da qualche furbo ammiccamento, la commedia
italiana si prende la propria rivincita e arriva in porto senza infamia e senza lode. Non
privo di qualche spunto propositivo (il percorso dei due giovani nel primo episodio),
il film, dal punto di vista pastorale, é da valutare come accettabile, e nell’insieme
brillante.
Recensioni
Dalle note di regia: non si tratta di episodi staccati - precisa Veronesi - perché si
intrecciano tra loro personaggi e situazioni e alla fine è come se fosse un’unica
storia. Il film nasce da un’idea di Vincenzo Cerami, poi ci abbiamo lavorato con lo
sceneggiatore Ugo Chiti e l’abbiamo cambiata dividendola in quattro episodi”.
“Il vulcanico Aurelio sta prendendo gusto al mondo del calcio e anche la sua
specialità, la neocommedia all’italiana, prova a modellarsi sul meccanismo della
squadra. Così il tocco-De Laurentiis cala un poker di episodi che riscrivono in
scioltezza le fatidiche fasi dei percorsi di coppia: l’innamoramento, la crisi, il
tradimento e l’abbandono, collegati da un esile filo comune e affidati al talento e alla
forma degli attori/giocatori. Basterebbe dire, a questo punto, che ‘Manuale d’amore’
porta a casa il risultato, ma forse il pubblico pagante è anche interessato alla qualità
del gioco e alle strategie messe in atto dal regista/allenatore, quel Giovanni Veronesi
che dopo prove controverse ha appena trovato la giusta dimensione nel controcanto
giovanilistico di ‘Che ne sarà di noi’. (...) Il film, in sostanza, mantiene ciò che
promette e lo fa grazie alle armi classiche del genere, ritmo, malizia, assolo comici,
applicazione artigianale. Esattamente le qualità che latitano nella lunga marcia che
assomiglia sempre più a un calvario dei tanti, velleitari e sfortunati cuori sacri della
nostrana produzione.” (Valerio Caprara, ‘Il Mattino’, 19 marzo 2005)
“Veronesi, su un soggetto di Cerami, spacca il capello amoroso in quattro tempi,
ironizzando sulla fatica di volersi bene. Ne varrà la pena? Incastrati narrativamente
si agitano i giovani Muccino e Trinca, i bravi Buy e Rubini, la Littizzetto vigilessa in
ardore e l’evergreen Verdone che finisce sotto il letto e sul cornicione, ma invia un
lieto fine senza garanzia. Manuale, quindi il senno comune degli affetti in andataritorno, recherche della commedia italiana, fra basse e alte infedeltà, difficile voglia di
ridere: è possibile ritrovare quell’ingenuità?” (Maurizio Porro, ‘Corriere della Sera’, 19
marzo 2005)
SCHEDA BIBLICA
1Gv 4,7-21 :
Introduzione:
La prima lettera di Giovanni è uno dei passi difficili della Bibbia perché parla di cose che
ad una prima lettura appaiono semplici da capire, mentre invece hanno una profondità
difficilmente misurabile. Il rischio è di restare alla superficie.
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Il segreto che racchiude è la realtà dell’Amore. Noi amiamo perché qualcuno prima ci
ha amati.
NB: Sarebbe importante la figura del sacerdote che analizza il brano con un po’ di
esegetica, questo con lo scopo di aiutare le coppie a capire fino in fondo il messaggio
d’Amore, arrivando a capire come “essere coppia cristiana”.
Tuttavia, in seguito, lasciamo qualche spunto per aiutare gli animatori ad entrare
maggiormente nel testo.
Le parole maggiormente ripetute sono:
“Amore-amiamoci-ama-etc”/ “Conosce-Riconosce”/ “…Dio è amore…”;
- “amare” è usata in ogni versetto del brano, la ripetizione di questo termine vuole
indicare un approfondimento, un avanzare attivo, l’Amore diventa sempre più grande,
sempre più profondo.
Inoltre un aspetto che sottolinea la grandezza dell’Amore di Dio è l’espressione: “Dio
è amore” che viene inserita all’inizio e poi alla fine del brano come per dare un senso
circolare al testo, come per farci capire che quello è il tema principale. Scrivere “Dio ci
ama” anziché “Dio è amore” è la stessa cosa?
No, perché nel momento in cui diventa azione si conosce già dove arriva questo amore;
se io dico al mio partner “Ti amo”, lui sa già cosa vuol dire e cosa implica, cioè che per
lui farò dei sacrifici, che con lui mi sento bene, le mie emozioni sono forti, mi sento
rassicurata, lui è la persona giusta, etc.
Scrivere e dire la parola “Amore” invece diventa qualcosa di indefinito, di impalpabile,
di astratto, e l’unica cosa che si conosce è che questa è una parola buona, positiva, ma
non si sa dove va a finire perché è qualcosa di grande, che non si può toccare.
- “In questo” sono utilizzate per spiegare dove troviamo questo amore.
Nel primo “In questo” l’amore si è manifestato attraverso l’ “unigenito Figlio”, nel
secondo “In questo” l’amore di Dio è grande perché lui ci ha amati per primi mandandoci
“il suo Figlio”.
- “unigenito Figlio” riprende la storia di Abramo e del sacrificio di Isacco (Gn 22, 118). Dio ha mandato in mezzo agli uomini l’unico Figlio… e questi è diventato la vera
espressione dell’amore che Dio ha per noi.
Dio ci ha donato il suo unico figlio perché potessimo capire cosa vuol dire amare, come
si fa ad amare.
- “Nessuno mai ha visto Dio;…l’amore di lui è perfetto in noi”: nessuno ha mai visto
Dio, però la testimonianza di Gesù è stata così grande da farci comprendere cosa vuole
Dio da noi. In questo modo l’Amore donato da Gesù diventerà un nostro obiettivo,
solo provando l’esperienza di vero amore per gli altri possiamo capire chi è Dio, e così
facendo “l’amore di lui è perfetto in noi”.
La perfezione è una richiesta che Dio ci fa ogni giorno, lui ci vuole adulti e che quindi in
tutte le situazioni ci chiede di essergli vicino e di manifestare il suo Amore, anche nei
momenti più difficili. Gesù sulla croce si è affidato a Dio… (Lc 23, 46).
- “dono del suo Spirito”:il Padre manifesta chi è nel Figlio Gesù, e questo dialogo,
questa unione che c’è tra Padre e Figlio viene chiamato Spirito. Dio non è chiuso in
sé stesso, ma è universale, è un Dio che diventa uomo e ogni giorno si apre a noi e
addirittura arriva ad donarci il suo Spirito.
- “riconosce”:le parole conoscere-riconoscere implicano la fede… ad esempio Pietro e
l’altro discepolo andarono e trovarono la tomba vuota; il riconoscere diventa per noi
un’azione di amore, perché se riconosciamo che Gesù è Figlio di Dio diventiamo anche
noi Figli di Dio.
Dio ancora oggi si manifesta a noi, e ci “dimostra” che ci ama, attraverso la preghiera,
la lettura dal vangelo, la S. Messa e nei sacramenti, e poi anche nelle persone che ci
stanno accanto.
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Domande per introdurre la lettura:
quando pensiamo all’Amore di Dio a cosa pensiamo?
Quali immagini del Vangelo ci vengono in mente?
Lettura della prima lettera di Giovanni 4,7-16
Carissimi, amiamoci gli uni gli altri,
perché l’amore è da Dio:
chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio.
Chi non ama non ha conosciuto Dio.
Perché Dio è amore.
In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi:
Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo,
perché noi avessimo la vita per lui.
In questo sta l’amore:
non siamo stati noi ad amare Dio,
ma è lui che ha amato noi
e ha mandato il suo Figlio
come vittima di espiazione per i nostri peccati.
Carissimi, se Dio ci ha amato,
anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.
Nessuno mai ha visto Dio;
se ci amiamo gli uni gli altri,
Dio rimane in noi
E l’amore di lui è perfetto in noi.
Da questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi:
egli ci ha fatto dono del suo Spirito.
E noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come
salvatore del mondo.
Chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio,
Dio dimora in lui ed egli in Dio.
Noi abbiamo riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi.
Dio è amore;
chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui.
DOMANDE/RICHIESTE per analizzare il testo:
1. Sottolineare le parole centrali del brano, quelle più utilizzate;
2. Qual è il segno dell’amore di Dio donato agli uomini?
DOMANDE per attualizzare:
1.
Il brano descrive chi ama e chi non ama. Amare implica fare delle scelte. Quali
scelte ha implicato per te l’Amore… amare?
2. Nel brano l’Amore è anche un comandamento. Sembra strano visto che oggi
l’amore è sentito e proposto come un sentimento spontaneo. Che significato ha
questo per te?
3. “L’amore è da Dio”, verrebbe da dire anche “L’amore inizia da Dio”. Siamo
inseriti in una realtà che non è nostra, che non possediamo. Nel tuo piccolo e
nella coppia si riesce ad affidarsi a Lui, e quindi ad amare come faceva Gesù?
4. Nel brano l’amore di Dio diventa perfetto se ci amiamo gli uni gli altri. Come
coppia, qual è il passo più grande da fare per amare veramente?
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VOLERSI BENE
6 - MI AMI? MA COME MI AMI?
“L’uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per sé stesso un essere
incomprensibile, la sua vita è priva di senso se non gli viene rivelato l’amore, se non
si incontra con l’amore, se non lo esperimenta e lo fa proprio, se non vi partecipa
vivamente”
(Redemptor Hominis, 10)
Il cammino di una coppia di giovani innamorati è un continuo crescendo di esperienze,
emozioni, gioie, dolori, entusiasmi, delusioni….La conoscenza dell’altro, sempre più
approfondita alimenta ogni giorno che passa un sentimento più profondo, quello capace
di scavalcare la fatuità della mera attrazione fisica, e che permette di dire all’altro “Ti
voglio bene”. Sono molti i modi per far capire all’altro/a che Le vogliamo bene, sono
molti i modi in cui la coppia può dimostrarsi vicendevolmente il proprio amore. Tutti
possono essere intensi e significativi, emozionanti. Ma qual è il modello di amore che
oggi viene proposto ai giovani? Basta guardare la TV, il cinema, leggere i giornali per
scoprire che il modello di amore proposto oggi ai giovani è quello dell’amore fast-food,
dove prendo, consumo e poi sono pronto a nuove avventure. Le statistiche dei giornali
indicano senza mezzi termini come ormai l’età delle prime esperienze sessuali si sia
abbassata a livelli adolescenziali. La sessualità è una componente basilare dell’amore.
E’ quel complesso di gesti, di sguardi, di parole, di atteggiamenti, di attenzioni che fanno
crescere la coppia, che ne esaltano il reciproco amore. Sicuramente è ben diversa dalla
sfrenata ed ossessiva ricerca del rapporto fisico: quella che purtroppo molti giovani
oggi scambiano per sessualità, è mera genitalità. Nella sessualità sono il rispetto e la
fiducia a trionfare. Nella genitalità è invece l’egoistica ricerca del piacere fisico. E’ anche
attraverso il confronto su questi temi che una coppia ha modo di capire se quella che
sta vivendo è una mera infatuazione o una vera storia di amore. In questo contesto
è importante il confronto anche con quanto sostiene la Chiesa a riguardo, e spesso si
avverte molta superficialità sull’argomento.
Obbiettivo
Non si è mai finito fino in fondo di conoscere la persona con la quale abbiamo scelto
di iniziare a camminare insieme. Ora però la conoscenza matura in un sentimento più
profondo: dal germoglio inizia a delinearsi un fusto via via destinato ad arricchirsi di
rami, gemme, fiori, foglie. Questa scheda vuole aiutare i giovani a guardarsi dentro ed
a guardare ancora più in profondità nel cuore dell’altro per scoprire quanto le radici
del proprio sentimento siano profonde, per scoprire i percorsi che possano aiutare
questo sentimento a maturare ed a cementarsi, per scoprire anche se la scelta più
matura sia quella di lasciare un percorso che non ci convince. La scheda si propone di
fornire strumenti che aiutino i giovani a comunicare con sempre maggior profondità
tra di loro, a sviluppare la dimensione del rispetto reciproco, a trovare risposte alle
parecchie domande soprattutto riguardo al modo di affrontare, gestire e vivere la
propria sessualità.
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PREGHIERE
Signore, ti ringraziamo d’averci dato l’amore.
Ci hai pensato «insieme»
prima del tempo, e fin d’ora
ci hai amati così, l’uno accanto all’altro.
Signore, fa’ che apprendiamo l’arte
di conoscerci profondamente;
donaci il coraggio di comunicarci
le nostre ispirazioni, gli ideali,
i limiti stessi del nostro agire.
Che le piccole inevitabili asprezze dell’indole,
i fugaci malintesi, gli imprevisti
e le indisposizioni non compromettano mai
ciò che ci unisce, ma incontrino, invece,
una cortese e generosa volontà
di comprenderci.
Dona, Signore, a ciascuno di noi
gioiosa fantasia per creare ogni giorno
nuove espressioni di rispetto e di premurosa
tenerezza affinché il nostro amore brilli
come una piccola scintilla
del tuo immenso amore.
G. Perico
CANZONI
♦
Spesso le canzoni rappresentano la colonna sonora delle nostre storie d’amore.
Ma ci soffermiamo mai ad analizzarne il testo? Potremmo scoprire che al di là
dell’orecchiabilità di un motivo, si nascondono spesso spunti di riflessione interessanti.
Ti proponiamo alcuni testi significativi. Se li conoscete provate a cantarli assieme
concentrandovi poi sui testi, e comunicandovi le vostre impressioni.
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AMARSI UN PO’ (Lucio Battisti)
Amarsi un po’ è come bere
più facile è respirare
Basta guardarsi e poi avvicinarsi un po’
e non lasciarsi mai impaurire no
Amarsi un po’ è un po’ fiorire
aiuta sai a non morire
Senza nascondersi manifestandosi
si può eludere la solitudine
però volersi bene no partecipare
è difficile quasi come volare
Ma quanti ostacoli e sofferenze e poi
sconforti e lacrime per diventare noi
veramente noi uniti
indivisibili
vicini ma irraggiungibili
TEOREMA ( Marco Ferradini)
Prendi una donna, dille che l’ami,
scrivile canzoni d’amore.
Mandale rose e poesie,
dalle anche spremute di cuore.
Falla sempre sentire importante,
dalle il meglio del meglio che hai,
cerca di essere un tenero amante
sii sempre presente risolvile i guai.
E stai sicuro che ti lascerà,
chi é troppo amato amore non dà.
E stai sicuro che ti lascerà,
chi meno ama é più forte si sa
Prendi una donna, trattala male,
lascia che ti aspetti per ore.
Non farti vivo e quando la chiami
fallo come fosse un favore.
Fa sentire che é poco importante,
dosa bene amore e crudeltà.
Cerca di essere un tenero amante
ma fuori del letto nessuna pietà.
E allora si vedrai che t’ amerà,
chi é meno amato più amore ti dà.
E allora si vedrai che t’amerà
chi é meno amato é più forte si sa.
No caro amico, non sono d’accordo,
tu parli da uomo ferito.
Pezzo di pane lei se ne é andata
e tu non hai resistito.
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Non esistono leggi in amore,
basta essere quello che sei.
Lascia aperta la porta del cuore
vedrai che una donna
é già in cerca di te.
Senza l’amore l’uomo che cos’é,
su questo sarai d’accordo con me.
Senza l’amore l’uomo che cos’é
é questa l’unica legge che c’è.
LA COSTRUZIONE DI UN AMORE ( Ivano Fossati)
La costruzione di un amore
spezza le vene delle mani
mescola il sangue col sudore
se te ne rimane
La costruzione di un amore
non ripaga del dolore
è come un’altare di sabbia
in riva al mare
La costruzione del mio amore
mi piace guardarla salire
come un grattacielo di cento piani
o come un girasole
ed io ci metto l’esperienza
come su un albero di Natale
come un regalo ad una sposa
un qualcosa che sta lí
e che non fa male
E ad ogni piano c’è un sorriso
per ogni inverno da passare
ad ogni piano un Paradiso
da consumare
dietro una porta un po’ d’amore
per quando non ci sarà tempo di fare l’amore
per quando vorrai buttare via
la mia sola fotografia
E intanto guardo questo amore
che si fa piú vicino al cielo
come se dopo tanto amore
bastasse ancora il cielo
e sono qui e mi meraviglia
tanto da mordermi le braccia,
ma no, son proprio io
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lo specchio ha la mia faccia
sono io che guardo questo amore
che si fa più vicino al cielo
come se dopo l’orizzonte
ci fosse ancora cielo
e tutto ció mi meraviglia
tanto che se finisse adesso
lo so io chiederei
che mi crollasse addosso
E la fortuna di un amore
come lo so che può cambiare
dopo si dice l’ho fatto per fare
ma era per non morire
si dice che bello tornare alla vita
che mi era sembrata finita
che bello tornare a vedere
e quel che è peggio è che è tutto vero
perché
La costruzione di un amore
spezza le vene delle mani
mescola il sangue col sudore
se te ne rimane
la costruzione di un amore
non ripaga del dolore
è come un’altare di sabbia
in riva al mare
E intanto guardo questo amore
che si fa piú vicino al cielo
come se dopo tanto amore
bastasse ancora il cielo
e sono qui e mi meraviglia
tanto da mordermi le braccia,
ma no, son proprio io
lo specchio ha la mia faccia
sono io che guardo questo amore
che si fa grande come il cielo
come se dopo l’orizzonte
ci fosse ancora cielo
e tutto ció mi meraviglia
tanto che se finisse adesso
lo so io chiederei
che mi crollasse addosso
Sì.
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TUTTO QUELLO CHE UN UOMO
(Parole di R. Kunstler / Musica di S. Cammariere)
Se non fosse per te
Cosa avrebbe un senso
Sotto a questo cielo immenso
Niente più sarebbe vero
Se non fosse per te
Come immaginare
Una canzone da cantare
A chi non vuol’ sentirsi solo
Se non fosse per te
Crollerebbe il mio cielo
Se non fosse per te
Sarei niente, lo sai
Perché senza te io non vivo
E mi manca il respiro
Se tu te ne vai
Quando sono con te
Chiudo gli occhi e già volo
D’improvviso la malinconia se ne va
Dai pensieri miei cade un velo
E ritrovo con te l’unica verità
Solamente tu sai
Anche senza parole
Dirmi quello che voglio sentire da te
Io non ti lascerò
Fino a quando vivrò
Tutto quello che un uomo può fare
Stavolta per te lo farò
Una pioggia di stelle
Ora brilla nell’aria
Ed il mondo mi appare
Per quello che è
Un oceano da attraversare
Per un cuore di donna
O la spada di un re
Perché senza te io non vivo
E mi manca il respiro se tu te ne vai
Solamente tu sai
Anche senza parole
Dirmi quello che voglio sentire da te
C’è un tempo per l’amore
Che spiegarti non so
Ma che forse davvero domani
Con te finalmente vivrò
Tu sarai la regina
Dei miei desideri
L’orizzonte costante
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Di questa realtà
Tu che sei per me, come vedi
Tutto quello che un uomo
Sognare potrà
Tutto quello che un uomo
Sognare potrà
TESTI
INCONTRO CON L’ESPERTO
Quando si scende su un terreno minato quale quello della sessualità nelle giovani
coppie, è bene non affidarsi all’approssimazione: i giovani hanno domande profonde
che nascono spesso dalla difficoltà di conciliare le proprie pulsioni affettive con la
propria Fede, e pertanto meritano risposte precise, puntuali, chiare. Tra gli strumenti
che proponiamo, consigliamo vivamente l’organizzazione di un incontro (una o due
serate possono andare benissimo) nel quale si facciano intervenire da un lato uno
psicologo-sessuologo, che affronti con i giovani gli aspetti relazionali-affettivi-sessuali
del rapporto di coppia, e dall’altro un sacerdote (meglio se esperto di morale e comunque
non troppo anziano) che spieghi con chiarezza ai giovani le indicazioni della Chiesa in
questo campo. Ovviamente starà agli animatori cogliere eventuali esigenze da parte
del gruppo, sulla base delle quali indirizzare la discussione.
“Come distinguere innamoramento ed amore”
Nei libri, negli articoli, nei dibattiti sull’amore di coppia non si distingue il vero
innamoramento dalle infatuazioni. Queste gli assomigliano molto, producono un
desiderio intenso, talvolta una passione, ma non creano dei legami solidi. Svaniscono
improvvisamente e la gente dice “mi sono disinnamorata”. In realtà non era mai stata
innamorata! La confusione tra innamoramento ed infatuazione non è diffusa solo tra
le persone comuni, ma anche nei grandi autori che hanno scritto d’amore. Sartre,
De rougemont, Renè Girard, paradossalmente, hanno descritto ed analizzato soltanto
delle infatuazioni scambiandole per innamoramento. Sartre scrive che quando siamo
innamorati ci sentiamo in balia dell’altro. A llora lottiamo per sedurlo, per apparirgli
superiore, per farci adorare. Fino a renderlo schiavo. Ma così facendo annulliamo la sua
libertà e ci troviamo tra le mani un pupazzo privo di interesse. Fenomeno che avviene,
ma non è vero innamoramento, è una “infatuazione da dominio”.
Per De Rougemont gli innamorati continuano a desiderarsi finchè non possono stare
insieme, finchè sono separati. L’amora, per esistere, ha bisogno di un ostacolo, dura
finchè trova un impedimento, e, tolto questo, svanisce. Anche questo tipo di amore non
è vero innamoramento, ma una “infatuazione da perdita”. (…)
Renè Girard ci insegna che noi desideriamo le cose che hanno gli altri, che gli altri
ci indicano come desiderabili. Molti si struggono di passione per una donna od un
uomo finchè è fidanzato, finchè nonè loro, finchè non ha detto di sì. Ma non appena
sono riusciti a strapparlo al rivale la passione scompare. Nel vero innamoramento
invece l’amore si intensifica proprio quando l’altro ci riama. Si trattava perciò di una
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“infatuazione competitiva”.
Vi è poi l’”infatuazione divistica” rivolta verso coloro che tutti ammirano, desiderano. Le
ragazze impazziscono per il loro divo, farebbero qualsiasi cosa per lui. (….)
L’ultima è l’”infatuazione erotica” fondata solo sul piacere sessuale. Anche questa
può essere intensissima, travolgerci completamente. Come si distingue allora
dall’innamoramento? Perché non c’è trasfigurazione del mondo, non abbiamo bisogno
continuamente dell’altra persona, non ci domandiamo ossessivamente se ci ama. Non
sentiamo la necessità di raccontargli la nostra vita, di ascoltare la sua, di vedere il
mondo come l’ha visto da bambino, ci addormentiamo tranquillamente la notte senza
averlo sentito per telefono. E ci accorgiamo che non potremmo condividere con lui/lei
ogni cosa, per sempre.
Francesco Alberoni (Dal Corriere della Sera del 26/01/2004)
Riflettiamo insieme
♦
Le argomentazioni esposte come incrociano il nostro vissuto? Le condividiamo, non
le condividiamo, ma vediamo che in molti casi funziona così, non le condividiamo per
niente? Abbiamo capito se il nostro è vero amore oppure una semplice “cotta”?
CRESCERE NELL’AMORE
Lungo la strada che conduce all’amore, molti si fermano sedotti dai miraggi dell’amore
se senti il tuo cuore battere forte, forte in presenza di una data persona, questo non
è amore, ma sensibilità.
Se ti sei « lasciato prendere » dalla sua forza suadente, o dal suo fascino, se, sedotto,
« ti abbandoni », non è amore, ma cedimento.
Se, sconvolto, vai in estasi per la sua bellezza e la contempli per gioirne, se trovi
il suo spirito interessante e cerchi il piacere della sua conversazione, non è amore,
ma ammirazione.
Se, con tutte le tue forze, desideri ottenere uno sguardo, una carezza, un
bacio, se sei pronto a tutto per tenerla fra le braccia e possedere il suo corpo, non
è amore, ma desiderio violento nato dalla tua sensualità.
Amare, non è essere commosso da un altro, avere dell’affetto sensibile per un
altro, abbandonarsi ad un altro, ammirare un altro, desiderare un altro,voler
possedere un altro.
Amare, è essenzialmente donarsi ad un altro e agli altri.
Amare, non è « sentire ».
Se aspetti per amare di essere spinto dalla tua sensibilità, amerai pochi uomini
sulla terra... e certamente non i tuoi nemici. Amare non è uno slancio istintivo,
è la decisione cosciente della tua volontà di andare verso gli altri e di donarsi a
loro.
Se troppo spesso ti diverti a fare il « Pollicino » della favola, ritroverai sempre la
tua strada, la strada che porta solo a te stesso. Perditi spontaneamente, dimenticati
e amerai più sicuramente.
I,a fame ti spinge ad uscire di casa per comprare il pane.
Tu spalanchi la porta per ammirare il tramonto.
Tu corri incontro all’amico, che hai scorto dalla finestra.
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Così, il desiderio, l’ammirazione, l’affetto sensibile possono strapparti a te stesso
e gettarti sulla via del dono, ma tali sentimenti non sono ancora l’amore. Il
Signore te li offre come mezzi — specialmente nell’unione dell’uomo e della donna
— per aiutarti a dimenticarti e condurti all’amore.
L’amore è una strada a senso unico che parte sempre da te per andare verso gli altri.
Ogni volta che prendi un oggetto o qualcuno per te, cessi di amare perché cessi di
donare. Tu cammini a ritroso.
Tutto ciò che incontri sulla tua strada è fatto per permetterti di amare di più:
il cibo, per sviluppare la vita che devi donare, attimo per attimo,la motocicletta,
perché tu corra più in fretta a donarti, un disco, un film, un libro, per arricchirti,
distenderti e disporti a donare di più, gli studi, per conoscere e prepararti a meglio
servire gli altri, il lavoro, perché tu possa dare la tua parte di sforzo alla costruzione
del Mondo, e procurare il pane al tuo focolare, l’amico, perché possiate donarvi l’uno
all’altro e, reciprocamente arricchiti, donarvi poi agli altri, lo sposo, la sposa, per
donare insieme la vita, il figlio, per donarlo al mondo, e poi ad un altro...
Avviati per la tua strada. Accogli tutto ciò che vi è di buono, ma per donarlo interamente.
Se trattieni a te, per te, qualcosa o qualcuno, non dire d’amare questo oggetto o questa
persona, perché nel momento in cui li afferri per trattenerli e custodirli — fosse pure
per un attimo — l’amore muore tra le tue dita.
Se cogli dei fiori, è per farne un fascio.
Se ne fai un mazzo, è per offrirlo all’amata... perché il fiore non è fatto per avvizzire
nelle tue mani, ma per donare gioia e far nascere il frutto. Se, cogliendolo, non hai il
coraggio di offrirlo, va diritto per la tua strada.
Anche nella vita, se ti senti incapace di passare davanti ad un oggetto o ad un viso
senza prenderli per te solo, allora va diritto per la tua strada. Per amare, occorre esser
capaci di rinunciare a sé.
Riesamina spesso l’autenticità e la purezza dei tuoi amori. Non porti semplicemente la
domanda: amo? Di a te stesso: rinuncio a me, mi dimentico, mi dono?
Non illuderti di amare, perché doni oggetti, denaro, strette di mano, un bacio, anche un
po’ del tuo tempo, della tua attività... senza donare te stesso.
Amare, non è donare qualche cosa, ma soprattutto donare qualcuno. Tu amerai se ti
donerai o se ti unirai interamente ai tuoi doni, anche i più materiali.
Perché fischiare al tuo cane; se ti è affezionato non ti raggiungerà lo stesso?
Perché dire: io mi dono, se invece sei prigioniero delle cose, delle persone o di te stesso?
Se « tieni » alla tua stilografica, ai tuoi utensili, ai tuoi « affari », alla tua opera, alla
tua azione, o alla tua comodità, o ai tuoi agi, o alle tue relazioni, ai tuoi amici, per se
stessi, non potrai donare e donarti. Se sei « attaccato », occorre che tu ti « distacchi »
per poter amare. Essere « distaccato », non vuol dire essere indifferente, anzi vuoi dire
stimare, ammirare, apprezzare, amare talmente da non voler accaparrare e restare un
solo attimo senza far profittare gli altri delle proprie ricchezze.
Il vero amore, perché libera dalle cose e da se stessi, rende liberi.
Amerà di più chi si donerà di più. Se vuoi amare fino in fondo, devi essere pronto a
donare tutta la tua vita, cioè a morire a te, per gli altri e per l’altro.
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Se credi che amare sia facile, t’illudi. Ogni amore, se è autentico, ti porterà prima o poi
la sua croce, perché dal peccato in poi è duro dimenticarsi e morire a sé.
Da quando esiste il peccato, amare è essere capace di crocifiggersi per gli altri.
Se cerchi di ricevere, non otterrai nulla.
Bisogna donare.
Se doni dicendo: così poi riceverò, non otterrai nulla. Bisogna donare gratuitamente.
Se doni lealmente, senza nulla aspettarti, riceverai tutto.
Il più difficile nell’amore è il rischio, la rinuncia nella notte, il passo nella morte... per
raggiungere la vita. È per questo che spesso indietreggi davanti all’amore autentico.
Esiti, ingannato e sedotto dall’offerta, immediatamente redditizia, dei falsi amori. Hai
paura di non ricevere e prendi un acconto.
Se ami, ti doni. Se ti doni agli altri, ti arricchisci degli altri. Così l’amore accresce
all’infinito colui che ama, perché chi accetta di distaccarsi da se stesso, scopre tutti gli
altri e si unisce all’intera Umanità.
L’amore falso, l’egoismo, il ritorno in se stessi è sempre accompagnato dalla delusione,
dalla frustrazione della persona, perché vi è fallimento di espansione, invecchiamento,
morte.
L’amore vero offre sempre la gioia, perché è espansione della persona, completamento,
dono della vita.
Chi ha amato più di tutti, è stato Gesù Cristo; non perché Egli abbia avuto il più
grande affetto sensibile per gli uomini, ma perché Egli ha donato più di tutti il più
coscientemente, il più volontariamente, e il più gratuitamente.
Se tralasci di donare, non puoi più amare, se non ami più, interrompi la tua ascesa,
se interrompi la tua ascesa, arresti il tuo completamento, e cessa per te la crescita in
Dio, perché amare è incamminarsi per la strada di Dio e incontrarlo.
(Michel Quoist, Riuscire)
CHIESA E SESSO: non solo peccato
“I giovani conoscono benissimo l’anatomia del sesso. Quello che una volta bisognava
sbirciare nelle enciclopedie adesso è spiattellato a tuto volume da riviste, film,
videocassette. Grazie alle stesse fonti nemmeno la “meccanica” del sesso, dalle posizioni
più elementari a quelle più acrobatiche, presenta problemi di conoscenza. I giovani
sanno anche che il sesso è a rischio AIDS. Ormai se gli dici “sesso”, essi rispondono
d’istinto “Preservativo”
Quello che i giovani non sanno molto è che il sesso non è una funzione, ma è “noi” che
esistiamo come maschi e come femmine. Quando la cronaca o l’esperienza diretta
fanno emergere i turbamenti profondi, le reazioni violente che il sesso provoca essi
rimangono perplessi: “Come mai una cosa così naturale crea macelli che le altre funzioni
biologiche non provocano?” Perchè il sesso produce schianti interiori, stupri, violenze,
vendette?” I giornalisti ed i tuttologi televisivi spiegano tutto con “improvvisi raptus di
follia” Ma i giovani sono troppo intelligenti per accontentarsi.
Mi trovo molto spesso a parlare di sesso con gruppi di giovani. Sorvolo sull’anatomia
e la meccanica. Proietto e commento 120 diapositive che dimostrano come maschio e
femmina, eccettuati gli organi genitali, hanno tutto uguale ma tutto diverso. “Non vi
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sembra che gli organi genitali e la loro meccanica siano una battuta di una canzone
composta da Giosy Cento?” I giovani annuiscono e si dimostrano felici di conoscere
quello che intuivano e speravano. Che cioè il sesso non è una cosa che si fa, ma è
noi che esistiamo come maschi e come femmine. Che vivere la sessualità non è fare
ginnastica genitale, ma conoscere sé stessi e gli altri nelle uguaglianze e nelle diversità,
scoprendole, coltivandole, facendole diventare meraviglia.
Appena la loro conoscenza del sesso sale un po’ di livello, i giovani pongono la domanda:
“Perché la Chiesa considera il sesso peccato?” Si manifesta così ciò che i giovani proprio
non conoscono: la proposta cristiana della sessualità. Dalle raccomandazioni dei genitori
e dai rimasugli del catechismo, essi pensano che la proposta cristiana non vada più in
là del “No al sesso, perché è peccato”. Per questo recepiscono gli interventi della Chiesa
con fastidio, come se fossero un tentativo, quasi sadico, di impedire i “sì” e la gioia
del sesso. Ignorano del tutto che la proposta evangelica del farsi liberamente “eunuchi
per il regno dei cieli (Matteo 19,12)” non è un invito a perdere la gioia dell’incontro
maschio-femmina, ma a trovarne una più grande. La ignorano perché le riviste, i film
e le videocassette non gliene parlano. E quelle che gliene parlano lo fanno per lo più
limitandosi a ripetere ossessivamente i no. Ma nessuno accetta un no, se esso non
lascia intravedere un sì più grande. E siccome davanti alla barriera dei no anche un sì
piccolo piccolo diventa seducente, i giovani rischiano di cantare l’unica battuta della
complessa canzone del sesso: l’anatomia e la meccanica. Con tanta nostalgia per il
“resto”. Che intuiscono. E desiderano.
Tonino Lasconi (sacerdote, da Famiglia Cristiana n° 2/1996)
LA QUESTIONE DEI RAPPORTI PRE-MATRIMONIALI:
Benchè la trattazione del tema meriti un contesto più approfondito sulla sessualità
umana che forse esula dalle finalità di questo sussidio, certamente l’argomento
suscita interesse nei giovani innamorati. Proprio per questo proponiamo alla
lettura tre possibili testi di natura diversa; il primo più di taglio pastorale, il
secondo di taglio teologico, il terzo di tipo magisteriale, lasciando aperta la
scelta di quale utilizzare
leggi in coppia e confronta
1) “Don, la chiesa proprio non la capisco; ma come può essere che è male che due
fidanzati abbiano rapporti tra loro? Capisco che è una cosa così importante che non può
essere banalizzata e affrettata; ma quando due si vogliono bene, cosa c’è che possa
unirli di più?”
E questo quando va bene, ovvero quando si accostano alla domanda ragazzi formati,
con una sensibilità cristiana. Perché in realtà, nell’opinione comune, la Chiesa fa una
figura ben peggiore: bacchettona e non al passo con i tempi, sessuofobia e invischiata
nella morale del NO!
E pensare che proprio per il motivo contrario la Chiesa sceglie di essere esigente
in materia di morale sessuale: sì, perché in una cultura che banalizza la sessualità
riducendola a pura genitalità, la morale cristiana indica una via impegnativa, perché è
convinta del valore grandissimo che la sessualità ha nel vissuto della persona umana.
Nel pensiero della Chiesa il rapporto sessuale è l’apice dell’espressività della comunione
tra due persone: una comunione di pensiero, di intenti, di ideali, di sentimenti, di fede
che trova la sua espressione corporea nel diventare una sola carne. Ogni espressione
gestuale in cui il nostro corpo è coinvolto, esprime significati diversi; così anche nel
rapporto di coppia, esiste una progressività del costruirsi della relazione, che si esprime
in una gradualità di sentimenti e di manifestazioni esterne. Nel pensiero della Chiesa,
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il rapporto sessuale si colloca al punto più alto della scala delle espressioni corporea
della relazione: per l’implicazione totale della persona che esso comporta, e per il
legame interpersonale radicalmente nuovo che esso genera , esso è il gesto espressivo
di quella comunione d’amore totale, unica e definitiva che si genera con il matrimonio:
dice infatti la volontà reciproca di dono e di appartenenza totale che nulla ormai può
più dividere.
In questo senso allora l’atto sessuale che unisce due sposi, assume un valore
sacramentale: è l’espressione della comunione d’amore che è Dio e dell’amore totale e
definitivo con cui Cristo ha amato la Chiesa offrendo se stesso per essa.
Se così è, il rapporto sessuale vissuto prima del matrimonio, rappresenta uno svilimento
dei suoi significati più profondi: è menzoniero, perché quell’amore unico, totale,
indissolubile che esso esprime, in realtà non c’è ancora!
Il tempo del fidanzamento allora diventa il tempo del paziente ed entusiastico conoscersi
e scoprirsi, alla ricerca di costruire un rapporto vero e profondo, in cui maturare la
capacità di conoscersi, di sapersi aspettare, di accogliersi, di donarsi e di dominarsi per
poterlo fare. Come tutti i cristiani, anche i fidanzati sono chiamati alla castità dei loro
rapporti: “Da fidanzati crescere nella castità è tentare e ritentare di vivere in continenza
per poter sviluppare al massimo forme pure e gratuite di tenerezza. Messi alla prova, si
scopre la gioia del reciproco rispetto, ci si allena alla fedeltà e alla speranza di riceversi
l’un l’altro come dono di Dio, si impara ad amare dopo essere stati presi dall’innamoramento. Così con serena consapevolezza i fidanzati decidono di riservare al tempo del
matrimonio-sacramento il tipo di linguaggio proprio dell’amore coniugale, cioè la congiunzione sessuale corporea; e la virtù della castità li aiuta vicendevolmente a personalizzare
tutti i loro rapporti.” (Attilio Nicora, La virtù cristiana della castità, sfida evangelica all’edonismo
e via alla carità, Verona 1997)
2) Il gesto sessuale
Il gesto sessuale - pur nella gradualità delle sue forme-rimanda a una decisione
dell’essere umano, «corpus et anima unus», e a un impegno. Quanto più il gesto
sessuale è espressivo del dono di sé all’altro/a, tanto più coinvolge e pone in gioco le
persone e la loro decisione mutua di appartenersi. Il gesto sessuale non è mai neutro;
suppone sempre un significato e rimanda a una decisione personale.
Solo nel matrimonio
Entro questo contesto si comprende perché il cristianesimo sia contrario alla
consumazione sessuale dell’amore reciproco, uomo-donna, prima del matrimonio,
e quindi ai rapporti prematrimoniali. Solo nel matrimonio, infatti, si manifesta ed è
sancita, in modo totale ed esclusivo, la decisione dei due, uomo e donna, di appartenersi
definitivamente, con un consenso che implica il tutto e il per sempre, e si verifica
quindi il contesto adeguato di realizzazione personale della loro vocazione all’amore
e alla comunione, quale è stata ridonata in Cristo e nel dono del suo Spirito. Solo nel
matrimonio, inoltre, l’amore e la sessualità possono debitamente aprirsi al dono della
vita, accoglierla e farla crescere.
Perché…
La posizione cristiana va in questa direzione non per un principio aprioristico, ma per
la consapevolezza - che le deriva dalla rivelazione - che l’autentica realizzazione della
persona umana, dell’amore fra due giovani e della coppia può realizzarsi solo in un
contesto di totalità e di definitività come è quella posta in essere dal matrimonio. Una
dedizione sessuale completa che non avvenga in un ambito di questo genere comporta
un alto rischio di frustrazione dei valori stessi di cui è portatrice e simbolo.
C.ROCCHETTA, Il sacramento della coppia, EDB, Bologna, 1996, p. 97-98
3) 7. Molti oggi rivendicano il diritto all’unione sessuale prima del matrimonio, almeno
quando una ferma volontà di sposarsi e un affetto, in qualche modo già coniugale
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nella psicologia dei soggetti, richiedono questo completamento, che essi stimano
connaturale; ciò soprattutto quando la celebrazione del matrimonio è impedita dalle
circostanze esterne, o se questa intima relazione sembra necessaria perché sia
conservato l’amore.
Questa opinione è in contrasto con la dottrina cristiana. secondo la quale ogni atto
genitale umano deve svolgersi nel quadro del matrimonio. Infatti, per quanto sia fermo
il proposito di coloro che si impegnano in tali rapporti prematuri, resta vero, però,
che questi non consentono di assicurare, nella sua sincerità e fedeltà, la relazione
interpersonale di un uomo e di una donna e, specialmente di proteggerla dalle fantasie
e dai capricci. Ora, è un’unione stabile quella che Gesù ha voluto e che ha restituito
alla sua condizione originale, fondata sulla differenza del sesso. «Non avete letto che
il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l’uomo lascerà
suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così
che non sono più due ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo
non separi» (cf. Mt 19,4-6). San Paolo è ancora più esplicito quando insegna che, se
celibi e vedovi non possono vivere in continenza non hanno altra scelta che la stabile
unione del matrimonio: È meglio sposarsi che ardere» (1 Cor 7,9). Col matrimonio,
infatti, l’amore dei coniugi è assunto nell’amore irrevocabile che Cristo ha per la chiesa
(cf. Ef 5,25-32), mentre l’unione dei corpi nell’impudicizia(12) contamina il tempio dello
Spirito santo, quale è divenuto il cristiano. L’unione carnale, dunque, non è legittima se
tra l’uomo e la donna non si è instaurata una definitiva comunità di vita.
Ecco ciò che ha sempre inteso e insegnato la chiesa,(13) trovando, peraltro, nella
riflessione degli uomini e nelle lezioni della storia un accordo profondo con la sua
dottrina.
L’esperienza ci insegna che, affinché l’unione sessuale possa rispondere veramente alle
esigenze della finalità, che le è propria dell’umana dignità, l’amore deve trovare la sua
salvaguardia nella stabilità del matrimonio. Queste esigenze richiedono un contratto
matrimoniale sancito e garantito dalla società, tale da instaurare uno stato di vita di
capitale importanza, sia per l’unione esclusiva dell’uomo e della donna, sia anche per il
bene della loro famiglia e della comunità umana. Il più delle volte, infatti, accade che le
relazioni prematrimoniali escludono la prospettiva della prole. Ciò che viene presentato
come un amore coniugale non potrà, come dovrebbe essere, espandersi in un amore
paterno e materno; oppure, se questo avviene, risulterà a detrimento della prole, che
sarà privata dell’ambiente stabile, nel quale dovrebbe svilupparsi per poter in esso
trovare la via e i mezzi per il suo inserimento nell’insieme della società. (Congregazione
per la dottrina della fede, Persona humana, alcune questioni di etica sessuale, 1975)
Riflettiamo insieme
♦
♦
♦
Anche in questo caso: Condividete le argomentazioni esposte?
Avete mai parlato insieme del rapporto tra la Vostra Fede, il Vostro modo di amarvi
e la Vostra sessualità?
Che cosa pensate della visione cristiana della sessualità?
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GIOCHI – TEST
♦
Comunicare l’amore è difficile. Timidezza, nervosismo, luoghi, tempi e momenti
non adatti possono rovinare l’incantesimo di una delle emozioni più intense che
si possano vivere: dire all’altra persona “Ti voglio bene, Ti amo”. L’era informatica
dei telefonini, degli sms, delle e-mail, ha fatto cadere in disuso l’arte di scrivere, di
trasmettere i propri sentimenti attraverso una lettera d’amore. Eppure questa è la
situazione più agevole per un innamorato timoroso del contatto fisico: poter dire
all’amata tutto quello che sente, avendo la calma per poterlo fissare su una lettera.
Lettera che un giorno potrà diventare fonte di teneri ricordi e nuove emozioni.
Vi invitiamo dunque a questo esercizio: provare a scriverVi reciprocamente una
lettera d’amore. Ecco qualche prezioso suggerimento.
Caratteristiche di una lettera d’amore
1 - Si inizia la lettera con Caro/cara.... oppure Amato/amata...
2 - Concentrarsi sul partner pensando a una sua dote positiva, una
qualità vista di recente.
3 - Si descrive il fatto accaduto o si risponde alla
domanda/sollecitazione posta, ponendo attenzione ai propri
sentimenti - bisogni - valori
4 - Si esprime il sentimento più forte provato di fronte al fatto che ha
motivato la lettera d’amore (es. tristezza, paura, rabbia, disgusto,
timore, incertezza, disagio, inadeguatezza, ecc.).
5 - Si scrive tenendo davanti alla mente il volto del partner.
6 - Si scrive per confidarsi al proprio partner come al miglior amico.
7 - Si conclude la lettera affettuosamente con un proponimento, un
progetto: la proposta finale dev’essere una richiesta d’aiuto e non
una pretesa.
Dopo avere concluso entrambi di scrivere:
8 - Si scambiano le lettere e ognuno legge quella dell’altro per due
volte:
a - la prima volta per conoscere le cose scritte;
b - la seconda per ascoltare la persona amata, oltre le parole
scritte.
GIOCO : E’ AMORE QUESTO?
1 - MOMENTO PERSONALE
Questo gioco induce le coppie a riflettere le proprie idee sull’amore rispetto a frasi fatte
che si sentono tra la gente.
Ora da solo/a leggi le frasi riportate qui sotto e segna una crocetta quelle che ritieni
giuste.
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MOMENTO DI COPPIA
a) CONFRONTO DI COPPIA: Dopo aver, ciascuno per conto proprio, segnato le frasi
che ritenete giuste, confrontate le vostre risposte con il partner e comunicate
il/i motivo/i che vi hanno portato alla scelta e che significato ha per voi la
stessa scelta.
FILMS
L’ULTIMO
BACIO
Soggetto: Carlo, vicino ai trenta anni e con un buon lavoro, vive con Giulia. Lei
annuncia ai loro genitori di essere incinta. Anna, madre di Giulia, é nella fase critica in
cui arriva la paura di invecchiare: il rapporto col marito Emilio non la soddisfa, vorrebbe
nuove emozioni ma non trova la necessaria decisione. Carlo frequenta spesso gli amici
coetanei. Ora si festeggia l’addio al celibato di Marco. Il clima sembra allegro, ma in
realtà Adriano, Alberto e Paolo non sono felici: Adriano, marito e padre, litiga troppo
di frequente con la moglie; Alberto non riesce a creare un legame stabile; Paolo cerca
di trattenere Arianna chiamandola a tutte le ore e non riuscendo così ad occuparsi
del padre molto malato. Accanto a loro, anche Carlo non riesce a trattenere qualche
accenno di insoddisfazione. Al matrimonio di Marco, Carlo conosce Francesca, 18 anni,
studentessa. Mentre Anna trova il coraggio per lasciare Emilio e andare a vivere da
un’amica, Carlo e Francesca si rivedono, e lei lo invita ad una festa dei compagni di
scuola. Per andarci, Carlo mente a Giulia ma la bugia viene subito scoperta: muore
infatti il padre di Paolo, Giulia va da lui e qui incontra anche Adriano che doveva essere
con Carlo. Quando si rivedono, Giulia assale con veemenza Carlo e gli dice di voler
troncare la relazione. Sentendosi disperato, Carlo riesce prima a respingere Francesca,
che gridava di essere innamorata di lui, e poi a riequilibrare con fatica la situazione
andando a casa dei genitori di Giulia. Qualche anno dopo. Mentre Alberto, Paolo e
Adriano, sono partiti per l’Africa nel tentativo di cambiare vita, Carlo e Giulia sono ormai
sposati e hanno una bellissima bambina, Sveva. Ecco Giulia intenta a fare footing. Un
ragazzo le si avvicina per accompagnarla nella corsa. Valutazione Pastorale: C’é un
argomento che ritorna costante nei (finora) tre film di Muccino ed è per lui una specie
di ossessione: quello dei bilanci da preparare, dei giudizi da dare su se stessi, delle
conclusioni da trarre su quello che si è realizzato. Al pari di “Ecco fatto” e di “Come te
nessuno mai”, anche qui un gruppo di personaggi si mescola, si confonde, si evidenzia:
le singole individualità vanno a costituire il quadro più generale, a disegnare l’affresco
generazionale. I trentenni, soprattutto: attraversano la loro crisi (come l’hanno
attraversata quelli dei decenni precedenti), ma i punti di riferimento non esistono più.
Non c’é ribellione ad un sistema, non ci sono ideologie da inseguire, non ci sono sistemi
sociali da imitare. C’è invece, ed è forte, la paura del vuoto, della solitudine, del non
sapere ‘cosa fare’. Alla fine sono i rapporti sentimentali a dettare i tempi della giornata,
a condizionare lo sviluppo di emozioni e reazioni. Intorno al nucleo principale (il rapporto
Carlo/Giulia), il copione sviluppa come in cerchi concentrici tutte le altre situazioni. E
Muccino ha mano sicuramente felice sia nello scrivere dialoghi svelti ed efficaci sia nel
dirigere alla maniera delle commedie italiane di un tempo: senza pause, senza tempi
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morti, con una saggia direzione degli attori. Così dai trentenni il quadro si allarga
ai loro genitori (quindi il ‘prima’) e ai 18enni (quindi il ‘dopo’). Traspare amarezza
dalle vicende, e certo Muccino ha più dubbi che sicurezze sull’amore, sulla famiglia,
sulla durata degli equilibri: e li mette in campo, li denuncia, li offre allo spettatore.
Si resta coinvolti e si è indotti a riflettere. Per questo, dal punto di vista pastorale, il
film è da valutare sostanzialmente come accettabile, esprimendo qualche riserva per
alcuni passaggi meno controllati, ma sottolineandone il convincente tono realistico.
♦
Quale tipo di amore e di rapporto affettivo propone questo film? Vi riconoscete in
alcune situazioni proposte dalla pellicola?
Discutete ed esponete le problematiche che emergono dalla visione del film, e
soprattutto quale idea di amore e quali valori o disvalori avete colto.
♦
Dello stesso autore si consiglia in alternativa la visione di “Come te nessuno mai”
(VEDI SCHEDA N° 3)
SCHEDA BIBLICA
Il Cantico dei Cantici è il libro dell’Amore della Bibbia. Il fatto che un libro del genera
sia presente nel testo sacro significa che anche in esso si ritrova la rivelazione di
Dio, la Parola che Dio ci ha voluto rivolgere. Significa quindi che l’esperienza umana
dell’Amore è rivelatrice del volto di Dio. Il brano scelto si trova nel cuore del libro ed è
un canto della bellezza fisica e dell’attrazione sessuale dell’uomo e della donna.
Cantico dei Cantici: 7,2-14
Lo sposo
[2]«Come son belli i tuoi piedi
nei sandali, figlia di principe!
Le curve dei tuoi fianchi sono come monili,
opera di mani d’artista.
[3]Il tuo ombelico è una coppa rotonda
che non manca mai di vino drogato.
Il tuo ventre è un mucchio di grano,
circondato da gigli.
[4]I tuoi seni come due cerbiatti,
gemelli di gazzella.
[5]Il tuo collo come una torre d’avorio;
i tuoi occhi sono come i laghetti di Chesbòn,
presso la porta di Bat-Rabbìm;
il tuo naso come la torre del Libano
che fa la guardia verso Damasco.
[6]Il tuo capo si erge su di te come il Carmelo
e la chioma del tuo capo è come la porpora;
un re è stato preso dalle tue trecce».
[7]Quanto sei bella e quanto sei graziosa,
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o amore, figlia di delizie!
[8]La tua statura rassomiglia a una palma
e i tuoi seni ai grappoli.
[9]Ho detto: «Salirò sulla palma,
coglierò i grappoli di datteri;
mi siano i tuoi seni come grappoli d’uva
e il profumo del tuo respiro come di pomi».
La sposa
[10]«Il tuo palato è come vino squisito,
che scorre dritto verso il mio diletto
e fluisce sulle labbra e sui denti!
[11]Io sono per il mio diletto
e la sua brama è verso di me.
[12]Vieni, mio diletto, andiamo nei campi,
passiamo la notte nei villaggi.
[13]Di buon mattino andremo alle vigne;
vedremo se mette gemme la vite,
se sbocciano i fiori,
se fioriscono i melograni:
là ti darò le mie carezze!
[14]Le mandragore mandano profumo;
alle nostre porte c’è ogni specie di frutti squisiti,
freschi e secchi;
mio diletto, li ho serbati per te».
Lo sposo
La donna è simile ad una principessa nella raffinatezza delle sue calzature, un capo di
abbigliamento raro e costoso in Oriente (Gdt 16,9; Is 52,7). Le curve dei fianchi, flessuosi
nei moti ritmici della danza, sono un capolavoro di artista. Il bacino (il vocabolo in ebraico
indica anche l’ombelico, il pube e la sessualità femminile) è come una coppa levigata e
perfetta colma di aromi e di bevande inebrianti ed afro-disiache (v. 3).
La Bibbia ci invita a non relegare la sessualità con la sua fisicità a due sole aree, quella
dell’anatomia medica e quella della pornografia. Essa, infatti, è anche parola concreta
d’un amore e di una relazione in-teriore profonda. Il ventre (o l’addome) è comparato
per la sua pelle candida e dorata al grano e ai gigli, un simbolo di fertilità. Nella tradizione
musulmana si dice che il primo uomo era dello stesso colore del grano. I seni, come in
4,5, sono mobili e perfettamente uguali come se fossero due gemelli di gazzella (v. 4).
Il collo candido si slancia verso il cielo come una torre d’avorio, il materiale prezioso ed
aristocratico, caro alle regge orientali (ad esempio Samaria, come è stato documentato
anche da Am 3,15 e dai reperti archeologici). Gli occhi sono come i due specchi d’acqua situati nei pressi della città transgiordanica di Hesbon, antica capitale degli Amorrei, passata
poi alla tribù ebraica di Ruben. Due occhi limpidi, luminosi come un lago che riflette il cielo
ma anche, come il poeta suggerisce allusivamente attraverso il nome ebraico hesbón che
significa “intelligenza”, “comprensione”, “attenzione”, “riflessione”, due occhi ammiccanti
e pieni di intelligenza3. La descrizione continua col naso confrontato — secondo gusti
tipicamente orientali — col Libano che incombe come una torre di guardia sulla Siria
e sulla sua capitale Damasco: prominenza, maestosità ma anche candore (“Libano” in
ebraico significa anche “bianco”) del naso sono modellati senza imbarazzo su uno degli
elementi più classici del paesaggio palestinese. Ed eccoci al capo che rimanda ad un
altro dato topografico notissimo, il Carmelo (letteralmente “la vigna di Dio”, cioè “la vigna
fertile” per eccellenza), denso di vegetazione e quindi simile ad una capigliatura folta ed
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elegante (v. 6). Le chiome sono d’un fulvo acceso simile alla porpora mentre le trecce
sono così affascinanti da impigliare un re nelle loro dolci catene. È evidente anche qui
il solito occhieggiare del simbolismo regale. Lo sposo è stato imprigionato dalla malìa
di questi riccioli che nell’originale ebraico sono indicati col vocabolo usato per i “canali”
per suggerirne il movimento dolcissimo e lieve simile al flusso delle acque di un canale.
Tra parentesi ricordiamo che nei canali si conciava e si tingeva la porpora: si spiega, così,
l’ardito accostamento tra capelli e porpora.
Un’esclamazione di rapimento (v. 7) per questa creatura deliziosa prepara lo sguardo
finale gettato sull’insieme della donna. Essa si erge ora in tutta l’eleganza della sua
linea. Il pensiero del poeta corre al l’albero più slanciato e più nobile della vegetazione
subtropicale, la palma, «i cui piedi sono nell’acqua — come afferma un proverbio arabo
— e la cui testa è nell’ardore del sole ». In ebraico c’è anche il nome femminile Tamar
(“palma”) che spesso è sinonimo di bellezza (Gn 38,6; 2Sam 13,1; 14,2-7). La palma è
anche una specie di stemma nazionale di Israele grappoli di datteri della palma sono
comparati i seni che successivamente sono rappresentati come grappoli d’uva (v. 9).
Lo sposo immagina di salire su questa palma viva, di stringerla a sé, di inebriarsi del
suo profumo, di gustare i suoi frutti. L’immagine vegetale trascolora, allora, in quella
somatica: i seni sono come un vino dolce, l’alito della donna * è denso di fragranza come
un frutto fresco, il palato, cioè : baci, sono come vino squisito che scivola sulle labbra
assopite dell’innamorato.
Dal ritmo frenetico della danza iniziale si è giunti ora all’immobilità dell’estasi. La battuta
finale della strofa è nell’originale piuttosto oscura e incerto è il personaggio che la
pronunzia (lui o lei?) ma il senso sembra essere sufficientemente chiaro: i due si ritrovano nell’abbandono gioioso ed esaltante dell’amore. Ed è solo silenzio e pace
La sposa
A titolo di tutto il brano riecheggia la sigla poetica e spirituale del Ct (v. 11), già risuonata
in 2,16 e 6,3: «Io sono del mio amato... ». Ma ora c’è una significativa variante in
crescendo. La donna, usando un termine molto intenso (“passione”, “desiderio”,
“pulsione”), afferma coscientemente non solo di amare ma anche di essere amata,
desiderata, attesa dal suo uomo. La parità delle due persone, l’uomo e la donna, la
certezza del loro mutuo possedersi e del loro reciproco donarsi sono ormai la celebrazione
di un amore matrimoniale maturo e genuino. Il testo, attraverso un vocabolo da noi
tradotto con “passione”, rimanda intenzionalmente ad una pagina amara, alla descrizione
della tensione sessuale che il peccato aveva introdotto nella coppia: « Verso tuo marito
sarà la tua passione ma egli ti dominerà» (Gn 3,16). Un desiderio insopprimibile, quasi
cieco, che si scontra con la voluttà di dominio e di prepotenza del maschio. Il Ct è, invece,
l’esaltazione della passione, della stessa pulsione sessuale, del desiderio perché esso è
alimentato e trasformato dal lievito dell’amore. La passione allora, perde ogni traccia di
egoismo ed esprime la purezza della donazione; il piacre non resta cieco ma aperto e
gioioso (G. Ravasi, Cantico dei Cantici, San Paolo, 1985, p. 139-145)
Riflettiamo insieme:
♦
♦
♦
♦
Nel brano la dimensione fisica è un dono per l’altro. Quanto nella mia vita sono
aperto ad incontrare l’altro e quanto invece cerco solo me stesso?
Il brano è carico di desiderio. Quanta importanza ha per te il desiderio dell’altro/a
e ciò che esso comporta: attesa, rispetto, pazienza….?
Il fatto che nella Bibbia troviamo accenti così espliciti della dimensione fisica e
sessuale del rapporto uomo/donna cambia qualcosa nel tuo modo di vedere le
cose?
Come viviamo il rapporto tra la nostra Fede e la nostra affettività?
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UNO SGUARDO AL FUTURO
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UNO SGUARDO AL FUTURO
7– Il coraggio di puntare in alto
“Ecco i soliti che ci vogliono parlare di matrimonio”…Lungi da voi questo pensiero!!
È solo che non si può vivere una vita priva di prospettive. Sarebbe come costruire la
nostra casa sulla sabbia: al primo sogno disilluso, crolla tutto il castello. C’è bisogno
di dare solidità alla nostra vita ed alla nostra storia d’amore. E dare solidità ad una
storia d’amore, in una prospettiva cristiana come quella nella quale ci muoviamo, vuol
dire iniziare a porre le basi per una relazione stabile che un giorno trovi naturale
consacrazione nella celebrazione del matrimonio. Questo non vuol dire che la vostra
storia d’amore, debba per forza sfociare nel matrimonio. È quello che vi auguriamo,
di cuore, ma quello a cui teniamo maggiormente è che voi riusciate a capire se siete
veramente fatti l’una per l’altro e viceversa. Il percorso che può portare al matrimonio
non è né semplice né automatico, e deve mettere in conto anche la possibilità di un
insuccesso:è giusto fare di tutto per salvare una relazione affettiva, ma è giusto saper
valutare se troppe difficoltà non siano la spia che la storia non potrebbe funzionare.
In questo cammino tutt’altro che facile sappiamo di avere un ottimo compagno di
viaggio. Guardare al Signore e cercare in Lui, nella Sua parola il conforto alla bontà
delle nostre scelte non sarà certo abdicare alla nostra autonomia, bensì un far maturare
di pari passo le nostre scelte di vita e la nostra fede.
Obbiettivo:
Con questa scheda si vogliono fornire alcuni strumenti che possano aiutare le coppie a
scoprire lo scopo del loro cammino fatto insieme… la meta della loro storia. Le coppie
si metteranno in discussione rispetto al loro modo progettare il futuro, e potranno
“toccare con mano” cosa significa puntare in alto!
PREGHIERE
PREGHIERA DEI FIDANZATI
Signore, vogliamo costruire fra noi due
una vera comunione di persone:
concedi a noi di restare sempre aperti a Te,
sorgente di amore.
Liberaci dal nostro egoismo
perché possiamo conoscerci
realisticamente nei pregi e nei difetti.
Insegnaci ad accettarci l’un l’altro
come siamo, incondizionatamente,
a essere generosi nel donare
e umili nel ricevere.
Rendici persone aperte,
capaci di vero dialogo,
di comunicarci l’un l’altro con sincerità
il proprio mondo interiore:
gioie, sofferenze, desideri,
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aspirazioni, difficoltà.
Donaci la forza del Tuo amore
perché sappiamo immedesimarci
l’un nell’altro per condividere tutto
e formare per sempre una cosa sola.
Non permettere che ci chiudiamo in noi stessi:
fin d’ora vogliamo metterci insieme
al servizio degli altri,
specialmente dei più poveri,
ed un giorno donarci ai figli. Amen.
CANZONI
“Io ci sarò” (883)
Io non ti prometto
qualcosa che non ho
quello che non sono
non posso esserlo
anche se so che c’è chi dice
per quieto vivere
bisogna sempre fingere.
Non posso giurare
che ogni giorno sarò
bello, eccezionale, allegro,
sensibile, fantastico
ci saranno dei giorni grigi
ma passeranno sai
spero che tu mi capirai.
Nella buona sorte e nelle avversità,
nelle gioie e nelle difficoltà
se tu ci sarai
io ci sarò
So che nelle fiabe
succede sempre che
su un cavallo bianco
arriva un principe
e porta la bella al castello
si sposano e sarà
amore per l’eternità.
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Solo che la vita
non è proprio così
a volte è complicata come una
lunga corsa a ostacoli
dove non ti puoi ritirare
soltanto correre
con chi ti ama accanto a te.
Nella buona sorte e nelle avversità,
nelle gioie e nelle difficoltà
se tu ci sarai
io ci sarò.
Giuro ti prometto
che io mi impegnerò
io farò di tutto però
se il mondo col suo delirio
riuscirà ad entrare e far danni
ti prego dimmi che
combatterai insieme a me
Nella buona sorte e nelle avversità,
nelle gioie e nelle difficoltà
se tu ci sarai
io ci sarò.
Nella buona sorte e nelle avversità,
nelle gioie e nelle difficoltà
se tu ci sarai
io ci sarò.
NB:Questa canzone è stata scelta perché esprime molto bene il coraggio di impegnarsi
e anche la fatica del percorso futuro. Ricorda che vi sono momenti felici ma anche tristi
ed il tutto si supera se si riesce a vivere insieme, a vivere in sintonia e con un solo
sponsor :”COMPRENSIONE, DIALOGO E FIDUCIA RECIPROCA” .
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TESTI
PUNTIAMO IN ALTO???
COME??????
ANALIZZIAMO QUESTO BRANO
“…UNA PRASSI AMERICANA”
(da X.Lacroix, Il matrimonio…semplicemente)
Negli Stati Uniti si sviluppa la consuetudine del contratto di matrimonio individuale,
negoziato dai due firmatari in funzione delle loro necessità e dei loro desideri, delle loro
richieste.
Il contratto è generalmente registrato presso un notaio e, a seconda dei casi, può
essere o non essere seguito dal matrimonio civile. I due coniugi convengono allora di
essere legati per lo Stato. Ecco, a titolo di esempio, un contratto fra i tanti, firmato nel
§1976 da due giovani americani dello Stato dell’Ohio.
1.Definizione – Per Paul e Mary, il matrimonio è un impegno affettivo, spirituale e
sociale. Con questo contratto si impegnano a vivere insieme per un dato tempo, ad
approfondire la loro unione, a condividere il loro amore e le loro esperienze.
2.Durata del contratto – Questo contratto ha una durata di cinque anni. Al termine
di questo periodo potrà scadere o essere rinnovato. I suoi termini potranno essere
rinegoziati.
3.Firma del contratto – Questo contratto sarà firmato il giorno ritenuto più opportuno
dalle due parti. La firma non sarà accompagnata da alcuna cerimonia. Essendo una
questione privata, non saranno invitati né parenti né amici.
4.Condizioni di vita comune – Paul e Mary abiteranno insieme. Ciò non esclude la
possibilità di vivere in comunità con altri. Tutti gli impegni domestici saranno divisi. (…)
Paul si occuperà dell’automobile di Mary. In cambio Mary si occuperà dei lavori di cucito
per Paul. (…)
5.Denaro – Paul e Mary divideranno, in egual misura, tutte le spese correnti: affitto,
spese domestiche, vitto. Ciascuno conserverà il suo conto in banca ed eviterà di dire
all’altro come spendere il suo denaro. Se Paul e Mary vogliono risparmiare per un
progetto comune, apriranno un conto comune a questo scopo. (…)
6.Fedeltà – Le relazioni sessuali di Paul e Mary non saranno esclusive. Chi sceglie di
avere relazioni sessuali con una terza persona non è tenuto a informare l’altro. Si ritiene
tuttavia preferibile di non farne un segreto, per non interrompere la comunicazione tra
Paul e Mary. Costoro sono d’accordo per assegnare alle relazioni con una terza persona
un carattere secondario rispetto alla relazione principale.
9.Nome – Essendo questa una relazione di due individui autonomi, Paul e Mary non
sono favorevoli a un nome che trasformi uno dei due in un’appendice dell’altro. Mary si è
battuta abbastanza a lungo per costruire la sua identità. Rifiuta quindi di abbandonare
il suo nome e non sarà mai presentata agli altri con il nome di Signora Paul Smith.
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DOMANDE da rispondere a coppie:
1.Come viene impostato qui il futuro? C’è spontaneità del rapporto?
2.E noi come vogliamo impostare il nostro futuro?…a volte non capita anche a noi di
voler inquadrare il nostro rapporto, di calcolare qualsiasi cosa?
3. Cosa manca a questo contratto?
4. Provate a scrivere un vostro contratto rispettando la sequenza sopra scritta e se
volete anche aggiungendo altri punti.
NB: Queste domande verranno in seguito approfondite tutti insieme… con un confronto
tra il contratto sopra descritto, quello scritto dalle coppie stesse e infine quello
cristiano.
APPROFONDIMENTO PER GLI ANIMATORI
(da X.Lacroix, Il matrimonio…semplicemente)
Dall’associazione all’alleanza
Fra i giovani sono numerosi coloro che desiderano realizzarla. Molti vivono, a modo
loro, una certa esperienza di fedeltà. Si possono distinguere due concezione di fedeltà.
Colgo in effetti un’importante differenza:
tra la fedeltà sperata e la fedeltà voluta;
tra la fedeltà risultato e la fedeltà risoluta, decisa;
tra la fedeltà condizionata e la fedeltà incondizionata;
tra la fedeltà per il presente e la fedeltà per l’avvenire;
tra la fedeltà di associazione e la deltà di alleanza;
tra prestarsi e donarsi.
Nella fedeltà di tipo “associativo” ciascuno resta padrone del suo gioco. Se, un giorno,
avverte che la bilancia dei vantaggi e degli svantaggi della vita comune è a suo sfavore,
se ne andrà. Una tale concezione è assai conforme alla logica dominante nella nostra
società, quella del contratto. È un accordo razionale che prevede spesso le condizioni
del suo scioglimento e non implica che la libera volontà. Il contratto si basa sulla logica
dell’equivalenza, che è, in fondo, quella dell’interesse ben compreso. (vedi “una prassi
americana”)
Una tale prospettiva, che si può qualificare “contrattuale”, non è quella dell’alleanza.
Fare alleanza non è limitarsi a stipulare un contratto o a mettersi in società. Alleanza
è il termine che, nel vocabolario, designa il più forte dei legami umani. Anticamente
veniva usato per indicare un patto di guerra. Era dunque una solidarietà “per la vita e
per la morte”. Violarla significava esporsi alla morte.
Considerato nel senso attuale, pacifico e coniugale, il termine conserva questo
significato di impegno totale e definitivo. L’alleanza è il dono reciproco di due libertà e
non solamente mettere in comune degli interessi.
Fare alleanza è impegnarsi ad affrontare insieme le battaglie della vita, al di là di ciò
che si può prevedere e pianificare. Non abbiamo in mano tutti gli elementi di questa
lotta. Si può andare incontro a malattie, disoccupazione, crisi, difficoltà di ogni tipo, in
particolare nell’educazione dei figli. Ma decidiamo che saremo solidali. Non sappiamo
ciò che ci riserva il futuro, ma decidiamo che sarà comune. Metteremo in comune
non soltanto ciò che abbiamo ma ciò che siamo. Il nostro essere profondo ne sarà
modificato. Questo è divenire “una sola carne”.
È bene legarsi?
Una palla al piede: così alcuni considerano il legame di alleanza. La stessa parola
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“legame”, del resto,non ha una buona fama oggi. Molti la associano a termini come
catena, ostacolo, briglia, guinzaglio… La nostra cultura e la nostra società incitano
a privilegiare l’autonomia, l’indipendenza, l’individuo. Perché dunque perdere questa
sacrosanta indipendenza per cedere alle preferenze, al carattere e al temperamento del
partner? Poiché, non bisogna nasconderlo, la vitacomune comporta una buona dose di
rinunce. Ma è qui che il negativo si rovescia in positivo. Tutte queste piccole (o grandi)
rinunce sono un’occasione senza eguali per superare il principale ostacolo dell’autentica
libertà:l’attaccamento a sé, vale a dire la sottomissione alle proprie manie, inclinazioni,
abitudini. L’affetto per l’altro libera dalla prima prigione, quella rappresentata da me
stesso. Il legamo con l’altro mi slega da me stesso senza tuttavia alienarmi. Al contrario,
nel dono trovo la vera vita; nell’amore mi trovo perdendomi. Sperimento questa verità
antichissima e sempre nuova secondo cui “chi perderà la propria vita la salverà”, mentre
“chi vorrà salvare la propria vita, la perderà” (Luca 9,24). Poiché la vita è dono, donarla
e riceverla sono un tutt’uno. Questo è il cuore del cristianesimo.
Perché è donando che si riceve,
dimenticando se stessi che ci si ritrova
perdonando che si ottiene il perdono,
morendo che si risorge alla vita eterna.
(San Francesco d’Assisi)
Così dunque, accettare di essere legato non è metersi “la corda al collo” o sacrificarsi a
una convenzione. È entrare attraverso una porta molto ordinaria nella più straordinaria
avventura spirituale che ci sia, quella di chi “si consegna all’altro”, vale a dire della
vita offerta. “nessuno ha amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”
(Giovanni 15,13).
Impegnarsi ad amare?
Tutto ciò è molto bello, ma è realizzabile? È veramente possibile donarsi l’uno all’altro?
E una tale intenzione può durare tutta la vita?
Bisogna in effetti essere realisti e diffidare dalle idealizzazioni sia spirituali che
sentimentali. “Donarsi” è un’espressione molto importante, da usare con moderazione.
Ciascuno resta se stesso, con i suoi limiti, i suoi difetti, la sua storia. L’impegno reciproco
non trasformerà tutto. Bisogna sapere innanzitutto che l’impegno del matrimonio non
si fonda sui risultati, ma sui mezzi. Gli sposi non si promettono di riuscire nella loro
unione, ma di impegnarsi perché riesca, vale a dire nel farla crescere. (…) Sappiamo
bene bene che non siamo padrone del futuro; per questo ogg ti prometto di fare tutto
ciò che è inmio potere affinché tu sia felice: “domani è un altro giorno ma, per quanto
la mia volontà me lo permette, decido che domani sarà tuo;te ne offro il pegno, mi
impegno”. (…) La parola “volontà” non è oggi molto ben accolta. La cultura moderna
l’ha svalutata. Eppure è un termine molto bello, assai più vicino alla parola “amore”
di quanto si creda. L’amore non è soltanto un sentimento, è anche una decisione, un
orientamento, una priorità concretamente accordata all’altro. Leggiamo attentamente
tre formule che tentano di dire l’essenziale dell’amore. Non sarà difficile cogliere il filo
conduttore.:
Amare è volere il bene dell’altro (San Tommaso).
Amare è volere l’altro come soggetto (Gabriel Madinier).
Amare è promettere e promettersi di non usare mai contro l’altro il proprio
potere (Jean Lacroix).
(…) Nella promessa non soltanto mi fido dell’altro, ma mi impegno anche a divenire
io stesso affidabile, vale a dire degno di fede. Così cresce. Se noi siamo di parola, la
parola ci sosterrà.
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Se la vita quotidiana comune non è semplice parallelismo tra due storie, la trasformazione
di ciascuno dei due avverrà in funzione dell’altro. La storia di una coppia è un’alternanza
di scarti e di adattamenti continui. Ciascuno dovrà “sposare” gli alti e i bassi, gli slanci
e i momenti di pausa, gli invecchiamenti e i rinnovamenti dell’altro. (…)
L’unicità e l’armonia della coppia sono anche frutto di “atti linguistici che plasmano il
dono reciproco. È possibile individuarne quattro:
Il riconoscimento: “Sei tu! Ti accolgo come unico”;
La confessione:Trovo in te la mia gioia oppure:Ho mancato al nostro amore”;
La promessa:”Mi impegno ad accoglierti ogni giorno”;
Il perdono:”Rinnovo la mia riconoscenza e la mia fiducia”.
Questi atti linguistici, che non sono soltanto parole ma passi verso l’altro, non saranno
posti una sola volta. Si avvicenderanno e si ripeteranno, secondo differenti successioni,
a ogni tappa della vita di coppia, a ogni svolta, ogni giorno. Quanto tempo sarà
necessario perché si incarnino? È necessaria non meno di una vita intera per imparare
ad amare.
GIOCHI – TEST
COSTRUIAMO LA NOSTRA CASA
GIOCO
Le coppie sono invitate a disegnare su un cartellone la propria casa inserendo slogan,
figure di giornali, e qualsiasi cosa che rappresenti la loro futura casa.
SE SI HA Più TEMPO A DISPOSIZIONE:
Sarebbe interessante fare prima un lavoro singolarmente, poi a coppie e infine con
tutti.
In questo modo ognuno ha il tempo per pensare alla propria casa e quindi anche per
costruirla;
CI RITROVIAMO CON IL PARTNER:
1. Mettere a confronto le due case, vedendo gli aspetti simili e quelli diversi,
discutendo e spiegandosi l’uno con l’altro del perché è stata così costruita
2. Costruire assieme una terza casa unendo i due cartelloni e accettando queste
diversità che magari potrebbero diventare somiglianze.
NEL GRUPPO:
Guardiamo le nostra case e le spieghiamo.
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FILMS
GUARDIAMO CON CORAGGIO AL FUTURO
FILM “CASOMAI”
Questo film è da noi consigliato perché pur essendo molto “forte” porta le coppie a
guardare l’esperienza quotidiana, gli eventuali problemi, difficoltà che possono sorgere
nella vita quotidiana e a capire e comprendere veramente cosa vuol dire “stare insieme
per sempre”. Nel film c’è un forte sguardo al futuro, abbastanza negativo, ma anche
reale in certe situazioni, sta anche nella bravura degli animatori a calare il film nella
vera realtà. Il film è consigliato in questa scheda perché è l’ultimo incontro, un incontro
che “guarda avanti”, che vuole esaminare con cura la meta da percorrere.
Si consiglia, tuttavia, di preparare le coppie a tale film, raccontando un po’ la trama e
spiegandone il significato permettendo alle coppie di avere delle chiavi di lettura.
A tal proposito vi inseriamo qui di seguito un intervista fatta al regista e hai
protagonisti:
FABIO VOLO, EX IENA, EX NOME DI PUNTA DEL CANALE TELEVISIVO LA 7,
EX PANETTIERE (COME SCOPRIAMO SCORRENDO la sua “curiosa” biografia redatta
personalmente) debutta al cinema interpretando il nuovo film di Alessandro D’Alatri
Casomai. Scelto, a sentire il regista, per la spigliatezza, la generosità, l’ironia ed una
mascolinità evidente ma al tempo stesso fragile, si rivela una piacevole sorpresa nelle
inediti vesti d’attore a fianco della “navigata” Stefania Rocca, dalle qualità ancora troppo
poco utilizzate dal nostro cinema!
Ma D’Alatri le regala un ruolo di donna “completo”, costruendo attorno a questa
inedita coppia cinematografica un divertente, emozionante e sincero girotondo sulle
immani “fatiche d’Ercole” per salvare dallo sfacelo una coppia innamorata!
Come nasce l’idea del film Casomai?
ALESSANDRO D’ALATRI Era da un po’ di tempo che questa storia mi frullava nella
testa. Ho incontrato Anna Pavignano al Premio Solinas e le ho raccontato questa idea.
Al cinema prediligo l’osservazione dei comportamenti, e guardandomi attorno mi sono
reso conto di questo malessere dei sentimenti e di questa sorta di destino avverso ed
ineluttabile che accompagna le storie di coppia. Con Anna abbiamo “studiato” storie
di crisi e chiesto la collaborazione di avvocati divorzisti, ed alla fine abbiamo voluto
puntare l’attenzione sulle forti pressioni che vivono due persone che stanno insieme.
Amici, familiari, conoscenti e colleghi di lavoro benedicono la nascita di una nuova coppia
(l’innamorato è il più felice della comitiva, il più produttivo al lavoro, etc), ma quando i
due decidono di costituire un nucleo familiare ed inevitabilmente incominciano le prime
difficoltà, in questo momento in cui si ha più bisogno dell’affetto e della vicinanza delle
persone più care, si rimane soli! Oggi una coppia che si ama è destabilizzante... e non
è difficile stare insieme, ma lo diventa riuscirci in questa società che premia il “singolo”
in quanto più produttivo (due persone divise hanno due case, due macchine, etc):
l’infelictà è un businness!
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Ed anche le strutture sociali non aiutano molto la coppia...
ALESSANDRO D’ALATRI Avere oggi due figli è come avere due Ferrari, ed è un
notevole peso per la società . Non ci si deve lamentare se l’Italia è un Paese a crescita
zero, perché la nostra è una società che non è preparata a trattare con i bambini.
Un esempio? Provate la sera ad andare ad un ristorante con un bambino, e subito vi
renderete conto di come siano un peso e non ci sia spazio per loro. E’ il film più politico
che abbia mai scritto, proprio perché si occupa di cose di cui la politica oggi non si
occupa più, ossia la quotidiana vita della gente.
Come nasce la scelta di Don Livio come voce narrante del film?
ALESSANDRO D’ALATRI Inizialmente con Anna avevamo pensato alla figura di un
grillo parlante, ma ci siamo subito resi conto che risultava troppo complicato per il
lavoro sugli effetti speciali. Chi poteva allora incarnare questa voce della coscienza? E
così è nata l’idea di un prete che vive ai margini, isolato in questo paese, ai bordi della
società e che quindi potesse permettersi di essere un provocatore sino a fondo! Per i
più curiosi, chi lo interpreta non è un attore ma lo sceneggiatore Gennaro Nunziante!
Cosa vi ha fatto innamorare di questa storia e del vostro personaggio?
STEFANIA ROCCA Mi sono innamorata immediatamente della storia che D’Alatri
voleva raccontare, e di questo personaggio che vive i passaggi di crescita che tutte le
donne percorrono (figlia, fidanzata, moglie, madre) sempre osservata con un occhio di
riguardo e mai di superficialità. Ci sono molti film che parlano delle coppie, ma qui si
parla della quotidianità di vita di una coppia, e la cosa non da assolutamente fastidio.
FABIO VOLO Io sono felicissimo di questa mia prima esperienza cinematografica, e
sinceramente non ho fatto molti sforzi per interpretare Tommaso, riconoscendomi in lui
per moltissimi aspetti. Lo stesso D’Alatri mi ha detto di aver pensato a me per questo
ruolo dopo aver letto il mio libro, e di aver scoperto molte affinità! Mi sono innamorato
del regista perché la pensava esattamente come me!
Perché è stata scelta la voce di Elisa come “colonna sonora” portante del film?
ALESSANDRO D’ALATRI Credo che la voce di Elisa sia una delle più potenti della
musica italiana. E l’incontro è nato veramente casualmente e sotto i migliori auspici:
mentre ritornavo in macchina da un sopralluogo e pensavo ad alcune canzoni di Elisa
per il film, ricevo una chiamata sul telefonino: era Caterina Caselli che mi chiedeva se
ero disponibile a girare il video di un nuovo brano di Elisa!
E la scelta di ambientare a Milano questa storia?
ALESSANDRO D’ALATRI A prescindere dalle professioni dei due protagonisti
(pubblicità e moda), Milano è la città che, a mio avviso, esercita la pressione maggiore
sui comportamenti degli esseri umani. Sicuramente perché è la città più “moderna”
del paese, ma anche perché vi risiedono industria, moda, tv e pubblicità. A Milano
l’immagine pesa più che in qualsiasi altra città: i manifesti sono grandi come palazzi,
ed i modelli di maschilità e femminilità sono irragiungibili. Di conseguenza qui vivi un
senso di inadeguatezza per ciò che sei in modo più pressante!
Cosa pensate del matrimonio?
STEFANIA ROCCA Fino a poco tempo fa ne ero spaventata, ma questo film mi ha
molto aiutato a riflettere: il matrimonio è importante come valore personale, e quando
mi sposerò lo farò soltanto perché ci crederò fino in fondo.
FABIO VOLO Io ci credo moltissimo, e per questo non sono ancora sposato! E credo
seriamente che sia un impegno da mantenere e rispettare con tutte le nostre forze!
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SCHEDA BIBLICA
COME COSTRUIAMO QUESTO…FUTURO?
BRANO BIBLICO DA ANALIZZARE
Luca 6,46-49
Le due case
46
”Perché mi chiamate: “Signore, Signore” e non fate quel che vi dico? 47Se uno mi
segue, ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi dirò a chi assomiglia: 48egli è come
quell’uomo che si è messo a costruire una casa: ha scavato molto profondamente ed
ha appoggiato le fondamenta della sua casa sopra la roccia. Poi è venuta un’alluvione
e le acque del fiume hanno investito quella casa, ma non sono riuscite a scuoterla
perché era stata costruita bene. 49Al contrario, chi ascolta le mie parole e non le mette
in pratica somiglia a quell’uomo che si è messo a costruire una casa direttamente sul
terreno senza fare le fondamenta. Quando le acque del fiume hanno investito quella
casa essa è crollata subito. E il disastro fu grande”.
Domande:
1. Gesù ci invita a non fermarci alle buone intenzioni ma a fare la volontà del Padre.
Nel rapporto con l’altro che cosa è ancora solo intenzione e che cosa è già diventata
azione concreta?
2. Costruire la casa sulla roccia… quale percezione hai del tuo/vostro futuro?
Navighi a vista o hai una bussola che ti segna la rotta?
3. Che cosa il tuo/vostro futuro chiede già oggi?
(SE È STATO VISTO IL FILM SI PUÒ ANCHE PROPORRE LA SEGUENTE DOMANDA:
4. Com’era la casa dei protagonisti del film…come è stata presentata?
La casa vista in tutte le sue componenti: spazi, arredi, persone, affetto, dialogo,
comunicazione,…)
APPROFONDIMENTO PER GLI ANIMATORI
(da B.Maggioni, ”Il racconto di Luca”)
NB.: Si consiglia sempre, in questo momento, la presenza del sacerdote, tuttavia vi
diamo qualche spunto per l’analisi del testo):
Questo discorso di Gesù avviene successivamente alla proclamazione delle beatitudini
e del comandamento dell’amore.
La parte 6, 39-49 è la terza del discorso della pianura ed è una raccolta di paragoni, il
primo dei quali è chiamato parabola (6,39).
Sono paragoni non ben uniti, così mi sembra, al testo precedente. In realtà non sono
nemmeno ben collegati fra di loro. Sono detti staccati, pronunciati da Gesù in occasione
diverse, inseriti qui dall’evangelista perché, in un modo o nell’altro, possono illustrare il
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tema della nuova legge e del vero discepolo, e possono anche precisarlo.
Quest’ultimo paragone (6,46-49) è il risultato di due quadri contrapposti: una casa
costruita sulla roccia, una casa costruita sulla sabbia. È un paragone ricco di echi
anticotestamentari.
La roccia, che dà stabilità alla casa, è il Signore. La Parola di Dio, la fede, il Cristo. E
l’inondazione nel linguaggio biblico è spesso il simbolo del giudizio di Dio. Con questo
paragone l’evangelista vuol dunque indicare le condizioni necessarie perché l’impegno
di vita cristiana (descritto appunto nell’intero discorso) possa svolgersi con costanza e
fedeltà.
La prima condizione è la necessità di appoggiarsi al Cristo (la roccia), l’unico capace di
rendere incrollabile la fede del discepolo, di sottrarla alla fragilità dell’uomo. La sicurezza
del vivere cristiano non poggia sulla nostra fragilità (la sabbia), ma unicamente sulla
fedeltà di Dio che si dona a noi. È nella fedeltà di Dio che la fedeltà dell’uomo trova la
sua consistenza.
La seconda condizione è la necessità di fare la volontà di Dio. Alla dimensione di fede
deve seguire la dimensione morale. Il vero cristiano è delineato da Luca con tre verbi
(6,47): venire, ascoltare, fare. Il tratto delicato e decisivo è il terzo: trasformare le
parole ascoltate in parole fatte, in gesti concreti.
L’affermazione che si legge in 6,46 (perché, mi chiamate: Signore, Signore, ma non
fate ciò che vi dico?) forse è una larvata polemica contro un culto formalista, che si
esauriva nelle parole dimenticando la carità. O forse allude ai farsi profeti. O forse,
più probabilmente, Luca si rivolge a una comunità nella quale c’erano carismatici
presuntuosi, gente che aveva sempre sulle labbra il nome del Signore.
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EVENTI SPECIALI
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EVENTI SPECIALI
8- LA PREGHIERA: UNA LINFA INESAURIBILE
PREGHIERE
Agli amici che prenderanno in mano la nostra cassetta degli attrezzi suggeriamo di
non tralasciare questo ultimo: il momento di spiritualità vissuto insieme dai giovani
innamorati.
Ovviamente lasciamo alla sensibilità ed alla disponibilità dei fruitori la scelta sul metodo
migliore, permettendoci comunque di suggerire quello della veglia di preghiera,
preferibilmente da inserire in uno dei momenti “forti” dell’anno, Avvento o Quaresima.
Probabilmente la scelta del periodo dell’Avvento potrebbe rivelarsi più azzeccata dal
momento che meglio sintetizza “l’attesa” , dimensione molto vicina a quella dei giovani
innamorati.
E’ importante far riscoprire il valore per una coppia del dedicare un po’ di tempo alla
preghiera insieme. La preghiera fatta singolarmente è certamente importante, ma è la
preghiera fatta in coppia che offre il senso di una fede condivisa, anche da chi magari
era più distante. Si tratta di un ulteriore possibilità di comprendere la maturità del
proprio amore, soprattutto quando ci si trova a fare i conti con un diverso percorso di
fede da parte di ognuno dei giovani. La dimensione del rispetto per le scelte di fede
dell’altro, la capacità di saper lasciare le porte aperte ad un incontro con il Signore che
potrebbe arrivare, anche per i più scettici, nel momento più insperato, sono ulteriori
segnali della maturità di una coppia. La scoperta della preghiera condivisa quale linfa
inesauribile capace di alimentare anche i cuori più aridi, aprirà ulteriori nuovi orizzonti
ai giovani che vi si affiancano con fiducia.
Per superare i dissidi.
Vogliamo la nostra intesa,
ma insegnaci, Signore, a pagarne il prezzo;
insegnaci ad amare, a donare, a servire,
anziché esigere la nostra soddisfazione.
Nelle difficoltà, mantieni la nostra intenzione di rimanere uniti, facendoci accettare
tutti i sacrifici per proseguire la strada insieme, fino in fondo.
Per conservare la pace negli scontri della vita quotidiana,
rendici comprensivi, indulgenti e pazienti, sereni, umili,
solleciti alle concessioni.
Facci cercare l’accordo della nostra volontà
troppo pronta ad imporsi e l’armonizzazione dei nostri temperamenti,
troppo inclini alla lotta e all’aggressività.
Facci trovare la via per riunirci
malgrado il conflitto dei pareri divergenti e dei desideri contrari,
la via con cui possiamo rafforzare la nostra unione. Amen
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Per una qualità del cammino di fidanzamento
Ti ringraziamo, Signore, per averci creati liberi,
perché così possiamo amare.
Fa che non abusiamo mai della libertà che ci hai dato,
ma ce ne serviamo per fare scelte di vita conformi al tuo progetto d’amore per noi.
Ti ringraziamo anche, Signore, per averci dato un corpo,
perché così possiamo esprimere visibilmente il nostro amore.
Fa’ che sia per noi strumento prezioso di comunicazione,
secondo la logica dell’amore.
Fa’ che ci serva per dare la vita come vuoi tu:
ci sentiremo così tuoi collaboratori, docili alla tua volontà,
anche quando sarà diversa dalla nostra. Amen
Preparaci al matrimonio
Nel mio cuore, o Signore,
si è acceso l’amore per una creatura che anche tu conosci e ami.
Ti ringrazio di questo dono che mi inonda di una gioia profonda,
mi rende simile a te che sei l’Amore,
che mi fa comprendere il valore della vita che mi hai donato.
Fa che io non sciupi questa immensa ricchezza
che mi hai messo nel cuore:
insegnami che l’amore è un dono
e non può mescolarsi con nessun egoismo,
che l’amore è puro
e non può stare con nessuna bassezza,
che l’amore è fecondo
e deve fin da oggi produrre una nuova vita in me e in chi mi ha scelto.
Ti prego per chi mi aspetta e mi pensa,
per chi mette in me tutto il suo avvenire;
rendici degni l’uno dell’altro.
Preparaci al matrimonio, alla sua grandezza, alle sue responsabilità, perché le nostre
anime e i nostri cuori siano fin d’ora uniti nello stesso amore.
Quando l’amore chiama
Quando l’amore chiama, seguitelo
anche se ha vie sassose e ripide.
E quando vi parla credete in lui
benché la sua voce possa
disperdere i vostri sogni
come il vento del nord devasta il giardino.
Poiché come l’amore vi esalta così
vi crocifigge e come vi matura così vi poterà.
E vi consegna al suo sacro fuoco
perché voi siate il pane santo
della mensa di Dio.
Tutto ciò compie l’amore in voi
affinché conosciate il segreto del vostro cuore
e possiate diventare un frammento
del cuore della Vita.
L’amore non dà nulla fuorché se stesso
e non coglie nulla se non in se stesso.
L’amore non possiede
né vorrebbe essere posseduto
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perché l’amore è sufficiente all’amore.
E non pensate di dirigere l’amore
perché se vi trova degni è lui che vi conduce.
L’amore non desidera che consumarsi!
Se amate davvero siano questi i vostri desideri:
destarsi all’alba con un cuore alato
e ringraziare per un altro giorno d’amore;
addormentarsi a sera
con una preghiera per l’amato nel cuore
e un canto di lode sulle labbra.
Kahlil Gibran
Grazie, Signore,
perché ci hai dato l’amore
capace di cambiare
la sostanza delle cose.
Quando un uomo e una donna
diventano uno nel matrimonio
non appaiono più come creature terrestri
ma sono l’immagine stessa di Dio.
Così uniti non hanno paura di niente.
Con la concordia, l’amore e la pace
l’uomo e la donna sono padroni
di tutte le bellezze del mondo.
Possono vivere tranquilli,
protetti dal bene che si vogliono
secondo quanto Dio ha stabilito.
Grazie, Signore,
per l’amore che ci hai regalato.
Giovanni Crisostomo
Preghiera dei fidanzati
Signore, ti ringraziamo d’averci dato l’amore.
Ci hai pensato «insieme»
prima del tempo, e fin d’ora
ci hai amati così, l’uno accanto all’altro.
Signore, fa’ che apprendiamo l’arte
di conoscerci profondamente;
donaci il coraggio di comunicarci
le nostre ispirazioni, gli ideali,
i limiti stessi del nostro agire.
Che le piccole inevitabili asprezze dell’indole,
i fugaci malintesi, gli imprevisti
e le indisposizioni non compromettano mai
ciò che ci unisce, ma incontrino, invece,
una cortese e generosa volontà
di comprenderci.
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Dona, Signore, a ciascuno di noi
gioiosa fantasia per creare ogni giorno
nuove espressioni di rispetto e di premurosa
tenerezza affinché il nostro amore brilli
come una piccola scintilla
del tuo immenso amore.
G. Perico
Nel mio cuore, o Signore,
si è acceso l’amore per una creatura
che anche tu conosci e ami.
Tu ci hai fatti incontrare l’uno all’altro,
perché non restassimo soli.
O divino Spirito,
ti ringrazio di questo dono
che mi inonda di una gioia profonda,
mi rende simile a te che sei l’amore,
e mi fa comprendere il valore
della vita che tu mi hai donato.
Fa’ che io non sciupi questa immensa ricchezza,
che tu mi hai messo nel cuore:
insegnami che l’amore è un dono
e non può mescolarsi con nessun egoismo.
Ti prego, Signore,
per chi mi aspetta e mi pensa,
per chi ha messo in me il suo avvenire,
per chi mi starà accanto per tutta la vita:
rendici degni l’uno dell’altro,
rendici l’uno all’altro di esempio e aiuto.
Preparaci al matrimonio,
alla sua grandezza, alle sue responsabilità,
così che fin d’ora le nostre anime
posseggano i nostri corpi
e regnino nell’amore.
card. Giovanni Battista Montini
Preghiera dei fidanzati
Signore, vogliamo costruire fra noi due
una vera comunione di persone:
concedi a noi di restare sempre aperti a Te,
sorgente di amore.
Liberaci dal nostro egoismo
perché possiamo conoscerci
realisticamente nei pregi e nei difetti.
Insegnaci ad accettarci l’un l’altro
come siamo, incondizionatamente,
a essere generosi nel donare
e umili nel ricevere.
Rendici persone aperte,
capaci di vero dialogo,
di comunicarci l’un l’altro con sincerità
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il proprio mondo interiore:
gioie, sofferenze, desideri,
aspirazioni, difficoltà.
Donaci la forza del Tuo amore
perché sappiamo immedesimarci
l’un nell’altro per condividere tutto
e formare per sempre una cosa sola.
Non permettere che ci chiudiamo in noi stessi:
fin d’ora vogliamo metterci insieme
al servizio degli altri,
specialmente dei più poveri,
ed un giorno donarci ai figli. Amen.
Preghiera a san Valentino
Caro san Valentino,
che da secoli aiuti i fidanzati
a vivere nell’amore,
proteggi e aiuta anche noi.
Insegnaci ad ascoltare il Vangelo
e a metterlo in pratica,
vedremo i nostri cuori aprirsi
alla condivisione,
alla generosa dedizione reciproca.
Sappiamo che Gesù
andò al matrimonio di due giovani,
a Cana di Galilea,
e salvò la loro festa,
cambiando l’acqua in vino.
Aiutaci a comprendere che senza Gesù
è difficile amarci tra noi gratuitamente
fino al sacrificio
fino alla felicità.
Guida anche noi,
nei momenti sereni e in quelli tristi,
portaci al dialogo fiducioso
con Maria madre di Gesù
e madre nostra,
perché interceda per noi presso il Figlio.
Siamo certi che si compirà,
anche per noi,
come per quei due giovani del Vangelo,
il miracolo dell’amore.
San Valentino, accompagnaci,
proteggi il nostro amore
prendi a cuore
il progetto del nostro futuro
e prega per noi.
Vincenzo Paglia
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La preghiera di chi si vuole bene
Accogli, mio Dio, le parole che mi salgono dal cuore,
proteggi anche questa notte il mio amore.
Veglia su di lui (lei) mentre si addormenta
e fa’ che nel sonno riparatore trovi la forza
per una vita più intensa e l’energia per un lavoro più fecondo.
Fa’ che domattina si svegli senza aver dimenticato il mio nome;
fa’ che riceva subito il mio saluto;
fa’ che il mio pensiero lo accompagni durante tutta la giornata
e lo difenda da ogni cosa bassa e volgare;
fa’ che continui ad amarmi come l’amo.
E tu, che hai creato il mondo,
consenti che la scintilla nata in me viva,
diventi fiamma e non si spenga mai.
Rendi questo nostro amore più alto e profondo,
liberalo dalle viltà e dagli inganni
affinche’ cresca nella gioia e si espanda nella luce.
Fa’ che la mia vita serva alla sua
e la sua anima si specchi nella mia,
fa’ che mi chiami e gli risponda,
che mi cerchi e mi trovi, oggi, domani e sempre.
Insegnaci a soffrire l’uno per l’altra ,
mostraci la via dell’elevazione
perche’ ancora uniti di cielo in cielo
possiamo ricongiungerci in te, mio Dio, e così sia.
Preghiera per l’unità
Vogliamo la nostra intesa,
ma insegnaci, Signore, a pagarne il prezzo;
insegnaci ad amare, a donare, a servire,
anziché esigere la nostra soddisfazione.
Nella difficoltà,
mantieni la nostra intenzione di rimanere uniti,
facendoci accettare tutti i sacrifici
per proseguire la strada insieme, fino in fondo.
Per conservare la pace negli scontri della vita quotidiana
rendici comprensivi, indulgenti e pazienti,
sereni, umili, solleciti alle concessioni.
Facci cercare l’accordo della nostra volontà
troppo pronta a imporsi e l’armonizzazione dei nostri temperamenti, troppo inclini alla
lotta e all’aggressività.
Facci trovare la via per riunirci
nonostante il conflitto dei pareri divergenti e dei desideri contrari, la via in cui
possiamo rafforzare la nostra unione.
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MOMENTO DI SPIRITUALITÀ:
AMARE È…
Preparare una zona o vicino al tabernacolo o al centro dei partecipanti con il Libro della
Bibbia Aperto, una candela accesa …
Canto di inizio
Saluto del celebrante
Canto di invocazione allo Spirito Santo
Segno: Si bruciano alcuni grani di incenso e si canta un’acclamazione
Lettore:
L’Amore
Non aspetta le grandi occasioni, sfrutta le piccole.
Non cercare gli uomini con la lanterna,
ma con il cuore perché il loro cuore
si apre soltanto all’Amore.
Amore è sentire come propri
i desideri, le nostalgie e le tristezze dell’altro.
L’Amore parla poco e fa molto.
Lavorare per costruire la felicità degli altri è l’unico modo per possederla.
Fiorire e portare frutti è impensabile senza rinunce.
Amare è saper sorridere anche nel dolore.
MOMENTO DELL’ASCOLTO
Dal Cantico dei Cantici (2, 8-9. 14; 8,6-7; 4,7-10)
LEI: Sento la voce del mio amore,
eccolo, arriva!
Salta su per le montagne, come fa una gazzella;
corre sulle colline, veloce come un cerbiatto.
Eccolo, sta dietro al nostro muro;
guarda dalla finestra, spia dalle persiane.
Ora il mio amore mi parla:
LUI: Andiamo amica mia,
mia bella, vieni.
Colomba mia nascosta nelle fessure delle rocce,
in nascondigli segreti,
fammi vedere il tuo viso,
fammi ascoltare la tua voce;
perché la tua voce è soave,
il tuo viso è grazioso.
LEI: Mettimi come un sigillo sul tuo cuore,
come un tatuaggio sul tuo braccio.
Perché l’amore è forte come la morte,
la passione è irresistibile, come il mondo dei morti.
E’ una fiamma, ardente come il fulmine.
Non basterebbe l’acqua degli oceani a spegnere l’amore.
Neppure i lo potrebbero sommergere.
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Se qualcuno provasse a comprare amore
Con tutte le sue ricchezze
Otterrebbe solo disprezzo.
LUI: sei bellissima, amica mia,
sei perfetta.
Vieni con me, mia sposa, lascia i monti del Libano,
vieni con me.
Mi hai preso il cuore con un solo tuo sguardo,
con una sola perla della tua collana!
Il tuo amore, mia sposa,
è così bello, molto più dolce del vino!
(Diapositiva che rappresenta un uomo e una donna abbracciati)
Alleluja
Vangelo (Gv 15,9-17)
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli; «Come il Padre ha amato me, così anch’io ho
amato voi. Rimanete nel mio amore. 10 Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete
nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo
amore. 11 Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
12 Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.
13 Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. 14 Voi
siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. 15 Non vi chiamo più servi, perché
il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò
che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. 16 Non voi avete scelto me, ma io ho
scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga;
perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17 Questo vi
comando: amatevi gli uni gli altri. »
Riflessione del celebrante
MOMENTO DEI SEGNI
Musica di sottofondo
Un Diario o due paia di scarpe.
Il diario è il segno del nostro quotidiano. Te lo offriamo Signore per ringraziarti di quello
che ogni giorno ci doni: la vita, il sole, gli amici e l’amore. Oggi in modo particolare ti
vogliamo ringraziare perché ci hai fatto incontrare. I nostri passi che fino a poco tempo
fa erano solitari ora hanno incrociato una compagnia insperata. Ti preghiamo perché il
nostro cammino cresca giorno per giorno nella reciproca conoscenza sempre illuminato
dalla tua luce.
Un orologio
Il tempo che tu ci dai è l’occasione libera di conoscere il tuo Amore e di portarlo
agli altri. Aiutaci a vivere il nostro tempo per scoprire la bellezza che c’è dentro ogni
persona che incontriamo. Aiutaci a non chiuderci dentro noi stessi, ma ad aprirci per
incontrare chi hai messo sul nostro cammino.
Un pacco regalo
Il regalo che ora ti presentiamo Signore vuole essere il segno del dono reciproco che
ognuno può essere per l’altro. Abbiamo capito che la cosa importante è donare agli altri
quanto abbiamo ricevuto, semplicemente, ogni giorno.
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Fiori
I fiori sono il segno della festa e della gioia. Li offriamo a te Signore per dirti quanto
sentiamo dentro in questo momento. Come i fiori sul prato, qualcosa sta sbocciando
dentro di noi con una novità sorprendente.
Icona
Infine l’icona vuole essere il segno di una richiesta che vogliamo farti o Signore: resta
sempre accanto a noi, perché solo con la tua presenza la nostra crescita e il nostro
futuro sarà solido. Solo ascoltando la tua parola potremo superare senza timore le
difficoltà. Solo perché tu resti accanto a noi.
Spazio di silenzio
Messaggio
Scrivi un messaggio di poche righe: cosa auguri ai ragazzi del tuo gruppo formativo, ai
tuoi amici, al tuo ragazzo/a, cosa auguri per te stesso/a?.
Il biglietto viene deposto accanto all’incenso
Preghiera a cori alterni
O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco,
di te ha sete l’anima mia,
a te anela la mia carne,
come terra deserta,
arida, senz’acqua.
Così nel santuario ti ho cercato,
per contemplare la tua potenza e la tua gloria.
Poiché la tua grazia vale più della vita,
le mie labbra diranno la tua lode.
Così ti benedirò finché io viva,
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Mi sazierò come a lauto convito,
e con voci di gioia ti loderà la mia bocca.
Quando nel mio giaciglio di te mi ricordo
e penso a te nelle veglie notturne,
a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.
A te si stringe l’anima mia
e la forza della tua destra mi sostiene.
PREGHIERA: AMARE E’
Lei: Amare è rispettare la persona dell’altro come dono di Dio e come figlio
di Dio, con il suo valore e la sua dignità, senza invadenza e sopraffazioni di alcun
genere.
Lui: Amare è accogliere l’altro così com’è. Solo se so fare il silenzio dentro di
me posso accogliere l’altro con tutta la sua ricchezza, il suo mistero, con la sua
diversità complementare, con i suoi limiti. Per accogliere l’altro dobbiamo imparare ad
accogliere noi stessi, con i nostri difetti, limiti, cadute, così come ci ama e ci accoglie
Dio stesso.
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Lei: Amare è uscire da sé, dal proprio io, dal proprio comodo, dal proprio successo,
dalla ricerca di stima, di affetto, di essere serviti, per essere totalmente disponibili e
proiettati verso l’altro.
Lui: Amare è donare e donarsi avendo la capacità di fare della propria vita un dono
per il vero bene e la crescita dell’altro.
Lei: Amare è perdonare, è guardare l’altro con l’occhio di misericordia di Dia, che è
capace di non ricordare più il male da noi fatto, perché ci vede sempre nuovi.
Lui: Amare è farsi carico dell’altro con tutta la sua storia, i suoi limiti, i suoi pregi,
i suoi sforzi per migliorarsi. Con il matrimonio si è in qualche modo responsabile
dell’altro di fronte a Dio. E la prima cosa per aiutare l’altro è dargli stima e fiducia e
portare il suo peso così come fa Gesù.
Lei: Amare è rendersi docili e disponibili all’amore di Dio, è riempire il nostro
essere dell’amore più efficace e più vero che è Dio stesso, perché Dio è Amore, è
l’Amore; solo così riusciremo ad amare l’altro non come vogliamo noi, ma come lui
vuole essere amato.
Padre nostro
Oh Dio nostro Padre, che nell’amore tra l’uomo e la donna hai posto il segno del tuo
amore per l’umanità, rinnova in noi la capacità di donarci , perché nella vita di ogni
giorno annunciamo al mondo la grandezza del tuo Amore. Te lo chiediamo per Cristo
nostro Signore.
Canto finale
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EVENTI SPECIALI
9- Fidanzati e Parola: testimonianze di coppie
Una crescita nella spiritualità vissuta insieme come giovani innamorati, passa attraverso
il far sperimentare almeno in qualche momento la lettura condivisa della Parola. Le
testimonianze riportate sotto, benché facciano molto riferimento al Matrimonio, in
realtà sono un esempio molto bello di “interpretazione di coppia” della Parola, e possono
essere appunto lette per stimolare i giovani innamorati a lasciarsi interrogare insieme
dalla lettura della Parola di Dio
Serena e Roberto:
Noi amiamo perché Dio per primo ci ha amato.
Dal libro della Genesi (2, 18-24):
IS
E il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che
gli sia simile». “’Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche
e tutti gli uccelli del cielo e li condusse ali ‘uomo, per vedere come li avrebbe chiamati:
in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello
doveva essere il suo nome. 2”Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti
gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l’uomo non trovò un aiuto che
gli fosse simile. 2IAllora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si
addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore
Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse
all’uomo. “Allora l’uomo disse:
«Questa volta essa
è carne dalla mia carne
e osso dalle mie ossa.
La si chiamerà donna
perché doli ‘uomo è stata tolta».
24
Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si
unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne.
Testimonianza
Anche a qualcuno di voi probabilmente sarà capitato di pensare che l’incontro che ci
ha portato a decidere di rimanere insieme tutta la vita sia stato solo un caso.
Li senz’altro più facile credere di essere proprio noi gli autori di questa scelta e di
bastare l’uno all’altra, ma i segnali che chiamavamo coincidenze, col tempo si sono
rivelati dettagli di un disegno preciso. Il nostro non è un amore che da soli siamo
stati in grado di generare: è frutto dell’amore di Dio ed è proprio dal suo progetto su
di noi che è nata anche la volontà di conoscerci a fondo, di confrontarci e di diventare
famiglia.
Tutti noi, uomini e donne, abbiamo per natura un bisogno di complementarietà. Se
siamo qui è perché Dio ha voluto che ci trovassimo e ha scelto per noi proprio quel
compagno o quella compagna che ora ci siede accanto e che sarà con noi per tutta
la vita.
Siamo consapevoli che l’impegno del matrimonio è la realizzazione del disegno di
Dio su di noi, oppure pensiamo che l’esserci incontrati e innamorati sia solo frutto
di coincidenze e casualità?
Il progetto di Dio su di noi non si conclude con il matrimonio, ma si apre ad una
nuova prospettiva in cui non saremo più solo singoli individui, ma anche una nuova
famiglia.
Se pensassimo di poter vivere chiusi in un mondo isolato, fatto solo di te e di me, il
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nostro amore diventerebbe sterile. Il nostro matrimonio è il principio di una nuova
vita e di un nuovo impegno che ci chiama a non essere solamente coppia. Saremo
una sola carne, come rinnovata sorgente d’amore.
Questo periodo che ci separa dal giorno del matrimonio è sicuramente carico di
emozioni e di cose da fare. È importante però non dimenticare che anche questi
momenti, unici ed irripetibili, sono indispensabili per riconoscerci strumenti attivi
dell’amore di Dio.
Cristina e Alessandro: Forte come la morte è l’amore. Le grandi acque non
possono spegnere l’amore
Dal Vangelo secondo Matteo (7, 24-27):
“Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo
saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. “Cadde la pioggia, strariparono i
fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché
era fondata sopra la roccia. -’’Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in
pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. “Cadde
la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed
essa cadde, e la sua rovina fu grande».
Testimonianza
Ci hanno chiesto di intervenire qui oggi per portare i nostri pensieri partendo dal
brano di Matteo. Non nascondiamo che ci siamo chiesti che cosa avremmo potuto
dire a tutti voi. Ed è così che, fermandoci a riflettere sulla Parola appena letta,
questa roccia ha preso una sua forma, una nostra forma. Ecco allora che ripensiamo
alla nostra storia, alle nostre esperienze, alla Vergine Maria, a Lourdes .. .Perché è lì
che ci siamo conosciuti ed è lì che abbiamo trovato la roccia da cui è partito il nostro
viaggio insieme.
Quella roccia, per noi, esiste fisicamente, si può toccare con mano ed è la Grotta
dell’Apparizione. Una Casa è già stata collocata sopra di essa: il Santuario. Sono
passati tanti anni, sono cambiati due secoli, ed ancora le persone tornano alla Grotta
con una fede che ogni volta continua a stupirci e a insegnarci molto. Questo dimostra
che la pioggia caduta, i fiumi straripati, i venti che hanno soffiato, tutto questo non
ha potuto nulla quando si è abbattuto su quella Casa: essa continua ad essere mèta
di molte persone che tornano ogni anno con rinnovato entusiasmo.
Tutto è partito da lì e tutto ritorna lì dove ogni anno cerchiamo di esserci. E le sensazioni
vissute sono roccia che ci portiamo dentro tutto l’anno. Poi succedono le piccole
preoccupazioni, i problemi di tutti i giorni che sembrano essere insormontabili
e ripensiamo a tutto quello che abbiamo visto e toccato con mano, i problemi
si ridimensionano, il vento e la pioggia si fanno sentire meno. Inevitabilmente le
nostre esperienze vissute ci insegnano a dare un significato diverso alla nostra
quotidianità.
Ciascuno di noi si è chiesto come avesse fatto a trovare quella roccia. Non abbiamo
risposta concreta a questo. È stato un dono, ed è bello averla potuta scoprire insieme
come fidanzati. Perché sposarci? Non abbiamo grandi certezze da dispensare; siamo
stati fatti dono l’uno all’altra, complice quella roccia che non è nostra, ma che è
diventata parte di noi. E il progetto di una casa non è frutto nostro: è anch’esso
dono e parte di un disegno più grande. Io e Cristina vogliamo curare, amare e
continuare a costruire la nostra casa nel corso del tempo perché vogliamo che
continui ad essere viva.
In questi mesi di percorso prematrimoniale viene molto spontaneo confrontarsi e
cercare insieme risposte a dubbi. Tutto è evento, tutto è gioia, tutto è preparazione,
tutto è entusiasmo. E vogliamo che la condivisione della nostra vita nel matrimonio
continui ad essere l’occasione per testimoniare l’amore che ci è stato donato. Nasce
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qui una preghiera al Signore: avere sempre la forza di superare la pigrizia che non
ci permette di ascoltare gli inviti continuamente rivolti e riconoscere le occasioni di
incontro.
Proprio le semplici parole per questa testimonianza sono state per noi occasione
di confronto, di provocazione, di ricerca della roccia. Abbiamo sorriso ripensando
a tutte le persone incontrate insieme e abbiamo ridiscusso su situazioni vissute in
modo differente, abbiamo ripensato all’esperienza di Lourdes e agli amici che con
noi la condividono.
L’occasione che ci è stata concessa oggi è partita con una domanda che ha
concretizzato la nostra testimonianza. È lo stesso interrogativo che lasciamo ora a
tutti voi: qual è la vostra roccia?
Diletta e Pietro: Rimanete nel mio amore.
Dal Vangelo secondo Giovanni (15, 9-12): ‘’Come il Padre ha amato me,
così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. ‘”Se osserverete i miei
comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamentidel
Padre mìo e rimango nel suo amore. “Questo vi ho detto perché la mìa gioia sia in
voi e la vostra gioia sia piena. ‘’Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli
uni gli altri, come io vi ho amati.
Testimonianza
Credo di amare il Signore, le persone che ho accanto, me stesso ... E dal Signore
e dagli altri mi sento ripetere più volte il loro amore ... Eppure non capisco questo
mistero dell’amore fino in fondo, forse non sono capace di provarlo davvero ... :
non capisco come sia possibile conciliare le mie debolezze e i miei errori con quello
che credo sia l’amore, lotto per vincere ogni mio limite, per meritare questo amore
... Ecco però che, in questo mio faticoso esodo verso l’amore si inserisce l’evento
del Signore: incontro una persona, non perfetta, con cui provo qualcosa di nuovo
... Ripenso a quell’espressione, sentita più volte, novità di vita ... Non è soltanto il
modo di essere di questa persona a fare la differenza: è come mi sento io stando con
lui, è come vedo che lui sta con me ... sento di aver ritrovato qualcosa ...
La vocazione di ciascuno di noi non è tanto, forse, da costruire o inventare, con
lotte ed ansie contro i nostri e gli altrui l i m i t i : è piuttosto ascoltare qualcosa che è
già dentro di noi. Una volta un padre ha detto che è un po’ come camminare su un
sentiero di montagna e riconoscerlo pian piano, da piccoli grandi segni, come il
sentiero già percorso tante volte da piccoli. È sentirsi a casa ... Siamo chiamati a
dire sì al nostro essere più vero e profondo ...
L’altro si rivela così l’occasione privilegiata per sperimentare l’amore di Dio, per
provare quella gioia piena di cui parla il vangelo di Giovanni. Nell’altro ti senti amato
da Dio. Quello che ci sembrava di non meritare da Dio, il quale può tutto, riusciamo
ora a capirlo e ad accoglierlo da parte dell’altro: l’altro mi ama nei miei limiti, ...
sa perdonarmi, ... sa credere in me, ... vuole impegnarsi davanti al mondo per me
... e questo è immagine vera e reale dell’amore di Dio nella sua storia di alleanza
con Israele e con ciascuno di noi.
E in questa avventura hai anche l’occasione di diventare, a tua volta, segno concreto
e parte attiva dell’amore di Dio per l’altro. ... Ed è così che, pian piano, comprendi
la fatica che deve provare Dio per superare le nostre, ben più grandi, infedeltà e freddezze verso di Lui ... Ma soprattutto comprendi anche, seppur in modo imperfetto,
l’energia e la speranza sempre nuove dell’amore di Dio ...
Mi sento come liberata da un guinzaglio che prima mi costringeva a girare
continuamente su me stessa ... pian piano colgo che non si tratta più di chiedermi se
l’amore sia meritato: l’amore è motore verso il perfezionamento di sé e dell’altro,
ma non chiede tale perfezione come presupposto e punto di partenza ...
Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati... Leggere la storia di Gesù è la strada
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per imparare come, questo modo di Gesù di amare, con tutte le sue sfumature di
colori ... : la Sua tenerezza ..., la Sua attenzione sempre vigile ..., la Sua forza ..., la
Sua verità anche tagliente ..., la Sua fedeltà anche nella paura e nello sconforto ...
e soprattutto la Sua libertà di far essere e far scegliere l’altro ...
Il fidanzamento come tempo di grazia, tempo in cui la grazia di Dio opera in noi, ...
ci racconta la vocazione della vita a due, che è una scommessa sempre nuova su
due libertà che si intrecciano nella loro strada verso il Signore. E la grazia ci prepara
a rispondere a questa vocazione ...
Aiutaci, Signore, a rimanere nel Tuo amore e nel Tuo orizzonte ... dopo l’intuizione,
magari confusa, di questa nuova esperienza che ci si apre davanti e che ci riempie,
non è sempre facile restare a lungo con Te ... c’è la tentazione di lasciarci vincere
dalla forza centrifuga, che allontana e confonde. Restare nel Tuo amore è allora
anche uno sforzo, un impegno a restare concentrati su di Te, a pregare perché
l’intuizione cresca come desiderio profondo e diventi motore di azione, scelta di vita
piena e consapevole, scelta di Te in ogni momento della nostra relazione. Rendici
l’uno per l’altra trampolino e strada per la realizzazione e la pienezza delle nostre
vite in Te. (da Abbiamo creduto all’amore, Centro Ambrosiano)
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EVENTI SPECIALI
10- San Valentino
Perché non fare in modo che il riferimento degli innamorati a san Valentino diventi
un’occasione di crescita nella fede e nella vita cristiana?
In questa parte abbiamo inserito materiale diverso; dapprima degli approfondimenti
sulla vita del santo; poi indicazioni di luoghi di culto nel Triveneto dedicati al santo
di Terni che possano diventare mete di escursioni. Infine vi invitiamo a pensare ad
un momento di festa per gli innamorati: la data più opportuna potrebbe essere il 14
febbraio.
Potrà forse sembrare banale. Ma non è così. Tanti innamorati si rifiutavano di festeggiare
San Valentino perché non la sentono coma la loro festa, la sentono come una delle
tante festività “finte”, create solamente per il business.
Ci piacerebbe riappropriarci di questa festa darle un significato nuovo: quello di un
momento del quale i giovani innamorati si scambiano reciprocamente la gioia che nasce
dall’amore che stanno sperimentando, un momento nel quale si dicono, e soprattutto
testimoniano agli altri, la bellezza dell’amore genuino.
Si tratta di un momento per sperimentare materialmente che una relazione amorosa
deve essere aperta anche al rapporto con glia altri. Una coppia ha molte altre occasioni
per fare festa e deve alimentare il proprio amore con questi momenti. Questa festa
vuole invece essere l’occasione di condividere le proprio emozioni con altri giovani nella
medesima condizione.
Finalmente San Valentino potrebbe essere una festa VERA e non l’ennesima occasione
per fare soldi.
LA STORIA DI SAN VALENTINO
Dal VI-VII secolo è conosciuto e venerato a Terni un vescovo Valentino martire. Beda
nell’VIII secolo così ne parla nel suo martirologio: 16 Kalendas Martias Natale sancti
Valentini Interamnensis episcopi, qui tentus a paganis ac virgis caesus, et post diuturnam
caedem custodiae mancipatus, cum superari non posset, mediae noctis silentio eiectus
de carcere decollatus est, iussu Furiosi Placidi, Urbis praefecti”.
Valentino vescovo e martire di Terni è riportato anche nei Martirologi storici e liturgici di
Rabano Mauro e di Usuardo del secolo IX, nonché nel Martirologio Romano.
Dello stesso tempo è la notizia dell’esistenza a Terni di una basilica dedicata al vescovo
martire Valentino nella quale papa Zaccaria (+752) si incontrò con il re longobardo
Liutprando.
La basilica della quale non ci è nota la facies paleocristiana, sorgeva in un’area cimiteriale
abbastanza antica, risalente almeno al secolo IV (la più antica iscrizione ivi rinvenuta
è del 366).
Con la Passio, anteriore al secolo VIII che servì a Beda risaliamo indietro di qualche
secolo nella serie delle testimonianze su Valentino (essa infatti non è più antica del
secolo V-VI).
Tre giovani ateniesi, Procolo, Efebo e Apollonio, studiano a Roma la lingua latina presso
l’oratore Cratone. Il figlio di costui è talmente incurvatus dorso, caput habens inter
genua e nessun medico lo sa curare. Un amico di Cratone però riferisce che un suo fratello affetto dallo stesso male è stato guarito da Valentino, episcopus et civis Interamnis
urbis; questi è chiamato a Roma e dopo un lungo colloquio sulla fede e le opere
necessarie per la salvezza, opera il miracolo accogliendo la promessa di conversione
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da parte del gruppo, tra cui c’è anche il figlio del prefetto di Roma. Il Senato però fa
arrestare Valentino,che è flagellato e decapitato per ordine del prefetto Placido.
I tre giovani greci trafugano il suo corpo, lo portano a Terni ibique in suburbano, empto
terrae spatio non longe ab eadem civitate, sepolturae honostissimae tradiderunt.
Il Martirologio Geronimiano, una raccolta compilata nella prima metà del secolo V
nell’Italia settentrionale, probabilmente ad Aquileia, sulla scorta di diversi calendari
locali particolari ed altre fonti letterarie, in tutti i suoi codici, riporta al 14 febbraio, in
primis, con parole più o meno esplicite e precise: Interamnae, via Flaminia, miliario ab
urbe Roma 63 (o 64), natale Valentini.
Data la natura e la composizione del Martirologio Geronimiano, se ne deduce che
almeno nel secolo IV era conosciuto e venerato a Terni un martire Valentino; di lui sono
conosciute e indicate con precisione le “coordinate”, dunque la sua esistenza storica
è fuori discussione; impossibile pensare che si tratti di un equivoco, ad uno scambio
cioè di città o di numeri e quindi il latercolo riguarderebbe il martire Valentino di Roma.
Terni era certamente meno nota di Roma e pensare che il compilatore abbia potuto
scambiare le due città è semplicemente assurdo: caso mai sarebbe avvenuto il contrario. Nello stesso martirologio, Terni non è ricordata soltanto il 14 febbraio, ma anche
il 14 aprile ed il 1 maggio per altri martiri; segno dunque che il compilatore ha utilizzato
un calendario locale e trascrivendo il difficile nome latino della città come ha potuto, ha
dimostrato non solo di essere stato fedele alla fonte che aveva sotto gli occhi ma anche
di non aver potuto inventare il nome di quella città che forse neppure conosceva.
Possediamo in effetti un altro documento che attesta esplicitamente l’episcopato di
Valentino e indirettamente il tempo della sua morte, ma esso purtroppo è della stessa
risma della passio di Valentino, se non peggiore, e soprattutto pervaso da uno smaccato
spirito campanilistico e di locale “trionfalismo”. Si allude alla passio di Feliciano di Foligno.
Nato a Forum Flaminii (S. Giovanni Profiamma) Feliciano si reca a Roma per studiare,
e il papa Eleuterio (174-189) lo accoglie. Ritornato in patria comincia a predicare «et
quia adhuc omnem patriam gentilitas paganorum retinebat et sacerdotium per Tusciani
Picenumque adhuc habebatur incognitum, a civibus suis in clero adscitis, subrogatur
episcopus»; il papa Vittore, (189-198) successore di Eleuterio lo consacra e gli concede
anche l’uso del pallio, segno di autorità metropolitana. Evangelizza allora con più o
meno successo, Foligno, Spello, Bevagna, Assisi, Perugia, Norcia, Trevi, Spoleto e Terni,
dove «Valentinum diaconum Interamnensium civitatis, dum sibi fortiter adhaerere
cognosceret, permissu supradicti Victoris, episcopum ipse sacravit». L’identificazione
del martire ternano Valentino, con l’omonimo presbitero romano non è attendibile e
pare che quest’ultimo non fosse mai esistito.
Un [S(anctus)] Val[e]nt[i]nus | ep(iscopu)s è decifrabile in un bustino altomedioevale
risalente ai secoli VIII-IX nel fianco esterno della cattedrale dell’antica Montefeltro
(odierna San Leo). Valentino episcopus teramnensis compare nel calendario valvense
dell’abbazia di San Pellegrino di Bominaco mentre le più antiche tracce iconografiche
del martire sempre nelle sembianze episcopali si ritrovano a Terni per di più riferibili ai
secoli XV-XVII.
IL CULTO
San Valentino fu sepolto in un’area cimiteriale nei pressi dell’attuale Basilica. E’
sicuro che quel cimitero già esisteva in età pagana. Da questa zona provengono
alcuni reperti le più antiche risalgono ai secoli IV-V. Si tratta di titoli sepolcrali.
Il pezzo più interessante è il sarcofago a “teste allineate” del secolo IV ora
conservato in Palazzo Carrara. E’ il tradizionale sarcofago paleocristiano dove
sono scolpite attorno alla figura del defunto orante, scene della vita di Cristo.
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La prima basilica fu costruita nel secolo IV, fuori delle mura della città e in
area cimiteriale, sopra la tomba del martire. Distrutta dai Goti, insieme alla
città nel secolo VI, sarebbe stata ricostruita nel VII. A conferma di questa
ultima costruzione è stato il rinvenimento di una moneta di Eraclio del 641.
Al periodo della prima o della seconda costruzione dovrebbe risalire la cripta con l’altare
ad arcosolio, cioè sotto una nicchia coperta da un arco e sopra la tomba del martire.
Intorno al seolo VII la basilica fu affidata ai Benedettini. Nel 742 vi avvenne l’incontro
storico tra il papa Zaccaria, partito da Roma verso Terni e il vecchio re longobardo
Liutprando. La scelta della Basilica di San Valentino fu fatta dal re perché all’interno di
quella si veneravano le spoglie del glorioso martire alle quali egli attribuiva un valore
taumaturgico. Con quell’incontro il re donava al pontefice alcune città italiane - tra le
quali Sutri -che diedero origine allo Stato Pontificio.
Qui il pontefice ordinò il nuovo vescovo di Terni alla cui morte (760) la città rimase
priva del pastore fino al 1218. In questo periodo la basilica fu ggetto di scorrerie
prima di Ungari poi Normanni e Saraceni poi degli abitanti di Narni che vantavano
pretese su alcuni territori e sulla stessa Basilica. Dal VIII secolo fino al XII secolo i
Benedettini ufficiarono la Basilica che nel 1109 cedettero ad un Capitolo Collegiale di
Canonici. Probabilmente nel XIII secolo, sempre i ternani, costruirono un’altra Basilica
di proporzioni più vaste munendola ben presto di una salda difesa per proteggerla. Solo
l’intervento del Papa Onorio III portò ad una pacifica soluzione della vertenza. Il papa
nel 1219 vi si recò e consegnò la Basilica al clero locale. Da questo anno in poi non
sappiamo più nulla dello stato di conservazione della Basilica, che agli inizi del 1600
doveva apparire fatiscente.
LA RICOGNIZIONE
Nel 1605 il vescovo Giovanni Antonio Onorati, ottenuto il permesso da papa Paolo
V, fece iniziare le ricerche del corpo del Santo. Erano partite da tempo anche a
Roma le ricerche dei primi martiri della Chiesa e per autenticare la loro esistenza
e per accrescerne la venerazione. Il corpo di San Valentino fu presto rinvenuto in
una cassa di piombo contenuta entro un’urna di marmo rozza esternamente
ma all’interno intagliata con rilievi. La testa era separata dal busto a conferma
della morte avvenuta per decapitazione. Fu portata subito in Cattedrale.
Nessuno in città voleva però che il corpo del loro martire riposasse nella chiesa madre.
Neanche la Congregazione dei Riti era favorevole poiché le reliquie dovevano essere
venerate là dove erano state sepolte. Così si decise di ricostruire una nuova Basilica.
Nel 1630 le reliquie vennero deposte in un artistica arca composta in una statua supina
e le reliquie del Santo composte da parte del cranio, la mascella con pochi denti, degli
altri denti e le ceneri. La statua si poteva ammirare fino a due anni fa sotto l’altare
Maggiore ricostruito dall’Arciduca Leopoldo, ristrutturato negli anni ‘70. Dal 2003 la
tomba di San Valentino è stata spostata nel nuovo altare. Nello stesso anno è tornata
a Terni una parte del cranio che era stata trafugata dalla tomba nel 1979.
LA NUOVA BASILICA
I lavori per la costruzione della Basilica iniziarono nel 1606 e durarono alcuni anni ma
già dal 1609 questa poté essere officiata dai padri Carmelitani, chiamati a custodirla.
Nel 1618 il corpo del santo vescovo e martire venne solennemente riportato nella
sua Basilica. Nel 1625 l’Arciduca Leopoldo d’Austria, diretto a Roma, fece visita alla
Basilica e si assunse la spese per la costruzione di un nuovo altare maggiore in marmo,
completato nel 1632, impegnandosi a rendere alla Basilica una parte del cranio del
Santo donata alcuni secoli prima ad un suo antenato. Dietro all’altare maggiore è il coro
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con la “confessione” di San Valentino, un altare costruito sopra la tomba del martire.
Al centro è una tela ovale che ricorda il martirio del santo, opera della fine del secolo
XVII. L’episodio del Duca Leopoldo fornì l’occasione per un radicale rinnovamento
dell’architettura del tempio, condotto a termine grazie anche all’opera di molti ternani.
La Basilica si presenta secondo uno schema caro ai teorici della Controriforma: grande
navata unica con attorno cappelle laterali, due grandi cappelle costituiscono il transetto,
presbiterio e dietro l’altare del martire con la “confessione”. La facciata del secolo XVII è
animata da paraste, un grande portale sormontato da un finestrone. Le statue in stucco
raffigurano in alto i santi patroni della città Valentino e Anastasio (+649) e sono state
aggiunte nel secolo XIX. L’interno è animato da grandi paraste con capitelli in stile ionico
con ghirlande. Queste sorreggono un architrave sporgente dentellato. Due cappelle per
lato erano proprietà di alcune famiglie importanti della città. Le più interessanti sono
le cappelle del transetto. Quella di destra è dedicata a San Michele arcangelo ed era
la cappella privata della famiglia Sciamanna. Ai lati infatti sono i monumenti funebri
di alcuni membri tra i quali un certo Brunoro, vescovo di Caserta morto nel 1647. Al
centro è la bella pala con San Michele che sconfigge il demonio dell’artista romano
Giuseppe Cesari detto il “Cavalier d’Arpino”. Esponente di una pittura colta e raffinata,
docile alle richieste della Chiesa, che tornava a privilegiare chiarezza dell’espressione
e il decoro nella rappresentazione delle figure sacre. Questa immagine è una chiara
ripresa del classicismo di Raffaello: equilibrio della posa e fermezza dell’atteggiamento.
L’altra cappella è dedicata alla santa carmelitana Teresa d’Avila. La bella pala centrale
raffigura la Madonna con il Bambino tra i SS.Giuseppe e Teresa dell’artista Lucas De La
Haye, monaco carmelitano della seconda metà del secolo XVII. L’artista fu l’incaricato
principale della decorazione della basilica. Infatti oltre a questa lascia altri capolavori
tra i quali la bella pala centrale con San Valentino chiede la protezione della Vergine
su Terni e ancora una Adorazione dei pastori e una Adorazione dei Magi. Sempre per
la basilica realizza le tele con i Quattro evangelisti e una serie con i Martiri ternani
(Catulo, Saturnino, Lucio e magno discepoli di Valentino) conservati nella navata. Il
suo stile è pienamente barocco: figure ricoperte di sontuosi panneggi che si agitano
al vento, intrisi di un colore caldo che fa pensare anche ad un’influenza sull’artista
della pittura veneta forse filtrata dal Rubens romano. Al centro del coro è una grande
tela raffigurante la Crocifissione dove traspaiono figure intrise di grande drammaticità.
Un ultimo capolavoro si può ammirare in una delle cappelle della navata. Si tratta di
una tela raffigurante la Madonna con il Bambino ed i SS. Lorenzo, Giovanni Battista e
Bartolomeo del 1635, opera di Andrea Polinori, cittadino di Todi. L’ispirazione dell’artista
è il Caravaggio ma è abile a regolarizzarlo e depurarlo di ogni aggressività.
L’ambiente della cripta presenta l’antico altare ad arcosolio (inserito in una nicchia voltata
a botte sopra la tomba del martire) nel quale furono rinvenute le reliquie di San Valentino.
Alcuni reperti dell’area valentiniana sono stati riuniti nell’ambiente accanto alla cripta.
Dopo il 1873, il convento dei Carmelitani, ceduto al Comune, fu adibito ad uso
profano; da circa cinquanta anni il Comune lo ha interamente trasformato ad uso
abitativo. La Chiesa venne affidata al clero secolare. Nel 1906 i Padri Carmelitani
Scalzi tornarono a Terni e costruirono, sul lato Est della Chiesa, un modesto
convento poi restaurato nel 1955. La Basilica ridotta in pessime condizioni, fu
totalmente restaurata nel triennio 1924-1927 ad opera del padre Valemmo Poscia.
Negli anni 1965-1970 il parroco padre Capogrossi curò la completa revisione dei tetti
della Chiesa, eresse un altare al Santo Bambino di Praga in sostituzione del precedente
altare al Sacro Cuore e dotando la Basilica di un impianto di riscaldamento ad aria.
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LA LEGGENDA
La festa del vescovo e martire Valentino si riallaccia agli antichi festeggiamenti di Greci,
Italici e Romani che si tenevano il 15 febbraio in onore del dio Pane, Fauno e Luperco.
Questi festeggiamenti erano legati alla purificazione dei campi e ai riti di fecondità.
Divenuti troppo orridi e licenziosi, furono proibiti da Augusto e poi soppressi da Gelasio
nel 494. La Chiesa cristianizzò quel rito pagano della fecondità anticipandolo al giorno
14 di febbraio attribuendo al martire ternano la capacità di proteggere i fidanzati e gli
innamorati indirizzati al matrimonio e ad un’unione allietata dai figli. Da questa vicenda
sorsero alcune leggende. Le più interessanti sono quelle che dicono il santo martire
amante delle rose, fiori profumati che regalava alle coppie di fidanzati per augurare loro
un’unione felice. Le più celebri sono quelle della Rosa della riconciliazione e di Sabino
e Serapia.
La prima vuole che san Valentino, sentendo un giorno bisticciare due giovani
fidanzati, che stavano passando al di là della siepe del suo giardino, uscì loro incontro
tenendo in mano una bella rosa. Il capo canuto, il volto sereno e sorridente del buon
vecchio e quella rosa, tenuta in alto col gesto di donarla, ebbero il magico potere di
calmare i due innamorati in lite. Quando poi egli, donando realmente quel purpureo
fiore, volle che tutti e due insieme stringessero il gambo con cautela per non pungersi
e spiegò il “cor unum” di due persone sposate, l’amore era tornato come prima.
I due tornarono poi da lui finché, come desiderava, non fu proprio il Santo Vescovo a
benedire il loro matrimonio felicissimo.
La cosa si riseppe e allora fu una processione ad invocare il patrocinio di lui sulle
famiglie da fondare.
Il Vescovo, però, aveva anche altre occupazioni pastorali alle quali accudire, perciò
stabilì per quella benedizione il quattordici del mese. Ed il quattordici del mese è
restato, ma ristretto a quello di febbraio, perché in quel giorno egli andò a celebrare le
sue nozze in Paradiso.
La leggenda di Sabino e Serapia, invece è rifiorita nel Novecento dopo il ritrovamento,
a Pentima, di un sarcofago contentente gli scheletri di due giovani: c’era una bella
ragazza di nome Serapia, la quale abitava in una piazza di Terni, l’attuale Piazza Clai.
Passando spesso di lì un giovane centurione romano, di nome Sabino, la osservò più
volte, se ne innamorò e la chiese in sposa. I parenti di lei, però, non volevano, perché
Sabino era pagano mentre loro erano tutti cristiani. Allora lei gli suggerì di andare dal loro
Vescovo e farsi istruire ben bene e farsi battezzare. Cosa che egli per amore di lei fece.
Ma quando questo ostacolo era stato sormontato, ne sorse uno grandissimo. Si
scoprì che Serapia era affetta da una forma di tisi avanzatissima. Disperazione dei
genitori e del giovane legionario romano.Fatto venire il santo Vescovo presso il letto
della moribonda, Sabino supplicò il Santo che non permettesse che egli si separasse
dalla sua amata. La vita gli sarebbe riuscita un lungo martirio insopportabile.
Valentino alzò le mani e la voce al Padre di tutti. Ed un sonno beatificante unì per
l’eternità quei due cuori dal palpito sincrono, mentre si stringevano per l’eternità
PATRONO DELL’AMORE
Oggi la festa di San Valentino è celebrata ovunque come Santo dell’Amore. L’invito e la
forza dell’amore che è racchiuso nel messaggio di san Valentino deve essere considerato
anche da altre angolazioni, oltre che dall’ormai esclusivo significato del rapporto tra
uomo e donna. L’Amore è Dio stesso e caratterizza l’uomo, immagine di Dio. Nell’Amore
risiede la solidarietà e la pace, l’unità della famiglia e dell’intera umanità. (dal sito www.
diocesi.terni.it)
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Caro San Valentino,
che da secoli aiuti i fidanzati
a vivere nell’amore,
proteggi e aiuta anche noi.
Insegnaci ad ascoltare il Vangelo
e a metterlo in pratica,
vedremo i nostri cuori aprirsi
alla condivisione,
alla generosa dedizione reciproca.
Sappiamo che Gesù
andò al matrimonio di due giovani,
a Cana di Galilea,
e salvò la loro festa,
cambiando l’acqua in vino.
Aiutaci a comprendere che senza Gesù
è difficile amarci tra noi gratuitamente
fino al sacrificio
fino alla felicità.
Guida anche noi,
nei momenti sereni e in quelli tristi,
portaci al dialogo fiducioso
con Maria madre di Gesù
e madre nostra,
perché interceda per noi presso il Figlio.
Siamo certi che si compirà,
anche per noi,
come per quei due giovani del Vangelo,
il miracolo dell’amore.
San Valentino, accompagnaci,
proteggi il nostro amore
prendi a cuore
il progetto del nostro futuro
e prega per noi.
Le iniziative del mese Valentiniano a Terni
http://www.diocesi.terni.it/sanvale/index.asp
CHIESE E SANTUARI DEDICATI A SAN VALENTINO
LA CHIESA DI SAN VALENTINO A BUSSOLENGO (VR)
All’estremità meridionale dell’antico centro storico di Bussolengo, la chiesa di San
Valentino è monumento architettonico d’indubbia importanza, soprattutto per i vasti cicli
affrescati che le sue pareti ospitano, tanto all’esterno quanto all’interno del tempio.
Detta di San Valentino maggiore, per distinguerla da altra dedicata allo stesso santo,
è qualificata nelle visite pastorali anche con gli aggettivi di antica o vetusta («sancti
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Valentini vetusta») o («sancti Valentini veteris»). Ad una sola navata, coperta da un
tetto a capriate, il suo aspetto è trecentesco, ma peraltro l’attuale edificio è frutto di
una ricostruzione avvenuta su più antiche vestigia anteriori al 1339 quando cioè, in
data 12 aprile, Gilberto, vescovo di Tiberiade, riconciliò la chiesa che era stata violata
e in essa consacrò un altare, concedendo indulgenza di un anno e ottanta giorni di
remissione di peccati a chi avesse visitato la chiesa nell’anniversario della nuova o in
quello della vecchia consacrazione, oppure nel giorno di san Valentino. Tutto ciò risulta
da un documento letto da monsignor Giuseppe Turrini in un codice della Capitolare
di Verona che un tempo era di proprietà della chiesa di santa Maria Maggiore, che è
l’attuale chiesa parrocchiale di Bussolengo.
Nuovi interventi si ebbero nella chiesa di san Valentino, dopo che, il 5 ottobre 1391, il
vescovo di Verona, Gianni de Rossi, concesse che fosse di nuovo restaurata, e quindi
nel secolo decimoquinto, quando fu realizzato il bel ciclo di affreschi dedicato ad episodi
della vita di San Valentino all’interno del tempio e l’altro ciclo, sempre dedicato alla vita
del santo, all’esterno della chiesa.
Il primo dei due cicli pittorici - che si trova sulla parete meridionale del sacello - narra
in sei riquadri un miracolo e il martirio del glorioso vescovo di Terni; alcuni medici
stanno discutendo intorno ad un bimbo rattrappito manifestandosi evidentemente la
loro incapacità di intervento (1° riquadro) quando sopraggiunge il santo che ha un
lungo colloquio con il padre del bimbo (2° riquadro), quindi s’inginocchia e prega (3°
riquadro); l’invocazione dell’aiuto di Dio sortisce la guarigione e il padre del bimbo,
già adoratore degli idoli, si converte e si fa battezzare con i suoi familiari, presente il
bambino ormai sanato (4° riquadro); il santo viene arrestato e battuto con verghe di
fronte ad un tribunale (5° riquadro) e quindi ucciso da una marmaglia di armati (6°
riquadro) ma con una scena troncata.
Gli affreschi in questione, già studiati dall’Arslan, dal Mellini e dal Puppi, sono fra le cose
più belle prodotte nel Veronese entro i due primi decenni del Quattrocento. L’Arslan
sottolinea come la “Mostra dell’arte scaligera da Altichiero a Pisanello” non abbia offerto
indicazioni sull’anonimo autore, che pur non si può pensare immigrato nel Veronese
d’altra regione, ma di cui non son note né qui né altrove, altre opere: solo ammette
relazioni di quest’artista con Altichiero, Tommaso, Martino e con la pittura lombarda
coeva, in particolare con Michelino da Besozzo e alcuni aspetti della plastica dell’officina
del Duomo di Milano. Sicché le mirabili figure calate nello spazio con insuperabile
euritmia, l’eleganza del gesto misuratissimo, scenderebbero, per l’Arslan, direttamente
da Altichiero, ma si accrescerebbero di compiacimenti lineari già consapevoli di grazie
gotiche e cosmopolite.
Il Mellini, nella sua recensione al saggio dell’Arslan - annotato come gli affreschi di San
Valentino furono tutti probabilmente scialbati dopo l’ultima pestilenza (1630) e quelli
visibili siano emersi negli ultimi cent’anni - dichiara che il Maestro è veronese senz’altro,
non solo per la cultura che dimostra, ma ancor più per le citazioni realistiche del mobilio
e soprattutto delle mura scaligere con merli ghibellini già da tempo addomesticati,
esempio primo di un genere paesistico che durerà secolare a Verona. Ancora il Mellini,
accettata l’idea di un ritorno a forme tomasesche provinciali, esclude un qualsiasi
rapporto del frescante con Martino, avvicinandolo invece agli autori dei grandi modelli
veronesi e facendolo cioè rientrare nella schiera dei seguaci del gusto umanistico di
Giotto e nella tradizione da questi inaugurata. Egli conclude insomma per fare del pittore
un contemporaneo di Stefano, Pisanello e Giovanni Badile: sicché, dal chiarimento della
figura di quest’ultimo e degli altri Maestri anonimi operanti coevi a Verona, sarebbe da
attendersi un migliore inquadramento dell’autore di queste “storie”.
Il Puppi, da parte sua, mette in relazione questi affreschi con un foglio di disegni
conservato a Bayonne, nel quale appunto sarebbe indotto a riconoscere un frammento
di carnet d’abbozzi per composizioni maggiori del Maestro di Bussolengo. Ancora al
Puppi parrebbe - come in precedenza era parso anche al Magagnato e al Mellini - che il
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Maestro dell’ancona Fracanzani debba rappresentare, in certo modo, la continuità e la
maturazione di una situazione incarnata dal Maestro di Bussolengo, accanto al cui ciclo
sarebbe pure propenso a porre, per toglierli dall’isolamento in cui sembrano essere
astratti, e recuperarli entro le maglie di un tessuto storico articolato, quattro pannelli
pubblicati a suo tempo dal Longhi e dallo Zeri.
La Cuppini, infine, definendo il Maestro di Bussolengo “il migliore tra i colleghi veronesi
di Stefano”, nota però com’egli sviluppi, fra i motivi secondari della poetica di Altichiero
e di quella di Stefano, i meno sensazionali.
L’altro ciclo d’affreschi, sempre relativo ad episodi della vita di San Valentino, si trova
invece all’esterno della chiesa, sul muro del fianco settentrionale, protetto da una breve
tettoia. Assegnabile all’ultimo quarto del Quattrocento, sarebbe per la Cuppini opera
dell’ambiente di Domenico Morone, o forse dello stesso Domenico in una fase giovanile,
ancora sotto l’influenza di Francesco Benaglio. A favore di questa seconda tesi – che la
Cuppini finisce per privilegiare – starebbero “I’effetto d’astrazione che deriva da certa
rigidità delle forme geometrizzate, dalla sostanza inorganica delle carni, della scelta di
figure immobilizzate più ancora che statiche, in ragionato contrasto con la descrizione
compiaciuta dei costumi, del tipo e della qualità dei tessuti, dei particolari che rendono
attuali e più moderni gli episodi”.
Oltre a questi due cicli, altri affreschi isolati: all’interno una Crocifissione del secolo XV,
una serie di santi (San Paolo, San Bartolomeo, San Valentino, la Madonna, San Giorgio
ecc.) del secolo XV, con un San Valentino del 1528; in un locale accanto alla chiesa una
grande Crocifissione del secolo XIV; nel portico a tramontana un San Cristoforo e una
Madonna con Bambino.
Del San Cristoforo così la Cuppini “anche dopo la pulitura, con la rimozione delle
integrazioni recenti, l’immagine non ha acquistato in poesia (…). L’affresco richiama i
modi di Giovanni Badile, portati a cadenze paesane, ed è databile tra il 1430 e il 1440”.
Sempre secondo la Cuppini, la Madonna con Bambino “si pone in coda alla lunga sfilata
d’analoghe figurazioni dipinte in serie dagli epigoni di Martino da Verona” ed è da
collocarsi tra il primo e il secondo decennio del Quattrocento “sulla base dell’architettura
macchinosa del trono e dell’impianto del gruppo”.
Ancora occorre sottolineare come questa chiesa sia il centro di una gran devozione
popolare a San Valentino: attorno ad essa, in occasione della festa liturgica del santo
(14 febbraio) si celebra tuttora una famosa sagra con fiera del bestiame.
Qui una serie di tavolette votive studiate dal Cambié e solo in parte salvate dalla
dispersione, era appesa ai lati dell’altare maggiore. Fra queste il Bacilieri ricorda quella
fatta eseguire nel 1711 dai bussolenghesi quando il paese fu preservato da un malore
che fu importato da Ca’ dei Laghi da alcuni buoi provenienti dalla Dalmazia: da due
anni imperversava nei dintorni l’epidemia facendo strage nei bovini mentre le stalle del
paese rimanevano indenni. (dal sito www.verona.com)
CHIESA DI S.VALENTINO – CALDONAZZO (TN)
La Chiesetta di San Valentino, situata sul Colle di Brenta (m. 579), pare sia
stata costruita ancor prima del 1259 come si deduce da un documento del
Vescovo di Trento Egnone. Il piccolo santuario è stato più volte restaurato
nel tempo. Nel pavimento, a sinistra sotto il gradino, si legge la data 1289.
L’abside è a tre lunette; sul soffitto ci sono gli affreschi : al centro la Madonna col
Bambino, a sinistra San Valentino con ai piedi un epilettico, a destra San Rocco; gli
intermezzi fra le lunette sono ornati da angeli che portano lunghi nastri con parole latine
scritte in gotico. La scritta «Ave Maria....» è del 1500, come dimostrano i sottostanti
stemmi di Giacomo Trapp, che ebbe la chiesa nel 1463, e della contessa Barbara.
I Trapp, fondatori della dinasti di Caldonazzo, fecero restaurare la chiesa con il preciso
intento di una prima separazione dalla pieve di Calceranica. Il quadro dell’altare rappresenta
San Valentino e San Carlo Borromeo e fu dipinto da Gioacchino e Antonio Mayr nel 1759.
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L’altare e la statua son del 1628. La casetta adiacente, una volta
servita da abitazione ad une eremita. Le cronache ricordano che nel
1743 un Fra Iacopo da Torcegno e poi un Giuseppe Marchi da Modena.
Proprio davanti alla chiesetta, sul dorso del colle, passava anticamente la strada
militare romana fatta costruire da Druso che, partendo da Altino sulle rive dell’Adriatico
e passando per Feltre, il Tesino e la Valsugana si dirigeva a Trento e proseguiva fino
a Maia, in Alto Adige. Più avanti, il grande muro che si trova sulla sinistra del sentiero
è il testimone dell’antico Castello dei Signori di Brenta, edificato probabilmente nel
XII secolo e distrutto agli inizi del 1300. Nella zona sono state rinvenute tombe
romane con monete e un’epigrafe frammentaria cristiana, ora custodita nella Chiesa di
Caldonazzo.
SANTUARIO DI SAN VALENTINO AD ALA (TN)
E´ uno dei più caratteristici santuari del Trentino, posto sulla spianata sommitale di una
gran rupe allo sbocco della valle di San Valentino.
Il luogo fu, probabilmente, castelliere preistorico. La primitiva chiesa e il cimitero
limitrofo furono consacrati l´undici aprile 1329. Ha subito vari rimaneggiamenti e
ampliamenti negli anni 1501, 1574, 1648 e 1763. L´edificio attuale con il priorato
sono dell´epoca barocca. Nell´angolo S-E si apre un ampio porticato trasformato a
sacrario (1952) a ricordo dei caduti “ su queste rocce” e dei reparti italiani nel maggio
del 1916. A sud si nota il campanile a cipolla. L´interno è a tre navate. La volta a
crociera di quella a sinistra, antistante l´altare ligneo con pala di Chiocchetti, presenta
affreschi secenteschi (evangelisti tra angeli; altri affreschi in sacrestia). L´altare in
capo alla navata destra è anch´esso ligneo, a trittico barocco. L´altare maggiore, sotto
l´alto luminoso tiburio della cupola a nicchie con statue lignee alternate ai finestroni,
è barocco di marmo colorato. Sotto la statua lignea del patrono l´urna con le “ossa” di
San Valentino.
LA CHIESETTA DI SAN VALENTINO A FOLGARIA (TN)
Collocata sopra l’omonima cengia nei pressi dell’abitato di Carpeneda, a circa 2 km da
Folgaria, la chiesetta di San Valentino è attribuita al XV secolo , ma recenti lavori di restauro
hanno rivelato tracce di affreschi risalenti al XIII secolo, ora in corso di accertamento.
Verso la fine del XVI secolo la Magnifica Comunità fece affrescare l’abside come recita la
scritta che appare al suo interno:
Li homeni del Chumò de Folgaria a fat far questa opera per sua devotion al nome de
Dio.
Adi 14 de Agusto 1568.
La visita
Da Folgaria dista un paio di chilometri ed è raggiungibile in macchina o a piedi (percorso
Apt n. 2) viaggiando verso il fondovalle (direzione Rovereto - Trento).
Superato l’abitato di Carpeneda una stradina asfaltata, sulla sinistra, porta fin
davanti l’edificio. Dalla cengia retrostante la chiesetta si apre una suggestiva veduta
panoramica sulla sottostante vallata del Rio Cavallo. D’estate vengono programmate
visite guidatecondotte dagli Operatori ambientali
Gli affreschi
Gli affreschi cinquecenteschi e seicenteschi, di autore ignoto, coprono completamente
i costoloni gotici dell’abisde e rappresentano i quattro Evangelisti mente le lunette in
basso riproducono la Natività, la Crocifissione e immagini di San Valentino, San Biagio,
San Lorenzo e San Borromeo.
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Vicino all’entrata, particolarmente interessante un’elemosiniera in calcare rosso con
la figura di un vescovo in rilievo, datata 1583. Il campanile è del 1733. Coperta di
“scandole” - tavolette in legno di larice fissate tra loro ad incastro - collocate su due
ripidi spioventi, la chiesa doveva servire l’abitato di Carpeneda e gli abitati della Valle
del Rossbach. Nelle vicinanze, un piccolo edificio - oggi scomparso - ospitava l’eremita
che la custodiva.
CHIESA PARROCHIALE DI SAN VALENTINO A ZOLDO (BL)
Il 1° novembre 1482 Leonardo del fu Nicolò Mascagnino da Mareson, anche a nome
dei regolieri e con l’assenso del pievano di san Floriano rivolge una supplica al vescovo
Pietro Barozzi, intesa ad ottenere il permesso di edificare una chiesa a Mareson.
Il tempio, fornito della prescritta dote, viene eretto nel corso di alcuni anni e consacrato
solennemente la seconda domenica del giugno 1492.
Dai documenti del primo Seicento dell’Archivio vescovile bellunese si colgono alcune
indicazioni utili a capire i principali caratteri architettonici, peraltro sostanzialmente
simili a quelli diquasi tutte le chiese coeve della Valle di Zoldo. Il soffitto è a capriate
lignee, il pavimento in “somassa” (impasto di malta di calce e ghiaia), dispone di due
porte, la sagrestia è ubicata ad est e l’altare consacrato – dall’alzata adorna di statue
– è collocato a nord. Il campanile si erge a sud. La chiesa risulta però troppo piccola e,
per ovviare l’inconveniente, nel 1626 si intraprendono i primi lavori di ampliamento che
coinvolgono anche la zona del coro.
Dai manoscritti citati (1641) si apprende l’esistenza di alcuni antichi affreschi decoranti
l’interno del tempio sul sagrato del quale funziona un piccolo cimitero. Nel contesto
di successivi lavori di ampliamento e di artistico abbellimento della chiesa si colloca
la richiesta avanzata dai regolieri al vescovo Giulio Berlendis (10 giugno 1658) con
la quale domandano di poter costruire un altare in onore di sant’Antonio da Padova.
Iniziativa completamente realizzata nel 1669 con l’installazione dell’arredo intagliato e
scolpito.
Al 1686 risale la richiesta per l’innalzamento del secondo altare minore, da dedicarsi
alla santa Croce, in asse con quello di sant’Antonio; il consenso ecclesiastico giunge,
però, solo nel 1697.
Agli esordi del Settecento la chiesa – il cui decoro sta molto a cuore agli abitanti – è
ancora oggetto di interventi di modifica e di completamento.
LA FESTA DI SAN VALENTINO A MONSELICE (PD)
Da oltre cent’anni anche Monselice si svolge la festa di San Valentino. Ma oltre alla
tradizionale festa degli innamorati, la religiosità popolare ha attivato una speciale
ritualità che ogni anno si ripete con successo sempre crescente.
In particolare viene impartita a coloro che salgono al Santuario delle “Sette chiese”
una particolare “benedizione di San Valentino” che dovrebbe scongiurare l’insorgere
nei bambini del “mal caduto” (epilesia). La cerimonia invoca infatti la protezione per
una malattia tipica dei bambini, l’epilessia appunto, conosciuta come “il male di San
Valentino”. Questa festa ebbe origine nel 1671, quando da Roma giunsero le spoglie
di un santo, Valentino, e anche se sta progressivamente perdendo il suo significato
religioso, per lasciare il passo ad una semplice occasione di festa paesana, in cui la
popolazione si riunisce in allegria, mantiene comunque una grande importanza. La
tradizione trae origine dalla “presunta” presenza dei resti di S. Valentino tra i martiri
cristiani arrivati nel XVII secolo dalle catacombe di Roma grazie a speciali concessione
dei papi romani ai nobili Duodo.
Con una semplice cerimonia, che si svolge sulle sette chiesette, un sacerdote, oltre alle
preghiere di rito benedisce i bambini per proteggerli dal “mal caduto”. A tutti subito
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dopo viene consegnata una piccola chiavetta che dovrebbe aprire, nell’ultima ora, le
porte del paradiso.
Ecco allora che ogni anno il pomeriggio del 14 febbraio l’antica salita che porta al
Santuario viene percorsa da moltissimi fedeli per acquistare la chiavetta benedetta di
San Valentino, distribuita come sempre nella chiesetta di San Giorgio.
E, come al solito, moltissimi anche i bambini in maschera che salgono con le mamme
dentro i loro passeggini lungo quella che lo scrittore Cibotto ha definito «la via più bella
della Regione», cioè via del Santuario. Come ogni anno la passeggiata lungo le vie della
Rocca è anche una piccola anteprima del Carnevale per i più piccini. La giornata di San
Valentino, ogni anno, è un appuntamento diventato quasi un culto per le famiglie e per
i bambini.
PROVERBI DIALETTALI SU SAN VALENTINO
“Per S. Valentin la lodola fa el nidin” (per S. Valentino l’allodola comincia a nidificare);
“S. Valentin smorza el camin” (a S. Valentino il fuoco del camino non è più
necessario);
“a S. Valentin fiorisse ‘l spin e la passera se fa ‘l gnarin” (a S. Valentino fiorisce il
biancospino e il passero si costruisce il nido);
“el male de S. Valentin”, cioè “el mal caduto” (il male del Santo, cioè l’epilessia).
Proposta
A partire dalla coppie che conoscete, potreste organizzare un festeggiamento di san
Valentino un po’ alternativo. Può essere un’occasione di invitare tutte le coppie di
giovani innamorati e fidanzati che si conoscono direttamente o indirettamente.
Si può optare per un appuntamento più “informale”, ovvero a una modalità più di
gruppo; oppure per una più centrate sulle coppie
•
•
Un momento iniziale di preghiera, di lode al Dio dell’amore, valorizzando i
vari tesi proposti nel sussidio
cena:
o variante cena di gruppo:
o ogni coppia prepara una portata per tutte le coppie partecipanti
o le ragazze si dovranno imbandire le tavole
o i ragazzi si dovranno occupare della musica e dell’illuminazione
o
•
a lume di candela a tavoli singoli per ogni coppia (tutti in una
stanza), con sottofondo di musica dal vivo, e con persone che
servono ai tavoli
o durante la cena la coppia si dovrà scambiare una preghiera o una
lettera d’amore (precedentemente preparata) e solo alla fine della
cena si scambieranno un regalo (se possibile non acquistato, ma
frutto della propria fantasia e delle proprie capacità)
dopo la cena, a seconda del gruppo di persone si potrebbe proporre
o giochi di gruppo, o a coppie
o momento assembleare di ascolto di poesie o di visione di immagini
di opere d’arte opportunamente commentati
o visione di uno dei film proposti nel sussidio
o si potrebbe pensare anche a un momento in cui la coppia prepara
un biglietto da consegnare ai propri genitori, come segno di
riconoscenza all’amore che li ha generati
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EVENTI SPECIALI
11 – Parlami d’amore: frasi celebri sull’amore
A volte si cerca la frase giusta per il momento giusto, per il libretto dell’incontro,
per il biglietto d’auguri, per iniziare un incontro, per…
Eccoti materiale cui attingere a piene mani
1. Autori antichi
La misura dell’amore è amare senza misura. Agostino
Ama, e fa’ quello che vuoi. Se taci, taci per amore; se parli, parla per amore; se
correggi, correggi per amore; se perdoni, perdona per amore. Agostino
Dove c’è amore non c’è sofferenza; o se c’è sofferenza, anch’essa è amata.
Agostino
L’amore è l’ala che Dio ha dato all’uomo per salire fino a lui. Buonarroti, Michelangelo
Noi eravamo anticamente uniti: il desiderio e lo struggimento di tornare uniti si chiama amore. Platone
L’amore vince ogni ostacolo (Omnia vincit amor). Virgilio
Crudele amore, a che cosa non spingi i cuori umani! (Improbe amor, quid non
mortalia pectora cogis!) Virgilio
2. Autori moderni
Se un amore potè morire, non era amore. Auerbach
L’amore che fa economia non è mai vero amore. Balzac
L’amore non si insegna. L’amore si da. Bernardi
L’amore piace più del matrimonio, per la stessa ragione che i romanzi piacciono più
dei libri di storia. Chamfort
L’amore diminuisce quando cessa di aumentare. Chateaubriand
Che l’amore è tutto, è tutto ciò che sappiamo dell’amore. Dickinson
Gioia promette, e manda pianto amore. Foscolo
La maggior parte della gente ritiene che amore significhi essere amati, anziché
amare. Fromm
L’amore è un atto di fede, e chi ha poca fede ha anche poco amore. Fromm
L’amore è la forza più potente che il mondo possieda, e tuttavia è la più umile che
si possa immaginare. Gandhi
Alla sera della vita, noi saremo giudicati sull’amore. Giovanni della Croce
Dove non c’è amore mettete amore, e raccoglierete amore. Giovanni della Croce
Non conta nella vita fare cose grandi o piccole, vistose o insignificanti, ma soltanto
conta l’amore con cui esse si effettuano. Giovanni XXIII
Solo attraverso l’amore l’uomo può essere liberato da se stesso. Hebbel
La misura dell’amore è amare senza misura. Hugo
Accade per il vero amore come per l’apparizione degli spiriti: tutti ne parlano, ma
pochi li hanno veduti. La Rochefoucauld
Non c’è modo di nascondere l’amore quando c’è, né di fingerlo quando non c’è.
La Rochefoucauld
Il giorno in cui voi non brucerete più d’amore, molti altri moriranno di freddo.
Mauriac
Dove manca l’amore, anche la verità diminuisce. Mazzolari
L’amore in questo assomiglia a Dio: per raggiungerlo, bisogna crederci. Ojetti
L’amore non è «1 + 1 = 2», ma «1 x 1 = 1». Ortolano
L’amore è il più vecchio, il più nuovo, il solo avvenimento del mondo. Riickert, Friederich
Temere l’amore è temere la vita, e chi teme la vita è già morto per tre quarti. Russell
L’amore vero comincia quando non ci si aspetta nulla in cambio. Saint-Exupéry
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L’amore rende intelligenti gli stupidi, e rende stupide le persone intelligenti. Shakespeare
L’amore è tutta la storia nella vita di una donna, e soltanto un episodio in quella dell’uomo.
Madame de Staèl,
L’amore è la più universale, formidabile e misteriosa delle energie cosmiche. Teilhard de
Chardin
Senza amore, tutto è niente (Sin amor, todo es nada). Teresa d’Avìla,
Ciò che conta non è fare molto, ma mettere molto amore in ciò che si fa. Madre Teresa di
Calcutta
Solo l’amore conta. Teresa di Lisieux,
Un amore che vuole solo dare, non è più umano di un amore che vuole solo prendere.
Thibon
C’è un solo rimedio all’amore: amare di più. Thoreau
L’uomo è stato creato per amore, per questo è tanto portato ad amare. Giovanni Maria
Vianney
L’amore è creativo all’infinito. Vincenzo de’ Paoli
Il valore della vita non lo stabiliscono le azioni, neppure le più grandi, ma l’amore. Anche
se è un piccolo amore. Wyszynski
L’amore non è cieco, ma presbite. Tanto è vero che comincia a vedere i difetti man mano
che si allontana. Zarnacois
L’amore è una malattia senza la quale non si sta bene. Anonimo
3. Bibbia
Forte come la morte è l’amore. (Cantico dei Cantici 8,6)
Ecco dunque le tre cose che contano: fede, speranza, amore. Ma più grande di tutte è
l’amore. Paolo apostolo (1 Corinzi13,13)
Fate ogni cosa con amore. Paolo apostolo (1 Corinzi 16-24)
Chi non ama rimane nella morte. Giovanni apostolo (Prima lettera 3,14)
4. Proverbi
Amore è il vero prezzo, con che si compra amore.
Amore non è bello, se non è litigherello.
Amore non è, senza amaro.
Amore non si compra e non si vende.
Amor senza baruffa, fa la muffa.
Chi soffre per amor, dolor non sente.
Grande amore, gran dolore.
La luna e l’amore, quando non crescono, calano.
L’amore è cieco, ma vede lontano.
L’amore è fuoco: dovunque sia, lo vedi da lontano.
L’amore risveglia tutti i sensi, eccetto il buon senso.
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EVENTI SPECIALI
12 - VERSI D’AMORE
Lungi da qualsiasi pretesa di esaustività, proponiamo alcune poesie d’amore, allo
scopo di poterle utilizzare per le vostre proposte. Ci auguriamo che le traduzioni delle
poesie straniere siano il più fedeli all’originale
GARCIA LORCA
Come son pesanti i giorni,
A nessun fuoco posso riscaldarmi,
non mi ride ormai nessun sole,
tutto è vuoto,
tutto è freddo e senza pietà,
ed anche le care limpide stelle
mi guardano senza conforto,
da quando ho appreso nel mio cuore,
che anche l’amore può morire.
***
Vorrei sedermi vicino a te in silenzio,
ma non ne ho il coraggio: temo che
il mio cuore mi salga alle labbra.
Ecco perche’ parlo stupidamente e nascondo
il mio cuore dietro le parole.
Tratto crudelmente il mio dolore per paura
che tu faccia lo stesso.
Il mio cuscino mi guarda di notte
con durezza come una pietra tombale;
non avevo mai immaginato che tanto amaro fosse
essere solo
e non essere adagiato nei tuoi capelli.
***
“Non e’ il tuo amore che voglio
voglio soltanto saperti vicina
e che muta e silenziosa
di tanto in tanto, mi tenda la tua mano.”
ALLAN POE
Vorresti essere amata?E tu fa’ che il tuo cuore
non si discosti dal sentiero di ora!
Essendo ogni cosa che ora tu sei,
non essere mai altro che non sei.
Così i tuoi cortesi modi di vita,
la tua grazia, la tua più che bellezza
saranno un tema d’elogio senza fine,
e l’amore – non altro che un puro dovere.
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CAMILLO SBARBARO
Ora che sei venuta
Ora che sei venuta,
che con un passo di danza sei entrata
nella mia vita
quasi folata in una stanza chiusa
a festeggiarti, bene tanto atteso,
le parole mi mancano e la voce
e tacerti vicino già mi basta.
Ma te la mia inquietudine cercava
Quando ragazzo
Nella notte d’estate rifacevo
Alla finestra come soffocato:
che non sapevo, m’affanava il cuore.
E tutte sue sono le parole
Che, come l’acqua all’orlo che trabocca,
alla bocca venivano da sole,
l’ore deserte ,quando s’avanzan
puerilmente le mie labbra d’uomo
da se, per desiderio di baciare.
EUGENIO MONTALE
Ripenso il tuo sorriso
Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un’acqua limpida
scorta per avventura tra le petraie d’un greto,
esiguo specchio in cui guardi un’ellera i suoi corimbi;
e su tutto l’abbraccio di un bianco cielo quieto.
Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,
se dal tuo volto s’esprime libera un’anima ingenua,
o vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua
e recano il loro soffrire con sé come un talismano.
Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie
sommerge i crucci estrosi in un’ondata di calma,
e che il tuo aspetto si insinua nella mia memoria grigia
schietto come la cima di una giovinetta palma...
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
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CESARE PAVESE
Dove sei tu, luce, è il mattino
Tu eri la vita e le cose.
In te desti respiravamo
sotto il cielo che ancora è in noi.
Non pena non febbre allora,
non quest’ombra greve del giorno
affollato e diverso. O luce,
chiarezza lontana, respiro
affannoso, rivolgi gli occhi
immobili e chiari su noi.
È buio il mattino che passa
senza la luce dei tuoi occhi.
PABLO NERUDA
Il tuo sorriso
Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l’aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.
Non togliermi la rosa,
la lancia che sgrani,
l’acqua che d’improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d’argento che ti nasce.
Dura è la mia lotta e torno
con gli occhi stanchi,
a volte, d’aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.
Amor mio, nell’ora
più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d’improvviso
vedi che il mio sangue macchia
le pietre della strada,
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.
Vicino al mare, d’autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
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il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.
Riditela della notte,
del giorno, della luna,
riditela delle strade
contorte dell’isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l’aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei.
Mi piaci quando taci
Mi piaci quando taci perché sei come assente,
e mi ascolti da lontano, e la mia voce non ti tocca.
Sembra che si siano dileguati i tuoi occhi
e che un bacio ti abbia chiuso la bocca.
Siccome ogni cosa è piena della mia anima
tu emergi dalle cose, piena dell’anima mia.
Farfalla di sogno, assomigli alla mia anima,
e assomigli alla parola malinconia.
Mi piaci quando taci e sei come distante.
Sembri lamentarti, farfalla che tuba.
E mi ascolti da lontano e la mia voce non ti giunge:
lascia che io taccia con il silenzio tuo.
Lascia che ti parli anche con il tuo silenzio
chiaro come una lampada, semplice come un anello.
Sei come la notte, silenziosa e stellata.
Il tuo silenzio è di stella, così lontano e semplice.
Mi piaci quando taci perché sei come assente.
Distante e dolorosa come se fossi morta.
Poi basta una parola, un sorriso.
E sono felice, felice che non sia vero.
NAZIM HIKMET
Ti amo come se mangiassi il pane
Ti amo come se mangiassi il pane
spruzzandolo di sale
come se alzandomi la notte bruciante di febbre
bevessi l’acqua con le labbra sul rubinetto
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ti amo come guardo il pesante sacco della posta
non so che cosa contenga e da chi pieno di gioia
pieno di sospetto agitato
ti amo come se sorvolassi il mare per la prima volta in aereo
ti amo come qualche cosa che si muove in me quando il
crepuscolo scende su Istanbul poco a poco
ti amo come se dicessi Dio sia lodato son vivo
W. GOETHE
Presenza
Tutto è annuncio di te!
Appare il sole radioso, e tu dietro a lui, spero.
Esci fuori in giardino e sei rosa fra le rose,
e sei giglio fra i gigli.
Quando nel ballo ti muovi si muovono le stelle,
insieme e intorno a te.
Notte! E così sarebbe notte!
Tu superi lo splendore soave e seducente della luna.
Seducente e soave sei tu, e fiori,
luna e stelle a te s’inchinano, o sole!
Sole, sii anche per me artefice di giorni radiosi!
Questa è vita, è eternità.
MICHEL QUOIST
Parlami d’Amore
L’Amore supera l’amore, mio caro.
L’amore è volo d’uccello nel cielo infinito.
Ma il volo dell’uccello
è più che il volteggiare in aria di un esserino di carne,
più che le sue ali innamorate, corteggiate dal vento,
è più che l’indicibile gioia quando muoiono i battiti delle ali
e il corpo in pace plana nella luce.
L’amore è canto di violino che canta il canto del mondo.
Ma il canto del violino
è più che il legno e l’archetto, inerti e solitari,
più che le note in abito da sera che danzano sulla partitura,
e più che le dita dell’artista che corrono sulle corde.
L’amore è luce, per le strade umane.
Ma la luce che si dà
è più che carezza mattutina che apre gli occhi notturni,
più che raggi di fuoco che riscaldano i corpi,
e più che mille pennelli d seta che colorano i volti.
L’amore è fiume d’argento che scorre verso il mare.
Ma il fiume vivo, che indugia o che si affretta,
è più che il suo letto accogliente, scrigno che non trattiene,
più che l’acqua che si arrossa allo sguardo del tramonto,
e più che l’uomo sulla riva che getta l’esca e ne estrae i frutti.
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L’amore è veliero che sulle acque fende le onde.
Ma la corsa del veliero
è più che la prora sedotta che penetra il mare, che si offre o i dibatte,
più che le vele frementi sotto il tocco della brezza o gli schiaffi del vento,
è più che le mani del marinaio afferrate al timone,
mentre instancabile insegue la sua selvaggina.
...l’Amore supera l’amore.
L’Amore è soffio infinito, che viene da un altrove e vola verso l’altrove.
L’amore è mente d’uomo che conosce e riconosce il soffio,
è libertà d’uomo che tutto si volge verso di Lui.
L’amore è consenso dell’uomo al soffio che invita,
è cuore dell’uomo che si apre per accoglierlo e donarLo,
è corpo dell’uomo che si raccoglie, disponibile,
perché da Lui abitato, da Lui invaso
prenda il volo verso gli altri,
verso... l’altro,
e perché infine
ciò che era lontano si ricongiunga e si accordi
ciò che era separato diventi uno
e che dall’uno sgorghi una nuova vita.
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EVENTI SPECIALI
13 - POSTI CARINI DA VISITARE
In questa sezione proponiamo alcuni itinerari simpatici che possono essere utilizzati per
le vostre attività; non si prestano in sé a particolari contenuti, se non come semplici
strumenti per un’escursione tra il gruppo di innamorati (potete pensare voi che proposte
inserirvi a livello contenutistico).
VERONA
Verona ha assunto nel panorama nazionale una caratterizzazione di “città degli
innamorati” per la vicenda di Giulietta e Romeo. Proponiamo alcuni itinerari da
passeggiata in gruppo, attraverso percorsi minori caratterizzati da tranquillità e da
scorci particolarmente pittoreschi, che esaltano la bellezza della nostra città.
Itinerario 1
Da Piazza Duomo, Ponte Pietra, Castel san Pietro, Museo, Lungadige san Giorgio,
Lungadige Riva battello, Piazza Duomo
Itinerario 2
Da Piazza Duomo, Via Duomo, Via Pigna, Via san Mamaso, via san Egidio, Piazzetta
Monte, Corticella Sgarzerie, Corso Portoni Borsari, Corticella san Marco, Via Quattro
Spade, Via Portici, Vicolo Samaritana, Galleria Pellicciai, Via Cappello , Casa di
Giulietta
Itinerario 3
Via Diaz, Corso Cavour, Sacello Sante Teuteria e Tosca ai SS. Apostoli, Chiesa di san
Lorenzo, Catelvecchio, Museo e ponte
Itinerario 4
Chiesa di Sant’Anastasia, Via Sottoriva, Piazzetta Pescheria, Via Arche Scaligere, Cortile
del tribunale e…salita alla Torre dei Lamberti
Itinerario 5
Chiesa di Santa Maria in Organo, Via Porta Organa, Via Giardin Giusti: visita al Giardino;
Via san Zeno in Monte, Istituto don Calabria, Via Scala Santa, Chiesa san Giovanni in
Valle.
Per un approfondimento storico e artistico dei luoghi, visita il sito www.verona.com
RASSEGNE
Verona città degli innamorati propone alcune rassegne legate al tema dell’amore:
RASSEGNA CINEMATOGRAFICA “SCHERMI D’AMORE” - VERONA
http://www.schermidamore.it
INIZIATIVA “VERONA IN LOVE” NEI GIORNI DI SAN VALENTINO
http://portale.comune.verona.it
SIRMIONE: Visita del paese, Grotte di Catullo, lettura di poesie
Sulla costa meridionale del lago di Garda, all’estremità della penisola di Sirmione, in
una splendida posizione panoramica si trovano i resti della villa romana nota da secoli
con il nome di “Grotte di Catullo”, l’esempio più grandioso di edificio privato di carattere
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signorile di tutta l’Italia settentrionale. Nel Rinascimento il nome di “grotte” o “caverne”
fu usato per strutture internate e crollate, ricoperte di vegetazione, entro le quali si
penetrava come in cavità naturali.
La tradizione risalente al XV e XVI secolo ha identificato questo complesso come la
villa di famiglia di Catullo, il poeta latino morto nel 54 a.C. In base alla testimonianza
dei versi di Catullo è certo che egli avesse a Sirmione una residenza, ma che fosse
proprio in questa zona è soltanto possibile. Sirmione apparteneva all’agro veronese ed
è nota nel mondo antico anche per essere stata una stazione di sosta (mansio) lungo
l’importante via che univa Brescia a Verona. La prima rappresentazione dettagliata dei
resti della villa è un rilievo dell’inizio dell’Ottocento.
Ampi scavi furono poi effettuati dal veronese Girolamo Orti Manara, che ne pubblicò i
risultati in un’opera ancora oggi fondamentale.
La Soprintendenza ha iniziato nel 1939-40 gli scavi e i restauri e nel 1948 ha acquisito
tutta l’area, permettendo la tutela del complesso immerso nel suo ambiente naturale.
Indagini recenti hanno consentito di accertare l’esistenza di un precedente edificio al di
sotto dei vani del settore meridionale e di confermare che la costruzione attualmente
in luce è stata realizzata con un progetto unitario che ne ha definito l’orientamento e la
distribuzione degli spazi interni, secondo un preciso criterio di assialità e di simmetria.
La villa, che ha pianta di forma rettangolare (m. 167 x 105), con due avancorpi sui
lati brevi, copre un’area complessiva di oltre due ettari. Per superare l’inclinazione
del banco roccioso su cui furono appoggiate le fondazioni dell’edificio, vennero creati
grandi vani di costruzione, mentre in alcune zone si resero necessarie opere imponenti
di taglio della roccia. I resti attualmente conservati si trovano così su livelli diversi: del
settore settentrionale ad esempio sono rimaste solo le grandiose costruzioni, mentre
nulla è conservato dei vani residenziali, crollati già in antico
(dal sito www.sirmioneonline.net)
Edizioni delle poesie di Catullo
Dell’edizioni Einaudi a cura di G. Paduano del 2005
Delle edizioni Barbera a cura di F. Cinti del 2005
Delle edizioni Garzanti a cura di M. Ramous del 2004
GARDA
Salita alla Rocca
Una passeggiata di grande fascino è la salita al colle di Garda, la Rocca e la si può effettuare
attraverso due diversi itinerari che partono entrambi dalla chiesa parrocchiale.
Si arriva al cosiddetto “Cavai della Rocca”, un avvallamento fra le due cime del colle.
Prendendo il sentiero di destra si raggiunge, in breve tempo, la sommità, da dove si
ammira un ampio panorama sul lago. Dallo stesso avvallamento, girando verso sinistra,
si raggiunge l’altra cima della collina, su cui si trova l’Eremo dei Camaldolesi che è stato
costruito dai frati di San Romualdo:consigliato telefonare per chiedere una visita guidata
e per partecipare alla preghiera comunitaria. All’interno la chiesa conserva una pala
raffigurante San Romualdo di Palma il Giovane e un San Giorgio di Giovanni Tedeschi.
Altro per corso di grande fascino è quello della Val dei Molini. La passeggiata prende
l’avvio nel punto in cui la strada per Costernano interseca il letto del torrente Tesina.
Numerose sono le attrattive naturalistiche e geologiche: sui fianchi della valle, scavata
dal piccolo corso d’acqua, nel corso dei secoli, si possono osservare le stratificazioni
fluvio glaciali. Grazie all’abbondanza delle acque, qui un tempo si contavano diversi
mulini: uno di questi, ancora visibile, risale al ‘600. La valle merita di essere frequentata
anche come attrezzato “percorso della salute”.
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Punta san Vigilio
Garda, situata proprio alla metà della riviera orientale dell’omonimo lago, si affaccia
su un ampio golfo. Il suon territorio, chiuso a meridione dalla Rocca, a settentrione dal
monte Luppia e, a levante da una corona di colline, non è molto esteso, ma è ricco di
attrattive ambientali, storiche e turistiche. Numerose sono le possibilità di effettuare
passeggiate in mezzo alla natura. Un primo itinerario è quello che dal lungolago porta,
lungo la spiaggia, verso punta San Vigilio, uno dei gioielli del Garda, che costituisce
l’ultima propaggine del monte Baldo verso il lago, formando una penisola che chiude
a nord ovest l’ampio golfo di Garda. La sua splendida villa, la chiesetta, la storica
locanda, il porticciolo, la Baia delle Sirene rappresentano soggetti che possono essere
annoverati tra le meraviglie del lago. Grazie alla sua bellezza, San Vigilio è sempre
stato meta privilegiata di visitatori illustri, tra i quali ricordiamo Maria Luigia duchessa
di Parma, nel 1816, l’imperatore Alessandro di Russia, nel 1822, il re di Napoli, nel
1823, Winston Churchill, Laurence Olivier e Vivien Leigh, il principe Carlo d’Inghilterra,
in epoca più recente. Sulla punta estrema del promontorio sorge la chiesa dedicata a
San Vigilio. Su di una facciata porta una nicchia, visibile solo dal lago, nella quale è
sistemata una statua di San Giovanni Nepomuceno, protettore dei naviganti. Accanto
alla chiesetta si trova villa Guarienti, costruita nella prima metà del Cinquecento per
l’umanista Agostino Brenzone, su disegno dell’architetto Sanmicheli. La grande villa, a
loggiati, sorge in mezzo ad un giardino ricco di piante ornamentali, di statue marmoree
e di lapidi di gusto rinascimentale.
VALEGGIO
Visita a Borghetto
Borghetto è un piccolo nucleo di insediamenti sorto nel 1400 attorno ad
una serie di mulini ad acqua, per la molatura del frumento e la pilatura
del riso, in un punto particolarmente felice lungo il corso del fiume Mincio.
La depressione, tra le articolate colline moreniche dominate dalle strutture
castellane di Valeggio sul Mincio, è sempre stata importante luogo di transito
e successivamente naturale confine tra l’area veneta e quella lombarda.
I più antichi reperti testimoniano di un villaggio palafitticolo dell’età del bronzo.
Dell’epoca basso-medioevale assume contorni mitici la leggenda di Papa Leone Magno
che, bandendo il crocefisso, blocca la devastante marcia di Attila. E’ in epoca tardomedioevale tuttavia che Valeggio diviene importante cerniera tra la signoria veronese
degli Scaligeri, i mantovani Gonzaga ed i milanesi Visconti. Il castello del XIII secolo è
un nevralgico caposaldo veronese e sovrintende il transito sul ponte fortificato, il ‘Ponte
Visconteo’, sul Mincio, proprio a fianco delle case di Borghetto.
Visita all’incantevole Parco giardino Sicurtà a Valeggio
SOAVE: visita al castello e al paese
Il Castello di Soave è una tipica costruzione militare del Medio Evo: sorge sul Monte Tenda
e domina la vasta pianura sottostante, coprendo un’area di mq. 5882. E’ costituito da
un’alta torre, o Mastio, intorno alla quale, quasi come attorno ad un perno, si svolgono
i giri delle mura che raccolgono tre cortili di forma, dimensione e livello differenti. Le
mura, quindi, scendono ad abbracciare tutto il borgo medioevale.
Vedi sito www.comunesoave.it/turist/turist1.html
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EVENTI SPECIALI
14 - Luoghi di spiritualità, comunità con la presenza di sposi, istituzioni
familiari da incontrare con gli innamorati
Oltre al capitolo dedicato a san Valentino a e a luoghi valentiniani, segnaliamo alcune
possibili mete di escursioni o incontri legati a luoghi o esperienze particolari che, benché
più vicine all’interesse prettamente familiare, possono essere interessanti anche per
gruppi di giovani innamorati.
Il riferimento primo per ogni tipo di attività è il Centro Diocesano di Pastorale
Familiare, Largo san Nazaro 1, 37129 Verona
SITI istituzionali legati alla pastorale familiare
http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/family/index_it.htm
http://www.chiesacattolica.it/cci_new/UfficiCEI/index.jsp?idUfficio=14
http://www.forumfamiglie.org/index.htm
http://www.portalefamiglie.it
http://www.pastoralefamiliare.it
LUOGHI DI SPIRITUALITA’: solo qualche indicazione
LORETO
Santuario della Santa Casa di Loreto, la casa del sì di Maria
Da vari anni, alcune diocesi italiane organizzano un pellegrinaggio al santuario di Loreto
di fidanzati, in preparazione al matrimonio cristiano.. La Santa Casa fa memoria anche
del periodo del fidanzamento di Maria con Giuseppe. I due giovani di Nazaret hanno
sperimentato le ansie dei fidanzati, soprattutto quando Giuseppe avvertì la maternità
di Maria e pensava, angosciato, di rimandarla in segreto, fino a quando il Signore,
attraverso un angelo apparsogli in sogno, non gli rivelò che Maria aveva concepito il
Figlio di Dio per opera dello Spirito Santo.
http://www.santuarioloreto.it/santa_casa.htm
E’ possibile fare riferimento al Centro Giovanni Paolo II, struttura dedicata all’accoglienza
dei gruppi giovanili
www.giovaniloreto.it
LA COMUNITA’ DELL’EREMO DI CARESTO
Caresto è un centro di spiritualità matrimoniale specifico che offre la possibilità di ritiri
per coppie di sposi e fidanzati, tutti i fine-settimana, per tutto l’anno. Ogni anno fanno
questa esperienza migliaia di famiglie (ovviamente anche con i figli) provenienti da
tutta Italia, invitate ‘col passa parola’ da amici e parenti, oppure dalle parrocchie e
diocesi che vogliono offrire un’esperienza annuale o periodica di spiritualità e aiuto.
Il nome deriva dal colle (che ha questo nome) su cui risiede il gruppo di case che
costituisce la sede, a 2 Km. dal centro abitato, Sant’Angelo in Vado, prov. Pesaro - Urbino
- Regione Marche - Italia. I nostri incontri li chiamiamo ESERCIZI SPIRITUALI, perché
non sono basati soltanto su predicazione di un teologo e una riflessione personale come
spesso avviene, ma con un metodo attivo: esercitazioni, allenamenti.. dello spirito,
lavoro dei due in coppia. Il frutto di un’esperienza ormai ventennale è raccolto in una
quindicina di libri e sussidi di spiritualità matrimoniale e ha dato origine in questi ultimi
anni alla nascita di centri simili a questo in varie diocesi italiane.
www.caresto.it
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ASSOCIAZIONE COMUNITÀ E FAMIGLIA
Villapizzone (Milano)
Non è una comunità di accoglienza. Non è una comunità religiosa. Possiamo chiamarlo
un “condominio solidale”. Alcune famiglie, insieme con una piccola comunità di Gesuiti,
scelgono di vivere insieme la dimensione originale della “corte”, recuperando una
vecchia cascina; mettono i soldi in comune, inventano lavori praticabili da tutti,
praticano l’accoglienza di chi ha bisogno. Nasce così, venticinque anni fa, la comunità
di Villapizzone, a Milano; oggi questa esperienza è divenuta un movimento consistente,
con numerose comunità in tutta Italia e centinaia di persone coinvolte. Dietro a tutto
questo, un sogno: che sia possibile vivere in questa società i valori dell’apertura, della
condivisione, della solidarietà. E una convinzione: che la famiglia abbia bisogno di
un’occasione per poter esprimere in pienezza tutte le proprie potenzialità, facendo del
bene così a se stessa e alla società
Visita il sito http://www.comunitaefamiglia.org
Per uno sguardo alle realtà di comunità familiari o associazioni e movimenti, vedi il libro
AAVV, Famiglie insieme per testimoniare, Cantagalli, Siena, 2001; oppure visita il sito
http://www.pastoralefamiliare.it/movimenti.htm
A VERONA
Indichiamo due esperienze di comunità religiose che vedono al loro interno la presenza
di sposi
Comunità Regina Pacis
http://www.reginapacis.vr.it
Comunità Missionaria di Villaregia
http://www.cmv.it
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